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N. 4 28 marzo

www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione

il giornale

AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna

Buon 28 marzo Che ricorrenza è il 28 marzo, vi starete forse chiedendo. Oppure pensate che ci sia un errore di redazione. Nulla di tutto ciò. Nessuna ricorrenza particolare, perlomeno di quelle più note. Un giorno comune, libero, un giorno in cui è indifferente se le mimose sono in fiore o i negozi traboccanti di cuoricini. Allora buon 28 marzo a tutti quelli e quelle che credono che si possa ancora cambiare qualche cosa, che si possa ancora andare verso un’equità sociale in Svizzera ma anche nel mondo e verso un Paese che abolisca le discriminazioni, di genere tanto per dirne una. Auguri a chi si scandalizza che, ancora oggi, durante i colloqui di lavoro le donne vengano discriminate con domande legate al loro appartenere al sesso femminile. Auguri a chi si vergogna di avere colleghi che boccerebbero l’iniziativa sui salari minimi perché dà maggiori tutele a tutti e non solo a loro. Auguri a chi ha il coraggio di rifiutare di lavorare per salari da fame pur di difendere la propria dignità professionale. Auguri a chi denuncia abusi, nepotismo, illegalità e intrallazzi pur consapevole di esporsi così ad attacchi da molti fronti tra i quali quelli di pseudotestate giornalistiche. Auguri a tutti coloro che in una società spinta sempre più verso l’individualismo hanno il coraggio di avere un sogno comune. Potrebbe essere ancora lunga la lista di auguri da fare eppure quello che conta veramente è sapere che le piccole lotte quotidiane hanno un immenso valore. Se poi si sceglie di portarle avanti in un gruppo o con il sostegno di altri, allora uno spruzzo d’acqua può trasformarsi in una potente e grande onda.

Barbara Bassi

Dossier

Il servizio pubblico deve garantire accessibilità a tutta la popolazione ›pagg. 2 e 3

Telecomunicazioni

I dipendenti si lamentano: nei call center tira aria da Far West ›pag. 4

Ticino

Quello che bolle in pentola nella cucina dei comunicatori ›pag. 10

Tamedia-bilancio annuale 2013

A spese dei dipendenti

Anche per il 2013 Tamedia ha presentato un bilancio sorprendentemente positivo eppure continua a licenziare sia nei reparti tecnici che nelle redazioni. A Zurigo e Losanna i lavoratori sono scesi in piazza a protestare. Presente sul posto, syndicom fa un bilancio della situazione. ›pag. 7

© felix Graf

Editoriale

incamerare utili, licenziare e risparmiare sul piano sociale · I dipendenti delle redazioni regionali manifestano a Zurigo.

Bilancio 2013 della Posta Svizzera

Basta risparmi sul personale Il messaggio della direzione del gruppo Posta relativo al bilancio 2013 è ambiguo: sebbene la Posta continui a mostrare un utile stabile, si deve procedere tuttora a consistenti risparmi a carico del personale. Per syndicom è da irresponsabili che, a spese dei dipendenti della Posta, si debbano generare sempre più utili. E che con il cambiamento in società anonima, il fatto di pagare anche delle imposte venga utilizzato come ulteriore mezzo di pressione.

Già alla vigilia della conferenza stampa del 13 marzo scorso sul bilancio, la direttrice generale della Posta Susanne Ruoff aveva anticipato su un giornale domenicale l’interpretazione delle cifre. Gli utili crollano poiché, questo è quanto ha lamentato la Ruoff, la Posta è soggetta per la prima volta a un’imposizione fiscale quale società anonima. Quindi ha intonato il mantra, che può essere ricavato dalle sue interviste e dagli interventi degli ultimi mesi sulla stampa: presso la Posta, a suo dire, sono ›continua a pag. 6


2 | Dossier Servizio pubblico

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014

giornata di sensibilizzazione

Vogliamo un servizio pubblico forte!

Quarant’anni di neoliberismo, dopo i primi attacchi di Reagan e Thatcher, hanno messo sotto torchio il servizio pubblico. In Svizzera, i libri bianchi di Schmidheiny, De Pury e vari altri hanno condotto anche allo smembramento delle PTT. Tuttavia i sindacati stanno tornando all’offensiva. Una giornata di sensibilizzazione a favore del servizio pubblico ha dato il via a una campagna che si svilupperà sui prossimi anni. Facciamo il punto con Alain Carrupt, presidente di syndicom. “Vogliamo un servizio pubblico forte!”. Ecco qual è stata la parola d’ordine della giornata di sensibilizzazione per il servizio pubblico tenutasi il 27 febbraio a Berna su invito dell’Unione sindacale svizzera e di molti sindacati, fra cui anche syndicom. È stato il debutto di una campagna per rimettere il servizio pubblico al centro delle discussioni. A causa dei programmi di austerità dei Cantoni, delle privatizzazioni e dell’ottimizzazione dei profitti, il servizio pubblico è finito troppo sotto pressione. Alain Carrupt, presidente di syndicom ci parla proprio di pressione sui costi dei servizi di base della Posta.

syndicom, il giornale: Che importanza riveste il servizio pubblico per syndicom? Alain Carrupt: syndicom è molto legato al servizio pubblico, attraverso diverse sue divisioni, come la Posta, le telecomunicazioni, che hanno dei mandati di servizio pubblico dalla Confederazione; ma per me anche l’informazione fa parte del servizio pubblico.

A dispetto delle esigenze della legge che obbliga la Posta a seguire un mandato di servizio di base, gli uffici vengono chiusi e vengono rimpiazzati dalle agenzie o dal servizio a domicilio. Non è che la Posta sta mettendo a rischio dei servizi pubblici che dovrebbero avere, per legge, natura universale? Le richieste verso la Posta sono fissate dalla legge e dal Consiglio federale. Accanto ai suoi compiti di servizio pubblico, e ai suoi obblighi di datore di lavoro sociale fissati negli obiettivi strategici della Confederazione, il Consiglio federale si aspetta dalla Posta una crescita produttiva e un’attività migliorata, che essa consegua un aumento durevole del proprio valore, e che essa versi, ogni anno, un dividendo alla Confederazione – 200 milioni l’anno scorso – e che si espanda all’estero. Tutto questo mette la Posta sotto una forte pressione. Il mandato è quanto meno contraddittorio dal momento che chiede alla Posta di assumersi delle mansioni di servizio pubblico affiancandole però degli imperativi economici alti. Qui sussiste un dilemma importante. Un margine di utile di oltre il 10% non viene raggiunto da nessun’altra Po-

sta in Europa, e alcune vengono spesso separate dalle loro attività bancarie. Questo corrisponde più o meno al rendimento della Nestlé! Una tale produttività può essere raggiunta soltanto attraverso una pericolosa intensificazione del lavoro che alcuni dipendenti postali pagano con la propria salute. E la direttrice, Susanne Ruoff, che afferma pure di non voler rioccupare i posti degli impiegati postali che vanno in pensione…

Metodi contabili assai discutibili per sovraccaricare gli uffici, mancanza di trasparenza, una sorta di legge del silenzio durante i negoziati con i Comuni. Su questi metodi della Posta messi in evidenza da diversi media, qual è la posizione di syndicom? Queste denunce partono dai politici, in seno al Parlamento e nei media. Da parte sua syndicom, da molto tempo, chiede una maggiore trasparenza. Noi vorremmo soprattutto essere messi a conoscenza dei futuri piani della Posta in relazione alla chiusura di altri uffici. Ci aspettiamo maggiore trasparenza sui criteri utilizzati e soprattutto che i Comuni siano meglio informati sulle loro possibilità di fare ricorso contro le decisioni della Posta, specialmente presso PostCom. L’anno scorso soltanto sei Comuni hanno fatto ricorso a quest’istanza. Sono pochissimi. Abbiamo anche constatato che la democrazia non funziona bene nei Comuni in quanto le autorità sono sottomesse a delle clausole di confidenzialità. Gli esecutivi decidono senza consultare la loro popolazione.

E cosa fa syndicom contro tutto questo ? Ovviamente syndicom sostiene ogni movimento cittadino che si oppone alla chiusura di un ufficio postale. Durante il congresso di syndicom a dicembre – l’organo supremo del nostro sindacato – i delegati hanno sostenuto con forza una risoluzione che chiedeva che «syndicom elaborasse delle strategie per mettere fine alla chiusura degli uffici postali e al loro rimpiazzo attraverso le agenzie postali – e per impedire che i collaboratori della Posta, protetti dal CCL Posta, vengano sostituiti da lavoratori sottratti alla tutela del CCL e dei salari minimi».

Nel 2009 la Posta aveva pubblica-

to una lista di uffici postali che voleva porre sotto esame… In verità è stato il Sindacato della comunicazione – poi diventato syndicom – che all’epoca aveva pubblicato la sua lista secondo stime che avevamo fatto, parallelamente alla petizione che avevamo lanciato contro la chiusura degli uffici. Successivamente la Posta ha pubblicato la sua lista sotto la pressione dei sindacati e del popolo. Dopodiché il tutto è sfuggito al controllo. La Posta ora fa tutto un po’ alla volta. In maniera molto discreta. Spesso veniamo informati dalle autorità soltanto a cose fatte.

Dunque le agenzie non rappresentano una buona soluzione? La Posta afferma che l’80% delle persone è soddisfatto con i servizi delle agenzie. Quello che constata syndicom è che la missione del servizio pubblico non è di coprire i bisogni dell’80% della popolazione, ma di mirare al 100%. Ecco quale dovrebbe essere il fattore determinante. Il puro rendimento non può essere l’unico criterio. Quello che conta è rispondere alla quasi totalità delle esigenze. Ecco che cosa ci si aspetta da un servizio pubblico.

Nel tuo intervento alla giornata del servizio pubblico hai illustrato i diversi pericoli che incombono: diminuzione del volume della corrispondenza, regressione della rete postale, dumping praticato dalle agenzie, riduzione delle prestazioni, impiego fortemente sotto pressione. Che tipo di soluzioni ipotizzi? La prima soluzione è quella di finanziare il servizio postale a lungo termine. Qui ci sono due possibilità. La prima è mantenere il monopolio residuale sulle lettere (50 grammi). La seconda è poter utilizzare i profitti conseguiti dai servizi finanziari della Posta. Bisogna assolutamente evitare una privatizzazione di PostFinance. Inoltre, la missione di servizio pubblico deve restare al centro delle priorità della Posta che deve conservare una fitta rete di uffici postali. Infine va eliminato il dumping salariale, assoggettando il personale delle agenzie al CCL della Posta. La generalizzazione degli impieghi a tempo parziale deve essere evitata attraverso l’estensione degli orari di distribuzione. E se la diminuzione dei volumi della corrispondenza proseguirà a questo ritmo – e la Posta non fa

abbastanza per contrastare questa tendenza – dovranno essere presto prese delle misure di riqualifica professionale.

La riduzione del volume della corrispondenza però rimane una realtà, non è così? Va detto che i dirigenti della Posta dipingono sempre tutto di nero! Claude Béglé, il vecchio direttore della Posta, nel 2009 aveva annunciato che le lettere sarebbero diminuite del 30% da qui al 2015. Al momento questa regressione ammonta soltanto al 10%. Gli svizzeri dunque sembrano essere più attaccati alle lettere che altri popoli. Tra l’altro bisogna anche ricordare che la principale causa della perdita dei posti di lavoro alla Posta nella distribuzione è lo smistamento meccanico con il grande progetto Distrinova! Non è la riduzione del volume che causa i maggiori danni all’impiego. Vie-

ne dunque spontaneo chiedersi perché la Posta ha investito centinaia di milioni per un servizio che porterà indiscutibilmente a un declino? O la loro comunicazione è contraddittoria oppure è stata fatta una scelta sbagliata. Non è certo la riduzione del 2% del volume delle lettere dell’anno scorso a essere la ragione principale della soppressione degli impieghi, bensì la volontà di rimpiazzare il personale con delle macchine.

Acidus, l’associazione cittadina per la difesa degli utenti del servizio pubblico, è arrabbiata nel vedere che continuano a chiudere un ufficio postale dopo l’altro e che continuano a tagliare il personale nonostante i profitti siano in continua crescita. Questa associazione attiva nel canton Vaud propone di rinazionalizzare la Posta. Tu cosa ne pensi ? È difficile rinazionalizzare qual-


Servizio pubblico Dossier | 3

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 risoluzione

Prestazioni e infrastrutture di qualità

© Yves Sancey

Sono usciti altri approcci da questa Giornata sul servizio pubblico? Alcuni interventi, come quello di Ruth Lüthi, vecchia consigliera agli Stati (PS/FR), hanno mostrato che raramente dei servizi pubblici sono diventati più redditizi e meno cari dopo la loro privatizzazione. L’esempio delle ferrovie in questo senso è lampante, soprattutto quello inglese che è stato catastrofico per i dipendenti e per la sicurezza dei passeggeri. In Europa è in atto una riforma molto pericolosa che mira a liberalizzare il trasporto nazionale dei viaggiatori attraverso una privatizzazione strisciante. Anche i pericoli della privatizzazione dell’acqua sono stati da tempo ampiamente dimostrati. Non per nulla syndicom è una delle prime associazioni senza scopo di lucro ad aver aderito alla cosiddetta blue community, ovvero a questa comunità blu, che s’impegna a difendere l’acqua come un diritto umano e che lotta affinché essa rimanga in mano pubblica. Una maniera concreta di difendere il servizio pubblico rinunciando all’acqua confezionata in bottiglia.

