N. 3 7 marzo 2014
il giornale
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna
La rotativa al capolinea Quando tu lavori 34 anni, addirittura di più o una buona parte di essi, accanto a una macchina, in questo caso una rotativa per la stampa di un giornale, quando la accendi ogni sera, la senti girare, la conosci nel dettaglio, intervieni se c’è un cigolio, quando grazie a lei o con lei fai crescere la tua famiglia, ecco che se ti comunicano che il prossimo 31 dicembre 2014 sarà l’ultimo giorno di lavoro lo sconforto e la tristezza ti pervadono nel più profondo dell’animo. Anche se lo potevi immaginare o intuire, anche se puoi capire che investire più di 20 milioni in un cantone di 300.000 abitanti è un’operazione senza senso, lo smarrimento è grande. Questo è ciò che è accaduto agli 8 colleghi addetti alla rotativa, dei quali 6 stampatori e 2 aiuto stampatori, e alle 15 lavoratrici e lavoratori del settore spedizione del quotidiano laRegioneTicino. La società Regiopress SA ha deciso infatti che a partire dal prossimo primo gennaio il quotidiano verrà stampato al Centro stampa di Muzzano: la loro rotativa è ben più performante poiché invece di impiegarci tre ore e mezza ci mette quarantacinque minuti e inoltre, se volessero, lo potrebbero stampare tutto a colori. Ecco l’altra faccia della continua evoluzione tecnica, per la quale si può rimanere anche meravigliati, e del costante miglioramento del proprio prodotto. Ne sanno qualche cosa anche i postini che si vedono parte del loro lavoro tolto appunto da macchine spartitrici sempre più veloci e performanti. La società dal canto suo ha già detto di voler allestire un piano sociale e noi faremo la nostra parte. Purtroppo, abbiamo una certa dimestichezza ›continua a pag. 11
CCl Posta
Raggiunto l’accordo sui primi tre grandi temi fra cui i salari
Tamedia
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Ticino
Giornalisti della stampa scritta Il caso upc cablecom sempre meno disposti dimostra l’importanza a farsi maltrattare di avere un CCL ›pag. 7
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Accordi 2014/2015 con Swisscom e cablex
Una massa salariale al passo con i tempi
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© Jens Friedrich
Editoriale
votazione del 18 maggio 2014
Il salario minimo è necessario La questione è d’attualità. 21 dei 28 Stati dell’UE l’hanno già introdotto. Persino gli Stati Uniti d’America conoscono tale strumento che mira a equilibrare le differenze salariali, incentiva la domanda interna e dà impulso alla crescita e all’occupazione. “Le aziende, la cui esistenza dipende unicamente dal pagamento ai propri dipendenti di un salario insufficiente a condurre una vita dignitosa, non devono più avere il diritto di svolgere le proprie attività in questo Paese”. Con questa citazione del Presidente degli Stati Uniti d’A-
merica, Franklin D. Roosevelt, che risale al 1933, l’unione sindacale tedesca DGB iniziò, sei anni fa, la propria campagna per l’introduzione del salario minimo. Ora i sindacati hanno quasi raggiunto il traguardo. Conformemente al contratto di coalizione dei partiti di governo SPD,
CDU e CSU, dal 1º gennaio 2015 nella più grande economia europea sarà adottato un salario minimo legale di 8,50 euro all’ora su tutto il territorio. Così si chiude una delle ultime lacune nell’introduzione del salario minimo in ambito ›continua alle pagine 2-3
2 | Dossier Iniziativa salari minimi
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014
votazione del 18 maggio 2014
Il salario minimo è necessario continua da pag. 1 europeo: 21 dei 28 Paesi dell’Unione Europea conoscono tale strumento. Gli Stati scandinavi costituiscono ancora un’eccezione, in Danimarca, Svezia e Finlandia l’importo dei salari minimi viene negoziato fra le parti. La stragrande maggioranza dei lavoratori ne trae profitto, poiché il 90 per cento delle persone occupate ha un rapporto di lavoro disciplinato da contratti collettivi – molto più che in Svizzera. Nondimeno, in considerazione della crescente liberalizzazione nel settore terziario e della conseguente migrazione di manodopera, anche in questi Paesi si parla già di modelli di salario minimo legale. Anche l’Austria ha potuto sinora rinunciare al salario minimo legale, poiché dispone di livelli salariali vincolanti molto alti. Tuttavia, nel luglio 2007, le controparti si sono accordate per un salario minimo fisso.
Esperienze positive Naturalmente anche in Germania sono state espresse riserve riguardo al salario minimo. Il “saggio” economista, Christoph Schmidt, afferma che ciò costerà migliaia di posti di lavoro. Timori in questo senso erano già stati espressi prima che i Paesi Bassi – uno dei primi Paesi a farlo – introducessero nel 1968 il salario minimo legale. Tali timori non hanno però trovato confer-
ma. Nel regno d’Olanda il salario minimo è tuttora indiscusso. Esiste un largo consenso sul fatto che un’occupazione di lavoro a tempo pieno debba permettere un’appropriata partecipazione alla vita sociale. Il salario minimo viene regolarmente adeguato all’evoluzione dei prezzi e dei contratti collettivi ed è oggi di 9,11 euro all’ora. Quasi dello stesso importo è quello in Belgio, dove datori di lavoro e lavo-
ratori si sono accordati per un salario minimo nazionale nel 1975. Nessun potere sociale di rilievo lo mette più in discussione. Il Lussemburgo con la sua libera economia ha il salario minimo più alto d’Europa: 11,10 euro all’ora, i lavoratori qualificati guadagnano persino il 20 per cento in più. La Francia ha introdotto un minimo salariale addirittura già nel 1950. Dal 1970 lo SMIC, il “salario minimo
orientato alla crescita ed esteso ai vari gruppi professionali” garantisce un adeguato livello di potere d’acquisto ai gruppi con reddito più basso. In realtà gli influssi sull’occupazione del salario minimo di 9,53 euro – al secondo posto in Europa – sono controversi. Si è tuttavia constatato che esso contribuisce a rimuovere le disuguaglianze e a sostenere la domanda sul mercato interno, di conseguenza dà
L’iniziativa
Quat tro importanti e buoni motivi per
Cosa si prefigge, che effetti produce In Svizzera 330.000 dipendenti lavorano per una retribuzione inaccettabile: sotto i 4000 franchi al mese. L’iniziativa sui salari minimi vuole ora cambiare questa ingiusta condizione. L’iniziativa sui salari minimi lanciata dall’Unione Sindacale Svizzera USS trova largo consenso fra la popolazione. Secondo un rappresentativo sondaggio-link dello scorso novembre, il 73 per cento degli intervistati è pienamente o preferibilmente d’accordo con uno stipendio minimo di 4000 franchi. Il Consiglio federale e il Parlamento non ne hanno tenuto alcun conto, respingendo l’iniziativa durante le consultazioni, e non hanno nemmeno ritenuto opportuno presentare una controproposta all’iniziativa popolare, condivisa anche da molti sindacati, tra i quali syndicom, e da partiti politici (tra gli altri PS, Verdi e PCS).
un impulso alla crescita economica e all’occupazione. Anche in Gran Bretagna il numero dei posti di lavoro è aumentato da quando il Paese ha introdotto, nel 1999, un salario minimo nazionale uniforme che nel frattempo gode di alta considerazione, sia in ambito politico che presso la popolazione. Lo stesso vale per l’Irlanda che ha introdotto il salario minimo un anno dopo. Nella verde iso-
Il salario minimo è invece uno strumento riconosciuto internazionalmente per una protezione contro il dumping dei salari e per garantire un reddito minimo a chi lavora. La Svizzera è uno degli ultimi Paesi in Europa che non hanno ancora adottato un salario minimo legale. La faccenda è tanto più urgente e legittima, quanto più bassa è la percentuale – solo circa il 45 per cento – di lavoratori che sottostanno a un contratto collettivo di lavoro in cui viene stabilito uno stipendio minimo: un valore molto basso se paragonato a livello internazionale. Molti datori di lavoro in Svizzera si rifiutano di stipulare tali contratti.
«Il 73 per cento degli intervistati è pienamente o preferibilmente d’accordo con uno stipendio minimo di 4000 franchi».
Questo è uno dei motivi per cui i sindacati hanno lanciato l’iniziativa sui salari minimi che vuole, in primo luogo, indurre la Confederazione e i Cantoni a favorire “la fissazione nei contratti collettivi di lavoro di salari minimi in uso nel luogo, nella professione e nel ramo, ed il rispetto degli stessi”, così recita l’iniziativa. L’iniziativa popolare stabilisce un salario minimo di 22 franchi all’ora, che fanno circa 4000 franchi al mese, quale copertura minima a favore di tutti i lavoratori. Ciò corrisponde al 65 per cento della retribuzione media di tutti i lavoratori dipendenti. Come è consuetudine a livello internazionale, il salario minimo viene in seguito regolarmente adeguato all’evoluzione dei salari e dei prezzi: analogamente a quanto avviene per la rendita AVS. Lavoratori con particolari forme di
contratto, come ad esempio gli apprendisti o persone in formazione (praticanti) ne sono esclusi. I circa 330.000 lavoratori che trarrebbero profitto dal salario minimo non sono affatto solo persone giovani in situazioni transitorie: quattro su cinque sono persone di età superiore ai 25 anni. All’incirca un terzo dispone di una formazione professionale. Salari bassi, al di sotto di 4000 franchi, sono diffusi in molte professioni e in molti rami professionali: nella vendita al minuto, nelle imprese di pulizie, nei call center, nella sanità e nel sociale, nei servizi di corriere, nei centri di giardinaggio e, in parte, anche nell’albergheria. È quindi veramente importante impegnarsi per questa iniziativa. Maggiori informazioni si trovano su: www.mindestlohn-initiative.ch. (PK)
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Il salario minimo è assolutamente giusto. Chi lavora a tempo pieno deve anche poter condurre una vita piena. Ciò dovrebbe essere più che ovvio. Tuttavia i salari bassi contraddicono tale principio. Non è possibile sfamare una famiglia con uno stipendio inferiore a 4000 franchi al mese; è sufficiente una spesa imprevista per rendere la situazione insostenibile. In Svizzera soprattutto molte donne guadagnano meno di 22 franchi all’ora (vedi anche il nostro articolo a pagina 8). Quindi il salario minimo favorisce la parità salariale ed è anche un mezzo contro la sleale concorrenza di aziende che vogliono ricavare vantaggi dal dumping dei salari.
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Il salario minimo distribuisce meglio il benessere. L’economia svizzera è cresciuta molto negli ultimi anni, come pure la produttività. Però molti dipendenti non hanno potuto trarne alcun profitto. Tra il 2002 e il 2010 il salario medio è aumentato solo del 3,5 per cento, mentre nello stesso periodo gli stipendi dei top manager sono saliti del 14 per cento e gli azionisti hanno incassato grossi profitti. I proprietari di negozi di abbigliamento e di scarpe come Stefan Persson (H&M) o Amancio Ortega (Zara), che pagano stipendi bassi ai loro dipendenti
Iniziativa salari minimi Dossier | 3
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 intervista la, che negli anni 80 registrava un’enorme crescita economica, il motto “povertà nonostante il lavoro” era prima molto diffuso. Anche la maggior parte dei nuovi Stati dell’Europa centrale e orientale conosce i salari minimi, che, se pur fissati a livelli inferiori, servono non da ultimo ad ammortizzare le conseguenze della conversione economica e sociale dopo il collasso dell’economia pianificata.
© S ven Torfinn/Panos Pictures/Felix Features
Obama aumenta il salario minimo Come si presenta la situazione negli Stati Uniti d’America con la loro economia liberale? Il Presidente Roosevelt aveva effettivamente introdotto un salario minimo legale nel 1938, che da allora è stato regolarmente aumentato, ultimamente a (modesti) 7,25 dollari USA. Il Presidente Obama, nel frattempo, ha elevato tale importo a 10,10 dollari USA (9 CHF) per i lavoratori i cui datori di lavoro svolgono un’attività regolamentata da un contratto per il governo. “Farò il possibile per aumentare le retribuzioni dei lavoratori americani” ha detto in occasione della firma del relativo decreto. I singoli Stati federali sono tra l’altro autorizzati a fissare un salario minimo più alto. Con l’iniziativa sui salari minimi dell’USS viene accordata la stessa competenza ai Cantoni svizzeri.
Peter Krebs è giornalista freelance.
Il problema dei salari bassi riguarda i professionisti esperti In Svizzera molti lavoratori con una formazione professionale guadagnano meno di 4000 franchi al mese. Daniel Lampart, economo capo dell’Unione Sindacale Svizzera (USS), lo ritiene scandaloso. Dall’iniziativa sui salari minimi, che voteremo il 18 maggio 2014, trarranno profitto 330.000 lavoratori mal retribuiti. Daniel Lampart è responsabile
syndicom: L’iniziativa dell’USS esige un salario minimo di 4000 franchi per un lavoro a tempo pieno. Perché proprio questo importo? Daniel Lampart: Abbiamo molto discusso su questa domanda prima di lanciare l’iniziativa. Da un lato si trattava di capire quanti soldi servissero per poter vivere dignitosamente, dall’altro se ciò fosse realizzabile. Alla fine ci siamo accordati per 22 franchi all’ora. Ne deriva uno stipendio di 4000 franchi al mese, per 12 mesi con 42 ore di lavoro alla settimana.
Nel confronto internazionale sembra essere un importo alto. In Germania si parla di uno stipendio minimo di 8,50 euro all’ora, quindi circa 10 franchi. La Svizzera ha un livello salariale alto, pertanto è necessario anche un salario minimo alto, per proteggere gli stipendi, altrimenti non avrebbe efficacia. In
rapporto al salario medio la cosa è già diversa. Con 22 franchi siamo dietro alla Francia e un po’ meglio dell’Olanda. Se si considerano le persone che ne traggono profitto, da noi arriveremmo al 9 per cento circa dei lavoratori, in Germania, con un minimo salariale di 8,50 euro sarebbero dal 15 al 20 per cento e negli Stati Uniti d’America con 10,10 dollari quasi il 15 per cento. Fortunatamente da noi il problema degli stipendi bassi è meno grave che negli altri Paesi.
330.000 persone lavorano in Svizzera con un salario basso. Verranno tutte pagate in modo equo se l’iniziativa otterrà la maggioranza dei voti? Tutti riceveranno più soldi, e ce n’è urgente bisogno. 4000 franchi al mese è uno stipendio ragionevolmente dignitoso, non è tuttavia sufficiente a mantenere una famiglia. Il fatto che
Il salario minimo avrebbe valore in tutta la Svizzera, tuttavia il costo della vita è molto diverso da regione a regione. Non si dovrebbe differenziarlo?
ti se ne vanno. L’esempio mostra allo stesso tempo che addirittura gli hard discount riescono a pagare questi salari minimi. Dovrebbe pertanto essere possibile a tutti.
L’argomento degli oppositori è che i datori di lavoro assumerebbero meno personale se i salari aumentassero. L’iniziativa costituisce dunque un pericolo, come mette in guardia il Consiglio federale?
«La Svizzera ha un livello salariale alto, pertanto è necessario anche un salario minimo alto, per proteggere gli stipendi, altrimenti non avrebbe efficacia».
Per ogni miglioramento a favore dei lavoratori, i datori di lavoro e in parte anche il Consiglio federale dipingono scenari oscuri. Tuttavia la storia dimostra che i miglioramenti a beneficio dei lavoratori sono sempre stati accompagnati da incrementi economici. In occasione della nostra ultima campagna “nessuno stipendio sotto i 3000 franchi” economisti conservatori come Aymo Brunetti mettevano in guardia da una disoccupazione di massa. Nel ramo alberghiero è accaduto esattamente il contrario. I salari sono aumentati dal 1998 del 50 per cento circa e contemporaneamente la disoccupazione è diminuita, in rapporto alla disoccupazione generale in Svizzera. Se tutti i salari bassi saranno portati a 22 franchi all’ora, la somma salariale totale aumenterà dello 0,4 per cento circa.
delle filiali svizzere, posseggono patrimoni miliardari. Grazie al salario minimo finirebbe nelle tasche dei dipendenti, che lavorano duramente, qualcosa in più rispetto a prima.
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© S ven Torfinn/Panos Pictures/Felix Features
Il salario minimo sgrava lo Stato I salari molto bassi spingono tante persone a chiedere aiuto all’assistenza sociale, che grava sullo Stato, rendendolo così responsabile delle retribuzioni troppo basse. Il salario minimo frena tale malsano sviluppo, provvede a salari che garantiscono un’esistenza dignitosa e allevia l’assistenza sociale. Studi effettuati di recente hanno dimostrato che l’assistenza sociale risparmierebbe ogni anno 100 milioni di franchi. Inoltre grazie all’aumento salariale le Assicurazioni Sociali incasserebbero 300 milioni di franchi in più e anche le entrate fiscali aumenterebbero di 173 milioni di franchi.
Il salario minimo incrementa l’economia. I salari un po’ più alti aumentano il potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici, incentivano la richiesta di beni di consumo, ne conseguono un effetto positivo sulla congiuntura e un aumento dei posti di lavoro. (pk)
del Segretariato
Ci abbiamo pensato, ma siamo giunti alla decisione che sia meglio rinunciare a una differenziazione. Prima di tutto più della metà dei costi per la conduzione familiare sono identici in tutta la Svizzera. La spesa in negozio, la benzina e i biglietti del treno hanno ovunque lo stesso costo. Inoltre è difficile delineare dei confini regionali. L’Alta Engadina e la Val Bregaglia sono confinanti, ma il loro livello dei prezzi è molto diverso. Inoltre le prestazioni statali, come la rendita AVS, sono uguali in tutto il Paese.
un salario minimo legale
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una persona con una formazione professionale guadagni meno di 4000 franchi è ingiusto.
I negozi al dettaglio Lidl e Aldi hanno introdotto spontaneamente un salario minimo rispettivamente di 4000 e 4200 franchi. È un successo dell’iniziativa? Sì. 4000 franchi sono plausibili e i commercianti al dettaglio si sono resi conto che devono pagare salari equi, altrimenti i clien-
ed economo capo presso l’Unione Sindacale Svizzera USS.
A quanto pare il datore di lavoro può persino farsi pubblicità con il salario minimo. Certo, è così. I discount hanno speso moltissimo per questa campagna.
Come la mettiamo con la formazione professionale? Non rischia di perdere il suo valore se si possono guadagnare 4000 franchi anche senza formazione professionale? La cosa peggiore è soprattutto che molti lavoratori con una formazione professionale adeguata non arrivano a guadagnare nemmeno 4000 franchi: un terzo delle persone con salari bassi ha alle spalle una formazione professionale e la maggior parte di loro ha più di 25 anni. In Svizzera il problema dei salari minimi riguarda professionisti esperti. È necessario provvedere affinché coloro che hanno concluso la loro formazione professionale percepiscano un salario decoroso, altrimenti i giovani si defilano.
L’approvazione dell’iniziativa contro l’emigrazione di massa cambia la situazione di partenza? La pressione sui salari al ribasso diminuisce ora, diventa quindi superflua l’iniziativa sui salari minimi quale provvedimento di accompagnamento? Purtroppo no, al contrario. L’introduzione di contingenti non è assolutamente una protezione contro i salari bassi. Se l’industria edilizia in Cina può reclutare 10.000 operai a basso costo, il dumping dei salari è peggiore di quanto non sia oggi. Nel precedente regime con i contingenti gli stagionali per svolgere lo stesso lavoro guadagnavano quasi il 14 per cento in meno degli Svizzeri. Ciò provocava un effetto negativo su tutti gli stipendi. È evidente che i contingenti senza un salario minimo e i dovuti controlli in loco portano a una maggiore pressione al ribasso sui salari. Pertanto i salari minimi sono più che mai necessari.
Intervista: Peter Krebs
Logistica Dai settori | 5
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 primo pacchet to tematico sul CCL Posta
Campo d'applicazione, durata del lavoro e sistema salariale: accordo raggiunto
Le delegazioni negoziali della Posta, del sindacato syndicom e dell’associazione del personale transfair sono giunte a un accordo in merito alle questioni di campo d’applicazione, durata del lavoro e sistema salariale. Si tratta per ora di risultati intermedi provvisori. Gli organi decisionali della Posta e dei sindacati dovranno poi approvare il risultato complessivo al termine delle trattative.
Campo d’applicazione Le parti sono giunte a un accordo sul fatto di negoziare un CCL mantello comune per Posta CH SA, PostFinance SA e AutoPostale Svizzera SA. Il CCL mantello disciplinerà tutti gli aspetti di base, mentre i temi specifici saranno discussi nell’ambito di trattative separate con le singole società del gruppo. I collaboratori delle società del gruppo riceveranno poi da parte della loro SA un CCL che conterrà le disposizioni del CCL mantello.
Durata del lavoro La durata regolamentare del lavoro resta invariata a 42 ore settimanali. Ai fini di una semplificazione, l’attuale settimana di compensazione verrà trasformata in una settimana di ferie. Le indennità per lavoro notturno e domenicale dovranno essere assicurate nella cassa pensioni.
Sistema salariale Per quanto concerne il sistema salariale, in futuro si dovrà rinunciare all’aumento salariale automatico sulla base degli anni di esperienza. In compenso ogni anno dovrà essere disponibile lo 0,4% per l’aumento salariale. Continuerà a essere possibile
integrare nel salario misure salariali individuali e generali decise nel quadro delle trattative salariali annuali. Per ogni livello di funzione dovrà essere definito un salario minimo che andrà a sostituire le attuali fasce salariali iniziali. Per sostituire le indennità del mercato del lavoro, in futuro dovranno essere definite fasce salariali regionali progressive per ogni funzione. Le indennità del mercato del lavoro attuali (IML) saranno quindi integrate nel salario.
devono pertanto essere considerati come intermedi e provvisori. Gli organi decisionali della Posta e dei sindacati dovranno poi approvare il risultato complessivo al termine delle trattative. L’obiettivo è di tenere conto con il nuovo CCL dello sviluppo economico dell’azienda, del-
Partecipazione aziendale È stata raggiunta un’intesa anche sulla partecipazione aziendale, che sarà integrata nel nuovo CCL sostanzialmente invariata. Le commissioni specializzate e le commissioni del personale possono pertanto proseguire le loro attività. La novità consiste nel fatto che potranno essere costituite già a partire da 50 collaboratori (attualmente da 100 collaboratori).
Prospet tive È possibile che durante le prossime trattative vengano ridiscussi temi già trattati. I risultati delle trattative ottenuti finora
cluderanno ancora durante l’anno in corso. Le condizioni d’impiego delle società del gruppo saranno negoziate tra il 2014 e il 2015 (ad es. DMC, Mobility Solutions, Posta Immobili Management e Servizi SA, SecurePost SA). Il CCL Posta 2015 dovrà entrare in vigore nel 2015 ed essere valido fino al 2018.
Primi successi della campagna "Tutti sotto lo stesso tetto"
Piano sociale Dato che il piano sociale attuale ha dato buoni risultati, le parti hanno deciso di riprenderlo senza ulteriori modifiche nel CCL Posta 2015.
le esigenze dei lavoratori, del contesto sociale e delle nuove condizioni quadro giuridiche (ad es. cambio dalla Legge sulla durata del lavoro alla Legge sul lavoro presso Posta CH SA e PostFinance SA). Le trattative sul CCL Posta per Posta CH SA, PostFinance SA e AutoPostale Svizzera SA si con-
commento
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Le trattative per il CCL 2015 sono in corso dal mese di agosto 2013. Finora sono stati trattati i temi riportati di seguito.
