syndicom - il giornale

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N. 11 19 settembre 2014

il giornale

www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione

AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna let tera aperta

Fortemente a rischio la promozione della stampa

Uss

Politica dei media

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Il sindacato chiede alla commissione federale più coraggio

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Ticino

Necessari aumenti salariali per i professionisti con tirocinio ›pag. 8

Jose Fariña ci spiega a che punto siamo nel settore Posta

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se son rose fioriranno...

Una prima riflessione a seguito degli incontri svolti in tutto il territorio ticinese è che sicuramente la partecipazione, sebbene in linea con le aspettative, deve essere migliorata. Nel prossimo periodo bisognerà riuscire a coinvolgere maggiormente le lavoratrici e i lavoratori perché, come spiegato durante le assemblee, la forza del sindacato si misura anche attraverso la partecipazione e il coinvolgimento dei propri iscritti. Dobbiamo concentrare le nostre forze per far capire che il sindacato è costituito dai lavoratori e che se si uniscono, solidarizzano tra di loro e partecipano alla vita sindacale possono ottenere delle grandi conquiste in ambito lavorativo. Durante le assemblee sono emersi ancora gli aspetti che il sindacato denuncia già da tempo e che rappresentano alcune delle motivazioni che hanno spinto syndicom a fare una pausa nelle trattative, ovvero un diffuso malcontento a causa delle pressioni che quotidianamente vengono esercitate nei diversi luoghi di lavoro e il modo di gestire e motivare il personale. Alcuni lavoratori hanno riferito che viene detto loro di non lamentarsi perché fuori la situazione è molto peggiore. Questo è il punto. È vero, i dipendenti della Posta hanno delle buone condizioni rispetto a molti settori privati, ma non vuol dire per questo che non debbano far valere i propri diritti. Il sindacato non difende solo le condizioni di lavoro, difende la dignità delle persone. Non bisogna avere pau-

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Il sindacato difende la dignità delle persone

ra di rivolgersi al sindacato, anzi bisogna coinvolgerlo ogni qualvolta lo si ritiene necessario. La Posta tratta e stabilisce le condizioni di lavoro con il sindacato, i delegati partecipano alle trattative e possono segnalare in qualsiasi momento problemi legati al proprio posto di lavoro, inoltre l’assistenza del sindacato è prevista dal contratto firmato anche dal-

Le assemblee sono state comunque un’occasione per un confronto aperto e costruttivo. Abbiamo cercato di dare una risposta concreta alla problematica dello stress chiedendo di inserire degli articoli nel nuovo CCL Posta che limitino le pressioni nei luoghi di lavoro. Inoltre è stata votata all’unanimità una presa di posizione che respinge qualsiasi tentativo di peggioramento delle condizioni di lavoro. Il passaggio a società anonima (SA) non deve essere per la Posta l’occasione per chiedere sacrifici ai propri dipendenti, perché la Posta oltre ad appartenere completamente alla Confederazione continua a fare grandi utili. Queste proposte saranno portate il 26 settembre durante l’assemblea dei delegati Posta a Berna. Ai presenti alle nostre assemblee regionali abbiamo spiegato che se si riuscisse non solo a evitare i peggioramenti, ma anche a inserire gli articoli che limitano le pressioni, sarebbe veramente un inizio di cambiamento e rappresenterebbe un segnale che la Posta vuole prestare maggiore attenzione alle condizioni lavorative dei propri dipendenti. Tutti i presenti alle assemblee erano consci che affrontare il problema delle pressioni non è facile perché difficilmente definibile e perché tocca anche aspetti politici e sociali. Ma tutti hanno concordato che da qualche parte bisogna iniziare e che bisogna provarci. Ed è proprio quello che faremo, ci proveremo.

la Posta. Non esiste quindi alcun motivo per aver paura di rivolgersi al sindacato, Quando si hanno dei diritti bisogna sempre esercitarli, il sindacato da solo, senza il sostegno e la partecipazione dei propri iscritti, non può affrontare problemi così vasti e complessi dovuti a scelte politiche ed economiche che penalizzano i dipendenti per ottenere sempre più profitti.

Marco Forte Responsabile regionale

le nozioni acquisite è stata analizzata la situazione nei singoli Paesi. Ora è stato pubblicato il rapporto sulla Svizzera. Esso mostra che in confronto ad altri Paesi OCSE la Svizzera è un’allieva modello. Il tasso di disoccupazione di persone con disagi psichici è basso come anche il tasso di povertà. Questo dato però non deve trarre in inganno; infatti in Svizzera il numero delle persone che percepiscono una rendita AI a causa di malattie psichiche è cresciuto e cresce in una proporzio-

ne maggiore di altri rischi d’invalidità. Il 40% delle persone che percepisce l’AI riceve la rendita a causa di un disturbo psichico. Gli autori della ricerca hanno analizzato anche le condizioni di lavoro. La legge prevede che i datori di lavoro si occupino della tutela della salute (e quella psichica viene espressamente menzionata) dei propri dipendenti. Ma mancano, praticamente del tutto, istruzioni e controlli. Ci si limita ai rischi fisici, più facilmente riscontrabili. ›continua alle pagine 2 e 3

Salute psichica e occupazione in svizzera

Ancora lunga la strada

Il rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) pubblicato nel 2014 evidenzia che la Confederazione potrebbe fare di più per integrare o trattenere sul mercato del lavoro le persone affette da disturbi psichici.

Le malattie psichiche sono in aumento e i datori di lavoro disorientati Nel 2012 è uscito il primo rapporto OCSE sull’argomento salute psichica e occupa-

zione. Esso ha descritto i nessi tra salute psichica, lavoro e invalidità nei Paesi OCSE. Fino a questa data la tematica era pressoché inesplorata. Sulla base del-


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salute psichica e occupazione in svizzera

gio psichico. Viene anche menzionato che sono aumentati i doveri di chi percepisce l’AI e che è stato innalzato il livello per avere diritto alle prestazioni. Così per esempio dal 2011 le prestazioni AI devono basarsi su un fondamento di chiara natura organica. Se questa non sussiste, le persone per definizione non sono (più) invalide e non hanno (più) diritto alle prestazioni AI. Nel caso di disturbi psichici esiste il diritto alle prestazioni AI soltanto se può essere fatta una chiara diagnosi attraverso visite cliniche psichiatriche. I tipici beneficiari di una rendita AI con disturbi psichici hanno o un disturbo della personalità, o una depressione o un disturbo da somatizzazione. «I collaboratori con un disturbo della personalità risultano “sgradevoli” sul posto di lavoro. Il loro atteggiamento problematico spesso non viene percepito come disturbo psichico. Per questo essi cambiano spesso lavoro, finché un giorno rimangono disoccupati. In quel lasso di tempo la salute psichica spesso è peggiorata ancora», commenta David Scheidegger di GEWA Fondazione per l’integrazione professionale. Più bassa è la formazione dell’individuo, più piccola la quota di successo di una reintegrazione. Il rilevamento e l’intervento tempestivo con misure specifiche per persone con disagi psichici

I quadri spesso si sentono oberati davanti a lavoratori con disagi psichici e per questo sono portati a “risolvere” il problema con il loro licenziamento. Scarseggiano informazioni e manca un sostegno adeguato. Non esiste una gestione delle malattie sul posto di lavoro a tappeto. Anzi, sulla base delle misure di rilevamento tempestivo dell’AI, le casse malattie private hanno addirittura smantellato le proprie attività al riguardo. C’è da dire che le misure AI spesso non servono molto ai dipendenti con disagi psichici in quanto i loro datori di lavoro sono poco informati. A questo si aggiunge il fatto che individui con disturbi psichici sono soggetti a più cambi occupazionali. E siccome la continuazione del pagamento di salario in caso di malattia si computa in base agli anni di servizio, queste persone sono doppiamente svantaggiate.

AI: lentamente verso la giusta direzione L’AI chiude con dei buoni voti. Ciò nonostante, alcune prestazioni devono essere rese più flessibili. I limiti temporali di alcune misure e la richiesta di una qualifica professionale per accedere al perfezionamento non sono proprio un incentivo per chi soffre di un disa-

© ian Nixon

Ancora lunga la strada  >continua da pagina 1

hanno potenziale, ma rimane difficile raggiungere un’integrazione duratura. Spesso poi il decorso delle malattie psichiche è difficile da pronosticare. Molti datori

di lavoro temono assenze e conseguenti costi, quando si tratta di impiegare persone che in passato hanno sofferto di problemi psichici.

Dall’AD al sussidio sociale e/o all’AI In Svizzera persone con danni psichici spesso approdano all’AI dopo la disoccupazione e il sussidio socia-

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testimonianze dei nostri iscrit ti dell’Assicurazione invalidità (AI). Secondo Herrmann le difficoltà maggiori a trovare un posto le affrontano le persone oltre i 50 anni e quelle in cerca di un’attività seriale-ripetitiva. Le grandi aziende, come la Posta, hanno sviluppato dei programmi che sono orientati innanzitutto a mantenere in azienda i dipendenti propri con problemi. Ma chi cerca, qualche volta trova. Dei dodici candidati che vengono assistiti da Herrmann, quattro hanno già

indica alle aziende i vantaggi dell’integrazione: «È buona per l’immagine e può influenzare positivamente l’ambiente umano in azienda». Accanto a singole grandi aziende ci sono anche ditte più piccole disposte a collaborare. Secondo l’esperienza di Herrmann, la comprensione è maggiore quando i responsabili sono confrontati privatamente con delle difficoltà psichiche o con degli handicap. Anche Herrmann è sensibilizzato dalla pro-

Cornelia Spizzi lavora presso il reparto contabile della Fondazione Aarhus a Gümligen (BE). Lo stage di tre mesi in quest’istituto per disabili è l’ultima tappa con la quale si prepara a rientrare sul mercato del lavoro “normale“. Cornelia Spizzi:

Un coach della Gewa la consiglia e la sostiene, e l’aiuta anche nella ricerca di un lavoro: «Questa è una cosa ottima, da sola non ce l’avrei mai fatta».

La quota di successo al 40 per cento

È l’ora della rinascita

Andreas Herrmann:

Durante quest’ultima esperienza si è accorta di essere portata per la contabilità: «È qualcosa di ripetitivo che mi dà sicurezza attraverso la routine».

«Chi proviene da un ambiente privato solido sopporta meglio di uno che sta affrontando diverse difficoltà contemporaneamente». buone prospettive di un posto fisso. E poi ci racconta il caso di uno chef che faceva fatica con i ritmi frenetici del ristorante. Ora è riuscito a piazzarlo alla mensa di un asilo: «E ora è felice». La quota di successo nel suo reparto supera il 40 per cento, il che è un ottimo risultato, dice. L’acquisizione di posti di lavoro e di praticantati lo specialista del reinserimento lo fa quasi sempre per telefono. Prima elabora un profilo professionale con i candidati, e

pria famiglia: uno dei suoi quattro figli ha la sindrome di Down. Il numero dei lavoratori con malattie psichiche è in aumento. E non si tratta solo di persone più anziane, ma anche di giovani, sempre di più. Da una parte aumentano pressione e frenesia sul posto di lavoro, ma ci sono anche altri fattori: «Chi proviene da un ambiente privato solido sopporta meglio di uno che sta affrontando diverse difficoltà contemporaneamente».

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Il suo lavoro non è facile, ci confida Andreas Herrmann, ma corrisponde esattamente alle sue aspettative. Il cinquantenne, ex dipendente della Posta, è specialista del reinserimento presso la Gewa, la fondazione per l’integrazione professionale. Egli assiste persone psichicamente malate con l’obiettivo di reinserirle sul mercato del lavoro primario. Esse vengono indirizzate alla Gewa dall’AI, e spesso hanno alle spalle un training di lavoro o di resistenza. E ora sono pronte per il prossimo passo. In genere aspetta loro uno stage di tre mesi, che può essere prolungato al massimo di altri tre mesi. Dopodiché queste persone devono trovare un lavoro. Questi i severi termini

E di sicurezza questa donna ne ha davvero bisogno. Cinque anni fa la sua vita è uscita letteralmente fuori binario. Dopo la fine di una lunga relazione, l’impiegata di commercio, ex dipendente Swisscom, ha lasciato

il suo posto di assistente di un caposettore presso la Confederazione. Il progetto era di mettersi in proprio. «Ma mi mancava l’energia». Cornelia Spizzi era sfinita. Ci è voluto un po’ di tempo finché lei fosse in grado di ammettere che si trattava di una depressione. All’improvviso era «fuori, sul binario morto». Era successo quello che non avrebbe mai ritenuto possibile. Da lì è seguito un periodo durissimo, che l’ha segnata. Servizi sociali, iscrizione AI, terapie, medicinali. Presso la Gewa, la fondazione per l’integrazione professionale, ha cominciato a prepararsi per il rientro sul mercato del lavoro. All’inizio


Invalidità Dossier | 3

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vit time della flessibilità

Lacune nell’assistenza psichiatrica-psicoterapica Il sistema sanitario svizzero funziona bene, anche l’assistenza psichiatrica-psicoterapica. Tuttavia il sistema pone più attenzione al trattamento di disturbi psichici gravi anziché a quelli più lievi, quando

lavorava due ore al giorno, nel frattempo lavora al 70 per cento. Un coach della Gewa la consiglia e la sostiene, e l’aiuta anche nella ricerca di un lavoro: «Questa è una cosa ottima, da sola non ce l’avrei mai fatta», commenta. Ma la riabilitazione richiede del tempo. E i criteri sono molto severi. Entro la fine di agosto Cornelia Spizzi doveva aver trovato un impiego, perché allora scadeva il termine prescritto dall’AI per il reinserimento. Altrimenti c’era il rischio di tornare all’Ufficio regionale di collocamento. L’impiegata di commercio ammette che qualche volta le serve una spinta, ma quando la pressione diventa troppa, si sente di nuovo stressata. E ancora di più se si considera che alcune settimane fa Cornelia ha lasciato l’abitazione protetta per andare a vivere in un suo appartamento autonomo. «Devo stare attenta a non sbandare nuovamente». Al momento si alternano momenti fiduciosi con altri più insicuri nei quali Cornelia non pensa di essere già pronta per il mercato del lavoro. Là servono persone che funzionano, dice preoccupata. Tuttavia ora sa anche che è capace di qualcosa. Ha una buona formazione, ha esperienza, è grintosa e ama il contatto con i clienti.

invece il potenziale di reinserimento sarebbe molto più alto per questi ultimi. E qui la ricerca porta alla luce un altro problema: generalmente gli psichiatri e i medici focalizzano troppo il problema medico. Praticamente non esistono trattamenti volti al reintegro. Il forte orientamento su trattamenti stazionari senza contatto con il mondo del lavoro rende il reinserimento ancora più difficile. Difficilmente uno psichiatra contatta un datore di lavoro. Nemmeno le cliniche diurne mirano all’integrazione professionale; infatti in genere mancano nel loro staff degli specialisti del reintegro. Ma è risaputo che prima viene individuato un disturbo psichico, più alta è la chance di curarlo con successo. Questo vale anche per bambini e adolescenti. Soprattutto va accompagnato bene il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro. Negli ultimi anni è cambiata molto la strategia dell’AI riguardo ai pazienti giovani: infatti sono state rafforzate le misure per cercare di reintegrarli sul mercato del lavoro.

ti debbano prima subire il passaggio attraverso tutte le istituzioni speciali col rischio poi di rimanerci. Le verifiche dovrebbero seguire delle procedure multidisciplinari, il che significa che ci vorrebbe non solo la verifica medica ma anche quella professionale. Il lavoro deve convenire. Vanno eliminati gli effetti a catena come per esempio quelli esistenti nel sistema delle rendite AI. Gli URC e i servizi sociali devono identificare i problemi psichici e sostenere la propria clientela in maniera adeguata. La sanità pubblica va integrata come partner nella collaborazione interistituzionale. Gli psichiatri devono collaborare con i datori di lavoro, puntare sui trattamenti ambulatoriali e trattare maggiormente anche persone con lievi danni psichici. Anche le scuole vanno informate meglio su come possono aiutare allievi/e con danni alla salute psichica. Bisogna evitare un accesso precoce alla rendita attraverso incentivi al lavoro. Ora non ci rimane che attendere e vedere che cosa ne farà la politica di queste nuove acquisizioni.