Qual è il tuo sentimento per il servizio pubblico? È un attaccamento viscerale. Io sono «cresciuto» nella Posta! Li sento profondamente dentro di me. I servizi pubblici sono una necessità, non solo per un discorso di qualità dei servizi, ma soprattutto perché il fatto che i servizi di base di un Paese siano in mano alla collettività e non agli interessi privati costituisce l’essenza di una democrazia. Altrimenti continueranno a essere sacrificati sempre i più deboli.

Intervista di Yves Sancey

Le sfide che la Svizzera sta affrontando attualmente e che dovrà affrontare anche nei prossimi anni sono l’aumento della popolazione, la garanzia del fabbisogno vitale e la partecipazione di tutti/e, le risorse di spazio ed energetiche limitate, l’accresciuta mobilità e il potenziale economico diverso tra le regioni nonché la mancanza di forza lavoro qualificata. Queste sfide potranno essere vinte soltanto con un adeguato finanziamento dei servizi e delle prestazioni. Serve un forte servizio pubblico per far funzionare la Svizzera anche in futuro! syndicom, SEV, SSP, APC e garaNto rivendicano che: • Sia posto fine ai programmi di austerità, alle privatizzazioni e alla concorrenza insensata nel servizio pubblico! • L’uguale fornitura qualitativamente alta di formazione, servizi sanitari, offerta di assistenza e servizi sociali avvenga nell’interesse della popolazione e che non serva a scopi privati di lucro. • I monopoli siano in mano pubblica. Questo vale per esempio per l’infrastruttura ferroviaria come anche per le reti elettriche, di comunicazione e idriche, per il sistema di fognatura e per lo smaltimento dei rifiuti. Gli utili dei monopoli appartengono alla collettività. • I compiti sovrani, dalla sicurezza pubblica al fisco, sottostiano al controllo democratico e possano essere svolti esclusivamente da organi statali. • Laddove le prestazioni del servizio pubblico vengono fornite da terzi

su mandato della collettività, vengano rispettati i principi dell’azione dello stato di diritto: − accesso uguale e non discriminatorio per l’intera popolazione, − controllo democratico sulla prestazione fornita, − trasparenza sulla vera identità dei proprietari e relative quote, sulle spese e sulle entrate, − divieto di fare profitti, − condizioni d’impiego obbligatorie fissate in dei contratti collettivi di lavoro. • Un forte servizio pubblico è efficiente e orientato al futuro. Ecco a cosa serve: − condizioni di lavoro eque e promotrici della parità tra uomo e donna, − garanzia degli standard necessari riguardo a sicurezza e salute sul lavoro, − investimento coerente nella formazione e nell’aggiornamento del personale, − ulteriore sviluppo delle prestazioni adeguate ai bisogni, − integrazione dinamica di innovazioni tecnologiche, − impiego parsimonioso di materiali ed energia. • Bisogna riesaminare le esternalizzazioni già compiute e sottometterle al controllo democratico. Ecco per cosa ci impegniamo!

© SGB

cosa che è ancora in mano allo Stato. La Posta non è stata privatizzata. Bisognerebbe invece rafforzarne il controllo politico. Attraverso i suoi obiettivi strategici, il Consiglio federale deve rimettere al centro delle sue priorità la missione del servizio pubblico della Posta. Porto il mio saluto a questa importante associazione che già da molti anni porta avanti una lotta in favore del servizio pubblico. L’ideale sarebbe che nascessero altre associazioni come Acidus, al di fuori del canton Vaud.

Le prestazioni e le infrastrutture pubbliche costituiscono dei pilastri fondamentali per i diritti umani, per la coesione sociale e per le pari opportunità in Svizzera. Esse garantiscono alla popolazione un’alta qualità di formazione e informazione, un valido servizio sanitario, una buona offerta di assistenza con sufficiente spazio abitativo e delle istituzioni sociali. Esse offrono una tutela affidabile e una sicurezza attraverso i servizi di salvataggio, di polizia e doganali. E inoltre assicurano una rete fidata e sostenibile per energia, acqua, trasporti e comunicazione.

Cantoni e Comuni

Uss: «Basta coi programmi d'austerità» L’Unione sindacale svizzera (USS) e i sindacati SSP, APC, SEV, syndicom e GaraNto il 27 febbraio hanno organizzato una giornata comune intitolata “Un servizio pubblico forte per una Svizzera efficiente!”. Le 200 persone circa che vi hanno partecipato hanno approvato una risoluzione che chiede che sia posto fine ai programmi cantonali e comunali di austerità. Infatti questi programmi indeboliscono i servizi pubblici, che invece rappresentano un pilastro fon-

damentale per la coesione sociale nel nostro Paese. Ma per essere forti, servono sufficienti risorse finanziarie e buone condizioni di lavoro per riuscire a stare al ritmo dell’evoluzione della popolazione, delle innovazioni tecnologiche e dei nuovi bisogni. Diversi esperti, uomini e donne, politici e sindacalisti, hanno messo in luce, con le loro relazioni, le tematiche delicate nostre e dell’Unione europea (UE), per esempio in materia di traf-

fico ferroviario, di sicurezza interna, di sanità, di formazione e di servizio universale postale. In tutti questi interventi ci si è chiesti se la concorrenza nel servizio pubblico generi una maggiore qualità o piuttosto invece uno smantellamento delle prestazioni, un aumento dei prezzi e una pressione sui salari. I programmi di risparmio minacciano soprattutto le cure mediche, la formazione e l’affidamento dei servizi a terzi: l’evoluzione della popolazione esige maggio-

ri risorse in questi ambiti e un miglioramento della situazione del personale che ci lavora. Quanto ai servizi pubblici, attualmente si osservano tendenze contrarie in seno all’UE. In effetti, grazie al successo della prima iniziativa cittadina europea, l’approvvigionamento dell’acqua verrà protetta dalle privatizzazioni da qui in avanti. Invece per quanto riguarda il traffico ferroviario la pressione a liberalizzare rimane alta con il “Quarto pacchetto ferroviario”.


4 | Dai settori Telecom

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Dossier Call center

Nei call center tira aria da Far West

Chiamare fino a 500 numeri al giorno, salutare le persone all’altro capo del filo telefonico e cercare di vender loro qualcosa. Ecco la giornata tipo di molti dipendenti che lavorano in un call center outbound, ovvero che fa chiamate in uscita. Se almeno il lavoro fosse retribuito in maniera decente, queste condizioni di lavoro si sopporterebbero meglio. Purtroppo però in questo ramo vigono salari e ambienti lavorativi davvero funesti. Felix Graf

© Mar t in Ruetschi

I dipendenti delle aziende outbound riferiscono di continuo della grande pressione subita dai superiori che vogliono costringerli a raggiungere il maggior numero di contratti. E qui non c’è posto per la moralità: i bersagli preferiti sono gli anziani e i migranti, persone in buona fede. Con loro si fanno soldi facili grazie alla loro fiducia ingenua verso l’agente del call center. Tra l’altro solo pochissimi dipendenti del call center rispettano l’asterisco nell’elenco telefonico: nel 2013 sono arrivati 6’000 reclami presso la fondazione protezione dei consumatori. Ma la giustizia muove soltanto passi lentissimi riguardo alle conseguenze penali.

Nessuna etica e una pressione altissima Anche la pressione psicologica è fortissima: a volte vengono attaccate alle bacheche dei grandi uffici open space le liste con il numero di contratti fatti a collaboratore. Queste classifiche dovrebbero spronare i dipendenti a fare di più, ma al contempo umiliano quelli che hanno avuto meno successo. «Le condizioni di lavoro nell’ambito dell’outbound possono essere tranquillamente definite da Far West», afferma Daniel Münger, segretario centrale di syndicom. L’estrema fluttuazione è una conseguenza di

queste pessime condizioni lavorative: nella maggior parte dei centri outbound in un anno cambia praticamente l’intero organico. Dunque è facile comprendere che diventa pressoché impossibile organizzare sindacalmente il personale.

Profit ti alti, salari miseri Anche gli stipendi nei call center sono cattivi, di regola. È rara una paga oraria ol-

tre i 20 franchi in questo ramo. Non esiste un contratto collettivo di lavoro con valenza nazionale. Tuttavia: Callcentere di Gruppi di teleconimunicazione adottando di regola le condizioni di lavoro della casa madre, come accade ad esempio con Swisscom. Per quanto riguarda l’inbound invece, sono in atto dei colloqui e dei negoziati per dei contratti collettivi, come ci spiega Daniel Münger. Ma: «Nell’outbound

non si muove una foglia riguardo alla situazione giuridica dei lavoratori». In realtà ci sarebbe denaro a sufficienza per pagare a questi dipendenti dei salari tali da garantire il minimo vitale: il giro d’affari dei circa 800 call center in Svizzera viene stimato a 1,5 miliardi di franchi annuali, e la tendenza è in crescita. Non esistono tuttavia dei dati certi. Dieter Fischer, presidente dell’associazione

Condizioni di lavoro nei call center

I dipendenti si devono accollare il rischio imprenditoriale I lavoratori dei call center sono mal pagati, se fanno errori decurtano loro il salario, e il volume lavorativo non è garantito: il caso di un socio syndicom evidenzia quanto siano precari i rapporti di lavoro in molti call center. Peter Krebs Pascal L.1 conosce il ramo in cui lavora. Il 31enne zurighese ha già lavorato in diversi call center e in diverse funzioni. Egli è impiegato di commercio e da poco ha iniziato la seconda formazione all’Università di Friburgo. Lo studio è sempre stato il suo obiettivo, ci spiega. Ma la via diretta gli è stata preclusa, in quanto non proviene da una famiglia che gli ha dato i giusti stimoli per indirizzarlo verso questa strada: «In famiglia sono l’unico che studia all’università». Nonostante egli nel frattempo percepisca una borsa di studio, per lui il lavoro non costituisce giusto un “lavoretto extra”. Lui con questo guadagno aggiuntivo ci vive. Prima campava solo di questo lavoro, che si svolge spesso la sera. Con questo lavoro non si diventa certo ricchi. Pascal L. attualmente lavora tre sere la settimana, il che equivale a un 20 per cento di monte ore. La sua paga oraria ammonta a 21 franchi. Qualche tempo fa ne guadagnava tre di più. Poi la paga gli è

stata ridotta due volte. La direzione sosteneva che avesse fatto degli errori durante una telefonata con il cliente. Sbagli futili, ben s’intenda. Una volta ha saltato un paio di domande perché aveva al telefono un signore anziano che non sapeva bene come rispondere riguardo a una scala di valutazione. Questa omissione gli è costata una detrazione di due franchi l’ora.

Sot to controllo, sempre I supervisori di questa ditta possono ascoltare ogni conversazione dei dipendenti, a loro insaputa. Nella divisione questa prassi viene chiamata “silent monitoring”, per usare un termine, diciamo, carino. In verità si tratta più di un controllo che di un aiuto. Pascal L. ritiene la sua riduzione salariale un atto arbitrario. Allo stesso modo non pensa di poter compensare questa perdita fornendo un buon lavoro. «Se riescono a trovare anche solo un piccolo appiglio, ti decurtano lo stipendio, e basta. In que-

sto modo risparmiamo soldi a nostre spese». È un gran peccato, perché Pascal L. invece è un lavoratore motivato. Egli gestisce gli intervistati in maniera molto professionale. «Io li prendo sul serio, parlo in modo gentile e faccio loro capire che non faccio le domande per curiosità, ma perché sto svolgendo un lavoro che voglio fare bene», ecco come descrive il suo stile. Egli considera gli interrogati come clienti, non solo come “vacche da mungere”. Questo lo differenzia dall’azienda, che ha a cuore soltanto i committenti. L’azienda per la quale lavora è attiva soprattutto per banche, assicurazioni, casse malati ma anche per ditte di telecomunicazione e aziende pubbliche. Il call center fornisce loro dei dati su come vengono valutati come azienda e su come vengono percepite le loro campagne pubblicitarie. Questo grande affare si chiama ricerca di mercato. I call center stessi non godono di una buona fama. Gli abbonati si sentono infasti-

diti dalle telefonate non desiderate e lo fanno sentire molto bene agli agenti telefonici. Pascal L. ci racconta di essere raramente oggetto di insulti personalmente, ma i dipendenti più giovani, meno esperti, sono molto esposti: «Ho già visto gente piangere».

Piccolo stipendio, piccola sicurezza E nemmeno le condizioni di lavoro e il salario possono dare qualche conforto, in quanto sono davvero precari. Nella sede dove lavora Pascal L., i dipendenti sono impiegati tutti con una paga oraria. Solo la centrale di Lucerna ha del personale con un impiego fisso. Il guadagno lordo secondo Pascal L. può salire da 20 a 27 franchi l’ora. Ma nei fatti questa paga arriva al massimo a 24 franchi. Non esiste né la tredicesima né un premio di fine anno. Non vengono versati nemmeno i contributi LPP, dal momento che nessuno raggiunge il salario annuale minimo. Ma non è finita qui. Infatti spesso l’orario di lavoro viene interpretato e calcolato a sfavore dei dipendenti. Se uno va in pausa o deve andare in bagno deve effettuare il log out, il che significa che il contatore si ferma. La stessa cosa vale per brevi colloqui preliminari o per l’accensione e lo spegnimento del computer. Addirittura quando c’è un blackout ai dipendenti viene detratto il tempo di lavoro perso. Inoltre il reddito è fortemente variabile. D’estate e d’inverno il call center può ri-


Telecom Dai settori | 5

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Sviluppo CCL Swisscom

Cosa significa in- e outbound? © z vg

di settore Callnet.ch, non commenta cifre menzionate da altri, ha affermato in un’intervista rilasciata alla NZZ lo scorso 24 febbraio. Callnet.ch conta 120 associate che impiegano due terzi di tutti i dipendenti del ramo.

Unica eccezione positiva: il Ticino Nel canton Ticino nel 2006 e 2007 durante le ispezioni nei call center del cantone sono state rilevate gravissime mancanze nella tutela dei lavoratori. Nelle aziende controllate, due terzi dei dipendenti guadagnava al massimo 1’500 franchi al mese, e uno scarso 20% meno di 2’500 Franchi. Quattro delle sei ditte controllate non avevano nemmeno un salario fisso per i propri dipendenti, ma pagavano loro unicamente delle provvigioni. Dopo questi controlli e inutili tentativi di colloquio con i datori di lavoro, è stato deciso di introdurre da subito dei salari minimi legali – seppure molto bassi – per i lavoratori dei call center. Ad oggi il Ticino rimane l’unico cantone ad aver attuato una misura del genere.

L’unica via percorribile è il salario minimo Le condizioni insostenibili nelle aziende outbound e la mancanza di prospettiva di un CCL rende indispensabile un salario minimo esteso a tutto il ramo dei call center (soprattuto dell’outbound). Con un salario minimo legale si fermerrebbe, finalmente, questo indicibile dumping salariale. I lavoratori, che ad oggi non sanno se il proprio misero salario sarà sufficiente per pagare l’affitto e il cibo, sbarcherebbero il lunario con più facilità. Ecco perché il 18 maggio votiamo Sì all’iniziativa sui salari minimi!

I dipendenti inbound dei call center sono molto amati dalla clientela. Perché sono loro che ci risolvono i problemi. Essi ci aiutano se abbiamo difficoltà con gli apparecchi tecnici, con la linea telefonica o internet. Essi accolgono i nostri reclami riguardo a fatture o forniture sbagliate. E sono sempre loro che ci consigliano riguardo a questioni sulle polizze assicurative o quant’altro. Tutto questo presuppone che i collaboratori inbound siano in possesso di competenze tecniche, amministrative e linguistiche molto grandi. Ecco perché le loro condizioni di lavoro sono, in genere, notevolmente migliori di quelle dei colleghi nell’outbound. I dipendenti dell’outbound invece molti clienti li invierebbero sulla luna. Essi chiamano a tutte le ore del giorno e della notte. Essi o ci vogliono vendere qualcosa o ci vogliono far partecipare a qualche sondaggio su incarico di qualche istituto. Essi normalmente non hanno bisogno di speciali competenze. Infatti si devono attenere strettamente a schemi molto chiari. I futuri clienti praticamente non possono ribattere a nulla, in quanto per ogni obiezione esiste già la risposta pronta. Le condizioni di lavoro degli impiegati outbound sono spesso precarie: salari bassi, pause brevi, conversazioni telefoniche controllate, orari di lavoro molto irregolari, richieste esigenti riguardo alla quantità di telefonate da fare (fino a diverse centinaia al giorno), pressione fortissima. Di conseguenza è alta anche la fluttuazione del personale negli ambiti outbound dei call center. Accanto a questi due lavori tipici dei call center ne esistono altri, misti, come i call center che si sono specializzati nell’elaborazione di domande via mail o attraverso i moduli di contatto su internet. Un call center non raggruppa obbligatoriamente tutti i dipendenti nel medesimo posto. È possibile che i lavoratori di un call center svolgano il lavoro da casa (Home Office). In questo modo il call center risparmia i costi per l’affitto e per l’infrastruttura. Se a tutto questo si aggiunge una retribuzione basata sul successo ottenuto, ovvero sui contratti conclusi, ci sta che a fine mese al dipendente non rimanga altro che recarsi al servizio sociale del proprio Comune. Franz Schori, segretario specializzato Telecom/IT

Alta flut tuazione

* Peter Krebs è giornalista freelance.

Brevi Studi sulla parità salariale Il consiglio federale ha preso conoscenza di due studi legati al tema della parità salariale. Il primo studio mostra quali misure statali sono state messe in atto in materia di parità salariale in altri Paesi. La seconda analisi indica possibili metodi per il controllo statale e strumenti per l’attuazione della parità in Svizzera. Due buone basi per poter evolvere in tema di uguaglianza anche in Svizzera.

aumento dei frontalieri Secondo i dati statistici dell’ufficio federale di statistica il numero di frontalieri attivi professionalmente in Svizzera è aumentato nel 2013 del 3,8%. Un po’ più della metà dei frontalieri (52,4%) ha la sua residenza in Francia. Quasi un quarto (23,7%) vive in Italia e un quinto (20,5%) in Germania. Dalle statistiche risulta anche che i frontalieri tendenzialmente lavorano in ambiti dove vi è richiesta una qualifica professionale bassa.

© Charles Ellena

1 Nome noto alla redazione

I confini tra tempo lavorativo e vita privata si stanno dissolvendo sempre di più. Ci saranno probabilmente dipendenti che apprezzano questo venir meno dei confini. Ma per la maggior parte dei lavoratori, queste nuove libertà conducono a una sorta di sentirsi costretti ad essere disponibili 24 ore su 24 e sette giorni su sette per i superiori e per i colleghi e le colleghe di lavoro. All’inizio vengono a mancare le attività di ricreazione nel tempo libero, poi ne soffrono le relazioni sociali dei dipendenti, e alla fine, la loro salute. La “Work-Life-Balance”, tanto decantata, perde il suo equilibrio. syndicom vuole saperne di più di questa dissoluzione della linea di demarcazione tra lavoro e vita privata, e vuole sapere come i lavoratori percepiscono il proprio carico lavorativo. Per questo il sindacato dal 31 marzo condurrà un sondaggio online sulla mole di lavoro (www.syndicom.ch/swisscomumfrage). I risultati di quest’inchiesta confluiranno nelle prossime trattative CCL con Swisscom. Queste inizieranno, presumibilmente, tra due anni. (fs)

Rafforzare la tutela dalla discriminazione razziale La Commissione federale contro il razzismo CFR coglie l’occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, che si celebra ogni anno il 21 marzo, per esprimere la propria adesione alle raccomandazioni del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale CERD, che chiede alla Svizzera di rafforzare la tutela giuridica dalla discriminazione e d’intensificare la lotta agli stereotipi e alla stigmatizzazione.

manere chiuso fino a un mese, in mancanza di incarichi. E in questo periodo i dipendenti non sono nemmeno assicurati contro l’infortunio. Pascal L. ha cercato di annunciarsi all’assicurazione contro la disoccupazione per questo periodo, ma l’URC lo ha informato che con questo tipo di assunzione bisogna accettare queste normali fluttuazioni di salario.

Il giudizio dell’affiliato syndicom Pascal L. sulla politica del personale della sua azienda non lascia alcun dubbio: «I dipendenti devono correre al lavoro quando arrivano gli incarichi, ma senza causare alcun costo. Essi si accollano il grosso del rischio imprenditoriale». Dunque non meraviglia se la fluttuazione è estremamente alta nei call center. Di dieci persone che frequentano i corsi di introduzione, soltanto una rimane più di tre mesi, questa la stima di Pascal L.: «Io ne ho già visti passare a centinaia». La cosa sorprendente è che non mancano le candidature. Il più delle volte si tratta di persone in situazioni transitorie, di studenti, di persone over 50 e di pensionati. Molti tra essi non hanno prospettive riguardo a un lavoro dopo il call center. E questo la divisione lo sa e lo sfrutta, al massimo.

Sondaggio sul carico di lavoro alla Swisscom

Il volto di Pascal L. non può essere mostrato perché questo comprometterebbe il suo lavoro.

giovani e Internet Pornografia, contatti indesiderati in Internet e protezione dei dati sono alcuni dei principali problemi da affrontare attualmente per proteggere i giovani dai rischi dei media. Questa è la conclusione cui sono giunti diversi esperti tedeschi e svizzeri. I risultati dello studio sono presentati in due rapporti, che forniscono un punto di riferimento al gruppo di lavoro della Confederazione incaricato di formulare proposte per la futura impostazione della protezione della gioventù dai rischi di Internet.


6 | Dai settori Posta

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014

Bilancio 2013 della Posta Svizzera

Continua da pag. 1 necessari ulteriori ristrutturazioni e consistenti tagli. L’ultima trovata: non andare a rimpiazzare migliaia di posti che resteranno scoperti nei prossimi anni per via dei pensionamenti. Mentre i cantoni e la Confederazione possono rallegrarsi di una pioggia di denaro, al proprio personale vengono quindi annunciate razionalizzazioni e pressioni più consistenti. Ora le cifre sono a disposizione di tutti. Nel 2013 la Posta Svizzera è tornata a conseguire un risultato

syndicom chiede che le cifre iscritte a bilancio vengano finalmente interpretate anche dal punto di vista dei dipendenti e del servizio pubblico: • La Posta ha un mandato ai sensi di legge, ossia assicurare un servizio di base. Può garantire tutto questo solo se dispone di una buona rete e di lavoratori e lavoratrici motivati/e. Ulteriori risparmi a danno del personale e della rete degli uffici postali indeboliscono il servizio pubblico della Posta. Si tratta di una questione correlata alla qualità e non alla rendita. • Inoltre la Posta deve assicurare

«syndicom chiede che gli utili a bilancio vengano finalmente utilizzati anche a favore dei dipendenti e del servizio pubblico». di tutto rispetto. Il risultato aziendale (EBIT) è salito a 911 milioni di franchi (l’anno scorso è stato di 850 milioni). La redditività è dunque salita al 10,6 % a fronte del 10 % del precedente anno. Leggendo il rendiconto si ha chiaramente la sensazione che l’utile è dichiarato volutamente ridotto. Ergo, il risultato è stabile e la Posta è più che florida.

la propria responsabilità quale datore di lavoro corretto e attento agli aspetti sociali nei confronti dei suoi 62’000 dipendenti. In questo senso non basta annunciare il taglio “sostenibile a livello sociale” di migliaia di posti di lavoro tramite i pensionamenti. La Posta deve offrire una prospettiva futura ai lavoratori che vogliono dare il pro-

prio contributo alla società nei prossimi decenni. È quindi indice di assoluta negligenza il fatto che i responsabili della Posta comunichino oggi ai dipendenti e all’opinione pubblica esclusivamente un aumento dello stress e della pressione e l’ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e di impiego (ad es. solo assunzioni a tempo parziale nell’ambito del recapito delle lettere). Pertanto syndicom si aspetta che, nelle trattative per il CCL in corso, vengano affrontati questi grandi problemi per i dipendenti e che essi vengano risolti ricorrendo al partenariato sociale. • Il settore pubblico non può avere alcun interesse a uno svuotamento del servizio pubblico della Posta. syndicom chiede quindi alla Confederazione di contenersi nell’attingere ai milioni della Posta e di tener conto del nuovo gettito fiscale in occasione del prelievo degli utili aziendali. A questo proposito syndicom esige anche un’assoluta trasparenza riguardo alle imposte versate dalla Posta. Non è sostenibile che una società che fa capo al 100% allo Stato voglia nascondersi dietro il segreto fiscale.

commento

La direzione della Posta lancia idee del cappero © z vg

Basta risparmi sul personale

Quasi ogni fine settimana ormai la Posta ha preso l’abitudine di mandarci, attraverso la Sonntagspresse, messaggi non meglio definiti di ristrutturazioni o smantellamenti in vista. Così per esempio la signora Ruoff ha annunciato che sarà cancellata la distribuzione delle lettere il sabato (ma questa affermazione è già stata di nuovo smentita). Poi è stato detto che i profitti sono in calo e che la Posta deve pagare 200 milioni di tasse (nota bene: gli utili sono in aumento e le tasse sono “soltanto” 92 milioni). «Migliaia di dipendenti andranno in pensione nei prossimi anni e non verranno sostituiti». Oppure: «La cassa pensione sta valutando se alzare i contributi dei collaboratori attivi – a seguito dell’onda di pensionamenti». (Entrambi gli scenari per ora sono pure speculazioni). A volte sembra che la Posta di tanto in tanto ne spari una per vedere fino a dove può arrivare. E se poi dovesse subentrare puzza di bruciato, alla fine può sempre affermare che si è trattato soltanto di aria fritta. Bruno Schmucki, responsabile della comunicazione

lavoro a tempo parziale

Successo per i lavoratori part-time della IMS AG I dipendenti assunti a tempo parziale con un monte ore al di sotto del 40% devono poter partecipare, come tutti gli altri lavoratori, ai sondaggi e agli eventi dedicati al personale. Il sindacato syndicom è uscito vittorioso dalla commissione specializzata (CoSpe) Posta Immobiliare e Management SA (IMS). Sonja Oesch pare, già quest’anno, i lavoratori a tempo parziale a questa inchiesta, su base volontaria. Ora è molto importante che le colleghe e i colleghi assunti a tempo parziale partecipino effettivamente a questo sondaggio.

Eventi per tut to il personale Anche la seconda richiesta di syndicom aveva come obiettivo di eliminare la disparità di trattamento verso i dipendenti con una piccola percentuale lavorativa. syndicom ha chiesto che venissero unificate le regole su chi e quante volte partecipasse agli eventi regionali IMS dedicati al personale. Finora le regioni hanno potuto scegliere liberamente quando organizzare questi eventi e se invitare anche i lavoratori con un monte ore piccolo. La ge-

«Grazie a una posizione chiara degli iscritti al sindacato e a un buon partenariato sociale siamo riusciti a migliorare la situazione alla IMS AG».

stione diversificata e la parziale emarginazione di questi dipendenti ha portato, giustamente, a incomprensioni e rabbia. Anche qui la IMS ha dato il via libera. La cosa importante adesso è che questo accesso ottenuto agli eventi regionali per il personale venga anche sfruttato dalle colleghe e dai colleghi. La possibilità di incontrare altre persone riveste un significato particolare proprio per i/le dipendenti con un piccolo monte ore che lavorano isolati/e in piccoli uffici postali. Gli eventi per il personale vengono sempre annunciati via Intranet e in loco. La parità di trattamento fra i dipendenti rimane un argomento d’attualità presso syndicom. Grazie ad una posizione chiara degli iscritti al sindacato e a un buon partenariato sociale siamo riusciti a migliorare la situazione alla IMS AG.

* Sonja Oesch è segretaria centrale per il settore posta.

© IMS AG

Da anni i dipendenti che lavorano meno del 40% alla IMS vengono esclusi dal sondaggio annuale sulla soddisfazione del personale. Questo non solo costituisce una disparità di trattamento tra i dipendenti, ma impedisce anche di ottenere un risultato rappresentativo dell’inchiesta. Una parte considerevole del personale finora non ha mai avuto la possibilità di dire la propria opinione. Molti lavoratori coinvolti hanno vissuto questa decisione come un’emarginazione. Ecco perché nell’ambito della riunione CoSpe IMS dell’autunno del 2013 syndicom ha avanzato la richiesta di allargare il sondaggio sulla soddisfazione a tutti i dipendenti. I responsabili della IMS hanno accolto le argomentazioni del sindacato facendo parteci-

ora può avere voce in capitolo∙ Giardiniera a tempo parziale alla IMS AG.


Media Dai settori | 7

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 Tamedia

Milioni per i proprietari le briciole al personale 119 milioni di utili, redditività quasi al 12% eppure continuano le fusioni delle testate e la riduzione del personale. Un bilancio amaro di una filosofia aziendale che con il monopolio attacca la pluralità della stampa. Il 13 marzo le redazioni hanno detto no e sono scese in piazza ad esprimere il proprio dissenso. Tamedia ha comunicato le cifre relative all’esercizio 2013, che ha riscontrato un notevole successo. Pur senza raggiungere il risultato del 2012, il margine di utile (11,9%) e il risultato, pari a 119 milioni di franchi, restano a livelli decisamente elevati. Livelli che non vengono raggiunti da nessun’altra impresa nel settore dei media. A trarne nuovamente vantaggio sono soprattutto gli azionisti e i quadri dirigenti: gli azionisti ricevono 47,7 milioni di franchi, mentre i membri della direzione e del consiglio d’amministrazione si intascano 9 milioni. Per gli occupati esiste solo il “bonus” da 5 milioni, mentre a coloro che sono stati licenziati Tamedia vuole imporre con la forza, senza intraprendere alcuna trattativa con le parti, un piano sociale di gruppo volto ad agevolare il taglio dei posti di lavoro senza troppi costi. Un utile netto annuo di 119 milioni di franchi dovrebbe consentire a Tamedia, una società attiva nei media, di effettuare agevolmente degli investimenti nel proprio personale e nella qualità dei media considerando che è proprio grazie al personale se Tamedia nell’ultimo decennio è riuscita a conseguire utili per oltre 1 miliardo di franchi. In realtà il gruppo continua a puntare, da una parte, sul ridimensionamento del personale e, dall’altra, sull’alimentazione degli azionisti e dei quadri dirigenti. Come se condizioni di lavoro, qualità giornalistica e futuro stesso delle testate non contassero più di tanto per il futuro. Non si spiegherebbe altrimenti la ripartizione prevista per i “livelli superiori” e per “quelli inferiori”: • 47,7 milioni di CHF per gli azionisti, di cui 36,5 milioni CHF per la famiglia Coninx-Supino • 6,4 milioni di CHF per i quadri dirigenti e 2,6 milioni di CHF per il consiglio d’amministrazione • 5 milioni di CHF sotto forma di utili distribuiti, da suddividere tra 3'382 tempi pieni.

menti in tutta la Svizzera. Se guardiamo ai soli primi mesi del 2014, Tamedia ha annunciato il taglio di 40-50 posti e vuole altresì rendere i licenziamenti quanto più economici possibili tramite un “piano sociale a basso costo”. Senza alcuna trattativa con i sindacati e le commissioni del personale, nonostante il nuovo obbligo di negoziare i piani sociali per le grandi aziende ai sensi di legge, la società cerca di imporre dall’alto un piano sociale in tutto il gruppo ben al di sotto del livello di tutti gli altri piani sociali precedenti. Per questo il 13 marzo in occasione della presentazione del bilancio 2013 alla stampa le redazioni hanno protestato sull’onda del movimento che in Svizzera tedesca prevede di fare un’azione di protesta il 13 di ogni mese fintanto che gli editori non si dicano disposti a rientrare in un partenariato sociale. Accanto ai giornalisti e ai dipendenti dei media anche le forze sindacali di syndicom e impressum unite nel voler sostenere i propri associati e la categoria tutta. Ad aver convinto i giornalisti e le giornaliste a scendere in piazza è stato il taglio di 25 posti di lavoro previsto con la fusione del Landbote di Winterthur con la Zürichsee-Zeitung e il Zürcher Unterländer. Alle redattrici licenziate e ai redattori licenziati Tamedia ha presentato un “piano sociale” emesso unilateralmente, ma che non merita nemmeno questo nome. Invece di sostenere i lavoratori, alcuni di lunga data, nei prossimi difficili mesi dopo il licenziamento con il vecchio e ottimo “piano sociale 2009” – negoziato con le commissioni del personale e i partner sociali – l’azienda mediatica più ricca della Svizzera nega a queste vittime del risparmio l’adeguato e il necessario ammortizzatore finanziario. Vogliono inabissare anche i modelli di prepensionamento del 2009. Un vero scandalo.

Ricchi ma avari Procede in modo permanente l’implementazione del pacchetto di risparmi da 34 milioni di franchi annunciato un anno fa, ma non necessario come dimostrano le cifre attuali: Tamedia ha conseguito il suo obiettivo tramite rigorose ristrutturazioni, rinunciando a incrementi salariali su base generale e procedendo a licenzia-

Minacce contro i petizionisti Da quando le redazioni hanno presentato una petizione alla casa madre, la situazione si è ancor più aggravata. Dopo una breve manovra di depistaggio, dove la casa madre ha fatto finta di fare un’offerta migliore, ritirandola poco dopo, è stato mantenuto il no a trattative con i part-

ner sociali e con le commissioni del personale e sono partite le minacce di licenziamento per i giornalisti impegnati a salvare la propria redazione. Ma i dipendenti non si sono fatti intimorire e continuano a fare fronte compatto anche perché non sono soli. È previsto che il “piano asociale” partorito dalla direzione aziendale venga applicato in tutto il gruppo e sull’intero territorio nazionale. Dunque avrà valenza anche per i dipendenti delle tipografie e per gli autisti di Bussigny e Ginevra, che sono stati tutti mandati a casa. Varrà anche per le colleghe e per i colleghi di altre aziende e redazioni

di Tamedia, perché, nonostante i profitti degli ultimi anni possano essere definiti più che soddisfacenti, le misure di risparmio sembrano non avere mai fine. E proprio davanti a queste cifre brillanti, che Tamedia presenta ogni anno, è una vera vergogna che la direzione del gruppo continui a sottrarsi a qualsivoglia responsabilità sociale. Ecco perché le colleghe e i colleghi di al-

tre redazioni Tamedia solidarizzano con le richieste poste il 13 marzo per un vero piano sociale e per dei modelli dignitosi di prepensionamento per i licenziati. Attenzione perché Tamedia è già sbarcata in Ticino e la realtà di oltre Gottardo non deve sembrare così lontana. Inoltre si sa che i cattivi esempi sono spesso quelli che portano all’emulazione. (red)

CIFRE TAMEDIA 2013

Uno stratagemma contabile per “giustificare” 62 milioni di risparmi Per comprendere i conti di Tamedia ci vuole una certa abilità, tanto la società è in grado di girare intorno alle cose. Nel titolo del suo comunicato stampa viene annunciata la favola secondo cui «la forte crescita delle attività digitali compensa la flessione della pubblicità nel settore della stampa». La morale della favola è semplice: gli effetti della razionalizzazione – vengono discretamente annunciati 62 milioni di risparmi – andranno a compensare questo calo del fatturato correlato ai media della carta stampata. La storia presenta alcuni aspetti veritieri, ma altri vengono sottaciuti o menzionati solo di sfuggita.

Riserva di 6,2 milioni per i prossimi licenziamenti… Tamedia consegue dall’anno scorso un profitto derivante dalle sue attività digitali. Ma ciò è stato possibile soprattutto per via delle acquisizioni, finanziate grazie agli utili passati del settore della stampa, alle ristrutturazioni degli scorsi anni e alle campagne pubblicitarie gratuite sui giornali per i siti in questione. Gli introiti pubblicitari delle testate della stampa scritta sono certamente in flessione dal 2012, mentre quelli del settore digitale sono in rialzo, ma Tamedia fornisce soltanto delle cifre generali per tutti i media elvetici, non per i suoi titoli. «Le misure di razionalizzazione non sono state in grado

di compensare interamente la diminuzione, che ha un’origine strutturale», segnala Tamedia. Annunciando che «sono state costituite riserve complessive per 6,2 milioni di franchi [nel 2013] nelle due attività correlate alla carta stampata». Ciò per finanziare i piani sociali.

stampati sempre molto proficui Si potrebbe credere che la situazione sia catastrofica. Tuttavia i comparti stampa regionale e nazionale conseguono rispettivamente un margine Ebitda (preammortamenti) del 15,5% e del 15,8%. Si tratta quindi di un’attività estremamente redditizia, che non necessita di essere salvata dal digitale! Le ristrutturazioni non hanno alcuna giustificazione. Esse sono dovute solo in piccola parte alla flessione degli introiti pubblicitari. Come spiegazione per la diminuzione degli utili ante-ammortamenti dei media stampati nazionali, Tamedia riconosce di fatto che essa è anche da ricondursi a «investimenti realizzati sui mercati dei giornali domenicali e in Danimarca».

Milioni di utili che mancano all’appello Il gruppo va molto bene. Nel 2013, «l’aliquota d’imposta effettiva è calata del 22,3%, a quota 12,2%». Tamedia è riuscita a ridurre di quasi 100 milioni i propri debiti e ad aumentare il capitale proprio di oltre 200 milioni. Il suo tasso di

autofinanziamento è passato dal 58,1% al 64,5%. Inoltre due fatti vengono tenuti nascosti: sono soprattutto le acquisizioni del gruppo a essere «all’origine di una flessione dell’8,1% dell’utile operativo al lordo degli interessi e delle imposte (EBIT)» (24 Heures, 14.3). Poi ci sono gli ammortamenti sulle immobilizzazioni immateriali che sono cresciuti del 34% (ossia di 10 milioni). Mancano quindi tutti questi milioni affinché l’Ebit possa raggiungere un margine del 15%! Pur non comparendo nel comunicato stampa, l’annuncio di un nuovo piano di razionalizzazione da 62 milioni su tre anni – di cui 40 milioni nel 2014 – si ricava dai documenti consegnati in occasione della conferenza stampa. Una flessione della pubblicità sulla stampa, stimata da Tamedia in un 7% nel 2014, giustificherebbe secondo loro tutto ciò. Un nuovo duro colpo per i salariati, dopo l’annuncio nel 2013 di un piano di risparmio dei costi nell’ordine di 34 milioni. Gli investimenti nel settore digitale incidono sul margine Ebit, il che giustificherebbe dei tagli per via delle difficoltà del settore della stampa, che verrebbero compensate dal settore digitale. La bella favola può quindi autoalimentarsi. Il tutto sulle spalle dei salariati, ovviamente!