Dopo una lotta lunga ed estenuante, le delegazioni di syndicom e della Posta ora sono pronte per presentare i primi risultati delle trattative CCL (vedi altre informazioni su www.syndicom.ch). I risultati hanno carattere provvisorio, tuttavia il CCL 2015 si sta già cominciando a delineare. Gli effet ti della campagna CCL Rallegra in particolar modo il disciplinamento dell'ambito di applicazione: i partner contrattuali hanno raggiunto l'intesa riguardo a un contratto mantello per i tre grandi settori del gruppo. Con questo syndicom ha fatto un altro passo verso il suo grande obiettivo politico-contrattuale: "Tutti sotto lo stesso tetto" diventerà realtà per la stragrande maggioranza dei collaboratori della Posta! La nostra campagna CCL, elaborata già prima delle trattative, ha reso possibile l'integrazione nel CCL Posta anche dei corrieri e degli addetti ai giri pomeridiani MIX. Manca ancora all'appello l'assoggettamento al nuovo CCL dei conducenti degli imprenditori postali. Ma anche qui syndicom è sulla buona strada. Un team di esperti sta valutando diverse opzioni possibili. CCL 2015: una vera opportunità Con il CCL mantello syndicom potrebbe riuscire a regolare e riunificare – dopo le esternalizzazioni – l'opera contrattuale frammentaria e poco chiara con la Posta. In questo senso, il sindacato considera questi negoziati come una vera chance da sfruttare.
Responsabile settore Logistica
Tanti gli argomenti aperti nel set tore postMail
Comitato Mail: sarà un anno di fuoco Sono molti i punti all'ordine del giorno della consueta riunione del comitato Mail: dal bilancio del 2013 alla discussione del non molto soddisfacente aumento salariale. Per il futuro tante le sfide in particolare quelle legate a progetti con nomi astrusi come Kaizen o Distrinova 2 comprensibili solo agli addetti ai lavori. Si parte da un folto ordine del giorno di 14 punti tra l'amministrativo e il sostanziale. Il verbale dell'ultima seduta ricorda ad esempio che le spese dei telefoni cellulari vengono rimborsate dalla Posta in caso di utilizzo durante il servizio e per finalità professionali. Tra le varie ed eventuali si evidenzia che Mister Prezzi ha attaccato la Posta a seguito degli aumenti tariffali proposti. Speriamo che la bocciatura degli adeguamenti non vada ad accentuare la pressione sui collaboratori. Facendo un bilancio dell'assem-
blea della divisione Mail del 22 novembre 2013 si può affermare che gli argomenti trattati hanno suscitato un certo interesse. Alla relazione dei due rappresentanti "Case Management" di PostMail è seguita una ricca discussione. Si sono potuti constatare i mezzi messi in atto dalla Posta, al di là delle misure già esistenti, per trovare delle soluzioni con i lavoratori affetti da problemi di salute, Facendo un bilancio dell'assemblea della divisione Posta del 13.12.13 va detto che i negoziati salariali sono stati approva-
ti, seppur da una ristretta maggioranza. Di fatto il minuscolo incremento proposto non entusiasma per niente i colleghi. Analogamente è stata discussa e approvata la richiesta di respingere la fine del recapito a dopo le 12.30. Per il 2014 è stata proposta una road map: "informare-mobilitare". Questa locuzione comprende tutti i progetti di PostMail e le preoccupazioni dei nostri colleghi. Kaizen, Distrinova 2, CCL, classificazione del personale, divisa e altri progetti in corso porteranno a una nostra
mobilitazione. Desideriamo altresì migliorare il contatto con le sezioni. Per il momento a preoccuparci sono però i seguenti temi: Kaizen, ad esempio, non deve rientrare tra gli obiettivi Focus, sebbene dalla realtà emerga il contrario. Distrinova 2, la riduzione dell'orario di lavoro, pone numerose sfide all'organizzazione, mentre i pensionamenti o le modifiche contrattuali vengono proposti in modo un po' troppo disinvolto. Un gruppo di lavoro cercherà delle soluzioni per eli-
minare la fine del recapito alle 12.30. Il pagamento con carta presso i ristoranti dell'impresa ci pone di fronte al tema della protezione dei dati degli utenti. La sicurezza durante il recapito degli invii dello Shop da parte dei colleghi in DXP è un nuovo problema poiché il sovraccarico o l'ingombro risultano pericolosi. Anche i centri delle lettere sono oggetto delle nostre preoccupazioni: con progetti di modifica dell'orario e il calo della corrispondenza, come trovare di fatto delle soluzioni eque per tutte e tutti?
6 | Dai settori Telecom
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014
Accordi 2014/2015 con Swisscom e cablex
Incremento della massa salariale e aumento delle spese forfettarie Gli accordi salariali con Swisscom e cablex hanno fatto molto discutere in occasione della conferenza aziendale di Swisscom Group del 7 febbraio. Mentre l’accordo salariale con Swisscom è stato accettato all’unanimità, l’approvazione dell’accordo salariale con cablex è risultata piuttosto deludente. Inoltre, nel corso della conferenza aziendale, sono state rivolte delle critiche nei confronti di Swisscom poiché quasi nessuno conosce quale sia la propria posizione nell’ambito della fascia salariale. Franz Schori* syndicom ha negoziato con Swisscom uno dei migliori accordi salariali di quest’anno e di tutta la Svizzera: la somma salariale viene aumentata del 3% ripartita su due anni, ossia un 1,2% nel 2014 e un 1,8% nel 2015. Il presente accordo salariale è degno di nota poiché, negli ultimi anni, l’inflazione è stata praticamente assente. Pertanto l’accordo salariale, per la maggior parte dei collaboratori di Swisscom, comporta un incremento dei salari reali. «L’apertura delle trattative relative a un accordo salariale su due anni ha consentito una soluzione migliore rispetto ad accordi per un solo anno», ha chiarito Giorgio Pardini, responsabile del settore Telecom/IT, in occasione della conferenza aziendale, a cui hanno preso parte all’incirca 100 colleghe e colleghi. Nell’ambito della ripartizione viene applicata per la prima volta una matrice negoziata tra syndicom e Swisscom. Essa consente ai collaboratori più giovani un recupero più rapido. Inoltre viene dato un forte stop alla discrezionalità, criticata per molti anni, nell’ambito della ripartizione individuale della somma salariale. La percentuale generale sull’incremento della somma salariale
ammonta, sia per il 2014 che per il 2015, allo 0,3%. A beneficiare di tale incremento sarà all’incirca il 95% dei dipendenti di Swisscom. Nell’ambito della discussione sulla ripartizione dell’incremento della somma salariale è affiorato un problema di comunicazione: sono pochissimi coloro che conoscono la propria posizione nell’ambito della fascia salariale, per cui la maggior parte dei lavoratori di Swisscom non sa come muoversi in riferimento agli incrementi salariali attualmente convenuti. Pertanto syndicom chiede a Swisscom di essere più trasparente. Inoltre syndicom osserverà con attenzione i risultati del primo utilizzo della matrice, assicurando eventuali correzioni in prospettiva del 2015.
impiegati di cablex non molto soddisfat ti Fino a pochi anni fa non era chiaro se cablex sarebbe rimasta o meno una società del gruppo Swisscom. Nel frattempo Swisscom ha espresso chiaramente la propria posizione sulla sua società attiva nella realizzazione di reti. La difficoltà di cablex è che la società, alla stregua dei suoi concorrenti, deve sottoporre la propria offerta a Swisscom per
«Fino a pochi anni fa non era chiaro se cablex sarebbe rimasta o meno una società del gruppo Swisscom. Nel frattempo Swisscom ha espresso chiaramente la propria posizione sulla sua società attiva nella realizzazione di reti». ogni commessa. A ciò si aggiunge il fatto che il settore della realizzazione delle reti, per via dell’opposizione di singoli attori, non è ancora regolamentato. Ciò non esclude il dumping salariale e sociale e si ripercuote negativamente sulla creazione di valore. Di conseguenza l’accordo salariale con cablex è risultato meno soddisfacente rispetto a quello con Swisscom. In passato presso cablex si verificavano spesso delle discussioni in merito alle spese. Pertanto il comitato aziendale di cablex aveva conferito a syndicom il mandato di negoziare delle spese forfettarie. Con 350 franchi al mese (per 12 mensilità), le spese forfettarie in questione soddisfano ora la maggior parte dei dipendenti di cablex. In compenso i lavoratori si devono accontentare di un incremento della somma salariale per
Salari 2014 e 2015
Swisscom e le parti sociali syndicom e transfair hanno raggiunto un accordo sullo sviluppo dei salari per i prossimi due anni (2014/2015). La somma salariale viene aumentata complessivamente del 3 per cento. Swisscom e le parti sociali hanno raggiunto un accordo sui salari per i prossimi due anni. Nel 2014 la somma salariale crescerà dell’1,2 per cento, mentre nel 2015 il suo incremento sarà dell’1,8 per cento. L’aumento dello stipendio del singolo lavoratore si basa sulla sua prestazione e sull’ammontare del suo attuale salario. Per la maggioranza dei lavoratori è stato fissato un incremento salariale minimo annuo dello 0,3 per cento. «Grazie all’accordo siglato per il prossimo biennio possiamo premiare le buone prestazioni dei collaboratori e assicurare uno sviluppo dei salari in linea con il mercato» sottolinea Hans Werner, responsabile Human Resources e membro della Direzione del Gruppo di Swisscom, «nel con-
tempo offriamo ai nostri collaboratori una garanzia per il futuro». Soddisfatte anche le parti sociali: «La ripartizione secondo criteri stabiliti congiuntamente permette un’attuazione trasparente ed equa dell’accordo salariale», precisa Giorgio Pardini, responsabile del settore Telecomunicazioni/IT del sindacato syndicom. Anche Robert Métrailler, responsabile di settore del sindacato transfair, considera gli esiti delle trattative equilibrati e conformi alle aspettative. L’accordo si applica all’insieme dei circa 13.700 collaboratori assoggettati al contratto collettivo di lavoro di Swisscom e di Swisscom IT Services. Gli aumenti salariali entreranno in vigore il prossimo 1° aprile.
* Franz Schori è segretario specializzato settore Telecom/IT.
commento
Un azionariato stabile è utile per tutti © z vg
Intesa fra Swisscom e parti sociali
gli anni 2014 e 2015 dello 0,5% all’anno. Nel corso della conferenza aziendale il segretario centrale di syndicom Daniel Münger ha reagito in modo pragmatico alle critiche: «Avremmo anche potuto far presente di non voler discutere delle spese forfettarie, bensì di un maggiore incremento della somma salariale. Ma questo cablex non lo voleva. Pertanto abbiamo cercato di ottenere il massimo possibile». Alla fin fine i collaboratori di cablex hanno approvato l’accordo salariale con una maggioranza di due terzi. Ciò costituisce un chiaro segnale per cablex non solo di restare fedele alla strada imboccata con sensibili miglioramenti per i lavoratori, ma anche per imprimere un’ulteriore accelerazione in questo senso.
Lo Stato, azionista di maggioranza di Swisscom, nel giro di poche settimane ha ridotto la sua quota azionaria dal 56,7% al 51,2%. La vendita ha portato un ricavato di 1,247 miliardi di franchi che ora potranno essere investiti per espletare compiti statali. La vendita di queste azioni ancora non desta preoccupazione, in quanto lo Stato si sta muovendo all’interno dei suoi margini di manovra legale. Ma essa costituisce un motivo sufficiente per ribadire, ancora una volta, che un azionariato stabile torna utile a tutti: • allo Stato e ai suoi contribuenti, dal momento che la Confederazione redige nel budget i dividendi di Swisscom, percependo ogni anno mezzo miliardo di franchi. Gli analisti di borsa ritengono le azioni Swisscom un investimento ideale per coloro che sono meno interessati al rendimento quanto a un dividendo stabile. • a Swisscom e alle sue affiliate, perché sanno che cosa l’azionista di maggioranza si aspetta da loro e perché ci possono fare affidamento a lungo termine. Questo mette Swisscom nella situazione di poter effettuare investimenti miliardari a lungo termine e non soltanto dover pensare di massimizzare i profitti. • ai collaboratori di Swisscom e delle sue affiliate, perché la Confederazione si aspetta da Swisscom la cura di una partnership sociale costruttiva. Inoltre nel Consiglio d’amministrazione di Swisscom siedono due rappresentanti dei partner sociali, i quali s’impegnano a favore di una strategia Swisscom socialmente sostenibile. • all’economia nazionale, in quanto Swisscom ogni anno effettua investimenti miliardari garantendo così la fornitura di servizi di telecomunicazione ad altissimo livello internazionale. Giorgio Pardini, responsabile del settore Telecom/IT
Media Dai settori | 7
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 Ondata di licenziamenti da Tamedia
Si va formando la resistenza
I professionisti del settore si organizzano contro gli attuali piani di smantellamento di Tamedia: il 19 febbraio 100 colleghe e colleghi del Landboten e dei giornali regionali di Zurigo hanno inoltrato ai capi del gruppo editoriale una petizione firmata da ben 443 lavoratrici e lavoratori in cui si chiede un piano sociale che tenga conto delle possibilità finanziarie dell’azienda. Tamedia non vuole accettare le proposte dei dipendenti coinvolti relative al come si potrebbero salvare i posti di lavoro. Roland Kreuzer* ne, tra l’altro da numerose commissioni del personale e da colleghe e colleghi provenienti da tutte le sedi di Tamedia in Svizzera. Per i licenziamenti annunciati viene richiesta l’applicazione del piano sociale del 2009 del Tages-Anzeiger, inclusi i modelli di prepensionamento negoziati in quell’occasione. Tamedia non ha ancora risposto a questa petizione e all’azione messa in atto. E un primo colloquio avvenuto successivamente con le commissioni del personale interessate del Landbote e dei giornali regionali è rimasta finora senza esiti concreti.
© Andreas Taverner
Si progettano ulteriori azioni
insieme nella protesta ∙ Tradizione ancora poco diffusa fra i giornalisti e le giornaliste.
Winterthur, Stäfa, Bülach, Losanna, Ginevra, Bussigny: nell’ultimo numero del nostro giornale abbiamo informato sugli attuali progetti di smantellamento con i quali il gruppo Tamedia vuole mantenere i suoi margini di guadagno a livelli straordinariamente alti, a prescindere da quanti posti di lavoro essi possano costare e dalla perdita di qualità
bio di idee relativamente alle trasformazioni contrattuali con le quali si vorrebbe eliminare la protezione del CCL per circa 30 colleghi, aumentare l’orario di lavoro o ridurre salari e lavoro. Secondo i responsabili di Tamedia sarebbe sufficiente un’informazione a livello individuale su queste trasformazioni miranti ad armonizzare l’organizza-
«syndicom e i colleghi del reparto prestampa di Losanna hanno chiesto uno scambio di idee sulle trasformazioni contrattuali con le quali si vorrebbe eliminare la protezione del CCL per circa 30 colleghi, aumentare l’orario di lavoro o ridurre salari e lavoro». che ne deriverebbe. Nelle procedure di consultazione previste dalla legge i dipendenti interessati hanno presentato numerose proposte relative al mantenimento dei posti di lavoro e alla qualità del lavoro stesso presso il Landboten e nei giornali regionali di Zurigo; in questo modo essi vogliono impedire che questi giornali vengano ridotti talmente alla fame da mettere in serio pericolo la loro sopravvivenza. Eppure Tamedia fa orecchie da mercante rispetto a tutte le proposte avanzate. Nella Svizzera romanda viene addirittura respinta ogni forma di colloquio: syndicom e i colleghi del reparto prestampa di Losanna hanno chiesto uno scam-
zione del settore prestampa. Per loro, il partenariato sociale non conta più nulla nemmeno nel caso di circa 16 autisti che dovranno cessare di lavorare a Bussigny e a Ginevra. Dei posti di lavoro promessi da Tamedia presso Naville e Morand, i dipendenti interessati non hanno finora sentito alcunché. Ciononostante, Tamedia rifiuta, anche in questo caso, il colloquio con syndicom e ha risposto negativamente a una lettera inviata dai conducenti.
Le trattative sul piano sociale sarebbero d’obbligo Lo smantellamento dei posti di lavoro si dovrebbe effettuare in tutta la Svizzera, possibilmente
con costi molto bassi e all’insegna della forza e dell’arroganza. A questo fine i piani alti hanno tirato fuori dal cilindro un “piano sociale” che si dovrebbe applicare a partire da subito a tutto il gruppo. Le prime vittime di questo documento – definito “asociale” dai fortunati (!) destinatari – dovrebbero essere le colleghe e i colleghi colpiti dall’ondata di licenziamenti in atto. Sembra che i capi di Tamedia, nel varare unilateralmente questo documento, abbiano “dimenticato” le usanze del partenariato sociale secondo le quali un piano sociale viene negoziato con i sindacati e con i dipendenti interessati; sembra che abbiano parimenti dimenticato che i CCL, che sono in vigore anche da Tamedia, prescrivono trattative per i piani sociali per i settori produttivi e per le redazioni della Svizzera romanda. Anche l’applicazione della legge entrata in vigore dal 1° gennaio 2014 che, per le grandi aziende con ol-
tre 250 dipendenti, prescrive in forma vincolante trattative per il piano sociale in caso di più di 30 licenziamenti viene contestata da Tamedia. Sono perciò in atto chiarimenti di tipo giuridico da parte di syndicom.
Protesta compatta delle redazioni Nel suo “dimenticare e ignorare” Tamedia ha sottovalutato soprattutto i propri dipendenti: con l’azione del 19 febbraio i circa 100 colleghi del Landbote, dello Zürichsee-Zeitung e dello Zürcher Unterländer hanno mandato un primo, forte segnale. Finora, nella Svizzera tedesca, qualcosa del genere lo si era visto raramente: i colleghi hanno raggiunto la sede della redazione del Landbote, a Winterthur, tutti uniti, per chiarire ai rappresentanti del gruppo Tamedia, mediante una petizione, che il loro piano “asociale” non sarebbe stato digerito passivamente. La petizione era stata firmata da 443 perso-
Siccome Tamedia vuole imporre a livello di tutto il gruppo lo smantellamento di posti di lavoro e la nuova strategia del piano sociale o meglio “asociale”, è necessaria una resistenza coordinata, sempre a livello di tutto il gruppo, da parte delle commissioni del personale, dei dipendenti e dei sindacati. Per syndicom potrebbe avere senso un piano sociale a livello di gruppo: a condizione che esso sia il risultato di trattative eque e corrette. All’incirca un anno e mezzo fa, in un colloquio con rappresentanti di impressum e di syndicom, Tamedia aveva ricusato qualsivoglia interesse per un piano sociale a livello di gruppo. Gli eventi, però, dimostrano che l’atteggiamento di allora non fu altro che un rifiuto di sedersi al tavolo. Seguiranno, se necessario, ulteriori azioni contro gli attuali piani di smantellamento in atto da Ginevra a Winterthur e a favore di piani sociali che meritino questa definizione. E continueranno fino a quando Tamedia non sarà disposta a risolvere i problemi al tavolo delle trattative.
* Roland Kreuzer è responsabile per il settore Media.
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8 | Dai settori Media
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014
Un anno dopo la fine di Swissprinters Renens
IRL+ riprende colore
Poco più di un anno dopo la fine di Swissprinters Renens (VD) abbiamo voluto fare il punto della situazione sulla tipografia che ha preso il suo posto, IRL+, e anche sulle condizioni dei dipendenti (s’intende per la maggioranza di essi che non è stata licenziata), i quali si sono visti ridurre i salari del 15 per cento. Yves Sancey*
© NEIL L ABRADOR/L’EVÉNEMENT S YNDIC AL
Questioni sul futuro
Nell’anno 2012, dopo una lunga lotta per il mantenimento di Irl a seguito della risoluzione di Swissprinters Renens, nasce la nuova società IRL+. La collaborazione con la Fondazione Sandoz presenta sicuramente dei vantaggi, allo stesso tempo pone però diversi interrogativi.
Sono passati 15 mesi dall’ottobre del 2012, IRL+ è stata fondata sulle ceneri di Swissprinters (SWP) Renens. Grazie alla mobilitazione dei dipendenti, di syndicom, della popolazione e dei poteri politici, la tipografia è stata salvata da una liquidazione totale, ma il prezzo pagato dai dipendenti è stato davvero pesante.
Piano sociale deludente Alla fine, 55 dipendenti sono stati messi alla porta – 42 licenzia-
ti e 13 messi in prepensionamento – con un piano sociale ridicolo da parte del proprietario, il miliardario Michael Ringier. Il bilancio del piano sociale, afferma la commissione del personale SWP Renens che era stata sciolta, è deludente. Ringier non ha corrisposto nessun premio di licenziamento e di anzianità. Le 71 persone che sono restate nella nuova IRL+ hanno dovuto accettare una riduzione del 15% della massa salariale. Le perdite di salario sono
importanti e, per alcuni, arrivare alla fine del mese è diventato molto difficile.
La Fondazione Sandoz tra gli IRL+ Quindici mesi dopo la sua creazione, l’azienda ha trovato la sua "velocità di crociera" e la rotativa funziona su due turni. IRL+ ha aderito a Viscom e al contratto collettivo di lavoro (CCL) dell’industria grafica a partire dal 1° gennaio 2014. È stata quindi istituita anche una
commissione aziendale. Il 24 gennaio scorso, IRL+ occupava di nuovo il primo posto nelle testate della stampa romanda per avere raggiunto un gruppo di tipografie grazie a un partenariato con la Fondazione della famiglia Sandoz, cha ha la sua base a Pully (VD), fondazione che entra nel capitale di IRL+ con il 49%. Il direttore di IRL+ Michel Berney diventa il direttore generale del gruppo che conta attualmente 270 dipendenti.
Questo partenariato offre una certa sicurezza finanziaria a IRL+, consente al gruppo di essere meglio organizzato per vincere le sfide della tipografia digitale e permette una tregua nella guerra dei prezzi. Il fatto che abbiano mantenuto i dipendenti è anch’esso da apprezzare. Ma resta un gran numero di domande irrisolte. Non esiste nessuna garanzia che i dipendenti non siano trasferiti all’interno della holding. Mentre IRL+ e M+S sono firmatarie del CCL, ciò non è il caso, e da molto tempo, per le altre entità del gruppo. Da parte di Viscom vi sono ragionevoli speranze di poter convincere la Fondazione Sandoz a diventarne parte e di co-firmare il CCL. L’arrivo di Berney alla testa del gruppo cambierà la situazione? Il fatto di essere allo stesso tempo direttore di una delle entità e insieme responsabile di tutto il gruppo non creerà delle tensioni? Chi deciderà la sede in cui si stamperanno i lavori che i diversi impianti possono realizzare? E ancora, la presenza nel gruppo della tipografia di Musumeci della valle d’Aosta può costituire un problema. Come essere sicuri che i lavori non siano subappaltati a prezzo superscontato in Italia? La commissione del personale di IRL+ chiederà alla direzione di essere ascoltata per avere delle risposte relative a un certo numero di questioni che i dipendenti continuano a porsi. Vi informeremo del risultato nelle prossime edizioni del giornale.
L’acqua è un bene pubblico
syndicom diventa una Blue Organisation syndicom vuole essere la prima organizzazione no profit ad aderire all’iniziativa internazionale Blue Community. Lanciata in Canada, questa iniziativa lotta affinché l’acqua sia considerata un importante bene pubblico e un diritto umano. Accanto al voluto posizionamento politico, questo impegno significa per syndicom che in occasione di eventi interni, riunioni e sul posto di lavoro, ai collaboratori d’ora in poi verrà offerta soltanto l’acqua potabile del servizio pubblico. Nella misura del possibile si rinuncerà all’acqua confezionata e trasportata in bottiglie. Per il sindacato dei media e della comunicazione syndicom, un approvvigionamento pubblico forte e sicuro è di centrale importanza. Infatti lo scambio di informazioni e dati attraverso la rete della Posta e delle telecomunicazioni è di vitale importanza per la nostra società. Se questo accesso viene limitato o addirittura ostacolato, ne
conseguirebbero effetti gravissimi sulla nostra quotidianità. Queste reti sono una parte importante dell’infrastruttura pubblica potenziata, che in Svizzera garantiscono un alto standard di vita e prosperità economica. Tuttavia ci sono molte persone che vivono in condizioni che non garantiscono un approvvigionamento sufficiente di
acqua potabile pulita, e dove dunque questo bene esistenziale viene a mancare. Ecco perché l’Assemblea generale dell’ONU nel 2010 ha dichiarato l’accesso all’acqua un diritto umano. Ed è da qui che è nata l’iniziativa internazionale Blue Community, che lotta a favore del diritto umano all’acqua e che vuole conservare l’acqua come un
bene pubblico per tutti. Una rivendicazione centrale dell’iniziativa è che l’approvvigionamento dell’acqua sia e rimanga in mano pubblica, in tutti i Paesi. Solo così si garantisce l’accesso libero all’acqua per tutti gli esseri umani. Con l’adesione alla Blue Community, decisa già a gennaio dal Comitato centrale del sindacato, syndicom
sostiene questa richiesta e s’impegna a rispettare cinque principi (vedi riquadro).