Misure di reinserimento Lo studio propone delle misure concrete. I datori di lavoro devono avere a loro disposizione degli strumenti migliori e un miglior sostegno. Vanno rafforzati anche gli incentivi finanziari. L’AI deve concentrarsi su misure d’intervento tempestivo riferite al posto di lavoro, al fine di evitare che gli assicura-

Simone Leuenberger, assistente scientifico all’ AGILE.CH Nota: il testo base di questo articolo proviene dalla rivista agile – Andicap e politica 2/2014 ed è stato riadattato da syndicom e dalla Fondazione per l’integrazione professionale GEWA.

eloquente, «ma ho sempre guardato da solo a cosa mi sarebbe piaciuto fare». Alla fine ha assunto una posizione dirigente nel management di qualità dell’impresa. Poi è arrivata la botta. Una sera di quattro anni fa ha cominciato a vedere tutto sfocato alla tv ed è subentrato un improvviso mal di testa. L’ictus ha messo la sua vita sottosopra. Il suo campo visivo da 180 grandi si è ristretto a 90, fa fatica ad orientarsi e si stanca subito perché il suo cervello,

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le. Questo costituisce un vero problema, dal momento che le probabilità di un buon reinserimento sul mercato del lavoro sono più alte quanto prima esso viene affrontato. Al fine di evitare il rimbalzo da un ufficio all’altro è stata introdotta la collaborazione interistituzionale (CII) che si adegua costantemente alle varie circostanze. Fa riflettere il fatto che sia molto scarsa la consapevolezza degli URC riguardo ai disturbi psichici. I danni psichici non vengono registrati. I/le consulenti non sono formati per reintegrare i disoccupati con problemi psichici. Clienti del genere vengono trasferiti all’AI, che a sua volta applica le misure soltanto su persone con notevoli disturbi psichici. Chi è psichicamente abbattuto, ma che con poche manovre di sostegno sarebbe di nuovo pronto per il mercato del lavoro, è chiaramente escluso da questi meccanismi. Queste persone vengono aiutate soltanto quando poi si sono ammalate gravemente. Peccato che l’energia e le misure che servono per reintegrarle con successo sul mercato del lavoro siano a quel punto diventate enormi.

Nei limiti del possibile Kurt Jampen:

L’aspetto più difficile: «Volere una cosa, ma non saperla più fare. E se si comincia ad insultare il proprio destino, è la fine ». Kurt Jampen ha fatto carriera prima alle PTT e poi alla Swisscom. Di formazione montatore elettrico, ha eseguito una seconda formazione come specialista delle telecomunicazioni, assolvendo anche la scuola tecnica. Egli ha vissuto la trasformazione dell’azienda, e la rivoluzione nel mercato delle telecomunicazioni, considerandola un’opportunità: «Non ho mai aspettato che mi si piazzasse da qualche parte», ecco lo sguardo retrospettivo del 52enne

che grazie a dio funziona ancora bene, deve compensare molte cose. Da qui in avanti avrebbe dovuto rinunciare a molte cose che fino ad allora erano del tutto naturali. Soprattutto si poneva la domanda del suo futuro professionale. La cosa più difficile è stato toccare con mano «i limiti del possibile» racconta Jampen: «Il volere una cosa ma non saperla più fare». La Swisscom l’ha assistito «bene e in maniera professionale». All’inizio ha lavorato al 20 per cento

GEWA L’orientamento dell’AI verso il reintegro è giusto. Sia le persone colpite che le aziende approfittano della collaborazione rafforzata con il mercato del lavoro primario. Gli individui in questione potrebbero svolgere dei praticantati sul mercato primario del lavoro e così essere indirizzati verso un posto fisso. I datori di lavoro potrebbero fare impor tanti esper ienze tenendo un rapporto con i lavoratori affetti da disturbi psichici e ottenere un sostegno competente. Con il suo lavoro, la GEWA vuole garantire il collegamento con il mercato del lavoro pr imar io. L’esper ienza insegna che ci sono esseri umani che non sono momentaneamente inseribili nel mercato primario del lavoro a causa dei propri limiti personali. Per essi una rendita AI continua a essere uno strumento validissimo. Ma la rendita AI non deve rappresentare un vicolo cieco. Ci capita di continuo di vedere come le persone ce la facciano a reinserirsi sul mercato del lavoro dopo diversi anni di rendita AI.

ma a pieno salario. Dopo due anni è stato regolarmente pensionato, e inoltre percepisce una rendita AI (l’importo corrisponde a una pensione AVS). Jampen ha delle perdite finanziarie ma il marito e padre di famiglia non conosce veri problemi di soldi grazie alla sua buona cassa pensione. Inoltre ora lavora meno ore. Dopo il pensionamento Jampen si è fatto consigliare da un coach privato e ha fatto una lista, una specie di bilancio sulla sua vita e sulle condizioni modificate: “Che cosa voglio fare, cosa assolutamente no?“. Jampen si è candidato per vari posti di lavoro, e ha anche rifiutato altri posti prima di approdare alla Gewa, che lui considera una vera “fortuna“. Ora è impiegato al 30 per cento come quality manager presso la fondazione per l’integrazione professionale. Definisce se stesso come una sorta di giullare, che pone delle domande sul sistema di management e che aiuta con la sua consulenza. Il suo network personale è prezioso per conquistare nuovi clienti e per trovare i giusti posti di lavoro. In questo modo, nonostante la sua capacità di prestazione improvvisamente ridotta, riesce comunque a trasmettere il suo sapere e il suo know how in un posto importante, il che rafforza la sua autostima: «Se si comincia ad insultare il proprio destino, è la fine».

Il controllo sull’orario di lavoro va mantenuto A quanto pare gli svizzeri e le svizzere lavorano sempre di più. Purtroppo però sempre di più nel tempo libero, la domenica e anche in ferie. Non c’è dunque da meravigliarsi se sempre più persone lamentano un aumento dello stress sul posto di lavoro. Di regola si comincia con il non riuscire più a dormire bene. Poi incomincia a soffrirne la vita familiare e sociale. Alla fine si giunge a conseguenze come il burn-out o la depressione fino a casi estremi come l’infarto o il suicidio. L’ultima indagine statale sulla salute in Svizzera dimostra come i fattori di stress sul posto di lavoro crescano sempre di più: gli interrogati hanno affermato di considerare il troppo lavoro e la mancanza di pause come elementi di rischio per la loro salute. Il fatto che si lavori sempre di più (spesso oltre il limite consentito dalla legge!) e che non venga più rispettato il riposo domenicale e quello notturno spesso è connesso con il fatto che sempre meno aziende registrano l’orario di lavoro dei dipendenti. Sotto la pressione più o meno forte del datore di lavoro, i dipendenti spesso rinunciano a segnare il proprio orario di lavoro e soprattutto le ore straordinarie. A volte sono i lavoratori stessi a non voler timbrare, magari per paura di essere licenziati si timbra il cartellino ma si continua a lavorare. Una pericolosissima forma di autosfruttamento! Tra i motivi che si considerano esercitare una pressione psicologica molto forte vi è quando in un’azienda vengono introdotte misure di risparmio ad esempio con riduzione del personale senza una riduzione del carico di lavoro. Misure spesso giustificate con “un inasprimento della concorrenza nell’era della globalizzazione”. Eppure la legge sul lavoro ha messo dei chiari limiti all’orario di lavoro distinguendo tra ore straordinarie, lavoro supplementare, lavoro notturno e domenicale e prescrivendo delle pause obbligatorie. I medici del lavoro lo sanno bene: la capacità produttiva dell’uomo è limitata, e questi limiti vanno rispettati. Altrimenti dobbiamo sobbarcarci enormi costi della salute e tanta sofferenza umana. Il rispetto di queste leggi volte a tutelare la salute psichica e fisica avviene anche attraverso controllo e registrazione dell’orario di lavoro. La legge impone a tutti i datori di lavoro di tenere pronti questi documenti ai fini di un’eventuale ispezione; se questi mancano, essi vanno incontro a una denuncia e a una eventuale multa. La registrazione dell’orario di lavoro è uno strumento semplice, ma molto efficace, per garantire la tutela della salute sul posto di lavoro. E ora indovinate cosa chiedono i partiti di destra e i rappresentanti dell’economia? Proprio l’abolizione della registrazione dell’orario di lavoro! L’obiettivo è lampante: vogliono che i dipendenti lavorino di più e che grazie alla non-registrazione degli straordinari essi lo facciano gratuitamente. Le conseguenze, come per esempio i maggiori costi per la sanità, poi graveranno su tutta la collettività. Ebbene i sindacati non ci stanno! Anche voi dite di NO!


Cultura Ticino | 13

syndicom | N. 11 | 19 settembre 2014 Mostra di illustrazioni al Museo di Belle Arti di Le Locle

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François Berthoud Pour la mode

A Ritrovar le Storie

Lo scorso 29 giugno, in occasione dell’apertura del nuovo edificio del museo di recente ristrutturazione, si sono inaugurate tre esposizioni, tra cui quella dell’illustratore di moda François Berthoud, conosciuto e ammirato internazionalmente. Il nuovo contenitore dell’arte, dall’architettura ben articolata e di chiara matrice moderna, dagli spazi generosi e ben illuminati, è diretto da Nathalie Herschdorfer, che firma le prime tre esposizioni. Nella sala quadrata in cima al museo, raggiungibile attraverso una generosa scala con un lucernario dalle decorazioni Art Nouveau, si trova l’esposizione “Peintures, genêse d’une collection”. La ventina di immagini che fanno parte della collezione del museo e che toccano un periodo ampio – dalla fine del XIX secolo alla prima metà del XX secolo – sono spesso servite quale riferimento per gli studenti della scuola d’arte di Le Locle. L’artista Cuno Amiet con il dipinto La violoncellista e Maurice Mathey con Le industrie del 1914 sono tra gli altri qui esposti, ricordandoci il ricco passato del museo e quanto siano importanti i suoi fondi. La mostra di François Berthoud, nato nel 1961 a Le Locle e formatosi professionalmente a Losanna, è in qualche modo legata alla tradizione del museo, fondato 150 anni fa e specializzato dal 1946 nel campo della grafica, in particolare nella grafica d’arte. Berthoud inizia la sua carriera a Milano, per poi essere riconosciuto a livello internazionale nel campo dell’illustrazione per la moda. Ciò che colpisce nel lavoro di Berthoud è l’uso di tecniche diverse, quali l’incisione su linoleum, il monotipo o la più attuale C Print. Spaziando da metodologie del passato a nuove tecnologie. Lacche lucide su supporti opachi, dal contrasto

libri consigliati

più o meno evidente, carte e valori cromatici più o meno forti sono una costante del suo lavoro. Ma ciò che colpisce l’attenzione del visitatore vigile è soprattutto la particolarità del suo linguaggio, il suo marchio di “fabbrica”. Quel segno bidimensionale che a volte si moltiplica, il frequente uso di tagli, di primi piani e di dettagli che si fanno oggetto. Sembra che quel “marchio di fabbrica” sia in qualche modo figlio di quel territorio mirabilmente disegnato nel XIX secolo per l’industria orologiera di Le Locle e la più grande La Chaux-de-Fonds. All’urbanismo di La Chaux-de-Fonds e di Le Locle è stato attribuito dall’UNESCO nel 2009 un valore aggiunto, inserendolo tra i patrimoni dell’umanità per il suo valore universale. Sicuramente tale ricchezza urbana ha segnato gli artisti e architetti nati in quel territorio. In particolare il lavoro di Le Corbusier, che è nato a La Chaux-de-Fonds e ha mosso in questa città i suoi primi passi fra studi e progetti. Quel rigore e quell’attenzione che sono rintracciabili anche nel lavoro di Berthoud. Un’attenzione al dettaglio, che è inoltre capace di uscire da una maglia ortogonale per accedere ad altre dimensioni, a dissonanze, ad alterazioni rispetto al rigore originale. Spesso i corpi di François Berthoud non sono rappresentati nella loro totalità, ma parzialmente. Sono parte di un tutto ed evocano un desiderio. Diventando forme, oggetti. Oggetti di desiderio appunto, stimoli di sogni e, nella ripetizione su riviste specializzate, ripetizione e multiplo di quell’immaginario collettivo che è il campo della moda. Ma non è solo di sogni che la moda si occupa. A volte quel corpo oggetto sembra stia a rappresentare un limite, un confine tra vita e morte. Qui il lavoro di Berthoud sembra

© François Ber thoud

L’autore e il tema della mostra che si terrà a Le Locle, fino al 26 ottobre 2014, presso il Museo di Belle Arti.

farsi testimone di un’esagerazione, del paradosso a volte inquietante del mondo della moda, dove l’eccesso di bellezza può generare anche il suo opposto, la sofferenza. In questi lavori si riconosce una forza che va oltre la mera illustrazione e sconfina nel campo dell’arte. François Berthoud si fa testimone non solo del mondo della moda ma anche del nostro tempo. Si concede di utilizzare una sorta di radiografia di un interno di stivale, che diventa così contenitore di parte di un corpo e di strutture ossee. Rivelando sia l’esterno che l’interno dell’immagine e rifacendosi a un lavoro di un’altra svizzera che l’ha preceduto, Mereth Oppenheimer. Nella sensualità delle immagini di Berthoud – che ha lavorato per diverse riviste prestigiose quali Vogue, Harper’s Bazaar, The New Yorker, Visionaire oppure il New York Times Magazine – si trova non solo la rappresentazione magistralmente riuscita del mondo della moda ma anche un pezzo di quella Svizzera di confine che ha saputo rapportarsi a un altrove, a un altro mondo. Estendendosi a una visione più ampia, internazionale. Partendo da quel rigore tipicamente svizzero per raggiungere altre visioni, più aperte. Da Le Locle verso Milano, Londra e Zurigo.

