syndicom - Edizione straordinaria per gli operatori dei media 2015

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Edizione straordinaria per gli operatori dei media

Il sindacato dei media e della comunicazione Settore press e media elettronici www.syndicom.ch facebook.com/syndicom @syndicomTweets editoriale

Care colleghe, cari colleghi

© SABINE ROCK

I servizi di picchetto ormai non vengono pressoché più retribuiti o compensati. Il tempo di lavoro non viene registrato, nonostante la legge lo esiga. Il fatto di prestare tutte le noi giornalisti non parliamo mai delle condizioni di lavoro settimane ore straordinarie gratuite fa quasi parte della dedel nostro settore. Nei nostri giornali intervistiamo postiscrizione dell’impiego. I praticanti già oggi lavorano gratis ni stressati, giriamo reportage sui lavoratori dei distribuin Romandia, e uno stage retribuito viene offerto soltanto tori di benzina in sciopero, raccontiamo il dumping salaa chi ha finito l’università e che contemporaneamente abriale nell’edilizia e commentiamo i licenziamenti di massa bia già diverse esperienze lavorative. nell’industria. Ma quello che succede a noi personalmente, Ma noi tutto questo non lo scriviamo. Perché la nostra proi nostri lettori e spettatori raramente lo vengono a sapere. fessione è la più bella, perA nome di tutti i giornalisti, fotografi, produttori ché è «una vocazione», pere grafici senza voce: siamo messi molto male. Da ché è la nostra passione e dieci anni non abbiamo più un contratto collettiperché i soldi per noi non vo di lavoro che ci garantirebbe uno standard minicontano. Ma queste sono mo nei salari e negli orari di lavoro. I compensi per solo fesserie. Perché se davi giornalisti freelance sono uno schiaffo in faccia: vero amiamo il nostro me140 franchi per un’intera pagina nella rubrica di un stiere a tal punto, allora lo quotidiano rinomato, 50 franchi per un’immagine difendiamo. Allora tutti indi copertina. E non dimentichiamolo: secondo la sieme facciamo in modo che normativa salariale una foto costa 203 franchi, e il «Se davvero amiamo le nostre condizioni di lacompenso giornaliero per un giornalista indipenil nostro mestiere, voro rendano possibili dei dente è di 516 franchi. Nelle città di Berna, Basilea contributi qualitativamente e Zurigo i redattori e le redattrici dovrebbero en- allora lo difendiamo». preziosi; allora facciamo in trare nel mestiere con 5'933 franchi di stipendio, e Sina Bühler (sin.), giornalista, modo che gli utili stratosfefuori dai grossi centri con 5'515 franchi. e Silvia Luckner, fotografa rici degli editori vengano di Nel frattempo alle redazioni sempre più snelle a nuovo investiti nel giornalicausa dei tagli al personale servono sempre più smo, in noi, fotografi, giornalisti, grafici e produttori. Siagiornalisti autonomi. Si accumulano i licenziamenti di mo noi che abbiamo dato valore alle case editrici. Allora massa, e a ogni nuova acquisizione di testata saltano un mettiamoci insieme, uniamo le forze e parliamone. paio di posti. I piani sociali offerti dal management dei grandi editori sono un’offesa. Dei licenziati qualcheduno viene riassunto solo settimane dopo. A condizioni peggioSina Bühler e Silvia Luckner, co-presidentesse nel comitato ri, ovviamente. della divisione Stampa e media elettronici

Come iscritto a syndicom hai molti vantaggi: Consulenza e protezione nell’ambito della professione: ricevi il sostegno di syndicom per i problemi relativi al rapporto di lavoro. Oltre al diritto del lavoro, nel nostro sindacato riceverai una consulenza competente e, se necessario, una protezione giuridica nel campo delle assicurazioni sociali, del diritto d’autore, del diritto dei media eccetera. Aggiornamento professionale: con l’istituto di formazione sindacale Movendo organizziamo dei corsi che ti consentono un miglioramento professionale. Puoi frequentare un corso gratuito all’anno. Ogni anno sosteniamo il tuo ulteriore aggiornamento professionale con un importo fino a 500 franchi. Bonus per la formazione: chi segue una formazione a tempo pieno riceve dal sindacato un contributo per l’acquisto di testi specialistici e materiale didattico pari a 100 franchi per ogni anno solare. Agevolazioni: diversi sconti per le assicurazioni e i buoni Reka costituiscono ulteriori interessanti offerte per gli iscritti al sindacato. Il giornale sindacale: su syndicom – il giornale, ogni mese vengono pubblicate le novità provenienti da tutte le divisioni del tuo sindacato. www.syndicom.ch

Vale la pena lottare! syndicom sul posto di lavoro In molte redazioni non vi sono commissioni del personale, e se esistono sono deboli. Dove è possibile ed è richiesto, syndicom fornisce un aiuto per costituire delle solide rappresentanze interne dei dipendenti, come esistono ad esempio al Tages-Anzeiger e alla Berner Zeitung. Il sindacato accompagna le commissioni del personale nelle trattative con il datore di lavoro e le sostiene con consigli e azioni. syndicom e la politica professionale Attraverso l’impegno in seno al Consiglio della stampa, nella promozione della stampa, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, oltre che con la rivista per i media Edito+Klartext, syndicom intende essere una forza trainante a livello di politica per i media e di politica professionale. syndicom al tavolo delle trat tative Il sindacato, grazie alla lotta, riesce a conquistare dei buoni accordi, come è avvenuto ad esempio nel luglio 2009: comedia, Impressum e la commissione del personale di Tages-Anzeiger giunsero a un accordo con Tamedia relativo a un piano sociale per i licenziamenti annunciati su larga scala, accordo che andava ben al di là di quanto offriva all’inizio l’editore. La stessa cosa è avvenuta in Ticino al Giornale del Popolo quando vi fu il cambiamento di ragione sociale. syndicom contro le discriminazioni Molte persone sono tuttora svantaggiate e sono vittime di ingiustizie sul posto di lavoro e nella società. Fra queste rientrano in particolare donne, giovani, migranti, pensionati e liberi professionisti. syndicom si impegna per una società senza discriminazioni. syndicom e le bat taglie legali Un esempio fra tanti: un iscritto a syndicom (ex USG), Max Messerli, scatta nel 1978 una delle foto più celebri di Bob Marley. Un’agenzia fotografica rivende successivamente l’immagine in migliaia di copie formato poster. Messerli avvia un’azione legale in tribunale. Il sindacato si fa carico delle spese legali. La prima istanza non riconosce all’immagine una protezione ai sensi del diritto d’autore. Solo il Tribunale federale sentenzia che la fotografia è un’opera protetta dal diritto d’autore. syndicom nell’ambito del movimento sindacale Facciamo parte dell’Unione sindacale svizzera (USS) e della Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ). Grazie a queste organizzazioni mantello ci impegniamo per assicurazioni sociali di qualità, per un’efficace protezione dei lavoratori e per delle condizioni di lavoro dignitose. syndicom alle urne Siamo impegnati anche a livello politico per la giustizia sociale: così syndicom (e in passato anche il Sindacato della Comunicazione e comedia) ha portato avanti il referendum contro la prevista riduzione delle pensioni del secondo pilastro insieme con gli altri sindacati che fanno parte dell’USS.


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Il sindacato dei media e della comunicazione

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Ritrat to di David Bruderer

Ritrat to di Isabella Viset ti

Daniel Sager, Tele Top «In qualità di salariato per me è del tutto naturale iscrivermi al sindacato. Questo perché ho capito che i nostri interessi comuni li difendiamo e li facciamo rispettare soltanto come collettività. Organizzarsi sindacalmente per me non significa soltanto pagare la quota di iscrizione. Il sindacato diventa una forza sociale potente soltanto se poggia su una base attiva e autodeterminata».

© LDD

Florian Niedermann, giornalista alla Limmatthaler Zeitung «Io m’impegno nel sindacato perché non voglio far parte di quei giornalisti che non fanno altro che lamentarsi delle proprie condizioni di lavoro ma che non fanno nulla per cambiarle. Al settore serve nuovamente un CCL. Soprattutto per migliorare la situazione degli autonomi».

Dominique Hartmann, redattrice Le Courrier «Il giornalismo come professione è caratterizzato dall’individualismo e da un modo di pensare che ha introiettato il principio della concorrenza. Pertanto organizzarsi in un sindacato mi sembra qualcosa di assolutamente elementare, soprattutto in un momento in cui la professione subisce una radicale riorganizzazione e nella Svizzera tedesca e in Ticino non vige ancora un contratto collettivo».

Thomas Leuzinger, giornalista freelance «È veramente vergognoso con quanto poco gli editori liquidino alcuni collaboratori autonomi. In considerazione del fatto che nelle redazioni si continua a tagliare e che dunque in prospettiva serviranno sempre più giornalisti indipendenti il settore ha urgente bisogno di un CCL. Già solo per questo serve il lavoro del sindacato».

© SABINE ROCK

Daniele Fontana, per molti anni at tivo nel giornalismo «In Ticino, grazie all’avvento del web, il numero di testate continua a rimanere alto. Ciò non si è tradotto però in un aumento autentico della pluralità. La

situazione sul mercato editoriale è molto tesa. Risultato? Giornalisti sempre più sotto pressione, precarizzati e qualità dei prodotti sempre più intaccata. Tutto questo necessita di una sindacalizzazione che difenda davvero gli interessi delle giornaliste e dei giornalisti e assicuri la qualità dell’informazione».

© LDD

Roman Berger, giornalista e redat tore in pensione del Tages-Anzeiger «Tre case editrici controllano in Svizzera il 70% dei media che diffondono le notizie politiche. Nelle ‹redazioni di base› ridimensionate, lavorano sempre più giornaliste e giornalisti che fabbricano notizie come

content provider nell’ambito di una catena di montaggio. Grazie a questi ‹incrementi dell’efficienza› i gruppi padroni dei media tornano a intascare utili consistenti. È questo il futuro del giornalismo? Della democrazia? Dobbiamo difenderci. Se non interveniamo, lo faranno altri per noi».

© T ILL FORRER

Patrick Gutenberg, giornalista fotografo freelance «Un CCL fisserebbe un limite verso il basso dei compensi al fine di garantire il fabbisogno

vitale anche ai giornalisti fotografi autonomi».

© LDD

© DONATO C ASPARI

crescita a tavolino senza tener conto delle persone. Per non parlare del buon giornalismo. Voglio impegnarmi insieme con il mio sindacato per condizioni di lavoro di qualità nel settore nel suo complesso, per salari equi e per una politica dei media adeguata».

© LDD

Sabine Arnold, Giornalista «Come giornalista non ho mai voluto prestarmi alla pura e semplice compilazione di notizie e naturalmente non ho mai voluto essere condizionata dal capo della casa editrice. Tuttavia ho sperimentato anche questo nel corso dei miei sei anni da giornalista a tempo pieno. Colleghe e colleghi sono stati assunti e successivamente licenziati poiché una società attiva nel settore dei media perseguiva una strategia di

© KAREN CORDES

Divisione stampa e media elet tronici: il Comitato Nazionale

Ritrat to di Antoine Grosjean

«Nei giornali dobbiamo lottare per la qualità»

Il redattore sportivo David Bruderer è nella commissione del personale della Zürichsee-­Zeitung, e da quando il Landbote è stato acquisito da Tamedia ogni tre settimane deve andare a lavorare a Winterthur.  Sina Bühler

Isabella Visetti, redattrice e giornalista della RSI, auspica una regolamentazione efficace dei rapporti di lavoro e si oppone alla deriva postmoderna del giornalismo.  Fabia Bottani Thirion

Antoine Grosjean è redattore alla Tribune de Genève. Egli s’impegna affinché syndicom venga finalmente riconosciuto come partner sociale.  Dominique Hartmann

zato già da piccolo. Il suo ricordo più vivo è quando nel 1983 è andato a raccogliere le firme con i genitori per l’iniziativa Rothenthurm SZ. L’iniziativa è stata poi accettata alle urne nel 1987. «Ogni volta che ripercorro la strada da Biberbrugg ad Arth-Goldau mi sale alla mente quante cose si possono raggiungere insieme». La stessa coesione egli la augura anche ai giornalisti affinché non diventino delle marionette in mano ai grandi editori. E qui si rivolge ad ogni singolo iscritto: «Dobbiamo far capire alla gente che qui bisogna organizzarsi». David Bruderer è un giocatore appassionato di pallamano. Ai suoi tempi ha giocato nella seconda lega nazionale con lo Stäfa. Ma ancor prima della maturità si procurò una rottura dei legamenti crociati. Durante la convalescenza ha cominciato a scrivere le prime recensioni sulle partite per la Zürichsee-Zeitung. A causa dell’infortunio ha anche abban-

donato il suo sogno di diventare maestro di sport iniziando invece a studiare geografia. Dopo alcuni semestri ha cambiato ancora ed è passato alla formazione come maestro di scuola secondaria. La pagnotta se la guadagnava come giornalista, prima freelance, e poi due pomeriggi a settimana come redattore delle «Vermischte Meldungen» presso la ZSZ. Il capo sportivo locale lo voleva assumere come redattore già prima degli studi. «All’inizio ci siamo accordati su alcuni servizi notturni e domenicali», racconta Bruderer. E solo dopo aver conseguito la patente di insegnante si è poi fatto assumere a tutti gli effetti, nel 2002. Quello che apprezza di più del suo lavoro è poter accompagnare gli atleti e le atlete del lago di Zurigo per tutta la loro carriera: «È bello vedere come si sviluppano, sia come sportivi che come persone.» Difficile che qualcuno stia loro più vicino di un redattore sportivo regionale.

avvicinò Isabella ad alcune testate con cui aveva collaborato in passato. Poi partecipa a un concorso ed è assunta come redattrice responsabile della redazione italofona della rivista Mondovivo, edita dalla Missione Betlemme Immensee. «Era una rivista di stampo cattolico ma molto moderna, aperta a problematiche politiche, attenta alle questioni legate alla cooperazione allo sviluppo e al movimento no global che all’epoca era in piena ascesa». Poi, per ragioni personali, lascia il Ticino e trova lavoro alla redazione di Cooperazione a Basilea. «Ho accettato di lavorare per un ‹giornale aziendale› così da poter svolgere la mia professione, nella mia lingua madre, anche oltralpe. In fondo, mi ero detta, anche Ruth Dreifuss ha lavorato a Cooperazione…». E a Cooperazione Isabella Visetti è rimasta nove anni «perché vi è un ottimo ambiente, la possibilità di svolgere un lavoro interessante, grande libertà nella scelta dei temi e sono garantite buo-

© URSUL A HÄNE

Dal 1° giugno il tragitto di David Bruderer per recarsi al lavoro si è allungato di due ore. Da quando Tamedia oltre alla Zürichsee-Zeitung (ZSZ) e al Zürcher Unterländer (ZU) ha rilevato anche il Land­bote di Winterthur, riunendo le tre testate sotto la Zürcher Regionalzeitungen AG, sono cambiate diverse cose. A Winterthur per esempio è nata una redazione sportiva comune. Ogni tre settimane Bruderer è in servizio là, e nel tempo restante scrive i suoi articoli nella redazione ZSZ di Stäfa. Il padre di famiglia ha ridotto la sua percentuale lavorativa dal 90 all’80%. «Giovedì faccio solo il papà». Non ha mai preso in considerazione un trasloco per il bene dei due figli e perché vive in una casa di proprietà. Bruderer sorride: «Non posso mica traslocare ogni volta che la ZSZ accorpa delle redazioni. Questa è già la mia terza sede». Le ristrutturazioni ormai fanno parte della quotidianità, ma i più colpiti sono sicuramente i giornali regionali. Insieme ai colleghi della commissione del personale David Bruderer è riuscito quantomeno ad attenuare un po’ le ripercussioni. «Io stesso per lungo tempo non sapevo se avrei conservato il mio posto di lavoro», ci racconta il 39enne di Hombrechtikon. «Erano coinvolte tre testate con due CoPe. All’inizio Tamedia ci ha invitati sempre separatamente. Noi però ci siamo sempre messi d’accordo e ci siamo sempre presentati forti del sostegno degli altri due sindacati». Le CoPe hanno raccolto delle firme e hanno organizzato diversi comizi. Ma anche queste azioni non sono riuscite a costringere Tamedia ad applicare l’equo piano sociale ottenuto combattendo nel 2009. «Tuttavia con esso abbiamo segnalato che esigiamo rispetto e non ci facciamo trattare come spazzatura. In effetti il caporedattore si è poi adoperato per trovare delle soluzioni individuali per le persone coinvolte, per esempio trasferendole in altri dipartimenti». Politicamente Bruderer è stato battez-

«Sin da bambina sognavo di diventare giornalista, di fare l’inviata; aspiravo al giornalismo impegnato, d’inchiesta», racconta Isabella Visetti, redattrice a tempo parziale da quasi due anni alla Rete Uno della RSI a Lugano, dove vive con i suoi tre figli. «Sono cresciuta in Italia, a Valsolda, un piccolo comune a pochi chilometri dal confine italo-svizzero. Parte della mia famiglia viveva in Svizzera, ho frequentato il liceo a Lugano e studiato giurisprudenza in Italia. Ho sempre vissuto a cavallo della frontiera che non è mai stata per me una barriera, bensì un filtro», racconta Isabella Visetti. Con questa visione territoriale aperta, ad appena 25 anni è eletta sindaco di Valsolda. «Era il 1993, l’Italia aveva appena vissuto Tangentopoli; la volontà di voltare pagina era forte. Vestire i panni di sindaco fu difficile ma anche terribilmente appassionante. Fu dura quando allo scadere del mandato non fui rieletta». Una non rielezione che ri-

ne condizioni di lavoro nonostante l’assenza di un CCL dei giornalisti». Il sindacato Isabella Visetti l’ha scoperto seguendo i corsi di giornalismo della Svizzera italiana. «Ne ho subito capito il valore per me, cittadina italiana, esclusa dal mondo politico attivo svizzero: il sindacato è diventato un ‹surrogato› del mio impegno politico, uno strumento per riflettere sull’evoluzione delle condizioni di lavoro, una voce di denuncia politica. In passato ho fatto parte del comitato centrale del sindacato rappresentando la Commissione donne. Oggi sono nel comitato ticinese divisione Press». «Al momento della fusione con il Sindacato della Comunicazione ammetto di aver avuto molti dubbi. Oggi posso dire che syndicom è ancora fatto per i giornalisti: per lo meno sul piano cantonale, infatti, il sindacato non è stato stravolto; gli equilibri fra le varie categorie professionali sono buoni; partecipare alle manifestazioni del sindacato è sempre stimolante. Mi sconcerta, tuttavia, che in Svizzera una reale regolamentazione dei rapporti di lavoro non sia ancora nell’ordine del possibile, come nemmeno scongiurare il rischio di dumping sempre più frequente. E ciò non per fiacchezza sindacale, bensì per un pregiudizio verso i sindacati che non sono ancora realmente riconosciuti nei dibattiti sociali. Troppo spesso si dimentica che sono stati proprio i sindacati, con le loro battaglie, ad aver preparato il terreno a traguardi innovativi per il bene collettivo», sostiene Isabella Visetti. E in attesa di un CCL nazionale dei giornalisti, la professione cambia. «L’evoluzione multimediale non mi disturba, anzi, a condizione però che non diventi una richiesta esasperata. A farmi soffrire è soprattutto l’evoluzione del giornalismo che riduce tutto a poche battute, uccidendo l’approfondimento. Dobbiamo opporci a questo tipo di evoluzioni e alla svalutazione del mestiere, tenendo viva la curiosità nei lettori e in noi giornalisti».

© URSUL A HÄNE

«Non dobbiamo lasciar svalutare il nostro mestiere»

© URSUL A HÄNE

«Bisogna far capire alla gente che qua dobbiamo organizzarci»

Antoine Grosjean, 42 anni, dal 2003 giornalista alla Tribune de Genève, dichiara: «Noi giornalisti e giornaliste necessitiamo di un CCL. Infatti ho delle perplessità in merito alle promesse di Edipresse e del nostro nuovo editore Tamedia. I contratti collettivi di lavoro sono un compito importante di tutti i sindacati. Le misure di risparmio nelle redazioni e il degrado delle condizioni di lavoro e delle conquiste sociali provano che abbiamo più che mai bisogno di un sindacato forte e combattivo». Grosjean è entrato a far parte del sindacato all’inizio del suo praticantato come giornalista nel 2003, sindacato che allora si chiamava comedia e che dal 2011 è diventato syndicom. «Ma l’iscrizione al sindacato è qualcosa di più delle trattative per il CCL o di una maggiore protezione in caso di licenziamento. Ricevo anche informazioni sull’evoluzione del settore e i dati indispensabili per poter cambiare i rapporti di forza. Essere membro mi permette di impegnarmi a favore della protezio-

ne dei lavoratori e di essere al corrente dei rapporti di forza e della situazione nel settore della stampa, non solo nella Svizzera francese, ma anche nella Svizzera tedesca e in Ticino che da anni sono senza un contratto collettivo di lavoro». L’andamento della professione giornalistica, soprattutto nell’ambito dei media stampati, è per lui motivo di preoccupazione. «Internet ci costringe a reagire immediatamente a tutti gli avvenimenti e spesso non abbiamo il tempo di ordinare o di approfondire l’informazione e quindi di arricchire le fattispecie con delle ricerche. L’obbligo di agire con rapidità, a cui siamo soggetti anche se il personale viene decurtato, minaccia la qualità del nostro lavoro. Le conseguenze possono essere gravi. Nei rapporti con gli editori dobbiamo lottare per la qualità. L’etica professionale non deve essere una parola vuota». E per difendere un elevato standard giornalistico ha puntato interamente su syndicom.

Antoine Grosjean ha seguito la fusione tra comedia e il Sindacato della Comunicazione non senza scetticismo. «Come giornalisti siamo una minoranza. Ciononostante resto iscritto poiché ho fiducia nei responsabili. Inoltre ci siamo rafforzati come organizzazione, essendo ora 39 000 gli iscritti a syndicom». L’orientamento politico adesso è leggermente meno di sinistra rispetto a comedia. Proprio questo è stato a suo tempo determinante: «Molti miei colleghi e colleghe allora optarono per Impressum, che però io percepivo piuttosto come un’organizzazione professionale. Pur avendo stipulato dei contratti, non ha mai preso apertamente posizione a favore dei salariati. Al contrario, syndicom ha un’immagine di lotta nell’ambito dei media, il che mi è piaciuto sin dall’inizio». In syndicom, inoltre, sono organizzate anche tutte le altre professioni del settore, «e non solo l’élite dei giornalisti, che tra l’altro non è sufficiente per produrre uno stampato», dice Grosjean con un sorriso. Nell’autunno 2009, quando Edipresse voleva tagliare 100 posti di lavoro alla Tribune de Genève e a 24 heures, Antoine Grosjean trovò una conferma per la sua scelta, anche se il sindacato venne poi escluso dalle trattative. «Il fatto che il mio datore di lavoro abbia escluso un sindacato – il mio sindacato! – dalle trattative, è secondo me una violazione della mia libertà sindacale», afferma. Oggi fa parte della Société des Rédacteurs et du Personnel (commissione del personale) della Tribune de Genève. «I sindacati dovrebbero occuparsi di questo problema, in particolare prima dello scoppio di una vertenza. Se si vuole davvero rappresentare gli interessi di una categoria professionale in costante cambiamento come la nostra, è indispensabile che tutti agiscano di concerto nelle trattative con gli editori». «Spero che le varie organizzazioni dei giornalisti proseguano sulla strada dell’avvicinamento avviato, anche se non sono ancora convinto del tutto sulla creazione di un unico grande sindacato».


4 | Edizione straordinaria per gli operatori dei media

Il sindacato dei media e della comunicazione

Professione: fotografo

perché iscriversi

Quella passione dolce, e sempre più amara, per lo scatto Il settore Press si rivolge anche ai fotografi, una categoria confrontata con una rapida evoluzione tecnologica, con committenti sempre meno consci del valore di uno scatto e con una concorrenza feroce. «Gli strumenti per proteggersi sono insufficienti – dicono i fotografi – e sindacalizzarsi è importante per difendere insieme i nostri diritti».  Fabia Bottani Thirion La fotografia affascina. Fin da bambini ci piace metterci in posa davanti all’obiettivo; crescendo si fa a gara con gli amici per realizzare lo scatto migliore. Chi non ha mai creduto di essere un grande fotografo? A far crescere quest’illusione sono ora i telefoni cellulari tuttofare e apparecchi sempre più semplici e ad alto rendimento. Alcuni giornali spingono così i propri lettori a improvvisarsi fotografi, invitandoli a inviare istantanee di fatti di cui sono testimoni. Così facendo, minano un mercato già al limite. A farne le spese, i fotografi professionisti. La presenza di syndicom per rafforzare e/o creare strumenti (CCL, tariffe minime eccetera) di tutela e di sostegno ai fotografi professionisti è fondamentale.

la parola ai fotografi «Far parte del sindacato è una tradizione familiare. Sin da piccolo ho sentito parlare di solidarietà fra lavoratori, dell’importanza di battersi per i propri diritti … All’inizio tutto ciò era un insieme di concetti dai contorni sfocati che, crescendo,

si son fatti più nitidi», afferma un fotografo, che aggiunge: «Certo, il sindacato non riesce sempre a vincere tutte le battaglie ma è presente per accompagnarmi nelle situazioni difficili, per darmi consigli. E mi permette di avere una protezione giuridica a una tariffa molto vantaggiosa. E quando sei indipendente questo è molto importante …». «Dopo i licenziamenti decisi da Edipresse nell’autunno 2009, la situazione si è degradata: molti fotografi hanno perso l’impiego. Alcuni sono riusciti a mantenere piccoli mandati per lo stesso editore. Altri invece … Per tutti, comunque, è una lotta quotidiana di fronte all’incertezza del mese seguente. Dobbiamo sempre essere disponibili, per non vedere un collega, o, peggio, un lettore munito di un semplice smartphone soffiarci il lavoro», racconta un fotografo romando, che aggiunge: «Molti colleghi, pur di lavorare, accettano di abbassare i prezzi al di sotto delle tariffe minime previste dal CCL della stampa romanda; questo crea una concorrenza malsana non più basata sul-

la qualità del prodotto bensì sul costo. Il sindacato è importante per ricordare il reale valore del nostro lavoro e così proteggere la professione». «Ho conosciuto syndicom per caso, entrando a far parte di un collettivo di fotografi tutti sindacalizzati», afferma una fotografa. «I vantaggi? Per ora non ho ancora avuto reali problemi, ma il sindacato mi ha più volte aiutata a evitarli spiegandomi ad esempio quali sono i miei diritti e i miei doveri. Nel mio mestiere i diritti d’autore e la protezione della personalità sono questioni assai complesse cui sono confrontata ogni giorno... Basta poco e si finisce in tribunale … E oggi con Internet e i social network la prudenza con è mai troppa …».

Sei fotografo e il sindacato ti interessa? Scrivi a barbara.bassi@ syndicom.ch o contatta il segretariato regionale al numero 058 817 19 61

Storia

Dall’USG a syndicom Le giornaliste e i giornalisti iscritti a syndicom hanno una storia quarantennale piuttosto movimentata.  Stefan Keller Nell’ottobre del 1970, circa sessanta giornalisti si incontrarono in una sala di riunioni dell’SSP (Sindacato dei Servizi Pubblici, noto in Ticino come VPOD) per fondare un nuovo sindacato. Tra le persone lì riunite spiccavano i nomi di Anton Schaller, Max Jäggi, Heinz Däpp, Frank A. Meyer, Ludwig A. Minelli e Sil Schmid. I 33 giornalisti che aderirono sin da subito al sindacato optarono a grande maggioranza per la denominazione Unione svizzera dei giornalisti (USG), ricalcando la denominazione della Deutsche Journalisten-­ Union (DJU) che, insieme con l’SSP, era il più importante sostenitore del progetto. Alcuni iscritti in precedenza erano organizzati nell’Associazione della stampa svizzera, come si chiamava allora l’odierna associazione dei giornalisti Impressum, che aveva una tradizione di lungo corso. In Svizzera esistevano infatti diverse organizzazioni professionali di buon livello, ma negli anni seguenti al ’68 si desiderava un vero e proprio sindacato disposto a lottare. Essendo un’organizzazione dipendente dall’SSP, l’USG beneficiava dell’esperienza sul piano sindacale dei segretari, di un’infrastruttura estesa e di risorse finanziarie. Dopo un anno, erano oltre cento i giornalisti organizzati nell’USG, dieci anni dopo erano 500, vent’anni dopo 1500, tuttavia quasi tutti provenienti dalla Svizzera tedesca e dal Ticino.

Tra le più importanti esperienze del primo decennio rientra lo sciopero della redazione del quotidiano Tat, che era stato chiuso dalla sua casa editrice, la Migros, nell’autunno del 1978. Fu il primo sciopero in un giornale in Svizzera. Sebbene non si fosse riusciti a evitare la chiusura del Tat, la casa editrice fu costretta a fare delle concessioni, e il sindacato ne uscì legittimato a continuare nell’impegno militante. Nel secondo decennio di vita dell’USG ebbe inizio la trasformazione del panorama dei media, che il sindacato accompagnò con consultazioni della base e analisi, oltre che con una propria collana di libri in materia di politica dei media (pubblicata dalla casa editrice Lenos). Il terzo decennio ha visto il sindacato dei giornalisti – che nel con-

tempo non solo ha registrato un incremento delle adesioni femminili, ma si è dotato anche di una segreteria per le donne – impegnato in qualità di co-sottoscrittore del CCL Press, che esisteva dal 1918 per la Svizzera tedesca e il Ticino, e che nel 2003 è stato però rescisso dagli editori senza essere più sostituito. Nel 1999 fallì il tentativo di riunire tutti i giornalisti e gli altri lavoratori dei media in un unico sindacato, ossia comedia. All’ultimo momento infatti si ritirarono dalla fusione l’SSM, il sindacato interno della SSR, e l’associazione professionale FSG (che in seguito ha cambiato nome in Impressum). Qualche anno dopo, come detto, gli editori hanno approfittato della debolezza della controparte. Oggi i fondatori del 1970 sono rimasti in pochi. Alcuni hanno lasciato il lavoro per pensionamento. Altri hanno voltato pagina. Ciononostante, il sindacato ha continuato a crescere, fortunatamente anche nella Svizzera romanda. Da quando, nel gennaio 2011, comedia si è fusa con il Sindacato della Comunicazione per diventare un grande sindacato del settore dei servizi, nel sindacato sono organizzati oltre 2000 giornalisti. Con la serie di azioni «Scocca il 13!» la divisione, dal 2014, è riuscita a riportare l’attenzione del pubblico sulle condizioni di lavoro nei media.

syndicom, il sindacato del tuo settore: aderisci adesso! Per te che sei un/una giornalista esistono ulteriori prestazioni specifiche per la tua professione Tessera per la stampa: sia che si tratti del registro professionale, della tessera per la stampa sindacale o della tessera per la stampa internazionale, il documento fornisce un aiuto nell’ambito della vita professionale di ogni giorno. Presentando la tessera per la stampa, si può beneficiare di numerose agevolazioni e sconti per Mobility, per le carte di credito, per il noleggio e l’acquisto di auto, per le compagnie aeree e per gli abbonamenti a giornali e riviste. Manuali: il sindacato pubblica dei manuali interessanti che godono di ampio consenso nel settore, in particolare Tipps und Tricks für freie Medienschaffende e FotoBüro, oltre che diverse agende. Secondo pilastro: la cassa pensioni freelance garantisce in modo competente e specializzato il secondo pilastro dei liberi professionisti e syndicom offre, grazie a Helsana, un’assicurazione di indennità giornaliera in caso di malattia per i freelance indispensabile e vantaggiosa rispetto ad altre. La rivista per i media Edito+Klartext: come membro della divisione Stampa e media elettronici riceverai «Edito + Klartext». La rivista, in lingua francese o tedesca, fornisce un quadro sui retroscena dei media e consente di approfondire le tematiche settoriali. Queste prestazioni sono riportate all’indirizzo www.syndicom.ch. Basta semplicemente contattare il segretariato regionale competente: siamo sempre a tua disposizione!

Press e media elet tronici Le persone di riferimento sono: Barbara Bassi (Massagno) barbara.bassi@syndicom.ch; Tel. 058 817 19 61 Stephanie Vonarburg (Segretariato centrale) stephanie.vonarburg@syndicom.ch; Tel. 058 817 18 73

Che cosa aspetti? Entra anche tu a far parte del sindacato! impressum Redazione: Stephanie Vonarburg, Tamara Gerber, Sina Bühler, Tel. 058 817 18 18, medien@syndicom.ch Layout: Katja Leudolph Corret trice: Petra Demarchi stampa: gdz AG, Spindelstrasse 2, 8041 Zurigo Editore: syndicom – sindacato dei media e della comunicazione, Monbijou­strasse 33, casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch, www.syndicom.ch 2ª edizione 2015


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