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DOMENICA 20 OTTOBRE 2013 A N N O X N . 38

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Non sono solo parole MASSIMO PETTINAU

e parole mamma e papà: sono in tanti, in vari Stati del mondo, come pure in alcuni Comuni d’Italia, che vorrebbero cancellarle, sostituirle, distruggerle. Vorrebbero farle scomparire dalle labbra e dal cuore di chi mai ha conosciuto i propri genitori, perché morti, strappati da incidenti o malattie, mentre la persona era appena nata o era nei primi anni della sua vita. Vorrebbero eliminarle dal respiro dei bambini o dei ragazzi che sanno che i loro genitori sono vivi e per motivi economici o di disagio morale e sociale non possono, per legge, esercitare il loro compito di madre e di padre e sono affidati o resi adottabili da chi diventa per loro mamma e papà. Vogliono proibirle a chi, nella normale, ordinaria, quotidiana scelta familiare le adopera, per Grazia di Dio, per la propria mamma o per il proprio papà sino alla loro età avanzata o anche molto avanzata. Effettivamente, come nei romanzi dove uomini grigi o grandi fratelli stabiliscono bene e male, parole adatte e comportamenti sbagliati, la legge potrà imporci di negare la realtà simulando un mondo irreale concepito in luoghi senza cuore. Potranno anche chiamare il sole, astro luminoso o stella madre. Anzi stella madre no, perché ricorda la maternità che deve essere azzerata,

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ma magari stella nana gialla può andare meglio. Gli uomini sono stati chiamati da Dio a dare il nome alle persone, agli animali, alle piante, alle cose. Ma quelle persone e quelle cose in natura già c’erano. E se per tutto ciò che è umano, il nome è arrivato dopo lo sviluppo dell’ingegno (computer, internet), per quello che l’uomo si trova a dover constatare nella natura delle persone e delle cose, il nome è stato dato una volta per sempre e rimane ancora oggi a testimonianza della realtà che rappresenta. E’ vero, non in tutto il mondo i nomi, quelli di persona soprattutto, sono indicativi del compito e della specificità dell’uomo o della donna che lo portano (Gesù significa Dio salva), eppure il nome non è soltanto un nome. Nel nome mamma e nel nome papà sono presenti non soltanto coloro che ci hanno generato, ci hanno aiutato a crescere, a conoscere il mondo, ad incontrare gli altri e Dio, a vedere la realtà in modo chiaro o confuso, con la fede o nell’ateismo, con valori morali certi o relativizzando ogni cosa. Quel nome racchiude nel cuore di ciascuno un intrico di sentimenti ed emozioni che nemmeno le scelte più atroci di chi ci ha generato possono cancellare. Mio padre potrebbe essere un criminale ma è sempre mio padre, posso non condividere le sue decisioni ma non posso

cancellare il fatto che io sono arrivato all’esistenza anche grazie a lui. Si potrebbe andare avanti provando a descrivere la realtà. “Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto” affermava Gilbert Keith Chesterton, e così continuava: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”. Intuiva bene ciò che sta succedendo a chi non crede che Dio è Colui che ha creato e ama l’uomo sino a salvarlo donandogli la vita eterna grazie al sacrificio di Suo Figlio. Potremmo chiamarla confusione. Invece è una lucida attuazione di un progetto che in Genesi ha già il suo padre (o genitore, o altro nome accettabile per i legislatori di cui parlavamo) e che oggi trova tanti suoi seguaci consapevoli o meno. A noi cristiani, speriamo questa volta non solo di nome, spetta di ridare a Dio ciò che è di Dio operando perché Cesare prenda solo ciò che è di Cesare.

SOMMARIO ECONOMIA

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Discontinuità territoriale, qualche numero e tante, troppe domande SOCIETA’

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Giornata mondiale contro la povertà, una riflessione CAGLIARI

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Facoltà teologica, nuovo anno accademico nel segno di Francesco SALUTE

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Sclerosi multipla, sono i sardi i più colpiti in Italia e in Europa FEDE E VITA

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Giornata indimenticabile con le reliquie di San Giovanni Bosco


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Il PortIco

IL PORTICO DEL TEMPO

domenIca 20 ottobre 2013

Esteri. Il nuovo pacchetto di riforme introdotto dal governo sembra concedere maggiore spazio alle minoranze sociali.

Decisioni simboliche dal sapore elettorale: dopo Gezi Park la Turchia prova a cambiare

dal 10 al 5%; la terza, preferita da Erdoğan, proporre un sistema maggioritario a circoscrizione unica. Un importante aspetto delle riforme è quello relativo al finanziamento pubblico ai partiti: in passato si riconosceva il diritto al finanziamento solo ai partiti che superavano il 7%, ora basterà il 3%, così da permettere al partito curdo e a quelli più piccoli di ottenere il finanziamento. Esiste, quindi, un problema di pluralità nella rappresentanza?

La pluralità già esiste, ma il finanziamento è garantito solo ai grandi partiti. La normativa è complessa: un partito, per avere il finanziamento, deve essere rappresentato in più della metà delle regioni turche, quindi una nuova formazione politica o una con piccola rappresentanza ha da affrontare spese enormi. Riducendo il peso per tali partiti, essi potranno giocare un ruolo maggiore alle elezioni. Verranno concessi maggiori diritti alle minoranze? Le riforme prevedono l’abolizione della pena per l’uso delle lettere q, w, x, lettere usate nell’alfabeto curdoturco che però erano vietate: non facendo parte dell’alfabeto turco-latino, non si potevano usare nemmeno in quello curdo. Il loro utilizzo era permesso solo per parlare in altre lingue straniere. Questa decisione ha un forte valore simbolico. Nelle scuole private è permesso l’uso di altre lingue, e da ora in poi si potrà usare il curdo per le materie classiche come la matematica e la geografia. I villaggi, inoltre, potranno chiedere di utilizzare i toponimi originali: tra gli anni ’30 e gli anni ’80 il governo cambiò, infatti, i nomi dei villaggi curdi. Tra gli altri aspetti delle riforme, è stato abolito il giuramento di fedeltà al quale erano ob-

bligati gli studenti, nel quale si affermava che la loro assistenza veniva dedicata all’esistenza della nazione turca. In alcuni ambienti, l’abolizione del giuramento ha creato grosse polemiche. Ci spiega la questione della possibilità di utilizzo del velo negli uffici pubblici? Questo aspetto ha scaturito la curiosità più dei media occidentali che a livello locale. Sostanzialmente è stata abolita la proibizione – e la restrizione sull’abbigliamento – dell’uso del velo, salvo per le lavoratrici del ministero della difesa, per le donne che lavorano nella polizia e nella magistratura. È stata modificata una legge del codice penale che impediva forme religiose personali, così se ad una persona verrà impedita la possibilità di pregare sul posto di lavoro, ciò diventa reato. Se una donna porta il velo e il datore di lavoro la punisce per il suo uso, anche questo diventa reato. In realtà già da marzo tali obblighi erano stati aboliti quasi ovunque dopo che un sindacato vicino all’AKP, con una prova di forza, chiedeva ai propri iscritti di ignorare questa regola. Ci sono già dipendenti degli uffici pubblici che vanno a lavoro col velo, con i jeans, con la barba. Ormai è un fatto già acquisito.

mente impressi nell’opinione pubblica. Nonostante la forte ramificazione del partito di governo su tutto il territorio nazionale, il 24,1% della popolazione si ritiene “Atatürkista”, e il 49,4% degli elettori si posizionano, secondo il sondaggio, a destra. Tra gli esponenti istituzionali, Erdoğan è in svantaggio nei consensi rispetto al Presidente della Repubblica Abdullah Gül: gli elettori intervistati hanno dichiarato che se alle prossime elezioni presidenziali dovessero presentarsi entrambi, il 50,3% voterebbe l’attuale Presidente in carica, mentre solo il 29,3% voterebbe il Premier uscente. Gül è visto come figura più im-

parziale rispetto ad Erdoğan, con il primo considerato più adatto a svolgere il ruolo di Presidente della Repubblica. Il sondaggio di MetroPOLL, inoltre, ha sancito che il 55,8% degli elettori è convinto che il governo intervenga sui media: questo dato non è stupefacente perché i gruppi editoriali che possiedono i giornali hanno forti legami col governo. Per quanto riguarda il ruolo dei militari, il 39,1% degli intervistati ritiene che la tradizione dei colpi di Stato sia ancora viva. Il quadro realizzato dal sondaggio porta a pensare che Erdoğan abbia voluto, con il pacchetto di riforme, riprendere lo spirito riformi-

sta degli albori dell’AKP per poter riconquistare in pieno la fiducia dell’elettorato. Dopo Gezi Park era naturale un’inversione di rotta, e le riforme appena varate potrebbero portare la Nazione turca verso la piena e completa armonizzazione delle varie componenti presenti nel Paese. Le forze politiche hanno accettato in maniera diversa le riforme volute dall’AKP: se per i Nazionalisti sono state fatte troppe concessioni verso le minoranze, per i curdi non è stato fatto abbastanza. Quello delle riforme sarà un lungo processo che vedrà la popolazione protagonista e in prima linea nella loro attuazione.

Michelangelo Guida spiega le principali novità introdotte da Erdogan. Le norme sembrano dare più spazio alla libertà religiosa e nelle scuole private si parlerà curdo MATTEO MELONI ICHELANGELO GUIDA,docente presso la “29 Mayıs Üniversitesi” di İstanbul, spiega ai lettori de Il Portico in cosa consiste il pacchetto di riforme recentemente varato dal governo Erdoğan. Cosa ha spinto il governo a varare tali riforme? In questi ultimi mesi il governo si trovava in una fase di stagnazione, di naturale stanchezza da 11 anni di potere. A questo sono seguite le proteste di Gezi Park e il processo di pace nel sud est dell’Anatolia. A breve ci saranno diversi appuntamenti elettorali, e l’AKP si trova a rinnovare la sua strategia per vincere le elezioni. In particolare, per le elezioni locali, dovrà presentare dei volti nuovi se vorrà sfondare come nelle

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Il primo ministro turco Erdogan.

precedenti occasioni: negli ultimi 10 anni è andata bene, ma sarà difficile presentare qualcosa di nuovo. Come si articola il pacchetto di riforme? Anzitutto, bisogna spiegare che alla prima tranche di riforme se ne aggiungeranno altre. In questa prima fase, si punta a modificare la legge elettorale e dei partiti. Sul tavolo ci sono tre proposte: la prima, mantenere la legge corrente; la seconda, cambiare la legislazione attuale, abbassando la quota di sbarramento

Ma quello delle riforme è un cammino lungo Un sondaggio rivela gli umori della popolazione turca MATTEO MELONI IUNTO ALL’UNDICESIMO anno di governo, l’AKP di Recep Tayyip Erdoğan punta sulle riforme per riguadagnare consensi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Gli episodi di Gezi Park (raccontati sulle pagine di questo giornale) hanno scalfito la figura del Premier, senza però abbatterne, tra gli elettori, il carisma e l’appeal. Il principale bacino elettorale dell’AKP risiede nell’Anatolia centrale, area fortemente legata all’islam e che ha beneficiato ampiamente, nel corso degli anni, delle misure adottate del governo in carica. Un recente sondaggio svolto sull’opinione pubblica turca dalla società MetroPOLL ha sancito una certa stanchezza dell’elettorato verso l’attuale panorama politico, con il 45% degli intervistati che vorrebbe un nuovo partito sulla scena istituzionale. Ma, al momento, lo scenario politico non permette l’affermazione di una forza nuova capace di

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affermarsi sul predominante AKP. Il partito di Erdoğan salì al potere in maniera repentina in un momento particolare per la Turchia, all’indomani di un terremoto – 30 volte più forte di quello registrato in Irpinia – che ha tolto alla popolazione la fiducia verso i partiti allora esistenti e verso lo Stato, e di una crisi economica che ha segnato uno spartiacque nella recente storia della Nazione. Se oggi si andasse a votare con le attuali forze in campo, l’AKP guadagnerebbe il 43,5% dei consensi, con i kemalisti del Partito Popolare Repubblicano staccati al 20,3%. Ma, tra gli altri, è stato elaborato un dato molto significativo: il 43,7% degli elettori dell’AKP ha dichiarato che, se esistesse una nuova compagine politica, la voterebbero. Ciò dimostra la forte volatilità del voto in Turchia, e che non tutto l’elettorato di Erdoğan è disposto a votare l’AKP sempre e comunque. Oggi non sembrano essere presenti forti elementi di rottura tra l’elettorato e i partiti, per quanto i fatti di Gezi Park siano forte-


domenIca 20 ottobre 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Trasporti. Mentre la continuità marittima è defunta, ombre sinistre si stendono sui voli.

Sardegna isola della discontinuità: sul nuovo scenario tante domande

dalla realtà: che solo un ipotetico aumento di capitale scongiurerà E Alitalia, che sarà ridotta ad una compagnia di medio raggio regionale se la accoppiata Air France/KLM ne diverrà controllore assoluto, con l’acquisizione di nuove quote azionarie, pensate voi che si porrà problemi , qualora dovesse ridurre la flotta, a denunciare l’accordo della continuità territoriale sarda? L’abominio della gioia espressa da voci pubbliche sui risultati del bando della continuità non può essere accettato: come si può esser felici davanti alla fuga di Meridiana dalla Sardegna per facilitare invece la Sicilia? Come si può esser felici quando un aeroporto come Alghero rischia di fallire per via della diminuzione dei voli sicuri e l’aeroporto di Cagliari Elmas vedrà diminuito drasticamente il suo volume di passeggeri con gravi ripercussioni anche su tutto l’indotto? Chi si può vantare di parlare di successo delle nuove

tariffe, quando un biglietto per Roma costerà circa 133,54 euro A/R e Milano 151,62 per tutti ma solo per 9 mesi: eh sì, perché vorremmo conoscere il genio che ha deciso che solo i residenti godranno delle tariffe calmierate della continuità territoriale anche durante l’estate. Perché è noto che per facilitare la ripresa economica della Sardegna bisogna spennare emigrati, nativi in Sardegna pendolari e turisti che da giugno ad agosto compreso potranno vedersi chiedere dalle tre compagnie aeree che voleranno su Alghero, Olbia e Cagliari fino a tre volte quelli della tariffa unica. Che in soldoni sapete cosa vuol dire: che un turista per arrivare a Cagliari e tornare a casa ad agosto dovrà spendere 390 euro! Che per una famiglia di 4 persone conti alla mano faranno 1.170 euro. Ma sì. Esaltiamoci, facilitiamo la vita a chi vuol venire in Sardegna. E chi prende l’aereo per lavoro, chi vive da emigrato pendolare ed è costretto alla residenza extra Sardegna? In quei tre mesi cosa dovrà fare? Un mutuo? Forse no, forse, alla faccia della continuità territoriale e dei suoi estensori rimpolperà le fila dei viaggiatori sulle linee scomode, ad orari a volte improponibili dei vari vettori cosidetti low cost: quegli stessi che subodorando la possibilità di guadagnare, offrendo servizi minimi, ma un trasporto oltremare sicuro, si stanno progressivamente sostituendo ai vettori classici ma sempre più simili, come i loro colleghi marinari a Caronte Dimonio!

Alla fine del 2012 si contavano 3,5 milioni di carte revolving, e se per i primi tre mesi del 2013 si calcola un calo dei prestiti personali del 10,8%, quello riguardante le revolving e le carte multifunzione è di appena il 2,8%. L’indebitamento medio mensile è di 683 euro, con punte di 788 euro nella fascia di età 18-25 anni, mentre la punta massima delle richieste (64%) proviene da persone di età compresa tra i 25 e i 40 anni. Quindi il clientetipo che utilizza la carta revolving è l’italiano giovane, più propenso alla spesa – magari superflua – che al risparmio, anche quando la crisi limita le sue disponibilità liquide. La regione dove si è registrata la maggiore spesa mensile è il Molise (1127 euro), la più prudente il Friuli-Venezia Giu-

lia (424 euro). A metà classifica la Sardegna, con un indebitamento medio mensile di 652 euro. I tassi annui effettivi globali (TAEG) medi rilevati dalla Banca d’Italia per il trimestre in corso (luglio-settembre 2013) sono del 17,2% per cifre fino a 5000 euro e del 12,13% per importi superiori. Ciò significa che i tassi limite, oltre i quali scatta il reato di usura, possono arrivare fino a oltre il 25% nel primo caso e il 18% circa nel secondo. Euroconsumatori calcola, ad esempio, che per una linea di credito di appena 2 mila euro e per utilizzi medi poco oltre i 12800 euro in 6 anni, il cliente paghi 17200 euro, cioè circa 4000 euro tra interessi e spese. L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) non sottovaluta il problema, ma spiega che i costi alti dipendono dalle cifre mediamente modeste chieste dal cliente, su cui incidono maggiormente le spese fisse. Allo stesso tempo, però, si rileva come sia necessaria una maggiore consapevolezza da parte dei richiedenti sui meccanismi di questo genere di carte: si rischia, infatti, che il cliente entri in un vortice del debito, continuando da un lato a spendere e dall’altro ad aggiungere debiti su debiti e interessi su interessi, finendo per strangolarsi da solo.

MASSIMO LAVENA ALA IL SILENZIO sul diritto dei sardi ad essere cittadini italiani, liberi di poter volare da e per la Sardegna verso le maggiori città italiane. E tutto questo mentre titoli a tutta pagina e parole in libertà esaltano quella che viene chiamata pomposamente “la continuità territoriale” sugli aerei, dato che quella navale è già andata perduta dietro le bocche bramose e ingorde dei vari Caronte che si muovono dai porti dell’Isola. Sono tante le domande che vengono fuori dal cuore leggendo attentamente i dati e la situazione che si delinea giorno dopo giorno: Meridiana lascerà completamente la base di Cagliari (notizie che non vengono diffuse ad arte, ma che chi viaggia ed ha minimamente instaurato rapporti amichevoli con il personale della ex Alisarda viene a sapere). La fuga dalla sempre più isolata capitale della Sardegna non cancellerà solo le due tratte in regime di continuità storica, cioè Roma e Milano, appannaggio esclusivo di Alitalia e, forse della New Livingstone verso la capitale: spariranno anche quelle tratte verso Bologna, Torino, Napoli, Catania e Verona che assicuravano la possibilità di non essere tagliati fuori dalla vita della Nazione. E le tratte internazionali? Non è dato sapere, ma se dovesse chiudere la base anche quelle sparirebbero. Cagliari vede profilarsi una perdita di almeno 80 posti di lavoro

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tra personale viaggiante Meridiana e personale di terra. E nessuno ne parla. Cagliari dovrà ringraziare le compagnie private straniere Ryanair, irlandese, Easy Jet britannica e Volotea spagnola, se manterrà contatti più o meno sicuri con le altre città italiane. Tutti zitti asserviti alla incapacità di dare risposte concrete alle necessità di chi lavorava e rischia di perdere il suo lavoro con la totale accondiscendenza ai ricatti di chi vede l’Isola solo come un forziere da svuotare completamente dei suoi ultimi tesori. Si dirà che tanto c’è Alitalia. Bene, questo progetto di continuità territoriale ideato dalla Regione Sardegna ha di fatto messo l’aeroporto di Cagliari –Elmas nelle mani di una compagnia aerea in via di fallimento, nella quale i sindacati si stanno domandando se gli aerei un bel giorno non saranno costretti a restare a terra per mancanza di carburante, prospettiva niente affatto lontana

Sempre più indebitati con le carte di credito Con le “revolving” in media 650 euro di debiti a testa FRANCESCO FURCAS

La fonte è la più autorevole, l’Osservatorio SuperMoney, unico accreditato dall’Agcom per il confronto delle tariffe. I dati recentemente divulgati sui metodi di pagamento diversi dal contante rivelano che in Italia il 43,28% delle domande di carte di pagamento degli ultimi sei mesi ha riguardato carte revolving, il 35,84% le carte di credito a saldo e il 20,88% le carte prepagate. La carta revolving, o carta a credito rotativo, altro non è che una carta di credito a rimborso rateizzato: il credito disponibile può essere utilizzato per effettuare acquisti o prelevare contante. Il paradosso di queste carte è che sembra che spenda chi meno ha, perché il meccanismo di queste forme d’indebitamento è subdolo e – non è azzardato affermarlo – peri-

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coloso. Queste carte arrivano spesso direttamente a casa e appaiono indubbiamente come un’ancora di salvezza per i tanti che non riescono a ottenere un finanziamento da una banca o un’agenzia di credito. “Chi emette la carta – spiega Andrea Manfredi, amministratore delegato di SuperMoney – fornisce al cliente una linea di credito per una determinata somma e dietro minori garanzie di un prestito tradizionale. Il cliente, poi, può decidere quando pagare, e non necessariamente alla fine del mese, ma attraverso rate mensili fisse o variabili, comprensive di un tasso d’interesse alto, in quanto aggiuntivo al saggio mediamente praticato sui finanziamenti tradizionali. Il pagamento delle rate ricostituisce la linea di credito e, così, il cliente potrà continuare a spendere e, magari inconsapevolmente, a indebitarsi”.

Il PortIco

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blocnotes AZIENDE SARDE IN CRISI

Il Consiglio regionale e l’informazione sarda Siamo davvero lieti che perfino qualche parlarmentare si sia recentemente accorto di quello che noi abbiamo scritto a giugno, in splendida solitudine: l’emittenza televisiva privata sarda non trasmette più via satellite. Questo con buona pace di chi continua a sbandierare ascolti da record (sarà pur vero) sul più modesto, e irregolare e bizzoso quanto alle trasmissioni, digitale terrestre. Quello di cui si è accorto il nostro amico senatore non è senza conseguenze: gli emigrati sardi, ad esempio, non vedono più le reti della nostra Isola. E - come abbiamo già scritto a giugno - internet serve a poco, per la fascia di popolazione dai 60 in su. Cominciò Sardegna 1 a sparire dal satellite, segui poco tempo dopo l’emittente di Sergio Zuncheddu. Colpa di un canone esoso da pagare, ma sia ben chiaro: meglio tagliare queste spese, piuttosto che lasciare a casa colleghi. A proposito: la tv che fu della famiglia Ragazzo sta sempre peggio. Nei giorni scorsi i colleghi della redazione di Sardegna 1 hanno manifestato sotto il Palazzo del Consiglio regionale con tutti gli altri lavoratori dell’emittente: non ricevono lo stipendio da quattro (quattro!) mesi. E avevano già accettato i contratti di solidarietà, con il taglio di stipendio che ne consegue. A loro va tutta la nostra, incondizionata, solidarietà. Che spetta anche ai colleghi di SardegnaQuotidiano, altra testata che ha spezzato per mesi il duopolio quotidiano, e che - dopo la pausa estiva - non è tornata in circolazione. In entrambi i casi, due ottimi prodotti: per Sardegna 1 un tg eccellente che dà tutte le notizie, per SardegnaQuotidiano un giornale diverso dagli altri, professionalmente efficace. Ma per chi fa bene informazione questi non sono tempi facili. Per nessuno, specie per chi la fa in modo professionale e limpido. Ancora una volta, le varie manifestazioni si sono concluse con un appuntamento sotto il Consiglio regionale: qui incontri, strette di mano, pacche sulle spalle, rassicurazioni di leggi e leggine apposite, e poi di nuovo in redazione da soli a lavorare. Peccato che leggi e leggine, il Consiglio regionale, ne abbia proposto fin troppe, anche nell’ultima legislatura. Ma c’è un vezzo, tutto sardo: numerose proposte di legge, giunte anche alla fatidica “versione unificata” (si dice così quando le idee di tutti sono messe insieme in un’unica proposta), non arrivano in aula. Perchè? Semplicemente perchè non ci vengono portate. L’esempio più triste è la proposta di legge su adozioni e affidi: risale al 2011, metteva insieme tutti i gruppi rappresentati in Consiglio e faceva felici tante associazioni e famiglie. E’ ancora là, in qualche cassetto (sn).


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Il PortIco

IL PORTICO DEL TEMPIO

domenIca 20 ottobre 2013

Il Papa. Una decisa valorizzazione della componente femminile nei ruoli-chiave.

“La donna ha una speciale sensibilità per la misericordia e l’amore di Dio” ROBERTO PIREDDA A DOMENICA DEL SANTO Padre è stata caratterizzata dalla celebrazione della “Giornata Mariana” che si è tenuta nel quadro delle attività dell’Anno della Fede. Nell’omelia della S. Messa Papa Francesco ha richiamato la capacità di Dio di sorprendere sempre l’uomo con la sua azione: «è l’esperienza della Vergine Maria: davanti all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia. È lo stupore di vedere che Dio, per farsi uomo, ha scelto proprio lei, una semplice ragazza di Nazaret, che non vive nei palazzi del potere e della ricchezza, che non ha compiuto imprese straordinarie, ma che è aperta a Dio, sa fidarsi di Lui, anche se non comprende tutto: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,38). È la sua risposta. Dio ci sorprende sempre, rompe i nostri schemi, mette in crisi i nostri progetti, e ci dice: fidati di me, non avere paura, lasciati sorprendere, esci da te stesso e seguimi!». Sabato pomeriggio in Piazza San Pietro è stata accolta la statua originale della Madonna di Fatima e si è tenuta la preghiera mariana della Via Matris. Al termine dell’incontro il Santo Padre nella sua catechesi ha mostrato come l’esempio di Maria ci permetta di incarnare il Vangelo di Cristo nella nostra vita: «pensiamo che l’incarnazione di Gesù sia un fatto solo

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del passato, che non ci coinvolge personalmente? Credere in Gesù significa offrirgli la nostra carne, con l’umiltà e il coraggio di Maria, perché Lui possa continuare ad abitare in mezzo agli uomini». In settimana il Santo Padre ha ricevuto in udienza una delegazione della Comunità ebraica di Roma in occasione del 70° anniversario della deportazione degli ebrei romani. In questa occasione il Papa ha ribadito l’inconciliabilità tra cristianesimo e antisemitismo e ha ricordato l’impegno della comunità cristiana di Roma a favore degli ebrei: «è una contraddizione che un cristiano sia antisemita. Un po' le sue radici sono ebree. Un cristiano non può essere

antisemita! L’antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna! Quell’anniversario ci permetterà anche di ricordare come nell’ora delle tenebre la comunità cristiana di questa città abbia saputo tendere la mano al fratello in difficoltà. Sappiamo come molti istituti religiosi, monasteri e le stesse Basiliche Papali, interpretando la volontà del Papa, abbiano aperto le loro porte per una fraterna accoglienza, e come tanti cristiani comuni abbiano offerto l’aiuto che potevano dare, piccolo o grande che fosse». Sempre in settimana Papa Francesco ha ricevuto i partecipanti al Seminario promosso dal Pontificio

Consiglio per i laici in occasione del 25° anniversario della Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II. Il Papa ha mostrato il valore della presenza femminile nella Chiesa e nella società e ha posto in guardia contro ciò che potrebbe offuscare questa realtà: «ci sono due pericoli sempre presenti, due estremi opposti che mortificano la donna e la sua vocazione. Il primo è di ridurre la maternità ad un ruolo sociale, ad un compito, anche se nobile, ma che di fatto mette in disparte la donna con le sue potenzialità, non la valorizza pienamente nella costruzione della comunità. Questo sia in ambito civile, sia in ambito ecclesiale. E, come reazione a questo, c’è l’altro pericolo, in senso opposto, quello di promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizzano. E qui vorrei sottolineare come la donna abbia una sensibilità particolare per le "cose di Dio", soprattutto nell’aiutarci a comprendere la misericordia, la tenerezza e l’amore che Dio ha per noi». All’Udienza generale il Santo Padre si è soffermato sulla cattolicità della Chiesa: «la Chiesa è cattolica perché è lo spazio, la casa in cui ci viene annunciata tutta intera la fede, in cui la salvezza che ci ha portato Cristo viene offerta a tutti […] è la “Casa dell’armonia” dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza».

pietre INDIA

Attivista cattolico in prigione I giudici del tribunale di Hanoi hanno condannato l'avvocato e attivista cattolico Le Quoc Quan, a processo per presunta "evasione fiscale", a 30 mesi di prigione e al pagamento di 56mila dollari di multa. L'udienza farsa è durata un paio di ore e - nonostante le proteste e gli appelli della difesa - si è conclusa con il carcere una pesantissima pena pecuniaria. All'esterno migliaia di cattolici hanno manifestato il proprio sostegno per le vie della capitale, agitando palme in un gesto simbolico che richiama la domenica in cui Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme. In un primo momento le autorità avevano promesso un processo aperto al pubblico; tuttavia, le strade che portano al tribunale sono bloccate da un muro umano formato da polizia e militari. Assieme ai cattolici, moltissimi buddisti (fra cui una religiosa) hanno manifestato in modo pacifico per le vie di Hanoi per chiedere la libertà di Le Quoc Quan. TERRA SANTA

Denuncia dei cristiani su attacchi estremisti Una marcia spontanea dei cristiani di Gerusalemme ha attraversato nei giorni scorsi le vie della Città Santa per denunciare le ricorrenti profanazioni perpetrate da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di luoghi di culto cristiani. Un gruppo di più di cento cristiani si è ritrovato alla Basilica del Santo Sepolcro

per poi dirigersi verso il cimitero cattolico latino e quello anglicano, profanati nelle scorse settimane con scritte razziste tracciate sui muri e con il danneggiamento di tombe. I partecipanti al piccolo corteo, seguendo una croce di legno, hanno cantato e recitato preghiere lungo il cammino, diffondendo anche un comunicato in cui si denunciano gli atti intimidatori contro monasteri, cimiteri, chiese e moschee come espressione di impulsi razzisti.

foto roberto pili

Hanno collaborato a questo numero: Massimo Pettinau, insegnante di religione al Liceo Pacinotti di Cagliari, Matteo Meloni, laureato in

Governance e Sistema Globale, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Andreina Pintor, presidente diocesano dell’Azione Cattolica, don Marco Lai, responsabile diocesano e regionale della Caritas, Alessandra De Valle, mamma di quattro figli laureata in Scienze politiche, Chiara Spada, studentessa al Liceo Artistico, Giovanni Lorenzo Porrà giornalista pubblicista laureato in Filologie e Letterature Classiche e Moderne, Rosalba Crobu, funzionario Ministero Istruzione, Università e Ricerca, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Matteo Mazzuzzi, laureato in Governance e Sistema Globale, Davide Lai, collaboratore dell’Ufficio catechistico diocesano, Luisa Rossi, coordinatrice provinciale Salesiani cooperatori della Sardegna, don Mario Steri, parroco di San Paolo, don Giampiero Zara, direttore Ufficio diocesano e regionale per le Migrazioni, Alessandra Lecca, componente del Coro diocesano, Maria Grazia Catte, salesiana cooperatrice e catechista della parrocchia SS. Redentore (Monserrato), mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri, Maria Vittoria Pinna, collaboratrice di Radio Bonaria, autrice del blog Annavercors. Il direttore della testata, Sergio Nuvoli, è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. La tiratura di questo numero è stata di 3800 copie, 55 in più del precedente. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.

IN INDIA

Profanata una chiesa cattolica Il tabernacolo della Chiesa cattolica di Sant'Antonio ad Aluva, nello stato indiano del Kerala (India meridionale), è stato profanato e le ostie rubate. L'episodio avvenuto nei giorni scorsi, ha destato grave preoccupazione nella Chiesa locale: le autorità ecclesiali sospettano, infatti, che la profanazione del pane eucaristico possa essere legata a culti o sette sataniche e che il furto sia opera di persone che celebrano “messe nere”.


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IL PORTICO DEL TEMPO

Il PortIco

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Ti ricordi il Papa a Cagliari. Dall’album dei ricordi, a un mese di distanza, riviviamo la bellezza dei preparativi

“Le parole del Papa accompagnate dai gesti ci richiamano alla forza di una promessa vera” L’Azione cattolica della diocesi ha offerto, proprio nell’immediata vigilia dell’arrivo del Pontefice, un momento di preghiera per prepararsi insieme a vivere la visita del Papa

l’Agesci organizzava l’immane gruppo di volontari; gli uffici della Curia gestivano ogni aspetto organizzativo; ovunque si diffondeva la “caccia ai pass”; l’Azione Cattolica si impegnava ad offrire agli adulti un momento di preghiera per prepararsi ed accompagnare spiritualmente l’arrivo di Papa Francesco. La sera del giovedì precedente all’incontro, ci siamo ritrovati con quanti hanno gradito rispondere all’invito, nella Cattedrale di Cagliari, guidati dal nostro Arcivescovo per ripercorrere alcuni momenti significativi delle visite di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI in Sardegna e pregare per Papa Fran-

cesco, come egli stesso ripetutamente ci chiede. Vegliare in preghiera nella febbricitante settimana dell’attesa, ci ha preparati a vivere con slancio l’intensa giornata del 22 settembre. Indipendentemente dal servizio reso, dal settore assegnato, dalla possibilità di vedere quel volto sorridente a pochi metri di distanza o attraverso lo schermo televisivo, ci siamo sentiti più pronti ad accoglierlo e a condividere la sua presenza tra noi. Fiumi di gente lo hanno seguito, fisicamente o solo spiritualmente, dalla prima visione dell’aereo, all’incontro col mondo del lavoro, alla Santa Messa, al suo piegarsi e ripiegarsi su malati, poveri, detenuti, bambini, sino alla festa coi giovani e al suo “Per favore, pregate per me. E arrivederci!”. Non possiamo che credere al suo “arrivederci”, perché il suo esserci sa di concreto; ha sottolineato di non voler essere un “impiegato della Chiesa” ma non ne avrebbe avuto necessità, le sue parole accompagnate da gesti coerenti ci richiamano al valore di un contratto, ad una promessa vera. Intorno a mezzogiorno, poco prima che Papa Francesco si allontanasse dal Santuario di N.S. Bonaria, mi è stato chiesto quale delle parole pronunciate sarebbe rimasta maggiormente impressa tra i sardi, senza esitazione ho risposto “speranza”, il proseguo del suo pellegrinaggio ma specialmente gli echi dalla sua partenza hanno confermato quella certezza.

