N. 4 17 aprile 2015
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Internazionale
Forum Sociale Mondiale: per una società migliore nell’interesse di tutti › Pagg. 2-3
Mass media
L’attacco frontale del mondo economico alla SSR
Nuove tecnologie
› Pagg. 4-5
La Posta ha cominciato la grande corsa verso la digitalizzazione › Pagg. 6-7
economia e lavoro
Il libero cambio franco euro, gli abusi, gli alibi e la frontiera › Pagg. 10, 12, 15
Appello nazionale dell’USS
graphisme : janka rahm melgar
Giustizia sociale – Nessuno escluso! Nel 1890 alcuni sindacalisti sono scesi in strada per la prima volta il 1° maggio in Svizzera, come nel resto d’Europa. Rispondevano alla chiamata del Congresso internazionale dei lavoratori di Parigi, che, un anno prima, aveva proclamato il 1° maggio “Giornata internazionale del lavoro”, in seguito al duro conflitto di Chicago, nel contesto dello sciopero per la giornata di lavoro di 8 ore. Anche in Svizzera i colleghi rivendicavano con forza e ad alta voce la giornata di 8 ore. Ma i padroni opposero un categorico rifiuto. È per questo che noi abbiamo lottato. La lotta per delle buone condizioni di lavoro e un’equa partecipazione ai frutti del lavoro è stata dura anche in Svizzera, sia sul posto di lavoro sia nelle strade. Le manifestazioni del 1° maggio non si sono più fatte attendere, attirando sempre più persone. Da allora abbiamo ottenuto molto: in numerose aziende abbiamo ottenuto la giornata di otto ore, in molti casi per una settimana di cinque giorni lavorativi, nonché l’introduzione delle vacanze, aumenti di salario, una migliore sicurezza sul lavoro e la creazione dell’assicurazione malattia, dell’assicurazione infortuni e delle rendite di vecchia. In breve, il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori ha conquistato, a viva forza, una maggiore giustizia sociale. Nel 2015 questa lotta non è terminata. La Svizzera non è mai stata così ricca come oggi. Potrebbe permettersi di offrire una vita migliore all’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici, a tutti i pensionati e le pensionate. Purtroppo la realtà è diversa. Le diseguaglianze sociali aumentano. La ripartizione dei redditi e del patrimonio è estremamente disuguale. Il divario fra “quelli in alto” e “quelli in basso” si allarga. La globalizzazione fa sempre più vittime. I lavoratori e le lavoratrici respinti dal mondo del lavoro messi a carico dell’assistenza. Per i giovani diventa più difficile entrare rapidamente nel normale mercato del lavoro. Le pressioni sui salari si accentuano e il carico di lavoro è sensibilmente aumentato. È contro tutto ciò che noi lottiamo. Invece di affrontare i problemi alcuni partiti, gli ambienti economici e i padroni vogliono minare la giustizia sociale. Un gran numero di padroni, col pretesto della forte sopravvalutazione del franco, approfittano, non solo per mantenere, bensì anche per aumentare i loro margini di guadagno. Applicando il principio che, quando gli affari vanno bene si intascano i benefici, quando vanno male si scaricano i rischi sul personale: introducono dei salari in euro illegali, diminuiscono i salari, delocalizzano i dipendenti e prolungano la durata dei tempi di lavoro. È contro questi “approfittatori” che noi lottiamo. Invece di risolvere i problemi, si sfruttano il disagio e le paure della gente lanciando campagne discriminatorie: contro i beneficiari dell’assistenza sociale, contro i pensionati e le pensionate d’invalidità, contro le minoranze religiose e, soprattutto, contro gli stranieri e le straniere. Ora, l’esclusione e la discriminazione non colpiscono solamente queste categorie di persone, bensì tutta la società, mettendo in pericolo il benessere. È per questo che noi lottiamo. E’ tempo di giustizia sociale. Salari equi e rendite decenti, condizioni di lavoro di qualità, posti di lavoro sicuri e parità salariale fra donne e uomini sono economicamente realizzabili in Svizzera. Si tratta di una questione di volontà e di rapporto di forza. Vogliamo una Svizzera giusta, solidale, priva di discriminazioni ed aperta. E’ per questo che ci battiamo. E’ per questo che, in occasione del 125° anniversario della Festa del lavoro, lanciamo la nostra parola d’ordine attraverso tutto il Paese: Giustizia sociale – Nessuno escluso ! › Pagg. 12-13
2 | Internazionale Forum Sociale Mondiale
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Alcuni momenti del forum sociale di Tunisi
Uniti per un mondo migliore Il Forum sociale, svoltosi in Tunisia, è ancora oggi l’espressione massima della società civile. Molti i paesi e le associazioni che vi hanno preso parte. Molti anche i disagi che non hanno in alcun modo ostacolato la voglia e l’energia dei partecipanti, tutti e tutte a loro modo alla ricerca di cambiamenti. Giovanni Valerio* Al Forum Sociale Mondiale può accadere di ascoltare Julian Assange, il fondatore del sito WikiLeaks, in collegamento Skype dall’ambasciata ecuadoriana a Londra, oppure di ritrovarsi a fianco di un parlamentare europeo a parlare delle bugie di Expo 2015. Oppure, ancora, in una sala piena zeppa, ad aspettare relatori che non arriveranno mai. Nelle disperate condizioni dell’università tunisina El Manar, con aule fatiscenti, spesso senza elettricità, si respirava un’atmosfera da autogestione ai tempi del liceo. Nato nel 2001 come risposta al Forum Economico di Davos, il Forum Sociale è ancora oggi la maggiore espressione della società civile a livello planetario. In modo assolutamente libero, movimenti sociali, sindacati e associazioni propongono attività diversissime fra loro. Gli oltre mille atelier in programma dal 24 al 28 marzo a Tunisi, in condizioni non facili dopo l’attentato al Museo del Bardo, hanno trattato temi che spaziano dall’ambiente alle migrazioni, dai diritti umani all’economia. Da un’aula all’altra, si poteva passare dai “diritti delle lesbiche in Palestina” alla
“resistenza all’aggressione pubblicitaria”, fino all’immancabile riproposta dell’esperanto come lingua universale. Nel campus universitario, tendoni con materiale pubblicitario sulla protezione dei siti storici della Tunisia o sulla storia dell’Islam.
Alla fiera delle idee Una fiera, quindi, una grande “messe”, come accusano da sempre i detrattori del Forum Sociale Mondiale. Ma una fiera delle idee, vitale più che mai, partecipativa e soprattutto propositiva. Anche se i relatori si confrontavano in maniera tradizionale, vecchio stile, con il solo ausilio della parola, le loro idee venivano amplificate e diffuse in tutto il mondo, istantaneamente, con i nuovi mezzi di comunicazione, da Skype ai social media. Insieme, sono state approvate mozioni su temi importanti come la lotta contro il debito, il controllo giuridico delle multinazionali, l’accesso all’acqua e alla terra come beni comuni. E, soprattutto, sono state approvate azioni concrete, come la mobilitazione in vista di COP21, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambia-
mento climatico che si terrà a Parigi a fine novembre. Un altro esempio concreto ci riguarda da vicino. E-changer/ Comundo (l’associazione che con Alliance Sud ha coordinato la delegazione elvetica a Tunisi) ha annunciato al Forum Parlamentare Mondiale l’iniziativa popolare “Multinazionali responsabili”, che sarà lanciata ufficialmente in Svizzera in aprile. L’iniziativa chiede di creare le basi legali affinché le imprese con sede nel nostro paese siano obbligate a rispettare i diritti umani e l’ambiente, ovunque nel mondo. I politici presenti al Forum si sono impegnati a sottoporre la stessa tematica nei rispettivi paesi, perché ovunque ci si confronta con le stesse multinazionali che sfruttano i lavoratori e la natura.
Evitare la fine del Titanic Il pianeta è uno solo, non ha più senso parlare di Sud e Nord. La maggior parte delle persone in condizioni di povertà, quasi un miliardo, vive proprio nei paesi a reddito intermedio: c’è quindi un Sud dentro ogni Nord. Siamo tutti sulla stessa barca, perico-
losamente pronta a inabissarsi, ha spiegato lo storico e attivista Richard Greeman. «Al timone ci sono 400 miliardari che posseggono il 99% delle ricchezze mondiali. Il resto dell’umanità sta nei diversi ponti, giù giù fino alla stiva. Chi sta sul ponte di comando ci tiene divisi, per paese, per religione, e inventa sempre nuovi modi per farci combattere tra noi, allo scopo di indebolirci. Eppure siamo la maggioranza, basterebbe sollevarci tutti insieme e riprendere il controllo prima che sia troppo tardi». Come possiamo farlo? Attraverso la solidarietà, acquisendo una coscienza planetaria, risponde Greeman. «Per la prima volta abbiamo un posto dove affermarci e incontrarci: è internet. Creata dai militari, la rete è la nostra arma! Dobbiamo ora studiare una strategia comune, trovare nuove forme di lotta e soprattutto coinvolgere le donne, che nella maggior parte dei paesi lavorano e nutrono il mondo».
Verso una cit tadinanza globale Le oltre quattromila organizzazioni intervenute concorda-
foto di sergio ferrari ∙ Cinque giorni di dibattiti, manifestazioni, spettacoli nella capitale nordafricana culla dei movimenti della “Primavera araba”. Centinaia di giovani volontari locali coinvolti nell’organizzazione: la scommessa degli altermondialisti a 14 anni da Porto Alegre.
no che è necessario più che mai parlare di “cittadinanza globale”, cioè di una responsabilità condivisa da tutti gli abitanti del pianeta. Non si può più operare a livello di paesi, ma insieme, su temi come il riscaldamento climatico, le multinazionali, le miniere o l’acqua, che ci riguardano tutti/e. Insomma, il Forum Sociale Mondiale è più vivo che mai. Tanto che le diverse organizzazioni altermondialiste stanno già pensando al prossimo incontro, che si terrà nell’agosto 2016 a Montréal, in Canada, proprio perché non ha senso ragionare in termini di Nord e Sud contrapposti. Segno tangibile che, anche nel mondo di internet e della comunicazione globale, il Forum Sociale Mondiale risponde al bisogno reale di incontri, dibattiti e mobilitazione che solo un grande spazio come questo può offrire.
* Giovanni Valerio è membro dell’associazione Inter-Agire/ COMUNDO e ha seguito il Forum Sociale Mondiale con la delegazione svizzera.
Dal diario di viaggio di Tunisi: l’at tacco terroristico al Bardo
Quando l’informazione è solo sensazionalismo Sono arrivato a Tunisi alle undici del fatidico 18 marzo. Avevo previsto di trascorrere qualche giorno di vacanza nel paese nordafricano, prima di unirmi alla delegazione svizzera per seguire il Forum Sociale Mondiale che sarebbe iniziato la settimana successiva. Con mia moglie, avevamo programmato di visitare il Museo del Bardo proprio verso mezzogior-
no. Fortuna (destino?) ha voluto che la nostra guida ci consigliasse di posticipare la visita al giorno successivo. “Di mercoledì arrivano le crociere, quindi il museo sarà affollatissimo”, aveva spiegato. Una decina di minuti più tardi, avrei visto le terribili immagini dei turisti in fuga dalle sale del museo, con gli spari in sottofondo.
Subito dopo, è iniziata una lunga, ininterrotta sequenza di telefonate di amici e parenti che chiedevano informazioni. E anche qualche collega giornalista, che cercava qualche dichiarazione dal posto. Rispondo che sono lontano dal luogo dell’attentato, che non avrei nulla da aggiungere. Accendo la tv in camera. Da “La vita in diretta” agli “spe-
ciali” delle emittenti italiane è tutto un rincorrersi di telefonate alle guide dei gruppi, ai turisti in crociera che sono rimasti sulla nave e si sono salvati. Si parla di guerra mondiale, dell’esercito che occupa le strade di Tunisi. Tv del dolore allo stato puro: non riesco a capire quei giornalisti (giornalisti?) che hanno il coraggio
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Un vero aggiornamento politico Si temeva che il dodicesimo Forum Sociale Mondiale non sarebbe riuscito a decollare e invece l’offerta di corsi e incontri è stata come sempre molto ampia. Fra i tanti partecipanti c’erano anche dei rappresentanti svizzeri. Tutti coscienti dell’importanza di cogliere l’occasione per scambiare idee e stringere contatti. Sina Bühler* In tutto erano 70 gli svizzeri in viaggio verso il Forum Sociale Mondiale di Tunisi. Tra questi figuravano i consiglieri nazionali e agli Stati Luc Recordon, Susanne Leutenegger Oberholzer, Ueli Leuenberger e Christian van Singer, sindacalisti e giornalisti, come anche rappresentanti di organizzazioni non governative. Il viaggio comune da anni viene organizza-
il forum fosse morto. Non per motivi di sicurezza, ma perché la società civile deve affrontare una realtà sempre più complessa». Invece è rimasto sbalordito e ha attinto nuovo entusiasmo dalla maturità delle discussioni nei workshop e nelle riunioni. Anche Alliance Sud voleva più di un semplice scambio di idee, commenta il suo direttore Peter Niggli:
«Per me si tratta di un perfezionamento professionale. Il medico partecipa a un congresso, e io, politico, partecipo al Forum sociale mondiale». to da Alliance Sud, un’organizzazione per lo sviluppo, insieme a E-Changer/Comundo (un’organizzazione che sostiene i movimenti sociali nei paesi in via di sviluppo con l’aiuto di esperti svizzeri). Sergio Ferrari, ex membro del comitato della divisione Stampa e Media elettronici di syndicom, oggi è portavoce di E-Changer/ Comundo e ha partecipato quasi ad ogni Forum. È rimasto impressionato dalla forza che la dodicesima edizione di questo evento riesce ancora ad emanare: «Dopo gli attentati abbiamo temuto che
«Ogni anno riusciamo ad estendere la nostra rete di ONG, per esempio per combattere che lo Stato protegga l’evasione fiscale. Questo funziona soltanto se facciamo del lobbismo internazionale». Anche l’organizzazione MultiWatch, presente al Forum con diversi rappresentanti, era alla ricerca di questi contatti internazionali. MultiWatch vigila affinché le multinazionali svizzere rispettino i diritti umani anche all’estero. «A fine aprile organizziamo una conferenza sulla multinazionale dei pesticidi e del-
di intervistare i parenti delle vittime. Ma anche tv del terrore. I servizi parlano della Tunisia come di un paese alla deriva. Nella realtà, nulla di tutto ciò. I ristoranti sono pronti ad accogliere i turisti. I caffè dell’Avenue Bourguiba, la strada principale della capitale, sono affollati come sempre. La tv nazionale manda in onda le immagini dei tunisini che
sfilano davanti al Bardo con candele e mazzi di fiori. Una reazione forte, di condanna, a cui seguono indagini serrate della polizia, arresti. Si sa, la Tunisia è una democrazia giovane e fragile. Confinando con Algeria e Libia, è l’avamposto occidentale, alla frontiera con quello che potrebbe diventare il nuovo califfato. Ma i tunisini sono forti. Non han-
le sementi Syngenta a Basilea. A Tunisi abbiamo trovato dei compagni di lotta e frequentato workshop sull’argomento agricoltura e multinazionali», racconta l’attivista Olivia Jost. In qualità di consulente giuridica e co-direttrice del centro di accoglienza per i sans-papiers a Basilea, lei aveva anche un interesse professionale verso il luogo dell’evento: «Noi assistiamo molti tunisini nel nostro centro. Attraverso un collegamento internazionale troviamo delle alternative comuni all’attuale politica migratoria».
un caleidoscopio di iniziative Per l’ex segretaria centrale di syndicom Therese Wüthrich è la seconda volta in Tunisia, infatti vi aveva già partecipato nel 2013. «Allora come oggi le donne del Maghreb erano molto presenti al forum. Nei workshop che ho frequentato io accanto agli uomini c’erano sempre donne sul podio». Secondo lei è importante anche il programma alla vigilia, organizzato da E-changer/Comundo e Alliance Sud. «Ho potuto visitare una casa per donne maltrattate e la com-
no superato la primavera araba per finire tra le mani dell’Islam radicale. Non hanno sconfitto un dittatore per accettare la Sharia. La disoccupazione colpisce duramente, soprattutto i giovani diplomati (33%), che spesso cercano altro (ben 3000 tunisini si sono uniti all’Isis). I toni usati da alcuni mass media per raccontare ciò che è accaduto sono
missione elettorale indipendente». Quest’ultima conduce delle campagne nelle zone rurali per spiegare la procedura di voto anche alle donne analfabete. «Ed evidentemente è stato un successo», commenta la Wüthrich, «nelle campagne molte hanno votato Kalthoum Kennou, l’unica donna che alla fine del 2014 si è candidata alle elezioni presidenziali». Kennou è una donna impressionante, che ha raccontato molto sulla “femme tunisienne”, come le donne tunisine battagliere vengono chiamate dagli uomini. E anche di quanto poco poi le donne invece siano rappresentate nel governo, in Parlamento o in seno agli organi direttivi dei sindacati. Il consigliere agli Stati vodese dei Verdi Luc Recordon non si è perso un Forum a partire dal 2004 a Mumbai. I contatti che riesce ad allacciare all’interno della delegazione svizzera sono tanto importanti quanto lo scambio internazionale. «Ogni anno conosco nuovi colleghi e colleghe svizzeri/e con le mie stesse richieste». Recordon spera che il Forum continui a rimanere così calei-
un atto terroristico che si aggiunge a quello che si è compiuto al Museo del Bardo. Ancora storie che parlano di un paese senza controllo, di guerra imminente. Che toccano l’opinione pubblica e colpiscono il turismo, che potrebbe dare lavoro proprio ai giovani. Un vicino di casa, che aveva pensato di trascorrere le vacanze a Djerba (che si trova a 500 km
doscopico come è stato finora. Infatti c’è chi mira a trasformare la pluralità in un unico movimento politico civile. «Io questo non lo voglio», afferma Recordon, ma riflessioni del genere circolano, eccome. Il sindacato Unia ha raggiunto Tunisi con una delegazione piuttosto importante. Per il membro del comitato direttore Pierluigi Fedele le organizzazioni dei lavoratori sono una parte indispensabile della società civile plurievocata che s’incontra qui. Fedele la considera a tutt’oggi un’organizzazione internazionalistica «nonostante ce ne dimentichiamo un po’ nelle nostre battaglie quotidiane». A prescindere dall’appartenenza ideologica potrebbero nascere dei punti reali di contatto. «Prendiamo per esempio le aziende svizzere in Tunisia: noi abbiamo parlato con l’unione sindacale locale UGTT di possibilità molto concrete di come potremmo sostenere i dipendenti tunisini di queste aziende».
* Sina Bühler è giornalista RP e presidente nazionale divisione Press.
da Tunisi) annulla la prenotazione. Eppure i giornali, come degli avvoltoi, sono ancora sulla notizia. Sono passati dieci giorni, torno in Ticino, propongo a un collega di scrivere del Forum Sociale Mondiale. Mi chiede invece di raccogliere testimonianze di persone davanti al Bardo e di intervistare un esperto di terrorismo…(GV)
4 | Politica Mass Media
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
partiti e informazione
Il servizio pubblico sotto assedio La Commissione federale dei media (Cofem) è attualmente alle prese con il tema del servizio pubblico. Se da un lato questo termine abbraccia diversi ambiti come l’energia, la sanità, l’istruzione, per la specificità della commissione questo si declina necessariamente con la domanda di cosa ciò significhi in ambito di informazione. E la risposta dei partiti va dallo smantellamento per i partiti di centrodestra al rafforzamento per quelli di centrosinistra. Barbara Bassi Gli esperti e le esperte che compongono la cofem sono ben consci della portata della questione che è stata loro posta, ossia di fare luce sul servizio pubblico, e hanno deciso di organizzare diversi momenti di incontro con gli attori della società legati al discorso dell’informazione. A fine febbraio è stata la volta dei partiti politici. Se da un lato è proprio il potere politico ad essere il destinatario dell’analisi che la cofem farà, era importante capire quali sono le aspettative e quali le idee che questi hanno in materia dei media. Insomma un modo per capire che lingua parlano per non rischiare di redigere un documento che sembri arrivare da una galassia sconosciuta. Se l’incontro è stato indubbiamente interessante, i presenti in sala si sono presto resi conto di quanto sia ancora necessario discutere persino sui punti che a taluni possono sembrare ovvi, ossia che cosa è in definitiva “un servizio pubblico”. Se per Edith Graf-Litscher, consigliera nazionale PS, “il servizio pubblico va definito in relazione al benessere pubblico e alla democrazia e non al successo commerciale di taluni”, per la consigliera nazionale UDC Natalie Rickli
“il servizio pubblico si compone di prestazioni che lo Stato deve necessariamente fornire in quanto non possono essere fornite dai privati”. Queste due posizioni rappresentano i due estremi tra i quali sono venute a trovarsi le opinioni degli altri ospiti in rappresentanza di PPD, PLR, Verdi e PVL.
A rischio il plurilinguismo A sottolineare l’importanza di un ampio servizio pubblico nel settore dell’informazione, oltre alla consigliera nazionale PS, vi sono stati anche Balthasar Glättli, consigliere nazione dei Verdi e Martin Candinas, consigliere nazionale PPD. Glättli ha espresso preoccupazione crescente per la concentrazione dei media e ha sottolineato l’importanza di un servizio fornito in quattro lingue che dal suo punto di vista dovrebbe però rispondere maggiormente al cosmopolitismo e alla multiculturalità della quale si compone ormai sempre più la società odierna. Per questo al centro della sua idea di servizio pubblico ci deve essere un meccanismo di solidarietà e sostiene che ci dovrebbero essere in Svizzera almeno due agenzie di stampa. A completa-
re in un certo senso la sua posizione vi è Martin Candinas, che con un saluto nei quattro idiomi della Svizzera ha subito chiarito la necessità di non dimenticare che questa nazione si compone di diverse realtà culturali, linguistiche ed economiche. Ha ricordato che oltre all’agenzia di stampa ATS esiste anche la Agentura da novitads rumantschas (ANR) che andrebbe tenuta in considerazione nell’ambito del discorso del sostegno al servizio pubblico. Candinas ha poi sostenuto l’idea di una forte televisione e radio pubblica sovvenzionata dalle tasse” perché un indebolimento del sistema attuale sarebbe un indebolimento del sistema mediatico delle regioni linguistiche in particolar modo dei Grigioni e del Ticino”. Di tutt’altro avviso invece Christian Wasserfallen, consigliere nazionale PLR che, se da un lato riconosce che “più è piccola la regione linguistica e più è necessario un servizio pubblico”, ha sostenuto fermamente che l’informazione deve essere gestita in modo primario dalle imprese private e solo sussidiariamente dallo Stato. Con questa idea di divisone netta tra pubblico e privato, per il
deputato PLR le sovvenzioni attraverso le tasse dovrebbero andare solo agli enti di servizio pubblico, ossia la SSR, e in alcun modo ai privati. In compenso alla SRG dovrebbe essere vietato di fare informazione via internet tranne che per la messa a disposizione per tutti di materiale audiovisivo.
A sola difesa di interessi privati Ancora più incisiva Natalie Rickli (UDC) che ridurrebbe ampiamente l’attuale offerta della SRG. A suo avviso infatti il servizio pubblico dovrebbe limitarsi ad un’ informazione di base su temi di politica, società ed economia a livello nazionale ed internazionale. Persino sullo sport la rappresentante UDC si immagina che il servizio pubblico dovrebbe occuparsi solo degli eventi sportivi dove partecipa la Svizzera o che si svolgono in Svizzera. Una visione insomma radicale e ultranazionalista che dimentica che questa nazione si compone di 26 cantoni non tutti svizzerotedeschi. Alla domanda esplicita di come si immagina di applicare la sua visione dell’informazione al di fuori del polo svizzerotedesco risponde ammettendo di non conoscere affatto la realtà media-
tica delle altre regioni linguistiche. Le fa da contrappeso la Graf (PS) per la quale invece il servizio pubblico dovrebbe necessariamente comprendere tutto, ossia anche lo sport e l’intrattenimento, perché esso deve essere lo specchio della società per poter parlare ai singoli e raggiungere il maggior numero di interlocutori possibili, che è in definitiva il suo scopo primario. A chiudere gli interventi Jürg Grossen, consigliere nazionale PVL, che riconosce ai media l’importanza culturale e democratica ma non sostiene un’idea di servizio pubblico ad ampio raggio e si dice contrario al mantenimento dell’attuale struttura di servizio pubblico.
Una cofem superpartes In definitiva è chiaro che i partiti si limitano a leggere la politica dei media con le chiavi di lettura che li contraddistinguono, quindi orientati al libero mercato o ad uno Stato intervenzionista, all’abolizione delle tasse o al loro mantenimento e così via. Sembrano poco propensi a voler considerare l’informazione come un bene primario pari all’elettricità, all’acqua, alla sanità e all’istruzione e come tale da tutelare dagli interessi privati di alcuni pescecani del settore. Alla commissione rimane l’arduo compito di prescindere da tutti gli interessi particolari in gioco e di riuscire a cogliere quelle che sono le reali sfide del futuro e questo nell’interesse del popolo che quantunque ne vogliano i partiti rimane il sovrano che loro devono servire.
panorama mediatico svizzero
L’influenza di Tamedia sul web È la storia di Golia che voleva farsi passare per Davide. Il panorama della stampa svizzera è oggi fortemente dominato da un piccolissimo numero di attori principali. E l’offerta digitale non è da meno. Ecco che l’avvento di un nuovo soggetto, lì dove due grandi gruppi quasi monopolistici stanno tranquillamente consolidando la loro influenza sui media svizzeri (a grandi colpi di riscatto di annuari e di servizi online), costituisce un problema: la SSR cannibalizza il mercato abbandonando il suo settore radio/TV per produrre dei contenuti web? È ciò che fa credere Pietro Supino (presidente di Tamedia, l’informazione non è irrilevante) in una tribuna intitolata “È il momento di imporre dei limiti alla SSR prima che soffochi i media privati” pubblicata il 31 marzo e di cui Pascal Décaillet tesse le lodi il 1° aprile nel suo “La SSR contro gli editori, una guerra di titani che non è la nostra”. Strano forse che queste opinioni vengano pubblicate proprio su Le Temps, uno dei media che per qualità di contenuti proposti ai lettori e ricchezza di competenze dei suoi
giornalisti deve temere di meno la concorrenza dei siti di informazione continua (ed è uno dei soli media online a non pubblicare quotidianamente gallerie di bikini per aumentare le sue pageviews…). Per farsi un’idea dei rapporti di forza che si instaurano tra i diversi titoli dei media online, occorre fare una breve digressione sul panorama dell’audience dello scorso mese di febbraio (vedi grafico accanto). Questa visualizzazione mostra l’estrema centralizzazione del panorama mediatico in Svizzera: 5 gruppi che riuniscono la quasi totalità dei media online (non in termini di diversità ma di “parti di mercato” del web svizzero). Tra loro, Ringier, Tamedia e SSR si dividono il 55% dell’audience (di tutti i siti qui indicati), una percentuale ancora più forte se si tiene conto solo dei siti dei media (i cerchi scuri): 35,5% dell’audience web per Tamedia, 18,2% per Ringier e 17,2% per la SSR (1) (seguono il gruppo NZZ con il 9,2% e Springer con il 4,9%). Allora chi è Golia e chi è Davide? Tanto meglio se esiste un media del servizio pubblico finanziato dai
nostri canoni che consente di trattare costantemente l’attualità con affidabilità senza dover scendere a compromessi con gli inserzionisti! E
tanto meglio se esistono dei media che sfruttano il loro valore aggiunto e le loro competenze tecniche! Martin Grandjean
Estratto da un articolo pubblicato sul suo sito internet all’indirizzo www.martingrandjean.ch.
Mass Media Politica | 5
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015 L’importanza di un’informazione rivolta al grande pubblico
Quella SSR sul banco degli imputati
La politica dei media sembra essere il tema caldo di queste ultime settimane. In molti vorrebbero poter rivedere il mandato della Società svizzera di radiotelevisione, buona parte per ridimensionarlo. In particolare il polo degli editori della stampa scritta vede di cattivo occhio l’espansione della SSR su internet. C’è persino chi rimette in discussione l’articolo costituzionale. Chiamato in causa dai tanti attacchi, il direttore generale Roger de Weck, in carica dal 2011, spiega in questa intervista perché, così come si configura, la SSR risponde al mandato di servizio pubblico. Antonella Rainoldi* antonella rainoldi: La riflessione sul Servizio pubblico prosegue inesausta. E ogni giorno è contraddistinto da interrogativi stringenti. Uno è questo: quali sono le prestazioni di stretta competenza del Servizio pubblico? roger de weck: «Quello che è
A proposito di canone. Qual è la logica della revisione della Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV), su cui il popolo svizzero si pronuncerà il 14 giugno?
decisivo è la giusta miscela. Un buon programma televisivo o radiofonico, così come un buon giornale, ha la sua composizione. La composizione delle reti di Servizio pubblico è totalmente diversa da quella dei canali commerciali. In un canale commerciale non ci sarà mai un magazine culturale, un magazine scientifico, un magazine economico, un film documentario durante il prime time».
«Sì. Non è un caso che quelli che hanno scritto la Costituzione svizzera abbiano previsto che il mandato comprenda, oltre che l’informazione, la formazione e la cultura, anche il divertimento. Non ci sono al mondo canali generalisti che potrebbero permettersi di rinunciare all’intrattenimento e alla parte di pubblico più consistente. Un Servizio pubblico che non raggiunge il grande pubblico non è un Servizio pubblico. Noi siamo un Servizio pubblico, un servizio al pubblico, un servizio al grande pubblico».
Audio, video e anche testo. La SSR è accusata spesso di essersi troppo espansa fuori dal proprio guscio sul web. «È un’accusa infondata. La ragion d’essere della SSR è di fare della produzione audiovisi-
© SRG
La giusta miscela comprende anche l’intrattenimento. Secondo lei l’intrattenimento rientra nei canoni del Servizio pubblico? va. Ma viviamo nell’era digitale. E noi dobbiamo essere lì dov’è il nostro pubblico. Con Internet per la prima volta nella storia mondiale disponiamo di una piattaforma per le immagini, per il suono e per il testo. La SSR resta fedele alla sua missione, e per mettere in valore l’audiovisivo si avvale di un po’ di testo».
Il problema è l’estraneità del testo alla trasmissione televisiva o radiofonica. «La concessione ci invita a non superare i mille caratteri, per gli articoli estranei a una trasmissione televisiva o radiofonica, ma in compenso ci permette di approfondire contenuti che hanno un legame diretto, temporale e tematico, con le trasmissioni proposte».
Altra accusa: il Servizio pubbli-
co gode di troppe entrate finanziarie. C’è perfino chi lo vorrebbe totalmente slegato dalla pubblicità, come succede in altri Paesi europei. «Prendiamo il sistema in Germania. La Germania, con ottanta milioni di persone e programmi in una sola lingua, il tedesco, non ha bisogno di pubblicità. I canali tv terminano di mandare in onda gli spot alle 20. Le entrate pubblicitarie rappresentano il 5 per cento del budget di ARD e di ZDF. In un Paese come la Svizzera, con appena otto milioni di abitanti e programmi in quattro lingue, il canone dovrebbe essere troppo alto per poter finanziare la totalità della produzione. La pubblicità finanzia il 25 per cento dei nostri programmi. Grazie ad essa il canone è più contenuto».
«Si tratta di una votazione sul modello di finanziamento del Servizio pubblico e non sul Servizio pubblico stesso. Ciò detto, abbiamo oggi un canone legato al possesso di un apparecchio di ricezione. Sempre più persone però seguono i nostri programmi sugli smartphone, sui tablet, sui computer, ovunque e in qualsiasi momento. Nell’era digitale praticamente ogni economia domestica possiede un mezzo per accedere alla radio e alla tv. Per questo il Consiglio federale e il Parlamento hanno deciso di sostituire l’attuale canone di ricezione con un canone generalizzato. I vantaggi saranno consistenti».
Qualche esempio? «La Billag riceverà meno denaro. Non ci saranno più ispettori. Avremo una soluzione più semplice e meno burocratica, più liberale e più fair, perché tutti dovranno pagare. E soprattutto il canone si abbasserà da 462 a circa 400 franchi l’anno per le economie domestiche, fino ad azzerarsi per il 75 per cento delle imprese. Aggiungo che saranno esentate le persone che ricevono prestazioni complementari AVS/AI e quelle che soggiornano in una casa per anziani. Chi ha una residenza secondaria non dovrà più pagare due volte. E chi non ha alcun apparecchio di ricezione potrà chiedere l’esenzione per cinque anni. Non bisogna poi dimenticare che il nuovo canone non concerne solo la SSR, ma anche trentaquattro canali locali o regionali privati,
che con la nuova legge potranno godere di un miglior finanziamento».
Se così stanno le cose, perché l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), che rappresenta le piccole e medie imprese, ha promosso un referendum contro la revisione della LRTV? «Personalmente sono sorpreso, perché la maggior parte delle imprese stesse approfitteranno del nuovo sistema. L’offerta della SSR è utilizzata sempre di più nelle imprese, non solo nei veicoli di consegna o d’affari. Da quando è possibile la fruizione online, si può accedere alle informazioni di cui si ha bisogno in ogni momento. E nella vita di un’impresa ciò può essere utile. Questa è la ragione per la quale le grandi associazioni come Gastrosuisse, come Economiesuisse, come l’Unione Svizzera degli Agricoltori sostengono la nuova legge e non condividono per nulla l’opinione dell’USAM».
Del Servizio pubblico si sta occupando anche la Commissione federale dei media (COFEM). Che cosa si aspetta da questa commissione? «La commissione esamina approfonditamente la piazza mediatica svizzera e il ruolo del Servizio pubblico. Noi abbiamo bisogno di una politica mediatica che sia fondata. Spesso l’opinione pubblica discute di politica mediatica senza molta conoscenza in materia, e penso che questa commissione saprà portare un know-how, una perizia e una profondità d’analisi che favoriranno un dibattito di qualità».
* Antonella Rainoldi è giornalista RP e si occupa di critica televisiva.
In discussione il canone TV
La televisione dopo Pasqua Che cosa c’entra un coniglietto di cioccolato con la votazione relativa alla revisione della legge sulla radiotelevisione LRTV? Chi legge il testo fino in fondo, lo capirà. Philipp Cueni (SSM) L’associazione di categoria, che ha indetto il referendum contro la revisione della legge sulla radiotelevisione LRTV, si dà molto da fare: argomenta con cifre false e con false affermazioni – evidentemente lei stessa si rende conto di non essere, altrimenti, convincente. Il secondo
trucco che usa è quello di parlare di vicende che nulla hanno a che fare con la votazione: per esempio di presunte giornaliste/i dipendenti della SSR, di aumenti del budget della SSR – che non sono assolutamente programmati –, tantomeno il programma televisivo è messo in discussione.
Di che cosa si tratta veramente Si tratta di un nuovo sistema di riscossione, più equo di quello attuale, poiché tutti pagherebbero il canone – anche gli attuali ascoltatori e telespettatori “pirata”: un sistema che ridurrebbe il canone annuo per la ricezione da 462 a 400 franchi. In definitiva, si
tratta anche di vantaggi a favore delle emittenti radiotelefoniche e televisive private, che potranno approfittare di una quota di partecipazione al canone più consistente, da impiegare per la formazione e il perfezionamento. Mentre la SSR riceverebbe la stessa somma, sia con il nuovo che con il vecchio
sistema. Questi sono tutti motivi validi per un Sì. Tuttavia, cosa vuole veramente l’associazione di categoria? Cerca un’occasione per mettersi in evidenza con argomenti populisti contro la SSR. In fin dei conti, poi, nell’interesse del 16% delle imprese, con una cifra d’affari superiore › Continua a pag. 16
6 | Dalle professioni Digitalizzazione altra indagine
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015 La direzione della Posta lancia la sua visione per il futuro
Il nuovo mondo digitale
La rivoluzione digitale è appena iniziata e già si preannuncia essere di proporzioni molto più grandi rispetto a qualsiasi altra rivoluzione precedente. Anche questa è una rivoluzione che divora i suoi figli: non più lavoro umano, ma «Big Data». È questo il nome del business del futuro. Internet modifica profondamente la nostra società. È bene che la classe media non si faccia cogliere impreparata. Nina Scheu Già oggi la maggior parte delle automobili è in grado di rilevare la presenza di eventuali ingorghi stradali. Delle piccole telecamere posteriori facilitano inoltre le manovre di parcheggio e in futuro il nostro veicolo ci avvertirà anche dell’eventuale necessità di sostituire un pezzo del motore. Probabilmente sarà anche in grado di indicarci dov’è possibile reperire il pezzo di ricambio necessario dopo aver magari già fissato nella nostra agenda un appuntamento con l’officina. Lo stesso vale più o meno per il frigorifero del futuro che conosce le nostre abitudini e preferenze alimentari e provvede pertanto per tempo agli acquisti e alla fornitura a domicilio tramite Internet. Gli spazzolini da denti sono comodamente adattabili alle nostre esigenze personali tramite computer e dopo l’avvenuto pagamento (online, s’intende) sono realizzabili a casa con la stampante 3D. Sulla base dei nostri movimenti oculari e della velocità di clic, misurabili sin d’ora, i datori di lavoro stabiliscono chi lavora in modo concentrato e razionale oppure chi è meglio mandare in prepensionamento. Le conseguenze della digitalizzazione sono molto più ampie di quanto sembri poiché modificano il nostro comportamento e ci rendono manipolabili. Da tempo Facebook e Twitter sono la principale fonte di informazione per grandi parti della popolazione rispetto ai portali Internet delle aziende mediatiche a cui rimandano i social network e che sono (ancora) predisposti secondo criteri giornalistici. Come faranno quindi in futuro gli editori di giornali e riviste a realizzare i loro profitti dopo che le loro tipografie e prodotti stampati sono finiti in miseria oppure hanno già chiuso? La soluzione si profila molto chiaramente nel caso della Posta – ma viene da tempo seguita da (quasi) tutte le grandi aziende. La raccolta dati o in inglese moderno «Big Data» è la formula magica: ogni acquisto che facciamo, ogni lettera che spediamo, ogni viaggio in treno che effettuiamo viene registrato e memorizzato per il nostro profilo di consumo personale. Per non parlare delle transazioni finanziarie registrate fino al minimo dettaglio. Avete delle spese sanitarie elevate? Nessuna assicurazione sarà più disposta a coprirvi. Bevete esclusivamente Coca Cola zero? La pagherete di più perché il chip incorporato nel carrello della spesa sa già che siete più disposti all’acquisto rispetto al vostro vicino che beve Pepsi e che per questo motivo non appena entrato nel negozio ha ricevuto sul cellulare un’offerta promozionale per la Coca Cola. Tutte le commesse e i commessi che prima ci hanno consigliato fino allo sfinimento sono meno richiesti proprio come gli ergoterapisti e gli infermieri da tempo sostituiti dai robot. Il divario tra chi decide quale sia la tecnologia da adottare e chi invece la fa funzionare si allargherà come quello tra ricchi e poveri. E nel mezzo si spalancherà il vuoto. Che fare di tutti i funzionari allo sportello, del personale di vendita, dei prestatori di servizi il cui lavoro non serve più e non sarà neppure più retribuito? Nell’attuale edizione di questo giornale e nelle prossime vogliamo esaminare la digitalizzazione nei settori rappresentati da syndicom. Inizieremo dando uno sguardo alle prospettive future della Posta, che nel settore «Big Data» è uno dei player più importanti a contendersi la posta messa in palio sul tavolo del futuro digitale.
Più pressione sotto «Semplicità e sistema» si chiama lo slogan con il quale a inizio anno la direzione della Posta ha lanciato la sua visione per il futuro dell’azienda. Con delle applicazioni nuove, quasi sempre digitali, l’accesso ai servizi della Posta verrà reso vieppiù disponibile verso la clientela. In stretto legame con questa visione c’è però il permanente aumento di produttività e un’ulteriore ristrutturazione dell’azienda. Con un sensibile impatto sui dipendenti e sulla rete degli uffici postali. Bruno Schmucki L’anno scorso la direzione del gruppo Posta Svizzera ha intrapreso un viaggio nella californiana Silicon Valley per dare gli ultimi ritocchi alla visione per il futuro dell’azienda nell’ambito di un workshop di più giorni. Il luogo – patria di molte grandi aziende IT e di computer – non doveva servire soltanto da sfondo, ma anche come ispirazione e programma. Lo scorso autunno poi in occasione di una riunione all’ombra del Matterhorn sono stati instaurati i quadri come «messaggeri interni». Il giornale dei collaboratori La Posta a gennaio riferiva che la visione era stata «accolta ovunque con entusiasmo». Nella stessa edizione i capi proclamavano anche il proprio impegno. Il capo del personale Yves-André Jeandupeux, per esempio, nella nuova sede centrale rinuncerà ad un ufficio personale al fine di semplificare l’integrazione e la collaborazione. E Franz Huber, responsabile della Rete postale e vendita, raccomanda ai dipendenti di «occuparsi dei contenuti per riconoscerne e capirne il senso più profondo». Per velocizzare questo processo alla ricerca di questo senso, a partire da inizio maggio la direttrice della Posta viaggerà personalmente in tutta la Svizzera e spiegherà in una dozzina di cosiddetti eventi “Visiorama” «in che direzione vuole svilupparsi la Posta Svizzera e quali chance e sfide l’aspettano su questa strada». La partecipazione è volontaria, fuori dall’orario di lavoro, il vitto viene offerto e i posti sono limitati.
(vedi il riquadro sul bilancio 2014). Infatti ha introdotto diversi nuovi servizi che dovrebbero fare da ponte tra la dimensione fisica e quella digitale. Questo diventa palese se si guarda al “PostCard Creator” che permette di caricare delle immagini digitali. Queste poi possono essere stampate e spedite come cartoline. Chi scarica questa app sullo smartphone potrà inviare una cartolina gratis al giorno. Oppure la bucalettere elettronica, che è stata lanciata con il nome di “E-Post Office”. I destinatari decidono autonomamente se la loro corrispondenza deve essere scannerizzata o inviata per mail. Attraverso lo strumento online «I miei invii» il recapito di un pacchetto viene annunciato per sms e dunque può essere adeguato alle esigenze del cliente: consegna ad un altro indirizzo, spostare il recapito o ritiro in un ufficio postale. Sul tradizionale foglietto giallo di ritiro da poco tempo c’è un “QR-Code”, che semplifica l’accesso all’applicazione online attraverso lo smartphone. E anche il vecchio francobollo cartaceo nel frattempo ha avuto una sorella. È sufficiente un sms e si riceve un codice di numeri, che scritto sulla lettera rende superfluo attaccarci un francobollo.
Lo sportello è sempre meno importante
La direzione dell’evoluzione futura è evidente anche agli occhi di un esterno: nell’ultimo anno la Posta ha di nuovo investito molti soldi nella digitalizzazione e automatizzazione
Infine anche PostFinance ha introdotto delle novità digitali. La riorganizzazione della piattaforma E-Finance l’autunno scorso crea nuove possibilità e nuove interfacce elettroniche. E grazie ad una modifica discussa delle condizioni generali di contratto PostFinance ora ha accesso anche ai dati di clienti che essa vuole usare per inviare offerte mirate per conto terzi. Con un «cliente trasparente» si possono fare molti soldi. E l’applicazio-
chio posto di lavoro. «A sinistra c’era la filatelia con uno sportello per la vendita», racconta Arnold Rüdisühli al primo piano indicando l’attuale caffetteria della biblioteca. Il collega non si ricorda più con certezza di quali fossero i reparti che si trovavano un po’ più oltre. Questo perché, sebbene abbiano lavorato a lungo insieme, i due postini rappresentano due diverse generazioni alla Posta centrale di San Gallo. «Secoli!», afferma Erich Bischof con una leggera enfasi. Classe 1952, ha iniziato qui il suo apprendistato quando aveva 16 anni ed è in pensione dallo scorso luglio. Arnold Rüdisühli ha invece 44 anni, quasi vent’anni di meno. Continua a lavorare come postino sulla Oberstrasse. Nel 1987 il giovane appenzellese conobbe il collega di San Gallo più anziano durante il suo apprendistato. Oggi le stanze del primo piano sono vastissime, dipinte di un bianco luminoso e con delle colonne. Prima c’erano pareti diviso-
rie ovunque, porte spesse, tavoli per lo smistamento, scaffali di legno e uffici. «Nell’angolo verso nord si trovava l’ufficio del capo e del suo vice con soli due scrittoi in un unico ambiente». Entrambi ricordano che successivamente fu inserita una parete di vetro. E subito accanto l’«oracolo» che un collega consultava per verificare la destinazione della corrispondenza con indirizzi sbagliati o incompleti. Erich Bischof ha un episodio da raccontare anche a questo proposito: «Gestivo il giro dal Rosenberg all’università e una volta sono arrivate più di 200 lettere pubblicitarie indirizzate a docenti inesistenti a San Gallo. Uno di questi aveva un nome molto divertente». I colleghi questo professore se lo ricordano ancora bene. Solo la decifrazione non avviene più come prima: oggi le firme illeggibili scannerizzate sui pacchi svizzeri vengono lette da lavoratori e lavoratrici postali in Vietnam. Il Tages-Anzeiger ha scoperto che il tutto avviene in massimo 45 secondi.
L’offensiva digitale
La posta di un tempo
I postini bibliofili Qui in passato i postini Arnold Rüdisühli ed Erich Bischof ritiravano la loro posta. Ora il loro vecchio luogo di lavoro è pieno di libri. E questo, dicono, rispecchia la loro indole. Sina Bühler* Dopo essere arrivati da neanche due minuti all’ingresso della Posta centrale di San Gallo, la cosiddetta Hauptpost, Arnold Rüdisühli ed Erich Bischof sono già immersi in una conversazione. Tra una stretta di mano, quattro chiacchiere e un saluto, sembrano essere conosciuti da tutti. Eppure sono già diversi anni che i due postini non lavorano più nell’edificio. Nel frattempo anche la Posta si è quasi trasferita, fatta eccezione per uno sportello e le cassette postali. Era il 29 maggio 1994, l’ultimo giorno di lavoro di Rüdisühli e Bischof sulla Bahnhofplatz. Allora i due postini servivano la Oberstrasse insieme a circa 120 colleghi, quando fu introdotto lo smista-
mento delle lettere interamente automatizzato. “Per lasciare sufficiente spazio a questo progetto, i postini lasciano il primo piano della Posta centrale”, titolava allora l’Ostschweiz. Più tardi i postini fecero ritorno per un paio di anni al terzo piano. Ma oggi è scomparso anche l’ultimo sacco di posta smistato. Dalla fine di febbraio la sala al primo piano è piena di libri e si chiama “Kantons- und Stadtbibliothek Hauptpost”, ovvero la biblioteca cantonale e comunale della Posta centrale.
Due generazioni Rüdisühli e Bischof salgono la scala come facevano un tempo e parlano del loro vec-
Digitalizzazione Dalle professioni| 7
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
il pretesto della modernizzazione? Intanto avanza l’automatizzazione
Un effetto simile ce l’ha l’automatizzazione di molte procedure nella corrispondenza via lettera e pacchi. Questo non rappresenta una nuova tendenza, ma è stata comunque intensificata negli ultimi anni. Sino alla fine del 2015 il 55 per cento delle lettere verrà presorteggiato meccanicamente in sequenze fino alla bucalettere privata. Questo ha delle conseguenze per i postini. Il loro lavoro diminuisce perché viene a mancare il presmistamento manuale. Invece degli impieghi a tempo pieno vengono creati sempre più impieghi a tempo parziale. Inoltre i giri di recapito possono essere continuamente ottimizzati. È in questa direzione che va un progetto pilota della Posta nei cantoni Vaud e Friborgo. Con “Poste à la carte” verrà testato se i destinatari desiderano essere serviti soltanto in certi giorni. Qui il vantaggio per il cliente s’interseca con l’aumento dell’efficienza.
menti. Altrimenti le “word cloud” dei capi della Posta nel giornale dei dipendenti non sarebbero così grandi e le formule magiche non così martellanti. In ogni modo aumenterà la pressione sui profili della vendita e del recapito. Un altro pericolo consiste nell’esternalizzazione da parte della Posta di lavori a ditte proprie o terze dove i salari sono più bassi, le condizioni d’impiego peggiori e dunque i costi più bassi. Infatti solo il 20 per cento degli invii postali viene effettuato dalla stessa Posta. L’idea è che con il tempo i/le «conducenti» spariscano del tutto. La nuova visione della Posta richiede dunque una maggiore attenzione da parte dei sindacati. Non si può portare avanti lo smantellamento delle condizioni di lavoro e non si può sottomettere il personale alla continua pressione produttiva sotto il pretesto della modernizzazione. La Posta vive del fatto che i propri dipendenti, soddisfatti, offrano un servizio pubblico di alta qualità.
interfaccia con l’e-commerce
ne “Twint” è un «portafoglio digitale», che rende possibile il pagamento senza contanti attraverso lo smartphone. Questi nuovi accessi hanno tutti l’effetto di far perdere ancora più importanza agli sportelli fisici degli uffici postali locali. Nel rapporto di gestione 2014 si legge: «La crescente tendenza dei clienti a passare ai servizi elettronici continua a provocare un calo nei volumi delle lettere e una diminuzione della domanda di servizi classici all’interno degli uffici postali». Questo
richiede uno «sviluppo mirato della rete postale». In poche parole: chiusura di altri uffici postali, trasformazione in agenzie e servizio a domicilio. Un’altra azienda di Stato – le FFS – persegue la stessa strategia. Infatti il presidente del loro Consiglio d’amministrazione, l’ex capo della Posta Ulrich Gygi, ha dichiarato di recente alla Sonntagspresse: «È chiaro che a lungo termine non possiamo continuare ad aggiungere canali di vendita come il web e il telefono mobile senza ridurre gli uffici postali».
Più profit t i: la Posta gode di ot tima salute Nell’ultimo anno la Posta Svizzera ha realizzato un utile di 638 milioni di franchi, 12 milioni in più dell’anno precedente. Il risultato aziendale con 803 milioni ha subito una leggera flessione rispetto all’anno scorso. Il motivo principale viene attribuito alle rettifiche di valore delle situazioni finanziarie. L’anno scorso la Posta ha investito 443 milioni di franchi in diversi progetti di digitalizzazione e automatizzazione (vedi grafico informativo). Nel 2014 l’azienda contava in totale 44 681 impieghi a tempo pieno, 575 in più che nell’anno precedente. Tuttavia l’organico all’estero è aumentato di 850 posti, il che significa che in Svizzera sono stati cancellati 275 impieghi a tempo pieno. (sda)
Consegna della posta in tempi stret tissimi Bischof e Rüdisühli mostrano dove si trovava il loro guardaroba e muovendosi tra gli scaffali dei libri fanno affiorare ricordi di superiori, colleghi e aneddoti. Raccontano delle riviste che un tempo venivano tutte recapitate senza indirizzo. Bastava controllare in uno schedario chi possedeva un abbonamento. «Al Rosenberg distribuivamo soprattutto la NZZ che insieme alla cospicua edizione del sabato era una vera impresa. Nel quartiere dei ferrovieri di Schoren distribuivamo la AZ, il giornale dei lavoratori», ricorda Bischof. L’AZ non esiste più dalla metà degli anni Novanta, la NZZ più cospicua della settimana viene ora pubblicata la domenica e recapitata da distributori di giornali. In passato, prima dell’introduzione delle macchine, i postini smistavano la loro posta al mattino per poi spostarsi nel quartiere di loro competenza. «La giornata di lavoro con-
sisteva semplicemente in un giro, sempre lo stesso», racconta Erich Bischof. Chi lavorava velocemente era fortunato, chi era più lento se ne assumeva la responsabilità. Negli ultimi anni – prima del suo prepensionamento a 62 anni – ha fatto in tempo a lavorare con il nuovo sistema più flessibile. «Non mi piaceva più. È capitato che i clienti mi urlassero da lontano “Sì sì, lo so, non hai tempo!”. Era un modo di lavorare troppo rigido per me», racconta l’impegnato sindacalista e presidente syndicom per la Svizzera orientale. Anche Arnold Rüdisühli ha conosciuto i giri fissi, ora lavora in una squadra addetta ai recapiti dove ciascuno deve conoscere diversi giri. E quando arriva in azienda col suo veicolo elettrico a tre ruote si presta sino alla fine del turno a fare ciò che in quel momento è più utile alla squadra. «Sono però anche responsabile di piccole riparazioni nel parco veicoli» racconta. Ha imparato da solo a eseguire riparazioni lavorando su motociclette d’epoca, di cui lui stesso ne possiede due.
Dei nuovi impianti e l’aumento delle capacità inoltre consentono di smaltire il crescente volume di pacchi generati dal commercio online. La Posta reagisce alla pressione del settore con un prolungamento degli orari di recapito e con la possibilità di ritirare i pacchi 24 ore su 24 presso gli sportelli automatici. Già in 30 sedi esistono i cosiddetti sportelli “My Post 24”. Il fiorente commercio online ha suscitato un altro investimento della Posta. A Oftringen è stato installato un magazzino merce «superautomatizzato» denominato “YellowCube”, che offre un servizio logistico completo per i venditori online. È lì che ora lavorano i robot gialli. Ma anche l’ufficio postale locale riceverà un nuovo compito nell’e-commerce. Esso in futuro offrirà al commercio online una piattaforma marketing fisica e servirà da «showroom». È in corso un progetto sperimentale al riguardo.
ripercussioni sui dipendenti Ovviamente gli effetti di questi sviluppi sui dipendenti della Posta non sono prevedibili con esattezza. Ma una cosa è chiara: essi dovranno prepararsi a dei grandi cambia-
Postini bibliofili Entrambi i postini amano i libri, seppure in modo completamente diverso. Rüdisühli è – a detta del collega – «il postino più bibliofilo della città». Non solo perché ama leggere – soprattutto testi tecnici e Sangallensia. Inizialmente gli era stato assegnato il giro fino alla Vadiana. «Lì potevo depositare provvisoriamente il portagiornali, una specie di carrello, che utilizzavamo una volta», racconta. Erich Bischof ritiene invece di non aver bisogno di alcuna biblioteca: «Ne possiedo una personale racchiusa in oltre 500 cartoni di banane. Per 15 anni ogni giorno al rientro dal lavoro facevo una sosta al Brockenhaus per acquistare dei libri». Questi ultimi sono ora impilati in un magazzino dell’ex fabbrica di conserve Winkeln. Anche se questo gli costa molto denaro, non potrebbe separarsene. «Li ho acquistati perché volevo avere in casa la risposta a tutto. Non sapevo che un giorno sarebbe arrivato Internet», racconta. Internet, la digitalizzazione che ha colpito fortemente i due
Mat teo Antonini, nuovo segretario centrale del set tore Logistica La commissione del personale allargata del Comitato centrale (CC) ha eletto Matteo Antonini come nuovo segretario centrale del settore Logistica. M. Antonini, 34 anni, ha studiato Scienze Politiche. Dal 2009 era il responsabile del settore artigianato presso il sindacato Unia nel canton Vaud. Oltre alla sua attività sindacale, egli ha lavorato anche presso il Segretariato di Stato dell’economia (SECO), al DFAE e per il Soccorso Operaio Svizzero. Matteo Antonini ha convinto la commissione elettorale con le sue competenze professionali, con la sua personalità e il suo multilinguismo. Noi ci congratuliamo con Matteo Antonini per la sua elezione e gli auguriamo un buon inizio a syndicom a partire dal 1° agosto 2015.
settori. Il settore della Posta perché oggi si spediscono più mail di lettere, mentre il servizio pacchi della Posta si trova a dover recapitare migliaia di occasioni acquistate in Internet. Il settore dei libri perché le piccole librerie vengono schiacciate online da colossi più competitivi e sempre più persone leggono con gli e-reader. Ma in questo caso, con la biblioteca ospitata nell’ex posta, si è creato un connubio positivo. Come dice Erich Bischof, non si poteva immaginare che un giorno sarebbe arrivato il World Wide Web. A maggio del 1994, quando i postini se ne sono andati da qui, quasi nessuna famiglia possedeva ancora una connessione a Internet. E così anche l’articolo che apparve all’epoca sull’Ostschweiz concludeva con una previsione fin troppo ottimista: «Grazie al grande spazio aperto, la Posta centrale di San Gallo per ora è attrezzata per la posta-lettere del futuro». Si è trattato di un futuro di breve durata.
* Sina Bühler è giornalista RP.
8 | Sindacato Sicurezza sul lavoro
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015 grazie Maya
Sot toscrizione della Carta della sicurezza
Il nostro sindacato ha firmato la Carta della sicurezza della SUVA. Con questa sottoscrizione pubblica delle regole di sicurezza settoriali si vogliono portare al minimo i rischi di infortuni sul lavoro. Naomi Kunz Incredibile ma vero: in un normale giorno di lavoro si verificano in media cento infortuni l’ora. Ogni due giorni ci scappa il morto. Il programma di prevenzione SUVA «Visione 250 vite» vuole dimezzare il numero degli infortuni sul lavoro con conseguenze mortali e con invalidità gravi tra il 2010 e il 2020, salvando così 250 vite umane. La Carta della sicurezza – elaborata dalla SUVA in collaborazione con sindacati, associazioni padronali e progettisti – rappresenta la parte principale di questo programma di prevenzione. Chi sottoscrive questa Charta, si professa pubblicamente a favore delle regole di sicurezza sul posto di lavoro. Le aziende s’impegnano soprattutto ad adottare e a mettere in pratica i seguenti provvedimenti: • In tutta l’azienda viene introdotto il principio «STOP in caso di pericolo – ELIMINA IL PERICOLO – RIPRENDI IL LAVORO». Questo principio viene osserva-
to anche nello stress lavorativo quotidiano. • Le «regole vitali» specifiche per ogni settore vengono dichiarate obbligatorie oppure vengono definite, insieme con la SUVA, delle proprie regole di
sicurezza specifiche per l’azienda. • Queste regole di sicurezza vengono spiegate ai lavoratori e alle lavoratrici attraverso corsi di formazione – se possibile sul posto di lavoro.
Il sindacato syndicom è confirmatario della Carta della sicurezza dal febbraio del 2015. «In futuro syndicom vuole rafforzare il dialogo con i diversi settori e partner sociali e motivare questi ultimi a firmare anch’essi la Carta. Vogliamo impegnarci affinché venga ottimizzata la sicurezza sul posto di lavoro. Perché il lavoro non deve in nessuna maniera mettere a rischio la vita», commenta Bernadette Häfliger Berger, vicepresidente di syndicom e responsabile per le pari opportunità e del servizio giuridico. E Maya Griesser, addetta uscente per la sicurezza a syndicom, ribadisce: «È giusto che syndicom abbia firmato la Carta della sicurezza. Ora si tratta di prendere contatto con le imprese a questo riguardo!».
Altre informazioni e per firmare la Carta: www.sicherheits-charta.ch/
© Z VG
syndicom dichiara guerra agli infortuni sul lavoro Maya Griesser A questo punto vorremmo cogliere l‘occasione per congedare ufficialmente Maya Griesser verso la sua pensione. Per il futuro le auguriamo ogni bene e la ringraziamo per il suo impegno di lunga data nel sindacato! Dal 1990 Maya Griesser è stata segretaria regionale (comedia) a Zurigo. Dopo una prolungata assenza per motivi di salute nel 2012 è riuscita a reintegrarsi in qualità di esperta della sicurezza a syndicom. Da allora Maya è stata responsabile per le questioni sulla sicurezza e sulla salute all’interno del sindacato e attiva come membro nella relativa commissione. In futuro la calcografa per rotocalco qualificata vuole dedicarsi soprattutto all’incisione. Noi le auguriamo tanta gioia e soddisfazione in questo suo lavoro così creativo!
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Aiuto per le vacanze Reka
Finalmente le vacanze! E ora? Ogni anno, grazie all’aiuto per le vacanze Reka, 1300 famiglie tradizionali e monoparentali possono permettersi una settimana di ferie a 100 franchi. Ma che cosa fare con il tempo libero a disposizione? La settimana di vacanza attiva nei villaggi turistici Reka di Bergün e di Pany offre un programma variato e d’avventura. Natura, gioco, sport e svago La settimana inizia con una colazione alla domenica con tutti i partecipanti. Qui le famiglie si possono incontrare e conoscere, i gerenti forniscono informazioni sul programma della settimana e danno consigli e idee su come poter scoprire la regione in modo individuale. Durante la settimana vengono organizzate varie escursioni, facili gite in montagna e dei momenti collettivi. Resta comunque molto tempo a disposizione per le proprie attività con la famiglia. «Queste settimane di vacanza sono un’esperienza anche per noi», dice Marlies Sidler. «I nostri ospiti solitamente non sono complicati e comunicano con gli altri partecipanti senza pregiudizi, siano essi di etnia o cultura diversa. Il nostro impegno viene molto apprezzato e siamo molto contenti di come si stiano sviluppando i contatti». Le vacanze attive per famiglie tradizionali e monoparentali con bambini dai 4 ai 12 anni vengono proposte nei villaggi turistici Reka di Bergün (3-10 ottobre 2015) e di Pany (10-17 ottobre 2015). Termini e condizioni di partecipazione, registrazione e informazioni per altre offerte dell’aiuto per le vacanze Reka si trovano su reka.ch/ offertesociali o telefonando allo +41 31 329 66 80.
Il trekking con le capre a Bergün è un’attrazione per i bambini
Nuove tecnologie Dalle professioni | 9
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015 siamo entrati nell’era della quarta rivoluzione industriale
Primo confronto con «Industria 4.0»
Con la tematica «Indebolimento del confine tra lavoro e non lavoro» il gruppo strategico CCL di Swisscom Group ha colto lo spirito del tempo. Nel suo ultimo seminario non si è però solo dibattuto di rivendicazioni concrete per un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata, ma si è anche volto lo sguardo al futuro del mondo del lavoro che sarà caratterizzato dalla quarta rivoluzione industriale. Franz Schori*
terza e quarta rivoluzione industriale: l’informatica come forza motrice La terza rivoluzione industriale è caratterizzata dalla crescente automatizzazione a seguito dell’impiego dell’elettronica e dell’informatica. Tutto questo ha dato vita a partire dagli anni
Dalla prima alla quarta rivoluzione industriale
a
Industria 2.0
2 rivoluzione industriale a seguito dell’introduzione della produzione di massa basata sulla divisione del lavoro con l’ausilio dell’energia elettrica Inizio del XX secolo a
1 rivoluzione industriale a seguito dell’introduzione di impianti di produzione meccanici con l’ausilio del vapore e della forza idraulica Fine del XVIII secolo
Fine 18° sec.
Inizio 20° sec.
Settanta del secolo scorso al mondo così come lo conosciamo. Un mondo del lavoro in cui la maggior parte delle persone gode di svariate opportunità di sviluppo e crescita professionale. La sfida sindacale della terza rivoluzione industriale consiste nel mantenere alta la consapevolezza di una coalizione collettiva dei lavoratori. Non abbiamo neppure avuto il tempo di abituarci alla terza rivoluzione industriale che ci troviamo già nel pieno della quarta rivoluzione industriale (Industria 4.0). Si parla di digitalizzazione di lavoro e società, di Internet degli oggetti e dei servizi, di produzione intelligente in rete, di big data e di intelligenza artificiale. Viviamo Industria
Inizio 70° anno del 20° sec.
4.0 già con i benefici degli smartphone, con i primi veicoli autocomandati, con stampanti 3-D e con Google Glass. Inquietante? Che ci piaccia o no, il futuro arriverà lo stesso. Chi tenta di anticiparlo non lo deve temere, ma può contribuire a plasmarlo attivamente.
«Industria 4.0» richiede una nuova capacità dirigenziale Al seminario CCL di Swisscom Group, Rolf Kurath, organizational developer, ex responsabile HR/ER di Swisscom e successivamente responsabile di Training e Transformation per la Posta, ha illustrato ai partecipanti «Industria 4.0». Industria 4.0 non offre solo molte opportunità, ad esempio forme di lavoro che favoriscono la formazione, ma cela
Grado di complessità
a
3 rivoluzione industriale a seguito dell’impiego dell’elettronica e dell’informatica per l’ulteriore automatizzazione della produzione Inizio degli anni 70 del XX secolo
Industria 3.0
a
4 rivoluzione industriale a seguito di sistemi ciberfisici Industria 4.0
Industria 4.0
Fonte: DFKI Bauer IAO
Industria 1.0
Circa 200 anni fa l’energia idroelettrica e il vapore consentirono l’introduzione di impianti di produzione meccanici. I prezzi dei beni prodotti in massa si abbassarono notevolmente, dando l’impulso decisivo allo sviluppo dei paesi occidentali. La prima rivoluzione industriale fece crescere le città e fiorire il capitalismo con la conseguente costituzione di sindacati al fine di migliorare le condizioni di lavoro allora spaventose e distribuire in maniera più equa il valore aggiunto creatosi. Circa 100 anni più tardi la catena di montaggio e l’elettricità diedero il via alla seconda rivoluzione industriale. I sindacati avevano già conquistato quasi ovunque la giornata lavorativa di otto ore più adatta alla gestione su tre turni nelle fabbriche. Seguì la lunga, ma altrettanto efficace lotta per la previdenza sociale, le ferie, una migliore protezione della salute e forme societarie democratiche. Il boom degli anni Cinquanta e Sessanta dimostra simbolicamente che quasi tutti hanno potuto beneficiare della seconda rivoluzione industriale.
Oggi
anche dei rischi. Dal punto di vista della politica sociale e della politica sindacale il maggiore rischio è che la produttività aumenti sì ulteriormente, ma che dopo la fase di ristrutturazione di economia e infrastrut-
dall’Industria 4.0, ma anche di capacità dirigenziale e di attitudine esemplare alla leadership. «In futuro avremo necessità in primis di lavoratori partecipativi e capaci di pensare in modo innovativo, di maggiore responsabilità personale, fiducia e attenzione alla motivazione intrinseca e all’automotivazione», ha spiegato Kurath. I dirigenti del futuro non sono più degli impartitori di ordini, bensì dei modelli, ha sottolineato Kurath. Il futuro è l’autogestione decentralizzata a livello di team. Essa comprende il senso del lavoro, regole sviluppate di comune accordo per la collaborazione, coaching anziché leadership e processi su misura per quasi tutte le attività. Le future forme organizzative rappresentano una sfida anche per i sindacati. Uno dei pericoli del mondo del lavoro del futuro è la costante reperibilità. E così il cerchio si chiude e torniamo a una tema-
«In futuro avremo necessità in primis di lavoratori partecipativi e capaci di pensare in modo innovativo, di maggiore responsabilità personale, fiducia e attenzione alla motivazione intrinseca e all’automotivazione». ture l’occupazione diminuisca. Secondo Kurath, ora come ora si evidenzia una mancanza non solo di figure specializzate e di know-how informatico che consentano alle aziende di far fronte alle sfide ambiziose poste
tica della contemporaneità che attualmente suscita un notevole interesse: l’indebolimento del confine tra lavoro e non lavoro.
* Franz Schori è Segretario politico Telecom/IT.
Conferenza aziendale cablex del 6 Marzo
L’ultimatum è stato prorogato di 3 mesi Alla cablex, affiliata di Swisscom, tira ancora aria pesante. Pertanto molti lavoratori sono pronti ad adottare misure politico-sindacali atte a conquistare migliori condizioni di lavoro. Ora la conferenza aziendale ha concesso ai datori di lavoro una dilazione sino alla fine di giugno per applicare dei miglioramenti. Franz Schori Non è stata la prima volta, quella del 6 marzo, che i lavoratori di cablex hanno discusso delle loro condizioni di lavoro, durante la conferenza aziendale. Da molto tempo ormai, il costante carico di lavoro, dovuto alla scarsità di personale, porta molti colleghi e colleghe ai limiti delle loro prestazioni. Infrazioni alla legge sul lavoro e al contratto collettivo di lavoro sono quasi all’ordine del giorno. La taccagneria nel gestire le spese per il personale
e i vestiti da lavoro, come pure i toni rozzi adottati nelle relazioni con i dipendenti, alimentano fortemente l’atmosfera negativa in azienda. syndicom ha già esposto svariate volte a cablex tale situazione insostenibile, e cablex ha sempre avanzato la promessa di qualche miglioramento che ha anche puntualmente mantenuto. Tuttavia non si può ancora parlare di effettivi miglioramenti duraturi per tutti i dipendenti.
se ne riparlerà a luglio In occasione della conferenza aziendale dello scorso dicembre, i lavoratori di cablex avevano già deciso di concedere ancora tre mesi di tempo ai loro datori di lavoro, per miglioramenti che dovevano essere estesi a tutta la Svizzera. In seno alla conferenza aziendale del 6 marzo, i circa 70 dipendenti cablex presenti hanno, per fortuna, riferito di singoli miglioramenti apportati, che sarebbero tuttavia riconducibi-
li, in parte, al fatto che nei mesi freddi invernali c’è molto meno lavoro che nei mesi più caldi. La prova del nove avverrà quindi in primavera. Il 3 luglio, in occasione della prossima conferenza aziendale cablex, i colleghi parleranno nuovamente delle loro condizioni di lavoro. “Tutte le ruote si fermano se il tuo forte braccio lo vuole”. C’è da sperare che il nuovo CEO cablex non permetta che si arrivi a questo punto.
Conferenza aziendale cablex Venerdì, 3 luglio 2015, dalle ore 10.15 fino alle ore 14.00 circa (pranzo incluso) Rist. Jardin, Militärstrasse 38, Berna Temi: • Condizioni di lavoro / misure politico-sindacali • Applicazione dell’aumento salariale • Applicazione nuovi inquadramenti (Progetto “Claire”) • Varie Iscrizione: telecom@syndicom.ch oppure 058 817 18 18.
10 | Ritratto Diritto
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
L’ADDETTO ALLA LOGISTICA è ISCRITTO A SYNDICOM DA QUANDO HA INIZIATO L’APPRENDISTATO
«C’è una vecchietta che mi aspetta sempre alla finestra» In verità Ivan Calvi, 26 anni, voleva fare lo stuccatore. E nonostante tutti l’avessero messo in guardia, dicendogli che era un mestiere molto duro, a lui quel lavoro piaceva. «Perché puoi dire: a questa e a quella casa le mura le ho costruite io». Poi invece l’ebbe vinta la zia, che lo voleva postino. Katrin Bärtschi La zia di Ivan lo iscrisse ad una giornata di orientamento come postino. E gli piacque anche questo altro mestiere. Inoltre era dell’avviso che la Posta fosse un buon datore di lavoro in grado di garantire un impiego sicuro. Ivan fu accettato all’esame di ammissione e lo passò. Ed è così che fece il suo apprendistato presso il centro lettere di Ostermundigen, dove lavora tutt’ora, come addetto alla logistica.
Spedizioni strane come patatine e mutande Il giovane postino di Schliern bei Köniz è un tipo simpatico e carino, timido ma divertente. Nonostante sia di carnagione e capigliatura chiara, emana il fascino di un uomo del Sud. Al lavoro gli è già capitato di tutto. «Un sabato ho dovuto consegnare un tanga nero. Attaccato c’era un biglietto con l’indirizzo e il francobollo. Un’altra volta ho dovuto consegnare un pezzo di formaggio con sopra un adesivo con l’indirizzo. E un’altra volta ancora ho dovuto recapitare un pacco di patatine affrancato». Nei quasi dieci anni che Ivan lavora per la Posta ha girato diver-
si quartieri, ma il suo preferito è quello della Lorraine. È lì che durante il suo apprendistato ha fatto il suo primo turno regolare. «E non era una strada che andava bella dritta, ben s’intenda. La strada svoltava un po’ a sinistra, poi a destra, e c’erano molti angoli stretti da passare. E il tutto con diversa roba nel rimorchio». Nel frattempo Ivan conosce molti residenti, e spesso ha occasione di fare due chiacchiere. Soprattutto con le persone anziane. «Il mio lavoro mi piace. Siamo un po’ all’aria aperta e un po’ dentro.
E siamo in contatto con le persone». Ad una signora anziana in carrozzella per esempio Ivan porta su la posta al primo piano. «Ci scambiamo due battute. Lei non vede l’ora, e mi aspetta sempre alla finestra».
Molta meno corrispondenza «È chiaro che le lettere mi danno da mangiare», racconta il giovane postino. «Ma anche al di fuori del lavoro mi fa piacere ricevere lettere o cartoline, per esempio a Natale o per il compleanno. Qualche volta ne scrivo anch’io». Però
alla fine ci confessa che se non facesse il postino probabilmente spedirebbe solo sms. Ivan racconta che la regressione della corrispondenza si fa sentire. Il lavoro è diventato più semplice. «Ora molto viene fatto a macchina. Questo significa che la mattina presto e il pomeriggio ci rimane poco da smistare da soli». Anche il Botensaldo non è più sotto la responsabilità diretta dei postini. «Oggi riceviamo le buste con il denaro e dopo il nostro giro restituiamo alla cassa centrale o le buste o le relative ricevute di pagamento, e festa finita». Da quando è stata introdotta la spartizione automatica in sequenze delle lettere, quasi tre anni e mezzo fa, nel team spesso devono essere accorpati dei giri per riuscire a far arrivare i singoli postini a fine giornata. E siccome la fine del recapito è fissato per le 12.30, si crea una certa pressione, ci racconta Ivan. «Anche in passato c’erano momenti di stress. Per esempio quando qualcuno si ammalava e la sua posta andava suddivisa sui colleghi. Oggi c’è meno roba, in compenso ci capita più spesso di dover accorpare dei giri. Non mi piace quando
questo succede per vari giorni consecutivi. Mi fa venire il mal di stomaco».
«Forse stiamo troppo bene» Ivan vorrebbe rimanere alle Poste. «Io adoro il mio lavoro. A volte temo che mi abbassino la percentuale ad un tempo parziale». Anche sua moglie lavora. Al cinquanta per cento, come addetta alle pulizie. In teoria sarebbe postina anche lei, ma gli orari di lavoro non consentono loro, genitori, di praticare entrambi la professione imparata. «Sapete tutti che la Posta è stata trasformata in una società per azioni. Questo significa che forse in futuro avremo meno ferie. A questo potrei anche sopravvivere. Ma i soldi mi servono». La sua paura più grande è quella di perdere il lavoro. «Soprattutto da quando ho figli. Non è facile trovare un nuovo impiego». Il desiderio più grande di Ivan è che sua moglie e i suoi bambini rimangano in salute. Che siano felici e che abbiano un bel futuro. «È questa la mia felicità. Non una casa di proprietà o tanto denaro». Ivan è iscritto a syndicom da quando ha iniziato l’apprendistato. «Se hai problemi, il sindacato ti aiuta. Io per fortuna fin’ora non ne ho mai avuto bisogno». Ivan trova importante anche l’impegno politico dei sindacati. Come per esempio la trattativa del nuovo CCL. «Ma tra colleghi non parliamo mai del CCL o della politica della Posta in generale. Non so perché, ma forse al momento stiamo troppo bene».
punto e dirit to
Franco forte = lavorare di più senza indennizzo?
di lavoro. Un datore di lavoro che non trasmette ai dipendenti gli utili in presenza di una situazione economica favorevole dovrebbe farsi carico in prima persona anche delle perdite legate ai tassi di cambio e tenere conto di questo rischio nell’ambito della sua strategia. L’orario di lavoro, il salario, le ferie ecc. – vale a dire tutti i parametri di riferimento – sono elementi fondamentali del contratto di lavoro e possono essere modificati solo con l’espresso consenso scritto del dipendente. Tuttavia variazioni unilaterali delle condizioni di lavoro entrano in vigore solo dopo che è trascorso il termine di disdetta ordinario. Il dipendente viene quindi posto dinnanzi al dilemma se accettare la variazione o rischiare il licenziamento. Ci si può quindi domandare, a
ragione, se in queste circostanze sia valida un’approvazione, pur essendo equiparabile più a una costrizione che non a una volontà liberamente espressa. Al fine di controbilanciare variazioni unilaterali delle condizioni di lavoro da parte del datore di lavoro per via della solidità del franco, i dipendenti possono chiedergli e negoziare con lui diverse controprestazioni. Innanzitutto si deve assolutamente pretendere della trasparenza: i datori di lavoro devono rivelare tutte le cifre così da motivare perché vogliono accrescere l’orario di lavoro o ridurre i salari. I provvedimenti pretesi dal datore di lavoro devono essere limitati dal punto di vista temporale e, nel corso di questo lasso di tempo, si deve mantenere una protezione contro i licenziamenti. I possibili provve-
dimenti possono essere diversi a seconda dell’azienda. È importante fissare per iscritto che i provvedimenti devono essere limitati nel tempo e che le condizioni di lavoro originarie torneranno automaticamente a vigere una volta scaduto il periodo di validità dei provvedimenti. Non si devono sottoscrivere variazioni contrattuali senza prima essersi fatti consigliare e supportare da syndicom, che verificherà l’ammissibilità ai sensi di legge dei provvedimenti e se eventualmente si sia in presenza di un licenziamento di massa. Una procedura collettiva dei dipendenti in questo senso tutela i singoli e rafforza la posizione dei lavoratori nell’ambito delle trattative. Laddove il vostro datore di lavoro si dovesse presentare da voi con richieste di estensione dell’ora-
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Nell’ambito del rapporto di lavoro viene erogata una prestazione lavorativa in contropartita di un salario stabilito precedentemente. Il datore di lavoro deve farsi carico del rischio d’impresa. Deve quindi corrispondere il salario convenuto indipendentemente dalla situazione finanziaria dell’azienda o da elementi esterni che l’andassero a influenzare. Una diminuzione del salario per via della rivalutazione del franco rispetto all’euro equivale a un passaggio del rischio aziendale ai dipendenti. Lo stesso dicasi per la repentina decisione di corrispondere ora in euro i salari precedentemente pagati in franchi. Le oscillazioni dei tassi di cambio, come i problemi di liquidità o le flessioni delle commesse, sono eventi economici esterni rientranti nel rischio d’impresa del datore
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Dopo il recente rialzo del franco rispetto all’euro diverse aziende hanno annunciato di essere costrette a licenziare, ridurre i salari, a corrisponderli solo in euro o a estendere l’orario di lavoro senza un indennizzo finanziario. È legale tutto ciò?
Collaboratrici servizio giuridico Isabelle Pauchard Kathrin Melzani
rio di lavoro, riduzione salariale e simili, è importante che entriate tempestivamente in contatto con syndicom, così da potervi fornire un sostegno.
La via della stampa Diario di viaggio | 11
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015 biografia
due giovani all’avventura
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Natura e arte, l’alchimia calligrafica di un artista cantonese Il Dr. Chak-kwong Daniel Lau ottiene il Master in filosofia (indirizzo storia dell’arte) all’Università di Santa Barbara (USA) e il Ph.D. alla University of Hong Kong. Successivamente insegna al California Polytechnic State University e all’University of California (UCSB), dove riceve il GSA Outstanding Teaching Award Honorable Mention in Humanities and Fine Arts (2005-06). Nel 2010 riceve un finanziamento dal Research Grant Council of Hong Kong per la sua ricerca sulla calligrafia a Hong Kong nel ventesimo secolo e un’ulteriore sponsorizzazione da parte dell’Hong Kong Arts Development Council per la pubblicazione del libro bilingue Harmony: Synergy between Tradition and the Contemporary. Nel 2011 vince l’HKBU School Performance Award of “Outstanding Young Researcher” e nel 2012 consegue l’“Excellence in Teaching”. Nel corso della sua carriera Lau ha pubblicato più di 40 articoli accademici e cataloghi di ricerca sull’arte cinese. Ha esposto in 6 Personali negli USA e Hong Kong e ha partecipato a numerose mostre collettive locali e internazionali. I suoi lavori sono esposti nei musei e nelle gallerie di Hong Kong, Cina e USA. Attualmente insegna alla Hong Kong Baptist University ed è membro della China Calligraphers Association.
Hong Kong. Costretti all’esilio dopo un mese di visto cinese, attraversiamo il confine e ci ritroviamo nella Terra di Mezzo, un coacervo di nazionalità e lingue frullate in un cocktail multiculturale. Hong Kong, con i suoi grattacieli imperiosi, i prezzi esosi, la cultura cinese messa da parte dall’imperiosa Torre di Babele cantonese. Confusi e sopraffatti dalla magnificenza della città ci spostiamo nell’ombra, prendiamo una camera strettissima in Nathan Road, sopra un mercato afro-indiano, e scivoliamo verso la periferia sonnolenta dell’università. Il professore di Storia dell’Arte Daniel Chak-kwong Lau ci attende nel suo ufficio. Daniel, oltre ad insegnare, è un noto calligrafo, pittore e incisore cantonese.
Il viaggio alla scoperta di calligrafi e stampatori procede. Ci troviamo nella multietnica e sfavillante città di Hong Kong, dove incontriamo un calligrafo cantonese che unisce all’arte la passione per la natura. Andrea Ventola*
to di reciprocità, mentre Eleganza e Volgarità compara il mandarino dei grandi poeti al dialetto volgare cantonese, costruendo composizioni verbali dai significati molteplici». Osservando le opere di Daniel, si respira l'intreccio tra arte e natura. «Adoro scrivere sul legno» dice Daniel. «Soprattutto su un legno particolare, dalle sfumature rosa, chiamato huanghuali. Amo molto anche le rocce: in Cina c’è una grande passione per gli oggetti naturali. Io stesso ho fatto della natura una parte fondamentale della mia vita».
Cosa pensi della calligrafia occidentale?
«Ho iniziato tardi, intorno ai diciassette anni, spronato da uno dei miei professori al liceo. Ottenuto il master in filosofia all’Università di Hong Kong, mi sono trasferito in California per proseguire gli studi. Ho vissuto sei anni negli USA e durante questo periodo scoprii che alla Baptist University of Hong Kong cercavano un professore di Storia dell’Arte. Presentai domanda ed eccomi qua».
Cosa rappresenta per te la calligrafia? Sei più per l’astrazione o per la leggibilità?
«Per me la calligrafia è ogni cosa: si tratta sia di astrazione che di leggibilità; è composizione di parole, spazi... I caratteri cinesi sono immediati, cogli subito il senso della frase, pertanto è importante la veste grafica ma è pressoché impossibile prescindere dal significato letterale, in quanto il carattere cinese è letterale in ogni sua forma».
Oltre a essere un calligrafo sei anche uno storico. In che modo coniughi la tua arte alla ricerca? «La calligrafia è un processo che richiede conoscenza, anche del passato. Il corsivo cinese, ad esempio, è un corsivo molto selvaggio, caotico, veloce, che riempie la tela con il suo dinamismo e la sua violenza espressiva. Questo corsivo è vecchio di mille anni
e mi capita di applicarlo alle mie opere, in un contesto più attuale. In questo modo anche i miei allievi possono studiare la storia traendone degli spunti personali per la loro crescita artistica».
Quali sono i temi trattati nelle tue opere? «Nel mio ultimo lavoro, Harmony, reinterpreto il concetto filosofico di armonia, che da sempre domina i valori della società cinese. Il lavoro si divide in quattro parti: nella prima, Paradiso e Uomo, analizzo l’uso che l’essere umano fa di questo regalo immenso che è appunto la natura. La seconda parte, Dare e Ricevere, è dedicata ai sigilli e simbolizza l’amicizia e la condivisione di valori nello scambio degli stessi. Nero e Bianco esplora il concet-
«Ho una conoscenza molto superficiale dell'arte occidentale. Per qualcuno ha una veste puramente decorativa, a differenza di quella cinese che è invece più astratta, sentimentale. Una volta scrivevo anche con i caratteri latini, oggi mi concentro solo su quelli cinesi». Daniel precisa di non essere un poeta, preferisce ispirarsi ai testi antichi, ai poeti classici della letteratura cinese. «Uno dei testi che preferisco è la Bibbia. Sono cattolico, ed è un testo sacro dal quale traggo sempre molta ispirazione. Uno dei miei versi preferiti, che ho interpretato spesso è: “Non siate ansiosi di nulla, affidatevi a Dio e la Sua pace custodirà i vostri cuori”». Daniel ci accompagna al nostro hotel, ci salutiamo vigorosamente mentre intorno a noi la vita di città scorre come un fiume possente e i suoi abitanti sono la coda di un enorme serpente, un serpente che si muove e ci stringe col suo calore inebriante e pazzesco.
* Andrea Ventola è giornalista indipendente, ha collaborato per la rivista Ticino Passion e per la Rivista di Lugano.
In alto: Louis Vuitton & Porsche Scrittura per sigilli, inchiostro e acquarello su tela, 92 X 92 cm, 2010 “Tra cielo e terra, LV è il più costoso. In mezzo al caos cittadino, Porsche è veramente appariscente” Qui a fianco: Harmony: Inchiostro su carta, montato su 50 plexiglass (30,5 x 30,5 cm ognuno) con tubi metallici di differente lunghezza, installato come una scultura in rilievo sulla parete della galleria. Passeggiando nella foschia mistificante: Quest’opera d’arte è destinata a rompere le convenzioni e le modalità di visualizzazione della tradizionale pratica calligrafica. L’opera su carta, costituita da una poesia di 14 caratteri cinesi, è montata su prismi di legno sparsi sul pavimento della galleria, e va attraversata per essere compresa.
Come inizia la tua carriera artistica, Daniel?
Foto: Elena Turienzo
12 | Ticino syndicom
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
Abolizione della soglia minima di cambio
primo maggio in ticino
Situazione impegnativa anche per syndicom Da quando la Banca nazionale ha abbandonato il cambio fisso euro franco molte aziende hanno cominciato a giocare al ribasso con i salari. Un nuovo pretesto per aumentare disparità e dumping. Molte le segnalazioni giunte ai sindacati di tentativi aziendali di convertire i salari in euro. Angelo Zanetti * Sono passati oramai tre mesi dall’annuncio dell’abolizione della soglia minima di cambio di 1,20 franchi per un euro da parte della Banca nazionale svizzera e dobbiamo purtroppo constatare come ne siano colpiti anche i nostri settori in particolare librerie, legatorie e aziende d’imballaggio ed etichette. Sembra però più una corsa alla ricerca di misure di risparmio ad ogni costo che altro. Stando a quanto comunicato dall’Unione Sindacale Svizzera (USS) sono centinaia le aziende che hanno introdotto dei cambiamenti sia in materia di orario di lavoro sia di salario. È forse il caso, come ha già fatto la stessa USS, di richiamare alle loro responsabilità i datori di lavoro e i propri rappresentanti, affinché applichino veramente quello che vanno dicendo nei media, ovvero attendere e valutare attentamente prima di intervenire. Tanto più che diverse aziende hanno subito messo in atto misure anche illegali, come ad esempio una diminuzione salariale a volte anche maggiore per i frontalieri.
Tutte le regioni sono coinvolte Tutte le regioni sono toccate da questa situazione. In Romandia, i dipendenti dell’Office du Livre a Friborgo si sono visti aumentare l’orario di lavoro e diminuire i salari. Nella Svizzera tedesca l’Eson Pac di Aesch, che produce etichette, riduce il salario. Karl Augustin AG di Thayngen, dove già nel 2010 siamo intervenuti con successo contro il pagamento in euro dei frontalieri, vuole ora le 45 ore settimanali. Pure la Pago AG di Grabs, appartenente al gruppo Fuji Seal, mira allo stesso traguardo. In Ticino la Südpack SA di Bioggio sta impegnando a fondo il nostro sindacato che si oppone al suo pacchetto di misure, comprendente aumento delle ore e taglio dei supplementi o, in alternativa, un’importante riduzione degli stipendi. Infine, la Limmatdruck Zeiler AG di Köniz, di proprietà del gruppo tedesco rlc, vuole le 45 ore e un possibile taglio della 13esima in caso di risultato finanziario negativo per il 2015. Tutte queste aziende non sottostanno a un CCL, ecco spiegati i motivi per i quali si riescono a introdurre queste misure senza troppe difficoltà, fatto salvo il caso Südpack che ha un CCL
aziendale. Se per contro diamo uno sguardo al settore dell’industria grafica provvisto di un CCL nazionale, vediamo come qualche azienda ha fatto sì domanda per il lavoro ridotto ma, per ora, nulla più. Attenzione però, perché l’attacco all’attuale CCL che scade a fine anno arriverà e sarà pure duro. L’associazione padronale Viscom deciderà la tabella di marcia il prossimo 23 aprile a Zurigo. I suoi obiettivi: disdetta e introduzione delle 42 ore, con l’aggiunta del taglio dei supplementi anche per la stampa dei giornali. Raccogliere informazioni, prendere tempo, limitare le eventuali misure, garantire l’occupazione. Questo è il nostro modo di procedere, ma sono anche le raccomandazioni che facciamo ai nostri membri e alle commissioni aziendali. Se, come abbiamo visto, le richieste da parte aziendale sono bene o male le stesse, non è facile intervenire in queste aziende in modo efficace dove non c’è una vera e propria presenza sindacale. La pressione sui lavoratori è quindi veramente forte.
Avere il sindacato al proprio fianco L’esempio forse più interessante, anche in prospettiva futura, oltre a quello di Südpack dove da anni firmiamo un CCL aziendale, è certamente quello della Limmatdruck Zeiler AG di Köniz che produce, fra l’altro, imballaggi per la Nespresso. Un gruppo di stampatori iscritti al nostro sindacato si è infatti rivolto a noi e assieme abbiamo costruito un percorso che ha permesso loro di formulare delle modifiche alle proposte aziendali. Anche se non tutto è andato come prospettato, i diretti interessati hanno non solo apprezzato il nostro sostegno, ma pure capito quanto sia importante avere il sindacato al proprio fianco. Contatto e collaborazione che devono ora continuare poiché l’accordo è stato limitato nel tempo (fine dicembre 2015) e nel frattempo si vuole anche costituire una commissione aziendale che possa seguire l’evolversi della situazione, ma soprattutto prepararsi per eventuali altre richieste future. Da parte nostra, abbiamo già preso contatto con i colleghi del sindacato Ver.di in Germania per valutare un’eventuale azione comune.
L’appello finale è quindi quello di invitare tutte le persone coinvolte e attive nei nostri settori non solo ad informare di quanto succede nella propria azienda ma anche ad avvicinarsi e aderire al sindacato. Perché è solo così facendo che si può far fronte alla situazione. Sì certo, abbiamo le vie legali, ma qui l’azione sindacale è preponderante. Le varie esperienze sopra elencate ci portano altresì a dire come sia importante sapersi muovere con estrema attenzione e sensibilità in queste aziende dove la pressione, per non dire il ricatto, è l’arma più usata. Quanto sta avvenendo, dimostra come sia necessario negoziare con i lavoratori e il sindacato, attraverso un vero percorso democratico. Un percorso necessario e utile. Dove si è scelto di imporre delle misure, il clima di lavoro si è infatti pesantemente deteriorato. I nostri settori stanno attraversando un momento economico difficile e non solo a causa dell’abolizione della soglia minima di cambio, ma il compito del sindacato è proprio quello di fare in modo che i dipendenti non debbano passare alla cassa per primi, pagando pure il prezzo più alto.
* Angelo Zanetti è segretario centrale industria grafica e imballaggio.
A testa alta: non c’è È questo lo slogan che l’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa ha scelto per il 1° maggio di quest’anno. Un concetto che ben riassume la volontà di riscatto dei lavoratori e delle lavoratrici che devono fare i conti con un mondo del lavoro sempre più conflittuale, sempre più difficile e precario.
Progetti e attività “E Agora?”: installazione in Piazza Manzoni Progetto di Arte Pubblica ideato da Regaida Comensoli, Alessandro Ligato e in collaborazione con l’Associazione aiuto alle famiglie di vittime sul lavoro. Uno degli scopi è andare oltre il dato di cronaca, oltre l’incidente, oltre i sentimenti e le sensazioni che vengono rimossi troppo velocemente. Come vengono sempre più occultati, da ingombranti teloni pubblicitari, i cantieri in cui si lavora duro, giorno dopo giorno. Le vittime del lavoro rimangono testimoni tragici e silenziosi a cui questo progetto vuole ridare voce, anima e corpo. Come? Attraverso l’ascolto delle famiglie, degli operai. In un’epoca in cui gli individui sono continuamente bombardati da un numero di informazioni maggiori di quelle che si possono assimilare, gli artisti di “E Agora?” hanno optato per un’installazione multimediale che privilegia diversi canali sensoriali. L’obiettivo è di permettere al singolo fruitore non tanto di ricordare, ma di serbare un ricordo esperienziale dell’installazione, sorretta dal concetto dell’arte performativa. Tracce audio, materiali audiovisivi, proiezioni tutti tesi a lavorare in modo profondo su una memoria collettiva a cui non possono bastare cicliche commemorazioni o distratti ricordi. Baracche e lavoratori stagionali: tra storia e attualità Una baracca, di quelle dove i lavoratori stagionali erano alloggiati durante i periodi lavorativi trascorsi in Ticino. Sarà ricostruita in grandezza naturale e installata a Bellinzona tra il 19 e il 26 maggio 2015 in Piazza del Sole. L’esposizione vuole ricordare il disumano statuto di stagionale. In una baracca ricostruita fedelmente e corredata di numerose testimonianze fotografiche, vengono illustrate le condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri di allora. L’esposizione vuole risvegliare la nostra memoria, per conoscere la nostra storia, ma anche per discutere di migrazione e mondo del lavoro oggi. Una settimana di dibattiti e confronti, perché la storia è di tutti e il lavoro deve riacquistare la sua centralità nel dibattito.La mostra si inserisce nel quadro dell’esposizione nazionale intitolata «Baracche, xenofobia e bambini clandestini». Dal 1934 al 2002, lo statuto di stagionale disciplinava l’immigrazione della manodopera straniera. Centinaia di migliaia di persone sono state chiamate in Svizzera, come lavoratori privi di diritti e costretti a vivere in baracche in condizioni indegne.
Contratto collettivo di lavoro della Posta «on tour»
Il nuovo CCL è una solida base
Durante i numerosi eventi syndicom tenutisi in tutta la Svizzera nelle ultime settimane i dipendenti della Posta si sono potuti informare, hanno potuto fare domande e scambiarsi opinioni riguardo al loro nuovo CCL. La maggioranza concorda che il passaggio al nuovo contratto è riuscito e che esso garantisce delle buone condizioni di lavoro presso la Posta.
A inizio marzo i partner sociali hanno annunciato la fine delle trattative per il CCL Posta 2016. Fra una settimana 250 delegati syndicom decideranno se accettare o meno il risultato in occasione della conferenza CCL di Berna. Negli oltre 100 eventi organizzati da San Gallo fino a Ginevra syndicom ha voluto tastare l’atmosfera della base. È stato discusso molto e sono sorte alcune domande critiche: perché sussistono delle differenze nelle indennità tra Posta CH SA e AutoPostale SA? Perché è stata cancellata la seconda pausa retribuita? Come
possono essere compensati i giorni festivi che cadono su un giorno di riposo? E continuerà ad esserci una tutela contro il licenziamento? Inoltre hanno riscosso poco entusiasmo le nuove regole sui premi di fedeltà. Molti lavoratori di lunga data hanno criticato questa misura considerandola un chiaro taglio. Il morale di fondo percepito in que-
sti eventi informativi si può riassumere così: se si fa un passo indietro e si guarda il risultato nel suo insieme, il nuovo CCL può essere comunque considerato una base solida per continuare a garantire delle condizioni di lavoro buone ed eque presso la Posta. La maggioranza accetta dunque la trasformazione del CCL. (bsc)
«Negli oltre 100 eventi organizzati da San Gallo fino a Ginevra syndicom ha voluto tastare l’atmosfera della base».
syndicom Ticino | 13
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
Assemblea conducenti del servizio trasport i di invii postali su camion
lavoro senza dignità del club Ikaria natura e cultura, co-responsabile e membro del comitato promotore “Syriza” in Svizzera. Syriza, appunto, la voce della sinistra che in Grecia ha vinto le elezioni con un messaggio chiaro: le politiche di austerità mortificano le persone, che non sono numeri da usare per fare quadrare un bilancio. Chiuderà Graziano Pestoni, presidente dell’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa.
www.up-design.ch
Questo slogan sarà declinato in tutto il corteo e attraverso le voce degli oratori e delle oratrici che si succederanno sul palco: da Fernando Giulietti, storico militante di UNIA alla giovane Manuela Fraquelli (anche lei di UNIA); dal giovane militante di syndicom Jose Manuel Feijoo Fariña, postino molto attivo a livello sindacale, a Stavros Rantas-Savosa, medico, già presidente della comunità ellenica in Ticino, presidente
Programma
12:00
Apertura della cucina e del mercatino solidale in Piazza Manzoni
13:30
Ritrovo presso il Campo Marzio
14:00
Partenza del corteo
15:00
Interventi dal palco in Piazza Manzoni
16:00
Intrattenimento musicale
17:00
Inizio dei concerti:
18:00
Apertura della cucina concerti
23:00 Fine
CONCERT I Make Plain: concerto ore 17.00 «Make Plain»: ovvero, in italiano, «rendere semplice». Dal settembre 2011 Luca e Andrea fanno di questa espressione uno stile di vita, una sorta di filosofia musicale che si aggrappa ad un genere altrettanto semplice: la Country-Folk music. Luca e Andrea offrono al mondo della musica la pura semplicità del suono di due chitarre, sommata all’armonia di due voci; il tutto sorretto dal ritmo assiduo di un treno merci che, generato da una grancassa, sostiene ostinatamente le loro canzoni. Luca e Andrea si servono della musica di Nashville (Tennessee) per emozionare e coinvolgere l’ascoltatore. Statuto: concerto ore 18.30 Dopo un tour di celebrazione dei loro 30 anni di carriera che li ha portati in tutta Italia con ben 41 concerti nel solo 2014, gli Statuto ripartono con un nuovo spettacolo. Gli Statuto sono una realtà unica nel panorama della musica italiana, con il loro coerente ma non per questo mai evoluto stile mod, con la loro immediatezza e sfrontatezza nei testi, spesso ironici o sarcastici, aggressivi e umili, con una musica ora diventata di “moda” che non si limita al solo ska, ma passa anche per il soul e il pop. Sono arrivati su ogni tipo di palcoscenico, dal Festival di Sanremo, al concerto per i licenziati della Lancia/Fiat di Chivasso, dal Festivalbar al Leonkavallo, dal Cantagiro al concerto in Plaza De La Revolución all’Habana de Cuba. Sud Sound System: concerto ore 20.30 I Sud Sound System si sono confermati gli ambasciatori del reggae in Italia e nel mondo, rappresentanti delle inconfondibili sonorità mediterranee Made in Salento. “Sta Tornu” è il loro nono album, un nuovo inizio che rispecchia la gioia, la speranza, la convinzione e l’impegno sociale con cui il gruppo si è sempre espresso e contraddistinto in oltre vent’anni di carriera. Il disco è caratterizzato da collaudati ritmi dancehall, contaminati da hip hop, dubstep, funk e rhythm & blues, sonorità che arricchiscono in modo naturale questo splendido nuovo viaggio supportato da soluzioni musicali articolate, più sperimentali e dirette rispetto ai precedenti.
Allarme rosso per l’outsourcing Dal Ticino un appello accorato a sostegno della lotta di syndicom contro lo smantellamento in atto nella Posta. interne che comunque comporteranno dei sacrifici importanti per i dipendenti. I conducenti sostengono pertanto la lotta intrapresa a livello nazionale dal comitato di azione di syndicom, il sindacato dei media e della comunicazione, contro la minaccia di liquidazione del trasporto di invii postali. Diversi anni fa l’azienda ha promesso che «La pratica dell’outsourcing della Posta avrebbe mantenuto la mira a risparmiare sul personale in quanto proporzione del 60% di le condizioni di lavoro dei conducenti terzi esternalizzazioni e del 40% di trasporti gestisono ben peggiori rispetto alle condizioni ti direttamente dalla previste per i dipendenti della Posta». Posta. Questa promessa non è stata però mantenuta, lo dimopo dei conducenti del servizio di traspor- strano le ultime cifre: solo il trasporto ti di invii postali su camion è stato silen- del 20% degli invii postali è rimasto in ziosamente ridimensionato. A partire da mano pubbliche. metà 2014 ad oggi il loro numero nella Tre sono le rivendicazioni avanzate dal regione è stato dimezzato. Il parco mac- comitato di azione: chine non è più rinnovato, non vengono • Almeno il 50% del trasporto di invii più formati nuovi apprendisti e chi se ne postali su camion deve essere gestito dalla Posta CH SA. va non è sostituito. I conducenti si trovano oggi in una situa- • Nessun peggioramento delle condizione di incertezza e non sanno quale zioni d’impiego dei conducenti: devono sarà il loro futuro. Sebbene non vi sia essere trattati alla pari degli altri impieancora conferma ufficiale, è risaputo gati postali. che entro la fine del 2016 tutti i traspor- • La Posta deve essere un’azienda che forma conducenti. ti saranno esternalizzati. La pratica dell’outsourcing della Posta I conducenti si dichiarano pronti a intramira a risparmiare sul personale in quan- prendere tutte le azioni necessarie al fine to le condizioni di lavoro dei conducenti di fermare questo processo di smantellaterzi sono ben peggiori rispetto alle con- mento, mantenere l’attuale posto di lavodizioni previste per i collaboratori della ro e avere così finalmente delle garanzie Posta. A poco servono le rassicurazioni sul proprio futuro professionale. da parte della direzione dell’unità Postlogistcs zona est-sud, che si è detta pron- Informazioni: Marco Forte, responsabile ta a trovare delle soluzioni lavorative regionale syndicom Ticino e Moesano. I conducenti del servizio di trasporti di invii postali su camion del Ticino e Moesano, riunitisi in assemblea il 28.3.2015, hanno approvato all’unanimità la seguente presa di posizione. A seguito del processo di outsourcing messo in atto dalla Posta CH SA il grup-
Dagli uffici postali alle agenzie
Chiasso e Mendrisio perdono due uffici postali, ma la popolazione non ci sta! Nell’uovo di Pasqua in Ticino quest’anno la Posta svizzera ha messo ancora una volta la chiusura di due uffici postali: quello di Boffalora a Chiasso e quello di Mendrisio Borgo. In entrambi i casi verranno attivate due agenzie presso i negozi Migros ubicati nelle vicinanze degli uffici da smantellare. Da quello che si è potuto leggere verrà allestito un vero e proprio bancone dove l’utente anziché dall’impiegato postale verrà servito dal commesso della Migros. La popolazione non ci sta A reagire subito alla notizia la Sinistra del Mendrisiotto che ha indetto una conferen-
za stampa per farsi portavoce del malumore della popolazione e presentare anche la petizione “Salviamo dalla chiusura l’ufficio postale di Mendrisio Borgo”. Questa iniziativa non può che trovare pieno appoggio da parte di syndicom. Non si tratta infatti solo di salvare posti di lavoro, ma di un discorso molto più ampio che da tempo occupa il sindacato nel porre la domanda: cosa sta diventando la posta svizzera? Sempre più orientata all’utile e dunque alla vendita, ogni mezzo sembra ormai buono, dalla pressione alla quale viene sottoposto il personale, al taglio dei posti di lavoro per giungere al disservizio dell’utenza. (red)
no alla legge sull’apertura dei negozi NO perché apre le porte a peggioramenti per tutti i dipendenti NO perché ha pesanti ripercussioni sulla vita famigliare NO perché metterebbe in ginocchio il piccolo commercio FIRMA IL REFERENDUM! Rivolgiti al tuo segretariato syndicom
14 | Sindacato Pensionati
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
I pensionati di syndicom in assemblea
«Veniamo da lontano, andiamo lontano»
Questo il motto del gruppo pensionati costituente l’omonima assemblea ordinaria, tenutasi lo scorso 24 marzo al Birrificio di Bioggio. Andrea Ventola*
L’assemblea si è riunita sotto la direzione del presidente del giorno Franco Caravatti per discutere il rapporto d’attività dell’anno passato, il programma 2015, il nuovo regolamento e cogliere l’occasione per incontrare Gabriele Rossi, della Fondazione Pellegrini Canevascini (FPC), cui syndicom aveva già dedicato, sul numero 2 del giornale, un’ampia intervista. L’assemblea, durata un paio d’ore al termine delle quali vi è sta-
to un rinfresco, si è aperta all’insegna della commemorazione per tutti i soci pensionati che non sono più tra noi e, dopo un doveroso minuto di silenzio, ci si è immediatamente concentrati sulle diverse tematiche della riunione, suddivisa in due parti: la prima concernente le attività svolte nella Svizzera italiana, mentre la seconda trattava i lavori svolti dal Comitato nazionale e da altri organismi nazionali. Per quanto riguarda le attività
svolte nella Svizzera italiana è innanzitutto emerso come i soci pensionati abbiano dimostrato una buona tenuta. I dati indicano un leggero calo, dovuto a diversi motivi, ma sostanzialmente i pensionati evidenziano un forte attaccamento all’organizzazione sindacale che permette loro di essere ancora presenti in diverse battaglie. Si auspica poi un rafforzamento del numero degli attivi perché sono comunque loro i protagonisti nel mondo del lavoro. Il bilancio delle attività svolte durante lo scorso anno si è dimostrato positivo: i nove incontri organizzati durante il 2014, fra gite e seminari, oltre alla consueta castagnata di fine anno, sono risultati sempre attività interessanti e hanno riscontrato favorevolmente i consensi degli affiliati. La seconda parte dell’assemblea è stata dedicata a questioni di carattere nazionale, tra le quali l’armonizzazione delle quote e l’approvazione del regolamento del Gruppo Pensionati Ticino e Moesano. Con tale
Comunicato Causa ragioni organizzative l’evento «partecipazione alla registrazione RSI a Piattoforte» è stato annullato. Siamo spiacenti e ci scusiamo con le/i colleghe/i iscritte/i ringraziandole/i per la loro comprensione. Per il Comitato: Ernesto Fenner
accettazione è terminata l’importante discussione sull’armonizzazione delle quote evidenziando come, soprattutto per il bene delle generazioni future, sia importante l’appoggio di ciascun membro. Si è poi passati all’incontro con l’ospite d’onore Gabriele Rossi, docente di storia e responsabile degli archivi della Fondazione Pellegrini Canevascini, il quale ha illustrato ai soci l’importanza della tradizione documentaristica sul territorio ticinese e la conservazione degli archivi storici locali. Per Rossi la storia “non è oggettiva, ma frutto di riletture continue, soprattutto da parte dei gruppi sociali e dei partiti politici”. “La classe dominante” dice il docente, “è chi ha il potere di imporre la propria visione della memoria. Per anni si è creduto che non esistesse una tradizione del movimento operaio ticinese, quando in realtà questa esisteva eccome, semplicemente non le veniva riconosciuta importanza”. Con la FPC, sorta nel 1965 per ricordare l’opera di Piero Pelle-
elet to il Comitato Gruppo Pensionati per l’anno 2015 L’assemblea ha confermato i membri uscenti per un nuovo mandato. Il Comitato risulta dunque così composto: Gabriele Castori, presidente, Franco Caravatti, vicepresidente, Gianni Chopard, Ernesto Fenner, Giannino Franscini e Fedora Soldini membri (nella foto il Presidente Gabriele Castori con il collega Adolfo Wernli).
grini, di Guglielmo Canevascini e di Marco Pellegrini, Gabriele Rossi e gli altri membri della Fondazione si battono costantemente per il recupero e il riordinamento di archivi e documenti relativi alla storia del movimento operaio nella Svizzera italiana. L’assemblea si è conclusa con un piacevole rinfresco cui i soci e l’ospite hanno partecipato in modo coinvolgente, lasciando ben sperare per le prossime riunioni.
* Andrea Ventola è giornalista freelance.
Fotografie: Mario Rizzi
Mercoledì 27 maggio 2015, gita pensionati
A Brescello, il paese di Don Camillo e Peppone
L’annuale gita dei pensionati avrà quest’anno come meta il paese di Brescello, in provincia di Reggio Emilia. In tale ambito potremo rivisitare la saga di Don Camillo e Peppone, interpretati dagli indimenticabili Fernandel e Gino Cervi. Eccovi di seguito orari di partenza e programma. Al momento sono disponibili ancora una ventina di posti per cui gli interessati possono iscriversi come sempre al nostro segretariato (058 817 19 61 o e-mail ticino@syndicom.ch). Orari di partenza: Locarno FFS 06.30 Bellinzona ESPO 07.00 Lugano Cornaredo (lato fiume) 07.30 Breggia 07.50 PROGRAMMA - Visita della Casa del Grana «LA GRANDE» con assaggi e possibilità d’acquisto - 12.30 Pranzo - 14.30 Visita al Museo Don Camillo e Peppone e alla piazza di Brescello - Rientro in Ticino. Arrivo alle ore 20.00 circa Iscrizione obbligatoria entro l’11 maggio. Prezzo per persona 50 franchi comprendente bus turistico (posti a disposizione 78; fa testo la data d’iscrizione); pranzo (bibite incluse); entrata al museo con guida. La partecipazione è aperta anche ai familiari.
Frontiera Territorio | 15
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015 Tra euro e franco
Gita didat tica
Due passi nella natura del San Salvatore
La discussione scatenata dall’abbandono del cambio fisso euro franco va ben oltre posizioni di principio. Le conseguenze si avranno su tutto il sistema pensionistico. Ferdinando D’Agostino*
Una fuga nel verde appena fuori città. In primavera poi si apre lo spettacolo di colori di azalee e rododendri, ma interessante è riscoprire sul percorso fiori e funghi meno noti. Elia Stampanoni*
©FDA
ha un posto fisso ma il datore di lavoro assume attraverso agenzie interinali; si lavora a tempo determinato; scopriamo che mancano anni o periodi contributivi perché il datore è stato disonesto, magari è fallito o non ha versato totalmente quanto dovuto etc. Il secondo punto consiste nella somma di tutti i redditi dell’attività lucrativa realizzati fino al 31 dicembre dell’anno precedente a quello in cui maturiamo il diritto alla pensione, rivalutati secondo l’evoluzione media dei prezzi e dei salari. Questi fattori, se non sono costanti nel tempo, ma al contrario subiscono delle variazioni repentine, incidono negativamente sulla rendita finale che percepiL’abolizione della soglia minima di cam- remo all’età del pensionamento. Infatti la bio tra franco ed euro ha portato, porterà mancanza di un anno di versamenti AVS o potrebbe portare nel breve a delle mo- può causare una diminuzione della rendidifiche sostanziali in molti settori, non da ta di vecchiaia fino al 2,3%. In un sistema ultimo e non meno importante saranno i previdenziale basato su questi parametri cambiamenti in ambito previdenziale. Sul è facilmente intuibile come le modifiche breve è facile intuire che i mutamenti av- abusive e no sui salari e la conseguente diverranno sul salario, ma sul lungo termi- minuzione delle trattenute previdenziali, ne ce ne saranno anche sulle pensioni, sia provocheranno una modificazione verso il rendite AVS che Cassa Pensione - II° Pila- basso delle rendite AVS e dell’AI (invalidistro. Le rendite sono strettamente legate tà) e un futuro aumento di prestazioni soai contributi che vengono versati in parti ciali e assistenziali che i Comuni, i Cantoni uguali dal lavoratore e dal datore di lavoro, e la Confederazione dovranno sobbarcarsi nel lungo termine, quindi più tasse. Pensate che, attualmente, «Bisogna impegnarsi al fianco del nel caso che un lavoraSindacato per fare in modo di difendere tore non coniugato abbia una durata di contutti i diritti acquisiti, migliorarli tribuzione completa, dove si può, consci che non si deve cioè 44 anni, la rendita solo “guardare” la strada che si sta AVS ammonta, a seconda del reddito medio a: percorrendo ora ma il traguardo finale». rendita di vecchiaia minima CHF 1’175.-, rendita di vecchiaia massima e questi ultimi a quello che guadagniamo. CHF 2’350.-. Bisogna impegnarsi al fianco I fattori che determinano in maniera pre- del Sindacato per fare in modo di difendeponderante l’ammontare della rendita di re tutti i diritti acquisiti, migliorarli dove vecchiaia AVS sono due: gli anni di contri- si può, consci che non si deve solo “guardabuzione e il reddito annuo medio determi- re” la strada che si sta percorrendo ora ma nante. Il primo punto è di grande attualità il traguardo finale. in questi anni e in quest’ultimo periodo; negli ultimi tempi il mondo del lavoro è *Ferdinando D’Agostino è responsabile Ufficambiato, quindi i contributi non vengono cio Patronato Ital Uil di Mendrisio, frontaversati regolarmente perché spesso non si lieri@bluewin.ch.
© ELIA S TAMPANONI
Salari forti contribuiscono ad avere buone pensioni
La vista panoramica dal Monte San Salvatore
Per beneficiare delle bellezze naturali presenti nel nostro cantone non sempre è necessario scarpinare su monti e montagne. Anche ai bordi delle città esistono delle piccole oasi dove l’uomo ha lasciato spazio a degli ambienti suggestivi, insoliti e quasi incontaminati. È il caso del San Salvatore (912 metri di altitudine), una meta raggiungibile con una bella gita da Paradiso, ma pure con la comoda funicolare. Una volta conquistata la vetta ci si può gettare con calma lungo il sentiero didattico che, sull’arco di due chilometri, permette di dimenticare i rumori della città. Tra saliscendi e scalini, il visitatore viene illuminato su diversi temi, senza dimenticare la vista panoramica: verso nord il Vedeggio e la Capriasca, con le montagne a cavallo tra il Sotto e il Sopraceneri, ma pure tra Italia e Svizzera. A est il ramo del Ceresio verso la Valsolda e Porlezza, dall’altro lato il trafficato Pian Scairolo con la Collina d’Oro e il Malcantone. Dei momenti da gustare, soprattutto dopo aver svoltato il colle, quando il brontolio dell’autostrada svanisce velocemente, lasciando posto al silenzio che torna protagonista. Le tappe prettamente ambientaliste del tragitto (segnalato con frecce verdi e rosse) raccontano di piante e funghi, d’insetti e volatili. Il fiore simbolo del San Salvatore è la Dafne odorosa, conosciuta dai luganesi anche come “ul fiuu dal munt”. Oggi è una specie protetta, dato che in passato è stata mira di razzie che ne hanno messo a rischio l’esistenza. Il fiore trova oggi spazio sulle vetture panoramiche della funicolare, lasciando solo immaginare il suo profumo. Un’altra specie presentata lungo il percorso è il Maggiociondolo, mentre dal lato anima-
le, nel giusto periodo dell’anno e con una buona dose di fortuna, ci si può imbattere nei voli di diversi individui: il Fringuello, la Ghiandaia, il Picchio, il Luì, la Cinciarella, la Cinciallegra o altri volatili che sono di casa sul San Salvatore. Interessante anche la storia legata ai funghi a mensola, al centro della seconda postazione, raggiungibile in pochi minuti dalla vetta. Un tempo, quando non esistevano i fiammiferi, le famiglie raccoglievano questi miceti per accendere il fuoco. Si tratta di enormi funghi con un’ottima infiammabilità, che s’insidiano sul tronco di vecchi alberi secchi e permettono di decomporre il legno morto in prezioso humus. Il fungo era particolarmente ricercato in passato e, durante la Settimana Santa, veniva benedetto e distribuito a ogni famiglia del villaggio (da qui il nome fuochi per definire i nuclei familiari). Il sottobosco è particolarmente ricco anche di faggiole, delle cupole legnose ricoperte di spine e che sono l’involucro rimanente dei frutti del faggio. Essendo una buona fonte alimentare, sono un’attrazione per diverse specie animali, tra cui il Fringuello, definito nell’opuscolo come il miglior cantore del bosco. L’habitat particolare che si crea sul San Salvatore è anche da ricondurre al tipo di roccia, la Dolomia, le cui caratteristiche permettono a diverse specie rare di sopravvivere in un ambiente dal sapore quasi mediterraneo. La passeggiata naturalistica è sempre abbinabile ai vari eventi (esposizioni, mostre…) che regolarmente completano l’offerta turistica e didattica del Monte.
* Elia Stampanoni è giornalista RP freelance.
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ISSN 1664-8978
Il prossimo numero uscirà il 15 maggio 2015. La chiusura di redazione è fissata il 27 aprile.
16 | In chiusura
syndicom | N. 4 | 17 aprile 2015
Perfezionamento: www.helias.ch
canone tv in discussione
Assemblea generale ordinaria 2015 Sezione Ticino e Moesano
La televisione dopo Pasqua Continua da pag. 5
sabato 18 aprile alle ore 15.00 presso il Centro sportivo a Tenero
a 500.000 franchi, che dovrebbero pagare un canone maggiore. Nondimeno, nel caso di questa votazione, si tratta di riflessioni fondamentali che vanno oltre la legge: concerne il principio di solidarietà. Anche se, in effetti, non tutti guardano la TV, o ascoltano la radio, tutti però approfittano del sistema radio e telediffusione pubblico, che con la sua offerta di informazione, cultura, intrattenimento (sì anch’esso, a volte, può contribuire al dibattito sociale) e formazione, promuove il dibattito democratico, dei cui vantaggi godono, infine, anche tutti coloro che non vi partecipano. In breve: un equo sistema di riscossione, un canone inferiore per le economie domestiche, vantaggi per le emittenti radiotelevisive locali, inoltre meno controlli da parte di Billag, di conseguenza, meno burocrazia. In fin dei conti, un miglior sistema di riscossione del canone rafforza il principio del servizio pubblico nell’ambito della diffusione radiotelevisiva. Questi sono argomenti convincenti per votare Sì alla revisione della LRTV.
ordine del giorno:
Corsi professionali: Web - I segreti del responsive design ›NOVITÀ NUOVE DATE: 2 sabati: 30 maggio e 6 giugno orario: 8.20-11.30, 13.00-16.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Alessandro Bianchi Luogo: centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Obiettivi del corso: come è nato il responsive design, e a cosa serve. Next Step: Mobile first. Progettare un’interfaccia partendo dalla versione mobile, per arrivare a quella desktop. Esempi e casistiche interessanti. Progettare dalla carta. Realizzazione di wireframe e bozze cartacee di un template responsive. Progettazione grafica. Realizzazione di bozze grafiche responsive in Photoshop o Illustrator. Prototipazione e Test. Creazione di un primo prototipo interattivo da testare sui vari dispositivi, e relativi test per comprendere come correggere i prototipi. Programmazione template HTML&CSS. Photoshop - Trucchi e colori ›NOVITÀ Date: 4, 6, 11 maggio Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore:Diego Uccellani Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Obiettivi del corso: ottimizzare la gestione del colore. Correggere e ritoccare le immagini con strumenti che permettono un maggiore controllo sui risultati in stampa. Gestione colore in Adobe; Strumenti di Photoshop per la correzione dei colori; Formati di salvataggio; Metodi colore, vantaggi e svantaggi. Descrizione: tre incontri dedicati a migliorare la gestione e la correzione dei colori per immagini da stampare in offset o in digitale. Verranno trattati argomenti atti a standardizzare le operazioni di correzione delle immagini per migliorare la coerenza e la qualità degli stampati.
condoglianze Paolo Glocker, Monte Carasso, deceduto in data 28.2.2015 all’età di 52 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1989. Emilio Rossini, Lugano, deceduto in data 5.12.2014 all’età di 82 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 2008.
1. Saluto 2. Nomina Presidente del giorno e scrutatori 3. Approvazione verbale 2014 4. Relazione della presidente 5. Intervento del responsabile regionale 6. Resoconto attività sindacali 2014 7. Attività sindacale 2015 8. Nomine comitati 9. Movimento soci 2014 10. Gestione finanziaria 11. Benemerenze 12. Risoluzioni e proposte dell’Assemblea 13. Eventuali
il cruciverba di syndicom
Le condizioni di lavoro della SSR: uno standard anche per il giornalismo E il coniglietto pasquale di cioccolato? Non tutti guardano la TV, non tutti mangiano il cioccolato. Tuttavia tutti i contribuenti pagano la loro quota per la sovvenzione statale alla produzione di cioccolato (ulteriori informazioni su Google: “Legge sul cioccolato”! ). Questo non dà fastidio all’associazione di categoria. Altri esempi simili sono facili da trovare. E per concludere, l’aspetto sindacale: molte colleghe/i delle case editrici subiscono misure restrittive e pessime condizioni di lavoro. Non si dovrebbe – almeno indirettamente – rafforzare le condizioni vigenti presso la SSR, comparativamente buone? Ma certo! Poiché un indebolimento della SSR condurrebbe anche ad un abbattimento degli standard nel giornalismo e nelle condizioni di lavoro. A danno di tutti.
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Marco Forte: 058 817 19 61 In palio un portafogli offerto dal nostro partner assicurativo CPT. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 4 maggio 2015, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 3 è il signor Luca Sangiorgi di Vezia.
Iscrizioni obbligatorie entro l’11 maggio all’indirizzo del segretariato: ticino@syndicom.ch.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu-ma-me-gio 9.00 -11.30 Venerdì chiuso tutto il giorno.
Gita annuale attivi - Bernina Express Domenica 6 settembre Iscrizione obbligatoria entro il 17 agosto scrivendo a ticino@syndicom.ch.
Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch castori.gabriele50@gmail.com
agenda Assemblea Sezione Ticino e Moesano Sabato 18 aprile a Tenero Oltre alla parte statutaria ci si dedicherà al tema dei social network insieme a Paolo Attivissimo. Riservatevi la data! Gita annuale Pensionati a Brescello mercoledì 27 maggio
Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch