N. 6 12 giugno 2015
il giornale
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
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Bilaterali...
Nelle ultime settimane l’USS Ticino e Moesano, di cui syndicom è membro, ha dibattuto molto sul rapporto tra mercato del lavoro e accordi bilaterali. È giusto sapere che il nostro sindacato si è smarcato dalle ultime prese di posizione che chiedono di bloccare o di congelare la libera circolazione delle persone. I motivi di questa presa di distanza sono molteplici. Con queste prese di posizione si lascia intendere che i problemi del mercato del lavoro in Ticino si possano risolvere bloccando le frontiere, cosa che non è assolutamente vera: gli abusi sui posti di lavoro c’erano anche prima della libera circolazione delle persone. Inoltre quando si afferma che l’USS Ticino e Moesano voterà contro la libera circolazione finché non saranno adottate misure realmente efficaci contro il dumping salariale, ci si dimentica che l’alternativa sono i contingenti. L’introduzione dei contingenti sarebbe una sconfitta per il movimento sindacale in quanto dimostrerebbe che il sindacato non è in grado di regolare il mercato del lavoro con gli strumenti che gli sono propri, ovvero: rafforzamento delle misure di accompagnamento efficaci, radicamento sui posti di lavoro, stipulazione di CCL, salari minimi, maggiori controlli e sanzioni più severe. Il sindacato non può e non deve ricorrere a metodi che differenziano ed escludono lavoratori. Invece di contrastare le politiche più conservatrici le si sta rafforzando e a lungo andare vi è il rischio concreto di perdere la propria identità. Infatti una virata di questo tipo crea confusione sui principi più importanti del sindacato. Per combattere questa situazione dobbiamo riuscire a convincere e a mobilitare i lavoratori e le lavoratrici con i nostri valori e con le nostre argomentazioni. Una strada più difficile, ma che deve restare l’unica percorribile.
Marco Forte
Discriminazione
Quelle donne in marcia per cambiare il mondo
Lavoro
› Pag. 11
Naspi: nuove regole per i disoccupati frontalieri
Posta
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Un secco no alla chiusura di altri uffici postali
› Pag. 14
sanità elet tronica
Quei dati che fanno gola
Swisscom e La Posta acquistano sempre più potere nella gestione dei dati nel settore della sanità. Per questo nel dossier di questa edizione, che continua la serie sulla digitalizzazione della nostra società, non si poteva fare a meno di analizzare quanto stanno cercando di fare queste due aziende e quali sono i rischi per i diretti interessati. › Pagg. 2 e 3
© KEYS TONE
editoriale
Computer in sala operatoria? ∙ Un’anamnesi elettronica può salvare la vita, ma può anche portare a problemi nel caso di abuso dei dati.
revisione della Legge sulle telecomunicazioni
L’importanza della sicurezza e della protezione dei dati La Legge sulle telecomunicazioni (LTC) è una delle leggi più importanti sotto il profilo economico-politico. Ecco perché syndicom ha preso parte alla sua imminente revisione già durante l’interrogazione nella Commissione del Consiglio nazionale dei trasporti e delle telecomunicazioni (CTT). Franz Schori* Lo sviluppo economico della Svizzera è fortemente legato alla disponibilità di sufficienti capacità per la trasmissione dei dati. Solo in tal caso le imprese saranno in grado di svilupparsi in
maniera ottimale nell’interesse anche dei lavoratori. Se invece lo sviluppo delle aziende viene ostacolato da un ritardo nell’ampliamento delle capacità di trasmissione, si dovrà mettere in con-
to una diminuzione dei posti di lavoro – in particolare nel settore ICT. L’indice internazionale di riferimento che misura lo sviluppo delle infrastrutture è il grado di copertura delle famiglie sud-
diviso per diverse tecnologie di accesso. In quest’ottica la Svizzera se la cava bene, ma risulta indietro in particolare nell’importante copertura della fibra ottica. › Continua a pag. 6
2 | Dossier Sanità elettronica La rivoluzione digitale (terza parte)
eHealth: arriverà la cartella informatizzata del paziente
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 sanità elet tronica
© Z VG
Da tempo la progressiva digitalizzazione ha raggiunto anche la sanità. Quasi tutti i referti, le analisi di laboratorio, le radiografie ecc. al giorno d’oggi sussistono anche in forma elettronica. Applicazioni per gli smartphone e gli apparecchi per praticare fitness forniscono dati dettagliati che fanno delle cartelle personali dei pazienti una miniera d’oro per i collezionisti di dati. Cosa significa tutto questo per noi e cosa per coloro che commerciano con questi dati? Leo Keller*
Quando si va dal dottore o all’ospedale l’anamnesi viene archiviata elettronicamente già da molto tempo. Tuttavia questi “dati medici classici” in futuro verranno arricchiti notevolmente da informazioni sulla salute trasmesse in “tempo reale”, dunque nel preciso momento della loro genesi. Con dei braccialetti specializzati (p.es. bracciale “Fitbit” o contatori più semplici di passi) o attraverso sensori e applicazioni sullo smartphone possono essere raccolte e valutate di continuo delle misurazioni su consumo di energia, glicemia, polso o curva del peso e molti altri di questi dati “in tempo reale” sulla salute. Ecco perché numerosi Paesi stanno introducendo, a livello normativo, le tessere elettroniche assicurative e le cartelle informatizzate del paziente. In Svizzera fa fede la strategia “Sanità2020 – le priorità di politica sanitaria del Consiglio federale” dell’anno 2013. In questo rapporto si suggerisce di incentivare l’eHealth: “Con gli strumenti eHealth possono essere migliorate la qualità nell’assistenza e la sicurezza del paziente in quanto tutti i medici hanno accesso sempre e ovunque alle informazioni e ai documenti rilevanti dei pazienti. Con questo eHealth fornisce un contributo a una maggiore efficienza perché si evitano doppi esami nella diagnostica. Realizzando tutto questo bisogna tuttavia attribuire una grande importanza alla tutela dei dati personali... In tutto questo la modifica decisiva è l’introduzione della cartella
informatizzata del paziente che conterrà tutti i dati relativi alla salute di una persona. La relativa base giuridica è contenuta nella legge federale concernente la cartella informatizzata del paziente. Questa è stata trattata al Consiglio degli Stati nel giugno del 2014 e inoltrata poi al Consiglio nazionale con piccole modifiche e nessun voto contrario. - Il personale medico identificato (medici, ospedali, terapeuti ecc. ) grazie a eHealth potrà farsi rapidamente un’idea generale sulla storia della salute di una persona. Questo può condurre a diagnosi più veloci e più precise e salvare la vita di una persona in un momento di emergenza. - C’è da dire però che anche assicurazioni, autorità, datori di lavoro, associazioni, aziende farmaceutiche ed altre aziende attive nel settore della sanità e della nutrizione hanno un interesse molto grande verso i dati anonimizzati e no dei pazienti e verso l’intero dossier di una persona.
tutela della personalità proprietà e protezione dei dati, ecco le maggiori sfide Ovviamente il pericolo più grande nell’eHealth riguarda la tutela della personalità, la protezione dei dati e soprattutto i diritti di proprietà sui dati sanitari personali. Qui la parola chiave è il “paziente trasparente”. L’accesso assolutamente legale ai dati sanitari di casse malattia, gruppi farmaceutici, offerenti informatici, che comunque può compromettere anch’esso la tutela della personalità, nonché l’accesso illegale di hacker o dati sanitari rubati illegalmente in altre maniere, rappresenta il grosso problema non ancora risolto. I dati sulla salute o appunto sulle malattie costituiscono informazioni molto ambite: accadono continuamente e sempre più spesso casi dove anche i datori di lavoro istituiscono delle vere cartelle sanitarie sui propri dipendenti e magari se le scambiano anche tra di loro. L’accesso totalizzante ai nostri dati sanitari da
Duello tra giganti nella cybersanità
Sanità digitale • La Posta e Swisscom sono vivamente interessate alla cartella elettronica del paziente. L’arrivo dei due colossi inquieta gli attori su questo mercato in forte espansione. Serge Gumy * Da una parte c’è il gigante blu, Swisscom. Dall’altra, il gigante giallo, La Posta. Al centro, i camici bianchi della sanità, e soprattutto i dati medici dei loro pazienti. Mentre la cartella elettronica è destinata a diffondersi in Svizzera, i due ex monopoli statali, che hanno divorziato nel 1998, si contendono il mercato della cybersanità. Il contrasto tra i due titani promette scintille.
Gli sportivi nel mirino di Swisscom Cominciamo col gigante blu: mediante il suo nuovo reparto di cybersanità Swisscom Health (200 impiegati, cifra d’affari «di diverse decine di milioni di franchi» e comunque non precisate), l’operatore telefonico sta sbancando. L’ultimo acquisto è H-Net SA, una società attiva nella trasmissione elettronica di
fatture mediche. Swisscom vende già la propria cartella elettronica del paziente agli ospedali. L’operatore ha anche lanciato Evita, un dossier di salute personale che il paziente gestisce egli stesso e nel quale immette le informazioni che desidera. Ivi incluse quelle acquisite tramite natel (tasso glicemico, ritmo cardiaco, attività fisica). Infine Swisscom Health ingloba Data
tempo non rappresenta più mera fantasia. Il segreto professionale dei medici – e con esso anche il rapporto di fiducia tra medico e paziente – è sottoposto a un’enorme pressione. Se in futuro fosse possibile per le casse malati accedere online a dati sulla malattia o su precedenti cure esse sarebbero in grado di intervenire tempestivamente e di esercitare una pressione ancora maggiore sui medici curanti e pazienti, per interrompere delle cure, per escludere dei pazienti o per razionare i trattamenti. E non abbiamo ancora affrontato il problema principale: i diritti di proprietà sui nostri dati sanitari non sono ancora stati chiariti
– tanto meno garantiti – sebbene la legge nuova lo preveda. Il professore ETH Ernst Hafen, cofondatore dell’associazione Daten und Gesundheit (Dati e salute), si batte affinché tutti ottengano la sovranità sui propri dati di salute. In un’intervista alla rivista “Der Beobachter” ha affermato: “Serve un cambiamento culturale. Prima presso i cittadini, che devono capire e riconoscere che i loro dati hanno un valore, indipendentemente dal fatto che qualcuno viva in Svizzera, negli USA o in Africa. A livello di dati siamo tutti miliardari, e questo tesoro non dobbiamo continuare a lasciarlo nelle mani di Google o Apple. In secondo luogo serve la consapevolezza che i dati personali si pos-
sono amministrare con l’autodeterminazione digitale come si fa con i propri soldi. In questo modo ognuno può fornire un contributo ad un’assistenza sanitaria più efficiente e alla ricerca. Questa è la vera medicina personalizzata”. Secondo l’Organizzazione svizzera dei pazienti OSP i rischi correlati sono notevoli. In un’intervista sull’argomento “Dati sanitari digitali come toccasana?”, la direttrice di OSP Lotte Arnold-Graf (in “IT for Health” 1/2014) ha commentato: “Qui l’abuso costituisce sicuramente un rischio. Chi controlla la protezione dei dati? I dati sono molto preziosi. Di recente è venuto fuori che un gruppo americano ha venduto dei dati sui pazienti che non
Sanità elettronica Dossier | 3
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Commento alla posta fisica, materiale, il cui volume è in costante calo», conferma Renato Gunc. «La cybersanità è un settore molto interessante al quale noi possiamo apportare il nostro know-how in materia di identità elettronica, di comunicazione sicura di dati, d’archiviazione e di scanning». Swisscom contro La Posta, la partita è già stata programmata. Quando la legge sulla cartella informatizzata del paziente entrerà in vigore – al momento è in discussione alle Camere federali – i Cantoni o le comunità che prestano cure strutturate attorno agli ospedali regionali subappalteranno la
«In un sistema di sanità molto costoso, la cartella elettronica permetterà di migliorare la qualità e l’economicità delle cure».
Sport, che gestisce i dati (pettorali, cronometraggio) di gare popolari. «Qui parliamo di un milione di sportivi attenti alla propria salute», spiega Stefano Santinelli, direttore generale di Swisscom Health. Il gigante blu vede una comunanza con queste attività a prima vista disparate: «La sanità ha un enorme bisogno di digitalizzare: ogni anno 250 milioni di documenti vengono ancora inviati in forma cartacea», argomenta Stefano Santinelli. Ed è proprio questa massa di dati che brama Swisscom Health, prevalendosi della sua esperienza nel digitale, nella trasmissione sicura di dati e nella costruzione di reti complesse.
La Posta mira a una posizione leader Ma in lizza non c’è soltanto il gigante blu. Con i suoi 30 dipen-
erano stati anonimizzati. Dati del genere valgono moltissimo per le assicurazioni”. Un altro problema è rappresentato dalle diagnosi sbagliate o dai casi sospetti. Basta che un medico annoti: “Sospetto di ...” cosa succede se questo viene archiviato e poi ha conseguenze discriminatorie o stigmatizzanti per il paziente? Ecco perché è importante che il paziente si svegli. Qui la libera volontà del paziente deve avere assoluta priorità: ovvero è lui che deve stabilire cosa vuole rivelare e cosa no.
Possibili rivendicazioni politiche In qualità di sindacalisti dobbiamo analizzare con occhio critico
ne o all’infermiere che seguirà il paziente a domicilio in effetti evita di ripetere esami inutili. «Questo può anche salvare delle vite», afferma Renato Gunc. Ovviamente anche La Posta ha tutto da guadagnare dallo sviluppo di questo mercato. «Dobbiamo cercare delle alternative
questione della loro digitalizzazione. Così la gara si giocherà in diverse decine di manche. Con una posta in gioco di centinaia di milioni di franchi.
* Apparso in “La Liberté “ del 15 aprile 2015.
Big Data – che cosa sono in realtà? Big Data definisce delle quantità di dati che sono o troppo grandi o troppo diversi tra loro o per nulla strutturati e che si modificano o crescono molto velocemente (3V – volume, variety, velocity) in modo che non è più possibile valutarli con i classici metodi dell’elaborazione dati in banche dati. Le informazioni raccolte possono provenire da quasi tutte le fonti: a partire da ogni forma di comunicazione elettronica (mail, SMS, Twitter ecc.), ai dati raccolti di autorità e aziende, fino alle registrazioni di qualsiasi sistema di sorveglianza. Grazie alla “Tecnologia Big Data“ oggi si possono elaborare dati provenienti da tutte le fonti ipotizzabili e in quantità e a velocità illimitate, il che fino ad oggi non era possibile fare. Così all’improvviso sono state scavalcate delle barriere tecniche che comunque fin’ora costituivano una tutela pratica dei diritti della personalità e delle norme sulla protezione dei dati. Ora invece i problemi in questo ambito diventano più grandi e più urgenti. (lk)
la legislazione sanitaria da 3 prospettive diverse: • da quella della tutela della personalità, della protezione dei dati e dell’autonomia dei dati; • la legge deve definire molto bene gli obiettivi e contenere anche mezzi concreti ed efficaci per la loro realizzazione e difesa, anche all’interno delle organizzazioni dei lavoratori – in questo modo vengono garantiti gli interessi dei membri del sindacato come pazienti; • la legge deve definire le richieste verso la messa in pratica tecnica in modo talmente chiaro da far rispondere possibili “Service-Provider” per la loro violazione e costringerli a dover dimostrare come intendono realizzare,
obbligatoriamente, la protezione dati e la difesa Cyber-Crime – così facendo non si penalizzano ditte con sede in Svizzera e con lavoratori in Svizzera e si riduce notevolmente l’accesso di ditte e servizi stranieri; • l’effettiva messa in pratica della tutela della personalità, della protezione dei dati e dell’autonomia dei dati non richiede soltanto leggi precise ma anche innovazioni sociali, interne all’azienda, che sono poi determinanti per la realizzazione delle innovazioni tecnologiche (cartelle eHealth) come anche per la effettiva garanzia della tutela della personalità, della sicurezza dei dati e dell’autonomia dei dati.
Siamo tutti fonte di guadagno... per terzi © FL
denti nel settore della cybersanità, per una cifra d’affari annuale «di qualche milione di franchi», come dichiara il suo responsabile Renato Gunc, La Posta mira ad una posizione leader sul mercato delle cartelle elettroniche. Essa ha acquisito esperienza gestendo dei progetti pilota nei cantoni Ginevra e Ticino (in oncologia). «In un sistema di sanità molto costoso, la cartella elettronica permetterà di migliorare la qualità e l’economicità delle cure», sostiene Renato Gunc. Far circolare l’informazione dal medico di famiglia all’ospedale, poi da questo al centro di riabilitazio-
Sarebbero bastate le informazioni avute preparando questo dossier per cominciare a preoccuparsi seriamente per un mercato dei dati che sfugge allo sguardo della maggior parte di noi. Poi si sono aggiunte due notizie a scadenza di 24 ore l’una dall’altra. La prima ci informa che La Posta ha ampliato ulteriormente il suo partenariato con due organizzazioni in ambito sanitario per la gestione dei dati elettronici attraverso la soluzione modulare denominata “vivantes”. A usufruire di vivantes vi erano già gli ospedali cantonali di Aarau e Baden, Ginevra, Vaud e Ticino. Ora appunto si sono aggiunte le società HIN (Health Info Net SA) e Ofac. La Posta dal canto suo assicura che il sistema che permette lo scambio dei dati di tutti i pazienti è altamente sicuro. Certo qualche perplessità sul concetto di sicurezza è lecito. Basti pensare che è proprio di questa settimana la notizia che al governo Usa degli hacker hanno sottratto i dati di oltre 4 milioni di persone assunte dall’amministrazione americana. E qui si inserisce la seconda notizia che, dinnanzi al marasma del mondo digitalizzato che avanza, appare più come una fioca fiamma che un reale faro per il futuro. L’incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza dopo accertamenti è giunto alla conclusione che l’analisi delle transazioni da parte di Postfinance è ammessa solo se i clienti sono stati previamente informati e vi hanno espressamente acconsentito. Forse un suggerimento a tutti di meditare bene prima di sottoscrivere delibere sulla propria privacy. Barbara Bassi
Gestore delle cartelle eHealth: Posta o Swisscom? Nonostante il mercato per la gestione delle cartelle eHealth sia ancora allo stato embrionale, ci sono già i primi offerenti che lottano per assicurarsi una buona posizione di partenza. Il Prof. Matthias Fringer (ETH Losanna, Professorato per Infrastruttura/ Network Industries MIR) è dell’avviso che le due aziende puramente svizzere Posta e Swisscom, per la maggior parte di proprietà statale, godano di una posizione di vantaggio rispetto ad aziende puramente private come Google, in quanto le persone affidano i propri dati sanitari più volentieri a un operatore pubblico. Finger presume che la Posta goda ancora di una maggiore fiducia rispetto a Swisscom, dal momento che è in mano pubblica al 100% e per il fatto che già da tempo si muove in questo mercato. Inoltre il mercato dell’eHealth sarebbe un naturale sviluppo della sua funzione base come “intermediario di dati e beni“ dal mondo fisico verso quello digitale. (cfr. “La Liberté”, 15.4.2015)
Link correlati: Sanità2020 – le priorità di politica sanitaria del Consiglio federale: http://www.bag.admin.ch/gesundheit2020 Legge federale sulla cartella informatizzata del paziente: http://www.bag.admin.ch/themen/gesundheitspolitik/10357/10360 Associazione “Daten und Gesundheit”: www.datenundgesundheit.ch Intervista Beobachter con Ernst Hafen: http://www.beobachter. ch/leben-gesundheit/wohlfuehlen-praevention/artikel/daten_ die-vermessene-gesundheit * Leo Keller dirige un’azienda in internet ed è a capo della commissione di esperti dell’SPS.
084501267
Serie: digitalizzazione del mondo del lavoro La tecnologia internet modifica radicalmente il nostro mondo – in tutti gli ambiti della vita e del lavoro. A spizzichi e bocconi vogliamo far luce sulle conseguenze sui vari settori del nostro sindacato. I singoli articoli possono essere scaricati anche dal sito web di syndicom. (red)
4 | syndicom Dalle professioni
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Proget ti pilota presso la Rete postale e vendita
La Posta testa nuovi profili per il personale allo sportello Con il nome “Ulteriore sviluppo PV” la Posta lancia progetti pilota per lo sportello in diverse regioni. Al centro ci sono il prolungamento degli orari di apertura, nuovi profili per il personale e uno snellimento dell’assortimento di prodotti terzi. Alcuni membri attivi della divisione PV di syndicom partecipano al monitoraggio di queste iniziative all’interno di un gruppo di accompagnamento. Bruno Schmucki la tematica della pressione sulle vendite nella CoSpe PV e in occasione di più workshop generali con i capiarea della Posta», ci ha confidato il direttore di un ufficio postale Carlo Mächler in un’in-
«Un breve sondaggio condotto da syndicom presso il personale allo sportello nei cantoni di Argovia, Berna e Zurigo ha riportato un chiaro risultato: la pressione sulle vendite è alta e dà del filo da torcere a molti lavoratori». tivi di vendita costituivano per essi un grande stress. Un breve sondaggio condotto dal sindacato syndicom presso il personale allo sportello nei cantoni di Argovia, Berna e Zurigo ha riportato un chiaro risultato: sì, in effetti la pressione sulle vendite è alta e dà del filo da torcere a molti lavoratori. Riferendosi agli alti valori nella soddisfazione dei propri dipendenti rivelata nell’ambito di un sondaggio interno sul personale, la Posta ha sempre respinto questa critica. Ma nella commissione specializzata della divisione (CoSpePV) l’argomento degli “obiettivi di vendita” è apparso più volte all’ordine del giorno negli ultimi anni. «In qualità di membro del comitato di divisione PV ho discusso attentamente
tervista con il giornale di syndicom nel gennaio del 2015.
Gli uffici postali vengono ulteriormente sviluppati A febbraio poi la Posta ha informato syndicom su diversi provvedimenti in programma per continuare a sviluppare l’esercizio degli uffici postali. Con progetti pilota in diverse regioni si cerca di valutare se per esempio si potrebbero estendere gli orari di apertura in modo da adeguarli meglio alle esigenze dei clienti. Oppure viene testato se si possono creare profili differenziati per il personale allo sportello suddividendo il lavoro in cosiddette “operazioni di consulenza e transazione”. Questo rafforzerebbe il lavoro di squadra e ridurrebbe la pressione di vendi-
ta diretta sui singoli dipendenti. Ma sono al vaglio anche l’assortimento dei prodotti terzi, le strutture dirigenziali, la sistematica negli obiettivi e la possibilità di offrire dei servizi supplementari per il commercio online.
Ist ituito un gruppo di accompagnamento I primi progetti pilota sono stati avviati ad aprile. Allo stesso tempo è stato istituito un gruppo di accompagnamento con rappresentanti di syndicom e transfair. In questo gruppo i responsabili della Posta riferiscono regolarmente sull’andamento dei progetti. Inoltre viene intensificato e curato maggiormente lo scambio reciproco. Il primo incontro è avvenuto il 23 aprile 2015, dove è stato tematizzato anche
© MARGARETA SOMMER
L’estate scorsa è scoppiata un’intensa critica mediatica riguardo alla “pressione sulle vendite” negli uffici postali. Diversi dipendenti postali hanno raccontato ai giornalisti che gli alti obiet-
Carlo Mächler
apertura” ci siano le esigenze della clientela e non l’ottimizzazione dei costi. Quando in autunno arriveranno le prime valutazioni, la Posta deciderà che cosa effettivamente realiz-
«Riferendosi agli alti valori nella soddisfazione dei propri dipendenti rivelata nell’ambito di un sondaggio interno sul personale, la Posta ha sempre respinto questa critica». il progetto pilota con un minor assortimento di prodotti terzi e il pilotaggio di orari di apertura più orientati al cliente in otto aree. Il sindacato syndicom vede di buon occhio il fatto che al centro del progetto “Orari di
zare. Grazie alla presenza e alla collaborazione dei rappresentanti del sindacato syndicom nel gruppo di accompagnamento possono essere depositati e garantiti direttamente gli interessi dei dipendenti.
commento
Il peso di un voto Eccoci tutti nuovamente ad assolvere il nostro compito di cittadini esprimendo il nostro pensiero tramite la scheda di voto. Quattro i temi a livello federale e due quelli a livello cantonale. Come sempre c’è la corsa a dare consigli per spingere gli indecisi verso il sì o il no. Lo hanno fatto anche i vescovi svizzeri sul tema dell’esame genetico pre impianto. Lo hanno fatto anche i sindacati e per questo basti vedere lo scorso numero di syndicom - il giornale. Tra tutti i temi in votazione uno però mi sta particolarmente a cuore ed è quello sulla nuova legge sulla radio e televisione. Tra gli addetti al lavoro si è aperto il totovotazioni. Eppure qualche cosa mi sfugge. Si continua a dire che Berna non fa nulla per il Ticino, che la Svizzera tedesca ha un ruolo troppo predominante a livello commerciale e finanziario e quando per una volta il Ticino ha un beneficio dall’applicazione del concetto di federalismo le ideologie di partito se ne fanno un baffo. Oggi godiamo di un servizio pubblico a livello di informazione che è un reale fiore all’occhiello e che difficilmente ci potremmo permettere in Ticino, ma non solo. Se l’attuale legge ha permesso di sostenere anche le emittenti private radiotelevisive, la nuova legge permette che queste possano avere un’ulteriore boccata di ossigeno. Insomma in Ticino dire No alla nuova legge sarebbe un segnale controproducente che potrebbe portare alcuni malpensanti a fare l’equazione no alla legge uguale no al servizio pubblico e dunque no ai contributi per la Rsi, per Teleticino, per Radio 3i e per Radio Fiume Ticino senza prendere in considerazione le ricadute su alcuni siti web. Dunque al di là della fede politica e di altri ameni principi forse varrebbe la pena per una volta votare semplicemente a favore del Ticino. Barbara Bassi
partenariato sociale
Firmato CCL per i contact-center
© JENS FRIEDRICH
Nella giornata di ieri syndicom e l’associazione dei datori di lavoro del settore dei contact center e call center contactswiss hanno firmato un contratto collettivo di lavoro. I comuni obiettivi sono condizioni di lavoro unitarie e conferimento dell’obbligatorietà generale da parte del Consiglio federale.
Da sinistra: Daniel Hügli, Giorgio Pardini, Daniel Münger (syndicom), Peter Weigelt, Milo Stössel.
Negli ultimi anni i contact e call center sono diventati un’importante componente dell’economia svizzera. Su incarico di molte aziende questi centri assistono telefonicamente i clienti di queste ditte riguardo a domande su prodotti e servizi, gestiscono le vendite e i pagamenti e assumono anche compiti inerenti alle ricerche di mercato. Parallelamente alla crescita di questo mercato sono aumenta-
te anche le esigenze nei confronti dei lavoratori dei contact e call center. Adesso standard minimi uniformi nelle condizioni di lavoro proteggono i dipendenti da dumping salariale e sociale e forniscono alle imprese del settore un importante contributo alla garanzia di qualità. Il sindacato syndicom e l’associazione di settore dei contact e call center contactswiss già alla fine del 2014 si erano accordati
di voler concludere un contratto collettivo di lavoro (CCL). La firma è avvenuta mercoledì 20 maggio. Il CCL entrerà in vigore il 1° settembre 2015. syndicom e contactswiss perseguono il comune obiettivo di regolare le condizioni di lavoro nel settore dei contact e call center e di far conferire la dichiarazione di obbligatorietà generale (DOG) al CCL dal Consiglio federale.
Attualità syndicom | 5
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 proget to syndicom 2020
Assicurare un sindacato forte al servizio dei suoi membri
È stata avviata la discussione sulla strategia futura di syndicom. Nell’intervista al nostro giornale Alain Carrupt ci illustra come i membri e i dipendenti possono partecipare a questo dibattito. Bruno Schmucki Il 20 aprile il comitato direttivo ha presentato al comitato centrale un rapporto sul progetto strategico «syndicom 2020». Contemporaneamente sono in consultazione internamente diverse proposte di strategia. Cosa c’è scritto nella relazione? E in che direzione vanno queste proposte? ALAIN CARRupt: Il progetto syndi-
Tu parli di una larga consultazione interna riguardo a questi documenti. Chi può dire la sua? E quali sono i tempi di questa consultazione? La discussione ha avuto inizio al congresso 2013 con il dibattito sulla visione 2020. Adesso siamo nella fase di concretizzazione di questa visione. Un gruppo di lavoro ha elaborato un pre-progetto «syndicom 2020» con la partecipazione del personale, del comitato centrale e dei membri. Questo progetto è stato lanciato all’assemblea del personale del 25 novembre 2014. In questa occasione, il personale politico e amministrativo si è occupato attentamente dei punti forti e deboli di syndicom. Il personale politico ha anche dibattuto sulle opportunità e sui rischi che attendono il sindacato. Nel gennaio 2015 il personale è stato coinvolto ancora una volta nel progetto mediante un sondaggio. Il 29 novembre 2014, i presenti all’assemblea dei delegati si sono potuti esprimere sui punti forti di syndicom. Il 21 e 22 febbraio 2015,
© MARGARETA SOMMER
com 2020 costituisce una sorta di continuazione della visione syndicom 2020 approvata dal congresso del dicembre 2013. Uno degli obiettivi di questo progetto è che i membri e i dipendenti di syndicom aderiscano alla visione «syndicom 2020» e che siano convinti dell’avvenire di syndicom come sindacato. Noi da una parte vogliamo una strategia che garantisca la continuità di syndicom e dall’altra vorremmo coinvolgere direttamente i nostri iscritti e il nostro personale nella sua elaborazione. Il rapporto messo in consultazione contiene un’analisi della situazione e propone gli elementi chiave di questa strategia che in un primo periodo mira ad un consolidamento e poi a uno sviluppo della nostra organizzazione. Questo nuovo orientamento strategico di syndicom deve mettere al centro delle sue priorità la politica contrattuale, il lavoro e la costruzione sindacale nelle imprese, nelle divisioni e nei settori.
le delle nostre risorse in funzione di un numero di membri in costante calo da diversi anni ormai. Affinché la nostra marcia sia coronata da successo l’importante è avere una comunicazione chiara e trasparente, associare alla discussione il maggior numero di affiliati, rispettare le competenze dei diversi organi eletti democraticamente, evitare le manovre dietro le quinte e soprattutto curare una cultura del dibattito che lasci in disparte “gli ego” e gli interessi particolari e che invece si concentri sull’interesse dell’organizzazione. L’essenziale infatti è ricordarsi sempre che l’obiettivo principale è quello di garantire la sopravvivenza di un sindacato forte che sia al servizio dei suoi membri. un laboratorio sul futuro al quale sono stati invitati i membri del comitato centrale e i presidenti delle divisioni e gruppi d’interesse, si è confrontato con la situazione attuale di syndicom. In seguito, questo atelier ha concentrato la discussione sulla strategia futura dell’organizzazione formulando diverse piste da battere. Tutte le informazioni e tutti i dati raccolti sono stati presentati nel dettaglio in un rapporto all’attenzione del comitato direttivo. Questa relazione del gruppo di lavoro syndicom 2020, le diverse piste suggerite dal laboratorio del futuro, un documento strategico dei responsabili di settore, come anche altri contributi al dibattito sono serviti come base al documento messo in consultazione. Questa consultazione si svolgerà da giugno a settembre 2015 all’interno degli organi (comitato centrale, gruppi d’interesse, commissioni, comitati delle divisioni e dei settori, sezioni ecc.) e fra il personale. Dopo questa procedura, sarà compito del comitato direttore fare delle proposte di principio al comitato centrale all’attenzione dell’assemblea dei delegati di novembre 2015 e per certi elementi all’attenzione del congresso del 2017 per determinare l’orientamento strategico futuro di syndicom.
A cosa bisogna fare attenzione, secondo te, affinché questo processo formulativo collettivo di una strategia abbia successo? Dove vedi dei pericoli e dei problemi? La prassi abituale è che la strategia di un sindacato si discuta durante i congressi. Spesso sulla base di proposte o documenti di discussione portati alla conoscenza dei dele-
gati qualche settimana prima del congresso. Noi abbiamo scelto una strada diversa. Noi vogliamo che questa strategia sia il frutto di un largo dibattito condotto a tutti i livelli della nostra organizzazione. Ovviamente questa via è più difficile e vincolante, ma anche più democratica. Le discussioni che condurranno alla futura strategia devono potersi svolgere senza tabù e di fatto spesso sono molto emotive. Sia ben inteso: il pericolo è che degli elementi d’analisi isolati o dei contributi parziali alla discussione siano sottratti dal loro contesto e presentati come decisioni, quando invece il dibattito è appena iniziato. Questo è già successo e succederà ancora. A queste difficoltà inerenti alla strada scelta bisogna aggiungere l’adeguamento indispensabi-
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Durante l’ultima riunione del CC un gruppo di membri della base con un’azione ha protestato contro la procedura “non democratica“ e contro le manovre coperte da mistero del comitato direttivo. Sono giuste queste accuse? È vero che la base di syndicom non ha voce in capitolo? Io innanzitutto m’inchino davanti all’impegno di quei membri che non hanno esitato a sacrificare una parte del loro weekend per venire a interpellare il comitato direttivo e il comitato centrale. Questa è la prova che il nostro sindacato è vivo. Essi lo hanno fatto in buona fede e non rinfaccio loro nulla tranne forse di non essersi meglio informati prima. Così facendo avrebbero potuto constatare che questo progetto che noi vogliamo proprio traspa-
rente e ampiamente partecipativo s’inserisce perfettamente nella loro stessa linea. L’ho detto anche in occasione della loro visita, e comunque approvo la maggior parte delle loro richieste. Tuttavia ho notato che la loro concezione di democrazia di base, rivendicando per esempio un congresso syndicom aperto ai nostri 37’000 iscritti, va ben oltre quello che prevedono i nostri statuti, approvati in maniera democratica. Aggiungerei anche che è infondata l’accusa secondo cui la decisione riguardo al CCL della Posta non sarebbe stata presa in maniera democratica. La democrazia è anche accettare la decisione di una maggioranza, anche se si è di diverso avviso. Soprattutto se questa decisione viene presa dopo che si sono tenute oltre 100 assemblee in tutta la Svizzera con una maggioranza del 75% dei delegati. Tutti i membri che sono interessati a partecipare alla procedura di consultazione lo possono fare, se non sono membri di un comitato o delegati, rivolgendosi alla propria sezione. Essi possono anche ordinare, a partire dal 20 giugno, la documentazione messa in consultazione al segretariato centrale (sp@syndicom.ch). Inoltre a settembre di quest’anno organizzeremo un workshop per le sezioni e nella prima parte del 2016 una giornata per i fiduciari che dovrebbe radunare un alto numero di militanti.
Protesta di base alla riunione del CC: 25 membri hanno chiesto la convocazione di un congresso straordinario e hanno criticato il modo di procedere nell’elaborazione del documento strategico. All’interno del comitato centrale questa protesta ha suscitato diverse discussioni e critiche. L’azione però si è inserita perfettamente nella tabella di marcia e a livello simbolico preannuncia un’intensa fase della consultazione e del dibattito interni.
6 | Nuove tecnologie Politica
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015
Revisione della Legge sulle telecomunicazioni
L’importanza della sicurezza e della protezione dei dati Continua da pagina 1
syndicom esige un fondo d’infrastrut tura della rete Sulla base del rapporto sugli sviluppi del mercato delle telecomunicazioni 2014, il Consiglio federale ha avviato la revisione della Legge sulle telecomunicazioni. In primavera si sono svol-
(CTT) del Consiglio nazionale; in autunno seguirà l’avamprogetto da porre in consultazione. Alle interrogazioni ha preso parte anche syndicom. Per conoscere in dettaglio i punti sollevati durante l’interrogazione dal rappresentante di syndicom Giorgio Pardini, responsabile del settore Telecom/IT e membro del comitato direttivo, vi invitiamo a consultare il nostro sito (www.syndicom. ch/fmg). syndicom condivide la posizione del Consiglio federale, secon-
«syndicom chiede una vasta offerta di servizi; infatti, oltre alla neutralità, deve essere garantita anche la libertà di scelta da parte delle consumatrici e dei consumatori». te delle interrogazioni in seno alla Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni
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do cui perfezionando e precisando la definizione dei servizi di telecomunicazione devono
essere offerte parità di condizioni a tutti gli attori. Per syndicom è importante che lo sviluppo dell’infrastruttura di rete venga promossa non solo nei centri, ma anche negli agglomerati e nelle regioni periferiche. L’ampliamento capillare della rete potrebbe essere finanziato dalle entrate derivanti dalla vendita all’asta dei diritti di utilizzazione delle frequenze, entrate che non affluirebbero più nelle casse federali, bensì direttamente in un fondo d’infrastruttura della rete.
«Riteniamo positivo che le aziende di telecomunicazione abbiano concluso un accordo volontario sulla neutralità della rete, ma preferiremmo una soluzione legale». una soluzione legale. syndicom chiede una vasta offerta di servizi; infatti, oltre alla neutralità, deve essere garantita anche la libertà di scelta da parte delle consumatrici e dei consumatori. syndicom conviene con il Consiglio federale sul fatto che la protezione delle consuma-
privata. In una tale situazione il rischio è che lo sviluppo della rete giunga a un punto di stallo a causa di proteste, referendum finanziari e rigidità delle norme di costruzione. Per evitare che questo avvenga è necessario riconquistare la fiducia persa migliorando le disposizioni
Riconquistare la fiducia persa
trici e dei consumatori debba essere migliorata con particolare attenzione alla protezione dei giovani. La quantità esagerata di controlli da una parte dei servizi segreti ha minato la fiducia della popolazione nella sicurezza dei dati e nella tutela della sfera
in materia di protezione e sicurezza dei dati. Se questo obiettivo sarà centrato, la Svizzera avrà l’opportunità di acquisire un vantaggio di localizzazione a livello internazionale.
La neutralità della rete è indispensabile per il progresso tecnologico. Riteniamo positivo che le aziende di telecomunicazione abbiano concluso un accordo volontario sulla neutralità della rete, ma preferiremmo
* Franz Schori è segretario politico specializzato Telecom/IT.
Dalle professioni syndicom | 7
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 let tere dei let tori
Attacco al partenariato sociale Con la disdetta del CCL per la fine del 2015 e con le sue richieste di prolungare l’orario settimanale di lavoro da 40 a 44 ore nonché di ridurre massicciamente le indennità notturne, l’associazione degli imprenditori grafici Viscom prosegue la sua lunga leadership tra gli smantellatori sociali neoliberali. Già nel 1994 la stessa associazione aveva l’intenzione di imporre all’industria grafica un CCL totalmente liberalizzato secondo il modello “dimagrante” ideato dagli autori borghesi del Libro bianco. In esso l’orario di lavoro sarebbe stato completamente flessibilizzato e il contratto non avrebbe previsto né salari minimi né indennità notturne e di turno. Con uno sciopero nazionale di 24 ore il sindacato del libro e della carta riuscì a difendersi con successo da questo attacco frontale al partenariato sociale. Il tutto si è poi ripetuto nel 1999, quando il sindacato neo-costituito comedia dovette impartire all’associazione Viscom una lezione con uno sciopero nazionale d’avvertimento in ottemperanza ad un partenariato sociale rispettato reciprocamente. La concertazione sociale svizzera, costruita nell’arco di vari decenni, dagli anni Novanta viene messa in discussione in maniera sempre più sfrontata dai demolitori sociali borghesi. Alla fine questi vorrebbero consegnare ai poteri del mercato sia le nostre opere sociali come anche l’intero servizio pubblico e di conseguenza i contratti collettivi di lavoro vengono considerati come contratti di regolazione superflui, come l’associazione degli editori svizzeri predica e pratica da anni sotto la guida di Hanspeter Lebrument. Se il movimento sindacale vuole continuare a lottare per la conservazione delle conquiste sociali e continuare a farsi garante in maniera efficace della pace sociale, esso in futuro dovrà insorgere in modo più chiaro e combattivo. Alla lotta di classe dall’alto va contrapposto un movimento sindacale deciso e sicuro di sé. Heinz Thommen 3.5.2015
CCL 2016 per l’industria grafica
Non ci lasceremo di certo intimorire! Viscom, che ha formalmente dato la disdetta del Contratto Collettivo di Lavoro (CCL) dell’industria grafica per la fine del corrente anno, parte all’attacco con la richiesta del prolungamento dell’orario di lavoro a 44 ore settimanali, e l’introduzione delle 42 ore quale orario normale di lavoro. Il taglio dei supplementi per il lavoro notturno nella stampa dei giornali e con salari minimi solo per il personale qualificato. Naturalmente Viscom non dimentica di rivendicare anche la pace assoluta del lavoro. Angelo Zanetti*
L Abbiamo letto, nella precedente edizione del nostro giornale, della disdetta del CCL per l’industria grafica decisa dai delegati di Viscom lo scorso 23 aprile e pervenutaci ufficialmente 5 giorni dopo. Ne prendiamo atto. Prima dell’inizio della loro assemblea, syndicom e Syna hanno distribuito un volantino con il quale si chiedeva di negoziare eventuali cambiamenti ma senza bisogno di dare, appunto, la disdetta. La proposta non è stata raccolta come d’altro canto si poteva immaginare da parte di un’associazione padronale, unica in Svizzera, che non rispetta nemmeno quanto scritto da lei stessa. Ci riferiamo allo stop impo-
Nuovo dossier primi contenuti scaricabili • Rapporto pubblicato in syndicom – il giornale del 12 giugno 2015 • Presa di posizione di syndicom in occasione dell’interrogazione della CTT del 27 aprile 2015 • Rapporto sulle telecomunicazioni 2014
Legge sulle telecomunicazioni La Legge sulle telecomunicazioni (LTC) è una delle leggi più importanti sotto il profilo economicopolitico. Sulla base del rapporto sugli sviluppi del mercato delle telecomunicazioni 2014 il Consiglio federale ha avviato la revisione della Legge sulle telecomunicazioni. syndicom ha preso parte a questa revisione con l’obiettivo di creare delle condizioni quadro ottimali per il settore dei TP nonché per i relativi dipendenti e clienti. www.syndicom.ch/it
sto al processo per il decreto d’obbligatorietà generale. L’applicazione del decreto di obbligatorietà, ricordiamo, è ciò che i sindacati hanno ottenuto in cambio delle 42 ore e del taglio dei supplementi per il lavoro notturno per le tipografie commerciali. Gridare allo scandalo in questo momento non serve a nulla, si tratta adesso di ribadire la nostra più ferma determinazione nel voler lottare per il nostro obiettivo e la nostra principale rivendicazione; nessun peggioramento dell’attuale CCL, decreto d’obbligatorietà generale adesso e introduzione di un modello di pensionamento anticipato.
La Cina in Svizzera? 42 ore settimanali quale orario normale di lavoro con possibilità di andare a 44 per la stampa commerciale e dei giornali. Salari minimi solo per il personale qualificato. Riduzione dei supplementi per il lavoro not-
bilità ai posti di lavoro. Noi pensiamo che la stabilità dei posti di lavoro la si possa garantire prima di tutto con una relazione di partenariato sociale seria e credibile. Per giungere poi ad una concorrenza leale, è indispensabile introdurre il decreto d’obbligatorietà generale del CCL abbandonando perciò l’inaccettabile, ottusa, continua guerra dei prezzi che le tipografie stesse portano avanti da anni. Introducendo un concetto di formazione continua serio e duraturo e mettendo in atto un modello di pensionamento anticipato che possa, fra l’altro, offrire opportunità di lavoro anche ai giovani. Fatto tutto questo, la pace del lavoro viene da sé.
Lot tare o subire: Si deve scegliere Lo diciamo forte e chiaro; syndicom non intende andare al tavolo delle trattative assumendo un atteggiamento da vittima designata. Come più volte detto, le lavoratrici e i lavoratori non sono responsabili della difficile situazione nel nostro settore. E già in occasione dell’ulti-
«Ora, nella scelta fra lottare o subire (ancora) non abbiamo dubbi: lotteremo e con convinzione porteremo avanti le nostre rivendicazioni». turno, così come già avvenuto presso la stampa commerciale, anche nella stampa dei giornali. Nessun supplemento per le ore straordinarie, maggiore flessibilità per quel che riguarda l’annualizzazione del tempo di lavoro e la pace assoluta del lavoro. Viscom avanza queste richieste in quanto vuole ridurre quelli che chiama “gli alti costi del lavoro se confrontati con quelli internazionali”. Ecco quindi che l’industria grafica, che combatte per impedire che si vada a stampare in Cina è pronta ad importare le condizioni di lavoro cinesi in Svizzera. Complimenti!
mo rinnovo hanno compiuto un passo non indifferente nei confronti di Viscom con le 42 ore e il taglio ai supplementi per il lavoro notturno. Ora, nella scelta fra lottare o subire (ancora) non abbiamo dubbi: lotteremo e con convinzione porteremo avanti le nostre rivendicazioni. L’appello finale è scontato ma assolutamente necessario. Unitevi a noi – chi non è ancora iscritto, aderisca a syndicom –. Appoggiate la delegazione alle trattative e il comitato nazionale di divisione. Rafforzate il contatto con i segretariati regionali e mobilitatevi sui posti di lavoro. Lottare e non subire!
La pace assoluta del lavoro
* Angelo Zanetti è segretario centrale per l’industria grafica e imballaggio.
Viscom vuole la pace assoluta del lavoro perché garantisce sta-
8 | Lavoro Salute
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015
È importante marcare l’inizio e la fine della giornata di lavoro
Il compromesso
Ecco cosa dicono i sindacati
«Il timbracartellino è come un contatore Geiger»
Con due mozioni in Parlamento il consigliere nazionale Hans-Peter Portmann (PLR/ ZH) e il consigliere agli Stati Paul Niederberger (PPD/NW) hanno tentato di abolire la registrazione del tempo di lavoro per interi settori. Ma ora il compromesso negoziato dai partner sociali potrebbe scongiurare questo pericolo. Luca Cirigliano, segretario centrale presso l’Unione sindacale svizzera USS, afferma: «Questa nuova norma prevede sì delle eccezioni all’obbligo di registrare l’orario di lavoro ma queste sono formulate in maniera molto restrittiva». Cirigliano precisa che la cosa più importante è che queste eccezioni siano ammesse soltanto qualora i relativi dipendenti siano assoggettati ad un contratto collettivo di lavoro. Questo deve anche prevedere delle misure a tutela della salute e dei punti d’accoglienza. «Inoltre», commenta Cirigliano, «i lavoratori devono dare un consenso scritto in cui rinunciano alla registrazione del tempo lavorato». In poche parole: questo consenso può anche essere non dato. E anche la procedura semplificata della registrazione del tempo lavorato presuppone il consenso della commissione aziendale o dei sindacati e dei dipendenti.
I dipendenti devono poter registrare il proprio orario di lavoro. Questo lo stabilisce anche la Legge sul lavoro. Corina Müller, responsabile per la protezione dei lavoratori presso la Segreteria di Stato dell’economia Seco, ci spiega l’essenza e l’importanza di questa regolamentazione. Sina Bühler* work: Corina Müller, un aspetto importante della tutela dei lavoratori è il rilevamento delle ore lavorate. Perché? Corina Müller: Perché solo così si può controllare se i limiti di carico fissati dalla legge vengono rispettati o superati. Ecco il motivo per cui la Legge sul lavoro prevede questo obbligo di registrazione. In questo modo anche le aziende possono verificare se ottemperano alla loro responsabilità di proteggere la salute dei dipendenti. E agli ispettori del lavoro questi numeri servono per controllare l’osservanza della legge.
Questo dipende essenzialmente dal settore, dall’età dei lavoratori e dalla professione. Non tutto grava allo stesso modo sulla salute. Il limite legale coincide con la durata massima del lavoro: questa generalmente ammonta a 50 ore settimanali. Per i dipendenti di aziende industriali, uffici e grandi aziende del commercio al dettaglio questo orario massimo è di 45 ore a settimana. La cosa importante è che venga rispettato anche il tempo di riposo: tra due giorni lavorativi devono esserci almeno 11 ore di riposo. E i lavoratori devono poter fare delle pause durante il giorno.
Dunque il salario qui non c’entra? No, qui si tratta di proteggere la salute.
Da quando esiste questo obbligo di rilevamento? Questo obbligo è previsto dalla Legge sul lavoro sin dal 1966. La formulazione odierna risale al 2000. Da allora la legge prevede dei supplementi di tempo per il
© Z VG
Dove si colloca questo valore limite?
Nel film «Safety last» Harold Lloyd si appende pericolosamente alla lancetta del gigantesco orologio.
No. Possiamo fare il paragone con l’obbligo di indossare il casco sui cantieri: l’operaio deve sì mettersi il casco da solo, ma l’azienda è responsabile che egli poi lo faccia effettivamente.
E cosa succede se un’azienda non si assume questa responsabilità? Gli ispettori cantonali del lavoro glielo faranno notare e le daranno un termine massimo entro il quale la ditta deve avere introdotto la registrazione del tempo di lavoro. Se l’azienda non lo fa, deliberatamente, l’ispettorato emetterà una comminatoria. In caso di non rispetto l’azienda dovrà pagare una multa.
Corina Müller:
«Questo progetto si basa su un accordo tra i partner sociali raggiunto grazie alla mediazione del consigliere federale Schneider-Ammann».
Ma in via generale cosa rientra nel tempo di lavoro?
lavoro notturno. Infatti durante la notte si possono lavorare al massimo 9 ore su 10, e il giorno su 14 ore si possono lavorare al massimo 12,5 ore. Questa è la durata massima del lavoro giornaliero.
Tutto il tempo nel quale il dipendente deve essere a disposizione dell’azienda. In un negozio di moda per esempio fanno parte dell’orario di lavoro anche la preparazione la mattina e i conteggi la sera. E per i dipendenti che non possono abbandonare il posto di lavoro anche le pause rientrano nel tempo di lavoro – per esempio quando un macchinario deve essere sorvegliato.
Chi deve registrare il tempo di lavoro?
Queste regole valgono per tutti?
La responsabilità è a carico del datore di lavoro. Un’azienda può delegare la registrazione ai dipendenti, mettendo a loro disposizione i relativi strumenti.
No, sono esclusi coloro che non sono assoggettati alla Legge sul lavoro, come i quadri superiori. Inoltre oggi esiste una registrazione semplificata per certi gruppi di quadri che hanno una grande autonomia nella ripartizione del lavoro e che non prestano regolarmente lavoro dome-
Però allora la responsabilità ricade sul lavoratore...
nicale o notturno. Questi possono rinunciare a marcare il tempo di entrata e di uscita dal lavoro, annotandosi invece il numero delle ore giornaliere lavorate. Per fare questo serve tuttavia il consenso scritto dei lavoratori.
Presto il rilevamento delle ore lavorate sarà più facile. Sì, al momento è in corso una consultazione. Questo progetto si basa su un accordo tra i partner sociali raggiunto grazie alla mediazione del consigliere federale Schneider-Ammann. Il consigliere federale in estate prenderà atto dei risultati di quest’audizione e deciderà sul da farsi.
Cosa prevede esattamente questo accordo? I partner sociali possono rinunciare alla registrazione del tempo di lavoro in un CCL, dunque in un contratto collettivo di lavoro: tuttavia questo vale solo per i lavoratori che guadagnano oltre 120’000 franchi all’anno e che possono ripartirsi l’orario di lavoro in maniera autonoma. In questo caso il CCL deve prevedere delle misure a tutela della salute e un punto di accoglienza interno dove rivolgersi per domande sull’orario di lavoro. Inoltre è prevista un’estensione della procedura
Ecco cosa dice la legge Quante ore devo lavorare? Quanto tempo di riposo mi spetta? E la domenica come viene regolata? Nell’opuscolo del Seco «Lavoro e salute – ore di lavoro e di riposo» ci sono tutte le informazioni importanti sulla Legge sul lavoro. Ecco il link: http://goo.gl/P0e4Gk. Un memorandum dettagliato si trova anche su: http://goo.gl/yT5CbY.
Serve una buona preparazione La consultazione sull’ordinanza terminerà a inizio giugno. E siccome dopo potrebbe entrare in vigore molto velocemente, è importante che le commissioni aziendali siano ben preparate qualora una ditta voglia farne uso. Se Lei percepisce che il Suo datore di lavoro sta programmando una tale introduzione, dovrebbe contattare il Suo sindacato il prima possibile. Infatti solo con una buona preparazione può essere negoziato un buon contratto collettivo di lavoro. (USS)
semplificata della registrazione. Se una commissione aziendale o una commissione del personale di un settore si esprimono a favore della semplificazione, questa potrebbe essere estesa ad altri gruppi di dipendenti che ripartiscono l’orario di lavoro autonomamente. Anche qui è previsto un affiancamento paritetico.
Questo varrebbe per tutti i dipendenti di questi gruppi? No, solo per i lavoratori che forniscono un’esplicita rinuncia per iscritto. E quelli che non vogliono la procedura semplificata della registrazione dell’orario devono poter continuare a utilizzare la normale registrazione del tempo lavorato.
Ci sono anche lavoratori che non amano il timbracartellino perché lo trovano scomodo. Il rilevamento delle ore lavorate può avvenire in vari modi. Fondamentalmente però esso è un importante strumento per capire se la tutela dei lavoratori funziona o meno. A noi serve per reagire laddove necessario. È uno strumento di allarme, come un contatore Geiger.
* Sina Bühler è giornalista freelance al Pressebüro di San Gallo.
Ritratto Diritto | 9
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 una vita d’avventura e di lot ta
«Gustare, elaborare, analizzare e ripetere le parole all’infinito» L’autopostale mi scarica a Mézières in mezzo alla campagna vodese. La casa di Mousse Boulanger è a due passi. Entro dal giardino e mi faccio guidare da un sentiero di primule. Un gatto saltella qua e là e s’intrufola un po’ dove gli pare. La dolcezza del sole di marzo annuncia la primavera. Mousse mi accoglie calorosamente. Una “cuchaule” friborghese (tipo di pane) mi aspetta sul tavolo di legno. Lo zafferano gli dona un bel colore giallo. Poi mette sul fuoco la caffettiera. A 88 anni questa donna m’impressiona per il suo dinamismo. La sua risata generosa. Il suo sguardo malizioso. Una voce. Una presenza. Poi mi mostra il suo giardino, dove un seme portato trent’anni fa dalla Turchia ha dato vita a un magnifico albero al quale si appoggia durante la nostra chiacchierata. Mousse adora le storie. Le ama raccontare, e le ama scrivere.
Una sognatrice Mi porge il suo nuovo libro, “Les frontalières”, che racconta della sua infanzia. Una famiglia numerosa, «povera ma felice». «Ci s’amava. Si amava la vita». Una gioia raggiante, nonostante i cieli neri del 1938. Già da piccola Mousse non stava mai ferma. Era curiosa. Sempre a
© YVES SANCEY
Mousse Boulanger è stata attrice, giornalista, produttrice radio, scrittrice e poetessa. A 88 anni conserva ancora la sua malizia di bambina e il suo gusto irreprensibile per la libertà che mette al servizio della letteratura. Yves Sancey
zonzo. Andava a giocare nel bosco vicino, e nelle sue tasche nascondeva le bisce che trovava. «Mia madre diceva che ero “una romantica”». Fin dalla sua nascita nel 1926 a Boncourt, paese ai confini con il Giura, delle fate sembravano orientarla verso la poesia. La sua venuta al mondo è oggetto di una bellissima storia che spiega il suo nome così originale. Suo padre, troppo felice per la sua nascita, l’annuncia ai quattro venti. Gli vengono offerte talmente tante birre (“mousses”) che davanti all’ufficiale di stato civile non riesce a ricordarsi il nome scelto per la figlia. Allora il funzionario improvvisa: «Mousse».
Un nome che la piccola farà suo, nonostante la madre, tornata allo stato civile l’indomani, l’avesse fatto precedere con due nomi più convenzionali. Il suo cognome “Boulanger” è anch’esso oggetto di una storia rocambolesca dal momento che è il nome d’arte che si era scelto suo marito Pierre – suo padre faceva il panettiere – che era stufo che gli storpiassero il nome dal suono germanico sui manifesti dei suoi spettacoli in tutto il mondo.
Aprire le porte dell’immaginazione Mousse si alza e va a prendere il caffè che è pronto. Poi torna. E gli
aneddoti continuano: una nonna vedova che fa del contrabbando per sfamare la famiglia, un padre che lotta a favore dell’AVS (col rischio di perdere il posto presso il produttore di sigarette Burrus che invece faceva campagna contro) e che combatteva affinché i suoi figli studiassero. Una settimana a condurre l’attore Gérard Philipe per le vie di Ginevra, un viaggio con l’Orient Express, i cabaret parigini di suo marito. Il loro incontro a Yverdon. Un segno del destino. E la passione per la scrittura? «Quella è nata in sordina durante l’adolescenza». Grazie alla scoperta di un professore. «Le mie parole dunque avevano un valore. Da quest’istante le ho gustate, masticate, analizzate e ripetute all’infinito». Un professore di francese, poeta, la incoraggiò. Un fratello maggiore folle per la letteratura le mise tra le mani “Madame Bovary”. Mousse che allora aveva quindici anni ne venne fulminata: «La letteratura fa battere il cuore, ti fa vivere mille vite, apre le porte dello spirito e dell’immaginazione. Essa è il mio respiro, la mia lotta, il mio conforto, la mia religione». La sua vita è attraversata da questa passione per la poesia che lei ha condiviso con suo marito nelle recite poetiche e poi durante le trasmissioni radio.
Difendere i nostri autori Per non dover rendere conto a nessuno delle sue attività politiche – non nasconde di essere una rossa – non si è mai fatta stipendiare dalla radio. Dunque era mal retribuita, dato che un’ora di trasmissione spesso chiedeva una preparazione di due giorni lavorativi. «Allora mi sono iscritta al sindacato. Sono sempre stata lì lì per farmi buttare fuori». Ma ha sempre tenuto duro. In quanto produttrice alla Radio Svizzera Romanda, Mousse Boulanger per tanti anni ha difeso la creazione letteraria romanda. Questo impegno continua in seno al consiglio della Biblioteca nazionale svizzera, presso la Società svizzera degli scrittori che ha presieduto dal 1978 al 1982, poi a Pro Litteris, dove si batte per i diritti d’autore e affinché questi ultimi «abbiano diritto di mangiare». Dal 1967 trova ancora del tempo per scrivere una trentina di libri: romanzi, racconti, poesie. Inoltre contribuisce al giornale “L’Essor” dove fa parte del comitato redazionale. È mezzogiorno. L’ora e mezzo che abbiamo passato insieme è volata. Approfittiamo del sole per fare una piccola passeggiata fino al paese limitrofo che offre una locanda dalla cucina semplice e golosa. Mousse Boulanger mi parla di suo figlio, dei ragazzini della scuola che la salutano perché si ricordano le sue storie, di Jacques Chessex, il suo vicino di Ropraz, amico e grande scrittore che l’avrebbe portata fuori a cena la domenica successiva. Mousse ha sempre una storia sottomano. Parliamo di pittura e scultura. Poi arriva l’ora di salutarsi. Riprendo la mia corriera con il cuore leggero dopo questo bell’incontro.
punto e dirit to
Sono un tipografo e, presso la mia azienda, lavoro principalmente da solo sulla stessa macchina tipografica. Pertanto sono responsabile anche della sua pulizia e manutenzione. Dopo un grave difetto alla macchina sono stato rimproverato di non aver eseguito correttamente la manutenzione. Nel periodo prima del guasto del macchinario mi trovavo però in vacanza per tre settimane e qualcun altro ha usato la macchina durante la mia assenza. Il datore di lavoro mi ha annunciato che avrebbe proceduto a una trattenuta sul salario corrispondente a metà di un salario mensile in occasione del pagamento successivo del salario. Ciò al fine di sistemare il danno al macchinario. Si tratta di qualcosa di lecito? Ai sensi di legge una trattenuta sul salario può essere effettuata se la si concorda, o se è qualcosa di usuale o previsto da un normale contratto o da un contratto collettivo di lavoro. Nel contratto collettivo di lavoro per l’industria grafica non è riportata tale trattenuta sul salario. Di conseguenza occorre chiarire se nel tuo contratto di lavoro individuale o nel regolamento aziendale è prevista la possibilità di una trattenuta sul salario. Se un’intesa di questo tipo fosse presente nel contratto di lavoro individuale o nel regolamento aziendale, la trat-
tenuta sul salario è fondamentalmente lecita. Tuttavia la trattenuta sul salario viene limitata dalla legge su due fronti: da una parte l’importo complessivo della trattenuta non può superare il salario equivalente a una settimana di lavoro e, dall’altra, tale trattenuta può corrispondere al massimo a un decimo del salario per periodo di paga, quindi di norma per mensilità. Da ciò si può derogare solo nell’ambito di un normale contratto di lavoro o di un contratto collettivo di lavoro. Inoltre una trattenuta sul salario
non può mettere a rischio il minimo esistenziale di un dipendente. Nel tuo caso valgono senza variazioni le limitazioni ai sensi di legge. Laddove la possibilità della trattenuta sul salario fosse prevista nel tuo contratto di lavoro individuale o nel regolamento aziendale, il datore di lavoro deve tenere conto delle cosiddette limitazioni ai sensi di legge. La trattenuta corrispondente alla metà di un salario mensile è quindi doppiamente illecita: infatti, supera sia la trattenuta consentita per giorno di paga (un decimo) sia l’importo totale (salario per
una settimana di lavoro). Il datore di lavoro può invece trattenere il salario per diversi mesi sulla base di un importo pari, ogni volta, a un decimo del salario mensile finché non viene raggiunta o la somma del danno o – laddove ciò si verifichi prima – il salario per una settimana di lavoro. La trattenuta sul salario costituisce una garanzia per le rivendicazioni del datore di lavoro, già insorte o future, nei confronti del dipendente in virtù del rapporto di lavoro. Queste rivendicazioni devono essere naturalmente fondate. Il datore
© Z VG
Trattenuta sul salario Kathrin Melzani, consulente legale e collaboratrice giuridica di lavoro può quindi ricorrere alla trattenuta solo nel caso in cui fosse in grado di dimostrarti che tu hai causato il danno intenzionalmente o a fronte di una grave negligenza. Dal momento che tu, nelle ultime tre settimane prima del verificarsi del danno, eri in ferie, sussistono fondati dubbi circa la tua responsabilità per il danno. Ti consiglio pertanto di chiedere un chiarimento della faccenda al datore di lavoro ed eventualmente di esigere il rimborso della trattenuta. syndicom ti fornirà volentieri un sostegno in questo senso.
10 | Terza età Donne
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 Il Gruppo Pensionati in gita a Brescello
Conferenza dei presidenti del GI Pensionati del 19 marzo
I pensionati sono una forza per il nostro Paese Roland Gutmann, presidente del GI Pensionati, che ha diretto questa conferenza con l’energia e la verve che sappiamo distinguerlo, all’apertura ha comunicato di voler abbandonare l’incarico nel 2016, alla soglia dei suoi ottant’anni. «80 anni, sono ancora un giovincello» ha commentato scherzando. Gabriel Cuany, del comitato, ha riferito dei dibattiti ai quali ha assistito in seguito al lancio di una petizione che chiede che la Posta continui a distribuire la corrispondenza anche alle fattorie isolate. La popolazione ha condiviso il suo malcontento verso il Gigante giallo.
fedeltà dei pensionati Dopo la parentesi delle “comunicazioni”, Bernadette Häfliger Berger, vicepresidente di syndicom, ha rivolto un saluto di benvenuto ai presenti ricordando che nel 2014 i pensionati costituivano il 30% dei membri. Poi li ha ringraziati per la loro fedeltà e per il loro lavoro. Ha rammentato il loro sostegno nelle azioni e l’attenzione che syndicom rivolge alle riforme delle pensioni come il progetto “Previdenza vecchiaia 2020” del consigliere federale Berset «secondo il quale bisognerà contribuire, pagare e lavorare di più per conservare le rendite». Ha ricordato anche la questione delle differenze salariali tra uomini e donne, in media del 20%, che si ripercuote sulla futura pensione e che spinge le donne a lavorare più a lungo per ricevere poi una rendita più o meno dignitosa. «La continuità del contratto generazionale è essenziale e deve avvenire attraverso uno scambio tra le generazioni» ha ribadito. Sono stati approvati all’unanimità il verbale della conferenza dei presidenti 2014 e il rapporto di attività. Dopo una breve pausa, la questione dell’armonizzazione delle quote ha dato adito a un dibattito piuttosto animato. La constatazione di una grave perdita di membri da 10 anni a questa parte ha causato un aumento dei contributi che potrebbe però a sua volta causare ancora più uscite. Bernadette Häfliger Berger ha messo al centro la questione dell’attrattività del sindacato per i giovani e per le donne che hanno esigenze particolari (conciliazione famiglia e lavoro). Come trattenere i pensionati? La discussione è ancora aperta.
Critiche e rigetto del piano Berset Approfittando di una pausa durante una seduta al parlamento, il presidente dell’USS Paul Rechsteiner ha presentato i grandi progetti di riforma che sono in discussione. Si è soffermato soprattutto sul progetto “Previdenza vecchiaia 2020” verso il quale si è mostrato molto critico a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, dell’introduzione di un meccanismo automatico che può bloccare l’adeguamento delle rendite se il patrimonio dei fondi di compensazione diminuisce e a causa della riduzione dei contributi federali alle spese dell’AVS. Egli ha ricordato che l’USS ha lanciato l’AVS+, un’iniziativa che chiede un aumento del 10% delle pensioni più basse, iniziativa sulla quale i cittadini dovranno pronunciarsi. «I pensionati sono una grande forza per il nostro Paese», le sue parole conclusive. La tematica della “Previdenza vecchiaia 2020” è riaffiorata anche quando si è passati alle proposte. Pierre-André Charrière, del gruppo Fribourg médias, ha proposto che la conferenza rigettasse
il progetto del Consiglio federale. Egli ha ribadito che è impensabile aumentare l’età pensionabile delle donne mentre queste continuano a guadagnare il 20% in meno degli uomini. Stessa cosa vale per la soppressione di una parte di rendite di vedovanza. Questa proposta è stata approvata all’unanimità. Allo stesso tempo l’assemblea ha sostenuto la proposta della sezione Vaudoise Poste di rivedere le condizioni per la concessione degli assegni REKA ai membri pensionati portando l’importo massimo annuale da 700 a 1000 franchi, con uno sconto del 10%. La Conferenza ha approvato anche la risoluzione “Non toccare la mia cassetta” (in riferimento alla petizione che chiede che la Posta continui a servire le fattorie isolate). La risoluzione invita “le istanze competenti della divisione Posta di syndicom a esercitare una maggiore pressione sulla direzione della Posta” e di preservare un servizio pubblico degno di questo nome. I delegati si sono congedati dopo aver condiviso il pranzo e dopo essersi dati appuntamento per l’anno prossimo.
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Il 19 marzo c’era un bellissimo sole ad accogliere la sessantina di partecipanti alla Conferenza annuale dei presidenti del GI Pensionati all’Hotel Bern. E siccome quest’anno non c’erano elezioni da fare, le due tematiche principali sono state la presentazione del progetto “Previdenza vecchiaia 2020” e la questione dell’armonizzazione delle quote. Yves Sancey Un numeroso gruppo di colleghe e colleghi mercoledì 27 maggio ha risposto presente con entusiasmo alla nostra gita annuale con destinazione Brescello, meglio conosciuto come “il paese di Don Camillo e Peppone”, personaggi famosi per i loro film. Dopo un confortevole viaggio abbiamo raggiunto la meta. Due competenti guide ci hanno fatto strada attraverso il nucleo cittadino. La visita inizia con una carrellata partendo da Piazza Matteotti ammirando sia dall’esterno sia dall’interno la stupenda chiesa. Segue poi, tra le stradine, la visita all’allora ufficio della casa cinematografica Rizzoli, oramai con la saracinesca chiusa definitivamente. Di seguito ci spostiamo nelle viuzze per ammirare i musei dedicati a Peppone e Don Camillo. Anche la casa residenziale di Peppone ha suscitato interesse nei visitatori. Terminata la visita siamo di nuovo in viaggio per raggiungere il ristorante “al Vèdel” a Colorno in provincia di Parma dove abbiamo avuto l’opportunità di gustare e
apprezzare un ottimo pranzo gastronomico servito con squisitezza dal personale. Prima di riprendere il viaggio di ritorno c’è anche l’occasione per visitare la bellissima e fornitissima cantina dei vini, del classico culatello, dei formaggi e dei salumi locali, una cantina che ci ha meravigliato per la vasta scelta e l’ottima qualità e che ci ha dato l’opportunità di fare golosi acquisti. Dopo di che intraprendiamo il viaggio di ritorno contenti e soddisfatti per la bellissima e interessante giornata trascorsa con la consueta ottima compagnia e allegria. Un plauso e ringraziamento a tutte le colleghe e i colleghi del segretariato per la perfetta organizzazione senza tralasciare di ringraziare tutti per la numerosa partecipazione. Un commento finale mi viene spontaneo: è stato un vero successo! Arrivederci alla prossima gita. Ernesto Fenner
Discriminazioni nel mondo del lavoro
Al primo impiego salario inferiore del 7% Già all’ingresso nel mondo del lavoro le giovani donne guadagnano il 7% in meno dei loro colleghi maschi con la stessa formazione. E siccome entrambi i sessi hanno la stessa qualifica e non hanno esperienza, la differenza non si può giustificare con qualifiche o esperienze professionali diverse. Gli oppositori delle verifiche salariali dubitano che le differenze esistenti siano discriminatorie. Ma una ricerca dimostra che le giovani donne partono svantaggiate sin dall’inizio. La differenza di paga tra uomo e donna ammonta al 20 per cento. E anche dopo aver preso in considerazione qualifiche, richieste e attività diverse, rimane comunque un terzo della differenza (9%) che non si spiega a livello oggettivo. Questa differenza salariale è considerata discriminatoria. Per questo il Consiglio federale raccomanda dei controlli salariali regolari, per realizzare finalmente il principio “stesso salario per un lavoro di uguale valore”. Gli avversari delle verifiche salariali argomentano che queste differenze salariali inspiegabili non sono discriminatorie, in quanto esistono dei fattori, come la pre-
stazione individuale, che incidono sul salario, ma che non sono computati ai fini statistici. Uno studio condotto nell’ambito del Programma nazionale di ricerca PNR 60 sull’uguaglianza fra donna e uomo tuttavia evidenzia un altro scenario. La ricerca “Belodis” constata che le donne già al primo impiego guadagnano il 7% in meno dei colleghi maschi con identica qualifica professionale. E all’inizio della carriera le diverse esperienze professionali o qualifiche non sono ancora rilevanti. Dunque le giovani donne iniziano la loro vita lavorativa con un notevole svantaggio salariale. I voti finali e le competen-
ze pressoché non influenzano il livello dello stipendio. Quello che fa la differenza è se sei maschio o femmina. E questo risultato si osserva anche in professioni dove uomini e donne sono rappresentati in maniera equilibrata. Il team della ricerca riconduce questo fatto a un diverso approccio del datore di lavoro riguardo alle aspettative. Essi partono dal presupposto che le donne comunque ridurranno il loro monte ore o che interromperanno il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Dunque ai datori di lavoro in questo senso quasi non converrebbe investire troppo nel salario e nella carriera di
lavoratrici donne. Dall’altra parte gli stipendi dei giovani uomini aumentano più rapidamente. Di conseguenza non regge l’argomento degli oppositori secondo cui la discriminazione salariale è una pura invenzione e i quali affermano che altri fattori importanti ai fini del salario non sono potuti essere rilevati a causa del metodo statistico scelto. Anzi, è vero il contrario: le donne con la stessa qualifica già all’inizio della propria vita professionale guadagnano il 7% in meno dei colleghi maschi. Questo valore si scosta soltanto di poco dalla discriminazione salariale media del 9% su tutte le fasce d’età.
Marcia mondiale Ticino | 11
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 in cammino verso la parità
“Cambiare la vita delle donne per cambiare il mondo” Donne, ma non solo, in marcia attraverso i continenti per denunciare le tante discriminazioni delle quali sono ancora vittime. A metà maggio si sono toccate le tappe ticinesi. Un momento di riflessione per capire i motivi per i quali in una società che si definisce moderna le donne continuano a pagare un caro prezzo a livello sia salariale che sociale e purtroppo in alcuni casi anche fisico. Paola Delcò* cifre che a tutt’oggi mostrano una palpabile disparità tra uomo e donna, sul piano economico, politico e sociale. I risultati delle ultime elezioni cantonali parlano chiaro, così come le continue disparità salariali e il non trascurabile tasso di violenza domestica». Vanessa Ghielmetti, una tra le fondatrici di DAISI, è convinta che un’azione di questo genere sia di estrema attualità anche sul territorio ticinese e non solo a livello internazionale. Anche qui, al centro della cosiddetta Europa dei diritti, rimane infatti ancora molta strada da percorrere. Un modo per farlo è sicuramente quello di avanzare proposte e gesti concreti e non solo rivendicazioni: «Non si tratta unicamente di un movimento di protesta – continua Vanes-
sa Ghielmetti – ma anche di proposta. Per esempio, per dare delle risposte concrete a come uscire dalla povertà è stata fondamentale l’alleanza con le Botteghe del mondo, che attraverso il commercio equo e solidale promuovono la partecipazione femminile. Per sostenere le donne iraniane, discriminate dalle politiche di natalità che limitano la loro autonomia, abbiamo aderito alla petizione di Amnesty. E per contrastare le violazioni dei diritti umani in ambito lavorativo abbiamo abbracciato l’iniziativa per multinazionali responsabili». Sì, perché oltre che di una questione di genere stiamo parlando di responsabilità e di rispetto dei diritti universali, ancora oggi negati a un gran numero di persone. Della stes-
* Paola Delcò è giornalista freelance.
© PAOL A DELCÒ
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Lo scorso mese di maggio la Marcia mondiale delle donne (MMD) ha attraversato la Svizzera, facendo tappa anche in Ticino. Diverse organizzazioni vi hanno aderito ritenendola uno strumento valido e necessario per raggiungere in tutti gli ambiti, sia pubblici che privati, una reale parità ed equità tra uomini e donne. Fra i promotori di questa iniziativa vi è il Gruppo donne di Amnesty International della Svizzera italiana (DAISI) che motiva così la sua adesione alla Marcia: «In sintesi sono due i principi che ci hanno spinte a partecipare, il primo consiste nel voler rendere concreta la solidarietà verso quelle donne che quotidianamente sono private della propria libertà, mentre il secondo si spiega alla luce delle
sa idea è pure Ximena Calanchina, che da qualche anno lavora al fianco di Vanessa e ha aderito alla marcia sin dai suoi esordi: «In Guatemala lottavamo per la pace e contro la militarizzazione, mentre ora che mi trovo in Svizzera mi rendo conto di quanto sia importante rendere consapevoli le persone a proposito delle enormi responsabilità che hanno i Paesi produttori di armi. In fin dei conti il diritto alla vita e a un mondo in pace non dovrebbero mai venire meno». La rete costituitasi attorno alla Marcia offre dunque la possibilità di trovare soluzioni trasversali e di sviluppare strategie comuni a livello globale. Funge da cerniera tra le differenti realtà di donne appartenenti ai cinque continenti. «La marcia è in primo luogo il movimento di tutte quelle donne che si oppongono a questo sistema patriarcale e razzista, che genera povertà e violenza, soprattutto nei loro confronti. Raggruppa contadine, indigene, cittadine, nere, bianche, studentesse, sindacaliste, femministe, lesbiche, donne appartenenti al movimento per la casa, donne legate alla teologia della liberazione, donne organizzate nei partiti della sinistra, insomma è veramente un movimento ampio».
bellinzona ∙ ... e nella pioggia
Lugano ∙ Unite nel sole...
intervista 1
intervista 2
Alessandra Ceregatti, 43 anni, brasiliana, è partita da San Paolo per raggiungere la carovana in Croazia. Oltre ad essere un’attivista della Marcia mondiale delle donne in Brasile, lavora come giornalista freelance, si occupa di edizioni e organizzazione di eventi. syndicom: Come ti sei avvicinata a questo movimento femminista internazionale? Alessandra C .: Prima di essere una militante della MMD ero già attiva in diversi processi di partecipazione sociale. Sin da adolescente facevo parte del Partito dei lavoratori e di altre organizzazioni. Poi nel 2000 mi offrii come volontaria nella preparazione del Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Pro-
prio in quel contesto sono venuta a conoscenza della Marcia, che in quegli anni stava iniziando la sua lotta. Qualche tempo dopo, quando il Segretariato internazionale della MMD approdò in Brasile, ebbi l’opportunità di farne parte. Fu proprio durante il mandato brasiliano, tra il 2007 e il 2013, che decidemmo di organizzare la carovana che in questi mesi sta attraversando l’Europa. All’interno della MMD coesistono diverse visioni di femminismo, quali sono i punti in comune? Consideriamo la violenza come qualcosa di strutturale e crediamo che essendo le diverse problematiche interconnesse, vadano affrontate di pari passo. Ecco perché riteniamo necessario cambiare la vita delle donne per cambiare il mondo per cambiare la vita delle donne: è un concetto circolare, non si tratta di cambiare prima una e poi l’altro, ma di proseguire parallelamente su più livelli. Costruiamo il femminismo a partire dalle lotte concrete delle donne e dalle loro necessi-
tà, quindi crediamo che la lotta per la riforma agraria portata avanti da una donna contadina sia una lotta femminista. L’iniqua divisione sessuale del lavoro è l’espressione più concreta del patriarcato. Ciò che la società patriarcale si aspetta dalle donne non è solo che si occupino dei bambini, ma anche degli anziani, dei malati, degli uomini, peraltro non si aspetta la stessa cosa dagli uomini, che già solo per questo motivo godono di privilegi. È ovvio che in una società come questa un uomo, rispetto a una donna, ha molte più possibilità di occupare lo spazio pubblico, di affermarsi e di studiare, di pensare ed esprimere il proprio pensiero, di leggere e via dicendo. In questo senso credo sia completamente sbagliato sostenere che le donne che oggi occupano degli spazi di potere abbiano già ottenuto l’uguaglianza, poiché se queste donne si trovano lì significa che ve ne sono altre a ricoprire il loro ruolo di sempre: una babysitter, una donna delle pulizie, una madre, una nonna…
© PAOL A DELCÒ
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“Fare femminismo a partire dalle necessità delle donne” “Lottare per la libertà di vivere”
Di questo è convinta anche Ana Pandey, 36 anni, serba e insegnante di inglese. Jodi, questo il suo soprannome, si definisce una femminista lesbica radicale, è attiva nella lotta contro ogni forma di violenza sulle donne a Belgrado e da diversi anni appartiene alle Donne in nero. “In tutti gli ambiti le donne si trovano in fondo alla scala di potere, se parliamo di lavoro le donne sono doppiamente marginalizzate, se parliamo di migrazione le donne sono doppiamente discriminate, per non parlare delle guerre, dove subiscono terribili violazioni solo per il fatto di essere donne. In Kurdistan, le donne sono violentate, uccise e rapite da decenni, e la loro più grande battaglia è ferma-
re tutto ciò. Le esistenze delle donne sono diverse in ogni Paese, tuttavia esiste una lotta comune che cerca di contrastare ogni forma di oppressione legata a questo sistema capitalista e patriarcale. Credo che ascoltandoci a vicenda, discutendo, scambiandoci esperienze e rafforzandoci l’un l’altra sia possibile valorizzare ogni singola lotta”. L’esperienza più significativa di questa carovana? La tappa in Kurdistan e quello che hanno significato la nostra presenza e il nostro supporto per le donne di quel luogo. Ciò che per noi equivale a un piccolo segnale di solidarietà per loro è qualcosa di enorme; grazie a un piccolo gesto capiscono di non essere sole e sanno che qualcuno pensa alla loro situazione, tutto questo dà loro ancora più forza per continuare nella loro lotta per la libertà di vivere. A questo punto non ci resta che continuare a camminare finché tutte le donne non saranno libere…
12 | Ticino Cultura
© OTHERMOVIE. CH
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Giunto alla quarta edizione, OtherMovie Lugano Film Festival continua a proporre un cinema “altro”: non soltanto un ponte fra Est e Ovest, con titoli internazionali, ma un ponte tra film e altre arti. La rassegna si chiude questo fine settimana con una serata speciale dedicata al Medio Oriente. C’è davvero bisogno di un altro festival di cinema? Con tutte le rassegne esistenti su un territorio così piccolo come il Canton Ticino, si sente davvero la necessità di nuovi appuntamenti dedicati alla “settima arte”? Quattro anni fa, qualcuno si era posto domande simili. Ora che l’OtherMovie Lugano Film Festival ha assunto un profilo consolidato, una sua funzione caratteristica nel panorama festivaliero, la risposta non può che essere una sola, forte e chiara: sì! Perché OtherMovie è riuscito davvero a raggiungere il suo obiettivo, quello di proporre un cinema “altro”, un cinema lontano dal mercato, che difficilmente riesce ad avere la visibilità che merita. Basta un esempio: nonostante le rassegne esistenti, i cinefili (e gli appassionati d’arte) da tempo si chiedevano come mai il documentario del maestro Wiseman sulla londinese National Gallery non avesse trovato spazio nelle nostre sale. Ecco, OtherMovie è riuscito a presentare questo titolo nella serata di apertura qualche giorno fa: soltanto questo servirebbe a giustificare l’esistenza di questo piccolo grande festival. Ma OtherMovie, nato dalla passione di Drago Stevanovic, Maurice Nguyen, Antonio Prata (infaticabile e vulcanico direttore del Cinestar) e di un ottimo team di entusiasti collaboratori, ha anche il merito di proporre molto altro, in tutti quei campi dove il cinema tradizionale, quello che vediamo in sala, diventa “altro”. La quarta edizione, fino al 14 giugno, ha finora proposto un workshop sulla cinepresa Super8, un incontro tra scuole di cinema, una serata sulla Cina, una minirassegna di cortometraggi, una finestra sulla produzione regionale, perfino un concerto. Come se non bastasse, al ricco programma (su www.othermovie.ch) si è aggiunta una sezione dedicata alla videoarte, intitolata OtherFrame, con film e videoinstallazioni. Seguendo il fil rouge tematico di quest’anno, intorno al significato di Libertà di essere, si sviluppa la rassegna [S]semplicemente Cinema, in programma stasera al Cinema Lux di Massagno, con cortometraggi provenienti da Grecia, Italia e Bosnia. Al Cinestar di Lugano (stasera alle 22.45) passano invece i migliori titoli del festival parigino Signes de Nuit, con film da Belgio, Messico, Norvegia, Malaysia, che danno al festival una dimensione internazionale. Tra gli appuntamenti di questo fine settimana conclusivo di OtherMovie, da non perdere la serata speciale A proposito del Medio Oriente, sabato alle 20.30 al Cinestar, presentata dal giornalista Roberto Antonini. In prima visione svizzera, sarà possibile vedere film che aprono una finestra sulle realtà egiziane e irachene degli ultimi, terribili anni di guerra. Gran finale, domenica 14 giugno alle 20 al Cinestar, con il film brasiliano È arrivata mia figlia, premio del pubblico alla Berlinale 2015, un altro film premiato nei festival internazionali che difficilmente sarebbe arrivato sui nostri schermi. Questa è la vocazione di OtherMovie. Qualcuno osa ancora metterne in dubbio la necessità?
Giovanni Valerio
Due chilometri di roccia a strapiombo Il Creux du Van, un’attrazione del Giura immersa in una riserva naturale. Elia Stampanoni*
© ES
Un festival necessario
territorio
Per un periodo ha fatto da sfondo a una pubblicità della RSI, parliamo del Creux du Van, una roccia con pareti a picco, alte e continue. Si tratta di un magnifica falesa (van), la cui facciata si sviluppa su un semicerchio, andando a formare un anfiteatro cavo (creux). L’attrazione naturale si trova nel cantone di Neuchâtel e si può raggiungere con una bella scampagnata da differenti luoghi, per esempio dai piccoli borghi di Noirague o Couvet. Ci vogliono quindi di certo gambe e fiato, ma una volta raggiunta la cima il panorama appaga gli sforzi profusi. Lo si può anche aggirare a raggiungere da dietro, avvicinandosi da uno degli chalet rimasti sul territorio, come quello di Le Soliat. I più temerari possono anche salire il ripido sentiero che parte dalla Ferme Robert (2 ore e mezzo abbondanti di cammino), un luogo colonizzato nel 1750 a scopo agricolo, per la caccia e la produzione di carbone. La Ferme Robert fu in seguito acquistata dallo Stato e poi da un’Associazione che v’insediò il centro informativo della riserva. Sì, perché i 300 ettari del Creux du Van, compresa la falesa di due chilometri di lunghezza e 160 metri di altezza, nel 1884 furono acquistati dallo Stato che salvò la zona da una gestione sconsiderata, contraddistinta da caccia abusiva e disboscamenti selvaggi. Dopo l’intervento l’area ha ripreso a vivere grazie a diverse operazioni di protezione a favore di vegetali e animali. Un altro passo decisivo fu l’introduzione della bandita di caccia nel 1956, a cui seguì nel 1965 l’inserimento di alcune specie ormai scomparse, come marmotte, caprioli e camosci.
La formazione della falesa è datata migliaia di anni ed è dovuta all’azione congiunta di gelo e acqua. Il susseguirsi di lenti fenomeni naturali provocò infatti il movimento di diverso materiale che contribuì alla creazione del maestoso anfiteatro. Una conseguenza è pure la formazione, sotto il Creux du Van, di diversi “pergisol”, ossia di suoli gelati in permanenza. Oggi ci accorgiamo della loro presenza mentre ci dissetiamo alla “sorgente dell’acqua fresca”, una fonte la cui temperatura è costantemente attorno ai 4°C. La superficie della riserva naturale comprende anche vasti pascoli e fitti boschi che furono luogo d’insediamento già nel 17esimo secolo, quando s’installarono le prime popolazioni. Seguirono le prime costruzioni, dei piccoli chalet per conservare il fieno e poi anche per accogliere i pastori o gli agricoltori. Alcuni di questi edifici hanno oggi mantenuto le loro caratteristiche, ma quasi tutti hanno dovuto subire delle ristrutturazioni o modernizzazioni in seguito a catastrofi naturali, incendi o alla semplice usura. Il Creux du Van è pertanto una meta prediletta per una camminata in un ambiente protetto, con l’aggiunta di uno scenario fantastico, garantito dall’imponente presenza della corona rocciosa. Falesa che si può osservare comodamente anche dal piccolo paesino di Brot-dessus, sempre nella Val-de-Travers, da dove uno sguardo all’anfiteatro vale sicuramente il viaggio. © ES
cineoltre
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015
* Elia Stampanoni è giornalista RP freelance.
Frontiera Cultura | 13
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015 Modifica di legge
lo scaffale
Disoccupazione: Con Zerocalcare nel cuore si cambia nuovamente... della resistenza curda “Un racconto il più possibile onesto di quello che ho vissuto durante il viaggio. (...) Un tentativo di tenere un equilibrio tra il pippone didascalico e la cazzata spicciola”. Petra Demarchi
tualmente non versata dal datore di lavoro. Nelle 13 settimane di contribuzione dobbiamo ricordarci di includere anche i seguenti periodi coperti da: contributi figurativi per maternità obbligatoria e congedo parentale, se non si è stati licenziati, i periodi di lavoro all’estero in Paesi comunitari o collegati alla CEE (il caso dei frontalieri), i periodi di astensione dal lavoro per malattia del figlio fino a otto anni di età e infine i periodi di malattia e infortunio se c’è stata integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro. Sono esclusi i periodi per cui un lavoratore ha già usufruito delle indennità di disoccupazione. La prestazione è percepita mensilmente per un numero di settimane pari alla Attraverso il “Jobs Act” il Governo italiano metà delle settimane di contribuzione degli guidato da Renzi ha introdotto la nuova pre- ultimi quattro anni per un massimo di 24 stazione di disoccupazione che era stata già mesi. Finanziariamente la NASpI ammonmodificata appena tre anni fa dal preceden- ta a, se la retribuzione mensile è pari o infete Governo Monti, cioè Aspi e mini Aspi. I riore nel 2015 all’importo di euro 1195 menrequisiti fondamentali sono tre: aver perso sili, al 75% della retribuzione. Nei casi in cui il lavoro involontariamente, avere almeno la retribuzione mensile sia superiore a euro 13 settimane di contribuzione nei quattro 1195 euro mensili, caso di molti frontalieri, anni precedenti l’inizio della disoccupazio- l’indennità sarà pari al 75% del predetto imne ed avere 30 giornate di lavoro effettivo porto a cui si dovrà aggiungere un ulterionei dodici mesi precedenti sempre l’inizio re importo pari al 25% calcolato sulla diffedelle prestazioni. Questi requisiti devono renza tra la retribuzione mensile ricevuta essere validi contemporaneamente. Alcuni ed euro 1195. Comunque l’indennità mensicambiamenti sono molto rilevanti, soprat- le non potrà in ogni caso superare nel 2015 tutto quelli che riguardano la durata dell’e- l’importo mensile di euro 1300; inoltre l’inrogazione che non dipenderà più dall’età, dennità sarà ridotta progressivamente nelma dalle settimane di lavoro, e il periodo di la misura del 3% al mese dal primo giorno del quinto mese in cui «Per aver diritto alle prestazioni bisogna si percepisce nel 2015, mentre per i lavorato“aver perso il lavoro involontariamente” cioè ri licenziati dal 1° gennon hanno diritto alla Naspi quei lavoratori naio 2016 tale riduzioche hanno dato le dimissioni e quelli che ne verrà applicata dal hanno risolto consensualmente il contratto». primo giorno del quarto mese. Come abbiamo scritto precedenteriferimento che è raddoppiato, passando da mente la durata della NASpI è stabilita per due anni (Aspi) a quattro anni. Quindi con- un periodo pari alla metà delle settimane sigliamo, vista la velocità con cui certe ditte contributive effettivamente lavorate, invenascono e spariscono, di abituarsi ogni qual ce a partire dal 2017 il periodo massimo auvolta si cambia un impiego a richiedere i menterà a 78 settimane. La nostra considecertificati al datore di lavoro anche se non razione è che tutelare sia finanziariamente ci si iscrive immediatamente in disoccupa- che per un periodo maggiore il lavoratore è zione. Per aver diritto alle prestazioni biso- fondamentale, ma non basta più in un mongna “aver perso il lavoro involontariamente” do dove le congiunture economiche negacioè non hanno diritto alla Naspi quei lavo- tive cicliche sono sempre più ravvicinate. ratori che hanno dato le dimissioni e quelli Questa nuova legge dovrebbe essere volta che hanno risolto consensualmente il con- anche a dotare i famosi “Centri per l’impietratto. Naturalmente rientrano sempre nel go” di strumenti effettivamente efficaci. Il ladiritto i lavoratori dimessisi per “giusta cau- voratore che perde l’impiego deve poter ausa”, cioè coloro che: non hanno ricevuto il mentare la propria capacità di rientrare in pagamento della retribuzione, che sono sta- tempi accettabili nuovamente nel mondo ti oggetto di molestie sessuali o che hanno del lavoro. Questo può avvenire unicamente subito mobbing. Inoltre quelli che hanno con “armi” più adeguate e solide ad affrontasubito variazioni delle condizioni di lavoro re le nuove sfide e soprattutto le nuove barnel caso in cui l’azienda sia stata ceduta ad riere come ad esempio l’aumento dell’età altri o per spostamento ad altra sede senza pensionabile, l’aumento del rischio di esseche sussistano ragioni tecniche, produttive, re licenziati perché considerati “lavoratori organizzative. In questo sistema attuato dal obsoleti” dal punto di vista produttivo e coGoverno vengono considerate “settimane stosi per le prestazioni sociali a cui si ha diutili per far nascere il diritto” tutte le setti- ritto dopo una certa età. mane retribuite dove, anno per anno, risulti sia stata pagata o dovuta una retribuzione, *Ferdinando D’Agostino è responsabile Uffitenendo presente che per contribuzione uticio Patronato Ital Uil di Mendrisio, le si intende anche quella dovuta ma evenfrontalieri@bluewin.ch.
Zerocalcare è partito l’anno scorso con la Staffetta romana, un’organizzazione di attivisti impegnata nel sostegno solidale alla popolazione curda, per Mehser, un villaggio sul confine turco, a un chilometro da Kobane, città curda del nord della Siria. Il Kurdistan non è uno Stato: come nazione, intesa come comunità di individui che condividono lingua, tradizioni e storia, è spalmato su quattro Stati: Turchia, Iran, Siria e Iraq. Il 2 luglio del 2014, lo Stato Islamico ha tentato di assumere il controllo di Kobane con le armi e la città è stata soprannominata la “Stalingrado del Vicino Oriente”, per sottolineare la strenua resistenza da parte dei militanti di YPJ e YPG, le unità di protezione popolari curde femminili e miste. Ai primi di ottobre del 2014, le forze dell’Isis che si muovevano da sud e da ovest, penetrate nei sobborghi della città, sono state costrette a combattere casa per casa dai resistenti curdi. Il 26 gennaio 2015, dopo oltre quattro mesi di combattimenti e circa 2.000 morti, le forze curde riconquistano la città. Zerocalcare ci porta con lui all’interno di quei momenti. Egli disegna con la sua matita ironica e accattivante la propria esperienza nel contesto della solidarietà alla resistenza curda e ci descrive le settimane passate sul confine restituendoci una situazione martoriata, ma anche ricca di slanci generosi e coraggiosi. Kobane si trova nel Rojava, una regione del nord-est della Siria che si è dichiarata indipendente nel 2011. I ribelli curdi stanno instaurando l’autogoverno nella Siria dilaniata dalla guerra, ricordando l’esperienza zapatista e fornendo un’alternativa democratica: con l’intento di perseguire libertà, giustizia, dignità e democrazia, nel rispetto del principio di uguaglianza e nella ricerca di un equilibrio ecologico, la Carta del Rojava proclama un nuovo contratto sociale, basato sulla reciproca comprensione e la pacifica convivenza fra tutti gli strati della società, nel rispetto dei dirit-
©FDA
L’art. 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015 n. 22 istituisce, a decorrere dal 1° maggio 2015, la nuova prestazione di disoccupazione Naspi: Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Ferdinando D’Agostino*
Questa rubrica viene riproposta con appuntamenti regolari. L’intento è di suggerire delle scrittrici e degli scrittori intriganti e intelligenti capaci di avere uno sguardo “diverso” sulla società, la storia e l’economia. Suggerimenti per chi volesse inserire nella propria biblioteca casalinga opere grintose o a volte un po’ ai margini... l’autore Michele Rech è un giovane autore di fumetti romano. Attraverso un blog e due libri è diventato ironico portavoce della generazione anni 90, cresciuta tra precariato e Web, tra il G8 di Genova e le serie tv. È finalista 2015 del Premio Strega.
kobane calling Il 16 gennaio 2015 sulla rivista Internazionale è stato pubblicato un reportage a fumetti scritto e disegnato da Zerocalcare.
ti umani e delle libertà fondamentali, riaffermando il principio di autodeterminazione dei popoli. Un’esperienza a cui guardare con attenzione. Carta del contratto sociale del Rojava www.zerocalcare.it
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana: syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33,
Casella postale 6336, 3001 Berna Tel. 058 817 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 10 luglio 2015. La chiusura di redazione è fissata lunedì 29 giugno 2015.
14 | In chiusura Gruppo Interesse Pensionati Regione Ticino e Moesano Programma Corsi d’informatica 2015 Syndicom offre ai propri soci pensionati la possibilità di partecipare a determinati corsi organizzati dalla Fondazione ECAP Ticino UNIA. In particolare i soci pensionati di syndicom possono partecipare a un corso all’anno gratuitamente. Qui di seguito vi segnaliamo i corsi previsti per l’anno 2015 e un estratto delle Condizioni generali pubblicate da ECAP Ticino UNIA. Se avete richieste specifiche di corsi fatele presenti.Chi fosse interessato può iscriversi seguendo le indicazioni e informando della propria iscrizione anche il Segretariato di syndicom Ticino e Moesano (058 817 19 61 e-mail ticino@syndicom.ch). Informatica per la Terza età Corso diurno per un approccio all’uso del PC e per tenere il passo con i tempi. DURATA: 30 ore COSTO: fr. 390.REQUISITI: nessuno SEDE: Lamone CERTIFICAZIONE: Attestato di frequenza Introduzione all’Informatica Il sistema operativo Windows e primi passi con i programmi Word e Excel. DURATA: 30 ore COSTO: fr. 420.REQUISITI: nessuno SEDE: Lamone CERTIFICAZIONE: Attestato di frequenza Tutto sul computer di casa Corso teorico e pratico destinato a chi vuole apprendere a gestire il proprio PC di casa in modo ottimale (nuove periferiche, software, corretta manutenzione). DURATA: 32 ore COSTO: fr. 450.REQUISITI: conoscenze base nell’uso di un PC SEDE: Lamone CERTIFICAZIONE: Attestato di frequenza
Chiudono altri uffici postali
Stop allo smantellamento
Una petizione per dire no, in Ticino, all’ennesima chiusura di un ufficio postale. Inviata una lettera alla Posta Sa e alla consigliera federale Doris Leuthard per richiamare la Confederazione alle sue responsabilità nel dover garantire un servizio pubblico. Barbara Bassi
©FRAN ÇOISE GEHRING
corsi ecap
syndicom | N. 6 | 12 giugno 2015
1639 non è una data storica ma il numero di firme raccolte in pochi giorni per una petizione contro la chiusura dell’Ufficio postale di Mendrisio Borgo. Un segnale di denuncia contro lo smantellamento che da tempo la Posta svizzera attua nei confronti del servizio pubblico. Con il supporto di queste firme è stata dunque mandata una lettera alla Posta da poco diventata una SA di carattere privato dunque. Per mano della deputazione ticinese alle Camere federali a Marina Carobbio Guscetti, presente alla manifestazione, è stata consegnata una lettera aperta indirizzata alla consigliera federale Doris Leuthard a capo del dipartimento che si occupa delle telecomunicazioni (DATEC). Per dare un segnale tangibile, il 23 maggio Insieme a Sinistra ha organizzato una manifestazione presso l’Ufficio postale di Mendrisio stazione alla quale hanno par-
tecipato cittadini, cittadine e commercianti carichi di gerbere gialle. Simbolicamente si voleva rappresentare la protesta civile usando appunto il fiore e il giallo inteso qui non tanto come il colore della Posta bensì come fosse un cartellino giallo d’ammonimento. “Basta con questa politica di razionalizzazione che La Posta sta mettendo in atto per ottenere sempre più profitto a scapito di numerosi posti di lavoro” così è iniziato l’intervento di Marco Forte, segretario regionale di syndicom. Va detto che oltre alle lettere già citate una copia delle firme è stata anche inviata al Comune di Mendrisio. “Con la nostra petizione, noi di Insieme a Sinistra abbiamo risposto a un’esigenza della popolazione, delusa e arrabbiata”, si legge nel loro comunicato stampa. Un modo per fare sentire la voce e far sapere di non essere d’accordo con questo costante sman-
il cruciverba di syndicom
condoglianze Osvaldo Brocco, Mesocco, deceduto in data 22.4.2015 all’età di 73 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1972.
Informatica per mamme (e per nonne e nonni) Corso diurno per un approccio all’uso del PC e per tenere il passo… con i figli e i nipoti. DURATA: 30 ore COSTO: fr. 390.REQUISITI: nessuno SEDE: Lamone CERTIFICAZIONE: Attestato di frequenza
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Marco Forte: 058 817 19 61
Calendario I corsi vengono proposti a più riprese durante l’anno con un calendario flessibile che tiene conto degli interessi manifestati dal pubblico, delle aule utilizzabili e delle disponibilità degli insegnanti. È pertanto importante segnalare preventivamente al Segretariato ECAP Ticino UNIA il proprio interesse per il corso o i corsi proposti, indicando eventuali preferenze/vincoli: appena stabilito il calendario del corso specifico, a tutti gli interessati viene inviata la scheda di iscrizione. Iscrizioni Salvo indicazioni diverse per attività formative organizzate in collaborazione con altri enti, l’iscrizione ai corsi ECAP Ticino UNIA avviene compilando e ritornando l’apposito formulario che si ottiene contattando il nostro Segretariato a Lamone: tel. 091 604 20 30 / E-mail: infoti@ ecap.ch / Cartolina postale: ECAP Ticino UNIA, via Industria, 6814 Lamone.
tellamento del servizio pubblico che nel caso della Posta viene sempre più svilito a Mendrisio, Chiasso, Pregassona ma anche nelle valli. Purtroppo questo processo è la conseguenza di una costante politica di attacco al servizio pubblico nelle sue diverse applicazioni come dimostrano le svariate tematiche poste in votazione negli ultimi anni. Eppure l’importanza del servizio pubblico è riconosciuto persino a livello costituzionale e contribuisce, oltre ad assolvere un servizio vero e proprio di accessibilità a tutti i cittadini, anche alla coesione sociale. “Negli ultimi dieci anni La Posta ha esternalizzato numerosi comparti e oggi si presenta come un gruppo eterogeneo con numerose affiliate e con le più disparate condizioni d’impiego. Con il cambiamento del proprio statuto giuridico, La Posta ha una maggiore libertà sul piano imprenditoriale, ma resta pur sempre di proprietà della Confederazione. Consiglio federale e Parlamento hanno dunque grandi responsabilità nel peggioramento del servizio pubblico”, hanno così concluso i promotori di questa petizione.
Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch
In palio un buono coop di 100 franchi offerto da Coop. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 26 giugno 2015, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 5 è il signor Sandro Bizzozero di Gravesano.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu-ma-me-gio 9.00 -11.30 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch castori.gabriele50@gmail.com