« Conta che ti conto la vita si racconta tiritera questa è una storia quasi vera » Inizia così questo meraviglioso libro pubblicato da Edizionicorsare, una piccola casa editrice di Perugia che si occupa anche di testi teatrali, e provengono proprio dal teatro le due autrici del testo, Annamaria Gozzi e Monica Morini, della Compagnia Teatro dell’Orsa, che è stata ospite anche del Festival internazionale di narrazione di Arzo. La storia si svolge sulla piazza del paesino di Tarot dove, tanto tempo fa, le persone si raccontavano storie e le parole, volando, sembravano proteggere e aiutare tutti. Oggi però non è più così: le parole si sono rimpicciolite sempre più e le bocche sono diventate mute, fino al momento in cui però non arriva sulla piazza il Saltimbanco con un’oca sotto il braccio e canticchiando Conta che ti conto invita le persone a raccontare le loro storie partendo da parole quali Bicicletta, so fare, paura, animali e tante altre. Le parole saranno così preziose trame di una storia che diventa tante storie quante le persone che se le raccontano. Con le parole riappariranno pure le domande e così tutto il paese sembra nuovamente respirare, prendere colore, bellissima metafora di un paese in cui ogni abitante parla, racconta, si pone domande insomma ognuno diventa protagonista vivace della propria vita e della vita civile. Alla fine del libro una sorpresa, una sorpresa antica: il Gioco del paese di Tarot, un magnifico gioco dell’oca con trenta caselle rappresentanti trenta parole e da queste il gioco delle storie ha inizio. Il libro è arricchito da grandi disegni leggeri che sembrano volare, dal tenero sapore retrò con caldi colori sfumati. Il prossimo 14 novembre in tutta la Svizzera avrà luogo La notte del racconto il cui tema di quest’anno è Gioco, gioca, giochiamo… (tutte le informazioni su www.bibliomedia.ch) questo importante e prezioso libro illustrato sembra fatto apposta per essere raccontato, giocato e vissuto insieme da grandi e piccini in questa serata ormai diventata una preziosa tradizione.

Annamaria Gozzi, Monica Morini, Daniela Iride Murgia, A Ritrovar le Storie, Edizionicorsare, 2014. Dai 4 anni.

Musée des Beaux-Arts Le Locle - MBAL Salle Principale Rue Marie-Anne-Calame 6 Le Locle (NE) www.mbal.ch

A cura della libreria Voltapagina di Lugano – libreria@voltapagina.ch

In esposizione fino al 26.10.14

L’età dell’oro del giornalismo ticinese

È uscito il primo volume dedicato alla nascita, allo sviluppo e al consolidarsi del giornalismo nel canton Ticino: un libro scritto da Enrico Morresi e pubblicato da Armando Dadò editore. Enrico Morresi, classe 1936, è entrato giovanissimo nella professione, è stato redattore capo del Corriere del Ticino, autore di documentari per la televisione svizzera e responsabile dei servizi giornalistici alla radio, oltre che aver presieduto vari organi rappresentativi dei professionisti della stampa. Partendo da questo osservatorio privilegiato – la sua conoscenza diretta del cinquantennio descritto in questo suo nuovo lavoro, (due pubblicazioni che analizzano il periodo dagli anni 50 al 2000) – Morresi riferisce non solo delle strutture ma anche delle persone che hanno animato la scena pubblica cantonale, mettendole in parallelo con l’evolversi di una società nuova, diversa da come era attesa, esigente verso la politica talvolta spiazzata e in affanno. Una stagione, quella del secondo dopoguerra alle nostre latitudini, intensa e appassionante, descritta dall’autorevole autore in due volumi: il primo copre i decenni 1950-1980 ed è ora in vendita nelle librerie a 45 franchi. Gli affiliati a syndicom possono ordinarlo con uno sconto del 15% scrivendo al segretariato di syndicom, indirizzo mail adria.croci@syndicom.ch. Enrico Morresi, Giornalismo nella Svizzera italiana 1950-2000, volume I, Armando Dadò editore

impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu, Svizzera italiana: syndicom, il giornale | Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63, redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33,

Casella postale 6336 3001 Berna Tel. 058 817 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 10 ottobre 2014. La chiusura di redazione è fissata a lunedì 29 settembre.


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syndicom | N. 11 | 19 settembre 2014 Grande azion e di sot toscrizione

aderisci oggi e comincia a pagare l’anno prossimo! Dall’inizio 2015 il sistema delle quote syndicom sarà armonizzato. Questo rappresenta un grande passo per la nostra organizzazione e va festeg­ giato! Per farlo abbiamo deciso di regalare i mesi di affi­ liazione fino a fine anno a tutti coloro che aderi­ ranno a syndicom a partire dal 1º ottobre 2014. Ma come nuovo socio godrai, da subito, e senza limitazioni, di tutti i diritti e di tutte le prestazioni. Partecipa – con syndicom!

Il nuovo modulo d’iscrizione è già online sotto www.syndicom.ch. Chi recluta un nuovo o una nuova collega per syndicom otterrà un premio di 100 franchi!

Il sIndac ato del tuo se t tore

Il cruciverba di syndicom

Perfezionamento

Le risposte al quiz vanno inviate a syndicom - il giornale, Monbijoustr. 33, cp 6336, 3001 Berna entro il 29 settembre 2014. Il premio è un buono di 50 franchi offerto dal nostro sponsor il Buono svizzero del libro, una cooperativa che conta 430 membri e più di 500 punti vendita. Vince il concorso dello scorso numero Beat Mühlematter di Köniz.

Corso per tutti: Facebook – un potente mezzo di comunicazione 2 serate: 13 e 15 ot tobre 2014 Orario 19.30-21.30 Animatore: Marko Valdarnini Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Obiettivi: brevi cenni introduttivi, come creare/ gestire il proprio profilo, come trarre benefici importanti a livello professionale e personale, limitare i contatti alle conoscenze ristrette e scegliere cosa condividere e come farlo in modo mirato, gli strumenti che rendono facebook un potente mezzo di comunicazione: i gruppi e le pagine, condividere foto o immagini, progetti, interessi comuni, sondaggi, eventi con conferma di partecipazione.

Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch

condoglianze Michelangelo Vassena, Balerna, deceduto in data 14.7.2014 all’età di 72 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1961.

In palio un buono offerto da Hotelcard. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice che sarà estratto/a a sorte fra tutti/e coloro che avranno inviato la risposta esatta.

Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo entro il 29 settembre 2014 a: syndicom, il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno.

Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali.

Il vincitore del concorso della scorsa edizione è: Giancarlo Zanotta di Bellinzona.

Invito alla Conferenza Divisione Stampa e media elet tronici

Sabato 11 ottobre 2014, Brasserie de la Gare, Place de la Gare 1, Friborgo, ore 13.30 – 17.00 Programma:

2. Verbale dell’ultima conferenza di divisione 3. Retrospettiva 2014 del comitato di divisione e del segretariato centrale 4. Elezioni: nuovi membri nel comitato di divisione; delegati per l’AD syndicom 5. Condizioni di lavoro collettive Proposta di syndicom per l’assoggettamento al CCL Romandia: rapporto e discussione • Introduzione di Patricia Alcaraz, segretaria regionale Losanna • Intervento di Antoine Grosjean, giornalista a Ginevra 6. Condizioni di lavoro collettive II Serie di azioni «Adesso scocca il 13» per un nuovo CCL: rapporto e discussione

1) Con quale libro divenne famoso nel 2007 il filosofo e pubblicista tedesco Richard David Precht? 2) Quale filosofo e sociologo tedesco ha scritto le opere Dialettica e Minima Moralia e viene ritenuto rappresentante principale della “teoria critica”? 3) “Dal mattino alla sera latte nero noi beviamo, noi beviamo sia a pranzo sia a colazione - noi lo beviamo di notte”. Chi ha scritto la “Fuga di morte”? 4) Chi è l’autore ticinese del libro appena pubblicato da Armando Dadò editore dal titolo Giornalismo nella Svizzera italiana 19502000? 5) La famosa serie di libri illustrati di Gabrielle Vincent Ernesto e Celestina racconta di una speciale amicizia tra quali due animali? Risposte alle domande del quinto concorso letterario pubblicate sul n. 10 di syndicom, il giornale: 1) “Via col vento” di Margaret Mitchell (1937) 2) “Il giovane Holden”. Tre giorni nella vita del 16enne Holden Caulfield, che dopo essere stato buttato fuori dal collegio si aggira per NY. 3) Meyer 4) “Essere o non essere, questo è il dilemma…” così comincia il famoso monologo del principe danese Amleto che nella tragedia vuole vendicare l’omicidio di suo padre. 5) Bergverlag Rother, fondato nel 1920 a Monaco.

Corsi professionali: Contat to con il cliente – Un cliente soddisfat to è un cliente fedele 3 serate: 20, 22, 27 ot tobre 2014 Orario 19.30-21.30 Animatore: Stefano Gazzaniga Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Il corso si focalizza sulle esperienze del singolo partecipante oltre all’esecuzione di esercizi di gruppo.

1. Saluto di apertura e approvazione dell’ordine del giorno

concorso let terario

• Introduzione di Stephanie Vonarburg, segretaria centrale • Intervento di Patrick Gutenberg, membro del comitato di divisione • Input di Sara Vogt, segretaria regionale di Zurigo

7. Collaborazione tra le associazioni dei professionisti dei media: rapporto e discussione • Intervento di Sina Bühler, co-presidente 8. Cassa pensione Freelance: input sulla fusione prevista con la CPG e dibattito • Input di Rolf Müller, direttore amministrativo della Cassa pensione Freelance 9. Eventuali proposte dei nostri iscritti 10. Varie ed eventuali

Aperitivo a partire dalle ore 17!

Tutti i soci della divisione hanno diritto di voto e sono dunque cordialmente invitati a partecipare. Ev. proposte sono da mandare a stephanie.vonarburg@syndicom.ch entro e non oltre il 22.9.14. Verrà organizzato un servizio di traduzione simultanea tedesco/francese. Verrà rimborsato il biglietto ferroviario 2a classe / metà prezzo. Iscrizione prima dell’1.10.14 a: presse@syndicom.ch oppure per tel. 058 817 18 61 / 72 (Marina Musy o Caroline Vogt).

Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 ma-me-ve 13.30 - 17.30 Al di fuori di queste fasce orarie si riceve su appuntamento. Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: dal 23.6.2014 al 31.8.2014 lu-ma-me-gio 9.00 -11.30 Venerdì chiuso tutto il giorno Gruppo pensionati Pagina web: www.pensionati.ch Contatto e-mail: redazione@pensionati.ch o ernesto.fenner@bluewin.ch



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syndicom | N. 11 | 19 settembre 2014

