Nr. 2 20 febbraio 2015
il giornale
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
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editoriale
Industria Grafica
economia
NO alla pressione sul per- La Seco smonta le eccezioni sonale e sulla clientela! presentate da Viscom contro il DOG
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Intervista a Gabriele Rossi: come un detective sulle tracce del movimento operaio › Pag. 12
La frenesia del lavoro ha conseguenze gravi
Ingranaggio infernale!
Per la prima volta in assoluto il sindacato syndicom ha condotto un’inchiesta sullo “sconfinamento del lavoro”. Le risposte dei 3500 partecipanti al sondaggio del ramo delle telecomunicazioni lo dimostrano: la rivoluzione digitale nel mondo professionale lascia dietro di sé una lunga scia dannosa per la salute. Bisogna agire con urgenza. › Pagg. 2 e 3
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Lo scorso 20 gennaio la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale ha trattato un’iniziativa parlamentare intitolata “La Posta deve concentrarsi sul suo obiettivo imprenditoriale anziché vendere sempre più cianfrusaglie”. Depositata dal Consigliere nazionale UDC bernese Rudolf Joder, questa iniziativa chiede di modificare “il diritto in vigore di modo che la Posta non debba soltanto concentrarsi sul suo obiettivo imprenditoriale e limitarsi ad esso, ma debba anche rinunciare a commercializzare dei beni e servizi che non hanno niente a che vedere con la sua attività. La Posta potrà continuare a vendere dei beni e servizi che abbiano un legame diretto con il suo mandato effettivo”. Dopo averne dibattuto, la commissione ha rigettato questo testo con una piccola maggioranza di tredici voti contro dodici. Ma perché il Consigliere nazionale Joder vuole vietare alla Posta di vendere dei prodotti terzi? Per me ci sono due risposte. Innanzitutto egli agisce a nome degli ambienti economici, soprattutto dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam). Il giro d’affari annuale di circa 500 milioni di franchi realizzati dalla Posta in questo settore non è trascurabile ed è ovvio che faccia venire l’acquolina in bocca. Inoltre penso che l’iniziativa abbia un secondo fine, sostenuto ovviamente anche dalla destra economica: quello di limitare al massimo le attività della Posta al di fuori della spedizione e distribuzione delle lettere e dei pacchi. Vorrei ricordare che una frase chiave del testo dell’iniziativa stipula che la Posta deve “…concentrarsi sul suo obiettivo imprenditoriale e limitarsi ad esso…”. Il messaggio è chiaro, qui nel mirino non ci sono solo i prodotti › Continua a pag.4
Una folle corsa al ribasso che impoverisce il territorio e la forza lavoro › Pagg. 10 e 11
pensionati
Analizzando il lavoro alla posta: Intervista a Nicola Cianferoni
« Il sentimento d’impotenza genera sofferenze profonde»
© YS
La Posta Svizzera ha conosciuto enormi cambiamenti dopo la liberalizzazione del settore, negli anni 90. Il lavoro è soggetto a una permanente riorganizzazione, con ritmi e produttività che tendono ad aumentare. Qual è l’impatto sui dipendenti? La Posta prende in considerazione la salute degli impiegati postali? Che ne fa dei malati e degli infortunati? Ne abbiamo parlato con il sociologo Nicola Cianferoni.
Nicola Cianferoni, sociologo del lavoro, è attualmente ricercatore incaricato presso la Haute école de travail social et de la santé – EESP a Losanna. Ha condotto diverse indagini sulle ristrutturazioni, le condizioni di lavoro e le mobilitazioni collettive nei settori pubblici (La Posta) e privati (banche, industria, commercio al dettaglio). Il suo blog è: http://nicolacianferoni.wordpress.com.
La liberalizzazione del settore postale e l’aumento della produttività hanno accentuato i disagi sul lavoro. Quali sono le ripercussioni sulla salute degli impiegati postali? Nicola Cianferoni: Si può, in effetti, supporre che il disagio abbia un impatto negativo sulla salute, anche se è diffi-
cile da “misurare” scientificamente. Per meglio comprendere in quale momento si verifica un degrado della salute, e il ruolo che il lavoro riveste in questi casi, sarebbero necessari degli studi con un approccio “longitudinale” che permetta di seguire il personale a lungo termine.
Lei ha presentato un’inchiesta sul lavoro dei portalettere presso La Posta. Cosa ha potuto mettere in evidenza? Le mie ricerche presso un centro di elaborazione delle lettere hanno messo in luce l’espressione di un malessere sotto forma di disagio sul › Continua alle pagg. 4 e 5
2 | Dossier Telecom
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
la frenesia del lavoro ha conseguenze gravi
Ingranaggio infernale! Continua da pag. 1
Le nuove possibilità derivanti dalla sempre maggiore flessibilità del lavoro spazzano via i vecchi confini. Si parla di uno “sconfinamento del mondo del lavoro” e con esso s’intende il venir meno di chiari confini tra il lavoro e il tempo libero, tra l’azienda e la forza lavoro, tra l’ufficio e la casa. Questi nuovi sviluppi portano con sé sia opportunità che rischi per i lavoratori. L’opportunità di poter lavorare in maniera autonoma viene ridimensionata dal rischio di sottomettere al lavoro tutti gli ambiti della propria vita – o quanto meno rende più difficile tracciare una chiara divisione tra vita lavorativa e vita privata. Che ne risente è la salute. A sparire sono sia i confini temporali che spaziali. A livello di orario, il lavoro è sempre meno legato ad un orario normale di lavoro. A livello di spazio il lavoro si è allontanato dall’ufficio grazie a nuove tecnologie di informazione e comunicazione. Questo lavoro mobile e libero dai vecchi legami significa che le prestazioni possono essere compiute indipendentemente dal luogo in cui ci si trova, e a livello di tempo questo può avvenire anche nei momenti che una volta appartenevano alla sfera privata come la sera, i giorni liberi o durante i weekend.
Diventa sempre più importante potersi rigenerare a sufficienza I rischi di questa enorme flessibilizzazione del lavoro sono enormi. È dimostrato che un’insufficiente separazione tra vita lavorativa e vita privata ostacola lo staccarsi da problemi di
Checché se ne dica, c’è troppo lavoro e troppo poco personale per adempierlo.
Pascal Bassu, Process Manager, Swisscom
lavoro e favorisce l’esaurimento emotivo, sintomo cardinale nella diagnostica del burnout. Potersi riposare a sufficienza diventa dunque un presupposto centrale per un rapporto di lavoro duraturo. Il sindacato syndicom ha riunito 20 lavoratori delle telecomunicazioni attorno a un tavolo con il fine di analizzare le più importanti tesi sull’argomento dello “sconfinamento del lavoro nelle telecomunicazioni” e per sintetizzarle nelle domande più rilevanti. Delle quattro grandi aziende Swisscom, upc cablecom, Sunrise e Orange in totale hanno partecipato al sondaggio 3500 dipendenti. In questo senso l‘inchiesta ha un’assoluta valenza rappresentativa. Le tesi del gruppo di lavoro vengono più o meno confermate da questo sondaggio. Stress, sofferenze a causa della mancanza di tempo, mancanza di personale e tensioni psichiche nelle aziende analizzate non costituiscono affatto problemi minoritari, ma strutturali. Con ciò si dimostra che la capacità di rigenerarsi dei lavoratori è in diretta relazione con la divisione spaziale e tempo-
Prendendo in considerazione l’anno 2013, con quale frequenza vi siete sentiti sotto pressione durante il tempo di lavoro? mai 0,8% molto raramente 3,0%
nessuna opinione 1,3% 7,1% sempre
raramente 16,8%
31,8%
molto spesso
piuttosto frequente 39,1%
Il 78% di coloro che hanno partecipato al sondaggio dichiarano di essersi sentiti sotto pressione da frequentemente a sempre. La maggior parte di loro spiega che le ragioni sono multiple: obiettivi irrealizzabili, penuria di personale, lavoro sempre più complesso, superiori che hanno competenze professionali e sociali insufficienti, burocrazia interna eccessiva o troppo vaga. Accade in alcuni casi che sono i dipendenti stessi a porsi degli obiettivi troppo alti mettendosi da soli una pressione eccessiva.
rale tra vita privata e vita lavorativa, e questa capacità di rigenerarsi non dipende soltanto dalla propria competenza gestionale, ma ampiamente anche dalle strutture aziendali – per esempio dalle forme di organizzazione, dai processi lavorativi, dagli strumenti con i quali si dirige il personale ma anche dall’applicazione dei contratti collettivi di lavoro. Dovrebbe essere nell’interesse di entrambi i partner sociali formare delle strutture aziendali tali da migliorare la capacità di rigenerazione dei dipendenti. Infatti in questo modo non migliora soltanto la qualità di vita dei dipendenti, ma migliorano anche le loro prestazioni per l’azienda, e si riducono costi sanitari e ore di lavoro perse.
Urgono provvedimenti su diversi fronti I risultati del sondaggio dimostrano chiaramente che bisogna agire a diversi livelli dell’organizzazione, affinché in futuro siano più grandi le opportunità che i rischi del lavoro senza limiti. Ecco una lista con le più importanti raccomandazioni del gruppo di lavoro: • Vanno ampliati e integrati nei contratti collettivi di lavoro i diritti di partecipazione dei rappresentanti del personale e dei dipendenti nei processi lavorativi. • I contratti collettivi di lavoro devono concedere un maggior tempo di riposo ai lavoratori – sotto forma di più giorni di ferie, eventualmente sabbatici, giorni di congedo retribuiti, accorciamento dell’orario di lavoro o fissazione di un orario massimo settimanale di lavoro. • Vanno affrontati e discussi sistematicamente fattori di stress durante i colloqui con i lavoratori e i superiori devono essere obbligati a contribuire ad una riduzione dello stress e della pressione dovuta all’eterna urgenza delle consegne. – Gli staordinari vanno compensati il prima possibile. Gli obiettivi di prestazione • vanno stabiliti in modo da poterli raggiungere durante
possibilitÀ di rigenerarsi ∙ Spazio e tempo ben definiti sono i presupposti per un’efficiente presa a carico del lavoro.
l’orario di lavoro – e non soltanto attraverso servizi extra rubati al tempo libero. • Le aziende devono emanare delle direttive che prevedono espressamente la separazione tra lavoro e tempo libero per i lavoratori. • Vanno introdotte delle barriere tecniche affinché le mail di lavoro possano essere recapitate al dipendente soltanto durante il regolare orario di lavoro. – L’orario di lavoro basato sulla
fiducia non può causare una messa in discussione dell’orario massimo di lavoro e della registrazione del tempo lavorato. • Serve un ombudsman per le tensioni psicologiche, diretto da rappresentanti del personale in qualità di persone di fiducia dei dipendenti. • Si raccomanda di lanciare una campagna di sensibilizzazione affinché chi è malato rimanga a casa – anche soltanto per non diffondere il virus in ufficio.
Chi si ammala abbandona i propri colleghi di lavoro. Chi mai vorrebbe assumersi questa responsabilità?
Danilo Ravelli, Elettricista di rete, cablex
Telecom Dossier | 3
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
commento
Rispetto agli anni precedenti, come è stato il carico di lavoro nel 2013?
nessuna opinione 4,4% © Z VG
decisamente diminuito 1,4% leggermente diminuito 3,4% uguale 17,1%
leggermente aumentato 30,7%
42,9% decisamente aumentato
L’inchiesta conferma l’ipotesi: nel 2013 quasi tre quarti dei partecipanti al sondaggio hanno svolto più ore di lavoro degli anni precedenti. La maggior parte di loro ha marcato molto più lavoro. Il 17% dichiara di aver lavorato negli stessi periodi in modo uguale agli anni precedenti; solo il 5% ha dichiarato di essere meno produttivo. Le risposte dimostrano che il ritmo di lavoro è aumentato in modo massiccio. L’intensificazione del lavoro innalza anche la sbarra delle esigenze andando a utilizzare il sistema dell’orario di lavoro sulla fiducia. I dipendenti e le dipendenti si ritrovano così a lavorare sempre più nel proprio tempo libero o quantomeno a doversi preparare mentalmente ai compiti che spettano loro durante il tempo di lavoro per poter essere più efficienti al fine di poter raggiungere gli obiettivi ambiziosi che vengono fissati.
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Nel 2013 quante volte avete lavorato olte il tempo di lavoro prestabilito?