Acqua dal rubinet to invece che dalla bot tiglia Accanto al già menzionato impegno politico, l’iniziativa chiede di trattare la risorsa acqua in maniera responsabile, di incentivare l’u-
Donne Gruppi d’interesse | 9
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 Un paese forte
Dei salari equi
Sette persone su dieci che lavorano a meno di 22 franchi l’ora o a meno di 4000 franchi al mese per un tempo pieno (x12) sono donne. Scioccante è il numero di donne discriminate tra le persone mal retribuite nonostante una formazione professionale. Nell’anno 2010 il 5,6 per cento degli uomini in possesso di un diploma di apprendistato guadagnava un salario molto basso. Tra le donne questa percentuale triplica (15,7 per cento). Sarebbero soprattutto le donne ad approfittare di un salario minimo: esso costituisce quindi uno strumento efficace contro la loro discriminazione.
affermazione della parità salariale a passo di lumaca La Costituzione federale contiene il principio del "salario uguale per un lavoro uguale e di uguale valore" da decenni ormai. La legge sulla parità dei sessi è in vigore da ben 17 anni. Ciò nonostante siamo ancora molto lontani da un’effettiva parità salariale, e i progressi vanno a rilento. Le cifre dell’ultima rilevazione svizzera della struttura dei salari (RSS 2010) dimostrano ancora una volta la necessità di agire: le donne guadagnano ancora il 18,4% (RSS 2008 19,3%) in meno degli uomini. La differenza salariale tra uomo e donna da una parte dipende da fattori oggettivi spiegabili come le differenze di età, formazione, anni di servizio, attività ecc. Dall’altra parte però la differenza si basa su fattori inspiegabili e discriminanti. Nell’economia
privata la quota discriminatoria della differenza salariale ammonta al 37,6%. Concretamente questo significa che siccome la legge non viene osservata, le donne al mese in media si ritrovano 677 franchi in meno nel portafoglio. Da poco sappiamo anche la cifra totale di questa disuguaglianza: infatti il Consiglio federale nel maggio scorso ha annunciato che le donne nel 2010 hanno perso 7,7 miliardi di franchi a causa della disparità salariale! A seconda del settore, la quota della differenza salariale causata dal fatto di essere donna varia dal 13,5 all’87 per cento.
i salari minimi per combattere la discriminazione salariale La discriminazione salariale potrebbe essere uno dei principali motivi per cui le donne sono colpite dai salari bassi in modo così sproporzionato. Mentre la
percentuale degli uomini titolari di un diploma di apprendistato che guadagna un salario molto basso ammonta al 5,6 per cento, quella delle donne nel 2010 ammontava al 15,7 per cento, ovvero a quasi tre volte tanto. Secondo gli standard internazionali, in un Paese si parla di salario molto basso quando questo non arriva a due terzi del salario medio (salario mediano dell’economia privata/Stato). In Svizzera questo livello attualmente si aggira sui 3986 franchi al mese. Se si analizzano le varie branche dell’economia, quella del commercio al dettaglio presenta il problema maggiore. Infatti quasi una donna su cinque lavora in questo ramo. 40.000 donne della vendita nel 2010 hanno guadagnato meno di 22 franchi all’ora. Ecco perché nel commercio al dettaglio servono urgentemente dei salari minimi equi come
richiesti dall’iniziativa sui salari minimi. Essi eliminerebbero una parte significativa della discriminazione salariale, in quanto sono soprattutto le donne a essere colpite dal problema dei salari molto bassi. È vero che nel commercio al dettaglio la parte discriminatoria della differenza salariale tra uomini e donne dal 2008 al 2010 si è ridotta di 4 punti percentuali. È altrettanto vero però che costituendo ancora il 50 per cento della differenza salariale, la discriminazione rimane molto alta. La necessità di adeguare i salari femminili è nota da anni. Ma diventa ancora più importante agire quando le donne pagano questa disparità salariale ben due volte: non solo percependo salari molto bassi, ma percependo poi anche pensioni molto basse.
Ecco come l’iniziativa vuole tutelare i salari equi Solo la metà dei lavoratori in Svizzera è tutelata da un salario minimo. Questo perché esistono troppo pochi contratti collettivi di lavoro con limiti salariali vincolanti verso il basso, e soprattutto perché molti datori di lavoro si rifiutano di firmare dei contratti del genere. Per questo i sindacati hanno depositato l’iniziativa sui salari minimi. Questa iniziativa popolare chiede che lo Stato e i cantoni vengano portati ad incentivare maggiormente la fis-
sazione di salari minimi nei CCL. Come limite più basso a garanzia di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici, l’iniziativa chiede un salario minimo di 22 franchi l’ora. Attualmente questo corrisponde a 4000 franchi al mese considerando 12 mensilità. Questo equivale al 61% del salario mediano (salario medio) di tutti i lavoratori (economia privata, Stato, cantoni/comuni) in Svizzera. Il salario minimo viene adeguato regolarmente all’evoluzione dei salari e dei prezzi, analogamente alle pensioni AVS. Sono esclusi gli attivi con forme contrattuali particolari come gli apprendisti o le persone su altri percorsi formativi (praticanti). La fissazione esatta della paga oraria minima sarà poi compito del parlamento. Di un salario minimo legale di 22 franchi all’ora in Svizzera approfitterebbero ben 330.000 lavoratori e lavoratrici ovvero circa il 9% di tutti i lavoratori e le lavoratrici. E non si tratta affatto solo di giovani in situazioni transitorie: infatti quattro su cinque hanno più di 25 anni. Circa un terzo ha concluso una formazione professionale. Ad approfittare di un salario minimo sarebbero soprattutto le donne, ma anche più di 100.000 uomini. Fonte: Rilevazione della struttura dei salari UFS 2010 Calcoli: OUE, Università di Ginevra.
8 marzo 2014
Le donne consapevoli e sicure di sé dicono Sì a salari equi e uguali per tutti e tutte! Salario minimo legale contro la discriminazione salariale di genere!
Da oltre 30 anni il principio “Salario uguale per un lavoro uguale e di uguale valore” figura nella nostra Costituzione federale. La Legge sulla parità dei sessi è entrata in vigore ben 17 anni fa. E, nonostante tutto, in Svizzera siamo ancora lontani da una vera parità salariale: infatti le donne guadagnano il 18% in meno degli uomini! Urta soprattutto la disparità salariale nelle branche dai bassi salari: infatti delle 400.000 persone che in Svizzera guadagnano meno di 4000 franchi al mese, 300.000 sono donne! Insieme ai controlli salariali, la fissazione di un salario minimo legale è un efficace strumento per contrastare la discriminazione salariale a causa del genere/sesso. Per questo syndicom anche in occasione della giornata internazionale della donna s’impegna a favore di un Sì il 18 maggio quando il popolo si recherà
alle urne per votare l’iniziativa sui salari minimi. L’8 marzo parteciperemo a diverse azioni in tutta la Svizzera e cominceremo a visitare aziende e divisioni di diverse regioni già il 6 marzo. Seguici anche tu, partecipa e contatta la persona di riferimento del GI donne nella tua regione: Ticino/Moesano: Barbara.Bassi@syndicom.ch Svizzera romanda: Elisabeth.DiBlasi@syndicom.ch Berna/Vallese superiore: Susanne.Oehler@syndicom.ch Svizzera nordoccidentale/Svizzera centrale: Juna.Lala@syndicom.ch (Basilea) e Daniela.Kiener@syndicom.ch (Lucerna) Zurigo/Svizzera orientale: Nicole.Weber@syndicom.ch
I cinque principi di una Blue Community: so dell’acqua pubblica e di aiutare altri Paesi nel mantenimento e nell’ampliamento dell’approvvigionamento pubblico di acqua potabile. «Con la nostra adesione, come sindacato del Service public possiamo dare un chiaro segnale a favore di un buon servizio di base. Inoltre promoviamo un atteggiamento ecologico e solidale nella vita di tutti i giorni», spiega Alain Carrupt, presidente di syndicom. In Svizzera per ora hanno aderito all’iniziativa la città di Berna, l’Università di Berna e la parrocchia protestante Johannes di Berna. In concreto questo impegno significa per syndicom che in futuro verrà offerto al personale soltanto l’acqua pubblica – ovvero quella dal rubinetto – in occasione di
eventi interni, riunioni, e sul posto di lavoro. D’ora in avanti rinunceremo all’utilizzo di acqua minerale confezionata.
Un vantaggio per tut ti Con questa misura si raggiungono diversi effetti positivi allo stesso tempo. Essa ha senso dal punto di vista ecologico, in quanto l’imbottigliamento, il confezionamento e il trasporto di acqua minerale necessita di mille volte l’energia che non la distribuzione della stessa quantità di acqua potabile dal rubinetto. E poi si aggiunge lo smaltimento dei rifiuti di plastica. L’acqua del rubinetto inoltre costa una piccolissima percentuale di quello che costa l’acqua minerale con-
fezionata ma la composizione è pressoché identica. Il sindacato investirà i soldi risparmiati in un progetto di costruzione dell’approvvigionamento di acqua potabile in Mozambico. syndicom sostiene un progetto dell’opera di soccorso Solidar Suisse, fondata dai sindacati, che costruirà o aggiusterà pozzi nei villaggi, nelle scuole e nei centri ospedalieri. Infine il presidente di syndicom Alain Carrupt spera che questo impegno di syndicom venga percepito, condiviso e imitato dalle commissioni del personale nelle aziende e in altre organizzazioni. «Con poco raggiungiamo moltissimo», ecco le parole del presidente di syndicom.
1. Essa riconosce il diritto all’acqua come diritto umano. 2. Essa s’impegna affinché l’approvvigionamento idrico sia e rimanga in mano pubblica. 3. Essa s’impegna a una gestione responsabile dell’acqua. 4. Essa incentiva l’utilizzo dell’acqua potabile proveniente dall’infrastruttura pubblica. 5. Essa sostiene altri Paesi a costruire un sistema pubblico di approvvigionamento di acqua potabile che sia ben funzionante. L’iniziativa internazionale Blue Community è stata lanciata dal Council of Canadians, la maggior organizzazione della società civile canadese che lotta per una giustizia sociale ed ecologica. La presidente del Council è Maude Barlow, Premio Nobel alternativo. Ulteriori informazioni: Bruno Schmucki, portavoce syndicom, 079 647 01 03 www.bluecommunity.ch
10 | Ritratto Diritto
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014
la disegnatrice dal trat to rapido
«Associo arte a impegno sociale»
la società ancora più importanti sono i sindacati, che conosce benissimo dai suoi tempi italiani. Membro della divisione comunicazione visiva di syndicom, quest’anno è stata eletta nella commissione donne. In questo la Gould attinge alle sue esperienze nei movimenti femminili degli anni Sessanta e Settanta.