Yves Sancey


8 | Ritratto Diritto

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014

Thomas Leuzinger, il suo idealismo e la gioia di fare un giornale

Un giornalismo per Sciaffusa La sua fama giornalistica il Leuzinger se l’è guadagnata al Klettgauer Zeitung e al Schaffhauser

Aprire gli occhi e scrivere!

È infedele nel consumo di media. Ha abbandonato gli studi. Ma ha tanta perseveranza nel produrre giornali. Il 29enne Thomas Leuzinger è cofondatore del periodico di Sciaffusa Lappi, che è già al suo quinto anno. Suleika Baumgartner*

© sabine rock

All’inizio del 2009 Thomas Leuzinger aveva già due anni di studio in sociologia alle spalle, ma non vedeva per sé nessuna prospettiva. Quello che lo affascinava era la società dell’informazione, soprattutto i suoi cambiamenti dovuti a internet. «Invece di parlare della crisi del giornalismo, io volevo creare qualcosa», ci racconta questo giovane. Insieme a un collega ha inventato il Lappi. Una plastica creata dall’artista Arnold Oechslin ha dato il nome alla rivista: “Apri gli occhi, tonto (Lappi)”, sta scritto sulla Porta di Svevia di Sciaffusa (Schwabentor). Già alla sua nascita, Lappi voleva essere considerato una piattaforma sperimentale. Al suo centro ci sono le cronache politiche e le tematiche sociali, il tutto integrato da consigli culturali. E anche se il Lappi finora viene mandato a tutti i simpatizzanti della lista alternativa (AL) di Sciaffusa, Leuzinger ci tiene a sottolineare che: «Non vogliamo fare politica, ma fornire informazioni oggettive». Tuttavia, alla fine a rappresentare meglio le sue richieste è comunque la lista alternativa, che nella città del Munot s’intende più come un movimento che come partito. «Qui il PS è il partito della generazione più vecchia. Il che spiega il successo elettorale della lista alternativa presso i giovani dai 20 ai 35 anni. Questo è anche il gruppo di età dove ho quasi tutti i miei contatti», commenta l’odierno co-gestore e co-redattore capo.

AZ, l’unico giornale dei lavoratori rimasto in Svizzera. Invece è un autodidatta riguardo al layout, alla lavorazione delle foto e ai sistemi di content-management. Dal 2010 è attivo alla Kleinreport, una rivista online nel settore dei media e della comunicazione. All’inizio del 2013 ha assunto la direzione della redazione con un impiego al 70 per cento. Il restante 30 per cento gli serve – e non gli basta – per il Lappi. «Per la pe-

nultima edizione abbiamo contabilizzato il nostro lavoro nei dettagli», racconta Leuzinger, «e siamo arrivati a 450 ore lavorative non retribuite». In altre parole questo significa che dopo cinque anni la rivista presenta sì un leggero bilancio positivo con la stampa di 1’000 copie a edizione – che esce tre o quattro volte all’anno – ma il gettito non basta per pagare gli stipendi. «Ora nel 2014 abbiamo almeno introdotto dei rimborsi spese decenti», aggiun-

ge Leuzinger. Il team redazionale, di cui nel frattempo fanno parte anche tre fotografi, continua a ricevere contributi da cervelli creativi esterni.

Distribuito solo dalle edicole indipendenti Il Lappi costa 6 franchi e viene distribuito nelle librerie e dalle edicole indipendenti. Per ora ci sono soltanto 300 abbonati paganti: «Ma possiamo ancora cresce-

re». Leuzinger, che ride spesso e parla a gesti, continua: «In effetti ci vuole molto per farmi perdere la pazienza». Quello che lo anima sono il suo idealismo e la gioia di fare un giornale. Ci sono altri hobby che lo appassionano: la musica (suona il pianoforte e la chitarra), lo sci, il ping pong e il basket. E come quasi tutti gli abitanti di Sciaffusa, ama nuotare nel Reno: «Per noi significa nostalgia per la natura, è un’occasione per incontrarsi, e un vero relax a due passi da casa». Lui si autodefinisce un fan del giornalismo locale. Secondo questo giovane gli argomenti regionali avranno sempre dei lettori. Il suo consumo personale di media non prevede la radio, e le notizie se le procaccia fondamentalmente sulla rete: «Sono molto infedele ai prodotti stampati. Mi capita di leggere ‘20 Minuten’, lo ‘Spiegel’, la ‘Woz’, oppure la ‘Tageswoche’». Per il Lappi vengono scelte sempre tematiche, «che secondo noi ci occuperanno per qualche mese ancora». E talvolta succede che la realtà superi le fantasie del Lappi: come quando per esempio il governo di Sciaffusa si è espresso per la svolta energetica. L’interesse personale centrale di Leuzinger è fare economia e amministrare in maniera intelligente. Con questo diventa superflua anche la domanda riguardo all’affiliazione al sindacato: «Ero iscritto già ai tempi di comedia!». Ora è rappresentante syndicom nell’unione sindacale di Sciaffusa.

* Suleika Baumgartner è giornalista freelance RP.

punto & diritto

Dal momento che il tuo rapporto di lavoro non è assoggettato ad alcun contratto collettivo di lavoro, si applica il Codice delle obbligazioni (CO). Il termine di disdetta, nel tuo caso, ammonta, ai sensi dell’art. 335c del CO, a tre mesi. Il rapporto di lavoro termina quindi a fine gennaio. Fino ad allora hai diritto al salario. Tuttavia, dal momento che sei malato, sorge la domanda se il licenziamento si sospende o detto altrimenti il rapporto di lavoro viene prolungato. Per prima cosa va detto che le dimissioni hanno avuto luogo prima del subentro della malattia. Pertanto non sono avvenute all’interno di un periodo protetto ai sensi dell’art. 336c del CO, e sono quindi valide. Di regola,

quando si viene licenziati, in virtù dell’art. 336c, cpv. 2 del CO, il termine di disdetta viene sospeso e continua solo una volta decorsa la malattia, risp. il periodo protetto. Quest’ultimo si protrae per 180 giorni a partire dal sesto anno di servizio. Il termine di disdetta viene quindi prorogato per la durata della malattia o per un massimo di 180 giorni. Se il datore di lavoro non ha stipulato un’assicurazione, si beneficia di una sostituzione del salario a seguito di malattia di almeno quattro mesi (art. 324a CO). Qualora sussistesse un’assicurazione d’indennità giornaliera in caso di malattia, il salario continua a essere pagato, di norma, per altri 720 o 730 giorni. In casi molto rari può verificarsi che il rappor-

to di lavoro sia ancora in vigore per via del periodo protetto, anche se è venuto meno il diritto alla sostituzione del salario. Tuttavia questa protezione contro i licenziamenti regolamentata ai sensi di legge non si applica illimitatamente. Nel tuo caso, dove sei stato tu come dipendente ad aver dato le dimissioni, questa protezione viene meno. Analogamente, tale condizione non è applicabile nel caso in cui il rapporto di lavoro venisse disdetto nel corso del periodo di prova, o venisse rescisso senza preavviso, e nel caso di un rapporto di lavoro a tempo determinato. Stessa cosa accade se il rapporto di lavoro viene disdetto tramite accordo consensuale delle parti.

Nel tuo caso dunque, il rapporto di lavoro termina quindi definitivamente a fine gennaio. Se tu, fino ad allora, non ti dovessi essere ristabilito, subentrerà un diritto alle prestazioni dell’assicurazione d’indennità giornaliera. Ciò nella misura in cui essa sia stata stipulata da te privatamente o dal datore di lavoro. Ma questo diritto all’indennità giornaliera viene disposto ai sensi delle condizioni d’assicurazione generali, che spesso sono molto rigide. Qualora l’assicurazione ritenesse che fosse presente solo una malattia correlata al posto di lavoro, interromperà l’indennità giornaliera con la motivazione che, in un altro settore, sussiste una capacità lavorativa. Nel caso di un’incapacità lavora-

© z vg

Da più di dieci anni presto servizio presso il mio datore di lavoro. Non siamo soggetti a un contratto collettivo di lavoro. Due o tre mesi fa il mio superiore, con cui sono sempre stato in buoni rapporti, ha rassegnato le proprie dimissioni. Con il suo successore sono sorti molti problemi così ho deciso a fine ottobre di rassegnare le mie dimissioni. Poi purtroppo mi sono ammalato. Quali sono le mie garanzie da un punto di vista finanziario? Nel mio caso il periodo di licenziamento viene sospeso dalla malattia?». Olivia Kaderli Giurista presso il servizio giuridico tiva una volta decorso il termine di disdetta, nell’ambito dell’assicurazione contro la disoccupazione tu risulti non idoneo al collocamento, e quindi non hai diritto all’indennità giornaliera di disoccupazione. Laddove tu fossi ancora solo in parte incapace al lavoro, percepirai delle indennità giornaliere di disoccupazione sulla base della capacità lavorativa stessa. Qualora la malattia si protraesse prevedibilmente più a lungo, è auspicabile una notifica all’assicurazione invalidità.


Generazioni Sindacato | 9

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 Conferenza dei pensionati

Risposte sulla previdenza di vecchiaia Le risposte sindacali alle proposte di riforma del Consiglio federale per la previdenza di vecchiaia hanno costituito il tema centrale della conferenza dei presidenti del GI pensionati. Nina Scheu Un grande progresso sociale – la crescente aspettativa di vita – viene oggi deliberatamente etichettato come un «eccessivo invecchiamento». Questa la critica espressa da Doris Bianchi in occasione della conferenza del GI pensionati. La segretaria centrale dell’Unione sindacale svizzera (USS) ha illustrato nel corso della sua relazione le controargomentazioni relative alla riforma della previdenza di vecchiaia della Confederazione. Riforma che comporterà dei risparmi, soprattutto a carico dei redditi medio-bassi. Anche l’argomentazione secondo cui i bambini sono troppo pochi per finanziare le pensioni dei numerosi anziani, sminuisce un progresso sociale:

oggi una donna non deve più partorire dieci bambini, ma può scegliere come vivere la propria vita in modo del tutto indipendente. In sintesi: invece di lamentarsi del progresso sociale, sarebbe più ragionevole rafforzare la previdenza di vecchiaia seguendo il modello dell’iniziativa AVS+ lanciata dall’USS, e non svuotarla, come previsto attualmente dalla procedura di consultazione del Consiglio federale. Doris Bianchi ha trovato delle ascoltatrici e degli ascoltatori interessati in occasione della conferenza dei pensionati di syndicom del 6 marzo. Le circa 60 persone presenti hanno dapprima eletto il

proprio comitato direttivo (v. foto) e i delegati per il comitato centrale e il congresso, riconfermando all’unanimità Roland Gutmann e Peter Rymann alla co-presidenza. Poi sono stati congedati Michel Gigon (Ginevra Posta) e Lucien Luterbach (Ginevra Posta/Telecom), che lasciano il comitato direttivo. Alex Vögtli, di Basilea, ha colto l’occasione per criticare la mancata disponibilità delle donne per l’elezione nel comitato direttivo del GI. Secondo lui, le donne dovrebbero mostrare maggiore interesse per la partecipazione alla politica sindacale. Bernadette Häfliger Berger, che in quali-

tà di incaricata per le pari opportunità di syndicom è responsabile anche del GI pensionati, ha ricordato nel suo discorso che il 2014 sarà un anno particolarmente importante per le pensionate e i pensionati del sindacato. Occorre, a suo dire, preparare il terreno per il futuro ed esprimere un secco no ai piani di ridimensionamento previsti dalla riforma della previdenza di vecchiaia. Quale prossimo evento nell’ambito della campagna, syndicom organizzerà il 13 maggio un Tavolo delle generazioni a Zurigo con l’ex consigliera federale Ruth Dreifuss e il presidente dell’USS Paul Rechsteiner. Tutte le relative informazioni sono disponibili sul sito web di syndicom.

© felix graf

Hotel Bern a Berna, giovedì 6 marzo 2014

Il nuovo comitato nazionale. Nell'immagine da sinistra a destra: Michel Meylan, nuovo, Claude Kemm, Ernst Knaus, Hans Schmid, Rodolphe Aeschlimann, Franz Baumann, segretario, Gianni Chopard, Ruth Brunner, cassiera, Peter Rymann, vicepresidente, Alain Michaud, nuovo, Roland Gutmann, Presidente, Heinz Thommen, Ernesto Fenner, Gabriel Cuany. Manca sulla foto: Rosmarie Gerber.