• Fondamentalmente serve più personale nelle aziende per coprire il volume lavorativo. Chi se ne va va sostituito e vanno garantite le supplenze e i periodi di avviamento al lavoro. • Le aziende devono garantire la formazione e il perfezionamento. Dalle relative promesse nei contratti collettivi di lavoro nasce un diritto individuale ad esse. • I lavoratori dovrebbero ricevere un libero conto risparmio per la formazione: se il credito annuale non viene consumato, viene riportato all’anno successivo. • La formazione e l’aggiornamento richiedono tempo e calma, due presupposti che vengono soddisfatti soltanto se si combatte la mancanza di organico. È nell’interesse delle aziende e soprattutto degli Human Ressource Management, come anche nell’interesse dei dipendenti e del loro sindacato, mettere in atto queste misure il prima possibile. In questo senso si tratta di una situazione di triplo Win-Win-Win.
mai 1,4%
molto raramente 6,5%
Ora però va adeguata anche la legge sul lavoro!
nessuna opinione 2,5% 6,3% sempre
28,7% molto spesso
piuttosto raramente 22,3%
piuttosto spesso 32,3%
Nel 2013 circa il 67% delle persone interrogate ha lavorato piuttosto spesso, molto spesso e sempre più del tempo di lavoro prestabilito dal proprio contratto di lavoro. Se ne deduce che il tempo di lavoro concordato è calcolato in modo scorretto rispetto a quanto realmente deve essere svolto. Resta da determinare se il lavoro supplementare quotidiano viene contabilizzato o è fornito gratuitamente per rispondere alle aspettative di performance dell’azienda. Constatiamo anche che la clausola della convenzione collettiva di lavoro che prevede una media giornaliera di otto ore lavorative nella maggior parte dei casi non viene rispettata.
Il sindacato syndicom per la primissima volta ha condotto una ricerca sullo “sconfinamento del lavoro”. Di fatto il sindacato è stato sostenuto dalle quattro aziende Swisscom, Sunrise, upc cablecom e Orange – una procedura che dovrebbe servire da modello per altri settori nell’interesse di un partenariato solido. Da quando abbiamo cominciato la ricerca, all’inizio dell’anno 2014, è sempre stato chiaro che avevamo toccato un argomento molto scottante. Infatti capire in che rapporto sta la vita lavorativa rispetto a quella privata e cosa significa il lavoro sempre più sconfinato per i lavoratori costituisce una domanda centrale nel mondo del lavoro di oggi. È stato grande l’impegno del gruppo di lavoro che ha concepito e valutato questo sondaggio. Colgo l’occasione per ringraziare di cuore tutti i collaboratori delle quattro ditte di telecomunicazioni sopraccitate che ci hanno affiancato durante tutto il processo. Altrettanto grande è stato l’interesse dei dipendenti nei confronti dell’inchiesta. Le 3500 schede ritornate sono rappresentative dello sconfinamento del lavoro nell’ICT. Grande è stato anche l’interesse per una conferenza tenutasi a fine novembre dove sono stati resi noti e discussi i risultati di questa ricerca e da cui sono uscite delle raccomandazioni sui provvedimenti da prendere. Infatti tutte le persone che hanno avuto a che fare con questo sondaggio concordano sul fatto che i risultati della ricerca evidenzino la necessità di prendere dei provvedimenti. Nell’opuscolo che mettiamo a disposizione vengono spiegate in maniera dettagliata le misure ritenute urgenti dal sindacato e dai rappresentanti del personale. La nostra speranza è che ora si riesca a sensibilizzare verso queste tematiche attuali anche gli uffici del personale. Un’azienda può perseguire un successo duraturo soltanto se i propri dipendenti rimangono sani a lungo termine. Infine è chiamato a fare il suo lavoro anche il legislatore. La legge sul lavoro attualmente in vigore è ancora segnata da una logica industriale e non è più adatta a un mondo del lavoro digitale sempre più sconfinato. Urge un aggiustamento. L’obbligo giuridico di assistenza del datore di lavoro nei confronti dei propri collaboratori d’ora in avanti deve coprire anche i rischi psicosociali e non soltanto quelli fisici come avvenuto fino a oggi.
Giorgio Pardini,responsabile settore Telecom/IT
Ci vuole molta autodisciplina per non buttare l’ultimo sguardo la sera e il primo la mattina subito sul display dello smartphone. Scarica/ordina adesso l‘opuscolo! L’opuscolo di syndicom sullo “sconfinamento del lavoro” e altre informazioni illuminanti sull’argomento sono a disposizione in forma elettronica sul sito web www.syndicom.ch/entgrenzung. L’opuscolo può essere ordinato anche in forma cartacea presso telecom@syndicom.ch.
Jessica Jacomino, Knowledge Specialist, upc cablecom
4 | syndicom dalle professioni editoriale
NO alla pressione sul personale e sulla clientela! Continua da pag. 1 terzi. Al prossimo giro finiranno nel mirino le attività logistiche della Posta (eccetto i pacchi postali) e poi un nuovo assalto per chiedere la privatizzazione dei servizi finanziari della Posta. syndicom ha una chiara strategia al riguardo e rigetta con fermezza questa iniziativa. Il sindacato sostiene la vendita di prodotti terzi. Quest’integrazione alle attività tradizionali della Posta contribuisce al mantenimento degli uffici postali e di conseguenza a degli impieghi remunerati a dovere. Quello che il nostro sindacato invece denuncia è la pressione esercitata sul personale e sulla clientela. Nell’ultima edizione del nostro giornale abbiamo pubblicato i risultati del nostro sondaggio condotto presso una parte del personale di vendita. Nonostante la nostra inchiesta non abbia la pretesa di poggiare su delle basi strettamente scientifiche, quello che ne esce è chiaro. Una maggioranza del personale soffre, più o meno intensamente, di questa situazione. Dunque indipendentemente da quello che dice la Posta, il problema è reale. Esso non deriva dalla vendita in sé stessa, ma dal metodo improntato sugli obiettivi alti, ricordati permanentemente, quasi in maniera ossessiva. In qualità di sindacato responsabile, syndicom non si accontenta di denunciare la situazione difficile del personale coinvolto, ma s’impegna anche nella ricerca di soluzioni. L’intervista del nostro collega, Carlo Mächler, sempre nell’ultima edizione del nostro giornale, ha fornito una buona illustrazione dell’argomento. Noi vogliamo contribuire a risolvere il problema e sosterremo ogni soluzione che permetterà alla Posta di vendere i prodotti terzi, senza pressione sul personale e sui clienti. Due obiettivi perfettamente conciliabili.
Alain Carrupt, Presidente di syndicom
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
la posta e una spirale verso il basso
«Gli ultimi anni sono stati un vero incubo»
I dipendenti allo sportello sono messi sotto pressione da obiettivi irrealistici. Chi agli occhi del preposto non raggiunge abbastanza se ne deve andare. Judith Stofer vedeva che non stavo bene di salute. Ciò nonostante mi hanno costretto a tenere il mio colloquio annuale», racconta. In questa occasione gli sono stati rinfacciati errori, poco impegno sul posto di lavoro e obiettivi non raggiunti. Inoltre gli è stato comunicato che d’ora in avanti per lui sarebbe cominciata una «fase di osservazione». Poi gli è stato chiesto di pensare al suo futuro lavorativo dopo che il medico avesse emesso il certificato medico. Gli hanno dato quattro settimane di tempo per decidere il da farsi. Dopo questo colloquio la pressione psicologica su questo dipendente di lunga data aveva toccato il culmine. La sensazione di non-sufficienza cresceva sempre di più con ogni colloquio e con ogni prolungamento della fase di osservazione. orrore quotidiano ∙ I lavoratori allo sportello della Posta si sentono sempre più smarriti.
Il signore (nome conosciuto dalla redazione) se ne sta seduto bello rilassato in una caffetteria nella regione di Berna. Da sei mesi l’ex impiegato di sportello, celibe e sui 40 anni, ha un nuovo posto di lavoro fuori dalla Posta. «Se ci fossimo incontrati un anno fa, qui davanti a Lei ci sarebbe stata una persona completamente diversa, malata a livello psichico e senza un briciolo di autostima», ci racconta e poi sorseggia il suo caffè.
Spirale verso il basso In totale questo signore ha lavorato per la Posta 18 anni come impiegato allo sportello. Era responsabile per la cassa centrale, per la gestione della merce ed era addetto allo sportello. A lui piaceva il suo lavoro. Anche la vendita di articoli extra postali come biglietti della lotteria,
abbonamenti telefonici, assicurazione e prodotti Postfinance all’inizio non gli procurava nessuna fatica. Quando però gli obiettivi di vendita hanno cominciato a salire anno dopo anno, è finito sotto pressione. «Sono stato risucchiato da una spirale verso il basso dalla quale non sono più riuscito a uscire», ecco come descrive la sua situazione che aveva cominciato a delinearsi già nel 2011. Egli non aveva raggiunto «i suoi obiettivi personali di vendita» imposti dal suo superiore, inoltre gli sono capitati degli errori nella gestione della merce e allo stesso tempo gli sono stati aumentati enormemente gli obiettivi di vendita per il 2012. Alla sua preghiera di rivedere gli obiettivi a causa dei suoi problemi di salute, il suo superiore gli ha risposto che questi numeri corrispondevano a dei
valori medi facili da raggiungere. Così all’inizio del 2012 ha avuto il suo primo esaurimento. È stato in malattia una settimana poi ha ripreso il lavoro a tempo pieno. «È stato un errore, perché non ero ancora guarito del tutto», dice con il senno di poi. Ma le pressio-
Arbitrario e ingiusto Quando in uno di questi colloqui è stato minacciato di licenziamento e gli è stato proposto di cessare il rapporto di lavoro di comune accordo tramite un cosiddetto accordo di scioglimento, il nostro dipendente finalmente ha reagito. Ha cominciato a cercare un altro lavoro che
«Quando però gli obiettivi di vendita hanno cominciato a salire, anno dopo anno, è finito sotto pressione». ni dal suo lavoro di ritornare allo sportello sono state talmente alte che alla fine ha ceduto.
Sot t ‘osservazione Solo sei mesi più tardi ha subìto il secondo crollo fisico. Questa volta è rimasto a casa tre settimane. In seguito è rientrato al 50 per cento, rimanendo in malattia per l’altro 50 per cento. «Si
ha trovato molto velocemente. Se guarda indietro, gli ultimi anni passati alla Posta gli sembrano «un vero incubo, il peggior periodo della mia vita». Le direttive della Posta nei confronti del personale allo sportello le considera tuttora ingiuste e arbitrarie. Ancor più dopo aver saputo che non tutti dovevano raggiungere gli stessi obiettivi.
analizzando il lavoro alla posta: Intervista a Nicola Cianferoni
« Il sentimento d’impotenza genera sofferenze profonde» Continua da pag. 1 lavoro. Le testimonianze indicavano un forte aumento dei ritmi, soprattutto con l’introduzione dello scanner e della polivalenza, che producono pressione sul rendimento e, paradossalmente, una riduzione dell’autonomia.
Qual è l’origine di tale disagio sul lavoro?
La polivalenza, che può essere un arricchimento, se permette di sviluppare le risorse necessarie per farvi fronte, è stata introdotta affinché i dipendenti, considerati intercambiabili, potessero adattare ogni giorno l’organizzazione del loro team alla fluttuazione della posta. Il postino, che prima era di ruolo e quindi responsabile di una zona, sa che il suo pari non conosce i bisogni specifici della “sua” clientela. I sentimenti d’impotenza e di esproprio evocati dalla riorganizzazione del lavoro
tendono a prevalere sulla padronanza del lavoro stesso, e questo genera delle sofferenze profonde. È necessario tener presente che, nel corso della storica missione di servizio pubblico, le relazioni intrattenute dai portalettere con gli utenti costituiscono uno dei principali aspetti del senso che essi attribuiscono al loro lavoro.
I postini attribuiscono la responsabilità alla loro gerarchia ? Non è ciò che ho potuto osservare. In realtà i conflitti in seno a La
Posta tendono ad assumere una forma piuttosto “orizzontale” che “verticale”. Non è tanto l’organizzazione del lavoro, che i dipendenti ritengono responsabile del loro disagio, quanto i colleghi. Si parla allora di “psicologizzazione” dei rapporti sociali. Vincolati dall’organizzazione del lavoro a ritmi serrati, gli assenti sono stigmatizzati dai colleghi, costretti a svolgere il lavoro al loro posto.