Caritas-Focsiv ‘Beyond 2015’, che sarà lanciata ufficialmente tra qualche mese, e che vedrà le Caritas diocesane e le Ong della Focsiv impegnate nella sensibilizzazione e in azioni sui temi della lotta alla povertà, l’equità, la sicurezza alimentare, per la salvaguardia dei diritti di base, lo sviluppo integrale dell’uomo e il superamento della tradizionale dicotomia Nord - Sud del mondo. Un’iniziativa che conferma un impegno decennale da parte di Caritas Italiana, con precedenti campagne, quella di ‘Fame di pane e di futuro’, lanciata nel settembre 2011, in concomitanza con la colletta nazionale per il Corno d’Africa, finalizzata alla sensibilizzazione sulla lotta alla fame e sullo sviluppo sostenibile; e quella di ‘Zero poverty’, promossa da Ca-

ritas Europa nell’anno 2010, proclamato dalla Ue ‘Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale’. Campagne di cui dobbiamo farci portavoce nel nostro contesto locale, attraverso un protagonismo che parta ‘dal basso’, capace di individuare linee guida concrete, di coinvolgere la società civile, dalle comunità ecclesiali alle scuole, fino alle istituzioni locali. Lo scorso 25 settembre, in occasione della 68esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, Caritas Europa ha ribadito il suo impegno per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, ricordando come ‘l’azione della Caritas è radicata nella solidarietà, il bene comune e l’opzione preferenziale per i poveri’. Un impegno che rispecchia pienamente quanto ricordatoci dal Santo Padre, durante l’incontro con i poveri e i detenuti della nostra Caritas diocesana, per riscoprire la carità intesa come ‘via dell’umiltà e della solidarietà’. E allora, continuiamo a ‘seminare speranza’, rafforzando le reti territoriali, portando avanti il ruolo di una Chiesa capace di denunciare le ingiustizie e di promuovere azioni concrete, innovative, miranti al perseguimento del bene comune e della giustizia sociale.

ANDREINA PINTOR ETTEMBRE È ARRIVATO in fretta; dall’annuncio primaverile (“desidero visitare il Santuario [di Nostra Signora di Bonaria] a Cagliari”) è sembrato giusto il tempo di capacitarci di essere stati scelti. Papa Francesco lo ha detto così, inaspettatamente, con la spontaneità a cui ci ha abituati sin dal primo affacciarsi alla finestra, come se in un giorno qualsiasi “quasi sicuro nel mese di settembre” potesse arrivare a Cagliari, da semplice pellegrino, per fare una preghiera davanti alla Madonna che lega la nostra e la sua terra. In realtà abbiamo dovuto realizzare prontamente di avere a disposizione davvero poco tempo per accogliere anche questo Papa con la stessa dignità ed efficienza riservate ai suoi predecessori: quattro pontefici in poco più di quarant’anni, è un’isola illuminata la Sardegna. La macchina organizzativa diocesana è partita quasi subito e ha dovuto procedere senza trascurare al-

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tri grandi eventi: la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro; la Settimana Sociale dei Cattolici a Torino; l’estate che notoriamente svuota le parrocchie ed impegna associazioni e movimenti in campi scuola e ritiri. La nostra associazione è per sua natura a servizio della chiesa locale, così i vicepresidenti del Settore Giovani – Giorgia e Matteo – hanno collaborato con la Pastorale Giovanile nell’organizzazione della fase preparatoria e come raccordo con i gruppi giovani della regione, per garantire una piena partecipazione a quanti sarebbero giunti dalle altre Diocesi.

Impegno, emozione, talvolta confusione… tutto ha contribuito a traghettare migliaia di giovani sotto il palco ai piedi del largo Carlo Felice per cantare “Getta le tue reti”, raccontare esperienze e dubbi ad un padre molto speciale, sentirsi incitare “Prendete il largo e calate le reti, giovani di Sardegna! Prendete il largo! Siate sempre più docili alla Parola del Signore. […] Cari giovani sardi, […] anche voi siete chiamati a diventare “pescatori di uomini”. Non esitate a spendere la vostra vita per testimoniare con gioia il Vangelo, specialmente ai vostri coetanei”. Mentre la Pastorale Giovanile preparava il grande evento dei giovani;

Protagonisti dal basso, seminiamo la speranza La ventesima Giornata mondiale contro la povertà DON MARCO LAI L 17 OTTOBRE SI CELEBRA la ventesima giornata mondiale contro la povertà. Una data che, ogni anno, ci invita a non abbassare i riflettori su un fenomeno crescente, nel mondo, in Italia, nei nostri contesti locali. Oggi circa un miliardo e 400milioni persone vive al di sotto dei livelli di povertà. In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, i cosiddetti ‘poveri relativi’ sono 9 milioni e 563mila, cioè il 15,8% della popolazione (rispetto al 13,6% nel 2011), di cui 4 milioni e 814mila vivono in uno stato di povertà assoluta, pari all’8% della popolazione. E guardando al nostro territorio, secondo gli ultimi dati presentati dalla Delegazione regionale Caritas, in prossimità della visita di Papa Francesco, nell’Isola la povertà si è triplicata negli ultimi sei anni, facendo registrare una ‘crescita esponenziale’ delle persone che si

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rivolgono ai centri d’ascolto Caritas: prima della crisi, nel 2007, erano 2.199; sono state 6.039 l’anno scorso, e altrettante si sono rivolte ai 43 centri d’ascolto diocesani nel primo semestre del 2013. Una povertà che colpisce soprattutto le famiglie, i padri separati, i cosiddetti ‘nuovi poveri’, spesso vittime dell’usura, del sovra-indebitamento, di un sistema economico afflitto da diseguaglianze e sperequazioni. Livello globale e locale si intrecciano e le cause della povertà sono ovunque le stesse: la speculazione finanziaria, la corruzione, le guerre, i cambiamenti climatici, lo sfruttamento delle risorse umane e naturali. Oggi, nel mondo, una quarantina di Stati sono considerati fragili dal punto di vista politico, perché incapaci di garantire un livello di vita dignitoso ai propri cittadini, circa 200 milioni di bambini sono vittime dello sfruttamento minorile, il 90 per cento delle guerre di tutto il mondo riguarda i pae-

si più poveri. E le migrazioni, in continuo aumento, sono la causaeffetto di tali squilibri. Il cambiamento non può venire da una risposta umanitaria, ma da interventi strutturali, a livello globale e politico, partendo dalla regolamentazione dei mercati finanziari, dal rafforzamento istituzionale degli stati più fragili, da politiche di disarmo efficaci, dalla promozione di nuove politiche locali, in una logica di alterità e corresponsabilità. È in questo contesto che si inseriscono le campagne internazionali promosse da Caritas Italiana, i microprogetti attivati in tutto il mondo, le iniziative di educazione alla mondialità rivolte ai giovani, il servizio civile e il volontariato all’estero. Il pensiero corre alla Campagna


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Il PortIco

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 20 ottobre 2013

Ti ricordi la GMG. Frugando tra i ricordi della partecipazione di un gruppo di giovani sardi all’incontro di rio con il Papa.

In Brasile un autentico pellegrinaggio di fede: dopo l’emozione, i frutti arrivano anche ora L’evangelizzazione in una favela è un marchio impresso nella memoria. Un viaggio impegnativo per seguire il Signore e ascoltare le parole di Papa Francesco ALESSANDRA DE VALLE O CHE VOI PUNTATE In alto…», ha detto il Papa ai giovani a Rio de Janeiro, e a Cagliari ripete: «Seguire Gesù è impegnativo, vuol dire non accontentarsi di piccole mete, del piccolo cabotaggio, ma puntare in alto con coraggio! ... Fidati di Gesù!». Francesco riprende con loro un discorso solo apparentemente interrotto, lungo un filo che dal 1989 a Santiago ha ormai portato a Rio anche i figli dei primi “papaboys”. I ragazzi della XXVIII GMG mostrano di riconoscere il suo messaggio: «Questo Papa adesso va di moda, ma in realtà non sta dicendo cose nuove”, nota Tommaso, 23 anni. Nuovi sono forse i gesti: «Mi ha sorpreso il modo molto visibile in cui ha trasmesso la sua felicità» dice Giacomo, 18 anni, catapultandoci già sulla parola ricorrente nei loro racconti: felicità. Il Brasile è meraviglioso, ma perché indebitarsi per seguire il Papa, quando dopo un mese sarà a casa tua? «Noi abbiamo e stiamo seguendo il Signore – specifica Stefa-

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L’accoglienza in aeroporto.

no, 19 anni - e questo dà delle grazie. Magari in un modo imprevisto, come quando per un guasto siamo rimasti fermi 6 ore: abbiamo perso la veglia di Copacabana, ma molti di noi, me compreso, hanno ricevuto in quelle ore una Parola di Dio che, condivisa con i catechisti e con i fratelli del bus, ha illuminato la nostra vita. Seguire il Signore ti rende molto felice! O come quando abbiamo evangelizzato nella favela Nova Holanda: io avevo una paura matta ed ero di pessimo umore. Abbiamo digiunato e fatto un’Eucarestia e siamo andati là spaventatissimi: abbiamo visto armi, droghe, molto degrado, situazioni tristissime, persone che piangevano. Tutti abbiamo dato la nostra esperienza e la favela ha risposto, accogliendoci con amore e facendoci coraggio: “Ma non vedi che Dio facendo questo ha voluto per te qualcosa di più grande? Fidati di Dio …”. Erano loro a evan-

gelizzare me! Andando via ero così felice che mi sono detto: “Ecco: se dovessi morire adesso, sarei contento”. Sono sensazioni che non dimentichi! Nelle situazioni difficili magari oggi dico: “Ma chi me l’ha fatto fare ad andare? Ho soltanto debiti…” Poi invece mi ricordo che lì ero davvero felice. Anche se a volte sei molto arrabbiato con Dio e cerchi di negarla, sai benissimo qual è la verità. Dio non vuole usarti: ti cerca perché ti vuole felice. Se vuole prenderti qualcosa ti prende i peccati che ti fanno soffrire, mica ti prende le tue doti! Servi Dio per essere felice, non per far contento Lui! Ma devi fidarti». Per Giacomo, che ha vissuto come “famiglia in missione” in Colombia per 10 anni, il senso dell’esperienza è chiarissimo: «Partire per seguire il Signore è sempre un atto di fede! Nell’evangelizzazione nella favela ero felicissimo, perché era un po’

come tornare dove sono cresciuto: ero a casa! Ripetevo: “Qualunque cosa tu abbia fatto, Dio ti ama come il figlio che sei, non ti disperare, Dio ci accompagna: dalla sofferenza si arriva alla fede” E poi ero felice: ho visto molta unione in un ambiente ostile. Ci siamo aiutati a vicenda: questo è un segno della potenza di Dio perché la solidarietà…. non è semplice!». Parole che sanno di vero miracolo: proprio nella favela Nova Holanda del Complexo de Mare di Rio de Janeiro, un mese prima che i nostri ragazzi fossero lì con chitarre e bandiere, 8 persone sono morte e 9 sono state ferite negli scontri tra la popolazione e gli agenti delle forze speciali impegnate nella cattura di un sospetto omicida. Per noi è un segno della potenza di Dio anche solo il fatto che questi giovani siano stati disposti ad andare laggiù senza scorta! Non manca qualche apparente delusione: «Speravo di trovare qual-

Ti ringrazio perchè hai fatto di me un prodigio Una testimonianza dell’esperienza vissuta in Brasile CHIARA SPADA

utti dicevano che sarebbe stato impossibile, ma io ho avuto la chiara consapevolezza che avrei partecipato alla GMG di Rio già da quando Benedetto XVI l’aveva annunciata a Madrid. Non è stato facile però continuare a crederci: i tentativi di raggranellare il denaro necessario con qualche lavoretto fallivano uno dietro l’altro e mamma e papà ripetevano a me e a mio fratello che con la nostra situazione economica sarebbe stato difficile partire. Alla fine anche io mi sono arresa e ho detto a Dio: “Se vuoi che io vada, andrò. Ma stavolta fai tutto tu, io non muoverò più un dito”. E così è stato: il Signore ha iniziato ad operare. Sono arrivati dei soldi e i nostri genitori hanno deciso di usarli per il nostro pellegrinaggio, mentre

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ho potuto trovare un lavoro come baby sitter (… alla fine quel dito l’ho mosso lo stesso!). Io però ero scoraggiata e continuavo a non essere contenta: tutto mi sembrava un grande stress. Il 22 luglio siamo finalmente riusciti a partire e dopo due giorni di viaggio siamo atterrati a San Paolo per poi andare in autobus a Salto, dove siamo stati ospitati per 5 giorni dai fratelli delle comunità. Già dal primo giorno il Signore ha iniziato a bussare al mio cuore: l’amore con cui siamo stati ricevuti è stato commovente. Fratelli mai visti prima mi accoglievano come una figlia! Un regalo troppo grande, una cosa già vissuta in altre occasioni, ma che quella volta mi ha proprio toccato il cuore, mi ha mostrato che davvero l’amore di Dio è un ponte che ci unisce in tutto il mondo. Abbiamo passato insieme molti mo-

menti di preghiera e di condivisione, evangelizzando a San Paolo con pochissime parole: Deus te ama asì como você è. Sapevamo dire solo quello, ma le persone erano contente lo stesso! Bellissimo poi è stato evangelizzare con i fratelli che venivano dall’Angola…. Purtroppo, anche in mezzo a tanta grazia, il nemico ha trovato spesso il modo per farmi perdere la pazienza. Durante il viaggio in autobus verso Rio, per esempio, delle complicazioni ci hanno impedito di arrivare in tempo alla veglia a Copacabana e io pensavo con rabbia di aver sprecato tanto denaro per nulla. Invece proprio quel contrattempo ci

ha permesso di fare in autostrada una forte esperienza di condivisione tra di noi e ho capito che non ero andata solo a incontrare il Papa (anche se era il centro di tutto), ma soprattutto per incontrare Gesù Cristo. Lo avevo perso da un po’ e invece lo ritrovavo nelle storie dei miei fratelli sul pullman: se necessario avrei speso volentieri anche il triplo. Ascoltare poi le parole del Papa durante la messa sulla spiaggia in mezzo a quella moltitudine è stato impressionante. Uno dei regali più grandi è stato quando siamo andati a evangelizzare nella favela: un’esperienza bellissima nonostante la povertà e la

che risposta ai miei dubbi -racconta Tommaso- però non c’è stato niente che mi abbia “folgorato” come a Madrid, dove ho sentito due frasi che mi accompagnano ancora: “non si può seguire Gesù da soli” e “condividere anche con gli altri la gioia che abbiamo ricevuto”. I frutti del pellegrinaggio stanno arrivando solo adesso, ma sul momento brancolavo. Come Elia ha scoperto Dio nella brezza leggera anziché nel terremoto, così anche io ho cercato il Signore nelle grandi cose, e magari non c’era nemmeno bisogno di partire, ma comunque è stato importante esserci. A me può anche non arrivare il messaggio, ma il Papa ci ha chiamati e noi siamo venuti: questo basta. Eravamo quasi 4 milioni di giovani [il sito ufficiale parla di 3,5 milioni alla veglia e di 3,7 milioni alla messa]: noi ci siamo, la Chiesa c’è, siamo in tanti! Anche a Cagliari l’altro giorno eravamo in tanti, in effetti!». La felicità attira…

differenza che c’era tra di noi. Tutti ci ascoltavano: alcuni stupiti, altri commossi, e dopo la missione i fratelli della comunità del posto ci hanno portato nella loro parrocchia dove abbiamo pregato e mangiato insieme. Tutti noi siamo rimasti commossi dal fatto che questi fratelli poveri ci avessero preparato da mangiare: l’amore che Dio ha per noi è davvero grande. La serenità che ha colmato il mio cuore in quei giorni era così bella che quasi non mi sembrava vero quello che stava capitando. Quando siamo saliti sul Corcovado la grandezza del Cristo Redentore e il panorama vastissimo mi ricordavano ancora quanto è grande l’amore di Dio per me e per noi: il Signore stava continuando a bussare alla mia porta, ma nonostante tutto continuavo ad avere paura: ero convinta che nessuno mai potesse volermi matta com’ero, con le mie crisi, i miei sbalzi d’umore e i miei problemi. Andando al Santuario de La Aparecida piangevo pensando queste cose, ma proprio quella sera il salmo 138 dei vespri mi diceva invece:“Ti ringrazio perché hai fatto di me un prodigio”. Lì, grazie anche al mio catechista, ho capito che il Signore mi voleva proprio corteggiare, attirare a sé. E piano piano ci stava riuscendo.