Conferenza Presidenti GI Pensionati Il nostro solerte Presidente Roland Gutmann apre la conferenza alle ore 10.15 alla presenza di 60 colleghe/i ai quali dà il benvenuto. Come consuetudine anche i membri del Comitato nazionale Pensionati erano presenti (ad eccezione di Rosmarie Gerber, scusata). Saluta in modo particolare l'ospite Doris Bianchi dell'USS che presenta una relazione sul tema "Riforma età 2020". Ricco era l'ordine del giorno ma tutto si è svolto in modo spedito e regolare seguito con un pranzo in comune. Per la sezione Ticino e Moesano erano presenti Gabriele Castori, presidente, Gianni Chopard ed Ernesto Fenner, membri del Comitato nazionale. Ernesto Fenner

giovani

Verso una «generazione del 9 febbraio»? L’iniziativa UDC definita «Contro l’immigrazione di massa» non ha finito di far parlare di sé. Non si contano più le reazioni seguite all’accettazione da parte del popolo svizzero del testo in votazione. La gente sembra scoprire solo oggi le conseguenze negative che deriveranno dal voto del 9 febbraio scorso. Eppure le cose erano chiare sin dal principio. Ora si tratterà di “salvare il salvabile”, se solo sarà possibile. Loïc Dobler * Le prime conseguenze concrete annunciate dall’Unione Europea riguardano il mondo degli studenti e quello della ricerca. La mazzata è arrivata subito, l’UE sospende la partecipazione della Svizzera ai programmi Erasmus e Horizon 2020. La sospensione del programma Erasmus ha conseguenze dirette e molto concrete per i giovani studenti. Gli scambi linguistici, come le possibilità di studiare all’estero, si complicheranno immancabilmente, anche se questo programma riscuote un considerevole successo. Concretamente, a partire dal prossimo rientro a scuola, i giovani universitari non potranno più recarsi all’estero beneficiando del sostegno dell’UE. Il 7 marzo la Confederazione si è impegnata ad elaborare soluzioni transitorie relativamente ai programmi nell’ambito della formazione e della ricerca, come pure a promuovere il cinema con l’obiettivo di offrire agli Svizzeri, anche in

futuro, la possibilità di partecipare indirettamente al programma europeo di educazione, formazione, gioventù e sport Erasmus+. I soldi tuttavia non rimpiazzano la rete, lo scambio, l’esperienza. La Svizzera vuole isolarsi: gli Svizzeri sperimenteranno la partecipazione indiretta. Nonostante l’UDC sembri rendersi conto, solo ora, delle molteplici conseguenze derivanti dall’accettazione della sua iniziativa mantiene la sua linea dura. Vista però la povertà di idee nell’applicabilità e la sorpresa per la risposta dura da parte dell’Europa c’è da credere che questo partito non si augurasse di veder accettato il proprio testo, ma unicamente di poter evidenziare una volta di più il tema dell’immigrazione. Ma come si suol dire, a forza di giocare col fuoco, si finisce per bruciarsi! Il mondo studentesco sale oggi sulle barricate per chiedere delle soluzioni rapide. L’U-

nione svizzera degli studenti di scuole universitarie (USU) si è dichiarata «scioccata, ma non sorpresa». Una volta passato lo choc sono state prese numerose iniziative, specialmente sui social network. Si potrebbe citare, in particolare, la petizione lanciata on-line dalla Gioventù socialista svizzera, che rivendica il diritto di «non dover studiare in una prigione politica dell’educazione. Erasmus deve essere salvato!». Il Consiglio Svizzero delle Attività della Gioventù (CSAG) di cui il GI Giovani di syndicom è membro attraverso la commissione giovani dell’USS ha indirizzato una lettera aperta alle autorità europee ed elvetiche, per chiedere con forza che la gioventù non debba pagare il prezzo della votazione del 9 febbraio scorso. Resta ancora da vedere se le diverse iniziative permetteranno a una nuova generazione politica di emergere, come accadde nel 1992 dopo il rifiuto del popolo svizzero di aderire

allo Spazio economico europeo (SEE). Questo potrebbe essere il solo risultato positivo di quest’ultima votazione.

* Loïc Dobler è segretario centrale in carica per il GI Giovani. Petizione della GS Svizzera : http://juso.ch/fr/erasmus

eventi


10 | Ticino Sindacato

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 posta

comunicazione visiva

Quello che bolle in pentola La Posta Svizzera continua nella cucina dei comunicatori a fare utili eppure non si sazia

una mostra dei lavori durante la giornata di COMMUNICO2014. Il tema artistico dei poster è in fase di definizione. COMMUNICO2014 tornerà a essere ospitato presso la Supsi di Trevano, il 15 novembre con un programma ricco di interessanti relatori internazionali. A seguito del grande successo dello scorso anno del corso di calligrafia “Lettering vs. Calligraphy”, stiamo organizzando, in collaborazione con l’Associazione Calligrafi italiani dei corsi a Lugano, specificatamente studiati per chi proviene dal settore della grafica e della comunicazione visiva. Vi ricordo di visitare il sito www.helias.ch per poter prendere visione di tutti i corsi di perfezionamento: da Photoshop a Drupal, da InDesign, alla costruzione dei font, senza dimenticare disegni e animazioni in 3D e un corso per migliorare il contatto col cliente. E per chi è disponibile ad andare oltre Gottardo, molte altre offerte sono in calendario a Berna, Friburgo, Losanna e Vevey. Lo sviluppo della persona e la sua competitività professionale è strettamente legata alla capacità di promuovere e avviare processi di innovazione, capacità che si raggiunge solo attraverso percorsi formativi volti all'aggiornamento e alla qualificazione professionale. Finalizzata al mantenimento delle condizioni di occupabilità lungo l'arco della vita e allo sviluppo della capacità di adattamento dei lavoratori e delle lavoratrici al mondo del lavoro, la formazione continua costituisce una componente essenziale della formazione permanente su cui syndicom è molto impegnata.

e questo continuo mettere in discussione i posti di lavoro. Questa importante azienda pubblica deve fungere da esempio per quel che riguarda la motivazione, lo sviluppo professionale, la possibilità di avanzamento, come pure la possibilità di rimanere in azienda all’insorgere di problemi di salute. Invece si continua con la pressione. Vendere, correre, non ammalarsi, non chiedere nulla, essere sempre disponibili. Insomma, lavorare e stare zitti. Ci possono essere anche delle buone intenzioni, come ad esempio il progetto Case Manager relativo alla gestione della salute, ma quando ti confronti con la realtà, ti cadono le braccia per non dire peggio. Non si può accompagnare gentilmente alla porta chi ha questo tipo di problemi perché per l'azienda non è più occupabile. A cosa serve partecipare ai vari progetti di sviluppo professionale con tutto quello che ne consegue, se poi ti assumo un dirigente della Migros per dirigere Rete postale e vendita. Se gli utili sono necessari, questo non vuol dire che vadano raggiunti con ogni mezzo. Poi vanno utilizzati per il personale prima di distribuirli a Confederazione e Comuni. Si devono creare posti di lavoro nelle regioni periferiche come la nostra. Si deve dare la possibilità a chi ha ricevuto una rendita parziale d’invalidità di continuare a lavorare in azienda. Si deve dar la possibilità a chi ne ha le capacità di assumere responsabilità. E soprattutto si devono avere delle condizioni di lavoro degne di questo nome. Solo il sindacato può cercare di invertire la rotta, con il sostegno di tutte e tutti.

Il 25 settembre, presso la sede di SOS Ticino a Rivera, Elena Ventola Turienzo e Andrea Ventola presenteranno un reportage del loro viaggio calligrafico in giro per il mondo, di cui avete potuto leggere alcune tappe nei loro articoli pubblicati sul nostro giornale. Verrà anche allestita una mostra con i lavori dei maestri incontrati e il Maestro Bruno Riva, calligrafo orientale di fama internazionale, ci farà una dimostrazione calligrafica su grande formato dal vivo. “Indipendenti senza contabilità, e fisco” sarà il titolo del workshop, di mezza giornata, previsto per sabato mattina 27 settembre a Trevano, tenuto in collaborazione con Fondounimpresa, che andrà a completare quanto già proposto nel precedente workshop di “imprenditorialità per grafici e comunicatori visivi”. Pepe Menendez, famoso artista cubano, terrà un workshop sui Poster Cubani, a Lugano dal venerdì 10 a domenica 12 ottobre. Tre giorni full immersion, in lingua inglese, a cui potranno partecipare tutti i colleghi grafici della Svizzera, soci di syndicom. Seguirà

* Giulia Centemeri è segretaria regionale.

© f. leuenberger

Giovedì scorso 13 marzo La Posta Svizzera SA ha presentato il bilancio finanziario 2013. Utili consolidati anche dopo la trasformazione in Società Anonima. Angelo Zanetti*

© f. leuenberger

Sull’onda del successo dell’ultima edizione dello scorso novembre di COMMUNICO2013, la divisione Comunicazione visiva di syndicom ha pianificato un calendario molto ricco di incontri e manifestazioni. Giulia Centemeri*

Nel primo anno dalla trasformazione in società anonima, la Posta Svizzera ha totalizzato un risultato solido, chiudendo con un utile del gruppo normalizzato dagli effetti straordinari pari a 626 milioni di franchi (anno precedente: 772 milioni). Il calo di 146 milioni di franchi è dovuto principalmente alla prima tassazione integrale dell’azienda in seguito al passaggio alla nuova forma giuridica. Il risultato d’esercizio normalizzato (EBIT) è passato dagli 860 milioni di franchi dell’anno precedente a 911 milioni. Tutti e quattro i mercati hanno contribuito al buon risultato annuale. Se ora mi raffronto a quanto succede nella nostra regione presso Rete postale e vendita, PostMail, Postlogistics, Autopostale SA e Postfinance (senza dimenticare tutte le altre aziende) non posso far altro che ribadire quanto syndicom va dicendo da qualche tempo a questa parte. Un’azienda socialmente responsabile come si definisce la Posta Svizzera SA non può pensare solo agli utili ad ogni costo e deve smetterla con questa pressione sul personale

* Angelo Zanetti è responsabile regionale.

percentuale agevolata dell’Iva per le testate della stampa scritta (2,5% anziché 8%) ma soprattutto il contributo che va alla Posta per la distribuzione di una parte dei media della carta stampata. Tale aiuto è dato sulla base di criteri chiari e pertanto non va a tutte le testate esistenti. Attualmente la stampa regionale svizzera riceve aiuti per un importo complessivo di 30 milioni e la stampa associativa svizzera per complessivi 20 milioni. Ciò nonostante, la Posta ha deciso di aumentare i costi di spedizione, definendo insufficienti le sovvenzioni che riceve. Affermazione non comprovata in quanto purtroppo non vi è pubblicazione delle cifre. Ma questi sistemi sono ancora efficienti? È necessario ripensare a un nuovo modello di distribuzione dei finanziamenti? Gli editori ticinesi dal canto loro hanno ben spiegato l’importanza di mantenere questi aiuti indiretti anche se hanno ammesso che esiste una serie di altri problemi che andrebbero risolti. Uno tra questi la distribuzione dei quotidiani in orari di utilità. Con il servizio odierno della Posta infatti in sempre più comuni i

quotidiani vengono consegnati a metà mattinata e alcune volte addirittura dopo pranzo. Orari che rendono sempre meno interessanti i prodotti distribuiti che sono da tempo in concorrenza con i media elettronici, il web e 20 minuti. Ma se ad occupare molto sono i destini delle testate della stampa scritta, per radio e tv, siano esse private o pubbliche, si pongono altrettanti interrogativi. La torta del canone radio televisivo ripartita oggi per il 96,5% a SSR-SRG e il 3,5% alle emittenti private porta a costanti mugugni da parte ovviamente di tutto il settore imprenditoriale privato del mondo dell’informazione. Ci sarà in futuro la possibilità di sostenersi a livello locale con un interesse comune, ad esempio con delle cooperazioni in settori tecnici che potrebbero essere finanziati in modo diretto dalla Confederazione? Anche questa domanda come tante altre non può trovare risposta così velocemente. Di certo l’incontro di sabato è stato un primo passo per un dialogo tra la Confederazione e il Ticino sul delicato tema dell’informazione e il servizio pubblico. Affaire à suivre, come si suol dire. (red)

politica dei media

Berna incontra il Ticino

Il presidente dalla commissione federale dei media, Ottfried Jarren, ha incontrato a Lugano alcuni esponenti del mondo dell’informazione regionale. Vi è di fatto preoccupazione per il futuro, in particolare a seguito dell’atteggiamento della Posta che continua ad insistere con l’aumento dei prezzi e la richiesta di una maggiore copertura economica statale del suo servizio. Cosa sarà il mondo dell’informazione domani è un quesito che si pone da tempo, dettato soprattutto dalle continue innovazioni tecnologiche che portano tra l’altro ad un cambiamento nel modo di informarsi da parte dei cittadini. Questo tema ha sollevato diverse preoccupazioni a livello federale, al punto che nella primavera scorsa è stata costituita la commissione federale dei media (cofem). La cofem si è riunita diverse volte sia in forma plenaria che in gruppi di lavoro per affrontare in particolare lo spinoso problema delle sovvenzioni all’informazione sul quale dovrà esprimersi entro l’estate 2014. Per avere un quadro il più possibile completo, sabato il presidente di commissio-

ne professor Ottfried Jarren e la segretaria di commissione dottoressa Martina Leonarz si sono incontrati, su invito di Barbara Bassi, delegata ticinese in commissione e segretaria politica di syndicom, con alcuni rappresentanti dei media ticinesi. Ad aver accolto l’invito sono stati Maurizio Canetta, futuro direttore RSI, Giacomo Salvioni, presidente di stampa svizzera, Rocco Salvioni, ceo del gruppo Regiopress, e Marcello Foa, direttore del gruppo Timedia. Senza mezzi termini si è subito parlato del tema centrale ossia la necessità o meno di sostenere le aziende dell’informazione con sovvenzioni. Attualmente questo settore usufruisce già di aiuti indiretti quali una