Giovanna Gould dipinge tele in formato grande, e viene anche chiamata a fare schizzi in tribunale. Dopo una vita avventurosa come maestra in giro per diversi continenti, vent’anni fa ha messo radici a Vaduz. Dal 2013 fa parte della commissione donne di syndicom. Suleika Baumgartner*
Quadri in formato grande «La mia passione è dipingere tele
Contemplare l’essere umano «Quando incontriamo una persona, automaticamente ne cogliamo l’essenza. Quello che io faccio in più è guardare fin nei dettagli. Descrivendoli poi nel disegno». Questa donna vivace ci racconta che per lei è facile calarsi in altre culture: «Ovunque io sia stata, era sempre mio desiderio far parte della società». D’altronde lei necessita di questo calore umano.
disegnare per un buon proposito
© s.rock
Qualche giorno prima dell’udienza in tribunale Giovanna Gould esercita le sue dita e comincia a fare degli schizzi. I tratti sono veloci e sicuri. Perché sarà questa la cosa decisiva quando, prima del processo, le sarà assegnato un posto dal giudice. E il posto a sedere determinerà anche la sua prospettiva: vedrà l’imputato da dietro? La testimone di lato? La vittima, in faccia? Accanto alla tecnica serve anche uno spiccato spirito di osservazione, una conoscenza degli esseri umani, una capacità di immedesimazione e nervi saldi. «Perché il momento arriva, e un attimo dopo è già passato», ci riferisce Giovanna Gould. Portamento, mimica, atmosfera nell’aula: ecco cosa lei disegna, senza essere parte in causa. Quasi sempre il disegno finisce subito al giornale che scrive un articolo sul caso. E il lavoro della Gould è finito. A Vaduz i processi di omicidio e i grandi casi di truffa non sono una quotidianità. «Infatti se mi chiamano deve trattarsi di qualcosa di importante», commenta la disegnatrice. L’attività è molto impegnativa: richiede una forte presenza. A volte succede che il suo cervello per giorni ripete le interrogazioni sentite.
grandi», ci racconta l’artista nel ristorante della stazione di Sargans: «M’ispiro ai grandi espressionisti». Ma nella sua pittura c’è di tutto: dalla natura morta ai ritratti fino ai paesaggi. Questo inverno ha esposto alla Biennale di Firenze, città dove negli anni 70 ha effettuato gli studi presso l’Accademia delle belle arti. In un secondo momento poi ha conseguito il dottorato in letteratura italiana moderna, sempre a Firenze. Questa cittadina
del mondo, che fra le altre cose è stata maestra anche in Africa e in Sudamerica, parla tedesco, spagnolo, francese, italiano, portoghese e inglese. Lavora sempre orientata all’obiettivo condendo la vita con musica, danza e buon cibo. Il disegno la accompagna sin dai primi anni di vita, si ricorda Giovanna Gould. Ma solo durante i suoi viaggi ha cominciato a fare ritratti alle persone. Oggi porta con sé sempre un bloc-notes: «Se
non mi devo far notare, prendo il formato A4, altrimenti preferisco l’A3». I suoi luoghi preferiti sono l’aeroporto e il treno, ma a volte anche il mercato o la biblioteca. E il suo talento di allacciare subito rapporti con gli esseri umani l’aiuta in questa impresa.
Donne in marcia A febbraio del 2013 si è candidata per il Landtag, il Parlamento del Liechtenstein. La sua opinione tuttavia è che per
La pittrice, che emana lei stessa tanto calore, non sopporta le ingiustizie. E così spesso associa la sua arte con un impegno sociale. Per i suoi progetti si è aggiudicata il sostegno del servizio di sviluppo del Liechtenstein, della federazione delle cooperative Migros e di Amnesty International; come per esempio nella lotta contro la tratta delle donne o per costruire una scuola nello Zimbabwe. La cosa più importante secondo Giovanna Gould è gettare ponti tra le persone e le culture. Ecco perché i suoi disegni in questo senso documentano i tempi nei quali viviamo.
* Suleika Baumgartner è giornalista freelance RP.
punto & dirit to
La legge definisce il caso in cui il dipendente si presenta al lavoro secondo quanto pattuito e il datore di lavoro rifiuta di accettare la prestazione professionale offerta come mora del datore di lavoro (art. 324 CO). Come conseguenza giuridica il legislatore stabilisce che il salario debba essere comunque corrisposto e che la prestazione professionale non debba venir successivamente recuperata. L’obbligo di versare il salario sussiste anche se il datore di lavoro non ha alcuna colpa della mancata possibilità di lavoro. Si fa carico del rischio aziendale, che si può concretizzare ad esempio sotto forma di impasse nelle forniture, mancanze
di commesse e guasti ai macchinari. Dal momento che, in base all’intenzione del legislatore, il dipendente non è tenuto a farsi carico di questo rischio, non devi temere che ti venga ridotto il salario. Anche i contributi del datore di lavoro alle assicurazioni sociali e agli enti previdenziali rimangono comunque dovuti e devono essere versati dal tuo datore di lavoro. Per parlare di una mora del datore di lavoro, il dipendente deve di fatto offrire la sua prestazione professionale, il che è possibile in diverse forme. Può dichiarare la sua intenzione di voler lavorare a voce, per iscritto o presentandosi presso il luogo di lavoro.
Per meglio comprovare la situazione, si raccomanda di riportare l’offerta di lavoro per iscritto. È importante che la persona interessata comunichi al datore di lavoro di non essere d’accordo col suo comportamento. In una prima fase quindi, non appena il datore di lavoro non ti permette di eseguire il tuo lavoro, è raccomandabile presentare delle rimostranze. Spiega in modo inequivocabile al tuo superiore che ti sei presentato al lavoro e che vuoi lavorare. Tuttavia, laddove venissi rispedito a casa, redigi immediatamente una comunicazione scritta al tuo superiore e fai presente di aver offerto il tuo lavoro, che però non è
stato accettato. Per meglio comprovare la situazione, ti consiglio di procedere in questo senso tramite lettera raccomandata. Laddove venissi ripetutamente respinto, non ti dovrai presentare quotidianamente presso il posto di lavoro. Puoi aspettare a casa, a patto che l’accettazione del lavoro sia stata chiaramente e inequivocabilmente negata e che tu restassi reperibile e rintracciabile per il datore di lavoro. Per te non sussiste alcun obbligo di recuperare le ore non prestate a causa della mora del datore di lavoro. Inoltre questi giorni non possono essere nemmeno conteggiati come giorni di vacanza. Un elemento centrale risiede
© z vg
Quando, qualche giorno fa, mi sono presentato regolarmente al lavoro, il mio superiore mi ha rimandato a casa, motivando la sua scelta con il fatto che la situazione degli ordinativi attualmente si presenta difficile. Devo ora mettere in conto una decurtazione del salario per queste ore non prestate, o percepire i miei giorni di vacanza restanti? Come mi devo comportare per non temere delle ripercussioni?». Néomie Nicolet MLaw, avvocatessa, collaboratrice servizio giuridico
nel fatto che, nel corso della durata della mora, viene meno solamente l’obbligo di lavoro. Il rapporto di lavoro, così come l’obbligo di pagamento del salario, continueranno a vigere. Né il datore di lavoro, né il dipendente sono di conseguenza autorizzati a rescindere senza preavviso il rapporto di lavoro sulla base della mora. Qualora volessi cambiare posto di lavoro, devi attenerti ai termini di risoluzione ordinari.
Ticino Sindacato | 11
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 Media e informazione
upc cablecom
editoriale
Senza CCL si cade nel vuoto Dove va la pubblicità
Giulia Centemeri*
Barbara Bassi
A inizio gennaio upc cablecom ha previsto un nuovo modello salariale per i suoi collaboratori del Technical Helpdesk attraverso un nuovo regolamento valido dal 1° aprile 2014 che lega il salario alle prestazioni. A Manno e Yverdon sono soprattutto i colleghi con maggiore anzianità di servizio a rischiare una tangibile diminuzione di stipendio. Grazie alle strette relazioni con i suoi associati in Ticino, syndicom è venuta velocemente a conoscenza dei fatti. Ai dipendenti è stato subito consigliato di attendere prima di firmare i nuovi contratti affinché il sindacato potesse prendere contatto con l’azienda. Giorgio Pardini, responsabile syndicom del settore Telecom a livello nazionale, ha subito preso i contatti con i vertici dell’azienda e verificata la situazione, in stretta collaborazione con la commissione aziendale interna, si è raggiunto l’accordo di un periodo di monitoraggio di due mesi del nuovo modello salariale, al quale seguiranno degli incontri con l’azienda e i singoli interessati al fine di trovare delle soluzioni individuali. I colleghi delle sedi di Manno e Yverdon hanno potuto contare sul sostegno attivo e la presenza di
syndicom attraverso i vari segretari regionali. In questi casi appare chiaro come la mancanza di un contratto collettivo di lavoro pregiudichi delle vere garanzie. A differenza del contratto individuale di lavoro, il contratto collettivo può essere modificato solo se i partner sociali danno il loro consenso. Purtroppo però assistiamo ad uno scetticismo crescente nei confronti delle ideologie, delle grandi cause, delle lotte collettive per un futuro luminoso. Si nota un conseguente e quasi contemporaneo ripiegamento su sé stessi, un maggiore individualismo, una drastica riduzione dei grandi temi che mobilitano. Da diversi anni syndicom si impegna a favore di buone condizioni di lavoro presso upc cablecom, ma esiste una sola vera tutela: la protezione attraverso il contratto collettivo. A questo fine auspichiamo che i colleghi aderiscano al nostro sindacato, esperto del settore, che si pone come partner sociale di upc cablecom. Per poter contrattare collettivamente e con maggiori garanzie abbiamo bisogno di loro. Lungo questo cammino, in attesa di arrivare ad un contratto collettivo con upc cablecom, syndicom si è mostrato un sindacato attivo e rapido, capace di intervenire per portare avanti delle problematiche comuni tenendo in considerazione le esigenze individuali.
* Giulia Centemeri è segretaria regionale.
© f. leuenberger
Le aziende dell’informazione si trovano da alcuni anni a dover affrontare alcune difficoltà. Una di queste è il cambiamento del sistema pubblicitario. È necessario che il futuro dell’informazione venga posto al centro delle strategie aziendali e politiche.
© z vg
Modifiche del modello salariale hanno messo subito in allerta il sindacato. Con un intervento tempestivo ci si è accordati con l’azienda per un monitoraggio di due mesi. In questi casi appare sempre più chiaro che l’assenza di un CCL lascia i lavoratori molto esposti.
Certo il mercato dell’informazione è composto da diversi attori: le emittenti radiofoniche e televisive, i siti online e le testate di stampa scritta. I problemi che ciascuno affronta sono diversi ma, un comun denominatore sembra essere la pubblicità. In alcuni quotidiani in questi ultimi anni si è registrato un progressivo calo della pubblicità e una forte riduzione delle inserzioni, in particolar modo di quelle legate al mercato immobiliare che si sono trasferite online su specifici siti. Ad aver ridotto le entrate dunque da un lato la situazione congiunturale e dall’altro l’evoluzione verso le nuove tecnologie. Problemi simili sono vissuti dalle emittenti radiofoniche e televisive anche se con grandi differenze tra quelle private e quelle del servizio pubblico. La radiotelevisione svizzera si pensa sempre essere in fondo come le banche, too big to fail ma si trova anch’essa ad affrontare una riduzione delle entrate pubblicitarie. Certo se guardiamo solo al mercato svizzero, con il sostegno economico del canone radiotelevisivo, le finanze dell’azienda sembrano essere più che floride. Se si pensa in modo più ampio non si può però ignorare il fatto che la SSR-SRG deve competere a livello internazionale e qui da tempo è
sorto il problema delle finestre pubblicitarie su canali esteri che trasmettono su territorio elvetico. Per chi è di madrelingua italiana il problema poco si pone perché probabilmente il mercato degli italofoni è troppo esiguo da interessare l’Italia ma altra è la situazione per le zone di lingua francese o tedesca. Alcuni canali, ad esempio M6 (Francia), inseriscono finestre pubblicitarie rivolte al solo mercato svizzero e dunque con prodotti per gli spettatori svizzeri. Pubblicità questa che non arriva più nelle case elvetiche attraverso la SSR. Dai dati publisuisse si stima che tra il 2007 e il 2012 le emittenti straniere hanno aumentato le entrate della pubblicità svizzera del 45%. Perché questa pubblicità emigra è semplice, il prezzo è molto più che concorrenziale e per rimanere interessante anche la pubblicità della SSR-SRG deve diventare concorrenziale. Se lo diventa troppo però rischia di mettere a sua volta definitivamente in ginocchio la stampa scritta che poco può competere nell’offerta di numero di lettori con quello dei telespettatori. Le testate da tempo hanno cercato di porre rimedio unendosi in grandi gruppi ma ciò ha aperto un altro grande problema che è quello dell’effettiva pluralità della stampa. Che fare dunque? Bisogna lasciare che sia il libero mercato a definire il punto di equilibrio, indipendentemente da ciò che questo significhi, o l’informazione è un bene tale da meritare una tutela attraverso la creazione di una rete di sicurezza e di protezione? Questa domanda dovrà necessariamente essere affrontata nei prossimi anni sia dalla politica che dalla società civile.