Difficile allora ammalarsi… Qualcuno, in effetti, non osa
« I sentimenti d’impotenza e di esproprio evocati dalla riorganizzazione del lavoro tendono a prevalere sulla padronanza del lavoro stesso». nemmeno più assentarsi in caso di malattia, onde evitare la pressione da parte dei colleghi e dei superiori. Di fronte a questo problema, il 64,8% dei dipenden-
dalle professioni syndicom | 5
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015 La vecchia signora di Zurigo perde ogni credibilità
contrat to collet tivo per giornalisti
Strategia sbagliata e irresponsabilità sociale
Il consiglio di amministrazione del gruppo editoriale NZZ ha respinto le proposte del personale: la tipografia di Schlieren verrà chiusa il 30 giugno prossimo. 125 persone perderanno il loro posto di lavoro. Nina Scheu È stata tutta una tattica dilatoria. Due mesi dopo l’annuncio della chiusura della tipografia NZZ, il 3 febbraio è emerso quanto si temeva: il consiglio di amministrazione del gruppo NZZ insiste nel voler chiudere la tipografia di Schlieren il 30 giugno 2015. 125 dipendenti perderanno il loro posto di lavoro in una delle tipografie più competitive della Svizzera. Questa decisione non si giustifica né dal punto di vista economico né da quello editoriale, il suo unico obiettivo è quello di ottenere un profitto ancora maggiore per gli azionisti del gruppo NZZ. Contrariamente alle promesse della direzione della NZZ, le argomentazioni della commissione del personale e del comitato aziendale, dei dipendenti e di syndicom non sono state prese sul serio. Il documento elaborato durante la procedura di consultazione (v. riquadro/sito web) del 9 gennaio lo dimostra: è possibile continuare a stampare il giornale a Schlieren senza che il gruppo NZZ incorra in difficoltà o debba modificare i suoi piani editoriali digitali.
Di fronte al fat to compiuto La decisione definitiva in merito alla chiusura dell’azienda è economicamente inutile e strategicamente sbagliata, ma non sorprende. In fondo i clienti della tipografia di Schlieren erano stati rimandati ad altre sedi già da novembre. Anche i contratti con il gruppo concorrente Tamedia, che intende rilevare l’attività di stampa della NZZ, erano pronti da tempo per essere sottoscritti. Questo dimostra che la chiusura dell’azienda non è mai stata
ti, che hanno risposto a un mio questionario, affermano di aver già rinunciato ad una visita medica, o di averla differita, per paura di nuocere, con la loro assenza, all’attività del team.
La Posta come gestisce le assenze? La Posta dispone di uno strumento per la gestione delle assenze, definito “pro presenza”, tendente a identificare i dipendenti la cui salute è suscettibile di degrado. Gli stessi sono poi costretti a fornire un certo numero di
dacati e la commissione aziendale possano estorcere ai vertici del gruppo NZZ un piano sociale che dimostri un minimo di correttezza nei confronti del fedele impegno in parte pluriennale dei dipendenti licenziati.
Prime conseguenze per Tamedia
messa seriamente in discussione dal consiglio di amministrazione. Ma la decisione è anche socialmente irresponsabile. Gli interessati avranno grossi problemi a trovare dei posti di lavoro equivalenti nell’area di Zurigo. Si teme per di più che il franco forte aggraverà ulteriormente la situazione occupazionale nell’industria grafica. Contrariamente al consiglio di amministrazione della NZZ, syndicom non abbandonerà la tipografia della NZZ e sosterrà i dipendenti in tutti gli sforzi e le iniziative volte al mantenimento dei posti di lavoro. Ma non facciamoci illusioni: la direzione aziendale non ci regalerà nulla. Serviranno la solidarietà di tutti e il sostegno attivo del personale interessato per far sì che i sin-
dati personali sul proprio stato di salute, cosa che, di fatto, comporta per certi aspetti lo svincolo dal segreto medico. I dipendenti devono anche accettare misure di reinserimento o, sempre più raramente, di ricollocamento. Si crea così una forte pressione sui dipendenti malati o assenti. Anche se tale pressione non è necessariamente proclamata dai quadri, la fonte rimane la paura di essere iscritti in una “lista nera”, se l’assenza è troppo prolungata.
Quasi contemporaneamente alla decisione di chiusura si è appreso che in futuro il Tages-Anzeiger continuerà a essere pubblicato solo come quotidiano a tre fascicoli. Il taglio viene imputato alla mancanza di spazio per la stampa della NZZ nel centro stampa di Tamedia. Sotto la direzione di Arthur Ruthishauser, doppio caporedattore designato di Tages-Anzeiger e Sonntagszeitung, saranno probabilmente tagliati non solo fascicoli e rubriche, ma ben presto anche ulteriori numerosi membri della redazione. La redazione della Sonntagszeitung era già stata fortemente decimata preventivamente sotto la direzione rigorosa di Ruthishauser.
Nell’ultimo giornale abbiamo spiegato il motivo per cui la chiusura della tipografia della NZZ è sbagliata dal punto di vista strategico e inutile dal punto di vista economico: le proposte del comitato aziendale e della commissione del personale emerse dalla procedura di consultazione del 9 gennaio sono disponibili in formato PDF al sito di syndicom: www.syndicom.ch/NZZprint
I quadri esercitano delle pressioni in questo senso? Ho avuto modo di venire a conoscenza di casi in cui la gerarchia ha fatto pressione, affinché il dipendente ritornasse al lavoro prima del tempo a lui necessario per guarire, talvolta addirittura contro il parere medico. Evidentemente, tale discutibile pratica si rivela controproduttiva, poiché può compromettere il completo ristabilirsi del dipendente, nel caso di un rientro al lavoro prematuro.
E allora percorriamo la via aziendale Il 13 gennaio syndicom e impressum hanno lanciato una petizione agli editori, chiedendo loro di riprendere finalmente le trattative per un contratto collettivo di lavoro. Ora abbiamo rincarato la dose inviando richieste singole a tutti gli editori. La petizione indirizzata agli editori può ancora essere firmata su www. syndicom.ch/13x13. E anche la reazione di Hanspeter Lebrument, presidente dell’associazione “Stampa Svizzera”, è ancora online su persoenlich.com. Ecco le sue parole nella newsletter inviata agli associati lo stesso giorno: «Non stiamo affatto vagliando un CCL di settore – ha risposto, su richiesta, Hanspeter Lebrument, presidente dell’associazione della Stampa Svizzera –. Ma se una singola casa editrice vuole negoziare un CCL con la rappresentanza dei lavoratori, è libera di farlo». Dunque secondo Lebrument il CCL della stampa non riguarda più
l’intero settore, ma è una faccenda meramente aziendale. syndicom e impressum hanno preso in parola il presidente degli editori e hanno inviato richieste individuali ai singoli editori del Ticino e della Svizzera tedesca. In queste lettere i destinatari vengono invitati a intraprendere delle trattative singole per elaborare dei CCL aziendali. Dopo dieci anni di vuoto contrattuale, di compensi freelance in calo e di continuo peggioramento delle condizioni di lavoro sotto la direzione di Lebrument che rifiuta il partenariato sociale, è davvero giunta l’ora di intraprendere un dialogo costruttivo. Infatti anche i lettori approfitterebbero di articoli redatti con più calma, e dopo ricerche più accurate, e magari rinnoverebbero con un maggior slancio i propri abbonamenti a giornali e riviste. (Nina Scheu)
CCL industria grafica
L’obbligatorietà generale è fattibile! All’inizio di febbraio la Seco ha fatto pervenire a syndicom e Syna una valutazione di come l’obbligatorietà generale (DOG) del CCL per l’industria grafica potrebbe essere realizzata in maniera semplice e senza grossi cambiamenti al CCL stesso. Questa nuova valutazione si è resa necessaria perché l’associazione di settore Viscom lo scorso autunno ha fermato unilateralmente la procedura DOG con il pretesto che la formazione di un organo di supervisione del rispetto del CCL richiedesse adeguamenti talmente importanti all’attuale CCL che quest’ultimo avrebbe dovuto essere rinegoziato in toto. La presa di posizione attuale, scaturita in un colloquio tra syndicom, syna e Seco nel dicembre scorso al fine di ammorbidire le posizioni, dimostra esattamente il contrario. Fondamentalmente si tratterebbe soltanto di trasformare la già prevista commissione ad hoc nel CCL in una commissione permanente. E invece di agire soltanto davanti a sospetti di violazione o denunce di non rispetto del CCL, questa commissione dovrebbe poter fare dei controlli a campione nelle aziende su iniziativa propria.
Per il resto i contributi di solidarietà pagati dai non membri andrebbero chiamati contributi all’esecuzione, che però come avviene già oggi non verrebbero detratti ulteriormente ai soci del sindacato. Dunque qual è il problema? Le aziende che rispettano il CCL non hanno nulla da temere dai controlli, anche a campione, usuali in tutti i rami con CCL DOG. Queste aziende devono temere soprattutto la loro associazione di settore Viscom, che attraverso il suo ostruzionismo ritarda l’introduzione del DOG, perché è chiaro che con il rincaro del franco ora, accanto alle offerte a buon mercato dall’estero, si accentuerà anche la lotta ai prezzi nel nostro paese, una lotta che sacrificherà altri posti di lavoro, e che potrebbe essere combattuta efficacemente con il DOG. Ecco perché syndicom e Syna continuano a chiedere una veloce realizzazione della DOG. Tuttavia ai tentativi di rinegoziare una seconda volta il CCL diciamo “no grazie!” – noi il DOG l’abbiamo già pagato!
Tuttavia La Posta valuta che lo strumento “pro presenza” è stato introdotto per promuovere la salute del proprio personale.
nuocciono alla sua competitività. Ci si può chiedere se questi programmi non comportino il pericolo di mettere da parte i dipendenti il cui rischio di assenze sia stimato più elevato. In questo contesto, sarebbe opportuno, nell’interesse del personale, che i militanti sindacalisti attribuiscano maggiore importanza alla salute sul posto di lavoro, al fine di non lasciarla gestire esclusivamente al datore di lavoro.
La mia inchiesta porta alla luce un’altra realtà. “Pro presenza” tende a individuare tutti gli aspetti rilevanti della salute, la quale è considerata principalmente in termini di costi per l’impresa. Il miglioramento delle condizioni di lavoro non è che un pio desiderio. La Posta, nelle sue relazioni gestionali, spiega che le malattie e gli infortuni generano costi che
(Roland Kreuzer, responsabile settore dei media)
Intervista: Yves Sancey
6 | Ritratto Diritto
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
«ho sempre avuto tempo per seguire gli impegni sindacali»
Libri, musica e amore per l‘India
Gli ultimi 25 anni della sua vita lavorativa Ursula Hunziker li ha trascorsi tra i libri: con alle spalle un’altra formazione professionale, nel commercio librario ha lavorato in librerie piccole e grandi, ha vissuto acquisizioni o chiusure di esercizio e dunque sa bene quanto prezioso possa essere, talvolta, il sostegno di un sindacato. Charlotte Spindler
©SABINE ROCK
«Ho bisogno di avere libri attorno a me», racconta Ursula Hunziker. Chi entra nel suo appartamento luminoso e accogliente alla periferia della città di Zurigo percepisce subito il suo amore per le cose scritte e stampate. L’ordine negli scaffali che arrivano al soffitto è perfetto; si trova la narrativa da Aitmatov fino a Zola, le edizioni originali della collezione “Die Andere Bibliothek”, libri di arte, letteratura da viaggio, note musicali e chicche come una bibbia di Lutero del Settecento. Ma ci sono anche libri di cucina: Ursula Hunziker ama cucinare, soprattutto piatti indiani, i cui ingredienti acquista nei piccoli negozietti della zona 4 e 5.
Divinità multicolore in scatola Sul tavolino davanti al divano giacciono volumi illustrati sull’arte tessile orientale e piccoli oggettini che Ursula Hunziker si è portata dal suo ultimo viaggio in India. «Volete prendervi una piccola divinità?», chiede ai suoi visitatori sbigottiti. Che offerta! Dio, ovvero molto di più: scopriamo che gli dei sono delle divinità indiane lavorate in modo molto grazioso e riposte in delle scatoline minuscole colorate, artigianato artistico da Varanasi, la città sul Gange, che come molti altri
tesori provenienti da paesi lontani vengono conservate in una scatola e poi spesso regalate. Da quando è andata in pensione, quattro anni fa, Ursula Hunziker dedica più tempo a sé stessa, fa viaggi piuttosto lunghi in India, dove ha conoscenti, per scattare fotografie, per la passione del pianoforte e dell’organo, per stare con gli amici. E naturalmente per la lettura. I suoi acquisti li effettua regolarmente presso la sua libreria preferita della zona 5 di Zurigo; le piace andare lì perché conosce la
libraia e il proprietario del negozio e ama farsi consigliare da loro.