Agenti call-center di PostFinance

Aumento dei costi di trasporto della stampa associativa

La Posta mette a rischio la promozione della stampa! Presa di posizione alla conferenza stampa convocata per la consegna della lettera aperta alla consigliera federale Doris Leuthard il 3 settembre a Berna, di Marie-Josée Kuhn, caporedattrice del giornale sindacale work. Avere o no 40 000 franchi fa una gran differenza, anche per un giornale. Questa è la somma che la Posta intascherà dall’aumento dei costi di trasporto del giornale sindacale work. 2 centesimi in più a copia per 21 edizioni all’anno e una tiratura di 91 484 copie (nota della redazione: il giornale syndicom esce 15 volte l’anno per una tiratura di 48 000 copie). Questo corrisponde a un grasso rialzo del 30 per cento. Anzi, in teoria quest’anno fanno 3 centesimi in più a copia, in quanto lo Stato ha dovuto suddividere le sovvenzioni indirette per la stampa tra un numero maggiore di testate. E non finisce qui: il gigante giallo aumenterà di nuovo le tariffe di spedizione di 2 centesimi sia il prossimo anno che quello dopo. Nel 2016 dunque l’invio di work costerà ben 120 000 franchi in più. Facciamo un paragone: per ogni numero work ha un budget per compensi e foto di colleghi freelance di 10 000 franchi. Quello che ci spilla la Posta con questi aumenti di prezzo è 12 volte le retribuzioni dei nostri giornalisti autonomi. Se a questa somma aggiungiamo anche l’aumento dei valori bollati per i nostri giornali della Svizzera romanda e del Ticino L’Evénement syndical e Area, questo per l’editore, ovvero per il sindacato Unia, significa: dare circa 300 000 franchi in più alla Posta. E levare 300 000 franchi alle redazioni, alle ricerche, alle foto, agli stipendi ecc., significa levare 300 000 franchi a un giornalismo di qualità. Tutto questo dopo che la nuova legge postale ci aveva già portato dei bei costi supplementari nel 2012. Questo è drammatico. Per noi, per molti altri giornali e altre riviste, ma anche per la democrazia. Sempre meno colossi mediatici inghiottiscono sempre più giornali. Per spingerli poi verso il massimo profitto. Questo cannibalismo distrugge la qualità giornalistica. Ora anche la Posta prende di mira la carta stampata. E lo fa senza pietà. La Posta afferma che il trasporto dei giornali è deficitario, ma si rifiuta di rendere pubblici i propri conti. Con la sua politica tariffaria la Posta vanifica la promozione della stampa decisa dal Parlamento. Una situazione assurda. È già arrivato il primo annuncio da parte della maggiore rivista per associati della Svizzera, il giornale TCS Touring, su futuri tagli alle edizioni. Ma nessuno richiama la Posta all’ordine. Tanto meno il ministro dei media Doris Leuthard. Dimenticandosi che la Posta appartiene ancora allo Stato, dunque a tutti noi. Per questo work ha deciso di firmare la lettera aperta di protesta indirizzata alla consigliera federale Leuthard. E non solo per questo. Dal dipartimento della Leuthard arrivano anche voci inquietanti riguardanti la promozione della stampa associativa. In un documento confidenziale dell’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), approdato a work, il dipartimento arriva alla conclusione che molte delle testate finora incentivate di varie associazioni sono di «modesto significato politico-democratico». Questa affermazione dell’amministrazione è un vero sopruso politico. Un affronto alla volontà del Parlamento. Il commento UFCOM risulta ancora più dirompente se si scorre la lunghissima lista dei giornali sovvenzionati finora. Le pubblicazioni elencate sul sito www.bakom.admin. ch/themen/index.html?lang=it rappresentano una bella fetta di democrazia. Là ci si trova tutto quello che ha da offrire la Svizzera: dalla stampa sindacale, quella dei datori di lavoro, quella dei vari settori economici, delle chiese, delle opere di carità, quella dei partiti fino ad arrivare alla stampa sulla politica dello sviluppo e sulla tutela dell’ambiente. Incluso lo Schweizer Jäger, Schwingen-Hornussen-Jodeln e il Schweizer Strahler. E tutta questa stampa sarebbe di «modesta importanza politico-democratica»? Ma a voi questa cosa torna? Nemmeno a noi. Per questo oggi sono qui, a titolo personale e molto preoccupata. E in nome della democrazia. Vi ringrazio.

Basta con il rial zo dei prezzi della Posta La legge ha affidato alla Posta il mandato di garantire la spedizione dei giornali regionali e locali come anche quello della stampa associativa; questo avviene attraverso una sovvenzione indiretta per la stampa che offre tariffe postali agevolate. Tuttavia già nel 2013 l’uniformazione del sistema tariffario aveva condotto a un aumento medio del 6 per cento del prezzo della spedizione. All’inizio del 2014 la Posta ha avviato un ulteriore rialzo dei prezzi per l’invio dei giornali. Questo aumento mette in serio pericolo la stampa regionale e associativa!

Pubblicità

In una lettera aperta alla consigliera federale Doris Leuthard, syndicom e numerose altre organizzazioni e giornali invitano lo Stato a intervenire presso la Posta al fine di salvare i giornali colpiti dalle ultime misure. Vorremmo mettere in guardia, con grande allarme, contro una pressione ancor maggiore che graverà sui media in Svizzera. La stampa regionale e associativa fornisce un grande contributo al dibattito democratico. Noi consideriamo la politica tariffaria della Posta un attacco alla pluralità dell’informazione. Le organizzazioni firmatarie per questo chiedono:

• che la Posta riveda la sua decisione e che rinunci ad aumentare i prezzi • che lo Stato, in quanto proprietario della Posta, intervenga a favore dei giornali colpiti dall’aumento dei prezzi • che la Posta garantisca piena trasparenza sui costi di spedizione • che il futuro sostegno ai media assicuri il mantenimento della stampa associativa. La versione integrale della lettera aperta alla consigliera federale Doris Leuthard può essere visualizzata sul sito syndicom: www.syndicom.ch/news

Sensibili miglioramenti

Lo scorso autunno syndicom ha presentato i risultati di un sondaggio effettuato tra i dipendenti dei callcenter di PostFinance. Bruno Schmucki

L’inchiesta ha evidenziato che i dipendenti non erano per nulla contenti del nuovo sistema dei turni. Nel frattempo i responsabili di PostFinance hanno preso dei provvedimenti, com’è emerso da uno scambio con i partner sociali. La Commissione specializzata (CoSpe) del 29 agosto si è occupata intensamente dei riscontri avuti sulla situazione nel contact-center. I responsabili di PostFinance hanno analizzato accuratamente il sistema dei turni nel primo semestre, al fine di fare una valutazione delle misure di miglioramento. È stato riscontrato che soltanto l’80 per cento di tutti i dipendenti del contact-center è assegnato ai turni che vanno dalle ore 7 alle 19. Inoltre riguardo ai clienti privati è venuta meno la differenziazione tra i turni nelle singole sedi. E nonostante il grande carico di lavoro, durante l’inverno si è riusciti comunque ad abbassare il monte ore straordinario. Negli ultimi mesi sono stati assunti complessivamente 50 nuovi dipendenti, il che ha migliorato notevolmente la situazione. I miglioramenti nel contact-center si rispecchiano anche nei risultati del sondaggio interno del personale sulla soddisfazione lavorativa. A questo riguardo essa infatti è salita di due punti. Soprattutto la tematica delle regole sull’orario di lavoro ha fatto un grosso passo avanti salendo di ben otto punti.

successo parziale per il personale La segretaria centrale di syndicom addetta Sonja Oesch ritiene che i dipendenti che hanno lottato insieme al sindacato per ottenere questi miglioramenti abbiano registrato un punto a loro favore. Infatti il sondaggio, al quale ha partecipato oltre un terzo dei la-

voratori, aveva portato alla luce questo problema. Attraverso altri colloqui le richieste hanno assunto una concretezza ancor maggiore: i dipendenti chiedono con fermezza di fare lo stesso turno per una settimana intera, senza cambi di turno infrasettimanali. Ora PostFinance ha messo in pratica questa e altre misure volte a migliorare la pianificazione dei turni. «Il sindacato syndicom è molto soddisfatto. Ora la regola è quella di avere in tutte le sedi gli stessi turni per più giorni durante la settimana. Ringraziamo tutti per il loro impegno», commenta Sonja Oesch. Ma per la Oesch è altrettanto chiaro che sia i dipendenti che il sindacato continueranno a vigilare con attenzione e ad accompagnare con sguardo critico l’ulteriore sviluppo all’interno dei contact-center.

superamento dello stress e aggiornamento professionale All’ordine del giorno della CoSpe c’erano altre misure importanti che dovrebbero influenzare positivamente le condizioni di lavoro a PostFinance. Ora i dirigenti per esempio vengono istruiti su come trattare i dipendenti con più stima e apprezzamento. Ed è previsto che l’offerta formativa e di perfezionamento venga integrata e regolata in maniera più chiara. Un’ulteriore misura ai fini del controllo e della riduzione del carico lavorativo è quella di sospendere nuovi programmi e progetti. In questo modo dovrebbe diminuire la pressione che grava sui dipendenti. Questa misura verrà applicata soprattutto nella sfera dell’informatica.

Alla homepage di syndicom, sotto le novità della divisione Posta, è possibile visualizzare il rapporto dettagliato sulla riunione CoSpe del 29 agosto.


6 | syndicom Le professioni Industria Grafica

Scocca il 13 Set tembre

Il DOG mette in discussione la tradizione di Viscom*

L’associazione padronale di categoria Viscom cerca di ritardare la procedura per la domanda per decretare d’obbligatorietà generale (DOG) il CCL dell’industria grafica.

Quasi al termine dell’ultima tornata di trattativa dell’attuale CCL dell’industria grafica, eravamo nel maggio 2013, Viscom accetta di inoltrare la domanda per decretarlo d’obbligatorietà generale (DOG). È stata certamente una bella conquista. Certo, in cambio delle riduzione dei supplementi e l’introduzione delle 42 ore settimanali, ma erano anni che portavamo avanti questa richiesta. Nel luglio sempre dello stesso anno, la macchina burocratica si è quindi messa in moto. Un lavoro impegnativo e laborioso anche perché è la prima volta che ci confrontiamo con questa procedura. Un lavoro impegnativo portato interamente sulle nostre spalle. Ma questo non ci ha disturbato e non ci disturba. Quando sottoscriviamo un accordo, si legga Art. 109 cpv. 3a del CCL, lo rispettiamo e facciamo in modo che sia applicato. Ci disturba per contro e tanto, l’atteggiamento strafottente di Viscom che, pur avendolo sottoscritto, detto accordo, non fa altro che perdere tempo. Prima, per definire gli articoli del CCL da inserire nel decreto e poi per mettere in discussione il regolamento sugli organi di controllo per l’applicazione del CCL stesso. Viscom sostiene infatti che questo meccanismo di controllo, previsto dalle disposizioni di applicazione del CCL DOG, va ben oltre il loro concetto di controllo. Perché entrare in azienda per controllare, non fa parte della loro tradizione. Ma cosa nascondono? Al loro slogan – stampato in Svizzera - dobbiamo forse aggiungere; ma non vi diciamo come? Una grande sceneggiata che non siamo più disposti ad accettare. Sono forse più di ottanta i vari

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CCL decretati d’obbligatorietà cantonale o nazionale. E molti di questi lo sono da anni. Siamo certi che nessuna rappresentanza padronale di queste professioni ha fatto quello che sta facendo Viscom. Perché sanno che avere delle regole in materia di condizioni di lavoro che valgono per tutti, soprattutto in un mercato sempre più globalizzato e scorretto aggiungiamo noi, non è solo utile ma necessario. Con quale obiettivo Viscom porta avanti questo atteggiamento ? Cerca forse un pretesto per disdire il CCL e attaccare i diritti acquisiti prima dell’entrata in vigore del DOG? Da parte nostra siamo convinti che vi sono membri di Viscom che aspettano questo decreto e che magari si chiedono come mai non sia stato ancora messo in vigore. Mentre scriviamo queste righe, non sappiamo quale sia stato l’esito della riunione della loro commissione sulla politica padronale, che si è riunita lo scorso 17 settembre per fare il punto della situazione. Ci auguriamo che abbia avuto esito positivo e permetta finalmente d’inoltrare tutto il pacchetto al SECO. Se ciò non fosse il caso, non staremo di certo a guardare e faremo tutto il possibile per portare a buon fine il nostro obiettivo. Perché noi siamo partner sociali seri e si, anche noi abbiamo la nostra tradizione; che è quella di rispettare gli accordi presi. Angelo Zanetti segretario centrale divisione Industria grafica e imballaggio *(n.d.R: su richiesta dell’autore questo articolo non è stato redatto)

La lingua batte dove il dente duole Da dieci anni, a causa del mancato rinnovo del contratto collettivo di lavoro, per volere dell’Associazione Stampa Svizzera, i giornalisti indipendenti e quelli assunti regolarmente della Svizzera tedesca e del Ticino si trovano scoperti da un punto di vista contrattuale. Le loro condizioni di lavoro, i salari e gli onorari, senza un CCL, sono continuamente peggiorati. Dall’inizio dell’anno, grazie a una serie di azioni di protesta il 13 di ogni mese, denominate “Scocca il 13”, il sindacato dei media syndicom e l’associazione dei giornalisti impressum a scadenze regolari sottolineano diversi aspetti delle condizioni di lavoro in ambito giornalistico. Sono stati, in particolare, evidenziati i seguenti settori di lavoro dei giornalisti, poiché è proprio lì che il dente duole:

Orari di lavoro à gogo, sistematico sovraccarico e ritmi pressanti Negli ultimi anni, gli editori hanno notevolmente ridotto i posti di lavoro praticamente in tutte le redazioni di giornali, riviste e media elettronici privati. Le redazioni devono cavarsela con sempre meno personale e, nel contempo, per via delle nuove tecnologie, affrontare nuovi e ulteriori compiti. Ciò è impossibile da realizzare senza personale “regolare”, e numerose ore di straordinario da parte dei giornalisti. Per molti di loro 12 ore di lavoro al giorno costituiscono la normalità. Inoltre le presenze durante i fine settimana sono difficilmente compensabili. I redattori devono scrivere da due a più articoli al giorno e fornire contemporaneamente anche i web-teaser ridotti o/e foto e materiale video. Le leggi vengono

regolarmente e sistematicamente violate, come ad esempio le pause previste per legge. Un salutare equilibrio fra lavoro e vita privata è ormai quasi irrealizzabile. Le malattie professionali ne sono spesso l’inevitabile conseguenza. La maggioranza delle case editrici vìola un ulteriore obbligo previsto

personale che i tempi d’esecuzione. Ciò nonostante l’onorario fisso giornaliero di questi lavoratori, spesso regolari, è spaventosamente basso. In effetti, molte redazioni ignorano sistematicamente e spudoratamente la prassi che prevede un onorario giornaliero di almeno 500 franchi per questo settore. Per un tale compenso nemmeno un ar«Le redazioni devono cavarsela tigiano è disposto ad con sempre meno personale intervenire in caso e ulteriori compiti». di bisogno, tuttavia molti giornalisti indal diritto del lavoro e dalle relati- dipendenti devono accontentarsi ve disposizioni esecutive: il dato- di onorari tra i 100.- e i 200 franchi re di lavoro è tenuto a rilevare le per ogni articolo nonostante imore di lavoro dei propri dipenden- pieghino molte ore nella ricerca ti; solo così è possibile misurare e nella scrittura del testo. Diveni volumi di lavoro eccessivi, com- ta così difficile guadagnare più di provarli e compensarli; solo così si 4000 franchi al mese, poiché anpossono evitare i danni alla salute che la possibilità di sfruttare più dei dipendenti. Timbrare il cartelli- volte lo stesso articolo, offrendono è certo fuori moda, ma l’obbligo lo a diverse testate, è sempre più di rilevamento delle ore di lavoro limitata: nel settore dei media imrimane! In molti luoghi ciò sareb- perversa la monopolizzazione, nelbe oggi possibile, in modo semplice e moderno, tuttavia gli editori «Il datore di lavoro è tenuto non rispettano praticamente mai a rilevare le ore di lavoro questo dovere . Di conseguenza le associazioni hanno fatto scatta- dei propri dipendenti; re l’allarme denunciando i gruppi solo così è possibile misurare editoriali Tages-Anzeiger, Ringier e i volumi di lavoro eccessivi». NZZ presso l’ispettorato del lavoro.