Cultura Ticino | 11

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 Storie di confine

Quando cade il soldin nella cassetta…

© wikimedia commons

“… l’anima sale in cielo benedetta”. Sui libri di scuola si legge che con questa frase si sintetizzava l’effetto dell’indulgenza concessa da papa Leone X a chi faceva un’offerta per la nuova basilica di S. Pietro. Indulgenza, che contribuì non poco a quegli scandali, che portarono Martin Lutero alla ribellione. Un curioso episodio, che documenta come andassero le cose, si registra proprio qui: una sorprendente “storia di confine” d’altri tempi, partita da lontano, covata per vari anni, con uno scandaloso “botto finale”. Mario Mascetti*

Protagonisti della vicenda furono due giovani preti: don Gian Antonio Del Furno, di famiglia trapiantata da Morbio a Novazzano, e don Francesco Lavizzari, di cui non si dice la patria, ma il cognome induce a ipotizzare Mendrisio. Nel 1512 il chierico Francesco era alla ricerca di un beneficio ecclesiastico, probabilmente per essere ordinato prete, giacché a quel tempo per essere ammessi al presbiterato bisognava avere un punto d’appoggio per mantenersi: o un patrimonio personale sufficiente a vivere di rendita, o essere titolari di una prebenda ecclesiastica. Tutti i posti dei dintorni erano già occupati. A Ronago, però, c’era un frate dei Servi di Maria, tal Gian Maria Rasina, originario di Torno (sul lago di Como), arrivato nel 1499 come sostituto del titolare, don Gian Paolo Patteri, che si era trasferito a Monte Olimpino, poi morto nel 1504. Il frate non se n’era andato: era rimasto lì ad occupare abusivamente il posto di cappellano. Il Lavizzari evidenziò il caso e riuscì ad ottenere dal cardinale Matteo Scheiner, legato pontificio per la Germania e la Lombardia (era il famoso “cardinale di Sion”, che nel 1516 a Friburgo trattò con Francesco I la cessione agli Svizzeri di Bellinzona, di Lugano e del Mendrisiotto) una “lettera apostolica” in data 3 dicembre 1512, che gli

assegnava il beneficio di S. Vittore in Ronago. Però, prima che si presentasse in Curia a Como per far valere il suo diritto, la notizia fu spifferata. Dev’essere che questo Lavizzari stesse antipatico agli altri preti, o – visto come stavano andando le cose – fosse considerato un “rompiscatole”; fatto sta che il posto gli fu soffiato: il frate Rasina ai primi di marzo del 1513 presentò le dimissioni, e i ronaghesi immediatamente elessero al suo posto il diacono don Gian Antonio Del Furno, che nel giro di tre giorni ebbe la nomina convalidata dal prevosto di Uggiate e prese possesso della chiesa di Ronago. La settimana dopo era già ordinato prete e messo in grado di adempiere in prima persona a tutti i suoi doveri di cappellano. Il Lavizzari, sorpassato in curva, non la mandò giù e aprì un contenzioso davanti al tribunale ecclesiastico. Il Del Furno contrappose le sue ragioni e vinse la causa. Frattanto il Lavizzari fu tacitato con un posto di canonico ad Uggiate, e fu ordinato prete: forse la prebenda canonicale era perfino più lauta di quella di Ronago, dove però don Gian Antonio – che restava ad abitare a Novazzano – si godeva, oltre alla rendita del beneficio, le primizie di granaglie, vino, fichi, castagne e quant’altro dovuto dai parrocchiani.

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“A Question to a Mintmaker” (Una domanda al coniatore di monete), 1530 circa, xilografia di Jörg Breu the Elder.

Incisione di Israhel van Meckenem della Messa di San Gregorio, 1490. Nella parte inferiore dell'immagine è presente un'iscrizione che prometteva 20mila anni di indulgenza ogni volta che questa preghiera veniva recitata.

Tutto sembrava accomodato, ma tra i due preti, già contendenti, rimase della ruggine. Dopo alcuni anni, essendosi casualmente incontrati sulla strada tra Chiasso e Novazzano, don Gian Antonio non mancò di salutare don Francesco con un insulto. Il diverbio si animò a tal punto che il focoso don Gian Antonio, che girava armato, tirò fuori la spada e inferse un colpo a don Francesco, ferendolo con effusione di sangue. L’episodio era grave. Il codice di diritto canonico prevedeva ipso facto la scomunica e la conseguente privazione dei benefici ecclesiastici. Come venirne fuori? La Provvidenza aveva messo lì una ciambella di salvataggio. Dopo aver fatto pace con don Francesco, chiedendogli scusa, il nostro don Gian Antonio, accompagnato dal notaio comasco Lorenzo Malacrida (cui i Del Furno erano soliti ricorrere, perché riceveva i clienti anche nella sua casa di campagna a Boscarina di Novazzano), domenica 2 ottobre 1519 si recò a Como nel Convento di S. Croce, per chiedere al frate guardiano Taddeo Odescalchi l’assoluzione dalla scomunica, in cui temeva di essere incorso. Fra Taddeo lo ascoltò con attenzione e gli spiegò che la cosa era sanabile: bisognava, però, che prima il Del Furno mettesse nella cassetta del Papa un po’ di soldini da destinare alla Fabbrica di S. Pietro, secondo la cifra che concordarono. Dopo di che il frate, con l’autorità apostolica di cui disponeva “ed in forza del giubileo a sostegno della fabbrica della chiesa di S. Pietro di Roma” lo assolse da ogni scomunica e irregolarità, in cui poteva essere incorso sia in sede civile o penale sia in sede canonica. L’Odescalchi era infatti il delegato per la diocesi di Como di frate Francesco Licheti “nunzio e commissario apostolico per la fabbrica della basilica di S. Pietro”, colui che distribuiva per conto del Papa le indulgenze in cambio delle oblazioni dei fedeli. Perciò il nostro don Gian Antonio non solo ebbe l’assoluzione dalla scomunica, ma “lucrò” anche l’indulgenza plenaria, collegata con la congrua offerta. Già: “Quando cade il soldin nella cassetta ecc. ecc.”. Chi l’avrebbe mai detto che queste cose succedessero anche dalle nostre parti? Beh! Martin Lutero, forse, non aveva tutti i torti.

*Mario Mascetti è laureato in lettere. È stato insegnante di scuola media e assessore alla Cultura della provincia di Como; è autore inoltre di vari volumi di storia locale.


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syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014

regione malcantone

Sulle tracce dell’acqua nello scorrere del tempo Il filo conduttore di questa passeggiata, disegnata in un angolo discosto del Malcantone, è l’acqua, che per l’occasione viene ripensata nel doppio senso di “pensata ancora una volta” e di “pensata in modo nuovo”, come leggiamo sul pieghevole informativo. Un opuscolo che conviene consultare prima d’inoltrarsi nel bosco, siccome una volta sul percorso si troveranno sì le indicazioni, ma nessun pannello esplicativo. Una passeggiata in libertà, senza descrizioni da leggere, ma con tante attrazioni da osservare. L’iniziativa è frutto di una collaborazione tra i comuni di Sessa e Monteggio, sul cui territorio si sviluppa il tracciato e che, all’inizio del nuovo millennio, vollero creare un percorso con lo scopo di valorizzare sia testimonianze storiche sia habitat naturali. Il tragitto parte poco dopo la frazione di Bruciata, sulla seconda curva lungo la strada cantonale che da Molinazzo di Monteggio sale verso Sessa. Lo si può percorrere in qualsiasi stagione in circa 45 minuti di cammino e porta il viandante lungo diversi punti d’interesse, cominciando dal camino Baglioni, una struttura abbandonata che resiste alle intemperie e all’incuria. È un’imponente costruzione che serviva per la depurazione, con l’aiuto dell’acqua, dei fumi provocati dalla lavorazione dell’oro nelle miniere tra Astano e Sessa. L’ingegnoso condotto permetteva la sedimentazione dell’arsenico, prima che i vapori purificati potessero liberarsi in cielo tramite il camino Baglioni.

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© es

Una passeggiata in libertà frutto della collaborazione tra i comuni di Sessa e di Monteggio. Il connubio fra testimonianze storiche e habitat naturali prende il nome di sentiero dell’acqua ripensata, un buon motivo per addentrarsi nella natura e nella storia di questa affascinante zona del Malcantone. Elia Stampanoni*

Veduta del camino Baglioni.

Poco oltre si cominciano a sentire i rumori di un fiume, è il Pevereggia che con la sua forza azionava diversi macchinari utili all’uomo. Incontriamo il vecchio e trascurato mulino Trezzini, che deve il nome a una famiglia di mugnai di Suino (piccola frazione di Sessa) che lo utilizzò ininterrottamente per circa un secolo, fino alla fine della seconda guerra

mondiale. Sul territorio rimangono anche le tracce di un ingegnoso canale che carpiva l’acqua del torrente per convogliarla alle ruote del mulino. Un grande edificio abbandonato sul ciglio della strada, la vecchia latteria, è il quarto punto d’interesse di questo itinerario didattico. Un sistema particolarmente perspicace permetteva di sfrut-

tare la potenza del torrente: un lungo asse posto sotto il selciato della strada trasmetteva la forza motrice dal canale, dove era posta la ruota a pale, fino all’interno dell’edificio. Oltre la latteria inizia la parte più naturalistica della gita, con il passaggio in una zona umida protetta, contraddistinto da un bosco di Ontani neri. Qui è un susseguirsi

di rumori e versi della natura, differenti a seconda della stagione e inseriti in un habitat tipico, caratterizzato dalla presenza dell’acqua che inzuppa il terreno. Camminando su solide passerelle in legno si raggiungono la pianura di Sessa, la Pampa e i prati di Santa Margherita, dove il sentiero didattico termina presso l’acquedotto di Monteggio, una riserva vitale di acqua potabile, della quale può beneficiarne la popolazione di un intero territorio. Qui si possono ascoltare i versi di differenti animali e gli ornitologi esperti, ma anche gli appassionati di botanica avranno sicuramente materiale e spunti per le loro osservazioni. Per rientrare al punto di partenza si può optare per una variante più impegnativa, ma certamente anche più appagante: invece di fare inversione di marcia e rivisitare i punti d’interesse, si continua fino a Termine, si attraversa la Pampa fino a Cavagno, sul confine con l’Italia, e si rientra a Sessa lambendo le frazioni di Suino e Bonzaglio. Il percorso dell’acqua ripensata è insomma una buona scusa per inoltrarsi nella natura del Malcantone, in una regione discosta e contraddistinta da una calma inaspettata. Dopo il tumulto del traffico stradale lungo il fondovalle, qui si possono di fatto vivere preziosi momenti di silenzio. La terza domenica di ottobre il percorso è inoltre parte del tracciato di una manifestazione che si sta consolidando con il passare degli anni. La Corsa e Camminata della Bricolla ha festeggiato nel 2013 la sua settima edizione e tornerà nel 2014 con un percorso di 16 chilometri per i podisti più rodati e uno di circa dieci chilometri per chi cammina. La parte iniziale della competizione ricalca il percorso didattico, ma probabilmente i corridori non avranno il tempo di soffermarsi sulle interessanti tappe dell’acqua ripensata.

* Elia Stampanoni è giornalista freelance RP.


Cultura Ticino | 13

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 Voltapagina

cineoltre

Storie di altruismo e solidarietà

L’audace colpo dei soliti idioti

John Yeoman e Quentin Blake, La casa invernale dell’orso e Il picnic acquatico dell’orso, CameloZampa editore. Dai 4 anni.

Nelle commedie tornano i disoccupati organizzati. Dopo l’ormai classico Full Monty, ora sono protagonisti di piccole e grandi truffe nel film italiano Smetto quando voglio e nello svizzero Oro verde, girato in Ticino.

La mancanza di lavoro aguzza l’ingegno. Almeno al cinema. Da qualche anno i disoccupati sono protagonisti di commedie che cercano di metterla sul (sor)ridere. Hanno iniziato gli inglesi di Full Monty. Rimasti senza lavoro, alcuni operai delle industrie siderurgiche di Sheffield mettono in scena uno spettacolo di striptease maschile, per guadagnare qualche soldino, ma soprattutto col risultato di riconquistare l’identità perduta (assieme al lavoro). Presentato al festival di Locarno nel 1997, Full Monty si ricorderà sempre per la scena dei disoccupati che provano i passi di danza mentre sono in attesa all’ufficio di collocamento: quasi un “film di culto” per la tematica. Poi ci sono i piccoli ladri di The Angels’ Share (in italiano, La parte degli angeli), disoccupati esperti nell’arte di arrangiarsi che organizzano una truffa ai danni di ricchi collezionisti di whisky. Il film è firmato da un paladino della difesa dei lavoratori al cinema come Ken Loach: una garanzia. Infine, in queste settimane, dall’Italia arriva Smetto quando voglio. Qui i protagonisti sono i lavoratori intellettuali, mal pagati e privati della loro dignità (gli stessi che si difendono con una campagna su Internet contro lo sfruttamento dei lavori “creativi”: http://zerovideo.net/coglioneno). C’è il ricercatore universitario precario da una vita, che attende ogni anno il rinnovo del contratto. C’è il chimico che si ritrova a fare il lavapiatti in un ristorante cinese. Ci sono gli accademici, latinisti e antropologi senza impiego fisso. Grazie all’abilità di un chimico e di un neurobiologo, tutti insieme si lanciano in un business redditizio: sintetizzare una nuova droga, a partire da ingredienti comuni, come zucchero a velo, chiodi di garofano e prodotti per acquari. Proprio come Smetto quando voglio, anche il film ticinese Oro verde parte dallo sfruttamento di una sostanza stupefacente. La storia segue infatti le avventure di una banda di disoccupati che vuole rubare un grosso quantitativo di canapa sequestrato dalla polizia. Anzi, non rubare ma “sostituire” con un bel po’ di fieno… Una storia che sembra “da film” e invece è tratta da una vicenda realmente accaduta proprio da noi, in Ticino, nell’autunno 2003, quando venne “ripulito” l’ex deposito militare di Arbedo: ovvero, quando la realtà supera la finzione. Oro verde si sviluppa intorno al personaggio di Mario, ingegnere, benestante, pronto a adottare un figlio, che si ritrova improvvisamente senza lavoro. Ai colloqui di assunzione gli dicono che è troppo vecchio, troppo qualificato, che deve “ridimensionare le richieste”, fino a quando accetta un impiego al call center. Ed è lì che nasce l’idea del piano del secolo. Dopo la prima parte quasi realistica, forse più vicina alle sue corde, il regista Mohammed Soudani segue l’audace colpo dei soliti idioti con toni da “cartoon”, omaggiando la vecchia commedia francese di De Funès (citato esplicitamente alla fine). Il tutto con una confezione (fotografia, riprese, musiche di Maria Bonzanigo) di buon livello.

©www. oroverde-ilfilm. ch

Protagonisti di questi due albi illustrati sono un orso, dolce e responsabilmente accogliente, e un gruppo di quattro spensierati animali: un riccio, una gallina, un maiale e uno scoiattolo, che con fare canzonatorio se ne stanno a guardare il laborioso e tranquillo agire del loro amico. Infatti ne La casa invernale dell’orso ci viene raccontato di come l’orso alla fine dell’estate inizi pazientemente a preparare un rifugio caldo e riparato dove poter trascorrere il suo letargo e di come gli altri quattro invece, con leggerezza e divertimento, lo prendano in giro dandogli dello stupido per il suo affannarsi. Ma poi a inverno inoltrato, quando il freddo diventa insopportabile, ecco i quattro pronti a cercare rifugio nella casa del loro amico che sta profondamente dormendo e a mettere a soqquadro la sua calda e meritata tranquillità. Il picnic acquatico dell’orso racconta invece di una rocambolesca gita primaverile sul lago, organizzata dall’orso a bordo di una zattera da lui costruita. Quando la zattera si incaglierà contro un banco di sabbia sarà ancora l’arguzia e la generosità dell’orso a mettere in salvo tutti e a permettere ai cinque amici di gustarsi l’atteso picnic che lui aveva preparato con tanta cura, preoccupandosi di mettere nel cestino il cibo preferito da ognuno. Due deliziose storie di amicizia e di condivisione, adatte anche ai più piccoli, dalle quali esce questa meravigliosa figura di orso pronto a prendersi cura degli altri con grande generosità e senso di abnegazione. I due libri sono arricchiti dagli splendidi disegni caratterizzati dalle lievi ma significative pennellate ad acquarello di Quentin Blake, uno tra i più importanti illustratori di libri per bambini, dal cui pennino sono usciti anche i divertenti nonché dissacranti protagonisti dei libri di Roald Dahl: come non ricordare James e la pesca gigante, Gli sporcelli, Le streghe o La fabbrica di cioccolato tutti pubblicati dalla casa editrice Salani. Segnaliamo che a partire dal 28 marzo fino al 6 di aprile, alla sala San Rocco a Lugano, saranno esposte le tavole di Quentin Blake con i personaggi dei libri di Dahl, e che il Cinema dei Ragazzi proietterà al cinema Iride, sabato 29 marzo alle 14.30, il film d’animazione Fantastic Mr. Fox tratto dal libro Furbo, il Signor Volpe.

Giovanni Valerio A cura della libreria Voltapagina di Lugano – libreria@voltapagina.ch

e tti per l e i l g i b e e di e coppi i syndicom ch u d e r f f d .ch. CONCORSOFilm Zur igo o pr imi lettor i ndicom y i s s a n @ e e e s d zion Prae o ver ni di Or verde" a: reda o i z e i o pr Oro anno " scr iver

impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu, stagista red. centrale Felix Graf Svizzera tedesca: syndicom, die zeitung Nina Scheu, Monbijoustrasse 33, Postfach 6336, 3001 Bern, Tel. 058 817 18 27, redaktion@syndicom.ch Svizzera romanda: syndicom, le journal Yves Sancey, Rue Pichard 7, 1003 Lausanne Tel. 058 817 19 38, redaction@syndicom.ch Svizzera italiana: syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63, redazione@syndicom.ch

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ISSN 1664-8978

Il prossimo numero uscirà giovedì 17 aprile 2014. La chiusura di redazione è fissata al 7 aprile.


14 | In chiusura Perfezionamento

syndicom | N. 4 | 28 marzo 2014 Formazione e informazione

Trent’anni di scuola di giornalismo Il 13 marzo a Lucerna oltre 400 ospiti fra autorità ed esponenti del mondo della comunicazione hanno ringraziato la direttrice uscente del MAZ Sylvia Egli von Matt e salutato il nuovo direttore Diego Yanez. Un’occasione per parlare di giornalismo, formazione, qualità e trasformazioni tecnologiche con diversi ospiti tra i quali la consigliera federale Doris Leuthard. Barbara Bassi

Drupal - proget tare un sito web 3 serate + 1 mezza giornata: 28 e 30 aprile, sabato 3 maggio (mezza giorn.) e il 5 maggio Orario 19.30-21.30, sabato 8.20-11.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Reto Kessler Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Pagine di presentazione, modulo di contatto, galleria fotografica, online store. Impariamo ad installare, configurare e personalizzare questo fantastico CMS (Content Management System). L’obiettivo è quello di creare partendo dal nulla un sito web dinamico completamente funzionante contenente tutte le funzionalità che sono necessarie. Apparecchiature: iMac-OSX, corso indicato a chi ha familiarità con i programmi classici di DTP. Corsi per tutti Storia dell’arte - Una riflessione sulle differenze di genere nell’arte, dall’ot tocento a oggi 3 serate: 2, 7 e 9 aprile Orario 19.30-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatrice: Isabella Steiger Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Il corso offre una visione attenta e un’analisi sulla questione di genere nell’arte. Come e in quali termini operano le donne nel mondo dell’arte e dei suoi affini? Maggiori dettagli sul sito www.helias.ch.

Dichiarazione delle imposte 2013 Vi ricordiamo che è possibile rivolgersi al nostro segretariato per l’allestimento delle imposte. Per appuntamento chiamate il segretariato allo 058/817.19.61 (lasciare eventualmente il messaggio sulla segreteria telefonica, sarete richiamati), o inviate una mail a: adria.croci@syndicom.ch.

Agire che, come segnalato spesso da syndicom, ha portato non solo alla scomparsa di testate ma a una importante riduzione di posti di lavoro nel settore dell’informazione. La consigliera federale ha poi affermato che la concentrazione dei media e la crossmedialità richiesta ai giornalisti, ossia di scrivere per diverse testate o media che cooperano, porta da un lato a una moria di testate ma anche ad una riduzione e povertà dei contenuti a danno della qualità dell’informazione e della possibilità di formarsi un’opinione da parte del cittadino. Doris Leuthard ha ricordato che oggi in Svizzera solo in 3 cantoni, Zurigo, Berna e Ticino, esiste una vera imprenditorialità e concorrenza nel mondo dell’informazione. In 7 cantoni vi è ormai solo un quotidiano e in 9 cantoni non ne esiste più neanche uno. Proprio perché la pressione sul mondo dell’informazione è così alta, è stata creata la commissione federale dei media ed è importante avere una scuola di giornali-

smo competente che formi i futuri professionisti, affinché venga mantenuta alta la qualità professionale. Tra coloro che sono poi intervenuti porgendo un saluto e un ringraziamento alla direttrice uscente vi sono stati, oltre alle autorità lucernesi, Hanspeter Lebrument, presidente dell’associazione degli editori svizzeri e Gerhard Lob, membro del consiglio di fondazione che con coraggio ha aperto il suo discorso ricordando il decennale stato di vuoto contrattuale per i giornalisti della carta stampata del Ticino e della Svizzera tedesca, invitando apertamente gli editori a voler riaprire i negoziati. Va ricordato che senza buone condizioni di lavoro tutto il parlare di formazione, di qualità giornalistica e di pluralità della stampa viene svuotato di ogni significato. (Nelle foto in basso da sinistra: la consigliera federale Doris Leuthard, il momento della consegna del testimone tra Sylvia Egli von Matt e Diego Yanez, il giornalista Gerhard Lob).

© Barbara Bassi

Corsi professionali Photoshop - il ritocco e la correzione del colore per la stampa offset 2 serate: 14 e 16 aprile Orario 19.30-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Diego Uccellani Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Ottimizzare la gestione del colore. Correggere e ritoccare le immagini con strumenti che permettono un maggiore controllo sui risultati in stampa.

Trent’anni fa un gruppo di persone ha deciso di creare una scuola per formare i giornalisti della Svizzera tedesca. Questo progetto è oggi il rinomato MAZ di Lucerna che in occasione della sua festa di giubileo di alcune settimane fa ha salutato anche la partenza della direttrice Sylvia Egli von Matt e l’arrivo del nuovo direttore Diego Yanez. «Si sente il vecchio e si percepisce il nuovo. Si sente la necessità di mantenere i valori e la qualità professionale pur proiettandosi nel nuovo mondo giornalistico» ha affermato Sylvia Egli von Matt nel suo saluto di apertura. Ospite d’onore a questa serata dove si sono annunciate 400 persone delle 500 invitate era la consigliera federale Doris Leuthard. Il suo discorso ha sottolineato le grandi trasformazioni in corso nel mondo dei media e la grande pressione che queste esercitano sulle case editrici. La reazione avuta fino ad ora, ha ricordato la Leuthard, è stata quella di vendere o aggregare per ridurre il più possibile i costi.

Indirizzi

il sudoku di syndicom In palio 1 buono coop del valore di 100 franchi La soluzione (la cifra composta da tre numeri derivanti dalle caselle segnate di blu indicate nell’ordine da sinistra a destra) sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/ vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 7 aprile a: syndicom-il giornale , via Genzana 2, 6900 Massagno.

Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 13.30 alle 17.30. Giovedì dalle 8.30 alle 12.30. Al di fuori di queste fasce orarie si riceve su appuntamento. segretariato regionale bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch

La vincitrice del cruciverba apparso sul n. 3 di syndicom-il giornale è la Signora Anna Maria de Marco - Maccagno di Bellinzona.

gita annuale iscritti syndicom domenica 7 settembre Destinazione Bergamo Alta.

cassa disoccupazione bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lunedì 9.00 -11.30 martedì e giovedì 9.00 -11.30 | 14.00 -17.00 mercoledì 14.00 -17.00, venerdì chiuso

gita annuale pensionati mercoledì 17 settembre Destinazione Grazzano Visconti.

gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info Contatto e-mail: redazione@pensionati.ch o ernesto.fenner@bluewin.ch

agenda conferenza industria grafica e imballaggio sabato 5 aprile Ore 10.30, Volkshaus, Zurigo. Assemblea annuale della sezione ticino sabato 10 maggio Hotel Paradiso, Lugano Paradiso

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