DOMENICA 20 ottobre 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Cultura. Cerimonia solenne nei giorni scorsi preceduta dalla celebrazione a Cristo Re.

Facoltà teologica, il nuovo anno nel segno chiaro di Papa Francesco L’omelia di mons. Miglio e la prolusione del preside hanno dato ufficialmente il via a lezioni ed esami. L’occasione giusta anche per fare il punto su attività e iniziative svolte finora

continuato a domandare il preside della Facoltà Maurizio Teani, durante la sua prolusione in aula magna. L’atteggiamento del Papa sembra essere la risposta: “lo stile Bergoglio richiede a tutti un ritorno all’essenziale, e questo risponde alle attese di molti” – ha riassunto Teani, che poi ha voluto ricordare le parole di padre Yves Congar, uno dei fondatori della “nuova teologia”; già 50 anni fa aveva criticato certi aspetti della Chiesa, spesso troppo ricca e potente: “come si può non essere influenzati da uno stile di vita mondano? Un certo modo di vivere, un vocabolario pom-

poso e astratto rendono la Chiesa distante dalle persone”. “Come disse Papa Roncalli – ha concluso Teani – bisogna scuotere la polvere imperiale dal trono di Pietro”. Terminata la prolusione è stato il momento di ricordare le numerose e interessanti attività organizzate dalla facoltà; le quattro conferenze dedicate al cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano, con autorevoli figure come il prof. Maurilio Guasco, docente all'Università del Piemonte Orientale, e mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e testimone diretto del Concilio; la lezione di Enzo Bianchi, priore e fondatore della Comunità Monastica di Bose, sull’enciclica “Gaudium et Spes”; o ancora la proiezione del film “Su re” alla presenza del regista Giovanni Columbu; da quest’anno inoltre la Facoltà ha il suo marchio editoriale, PFTS University Press. Sono stati quindi consegnati i diplomi a Graziano Ghiani, dei Padri Regolari Somaschi, nella specializzazione di Teologia Morale Speculare, e a Luciano Armando, laico, nella laurea in Teologia con specializzazione in Teologia Dogmatica. Infine l’arcivescovo Miglio ha aperto ufficialmente il nuovo anno accademico.

i genitori e i nonni che hanno partecipato ed hanno apprezzato il modo diverso di iniziare l’anno catechistico, soprattutto da parte di chi non sapeva che l’oratorio era stato nuovamente aperto e qualcuno diceva che gli sembrava di essere tornato ai tempi in cui era ragazzino quando nell’oratorio c’era tanta gente e tan-

te belle iniziative anche sportive, e come era bello stare tutti insieme; l’oratorio di Santa Lucia con l’impegno di tutti non è solo un ricordo “dei bei tempi passati”, come qualcuno ha detto, ma una certezza per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie. Alla fine una bellissima merenda a base di patatine, torta e pop corn.

GIOVANNI LORENZO PORRÀ NIZIA NEL RICORDO DEL PAPA il nuovo anno accademico alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, inaugurato la scorsa settimana: del resto è passato meno di un mese da quando il pontefice ha tenuto una lezione nell’aula magna, seguito da un piccolo ma attentissimo pubblico. Le sue parole sono state uno spunto importante durante la messa tenutasi come al solito nella chiesa di Cristo Re. Così come le letture scelte: il brano del vangelo di Luca in cui Gesù insegna agli apostoli il Padre Nostro, e quello della Bibbia in cui Giona si arrabbia con Dio, perché non ha voluto punire la città di Ninive. “A chi potrei chiedere oggi di insegnarmi a pregare? A un professore di teologia? – si è chiesto l’arcivescovo Arrigo Miglio durante la sua omelia – Forse questa domanda dobbiamo farcela tutti, nessuno escluso. Dietro ogni preghiera autentica c’è un po’ di teologia, e quello che propone Gesù ai discepoli non è altro che un dialogo diretto con Dio”.

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Nella foto di Stefano Fadda, la prolusione del preside, padre Maurizio Teani.

La teologia invece spesso si trasforma in una scienza, sembra perdere spontaneità: occorre stabilire “un circolo virtuoso tra l’approfondimento della fede e quello della nostra vita di preghiera”. Giona pure ha un dialogo diretto con Dio, ma è “stizzito per la Sua misericordia, già dall’inizio vive male il suo rapporto con Lui – ha continuato l’Arcivescovo – ci sono ancora quelli come Giona che seminano scontento, e che provocano divisioni”. Per esempio riguardo alla misericordia “si fa di tutto per dire che chi è attento alle persone non lo è all’ortodossia: per alcuni questo Papa è sbagliato, per i suoi modi troppo accoglienti”; “Per curare questo verme della divisione – ha concluso Miglio – la soluzione migliore è il Pater, più che una formula una regola di vita”. “La teologia che viene insegnata è capace di scaldare i cuori?” – ha

Anno catechistico, via anche a Santa Lucia Don Massimo Noli: “La fede si rafforza donandola” ROSALBA CROBU

ella Parrocchia di San Benedetto – Chiesa di Santa Lucia, in Via Donizetti a Cagliari, i festeggiamenti per inaugurare l’anno catechistico sono iniziati domenica 6 ottobre con la celebrazione della Santa Messa alle ore 10, a cui hanno partecipato, oltre ai bambini e ai ragazzi, tantissimi genitori e nonni. Ai piedi della statua della Madonna di Fatima i bambini hanno deposto due cuscini di fiori bianchi insieme alle loro preghiere affinché cresca sempre più la loro fede. E proprio alla fede facevano riferimento le letture della domenica, in cui Gesù dice che «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”», così che i catechisti più che parlare della fede in Dio devono testimoniare la loro grande fede in

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modo tale da suscitare in chi li guarda un desiderio incontenibile di seguire. Il parroco Don Massimo Noli, nell’omelia sottolinea, citando la lettera enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, che “la fede si rafforza donandola” e quindi che i catechisti devono testimoniare senza vergognarsi e senza timore, sapendo che quando hanno fatto tutto ciò che gli è stato chiesto di fare possano dire con gioia: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» e anche se è un lavoro impegnativo, i catechisti devono sapere che hanno sempre l’appoggio della Grazia di Dio. Il giorno seguente tutti in oratorio, dove i bambini e i ragazzi sono stati accolti dai catechisti e dagli animatori che hanno organizzato una bellissima festa. I numerosi bambini presenti sono stati coinvolti in diversi giochi adeguati a tutte le età. Numerosi anche

IL PORTICO

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brevi PARADOSSI SCOLASTICI

Studenti dell’Azuni ancora senza cucine “La Provincia di Cagliari sta seguendo tutte le strade possibili per arrivare a una soluzione positiva e realizzare il laboratorio di cucina nella sede dell'alberghiero Azuni di via Is Maglias”: è quanto si legge in una nota dell’amministrazione commissariata da Pietro Cadau, nominato nei mesi scorsi dalla Regione a seguito della decadenza dell’ente intermedio. Nei giorni scorsi, studenti - e, particolare non secondario, certamente non trascurabile, anche i loro genitori - hanno manifestato per le vie della città, proclamando lo stato di agitazione. Sono ormai diverse le centinaia di alunni iscritti all’indirizzo enogastronomico, senza un laboratorio in sede, necessario per le lezioni pratiche. Un vero paradosso. “L’Italia è davvero il Paese delle meraviglie! - hanno scritto gli studenti - In città c’è una scuola che ospita centinaia di studenti che l’hanno scelta per imparare un mestiere ( cuoco, addetto alla sala, al bar, al ricevimento di Hotel ecc.) ma che non ha i laboratori per le attività pratiche. Si può imparare a nuotare senza entrare in acqua? Allo stesso modo si può imparare a cucinare senza avere le cucine!” La Provincia ha presentato alla Regione Sardegna entro lo scorso 15 settembre i progetti esecutivi ed immediatamente cantierabili con cui chiede i finanziamenti necessari per la realizzazione del laboratorio di cucina nella sede dell'istituto superiore di via Is Maglias, a Cagliari. “La relativa delibera commissariale fa riferimento all'articolo 18 della legge 98 del 9 agosto 2013, il cosiddetto Decreto del fare - continua il comunicato del commissario - che al fine di attuare misure urgenti in materia di riqualificazione e di messa in sicurezza degli edifici scolastici, prevede l'erogazione di un finanziamento da ripartire a livello regionale e da assegnare agli enti competenti”. Il settore Pubblica istruzione/edilizia scolastica ha messo da parte 170mila euro per l'acquisto delle attrezzature e dei macchinari necessari, ma per completare le opere murarie necessarie alla realizzazione della cucina servirebbero altri 250 mila: il 15 ottobre la Regione invierà le richieste al Ministero che, entro il 30 ottobre, dovrà esprimersi sulle domande di finanziamento. “Se quella relativa all'Azuni venisse respinta - avverte il commissario la Provincia si impegnerebbe comunque a trovare i fondi necessari entro l'anno”. Nel frattempo, per venire incontro alle esigenze degli studenti e ridurre al minimo i disagi, l'amministrazione provinciale ha prospettato all'istituto la possibilità di mettere a disposizione degli studenti, una volta alla settimana, un pullman che possa permettergli di raggiungere la sede dell'istituto alberghiero di Pula. E mentre le soluzioni vengono prospettate alla scuola, che prospetterà qualche decisione, il tempo passa. E pure l’anno scolastico. Sic.


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IL PORTICO DE

Il PortIco

XXIX DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)

dal Vangelo secondo Luca

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n quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Lc 18, 1-8 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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l vangelo ci propone una parabola di cui lo stesso evangelista ci comunica la finalità: sottolineare “la necessità di pregare sempre”. Nella parabola abbiamo tre personaggi: il giudice, la vedova e l’avversario della vedova (sebbene quest’ultimo non sia presente sulla scena ma sia solo chiamato in causa). La vedova non è caratterizzata, non si parla delle sue caratteristiche, si dice esclusivamente che ritiene di essere vittima di un sopruso e si lascia intendere che è estremamente insistente nel chiedere giustizia. D’altra parte il giudice è l’unico a venire descritto, e in maniera estremamente esplicita: una prima volta ci viene descritto da Gesù, narratore della parabola, che ci dice come questi “non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno”, questo giudizio ci viene ripetuto una seconda volta attraverso le parole dello stes-

Pregare sempre, senza stancarsi mai.

so giudice “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno” e, ancora, alla fine, Gesù lo chiama “giudice disonesto”. Questa caratterizzazione potrebbe sorprenderci se teniamo conto che il lettore è chiamato ad identificarsi con la vedova, la quale dovrebbe quindi essere la protagonista e quella meglio caratterizzata; d’altra parte il giudice disonesto è caratterizzato come l’opposto di Dio, giudice giusto e che ha a cuore le necessità dei suoi figli, proprio questa opposizione tra Dio e il giudice disonesto è la chiave della parabola. Avevamo trovato un procedimento simile già al capitolo 11 del vangelo di Luca, in quella che potrebbe essere considerata come una parabola parallela: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, […] vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. […] Se dunque voi, che siete cattivi,

sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,5.8.13). Qui al cap. 18 così come lì al cap. 11 il tema è quello della preghiera, in particolare quello della necessità di “pregare sempre, senza stancarsi”, il fatto stesso che il tema sia ripreso più volte con questa rilevanza ne indica l’importanza. Dicevamo prima che l’atteggiamento del giudice disonesto è l’opposto di quello divino, questo ha la funzione di portare gli ascoltatori a fare un ragionamento molto logico simile a quello del cap. 11: se i cattivi sono capaci di intervenire in favore di coloro che li invocano, pur senza tenere a loro in alcun modo ma solo per il loro interesse egoistico, a maggior ragione invocare Dio, chiedere il suo intervento, non potrà essere inefficace, le nostre preghiere non potranno rimanere inascoltate. Ma, attenzione, le nostre preghiere devono essere perseveranti, e non

tanto perché debbano raggiungere un certo limite minimo per poter essere ascoltate, ma per noi stessi, perché possiamo riconoscere come dono ciò che viene da Dio e non confonderlo con un nostro esclusivo merito. Dio assicura il suo intervento, ci rimangono ignote le modalità di questo intervento, ma non in fatto che questo intervento, richiesto con una preghiera perseverante, ci sarà e sarà efficace. La domanda finale di Gesù “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” è volutamente senza risposta, è una domanda che esprime la sua preoccupazione: la preghiera necessita della fede, non si prega Dio se non si crede che lui possa e voglia intervenire per le nostre necessità. Quanto detto finora da Gesù sulla preghiera mantiene il suo senso solo se i suoi discepoli di ogni tempo custodiscono e coltivano la loro fede. Noi non possiamo porci il problema per l’intera umanità, ma per ciascuno per conto suo abbiamo il dovere di farlo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede in ME?”

LA DOMANDA CHE SEGNA L’ANIMO UMANO Nel capitolo settimo di Isaia troviamo l’espressione «Se non crederete, non comprenderete» (Is 7,9) rivolta dal profeta al re Acaz; Papa Francesco nella Lumen fidei parte dall’analisi di questo versetto per approfondire il legame tra fede e verità. Nell’enciclica si fa notare come il testo ebraico sia leggermente diverso rispetto alla versione greca della Bibbia, al posto di “comprenderete” troviamo infatti “resterete saldi”: «il profeta invita ad affidarsi soltanto alla vera roccia che non vacilla, il Dio di Israele. Poiché Dio è affidabile, è ragionevole avere fede in Lui, costruire la propria sicurezza sulla sua Parola. È questo il Dio che Isaia più avanti chiamerà, per due volte, "il Dio-Amen" (cfr Is 65,16), fondamento incrollabile di fedeltà all’alleanza» (LF, 23). S. Agostino, nelle Confessioni, lega il “comprendere” e lo “stare saldi” mostrando come sia necessario affidarsi alla verità per andare avanti nell’esistenza: «sarò saldo e mi con-

soliderò in te, […] nella tua verità» (XI, 30, 40). Il Papa approfondisce questa intuizione di S. Agostino chiarendo il bisogno dell’uomo di conoscenza e di verità: «la fede, senza verità, non salva, non rende sicuri i nostri passi. Resta una bella fiaba, la proiezione dei nostri desideri di felicità, qualcosa che ci accontenta solo nella misura in cui vogliamo illuderci. Oppure si riduce a un bel sentimento, che consola e riscalda, ma resta soggetto al mutarsi del nostro animo, alla variabilità dei tempi, incapace di sorreggere un cammino costante nella vita» (LF, 24). L’uomo di oggi è portato a legare il tema della verità unicamente a quanto fa riferimento al campo della tecnologia: «è vero ciò che l’uomo riesce a costruire e misurare con la sua scienza, vero perché funziona, e così rende più comoda e agevole la vita» (LF, 25). Oltre alla verità della scienza e della tecnica al massimo la cultura contemporanea pare ammettere una “verità del singolo”, puramente relativistica, che

non ha per niente l’obiettivo di essere proposta ad altri per una ricerca comune. In questo modo, fa notare Papa Francesco, «rimane allora solo un relativismo in cui la domanda sulla verità di tutto, che è in fondo anche la domanda su Dio, non interessa più. È logico, in questa prospettiva, che si voglia togliere la connessione della religione con la verità, perché questo nesso sarebbe alla radice del fanatismo, che vuole sopraffare chi non condivide la propria credenza» (LF, 25). La domanda sulla verità risulta però, nonostante il tentativo di accantonarla tipico della cultura attuale, una realtà che segna profondamente l’animo umano: «è una domanda sull’origine di tutto, alla cui luce si può vedere la meta e così anche il senso della strada comune» (LF, 25). di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

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Convegno diocesano: parlano le famiglie.

... L’educazione cristiana, prima in famiglia L’importanza della preghiera recitata con i propri figli R. C.

i sono l'accoglienza e la condivisione dietro al cammino di iniziazione cristiana dei bambini, anche e soprattutto di quelli da 0 a 6 anni. Lo hanno ribadito le due famiglie nel corso del convegno pastorale che si è svolto nei giorni scorsi nell'Aula Magna del Seminario Arcivescovile. “Uno dei momenti più ricchi di umanità e di gioia, in una famiglia, - hanno detto Teresa e Costantino Concu, da anni impegnati nella pastorale familiare - è la nascita di un figlio. Ad essa, in genere, segue la richiesta del battesimo. In questa occasione occorre mostrare un volto di chiesa aperta al dono gratuito, libera da condizionamenti, accogliente, capace di coinvolgere le persone in un dialogo autentico sulle esperienze di vita più importanti. Accogliere significa prestare attenzione alle esigenze di ogni coppia di genitori e dunque alla loro concreta situazione di vita cristiana e familiare, per impostare un cammino differenziato e specifico. Un traguardo importante da raggiungere e da perseguire, è quello del sostegno e l'accompagnamento, dopo la celebrazione del matrimonio, delle giovani coppie. Dopo la celebrazione del matrimonio, gli sposi, restano soli a gestire la loro vita matrimoniale, i loro problemi esistenziali, la loro crescita nella fede. Per questo è necessario favorire incontri di dialogo e di confronto su problemi che spesso sono comuni ad altre coppie per creare una mentalità o “intelligenza di gruppo” in cui una coppia può aiutare un'altra a superare o ad affrontare in modo equilibrato i problemi e le difficoltà, ma anche, condividere esperienze positive di solidarietà, di amicizia, di crescita nella fede. Educare alla fede i propri figli è una conseguenza diretta della scelta del matrimonio cristiano e del battesimo dei figli. La famiglia in questo compito non è autosufficiente, c'è bisogno di un contesto più grande, di una famiglia più grande, di una famiglia di famiglie: la comunità cristiana. La fa-

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RISCRITTURE

LA CHIESA È ARMONIA DI TUTTI È una bella immagine che ci dice che la Chiesa è come una grande orchestra in cui c’è varietà. Non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere tutti uguali. Tutti siamo diversi, differenti, ognuno con le proprie qualità. E questo è il bello della Chiesa: ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato, per arricchire gli altri. E tra i componenti c'è questa diversità, ma è una diversità che non entra in conflitto, non si contrappone; è una varietà che si lascia fondere in armonia dallo Spirito Santo; è Lui il vero “Maestro”, Lui stesso è armonia. E qui chiediamoci: nelle nostre comunità viviamo l’armonia o litighiamo fra noi? Nella mia comunità parrocchiale, nel mio movimento, dove io faccio parte della Chiesa, ci sono chiacchiere? Se ci sono chiacchiere non c'è armonia, ma lotta. E questa non è la

Chiesa. La Chiesa è l'armonia di tutti: mai chiacchierare uno contro l'altro, mai litigare! Accettiamo l’altro, accettiamo che vi sia una giusta varietà, che questo sia differente, che questo la pensa in un modo o nell’altro – ma nella stessa fede si può pensare diversamente – o tendiamo ad uniformare tutto? Ma l'uniformità uccide la vita. La vita della Chiesa è varietà, e quando vogliamo mettere questa uniformità su tutti uccidiamo i doni dello Spirito Santo. Preghiamo lo Spirito Santo, che è proprio l'autore di questa unità nella varietà, di questa armonia, perché ci renda sempre più “cattolici”, cioè in questa Chiesa che è cattolica e universale! Papa Francesco, Udienza generale mercoledì 9 ottobre

miglia e la comunità cristiana non sono in alternativa o contrapposizione. È un errore delegare in bianco l'educazione cristiana alla parrocchia, così come sarebbe sbagliato limitare l'ambiente educativo alla fede a quello familiare. È fondamentale sia l'apporto della famiglia come l'accompagnamento dei catechisti e di tutta la comunità cristiana”. C'è poi chi ha fatto della preghiera il momento più importante della vita familiare. Giuseppe Contu e Alessandra de Valle, 4 figli, di cui uno piccolissimo grazie all'esperienza maturata nel cammino neocatecumenale hanno realizzato un momento speciale per tutta la famiglia, la domenica mattina. “Le famiglie con bambini hanno detto i coniugi - imparano a celebrare le Lodi mattutine della domenica con i salmi recitati e cantati in un clima di piccola festa familiare. Al centro viene posta la Parola di Dio, e si commenta, cercando di fare dei collegamenti tra ciò che si legge e ciò che è accaduto alla famiglia nella settimana trascorsa. Nella nostra esperienza, le lodi erano per i figli grandicelli “la zona franca” dove poter dire liberamente tutto ciò che li amareggiava, senza subire ritorsioni nel caso in cui fossero amareggiati dai genitori stessi. È capitato che in difficoltà molto serie alcuni di loro siano ricorsi alla preghiera fatta in famiglia, e non solo la domenica, per affrontare duri combattimenti. Oggi è più difficile avere la continuità di un tempo, perché i figli sono grandi e al nostro aiuto è subentrata la loro personale scelta. Il fatto che uno dei grandi si professi agnostico e non partecipi se non allo scambio della pace risveglia un po' di sofferenza, e convocarli per ricevere ogni domenica un “no, grazie” risulta doloroso: confessiamo di saltarne qualcuna, e la serenità familiare allora ne risente. La presenza del piccolo ci spinge ad avere più faccia tosta, e restituisce ai grandi un momento di ristoro nella settimana”. Due testimonianze di come l'iniziazione cristiana prende il via con il formarsi della famiglia.


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Il PortIco

IL PORTICO DEI LETTORI

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LETTERE A IL PORTICO Caro direttore, Venerdì 11 ottobre, finalmente, Don Bosco è tornato tra noi. Lo aveva promesso: vi aspetto tutti in Paradiso... E ha mantenuto la promessa, portando un pezzo di Paradiso tra noi, nella nostra chiesa di San Paolo, a Cagliari. Le sue reliquie, certo; ma noi siamo rimasti colpiti di più dalla sua statua, il simulacro:ci sembrava lui, in carne e ossa. Nella nostra comunitá ha portato il suo esempio e il suo insegnamento, che noi abbiamo imparato a conoscere sin dalla più tenera etá, bambini del catechismo, chierichetti, cooperatori e cooperatrici, allievi ed ex allievi. C'eravamo tutti, noi popolo di Dio e amici di Don Bosco, ansiosi di dirgli, ancora una volta, come da bambini, come dei bambini: tu sei padre, maestro ed amico!

Abbiamo portato di fronte a lui nella nostra parrocchia, le nostre vite ferite, le nostre vite frantumate, come ci ha fatto notare un salesiano doc, il "nostro" vescovo di Alghero, Mauro Morfino. Sì, le nostre vite, ferite ma non piegate, frantumate ma non vinte da una vita faticosa e difficile, eppure desiderose di essere accolte e amate, come ci ami tu. Anche a distanza di anni, di decenni, ho visto sempre gli stessi volti, quelli affezionati ai muri di San Paolo, e non è vero che sono i muri, sono i sacerdoti e i catechisti coloro ai quali ci siamo affezionati, quelli che che hanno popolato l'oratorio e le aule catechistiche, gli stessi che ci hanno trasmesso lo spirito salesiano. E attraverso loro, attraverso chi da te ha imparato la ragione la religione e l'amorevolezza, il sistema preventivo sempre valido per educare i gio-

vani, tu ci hai condotti a Gesù. E ci insegni che a Lui si arriva, in modo facile facile, attraverso sua madre, Maria Ausiliatrice. Durante la Messa, venerdì, guardavo il tuo popolo, assiepato in chiesa. E poi mi fermavo a osservare sull'altare, i chierichetti e i diaconi, poi lo sguardo si posava sui sacerdoti e sul vescovo. Ma infine, come per un moto ascendente, la mia attenzione si è concentrata sulla pala d'altare, dove tu indichi ai tuoi ragazzi Maria, e sopra di lei, e intorno a lei, si vede un pezzo di Paradiso. Allora ho pensato, insieme a tutti quelli che facevano ressa intorno al tuo simulacro, alla tua reliquia, a te: È vero, don Bosco vuole mantenere la sua promessa: ora ci aspetta tutti in Paradiso!

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Mariano Cuccu

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

La cronaca per immagini di una giornata indimenticabile con San Giovanni Bosco

le foto sono di giuseppe graziano


domenIca 20 ottobre 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Salute. Il rischio di ammalarsi di sclerosi mutipla è tre volte superiore in Sardegna.

Sclerosi multipla malattia endemica I sardi sono i più a rischio in Europa Analisi di una malattia endemica: la genetica spiega soltanto il 20%, il resto secondo gli esperti pare legato all’ambiente. Maria Giovanna Marrosu: “Così studiamo il morbo” MATTEO MAZZUZZI L DATO È IMPIETOSO: con un’incidenza tre volte superiore alla media italiana, la sclerosi multipla è diventata, da qualche tempo, una malattia tipica della Sardegna. LA MALATTIALa sclerosi multipla è una patologia autoimmune cronica del sistema nervoso centrale, caratterizzata dalla presenza di aree di demielinizzazione: per eccessi immunomediati, il sistema immunitario attacca e distrugge alcune nostre componenti, in particolare la mielina, la membrana che ricopre i neuroni. I sintomi sono variabili e progressivamente invalidanti: si va dai disturbi motori a quelli linguistici, sino ai problemi di vista, a seconda dell’area del sistema nervoso centrale che viene colpita. EPIDEMIOLOGIA In assenza di un osservatorio epidemiologico regionale sulla malattia, le informazioni sono fornite dal Centro Sclerosi Multipla dell’ospedale “Binaghi” di Cagliari: «I dati disponibili – specifica Maria Giovanna Marrosu (foto), ordinario di neurologia all’università

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di Cagliari e responsabile del centro – si riferiscono a studi su singole provincie. I più recenti (2011), riguardanti il Sulcis-Iglesiente, evidenziano alti livelli di prevalenza (210.4 casi/100mila abitanti), maggiori nelle donne (280.3) rispetto agli uomini (138), con un trend in incremento negli ultimi 50 anni». Alti anche i livelli d’incidenza dell’area: 9,7 nuovi casi ogni 100mila abitanti. L’archivio del centro, comprendente 3160 malati, mostra una frequenza più elevata nelle donne (68%), e un’età media all’esordio di 31 anni, ma nei nati nelle ultime decadi esiste un esordio di malattia realmente più precoce (il 5% si ammala prima dei 16). A conferma dell’eccezionalità del fenomeno, secondo l’ordinario di neurologia «è possibile affermare che nell’Isola l’incidenza è circa tre volte superiore alla media italiana ed europea,

con l’eccezione dei Paesi Scandinavi e dell’Inghilterra». GENETICA Spiegare l’elevata incidenza di una patologia complessa e multifattoriale come la sclerosi multipla non è semplice: esistono fattori genetici predisponenti, fattori ambientali che possono favorirne lo sviluppo, e interazioni tra i due elementi. La componente genetica, ampiamente studiata, spiega soltanto il 20% della SM. Non trattandosi di una malattia ereditaria classica, non esiste una diretta relazione tra un gene e la malattia: si ritiene che i geni interessati siano oltre un centinaio, tutti con un effetto individuale piccolo, variabili assolutamente normali che insieme possono predisporne l’insorgere. «Molti di questi geni – spiega Marrosu – sono implicati nella risposta immunitaria. In particolare, nella regione genica che codifica per gli

antigeni di istocompatibilità (la regione MHC) la popolazione sarda è arricchita di varianti, chiamate alleli, implicate nella malattia. Tuttavia non conosciamo ancora il meccanismo attraverso il quale questi alleli del sistema MHC producono la predisposizione ad ammalare». FATTORI AMBIENTALI Il restante 80% della malattia è verosimilmente spiegato da fattori ambientali. Tuttavia il ruolo dell’ambiente è ancora oscuro: la scienza arriva quando un soggetto ha già sviluppato la malattia e, se tali fattori hanno agito in giovane età, è complicato risalire alla loro origine. Una delle ipotesi riguarda i cambiamenti ambientali avvenuti nell’ultima metà del secolo scorso: la diminuzione di malattie batteriche, l’aumento di quelle virali, oltre al miglioramento generali delle condizioni igienico-sanitarie, possono aver determinato un deragliamento del sistema immunitario. «Il sistema immunitario, per secoli tarato a rispondere a determinati agenti, in un tempo estremamente breve ha dovuto organizzare una risposta contro altri agenti estranei, e questo fatto può aver causato una risposta errata, rivolta contro componenti dello stesso organismo». Altri fattori sono invece legati ad alcuni virus che potrebbero favorire l’insorgenza della malattia (come il virus di Epstein-Barr responsabile della mononucleosi) e al difetto di vitamina D nella popolazione sarda. Su quest’ultimo punto sono in corso ricerche.

Le donne sono “Terapie dal costo veramente altissimo” più colpite degli uomini Si tratta di farmaci costosissimi che rallentano il male MAT. MAZ. UALI SONO LETERAPIE da seguire una volta diagnosticata la malattia? E quanto costano? «Si tratta di terapie ad alto costo – chiarisce la responsabile del Centro Sclerosi Multipla di Cagliari – esistono in commercio già da molti anni diversi immunomodulanti, rappresentati da interferone beta 1° e 1b e glatiramer acetato, in grado di rallentare il processo morboso». Si tratta di strumenti utili soprattutto se somministrati precocemente, quando ancora non si sono determinati danni irreversibili delle cellule nervose. Il costo medio per mese di trattamento è intorno ai 1700 euro a carico del sistema sanitario nazionale. In Italia sono presenti anche farmaci di seconda linea, utilizzati in caso di fallimento delle terapie immunomodulanti o per persone con una

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forma particolarmente aggressiva di malattia: «Il natalizumab (Tysabri) è un anticorpo monoclonale in grado di bloccare il passaggio di cellule ematiche aggressive nei confronti della mielina, la sostanza che avvolge i prolungamenti delle cellule nervose bersaglio del processo autoimmune; esiste anche un farmaco orale, il fingolimod (Gylenia), che “sequestra” le cellule auto aggressive nei linfonodi impedendo la loro circolazione nel sangue e nel sistema nervoso». Entrambi i farmaci hanno un costo mensile intorno ai 3.000 euro. All’orizzonte si stanno affacciando nuovi farmaci, alcuni già approvati in paesi extraeuropei, per cui «riteniamo che in tempi brevi il nostro armamentario terapeutico sarà molto più fornito, con maggiori possibilità di personalizzare la terapia per ogni singolo paziente».

I dati sono stati ottenuti da una ricerca internazionale

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brevi IL 27 OTTOBRE

Veglia missionaria con mons. Miglio Domenica 27 ottobre alle ore 19.30, nella chiesa parrocchiale della Madonna della Strada (Cagliari – Mulinu Becciu), mons. Arrigo Miglio presiederà la veglia missionaria diocesana.

GUIDATI DA MONS. RUGGIU

A Villa Tecla incontri di spiritualità A Villa Tecla, centro di spiritualità, durante l’anno 2013/2014, a cominciare dalla prima domenica di Avvento (1 dicembre 2013), si terranno i nuovi incontri di formazione cristiana e di spiritualità. L’Enciclica di Papa Francesco “LUMEN FIDEI” sarà guida e orientamento al nostro essere cristiani e testimoni nella Chiesa e tra i fratelli. Gli incontri mensili saranno tenuti da Mons. Tore Ruggiu. Inizieranno il I° dicembre - Domenica di Avvento- alle ore 16.00 e si concluderanno con la S.Messa festiva alle ore 19.00. Gli incontri sono aperti a tutti coloro che desiderano scoprire la Fede come Luce; come rapporto amoroso con Dio; come conoscenza e riflessione; come il significato e la verità dell’esistenza umana; come sfida alle nostre certezze umane; come scoperta liberante dei nostri dubbi… (…E se fosse un’illusione)? O una luce consolatoria?La risposta di Papa Francesco ci assicura…”la fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e di affidarsi a Lui”…

AD ALGHERO

I. P. A SCLEROSI MULTIPLA colpisce sempre più persone nel mondo. I numeri sono evidenti: si stima che il numero di malati è aumentato a 2,3 milioni (9,5% in piu' rispetto all'indagine 2008). A rilevare il dato è Atlas, la più vasta indagine mondiale della malattia, che verrà presentata all'Ectrims. Il nuovo "Atlante" fornisce anche i dati sulla prevalenza di sclerosi multipla nei bambini: fino al 5% delle persone con sclerosi multipla sviluppa la malattia prima dei 18 anni. Conferma che le donne hanno una probabilità due volte più alta di avere la sclerosi multipla rispetto agli uomini, anche se in alcuni paesi le donne hanno una probabilità di avere la sclerosi multipla di tre volte più alta. Da Atlas emerge inoltre che il numero di neurologi in tutto il mondo

Il PortIco

Esercizi spirituali per sacerdoti e diaconi

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è aumentato del 30% e la fornitura di apparecchiature di risonanza magnetica, che sono fondamentali per la diagnosi precoce e il trattamento della sclerosi multipla, è raddoppiata negli ultimi 5 anni nei paesi emergenti. Si evince poi la notizia che le terapie modificanti la malattia per la sclerosi multipla sono in parte o interamente finanziate dai Governi nel 96% dei paesi ad alto reddito, ma il finanziamento scende a zero nei paesi a basso reddito.

Il Centro Pastorale Diocesano di Montagnese in Alghero ospiterà, dal 4 all’8 Novembre, gli Esercizi Spirituali riservati ai preti ed ai diaconi di tutta la Sardegna. Gli Esercizi saranno guidati da Mons. Antonio Donghi, Docente di Teologia al Seminario Vescovile Giovanni XXIII di Bergamo. Tutte le informazioni tecniche necessarie ed i costi per la partecipazione sono disponibili sul sito internet www.diocesialghero-bosa.it. Per le iscrizioni è necessario contattare la Segreteria di Curia al numero 079.975209 o inviando un’e-mail all’indirizzo salvatori@diocesialghero-bosa.it.


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IL PORTICO DI CAGLIARI

Il PortIco

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE Via Parraguez, 19 070/503289 Fax 070/513302 09121 CAGLIARI Prot. Causa 50/2013 Sez. BUCCIERO Prot. Postale 11553/2013 Nullitatis Matrimonii: PUSCEDDU – THACKERAY CITAZIONE EDITTALE Ignorandosi il luogo dell’attuale abitazione della Sig.ra Maureen Tracey Thackeray, a norma del c.1507 CIC e dell’art. 126 della Dignitas Connubii, INVITIAMO I parroci, i sacerdoti e i fedeli tutti, che in qualche modo abbiano notizie del domicilio della Sig.ra Maureen Tracey Thackeray, affinché abbiano cura di informarla della presente citazione e di comunicare a questo Tribunale il suo indirizzo. Ordiniamo che la presente venga pubblicata per due numeri consecutivi nel settimanale dell’Arcidiocesi di Cagliari, sede dell’ultimo domicilio conosciuto, affissa per 30 giorni presso la Curia Diocesana di Cagliari, ed alle porte della Parrocchia cittadina competente per territorio dell’ultimo indirizzo conosciuto, per il quale si allega certificato storico di residenza per irreperibili emesso dal Comune di Quartu S. Elena (CA) in data 11/02/2013, ad norman Iuris. Si prega di comunicare a questo Tribunale l’esito della presente disposizione, scaduti i termini fissati, la causa proseguirà il suo iter alla rituale definizione. Cagliari, 05/08/2013 Il Notaio Dott.ssa Maria Carmen Mannai Il Vicario Giudiziale Sac. dott. Mauro Bucciero

L’intervista. Parla il responsabile del Servizio per il catecumenato del’Ufficio catechistico cei.

“Il monito del Papa sulla cresima è un richiamo che ci interpella tutti”

riscoprire la vocazione a generare oggi con i ragazzi, i genitori e le comunità. In Sardegna,come nel resto d’Italia, c’è un recupero delle attività oratoriali. Può essere una via per proseguire nella formazione dei giovani? Io provengo da una regione, la Lombardia, dove l’oratorio è in simbiosi con la parrocchia o un gruppo di parrocchie. Qui i bambini e i ragazzi trovano un luogo dove poter crescere e confrontarsi, ma non solo loro anche le famiglie. L’oratorio accanto alle famiglie e alla scuola completa la formazione dei minori. Le modalità sono le più varie: ci sono esperienze che partono dall’aspetto più spirituale, altre invece si basano nella fase iniziale sullo sport o ancora su

modalità diverse. Ciò che resta è la condivisione di un percorso di formazione alla luce dei valori del Vangelo. L’oratorio non è un luogo solo per i ragazzi ma anche per gli adulti vicini ai giovani, parlo di genitori, nonni e amici che periodicamente vengono coinvolti nelle attività. In questo senso l’oratorio può essere una casa accogliente per i ragazzi. La Diocesi di Cagliari registra percentuali altissime di bambini alla scuola di catechismo con centinaia di catechisti. Come lavorare in questa realtà? E’ necessario individuare il soggetto che realizzi il lavoro e non può che essere la comunità, che non è rappresentata solo dai catechisti, anche se sono loro in prima linea. Dobbiamo partire da chi c’è: è necessario però fare un passo in avanti, nel senso che nelle modalità si deve andare oltre a ciò che finora è stato utilizzato. Ci viene richiesto un impegno maggiore nella creatività: le modalità possono essere diverse rispetto al passato ma la sostanza resta quella di sempre, comunicare ilVangelo. Per la mia esperienza personale ho costatato che una volta proposte nuove modalità anche chi, avanti negli anni, poteva non sembrare disponibile al cambiamento, la risposta non si è fatta attendere: un’adesione completa ed una capacità di modificare modalità e approccio verso i ragazzi.

possibile fare una catechesi slegata dal contesto culturale nel quale ci si trova, e per fare questo c’è, dunque bisogno di “creatività”, come ha ripetuto Papa Francesco al Congresso Internazionale per la Catechesi, lo scorso 27 settembre nell’Aula Paolo VI. «Il punto centrale della Nuova Evangelizzazione – ha affermato don Meddi – è capire i nuovi linguaggi, le nuove modalità, il nuovo messaggio da offrire alle nuove generazioni», attuare dunque delle «scelte missionarie» che tengano ben presenti le persone, il contesto, il tempo, la storia dentro cui la catechesi si colloca. La seconda relazione, invece, affidata il secondo pomeriggio a Mons. Paolo Sartor, presbitero della Diocesi di Milano e responsabile del servizio per il Catecumenato dell’Ufficio Catechistico Nazionale, ha avuto come tema “Generare alla fede, oggi, nella comunità cristiana”. Successivamente, l’attenzione è stata portata sui tentativi di rinnova-

mento nel cammino dell’Iniziazione Cristiana, mettendo in luce l’esigenza di nuovi itinerari che il contesto attuale richiede, valorizzando i soggetti coinvolti e offrendo loro l’opportunità di vivere un cammino che sia un «tirocinio basato su vere esperienze», nel quale il ragazzo e la ragazza possano sperimentare l’incontro con Cristo e sentirsi parte della comunità. Oltre alle due relazioni, nei due giorni di Convegno sono state proposte due comunicazioni da parte dell’Ufficio Catechistico Diocesano, curate da Maria Paola Piras e da Maurizio Serra. Nella prima comunicazione sono stati illustrati i diversi documenti emanati dalla Chiesa sulla Catechesi e l’Iniziazione Cristiana, tra i quali “Il rinnovamento della Catechesi”, il “Direttorio Generale per la Catechesi” e le tre note pastorali sull’iniziazione cristiana del Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. La seconda comunicazione, invece, ha riguardato le proposte di formazione dell’Ufficio Catechistico Diocesano: il corso biennale per formatori di catechisti, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari, che avrà inizio a ottobre e la scuola diocesana per catechisti, animatori di gruppi e operatori pastorali, nella quale ci si soffermerà sui documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II e del Direttorio Generale per la catechesi che, invece, avrà inizio a gennaio 2014.

Monsignor Paolo Sartor: “La Chiesa deve essere capace di riscoprire la vocazione a generare oggi con i ragazzi, con i genitori e le comunità”. Più spazio agli oratori ROBERTO COMPARETTI UELLA DEL PAPA A Cagliari è stata una sollecitazione che ci interroga”. Così monsignor Paolo Sartor, Responsabile Servizio per il Catecumenato dell’Ufficio Catechistico Nazionale, ospite del convegno catechistico diocesano, commenta il monito di Papa Francesco lo scorso 22 settembre quando ha definito la cresima il sacramento dell’abbandono. “La cresima – dice monsignor Sartor – dovrebbe essere il compimento dell’iniziazione cristiana: si inizia con il sacramento del battesimo, poi dopo qualche anno di cammino insieme alla famiglia e alla comunità c’è quello della penitenza, a seguire la prima comunione e poi la cresima, che è un punto d’arrivo. Il rischio spesso è che invece la cresima diventi il momento della fuga. Il Papa ci ha detto invece che dobbiamo

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impegnarci usando tutta la nostra creatività per trovare modalità operative per continuare nel cammino di iniziazione cristiana. Quanto viene fatto non va bene? Non è proprio così. Sarebbe ingiusto dirlo nei confronti delle centinaia di catechisti ed educatori che operano anche nella Diocesi di Cagliari, e non certo questo ciò che il Papa voleva dire. Ci ha voluto invece porre un problema: come mai nonostante il grande impegno di catechisti, parrocchia e famiglia all’età delle medie, così delicata, non ci si intende più? Credo sia necessario interrogarci su cos’è essere Chiesa che genera, che genera in un contesto come quello di oggi, con i ragazzi di oggi. La Chiesa deve essere capace di

“Una catechesi dentro il contesto culturale”

CITTADINO ONORARIO

Un riconoscimento a Roberto Copparoni Al presidente dell'associazione e rappresentante del terzo settore, Roberto Copparoni, l'importante riconoscimento di cittadino onorario, da parte della Camera dei Vereador, della Città di Amelia Rodrigues, nello stato di Salvador di Bahia. “Amici di Sardegna”, è un'associazione non governativa che opera da 12 anni in Brasile, attraverso una serie di progetti di interscambio e sviluppo socio economico. In particolare si annoverano tra i più importanti sostenuti dal comune e dalla Provincia di Cagliari: “Solidarietà senza confini” progetto pluriennale di animazione socio-economica e di salvaguardia ambientale, finanziato dalla regione Sardegna e “Dalla terra alla vita”, un progetto per l'irrigazione di alcuni terreni, finanziato invece dalla Fondazione del Banco di Sardegna.

DOMENICA 20 ottobre 2013

Tutta la cronaca dell’annuale convegno diocesano DAVIDE LAI I È SVOLTO, NEI giorni scorsi, l’annuale Convegno Diocesano dei Catechisti, che ha visto un’Aula Magna del Seminario arcivescovile, gremita di catechisti, animatori di gruppi e operatori pastorali provenienti dalle diverse parrocchie e realtà della nostra Diocesi. Il tema scelto “Generare alla fede nel tempo della Nuova Evangelizzazione”, ha voluto indicare l’esigenza di essere “padri e madri nella fede”, essere testimoni autentici di una fede di cui si è fatto esperienza e che non può restare chiusa in noi stessi, ma esige da noi la trasmissione agli altri, l’annuncio della novità e della bellezza che essa porta con sé. Fede che deve essere trasmessa in un tempo di “Nuova Evangelizzazione”, in un mondo che continuamente cambia, un’evangelizzazione, utilizzando le parole del Beato Giovanni Paolo II «nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni». Il Convegno è stato organizzato e coordinato dall’Ufficio Catechistico Diocesano e coadiuvato da diverse persone che si sono rese disponibili

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per i vari servizi,tra le quali il gruppo del TLC che ha animato i momenti di preghiera. La prima giornata si è aperta con il saluto e i ringraziamenti del Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, don Emanuele Mameli, seguito da Mons. Franco Puddu, Vicario per la Pastorale dell’Arcidiocesi di Cagliari che ha sottolineato l’esigenza, che coinvolge tutti, espressa più volte dal Santo Padre Francesco, di «saper andare agli altri, saper andare alle periferie, dunque a Dio, perché lì è Dio». La relazione del primo pomeriggio “Il tempo della Nuova Evangelizzazione. Risorsa per i catechisti nell’attuale contesto culturale e religioso”, è stata affidata a don Luciano Meddi, presbitero della Diocesi di Roma e docente ordinario di catechetica missionaria presso la Pontificia Università Urbaniana. Don Meddi ha messo in luce come l’elemento fondamentale e la risorsa della Nuova Evangelizzazione sia la cultura nella quale viviamo. È all’interno di questa, è nel tempo dentro il quale siamo immersi, che il catechista deve annunciare; non è


domenIca 20 ottobre 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortIco

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Iniziative. Una giornata indimenticabile con don Bosco. Mons. Morfino: “Uno dei tratti dei salesiani è la gioia”

Don Bosco è qui: il Padre, il Maestro e l’Amico ora è venuto a trovarci LUISA ROSSI

11 OTTOBRE È STATA, per tutti noi, una giornata unica! Dopo molti mesi di organizzazione e di lavoro, abbiamo accolto Don Bosco nella nostra città, ci siamo tutti: Salesiani di don Bosco, Figlie di Maria Ausiliatrice, ragazzi, bambini e Salesiani cooperatori. E’ cominciata la mattina presto con l’attesa che sembrava infinita e poi l’ ansia, con le mani aggrappate alla rete di recinzione della dogana. Poi finalmente, l’aereo con l’Urna , accolta da applausi e canti e con molta, molta commozione da parte di tutti. Partiamo, scortati dai carabinieri, attraversiamo la città quasi volando, non ci sono ostacoli, rotonde, traffico: Don Bosco passa prima di tutti! Quello che sorprende, una volta arrivati nel piazzale dell’Istituto di Selargius, è che ad attenderci non c’è nessuno, c’è, infatti, il solito clima di tranquilla operosità che deriva dalla convinzione di coloro che stanno facendo il proprio dovere, di chi lavora e si occupa dei bisogni e dell’educazione dei ragazzi. In un attimo, però, tutti arrivano: molti in abi-

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L’urna con le reliquie di San Giovanni Bosco a Bonaria (foto Giuseppe Graziano)

to da lavoro, chi di corsa perché stava lavorando all’accoglienza, chi esce di casa e dice: “C’è don Bosco!”, tutti timorosi e ancora increduli che il Fondatore sia davvero arrivato. Ma è vero: Don Bosco è in mezzo a noi! Arriva quindi lo stupore, la gioia che esplode in canti, applausi ed evviva. Quello che colpisce è la delicatezza e la semplicità, con cui tutti si avvicinano, si vede che sono affascinati, finalmente possono toccare il Padre e il Maestro tanto atte-

so e tanto invocato. Una breve processione e arriviamo nella chiesa, già piena di gente, la voce si è sparsa in un attimo e l’Urna è subito circondata dalla gente, a stento si riesce a trattenere le persone che vogliono vedere , portare un fiore, dare un bacio, sostare per una preghiera personale. Iniziano, quindi, tre distinti momenti di preghiera, con meditazioni sui pensieri di don Bosco, sul suo metodo educativo, sulla devozio-

ne a Maria, canti e Santo Rosario, è bello essere li, seduti, a contemplare, quasi a diventare un tutt’uno con l’Urna. Alle 15.00 di nuovo in viaggio con destinazione Bonaria! Ai piedi del colle, siamo raggiunti dalle persone che arrivano dalle Case Salesiane del sud della Sardegna e da gruppi delle Parrocchie di Cagliari, ognuno con i propri stendardi quasi a voler dire: ”Io c’ero!” tutti assieme saliamo alla Casa della Patrona Massima, Maria, che come diceva don Bosco “è la via per arrivare a Gesù”. Già dal piazzale si sente forte il calore e l’amore per il Santo, all’interno è palpabile, si può respirare, pervade tutto e tutti. Le persone arrivano con un flusso continuo quasi inarrestabile, ansiose di accostarsi, di pregare, di essere vicine a Don Bosco, Santo amato da tutti e che tutti sentono vicino quando c’è da educare i giovani. La S. Messa è presieduta dell’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Miglio, che tra l’altro, ha ricordato le parole che il Papa ha pronunciato a Cagliari: ”Giovani non lasciatevi rubare la speranza”! Sono le stesse parole che oggi ci ripete Don Bosco perché, è vero, i giovani sono la nostra speranza.

Luisa Rossi – Coordinatrice Provinciale Salesiani Cooperatori della Sardegna

continua alimentata anche da visite giornaliere al Santissimo Sacramento, dall’altro un’ascesi adeguata che Don Bosco faceva consistere soprattutto nell’esatto compimento dei propri doveri, nell’esempio nel buon apostolato con i compagni, nello stare sempre allegri. Questa caratteristica è uno dei motivi dell’educazione di Don Bosco: dal punto di vista spirituale significa che bisogna accogliere la vita come dono continuo del Signore pur in mezzo alle difficoltà. Difficoltà quei ragazzi spesso cagionevoli di salute, di famiglie povere, ne incontravano molte pur nel mondo bello che Don Bosco cercava di costruire nella spirito di famiglia delle sue case. Un’ultima parola vorrei dire attorno alla figura di Don Bosco. È un santo dell’azione, ma spesso si dimentica l’aspetto contemplativo che l’accompagnava nelle notti insonni, in cui da un lato lavorava scrivendo lettere di richieste d’aiuto ai benefattori e rispondendo alle stesse. Dall’altro pregava intensamente il Signore che l’aiutasse nel discerni-

mento che gli era necessario per il compimento delle sue opere. Tutto egli fece per ispirazione dello Spirito Santo che invocava continuamente. È stato detto di lui che viveva come se vedesse l’invisibile. Di fatto il contatto con l’Altissimo, alimentato da una preghiera notturna e quotidiana (ogni pomeriggio si ricavava un paio d’ore per pregare silenziosamente) era costante lungo tutta la giornata. È stato definito all’unione con Dio. Quando riceveva qualcuno in udienza, prima di dare un consiglio elevava il cuore al Signore alzando gli occhi al cielo e le parole che diceva erano quelle appropriate, ricche d’unzione e di sapienza che gli derivava dalla dono soprannaturale del consiglio, della prudenza e dall’educazione materna. Questa la straordinaria figura che ci viene ripresentata a 200 anni dalla sua nascita. Era un sacerdote, un cuore di sacerdote che amava i giovani: questa la sua vocazione e la sua missione. Questo non significa che non si interessasse di gente d’ogni ceto sociale e di ogni genere ma lo scopo della sua vita è stato sacrificarsi per i giovani lavorare in vista di loro. Questo dovrebbe essere lo scopo di ogni salesiano, ciò che lo guida nella sua vita anche se ognuno ha i suoi carismi e doni differenti. Possa questa visita dell’urna del Santo suscitare vocazioni educative tra i giovani e nelle giovani della città. Si deve ricercare Dio nei modi che Egli chiede ad ognuno: ogni uomo, ogni cristiano è prima di tutto un seguace del Signore, un giovane e un uomo che si metta alla sua sequela cercando ansiosamente il regno di Dio.

La straordinaria forza del “padre dei giovani” Alla base del metodo ragione, religione, amorevolezza DON MARIO STERI N OCCASIONE DEL bicentenario della nascita di Don Bosco, che cadrà il 16 agosto 2015, la Congregazione Salesiana ha organizzato un passaggio in tutte le case salesiane del mondo dell’urna con la statua di Don Bosco contenente una reliquia insigne del suo corpo. Accolto trionfalmente in molti paesi, per esempio a Panama, in India, in America del sud, ha ricevuto un’accoglienza piuttosto fredda in paesi atei e scristianizzati come la Francia e l’Olanda. Tuttavia ha segnato col suo passaggio il rinascere di un interesse per questa figura di santo fondatore che ha caratterizzato il 1800 con la sua grandezza spirituale e con la sua attività di educatore. Il titolo col quale viene chiamato abitualmente Don Bosco è “padre dei giovani” ed egli lo è stato veramente. Uno dei segreti della sua capacità educativa è stata quella di sentire una forte paternità spirituale verso i giovanetti poveri e abbandonati di cui si interessava. Si interessava di tutto l’uomo, aveva cura di dargli un’istruzione ed un’educazione, ma aveva a cuore soprattutto la loro educazione religiosa... “Io sono l’amico delle anime vostre” - diceva sempre

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nelle lettere ai suoi ragazzi. Egli ha vissuto la sua paternità non soltanto contribuendo a trovare possibilità di un alloggio e di studio per i giovani, spesso orfani, che venivano dalle valli della Val d’Aosta e del Piemonte alla ricerca di lavoro nella Torino della prima industrializzazione. Egli l’ha vissuta soprattutto attraverso la sua carità pastorale. “Per voi studio, per voi il lavoro, per voi mi impegno”. Un’altra frase che egli disse ed era uomo da mantenerla sul serio: “Sarei disposto ad andare sino al colle di Superga (colle che distava 5 km in salita da Torino) strisciando con la lingua per terra pur di salvare una sola anima”. I santi sono tali innanzitutto per la loro carità, a prescindere dai doni soprannaturali dei quali Dio li arricchisce (e Don Bosco di carismi era abbondantemente fornito). Se pensate alla figura di padre Pio potete farvi idea di quale forma di considerazione godesse nel suo secolo Don Bosco. Il suo metodo educativo si basava su ragione - religione - amorevolezza. Ritorna la nota dell’amore: non è svenevolezza, arrendevolezza ai capricci dell’educando, ma capacità di amarlo veramente, di correggerlo, di instradarlo estirpando le radici del male e dei difetti che vi sono in lui. Al

contrario occorre far germogliare con l’ottimismo di San Francesco di Sales i germi di bene che Dio ha messo nel loro cuore. Si congiunge ad esso la nota della ragione. Una educazione che non tenesse conto delle capacità dell’educando, che non motivasse le proprie scelte e si ponesse al livello dell’educando aiutandolo a trovare la sua strada, facendogli percepire con l’insegnamento, l’esempio, l’autorevolezza, la parola dell’educatore i valori profondi che sono alla base della vita, non sarebbe un’educazione né umana, né cristiana, né tanto meno salesiana. Dominante è la nota della religione, la capacità di instradare il ragazzo alla contemplazione del Creatore e del Salvatore. Era proprio dei ragazzi di Don Bosco, si vedano quelli di cui ha scritto la vita, Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, di avere una salda e forte devozione basata sulla frequenza dei sacramenti della confessione e dell’Eucarestia e una forte devozione Mariana. Da un lato non mancava la preghiera costante e

La processione, con le reliquie, che alla fine della celebrazione si è snodata lungo via Dante fino alla Parrocchia di S. Paolo, ha dimostrato che noi vogliamo continuare a camminare con Lui, lavorare con Lui e pregare con Lui. L’ arrivo in parrocchia, la Casa di Cagliari, per don Bosco, ha significato un abbraccio più “famigliare”, a cominciare dall’accoglienza che Mons. Mauro Morfino SdB, vescovo di Alghero-Bosa ha rivolto al Santo e a tutti noi, poi è seguita la celebrazione, anche qui in una chiesa stracolma di persone. Nell’omelia Mons. Morfino ci ha ricordato che uno dei tratti fondamentali dell’ essere Salesiani, è la gioia, non quella che viene dalle cose della vita o dalla gioia di possedere qualcosa, ma quella che deriva dalla certezza che il Signore si è fatto carne come noi e vive e cammina con noi. E’ proprio quello che intendeva Don Bosco e la sua presenza tra noi, ci ha ricordato anche questo, Gesù è con noi e vive in mezzo a noi, uomo come noi.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortIco

brevi DOMENICA 20 OTTOBRE

Riprendono gli incontri del pre-seminario Domenica 20 ottobre riprenderanno dalle 9 alle 14.30, nei locali del Seminario arcivescovile, gli incontri del pre-seminario. Il pranzo è offerto dal Seminario. Sono invitati, con la presentazione del proprio parroco (a donpi@tiscali.it oppure al 347 8343278) i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni (fascia della classe V elementare e scuola media) che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano per un discernimento vocazionale.

Fondazione Migrantes. Si è riunita nei giorni scorsi la consulta nazionale delle migrazioni.

Mediatori tra il popolo in mobilità e la Chiesa universale nel mondo Dopo la revisione della Cei la Fondazione cura anche la pastorale dei rom e dei sinti, degli immigrati e dei rifugiati, degli emigrati italiani, del mondo del circo e dei Luna park DON GIAMPIERO ZARA

A LACONI IL 20 OTTOBRE

Il Settecento sardo tra fede e storia Domenica 20 ottobre alle 16 nel cineteatro di Laconi (in corso Gramsci, 14) sarà presentato "Il Settecento in Sardegna tra fede e storia", il volume degli atti del primo convegno di studi sul francescanesimo

in Sardegna, svoltosi a Laconi il 12 maggio dello scorso anno. L’opera è curata da padre Fabrizio Congiu, e sarà presentata da Marco Antonio Scanu, docente specializzato in studi sardi. L’incontro sarà preceduto, alle 18, da una messa concelebrata da tutti gli ex parroci di Laconi in occasione del 62° anniversario della Canonizzazione di sant'Ignazio.

A FONDAZIONE Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, che da poco ha celebrato i 25 anni di vita (16.10.1987 – 16.10.212), nel Nuovo Statuto, approvato con decreto del Presidente della CEI il 09.02.2012 in esecuzione di quanto stabilito dai Vescovi nella sessione della Conferenza del 23-26 gennaio 2012, prevede la presenza della Consulta nazionale delle migrazioni, di cui fanno parte i direttori regionali e altri operatori del mondo delle migrazioni. Nei giorni 2 e 3 ottobre la Consulta si è riunita a Roma, alla Domus Mariae palazzo Carpegna, per la seconda volta (la prima riunione si è svolta il 13 maggio 2013). Il primo giorno, introdotto dal saluto di Monsignor Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento nel cui territorio si trova Lampedusa, presidente della Cemi e della Migrantes dal 24.04.2013, l’attenzione si è soffermata sulle sfide migratorie per questo nuovo anno pastorale. Nel saluto è stato affermato che, oltre all’attenzione da ri-

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Pubblicati sul sito istituzionale www.comune.cagliari.it i bandi 2013 del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, delle Regioni e Province autonome, per la selezione di 15.466 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all'estero. Sono 510 i volontari da inserire nei progetti di servizio civile nazionale nella Regione Sardegna. I posti disponibili per il Comune di Cagliari sono 16. Scadenza: entro le ore 14 del 4 novembre 2013 Le domande, compilate e inviate secondo le modalità indicate nel bando, devono essere indirizzate al Comune di Cagliari.

volgere ai migranti, si evidenzia la necessità di educare la Chiesa su questo tema così attuale, che non è più da considerare un’emergenza quanto piuttosto un dato di fatto con cui confrontarsi e di cui la pastorale deve tener conto o perché sono si tratta di cristiani in cammino con noi o perché si tratta di esseri umani che con noi vivono; non dimenticando mai quando si parla di “poveri” non se ne può parlare se non delicatamente. Alle migrazioni, in modo profetico, ha guardato il Concilio Vaticano II quando per esempio ha richiamato l’aspetto di una Chiesa “che cammina con gli uomini”, pellegrinante, e in una dimensione nuova con il mondo, facendo sue le attese delle persone, soprattutto dei poveri; questo ha permesso di riconsiderare con occhi nuovi anche la mobilità umana e le migrazioni. La Gaudium et spes è il documento con il maggior

numero di riferimenti ai migranti. Dopo 50 anni si ha l’impressione di trovarsi di fronte ai medesimi temi di riflessione e alle medesime necessità. La Migrantes dedica la sua attenzione 1. all’informazione in quanto tanti pregiudizi sul mondo della mobilità umana sono legati ad una conoscenza molto superficiale, 2. alla formazione degli operatori pastorali, 3. alla ricerca per condividere le esperienze e le buone prassi, e 4. a lavorare con spirito di maggiore collaborazione. Il 3 ottobre al mattino è stato presentato il Rapporto Italiani nel Mondo, giunto ormai all’ottava edizione. Il Rapporto si è ispirato alla necessità della trasnazionalità (nella stesura sono stati coinvolti numerosi autori e redattori che vivono, lavorano e studiano all’estero), della multidisciplinarità (leggere lo stesso argomento inserito in ambiti diversi sotto punti di vista differenti) e dell’at-

tenzione alla persona. Molti dati e numeri, ma sotto quei dati e numeri si devono intravedere storie e vite di persone concrete. Dell’attenzione alla gente in emigrazione, leggiamo nella sintesi di presentazione del RIM «sono testimoni i 615 operatori specificamente in servizio per gli italiani (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore, sacerdoti in pensione) presenti in 375 Missioni Cattoliche di Lingua Italiana distribuite in 41 nazioni nei 5 continenti, secondo i dati aggiornati al 2 settembre 2013. A questi si unisce il generale “mondo della missionarietà” stimato dalla Fondazione Missio in circa 10.000 operatori tra presbiteri, consacrati e consacrate, laici e laiche». La Fondazione Migrantes della CEI, dopo la revisione dello Statuto cura la pastorale dei Rom e Sinti, degli immigrati e dei rifugiati, degli emigrati italiani e del mondo del Circo, del Luna Park e dello spettacolo viaggiante. Prima della revisione dello Statuto curava anche la pastorale dei Marittimi e degli Aeroportuali, che ora fa riferimento ad un organismo autonomo. Alla Fondazione Migrantesla CEI ha conferito il mandato di porsi quale mediatrice tra il popolo in mobilità e la Chiesa universale. Si potrebbe per esempio ricordare che gli artisti dei circhi e degli spettacoli viaggianti, e i lunaparkisti diventano fedeli della parrocchia in cui vanno a sostare; da qui l’invito ai parroci interessati di farsi presenti in qualche modo in queste realtà.

Quell’incontro con una persona speciale L’esperienza del Coro diocesano e l’incontro col Papa

16 POSTI AL COMUNE

Servizio civile, via alle domande

domenIca 20 ottobre 2013

ALESSANDRA LECCA UANDO NELLA VITA CAPITA d’incontrare delle persone speciali, la mente e il cuore, fissano in modo indelebile le sensazioni, le immagini e persino la data e quasi senza rendercene conto, ritorniamo più volte a quel momento, ricordandolo e cercando di rivivere tutte le emozioni che ancora dopo settimane rimangono impresse in modo profondo. Questo è quello che mi capita quando ritorno allo scorso 22 Settembre, all’incontro con Papa Francesco. Per raccontare la mia esperienza è necessario un piccolissimo passo indietro. Ad Agosto è arrivata la proposta di partecipare al Coro Diocesano dei giovani. Ho detto:” Si!” piena di entusiasmo! È stato un grande dono preparare l’Incontro col Papa insieme a tanti ragazzi e ragazze che

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vivono (non solo nel canto) l’esperienza di Servizio nelle diverse parrocchie. Preziosi compagni di un cammino che ancora prosegue! Durante le prove si è lavorato tanto: musicisti e coordinatori operavano con gratuità, trasparenza e attenzione verso ciascuno! La preparazione è stata intensa, gioiosa, faticosa e divertente grazie anche a Don Davide, Don Alberto che non solo ci hanno insegnato i canti,ma soprattutto hanno preparato il nostro cuore nell’attesa di un incontro unico! In un attimo è arrivato il 22. Poter vedere da vicino Papa Francesco, senza il filtro di una telecamera, mi ha dato la possibilità di scoprire come, nonostante la confusione, le tante persone, le voci, riuscisse a mettersi in ascolto profondo di chi parlava con lui: cambiava la postura, era proteso verso la persona e il suo sguardo si orientava verso di lei... E lì

Il coro diocesano mentre anima la messa nella Bssilica di Sant’Elena.

mi son venute in mente le tante volte in cui lui stesso insiste sul bisogno che ciascuno di noi ha di essere ascoltato: lo vedevo vivere le sue parole! Scrutandolo con attenzione pensavo che Gesù dovesse assomigliargli molto nell’essenzialità dei gesti, negli abbracci, nell’accoglienza incondizionata, nello sguardo sorridente che esprimeva la gioia, la speranza che il Papa invita a coltivare nella nostra vita. Mentre raccontava la sua esperienza personale soffermandosi sui suoi fallimenti, le fragilità, i peccati che evidentemente non hanno intaccato la sua vicinanza a Dio, lì, ho sentito veramente le sue parole dentro la concretezza della mia vita. Sembrava di ascoltare un maestro,

un Maestro di vita che con la sua esistenza, trascorsa accanto al Signore per 60 anni, con un linguaggio semplice ed immediato ci dice:“Non mi sono mai pentito!” . Quante emozioni ho sentito vibrare nelle corde del cuore in quel momento. Mi son chiesta per quali aspetti della mia vita posso o potrò onestamente dire:”Non mi sono mai pentita!”Era chiaro cosa volesse dirci quando, con l’intensità e la preoccupazione di chi vuole bene, ci ha detto di non sprecare la vita regalandola ai “Mercanti di morte”! È a questo punto, che Papa Francesco ci ha indicato la strada per la dare un senso pieno alla vita “Getta le tue reti sulla mia parola” ovvero Fidarsi di Dio! Dio non delude!


domenIca 20 ottobre 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Villasor. Parla il parroco don Salvatore Collu: “Conservato l’aspetto religioso dei momenti”

“Con Santa Vitalia si è chiuso il periodo delle feste della zona” Per la festa celebrata nei giorni scorsi tornano fedeli da tutta l’Isola. Un appuntamento con la grande devozione per i santi del circondario, sempre amati da tutti R. C. NA FESTA CHE testimonia la devozione dei villasoresi e non solo. Santa Vitalia, la cui memoria si è celebrata nei giorni scorsi, richiama fedeli da tutta l’Isola, specie dal Sulcis, da dove arrivano molte persone nei giorni di festa. “Ogni anno vedo ritornare molti fedeli di altri centri che non vogliono mancare a quest’appuntamento – dice il parroco don Salvatore Collu – segno di un affetto anche verso la comunità. Gli effetti della crisi si fanno forse sentire negli aspetti civili della festa, anche se il programma di quest’anno è stato ricco. Ciò che non muta è la partecipazione sentita dei fedeli alla serie di appuntamenti che abbiamo programmato: dal triduo alla recita del Rosario nella chiesetta alla periferia del paese, restaurata e riportata agli antichi splendori”. Come ogni anno il sabato che precede la festa grande, dopo la messa

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vespertina che da l’inizio alla novena di preparazione, i simulacri di Santa Vitalia e quello di Santa Greca vengono trasferiti nella chiesa di Santa Vitalia. Qui ogni giorno non mancano le visite dei fedeli in preghiera, con i membri del comitato a controllare l’afflusso dei pellegrini e che tutto resti nella norma. Poi, nei tre giorni precedenti la festa, il triduo di preparazione con la recita del Rosario meditato e la celebrazione eucaristica. Il clou nelle giornate di domenica e lunedì. La domenica, la processione per le vie del paese addobbate a festa: non manca sa ramadura ed i gruppi folk che accompagnano il simulacro insieme alla banda musicale e launeddas di Villasor. Tutti in fila per accompagnare per le strade Santa Vida, come l’adagio popo-

lare invoca la Santa. Il lunedì invece è caratterizzato dalle messe celebrate nella chiesetta ad ogni ora la mattina oltre ad una vespertina sempre in onore di Santa Vitalia. “Il martedì poi – racconta ancora don Collu – la giornata è dedicata a Santa Greca, con una processione al mattino per le vie del paese. Anche qui la devozione della gente è tanta: molti, nonostante sia un giorno feriale, non mancano alla processione e alla messa solenne. Imponente poi il numero di fedeli che la sera accompagna i due simulacri in parrocchia per il rientro: un bagno di folla con uomini e donne disposti lungo il percorso oppure dietro il simulacro. Gente davvero devota a Santa Vitalia ed io stesso raccolgo le confidenze di diverse persone che mi raccontano di episodi nei quali,

a loro dire, la Santa è intervenuta per una grazia o per un aiuto”. Una religiosità popolare aiuta nel cammino di fede: è quanto emerge dalla festa di Villasor, comunità guidata da dodici anni da don Collu. “Con quella di Santa Vitalia – conclude don Salvatore - si chiude un po’ il periodo delle quattro feste più importanti della zona: da Santa Maria di Uta a Santa Greca, da Santa Vitalia di Serrenti a quella di Villasor. Negli anni passati queste feste rappresentavano anche l’occasione di scambi commerciali in ambito agro-pastorale. Oggi hanno perso quell’aspetto ma non quello della religiosità: per Santa Vida non mancano il divertimento, l’allegria e la festa ma centrale resta la devozione alla Santa”.

“Con Gesù diventiamo Anche da Monserrato una cosa sola, figli di Dio” a pregare don Bosco La catechesi prebattesimale di don Sergio Manunza MARIAGRAZIA CATTE INEVRA, GEMMA, ANDREA e Leonardo hanno ricevuto il Battesimo durante la Messa domenicale per far vedere, in particolare ai più piccoli, come essi stessi sono stati battezzati e per spiegare a tutti (bambini, ragazzi, catechisti e genitori) il significato del Battesimo. “Quando siete entrati in Chiesa - ha detto don Sergio - avete bagnato la mano nell’acqua benedetta per poi farvi il Segno della Croce: questo ci ricorda il nostro Battesimo che ci ha uniti a Gesù, con Gesù diventiamo una cosa sola, con Lui diventiamo figli di Dio e quindi partecipiamo alla sua eredità che è la vita eterna”. L’unzione con l’olio dei catecumeni, l’abito bianco, il cero, ogni gesto è stato spiegato e i più piccoli, sempre accanto al sacerdote, hanno seguito con molta attenzione e sicuramente ricorderanno tanto di questa catechesi battesimale prati-

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ca più che teorica. Per gli adulti la riflessione legata all’impegno, all’attenzione di ciò che per i piccoli diventa il primo annuncio. A genitori, padrini e madrine l’augurio che questi bambini crescano, come Gesù, in età, grazia e sapienza e l’invito ad impegnarsi nella loro educazione perché diventino buoni cristiani e onesti cittadini.

Il santo dei giovani è da sempre caro ai monserratini M. G. C. NCHE I FEDELI DELLA parrocchia del SS. Redentore hanno voluto rendere omaggio all’urna di don Bosco esposta nella Basilica di Bonaria. Il Santo, Padre e Maestro dei giovani è molto caro ai Monserratini che godono della presenza salesiana delle Figlie di Maria Ausiliatrice fin dal 1927, quando, su invito del Canonico Salvatore Deiana e interessamento del Vescovo Monsignor Piovella, fu istituito l’Asilo “Monumento ai Caduti” che accoglieva i bambini del paese alternando i giochi all’istruzione salesiana. Guidati da Don Sergio, ex allievo e salesiano cooperatore, in allegria e spirito salesiano con stendardi e striscioni, abbiamo raggiunto la città in metropolitana e a piedi fino al colle per pregare e chiedere a Don Bosco di aiutarci ad essere veri amici di Gesù. Abbiamo partecipato con

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devozione, insieme all’intera Famiglia Salesiana, alla Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Miglio che nell’Omelia ha sottolineato l’attualità dell’azione pastorale di Don Bosco verso i giovani. Particolarmente sentito il momento in cui, attorno all’urna del Santo, noi Salesiani Cooperatori abbiamo rinnovato la promessa di vivere il Battesimo secondo il Progetto di Vita Apostolica. Un breve filmato della permanenza dell’Urna a Cagliari lo trovate nel sito dei Salesiani Cooperatori di Monserrato http://www.ascmonserrato.altervista.org

Il PortIco

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detto tra noi Condannato per furto di polli di D. TORE RUGGIU

Non era difficile, qualche tempo fa, non vedere una notizia, con il titolo a tutta pagina, nel quotidiano locale: “Condannato a tre anni”. In realtà il ladruncolo aveva rubato anche qualcos’altro, ma niente in confronto ai grandi furti (rapine) nelle banche, negli uffici postali o nei centri commerciali. È ancora meno in confronto ai furti nelle casse dello Stato. Bene, il povero malcapitato, si è beccato tre anni di galera! Avrà quasi certamente pensato che, forse, gli sarebbe convenuto tentare qualche altro colpo grosso: con la giustizia che ci ritroviamo, molto probabilmente, gli sarebbe andata meglio. Un proverbio recita: “a rubar poco si va in galera, a rubar tanto si fa carriera”. E un altro detto afferma: “ruba un chiodo e sarai impiccato come delinquente; ruba un regno e ti chiameranno sua maestà”. Ora, pur riconoscendo le esagerazioni anche di questi e simili detti, tuttavia è comune convincimento che i “ladri di polli” la finiscano in galera, a differenza di altri che delinquono commettendo crimini ben peggiori, compresi i cosiddetti furti legalizzati e non vengono adeguatamente puniti. La giustizia italiana è un settore nevralgico dello Stato che avrebbe bisogno di riforme serie e urgenti e il potere giudiziario di criteri di applicazione delle leggi chiari. Fermo restando che molti compiono seriamente il proprio dovere, tuttavia non ci si può nascondere dietro un dito per non vedere, da una parte la politicizzazione di molti magistrati e, dall’altra, la “magistralizzazione” di molti politici. Non è un problema di oggi, visto che autorevoli pensatori, come per esempio la buonanima di Aristotele che affermava: “la giustizia di questo mondo è una ragnatela che ferma moscerini e lascia passare gli uccelli” (io direi anche le vacche e gli elefanti!). il libro della Sapienza ammonisce così i potenti della terra: “amate la giustizia voi che governate sulla terra” (anche se qui il termine “giustizia” assume vari significati). Ma tutto questo, quanto è difficile? Eppure è un progetto da realizzare che richiede la collaborazione di tutti, a cominciare dalle istituzioni. Ora, che non sia bene rubare polli, abbandonare gli animali, e cose del genere, siamo tutti d’accordo. Ma la giustizia esige che non si guardi in faccia nessuno e che la pena sia proporzionata la reato commesso. Insomma, che la legge sia uguale per tutti, pur con l’imperfezione della giustizia umana da mettere in conto. In conclusione, è necessario adoperarsi perché tutti abbiano una formazione al rispetto della legalità e che si facciano leggi giuste e sagge per il bene comune, ovviamente facendole rispettare. Altrimenti, come diceva in cardinale Richelieu: “fare una legge e non farla rispettare, equivale ad autorizzare la cosa che si vuole proibire”. Ma….non solo per non rubare polli.


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Il PortIco

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Parrocchie. A Settimo con il Coro Russia Cristiana concerto e Divina Liturgia.

Per ascoltare insieme la Presenza che riveste di bellezza tutte le cose MARIA VITTORIA PINNA RA IL 1978 QUANDO mi capitò di partecipare ad un interessante "Convegno sul Dissenso in URSS" ed ebbi modo anche di sentire per l'occasione un dissidente russo, Andrej Sinjavskij, che ci parlava della sua esperienza drammatica sotto il regime sovietico. Fu allora che venni a conoscenza del Samizdat, l'autoeditoria clandestina russa, che diffondeva gli scritti non graditi al regime: in modo avventuroso, tale autoeditoria abbastanza artigianale (ogni amico che riceveva uno scritto doveva farne delle copie con la macchina da scrivere o col ciclostile e poi diffonderle) arrivava anche in Occidente, ricevendo dall'Occidente, in modo altrettanto avventuroso, bibbie e scritti cristiani lì fuori legge. Ricordo che il primo Samizdat di successo arrivato in Italia fu Il dottor Zivago di Boris Pasternak pubblicato da Feltrinelli. Fu sempre in occasione di quel convegno che conobbi la rivista CSEO (Centro Studi Europa Orientale) che mi informava della riflessione dei dissidenti del regime sovietico ateo e della sua tragica realtà persecutoria nei confronti di coloro che rifiutavano la dittatura, cristiani e non. In seguito la mia fonte di informazione sulla situazione della Russia divenne la rivista "Russia Cristiana" fondata da Padre Romano Scalfi nel 1957, in concomitanza con la nascita del Centro Studi Russia Cristiana. Padre Scalfi, fin da giovane sacerdote, ha avuto la passione per la cultura cristiana orientale ed ha avuto occasione di conoscere molti protagonisti del Dissenso e, dopo aver approfondito la tradizione letteraria, artistica e religiosa rus-

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sa, ha voluto dar voce in Italia e in Occidente al Samizdat facendosi portavoce della difesa dei diritti religiosi e umani. Nacque così la rivista “L'altra Europa" che,dopo la caduta del muro di Berlino, divenne "La nuova Europa”. Il suo desiderio era di far conoscere anche qui in Italia non solo la realtà tragica della persecuzione dei dissidenti in URSS, ma anche tutta la bellezza della cultura e liturgia bizantino slava. Ma era necessario un coro che riproponesse la profonda religiosità e bellezza dei cori russi e così, grazie ad alcuni giovani, nacque il Coro di Russia Cristiana. Tale coro via via si è andato arricchendo di nuovi aderenti affascinati dalla straordinaria possibilità di fondere, senza confondere, in un unico coro tutta la bellezza della cultura orientale e occidentale. Così, mottetti, antiche canzoni e laudi si ritrovavano a convivere armonicamente non solo durante la celebrazione liturgica. Col tempo il coro ha pensato di organizzare dei concerti, anche connessi coi vari periodi liturgici, in cui la presentazione di icone russe, spiegate nel loro significato teologico si alterna al coro che canta la preghiera suscitata dalla contemplazione dell’icona stessa. E così quasi ogni fine settimana, da diversi anni, questi amici vanno presso parrocchie, seminari o monasteri a aiutare a far percepire la bellezza della cultura iconografica russa

che si compone con la nostra cultura polifonica. Nel nostro paese, il parroco che da due anni offre ai parrocchiani una solida cultura religiosa nell’intento di far gustare la bellezza della fede, soprattutto in quest’anno della fede, ha desiderato invitare questo coro perché ci presentasse sabato 26 il concerto e poi domenica 27ci offrisse la pos-

l via anche quest’anno nel quartiere cagliaritano di Marina i festeggiamenti in onore della Beata Suor Giuseppina Nicoli, la religiosa vincenziana che qui, nei primi decenni dello scorso secolo, prestò la propria opera di carità lasciando un solco profondo nella memoria degli abitanti e dei fedeli. Si parte giovedì 17 ottobre alle 18.30 con la solenne processione che accompagnerà le reliquie di Suor Nicoli dalla cappella della Marina alla parrocchia di Sant’Eulalia. Seguirà la Santa Messa presieduta da

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In città per la Beata anche mons. Negri, vescovo di Ferrara FRANCESCO FURCAS

curiosità

Hanno collaborato a questo numero: Massimo Pettinau, Matteo Meloni, Massimo Lavena, Francesco Furcas, Roberto Piredda, Andreina Pintor, Marco Lai, Alessandra De Valle, Chiara Spada, Giovanni Lorenzo Porrà, Rosalba Crobu, Andrea Busia, Matteo Mazzuzzi, Davide Lai, Luisa Rossi, Mario Steri, Giampiero Zara, Alessandra Lecca, Roberto Comparetti, Maria Grazia Catte, Tore Ruggiu, Maria Vittoria Pinna.

Festa di suor Nicoli, un fitto calendario mons. Salvatore Ruggiu, con omelia sulla vita religiosa. A conclusione della giornata un incontro sulla vita di San Vincenzo de’ Paoli, con l’ausilio di filmati presso il teatro di Sant’Eulalia. Venerdì 18 alle 19 Santa Messa presieduta da Mons. Paolo Sanna, con omelia sulla vocazione. Alle 20 spazio ai ricordi della Cagliari di un tempo con lo spettacolo teatrale “Una borta in sa Marina” messo in scena dalla compagnia “Cagliari si risveglia”, ambientato ai tempi de is piccioccus de crobi, nomignolo con cui erano identificati i ragazzi, spesso senza famiglia o abbandonati, alle cui cure e

sibilità di partecipare alla Divina Liturgia (in rito bizantino-slavo). “Abbiamo bisogno di respirare anche col polmone orientale della Chiesa, come ebbe a dire Giovanni PaoloII” è stata una sua recente affermazione. E occorre conoscere la bellezza della Chiesa universale, in tutte le sue più originali manifestazioni, che rivelano lo straordinario fascino del rapporto personale e comunitario con l’Autore stesso della bellezza. Il titolo del concerto che verrà presentato a Settimo è “La lode, la grazia” che vuole esprimere, tramite immagini, commenti, canti, da una parte il Dono, la grazia, dall’altra la partecipazione della persona alla gratitudine e alla lode.

domenIca 20 ottobre 2013

educazione s’interessò proprio Suor Nicoli. Sabato 19 Santa Messa alle ore 19 presieduta da Mons. Carlo Follesa, che nell’omelia affronterà il tema della carità oggi. Alle 20 il coro "Non solo note" di Silvia Nardi proporrà

riflessioni e canti sui pensieri della Beata Suor Nicoli. Domenica 20 dalle 9 alle 12 spazio alle competizioni sportive per ragazzi, impegnati in gare di atletica, minibasket e minivolley. Alle 19 Santa Messa presieduta da Padre Giuseppe Guerra, postulatore della causa di beatificazione. L'animazione musicale sarà affidata al coro San Michele dell’ospedale Brotzu diretto da Agostino Cabiddu. La celebrazione si concluderà con la solenne processione accompagnata da una fiaccolata per le strade del quartiere. Culmine dei festeggiamenti martedì 20 alle 19.30 alla Cripta di San Domenico dove il Vescovo di Ferrara, Mons. Luigi Negri (nella foto a sinistra), terrà una conferenza dal titolo "Dall'esperienza di Suor Nicoli all'impegno della Chiesa di oggi nell'emergenza educativa".

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