Libreria con gatto Ursula Hunziker è cresciuta a Zurigo; dopo la scuola media non è diventata assistente sociale come inizialmente voleva ma ha fatto la formazione come assistente di laboratorio medico. «Mi è sempre piaciuto stare tra la gente, questa è una cosa che ho sempre apprezzato molto della mia prima professione, e ancor di più nel commercio librario». Dopo
un periodo passato a casa come mamma è arrivata la sua prima assunzione in questo nuovo settore. Il luogo di lavoro era la Christliche Vereinsbuchhandlung CVB (associazione libraria cristiana) alla Badenerstrasse. «All’inizio ero stata assunta per le consegne, ma poi sono passata alle vendite, dove mi occupavo anche dell’allestimento dei tavoli da esposizione e delle vetrine», racconta. «Era un vero piacere dedicarmi a questi lavoretti creativi». Dalla Badenerstrasse poi è stata trasferita alla filiale CVB presso la Hottingerstrasse, dove oggi sorge la libreria in Hottingerplatz. «Abbiamo gestito la filiale in due, potevamo organizzare delle letture e abbiamo goduto di tanta indipendenza. Nel negozio avevamo addirittura un gatto», continua Ursula. Quando poi per motivi economici è stato cancellato un impiego, lei ha cambiato posto ed è andata a lavorare in una libreria teologica alla Schifflände. Ma il negozio poi fu venduto, e in seguito anche liquidato.
Impegno sindacale Ursula afferma di aver vissuto da vicino il declino del commercio librario; diverse volte ha fatto ricorso al sostegno del sindacato. Nel suo impiego successivo presso un’azienda più grande al di
fuori del suo cantone è stata vittima di una ristrutturazione; aveva già 62 anni. Ma come per miracolo, poco dopo ha ritrovato lavoro, stavolta in una grande libreria di Lucerna, dove curava i reparti di teologia, psicologia e arte. «Ho potuto rivivere di nuovo un bellissimo periodo, in una squadra mista molto buona. Anche quando sono stata ufficialmente pensionata, ho potuto continuare a lavorare come ausiliaria per quattro anni con un monte ore flessibile. Così sono riuscita ad attutire un po’ lo shock da pensionamento». Ursula Hunziker ha sempre avuto tempo per seguire gli interessi sindacali; si è impegnata attivamente nella campagna sugli orari di apertura dei negozi, è stata delegata della RASK Zurigo e per diversi anni membro della commissione delle borse di studio prima presso comedia, poi a syndicom. Le capita anche adesso di partecipare a qualche evento del sindacato. A 68 anni ha come avuto la sensazione che forse era arrivato il momento di abbandonare la vita lavorativa. «Avevo una gran voglia di imparare cose nuove e di fare nuove esperienze», racconta. Ha imparato il russo all’università e ha cominciato a scrivere per puro piacere: osservazioni dalla vita quotidiana e piccole poesie.
punto e dirit to
Disoccupazione per colpa propria vs inaccettabilità a continuare a lavorare presso il posto di lavoro abituale
Per due anni ho avuto dei diverbi con la datrice di lavoro per ottenere condizioni migliori, ma nulla è cambiato. Mi sono sentita abbandonata e l’adempimento del mio compito in un team poco armonico diventava sempre più difficile. Per farla breve, mi sono completamente esaurita. Temevo seriamente di ammalarmi e mi sono licenziata. Il mio medico ha confermato alla cassa disoccupazione retroattivamente che il mio licenziamento era giustificato per motivi di salute, mentre l’associazione di categoria è giunta alla conclusione che il mio datore di lavoro ha violato l’obbligo di assistenza nei miei confronti. Ora la cassa disoccupazione mi impone 31 giorni di sospensione. Può farlo?».
Sì. A una persona divenuta disoccupata si possono imporre fino a 60 giorni di sospensione se ha perso il lavoro per colpa propria. Ciò ha come conseguenza che tale persona non percepirà alcuna indennità di disoccupazione durante i giorni di sospensione. I giorni di sospensione vengono comunicati dalla cassa disoccupazione se un dipendente si licenzia di sua iniziativa o «volontariamente» (dimissioni) senza che gli sia stato garantito un altro posto di lavoro, a meno che non si potesse più pretendere da lui la permanenza presso il posto di lavoro che occupava fino a quel momento. La questione relativa alla ragionevolezza, risp. irragionevolezza del-
la permanenza presso il posto di lavoro occupato fino a quel momento dev’essere valutata in modo rigoroso sulla base della giurisprudenza relativa alla Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione. Di conseguenza, un cattivo clima di lavoro o delle divergenze di opinione con i superiori o colleghi di lavoro non bastano per giungere alla conclusione di un’inaccettabilità alla prosecuzione del rapporto di lavoro, né tanto meno un certificato medico prodotto a licenziamento avvenuto. Certificato che inoltre è stato emesso retroattivamente, implicando quindi che la persona che ha perso il lavoro si è sottoposta a un trattamento medico solo dopo il licenziamen-
to. Anche un’analisi e una valutazione della situazione lavorativa da parte di un’associazione professionale non sono sufficienti. La cassa disoccupazione può partire dal presupposto di un’inaccettabilità del proseguimento dell’impiego svolto fino a quel momento se certificati medici chiari o altri mezzi probatori adeguati possono attestare le circostanze per il licenziamento. Ciò si verifica, ad esempio, nel caso in cui venisse dimostrato nel concreto che il lavoro, per cui la persona assicurata è stata assunta, costituisce la causa principale della malattia e dell’incapacità al lavoro correlata, il datore di lavoro non è in grado di offrire alcuna alternativa equiva-
© Z VG
Ero impiegata come giornalista, responsabile per un team redazionale di piccole dimensioni e per la pubblicazione di una rivista mensile. Poiché un collega del team non avrebbe accettato il mio subentro quale suo superiore, sono sorte delle tensioni, soprattutto perché sussistevano grandi differenze a livello salariale. Ruth Wenger lic. iur.
lente e la persona assicurata, da un punto di vista medico, sembra essere assolutamente nelle condizioni di recuperare, presso un altro posto di lavoro, la sua completa capacità lavorativa. In presenza di questi elementi, ovvero se si può parlare obiettivamente, sulla base di certificati, di un’incapacità lavorativa associata al posto di lavoro e causata da motivi di salute, in caso di licenziamento volontario non si potrebbe addurre una disoccupazione per colpa propria e, quindi, non si dovrebbero nemmeno disporre giorni di sospensione.
Contratti di lavoro AVS | 7
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
2015 e politica sociale
Tool CCL
Guida al diritto del lavoro Grazie al lancio di un tool CCL, syndicom amplia la sua offerta di servizi con uno strumento importante! Sul sito web sindacale, gli iscritti e le persone interessate hanno ora accesso ai testi completi sul CCL e, grazie a una mascherina di ricerca, possono trovare facilmente i passaggi contrattuali desiderati . Naomi Kunz La ricerca in 4 click Coloro che desiderano avere delle informazioni sui propri CCL, navigando sul sito web di syndicom alla sezione (lavoro/diritto), giungono al tool CCL. Con una ricerca e un filtraggio mirati si possono trovare con semplicità informazioni fondamentali in quattro “click”. CCL: In questo caso gli utenti possono scegliere il CCL rilevante per loro (ad es. Posta, Swisscom ecc.). Tema: Suddividendo i temi per categorie (ad es. licenziamento) la ricerca può essere ulteriormente ristretta.
Ora è tutto pronto: con il tool CCL syndicom si arricchisce di un ottimo servizio. I 15 contratti collettivi di lavoro (CCL) vigenti a livello nazionale e gli 8 a livello regionale seguiti da syndicom sono ora memorizzati a livello centrale sul sito web sotto forma di banca dati online e sono accessibili pubblicamente. Un gruppo di progetto interno ha elaborato il tool insieme al servizio giuridico di syndicom e l’ha verificato attentamente nel corso di una fase di sperimentazione. «Il tool genera un grande valore aggiunto per i nostri iscritti. Essi possono informarsi con estrema facilità sui rispettivi diritti e ottenere una panoramica generale», si rallegra Bernadette Häfliger Berger, vicepresidente di syndicom e responsabile per il dipartimento delle pari opportunità e per il servizio giuridico. Il tool CCL apporta soprattutto una prestazione integrativa di consulenza in materia di diritto del lavoro da parte dei pro-
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fessionisti del sindacato. Nel caso di problematiche concrete, i segretariati regionali continueranno però a essere personalmente a disposizione degli iscritti. Anche i segretari regionali e specializzati sembrano apprezzare la cosa: «Il tool CCL offre la straordinaria possibilità di effettuare una ricerca dei CCL sulla base dei temi e quindi di filtrare con tre click gli articoli rilevanti per una richiesta o una domanda», afferma Anna Haselbach del segretariato regionale Svizzera orientale. Franz Schori, segretario per il comparto Telecom/IT, afferma: «Non devono essere solo le aziende a evolversi costantemente, ma anche i sindacati. Il tool CCL è un nuovo ed eccellente strumento di lavoro di syndicom. Offre ai nostri iscritti un valore aggiunto e semplifica il lavoro ai segretari del sindacato che forniscono regolarmente una consulenza agli iscritti sulle questioni correlate al diritto del lavoro».
Articolo: Gli utenti possono selezionare, nell’ambito di un ulteriore passaggio, l’articolo sul CCL applicabile a loro (ad es. licenziamento improprio). Gli articoli appaiono in ordine cronologico e possono essere aperti e richiusi. Parola chiave: Inserendo una parola precisa per la ricerca le informazioni possono essere filtrate anche direttamente tramite una ricerca per parola chiave. I risultat i della ricerca Per ogni CCL compaiono due o tre osservazioni introduttive. Gli articoli selezionati vengono elencati in ordine cronologico e possono essere aperti o richiusi. Determinati articoli sono corredati da osservazioni del servizio giuridico di syndicom. Alla fine del sito troverete tutti i documenti rilevanti, come i CCL, delle argomentazioni integrative e delle disposizioni supplementari, che sono pronti per essere scaricati in formato PDF. Il nuovo tool CCL è disponibile al seguente link: http://www.syndicom.ch/gav-tool
Cosa cambierà per l’AVS Quali sono le novità nell’ambito delle assicurazioni sociali? Che cosa rimane invariato? Verrà presentata qui e nelle prossime edizioni una sintesi dei cambiamenti più importanti riguardanti prestazioni e contributi delle assicurazioni sociali a partire dal 2015. Oltre che le prospettive sulle revisioni avviate. Jasmin Aregger* Adeguamento delle rendite AVS:
Obbligo contributivo AVS:
dopo l’ultimo adeguamento nel 2013, nel 2015 le rendite AVS vengono nuovamente adeguate all’andamento dei prezzi e dei salari (cosiddetto indice misto). La rendita minima AVS viene incrementata di 5 CHF, il che corrisponde a uno 0,4% circa. La ragione di quest’adeguamento, comunque molto modesto, è costituita dai prezzi al consumo relativamente stabili nel 2014: il comitato addetto ha stabilito l’indice misto sulla base del rincaro annuo nel dicembre 2014, che, secondo le sue stime, dovrebbe attestarsi solamente tra lo 0 e lo 0,5 per cento. Il fatto che la Confederazione adegui regolarmente le rendite AVS a prezzi e salari dev’essere innanzitutto giudicato positivamente. Ciononostante quest’aspetto positivo viene offuscato dalla circostanza che l’indice salariale utilizzato riflette solo in modo insufficiente l’effettivo andamento dei salari per via della sua modalità di calcolo. Così la rendita AVS corrisponde a una quota sempre più bassa dell’ultimo reddito di pensionate e pensionati.
assegni per grandi invalidi dell’AVS: con l’incremento delle rendite AVS aumentano anche un po’ gli assegni per grandi invalidi per coloro che percepiscono rendite di vecchiaia. Possono richiedere assegni per grandi invalidi i/le beneficiari(e) di una rendita AVS che dipendono costantemente dall’assistenza di terzi per gli atti ordinari della vita, o che necessitano su base duratura di un’assistenza o di una sorveglianza personale. L’assegno ammonta, per una grande invalidità seria, all’80% della rendita AVS minima (da adesso 940 CHF) e, per un grado medio di invalidità, al 50% (da ora 588 CHF). I beneficiari di rendite AVS con una grande invalidità leggera e che vivono ancora a casa hanno diritto a un assegno nell’ordine del 20% della rendita AVS minima (da ora 235 CHF).
contributi che restano identici per i lavoratori indipendenti e le persone che non esercitano un’attività lucrativa; esenzione dall’obbligo contributivo per le attività di scarsa entità: i lavoratori indipendenti, il cui reddito annuale si è attestato, nel biennio 2013/2014, al di sopra di 56’200 CHF, erano tenuti a versare contributi AVS/AI e IPG del 9,7 per cento del rispettivo reddito. In caso di guadagni inferiori a 56’200 CHF, la relativa aliquota contributiva si attestava tra il 5,223 e il 9,202 per cento (la cosiddetta scala contributiva). Il limite superiore della scala contributiva corrisponde a quattro volte l’importo annuale della rendita minima AVS. Di conseguenza, con l’incremento a 1’175 CHF dal 1° gennaio 2015, aumenta anche l’importo limite a quota 56’400 CHF. Resta invariato a 480 CHF all’anno il contributo minimo che i lavoratori indipendenti e le persone che non esercitano un’attività lucrativa sono tenuti a versare per AVS, AI e IPG (AVS: 392 CHF; AI: 65 CHF; IPG: 23 CHF). Così anche il contributo minimo per l’AVS/AI volontaria resta invariato a 914 CHF annuali, pari al doppio del contributo minimo nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria. Dal 1° gennaio 2015 vengono esonerate dall’obbligo contributivo AVS le cosiddette attività per arrotondare la paghetta dei giovani, risp. dei giovani adulti fino ai 25 anni. Sono compresi nelle attività di scarsa entità i redditi conseguiti con un’occupazione nell’ambito di un’economia domestica e che non superino i 750 CHF all’anno. Chi quindi occasionalmente occupa una babysitter non è più obbligato dalla legge a versare contributi in qualità di datore di lavoro, a meno che la persona occupata non lo richieda o il salario annuale non si attesti al di sopra dei 750 CHF in questione.
* Jasmin Aregger è collaboratrice scientifica USS
Minimo
Massimo
Prima Adesso
Prima Adesso
Rendita singola AVS Rendita coppia AVS Rendita vedovi/vedove Rendite orfani e bambini
Fr. 1170 Fr. 2340 Fr. 936 Fr. 468
Fr. 2340 Fr. 3510 Fr. 1872 Fr. 936
Fr. 1175 Fr. 2350 Fr. 940 Fr. 470
Fr. 2350 Fr. 3525 Fr. 1880 Fr. 940
8 | Mondo Economia
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
congresso mondiale di UNI Global Union a Cit tà del Capo
Ubuntu – including you! A vent’anni dalla fine dell’apartheid in Sudafrica, un altro tipo di discriminazione allunga la sua ombra: quella economica. È contro questa ingiustizia che UNI lotta con i suoi 20 milioni di iscritti in tutto il mondo. Il congresso ha rappresentato il più grande evento sindacale mai avvenuto in Africa. 20 anni dopo la fine dell’apartheid e dalle prime elezioni libere in Sudafrica, questo paese è stato il degno palcoscenico per questo congresso; ricordiamo infatti che i sindacati hanno giocato un ruolo importante nella lotta contro l’apartheid, sia in Sudafrica che nel movimento di solidarietà di molti paesi. Il segretario generale di UNI, Philip Jennings, ha aperto il congresso con queste parole: “Siamo molto felici di tenere il nostro congresso mondiale a Città del Capo, in un momento dove vogliamo riportare alla memoria l’eredità di Nelson Mandela che purtroppo ci ha lasciato un anno fa. La leadership altruista di Mandela e il suo impegno per il movimento sindacale non devono essere sottovaluta-
ti, soprattutto oggi che il mondo lotta contro un’indicibile ingiustizia economica. Nei 20 anni passati dalla fine dell’apartheid
Roland Kreuzer (insieme a Hans Kern e Michel Gobet, partecipanti syndicom al Congresso UNI)
Vuoi saperne di più su UNI Global Union? Vai alla pagina: www.uniglobalunion.org
Politica monetaria
WEF 2015
L’immensa ingiustizia della diseguaglianza nel mondo Come ogni anno, anche in questo 2015 i padroni del mondo si sono incontrati a fine gennaio al World Economic Forum (WEF) di Davos al riparo dagli sguardi del popolo. I partecipanti – capi di Stato, direttori dell’FMI e dell’OMC, 1500 padroni di multinazionali e qualche “rappresentante della società civile” - si dilettano a parlare di povertà, disuguaglianze e riscaldamento globale. Senza che, almeno per il momento, queste discussioni, buone risoluzioni o lacrime di coccodrillo abbiano raggiunto anche solo un minimo di equità nel mondo. Anzi, è vero il contrario. La forbice dell’ineguaglianza si è allargata ancora, questo viene dimostrato chiaramente dallo studio di Oxfam pubblicato poco prima del WEF. L’organizzazione non governativa britannica in questa ricerca indica che “la parte di patrimonio mondiale, detenuto dall’1% più ricco della popolazione è passato dal 44% nel 2009 al 48% nel 2014 e supererà il 50% nel 2016”. La ricchezza accumulata dall’1% più ricco l’anno prossimo supererà quella in mano al restante 99%. La direttrice generale dell’ONG, Winnie Byanyima, che ha co-presieduto il forum di Davos, ha denunciato «l’ampiezza delle diseguaglianze nel mondo» definendola «vertiginosa». Poi ha continuato esigendo «l’organizzazione ancora quest’anno di un summit mondiale sulla fiscalità per riscrivere le regole fiscali internazionali». Questo progetto sembra essere partito male.
in Sudafrica, sta allungando le sue radici un apartheid economico, e non soltanto qui, ma in ogni parte del mondo”.
È contro quest’ingiustizia che UNI lotta con i suoi 20 milioni di iscritti in 900 sindacati in 150 paesi: per questo la tematica del congresso è stata “Ubuntu – including you!”. E siccome i ricchi diventano sempre più ricchi mentre gli altri perdono posti di lavoro, pensioni e prestazioni, il discorso della ridistribuzione diventa anche un discorso di politica salariale: “Il mondo ha bisogno di un aumento salariale!”. Questo congresso è stato fortemente contrassegnato dalla primavera sindacale in atto in Africa, Asia e Sudamerica. Al centro del congresso ci sono state le iniziative relative a progetti di costruzione che UNI ha promosso sistematicamente negli ultimi anni con l’aiuto di fondi di organizzazione. Il congresso ha approvato la continuazione di questa strategia di costruzione
e sono state presentate una dozzina di relazioni impressionanti sulle varie esperienze; per esempio IKEA Turchia, Carrefour Colombia; Walmart in più paesi; battaglia negli USA per far riconoscere il sindacato nelle aziende della Deutsche Telecom (con grande sostegno di ver.di); campagne di organizing in Latinoamerica presso DHL, Securitas e Prosegur. Molto interessante è stata anche la relazione del presidente di ver.di Frank Bsirske su come il suo sindacato con degli scioperi vuole costringere Amazon a firmare un contratto collettivo di lavoro e a riconoscere il sindacato. Una lotta esemplare contro i salari bassi! Fondamentalmente si è respirato un’aria ottimista: è possibile costruire un sindacato con successo anche se le condizioni sono avverse!
Colpiscono anche altri dati dello studio: la ricchezza delle 80 persone più ricche è passata da 1’330 a 1’900 miliardi di dollari in quattro anni ed equivale ormai a quella posseduta dal 50% dei meno fortunati della popolazione mondiale. In altre parole, 3,5 miliardi di persone condividono le stesse ricchezze di queste 80 persone straricche. (YS)
PUBLIC EYE AWARDS Ai margini del WEF, dopo 15 edizioni del contro-vertice conosciuto con il nome di Public Eye, la Dichiarazione di Berna e Greenpeace hanno consegnato il loro ultimo premio della vergogna, il cosiddetto “Lifetime Award”, per denunciare le pratiche di affari più irrispettose. Sei aziende ne sarebbero state degne: Walmart per le sue violazioni del diritto del lavoro, Dow Chemical per i suoi stabilimenti a Bhopal, Glencore per le sue minacce all’ambiente e alla salute della popolazione nelle miniere, Goldman Sachs per la sua responsabilità nella crisi finanziaria oppure Gazprom per i suoi progetti di perforazione nell’Artico. Alla fine il premio della vergogna è andato alla Chevron per i danni ambientali a grandi superfici di foresta vergine in Ecuador. (YS)
Le librerie soffrono il franco forte
L’abbandono del cambio fisso deciso dalla BNS e il successivo rincaro del franco svizzero è una coltellata al cuore per il settore. L’Office du livre a Friborgo ha già annunciato i primi provvedimenti discutibili. Yves Sancey Il 15 gennaio la Banca nazionale svizzera (BNS) ha deciso di abolire il cambio fisso di 1,20 franchi per un euro. Da allora vige la parità: un franco per un euro. Innumerevoli le ripercussioni. Di tutti i settori di syndicom, il più colpito è sicuramente quello del libro. Bisogna dire che l’80% delle opere acquistate in Svizzera sono importate dall’estero. Con il prezzo in euro stampato sulla copertina del libro, i consumatori vedono subito se la nuova parità franco-euro si è tradotta o no in una riduzione del prezzo in franchi svizzeri. I librai, ultimo anello di una lunga catena di attori (editori stranieri, distributori, librai) non sono liberi di abbassare i prezzi.
Tempesta all’OLF Essendo stato il prezzo svizzero fissato dal suo editore o distributore, un libro passa nelle mani del distributore che gestisce lo stock e il rifornimento delle librerie. Il più grosso distributore della Svizzera romanda è l’Office du livre (OLF) con base a Friborgo. È l’equivalente del Buchzentrum della Svizzera tedesca. Avendo comprato quasi l’intero stock al vecchio tasso di cambio, l’OLF ha subito una perdita del 20% in un
solo minuto. «In balia di un tornado» e davanti ad una «situazione grave», il suo direttore, Pierre Fehlmann, ha deciso di ricorrere a misure drastiche per i 159 dipendenti dell’azienda. Infatti questi ultimi dovranno fare i conti con una riduzione salariale dal 4 al 7,5% se il loro stipendio attuale supera i 4000 franchi, tanto ha rivelato La Liberté (26.1.2015). Inoltre dovranno lavorare 2,5 ore in più la settimana senza compensazione salariale. Un «provvedimento inevitabile», secondo il direttore (Tribune de Genève, 28.1.2015). Sotto la minaccia di licenziamento in caso di rifiuto, ai dipendenti sono stati dati pochi giorni per firmare una clausola integrativa al loro contratto che entrerà in vigore il 1° maggio. syndicom sta seguendo la faccenda da vicino, soprattutto il discorso della legalità della disdetta-modifica che l’USS giudica nulla dal momento che «il datore di lavoro deve accollarsi in anticipo il cambio che comunque fa parte del rischio imprenditoriale».
La rabbia dei librai Alla fine di questa catena ci sono i librai che si trovano ad affrontare una pessima situazione. Non possono adeguare i prezzi perché
pagano i fornitori in franchi svizzeri al vecchio prezzo, prima che fosse abbassato l’euro. Se il prezzo dei libri tarderà a scendere, è grande il rischio che la clientela vada a comprare all’estero o che si rivolgerà ai siti di acquisti online come Amazon che vende in euro. E se loro abbassano il prezzo, arrivare alla fine del mese diventerà molto difficile. «Negli ultimi tre anni i prezzi dei libri sono stati abbassati dal 15 al 20% il che ha già gravato molto sul settore visto che le spese generali sono rimaste invariate» sottolinea Françoise Berclaz della Liseuse a Sion (Le Nouvelliste, 27.1.2015). Difficile dunque abbassare i prezzi di un ulteriore 15-20%. «I margini mi servono per pagare le spese, l’affitto e le tasse professionali» racconta Zita Suskosd, responsabile della libreria Delphica a Ginevra (TdG, 28.1.2015). Ora è il consumatore-cittadino che ha in mano il potere di decidere se preferisce sostenere la rete di professionisti del libro competenti o se decide soltanto di guardare al prezzo e ordinare il libro online. Una cosa comunque è sicura: la decisione della Banca nazionale svizzera del 15 gennaio non ha ancora esaurito il suo effetto tsunami.
Vogliamo di più, adesso! Il 7 marzo diamo un chiaro segnale per una maggiore giustizia salariale e contro l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne.
Ritrovo ore 13.30 alla Schützenmatte a Berna Treno speciale gratuito da Ginevra (10.39 / binario 6) – Nyon (10.53) – Losanna (11.15) – Friborgo (12.00) – Berna (arrivo 12.20) Bus gratuiti dal Ticino: Mendrisio, Mercato Coperto (8.30) Lugano-Cornaredo, Stadio lato fiume (9.00) – Castione, Ristorante Meridiano (9.30). Ritorno: partenza 16.30 – 17.00 da Berna Vai a www.syndicom.ch/7marzo per iscriverti, ordinare il biglietto FFS per raggiungere la stazione più vicina del treno gratuito o per avere altre info oppure rivolgiti al tuo segretariato regionale syndicom.
10 | Economia Società
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015
at tività sindacale regionale
Tutti contro tutti Talvolta bisogna andare alla radice delle parole per capire la radice dei problemi. Precarietà viene dal latino prex, precis, preghiera. Quasi un’implorazione, una supplica: vi prego di darmi un lavoro. Invece di chiedere, di pregare, è giunto il momento di alzare la testa. Con questa esortazione forte, l’economista Christian Marazzi ha chiuso il suo intervento alla giornata informativa del 31 gennaio promossa dall’Unione Sindacale Svizzera Ticino e Moesa. Oltre 150 partecipanti per cercare di capire dove ci sta portando la «cor-
sa al ribasso», la spietata concorrenza tra lavoratori e lavoratrici. «Tutti vogliono un lavoro eppure, paradossalmente, il suo valore è in costante declino», ha esordito Françoise Gehring, vicepresidente USS. «Le conseguenze vanno oltre la busta paga, oltre la soglia del dolore: perché il lavoro, appunto, perde valore sociale, culturale e politico. Perché il lavoro è diventato un pezzo smontabile dell’azienda. Nello scontro secolare tra lavoro e capitale, in questa fase ha vinto il capitale, nelle mani di finanzieri spregiudicati che rapinano senza scrupolo l’intero pia-
neta. Ovunque, si chiede maggiore produttività e s’innesca così una malsana competitività tra colleghi, che mina seriamente la solidarietà tra lavoratori e lavoratrici. Un gioco al massacro che giova solo a quei datori di lavoro che non sanno più che cosa significhi la responsabilità sociale. Come se non bastasse, la crisi economica e l’assenza di prospettive dovuta alla mancanza di lavoro, aumentano la precarizzazione che spinge donne e uomini di tutte le età ad accettare un lavoro con scarsi diritti e basso reddito. Insomma, a barattare sudore in cambio di (poco) denaro».
La metamorfosi della classe operaia Con la lucidità di pensiero e la lungimiranza che lo contraddistinguono, Christian Marazzi ha snocciolato dati che mostrano come il mondo del lavoro sia cambiato radicalmente. «Negli ultimi quindici anni c’è stata una graduale riduzione di posti di lavoro a tempo indeterminato. In Svizzera, il 10-14% della popolazione attiva è assunta a tempo determinato, il 36% lavora a tempo parziale, ma spesso non per scelta: 2/3 vorrebbero lavorare di più. In Ticino, c’è stato il proliferare del lavoro interinale e sono raddoppiati gli indipendenti
come conseguenza dell’esternalizzazione: si continua a fare lo stesso lavoro, come in azienda, ma senza oneri sociali. Tanto che il 25% della popolazione attiva è senza secondo (o terzo) pilastro. Anche da noi arrivano i cosiddetti mini-jobs, con contratti inferiori a tre mesi. Tutti fenomeni che preparano alla povertà futura. E ora pure il lavoro gratuito è una realtà, se pensiamo che il 60% dei collaboratori dell’Expo lavorerà gratis in cambio di visibilità». Il salariato a tempo indeterminato, un pilastro delle grandi conquiste del Novecento e dello stesso stato
Tornare a essere risoluti Passatemi il gioco di parole e permettetemi l’esortazione. Con il termine “risoluzione” si è affrontata la seconda parte della giornata di (in)formazione e dibattito indetta dall’USS su “Concorrenza e conseguenze della corsa al ribasso su lavoratrici e lavoratori” di sabato 31 gennaio scorso (vedi anche articolo sopra): pomeriggio dedicato a differenti workshop cui hanno partecipato tutti i presenti, appartenenti a vario titolo all’area sindacale della Svizzera italiana. sot to la lente un mondo del lavoro problematico Profitto delle imprese a scapito della salute di lavoratrici e lavoratori, conseguenze drammatiche delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, dumping salariale, CCL sotto attacco, discriminazione di genere e inequità nella parità e nelle opportunità: il quadro del mondo del lavoro che ci si para davanti in questo inizio 2015 è a dir poco desolante... e dalle conseguenze devastanti. Analizzando il contesto odierno non può non balzare agli occhi una sorta di assenteismo politico, sociale e anche sindacale. Manca una coscienza alla partecipazione e un sentimento collettivo dal quale sentirsi tutelati e con il quale lottare. Prendiamo ad esempio i contratti collettivi di lavoro (CCL), alla cui base devono esserci lavoratrici e lavoratori pronti a nuove conquiste e a difenderle. Oggi più che mai è importante ricostruire o riappropriarsi di rapporti di forza validi nei confronti del padronato per riuscire in contrattazioni sempre più selvagge e deregolamentate. Quest’ultimo ha sempre meno voglia di sedersi al tavolo delle trattative e tenta costantemente di svuotare di senso questo strumento così importante per i salariati e le salariate. Siamo di fronte a una grossa crisi d’identità dei CCL, che vanno riformati, rivisti e rivalutati. Soprattutto in questo mercato del lavoro, che vede una “classe operaia” completamente cambiata, difficilmente
tutelabile nella sua eterogeneità e complessità. Che fare? Come reagire? La storia recente non è costellata solo di insuccessi. Ne è un esempio il CCl dell’edilizia, il più forte in Svizzera, frutto di una grande mobilitazione e risoluzione dei lavoratori del settore. La nostra risposta deve essere dunque quella della riorganizzazione sui luoghi di lavoro, della costruzione di conflitto coscienti che i nostri interessi non possono coincidere con quelli dei datori di lavoro. E il senso di questa giornata intersindacale è stato proprio quello di ritrovare un fronte comune, di rivendicare dei principi imprescindibili per le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese e non solo. risoluzioni Qui di seguito alcune indicazioni nate all’interno dei workshop. 1. Salute e sicurezza: migliorare la legge e il diritto del lavoro; abolire le forme di lavoro interinale; monitorare le malattie professionali. 2. Conseguenze della liberalizzazione: tematizzare la questione della pressione e dei ritmi di lavoro sempre più elevati. Affrontare questi problemi in maniera trasversale, coinvolgendo tutti i sindacati. 3. Dumping salariale: rivedere gli accordi bilaterali portando al tavolo delle trattative i diritti sindacali; aumentare la presenza sui luoghi di lavoro, l’organizzazione e l’informazione mediatica; denunciare i datori di lavoro scorretti (black-list); vietare subappalti e inasprire le sanzioni. 4. Importanza dei CCL: ricostruire la solidarietà fra lavoratori; aumentare la diffusione dei CCL (oggi il 30% in Svizzera); dotarli di condizioni di lavoro più che degne. 5. Pari opportunità: promuovere il tempo parziale qualificato e sostenere una riduzione generalizzata del lavoro sotto le 40 ore; più controllo della parità salariale e no all’aumento dell’età pensionabile delle donne. Petra Demarchi
La corsa al ribasso Tutti contro tutti. Frontalieri contro svizzeri. Indipendenti contro «fuchi di stato». Uomini contro donne. Giovani contro anziani. Se la politica e il padronato dividono la classe operaia (o ciò che ne resta), bisogna trovare un denominatore comune. Perché solo «uniti siamo forti». Ne ha parlato l’economista Christian Marazzi.
«Io lotto con tutti e per tutti anche perché prima di me hanno lottato altri». Fernando, settore del granito
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sociale (che su questo si era modellato), non esiste quasi più. «Siamo passati – ha proseguito Marazzi – a qualcosa di più eterogeneo. Il capitale è riuscito a far esplodere, a polverizzare quella che rappresentava una classe sociale di riferimento in una moltitudine di soggetti. Ora i lavoratori non sono più rapportabili nello stesso zoccolo duro. Anzi, uno contro l’altro: ad esempio, si invidia il dipendente pubblico come fosse un privilegiato…». Ritrovare un’identità “contro” La situazione in Ticino sembra anco-
ra più complessa. «Siamo strutturalmente, non soltanto come regione di frontiera, confrontati con una classe operaia che è tutto fuorché omogenea», ha constatato Marazzi. «Negli Anni Settanta la classe operaia rappresentava il 30% della popolazione attiva però aveva in sé qualcosa capace di parlare agli altri, qualcosa che ha fatto mobilitare gli studenti o i colletti bianchi in nome della classe operaia. Nella frammentazione attuale, dobbiamo quindi individuare un comun denominatore che permetta di immaginare percorsi di ricomposizione. Se il capitale sembra aver spazzato via
i lavoratori, questi devono ritrovare un’identità riferita all’avversario, ai rischi. Potrebbero essere il diritto allo studio, la precarietà, la flessibilità, l’incertezza del futuro… temi che toccano, pur in forme diverse, tutti: chi lavora nella finanza, a scuola o alla Gucci. Già da tempo parlo della necessità di un sindacalismo sociale, capace di interloquire con più soggetti diversi, mettendo insieme giovani, donne, pensionati (nei prossimi anni le pensioni saranno un tema delicatissimo), persone che hanno il problema dell’alloggio o sono in assistenza, o ancora gli studenti indebitati
(una situazione esplosiva negli Stati Uniti)». Il dirit to di esternare la sofferenza Il dibattito che ne è seguito ha toccato argomenti di stretta attualità (la Grecia di Syriza, il cambio franco-euro, il reddito di cittadinanza), citazioni sempreverdi (Gramsci) e consigli di lettura (“Il capitale del XXI secolo” di Thomas Piketty), progetti come quelli (anticipati da Graziano Pestoni) di un libro-inchiesta sulle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici e di una forma di università popolare, per dare gli stru-
menti per capire un mondo che cambia. E anche di sofferenza. «Siamo in una società malata di dolore, di incapacità di reimmaginare qualche futuro, anche a breve termine», ha spiegato Marazzi. «La sofferenza è l’elaborazione del dolore. Penso che sentirsi soli, umiliati sia un tema dell’azione sindacale. Per questo dobbiamo rivendicare il diritto a esternare la sofferenza contro questa marcia del capitale contro il lavoro, in una società che ci ha visti combattenti e resistenti».
Giovanni Valerio
let tere dei let tori
La Posta Ho letto con molta attenzione l’articolo apparso sul nostro giornale syndicom n. 14 del 29 novembre 2014 “Tempi Moderni: cicli produttivi sempre più massacranti“. Concordo su tutta la linea dell’articolo che alla Posta nei “Centri lavorazione delle lettere dei Pacchi e Logistica” il lavoro peggiora di giorno in giorno. Le assenze per malattia aumentano. In base alle statistiche eseguite, le assenze per malattie causate da dolori muscolari e alle spalle sono del 55% e il mal di schiena il 49%. Molti devono essere sottoposti ad interventi chirurgici, da considerare a mio avviso gravi. A seguito degli interventi le assenze si prolungano e trascorsi i 2 anni di lunga durata il collaboratore riceve il benservito. Il sindacato potrebbe richiedere alla Posta, tramite il gruppo di ERGONOMIA, un controllo sugli impiegati che hanno subito gli interventi. Come sindacato dobbiamo vegliare su questi lavoratori che si sentono dimenticati dal loro datore di lavoro e prendere esempio dalle ditte che nel 2014 hanno reinserito i propri collaboratori con problemi di salute. La Camera di Commercio e l’Ufficio AI hanno consegnato dei riconoscimenti a 4 aziende per l’importante contributo per il reinserimento dei suoi collaboratori, in questo riconoscimento non figura la POSTA. I responsabili che si occupano delle malattie e i dirigenti sono restii a credere ai collaboratori che hanno problemi di salute. Le aziende come la Posta hanno molte possibilità di reinserire professionalmente i collaboratori al proprio interno ma credo che ci siano molti pregiudizi. I colleghi che potranno reinserirsi professionalmente saranno sicuramente grati all’azienda per aver ridato loro dignità negli ultimi anni lavorativi e una azienda moderna come si professa La Posta deve capire che i suoi collaboratori di una certa età sono un valore aggiunto. La Direttrice della Posta, intervistata dal Corriere del Ticino, dichiara che bisogna adattarsi e chi si ferma è perduto. È vero. Purtroppo però come collaboratore accetto le trasformazioni ma non i peggioramenti. SÌ ALLA TRASFORMAZIONE… NO AI PEGGIORAMENTI. Ai delegati del CCL Posta chiedo di essere attenti affinché le rivendicazioni ottenute con molte lotte sindacali non ci vengano tolte o peggiorate.
Come si cambia Per fare giusto un esempio, prima degli anni Ottanta gli alti funzionari venivano formati all’interno e frequentando la Scuola d’Amministrazione. Ora se non si è laureati alla “Business School” e formati per il settore privato non si può accedere a questi posti ambiti perché bisogna avere uno spirito competitivo. Ciò si rivela però spesso inadeguato al servizio pubblico e non di rado questa formazione risulta priva delle competenze per il settore del quale si è responsabili.
Bubi
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Gabriele Rossi, della fondazione pellegrini canevascini
Un archivista… investigatore
L’ospite che avremo il piacere di accogliere nell’ambito della nostra Assemblea è ricco di conoscenze e capace di trasmetterle. L’abbiamo incontrato per rubargli qualche anticipazione di quello che verrà a raccontarci il prossimo 24 marzo. Intervista a cura della Redazione Documenti polverosi, testi da decifrare e archiviare: dall’esterno si potrebbe pensare a un lavoro utile ma noioso... è così? Noi viviamo un’epoca in cui l’inchiesta poliziesca ha occupato il primo piano sia nella letteratura che nei film seriali della televisione. C’è un intreccio complicato, un’azione con ampie dosi di adrenalina, colpi di scena, attori che si finisce per conoscere e
quali hanno dedicato energie e tempo lungo il corso di una vita. Le carte non mi sono mai estranee e quindi ogni operazione su di esse mi coinvolge. A volte il paragone con il giallo diventa più vero; nel fondo d’archivio di Canevascini c’è persino una pistola! Non ha mai ucciso, è una scacciacani. Il dirigente sindacalista se la portava dietro nei suoi
«Quando si partì non vi erano archivi sul movimento operaio; c’erano carte semidimenticate nelle cantine dei sindacati e dei partiti o nelle case private». considerare vicini di casa. Tutto questo vale anche per il mio lavoro, che è sì quello di archivista ma prima ancora d’investigatore, alla ricerca dei documenti, impegnato a convincere i proprietari ad alienare il loro materiale per metterlo al sicuro. Così tratto con le persone vive, prima di conoscere i loro parenti defunti o i gruppi per i
spostamenti, spesso a piedi, per riunioni o incontri anche in paesi discosti; serviva a dissuadere quelli che volevano dargli una lezione perché il sindacato interferiva nei loro affari.
Archiviazione ma non solo, cosa rappresenta la Fondazione Pellegrini Canevascini per il Ticino? Un esempio di come, con pochi
Programma at tività pensionati 2015 24 MARZO - ASSEMBLEA ORDINARIA PENSIONATI Ore 15.00 presso il Ristorante “Il Birrificio” a Bioggio (vedi lancio).
6 SETTEMBRE - GITA ANNUALE ATTIVI BERNINA EXPRESS aperta anche ai pensionati Iscrizione obbligatoria entro il 17 agosto. Prezzo per persona fr. 60.- .
18 ApRILE - ASSEMBLEA ORDINARIA SEZIONALE ATTIVI E PENSIONATI Inizio dell’assemblea ore 15.00. Luogo: Centro Sportivo di Tenero. Iscrizione obbligatoria (per la cena) entro l’8 aprile.
SETTEMBRE - Martedì 22 - GALLERIA BAUMGARTNER Mendrisio (Fermodellismo) - Esposizione trenini. Ritrovo ore 14.30 sul Piazzale FFS di Mendrisio. Durata della visita con guida circa 1h30. Iscrizione obbligatoria entro il 22 agosto. Partecipazione gratuita.
6 MAGGIO - PARTECIPAZIONE ALLA REGISTRAZIONE RSI DI “PIATTOFORTE” Dalle 13.15 alle 15.30 circa presso gli studi televisivi RSI di Comano. Programma: Ritrovo davanti agli studi RSI alle ore 13.00. Si raccomanda la massima puntualità! Iscrizione obbligatoria entro e non oltre il 31 marzo. Partecipazione gratuita. Numero massimo partecipanti: 20. 27 MAGGIO - GITA ANNUALE PENSIONATI A BRESCELLO, Il paese di Don Camillo e Peppone (provincia di Reggio Emilia). Iscrizione obbligatoria entro l’11 maggio. Prezzo per persona fr. 50.- .
OTTOBRE - Data da definire - CASTAGNATA ANNUALE CON GITA AL MONTE LEMA Prezzo teleferica andata-ritorno per persona: fr. 15.- a carico dei partecipanti. CORSI D’INFORMATICA Vedi dettagli sul programma che sarà inviato a tutti i soci o sul sito dei pensionati. Le singole manifestazioni saranno presentate per tempo e in modo dettagliato sul giornale syndicom e sul nostro sito: http://it.pensionierte.info Iscrizioni da annunciare al Segretariato di syndicom tel: 058 817 19 61 ticino@syndicom.ch
mezzi e molto impegno si possa costruire una storia che oggi compie cinquant’anni. Quando si partì non vi erano archivi sul movimento operaio; c’erano carte semidimenticate nelle cantine dei sindacati e dei partiti o nelle case private. La Fondazione, con il suo lavoro di recupero, catalogazione e valorizzazione di questo patrimonio, con i suoi libri ha ridato dignità a una memoria che era sì viva nei ricordi dei singoli ma non aveva spazio nel pubblico dibattito culturale. Abbiamo voluto colmare quella lacuna. Oggi siamo un istituto riconosciuto a livello nazionale e internazionale,
facciamo parte dell’associazione mondiale per gli studi sul lavoro, siamo contattati spesso anche dall’estero per fornire informazioni o materiale. Da questo punto di vista siamo un buon biglietto da visita per il Ticino e per il suo movimento operaio.
I pensionati possono ritrovarsi in questa storia? E come? Ci racconti qualche aneddoto?
sindacalismo senza classe Storia del movimento sindacale in Ticino dalle origini al secondo dopoguerra. Di Gabriele Rossi, Edizioni Fondazione PellegriniCanevascini
Nel 1919, un vecchio insegnante della Scuola cantonale di Commercio di Bellinzona, oramai in pensione, scriveva al direttore dell’Istituto, il suo conterraneo e futuro Consigliere di Stato Raimondo Rossi: caro pro-
fessore, gli diceva, pensa a me se ti dovesse avanzare un paio di scarpe vecchie. Mi sono ridotto a non uscire d’inverno perché mi restano solo › Continua a pag. 14
gruppo d’interesse pensionati
Il cammino prosegue Nel 2014 oltre il 30 per cento degli iscritti a syndicom era rappresentato da pensionati. E visto che ora raggiungerà la pensione anche la generazione del baby-boom, il numero delle colleghe e dei colleghi pensionati è destinato a crescere ancora. Ovviamente i nostri sforzi sono tutti indirizzati a reclutare nuovi membri giovani per garantire il futuro di syndicom, ma senza mai dimenticare i nostri soci pensionati che portiamo nel cuore. Sono diverse le azioni o raccolte firme che fallirebbero senza i nostri colleghi pensionati. Essi animano anche le nostre assemblee di sezione con la loro presenza. Per fortuna syndicom può ancora contare su membri pensionati assai fedeli e attivi. E qui vorrei esprimere un sincero ringraziamento nei vostri confronti. Sicuramente ci sarà qualche collega che si chiede a cosa gli serva, da pensionato, un’affiliazione a un sindacato. Mi preme ricordare che syndicom offre molto anche alle colleghe e ai colleghi pensionati. I pensionati continuano a godere di tutte le nostre prestazioni. Il giornale li informa regolarmente su tutta l’attualità syndicom. Le varie agevolazioni alleggeriscono il budget dei pensionati. Tut-
ti i nostri servizi sono elencati sul nostro sito web: www.syndicom.ch. Inoltre i nostri colleghi e colleghe che sono andati in pensione possono continuare a contattare i segretariati regionali o il nostro servizio giuridico nel caso di domande sull’AVS o sulla cassa pensione. Troveranno persone competenti e felici di prestare la loro consulenza. Per il sindacato syndicom le esigenze dei colleghi pensionati rappresentano una parte importante del suo lavoro politico. La difesa delle rendite e delle prestazioni complementari, lo sviluppo della previdenza della vecchiaia svizzera ma anche i nuovi bisogni delle persone pensionate nel nostro paese costituiscono una solida componente del nostro programma politico. Consideriamo altrettanto centrale il mantenimento e il rinnovo del contratto generazionale ai fini di una vecchiaia dignitosa. Ecco perché negli ultimi anni abbiamo organizzato molti eventi regionali nell’ambito di un progetto giovanile. È nostra intenzione promuovere lo scambio tra le generazioni anche in futuro e integrare nel nostro lavoro politico le questioni che ruotano attorno a una vecchiaia dignitosa. Nei prossimi anni
verranno poste delle nuove basi nell’ambito del pacchetto di riforme del Consiglio federale “Previdenza per la vecchiaia 2020”. Servono sindacati forti per impedire tagli alle pensioni e per garantire un finanziamento solido e orientato al futuro della previdenza per la vecchiaia. Per fare questo abbiamo bisogno anche di te! I nostri gruppi regionali dei pensionati organizzeranno eventi interessanti e di socializzazione anche nella tua regione. Accanto alle varie attività, l’occasione è buona per incontrare ex colleghi e colleghe (di lavoro) ricordando insieme i “vecchi tempi”. Consulta le informazioni dettagliate sugli eventi regionali al sito http://it.pensionierte.info o guarda gli avvisi sul nostro giornale. Auguro a tutti i pensionati, e soprattutto a quelli che andranno in pensione nel 2015, tanta fortuna, una buona salute e molti momenti sereni nella prossima tappa di vita. Bernadette Häfliger Berger Vicepresidente
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Cultura Ticino | 13
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cineoltre
Le vie della decrescita
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Troppe merci. Troppi rifiuti. Troppo inquinamento. Troppo stress. In un mondo che predica la crescita infinita (verso dove?) è importante indicare altre vie. Come quelle della decrescita felice, a cui il Centro per la Nonviolenza della Svizzera italiana dedica una rassegna cinematografica. «Chi crede che la crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo. Oppure un economista». Così diceva proprio un economista, l’inglese Kenneth Boulding, nel 1966. Quasi mezzo secolo dopo, il nostro sistema si regge sempre sul dogma della crescita, anche attraverso indicatori come quello del famigerato Prodotto Interno Lordo. Eppure, almeno in Occidente, molti sembrano aver capito che questo tipo di crescita non porta alla felicità. Sfruttamento del pianeta e dei lavoratori, diminuzione delle fonti energetiche fossili e relative guerre per accaparrarsele, mutamenti climatici indotti dall’uomo e disoccupazione di massa hanno portato almeno a immaginare vie d’uscita dal credo del capitalismo neoliberista. In Italia, il Movimento per la Decrescita Felice propone una rivoluzione culturale all’insegna della decrescita. In un mondo in cui c’è troppo (merci, rifiuti, inquinamento, stress) predica invece l’autoproduzione dei beni e l’economia del dono. A Bellinzona, qualche settimana fa, una conferenza del fondatore del movimento, Maurizio Pallante, ha aperto la rassegna cinematografica sull’economia non violenta e sulla decrescita felice organizzata dal Centro per la Nonviolenza della Svizzera italiana. I film selezionati (programma su www.nonviolenza.ch) offrono uno scorcio sulle tante (troppe) crepe del sistema capitalista. No Impact Man (venerdì 27 febbraio alle 20.30 all’auditorium di Banca Stato a Bellinzona) racconta il tentativo di vivere a impatto zero in una delle più grandi metropoli del pianeta: New York. Come un fondamentalista dell’ecologicamente corretto, lo scrittore Colin Beavan prova a rinunciare a elettricità, tv e auto, coinvolgendo nell’impresa moglie e figlia. Il 27 marzo, il regista Michael Moore (quello di Fahrenheit 9/11, per intenderci) analizza le falle del sistema in Capitalismo, una storia d’amore. Il 24 aprile, Trashed – verso rifiuti zero mostra le montagne di rifiuti che stanno sommergendo il nostro pianeta, in un reportage attraverso i cinque continenti. La rassegna si conclude il 29 maggio con Tiziano Terzani, il kamikaze della pace, una sorta di testamento spirituale del giornalista e scrittore toscano scomparso nel 2004, autore di reportage su diversi paesi asiatici. Girato dopo l’attentato alle Torri Gemelle, quando Terzani levò la sua voce in opposizione a quella, arrabbiata e orgogliosa, di Oriana Fallaci, il documentario parla sì di guerra (argomento purtroppo sempre di attualità) ma affronta anche temi come il rapporto tra uomo e ambiente. Al di là dell’interesse dei film proposti, il valore aggiunto della rassegna (a ingresso libero) è dato dalla presentazione di un regista come il ticinese Stefano Ferrari, che modera la discussione nel corso delle diverse serate. L’occhio acuto di un professionista attento ai problemi sociali (Ferrari ha girato documentari su Rom, handicap, disagio giovanile) può aiutare il grande pubblico a orientarsi tra le infinite vie della decrescita felice. Giovanni Valerio
Voltapagina
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L’isola di Arcangelo Protagonisti di questo libro rivolto agli adolescenti sono Kate, tredici anni mamma oceanografa e papà giornalista arrivata da poco dalla Norvegia, e Arcangelo, quattordici anni, che si fa chiamare Gelo, ritenuto dalla gente del paese un selvaggio perché gli piace stare da solo in mezzo ai boschi a disegnare e a leggere romanzi d’avventura. La storia della loro amicizia ha come ambientazione l’isola d’Elba e la sua natura fatta di mare e montagna con i loro colori, i loro profumi, i loro suoni, i loro silenzi che Gelo conosce molto bene e che Kate imparerà a conoscere e ad amare nonostante la nostalgia per la Norvegia dove ha lasciato le sue amicizie più care. Da lontano, sembra seguire la vita del paese il Re, un grosso muflone con un corno solo che Gelo ha incontrato e disegnato, e che dovrà difendere dai contadini del paese che lo ritengono colpevole dei danni ai loro orti e ai loro campi. L’autrice Luisa Mattia, premio Andersen come “miglior scrittrice” nel 2008, ci regala un poetico e delicato racconto dove si troveranno spunti di riflessione sul nostro rapporto con la natura, sull’importanza di essere individui indipendenti e non omologati difendendo e proteggendo questa individualità, e sull’importanza dell’amicizia e della solidarietà. Dai 12 anni Luisa Mattia, “L’isola di Arcangelo”, Beisler editore 2014 A cura della libreria Voltapagina di Lugano – libreria@voltapagina.ch
San Giorgio un monte scrigno
Il Museo dei fossili di Meride, collocato nel centro del borgo, è stato inaugurato il 13 ottobre 2012 dopo la ristrutturazione e l’ampliamento per mano dell’architetto Mario Botta. Elia Stampanoni* Una visita permette di tuffarsi nel Triassico: oltre a spiegazioni e a una raccolta di fossili di animali e piante, la struttura mostra alcune ricostruzioni, come quella del sauro terrestre Ticinosuchus ferox, lungo 2,5 metri, che accoglie il visitatore all’entrata dell’esposizione. Se parliamo di Triassico medio (247-236 milioni di anni fa) si può dire che tutto era diverso. Il Monte San Giorgio non era per esempio la montagna che oggi conosciamo, bensì il fondale di un mare poco profondo. L’ambiente era caratterizzato da isolotti e banchi di sabbia fine che separavano la costa dal mare aperto, formando una sorta di laguna. In queste acque calme e poco profonde, in un clima subtropicale, esisteva una ricca fauna marina, costituita da diversi invertebrati, insetti, ma anche pesci, rettili adattati alla vita acquatica e anfibia. C’erano pure specie oggi estinte, oppure felci arboree, conifere e altre piante primitive. Una volta morti, questi organismi si depositavano sul fondo del bacino (quelli terrestri trascinati in mare dai venti, dai corsi d’acqua o dalle onde), in uno strato di finissimo fango nerastro privo di ossigeno e ricco di zolfo. Qui piante e animali venivano inghiottiti in un ambiente privo di vita e si conservarono perfettamente. Col passare del tempo i resti furono viepiù compressi all’interno della massa di fango, a cui si aggiunse il peso dei sedimenti depositatisi successivamente, permettendo la progressiva fossilizzazione fin nei più minuti dettagli. Oggi questi depositi di materiale scuro ricchi di sostanza organica sono noti col nome di “scisti bituminosi” (argilliti bituminose) e figurano tra le rocce più ricche di fossili del Monte San Giorgio. Furono
scoperti con lo sfruttamento delle rocce, avvenuto sin dal 16° secolo nella regione. Ricordiamo il marmo di Arzo, ma le estrazioni servivano anche per la produzione di una pomata ricca d’ittiolo usata contro infezioni, escoriazioni e infiammazioni, chiamata Saurolo proprio per ricordare la ricchezza fossile del Monte San Giorgio. Un’attività che si protrasse fino alla Seconda guerra mondiale, mentre la ricerca scientifica ebbe una svolta nel 1919, quando lo zoologo Bernard Beyer dell’Università di Zurigo mostrò il suo interesse per i fossili del San Giorgio, oggi iscritto nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Un lavoro che prosegue tuttora, in stretta collaborazione con l’università di Milano e il Museo di Storia naturale di Lugano (l’esplorazione è riservata agli scienziati e il materiale ritrovato resta di proprietà dello Stato). A differenza di altri giacimenti di fama mondiale, il Monte San Giorgio mostra almeno cinque diversi livelli evolutivi, da dove sono stati finora estratti oltre 20’000 fossili, vissuti sull’arco di diversi milioni di anni. Nel complesso, si contano circa 25 specie di rettili, 50 specie di pesci, più di 100 specie di invertebrati oltre a varie specie di vegetali, in particolare conifere. Oltre ad affascinare, la ricerca serve quindi anche a migliorare le conoscenze dell’evoluzione della vita sulla Terra.
* Elia Stampanoni è giornalista RP freelance Informazioni Museo dei fossili del Monte San Giorgio Via Bernardo Peyer 9 6866 Meride 091 640 00 80 www.montesangiorgio.org
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana: syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33,
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14 | In chiusura Perfezionamento: www.helias.ch
syndicom | N. 2 | 20 febbraio 2015 Gabriele Rossi, della fondazione pellegrini canevascini
Un archivista… investigatore Continua da pag. 12
Corsi professionali: Font-Base per la costruzione del segno alfabetico 2 serate: lunedì 2 e mercoledì 11 marzo Orario 19.00-21.30 + 1 mezza giornata: sabato 14 marzo Orario 8.20-11.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatrice: Barbara Solari Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Il carattere tipografico è l’elemento di base di ogni progetto grafico: senza caratteri la scrittura non acquisisce significato/forma (non può comunicare), senza famiglie di caratteri tipografici non vi è un’identità, senza tipografia non vi è struttura dell’informazione. Adobe Digital Publishing Suite-Creare pubblicazioni digitali per Tablet ›NOVITà 3 serate: lunedì 23, mercoledì 25 e lunedì 30 marzo – Orario 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Mauro Uboldi Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Apprendere gli strumenti di Adobe Indesign per creare una pubblicazione digitale e pubblicarla in uno shop online.
gli zoccoli. Immaginate allora quale potesse essere la condizione di un semplice maestro di scuola comunale e, più in esteso, di un lavoratore non qualificato! Nei fondi sindacali si trovano molti dossier personali che raccontano di storie simili: la signora, licenziata per motivi futili, che rivendica il pagamento delle vacanze, come previsto dal contratto. Si rivolge al segretario sindacale nel 1939: costui calcola il dovuto e chiede alla ditta il pagamento di fr. 9,45. La causa finirà nel 1947 e la signora l’avrà vinta. Iscritta al sindacato, l’azione legale non le verrà a costare nulla. Risposatasi, la signora farà dono della somma alle colonie dei sindacati di Rodi. Immaginate quanto avrebbe speso in avvocati.
Quali i problemi attuali e le prospettive future per un ente come il vostro? Io oramai mi occupo solo di archivi cartacei, per cui ho una visione parziale del lavoro che svolge la Fondazione: le fotografie sono catalogate da Letizia Fontana nel sito dell’Archivio di Stato, i documenti sonori li trattiamo con la Fonoteca nazionale di Lugano, quelli visivi con la Cinémathèque nationale di Losanna, le pubblicazioni hanno una loro commissione di edizione e l’ultima pubblicazione è avvenuta a Trento. Ma il problema vero sono i materiali informatici; cambia completamente il punto di vista di chi produce, con-
vinto di poter conservare e ritrovare tutto. È complicato lavorare su questi documenti: il “record management” richiede competenze specifiche. Un altro punto di crisi sono le pubblicazioni che non si vendono più. I giovani studenti le consultano nelle biblioteche o le fotocopiano. Bisognerà cambiare il modo di comunicare le informazioni: il sito www.fpct.ch ha cominciato ad andare in questa direzione, anche attraverso il calendario fotografico mensile. Un ultimo motivo di stress è la mancanza di spazi ormai cronica nell’Archivio di Stato. Inoltre non possiamo più contare sugli interessi del capitale, per cui dobbiamo passare molto tempo a cercare soldi.
Come si può sostenere la Fondazione? Segnalando l’esistenza di documenti, anche semplici (fotografie, lettere, contratti, libri di verbali, materiali di associazioni, di sezioni di partiti politici, bandiere sindacali, nastrini del Primo maggio) o più rari, come registrazioni, filmini amatoriali ecc. Comperando i libri che produciamo, il cui elenco si trova sul sito. Aderendo all’associazione degli amici della Fondazione, “Il Becco Giallo”, il cui indirizzo pure si trova sul sito; grazie a loro possiamo usufruire di circa 10’000 franchi all’anno ed è un bell’aiuto. Organizzando incontri sulla storia del movimento operaio o sulla storia sociale in generale. Venendo a vedere la mostra fotografica per il 50°, che si terrà in autunno al Castello di Sasso Corbaro (quello di Cima) a Bellinzona, in settembre e ottobre. A presto.
il cruciverba di syndicom
Corsi per tutti: File Maker Pro-Creare soluzioni database personalizzate per PC-Mac-ReteiPad-iPhone ›NOVITà 3 serate: mercoledì 25 febbraio, lunedì 2 e mercoledì 4 marzo – Orario 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Mauro Uboldi Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Creare soluzioni database personalizzate per PC-Mac-Rete-iPad-iPhone.
È ormai tradizione che l’Assemblea dei pensionati (vedi programma in pagina) sia anche l’occasione per incontrare personaggi importanti della politica e della cultura. Dopo l’ex consigliere di Stato Pietro Martinelli e lo scrittore Alberto Nessi quest’anno sarà nostro ospite Gabriele Rossi, responsabile degli archivi della Fondazione Pellegrini Canevascini che, citiamo dal sito (http://www.fpct.ch/), “(…) opera per la salvaguardia, il riordinamento e la valorizzazione di archivi e fondi documentari relativi alla storia del movimento operaio, al mondo del lavoro e più in generale attinenti alla storia sociale della Svizzera italiana(…)”. Gabriele Rossi, laureato in storia, è uno dei pilastri della Fondazione e per il suo instancabile lavoro rappresenta un testimone prezioso di quella storia che anche noi, lavoratori e lavoratrici pensionati/e di syndicom, abbiamo contribuito a scrivere. Autore, tra l’altro, di una storia del sindacalismo ticinese dal titolo Sindacalismo senza classe, ha curato numerosi libri riguardanti la storiografia dei movimenti sociali del Ticino. L’incontro si annuncia dunque intrigante! Un motivo in più per partecipare all’Assemblea annuale, occasione per fare il punto sulle attività del Gruppo Pensionati e stare convivialmente insieme. Ordine del giorno 1. Saluto del presidente 2. Approvazione verbale del 25.3.2014* 3. Rapporto attività 2014 e programma 2015 4. Armonizzazione quote: presenta- zione e approvazione nuovo Regolamento 5. Nomine 6. Eventuali *Chi fosse interessato a ricevere il verbale ne può fare richiesta al Segretariato.
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch
Elio Del Don, Bellinzona, deceduto in data 6.1.2015 all’età di 70 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1969.
Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30
agenda Manifestazione per la Parità sabato 7 marzo a Berna Vedi inserzione a pagina 9 di questa edizione.
Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch
Assemblea Sezione Ticino e Moesano Sabato 18 aprile a Tenero Oltre alla parte statutaria ci si dedicherà al tema dei social network insieme a Paolo Attivissimo. Riservatevi la data!
Gita annuale attivi - Bernina Express Domenica 6 settembre Iscrizione obbligatoria entro il 17 agosto scrivendo a ticino@syndicom.ch.
Una storia di cui andare fieri
Farà seguito l’incontro con Gabriele Rossi responsabile degli archivi della Fondazione Pellegrini Canevascini. Al termine sarà offerto un rinfresco. Iscrizione facoltativa ma gradita entro martedì 17 marzo 2015 telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@syndicom.ch
condoglianze
Gita annuale Pensionati a Brescello mercoledì 27 maggio Iscrizioni obbligatorie entro l’11 maggio presso il segretariato ticino@syndicom.ch
Pensionati in assemblea il 24 marzo 2015 a Bioggio
In palio un buono Reka del valore di 50 franchi. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/ della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la
soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 9 marzo 2015, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 1 è Alberto Previtali di Cresciano.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu-ma-me-gio 9.00 -11.30 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch castori.gabriele50@gmail.com