Gli onorari dei giornalisti indipendenti in caduta libera L’assenza di un CCL produce conseguenze devastanti particolarmente ai danni di giornalisti e fotografi indipendenti. Essi lavorano a un livello altamente qualificato, forniscono competenza professionale, che nelle redazioni è venuta a mancare o è stata ridotta, e intervengono quando nelle redazioni si verificano situazioni d’impasse, per quanto riguarda sia il

la “foresta spoglia di fogli” è quasi impossibile guadagnare qualcosa in più grazie alla duplice valorizzazione di un articolo. A ciò si aggiunge il fatto che molte redazioni costringono i cosiddetti giornalisti “liberi” a cedere ogni diritto d’autore.

Giornalismo culturale, Manifesto contro il declino Negli ultimi anni le pagine culturali e i feuilleton dei media si tro-

Dirit to del Lavoro

Riconoscere l’abusività dei licenziamenti

La sentenza del Tribunale federale relativa alla questione di Radio Fribourg (v. qui a lato) rientra nell’ambito più generale della lotta per la protezione contro i licenziamenti antisindacali. La libertà sindacale e il suo esercizio sono riconosciuti dall’art. 28 della Costituzione federale. Inoltre, la Svizzera ha ratificato la Convenzione n. 87 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale e la Convenzione n. 98 sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva. Facciamo il punto con lo specialista della questione presso l’Unione sindacale svizzera (USS), Luca Cirigliano. Il lungo iter delle denunce all’OIL Da oltre dieci anni è in corso una vera e propria partita di ping pong tra i sindacati e la Confederazione per far sì che una denuncia presso l’OIL in materia di protezione contro i licenziamenti antisindacali porti a un miglioramento della legislazione svizzera su questo punto. A seguito di una denuncia dell’USS del 2003, il comitato della libertà sindacale dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (BIT) aveva pregato la Svizzera di conformare la sua

legislazione alla convenzione 98 dell’OIL che prevede una simile protezione. Il Consiglio federale ha tergiversato sulla base del rifiuto della parte padronale. I progetti di revisione del Codice delle obbligazioni – che avevano portato a una sospensione nel 2009 della denuncia da parte dell’USS – sono falliti oppure vengono lasciati ammuffire in un cassetto. L’USS ha quindi riaperto la sua denuncia nel 2012 di fronte alle infrazioni

croniche in materia. Un’altra denuncia è stata sporta dal sindacato ssp a seguito di alcuni licenziamenti durante uno sciopero (La Providence a Neuchâtel). Su richiesta della Confederazione, due studi svolti dall’Università di Neuchâtel daranno senza dubbio un nuovo impulso nei prossimi mesi. Altrimenti la Svizzera sarà uno dei pochissimi Paesi dell’Europa a non seguire le raccomandazioni vincolanti dell'OIL. (YS)

syndicom, il giornale: Il Tribunale federale ha riconosciuto il carattere abusivo dei licenziamenti effettuati a Radio Fribourg. Questa sentenza rappresenta quindi una vittoria? Luca Cirigliano: È una vittoria. È importante far vedere che i meccanismi giuridici e la giurisprudenza funzionano. È importante che la giustizia applichi correttamente l’art. 336 del CO secondo cui i rappresentanti del personale hanno diritto alla protezione necessaria per difendere i lavoratori senza temere sanzioni da parte del loro datore di lavoro.

Questa decisione migliorerà la protezione dei rappresentanti dei lavoratori? Sì, anche se si tratta soprattutto della conferma del buon funzionamento della giustizia e dell’applicazione della legge. È anche il risultato di un grande lavoro da parte dei sindacati di difendere questi casi davanti ai tribunali e di portarli fino all’ultima istanza in caso di ricorso da parte del datore di lavoro. Questo caso faceva parte di quelli segnalati all’OIL in occasione della riapertura della denuncia dell’USS contro il governo e lo Stato svizzero nel settembre del 2012.

Questa sentenza non è sufficiente per far ritirare all’USS la sua denuncia presso l’OIL? No, poiché questo caso dimostra anche i limiti della legge attuale. Ci si può chiedere se un indennizzo di una decina di migliaia di franchi sia veramente sufficiente


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Soundingboard CCL Posta

Comunicato Stampa syndicom vano particolarmente sotto pressione: i gruppi editoriali hanno costretto queste sezioni, che si avvalgono tradizionalmente di giornalisti “liberi”, a risparmi forzati. La corrispondenza culturale si riduce ad un giornalismo di eventi indotto dalle pubbliche relazioni. Ne soffre, non da ultimo, anche la cultura che necessita e cerca un dibattito critico. syndicom e impressum, insieme a una dozzina di associazioni legate a chi opera in ambito culturale, hanno pubblicato un manifesto contro il declino del giornalismo culturale. La cultura ha bisogno di un intelligente mezzo di trasporto, un media – i media – per affermarsi pubblicamente. Può l’anoressia nel giornalismo culturale essere la soluzione alla crisi dei media? syndicom e impressum dicono: no! Ne sarebbe sostanzialmente minacciata la professionalità del settore. Gli indipendenti sono sempre meno in grado di mantenersi adeguatamente con il loro reddito, inoltre gli orari di lavoro dei giornalisti assunti regolarmente superano, ormai da troppo tempo, ogni ragionevole e sana misura. La drammatica situazione costringe molti giornalisti a cambiare settore e così le redazioni perdono preziose competenze nei settori tematici da loro elaborati. La qualità dei media soffre, la società e la democrazia ci rimettono. Impressum e syndicom esortano gli editori a non scaricare la crisi mediatica sulle spalle dei giornalisti e li invitano, di concerto con le associazioni dei giornalisti, a trovare finalmente soluzioni durature. La base per ottenerle è un partenariato sociale funzionante che garantisca adeguate condizioni di lavoro.

Stephanie Vonarburg è segretaria centrale Press e Media elettronici.

Più coraggio per una nuova politica dei media

È stato pubblicato il primo contributo della Commissione federale dei media. Tante le reazioni, tra queste quella piuttosto critica di syndicom.

Nella sua analisi la relazione della Commissione federale dei media COFEM giunge alla conclusione non nuova, ma purtroppo tuttora corretta, che in Svizzera la qualità e la varietà giornalistica sono in pericolo. Nonostante alcune importanti proposte manca però complessivamente il coraggio di affrontare in modo deciso i problemi scaturiti dalla crisi dei media. La COFEM si è (ancora?) espressa in merito all’interrogativo cruciale: e se si organizzasse concretamente una promozione dei media diretta e trasversale per garantire la varietà del panorama dei media? Come finanziare le misure di promozione con nuove fonti? Prima che la promozione indiretta della stampa possa essere sostituita da una nuova promozione diretta dei media per la stampa regionale e locale, è necessario stabilire i relativi criteri (v. sezione «Le proposte di soluzione esistono già»).

Stampa associativa In relazione alla promozione indiretta della stampa associativa le proposte della commissione sono devastanti. La maggioranza della COFEM ignora il contributo che la stampa associativa apporta alla formazione democratica delle opinioni. La proposta in base alla quale questa debba rinunciare in futuro ai prodotti stampati va completamente contro le reali esigenze. Per la stampa associativa la soluzione giusta potrebbe continuare a essere una promozione indiretta attraverso la riduzione delle tasse postali.

Formazione professionale e perfezionamento Le dichiarazioni della COFEM in merito alla promozione della formazione e del perfezionamento in ambito giornalistico sono certamente corrette, ma troppo generi-

che. Cosa si debba concretamente promuovere e con quali mezzi è una questione aperta. Servono sufficienti risorse umane per poter far fronte alle assenze nelle redazioni dovute alla formazione e al perfezionamento. Gli stagisti e i volontari devono poter essere assistiti in modo professionale e adeguato dalle redazioni. La formazione professionale e il perfezionamento devono essere agevolate per i lavoratori autonomi.

ATS Accogliamo a determinate condizioni la proposta di rafforzare l’ATS (e di conseguenza lo scambio di informazioni tra le regioni linguistiche). Se si vuole evitare una concorrenza editoriale da parte di una seconda agenzia d’informazione finanziata con fondi pubblici, allora l’ATS deve però diventare un’istituzione del servizio pubblico editoriale con un più ampio mandato di prestazioni: l’ATS non deve offrire solo giornalismo d’agenzia, ma deve anche diventare un polo di riferimento per il giornalismo di ricerca.

Le proposte di soluzione esistono già Per poter ridurre la dipendenza dei media dal mercato pubblicitario, dai gruppi mediatici massimizzatori di profitti e dagli opinionisti miliardari, servono maggiori fondi pubblici. Noi condividiamo la stima della COFEM secondo cui la promozione dei media non può ovviamente compromettere l’indipendenza del giornalismo, ma la deve piuttosto consentire e rafforzare. La promozione dei media deve essere accoppiata a una funzione informativa. I fattori determinanti non dovranno però essere i criteri contenutistici, bensì le condizioni quadro della produzione

giornalistica: criteri come le condizioni di lavoro, le risorse umane, i diritti di partecipazione oppure la formazione professionale e il perfezionamento. Questi criteri sono elencati nel documento di posizione di politica mediatica del PS svizzero pubblicato nel 2013 (v.: http://bit.ly/Wfs18E). Vi troverete anche proposte su come poter finanziare un’adeguata promozione (ad es. tasse su entrate pubblicitarie, imposte sul traffico dati per servizi web, denaro derivante dal canone di ricezione). La proposta in linea di principio auspicabile e di ampia portata della COFEM è la creazione di una fondazione per la promozione dei media. Purtroppo la relazione rimane ancora piuttosto vaga in termini di applicazione e implementazione di una tale fondazione. Una combinazione dell’idea della fondazione della COFEM e del modello di promozione sviluppato nel documento di posizione del PS potrebbe a lungo termine rafforzare i media e la democrazia in Svizzera. In passato i numerosi tentativi di sostituire l’insoddisfacente strumento della promozione indiretta della stampa con una promozione diretta ed efficace sono falliti soprattutto di fronte all’ostacolo della riforma costituzionale necessaria. Oggi però il bisogno di superare quest’ostacolo è probabilmente più grande che mai. Nel frattempo si tratta di valutare le esistenti possibilità di una promozione diretta in particolare di media/giornalismo online nell’ambito della costituzione vigente. syndicom, PS e Arbus stanno lavorando per dare alla «coalizione per una politica democratica dei media» un’ampia base super partes con i più svariati attori e organizzazioni. Invitiamo le persone interessate e impegnate a unirsi alla coalizione. Insieme vogliamo batterci per la varietà mediatica e per buone condizioni di lavoro in ambito giornalistico e cercare di ottenere nei prossimi mesi la maggioranza fra la popolazione e in Parlamento a favore di una politica dei media progressiva e democratica.

Sintesi delle proposte e fronte unito In occasione della loro riunione a Berna i membri del Soundingboard sul CCL Posta e i comitati aziendali di Posta CH SA, PostFinance SA e AutoPostale SA hanno preparato la conferenza del settore parziale che si terrà il 26 settembre sempre a Berna. Essi consigliano ai delegati di affrontare l’ultimo giro di trattative con la Posta con un chiaro programma. alla ricerca di soluzioni Lo scorso 10 settembre i 40 membri dell’assemblea – tra l’altro tutti soci della base eletti provenienti dai vari ambiti di attività della Posta – avevano davanti a sé un bel malloppo di carte da smaltire. Il compito era assai impegnativo. Infatti nelle ultime settimane, durante le numerose assemblee dei soci organizzate in tutta la Svizzera, sono stati analizzati e intensamente discussi i risultati provvisori delle trattative CCL. Alla fine, le sezioni regionali hanno formulato ben 120 proposte per la conferenza del settore parziale. Ora il Soundingboard e i comitati aziendali hanno dovuto esaminare queste proposte per elaborare poi una raccomandazione per i delegati. Un decalogo La grande quantità di proposte dimostra che la base sindacale ha analizzato profondamente i contenuti del CCL. Le proposte rispecchiano anche i tanti problemi della quotidianità lavorativa e i timori dei nostri iscritti. Ma per i partecipanti alle assemblee era chiaro che le trattative CCL sarebbero state riprese con successo soltanto se le numerose proposte venivano sintetizzate. Ecco perché il Soundingboard e i comitati aziendali a grande maggioranza hanno proposto ai delegati un programma di 10 punti. Questo contiene disposizioni centrali del CCL come le regole sulle ferie e i giorni festivi, sulla settimana lavorativa di 5 giorni e sui premi fedeltà. Inoltre l’assemblea ha consigliato di rafforzare la delegazione alle trattative nel personale. Essa infatti propone di aggiungere il presidente di syndicom Alain Carrupt che potrà sostenere e rafforzare politicamente la delegazione. Il tenore della riunione era chiaro: fare fronte comune per concludere un buon CCL. (BS)

Commento alla sentenza del Tribunale federale del 7 luglio in un caso simile. L’OIL aveva incoraggiato la Svizzera a ispirarsi alla legge sull’uguaglianza che prevede la reintegrazione della persona licenziata qualora il giudice constati il carattere abusivo del licenziamento. L’OIL dice chiaramente che la sanzione deve essere annullata attraverso un reintegro volontario in caso di licenziamento abusivo oppure deve essere effettivamente dissuasiva: da 2 a 6 (al massimo, e comunque molto raramente) mensilità, è ben poca cosa. Per il momento il diritto svizzero non è ancora compatibile con il diritto internazionale.

Un verdetto di grande importanza Innanzitutto per i due giornalisti coinvolti nella vicenda. Per André Hügli e Jean Godel è motivo di grande soddisfazione che l’impegno profuso per le cause del personale di Radio Fr (Radio Freiburg/Radio Fribourg) è stato considerato lecito. Ma veniamo ai fatti. Nel 2010, durante un periodo turbolento seguito alla partenza del condirettore di lingua tedesca che per volere del consiglio d’amministrazione non avrebbe dovuto essere sostituito, i due giornalisti si erano attivati all’interno di una delegazione del personale designata dalla redazione per pervenire a un’in-

tesa con il datore di lavoro. Il conflitto subì però un’escalation, il datore di lavoro rimase fermo sulle proprie posizioni e licenziò i due giornalisti. Ma ora anche il Tribunale federale conferma che si trattò di licenziamenti abusivi. La sentenza costa cara alla piccola emittente. Non solo a causa dei due salari mensili che deve corrispondere ai giornalisti, ma anche per le spese legali di entrambe le parti relative a tutte e tre le istanze più le spese giudiziarie. E, da ultimo ma non meno importante, per il danno subito a livello di reputazione. Purtroppo però tutto ciò poco giova

ai lavoratori interessati se, per ottenere giustizia, devono restare a processo per 4 anni. Anche se il sindacato è presente e sostiene i colleghi con parole, fatti e tutela giuridica. Il caso, infatti, mette chiaramente in luce anche un altro aspetto: in Svizzera, la protezione dal licenziamento per i rappresentanti del personale è del tutto insufficiente e inadeguata. I lavoratori che si adoperano per le cause dei dipendenti devono poterlo fare senza il timore di incorrere in sanzioni. Solo così è possibile un dialogo e una trattativa alla pari con il datore di lavoro. Pertanto è giusto che i sindacati sotto la guida dell’USS

continuino a adoperarsi affinché la protezione dal licenziamento venga finalmente migliorata per legge. Le commissioni del personale sono importanti anche per le redazioni. E i conflitti collettivi degli ultimi anni lo hanno dimostrato: se commissioni del personale efficienti, impegnate e coraggiose si mettono all’opera con i sindacati in un clima di collaborazione improntato alla fiducia, noi possiamo portare avanti gli interessi di coloro che operano nei media. Anche per questo occorrono garanzie, anche per questo occorre un CCL. Stephanie Vonarburg


8 | Sindacato USS

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Dal 2% al 2,5% di salario in più per la maggior parte dei lavoratori

in prospet tiva

Inequità un affare di destra? Grande necessità di recupero per i professionisti con tirocinio Richieste salariali per il 2015 delle associazioni affiliate all’USS Molti settori dell’economia svizzera girano bene. Le aziende presentano buoni risultati. I soldi per aumentare i salari, dunque, ci sono. A favore di una sostanziale progressione delle retribuzioni depone anche la necessità di recupero per coloro che realizzano guadagni normali, non essendosi i loro salari evoluti di pari passo con l’aumento di produttività del lavoro. Seppur con dei distinguo tra un settore e l’altro, i sindacati affiliati all’USS chiedono aumenti salariali tra il 2% e il 2,5% per la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici. Ad approfittarne devono essere soprattutto i professionisti che hanno assolto il tirocinio. Tra il 2002 e il 2012, i loro salari sono infatti cresciuti soltanto del 3%, mentre quelli dei quadri superiori hanno registrato un aumento attorno al 18%. Se proseguirà, questa tendenza andrà a minare sempre più il tanto elogiato sistema dell’apprendistato professionale svizzero. «L’apprendistato professionale ha un futuro solo se i lavoratori che hanno assolto il tirocinio possono anche vivere decorosamente con il proprio salario e prendere in considerazione l’idea di farsi una famiglia», ha dichiarato il presidente dell’USS Paul Rechsteiner. Per rendere i redditi medio-bassi partecipi del buon andamento dell’economia, gli aumenti salariali devono essere concessi a livello generale. Dei negoziati salariali individuali, infatti, beneficiano soprattutto i redditi alti e molto alti. Le aziende devono agire contro la discriminazione salariale delle donne con aumenti mirati e piena traspa-

renza delle retribuzioni. Meritevoli di un aumento dei salari reali sono sicuramente i lavoratori dell’edilizia. I guadagni delle imprese di costruzioni crescono. «Gli addetti del settore devono fare sempre di più in sempre meno tempo. Pressione e stress salgono, ma i salari reali non tengono il passo con l’aumento della produttività», afferma la copresidentessa dell’Unia Vania Alleva. Anche l’industria sta andando bene. Per il settore chimico e farmaceutico, dunque, l’Unia chiede almeno 150 franchi in più per tutti. 100 franchi per l’industria meccanica, elettronica e metallurgica, così come per quella alimentare e dei generi voluttuari. Per Posta, Postfinance e AutoPostale SA syndicom rivendica un aumento salariale del 2,5%. Considerati i guadagni, il presidente di syndicom Alain Carrupt ritiene sia appropriato chiedere «un ritocco significativo dei salari dei dipendenti». Per Swisscom è stato definito già in febbraio un aumento della massa salariale pari all’1,8%. Per il resto, visti i buoni risultati semestrali, syndicom rivendica un aumento del 2% per il settore delle telecomunicazioni. Mentre per stampa e media servono 100 franchi per tutti. Nelle FFS occorre colmare il ritardo accusato recentemente sul fronte dell’evoluzione dei salari. Per molte aziende dei trasporti soggette a concessioni, le richieste del sindacato SEV si aggireranno intorno al 2%. Per il settore pubblico, l’SSP rivendica invece la concessione integrale degli aumenti, degli scatti di livello e delle promozioni previste.

Per un po’ l’OCSE potrebbe anche risultare simpatica. L’organizzazione intergovernativa dei 34 Paesi più potenti al mondo vuole fare della lotta alle disuguaglianze il suo cavallo di battaglia per i prossimi cinquant’anni. In effetti, guardando lontano, questo club di ricchi si sta già preparando a celebrare il suo centenario, nel 2061, e pubblica a tal fine un’annotazione prospettica che traccia «le grandi sfide dei prossimi 50 anni». Oltre a qualche banalità, tipo che l’invecchiamento della popolazione comporterà un maggior bisogno di persone attive, l’organizzazione intravede uno sviluppo multipolare del mondo. Lentamente, le grandi attività di alta tecnologia a forte valore aggiunto migreranno verso le economie attualmente emergenti. «Il centro di gravità dell’economia mondiale continuerà a spostarsi verso i Paesi che attualmente non fanno parte dell’OCSE», prevedono gli esperti. Lo sviluppo di questi Paesi comporterà una riduzione delle discrepanze di ricchezza tra i Paesi e quindi un rafforzamento della concorrenza mondiale per accaparrarsi i posti migliori. Ma in caso di riduzione delle differenze dei redditi tra i Paesi, l’aumento della domanda di manodopera altamente qualificata comporterà «una maggior polarizzazione della distribuzione dei salari all’interno di ogni Paese», prevede l’OCSE. L’organizzazione ha anche valutato l’entità del fenomeno futuro: «Le disuguaglianze medie di reddito nella zona OCSE raggiungeranno da qui al 2060 il livello dei Paesi in cui queste disuguaglianze sono oggi le più elevate». In termini molto concre-

ti, i Paesi dell’OCSE dovrebbero assistere «da qui al 2060 a un aumento del 30% delle disuguaglianze di reddito, ossia un livello di disuguaglianze quasi equivalente a quello attualmente osservato negli Stati Uniti». Sfortunatamente le riforme da avviare per dinamizzare i mercati del lavoro nazionali sostenendo l’innovazione e la produttività potrebbero «accentuare ancor di più le disuguaglianze di reddito», mentre anche una parte degli introiti fiscali seguiranno lo spostamento della produzione verso i Paesi emergenti. Per farla breve siamo assediati e il modello sociale che ci viene promesso è quello degli Stati Uniti… se non peggiore! Di conseguenza, la soluzione per mantenere la pace sociale nei nostri Paesi consiste nel limitare quanto possibile quest’esplosione di disuguaglianze, stima l’OCSE, che intende quindi «conciliare crescita e uguaglianza». A tal fine, «bisognerà obbligatoriamente attuare le migliori politiche di ridistribuzione, accordare maggiore attenzione all’uguaglianza delle opportunità, rivedere sia i meccanismi di finanziamento [dei servizi pubblici] sia la struttura del fisco al fine di tener conto della crescente globalizzazione». Se la destra abbraccerà realmente un programma di questo tipo, sarà sempre più difficile essere di sinistra! A meno che questo sviluppo politico non provochi sufficientemente le forze progressiste affinché creino un progetto di società veramente diverso dal semplice sviluppo di un modello tipo quello statunitense ma reso più tollerabile. Michel Schweri


9 | Ritratto Diritto

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«l’importante per noi è fungere da collante sociale e far parte della vita locale»

«Il nostro padrone è la libreria»

La Librairie du Midi a Oron-la-Ville (VD) ha festeggiato il 27 settembre i suoi dieci anni. Un’occasione per incontrare Marie Musy, la titolare, e ripercorrere la strada che l’ha portata, acquistando una libreria, a ritrovare la campagna della sua infanzia. Patricia Alcaraz e Yves Sancey* mettono in società e acquistano la Librairie du Midi. Il suo nuovo status di padrone, «di sinistra», come precisa Marie, è difficile da inquadrare. «Il nostro titolare è la libreria». Un datore di lavoro molto esigente se si pensa al carico di lavoro, ma che garantisce un successo sempre maggiore. La clientela è fedele e aumenta di continuo. Le cifre sono buone.

© Pierre-Antoine Grisoni / S trates

Marie Musy ci accoglie sulla porta della sua libreria. Il suo collega nonché socio non è ancora arrivato, e i clienti si accalcano. Mentre Marie risponde a ogni loro richiesta, facciamo un piccolo giro in questa vecchia ferramenta che ormai ospita libri in abbondanza. Siamo alla ricerca del mistero che ha permesso a questa libreria di campagna di arrivare al successo. Per Marie Musy, la campagna è il suo ambiente ideale, ama la natura. Se non avesse scelto di fare la libraia, probabilmente avrebbe fatto la boscaiola. «Ma i miei muscoli non sarebbero stati sufficienti». Al momento della scelta di un mestiere, Marie Musy decide invece di prendersi un anno sabbatico. Cerca un lavoro e viene assunta presso Payot a Losanna per il periodo natalizio. E lì scopre, con grande ammirazione, il mondo dei librai: «Ho trovato geniale la loro capacità di reperire qualsiasi libro del quale avevano i dati in testa o destreggiandosi tra cataloghi cartacei pesantissimi». Piena di entusiasmo inizia poi il suo apprendistato presso Payot, a Losanna. Il discorso della paga modesta nella professione fondamentalmente non la preoccupa. «Trovo assurdo scegliere un mestiere in base ai soldi che ti daranno». La cosa tuttavia non le impedisce di tematizzare la paga con i suoi superiori. Dopo il suo CFC, Marie Musy va a lavorare nei Forums, la catena di librerie della Coop che oggi

all’azienda. Per farla breve, avevo un carattere troppo forte!». Dopo questa batosta, lontano da lei il pensiero di prendersi una libreria. Ma un vecchio collega impiegato alla Librairie du Midi la informa che la proprietaria vende il negozio. Allo stesso tempo, Marie perde suo padre (Frank Musy, celebre giornalista radio) ed eredita una somma di denaro. «Da una parte c’era una libreria in vendita e dall’altra c’ero io con un capitale in mano da investire. Mi son detta che non poteva essere solo un caso che quest’opportunità mi fosse arrivata proprio in quel momento. Infatti l’ho interpretato come una sorta di segno del destino». Marie Musy e il suo collega si

servizio militare, civile o di protezione civile e quando si è malati, si è reduci da un infortunio o si è in maternità, un licenziamento è consentito solo dopo i periodi protetti regolamentati. Non essendo questo il tuo caso, occorre ancora verificare la protezione reale dai licenziamenti (licenziamento indebito). Un licenziamento risulta indebito se è stato effettuato per via di caratteristiche personali o dell’esercizio di diritti ai sensi della Costituzione. Non si può nemmeno licenziare per impedire rivendicazioni ai sensi del rapporto di lavoro o se vengono fatte rivalere delle rivendicazioni in virtù del rapporto di lavoro. Lo stesso dicasi nel caso di un’adesione a un sindacato o dell’esercizio di attività sindacali. Analogamente possono essere indebiti i licenziamenti associati a gravi violazioni della personalità o dell’obbligo di assistenza e i licenziamenti in cui una persona

diviene un capro espiatorio. Inoltre sono impropri i cosiddetti licenziamenti per motivi d’età. Il Tribunale federale ha classificato come indebito un licenziamento di un dipendente di 63 anni che aveva 44 anni di servizio. Dalla tua richiesta trapela che ti appelli solo alla tua età e alla durata dell’impiego. Nel tuo caso non sussistono però le condizioni di un licenziamento per motivi d’età, poiché non è presente la necessaria gravità, a fronte dei tuoi 55 anni e dei 10 anni di servizio. Inoltre non si può parlare di un licenziamento per motivi d’età se, nell’ambito di una ristrutturazione, vengono licenziati innanzitutto i lavoratori più anziani e più costosi. Nemmeno un comportamento scorretto e indecoroso del datore di lavoro rientra tra i licenziamenti indebiti. Inoltre, nel caso di un licenziamento indebito, può essere richiesto solamente un risarcimento al massimo di sei salari

libraia innovativa ∙ Marie cerca di coinvolgere la comunità locale con idee nuove.

non esiste più. «Era il mio primo contratto come libraia e là sopra non c’era scritto libraia ma commessa nonfood!». Ciò nonostante, il lavoro era interessante, il capo super e bisognava mettere in piedi il negozio di Signy. Unico neo: gli orari molto lunghi con due notti la settimana.

Un bel caratterino Allora fa ritorno alla Payot, prima a Losanna e poi a Vevey. Ormai ha trent’anni, e si rende conto ben presto che la ditta non le offre grandi possibilità di sviluppo. «Ne avevo parlato anche con il capo delle risorse umane. E lui mi disse, senza grandi giri di parole, che il mio carattere non corrispondeva

radicamento nella regione Quello che conta per la libreria è inserirsi nella regione. «L’importante per noi è fungere da collante sociale e far parte della vita locale. Siamo librai sì, ma possiamo anche andare a servire delle birre al mercato delle cipolle!». In questa logica, la Librairie du Midi collabora con le istituzioni della regione. Ha messo in piedi ad esempio la biblioteca nel penitenziario minorile di Palézieux. «È stata una super sfida per noi. Questi giovani non hanno un cellulare, non partecipano a riunioni in teleconferenza, e hanno davvero poche visite. I libri sono la loro unica fonte di svago». E poi ci sono i clienti abituali, che sanno che in noi trovano delle persone che conoscono i loro gusti e che potrebbero condividere le stesse passioni. Marie ama soprattutto la letteratura; ha un debole per gli Anglosassoni. Ma secondo lei un buon libraio deve sapere vendere qualsiasi tipo di libro. E anche del vino… Vino? «La vecchia proprietaria aveva lottato

Dieci anni, dieci libri, una festa Marie Musy è anche l’ideatrice della “Top ten dei libri che contano” che ha sfondato su Facebook. L’idea era stata lanciata nell’ambito dei 10 anni della libreria. Almeno 250 persone hanno “postato” la foto dei dieci libri più significativi per loro. «Non avrei mai immaginato di raccogliere un tale successo. Questa è la prova che le reti sociali possono essere anche intelligenti. E che un aggeggio virtuale può dare la priorità e mettere in evidenza dei libri stampati». Informazioni: Facebook – Librairie du Midi Errata corrige Sul numero 10 di syndicom il giornale, a pagina 4, è stata pubblicata la foto di Marie Musy anziché di Maria König e Michael Buol. L’articolo “Tante firme rafforzano la nostra posizione” è inoltre stato scritto da Judith Stofer. Ci scusiamo con i lettori per la svista.

tanto per poter vendere del vino - ci spiega Marie -. Noi abbiamo conservato la licenza. Bisogna sempre rispettare ciò che hanno fatto quelli prima di noi. E soprattutto è molto pratico tenere del vino. Infatti così è già in bottega quando si fanno gli aperitivi». E quando le si chiede una parola che le piace particolarmente nella lingua francese, scoppia a ridere e ci dice: «Apéro! Una piccola parola, breve, ma che dura a lungo».

Licenziamento

Sono stato licenziato. Lavoravo in questa azienda da 10 anni e ora ho 55 anni. La motivazione addotta è stata la gravità della situazione economica. Posso fare qualcosa contro il licenziamento?». La libertà di licenziamento è contemplata dal diritto svizzero. Per un licenziamento non è fondamentalmente necessario fornire delle motivazioni particolari. Tuttavia si devono rispettare le condizioni ai sensi di legge. Se tu non sei tutelato da un contratto collettivo di lavoro e se il tuo contratto di lavoro non contiene regole a questo proposito, per il licenziamento si applicheranno le disposizioni ai sensi di legge. In questo senso vale fondamentalmente quanto segue: occorre rispettare i termini per il licenziamento, quest’ultimo non può avvenire in un momento inopportuno e non può essere inde-

bito. Ecco i dettagli al riguardo: Come accennato, nel caso di un licenziamento si devono rispettare i termini previsti per lo stesso. Nel primo anno di servizio il termine per il licenziamento è pari a un mese, nel secondo e fino al nono anno di servizio compreso esso è di due mesi, successivamente corrisponde a tre mesi. Parto dal presupposto che nel tuo caso il termine di tre mesi sia stato rispettato. Altrimenti puoi rivolgerti al tuo segretariato regionale per un aiuto su come procedere ulteriormente. La legge cita inoltre una protezione dai licenziamenti a livello temporale. Quando si presta il

© s yndicom

punto e dirit to

Olivia Kaderli Giurista, collaboratrice servizio giuridico

mensili. Tuttavia il licenziamento non verrebbe annullato. Dal momento che, con il tuo licenziamento, non sono state violate condizioni di legge o contrattuali, esso rientra nella libertà di licenziamento e pertanto non può essere impugnato. Per una consulenza ulteriore o più dettagliata ti invitiamo a rivolgerti al tuo segretariato regionale.


10 | Diario di viaggio La via della stampa

syndicom | N. 11 | 19 settembre 2014

due giovani all’avventura

L’impresa raffinata di due donne a sostegno dell’artigianato locale Il viaggio alla scoperta di calligrafi e stampatori prosegue. Ci troviamo in Laos, nella piccola e incantevole città di Luang Prabang. Qui Joanna Smith e Veomanee Duangala hanno creato un atelier-laboratorio nel quale la tradizione tessile laotiana sposa le tecniche di stampa moderne, con risultati dalla qualità ineccepibile, contribuendo al sostentamento dei piccoli villaggi e della manodopera locale. Andrea Ventola* Dopo una settimana trascorsa nei villaggi a nord del Laos, in eremitaggio, tra mucche e galline e nessuno che parla inglese, perfettamente a nostro agio nel ruolo di contadini improvvisati, ritorniamo alla vita da città, nella suggestiva Luang Prabang. A cavallo di due Grazielle pedaliamo sotto il sole accecante, diretti al Centro Ock Pop Tok, incastonato fra una stradina sterrata e una vista mozzafiato sul fiume. Veniamo accolti dalla guida, Mr. Thong, dato che le fondatrici si trovano negli Stati Uniti per promuovere la loro attività. «Il progetto ha visto la luce nel 2000» spiega Thong, «Quando Joanna Smith, una giovane fotografa britannica, e Veomanee Duangala, tessitrice locale, decisero di collaborare per preservare i processi di tessitura e tintura della seta, tramandati di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Ock Pop Tok in laotiano significa East meets West». Ma qual è lo scopo del Centro? «Creiamo opportunità economiche nei villaggi rurali di tutto il Laos» prosegue Thong. «Aiutiamo a sviluppare diverse gamme di prodotti, combinando la tradizione laotiana alla conoscenza del mercato. I nostri tessitori, tintori, grafici e sarti combinano le loro abilità per supportare gli artigiani e garantire agli acquirenti una qualità ineccepibile dei prodotti». Quali sono i benefici concreti della vostra iniziativa? «Abbiamo ridotto le condizioni di povertà in cui versano le famiglie. Nelle aree rurali le possibilità di guadagno sono molto limitate. Alcuni gruppi etnici, trovandosi in zone remote del Laos, hanno serie difficoltà nel commerciare i loro prodotti. Noi gli commissioniamo alcuni tessuti e facciamo da tramite per la vendita. Nel villaggio di Ban Chabuae l’attività principale era la coltivazione di oppio. Quando il governo decise di sradicare le coltivazioni, il villaggio si trovò senza lavoro. Con il sostegno di Ock Pop Tok è stata reintrodotta la tintura con pigmenti naturali e recuperata la tessitura tradizionale e ora la produzione artigianale è in grado di sostentare l'intero villaggio». Sui vostri prodotti c'è anche il marchio Fair Trade, di cosa si tratta? «È un movimento mondiale che tutela i lavoratori dei Paesi poveri. All’artigiano viene corrisposto il giusto prezzo per ogni prodotto, riconoscendone il valore. Gli artigiani restano indipendenti e i bambini non sono sfruttati come manodopera sottopagata. Inoltre vengono assolutamente rispetta-

lizzo dei pigmenti naturali. La prima collezione di Passa Paa si basa sui tessuti in batik prodotti dagli Hmong: gli elementi decorativi tradizionali sono reinterpretati in una versione moderna e accattivante e stampati a mano in serigrafia. Il risultato del lavoro svolto da Passa Paa è un miscuglio magico e affascinante, che apre gli occhi sulle nuove frontiere dell’artigianato tessile e del design.

Un libro per ogni bambino Il Laos è un paese povero con un alto tasso di analfabetismo. Molti dei ragazzi che vivono nei villaggi non hanno accesso ad alcun tipo di informazione. The Big Brother Mouse è un’associazione che si occupa di diffondere la cultura tramite la pubblicazione di libri mirati, distribuendoli nei villaggi rurali. La stampa è sostenuta economicamente da sponsor privati o da aziende. Maggiori informazioni su www.bigbrothermouse.com.

te le condizioni ambientali dei villaggi laotiani». Chi partecipa alle attività del Centro Ock Pop Tok? «Il Centro accoglie apprendisti e persone interessate a uno stage formativo. Le donne dei villaggi spesso si recano al centro per riprendere tecniche dimenticate e apprendere nuove conoscenze. Quotidianamente offriamo corsi di una o mezza giornata ideali per visitatori con poco tempo a disposizione. Esattamente come quello sulla colorazione naturale che state per fare voi». Thong ci accompagna nella cucina dove vengono preparate le tinte e ci illustra le tecniche di colorazione con i pigmenti naturali. «Il procedimento di colorazione con pigmenti naturali è intenso e richiede molta conoscenza, ma consente di ottenere effetti dalla delicatezza superiore alle sostanze chimiche. Alcuni procedimenti di tintura sono legati a credenze ancestrali, altri colori sono ottenibili solo in alcune stagioni. I procedimenti possono essere a caldo o a freddo e i mordenti utilizzati variano a dipendenza del pigmento scelto (vedi schema). Le quantità variano a dipendenza dell’intensità che si vuole ottenere. Generalmente per ogni 25 gr di filato o tessuto è necessario usare 25 gr di foglie, bacche o fiori; oppure 50-75 gr di scorza o corteccia; oppure 15 gr di spezie. Per colorare un tessuto in arancione si procede per esempio così: 1. Pulire l’annatto e bollire i semi per circa 30 minuti. 2. Aggiungere il mordente.

3. Immergere la stoffa nel bagno di colore precedentemente filtrato e riscaldarlo per circa 30 minuti. 4. Risciacquare la stoffa con acqua corrente fredda fino a quando l’acqua è nuovamente limpida. 5. Immergere la stoffa in una bacinella con acqua e ammorbidente.

mento di un popolo, la bellezza dell'opera risulta ancora più struggente.

* Andrea Ventola è giornalista indipendente, ha collaborato per la rivista Ticino Passion e per la Rivista di Lugano.

Proget to Passa Paa: Il neonato progetto Passa Paa (Il linguaggio dei vestiti) reinterpreta la tradizione conferendole un

foto: Elena Turienzo

6. Risciacquare. 7. Lasciare asciugare la stoffa”. Terminata la visita ringraziamo Thong e lasciamo il centro con occhi sognanti, convinti che quando l’arte sposa il sostenta-

design moderno. Il progetto è seguito da Heather, sorella di Joanna, designer londinese. Le comunità Akha, Hmong e Lanten, hanno introdotto Heather alle tecniche di colorazione e all’uti-

Gli autori di questo “Diario di viaggio”, Elena Turienzo e Andrea Ventola, presenteranno la loro esperienza sulla via della stampa giovedì 25 settembre (vedi volantino nella pagina 11 a lato). Chi fosse interessato è invitato a partecipare alla serata.


Sindacato Ticino | 11

syndicom | N. 11 | 19 settembre 2014 visual project

In Ticino si sono svolte 5 assemblee durante le quali il segretario Marco Forte e il presidente di settore Jose Fariña hanno incontrato la base per parlare del nuovo contratto collettivo di lavoro. La redazione ne ha approfittato per porre alcune domande. syndicom: Quali sono le richieste di syndicom alla Posta? Jose FariÑa: Fin dall’inizio la richiesta è stata in verità una e ben chiara, ossia che non vi siano peggioramenti. In pratica questo significa che bisogna negoziare partendo dall’ultimo contratto collettivo di lavoro e non dal codice delle obbligazioni.

inglobati in quello della Posta secondo lo slogan Tutti sotto lo stesso tetto. Durante l’assemblea abbiamo potuto approfondire il tema e se all’inizio erano un po’ seccati per l’interruzione delle trattative dopo aver visto i risultati intermedi sono stati d’accordo con la scelta di fare una pausa negoziale.

Oggi ha ancora senso essere in un sindacato? Qual è la tua percezione della situazione lavorativa nella Posta in Ticino?

Certo. Manca un po’ il senso di unità che in passato ha portato alla nascita dei sinIn Ticino in Posta mi sembra che ci sia una dacati e manca la convinzione profonda situazione un po’ diversa dal resto della che l’unione fa la forza. Però bisogna tener duro e cercare di far capire alla gente Svizzera. Naturalmente io ho soltanto visto i miei che questo comportamento nuoce in pricolleghi degli altri cantoni lavorare, ma mis a loro stessi. La politica di limitarsi a forse per via del territorio o per la men- pagare la quota non rende. I nostri predecessori hanno fatto grandi conquiste e ottenuto quei diritti che a noi oggi sembra«Il Ticino porta una lettera aperta no scontati, ma lo hanno fatnella quale ricorda quali fossero le to perché hanno lottato uniti.

rivendicazioni iniziali – trasformazioni sì, peggioramenti no – e che di fatto queste non sono cambiate». talità un po’ latina c’è un po’ l’idea diffusa che si possano sviare le regole o fare le cose diversamente dagli altri. Questo sistema è sbagliato perché porta la gente a lavorare in modo sempre più stressante, se la trattativa attuale si concludesse con la ratifica dei risultati parziali, lo stress diventerebbe ancora più marcato, anche perché poi alla fine quando c’è un errore è colui che lo ha commesso a pagarne le conseguenze e non chi ne ha dato l’indicazione sbagliata, l’ordine. Sentendo i colleghi in Svizzera interna sembra che l’ambiente sia un po’ più tranquillo, anche se non so quanto possa durare.

Si sono appena concluse delle assemblee locali per presentare la situazione negoziale del contratto. Tu che sei stato a tutte cosa ne pensi? Ho avuto la sensazione che ci sia tanta disinformazione ma anche troppo disinteresse. Alcuni colleghi che hanno capito l’importanza di quello che c’è in gioco sono venuti e hanno dimostrato interesse. La gente oggi è impegnata in mille cose e non è disposta a dedicare nemmeno un giorno all’anno alla propria situazione lavorativa, poi si trova davanti al fatto compiuto di modifiche contrattuali e poi viene a lamentarsi che il sindacato non ha fatto il suo dovere quando in realtà sono solo loro la parte del sindacato a non aver fatto il loro lavoro perché non si sono fatti mai né vedere né sentire.

Per la prima volta hanno partecipato anche coloro che lavorano per gli imprenditori postali. Qual è il loro problema specifico? Il loro problema principale è che non hanno un contratto collettivo. Esiste una trattativa per raggiungere un CCL ma solo quando ne avranno uno potranno essere

Che cosa ti aspetti dai tuoi colleghi e dalle tue colleghe?

Mi aspetto poco da un lato. Mi sembra che molti non sanno fare altro che lamentarsi senza però poi essere disposti a fare nulla per cambiare le cose. Nutro però in fondo la speranza che riescano a capire sempre più persone che la situazione è sempre peggio perché con questo modo di fare menefreghista si lascia che diventi peggio. In verità non è necessario peggiorare le condizioni di lavoro. La Posta è un’azienda che può permettersi di offrire ai propri dipendenti buone condizioni di lavoro. Ci sono aziende sull’orlo del fallimento che non hanno scelta, in Posta non è così. È un’azienda florida e questo anche grazie a noi che ci lavoriamo con impegno. Per questo penso che meritiamo un po’ più di considerazione.

A fine settembre ci sarà un’assemblea nazionale, che messaggio porterà il Ticino? Il Ticino porta una lettera aperta nella quale ricordiamo quali fossero le nostre rivendicazioni iniziali, Trasformazioni sì e peggioramenti no, e che di fatto queste non sono cambiate. Poi portiamo una proposta concreta. Si tratta di un articolo da inserire nel CCL che regoli il modo di attuare e controllare il raggiungimento degli obiettivi. Oggi possiamo dire che è uno dei principali problemi e causa molto stress e malessere sul posto di lavoro. Di fatto con le pressioni che vengono attualmente messe in atto si logora il rapporto sia con i colleghi che con il datore di lavoro e il lavoratore stesso ne risente in modo pesante anche sulla sua salute. Molti non riescono a staccare dal lavoro e portano le loro ansie poi anche in famiglia. Otto ore di lavoro sono per il datore, ma le altre 16 sono loro private.

Gli occhi della città

Alla prossima edizione di COMMUNICO 2014, prevista per sabato 15 settembre, il primo relatore ospite sarà Gian Paolo Minelli, fotografo di fama internazionale che vive tra la Svizzera e l’Argentina. gian paolo minelli

dosi alla gente e a una nuova cultura. Attualmente il lavoro di Gian Paolo si concentra prevalentemente sulle città. Come simbolo e luogo che crea una realtà. Un modo di vivere la città come se fosse un corpo, alla ricerca di punti e angolazioni di conflitto. Con questo criterio si muove nelle arterie cittadine con un banco ottico, un elemento molto visibile e appariscente, che lo accompagna nei suoi tentativi di entrare in contatto con la realtà che gli spazi e le persone offrono. I suoi progetti sono caratterizzati prevalentemente da un lungo periodo di realizzazioLe opere fotografiche di Minelli sono scat- ne. Si crea una profonda relazione e complicità che lo impegnano per lunghi periodi. Un ti che racchiudono l’essenza del racconto. Un riassunto diretto di storie di vita, di luo- esempio ne è Zona Sur, un progetto durato 10 anni. Nonostante la velocità che ha uno ghi particolari e di punti di vista impressi nel scatto nel catturare e imprimere, Minelli lamomento in cui la luce incide la pellicola. gIOvEDÌ vora con una calma che si contrappone all’iI suoi primi approcci con la macchina foto25 SETTEmbRE 19.00–21.00 2014 grafica, come lui stesso racconta, nascono dea di “rubare un attimo” e si sposa piuttoEvENTO grazie a un progetto quando ancora era stu- sto con il “cogliere l’attimo”. Differenza che dente. Durante la guerra dell’ex Jugoslavia, potrebbe sembrare minima ma che a ben vecENTRO SOS TIcINO a Chiasso, si erano riversati molti rifugiati e dere esprime tutta la qualità e la differenza RIvERA il compito era quello di documentare la loro delle sue opere. esistenza. Questo fu il primo contatto, ma rappresentò presto la chiave per poter en- Micha Dalcol, grafico e illustratore, membro trare in relazione con il prossimo, avvicinan- del comitato Comunicazione Visiva Ticino.

ASIAN PRINT EXPEDITION:

uN vIAggIO TRA cAllIgRAfI E STAmPATORI

Programma: – Presentazione del viaggio “Asian Print Expedition” dedicato all’incontro di calligrafi e stampatori. Per 17 mesi, da febbraio 2012 a giugno 2013, Andrea e Elena Ventola si sono spostati fra Asia, Oceania ed Europa alla ricerca di luoghi e personaggi attivi nel campo della grafica legata alla scrittura. – Performance di calligrafia dell’Asia orientale del calligrafo Bruno Riva – Aperitivo offerto da syndicom

gIOvEDÌ 25 SETTEmbRE SOS Ticino evento Indirizzo: Via Cantonale 2014 Stabile Gianni Galli Nord

© Gian Paolo Minelli

Per il CCL Posta rimane lo slogan “trasformazioni sì peggioramenti no”

© Gian Paolo Minelli

Assemblee Posta T icino

19.00–21.00 EvENTO

6802 Rivera Informazioni: Tel. 058 817 19 61 giulia.centemerifontana@syndicom.ch

cENTRO SOS TIcINO Entrata libera RIvERA

ASIAN PRINT EXPEDITION: uN vIAggIO TRA cAllIgRAfI E STAmPATORI gIOvEDÌ 25 SETTEmbRE 2014

19.00–21.00 EvENTO

cENTRO SOS TIcINO Programma: RIvERA – Presentazione del viaggio “Asian Print Expedition” dedicato all’incontro di calligrafi e stampatori. Per 17 mesi, da febbraio 2012 a giugno 2013, Andrea e Elena Ventola si sono spostati fra Asia, Oceania ed Europa alla ricerca di luoghi e personaggi attivi nel campo della grafica legata alla scrittura.

ASIAN PRINT EXPEDITION: uN vIAggIO TRA cAllIgRAfI E STAmPATORI – Performance di calligrafia dell’Asia orientale del calligrafo Bruno Riva

Intervista: Barbara Bassi

– Aperitivo offerto da syndicom

Programma:


12 | Ticino Cultura

syndicom | N. 11 | 19 settembre 2014

Storie di confine

Sull’anello dei tre laghi: chiare, fresche e dolci acque… del Tresa

Domenica 27 agosto 1820, «giornata non troppo calda». Mary cammina «senza sforzo» tra Luino e Ponte Tresa: «Tre leghe lungo le rive di uno stupendo fiume dalle acque chiare […] che scende dal lago di Lugano al lago Maggiore. Un percorso simile a quelli inglesi». Con lei, nientemeno che il ‘principe’ del romanticismo in Inghilterra, il poeta William Wordsworth. La comitiva proveniva da Locarno, diretta a Lugano. Ma perché s’era incuneata in quella stretta valle? E perché l’anno prima, pure d’agosto, il pittore londinese William Turner (alla cui figura è dedicato il film premiato a Cannes e in distribuzione proprio in questi mesi) aveva percorso – sempre a piedi – quell’itinerario così lontano dalle principali mete del turismo d’allora (le Alpi svizzere, a nord; l’Italia del Grand tour, a sud)? Federico Crimi Può sembrare strano, ma, nella storia del turismo nelle regioni tra i laghi, il transito sul Tresa ha rappresentato uno snodo di collegamento fondamentale. Almeno dal 1777, ossia da quando l’alpinista ginevrino Horace Bénédicte de Saussure scelse la trasversale Luino-Lugano come collegamento tra ben tre laghi (Verbano-Ceresio-Lario): a lui interessava visitare le Isole Borromee, Lugano e il centro Lario tra una scalata al Sempione, a ovest, e una sullo Spluga, a est. Ne fece cenno nel monumentale Voyages dans les Alpes, edito alla fine del XVIII sec. Seguì, nel 1790, il naturalista polacco, ma zurighese d’adozione, Johann Gottfried Ebel. 1793, esce la prima edizione del suo Manuel per i viaggiatori in Svizzera. Vi sono elencate, sulle sponde del Tresa, il «très rare […] Lycopodium helveticum, complanatur» e altre essenze di pregio, quali il «schoenus albus, fuscus». Poi, a ruota, altri scienziati: la necessità di una verifica empirica per teorie a lungo meditare e l’urgenza di sottoporre a una catalogazione razionale un mondo intero, li portarono, si sa, a fare da apripista per i luoghi più reconditi. Le loro meditazioni consegnate alle stampe divennero i primi voyages sui quali i primi touristes andavano costruendo l’immaginario di paesi lontani e inesplorati. Così, per la valle del Tresa, fu la volta dell’italiano e abate Carlo Amoretti. Fu lui, nel 1794, ad anteporre tra i primi, alle sue considerazioni storico-mineralogiche dell’area subalpina, la dicitura di Viaggio da Milano ai tre laghi. Un vero e proprio brand di successo. Dallo scoccare dell’800, una letteratura odeporica esclusivamente rivolta al turista curioso si impadronì del titolo accompagnandolo con vedute a stampa. Nel frattempo, soppresse le ampollose avvertenze scientifiche delle opere di fine secolo (ad es. l’Essai sur l’histoire naturelle des environs de Genève di de Saussure), si ammiccava all’imperante moda del pittoresco. Due esempi. L’italiano Viaggio Pittorico e Storico ai tre Laghi Maggiore, di Lugano e Como (ecc.), edito a Milano da Bernucca, ricco di celebrate stampe dei Lose (incisori e disegnatori ambrosiani), edito dal 1816. Per parte svizzera, il Voyage pittoresque aux Lacs Majeur et de Lugano, con pregiate acquatinte di Johann Jacob Wetzel, edito a Zurigo nel 1823. Con i coevi viaggi pittoreschi dedicati alla Valchiavenna o al Benaco,

FEDERICO CRIMI Si occupa di aspetti di storia, trasformazioni urbanistiche e del paesaggio sul Verbano. Ha al suo attivo saggi in argomento. Collabora con enti pubblici, privati e con la Curia di Milano per la catalogazione e la valorizzazione di beni culturali sul lago. Ha censito un corpus di disegni di viaggio di William Turner per la Tate Britain di Londra.

tali edizioni finirono per consacrare definitivamente il turismo sui laghi e nelle regioni limitrofe che, per i due secoli precedenti, non conosceva che sporadiche menzioni (ancorché illustri). Il riverbero sulla stampa internazionale spiega il resto. Il testo di Ebel ebbe un’edizione in inglese. Su A Classical Tour del rev. Eustace, uscito a Londra nel 1802, si formarono intere generazioni di turisti. Tra questi, l’architetto James Hakewill che, percorrendo l’itinerario Menaggio/ Lugano/Varese/Laveno/Isola Bella, suggerito dalla guida, troviamo, nel 1816, armato di matita per ritrarre il laghetto di Piano (tra Porlezza e Lugano), poco prima di rimanere incantato dal S. Salvatore e dalle isole verbanesi. Hakewill ci interessa per chiudere il cerchio. Poco abile nel chiaroscuro, affidò a William Turner (e ad altri) la traduzione a stampa delle semplici matite dedicate a quel viaggio che terminò, ovviamente, a Roma e Napoli. Turner, seguendo i consigli dell’amico, aveva appuntato, prima di intraprendere nel 1819 il suo primo e sospirato tour in Italy, le tappe da seguire tra Menaggio e il Verbano. Scelse, a differenza dell’amico, di proseguire da Lugano a Luino. A Menaggio, Turner aveva potuto contemplare per la prima volta la luce dei cieli italiani, da allora in poi d’ispirazione per una personale ricerca coloristica. Per chi ne ha voglia, sul sito della Tate Gallery di Londra, digitando Lugano, compaiono i suoi disegni, inediti, a matita, dove sono raccolti gli scorci e i particolari osservati dal pittore a Porlezza, sul Ceresio e a Ponte Tresa. L’anno seguente, il suo amico William Wordsworth, che entrava in Italia dal Gottardo, si trovò, come abbiamo detto, tra Luino e Lugano, incantato davanti ad una valle ‘all’inglese’ che, forse, oggi non è più come allora. Tutto ciò innescò un’economia per i luoghi. Tale era la movimentazione turistica, che, a Luino, fu inaugurato (e con largo anticipo rispetto alle più celebrate mete del Verbano) il primo albergo per forestieri. Nell’edizione del 1818 della guida di Ebel, i viaggiatori erano avvertiti che era possibile trovare a Ponte Tresa «des femmes qui pour un prix très-modique portent leurs effets jusqu’à Luino». I benpensanti europei non avevano timore nel percorrere a piedi buona parte dell’itinerario di viaggio, in Svizzera e in Italia. Solo qualche decennio, e iniziarono a circolare diligenze organizzate e, sui laghi, il vaporetto per i primi collegamenti pubblici. Le novità erano subito registrate. A metà dell’800 la riduzione dei tempi di percorrenza sulla traiettoria «by Luino and Lake of Lugano» consentì all’aggiornamento del 1867 di una celebre guida anglosassone di presentare questo transito come «the most agreeable mode of approaching the Lake of Como and combining in single excursion the finest portions of the three Lakes». Nel 1885 fu inaugurata la ferrovia nei tratti Luino-Ponte Tresa e Porlezza-Menaggio. La modernità dava il suo contributo per potenziare l’anello dei tre laghi, allora già percorso da oltre un secolo.

nelle immagini • James Hakewill, View of the Lago di Piano and Lago di Lugano from the Road from Menagio to Porlezza, matita su carta, giugno 1817. Da: Catalogo dei disegni di James Hakewill dalla Biblioteca della British School at Rome, Roma, Ist. pol. e zecca dello Stato, 1992. • William L. Leitch, ‘A River Landscape, possibly near the Lago Maggiore’, matita e acquerello su carta, s.d. (Sotheby’s, Londra, 1996). Si tratterebbe della valle del Tresa se, come pare, il pittore scozzese, con il collega, il pittore ungherese Barabas, percorse la rotta Menaggio/Lugano/Luino per portarsi dal Lario al Verbano, nel 1834. • J.J. Wetzel (dis.), C.C. Rurdorf (inc.), Luvino, acquatinta. Da: J.J. WETZEL, Voyage pittoresque aux Lacs Majeur et de Lugano, Zurigo, Orell, Füssli et C., 1823.


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