La rotativa al capolinea continua da pag. 1 con questo tipo di situazioni. Ahinoi, non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima chiusura di una rotativa. Penso che, anche in vista del prossimo rinnovo contrattuale, in quanto sindacato, dobbiamo chinarci sul problema di cosa poter fare per anticipare questi eventi o regolamentare ancora meglio le conseguenze di queste chiusure. Potremmo per esempio dare maggiori contenuti al paragrafo del CCL previsto in materia di licenziamenti a causa di problemi economici e strutturali. Quella della concentrazione dei centri di stampa è una tendenza oramai in atto non solo nel nostro Paese ma in tutta Europa. Evidentemente tutto altro tono dobbiamo usare contro chi, invece, ferma le rotative per mero guadagno. O chi le fa spegnere perché applica la legge del più forte. In questi casi il sindacato deve opporsi con forza e determinazione sostenendo fino in fondo il personale, che deve fare gruppo. Solo aderendo al sindacato e creando così solidarietà si può sperare di avere un influsso sulle decisioni manageriali. Mai come in questi casi lo slogan "Uniti siamo forti" è necessario. In questa vicenda specifica vi è tuttavia almeno una nota positiva: la stampa del giornale rimane comunque in Ticino. Avremmo certamente protestato se non fosse stato così. Ci auguriamo che questa scelta dia anche la possibilità a qualche stampatore di accompagnare il giornale in quel di Muzzano. Noi ci impegneremo affinché si possa trovare una soluzione per tutto il personale interessato.
Angelo Zanetti, responsabile regionale
errata corrige Nell’edizione numero 1 del 24 gennaio 2014, a pagina 9, è stato pubblicato l’articolo Alla ricerca della Verità, il tocco soave di Pham Tuc Hong. Le foto pubblicate si riferivano però a un altro testo. Riportiamo qui le foto corrette e ci scusiamo con i lettori e con gli autori per l’errore. Su www.syndicom.ch potete
visualizzare l’intera pagina corretta. nelle immagini • La città vietnamita patrimonio dell’Unesco Hoi An, una tipica zuppa di noodles, la calligrafa Pham Tuc Hong e alcune delle sue opere. Foto: Elena Turienzo
12 | Ticino Cultura
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014
lo scaffale
cineoltre
Il magister italiano
Tra mercato e cinefilia
Breve incursione nel mondo letterario di Valerio Evangelisti, romanziere "fantastico", narratore di lotte e di rivoluzioni. Petra Demarchi
Alcuni libri di Valerio Evangelisti: Ciclo americano: romanzi che narrano alcune vicende legate alla storia del movimento sindacale nordamericano Antracite (Mondadori, 2003), One Big Union (Mondadori, 2011), Noi saremo tutto (Mondadori, 2004). Ciclo messicano: romanzi che ripercorrono la storia della rivoluzione messicana Il collare di fuoco (Mondadori, 2005), Il collare spezzato (Mondadori, 2006). Il suo nuovo romanzo che narra le vicende di alcune famiglie di braccianti e contadini romagnoli, dall’epoca post-risorgimentale alle soglie del 1900: Il sole dell’avvenire (Mondadori, 2013). Per la bibliografia completa e un’informazione esaustiva sul percorso e la produzione dell’autore: www.eymerich.com.
Valerio Evangelisti è nato a Bologna nel 1952. Si è laureato in scienze politiche, indirizzo storico-politico, e ha intrapreso una carriera accademica interrotta verso il 1990, alternata all’attività di funzionario del ministero delle finanze: “Per anni, il mio incarico fu di vagliare i ricorsi di chi subiva pignoramenti, fino a scrivere vere e proprie sentenze. In seguito, diventai capo del personale per l’EmiliaRomagna e per le Marche, incaricato delle contrattazioni sindacali”. Prima di inventare la figura dell’inquisitore Nicolas Eymerich e un ricco ciclo di vicende fantastiche – guadagnandosi l’appellativo di magister della letteratura italiana e diventando uno dei più noti scrittori italiani di fantascienza, fantasy e horror – Evangelisti si occupava di storia del movimento operaio e contadino, in particolare emiliano-romagnolo. “Ed è a questo che torna – scrive Goffredo Fofi su Internazionale del 7-13 febbraio 2014 – con il romanzo Il sole dell’avvenire, primo di una trilogia. Sa di quel che parla e, in una lingua piana e senza fronzoli, lega le vicende di una famiglia a quelle della storia italiana, narrata dal punto di vista degli sfruttati e degli oppressi. Tra il 1875 e il 1898, l’anno di Bava Beccaris e delle sue stragi, le vicende di Attilio Verardi, bracciante ex garibaldino, socialista dal carattere debole, e di
sua moglie Rosa, di famiglia mezzadrile repubblicana, e del figlio Canzio, per secondo nome Spartaco, sono legate a quelle di un movimento nascente – diviso nelle sue correnti ma unito dal rifiuto di uno stato delle cose iniquo e classista – e dai suoi leader che si chiamavano Costa e Cipriani, Saffi e più avanti Turati. Nessuno sfugge alla storia, e per i proletari che lo sanno la vita è vita di sfruttamento e di lotte”. Attualmente Evangelisti scrive anche sceneggiature per radio, cinema, televisione e fumetti. Ha diretto per un decennio Progetto Memoria - Rivista di storia dell’antagonismo sociale. È ora direttore editoriale di Carmilla, pubblicazione dedicata alla narrativa fantastica e alla critica politica. Collabora all’edizione francese di Le Monde Diplomatique. È presidente dell’Archivio Storico della Nuova Sinistra “Marco Pezzi” di Bologna, dove vive tuttora, ma trascorre alcuni mesi dell’anno a Puerto Escondido, in Messico, dove ha una casa. Ed è proprio il Messico a essere al centro dei romanzi Il collare di fuoco e Il collare spezzato. In essi è narrata la storia del Messico, tra il 1859 e il 1930. Un’opera doppia che è una vicenda corale, contraddistinta da personaggi inventati e realmente esistiti che, attraverso le loro storie, ci raccontano del difficile, e tutt’ora esistente, legame tra Usa e Messico. Un rapporto di amore e odio, di dipendenza e isolamento, che ha segnato la nascita e la storia di questi due Paesi e che continua, oggi, a fare la differenza. Attento anche alla storia degli Stati Uniti, che gli suggerisce i romanzi Antracite e Noi saremo tutto. Quest’ultimo è un noir duro e violento che non lascia spazio alle incursioni fantastiche. Le vicende si fondano su solide basi documentate. L’ambiente è quello della nascita dei primi sindacati negli Stati Uniti e delle infiltrazioni, in questi, della malavita, così come degli scontri tra le associazioni dei lavoratori con i proprietari delle fabbriche o il potere costituito. Scrive Mauro Trotta, su il manifesto del 5 febbraio 2014: “’Il capitale ha la sua storia e i suoi storici la scrivono. Ma la storia della classe operaia chi la scriverà?’. Questa domanda se la poneva tanti anni fa, era il gennaio del 1964, Mario Tronti all’interno di uno dei testi più famosi e importanti della stagione dell’operaismo italiano, Lenin in Inghilterra (Operai e capitale, DeriveApprodi). Oggi quella stessa domanda si pone ancora una volta. O quanto meno se la pone, donandole una propria risposta,Valerio Evangelisti con il suo nuovo progetto narrativo”. Progetto narrativo che costituisce, come sempre, un documentato e duro viaggio nel tempo.
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Questa rubrica viene riproposta quest’anno con appuntamenti regolari. L’intento è di suggerire delle scrittrici e degli scrittori intriganti e intelligenti capaci di avere uno sguardo “diverso” sulla società e sull’economia. Suggerimenti per chi volesse inserire nella propria biblioteca casalinga opere grintose e a volte un po’ dimenticate...
Da più di un decennio, il Cinestar di Lugano propone qualcosa di più di una tradizionale multisala. Oltre ai film d’essai e in lingua originale, ora tocca ai classici del cinema e alle più recenti opere sperimentali, in collaborazione con la Cinémathèque suisse di Losanna. Dici “multisala” e pensi subito ai pop corn, ai filmoni hollywoodiani e ai “cinepanettoni”. Eppure definire il Cinestar di Lugano una multisala (anzi, la più grande della Svizzera italiana) è un po’ riduttivo. Certo, ci sono i pop corn, ci sono i “blockbuster”, i film commerciali di successo. Ma, da 13 anni, il Cinestar si è distinto con una programmazione insolita per una multisala nel senso tradizionale del termine. Grazie alla gestione di un cinefilo come Antonio Prata (lui stesso regista, il suo ultimo documentario è stato presentato al Torino Film Festival), nel corso del tempo le sette sale del Cinestar hanno proposto film in lingua originale, proiezioni per i giovani cinefili della Lanterna Magica, anteprime di opere svizzere oppure “dimenticate” dalla grande distribuzione (come Io e te di Bertolucci, che non era mai uscito nel nostro Paese). E infine un vero e proprio festival internazionale di cinema indipendente come Other Movie, giunto alla seconda edizione. In questo senso va anche il recente accordo tra la Cinémathèque suisse di Losanna e il Cinestar. Al di là “delle barriere convenzionali del mercato”, quest’anno la multisala luganese propone una serie di film provenienti dal catalogo della Cinémathèque: capolavori della settima arte come Amarcord di Fellini e Roma, città aperta di Rossellini, alternati a registi italiani contemporanei, per esplorare il cinema in tutte le sue forme. Ad esempio, La paura di Pippo Delbono (in programma il 10 e il 13 aprile) è stato interamente girato con un telefono cellulare. Le immagini a bassa definizione catturate dal telefonino si “sgranano” quando vengono proiettate sul grande schermo, come un’opera di videoarte. Contemporaneamente, sembrano allargarsi anche i confini di un discorso che, da privato, diventa pubblico, aprendosi a un dibattito sulla situazione politica italiana. Fra le altre proposte sperimentali della rassegna (programma completo su www.cinestar-lugano.ch) c’è Il dono, film d’esordio di Michelangelo Frammartino, il regista di Le quattro volte. La camera è fissa, immobile proprio come il tempo che scorre lento e sempre uguale in un paesino calabrese, dove un anziano contadino prende le difese di una ragazza ritardata, diventata oggetto sessuale del villaggio. Giovanni Valerio
concorso La storia del cinema italiano rivive nel documentario Bergman & Magnani – La guerra dei vulcani, che racconta lo scontro stellare tra le due grandi attrici. Nel 1949, il regista Roberto Rossellini lascia Anna Magnani e s’innamora della svedese Ingrid Bergman, a cui propone di interpretare un film ambientato sulle Eolie, Stromboli, terra di Dio. Forse per gelosia, la Magnani gira in risposta Vulcano. Una straordinaria battaglia, umana e cinematografica, di due donne innamorate dello stesso uomo che rivive nel documentario che verrà presentato in giugno al Cinestar. Prima di allora, il 27 e il 30 marzo la rassegna della Cinémathèque propone uno dei classici del genere noir, Laura (noto con il titolo dell’edizione italiana, Vertigine). Per questo film, il Cinestar offre ai lettori di syndicom due coppie di biglietti in omaggio. Per vincerli, scrivere a redazione@syndicom.ch, indicando il nome del regista del film.
Frontiera Ticino | 13
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 d’oltreconfine
Vivere l’incertezza e imparare a sopravvivere nell’insicurezza
Qualche giorno fa discutevo in ufficio con un assistito e a un certo punto del discorso egli ha evidenziato un concetto molto semplice ma “dritto al punto”: ”… in Svizzera il vostro governo promuove una riforma, la trasforma in legge e, se il popolo non la boccia con un referendum, essa rimane tale per molti anni… giusta o sbagliata che sia nella considerazione del popolo...” Ferdinando D’Agostino*
©fda
versa; si è evasori in Italia e non in Svizzera; si ha diritto alla disoccupazione in Svizzera e non in Italia. Prendiamo ad esempio la questione dell’essere o non essere invalidi e le differenze tra i due Paesi. In Svizzera ci basiamo su concetti giuridico-economici. Se hai un grado pari o superiore al 40% hai diritto a una rendita d’invalidità. Il grado è calcolato attraverso la differenza tra il salario originario rivalutato e il salario “tabellato” del lavoro rispettoso delle limitazioni dovute alla malattia o infortunio. In Italia il sistema è molto più comples-
«Da tutto questo possiamo capire anche quanto la mancanza di “armonizzazione” nei sistemi previdenziali crei, ai frontalieri ma non solo, delle serie difficoltà, e soprattutto l’incertezza di non capire quali siano i propri diritti, che cosa si possa richiedere, quando e a chi rivolgersi».
so perché abbiamo diversi tipi d’invalidità: quella civile, l’assegno d’invalidità e l’inabilità. Nell’invalidità civile viene accordato un grado da 1 a 100, ma siccome è essenzialmente un concetto medico, possiamo comunque lavorare anche al 100% e percepirla. I suoi risvolti finanziari sono legati al grado che raggiungiamo, al reddito che percepiamo, con ricadute di risparmio nelle spese sanitarie e “corsie preferenziali” nell’accesso al mondo del lavoro. L’assegno d’invalidità viene riconosciuto se il danno alla salute supera un terzo delle nostre capacità e da un riscontro finanziario legato ai versamenti previdenziali. Possiamo definirlo come un aiuto alla perdita di salario; infatti viene diminuito se il nostro reddito supera certe quote. Anche in questo caso possiamo percepirla e lavorare al 100%. Infine l’inabilità che consiste nell’impossibilità a svolgere qualsiasi tipo di lavoro e dà diritto a una rendita legata sempre ai versamenti previdenziali, ed è simile all’invalidità svizzera con un grado massimo. Da
“… in Italia i nostri politici legiferano, ma con il rischio che dopo pochi mesi, settimane o addirittura giorni tutto cambi e venga rimesso nuovamente in discussione… viviamo nell’incertezza perenne… sia economica che legislativa, che è la cosa peggiore visto che le leggi regolano la vita di una Nazione…”. Queste poche parole mi hanno fatto riflettere su come vivere nell’incertezza legislativa e nella sua complessità ci faccia diminuire la capacità di affrontare in maniera adeguata anche le difficoltà quotidiane in tutti gli ambiti con cui siamo confrontati. Altro fattore destabilizzante è la mancanza di “armonizzazione normativa”. In tutti gli Stati ad esempio esiste il concetto dell’invalidità. Ma ognuno lo delinea e sviluppa a livello normativo in modo completamente diverso e spesso accade che si è invalidi in Italia e non in Svizzera e vice-
tutto questo possiamo capire an-
che quanto la mancanza di “armonizzazione” nei sistemi previdenziali crei, ai frontalieri ma non solo, delle serie difficoltà, e soprattutto l’incertezza di non capire quali siano i propri diritti, che cosa si possa richiedere, quando e a chi rivolgersi. Lo stesso vale per tanti altri ambiti, dalla disoccupazione alla fiscalità. Per quest’ultima vale quello che è successo ultimamente. Il 23 dicembre 2013 l’Agenzia delle Entrate ha emesso una circolare (38 E) che contiene varie normative tra cui una che riguarda una ritenuta fiscale automatica del 20% sui bonifici provenienti dall’estero, salvo decadere attraverso un’autocertificazione che dimostri che provengano da redditi da lavoro prestato all’estero. In questi giorni, prima che il governo Letta decadesse, è stato deciso il dietrofront dall’ex Ministro Saccomanni che non l’ha cancellata ma sospesa fino a luglio e ha precisato in una nota: “Gli acconti eventualmente già trattenuti dalle banche sulla base della norma saranno rimessi a disposizione degli interessati dagli stessi intermediari”. Ora cosa accadrà con il nuovo governo Renzi? Cosa ci dobbiamo aspettare? Tutto questo è disarmante!
* Ferdinando D’Agostino è responsabile Ufficio Patronato Ital Uil di Mendrisio, frontalieri@bluewin.ch.
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu, stagista red. centrale Johannes Supe Svizzera tedesca: syndicom, die zeitung Nina Scheu, Monbijoustrasse 33, Postfach 6336, 3001 Bern, Tel. 058 817 18 27, redaktion@syndicom.ch Svizzera romanda: syndicom, le journal Yves Sancey, Rue Pichard 7, 1003 Lausanne Tel. 058 817 19 38, redaction@syndicom.ch Svizzera italiana: syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63, redazione@syndicom.ch
Grafica e impaginazione Katja Leudolph (d) Alain Gonthier (f) Daniela Raggi (i) Correttrici Ulrike Krüger (d) Marie Chevalley (f) Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336 3001 Bern
abbonamenti Per gli iscritti a syndicom è gratuito Abbonamento annuale: 50 franchi syndicom – il giornale ha un minimo di 15 edizioni all’anno
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ISSN 1664-8978
Il prossimo numero uscirà il 28 marzo 2014. La chiusura di redazione è fissata al 17 marzo.
14| In chiusura Perfezionamento
syndicom | N. 3 | 7 marzo 2014 L’appuntamento annuale dei pensionati si terrà a Rivera
Corsi professionali Illustrator – Workshop di creatività 3 serate: 12, 17, 24 marzo 2014 Orario 19.30-21.30 Termine d’iscrizione: contattare subito il segretariato Animatore: Gianluigi Susinno Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Ritratti e fumetti. Stampa Offset - Workshop sulla stampa con tecnologia UV 1 mezza giornata: 5 aprile 2014 Orario 8.20-11.30 Termine d’iscrizione: 22 marzo (o contattare il segretariato) Animatore: esperto in materia Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Obiettivi: verranno presentate le varie possibilità della tecnologia di stampa UV, con una panoramica sui diversi prodotti che il mercato offre. Corsi per tutti Salute – Le tre "S" dello StreSS: Sopportazione, Soppressione 2 serate: 26 e 31 marzo Orario 19.30-21.30 Termine d’iscrizione: 10 marzo (o contattare il segretariato) Animatore: Marko Valdarnini Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Oggi lo stress è una problematica estremamente sentita che provoca, se non ben gestito, effetti collaterali che si estendono in problematiche psico-fisiche non indifferenti. In questo corso si avrà l’occasione di comprendere cosa sia lo stress e quali ne siano le cause scatenanti, così da comprendere quali siano da gestire e quali da evitare.
L’assemblea di una associazione rappresenta un momento di verifica per comprendere ciò che è stato fatto e quanto si potrà fare. Soprattutto per riflettere sulle motivazioni e sui valori che tengono unito un gruppo: è quanto faremo il prossimo 25 marzo a Rivera. Nell’immaginario collettivo il “pensionato” è spesso messo in relazione con la figura un po’ idilliaca di chi vive in un limbo di riposo e benessere. La realtà appare un po’ diversa e molto più complessa, divisa – tra l’altro – fra Terza e Quarta Età. Se essere pensionati e pensionate rappresenta una condizione nella quale ci si è affrancati dal lavoro professionale, questa nuova condizione comporta indubbiamente anche nuovi molteplici ruoli e impegni. Premessa a tutto sono salute e una ragionevole tranquillità economica: quando queste
condizioni sussistono è poi più facile assumersi dei compiti: per esempio essere vicini ad altre persone più attempate, magari gli anziani genitori. Nel contempo – di sovente – siamo anche nonni e nonne, vicini ai figli che lavorano (se non sono disoccupati…). Spesso ci troviamo impegnati come volontari in associazioni sportive, culturali, sociali, politiche e quant’altro e così portiamo un contributo importante alla coesione sociale. E siamo in tanti, visto che le statistiche parlano di un 17% di ultra sessantacinquenni rispetto alla popolazione complessiva che in cifre assolute fanno circa 1 milione e 400 mila cittadine e cittadini. Abbiamo quindi un ruolo e un peso importante. Di tutto ciò parleremo nella nostra assemblea: ci sarà di prezioso aiuto la presenza di Alberto Nessi, scrittore e poeta, che, attraver-
Programma assemblea Martedì 25 marzo 2014 ore 14.30, Ristorante “La Bricola”, Rivera Ospite: 6. Nomine Alberto Nessi, scrittore 7. Eventuali Ordine del giorno 1. Saluto del presidente 2. Approvazione verbale del 21.5.2013* 3. Rapporto attività 2013 4. Programma 2014 5. Intervento su un tema di politica degli anziani
*Chi fosse interessato a ricevere il verbale ne può fare richiesta al Segretariato
Farà seguito l’incontro con Alberto Nessi. Al termine seguirà un rinfresco. Iscrizione facoltativa ma gradita entro martedì 18 marzo 2014 telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@syndicom.ch
Il cruciverba di syndicom
Comitato Gruppo Pensionati syndicom Ticino e Moesano, Gabriele Castori, presidente.
Carlito Torroni, Gordola, deceduto in data 27.1.2014 all’età di 78 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1964.
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 13.30 alle 17.30. Giovedì dalle 8.30 alle 12.30. Al di fuori di queste fasce orarie si riceve su appuntamento.
agenda
Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch
assemblea PENSIONATI martedì 25 MARZO ore 14.30, ristorante "La Bricola", Rivera. conferenza professionale ordinaria industria grafica e imballaggio sabato 5 aprile ore 10.30, Volkshaus, Zurigo.
gita annuale iscritti syndicom domenica 7 settembre Destinazione Bergamo Alta.
so la lettura di alcune pagine tra le più belle dei suoi libri, agevolerà una rivisitazione di sentimenti nobili legati alla solidarietà, al lavoro, alle preoccupazioni degli umili. Valori ai quali noi, affiliati ad un sindacato, non possiamo restare indifferenti. Riservate dunque la data, vi aspettiamo con piacere!
condoglianze
Sul sito www.helias.ch trovate il programma completo, le condizioni di partecipazione e la possibilità di iscrivervi online. Il segretariato resta volentieri a disposizione per ogni altra informazione allo 058 817 19 61 o e-mail: adria.croci@syndicom.ch.
Assemblea annuale della sezione ticino sabato 10 maggio Hotel Paradiso, Lugano Paradiso al termine seguirà la consueta cena.
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In assemblea con lo scrittore Alberto Nessi
ALBERTO NESSI Nato a Mendrisio nel 1940, cresciuto a Chiasso. Oggi vive a Bruzella, in Valle di Muggio, la valle più meridionale della Svizzera italiana. Studia alla Scuola Magistrale di Locarno e all’Università di Friburgo. È stato insegnante. Poeta e narratore, nelle sue opere descrive con sensibilità la vita e i sentimenti delle persone semplici. Nel suo linguaggio si ritrovano espressioni dialettali ticinesi. Il suo è un approccio critico rispetto a uno sviluppo che penalizza popolazione e territorio. Alcune opere: • Terra matta, Dadò, Locarno 1984 • Rabbia di vento, Un ritratto della Svizzera italiana attraverso scritti e testimonianze, Collana CH, Casagrande, Bellinzona 1986 (designato libro della Fondazione Schiller) • Tutti discendono, Casagrande, Bellinzona 1989 • Saltamartina (fiaba), Pro Juventute, Zurigo 1996 • Fiori d’ombra, Casagrande, Bellinzona 1997 • La prossima settimana, forse, Casagrande, Bellinzona 2008
In palio un cuscino e una coperta offerti dal nostro partner assicurativo CPT. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice che sarà estratto/a a sorte fra tutti/e coloro che avranno inviato la risposta esatta. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo entro il 21 marzo 2014 a: syndicom, il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. La vincitrice del sudoku pubblicato su syndicom N.2 è la signora Carla Castori di Gordevio.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lunedì 9.00 -11.30 martedì e giovedì 9.00 -11.30 | 14.00 -17.00 mercoledì 14.00 -17.00, venerdì chiuso Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info Contatto e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch