Nr. 1 23 gennaio 2015
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
il giornale
AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna
Insieme in movimento L’anno nuovo è purtroppo cominciato nel peggiore dei modi. La libertà d’espressione ha subito un attacco senza precedenti: nel mirino sono finiti vignettisti e redattori del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”. È importante come non mai in questo momento ricordare il ruolo fondamentale che ricopre la stampa all’interno della società civile e ricordare che le persone che operano in questo settore devono essere tutelate contro ogni forma di violenza e censura. Le manifestazioni di solidarietà di questi giorni sono senz’altro un bel segnale di vicinanza verso chi fa della libera informazione ed espressione la propria professione. Per syndicom il 2015 sarà indubbiamente un anno intenso. Le pressioni sui lavoratori in tutti i settori della Posta non accennano a diminuire, syndicom si sta impegnando per migliorare questa condizione. La trattativa per il CCL Posta sta proseguendo dopo l’interruzione voluta da syndicom che ha permesso di definire un nuovo mandato per la delegazione. La richiesta dei colleghi della Posta è molto chiara: nessun peggioramento è ammissibile. Anche nelle telecomunicazioni aumentano sempre più i casi di persone che lamentano di essere sotto stress a causa dell’eccessivo carico di lavoro. Continuano pure le difficoltà per i lavoratori dell’industria grafica che sono i primi a pagare il prezzo delle difficoltà che riscontra da tempo oramai il settore. Senza dimenticare il fatto che Viscom non rispetta i patti presi e continua a bloccare il processo per la dichiarazione di obbligatorietà generale del CCL, che permetterebbe a tutti i lavoratori delle aziende del settore di beneficiare delle condizioni lavorative previste appunto dal Contratto Collettivo di Lavoro. Inoltre Viscom è intenzionata a dare la disdetta dal CCL per peggiorare ulteriormente le condizioni nel settore della stampa di giornali. I giornalisti sono ancora senza contratto collettivo e per i comunicatori visivi restano le difficoltà nell’integrarsi nel mondo del lavoro e per resistere alla concorrenza sulle tariffe. L’anno che è appena iniziato sarà un anno difficile per tutto il mondo del lavoro. Ogni peggioramento delle condizioni di lavoro è giustificato dalla difficile situazione economica, come se l’economia fosse una scienza esatta e non dipendesse da precise scelte politiche ed economiche. Per meglio comprendere i meccanismi che regolano › continua a pag. 7
Telecomunicazioni
Ancora aperta la discussione sulla neutralità di internet › Pag. 4
industria Grafica
La NZZ sempre più fuorilegge ha aggirato la procedura di consultazione › Pag. 6
Ticino e svizzera
Per i media notifica agli ispettorati del lavoro di 16 cantoni › Pag. 8
condizioni di lavoro alla posta sa
Oltre la metà dei dipendenti subisce forti pressioni
La pressione commerciale dietro agli sportelli postali non grava solo su alcuni sparuti lavoratori, ma ne riguarda oltre la metà. Questi sono i dati che emergono da un sondaggio syndicom. Le conseguenze sono allarmanti: calano spirito di squadra e voglia di recarsi a lavoro, e aumentano problemi di salute e timore di perdere il posto. › continua alle pagine 2 e 3
© YVES SANCEY
editoriale
attualità e diritt i fondamentali
Una libertà, un cardine della democrazia, una professione
I colpi di mitraglia che hanno falcidiato 17 persone a Parigi tra le quali 4 giornalisti di “Charlie Hebdo” è una raffica che deve svegliare tutti gli attori della nostra società civile. Il mondo dei media deve, dal canto suo, interrogarsi e ricordarsi le proprie responsabilità. Dalla vicenda di Parigi nascono tanti interrogativi: tra questi è necessario e urgente discutere dell’importanza, la difficoltà e i rischi che si corrono nel fare il mestiere di giornalista. Qui, flagrante, abbiamo l’atteggiamento di un periodico che si è sempre voluto sentire libero, nei limiti legali,
da ogni tipo di pressione e che paga oggi con il sangue la difesa della sua libertà di espressione. Oggi però, scioccati da questo bagno di sangue commesso nella civilissima Europa, ci dimentichiamo che non sono gli unici. A pagare con la vita, a metterla a repen-
taglio o a rischiare la loro libertà ogni anno sono molti giornalisti e reporter in tutto il mondo. Stando a reporter sans frontières sono 66 i giornalisti uccisi nel 2014 (oltre cinque volte quelli di Parigi!), cui vanno aggiunti i loro assistenti (cameramen ecc.) e i blogger e gli attivisti › continua a pag. 5
2 | syndicom Dalle professioni
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015
condizioni di lavoro alla posta sa
Oltre la metà dei dipendenti subisce forti pressioni Continua da pag. 1
“La pressione è in continuo aumento. Essa avvelena l‘ambiente di lavoro, perché ognuno diventa un guerriero solitario. Ormai i dipendenti vengono valutati soltanto in base alle vendite e ai numeri conseguiti”: ecco in sintesi l’analisi di una dipendente allo sportello nella regione di Berna che ha partecipato al sondaggio syndicom sulla pressione di vendita negli uffici postali e che, con questa sua risposta, esprime il pensiero di molti suoi colleghi e colleghe. Il 58 per cento dei 660 partecipanti si sente appesantito dalle direttive del datore di lavoro che lo costringe a mirare a profitti sempre maggiori tramite la vendita di articoli e servizi “extra-postali”. Solo il 4,5 per cento considera gli obiettivi di vendita come realistici (vedi riquadro).
le syndicom della regione Berna/ Vallese superiore ha commentato questa ricerca affermando che lui sapeva sì che molti lavoratori erano esposti a grandi pressioni: “Ma rimango sbalordito davanti ad un risultato così netto del sondaggio”.
Risultati allarmanti Le cifre dimostrano quanto il problema sia diffuso. Ma ancora più allarmanti dei numeri sono le innumerevoli osservazioni che i lavoratori agli sportelli hanno scritto sul questionario o inviate via lettera separata e molto dettagliata, commenta Claudio Marrari, responsabile syndicom della regione Svizzera nordoccidentale. Questi corposi commenti attestano quanto il problema sia attuale e condiviso. In molti casi questa pressione non compromette soltanto la motivazione nel lavoro, ma conduce anche a problemi di salute, alla paura di perdere il posto e a problemi con i clienti che si arrabbiano. Accanto alle classiche prestazioni postali i dipendenti, com’è noto, devono vendere sempre più prodotti estranei alla Posta: telefoni, abbonamenti a cellulari, assicurazioni, lotto, fondue, spazzole wc, articoli di cartoleria, dolciumi e molto altro. Lo scorso anno la Posta con questi prodotti ha raggiunto un fatturato di mezzo milione di franchi. Il responsabi-
Obiet tivi di vendita troppo alti Gli obiettivi di vendita imposti “dai vertici” agli uffici postali e ai singoli dipendenti negli ultimi anni sono stati ritoccati verso l’alto varie volte, e spesso sono davvero troppo elevati, questa la sintesi delle risposte al riguardo. Una dipendente della Svizzera centrale afferma che è “irrealistico” pensare di raggiungere questi obiettivi di vendita “con un semplice scambio di parole con il cliente allo sportello”. “Diventa difficile motivare i propri impiegati davanti a delle cifre così imponenti”, osserva la direttrice di un ufficio postale minore. Molti considerano particolarmente ambiziose le prescrizioni nell’ambito delle telecomunicazioni (Telco). Sembra che a questo proposito diversi direttori di filiali postali invitino i propri dipendenti a proporre a parenti e amici gli abbonamenti telefonici. “Questa è proprio una bella sfacciataggine”, commenta con rabbia un membro syndicom. Da diverse
risposte si evince che la pratica di far firmare contratti nell’ambito privato è molto diffusa al fine di raggiungere i numeri richiesti. Altri acquistano i prodotti per sé tentando di raggiungere cifre più alte, con la speranza poi di rivenderli eventualmente. “Io ogni mese compro un apparecchio telefonico fisso”, ha scritto sul questionario una dipendente dalla città di Berna. A questo si aggiunge il fatto che i prodotti delle telecomunicazioni sono soggetti a cambiamenti repentini, il che rende necessario un permanente aggiornamento: “A noi viene richiesto lo stesso livello di conoscenze di un venditore di telecomunicazioni che però si occupa soltanto di quello”, ecco il riassunto di una dipendente allo sportello del canton Svitto.
Venti ruvidi sul fronte delle vendite È chiaro che ci sono dipendenti che riescono a gestire meglio la pressione esercitata. Dipende anche molto dall’atteggiamento del direttore dell’ufficio postale. “Io per fortuna ho un capo che mi motiva e che non mi mette continuamente sotto pressione”, racconta una collega del canton Lucerna. Tuttavia molti dipendenti sono esposti senza difese al duro regime delle vendite. “Mi hanno minacciata di licenziamento
se non aumento notevolmente le mie vendite”, scrive una dipendente di un grande comune rurale bernese. Altri hanno riportato di essere timbrati come incapaci dal proprio superiore. Spesso si sente dire: “Se non ti senti portato per la vendita, è meglio che ti cerchi un altro impiego”. La pressione viene esercitata mediante rapporti, colloqui straordinari, riunioni di ufficio e anche durante il colloquio annuale individuale. Quest’ultimo serve anche a fissare i nuovi obiettivi di vendita per l’anno a venire. È molto probabile che la maggior parte dei dipendenti non abbia nulla contro la vendita di prodotti extra-postali. Anzi, molti hanno scritto di comprendere le ragioni per cui la si fa. Quello che però non va giù a nessuno è che tutto gira soltanto attorno alle cifre di affari e che le altre competenze non siano quasi più richieste: “Devo solo vendere e portare i numeri, il resto non importa a nessuno”; questa risposta ci è pervenuta decine di volte. Rimangono in secondo piano capacità come “buon servizio clienti, gentilezza, disponibilità, e tutti questi valori che ho imparato”.
Schiacciati tra clienti e fat turato
dotti non postali spesso i clienti reagiscono irritati. Numerosi questionari raccontano esperienze di questo tipo. I lavoratori allo sportello sono schiacciati tra gli obiettivi di vendita richiesti e le esigenze della clientela: “Ci accade sempre più spesso che i clienti si arrabbiano se accenniamo loro questi prodotti. D’altro canto se non ci proviamo con ogni cliente, non raggiungiamo l‘obiettivo”, ecco il sunto di una dipendente di un sobborgo bernese. Molti soffrono delle conseguenze della continua pressione di vendere, del calante spirito di squadra e degli sgomitamenti solitari. “La situazione ci fa ammalare, ci consuma e ci deprime”, queste le parole di un dipendente. E non sono le uniche. Moltissime osservazioni parlano di problemi di salute, stress, insonnia o della minaccia di un burnout. Ne va di mezzo la motivazione verso il lavoro e il tradizionale sentimento di unione che lega i dipendenti postali alla propria azienda. “Il lavoro ha perso la verve che aveva anni fa”, scrive un collega di Lucerna. Per questo ci sono dipendenti che vogliono farsi prepensionare, e altri che vogliono aggiornarsi, come questa collega bernese: “Obiettivo: finalmente via dallo sportello”.
Quando gli addetti agli sportelli “accennano” alla vendita di pro-
Peter Krebs
Grande partecipazione, chiarissimo risultato Obiettivi realistici
2% 4,5%
Obiettivi alti 35,5% Obiettivi troppo alti 58% Altre risposte
Il sondaggio di syndicom sulla pressione nel vendere alla quale sono sottoposti i dipendenti allo sportello degli uffici postali ha avuto una grande risonanza. In tutte e tre le regioni della Svizzera tedesca ha risposto la metà dei membri syndicom contattati, e hanno partecipato anche lavoratori non iscritti al sindacato. In totale dalle tre regioni svizzerotedesche (Svizzera nordoccidentale, Berna/Vallese superiore e Zurigo/Svizzera orientale) sono rientrate 660 schede. I risultati sono inequivocabili e preoccupanti. Delle tre risposte possibili, oltre la metà dei partecipanti (58%) ha scelto la variante peggiore, cioè “gli obiettivi di vendita sono molto alti e mi opprimono”. Un altro 35 per cento ha scelto la
risposta “gli obiettivi di vendita sono molto alti, ma non mi faccio mettere sotto pressione”. Solo una minoranza del 4,5 per cento è dell’avviso che “gli obiettivi di vendita sono realistici, io li raggiungerò”. Il sondaggio dunque confuta chiaramente la posizione della Posta, la quale ha sempre affermato che la pressione di vendita veniva vissuta come opprimente soltanto da singoli individui. Anzi, l’inchiesta dimostra che questa pressione rappresenta un problema diffuso e che impegna molti dipendenti pregiudicando fortemente il clima di lavoro (vedi articolo principale). Il sondaggio è stato condotto nella seconda metà del 2014 e in seguito valutato.
Dalle professioni syndicom | 3
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 intervista
Obiettivi di squadra invece di competizione individuale syndicom:Molti dipendenti degli sportelli postali dichiarano di essere angosciati dal raggiungimento degli obiettivi di vendita imposti. Tu sei a conoscenza delle preoccupazioni dei tuoi colleghi? Avete già affrontato la questione nell’ambito della CoSpe? Carlo Mächler: La pressione di vendita costituisce un argomento che impegna la maggior parte dei lavoratori allo sportello. In fin dei conti ognuno vuole essere apprezzato e avere delle soddisfazioni. Una pressione eccessiva nuoce all’autostima, distrugge la motivazione e produce solo perdenti. La cosa più importante dunque è che i dipendenti possano acquisire fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie conoscenze sui prodotti, in modo da riuscire a raggiungere i loro obiettivi attraverso una buona formazione. In qualità di membro del comitato di divisione PV ho discusso la tematica della pressione di vendita in maniera approfondita nella CoSpe PV e in occasione di vari workshop con i responsabili di reparto della Posta. I risultati sono ancora in fase di elaborazione. Ma eravamo tutti d’accordo che una dirigenza senza obiettivi non è buona e auspicabile né per i dipendenti né per la Posta. Dall’altra parte però non ha nemmeno senso esigere da tutti i lavoratori l’intero programma di vendita. I continui cambiamenti negli strumenti di vendita e nei prodotti impediscono soprattutto ai dipendenti a tempo parziale e con piccoli monte ore di raggiungere le vendite. Infatti essi devono investire una buona parte del proprio orario di lavoro per cercare di rimanere più o meno in pareggio con gli obiettivi.
Dunque i problemi sono stati discussi all’interno della CoSpe. E avete pensato a delle soluzioni. Quali sono le vostre proposte? E fino a che punto la Posta le metterà in pratica?
©M.SOMMER
Carlo Mächler, direttore di un ufficio postale, ci spiega come, in qualità di membro della Commissione nazionale specializzata rete postale/vendita (CoSpe PV), lui veda l’argomento della pressione di vendita e con che approccio si potrebbe cercare di risolvere i problemi alla Posta. Bruno Schmucki
Carlo Mächler è membro del comitato di divisione PV (presidente designato dal luglio 2015), membro del comitato aziendale Posta e del soundingboard CCL Posta. Inoltre è presidente della sezione Linth Post e insegnante di diversi corsi syndicom per i dipendenti di uffici postali.
zie agli obiettivi di squadra tutti i dipendenti potrebbero essere impiegati là dove sono più forti. Da tutto questo è nata l’idea secondo cui una parte dei dipendenti si occuperebbe prioritariamente delle pratiche “transazionali”, dunque dell’offerta postale tradizionale. Accanto a questo servizio base, questi dipendenti passano potenziali clienti ai colleghi che poi conducono la consulenza vera e propria. Se e in che modo questa soluzione possa essere realizzata nelle varie forme di uffici postali, il PV lo testerà in un progetto pilota. Per noi la cosa importante è che anche gli uffici piccoli offrano l’intero programma... in questo modo si potrebbe evitare che essi vengano degradati a uffici postali senza servizio di consulenza. Un tale smantellamento
«Istituire degli obiettivi di vendita per l’intera squadra – eventualmente insieme ad un sistema di incentivazione – sarebbe una buona opzione per ridurre la pressione sui singoli lavoratori». Istituire degli obiettivi di vendita per l’intera squadra – eventualmente insieme ad un sistema di incentivazione – sarebbe una buona opzione per ridurre la pressione sui singoli lavoratori. Allo stesso stempo sarebbe uno stimolo a compiere una buona prestazione tutti insieme. Mediante obiettivi di gruppo si potrebbe anche porre fine all’incresciosa lotta tra gli uffici postali per accaparrarsi i punti vendita. Nella maggior parte delle operazioni comunque spesso sono coinvolti più dipendenti. Accanto ad abili venditori, ogni équipe ha bisogno anche di lavoratori che svolgano in maniera gentile ed efficiente il grosso del lavoro amministrativo per liberare il campo ai colleghi. Queste persone sono altrettanto preziose all’interno di un team. Gra-
Cospe PV: Dialogo costrut tivo Alla seduta della commissione uffici postali e vendita del 20 novembre si è discusso di un ampio ventaglio di temi. Uno dei punti centrali è stata l’informazione su “Das Abo”, un’offerta Telco di Orange che sarà concessa in esclusiva alla Posta. Hanno avuto molto interesse anche le novità per quel che riguarda i negoziati sugli obiettivi 2015. Il rapporto dettagliato è consultabile sul sito di syndicom (www.syndicom.ch) nella rubrica news/attività. Prossime riunioni in agenda: 27 maggio e 20 novembre 2015.
altrimenti costituirebbe l’inizio della fine.
Rimane il fatto che la vendita di servizi e prodotti non postali continua ad essere ampliata negli uffici postali. Che succederebbe se si rinunciasse a queste vendite extra? Il commercio con i servizi non postali per la Rete postale e Vendita rappresenta una questione di sopravvivenza. Negli uffici di piccole e medie dimensioni, il fatturato proveniente dalle prestazioni non postali ha già superato il fatturato del core business. Dunque se il primo venisse a mancare, ci sarebbe un’ecatombe di uffici postali e si metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro nel PV. Un ritorno alla “vecchia Posta” non ce lo possiamo assolu-
Personale effettivo dei collaboratori/trici di vendita (PV)
2009 2014 Differenza
Totale Collaboratori
7307
6771
- 536
Alla scala funzione 5* • Donne • Uomini
1781 221
1217 180
- 564 - 41
Alla scala funzione 4* • Donne • Uomini
4806 499
4826 548
+ 20 + 49
* Profili differenziati di funzione e di salario (senza le funzioni di direzione)
tamente permettere. L’unica strategia è addentrarsi in nuovi campi commerciali. Ed è comunque sicuramente meglio che perdere l’impiego. L’importante è che i lavoratori vengano ben preparati sui nuovi prodotti e che non venga esercitata una pressione gratuita. Dirigere le persone con motivazione porta successo e soddisfazione. Dirigerle con pressione e repressione conduce a fallimenti e frustrazioni!
Cosa consigli ai colleghi che fanno fatica a raggiungere i loro obiettivi individuali di vendita? Cosa dovrebbero fare o dire in occasione della valutazione personale, ovvero nel cosiddetto colloquio individuale? È fondamentale contattare tempestivamente il diretto preposto. Egli è anche obbligato a fornire un’assistenza, qualora risultasse essere necessaria. Se ricevo degli obiettivi che io ritengo irraggiungibili, durante la distribuzione poi non ho grandi margini per contrattare questi obiettivi verso il basso. Ma ho la possibilità di annotare nelle osservazioni relative all’obiettivo in questione le mie riserve motivate. La regola base dei colloqui individuali è: per essere raggiunti gli obiettivi di lavoro necessitano di competenze. Se io queste competenze non le ho ancora sviluppate, allora servono misure di sostegno. E durante il mio colloquio con il superiore
chiedo esattamente questo. Questo aiuto lo posso chiedere anche durante i colloqui intermedi. Riguardo alla valutazione degli obiettivi, il PV nelle news della CoSpe dell‘8.12.2014 (vedi riquadro in basso a sinistra) ribadisce che durante il colloquio individuale non va considerato soltanto il raggiungimento in percentuale degli obiettivi, ma anche i progressi e l’impegno personale che il dipendente ha mostrato durante l’anno. Questo significa che in considerazione dei miei progressi e dei miei sforzi posso anche ricevere un “raggiunto” nonostante non abbia totalmente conseguito l’obiettivo. Se il superiore non tiene conto di tutto questo, il lavoratore entro 14 giorni può chiedere un appianamento delle divergenze e far intervenire un rappresentante sindacale in suo sostegno. Anche i nostri corsi per il personale di vendita e per i responsabili di uffici postali forniscono un prezioso sostegno al raggiungimento degli obiettivi annuali e a una sana gestione della pressione di vendita. I corsi – incluso vitto e alloggio – sono gratuiti per i soci di syndicom. Questa è un’offerta formativa molto generosa, con la quale syndicom vuole sostenere i propri iscritti là dove ne hanno più bisogno. L’esistenza di questi corsi è anche un buon argomento per reclutare nuovi membri. Io dico solo: sfruttate questa splendida offerta e parlatene anche ai vostri colleghi!
syndicom, le syndicat
syndicom – il sindacato de ta branche : del tuo settore: Inscris-toi aujourd’hui ! Inscris-toi sur www.syndicom.ch. aderisci adesso! Tu peux aussi recevoir des bulletins
Adesioni suàwww.syndicom.ch. d'adhésion ton secrétariat régional oppure contatta il segretariato regionale
4 | syndicom Dalle professioni
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015
web e neutralità
Politica monetaria
La “rete” è libera...
© SWISSCOM
Con la pubblicazione del Rapporto sulle telecomunicazioni da parte del Consiglio federale nell’ottobre 2014 è stata rilanciata la discussione sulla neutralità di internet. Purtroppo ad oggi la tematica ha trovato poca risonanza nell’opinione pubblica, nonostante le ripercussioni siano di immensa portata.
L’universalità della rete mondiale deve essere garantita anche in futuro ∙ Per questo un criterio della neutralità dei fornitori di servizi è che tutti i pacchetti di dati trasmessi vengano trattati allo stesso modo, indipendentemente da chi li spedisce, da chi li riceve e dai contenuti.
Di cosa si trat ta? Internet è un’interconnessione di reti per il trasferimento di dati. Esso rende possibile lo scambio mondiale di pacchetti dati tra gli utenti di internet. Nel frattempo però dei grossi pacchetti dati, come per esempio dei file video, pongono i gestori delle reti davanti ad una grande sfida. Infatti se troppi utenti scaricano grossi volumi dati nello stesso momento, le linee si possono congestionare e il flusso dati rallentare. I gestori delle reti hanno due modi per evitare questi “ingorghi”. Uno è aumentare la capacità di trasmissione attraverso l’ampliamento delle linee e l’introduzione di nuove tecnologie (fibre ottiche, FTTx). Swisscom e gli altri provider intensificano tali sforzi, tuttavia l’ampliamento della rete e l’aumento della sua capacità di trasferimento sono legati a grossi investimenti. Ciò nonostante questi tentativi assicurano la stessa velocità di trasmissione sia di pacchetti dati piccoli che grandi. La seconda possibilità che il gestore della rete ha per ovviare al problema del congestionamento è di dare una preferenza a certi pacchetti dati rispetto ad altri. Per esempio possono essere trasmessi a grande velocità le mail, ma chi volesse inviare grossi pacchetti dati potrebbe pagare un costo extra oppure rischiare che il gestore della rete blocchi il trasferimento dati in maniera arbitraria.
Libertà e investimenti sicuri I grandi operatori di internet (Internet Service Provider, ISP) vorrebbero mantenere la “sovranità” sulle proprie linee. Ecco perché fino ad oggi si sono difesi con successo contro un ancoraggio normativo di una neutralità della rete. Dal punto di vista politico-sindacale qui si pongono due problemi. Da una parte la “universalità” del World Wide Web deve essere garantita anche in futuro. Questo significa che i seguenti principi vanno recepiti nella nuova legge delle telecomunicazioni.
Ogni apparecchio collegato deve poter comunicare liberamente con ogni altro apparecchio (End-to-End). Ogni gestore di rete fa del suo meglio per garantire il più efficiente flusso possibile di dati (Besteffort) e infine va rispettato il principio secondo cui ognuno può continuare a sviluppare internet, e a offrire i propri servizi e contenuti, senza dover chiedere il permesso a nessuno (Innnovation-without-permission). Questi principi fondamentali vanno ribaditi e rafforzati. D’altra parte è un dato oggettivo che gli investimenti in nuove reti elettroniche sono legati a enormi costi. Gli investimenti nell’ampliamento di nuove reti (tecnologie a banda larga) nei prossimi anni sono stimati a oltre 15 miliardi di franchi. Solo la Swisscom investe oltre un miliardo l’anno per estendere la rete in fibra ottica. Gli investimenti nell’infrastruttura delle reti sono di centrale importanza per l’economia nazionale svizzera. Ecco perché c’è bisogno di una garanzia d’investimento insieme a sistemi di incentivazione per le imprese da una parte e dall’altra una garanzia per una rete libera e aperta. Negli USA il dibattito sulla neutralità della rete è in corso dal 2003. Finora sono falliti tutti i tentativi di dare un fondamento giuridico alla “neutralità della rete”. Nell’UE dal 2009 sono state emesse delle direttive e sta avanzando il processo legislativo riguardo alla garanzia di una “neutralità della rete”. Nell’ambito della prevista revisione parziale della legge sulle telecomunicazioni, il Consigliere nazionale Balthasar Glättli in una mozione ha chiesto di conferire una base giuridica alla “neutralità della rete”. Nella sua posizione il Consiglio federale ha suggerito di bocciare questa mozione.
Codice di comportamento Nel frattempo le aziende ICT Swisscom, Sunrise, upc cablecom, Orange e l’associazione Swisscable si sono impegnate a rispettare un codice di comportamento.
Esse garantiscono agli utenti che possono utilizzare contenuti, servizi, applicazioni, hard- e software di loro scelta, che non verranno bloccati servizi o applicazioni e che non verrà limitata la libertà di informazione e di opinione. In teoria questo codice di comportamento è da considerare positivamente, ma esso non sostituisce certo una normativa giuridica riguardo alla neutralità della rete.
Agenda politica Le discussioni attorno alla neutralità della rete riguardano soprattutto i due ambiti centrali Telecom/IT e il settore media di syndicom. Per questo la politica della rete va inserita nell’agenda politico-sindacale di syndicom. Fanno parte di queste discussioni la libertà d’informazione, di opinione e di stampa nonché i diritti d’autore. Bisogna fare un’analisi critica della conservazione dei dati e del blocco degli accessi. Vanno garantiti contenuti e servizi d’informazione rilevanti ai fini della formazione dell’opinione. È nostro dovere prepararci a questi cambiamenti, al fine di ridurre i rischi e aprire nuove opportunità per i nostri iscritti. La neutralità della rete serve al rafforzamento dei nostri valori di base di libertà e democrazia.
Giorgio Pardini, responsabile settore Telecom/IT Indicazione bibliografica - Rapporto sulle telecomunicazioni 2014 riguardo agli sviluppi del mercato delle telecomunicazioni in Svizzera e le sfide ad essi legati nell’ambito della legislazione, rapporto del Consiglio federale del 19.11.2014 - Confederazione svizzera, DATEC, Neutralità della rete, Rapporto del gruppo di lavoro, 23.10.2014 - Grenzenlos vernetzt? VSA Verlag 2012, www. verdi.de, Frank Bsirske, Lothar Schröder, Frank Wernecke, Dina Bösch, Achim Meerkamp (editore).
La decisione della banca nazionale mette in pericolo salari e impieghi Alcuni giorni fa l’annuncio della Banca Nazionale Svizzera (BNS) di abbandonare il tasso fisso di cambio tra euro e franco a 1,20 è stato una doccia fredda. Già con il cambio a 1,20 franchi per 1 euro la nostra moneta era molto forte. L’abolizione del tasso fisso di conversione apre le porte a una forte speculazione monetaria. Sarà soprattutto l’economia d’esportazione, come l’industria e il turismo, settori già in parte in difficoltà, a essere a repentaglio mettendo così a rischio anche i posti di lavoro. Da non dimenticare che questa decisione pone un’ulteriore problematica nei cantoni di confine come il Ticino, dove una buona parte dei lavoratori arriva quotidianamente dalla vicina Italia. Al sindacato sono giunte, nelle sole 24 ore dopo l’annuncio, le prime avvisaglie di datori di lavoro che vorrebbero far portare il carico di questa nuova politica monetaria ai propri dipendenti. Sebbene a prima vista questa situazione possa apparire favorevole per il frontaliere, vi è piuttosto il rischio concreto che i datori di lavoro, appellandosi alle difficoltà del settore, chiedano al frontaliere una riduzione dello stipendio attraverso misure come il pagamento dello stesso in euro. Giocare al ribasso sui salari dei frontalieri porterebbe inoltre alla grave conseguenza di aumentare il divario con i salari dei residenti, situazione questa contro la quale da tempo il sindacato combatte con ogni mezzo (denuncia di dumping, verifiche aziendali, black list...). Ci si attende dunque che questa decisione venga affiancata da misure di sostegno e di controllo a tutela di tutti i lavoratori e le lavoratrici.
rischi per il commercio librario Grosse difficoltà si intravedono anche per il mercato librario svizzero. Se l’euro rimane così debole, le case editrici svizzere avranno perdite importanti a causa del calo delle esportazioni nell’eurozona. Se prima 1 milione di fatturato in Germania nel bilancio si rifletteva con 1,2 milioni di franchi, con il corso attuale viene creato un deficit di 200’000 franchi. Questo dopo che la quotazione euro/ franco già nel 2010 si era ridotta da 1,50 a 1,20 franchi. In cinque anni dunque gli editori che esportano all’estero dovrebbero reggere una perdita di guadagno di oltre un terzo. Come si svilupperanno i prezzi dei libri in Svizzera a queste nuove condizioni sarà tutto da vedere. Una cosa è certa: questi prezzi finiranno sotto pressione. Chi invece beneficia di questi nuovi sviluppi – ancora una volta – è Amazon, che adesso potrà spedire le sue forniture in Svizzera a prezzi ancora più vantaggiosi. Ne approfitteranno anche le librerie svizzere che ordinano attraverso assortimenti o magazzini centrali tedeschi. In questo settore ne usciranno vincenti anche le case editrici orientate localmente, che producono a basso prezzo nell’eurozona ma che vendono soprattutto in Svizzera. Come sempre vinti e vincenti, ma syndicom si impegna affinché i vinti non debbano essere i lavoratori. (red)
Mondo dell’informazione Attualità | 5
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 dirit ti fondamentali
no comment
Una libertà, un cardine della democrazia, una professione
Barbara Bassi Articolo apparso sul Corriere del Ticino.
... dal blog
© MIKE SOMMER
© DEMIR SÖNMEZ
Il riquadro della vignetta
Essere uccisi perché si fanno i disegnini non ha senso. Non si riesce nemmeno a decifrare dei contorni logici per un gesto simile. Non si tratta di religione, il fanatismo non ha più a che vedere con la religione. Il fanatismo è qualche cosa che va oltre, che distrugge qualsiasi possibilità di dialogo. Nello stesso tempo è un gesto che permette di aprire tutti i cancelli di ideali perversi. Sangue chiama sangue. L’estremismo della chiusura (su tutto e tutti) si può alimentare approfittando dell’occasione per sputare su chi magari non è coinvolto. Basta il gesto isolato di pochi per poter aumentare l’odio di molti. Lo si può notare vedendo la reazione dei diversi partiti estremisti, che con poche frasi tendono a offrire slogan e parole ad effetto per seguire quest’onda anomala. Ed è proprio lì che la satira lavora, in modo dissacrante, a volte troppo duramente e alle volte troppo poco. Saltella davanti alle assurdità, al potere, alla religione e a tutti gli atteggiamenti che ci caratterizzano come essere umani. Rielabora i fatti e li ripropone in chiave trasparente firmandola con una risata. Si può essere d’accordo o meno. Ma è lo schiaffo necessario per ridare fiato a chi sta urlando troppo. Ma la satira serve ancora? Le piazze d’Europa hanno dato un segnale che la satira non solo è utile, ma necessaria. In effetti, basta dare un occhio in quali paesi qualsiasi forma di satira è vietata per capire anche quanto la libertà d’espressione e di democrazia siano prese in considerazione. Dire che tutta la satira è giusta o sbagliata non penso sia il modo corretto di vedere come stanno le cose. Bisogna guardarla con gli occhi giusti. Per capire delle vignette o dei testi scritti serve una chiave di lettura giusta, la satira serve a far riflettere, non impone mai un determinato punto di vista. Si potrebbero scrivere libri interi su alcune vignette, e paradossalmente la vera forza è quella, che in pochi tratti alcuni autori riescono a condensare innumerevoli parole. Sono sentimenti che stupiscono: vedere che un semplice tratto ha condannato Wolinski, Charb e tutte le persone che si trovavano nella sede di Charlie Hebdo. Perché disegnavano quello che pensavano, perché ridevano, ridevano della vita, della religione, della politica, del sesso e del fanatismo. Non avrei mai pensato che si potesse morire per una matita. Articolo pubblicato sul blog Vitadamicha, michadalcol.blogspot.com
© OLIVIER PÀGES
che lavoravano come giornalisti, la cui cifra esatta non è nota – solo nelle zone di guerra tuttavia ne risultano una trentina. Si contano poi 178 giornalisti in prigione, 119 rapiti, 139 esiliati, 853 arrestati e 1846 (!) aggrediti o minacciati – anche qui da aggiungere gli assistenti e i blogger, che parrebbero essere in questo caso un numero quasi equivalente. Donne e uomini che svolgevano il proprio lavoro, raccontando la vita dei loro paesi. A questi poi bisogna aggiungere tutti coloro che, pur non pagando un prezzo di sangue o con la loro libertà, sono impossibilitati a svolgere il loro lavoro perché più o meno velatamente censurati (succede purtroppo ancora anche nei paesi democratici). Questo comporta annichilimento per taluni e fuga dalla professione per altri, sempre e comunque una perdita del valore di autorevolezza professionale. Tutti costoro hanno scelto di essere una voce per raccontare, informare, denunciare. Il lavoro che devono svolgere è quello di traghettatori delle informazioni verso i lettori, gli ascoltatori e i telespettatori. Nel scegliere i temi, svilupparli e approfondirli devono contribuire a una maggiore comprensione della realtà e devono avere il coraggio di puntare il dito gridando “l’imperatore è nudo” come il bambino nel racconto di Andersen. A molti potrebbe sembrare una professione da sogno o da racconto cinematografico e in parte lo è; in pochi si rendono conto, a volte neanche i giornalisti stessi, della enorme responsabilità che hanno. Sono una parte fondamentale affinché il delicato e complesso meccanismo democratico possa funzionare. Per questo l’informazione non deve essere vista come un bene qualsiasi bensì un bene primario che necessita le dovute tutele. Quindi chi esercita questa professione deve essere messo in condizioni di farlo al meglio. È per questo che anche in Svizzera, se si vuole davvero onorare la memoria dei caduti di Parigi e del mondo, è necessaria una legge sui media degna di questo nome che permetta di conservare una effettiva pluralità di informazione. E affinché questo possa avvenire, alla base di tutto deve esserci la tutela della professione di giornalista. Perché se Charlie muore, muore una voce e con lei facciamo un passo verso la morte anche noi.
© DEMIR SÖNMEZ
Continua da pag.1
Micha Dalcol, grafico, membro del comitato di comunicazione visiva di syndicom
6 | syndicom Dalle professioni
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 let tera di un let tore
gruppo NZZ Print
La direzione ha aggirato la procedura di consultazione
Il 9 gennaio si è conclusa la procedura di consultazione in merito alla possibile chiusura della tipografia NZZ di Schlieren. Il personale è ora in attesa della risposta da parte del consiglio di amministrazione. La petizione con 1000 firme e i documenti presentati saranno sufficienti per annullare questa assurda decisione? Nina Scheu
sull’articolo “Abuso di fiducia” apparso nel N. 13 di syndicom - il giornale, 7 novembre 2014 Obbligatorietà generale Posso capire benissimo la frustrazione di syndicom riguardo al rifiuto dell’obbligatorietà generale da parte di Viscom. Mi permetto però di fare qualche critica al sindacato. Dopo le trattative CCL syndicom-sos ha pubblicato sul suo sito web il seguente commento: «L’obbligatorietà generale, fatta passare come una vittoria, potrebbe rivelarsi un boomerang. Ancora non è chiaro se la dichiarazione mai arriverà. Infatti manca ancora l’approvazione della Segreteria di Stato dell’economia (Seco). Per caso qui si è agito con “leggerezza”?». Sì, syndicom ha fatto proprio questo. E in compenso però ha accettato un prolungamento dell’orario di lavoro. Se mi permettete, questo lascia quantomeno perplessi, e mi domando come si voglia fermare la perdita di iscritti se si agisce così. Richard Frick, syndicom-sos
Replica di syndicom Ringraziamo il nostro collega per il suo intervento. Ma non è che ora noi ci crogioliamo nella delusione, standocene con le mani in mano. Nonostante la politica di ostruzionismo praticata da Viscom noi continuiamo a lavorare alla realizzazione della DOG. Prima della pausa natalizia abbiamo tenuto un altro incontro con la SECO, per verificare come portare un po’ di dinamismo nel processo DOG. La SECO entro la fine di gennaio presenterà delle nuove proposte. Nonostante Viscom sia un’associazione che non si vergogna di ignorare degli accordi presi, noi non molleremo! Angelo Zanetti, segretario centrale divisione industria grafica e imballaggio e Roland Kreuzer, responsabile settore media, syndicom il Ceo Veit Dengler affronta i manifestanti ∙ Protesta in Falkenstrasse a Zurigo.
Più di un migliaio di persone, tra cui i dipendenti della tipografia, ma anche numerosi membri della redazione del gruppo NZZ e molti parlamentari, hanno firmato una petizione per il mantenimento della tipografia NZZ di Schlieren. Il 19 dicembre, un centinaio di loro si è presentato davanti all’edificio principale sulla Falkenstrasse di Zurigo per dire personalmente al CEO Veit Dengler ciò che pensano della sua decisione di chiudere questa tipografia produttiva e dalla lunga tradizione. Dengler ha ascoltato impassibile i discorsi della commissione aziendale e del personale e ha ribadito al microfono dei giornalisti ciò che aveva già affermato a più riprese: la stampa del giornale costa denaro che desidera evidentemente investire altrove.
Fermento at torno al caporedat tore e alla procedura di consultazione Mentre il presidente del consiglio di amministrazione Etienne Jornod volava nuovamente verso la Thailandia, dopo aver interrotto il giorno prima il suo soggiorno per farsi spiegare dai capisezione del suo giornale perché l’idea di nominare Markus Somm come caporedattore della NZZ avesse provocato un’ondata di indignazione presso l’opinione pubblica, durante le feste i rappresentanti del personale si sono messi a studiare i documenti della procedura di consultazione. Tali documenti erano stati dati loro in visione affinché elaborassero delle proposte da indirizzare alla direzione per evitare il licenziamento collettivo previsto a Schlieren. Al termine della procedura di consultazione, il 9 gennaio, hanno presentato alla direzione un documento voluminoso che prova che la chiusu-
ra della tipografia NZZ a Schlieren non è solo inutile dal punto di vista economico, ma anche infondata.
Un successo commerciale Il gruppo NZZ guadagna oggi 6 franchi su 7 con i prodotti stampati. I prodotti digitali sono ancora ben lontani dal generare anche la benché minima parte del profitto derivante dai prodotti stampati. La capacità produttiva del centro stampa di Schlieren è ottima. Dal 2011 le cifre seguono un andamento crescente. Se la tipografia non è sfruttata al 100%, lo si deve al fatto che la direzione della NZZ promuove da anni solo canali digitali. Per questo fiore all’occhiello dell’economia liberale da ben 235 anni, il licenziamento di 125 dipendenti fedeli e fidati equivale a una dichiarazione di fallimento e assesta un duro colpo alla sua immagine di datore di lavoro esemplare. NZZ-Print gode inoltre nell’agglomerato di Zurigo del miglior collegamento logistico alle infrastrutture ferroviarie e stradali. Il sito che appartiene al gruppo NZZ ha ancora del potenziale. Cosa che non vale né per il centro stampa Bubenberg, nelle mani di Tamedia, né per la tipografia Adligenswil detenuta da Ringier nella regione di Lucerna.
Aggirata la procedura di consultazione Lo scopo di una procedura di consultazione consiste nel presentare alle commissioni del personale delle alternative al licenziamento collettivo previsto. Tuttavia, una procedura di consultazione rispetta le disposizioni di legge solo se il risultato è aperto. Quindi solo se non crea dei vincoli che rendono impossibile qualsiasi altra decisione. Ma proprio tali vincoli sono stati ripetutamente creati: tramite informazioni prelimina-
ri alla clientela e anche fissando appuntamenti che anticipavano la decisione del consiglio di amministrazione. Già il 25 novembre, in occasione della comunicazione della decisione provvisoria di chiusura, tutti i clienti sono stati informati che a partire da giugno 2015 i loro giornali non sarebbero più stati stampati a Schlieren. Non c’è da stupirsi se il giorno successivo si sia fatta avanti la concorrenza per tentare di proporsi a questi giornali… con un certo successo.
Investimenti pretestuosi Nulla giustifica in modo credibile gli «investimenti nell’ordine di decine di milioni» incessantemente invocati. Sono state avanzate come motivazione delle voci di bilancio inutili o che non possono essere addebitate direttamente alla tipografia. Ad ogni modo le commissioni aziendali e del personale hanno constatato che i motivi della chiusura addotti erano infondati e in parte inesatti o basati su un approccio esclusivamente a breve termine.
Un regalo per la concorrenza?! Nel caso di una esternalizzazione come la prevista delocalizzazione della stampa del giornale nella tipografia Bubenberg di Tamedia, dei manager ben formati dovrebbero stendere costantemente l’elenco di tutti i vantaggi e gli svantaggi. Nel caso in questione viene però preso in considerazione solo l’aspetto finanziario. Gli svantaggi e i rischi non vengono invece né citati né quantificati come costi. Eppure sarebbero numerosi. A cominciare dalla totale perdita di controllo in materia di termini di chiusura, di processi di produzione, di contenuto (la concorrenza del Tagi saprebbe ciò che verrebbe pubblicato il giorno
Preavviso Conferenza di divisione dell’industria grafica e imballaggio (IGI) Sabato, 11 aprile 2015, ore 10.30 - 15.40 max. Segretariato regionale syndicom, Looslistrasse , Berna Alla conferenza sono invitati tutti i membri della divisione IGI. Il diritto di voto però ce l’hanno soltanto i soci che lavorano in un’azienda della divisione, i membri del comitato di divisione IGI e due membri pensionati e due membri disoccupati per grande regione. Viscom disdirrà il CCL per la fine del 2015? È molto probabile che Viscom disdirrà il contratto collettivo di lavoro (CCL) 2013 dell’industria grafica per la fine del 2015. Per questo al centro dell’incontro vi sarà la discussione sulla nostra strategia CCL sindacale. • Valutazione della situazione attuale nelle aziende e nella divisione e del CCL: stato dell’attuazione dell’obbligatorietà generale • I nostri obiettivi e la nostra strategia per il CCL • Mobilitazione per un nuovo CCL; formazione di un comitato di mobilitazione Come da art. 5 cpv. 2 del regolamento di divisione IGI, le proposte vanno motivate e inoltrate per iscritto entro e non oltre sei settimane prima della relativa conferenza. Le proposte vanno inviate ad Angelo Zanetti, segretario centrale della divisione IGI presso il segretariato centrale entro venerdì 27 febbraio: angelo.zanetti@syndicom.ch. I partecipanti alla conferenza di divisione IGI riceveranno per tempo l’ordine del giorno. Le iscrizioni e/o le disdette vanno segnalate entro venerdì 2 aprile 2015 all’amministrazione del settore media a Caroline Vogt, caroline.vogt@syndicom.ch oppure per telefono allo 058 817 18 72.
dopo nella NZZ) e di costi, senza contare la perdita di qualsiasi flessibilità strategica in futuro. Dal punto di vista degli azionisti, la decisione di delocalizzazione è anch’essa un brutto affare. In caso di chiusura della tipografia di Schlieren bisogna mettere in conto un importante ammortamento. Tamedia approfitterebbe inoltre delle nuove rotative della NZZ che verrebbero cedute a un prezzo irrisorio sebbene alcune di esse siano state acquistate nel secondo semestre del 2014. Finora le commissioni aziendali e del personale hanno preteso il ritiro della decisione di chiusura, ma ora chiedono quantomeno di rimandare la decisione affinché gli azionisti contribuiscano al finanziamento oppure la situazione contrattuale pos
sa essere rivalutata con altre aziende. Attualmente esse sono in attesa di una risposta da parte della direzione, così come 184 dipendenti della tipografia NZZ – di cui 125 rischiano che la disoccupazione sia la loro unica prospettiva. In ogni caso, syndicom resterà al fianco dei dipendenti interessati sia per negoziare un piano sociale sia che decidano di esprimere la loro resistenza. Ma, preferibilmente, stappando delle bottiglie di champagne nel caso in cui la direzione ritorni sulla sua decisione.
Maggiori informazioni sulla protesta contro la chiusura della tipografia e sui documenti della procedura di consultazione al sito www.syndicom.ch/news
Sindacato dei media e della comunicazione Gruppo d’interesse Donne www.syndicom.ch
Speciale Giornata delle donne 2015 donne nel sindacato
Parità salariale
È ora di applicare l’articolo costituzionale che garantisce l’uguaglianza salariale pag.
2
concorso
Da sempre syndicom volge il suo sguardo anche verso le donne pag. 3
Metti alla prova le tue conoscenze e potrai vincere un premio
pag. 4
grande manifestazione in piazza federale
Il 7 marzo tutte e tutti a Berna! Udite udite, una novità c’è riguardo a questa situazione illegale. I datori di lavoro hanno tirato fuori dei nuovi spunti interpretativi. Pensiamo per esempio al capo dei datori di lavoro Müller, che in primavera ha affermato che la differenza salariale è da ricondurre all’atteggiamento interiore delle donne. Esse infatti non sarebbero pronte a sobbarcarsi di maggiori fatiche. In altre parole, le donne sarebbero troppo pigre, e per questo esse guadagnano meno, giustamente. Facciamo vedere a questi signori di che pasta siamo fatte. Mostriamo loro quanto possiamo essere “scomode” unendoci in una grossa manifestazione a Berna il 7 marzo. Nel pacchetto federale di smantellamento sulla riforma della vecchiaia 2020 la parità invece viene interpretata in tutt’altra maniera. Se le donne già guadagnano di meno per tutta la vita, prestando la maggior parte del lavoro non retribuito per poi avere anche la sfacciataggine di diventare più vecchie degli uomini, allora almeno aumentiamo la loro età pensionabile. Questa sì che è una giustizia degna di questo nome. Con l’immediato aumento dell’età pensionabile le rendite delle donne vengono ridotte di 1,1 miliardi all'anno. Ma questo è solo uno dei vari tagli contenuti nel pacchetto. È anche previsto che il tasso di conversione della LPP venga abbassato dal 6,8 al 6 per cento. Questo anche per gli uomini. Il tutto lo si vuole compensare aumentando le detrazioni salariali e l’imposta sul valore aggiunto. La Confederazione inoltre vuole ritirarsi ampiamente dal finanziamento dell’AVS, proprio ora che l’AVS avrebbe bisogno di più soldi a causa dello sviluppo demografico. Con una forte mobilitazione il 7 marzo, noi tutti e tutte possiamo protestare e sottolineare che i sindacati non accetteranno nessun taglio all’AVS. Questa manifestazione non riguarda solo le donne. Se riusciamo a riempire la Piazza federale daremo un forte segnale rimarcando la combattività dei sindacati: per salari equi • • per una forte AVS • per il disbrigo condiviso tra uomo e donna del lavoro non retribuito per la società.
© S YNDICOM
Il tema della parità salariale negli ultimi tempi ci è quasi venuto a noia. La nostra Costituzione da ben 33 anni garantisce, per un lavoro di uguale valore, il diritto delle donne allo stesso salario degli uomini. In fondo sarebbe una cosa ovvia! Sta di fatto invece, che anche nel 2014 le donne hanno guadagnato in media il 19% in meno. In questo modo alle donne vengono sottratti ogni anno 7,7 miliardi di franchi. Periodicamente la cosa viene deplorata e ridiscussa fino a non poterne più. Senza però mai riuscire a far cambiare nulla.
tut te unite alla manifestazione delle donne a berna • È ora che la parità salariale venga effettivamente applicata.
intervista ad Angela Kindlimann
Avere la possibilità di crearsi la propria vita Sia nel Comitato della divisione editoriale, che in qualità di vicepresidentessa della Commissione donne, Angela Kindlimann si impegna al massimo in tutto ciò che fa.
Per questo faccio appello a tutte e tutti voi: venite a Berna il 7 marzo. Adesso vogliamo di più!
In qualità di membro sei molto attiva. Perché ti impegni in particolare per la parità fra uomo e donna?
Bernadette Häfliger Berger, vicepresidentessa syndicom Appuntamento: 7 marzo 2015, ritrovo 13.30 alla Schützenmatte, Berna. Punto di convergenza finale Piazza federale. Adesioni e info manifestazione: www.syndicom.ch ∕ 7marzo
Angela Kindlimann editrice di libri e vicepresidentessa della Commissione donne
Ho 29 anni, lavoro come rappresentante editoriale e ho a che fare soprattutto con signori dell’età di mio padre. Già questo fatto è uno stimolo ad impegnarmi al massimo. In seno al
sindacato sono vicepresidente del GI Donne e, in generale, sono attiva un po’ dappertutto. Ho le capacità e la possibilità di occuparmi di queste cose. Ritengo pertanto di avere una certa responsabilità nei confronti della società.
Quali obiettivi persegui con il tuo impegno sindacale? Non si tratta solamente di obiettivi sindacali, bensì anche di carattere sociale. Se tutti vogliamo veramente la parità fra › continua a pag. 2
2 | Speciale Giornata delle donne 2015 basta discriminazioni!
Il lungo cammino verso la parità salariale Nonostante una legge sulla parità, in Svizzera le donne percepiscono ancora un salario minore di quello dei loro colleghi uomini. L’eterno problema della disparità salariale deve finalmente essere risolto.
Secondo l’articolo 8 della Costituzione, le donne dal 1981 hanno diritto a uno stipendio uguale per un lavoro di uguale valore a quello dei colleghi uomini. La legge sulla parità tra i sessi del 1996 avrebbe dovuto fare in modo che questo articolo non rimanesse una vana affermazione, ma che fosse davvero realizzato. Ciò nonostante le donne da allora sono ancora in attesa: la differenza salariale tra uomo e donna ammonta al 23,6 per cento ed è relativamente stabile da diversi anni. Sebbene non tutta la differenza possa essere considerata come discriminatoria – circa tre quinti si spiegano attraverso fattori come formazione, interruzioni di lavoro e grado d’occupazione – essa rimane comunque ingiusta. Le interruzioni di lavoro e le occupazioni part-time spesso significano che le donne si caricano della maggior parte del lavoro non retribuito. Per stare dietro a bambini, casa e per assistere familiari, esse rinunciano alla carriera e in più vengono penalizzate sul versante dello stipendio. Tuttavia due quinti della disparità salariale rimangono ancora senza spiegazione: dunque una donna solo perché è donna in media guadagna l’8,7 per cento in meno di un uomo con la stessa qualifica e che svolge lo stesso lavoro. E questa è una chiarissima discriminazione salariale.
La verifica su base volontaria non basta più Anche il dialogo volontario sulla parità salariale non è riuscito a cambiare queste pratiche incostituzionali: invece delle 100 aziende auspicate hanno partecipato al dialogo appena la metà − di conseguenza
© SGB
Regula Bühlmann*
barret ta energetica per l’ultimo miglio • Le donne dell’USS sostengono la proposta della consigliera federale Simonetta Sommaruga.
questa misura deve essere considerata un fallimento. Nonostante tutto, l’economia e i datori di lavoro continuano ancora a puntare su provvedimenti su base volontaria rifiutandosi con unghie e denti a sottomettersi a regole più concrete. Questo fatto è preoccupante: le leggi vanno rispettate, e chi considera la legge sulla parità tra uomo e donna una libera volontà calpesta lo stato di diritto. La Confederazione dovrebbe impegnarsi molto di più per far rispettare la legge sulla parità. L’autorità proposta dalla Sommaruga ai fini del controllo della parità salariale è un primo passo in questa direzione. E perderà la sua validità il principio secondo cui non si deve parlare di salari: il risultato delle analisi verrà pubblicato nel rapporto annuale, senza tuttavia menzionare l’entità di un’eventuale differenza salariale riscontrata.
Il lavoro gratuito delle donne
Tut te/i a Berna
La disparità tra gli stipendi femminili e maschili ha enormi conseguenze sulle pari opportunità: finché la perdita di guadagno degli uomini sarà più grande di quella delle donne, non cambierà mai nulla nella ingiusta ripartizione tra lavoro retribuito e non retribuito. Nel 2010 le donne hanno prestato un lavoro non retribuito di assistenza dei bambini e dei malati (se si guardasse a tutti questo dato salirebbe) del valore di 69 miliardi di franchi, quasi quattro volte quello che lo Stato, i Cantoni e i Comuni hanno intascato di imposte dirette sulle società. L’economista Mascha Madörin, che ha raccolto e analizzato questi numeri, qui giustamente parla di una tassa reale che le donne pagano anno dopo anno.
I primi a combattere sul fronte contro la disparità salariale sono i sindacati. Alla manifestazione del 7 marzo essi, insieme a molte organizzazioni femminili, inviano un grosso segnale per far rispettare questa parità. Ma l’impegno dei sindacati va ben oltre: infatti le donne sono sovrarappresentate nei rami dei bassi salari (servizi, assistenza, commercio al dettaglio) dove non ci sono dei contratti collettivi di lavoro a garantire degli equi salari minimi. Molte tra esse appartengono ai working poor. È stato dimostrato che un CCL che disciplina dei salari minimi può ridurre le differenze salariali tra uomini e donne. E allora forza!
minazione sul lavoro, direi che io vivo in piena parità fra uomo e donna.
Quali effetti può produrre la parità fra i sessi?
INTERVIsta ad Angela Kindlimann Continua da pag. 1 uomo e donna, perché non l’abbiamo ancora raggiunta? Per esempio, mi impegno in syndicom a sensibilizzare le persone per una trasparenza salariale. Dal punto di vista femminista desidero cancellare l’immagine “ottusa” del femminismo. Ci sono certo donne che, di volta in volta, possono divenire molto rigide; non escludo del tutto nemmeno me stessa.
E nella tua vita privata che ruolo ha la parità? Anche nella cerchia dei miei amici sono molto attiva, qualcuno di loro a volte trova snervante che io insista su delle inezie. È importante che si dica architetta, dottoressa, anziché usare la forma maschile. A prescindere, naturalmente, dalla discri-
Dove sei stata oggetto di discriminazione? Conosco il sistema salariale nell’azienda dove lavoro e so che finanziariamente godo di un trattamento pari a quello dei colleghi maschi. Ma di recente, in Germania, ho partecipato ad una conferenza di rappresentanti editoriali e il direttore delle vendite mi ha presentata come assistente del mio capo, con un uomo non l’avrebbe fatto. Io svolgo lo stesso lavoro del mio capo.
«Sono stata presentata come assistente del mio capo, ma io svolgo il suo stesso lavoro».
Per me la parità significa che ogni donna e ogni uomo hanno la possibilità di realizzare la propria vita come meglio credono. Cioè, se una donna desidera vivere secondo il “modello classico", deve poterlo fare. Lo ritengo molto importante. Ma anche l’altro modello di vita deve essere fattibile. Anche gli uomini devono poter lavorare a tempo parziale.
Tamara Gerber
* Segretaria centrale per le politiche paritarie dell’Unione sindacale svizzera (USS)
Giornata delle donne 2015 Speciale | 3 Illustrazione pubblicata su “Le Courrier”
Il sindacato per le donne La parità in molte aziende e in molti rami è ancora un obiettivo lontano. Affinché possa essere realizzata c’è bisogno di un sindacato che lotti a favore di più diritti e più giustizia per le donne.
Intervista a Sandra Guignard
Franchezza e coraggio qualità da affermare
L'argomento della parità sta molto a cuore a syndicom e influisce sulle attività di politica sindacale delle divisioni e dell'intera organizzazione. Le donne rappresentano un terzo dei nostri iscritti. Insieme a loro syndicom si impegna a tutti i livelli in favore di salari uguali per un lavoro uguale, delle pari opportunità e di una migliore conciliabilità tra lavoro e famiglia.
Per esempio così: • Alla Posta abbiamo ottenuto un ampliamento delle misure a favore della custodia dei bambini. • A Swisscom nelle prossime trattative CCL metteremo al centro la conciliabilità tra lavoro e famiglia. • Nel commercio dei libri con il nuovo CCL OF ∕ Thalia siamo riusciti a migliorare le condizioni di lavoro soprattutto di molte donne. • Nell’industria grafica i salari minimi raggiunti aiutano soprattutto le donne dai salari più bassi ad arrivare a un salario decente. • La commissione delle donne syndicom partecipa attivamente a discussioni e consultazioni sul tema della parità e organizza eventi formativi in questo ambito.
La parità ha bisogno del tuo impegno e tu hai bisogno di un sindacato attivo. Vuoi saperne di più? Vuoi diventare una nostra affiliata? contat to Angela Zihler, segretaria centrale per le donne frauen@syndicom.ch
Sandra Guignard è fotografa e co-fondatrice nel 2009 di «Le Studio Survolté» a Losanna. La sua formazione l’ha conseguita all’ECAL di Losanna.
Cosa significa per te l’uguaglianza? Per me uguaglianza vuol dire che davanti a capacità e competenze uguali non si fa alcuna differenza di trattamento; per esempio a livello salariale. Niente giustifica il fatto per cui un lavoro e una disponibilità equivalente non vengano remunerati con lo stesso salario. Oggi il vecchio modello familiare è obsoleto e va assolutamente rinnovato; le donne non vengono più mantenute dagli uomini. Se penso ai miei amici, non ne conosco uno che funzioni secondo questo antico modello.
Nella tua pratica professionale, sei stata confrontata con dei casi evidenti di disparità?
Siccome lavoro come autonoma non ho delle basi per fare dei confronti; piuttosto intrattengo delle relazioni di amicizia e di lavoro con altre donne, ma è difficile percepire o vedere delle potenziali differenze con i miei colleghi e concorrenti. Ognuno decide la sua tariffa in funzione della sua esperienza, della domanda del mandatario e del materiale che ha a disposizione!
Che cosa ti ha sensibilizzato verso la problematica? Sono generalmente molto allergica alle ingiustizie. Di conseguenza, le disparità palesi mi scioccano! Diversi anni fa, quando ero ancora una stagista, una collega nonché
Esistono figure femminili che ti hanno segnato o ispirato? Non conosco abbastanza le grandi figure femminili della storia, ora così spontaneamente non me ne viene in mente nessuna. Ma direi che il metodo di Simone de Beauvoir con il suo manifesto dei 343 sia ammirevole; la franchezza e il coraggio sono delle nobili qualità che le donne si sono a poco a poco riconosciute e che oggi si permettono di affermare. Le donne che ho in testa più che altro sono donne che conosco, di tutte le generazioni e le cui capacità di adattamento e di organizzazione sono notevoli; io ammiro tutte queste donne confrontate con le doppie gior-
«Sono generalmente molto allergica alle ingiustizie. Di conseguenza, le disparità palesi mi scioccano!». amica mi aveva parlato della grossa differenza di salario tra lei e i suoi colleghi maschi, e la cosa mi colpì molto. Non sono sicura che ci sia un legame diretto con questo fatto, ma durante gli studi lo avevo preso anche come soggetto di una locandina nell’ambito di una rappresentazione grafica.
nate, che riescono a far progredire le cose sia sul piano privato sia su quello professionale e che sanno rimanere accessibili senza essere assolutamente meno competenti! Esse mostrano un’altra via…
Tamara Gerber
4 | Speciale Giornata delle donne 2015 intervista a Roland Lamprecht
La parità riguarda tutti Mi sarebbe piaciuto ridurre il lavoro, ma non avrei potuto mantenere la mia posizione. All’inizio ci avevo quasi pensato, però il mio lavoro mi piace troppo. Mia moglie mi sostiene molto, ma ho dovuto lasciare indietro i miei hobby.
Roland Lamprecht ingegnere nel settore vendite E-Services a PostFinance e delegato syndicom Non solo le donne danno il loro contributo alla parità, anche gli uomini fanno la loro parte. Un uomo che prende le cose sul serio è Roland Lamprecht. Tu come riesci a conciliare famiglia e professione? Semplice: privandomi del sonno. Ogni mercoledì pomeriggio sono a casa e mi occupo solo del mio bambino di due anni e mezzo. Per compensare il pomeriggio libero lavoro un po’ più a lungo la sera, quando lui è già a letto. Il prossimo anno dovrò chiedere giorni di ferie non retribuite per potermi dedicare anche al mio secondo bambino.
Cosa significa per te “parità”? Ambo i sessi possono e devono assumere le stesse responsabilità. Mi sarei sentito veramente messo da parte se non avessi potuto partecipare sin dall’inizio all’educazione di nostro figlio. Sul lavoro funziona così: l’azienda può anche propagandare la parità, ma per realizzarla è ne-
sciare tale incombenza alle donne. Per il resto non posso fare granché. C’è da dire che nella nostra ditta il salario è uguale per uomini e donne, tuttavia a livello direzionale le donne sono sempre in minoranza. Per influire su questo dato di fatto sono indispensabili le quote rosa, finché non si raggiungerà un equilibrio. Le quote rosa sono impopolari, ma costituiscono un mezzo per raggiungere lo scopo.
Guadagni come tua moglie? Mia moglie è bibliotecaria e svolge un lavoro tipicamente femminile, mentre io sono un
«Io sono in grado di produrre più bonus di quanto guadagni mia moglie in tutto l’anno». cessario smuovere le acque e la ditta spesso non lo permette proprio.
Come vanno le cose nell’azienda dove lavori? Sul lavoro il mio apporto personale è molto limitato: a pranzo sparecchio il tavolo invece di la-
impiegato commerciale. Io sono in grado di produrre più bonus di quanto guadagni mia moglie in tutto l’anno! Questo non mi quadra. Non posso certo essere migliore di mia moglie a tal punto.
Quiz sull’uguaglianza da quando la costituzione federale garantisce alle donne uno "stesso salario per uguale lavoro"? 2014 1981 1848 a quanto ammonta ancora oggi la differenza salariale tra uomini e donne ? 5% 10% 20% quant'è la percentuale di donne iscrit te a syndicom? La metà Un terzo Un quinto Quanto viene sot trat to alle donne ogni anno a causa della discriminazione salariale? 180 milioni di franchi 3,3 miliardi fr. 7,7 miliardi fr. 1° Premio: Buono Ticketcorner del valore di Fr. 200.– 2°-10° Premio: Hotelcard annuale del valore di Fr. 95.– Completa il quiz online e invialo a: syndicom.ch ∕ 7marzo Termine d'invio: 7 marzo 2015
Intervista: Tamara Gerber
no al risanamento dell’avs sulle nostre spalle!
Vogliono aumentare l’età pensionabile delle donne e vendercela come parità Il Consiglio federale chiede di aumentare l’età pensionabile delle donne. «65 anni per tutti», la richiesta che è stata bocciata già due volte. Doris Bianchi*
Per l’USS (Unione sindacale svizzera) e per i suoi associati è impensabile aumentare l’età pensionabile delle donne. Vogliono risanare l’AVS a spese delle donne facendocela passare per parità. Quando invece qui la parità non c’entra proprio nulla. Possiamo piuttosto parlare di una semplice misura di risparmio che non tiene assolutamente conto delle realtà del mercato del lavoro. Vorremmo sapere infatti quanti sono i datori di lavoro disposti a pagare alle donne lo stesso salario degli uomini? Disposti anche ad assumere donne più in là con l’età e di occuparle fino alla pensione? Questa sarebbe infatti la parità che ci serve da subito.
gno verrebbe quintuplicato non solo per il Consiglio federale ma per tutta la società se le donne avessero finalmente accesso alle pari opportunità sul mercato del lavoro e se potessero pagare i loro contributi AVS sugli stessi salari degli uomini. Il 22% delle donne in età lavorativa attualmente non lavora affatto, quasi il 60% delle donne che va a lavorare lo fa part-time e spesso a salari bassi. Questa situazione non è sempre voluta. A volte mancano le strutture di assistenza che servono per conciliare il lavoro con i doveri familiari. A volte le coppie vengono spinte verso modelli familiari superati, perché magari all’uomo manca la possibilità di ridurre il proprio monte ore per aiutare la donna e madre nelle faccende domestiche e negli obblighi di custodia. Anche la prospettiva di guadagnare di meno nonostante la prestazione di un uguale lavoro e il fatto di avere meno possibilità di fare carriera spesso scoraggia ed è frustrante per le donne che vorrebbero rientrare nel mondo del lavoro.
Il lavoro gratuito che passa inosservato Modello sorpassato 3,3 miliardi, ecco la cifra che dovrebbe risparmiare la Confederazione soltanto nel periodo di transizione. Ma questo guada-
Le conseguenze di questa politica dei datori di lavoro ostile alle famiglie e alla donna si vedono anche nell’occupazione di donne più anziane. In effetti oltre il 60% di
tutte le donne abbandona il mercato del lavoro prima dei 64 anni, dunque prima di aver raggiunto la regolare età pensionabile. E anche qui rientrano in gioco gli obblighi familiari. Molte donne sui 60 anni accudiscono i nipotini contribuendo molto a conciliare la famiglia e il lavoro delle generazioni più giovani. Altre donne curano i propri genitori o suoceri malati o si dedicano al partner bisognoso. L’aumento dell’età pensionabile delle donne disconosce queste realtà sociali e dimentica che queste donne lavorano spesso gratuitamente dando un grosso contributo al benessere collettivo.
Rendite basse La conseguenza di un’attività lavorativa ridotta, di assenze anche lunghe dal lavoro e di salari più bassi per le donne è che esse oggigiorno percepiscono rendite di vecchiaia assai più basse degli uomini. Non nell’AVS, dove grazie alla ripartizione dei redditi, ai crediti educativi e di assistenza viene tenuto conto anche del lavoro non retribuito. Ma nella previdenza professionale, dove le rendite di quelle donne, che già possono ritenersi fortunate di ricevere una pensione dalla previdenza professionale, sono notevolmente più basse di quelle degli uomini. Ora secondo alcuni le don-
ne dovrebbero pagare un anno di più per percepire le prestazioni un anno di meno. L’aumento dell’età pensionabile come misura di risanamento dell’AVS diventa di conseguenza ingiusta. Il peggioramento della condizione pensionistica delle donne va rifiutato con grande determinazione. Per migliorare le pensioni delle donne bisogna piuttosto ampliare l’AVS.
* Segretaria centrale per le assicurazioni sociali all’Unione sindacale svizzera (USS)
impressum redazione: Tamara Gerber, Bruno Schmucki layout: Daniela Raggi correzione: Petra Demarchi stampa: Ringier Print Adligenswil, Postfach 3739 6002 Luzern, www.ringier.ch editore: syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33 Postfach 6336, 3001 Bern Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch www.syndicom.ch
Posta Confederazione | 7
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 questioni di libero mercato
I pacchi federali saranno presto recapitati da fornitori di servizi postali esteri
La Confederazione spedisce ogni anno 400 000 pacchi. Presto potrebbe essere un’azienda estera a recapitarli. Dato che La Posta Svizzera è ora una società privata, la Confederazione ha indetto un concorso pubblico per determinare chi si occuperà delle spedizioni. Mischa Aebi * Appalto per il recapito dei pacchi della Confederazione
© DIE SCHWEIZERISCHEPOS T
Quali criteri di attribuzione?
La Posta Svizzera è un’azienda pubblica. Pertanto finora era normale che effettuasse la maggior parte dell’invio dei pacchi dell’Amministrazione federale. Jonas Spirig, portavoce dell’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica, riferisce che sono circa 400 000 i pacchi spediti da tutti gli uffici federali a destinatarie e destinatari all’interno della Svizzera. Si tratta per lo più di pacchi contenenti documenti di varia natura.
L’aggiudicatario potrebbe assumersi l’intero invio Presto non sarà probabilmente più La Posta Svizzera, bensì un gruppo estero a essere responsabile dell’invio dei pacchi ufficiali. Infatti, l’Amministrazione federale ha indetto per la prima volta un concorso pubblico per la spedizione di pacchi in Svizzera. Tutte le aziende postali – indipendentemente dal fatto che siano statali, private, svizzere o estere – potranno candidarsi per questo grande appalto.
Conseguenza della trasformazione della Posta in SA L’Amministrazione federale dovrà considerare la migliore offerta secondo dei criteri oggetti-
vi. Nel capitolato d’appalto essa fa esplicito riferimento al fatto che sono ammessi al processo di candidatura anche i gruppi postali a prevalenza estera come DPD, una filiale della posta francese, DHL (Deutsche Post) nonché i gruppi americani United Parcel Service e Fedex. Il motivo per cui improvvisamente la Confederazione non affida più i propri pacchi alla Posta Svizzera è un cambiamento difficilmente comprensibile dall’esterno: dall’anno scorso La Posta è un’azienda statale solo di fatto. Dal punto di vista giuridico ora è una società anonima di diritto speciale al 100 %di proprietà della Confederazione. La stessa forma giuridica che hanno ad esempio le FFS.
Vige la solita normativa in materia di appalti pubblici «Questo comporta che i servizi postali non potranno più essere acquistati direttamente dalla Posta Svizzera SA», afferma Jonas Spirig dell’Ufficio federale per le costruzioni e la logistica. Pertanto ora l’appalto deve attenersi alle solite direttive in materia di appalti pubblici. In virtù della nuova veste giuridica, La Posta Svizzera SA è allo stesso
modo un’offerente privata come gli altri fornitori di servizi postali, afferma Spirig.
Il volume dell’appalto ammonta a circa 3 milioni di franchi Si tratta di un volume notevole. Anche se tutti i pacchi ufficiali rientrassero nella più bassa categoria di peso e venissero tutti spediti come posta B, si arriverebbe senza sconti a un importo di 2,8 milioni di franchi. Secondo il capitolato d’appalto circa un terzo dei pacchi ufficiali pesa più di 2 chili. Di conseguenza il volume dell’appalto potrebbe essere superiore. Per La Posta la perdita di questo grande mandato potrebbe, nonostante tutto, essere assorbito bene, in quanto trasporta complessivamente più di cento milioni di pacchi all’anno. La Confederazione ha peraltro indetto un bando di concorso anche per l’invio dei pacchi all’estero. Ma questo non ha comunque una grande incidenza. La Confederazione spedisce infatti all’estero ogni anno “solo” circa 950 pacchi.
In quanto azienda di Stato risultava normale che finora fosse La Posta Svizzera a gestire la maggior parte della spedizione dei pacchi della Confederazione. Il numero annuo di pacchi inviati dai diversi servizi dello Stato federale ammonta a più di 400 000. Presto forse non sarà più La Posta, ma un’azienda straniera come la francese DPD, DHL (Deutsche Post) o le americane UPS e Fedex a recapitare questi pacchi federali. Oppure uno dei loro subappaltatori. A causa della modifica dello statuto della Posta in SA, il 7 novembre la Confederazione ha in effetti indetto un concorso per l’appalto del recapito dei suoi pacchi. Tutte le aziende, private o pubbliche, potranno presentare le loro offerte. La Confederazione sceglierà la migliore offerta in base a “criteri oggettivi”. Temendo che le offerte sotto costo dei concorrenti della Posta possano essere fatte a spese dei dipendenti, il consigliere nazionale socialista vallesano Mathias Reynard ha interpellato il Consiglio federale all’ora delle domande in occasione della corrente sessione invernale. Ha chiesto se «prima di assegnare questo appalto, la Confederazione terrà conto di criteri particolari quali: esistenza di un CCL, riconoscimento del partenaria-
to sociale, formazione di apprendisti, parità salariale o salari minimi». L’8 dicembre la consigliera federale Widmer-Schlumpf gli ha risposto che il bando di gara era stato indetto «conformemente alle disposizioni giuridiche attuali» e «richiede espressamente il rispetto dei principi che regolano tale procedura». L’offerente, e indirettamente i suoi subappaltatori, deve firmare debitamente un modulo. Egli si impegna inoltre a rispettare il contratto collettivo oppure, in assenza di un CCL, le condizioni di lavoro in uso garantendo allo stesso tempo la parità salariale tra uomini e donne. E in caso di offerte equivalenti, l’aggiudicatario prenderà in considerazione il numero di posti di formazione proposti dagli offerenti. Questo suona molto bene sulla carta, ma il problema è che passato il momento della firma di questi bei principi non è previsto alcun controllo per verificarne la reale applicazione e tanto meno sanzioni per l’offerente disonesto che non rispetti i suoi impegni. Per non parlare del controllo della catena di subappalto che molto spesso non serve ad altro che a mettere in atto una catena di deresponsabilizzazione e di degrado delle condizioni di lavoro. Su questo il Consiglio federale non proferisce parola.
* Mischa Aebi lavora alla Berner Zeitung.
editoriale
Insieme in movimento Continua da pag. 1 l’attuale sistema economico, il primo appuntamento dell’anno è fissato per il 31 gennaio. Si tratta di una giornata organiz-
zata dall’Unione Sindacale Svizzera (USS) in cui i lavoratori e le lavoratrici di tutte le federazioni, compresa syndicom, si incontreranno per capire meglio i motivi che stanno alla base del peggioramento delle condizioni di lavoro, ma anche per discutere e confrontare le diverse situazio-
ni lavorative. Ci saranno poi dei gruppi di lavoro in cui ci si potrà esprimere su temi specifici come la tutela della salute, il dumping salariale e le conseguenze delle liberalizzazioni. Altri appuntamenti importanti in agenda nel 2015 sono l’Assemblea regionale fissata per il 18
aprile al centro sportivo di Tenero e la manifestazione nazionale delle donne che si terrà il 7 marzo a Berna. Syndicom Ticino e Moesano è pronto ad affrontare le problematiche che emergeranno in questo 2015 con determinazione e convinzione. Attraverso il nostro lavoro
quotidiano, il vostro sostegno e il sostegno dei colleghi che si uniranno al nostro sindacato siamo certi che riusciremo a dare le giuste risposte in tutti i nostri settori. Uniti siamo forti. Buon inizio d’anno.
Marco Forte Responsabile regionale
8 | syndicom Le professioni
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015
SCOCCA IL 13! commento
13 volte 13
Agli ispettorati del lavoro dei cantoni Argovia, Appenzello esterno, Appenzello interno, Basilea Campagna, Basilea Città, Berna, Friburgo, Glarona, Grigioni, Lucerna, Nidvaldo, Obvaldo, San Gallo, Sciaffusa, Svitto, Soletta, Turgovia, Ticino, Uri, Vallese, Zugo e Zurigo Friburgo e Berna, 13 gennaio 2015 Possibile violazione della legge sul lavoro in materia di attività redazionali
Secondo le informazioni in nostro possesso, abbiamo motivo di credere che le redazioni di diverse imprese attive nel campo dei media non osservino le disposizioni di protezione previste dalla legge sul lavoro. L’inosservanza di tali disposizioni può minacciare la salute dei collaboratori. Esistono numerose indicazioni secondo le quali, nella maggior parte delle redazioni, gli orari di lavoro di giornaliste e giornalisti non sarebbero registrati in modo sistematico e non esisterebbe alcuna documentazione relativa ai tempi di lavoro effettivi. Questo sospetto riguarda unicamente le redazioni di imprese mediatiche private della Svizzera tedesca e del Ticino, in cui giornaliste e giornalisti lavorano senza contratto collettivo di lavoro. Ne sono esplicitamente esclusi: i media e gli editori di lingua francese, le redazioni della Società svizzera di Radiotelevisione e le aziende o le società a lei associate, nonché quelle imprese private attive nel campo dei media, che dispongono di un contratto collettivo di lavoro aziendale. Senza la registrazione della durata del lavoro, il datore di lavoro non è in grado di rilevare in modo affidabile quando è tenuto a prendere dei provvedimenti per la protezione della salute dei collaboratori. Inoltre, nel caso in cui non esista la registrazione della durata del lavoro, è praticamente impossibile impedire le prestazioni di lavoro straordinario oltre il limite dell’orario massimo legale e di compensare – o farsi retribuire – tali prestazioni straordinarie secondo le norme vigenti. Se questo sospetto dovesse essere confermato, i datori di lavoro interessati non adempirebbero sufficientemente l’obbligo di tenere gli atti che documentano la durata del lavoro, conformemente all’articolo 46 della Legge sul lavoro (LL) in combinato disposto con l’articolo 73 dell’Ordinanza 1 concernente la legge sul lavoro (OLL 1), venendo così meno all’obbligo di tutela della salute dei propri collaboratori, ciò che costituirebbe una violazione dell’art. 6 cpv. 1 e 2 della LL. Nel corso degli ultimi 10 anni, le condizioni di lavoro dei giornalisti hanno subito una pressione enorme. Le principali responsabilità di questa situazione sono da attribuire alla mancanza di un contratto collettivo di lavoro per le imprese mediatiche di diritto privato della Svizzera tedesca e del Ticino, alla sempre maggiore efficienza economica pretesa dalle imprese mediatiche quotate in borsa, al calo dei ricavi derivanti dalla pubblicità e all’evoluzione tecnologica, che richiede l’adeguamento delle informazioni per diversi canali analogici e digitali. Ne consegue un enorme aumento della pressione produttiva esercitata sulle redazioni, non compensato da un potenziamento adeguato della capacità lavorativa. syndicom e impressum presentano questa denuncia in qualità di associazioni, per evitare che i singoli collaboratori debbano esporsi in prima persona. È infatti compito delle associazioni impegnarsi per la protezione della salute dei propri soci. Offriamo la nostra completa disponibilità alle imprese mediatiche e alle loro associazioni per cercare delle soluzioni sulla registrazione della durata del lavoro che soddisfino le esigenze del settore, che siano soddisfacenti per tutti gli interessati e che adempiano i requisiti legali. impressum e syndicom sanno bene come devono e vogliono lavorare giornaliste e giornalisti. Gli orari molto flessibili e la registrazione più semplice possibile della durata del lavoro non sono solo nell’interesse del datore di lavoro, ma sono anche espressamente richiesti da molte giornaliste e giornalisti. In talune redazioni, tuttavia, la pressione in termini di prestazioni è talmente alta per molti giornalisti e giornaliste, che una registrazione della durata del lavoro semplificata indurrebbe i collaboratori ad astenersi dal segnare le ore di lavoro effettivamente prestate, a meno che un sistema tecnico adeguato e una prassi aziendale generalizzata lo rendesse necessario. Il timore, infatti, sarebbe quello di essere considerati dai superiori meno efficienti rispetto ai colleghi. Risulterebbe pertanto insufficiente, ad es., un sistema secondo il quale i collaboratori sarebbero tenuti, solo se il caso lo richiede, a notificare le ore supplementari o i tempi di riposo troppo brevi. In certe situazioni sarebbe un inganno, poiché molti collaboratori non potrebbero permettersi, per le ragioni esposte sopra, di notificare le ore supplementari. Le associazioni syndicom e impressum sarebbero favorevoli a un sistema semplificato solo se avessero nel contempo la possibilità, sulla base di accordi di partenariato sociale, di monitorare la protezione della salute dei collaboratori nelle redazioni. Vi ringraziamo anticipatamente per il tempo e l’impegno che vorrete investire a favore della tutela della salute dei giornalisti. Cordiali saluti, Impressum, i giornalisti svizzeri Il direttore: Urs Thalmann
syndicom sindacato dei media e della comunicazione Settore Stampa e media elettronici
©FL
Gentili signore, egregi signori
È passato un anno da quando impressum e syndicom hanno deciso di dare il via alla campagna scocca il 13!. Questa campagna arriva dopo 10 anni di vuoto contrattuale e l’invariato atteggiamento in particolare di Schweizer Medien, l’associazione degli editori della Svizzera tedesca (ma gli editori del Ticino non hanno mai avuto il coraggio di prendere le distanze), di rifiutare un qualsivoglia incontro per riaprire una trattativa sulle condizioni di lavoro per i giornalisti e le giornaliste della carta stampata. Così da gennaio 2014 il 13 di ogni mese sono state fatte delle azioni di vario genere in diverse parti della Svizzera tedesca e del Ticino. Nel nostro cantone in particolare si è fatta il 13 giugno una denuncia delle condizioni di lavoro a seguito di una ricerca voluta da ATG e SSM e sostenuta da syndicom. In agosto, in occasione del Festival del film a Locarno, si è tenuto un incontro pubblico per denunciare la situazione di difficoltà del giornalismo culturale. Il 13 di novembre syndicom Ticino e ATG hanno poi inviato una lettera al Corriere del Ticino e laRegione per chiedere una riapertura dei negoziati per il contratto collettivo. Entrambi gli editori hanno risposto via lettera informando che vi sarebbero stati degli incontri tra editori a livello nazionale e che avrebbero dato ulteriori notizie a inizio anno. In Svizzera interna intanto fra le tante azioni sono state portate avanti le denunce all’ispettorato del lavoro verso due aziende dei media per il mancato rispetto della legge sul lavoro per quel che concerne gli orari di lavoro dei giornalisti e delle giornaliste. Come azione del 13 gennaio 2015, la tredicesima, syndicom e impressum hanno scritto una lettera (pubblicata qui a lato) agli ispettorati del lavoro di ben 16 cantoni, tra i quali il Ticino, cercando di renderli attenti alla problematica appunto del tempo di lavoro e della registrazione del medesimo nelle imprese dei media. Questa tematica non deve essere sottovalutata perché tocca la salute dei colleghi e delle colleghe attivi nei media. In molte testate infatti i giornalisti sono chiamati a svolgere sempre più compiti su diversi mezzi di comunicazione, sia quelli classici che quelli legati alle nuove tecnologie e ai social network. I ritmi di lavoro diventano così sempre più incalzanti soprattutto perché molte redazioni sono andate riducendo il numero di giornalisti in particolare a partire dalla prima crisi della pubblicità del 2008. Il sindacato da tempo registra diversi disagi. Per questo rinnova la proposta di concordare attraverso il partenariato sociale un contratto collettivo di lavoro. Se gli editori continuano a volersi basare solo sulle normative come la legge sul lavoro e il codice delle obbligazioni, il sindacato si troverà obbligato a continuare sulla strada della denuncia come fatto in particolare in questo anno. Barbara Bassi
corsivo
©Z VG
Distruggiamo la NZZ! Correva il mese di gennaio del 2030. Gli ultimi due editori del Paese si guardavano in cagnesco. “È tutta colpa del tuo pensiero del profitto“, borbottava uno. “E tu con le tue pagine ideologiche hai mandato in fuga anche l’ultimo lettore“, controbatteva l’altro. Si stavano scontrando i rappresentanti della Blocher-Swiss-Media (BSM) contro quelli della Commerz-Media AG (CM). Erano i due sopravvissuti alla guerra d’accentramento le cui basi erano state gettate quindici anni prima, alla fine del 2014. Al il grido di battaglia “distruggiamo la NZZ“ la BSM aveva tentato di arrembare la nave ammiraglia dello spirito libero svizzero. E non era stato l’unico tentativo in questa direzione: c’erano giornalisti che sostenevano che dei politici carrieristi del PLR avrebbero aiutato la BSM anche in altri attacchi contro la NZZ, barattando questo sostegno contro un pugno di voti in seno al Consiglio nazionale. L’altro fiore all’occhiello della Svizzera, Le Temps, era stato affondato in una buia newsroom di un’oscura springier-joint venture da una delle case editrici precedenti alla CM, facendo ammutolire anche la voce della Romandia.
Già, una volta nell’associazione pullulavano i piccoli editori, editori locali, regionali e alternativi. Erano i tempi in cui il Consiglio federale istituiva delle commissioni costose destituendole poco dopo perché i rapporti delle stesse arrivavano sempre agli stessi risultati: ovvero la politica doveva promuovere la qualità, cosa che la maggioranza degli editori aveva sempre boicottato con successo. Man mano fu sempre più evidente che il futuro sarebbe appartenuto alla Blocher-Swiss-Media, la nuova voce al Partito, e alla Commerz-Media, la quale riduceva il suo mandato informativo a qualsivoglia offerta e occasione. Così i rumori nel Paese si placarono. Se si prescinde dall’ingenuo chiacchiericcio dei cosiddetti esperti invitati nei talk-show del servizio pubblico, il Paese dopo l’eclissi della NZZ e l’affondamento di Le Temps era caduto in un silenzio tombale. Come per un effetto domino, anche tutti gli altri giornali indipendenti finirono nelle mani di questi due editori. I combattimenti che i due ancora si facevano li portavano a buttare dalla finestra milioni di franchi solo per affermarsi sul mercato e dribblare la concorrenza. La BSM seminava odio contro tutti coloro che la pensavano e che si comportavano diversamente da come prescritto dal Partito. Invece la CM chiudeva le tipografie e sostituiva i giornalisti con dei robot, passando ad
un totale content-management. Ma già pochi anni dopo la spartizione del mercato tra CM e BSM divenne chiaro che la situazione era senza scampo. Perché i lettori ormai si erano convinti che tanto non importava cosa c’era scritto sui giornali, e iniziarono a leggere dei libri scritti dai giornalisti licenziati e da autori messi a tacere. Bene. Dunque nel gennaio del 2030 gli ultimi due editori erano seduti faccia a faccia e stavano per pigliarsi alla gola. All’improvviso tuonò fortemente e scoppiò un temporale atipico per il mese di gennaio. Nessuno aveva preso delle precauzioni contro le tempeste sempre più frequenti, dal momento che né i giornali CM né quelli BSM riferivano mai della vera causa di questo male, ovvero il cambiamento climatico. Gli uni non lo fecero perché secondo il Partito era un mormorio di sinistra, gli altri perché davanti ad articoli del genere al lettore sarebbe caduta la brioche nel caffè. Improvvisamente un fulmine gigante colpì l’edificio emettendo un sibilo terribile. L’edificio bruciò fino alle fondamenta. Ormai nelle ceneri degli ultimi due editori rimasti giacevano soltanto il cuore di pietra dell’uno e il pugno di ferro dell’altro. Helen Brugger
Ritratto Diritto | 9
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 «dovremmo lot tare tut ti insieme per i nostri dirit ti, anzichÉ ognuno per sÉ stesso»
Alla Posta tutto cambia così velocemente Gloria da Silva anni fa è stata sostenuta dal sindacato in un conflitto sul posto di lavoro. Ma non solo per questo la dipendente cinquantunenne del servizio interno è ancora iscritta a syndicom. Gloria lavora presso la regione di recapito lettere di Ostermundigen, chiamata anche Mösli. Katrin Bärtschi re nell’ambiente avvelenato dello sportello». Un paio di anni dopo alla Schanze hanno sospeso anche il servizio di spedizione della corrispondenza. E siccome Gloria conosceva bene i quartieri della città che venivano serviti da Ostermundigen finì al Mösli, dove si è sentita finalmente a suo agio.
Gloria è la bella portoghese del servizio interno. Sarebbe difficile fare a meno di lei nella regione di recapito lettere di Ostermundigen, chiamata Mösli. Basti pensare alle sue delicate mani guantate che spingono in giro i contenitori di raccolta, che estraggono la posta mattutina non smistabile dalla macchina, che scannerizzano le raccomandate preparandole per l’inoltro.
Mancanza di sonno
È stato un caso che Gloria finisse alle Poste. È arrivata in Svizzera nel 1981, all’età di 18 anni. Non per cercare un lavoro migliore, come quasi tutti i suoi connazionali. Ma dopo una delusione amorosa. Conosceva una portoghese che già viveva e lavorava in Svizzera. Questa amica ha organizzato un lavoro anche per Gloria, nella ristorazione. In seguito la ragazza ebbe diversi impieghi nei Grigioni e in Ticino. Nel 1991 un’ex collega di lavoro le raccontò di aver trovato un impiego alle Poste, dicendole che il lavoro le piaceva e che era ben remunerato. Dunque fece domanda anche Gloria alla Schanze a Berna, dove poté presentarsi e cominciare nella spedizione pacchi nel novembre dello stesso anno. Lì
© Z VG
Emigrata per una delusione d’amore
rimase fino allo smantellamento di quell’ufficio nel 2000. Ad esso seguì un tentativo allo sportello. «Mi sarebbe piaciuto fare la formazione come assistente postale allo sportello», ci confida Gloria. «Ma le altre donne dell’ufficio erano odiose e mi infastidivano. Nessuno mi aiutava. Forse erano gelose, o forse sentivano la con-
correnza o erano in ansia per il proprio posto di lavoro, non lo so. Il tutto mi ha talmente afflitto che alla fine ho avuto un crollo psichico che mi ha costretto ad abbandonare il servizio allo sportello. In seguito sono passata alla spedizione delle lettere, dove mi sono sentita riavere. Meglio alzarsi prima che lavora-
Il lavoro però si è fatto più duro. «Dobbiamo portare in giro molte cassette. Alla spedizione delle lettere invece dovevamo soltanto svuotare i sacchi della corrispondenza». Gloria si ricorda bene: «Allora ricevavamo la Posta da tutta la Svizzera per la nostra regione e la smistavamo in maniera grossolana secondo i codici di avviamento postale. Oppure facevamo lo smistamento dettagliato per Berna, fino alle strade. Inoltre si pre-sorteggiava la Posta di mezza Svizzera per le grandi città come Lucerna e Zurigo, Neuchâtel o Ginevra, e la posta di passaggio, che veniva inoltrata via Berna. Allora facevo i turni. Avevo una perenne mancanza di sonno. Quando poi è stato costruito il centro di Härkingen, la Schanze è stata smantellata definitivamente». La mancanza di sonno ancora oggi
assilla Gloria. A volte il suo lavoro comincia già alle quattro del mattino. E la sera vorrebbe ancora fare qualcosa con il suo compagno.
Sostegno del sindacato «Se continuerò a stare così bene al lavoro come oggi, mi piacerebbe rimanere al Mösli», afferma Gloria con convinzione. «Ma questo non dipende da me. Alla Posta le cose cambiano sempre molto velocemente». Gloria è iscritta a syndicom. «Semmai ci risarà un conflitto che non riuscirò a risolvere da sola, allora mi farò aiutare dal sindacato. Come quando lavoravo allo sportello alla Schanze». Quando ha cominciato a lavorare alle Poste il sindacato le fu indicato dal suo capo. «Prima ho pensato: io non ne ho bisogno». Poi invece è stata felice della sua affiliazione. «Noi lavoratori le leggi le conosciamo troppo poco». Gloria riconosce anche l’importanza dei sindacati riguardo al nuovo CCL. Per contro non ha mai partecipato ad una manifestazione. «Ho sempre temuto che qualcuno potesse vedermi e che al mio datore di lavoro attività del genere forse dispiacessero», ci spiega Gloria e aggiunge: «Se ci penso bene però dovremmo lottare tutti insieme per i nostri diritti, anziché ognuno per sé stesso».
punto e dirit to
Richiesta indennità di disoccupazione
Chi, e a fronte di quali premesse, ha diritto all’indennità di disoccupazione viene regolamentato dalla Legge federale sull’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e l’indennità per insolvenza (LADI). Ai sensi di questa legge si deve essere disoccupati totalmente o parzialmente, aver subito una perdita sul lavoro computabile, vale a dire aver risentito di una perdita di guadagno per almeno due giorni, abitare in Svizzera, aver terminato la scuola dell’obbligo senza aver ancora raggiunto l’età AVS. Inoltre occorre aver adempiuto al periodo di contribuzione o deve sussistere una ragione per l’esenzione. Inoltre bisogna essere idonei al collocamento e, da ultimo,
soddisfare le prescrizioni sul controllo (inviare un certo numero di candidature, presentare formulari mensili ecc.). A seguito del licenziamento sei rimasto disoccupato e hai subito una perdita sul lavoro computabile. Risiedi in Svizzera, hai concluso un tirocinio e non hai ancora raggiunto un’età di pensionamento AVS. Dal momento che sei nelle condizioni di lavorare, e che vuoi e puoi farlo, tu risulti idoneo al collocamento. Tuttavia, nel tuo caso, il requisito del periodo di contribuzione deve venir considerato più attentamente. Ha adempiuto al periodo di contribuzione chi, negli ultimi due anni, per almeno dodici mesi,
ha avuto un’occupazione soggetta a contribuzione, vale a dire ha decurtato dal proprio salario le detrazioni per l’assicurazione sociale a favore dell’assicurazione contro la disoccupazione. Laddove non si potesse adempiere al periodo di contribuzione, può comunque insorgere il diritto all’indennità di disoccupazione. Così, ad esempio, qualcuno che non ha potuto adempiere al periodo di contribuzione a causa di una formazione scolastica, riqualificazione professionale o formazione continua può essere esonerato dall’obbligo di contribuzione. Anche un infortunio, una malattia o la maternità possono portare a un esonero. Se, per via di una separazione o di un
divorzio, si è dovuta incominciare o estendere un’attività professionale, può analogamente sussistere un diritto a delle indennità giornaliere. In presenza di determinate premesse, le attività professionali all’estero si possono analogamente considerare come un esonero dal periodo di contribuzione. Dal 1° febbraio 2015 tu sei disoccupato. I termini per il periodo di contribuzione comprendono gli ultimi due anni e, nel tuo caso, va dall’1.2.2013 al 31.01.2015. Al fine di poter godere del diritto a un’indennità di disoccupazione, nel corso di questo periodo devi aver adempiuto, per dodici mesi, al periodo di contribuzione o essere stato esonerato dal
© Z VG
Sono un esperto di logistica qualificato di 30 anni. Purtroppo il mio rapporto di lavoro, appena dopo un anno di impiego, è stato rescisso per fine gennaio 2015. Prima sono stato in giro per il mondo per un anno e mezzo. Il mio collega mi ha detto che, per via del mio viaggio, non ho diritto ad alcuna indennità di disoccupazione. È vero? Sono assiduamente alla ricerca di lavoro, ma avendo speso tutto per il suddetto viaggio non sarei in grado di mantenermi in caso di mancati introiti». Olivia Kaderli, Master of Law Collaboratrice servizio giuridico periodo di contribuzione. I dodici mesi in questione non devono essere trascorsi tutti di fila. Hai lavorato proprio dodici mesi e hai quindi adempiuto al periodo di contribuzione. Il viaggio in giro per il mondo non rappresenta un motivo di esonero e, nel tuo caso, non fa nemmeno testo, poiché l’assunzione di dodici mesi è sufficiente ai fini dell’adempimento del periodo di contribuzione. Poiché rispetti anche le altre succitate premesse di idoneità, ti spetta un’indennità giornaliera dell’assicurazione contro la disoccupazione.
10 | La via della stampa Diario di viaggio biografia
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015
due giovani all’avventura
© ET
La simbiosi di due culture vista da un genio della parola scritta Noor Deen nasce nel 1963 a Yucheng, nella provincia dello Shandong in Cina. Dopo le scuole dell'obbligo si dedica per due anni allo studio della calligrafia e della lingua araba. Vive fra Mongolia e Taiwan fino a quando trova lavoro come traduttore in Kuwait. Allo scoppio della Guerra del Golfo torna in Cina e si sposa. Nel 1991 va in Egitto come traduttore e torna definitivamente in Cina nel 1999, anno in cui inizia a dedicarsi totalmente all'arte. Nel 1997 è onorato in Egitto del Certificate of Arabic Calligrapher, diventando il primo cinese ad essere insignito di questo prestigioso riconoscimento. Nel 2000 organizza il primo corso regolare e sistematico di calligrafia araba presso il Zhengzhou Islamic College. Nel 2005 un suo lavoro, intitolato “i 99 nomi di Dio”, viene acquistato dal British Museum ed esposto permanentemente nella sezione di arte islamica. Nel 2008 si reca a Istanbul dove diventa allievo dei grandi maestri di calligrafia tradizionale araba Shiek, Hassan Jalabi e Dawoud Baktash. Nel 2009 è fra i 500 musulmani più influenti dell'anno. Ha esposto i suoi lavori in molte gallerie e musei di tutto il mondo. Ogni anno viaggia da una città all'altra del mondo, invitato da facoltose accademie e università per esporre e discutere il proprio lavoro artistico. Foto: Elena Turienzo
Il viaggio alla ricerca di calligrafi e stampatori continua. Nella città di Zhengzhou, in Cina, intervistiamo il calligrafo Haji Noor Deen, il quale ha saputo fondere la cultura araba e quella cinese in una serie di opere di altissimo livello. Andrea Ventola*
Noor Deen ci aspetta fuori dalla stazione di Zhengzhou, a 700 chilometri da Pechino, con un cartello in mano e un sorriso largo. Si carica uno dei pesanti zaini sulle spalle e ci fa strada verso l'automobile che ci attende per condurci alla sua abitazione. La moglie ci invita a sedere a un tavolo colmo di frutta, bibite, dolci, e prima di iniziare l'intervista ci portano a pranzo nell'ottimo ristorante di un amico. Con Skype chiamiamo il figlio
che sta a Los Angeles, assisterà all'intervista e nel caso in cui non dovessimo capirci farà da traduttore. I suoi lavori, Noor Deen, sono il risultato di una combinazione innovativa fra calligrafia cinese e calligrafia araba. «La modernità è dovuta proprio all'unione di queste due grandi culture artistiche: la calligrafia cinese è caratterizzata da un aspetto liquido della lettera, che sembra sciogliersi sulla carta di riso, mentre la calligrafia araba è maggiormente rifinita e strutturata. Queste due tradizioni millenarie, due delle più belle manifestazioni della parola scritta, non sono mai state collegate fra loro, sono anzi opposte ma allo stesso tempo complementari. Se combinate, ciò
che si ottiene è la simbiosi della loro perfezione». Il lavoro di Noor Deen è la testimonianza di come l'artista sia un genio della sintesi, oltre che un esperto in calligrafia islamica, specializzato nello stile Sini, che trae origine dalla tradizione musulmana cinese. Il presidente della Alalusi Foundation, Dr. Hesham Alalusi, la definisce come il rappresentante di un nuovo Rinascimento, simbolo artistico del pluralismo della Cina. «È un complimento enorme e
lo ringrazio della sua stima. Per quanto concerne la Cina, la sua popolazione presenta 56 nazionalità diverse, dieci delle quali hanno una radice islamica. Oggi ci sono venti milioni di musulmani e 35'000 moschee in Cina, vale a dire una percentuale superiore a quella presente in Arabia Saudita. Pertanto ragionare artisticamente nel senso di una comunione di culture è totalmente naturale, è uno specchio della realtà: inoltre ricordiamo che la politica di apertura avvenuta in Cina durante gli anni 80 ha generato nuove correnti artistiche, consentendo alle minoranze etniche di praticare i propri rituali e utilizzare i propri alfabeti». Lo strumento che usa per le calligrafie ci è nuovo, di cosa si tratta? «In Cina la calligrafia araba si praticava utilizzando gli strumenti cinesi, quindi il pennello, l'inchiostro nero e la carta di riso. La calligrafia araba tradizionale predilige invece l'uso del calamo. Avendo praticato calligrafia per trent'anni, ho imparato a crearmi gli strumenti da me, come fanno d'altronde molti calligrafi. Il calamo tradizionale non ha molto serbatoio, non è adatto sulla carta di riso e per le calligrafie di grandi dimensioni l'impugnatura della penna è diversa. Così ora mi scolpisco questi strumenti ai quali aggiungo della stoffa sulla punta. In questo modo il tessuto assorbe più inchiostro e posso scrivere più a lungo». I lavori di Noor Deen trattano spesso di Dio e all'interno delle opere sono presenti versi del Corano. «Nella cultura islamica non è possibile rappresentare niente graficamente, perché si peccherebbe di idolatria. Pertanto il modo che abbiamo per trasmettere la bellezza è attraverso la scrittura, ed è per questo che la calligrafia per me è un atto di fede più che un semplice lavoro». Noor Deen ci mostra la sua galleria e quando arriva il momento di congedarci insiste perché ci fermiamo a casa sua, mettendoci a disposizione ogni genere di comfort. La generosità con la quale veniamo accolti dai calligrafi asiatici, in particolare dai musulmani, è sinonimo di un'immensa cultura dell'ospite, che a prescindere dalla bellezza delle opere delle quali siamo testimoni, ci riscalda di un profondo e incondizionato calore umano.
* Andrea Ventola è giornalista indipendente, ha collaborato per la rivista Ticino Passion e per la Rivista di Lugano.
Lavoro Sindacato | 11
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 Intervista
© BRUNO SCHMUCKI
Salute: il limite della flessibilizzazione Alla conferenza specialistica sullo “Sconfinamento del lavoro“ tenutasi a fine novembre oltre Gottardo, syndicom ha intervistato Klaus Pickshaus, relatore, attivo da molti anni nell’ambito della tutela sul posto di lavoro. Intervista: Alfred Arm* Syndicom: Le nuove possibilità riguardo alla massimizzazione dei profitti e al pilotaggio dei lavoratori da parte delle grandi aziende sono davvero allucinanti. Cosa possono fare i sindacati? Klaus Pickshaus: Dobbiamo ridare al lavoro una dimensione sana. E la salute dei lavoratori costituisce un ottimo accesso in questo senso: dal punto di vista sindacale un buon lavoro è il valore al quale orientarsi per la regolazione della flessibilità. Il tempo effettivo di lavoro deve essere limitato a otto ore, in quanto i lavoratori devono essere in grado di pianificare il proprio tempo libero. Inoltre ai dipendenti va garantito un certo potere decisionale. Per poi controllare il tutto diventa
centrale la registrazione delle ore realmente lavorate.
Come si difende Lei contro la precarizzazione, contro la crescente insicurezza dei rapporti lavorativi?
Questo dibattito lo conosciamo anche in Svizzera dove la registrazione del tempo di lavoro in teoria sarebbe prescritta dalla legge ma non sempre viene rispettata. Ci dica in base all’esperienza tedesca: qual è la rivendicazione più importante al fine di contenere lo sconfinamento della quantità di lavoro?
Purtroppo è un dato di fatto che sono in aumento i mini-job, il lavoro a tempo parziale e i lavori a progetto. Nella politica salariale lottiamo per penalizzare il lavoro in affitto, in modo che esso convenga sempre di meno.
Al centro delle nostre campagne noi poniamo un lavoro buono e umano. L’umanizzazione del lavoro non è affatto un termine démodé. Anzi, un lavoro umano viene interpretato come termine antagonista alla flessibilizzazione del lavoro.
Nella discussione finale è stato terribile constatare che sempre più impiegati lavorano anche se malati, marcando semplicemente “presenza“. Anche il “DGB-Index Gute Arbeit” (visualizzabile su internet sotto questo termine) arriva a risultati simili. Molti lavoratori in
il nuovo sistema contributivo di syndicom in vigore dal 1° gennaio 2015 Livello di reddito
Reddito annuale (lordo, senza indennità)
Cassa centrale
Supplemento sezione
Totale*
1
fino a 9999
11.50
2.00
13.50
2
10 000 – 19 999
15.40
2.00
17.40
3
20 000 – 29 999
22.50
2.00
24.50
4
30 000 – 39 999
27.70
2.00
29.70
5
40 000 – 49 999
33.00
4.00
37.00
6
50 000 – 59 999
34.90
4.00
38.90
7
60 000 – 69 999
36.90
4.00
40.90
8
70 000 – 79 999
38.80
4.00
42.80
9
80 000 – 89 999
40.80
6.00
46.80
10
90 000 – 99 999
42.50
6.00
48.50
11
da 100 000
45.90
6.00
51.90
6.00
2.00
8.00
Recapito privato giornali e prodotti stampati Apprendisti/studenti a tempo pieno
10.00
nessuno
10.00
Pensionati
13.00
2.00
15.00
Membri solidali (= che lavorano all’esterno dell’ambito organizzativo di syndicom)
21.60
3.00
24.60
Membri doppi (= iscritti anche a un altro sindacato dell’USS)
27.50
2.00
29.50
Klaus Pickshaus è caposettore della “Arbeitsgestaltung und Qualifizierungspolitik” (Impostazione del lavoro e politica di qualificazione) presso il comitato della IG Metall a Francoforte sul Meno.
questo modo si rovinano, per paura di perdere il posto. Il presenteismo risulta contagioso anche verso gli altri colleghi e non ha nessun effetto positivo. In realtà risulta dannoso anche per l’azienda perché avere il lavoratore che lavora malato certamente non ha la stessa eficacia di uno sano e non dandosi il tempo di guarire prolunga lo stato di malattia.
* Alfred Arm è Talentcoach e consulente di carriera La relazione dettagliata sulla conferenza è visualizzabile sulla nostra pagina web.
Congratulazioni! I fortunati vincitori del concorso REKA 2014 sono il signor Martin Peter Hunziker di Basilea e il signor Denis Pidoux di Bretigny-sur-Morrens! Si sono impegnati con successo per syndicom e hanno reclutato nuovi iscritti. Li ringraziamo di cuore per il loro impegno e la loro partecipazione e saremo lieti di inviare a ognuno 1’000 franchi in buoni viaggio REKA. Il concorso si terrà anche quest’anno. Affinché syndicom possa presentarsi forte anche in futuro e impegnarsi per il bene dei dipendenti, abbiamo costantemente bisogno di più iscritti. Fra tutti gli iscritti che recluteranno uno o più nuovi iscritti entro il 31.12.2015, procederemo nuovamente a un’estrazione di due buoni viaggio REKA, ognuno del valore di 1’000 franchi. Il set per il reclutamento, insieme alle brochure e alle spiegazioni per l’adesione, può essere ordinato all’indirizzo kommunikation@syndicom.ch. In caso di domande, anche il tuo segretariato regionale ti fornirà volentieri delle informazioni.
* Quota sindacale mensile senza aggiunta di prestazioni complementari quali ad esempio la protezione giuridica COOP. L’importo annuale è composto da 12 mensilità.
impressum
redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu Svizzera tedesca: syndicom, die zeitung Naomi Kunz, Monbijoustrasse 33, Postfach 6336, 3001 Bern, Tel. 058 817 18 27 redaktion@syndicom.ch Svizzera romanda: syndicom, le journal Yves Sancey, Rue Pichard 7, 1003 Lausanne Tel. 058 817 19 38, redaction@syndicom.ch Svizzera italiana: syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63, redazione@syndicom.ch
Grafica e impaginazione Katja Leudolph (d) Alain Gonthier (f) Daniela Raggi (i) Correttrici Ulrike Krüger (d) Marie Chevalley (f) Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336 3001 Bern
abbonamenti Per gli iscritti a syndicom è gratuito Abbonamento annuale: 50 franchi syndicom – il giornale ha un minimo di 12 edizioni all’anno
Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna
inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336 3001 Berna Tel. 058 817 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch
Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17
ISSN 1664-8978
Il prossimo numero uscirà il 20 febbraio 2015. La chiusura di redazione è fissata il 9 febbraio.
12 | In chiusura Perfezionamento: www.helias.ch
syndicom | N. 1 | 23 gennaio 2015 eventi sindacali
Corsi professionali: Font-Base per la costruzione del segno alfabetico 2 serate: lunedì 2 e mercoledì 11 marzo Orario 19.00-21.30 + 1 mezza giornata: sabato 14 marzo Orario 8.20-11.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatrice: Barbara Solari Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Il carattere tipografico è l’elemento di base di ogni progetto grafico: senza caratteri la scrittura non acquisisce significato/forma (non può comunicare), senza famiglie di caratteri tipografici non vi è un’identità, senza tipografia non vi è struttura dell’informazione. Adobe Digital Publishing Suite-Creare pubblicazioni digitali per Tablet ›NOVITà 3 serate: lunedì 23, mercoledì 25 e lunedì 30 marzo – Orario 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Mauro Uboldi Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Apprendere gli strumenti di adobe Indesign per creare una pubblicazione digitale e pubblicarla in uno shop online. Corsi per tutti: File Maker Pro-Creare soluzioni database personalizzate per PC-Mac-ReteiPad-iPhone ›NOVITà 3 serate: mercoledì 25 febbraio, lunedì 2 e mercoledì 4 marzo – Orario 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Mauro Uboldi Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Creare soluzioni database personalizzate per PC-Mac-Rete-iPad-iPhone.
Programma: 9.30 Saluto e introduzione alla giornata Graziano Pestoni, presidente USS Ticino e Moesa /Enrico Borelli, vicepresidente USS Ticino e Moesa 10.00 LA CORSA AL RIBASSO Christian Marazzi, economista Françoise Gehring, vicepresidente USS Ticino e Moesa, introduce e modera il dibattito 12.00 Pranzo
13.30 Il mondo del lavoro sotto la lente: 1. Profitto delle imprese e tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori / Gianluca Bianchi (UNIA) 2. Le conseguenze delle liberalizzazioni su lavoratrici e lavoratori / Marco Forte (syndicom) e Angelo Stroppini (SEV) 3. Come combattere il dumping salariale? / Vincenzo Cicero (UNIA) 4. L’importanza dei contratti collettivi
il sudoku di syndicom
partecipare a una registrazione rsi mercoledì 6 maggio a Comano dalle ore 13.15 alle 15.30 circa, previa iscrizione, è possibile partecipare come pubblico alla trasmissione Piattoforte. gita dei pensionati mercoledÌ 27 maggio gita a Brescello Riservate la data. *seguiranno informazioni più dettagliate agenda Manifestazione per la Parità sabato 7 marzo a Berna vedi inserto al centro di questa edizione. Assemblea Sezione Ticino e Moesano Sabato 18 aprile a Tenero ospite Paolo Attivissimo.
di lavoro/ Fausto Calabretta e Massimo Mantovani (VPOD) 5. Le declinazioni della parità e delle opportunità / Gruppo donne USS
15.00 Pausa 15.30 Conclusione e approvazione risoluzioni CI sono ancora alcuni posti disponibili! Per iscrizioni contattare il segretariato o scrivere a: uss-ti@bluewin.ch Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch
agenda pensionati* Assemblea Pensionati martedì 24 marzo a Bioggio ore 14.30 al ristorante Vedeggio sarà ospite lo studioso Gabriele Rossi.
In palio uno zaino offerto dal nostro partner assicurativo CPT. La soluzione (la cifra composta dai tre numeri derivanti dalle caselle segnate di blu indicate nell’ordine da sinistra a destra) sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 9 febbraio 2015 a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del cruciverba pubblicato su syndicom - il giornale N. 15 edizione 2014 è il signor Vittorio Richina di Medeglia.
condoglianze Pierluigi Antonelli, Locarno, deceduto in data 19.11.2014 all’età di 77 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1958.
Fausto Dova, Osogna, deceduto in data 13.12.2014 all’età di 67 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1996.
Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu-ma-me-gio 9.00 -11.30 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch castori.gabriele50@gmail.com