N. 10 25 novembre 2016
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
il giornale
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Contro i tagli moratoria subito! «La Posta sviluppa la rete del futuro», titolava la direzione della Posta nel suo comunicato stampa tre settimane fa. Quello che ha presentato poi non è stata però una strategia innovativa, bensì il ridimensionamento più consistente nella storia della Posta in assoluto (vedi a pagina 5). Il glorioso passato del gigante giallo si arricchisce ora di un nuovo capitolo oscuro. I protagonisti di questi cambiamenti hanno perso la possibilità di trovare tempestivamente delle soluzioni per la necessaria trasformazione a livello di contenuti della Posta, soprattutto nel comparto Rete postale e vendita. I dipendenti vorrebbero sviluppare ulteriormente l’offerta e adeguare le prestazioni ai fabbisogni della clientela, ma evidentemente la Posta non ha intenzione di coinvolgere il suo stesso personale in questo processo di trasformazione. Un comportamento inaudito per un’azienda che ci tiene a presentare se stessa come un datore di lavoro sociale e che, in fondo, appartiene un po’ a tutti noi. La popolazione, quale proprietaria della Posta, deve decidersi una volta per tutte se vuole realmente acconsentire all’assottigliamento della rete di uffici postali, alle continue esternalizzazioni e al dumping salariale a spese degli impiegati. Il servizio pubblico non consiste semplicemente nell’operare in termini puramente di economia aziendale, come evidentemente ritiene la signora Ruoff, bensì nella copertura di un fabbisogno di base, che dev’essere sempre ridefinito. Questa definizione dev’essere fatta propria dalla popolazione, dall’economia e, non da ultimo, anche dalla politica. syndicom si impegnerà con tutti i mezzi possibili per i 1.200 colleghi e colleghe interessati. Quale fondamento per un dialogo comune fondato sull’equità è ora necessario un piano concreto e vincolante sulla configurazione dell’ufficio postale del futuro. Chiediamo una moratoria delle chiusure degli uffici postali finché questa strategia non verrà messa in campo!
Roland Lamprecht, segretario centrale Logistica
pensioni swisscom
Nonostante la pressione sulle rendite, dal luglio 2017 le prestazioni restano buone › Pag. 6
press e media elet tronici
Dopo la Svizzera francese, ora la scure di Tamedia si abbatte sulla Berner Zeitung › Pag. 7
industria 4.0
Javier Carles di UNIGlobal spiega le sue ricette per i sindacati e i lavoratori del futuro › Pag. 8
contro la chiusura degli uffici postali
Dichiarazione di guerra
È sempre il personale a dover pagare per l’assenza di strategia e il cattivo management della direzione della Posta. Con l’annuncio della chiusura di centinaia di uffici postali, il Gigante giallo ha messo davanti al fatto compiuto i sindacati, la popolazione, le autorità e i propri dipendenti. › Pagina 6
© FRANT ISEK MATOUS
appello
protesta contro la chiusura dello storico ufficio postale di basilea ∙ syndicom chiede la moratoria dell’annunciata chiusura degli uffici postali.
dossier sorveglianza digitale
Attenzione, il capo vede tutto! Nell’era digitale, le tecnologie consentono alle aziende di spiare e controllare i dipendenti sul posto di lavoro. E l’attuale legislazione sulla protezione dei dati lo permette ancora. Michael Stötzel Martin Neff è economista capo della banca Raiffeisen. Economista, convinto sostenitore del mercato convinto, considera gli incentivi materiali per i dipendenti il miglior lubrificante del sistema. Recentemente ha pubblicato un commento in cui si lamenta della smisurata crescita della disparità nel mondo. La sua conclusione indignata: non si viene più retribuiti in base alle prestazioni. Il sistema degli
incentivi materiali che intende garantire la crescita, ma anche l’intesa negli uffici e nelle aziende, «è un chiaro fallimento». Laddove scompaiono volontarietà e intesa, aumenta la diffidenza e il controllo. Lo conferma il mercato stesso: in tutti gli Stati industrializzati sta crescendo a dismisura il settore della sorveglianza. Inoltre Rolf Schatzmann, l’ex capo del Servizio federale di sicurezza, dichiara al quotidiano zuri-
ghese NZZ: «La maggior parte delle grandi aziende sorveglia oggi i propri collaboratori praticamente a tutto campo e lo fa più di quanto i dipendenti ne siano consapevoli».
Carat tere preventivo Alle aziende non serve un’occasione speciale. Il 7 maggio 2014, ad esempio, ai vertici delle FFS del complesso industriale delle Officine di › Continua alle pag. 2 e 3
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spionaggio a tut to campo
Attenzione, il capo vede tutto! Continua da pag. 1 Bellinzona è saltato in mente, al termine della giornata di lavoro, di controllare le borse e le giacche di tutto il personale all’uscita dalla fabbrica. Questo doveva avere un «carattere preventivo», all’unico scopo di «sensibilizzare» i dipendenti a non commettere furti in azienda. Fondamentalmente lo scopo era quello di intimorirli. I sindacati hanno presentato delle denunce presso il Tribunale amministrativo federale che quest’estate si è finalmente pronunciato in merito: si è trattata di una perquisizione illegale. I controlli delle borse sono ammessi solo in caso di sospetti fondati. Inoltre la società avrebbe potuto scegliere altre misure più efficaci per impedire i furti, ad esempio affiggendo dei manifesti all’interno dell’azienda. Si tratta, nella migliore delle ipotesi, di una proposta anacronistica e banale. Poiché nell’era digitale i dipendenti possono essere completamente sorvegliati in ufficio e in azienda, durante i loro spostamenti per raggiungere i clienti oppure nei cantieri (v. riquadro).
People Analytics Il problema è tuttavia la quantità di dati relativi ai lavoratori
a cui i responsabili del personale devono dare un senso. In questo sono sostenuti da un settore che si chiama «People Analytics», ovvero lo studio e la valutazione del fattore uomo. La portata della crescita smisurata di questo settore è dimostrata da Google. Alla parola chiave «programmi di spionaggio» il motore di ricerca produce in un nanosecondo 28mila voci. Con questo tipo di programmi i computer del personale vengono messi sotto controllo e i superiori possono verificare come i loro dipendenti abbiano trascorso il proprio tempo di lavoro, con che frequenza e per quanto ad esempio hanno navigato in Internet a scopi privati, quali mail hanno ricevuto e hanno scritto, per quanto tempo sono stati impegnati in altre cose. Per non dover mettersi a leggere tutte le mail alcuni programmi speciali reagiscono a termini chiave. Se ad esempio si imbattono nei termini «capo» e «stupido» a breve distanza tra loro, il controllore riceve il segnale di analizzare più attentamente la cosa. Negli USA il 76% delle aziende controlla l’utilizzo di Internet dei propri dipendenti. Le e-mail vengono lette dal 55% delle aziende e il 36% prevede un nume-
ro di caratteri da battere all’ora. Nel 6% delle aziende i dipendenti vengono ripresi tutto il giorno alla loro postazione di lavoro. Non sono note percentuali simili in Svizzera. Ma anche qui ci si può procurare in modo facile, economico ed efficace i programmi necessari. A utilizzare i più avanzati sistemi di spionaggio sembrano essere i gestori di call center e istituti che svolgono sondaggi, nonché i responsabili delle consulenze ai clienti. Per loro c’è il «sistema di misurazione della qualità e delle prestazioni (QPMS)» che registra non solo i numeri selezionati, le chiamate e la loro durata, ma stabilisce anche quanto deve durare ad esempio la gestione di un caso di sinistro (pare siano 6 minuti e 42 secondi, per la compagnia assicuratrice Helvetia). Da Helvetia viene misurato, secondo il «Beobachter», anche il «tempo di lavoro attivo». E il programma controlla se il dipendente risponde all’apparecchio al massimo dopo tre squilli, se prima di iniziare a lavorare ha già letto le notizie in Intranet e se alle 7 è raggiungibile via e-mail. Di fronte a una sfiducia così manifesta da parte dei superiori appare evidente che essi dispongono da tempo anche degli stru-
menti tecnici per sorvegliare i loro dipendenti al di fuori degli uffici. I postini devono muoversi con uno scanner che indica loro i tempi dei tragitti, i corrieri sono costantemente localizzabili tramite GPS. I magazzinieri sono sotto il totale controllo di un minicomputer. Il dispositivo indica loro il tragitto per raggiungere gli articoli da trovare e indica loro i tempi entro cui svolgere
un incarico. E invia pure una sorta di allarme ai superiori se uno dei lavoratori si concede una pausa. Inoltre, in un grande cantiere a Sacramento, in California, vengono utilizzati dei droni che forniscono regolarmente immagini sull’avanzamento dei lavori e con esse il pretesto per escludere eventualmente dipendenti incapaci o che lavorano presumibilmente male.
Gli strumenti dei controllori: notevolmente semplificato dai possessori dei cellulari nel • Videosorveglianza: solitamente nel commercio al dettaglio momento in cui autorizzano loro stessi, ad esempio, la loro soprattutto per tutelarsi da furti da parte dei collaboratori. localizzazione (Google Maps). • Computer e scanner portatili: allacciati al polso, indicano i • Radiosorveglianza (Radio Frequency Identification, RFID): tempi per ogni fase operativa e registrano le interruzioni minuscoli supporti dati che possono essere attivati e del lavoro. interrogati via radio e intendono sostituire i codici a barre • Controllo delle comunicazioni: e-mail, Internet, telefoni. sulle merci. Stampati su etichette personalizzate, consenGrazie a programmi di spionaggio è possibile memorizzare tono la localizzazione e il controllo dei movimenti di ogni e valutare in modo digitale numeri, durata, colloqui ed lavoratore. Un’azienda statunitense produce già chip RFID e-mail. che vengono impiantati sotto pelle. • Monitoraggio di cellulari privati: localizzazione, profili di • Detective: acquisti di prova, controllo malattie, monitomovimento, controllo di contatti privati. Tutto questo viene raggio di collaboratori esterni e relazioni private. (ms)
in prospet tiva
© Z VG
D’umano non vi è traccia Il futuro del paese è assicurato. L’Ufficio federale di statistica ha in effetti appena aggiornato gli «indicatori per il programma di legislatura del Parlamento federale» con lo scopo di seguire l’evoluzione degli obiettivi politici delle più alte istanze del paese. Ciò permette agli eletti di «monitorare» gli sviluppi in materia di prosperità, di coesione e di sicurezza, le tre linee guida che si è dato il Parlamento, suddivise in 43 indicatori specifici. Si possono così misurare i progres-
si del paese su temi tanto «poetici» quanto il livello di indebitamento pubblico, la quota-parte fiscale, l’innovazione, il commercio internazionale, l’impatto degli imbottigliamenti sulla rete stradale, il consumo di energia, la fiducia nell’esercito fino anche alla «diversità delle biocenosi» (ovvero, l’insieme degli esseri viventi coesistenti in reciproca relazione in un determinato spazio ecologico. Assieme, il biotopo e la biocenosi formano un ecosistema). Per farla breve, tutto ciò che concerne le infrastrutture e le condizioni-quadro dell’economia. Ma dell’essere umano, del cittadino, del comune mortale, in questi indicatori non vi è traccia. Nean-
che al capitolo delle biocenosi, nel quale si tratta unicamente della diversità biologica nei campi e nei pascoli, ma non di quella nelle città e nelle case… D’altronde, se si procede a una ricerca elettronica nei documenti del monitoraggio statistico utilizzando le parole chiave «benessere» o «felicità» si arriva, e non è una sorpresa, a «nessun risultato trovato». Idem se si cerca il termine «giustizia». A dire il vero, qualcosa di umano traspare attraverso questi indicatori. Non come individuo in carne ed ossa, ma sotto forma di cifre, di percentuali, utilizzato come mero «indicatore» statistico. A questo punto, il risultato è sconvolgente. Primo esempio. «Il tasso di aiuto
sociale è rimasto più o meno stabile dal 2005», indica l’Ufs. «Si situava al 3,2% nel 2014, cioè allo stesso livello del 2005. Nel 2014, qualcosa come 260mila persone hanno ricevuto sostegno attraverso delle prestazioni d’aiuto sociale, cioè 4.800 in più che nel 2013.» Ciò non impedisce affatto alle autorità di diminuire gli aiuti sociali e di complicarne l’accesso. Secondo esempio tratto dall’analisi dell’Ufs: «La parte di popolazione appartenente alla fascia di reddito basso che ha rinunciato per motivi finanziari a consultare un medico o un dentista è passata dall’8,3% all’11,5% tra il 2007 e il 2013. In generale, la gente rinuncia più spesso alle cure dentarie».
Ciò che non spinge maggiormente le autorità a limitare o a ridurre i premi delle casse malati e gli onorari dei medici per rendere l’accesso alle cure effettivamente universale. Possedere degli indicatori per governare intelligentemente è lodevole. Bisognerebbe tuttavia tenere conto delle indicazioni rilevate, anche – o soprattutto! – di fronte a un tale aumento della povertà. D’altra parte, la lotta dei sindacati e della sinistra per ridurre le disuguaglianze è consolidata da questi indicatori… stabiliti dalla destra.
Michel Schweri (traduzione Petra Demarchi)
Sorveglianza digitale Dossier | 3
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rano giocare al Grande Fratello nei media. Stephanie Vonarburg, segretaria centrale della divisione Stampa e media elettronici di syndicom, afferma che, per quanto concerne le case editrici, sul tema della sorveglianza «non c’è nulla da dire, anche se tutto è possibile». Sarebbe infatti facile identificare chi scrive velocemente e chi lentamente. E di sicuro gli editori sanno anche per quanto il redattore X sta seduto alla sua scrivania e quanto produce durante questo tempo. Ma tutte queste grandi montagne di dati non dicono nulla di determinante sulla qualità e sulla creatività di X. Ovvero di quanto è in grado di riempire le tasche degli editori.
Psicologia di Olten
Capelli rossi a rischio Talvolta, tuttavia, i programmi informatici si spingono troppo oltre nell’infaticabile ricerca di modelli che rivelino un comportamento inadeguato, divergente o criminoso di un dipendente. L’esperto tedesco di Internet e di programmi Sascha Lobo, l’immancabile ospite con la cresta dei talkshow, fa un esempio: che cosa se ne deve fare il responsabile del personale dell’informazione calcolata dal suo programma di monitoraggio secondo cui le collaboratrici con i capelli rossi presenterebbero un rischio di infortunio del nove per cento superiore rispetto alle loro colleghe? In fondo i programmi non sono, quantomeno ancora, in grado di capire soluzioni inusuali escogitate dai lavoratori ovvero non sono in grado di valutare la creatività. Questo è ad esempio il problema di coloro che deside-
Per eludere tali limiti di misurabilità, «People Analytics» si sta adoperando anche per creare un esatto profilo comportamentale del potenziale fattore incertezza «collaboratore». Un’azienda particolarmente esigente sotto questo profilo è la Scioli Security Human Capital di Olten. Il suo fondatore Ennio Scioli, un ex quadro di alto livello presso il Dipartimento della difesa, è evidentemente un appassionato di film di fantascienza, come ad esempio «Minority Report» dell’autore Philip Dick, il geniale e tormentato padre della fantascienza moderna. Così come per Dick i criminali vengono cacciati prima che commettano il misfatto, sostiene Scioli, si tratta di riuscire a scoprire i dipendenti o i candidati che agiscono contro l’interesse dell’azienda, ancor prima che i programmi informatici possano rilevare qualcosa. A tal fine insieme con sua moglie, un’ex responsa-
bile delle vendite in un negozio di biancheria intima, ha sviluppato lo strumento di valutazione «secureness», al cui centro c’è un questionario sulla personalità e sulla consapevolezza della sicurezza. Un esempio: chi alla domanda di quanto si impegni per la sua famiglia risponde che fa tutto per la famiglia, è già fortemente sospettato e soggetto a tradimento. I Scioli ritengono che la loro psicologia di Olten sia così approfondita e il loro questionario sia compilato in modo tale da poter riconoscere un collaboratore pericoloso con una probabilità del 90 per cento.
Michael Beckmann, economista all’Università di Basilea e specializzato in economia del personale ed economia dell’organizzazione, è convinto del fatto che l’onnipresente sorveglianza comprometta le prestazioni proprio dei lavoratori altamente qualificati. Helvetia si è però espressa diversamente nei confronti del «Beobachter»: i nuovi programmi fanno della qualità una «dimensione misurabile». Inoltre: che si abbia avuto l’impressione di un maggior controllo è «spiacevole». Il settore dello spionaggio stesso si aspetta che i dipendenti si sottopongano volontariamente all’osservazione continua. In fondo anche nella loro vita privata si fanno monitorare costantemente di propria iniziativa con braccialetti per il fitness o smart watch. La regolare misurazione del proprio Io («Quantified Self») intende aiutare queste persone a condurre una vita più sana, consapevole e migliore. People Analytics è solo il trasferimento di questa lodevole tendenza nel mondo del lavoro.
ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO
Nella giungla dei lavoretti digitali Le nuove forme di lavoro, nate con lo sviluppo esponenziale delle tecnologie digitali, firma la condanna a morte del diritto del lavoro? È questo uno dei timori suscitati dal rapporto pubblicato il 14 novembre scorso dall’Organizzazione internazionale del lavoro riguardante le forme atipiche d’impiego. Ovvero, il lavoro temporaneo o a tempo parziale, i contratti a tempo determinato o stagionali, il lavoro su chiamata, i falsi lavoratori indipendenti, il subappalto eccetera. Fanno anche parte di questa vasta nebulosa il «crowdwork», iniziato dal colosso del mercato online Amazon e dal suo sito «Mechanical Turk», che distribuisce piccoli compiti professionali ripetitivi e poco remunerati a una moltitudine di individui, più o meno anonimi. O ancora, la cosiddetta «gig economy», letteralmente «economia dei lavoretti», e altri modelli collaborativi come Uber
e Airbnb che sono cresciuti vertiginosamente negli ultimi anni grazie alle applicazioni mobili. Per il momento, questi ultimi rappresentano ancora una «piccola porzione della manodopera americana e britannica», secondo le stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Numericamente, si tratta di circa 600mila persone oltre Atlantico (0,4% della popolazione attiva) e il 3% dei lavoratori del Regno Unito. Ma le proiezioni future prevedono per il 2020 che addirittura il 40% dei lavoratori indipendenti negli Stati Uniti possa ricadere in una di queste categorie, potenzialmente precarie (salari irregolari e insufficienti, assenza di protezione sociale e contro i rischi professionali, impossibilità di negoziazioni collettive). (ys)
Il rapporto (in lingua inglese) si può consultare su http://bit.ly/2g3P0lj
cyberpadrone e tecnoschiavi
«Da inserire nell’agenda politica» identificare le singole persone». E ancor peggio: i datori di lavoro fanno monitorare anche fattori fisici come la velocità o la resistenza allo stress. «Questo deve essere assolutamente vietato. Qui si tratta non tanto di protezione dei dati quanto della dignità dei lavoratori». La portata dei controlli tocca questioni fondamentali di politica contrattuale sindacale. Ad esempio: le indicazioni dei tempi entro i quali i postini o i magazzinieri devono sbrigare il loro lavoro. Cosa significa «Oggi è però possibile questo in termini di retribuzione se tenraccogliere così tanti dati denzialmente il temdettagliati da riuscire a po di lavoro viene identificare le singole persone» sdoppiato dal lavoro?
Chi vuole monitorare i propri dipendenti può soprattutto usufruire in tutta comodità di una gigantesca lacuna nella Legge sulla protezione dei dati. L’ordinanza 3, articolo 26 della Legge sul lavoro precisa che i sistemi di sorveglianza e di controllo non possono essere impiegati per monitorare il comportamento del lavoratore sul posto di lavoro. Ma poi ci sono delle eccezioni: il monitoraggio è ammesso in presenza di motivi giustificati. Ed è ammesso il controllo per la prevenzione degli infortuni, per la protezione di cose e persone, ma anche per la veri-
fica della qualità e della quantità di lavoro. Come differenziare all’atto pratico questo controllo legale delle prestazioni dal controllo illegale del comportamento? Ciò rimane un segreto del legislatore. Egli crede tuttavia di aver offerto ai lavoratori una sufficiente protezione dei dati. Già diversi anni fa il Consiglio federale aveva respinto una richiesta dell’allora consigliere nazionale socialista di Lucerna Hans Widmer che aveva rivendicato un obbligo di notifica per software di sorveglianza. La motivazione del rifiuto federale si basava sul fatto che già la Legge sul lavoro ne vieta l’uso.
Spiacevoli controlli
La risposta dei sindacati
Per Giorgio Pardini, responsabile del settore Telecom di syndicom, il problema è evidente: la protezione dei dati prevista dalla legge è obsoleta. Egli afferma: «La Legge sul lavoro non soddisfa ormai da tempo le possibilità che lo sviluppo tecnico offre ai datori di lavoro per il controllo dei loro dipendenti». Il legislatore si è tranquillizzato col fatto che le informazioni raccolte sono anonime. «Oggi è però possibile raccogliere così tanti dati dettagliati da riuscire a
Lacune legislative
Pardini risponde che «qui dobbiamo inaugurare un nuovo capitolo nella politica contrattuale e sollevare questioni che forse non hanno a che fare in primo luogo con temi materiali». Il tema deve essere inserito subito nell’agenda politica, anche contro la prevedibile resistenza da parte dei datori di lavoro e della politica. I datori di lavoro vi si oppongono poiché sono interessati alla minor protezione possibile dei dati, la politica spesso semplicemente per ignoranza. In fondo però, anche i diretti interessati dovrebbero rendersene conto, divenire consapevoli dei rischi a cui si espongono attraverso l’uso sconsiderato dei loro dati. (ms)
300 oggetti l’ora. Cinque al minuto. È questo il ritmo (infernale) che devono tenere i lavoratori del magazzino Amazon di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, il più grande d’Italia. Secondo un reportage pubblicato sul sito di informazione indipendente www.linkiesta.it, i cosiddetti «receive» (gli operatori che registrano con la pistola laser gli oggetti che passano sul nastro trasportatore) non vanno neppure in bagno, per non perdere tempo. Appena inizia il turno, l’apparecchio viene associato al lavoratore, così i manager possono controllare il ritmo di lavoro. Per chi invece sta al computer, c’è una telecamera che, a rotazione, filma per controllare la postazione. Insomma, la tecnologia spia i lavoratori (circa 800), che devono avere il cartellino sempre visibile per essere subito riconoscibili. Appena si entra nel magazzino, i dipendenti lasciano tutto negli armadietti e passano attraverso un metal detector (in entrata e in uscita) per evitare i furti di merce. Per andare in pausa, bisogna ancora passare attraverso il metal detector, perdendo quindi una decina di minuti della mezz’ora libera. Se un lavoratore non raggiunge gli standard richiesti dall’azienda di Bezos (che da sempre predica la velocità), partono le lettere di richiamo: dopo la seconda o la terza, parte invece quella di licenziamento. Il ritmo è alto, proprio come lo stress. I lavoratori che possono sopportarli sono per lo più giovani, molti provenienti dall’Est Europa. Il turnover è alto, tanti sono i lavoratori su chiamata nei periodi di picchi stagionali (come sotto le feste). (gv)
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strutture organizzative
Innovazioni digitali e nuovi immobili Alla Posta Immobili Management e Servizi SA (IMS), 1.700 dipendenti si occupano dei ben duemila immobili della Posta. Da gennaio, la IMS sarà organizzata per settori e non più per regioni. Le più grandi unità organizzative saranno Gestione commerciale immobili (direzione immobiliare e manutenzione), amministrazione, tecnica & servizi, costruzione e IMS Clean (pulizie di mantenimento). Martin Camenisch, responsabile HR di IMS, si pronuncia sugli effetti della riorganizzazione sul personale. Intervista: Sheila Winkler mo continuare a offrire gli stessi servizi con sempre meno immobili propri.
IN SINTESI
© DAMIAN POFFET
Noi stiamo lavorando a diverse innovazioni nell’ambito del Digital Real Estate Management. Penso per esempio alle applicazioni per prenotare le sale riunioni e per misurare l’occupazione degli edifici oppure i nostri Smart Buttons. Offriamo già servizi del genere anche a ditte terze. Per il personale potrebbe risultare particolarmente interessante la nuova applicazione delle spese, con la quale da gennaio a IMS si possono conteggiare le spese in maniera molto più semplice.
syndicom: Che strategia persegue IMS con la nuova struttura organizzativa? Martin Camenisch: IMS vuole promuovere l’ulteriore sviluppo e la professionalizzazione dei singoli rami. Vogliamo affrontare i problemi insieme e ripensare le soluzioni per tutta la Svizzera. E qui purtroppo la vecchia organizzazione per regioni a volte costituiva un ostacolo.
Che ripercussioni ha la nuova strategia sul personale e sulle condizioni d’impiego? Riguardo alle condizioni di assunzione non cambia nulla per il personale. Il nuovo CCL IMS varrà dal 1° gennaio 2017 per tutta l’IMS. Per il resto la continua trasformazione della rete degli uffici postali già da tempo si sta ripercuotendo sul personale di IMS. E questo non possiamo cambiarlo nemmeno con la nuova orga-
Pubblicità
nizzazione. Laddove possibile, noi cerchiamo sempre di offrire nuove mansioni ai dipendenti a rischio licenziamento.
Qual è l’influenza delle chiusure degli uffici postali? Come già detto, la trasformazione della rete postale già oggi produce effetti sui nostri dipen-
Ci sono altri settori in espansione? Per IMS accanto alle innovazioni digitali è importante anche la costruzione di nuovi immobili nei prossimi anni. Su incarico di PostFinance e della Posta costruiremo edifici commerciali e abitazioni sfruttando in questo modo il potenziale di vecchi
«Noi dobbiamo coordinare i nostri servizi oltre i confini regionali se vogliamo continuare a offrire gli stessi servizi con sempre meno immobili propri» denti. Questo è un motivo in più per avviare questa organizzazione suddivisa in settori pensandola per tutta la Svizzera. Noi dobbiamo coordinare i nostri servizi oltre i confini regionali se voglia-
immobili postali attrattivi. Così creiamo anche nuovo lavoro per il nostro Facility Management. I nostri ambiti in espansione sono proprio i nuovi immobili e le innovazioni digitali.
© SEVERIN NOVACKI
Quali innovazioni di IMS sono particolarmente degne di menzione?
Il capo del personale della Posta si dimette Considerate tutte le turbolenze attorno alla Posta, un importante ritiro in seno alla direzione del gruppo è passato praticamente inosservato. Dopo aver ricoperto la carica di capo del personale per 11 anni, nell’aprile del 2017 la Posta e Yves-André Jeandupeux prenderanno due strade diverse. Egli ha negoziato diversi contratti collettivi di lavoro con le parti sociali, è stato responsabile dell’introduzione di un nuovo sistema di gestione del personale e ha diretto diverse riforme nell’ambito della Posta. Jeandupeux si occuperà ora di consulenza e direzione aziendale. (dro) Nuovo CCL per Swiss Post Solutions e SwissSign SA Dopo la conclusione di serrate trattative tra syndicom da un lato e SPS e SwissSign SA dall’altro, il comitato centrale di syndicom ha discusso i risultati e ratificato il relativo contratto collettivo di lavoro. Dal 1° aprile 2017 entreranno quindi in vigore significativi miglioramenti per i dipendenti di SPS e SwissSign SA. syndicom non ha dovuto accettare peggioramenti rispetto alla situazione attuale. Si sono conseguiti dei miglioramenti in particolare nei settori congedo maternità e paternità, protezione dai licenziamenti e conteggio della durata del tragitto casa-lavoro. Le regolamentazioni relative a servizio di picchetto, orario lavorativo annuale e orario di lavoro flessibile sono ora ancorate nel CCL. (dro) Chiusura del centro logistico di elaborazione delle lettere di Ostermundigen A inizio agosto la Posta ha annunciato di voler considerare la chiusura del centro logistico. In occasione della successiva procedura di consultazione, la Posta ha mostrato un atteggiamento poco trasparente e ha verificato le proposte del personale in modo insufficiente. Ora, con il ridimensionamento di 15 posti di lavoro, esiste anche la minaccia di licenziamenti. syndicom si è affiancata a 20 iscritti, indicando loro, con i relativi dettagli, gli effetti del piano sociale. Come si temeva, alla maggior parte delle persone interessate è stata proposta un’offerta lavorativa a Härkingen, a prescindere dal fatto che fosse ragionevole o meno. A due colleghi con problemi di salute non è ancora stata fatta alcuna offerta. Finora abbiamo ricevuto anche parecchie domande telefoniche, in parte anche da non iscritti. Molti hanno accettato l’offerta e cercheranno di trovare un’altra soluzione per non dover peregrinare ogni giorno verso Härkingen. Le offerte per Härkingen sono configurate in modo tale che si percepisca lo stesso salario e, il primo anno, anche un’indennità forfettaria di trasferimento. Ma successivamente il tratto giornaliero casa-ufficio costerà talmente tanto di più che occorrerà ripensarci. A ciò si aggiunge il maggior tempo impiegato per recarsi al lavoro. Molti colleghi ci hanno confermato che attualmente in azienda si registrano tensioni. Abbiamo già assistito a tutto ciò alla REMA. (Andreas Keller)
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syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 intervista a Daniel Münger, responsabile del settore Posta e Logistica
Una dichiarazione di guerra da parte della Posta
syndicom: A fine ottobre la Posta ha reso noto che chiuderà dai 500 ai 600 uffici postali sui 1.400 esistenti. Uno shock? Daniel Münger: Sì e no. Sì, poiché ancora una volta saranno i dipendenti a pagare per la gestione poco accorta dei vertici. No, poiché, nell’ambito dell’attuale organizzazione di Rete postale e vendita, non c’era in realtà nient’altro da attendersi.
Che cosa rimproveri concretamente alla direzione della Posta? La mancanza di strategia. La direzione della Posta non riflette su quale servizio pubblico potrebbe offrire in futuro e le nuove aree commerciali associate. Ma pensa solo a come si possa effettuare un’esternalizzazione delle prestazioni attuali o a come esse possano essere eseguite in modo più vantaggioso a livello di costi o non possano proprio più essere eseguite. Temiamo che il modo di procedere nel settore Rete postale e vendita non resterà un caso isolato, bensì verrà portato avanti in altri settori. Prassi che si sta profilando già ora.
Potrebbero essere interessati 1.200 lavoratori. Che cosa significa tutto ciò per queste persone? Questa situazione genera natu-
coupon d’attesa e cianfrusaglie ∙ Davvero non si trovano altre idee per gli uffici postali del futuro? Immagina così la Posta il servizio pubblico?
ralmente timori negli interessati per la loro stessa esistenza. Inoltre si riscontra in molti di loro anche una delusione per il fatto che, nonostante il loro grande impegno professionale, vengano semplicemente allontanati. Una parte consistente dei dipendenti si identifica con la rispettiva azienda ed è fiera di erogare il relativo servizio pubblico per la popolazione elvetica.
Negli ultimi 15 anni il numero degli uffici postali si è già ridotto di oltre la metà. L’ufficio postale non è ormai un modello senza futuro? In assenza di una strategia orientata al futuro, le cose andranno così, però ciò non deve accadere.
ge management»: i lavoratori devono essere coinvolti nel processo di mutamento, e anch’essi devono poterlo configurare attivamente. Così, ad esempio, possono partecipare alle decisioni sulle formazioni e sui perfezionamenti che il personale necessita al fine di disporre degli strumenti giusti per il mutamento. Se ci si arroga del titolo di datore di lavoro socialmente responsabile, ciò è il minimo che si possa fare.
assolutamente scandaloso, vale a dire esattamente nello stesso momento dei media. Questo comportamento non improntato sulla collaborazione rappresenta un’assoluta novità.
Che cosa significa questo per syndicom riguardo all’ulteriore collaborazione nell’ambito del partenariato sociale? Per usare una metafora calcistica, diremmo che si è trattato di un fallo grave che dev’essere necessariamente punito con un cartellino rosso. Decideremo il grado della pena insieme ai nostri iscritti. Tuttavia, in questo caso, non si tratta di un fallo di reazione. Semplicemente ora dobbiamo partire dal presupposto che la Posta desidera una partnership sociale meno stretta. Anche noi dobbiamo adeguare la nostra tattica per via della dichiarazione di guerra della Posta.
syndicom è stato coinvolto prima che venissero resi noti i piani di chiusura? Siamo stati informati in modo
Qual è il futuro di un ufficio postale nel mondo digitalizzato? Con una strategia di qualità, unitamente a una buona offerta sul piano dei contenuti, e in combinazione con ulteriori prestazioni proprie del servizio pubblico, l’ufficio postale del futuro può essere un modello di successo.
In che misura la Posta si confronta a livello di responsabilità verso il personale? Nella nostra epoca digitalizzata ci saranno sempre dei cambiamenti. Aziende come Swisscom mostrano in parte come ciò possa essere affrontato. Occorre costituire un cosiddetto «chan-
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Tra i 4.500 dipendenti agli sportelli quelli interessati sono 1.200. Ora l’opposizione contro le chiusure cresce non solo tra il personale, ma anche tra i comuni interessati. Nello stesso comunicato stampa sono state annunciate anche ristrutturazioni presso la centrale. Non è ancora chiaro quanti uffici saranno coinvolti. Successivamente, a inizio novembre, è subentrato un vero e proprio shock. Presso PostFinance sono in programma enormi ristrutturazioni. Non è chiaro se e in che misura i dipendenti verranno integrati e coinvolti in queste ristrutturazioni. La «Handelszeitung» presume che potrebbero essere toccati all’incirca 500 posti di lavoro e quindi un posto di lavoro su sette. syndicom si è attivato in entrambi i casi per respingere l’aperto attacco sferrato contro le condizioni di lavoro e il servizio pubblico. Daniel Münger, responsabile del settore Posta e Logistica, affronta la questione e descrive in che modo il comportamento della Posta cambierà la collaborazione sindacale.
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Negli uffici e nelle filiali della Posta soffia un vento autunnale decisamente gelido. A metà ottobre la direzione della Posta ha reso noto di voler chiudere, entro quattro anni, da 500 a 600 dei 1.400 uffici postali ancora presenti. In futuro in molti comuni verrà garantito un servizio pubblico alquanto ridotto da parte delle agenzie e con un servizio a domicilio. Intervista: David Roth
Daniel Münger:
«Richiederemo l’apertura del fondo di azione e di lotta»
Il settore Posta e Logistica chiede all’assemblea dei delegati di syndicom l’apertura del fondo di azione e di lotta. Cosa significa questo per il proseguimento della campagna? Il settore ritiene l’orientamento della Posta un attacco alle condizioni e ai posti di lavoro nell’ambito del gruppo nel suo complesso. Quindi non solo a Rete postale e vendita, ma anche nell’ambito di Postlogi-
stics, Postfinance od Overhead. Pertanto, fatta salva la decisione dell’assemblea dei delegati, non lesineremo né su mezzi né spese.
La Posta ha annunciato di «venire incontro» ai Cantoni, ai comuni e alla popolazione. Non si tratta di un coinvolgimento gradito? No. Si tratta del tentativo di delegare la responsabilità delle chiusure degli uffici postali ai governi cantonali. Speriamo che i consiglieri di Stato e i parlamenti cantonali si accorgano di tutto ciò e intervengano tempestivamente. Politica, popolazione e sindacato devono lottare insieme contro lo smantellamento del servizio pubblico e definire la relativa configurazione.
In che modo la politica potrebbe ora intervenire? Sostenendo syndicom nella sua richiesta principale e attuando una moratoria per le chiusure degli uffici postali. La Svizzera ha bisogno di questo tempo per sviluppare insieme l’ufficio postale del futuro e i servizi postali ivi offerti. Una responsabilità che, di fatto, dovrebbe sobbarcarsi la direzione della Posta. Quest’ultima invece preferisce evidentemente divertirsi con droni, robot ed esperimenti di economia aziendale.
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syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016
CCL Swisscom 2018
Al centro la digitalizzazione
Il prossimo anno syndicom rinegozierà il contratto collettivo di lavoro (CCL) con Swisscom. Al centro di questo sviluppo del CCL ci sono le sfide che la digitalizzazione pone al mondo del lavoro. Gli obiettivi più importanti di syndicom sono una migliore protezione dei dati, una formazione e un perfezionamento permanenti e il rafforzamento della partecipazione aziendale. Franz Schori, segretario politico specializzato settore ICT syndicom sta affrontando le sfide della digitalizzazione nel mondo del lavoro. La politica CCL del settore ICT nei prossimi anni sarà dominata dalla digitalizzazione. L’inaugurazione di questa nuova era avviene con lo sviluppo del contratto collettivo di lavoro con Swisscom. In autunno, il gruppo strategico CCL, composto da soci sindacalmente attivi provenienti da vari ambiti Swisscom, si è occupato in maniera approfondita della digitalizzazione. Alla conferenza aziendale Swisscom Group del 9 dicembre proporrà un catalogo di rivendicazioni che contiene vari aspetti della digitalizzazione.
computer, sul tablet, sullo smartphone, ovunque. Ma c’è di più: le tecnologie più moderne consentono di sorvegliare perfino lo stato di salute e dell’umore. L’unica cosa libera rimangono i pensieri. Orwell si rivolterebbe nella tomba se vedesse come il suo scenario cupo è diventato ancora più tetro nella realtà di oggi. In futuro acquisirà più importanza il diritto umano alla tutela della sfera privata. Questo vale sia nello spazio privato che
in azienda. A nessuno deve interessare come uno arreda casa sua, chi invita a cena e di cosa si discute. E quello che vale per l’ambiente privato, deve valere anche in rete. La sovranità sui propri dati deve essere un diritto personale. Questo ovviamente suscita un dibattito acceso sull’uso di apparecchi privati per fini aziendali e, d’altro canto, sull’uso privato di apparecchi aziendali. Qui vanno trovate soluzioni che contengano già anche la protezione dei dati.
Sondaggio sulla formazione e sul perfezionamento Fondamentalmente le aziende sono consapevoli che i dipendenti sono il loro capitale. Che esse devono continuamente ampliare le loro competenze, e che esse sono co-responsabili a livello socio-politico della capacità dei loro dipendenti di stare sul mercato del lavoro. Ma le belle parole non bastano. syndicom vuole sapere dai dipendenti Swisscom se le misure di formazione e aggiornamento a cui hanno acces-
Ciò che vogliono vedere ancorato nel ccl swisscom i membri del gruppo strategico
Migliore protezione dati Nel 1948 lo scrittore George Orwell con il suo romanzo 1984 prospettò un’immagine buia del futuro, nel quale i cittadini venivano totalmente controllati dallo Stato. In corrispondenza al livello tecnologico di quei tempi, Orwell nel suo racconto piazzò ovunque delle telecamere di sorveglianza: sul posto di lavoro, negli spazi comuni e addirittura negli ambienti privati. Ma la tecnologia di oggi ammette molto di più, ovvero la sorveglianza di ogni battitura di tasto su qualsiasi apparecchio: che sia sul
Marianne Segev: «Sul posto di lavoro è già possibile raccogliere e valutare una grande quantità di dati personali. Sono quindi necessarie regolamentazioni chiare e trasparenti affinché ogni singolo possa deciderne l’impiego».
Eleonore Wieland: «I diritti di partecipazione e la protezione delle rappresentanze dei lavoratori diventano sempre più importanti. Spero che il prossimo CCL apporti significativi miglioramenti al riguardo».
Pascal Bassu: «Con il rapido avanzamento della digitalizzazione, il perfezionamento professionale permanente riveste un’importanza sempre maggiore. Dobbiamo creare insieme ai datori di lavoro una cultura della formazione continua a cui essi dovranno fornire il loro contributo».
so sono sufficienti. E per questo il sindacato a dicembre condurrà un sondaggio fra i lavoratori di Swisscom.
Rafforzare la partecipazione aziendale Probabilmente è una guerra interminabile su chi abbia l’ultima parola nelle decisioni strategiche e operative: l’azienda? Il sindacato? La rappresentanza del personale? O addirittura i dipendenti? Le aziende che vogliono gestire in modo veloce e con successo la trasformazione digitale dovrebbero concedere ai propri lavoratori più diritti di parola e di co-decisione. Fino ad arrivare all’organizzazione autonoma a livello di squadra. Ecco cosa sta a cuore a syndicom. Perché syndicom ha un interesse affinché le aziende svizzere ICT affrontino e superino bene e velocemente la trasformazione digitale, per continuare a esistere sul mercato mondiale globale digitalizzato. Il fatto che allo stesso tempo venga rianimata e conferito un maggior contenuto alla democrazia economica è soltanto un effetto secondario, che comunque favorisce i lavoratori e rafforza la nostra democrazia. Che sia la protezione dati, la formazione, il perfezionamento o la partecipazione aziendale: il futuro CCL Swisscom dovrà contenere una risposta a tutte queste domande.
Cassa pensioni ComPlan
«Le prestazioni restano buone» syndicom: Gli assicurati delle Cassa pensioni di Swisscom dovranno fare i conti con una riduzione mensile del tasso di conversione dello 0,02% dal 1° luglio 2017 al 1° settembre 2020. Il tasso di conversione passerà così dal 6,11% al 5,34%. Perché a tuo avviso questo può comunque essere considerato quantomeno un successo parziale? Giorgio Pardini: Le prestazioni
bene con il regolamento stipulato. Mi riferisco non solo alle disposizioni transitorie a lungo termine fino al 2020, che mitigano nel tempo gli effetti, ma anche al mantenimento in toto della rendita transitoria. È stata una questione centrale per noi. I lavoratori devono avere la possibilità di stabilire se e quando andare anticipatamente in pensione.
delle casse pensioni sono ovunque sotto pressione. ComPlan non fa eccezione al riguardo. Nella verifica incrociata con le aziende a noi più vicine, come la Posta Svizzera, le FFS o RUAG, ci posizioniamo tuttora molto
Dal punto di vista dei lavoratori la soluzione ideale sarebbe stata quella che Swisscom si facesse carico di tutti i costi degli adeguamenti. Non era possibile una soluzione di questo genere?
Con il raggiungimento di questo compromesso, Swisscom finanzia l’1,2% del tasso di conversione. Questo contributo è fondamentale per la determinazione delle rendite. Inoltre Swisscom ha partecipato con 50 milioni di franchi al finanziamento del risparmio, oltre a ulteriori prestazioni come il totale finanziamento della rendita transitoria. Swisscom ha pertanto dato il proprio contributo. Si deve considerare il partenariato sociale in una prospettiva globale: ci sono un CCL, una cassa pensioni e un piano sociale.
Gli adeguamenti hanno lo scopo
di garantire a lungo termine la cassa pensioni. Tuttavia syndicom approva un rafforzamento dell’AVS a danno delle casse pensioni. Le casse pensioni sono così precarie? E qual è la situazione di comPlan? Al più tardi dopo la crisi finanziaria del 2008 sono emersi in modo evidenti i punti deboli della previdenza professionale. Il sistema pensionistico basato sulla capitalizzazione funziona solo in presenza di uno sviluppo positivo e costante degli interessi con un tasso di inflazione annuo compreso tra il 2% e il 3%. Questo presuppone una crescita economica. Oggi assistiamo a
© JENS FRIEDRICH
Con i cambiamenti avvenuti in seno alla Cassa pensioni comPlan e che entreranno in vigore a partire dal 1° luglio 2017, vi saranno dei tagli alle prestazioni. Tutto questo è dovuto alle pressioni dello sviluppo demografico e ai tassi d’interesse tuttora bassi sui mercati dei capitali. syndicom può dirsi soddisfatto di questo risultato? Il responsabile del settore e membro del comitato di fondazione Giorgio Pardini esprime il proprio parere. Intervista: Christian Capacoel un’evoluzione negativa dei tassi. Il tasso di riferimento si muove tra -1,25% e -0,25%. Le rendite attuali e future sono e saranno così sempre più sotto pressione purché non intervengano inversioni di tendenza politico-finanziarie. Ecco perché dobbiamo rafforzare l’AVS a sostegno delle rendite attuali e future. Il principio di ripartizione dell’AVS è in larga misura indipendente dai mercati finanziari. Sono certo che tra un paio d’anni, se nel frattempo il contesto politico-economico e politico-finanziario non sarà mutato, dovremo nuovamente rivedere anche i conti di comPlan.
Dalle professioni | 7
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 press e media digitali
La scure di Tamedia colpisce ancora: ridotti all’osso Nella Svizzera francese il programmato colpo di grazia è stato leggermente ridimensionato grazie alle proteste delle redazioni e della popolazione. Ma alla «Berner Zeitung» i tagli continuano e anche al «Tages-Anzeiger» sono già stati annunciati licenziamenti. Tamedia si trasforma in una semplice «T»: un’azienda che praticamente si disinteressa dei media. Nina Scheu È molto coerente che Tamedia per la fine dell’anno riduca il suo logo e dunque anche il nome dell’azienda a una semplice «T». Tanto di «media» la vecchia casa editrice ne produce sempre di meno. Almeno di quelli che hanno ancora qualcosa a che fare con questo termine. Una parte sempre maggiore delle sue attività si sta spostando verso portali di robaccia e siti web per piccoli annunci. Meno giornalismo serio l’azienda pratica, meno giornalisti seri vanno assunti. Oppure, per dirlo con le parole forti del loro repar-
to di comunicazione: «Produciamo più qualità con meno gente». Sulla scia di questo motto, da anni le redazioni vengono smantellate senza pietà. A ottobre soltanto nella Svizzera francese era saltato il 14% degli impieghi. A «24heures» e alla «Tribune de Genève» erano state licenziate 31 persone oppure non sostituite dopo la loro partenza «volontaria». 5 posti sono stati cancellati alla «Berner Zeitung» e presto se ne potrebbe andare in fumo il 12% del vecchio fiore all’occhiello del gruppo mediatico, ovvero il «Tages-Anzeiger», se è vero quanto ha dichiarato Christof Moser sulla «Schweiz am Sonntag».
licenziamento illegit timo
previdenza vecchiaia
syndicom saluta con soddisfazione la correzione della commissione del Consiglio agli Stati
Perlomeno riguardo ai tagli annunciati nella Svizzera francese, a fine settembre è stata raggiunta una lieve attenuazione delle conseguenze sociali per i lavoratori colpiti dalle misure. Grazie alle massicce proteste (leggi di più sull’ultimo numero e su www.syndicom.ch), dopo durissime trattative Tamedia ha accettato di migliorare il piano sociale e di istituire uno «sportello virtuale» dove si potevano fare avanti coloro che erano disposti a ridurre il proprio stipendio in favore dei colleghi a rischio. Grazie a queste riduzioni e ad altre partenze più o meno volontarie, il numero dei licenziamenti è stato ridotto da
24 a 12. Ma né le partenze e riduzioni volontarie di ore né la forza lavoro persa a causa dei licenziamenti vengono sostituite: alle redazioni viene chiesto di continuare a produrre la stessa qualità nonostante ora ci sia molto meno tempo per la ricerca e per trovare le tematiche.
resuscita il «Gruppo 200» La sera dell’ultimo giorno di trattative è arrivato l’annuncio che sarebbero stati licenziati 5 redattori della «Berner Zeitung». Qui addirittura i colleghi e le colleghe devono lottare per ricevere tutti lo stesso trattamento, ovvero per ottenere ognuno il piano sociale delle redazioni nel-
la Svizzera romanda. A Zurigo i giornalisti vivono ancora sotto la spada di Damocle dei licenziamenti attesi. Nonostante svariate richieste al riguardo, essi non hanno mai ricevuto informazioni dalla direzione. Nel frattempo è stato richiamato in vita il «Gruppo 200» interno alle redazioni che, nel grande massacro dei licenziamenti del 2009 – col senno di poi –, era riuscito a negoziare un ottimo piano sociale. Anche allora i redattori sono scesi in strada ricevendo il sostegno della popolazione. E come dimostra anche l’esempio della Svizzera romanda: senza pressione, Tamedia non concede proprio niente.
Conferenza professionale della divisione Press
L’impegnativa strada verso un contratto collettivo © NEIL L ABRADOR
La lunga lotta di Hans Oppliger Al momento del suo licenziamento, nel 2010, da parte di Edipresse (che sarebbe poi diventata Tamedia) il nostro collega Hans Oppliger era tipografo e rappresentante del personale nel consiglio di fondazione dell’istituto di previdenza della sua azienda. Supportato da syndicom, Oppliger chiese allora alla giustizia di constatare la nullità del suo licenziamento che ritenne illegittimo poiché a quel tempo era un rappresentante eletto dei lavoratori, ai sensi dell’articolo 336 capoverso 2 lettera b del Codice delle obbligazioni, e in violazione della procedura prevista dall’articolo 306 del CCL dell’industria grafica. Quello di Oppliger è un caso di cui vi abbiamo già parlato in queste pagine e che dura da ben… sei anni. E il caso non è ancora chiuso poiché a giugno la «Chambre patrimoniale cantonale» ha emesso la motivazione della sua sentenza di gennaio con cui respingeva tutte le conclusioni di Hans Oppliger. Il 29 agosto, Oppliger ha fatto ricorso presso la Corte d’appello civile del Tribunale cantonale vodese, principalmente per annullare questa sentenza. Ovviamente, seguiremo la vicenda da vicino. (YS)
le proteste sono servite
«Quelli che ancora leggono i giornali sono interessati alle condizioni di lavoro che stanno dietro al prodotto»: ecco perché la lotta contro i tagli nelle redazioni va condotta anche a fianco della popolazione. Nina Scheu Queste le parole di Joachim Kreibich alla conferenza professionale Press e media elettronici di syndicom. Il rappresentante dell’unione dei giornalisti tedeschi (DJU) all’interno di ver.di ha incoraggiato i professionisti dei media a prendere posizione per migliorare la loro situazione. Proprio in qualità di rappresentanti dei giornalisti abbiamo una missione che va oltre il normale impegno sindacale, ha sottolineato Kreibich in occasione della conferenza professionale della divisione Press: «Qui si tratta di democrazia, perché soltanto la garanzia di una cronaca di qualità nei media rende possibile una formazione fondata dell’opinione». L’esperto giornalista tedesco ha riferito in dettaglio del nuovo Contratto Collettivo di Lavo-
ro (CCL) raggiunto in Germania attraverso diversi scioperi. È vero che i salari minimi in Germania sono bassi, ma al contrario che da noi, almeno sono fissati contrattualmente. Come anche i 34 giorni di ferie l’anno o la garanzia che i rappresentanti del personale siano esonerati dal lavoro per le loro attività sindacali. Inoltre la conferenza di Kreibich ha anche affrontato il tema di cosa debba contenere un contratto collettivo di lavoro, perché non dimentichiamo che nei prossimi mesi sarà finalmente rinegoziato un CCL per la Svizzera tedesca e italiana. Nell’elaborazione del catalogo di rivendicazioni insieme ad impressum, syndicom si baserà sui risultati del sondaggio su www.mediengav.ch. Già ora figurano chiarissime le
richieste più pressanti: fissazione dell’indipendenza giornalistica per iscritto, salari e compensi minimi con inquadratura secondo gli anni di esperienza, possibilità di compensare straordinari e lavoro durante il fine settimana. Un primo bilancio provvisorio del sondaggio ancora in corso è visualizzabile sul sito web della campagna. Alla conferenza professionale è stato anche rieletto il comitato della divisione. Per i membri dimissionari Sabine Arnold, Sina Bühler (presidentessa), Daniele Fontana e Thomas Leuzinger è arrivata Anja Conzett. I membri uscenti Roman Berger, Sergio Ferrari, Patrick Gutenberg, Dominique Hartmann e Florian Niedermann sono stati riconfermati all’unanimità.
Patrizia Mordini, responsabile Pari opportunità, membro del comitato direttivo
© SABINE ROCK
Lo scorso 8 novembre la commissione sociale del Consiglio agli Stati ha corretto i massicci piani di smantellamento del Consiglio nazionale in tema previdenza della vecchiaia. Essa è contro l’automatismo dell’età pensionabile a 67 anni, contro la cancellazione della pensione di vedovanza e insiste nel proposito di aumentare l’AVS di 70 franchi. La discussione parlamentare sarà ripresa in primavera. L’USS dibatterà sul risultato e sui prossimi passi da fare in occasione dell’Assemblea straordinaria dei Delegati, in programma il 24 marzo 2017.
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syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016
INDUSTRIA 4.0
Le sfide da cogliere per il sindacato di domani I lavoratori e i sindacati sono sotto attacco. Così come la libertà di associazione, il diritto di sciopero e la contrattazione collettiva. L’effetto della guerra che incombe sulle nostre teste non si misura soltanto in perdita di posti di lavoro, di diritti e di benefici. La democrazia viene duramente colpita e la frattura sociale è sempre più profonda. Che fare? Javier Carles, UNI Global Union Stiamo affrontando un’offensiva contro i diritti del lavoro, sociali e sindacali, mutamenti del mercato mondiale (e non solo della grafica e dell’imballaggio), riduzioni di posti di lavoro. A questo si aggiunge la rivoluzione tecnologica della quarta rivoluzione industriale, con la digitalizzazione e l’introduzione di automi. E non lo stiamo facendo bene, o forse non abbastanza bene. Per esempio, gli iscritti a UNI Graphical and Packaging sono calati del 9,5% nel 2015 e tutto sembra indicare che questa percentuale sarà la stessa anche quest’anno. Non è strano che cali il numero di iscritti, dato che dal 2000 la produzione dell’industria grafica è diminuita del 25% sul continente e l’occupazione del 35%. Però dobbiamo fare meglio se vogliamo che i nostri sindacati sopravvivano e riescano a offrire una vita migliore ai loro iscritti. E se è vero che Industria 4.0 implica nuovi rischi, è anche vero che rappresenta un’opportunità per i sindacati. UNI Global Union non si oppone all’economia digitale né al nuovo mondo lavorativo che si
profila con Industria 4.0. La nostra missione è garantire i diritti dei lavoratori, tra cui salari e condizioni di lavoro equi. Abbiamo perciò tre sfide da cogliere: 1) costruire il potere per lavoratori di ogni età, professione e situazione geografica; 2) costruire l’integrazione, facilitandone l’organizzazione, la negoziazione e l’influenza; e 3) costruire la coesione, riducendo le fratture in seno alla nostra società. Le minacce sono tante. La maggior parte degli analisti parlano di un mercato del lavoro ipermobile, nel quale i lavoratori oscilleranno tra diversi tipi di impieghi e molteplici luoghi di lavoro nello stesso tempo o in tempi ridotti. Nel contempo si parla di una forza lavoro che sarà divisa tra lavoratori con un alto livello di formazione da una parte e lavoratori senza nessuna formazione dall’altra, poiché la categoria di lavoratori con competenze e formazioni intermedie è destinata a scomparire. I pericoli sono molti: orientamento del mercato del lavoro verso i compiti e non gli impieghi, asimmetria di informazione e forma-
zione tra lavoratori, possibili violazioni della sfera privata, esclusione sociale, eccesso di ore e di intensità di lavoro e dello stress. Altri rischi sono l’esternalizzazione delle responsabilità dei datori di lavoro, il livellamento verso il basso degli standard lavorativi e salariali, l’assenza di un sistema di previdenza sociale adeguato a questo nuovo mondo del lavoro e la frammentazione sociale che ne deriva. Non possiamo accettare un mercato del lavoro flessibile senza sicurezza per i lavoratori e proponiamo un sistema di benefici “portatile” che accompagni il lavoratore da un posto di lavoro a un altro, da un compito a un altro, a prescindere dalle piattaforme, dalla durata o altri fattori. Si ritiene che nell’economia digitale sarà necessario un aggiornamento permanente delle competenze. Tutti i lavoratori, in tutte le forme di occupazione, dovranno avere la garanzia del diritto alla formazione e a tutti gli strumenti di implementazione di questo diritto. Solo un sistema nazionale di formazione professionale potrà garantire in
futuro la formazione permanente dei lavoratori. Un sistema che dovrà ricevere fondi governativi, ma al quale le imprese dovranno contribuire tramite il pagamento delle imposte. Dobbiamo far sì che la nuova economia online mantenga gli stessi standard dell’economia offline, in materia di diritti, qualità dei posti di lavoro, prodotti e servizi. Ora la domanda è: da dove si comincia? La mia risposta è: dai nostri sindacati. Il punto più importante riguarda l’adeguamento della nostra organizzazione alle nuove sfide che ci attendono. È evidente che dobbiamo capire il fenomeno e posizionarci di conseguenza, ma prima di tutto dobbiamo adattare la nostra organizzazione. Nella terza rivoluzione industriale, con l’introduzione dell’elettronica e delle tecnologie dell’informazione, i nostri sindacati si sono indeboliti. Non tanto perché hanno perso iscritti (è normale se diminuiscono i posti di lavoro nell’industria) ma perché i nostri sindacati hanno perso potere. Ora dobbiamo cercare di volgere Industria 4.0 a nostro
favore. Trarre tutto il vantaggio possibile dalle reti e piattaforme di comunicazione per connetterci con i lavoratori. Dobbiamo elaborare la grande quantità di informazioni disponibili per capire ciò che pensano e provano. La flessibilità del mercato del lavoro e la mobilità dei lavoratori devono essere accompagnate dalla mobilità e dalla flessibilità della nostra organizzazione per seguirli, accompagnarli, integrarli, a prescindere da dove si trovano o dal lavoro che svolgono e per chi. Nei grandi stabilimenti, il comitato continuerà ad essere la forma organizzativa tradizionale, ma per collegare i lavoratori che svolgono attività sulle piattaforme online, anche in aziende con uno, due o cinque iscritti al sindacato, la rete sembra essere la forma di organizzazione più adeguata. Il 90% delle imprese del settore grafico in Europa impiega meno di 10 persone. Con i metodi tradizionali possiamo organizzare le aziende medie o grandi. Invece, per organizzare aziende con meno di 10 addetti e i lavoratori 4.0 ci vogliono
RICORRENZE
150 anni fa il congresso della Prima Internazionale Quel mattino, una manifestazione operaia di oltre mille persone (secondo il Journal de Genève!) attraversa la città accompagnando i sessanta delegati del congresso (tutti uomini!) per dirigersi verso la birreria Treiber aux Eaux-Vives, in un edificio, oggi scomparso, in rue de la Terrassière. Ci sono operai appartenenti a tutte le categorie: quelli della costruzione e dell’edilizia, nonché «quelli delle fabbriche», ovvero dei mestieri legati all’orologeria e alla bigiotteria. Come unica fanfara, un tamburo, forse uno o due strumenti. Si voleva far arrivare una fanfara da Ferney-Voltaire, ma il viceprefetto di Gex aveva vietato ai musicisti di recarsi a Ginevra. Nella birreria, la bandiera dell’AIL, quella rossa dei falegnami di Ginevra, quelle dei paesi dei delegati, ma anche una grande bandiera degli Stati Uniti per rendere omaggio a questo paese che aveva recentemente abolito la schiavitù. D’altronde, non appena il congresso ha inizio, viene data lettura di una lettera di Abraham Lincoln, presidente degli Stati Uniti, che afferma la sua simpatia per l’opera intrapresa. «La nostra generazione dà il via a una nuova era nella Storia del mondo»:
© ÉDOUARD DE JONGH, BIBLIOTHÈQUE DE GENÈVE
ll 3 settembre 1866 si apriva a Ginevra il primo incontro dell’Associazione internazionale dei lavoratori (AIL). Marianne Enckell
L’unica foto di cui si conosce l’esistenza dei congressisti di Ginevra a settembre del 1866. Sono stati immortalati davanti alla birreria Treiber dove si sono riuniti.
È Johann Philip Becker, un tedesco residente a Ginevra dove coordina le sezioni di lingua tedesca, che pronuncia queste forti parole d’apertura. L’ordine del giorno del congresso pone delle questioni fondamentali per l’organizzazione del movimento operaio: scioperi e solidarietà internazionale, mutuo soccorso, durata del lavoro, lavoro femminile e infantile. Anche se i delegati giungono nella maggior parte dei casi a un accordo, i dibattiti sono accesi. In occasione dei recenti scioperi in Inghilterra, i datori di lavoro hanno stroncato il movimento facendo arrivare operai dall’estero. Per contrasta-
re queste manovre, si propone inizialmente di definire delle statistiche salariali e delle condizioni di lavoro in modo da uniformarle in tutti i paesi. Un delegato, un sarto londinese, si spinge più in là: vorrebbe «che nello stesso momento gli operai di tutti i paesi si rifiutassero di lavorare […]». La durata del lavoro è lunga a quell’epoca: da dodici a quattordici ore al giorno. Dopo la sua giornata, «può un uomo rientrando a casa trovare la forza e il coraggio di aprire un libro?», chiede un delegato di Zurigo. Già nel 1810 l’utopista inglese Robert Owen aveva propagato l’idea di otto ore di lavoro,
otto ore di sonno, otto ore di svago; aveva anche calcolato che tre ore fossero sufficienti per produrre i beni necessari se tutti avessero fatto la loro parte. Alcuni dubitano che si possa guadagnare a sufficienza e stimano che debba essere di dieci ore il tempo necessario per il sostentamento di una famiglia. Ma finì per essere adottato il principio delle otto ore. Ma non per tutti: non per le donne! «La donna è il legante, l’attrattiva che tiene l’uomo a casa, lenisce le sue pene», affermano numerosi delegati. Ci sono poche voci a difesa della parità. Ma due delegati di Parigi ritengono che sia necessario affrontare alle radici «il degrado fisico e morale» delle donne nelle fabbriche: «Poiché la donna ha bisogno di lavorare per vivere dignitosamente, si deve cercare di migliorare il suo lavoro, ma non di sopprimerlo.» Messa al voto, la loro proposta viene bocciata. Ma appena due anni dopo il congresso, si è a conoscenza in diversi luoghi di raggruppamenti femminili: a Ginevra, a Liegi (delle berrettaie), a Lione (delle filatrici di seta in sciopero)… e un po’ ovunque. Quasi tutti i delegati del congresso sono operai o artigiani. Non lavorano nella grande industria. Hanno
dei lavori tipici delle città di allora: sarti e calzolai, tessitori e tintori, falegnami, rilegatori. Quando la discussione tocca gli statuti e il regolamento dell’Associazione, i delegati francesi esprimono delle serie riserve: bisogna accettare gli intellettuali o «le persone letterate»? Il proudhoniano Henri Tolain propone di escludere i «lavoratori del pensiero». La sua proposta viene rifiutata con 25 voti contro 20. Il congresso chiuse i suoi lavori il sabato sera della settimana stessa e si concluse con un banchetto la domenica. Ma prima, al mattino, i congressisti avevano fatto una crociera a bordo del battello Le Chablais in un’atmosfera di festa. Era stata spiegata una grande bandiera rossa, alla faccia dei borghesi che osservavano questo spettacolo poco ordinario dalle banchine di Ginevra.
Passé simple, mensile romando di storia e archeologia, dedica un dossier alla Prima Internazionale nel suo numero di settembre, di cui questo articolo è un riassunto. Questo numero è disponibile nelle librerie Payot oppure può essere ordinato a 10 franchi, più spese di spedizione, scrivendo a abo@passesimple.ch oppure a Magazine Passé simple Sàrl, ch. de Combes 12, 1009 Pully.
Gruppi d’interesse | 9
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 Conferenza 2016 a Bienne
Si può digitalizzare anche la resistenza
«È più facile inventare il futuro che non prevederlo». Questa citazione dell’informatico Alan Kay riassume bene la conferenza dei giovani tenutasi il 24 e 25 settembre scorsi a Bienne. Come già l’anno passato, le discussioni hanno avuto come oggetto la digitalizzazione del mondo del lavoro. Philippe Wenger, membro della commissione Gruppo d’Interesse Giovani Quest’anno, Peter Streckeisen dell’Università di Basilea ha disegnato le future prospettive dal punto di vista della ricerca. «Non c’è nessuna guerra dell’uomo contro la macchina. Dietro alle macchine infatti ci sono ancora degli esseri umani che le fanno funzionare», ha dichiarato questo ricercatore esperto in materia di conflitto e cooperazione. La questione più importante è sapere chi controlla le macchine: Facebook, Google, Amazon o altre grandi società senza legittimazione democratica? «Noi» sindacati? O «noi» società? Chi detiene il potere sui robot?
Cosa possono fare i sindacati? Come garantire che la digitalizzazione non lasci dietro di sé una folla di perdenti incapaci di adattarsi alla transizione? All’ultima votazione il reddito incondizionato di base è stato bocciato. Esso avrebbe potuto rappresentare un approccio di soluzione. I giovani di syndicom pensano
© SANDRA VÖGELI
altre forme. Abbiamo bisogno di nodi online per consentire ai lavoratori di contattare il sindacato, e agli iscritti del sindacato di andare a cercare le informazioni e dibattere delle soluzioni. E abbiamo bisogno anche di nodi offline (un ufficio, una riunione eccetera) per incontrarci e prendere decisioni. In tempi di individualizzazione del lavoro, di frammentazione ed emarginazione sociali, non dobbiamo sminuire il ruolo del sindacato in quanto integratore sociale. Per molti lavoratori può essere l’unico spazio sociale al quale appartenere e nel quale identificarsi. Un altro aspetto cruciale è proprio la costruzione o la ri-costruzione di un’identità. Per i lavoratori con alle spalle anni di lavoro e di adesione sindacale, il sindacato può sembrare qualcosa di naturale e necessario, ma sappiamo che non è così per i giovani. Dobbiamo capire quello che pensano e sentono, i loro timori e le loro speranze nei confronti del lavoro, della formazione e quant’altro, per poter rappresentare i loro interessi e riuscire a iscriverli al sindacato. Come abbiamo bisogno di compagni che fungano da “catalizzatori” andando sui luoghi di lavoro per cercare di sindacalizzarli, servono compagni che operino come organizzatori online, contattando, dialogando e integrando un maggior numero di lavoratori.
concentrati, preoccupati, attivamente coinvolti ∙ Istantanea di una lezione
che il sindacato debba cambiare pelle per resistere e per restare attrattivo per i lavoratori. Sono stati menzionati due fattori concreti durante il dibattito. syndicom deve adottare un tono fermo. Se un’azienda minaccia di esternalizzare i suoi impieghi all’estero per abbassare i salari, syndicom non deve girare tanto attorno alla questione, ma
denunciare l’azienda che pratica il dumping salariale! Peraltro le nuove tecnologie offrono terreno fertile per nuove forme di azione. Un’azienda per esempio ha lanciato un concorso di creatività, che le permette di mantenere tutti i suoi vantaggi e di scaricare tutti i rischi sui grafici, designer e altri «clickworkers» che vi partecipano.
2° Forum Freelance
Due passi avanti e uno indietro
Lo studio è stato realizzato online. Sono state valutate oltre 1.700 serie di dati. E sono state poste innanzitutto delle domande sulle condizioni reddituali e sull’assicurazione sociale. Le informazioni sui risultati sono state comunicate per la prima volta in occasione del forum. Risultato: per i freelance del settore culturale le cose non vanno meglio rispetto al 2006, quando era stato realizzato l’ultimo studio analogo. Dal momento che poche persone con redditi molto elevati possono distorcere la media del reddito, è stato indicato il valore mediano, che si attesta attorno ai 40mila franchi. I membri indipendenti delle associazioni culturali vivono quindi in una situazione precaria.
Nel contempo è aumentato l’orario di lavoro che gli operatori del settore culturale destinano alle attività artistiche. Tuttavia è diminuita la quota reddituale conseguita grazie all’attività artistica. Gli operatori culturali lavorano quindi di più nel proprio campo professionale, pur guadagnando di meno. I membri hanno risposto in modo equilibrato tra i due sessi e anche in base alle diverse provenienze geografiche. Tendenzialmente gli uomini guadagnano qualcosa in più e lavorano anche maggiormente a livello percentuale rispetto alle donne. L’assicurazione sociale è migliorata solo di pochissimo, nonostante le nuove offerte emerse nell’ambito della previdenza professionale. Meno della metà degli operatori del settore culturale dispone di un’ulteriore assicurazione sociale oltre all’AVS.
Prevista una ricerca propria Anche il GI Freelance pianifica una ricerca tra i suoi stessi iscritti, partendo da risultati analoghi. I partecipanti al forum hanno convenuto che, nell’ambito dell’iniziativa AVS plus, era corretta l’argomenta-
zione secondo cui gli investimenti nell’AVS per i freelance sono più convenienti rispetto all’ampliamento del secondo pilastro. In occasione del forum si è anche discusso di un’ingiustizia nell’ambito delle assicurazioni sociali, per cui i freelance, quando devono effettuare il servizio militare, ricevono un’indennità per perdita di guadagno dall’IPG, mentre le donne indipendenti che diventano mamme no. L’USS tratterà ulteriormente quest’argomento nell’ambito della Commissione AVS/AI. Hanno partecipato al forum diversi rappresentanti delle associazioni culturali, oltre che Doris Bianchi dell’USS. Sono stati analogamente invitati dal GI Freelance i sindacati SSM e SSP/VPOD. Già nell’autunno 2016 si era tenuto un primo incontro. I temi centrali in quell’occasione erano stati l’assicurazione sociale freelance e i suoi eventuali svantaggi. La data per un terzo incontro è stata fissata per il 26 ottobre 2017, auspicando di ampliare ulteriormente la cerchia dei partecipanti.
Michael Walther, presidente del GI Freelance
© Z VG
Nel 2015 il GI Freelance di syndicom ha lanciato il Forum Freelance, una piattaforma di scambio tra associazioni che rappresentano i freelance della Svizzera. Esso si è tenuto per la seconda volta il 27 ottobre. Michael Walther
Redditi: il valore mediano ammonta a 40mila franchi
Per ulteriori informazioni: Peter Streickeisen, «Die Avantgarde des digitalen Kapitalismus» (L’avanguardia del capitalismo digitale). (Link: http://www.eurozine.com/ articles/2016-02-02-nachtwey-de. html). E il nostro dossier sulla digitalizzazione nel mondo del lavoro: www.syndicom.ch.
paritÀ salariale
Rapporti di lavoro precari Focus tematico del forum è stato uno studio relativo alle condizioni di lavoro dei freelance eseguito agli inizi del 2016 da Suisseculture Sociale, un’associazione mantello delle organizzazioni che rappresentano gli operatori del settore culturale.
Si potrebbe sabotare questo concorso inviando una massa di proposte inutilizzabili. Come Uber, un’impresa del genere è il datore di lavoro dei suoi clickworker e deve dunque assumersi le sue responsabilità nei loro confronti (vedi la nostra edizione 08/2016). Il Gruppo d’Interesse Giovani di syndicom pensa che un sindacato che si adatta al cambiamento possa influenzare il mondo digitale. Alla fine del weekend di Bulle è stata presa la decisione di elaborare una proposta sul tema della digitalizzazione per il prossimo congresso.
Al termine della consultazione sulla revisione della legge sulla parità dei sessi, il Consiglio federale ha presentato l’esito relativo alla parità salariale. Il progetto preliminare è stato ridimensionato: mancano completamente le sanzioni e non trovano attuazione neppure i controlli salariali a livello statale. Si punta nuovamente sulla responsabilità individuale e sull’autocontrollo delle aziende. Ma nel dialogo sulla parità salariale è già emerso che le analisi salariali “volontarie” non portano al risultato sperato, vista la scarsa partecipazione delle aziende. È stata bocciata anche la variante che prevedeva l’obbligo di segnalare a un ente statale i datori di lavoro inadempienti e di inserirli in un elenco accessibile al pubblico. Ed ecco finalmente la buona notizia: le aziende con almeno 50 dipendenti devono eseguire (a intervalli di quattro anni) un’analisi salariale che sarà verificata da un ufficio di revisione esterno il quale dovrà far rapporto alla direzione aziendale. I datori di lavoro devono informare i loro dipendenti dei risultati dell’analisi salariale e di un’eventuale discriminazione salariale. syndicom rivendica inoltre il coinvolgimento delle parti sociali nonché l’obbligo di segnalazione che è stato stralciato. Dovrà infine anche essere istituita un’autorità che abbia potere di controllo e potere sanzionatorio. Entro l’estate 2017 sarà allestito il messaggio del Consiglio federale. Ci attendiamo che il disegno di legge venga completato in Parlamento con questi punti. Seguiremo con attenzione il dibattito e ci faremo sentire! Patrizia Mordini, responsabile pari opportunità, membro del comitato direttivo
10 | Idee Spunti
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016
Nuova analisi dell’Istituto Sindacale Europeo
L’efficacia degli scioperi in Svizzera Andreas Rieger ha sviluppato un modello che sfata il mito di una Svizzera dove non ci sono scioperi. È vero che qui si sciopera meno che altrove. Ma ci sono state fasi storiche dove migliaia di lavoratori hanno partecipato alle agitazioni. Rieger ne ha evidenziate tre: • Dopo il 1945 sono divampati scioperi perché bisognava migliorare i salari e ottenere più Contratti Collettivi di Lavoro. Allora in migliaia hanno partecipato alle lotte dei lavoratori. • Nell’alta congiuntura dal 1955 al 1970 praticamente ha sempre regnato la pace sociale, ci sono stati solo singoli scioperi all’anno con pochi partecipanti. Dopo la crisi petrolifera del 1971 i lavoratori hanno nuovamente scioperato di più contro i tagli al personale. Poi è seguito un altro periodo dal 1981 al 1991 con pochi conflitti sul lavoro. • Dal 1994 gli scioperi sono di nuovo aumentati, perché i datori di lavoro bloccavano le migliorie al tavolo delle trattative e mettevano in discussione i Contratti Collettivi di Lavoro.
I sindacati, con Unia in testa, hanno riscoperto lo strumento dello sciopero come efficace mezzo per far valere gli interessi dei lavoratori.
Lo Stato conta male Rieger ha osservato un aumento dei conflitti di lavoro negli ultimi vent’anni. E nella sua ricerca non si è basato soltanto sulla statistica ufficiale della Confederazione. Questa infatti registra unicamente le agitazioni che durano un giorno e oltre. «Mancano molte agitazioni più brevi», commenta l’autore. Per esempio gli scioperi d’avvertimento, le pause prolungate o gli scioperi bianchi. Se si contassero tutti, il numero degli scioperi raddoppierebbe. Questo lo dimostrano i dati raccolti autonomamente dall’Unione sindacale e da Unia, citati da Andreas Rieger nel suo articolo. Secondo questi dati, negli ultimi due decenni nell’industria ci sono state in media 12 agitazioni all’anno, di cui la metà sono stati veri e propri scioperi.
Informazione assegni REKA 2016
La metà degli scioperi è stata una reazione dei lavoratori contro il rischio di licenziamento e tagli agli impieghi. In circa un quinto degli scioperi essi erano rivolti a combattere un peggioramento delle condizioni di lavoro. E in un altro quinto essi avevano come obiettivo quello di ottenere salari migliori. Dunque la maggior parte degli scioperi aveva un carattere difensivo. In altre parole: sono state azioni di legittima difesa dei dipendenti contro richieste assurde della dirigenza. Raramente le agitazioni durano più a lungo. Rieger specifica che «quasi tutte dopo una mezza giornata o al massimo una giornata sono finite». E altrettanto raramente vi partecipano grandi masse. Questo perché i conflitti normalmente riguardano singole aziende.
Gli scioperi portano al successo L’analisi di Rieger evidenzia che gli scioperi sono utili: «La maggior parte degli scioperi porta
© GIÙ LE MANI DALLE OFFIC INE
I conflitti di lavoro sono la sua specialità. Da anni l’ex co-presidente di Unia Andreas Rieger si occupa del fenomeno. Recentemente, in un articolo specialistico, ha pubblicato nuove considerazioni sugli scioperi in Svizzera. Ralph Hug
giù le mani dalle officine · L’esempio di una mobilitazione necessaria
al successo, e i lavoratori raggiungono tutte o parte delle loro richieste». Solo molto raramente gli scioperi finiscono con una totale sconfitta dei dipendenti. Interessante notare anche che dal 2000 nei settori Unia non ci siano più stati scioperi «selvaggi» che non siano stati, prima o poi, appoggiati dal sindacato. Le lotte del lavoro suscitano sempre un grande interesse pubblico e diffuse simpatie. Ecco perché per l’ex co-presidente di Unia è chia-
ro: «Finché non ci saranno lunghi periodi di crescita e la piena occupazione, anche nella Svizzera del 21° secolo continueranno a divampare degli scioperi».
Andreas Rieger: The renaissance of strikes in Switzerland, rivista «Transfer» dell’Istituto Sindacale Europeo. Download in inglese (a pagamento) su: goo.gl/NqCerp. È prevista una versione tedesca sulla rivista «Widerspruch».
congresso
L’anno 2016 sta volgendo rapidamente al termine. È noto che tutti i soci una volta all’anno possono percepire assegni REKA agevolati. Per tutte le ordinazioni che ci perverranno entro il 21 dicembre alle ore 15.00 garantiamo la registrazione sull’anno in corso. Ma soltanto se il pagamento viene effettuato prima del 31 dicembre 2016. La prima ordinazione nel 2017 può avvenire l’11 gennaio. Ci sono varie possibilità per percepire gli assegni: Percezione Pagamento Osservazione Fr. 700.– Fr. 651.– commissione Fr. 8.00 regalata Fr. 400.– Fr. 372.– commissione Fr. 8.00 regalata Fr. 300.– Fr. 279.– commissione Fr. 8.00 regalata Basta compilare il formulario online... Il modo più semplice per ordinare è il formulario online sul nostro sito web www.syndicom.ch/Dienstleistungen/REKA. Qui bisogna inserire l’ammontare desiderato, nome e cognome, numero di socio e un numero di telefono per eventuali chiarimenti. In caso di mancanza di internet prendiamo l’ordine anche via telefono (058 817 18 18). … e già arriva il bollettino di versamento direttamente dalla REKA! Noi verifichiamo il diritto alla percezione e poi inoltriamo la tua ordinazione direttamente alla REKA. La REKA poi ti spedisce il bollettino di versamento. Dopo la conferma del pagamento sarà sempre la REKA a spedirti gli assegni. Nel caso tu sia in possesso di una REKA-card, l’accredito avverrà sulla carta. Al bollettino di versamento sarà allegata anche una cedola per ordinare la REKA-card per chi ancora non l’avesse. Trova ulteriori informazioni inerenti alla carta REKA su www.reka.ch.
Ripensare la democrazia
All’Università di Basilea, studiosi e ricercatori si interrogano sul ruolo di questa forma di governo.
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e sociali nel tentativo di influenzarli. Organismo indipendente, è sostenuto da 650 membri del mondo della ricerca, delle ONG, dei sindacati (tra cui syndicom), dei movimenti politici e dei mass media. Per partecipare a “Reclaim Democracy” è in prevendita un pass per accedere a tutti i tre giorni di congresso al prezzo speciale di 100 franchi. Iscrizioni e ulteriori informazioni: www.reclaim-democracy.org. (gv)
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sta), Europa e democrazia (con il filosofo croato Srećko Horvat), razzismo, nazionalismo e democrazia (con Gurminder Bhambra, docente di Sociologia all’Università di Warwick) e infine democrazia come movimento e partito politico, con Jodi Dean, docente di Scienze politiche. Sono inoltre previsti oltre 40 seminari e workshop sulla democrazia e sulla sua incidenza nel quotidiano, su temi come TISA, Big Pharma, scioperi e movimenti, diritti umani, migrazione, educazione, populismo, mercati finanziari, mass media... Il congresso è organizzato dalla rete Denknetz, nata nel 2004 per analizzare i processi economici
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“La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre che si sono sperimentate finora”, recita uno dei più famosi aforismi di Winston Churchill. Per andare al di là delle affermazioni dello statista inglese, dal 2 al 4 febbraio 2017 all’Università di Basilea si terrà un congresso proprio sul senso della democrazia. In collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’università renana, la rete Denknetz organizza il congresso “Reclaim Democracy”, assieme ad altre 25 associazioni. Le quattro sessioni plenarie si occuperanno di democrazia e Buen Vivir (con l’economista ecuadoriano Alberto Aco-
Libri Ritratto | 11
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 COMMERCIO LIBRARIO
«Ci hanno sottratto una parte della nostra personalità» «Mi definerei una donna di mezza età, libraia, autrice e mamma. E un’abitante della Lorraine al 100%». Si descrive così Christina Frosio, che da 17 anni abita nella Lorraine, il quartiere nord di Berna dove svolge anche il suo lavoro alla libreria Sinwel. Come scrittrice, la Frosio è già stata pluripremiata per i suoi brevi racconti e romanzi. Katrin Bärtschi
let tere con un colore All’età di quattro anni Christina Frosio si è trasferita da Zurigo a
arrabbiare e chi no. A noi dipendenti hanno tolto una parte della nostra personalità». Per questo dal 2010 Christina Frosio lavora in una piccola libreria di quartiere. Come jolly. «Vengo a lavorare quando hanno bisogno. Perché, per fortuna, lo stipendio di mio marito basta per sfamare la nostra famiglia». Dunque Christina interpreta anche il chiaro ruolo della casalinga. Con molto tempo da dedicare alla scrittura. © MARGARETA SOMMER
Già da giovane, Christina Frosio amava la vecchia piscina alla Lorraine. E anche due volte ha amato qualcuno nel quartiere oltre il fiume. «Per questo il cuore della Lorraine mi dà una sensazione di benessere e di casa. Al solo pensiero di dovermene andare da qui, capisco i sentimenti dei rifugiati, per i quali a volte ho cucinato percependo bene la loro nostalgia». Christina Frosio scrive tutti i giorni. «Sì, sono una scrittrice», riflette con lo sguardo perso sul fiume Aare. Prima di cominciare a scrivere, nel 2006, era un’appassionata lettrice ma non sapeva di voler anche scrivere: «Mi vedevo più come critica letteraria, cosa che oggi per esempio non mi piacerebbe più. Non voglio più spiegare o esprimermi analiticamente. E quello che termini astratti come amore, credo o speranza cercano di afferrare, io preferisco esprimerlo attraverso sensazioni». Finora i momenti culminanti del suo percorso letterario sono stati il primo posto al concorso opennet in occasione dei giorni della letteratura di Soletta 2011 e i contributi all’opera ricevuti dalla città di Berna (2011) e dal canton Berna (2012). «Piano piano mi sto facendo un nome e mi capita sempre più spesso di essere interpellata per dei testi».
Münsingen con i genitori e due fratelli, dove ha trascorso il resto della sua infanzia. Dopo la scuola dell’obbligo, un anno nella Svizzera francese, tre altri anni supplementari alla scuola Steiner e due anni come panettiera esperta in forno a legna, ha fatto l’apprendistato come fioraia, professione che poi ha svolto per sei anni. Sono seguiti due anni al famoso chiosco delle donne all’angolo della Länggasse e al ristorante «sous le pont» presso la Reitschule. Christina Frosio è legastenica e sinestetica. «Quando scrivo a mano, devo fare molto piano e rileggere tutto attentamente. Perché mi si rigirano le lettere. Ricordo ancora benissimo quando a scuola ho scritto Woffnung inve-
ce di Hoffnung (speranza). Capivo di aver scritto male la parola, ma non riuscivo a correggere l’errore». Scrivere qualcosa che non ha mai letto le crea confusione. E già nell’apprendimento della lingua parlata, Christina vedeva un colore dietro ogni suono, fenomeno che viene chiamato sinestesia. «A ogni suono corrisponde un colore, sempre lo stesso. Ad esempio, una U per me colora la parola di marrone». In lei, la musica scatena un vero festival di onde colorate.
Casalinga e libraia Nonostante i suoi problemi linguistici, Christina in seguito ha assolto l’apprendistato breve come libraia e poi è rimasta
quindici anni alla vecchia libreria Stauffacher a Berna. Ama la sua professione, ancora oggi. «Mi sento pienamente soddisfatta, posso muovermi nella pluralità dei libri ancora disponibili e quelli ottenibili soltanto per via antiquaria. Posso fare il tifo per un libro e raccomandarlo». Non la disturba che i clienti a volte si ricordino soltanto la storia, ma non il nome dell’autore o dell’autrice. Forse è proprio questo il punto: infatti le storie alla fine sono più importanti di chi le scrive. Quando la libreria Stauffacher è stata acquisita da Thalia, non si capiva più chi c’era dietro al nuovo gruppo. «Non riuscivo più a depositare le lamentele, e non capivo più molto bene chi mi faceva
Sindacato bodyguard Non appena la giovane libraia ha percepito il suo primo stipendio, ha aderito al sindacato, che allora si chiamava comedia. «Era normale farlo. A Stauffacher quasi tutti erano iscritti al sindacato». Ha ancora bene in mente l’evento organizzato sulla concorrenza nel commercio librario. E si ricorda anche come comedia abbia aiutato una sua collega che era stata licenziata. Personalmente Christina ha avuto bisogno del sindacato soltanto una volta, per verificare un contratto dove venivano contemplati i suoi diritti riguardo a un testo. Ciò nonostante per lei sarebbe gravissimo se non esistesse più l’organizzazione dei lavoratori. «Noi viviamo in un rapporto di dipendenza, perché dobbiamo mangiare. Il sindacato ci aiuta a capire i nostri diritti e i testi di legge. È un bene saperlo là, a guardarci le spalle».
EDITORIA
Testimonianze di lotta
Un volume pubblicato da Unia per denunciare la scarsa protezione contro i licenziamenti.
In occasione del Congresso nazionale, la regione Ginevra di Unia ha pubblicato un libro che ripropone l’argomento della lotta degli ex dipendenti di Merck Serono nel 2012. Redatto in tre lingue, il volume intitolato «Riprendere l’iniziativa: resistere ai licenziamenti e proteggere i lavoratori e le lavoratrici» è un verbale politico e giuridico sulla scarsa protezione contro i licenziamenti in Svizzera.
Il licenziamento collettivo di Merck Serono è il più grande che il cantone di Ginevra abbia mai affrontato: su un totale di 1.250 posti, 500 sono stati cancellati e 750 trasferiti. I lavoratori hanno così iniziato a lottare attraverso molti scioperi e iniziative. Il testo, abbondantemente corredato di fotografie e di testimonianze toccanti, ripropone il tema della lotta per la dignità.
Un’altra parte del volume denuncia l’assenza di protezione in Svizzera contro i licenziamenti individuali o collettivi dei sindacalisti, degli scioperanti, degli informatori e delle organizzazioni sindacali rappresentative del personale. Il testo illustra l’insufficienza delle disposizioni giuridiche e propone soluzioni per il futuro. Rendere più solida questa difesa significa soprattutto aumentare le indennità quando i licenziamenti sono abusivi e reintegrare nel posto di lavoro le persone mandate a casa ingiustamente. Il volume di oltre 200 pagine è stato dato in dono ai circa 400 delegati di Unia che si sono uniti in congresso a fine ottobre al Palexpo di Ginevra. (gv)
«Riprendere l’iniziativa: resistere ai licenziamenti e proteggere i lavoratori e le lavoratrici». Pubblicato da Unia Ginevra, 200 pagine, CHF 20, francese/tedesco/ italiano. Per informazioni e acquisto del volume: edwige.charrat@unia.ch
Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) annuncia che la Fondazione Il Campiello bandisce il concorso Campiello Giovani 2017. Riservato ai giovani di età compresa fra i 15 e i 22 anni, residenti in Italia o all’estero, il concorso ha come oggetto un racconto breve in lingua italiana. Il Campiello Giovani, giunto quest’anno alla 22esima edizione, è un concorso letterario nato con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi alla cultura e far riscoprire alle giovani generazioni il piacere della scrittura. Il concorso è riservato ai giovani che al momento dell’invio abbiano compiuto 15 anni e non ne abbiano ancora compiuti 22, residenti in Italia o all’estero (tra cui i giovani italofoni residenti in Ticino, nei Grigioni e nel resto della Svizzera). Per l’organizzazione del concorso in Svizzera la Fondazione Il Campiello si avvale della collaborazione della direzione della Divisione della scuola del DECS. Il concorso ha come oggetto la scrittura di un racconto a tema libero in lingua italiana della lunghezza minima di 10 pagine e massima di 20 pagine. Ogni giovane potrà partecipare con un solo lavoro. Non sono ammessi lavori collettivi. Il testo va inviato entro il 9 gennaio 2017 sia come file Word per posta elettronica all’indirizzo decs-ds@ti.ch, sia stampato in quattro copie alla Divisione della scuola, Stabile Patria, Viale Portone 12, 6501 Bellinzona. Fa stato il timbro postale. Sull’intestazione del lavoro deve comparire unicamente il titolo (non il nome dell’autore). In busta chiusa allegata devono essere specificati il titolo e i propri dati personali (cognome e nome, indirizzo privato, numero di telefono e cellulare, indirizzo di posta elettronica, luogo e data di nascita, nazionalità, scuola/professione). I partecipanti possono utilizzare l’apposita scheda scaricabile dal sito www.premiocampiello.it.
12 | Pensionati
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016
COMITATO NAZIONALE
Intenzionati a lasciare un segno
“Siete più attivi degli attivi!”. Il commento di Franco Caravatti, presidente del Gruppo pensionati Ticino e Moesano, invitato ad assistere ai lavori del comitato nazionale, rende bene l’idea della vitalità del dibattito dei tre giorni di ritiro. Dal 25 al 27 ottobre, a Bellinzona si sono ritrovati i membri di comitato per il sesto incontro del comitato nazionale, per la prima volta in Ticino. A margine dei lavori, gli ospiti hanno potuto approfittare di una visita a Castelgrande e sono stati ricevuti dal sindaco di Bellinzona Mario Branda (vedi commento sotto). Le sedute del comitato si sono tenute nelle sale dell’Hotel Unione, alla presenza della responsabile del Gruppo d’interesse Pensionati Patrizia Mordini. Proprio quest’ultima ha espresso la delusione per i risul-
tati della recente votazione su AVSplus. “Il progetto Previdenza 2020 – ha ricordato la Mordini – ora in discussione non prevede nulla di buono, si spera che il Consiglio degli Stati ribalti parzialmente le decisioni del Nazionale”. Se così non fosse, all’orizzonte si profilerebbe un referendum. Da più parti si sono alzate voci sulla necessità di coinvolgere i giovani, che vanno sempre meno a votare, e sulla volontà di trasmettere una passione per la politica, l’impegno sociale, il sindacato. “I tempi sono cambiati. Sempre più spesso si cambia professione, anche nella politica locale è difficile trovare chi si impegna”, è stato detto. Eppure sono numerosi i temi su cui ci sarà da battersi nei prossimi anni: il servizio pubblico, le pensioni, gli accordi economici internazionali come il TISA, di cui si è parlato durante i
©ROSMARIE GERBER
©AS TRID PULFER
©ROSMARIE GERBER
Il sesto ritiro del Comitato Nazionale Pensionati, tenutosi a Bellinzona alla fine di ottobre, ha confermato la vitalità e la forza di un Gruppo d’Interesse che vuole continuare a lottare per tutto il sindacato. Dibattiti accesi, momenti conviviali, ricevimento delle autorità locali: ecco la cronaca di quei tre giorni. Giovanni Valerio
lavori. Tutte questioni su cui i pensionati syndicom vogliono dire la loro. Anzi, fare da esempio per le nuove generazioni. Fra i temi sindacali trattati, quello del rincaro. Qualcuno ha ricordato che gli ex dipendenti coop ricevono 800 franchi l’anno. Per questo, tramite il segretariato centrale, si è chiesto di intervenire presso Posta e Swisscom per un’allocazione unica e per aumentare i buoni del personale postale da 200 a 400 franchi, anche se siamo in tempi difficili, come è stato ricordato durante i giorni del ritiro, gli stessi dell’annuncio-shock della signora Ruoff di chiudere centinaia di uffici postali nei prossimi anni. Battaglieri più che mai (più dei soci attivi?) i pensionati syndicom, a partire dal presidente Roland Gutmann, si sono detti pronti anche a incontrare i vertici della Posta!
Il nostro comitato nazionale pensionati si è riunito per il tradizionale ritiro annuale, quest’anno organizzato dalla nostra sezione presso l’albergo Unione a Bellinzona. Dalla centrale di Berna erano presenti Patrizia Mordini, rappresentante dei pensionati presso il Comitato direttore, e Astrid Pulfer, segretaria centrale. Il nostro solerte presidente Roland Gutmann ha gestito come da sua consueta maestria e competenza i lavori assembleari. L’ordine del giorno era assai ricco, con molte trattande e quesiti da discutere e risolvere. Da segnalare in modo particolare la futura composizione di questo comitato per il prossimo quadriennio. Visto le dimissioni di 5 colleghi ci si orienta ora verso il futuro alla ricerca di nuovi candidati disposti a collaborare e lavorare in modo tangibile e concreto alla causa sindacale, scelta che non sarà di facile soluzione, ma siamo convinti di trovare il mix ideale.
PENSIONATI TICINO E MOESANO Per quanto concerne l’organizzazione, tutto ha funzionato come da programma in maniera ottimale e i nostri ospiti sono rientrati al proprio domicilio con un ottimo ricordo e molto soddisfatti del loro soggiorno in Ticino malgrado il tempo non troppo clemente, almeno non quanto essi si attendevano, o si auguravano, al Sud delle Alpi. Mi è dispiaciuto per loro. Neanche la parte ricreativa è stata tralasciata. L’accoglienza in Municipio per l’aperitivo serale di mercoledì è stata molto gradita. Da segnalare la presenza del Sindaco Mario Branda, il quale ha fatto gli onori di casa e ha rivolto agli ospiti il suo cordiale benvenuto nella capitale ticinese riassumendo brevemente in francese attualità e futuro della città. Ha fatto seguito la visita alla stupenda sala patriziale e alla bellissima Corte di Palazzo Civico. Giovedì finalmente il sole ha fatto la sua apparizione! Ciò ha permesso di visitare Castelgrande dove i presenti hanno potuto ammirare questa splendida bellezza, approfittando pure di scattare delle immagini, foto di gruppo compresa. Per concludere questa tre giorni ha fatto seguito l’aperitivo offerto dalla nostra sezione con conseguente pranzo finale e tutti i presenti hanno ricevuto un gradito e apprezzato omaggio in ricordo di questo riuscito evento nazionale. Appuntamento al prossimo anno... Ernesto Fenner
©FAUS TO ROSSI
©ROSMARIE GERBER
commento
Particolarmente accesa anche la discussione per la scelta dei prossimi membri di comitato. Non è necessario mantenere la rappresentatività delle regioni o delle sezioni, è stato affermato. “Ci vogliono colleghi motivati, che siano ex comedia o PTT non importa. Il sindacato è uno solo e i problemi sono gli stessi”. Il comitato resterà a 15, entro marzo sarà necessario scegliere 5 nuovi membri. A proposito di scelte, il comitato nazionale (che aveva proposto il nome di Géraldine Savary, Consigliera agli Stati vodese PS) si è interrogato sull’operato della “commissione cerca” per il nuovo presidente syndicom. Di questo (e di altro) si discuterà nel comitato del 17 gennaio a Bienne, a cui è stato invitato anche il comitato direttivo. Perché, come ha affermato qualcuno, “pensionati o no, si è sindacalisti per tutta la vita”.
Castagnata di grande successo! Giovedì 20 ottobre, con una stupenda giornata autunnale, l’agriturismo Al Böscioro di Gerra Piano ha accolto il nostro gruppo pensionati per la tradizionale castagnata, ultimo appuntamento delle attività per l’anno 2016. Dopo il benvenuto di Bubi, il presidente Franco ha tracciato un breve resoconto delle attività dell’anno oramai alle nostre spalle. Una trentina fra colleghe e colleghi hanno avuto, una volta di più, l’occasione di condividere in un’atmosfera calorosa un pomeriggio riuscito. Si parte con una gustosa “taiada nosctrana” accompagnata da un ottimo Merlot di produzione locale seguito dalla regina autunnale, ovvero la castagna, accompagnata da buon lardo di Colonnata,
servita e preparata in maniera ottimale dalla famiglia Vosti, che gestisce l’agriturismo. Un complimento è doveroso. Al termine Franco presenta in sintesi il programma per l’anno venturo, gite, assemblee ed eventi di vario genere, molto interessanti per tutti noi. Il pomeriggio prosegue in modo conviviale con conversazioni di vario genere e condite da un sacco di risate, che fanno sempre bene al morale. Il pomeriggio si conclude verso le 18 quando pian piano ognuno riprende la via di casa propria portando con sé un bel ricordo per le belle ore trascorse assieme con l’augurio di rivederci presto in occasione del nostro prossimo appuntamento del 2017. Ernesto Fenner
Donne | 13
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 legge federale sulla parità salariale
Una questione di giustizia
Un recente dibattito a Bellinzona ha ricordato con un velo di rammarico quanto la Legge federale sulla parità dei sessi fosse troppo ambiziosa per i suoi tempi. E come la parità salariale potrebbe essere il motore di un nuovo modello di società e di una nuova rivoluzione. Caterina Ghirlanda - Mamma, sai quante femministe ci vogliono per cambiare una lampadina? - Mah, non so... - Nessuna, perché le femministe non cambiano mai niente. Ecco come è stata accolta dal figlio adolescente una mia amica che rientrava a casa dopo avere partecipato, a Bellinzona, lo scorso 22 ottobre, alla mattina sui vent’anni della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar): “Il miraggio - 20 anni e non si vede”. Un titolo ironico quanto la barzelletta sulle femministe, che però rispecchia la realtà: la parità salariale tra uomo e donna che questa legge avrebbe dovuto garantire è davvero ancora un miraggio. E pensare che la LPar era molto ambiziosa, era una legge «che avrebbe dovuto cambiare il mondo» come è stato detto a Bellinzona, con un velo di rammarico: le cose sono andate diversamente e la legge non ha prodotto gli effetti sperati. Troppo difficile per le donne ricorrere in giudizio per far valere una disparità salariale, troppa fiducia da parte del legislatore nella buona volontà dei datori di lavoro, nessuna sanzione in caso di violazioni. Una legge anche poco conosciuta e applicata, che non ha saputo nemmeno influenzare un cambiamento di mentalità. Una legge da rivedere: la consultazione sulla revisione si è chiusa in primavera e, a pochi giorni dalla mattinata bellinzonese, il Consiglio federale ha incaricato il
Dipartimento federale di giustizia e polizia di allestire un disegno di legge entro l’estate, che avrebbe dovuto prevedere un’analisi salariale interna ogni quattro anni per le imprese con almeno 50 impiegati. Una soluzione “light” rispetto all’avamprogetto posto in consultazione, che era già stato criticato dalle associazioni femminili per la mancanza di sanzioni in caso di disparità salariale. Di fatto il Consiglio federale punta nuovamente sulla responsabilità dei datori di lavoro e sulla collaborazione fra partner sociali. Un modello che non prevede alcuna intromissione nella politica salariale delle aziende e nemmeno alcuna conseguenza per i datori di lavoro che non rispettano la legge. Che a pensarci bene è quasi un unicum nella ligia Svizzera. Sembra che verso la disparità salariale ci sia una pro-
cesso di rimozione collettivo e un disconoscimento della sua centralità. Eppure, come ben emerso a Bellinzona, la parità salariale è importante non solo per le donne, ma per la società intera e anche per il PIL: per lo Stato che incassa più tasse, per i padri che possono lavorare a tempo parziale, per le donne che hanno più sicurezze previdenziali e rischiano meno di pesare sul sistema socioassistenziale... La parità salariale è una questione di giustizia, è un diritto (fra l’altro inscritto nella Costituzione), ma potrebbe anche essere il motore per una nuova rivoluzione non più solo femminista (fra l’altro vorrei dire all’adolescente che è da molti considerata l’unica rivoluzione compiuta del secolo scorso). Una rivoluzione di uomini e donne, di ragazzi e ragazze, di padri e di madri, che vogliono avere un sistema più equo, senza discriminazioni o ruoli di genere, senza “femminilizzazione” del lavoro, intesa come peggioramento delle condizioni salariali. La posta in gioco non è solo la parità salariale: sono schemi, paradigmi, pregiudizi che vanno sparigliati perché non sostenibili. Se le lampadine le cambiano insieme uomini e donne, il futuro si illumina con la giusta luce e la parità non rimane un miraggio. Chissà se il parlamento quando discuterà la revisione della LPar farà risplendere anche gli angoli bui ma decisivi della parità.
la storia insegna
I comandamenti della risaia (maggio 1906, Vercelli) 1) Unisciti alle tue compagne e forma la lega nel tuo paese 2) Entrando nella lega il tuo scopo sia quello di migliorare le condizioni di tutte 3) Lo sciopero non è una battaglia che termina in 24 ore, può durare mesi, la vittoria o la sconfitta dipendono dalla forza e dalla resistenza di chi lo fa 4) Leggi, studia, parla di queste cose alle tue compagne e pensa che hai gli stessi diritti di quanti nascono ricchi e diventano tuoi padroni senza merito alcuno 5) Desidera, se ti fa comodo, il paradiso dopo morta, ma pensa che non è peccato procurarselo su questa terra 6) Lotta per le tre 8: 8 ore per lavorare – 8 ore per lo svago e lo studio – 8 per il riposo
punto e diritto
Faccio la grafica in una grande azienda di comunicazione e lavoro con una netta maggioranza di impiegati maschi, tra cui alcuni si permettono di trattare le loro colleghe femmine in maniera molto irrispettosa, scioccante direi. Mi spiego. Il mio collega, sposato, mi fa regolarmente delle avance con sorrisi provocanti, chiedendomi per esempio di andare nel suo ufficio per «discutere di questa o quella pratica», in orari dove quasi nessuno è più presente. Mi ha anche già invitato varie volte ad andare a bere un caffè con lui. Gli ho detto chiaramente di lasciarmi stare perché non sono assolutamente interessata, ma lui niente, ha solo rincarato la dose. A volte m’invia anche SMS serali dove mi scrive «il pantalone di oggi ti faceva proprio un bel sederino» oppure «la camicetta di ieri metteva bene in mostra la tua vetrina generosa». Il tutto è durato diversi mesi, e ogni giorno mi sentivo peggio e avevo perennemente paura d’incrociarlo. L’altra sera, quando mi stavo preparando per tornare a casa, si è materializzato nel mio ufficio senza preavviso, e là ho avuto veramente paura, il mio cuore batteva all’impazzata e pensavo di soffocare. Gli ho chiesto seccamente cosa volesse, allora si è avvicinato senza rispondermi, dunque mi sono alzata dalla sedia per scappare, dal momento che la sua presenza mi terrorizzava. Nello stesso momento, lui mi ha sfiorato la parte alta della coscia dove ha lasciato la sua mano qualche secondo. Ero paralizzata. Ho lasciato il mio ufficio di corsa, in lacrime. Ora ho paura di tornare a lavorare, sono esausta. Non posso incrociarlo e fare finta che non sia successo nulla. Ma allo stesso tempo sono traumatizzata e non so a chi rivolgermi per porre fine a tutto questo. Che cosa posso fare? Innanzitutto ti consiglio di denunciare questo fatto immediatamente al tuo superiore diretto e anche all’ufficio del personale (HR) che dovranno aprire un’inchiesta interna. Ci sarà
bisogno che tu porti il maggior numero possibile di prove per confermare le tue parole, bisogna sempre documentare tutto, perché come quasi in ogni triste caso di molestia, il «molestato-
re» negherà tutto. E sfortunatamente le prove di cui dispongono le vittime di molestie sessuali spesso sono solo verbali, a volte ci sono testimonianze oculari, o altre vittime, ma spesso queste ultime vivono nell’ombra e preferiscono tacere per paura di rappresaglie, soprattutto di essere licenziate. Senza testimoni o prove scritte il tutto diventa molto difficile. Ma nel tuo caso forse ci sono ancora gli SMS, che basterebbero sicuramente a sostenere le tue parole. In secondo luogo bisogna che tu denunci il caso alla polizia, perché si tratta di un’infrazione penale. In gergo giuridico, si tratta di «molestie sessuali» (art. 198 comma 2 del Codice penale), se la persona ti ha importunata con palpeggiate di tipo sessuale (la mano sulla tua coscia) o con parole volgari (gli SMS che tu hai ricevuto). In seguito la polizia trasmetterà il caso al Pubblico ministero. Dopo, il procuratore incaricato del tuo caso condurrà un’inchiesta; analizzerà i vari SMS o altre prove a sostegno del-
le tue affermazioni; sentirà le parti (te e il tuo presunto «molestatore»), come anche eventuali testimoni. Infine, se il procuratore arriva alla conclusione che il «molestatore» ha commesso quest’infrazione, emetterà un’ordinanza penale, condannando il «molestatore» al pagamento di una multa. Successivamente il reparto di Risorse umane dell’azienda dove lavori dovrà prendere delle misure disciplinari contro il «molestatore»: la cosa migliore sarebbe licenziarlo, o almeno avviare delle misure necessarie per evitare ogni tipo d’incidente di questo tipo, affinché tu ti senta di nuovo sicura sul tuo posto di lavoro. Quello che ora racconterò per fortuna non ti è successo, ma recentemente ho trattato un caso che è iniziato un po’ come il tuo, e dove il «molestatore» è stato effettivamente condannato penalmente. Ma dopo, il capo dell’azienda non solo non ha preso nessuna misura contro il «molestatore», ma peggio ancora, ha licenziato la vittima, con il pretesto che
© Z VG
Molestie sessuali sul posto di lavoro
Sarah Gayle Weingart, MLaw, avvocato e collaboratrice del servizio giuridico
mancavano i soldi per pagare il suo posto di lavoro, ovviamente una menzogna. In quel caso va immediatamente contestato il licenziamento, al più tardi prima della fine del termine di licenziamento, e poi bisogna rivolgersi al Tribunale dei Prud’hommes chiedendo delle indennità per il licenziamento abusivo. Non è una procedura ovvia, e per questo è importante farsi assistere da una persona fidata o dal proprio sindacato per gestire questo genere di conflitti che possono rivelarsi molto delicati.
14 | Cultura Ticino cineoltre
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 incontro
Per un pugno di minuti in più Il sindacato e la società Coprodotto anche dalla ticinese Ventura Film, arriva nelle secondo Maurizio Landini sale Sette minuti, nel quale undici operaie tessili si confrontano con la lotta per la dignità. Tratto da una pièce di teatro, un film corale, con alcune delle più note interpreti del cinema italiano.
Se vi chiedessero di lavorare sette minuti in più per mantenere il vostro posto di lavoro, lo fareste? In fondo, sette minuti son quasi niente. Solo un pazzo non accetterebbe una proposta del genere. Ma quei sette minuti sono davvero soltanto sette minuti? Attorno a questa domanda squisitamente sindacale ruota il nuovo film di Michele Placido, giunto da una settimana circa nelle sale svizzere e coprodotto con RSI e la ticinese venturafilm. La trama è questa: una fabbrica tessile italiana viene ceduta a nuovi proprietari che arrivano dalla Francia. Durante le trattative, fuori e dentro l’azienda si sta col fiato sospeso, poi finalmente Bianca (Ottavia Piccolo, che già recitava nella pièce teatrale scritta da Stefano Massini per la regia di Alessandro Gassman) arriva con la proposta,che deve essere convalidata dal consiglio di fabbrica. Non verrà licenziato nessuno, non si toccheranno i contratti, nulla di tutto ciò. Un bel sospiro di sollievo, vero? E invece no: alle sindacaliste viene chiesto di votare una clausola, accettare che la pausa pranzo venga ridotta di sette minuti. E che sarà mai? Le undici donne che fan parte del consiglio di fabbrica e che devono decidere sulla questione hanno punti di vista differenti: c’è chi, come Bianca o come Ornella (interpretata da Fiorella Mannoia) ha più esperienza alle spalle e sente subito puzza di cavallo di Troia. Sono loro a razionalizzare, a portare avanti una riflessione che svela le implicazioni celate da quell’apparentemente innocua richiesta: un tempo la pausa pranzo era di mezz’ora, ora di 15 minuti e la si vuol far scendere a sette. Dove si andrà a finire così? Poi ci sono le straniere, che sono marginalizzate da sempre e per le quali lavorare in fabbrica è già di per sé un lusso, perché quantomeno non devono pulire le pisciate dei cani sulle scale condominiali; ci sono le giovani, incerte, che non sanno come muoversi. C’è chi ha figli a carico e mariti disoccupati. Tutta la vicenda si svolge in una stanza, dove sentimenti diversi, che vanno dall’angoscia di perdere il lavoro alla rabbia, dal dolore per la propria situazione alla voglia di combattere e restituire un senso alla parola dignità, si scontrano e lievitano, portando al conflitto fra italiane e straniere, fra sane e malate, in una parola alla divisione di un gruppo che fino a quel momento era unito. È questo che vuole il Potere, che ha in pugno la situazione, e rispetto a questo non si può reagire che con la rabbia: in questo senso, la scena più potente del film, lo snodo, è quando Greta, borgatara incazzata, scoppia, fracassando una bottiglietta di birra sul tavolino. Ci ha visto giusto: noi non possiamo decidere niente, dice, perché loro hanno il coltello dalla parte del manico. Ma è proprio vero? Se ci affermiamo, se lottiamo per la nostra dignità, rischiamo di perdere i nostri posti di lavoro? Dobbiamo scegliere fra il pane e il rispetto? O è possibile con un atto di coraggio imboccare la strada della giustizia sociale? Il film – e proprio qui sta la sua forza – non dà risposte, lascia la porta aperta, al dibattito, alle domande. Forse quel che c’è da superare è la paura di quell’ignoto che ci si apre davanti ogni volta che proviamo a cambiare le cose. Un vuoto che può risultare insopportabile. Laura Di Corcia, giornalista freelance
Il sindacato deve ritrovare un progetto politico e proporre un’idea di socialità e di solidarietà in cui siano riconosciuti i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Compito non facile, ha ricordato il segretario Fiom nel corso di una conferenza. Federico Franchini Maurizio Landini, segretario della Fiom ha esordito con una presentazione personale, «per fare capire da dove vengo». Una carriera, ci tiene a sottolineare, che è stata costruita nel sindacato e che è nata ai tempi in cui faceva il saldatore per una cooperativa emiliana. Il saldatore che lavorava in esterno, sui cantieri, dove d’inverno, nella bassa, faceva un gran freddo. Ed è proprio da questo freddo che è nato il suo impegno sindacale. La sua prima battaglia: provare a lavorare un’ora di meno in inverno. Una richiesta che si scontrò con quella della dirigenza della cooperativa e che gli fece subito capire la differenza tra sindacato e politica. Infatti, così come il giovane Landini, anche il proprietario della cooperativa aveva la tessera del Partito Comunista. Ma quando il capo gli disse «siamo compagni, non puoi esercitare qui il conflitto» lui gli rispose: «Anche se abbiamo la stessa tessera, io a saldare all’aperto ho freddo lo stesso».
Sindacato come proget to politico Un episodio dal quale è nata la consapevolezza che il sindacato è una cosa e la politica un’altra. Questo non vuol dire che il sindacato non debba avere un progetto politico. Ma il sindacato deve essere un soggetto autonomo e indipendente. Anche oggi che, dopo avere scalato le gerarchie ed essere diventato il leader del più antico sindacato industriale italiano – nonché il maggioritario all’interno delle fabbriche del Paese – in diversi gli hanno chiesto di essere la guida politica di quel partito che non c’è, a sinistra del Partito Democratico di Renzi. Lo scorso anno, Maurizio Landini è stato tra i promotori del progetto Coalizione Sociale. Lo scopo era «unire quel che il governo ha diviso superando le divisioni, il frazionamento, le solitudini collettive e individuali e coalizzarsi insieme». Molti ritenevano che ciò fosse l’anticamera di una sua discesa in politica. Lui lo ha sempre negato e continua a farlo. I temi toccati durante la conferenza di Landini, organizzata dal Forum Alternativo lo scorso 14 novembre, sono stati diversi: dalle recenti elezioni americane (“Trump è stato purtroppo l’unico a rivolgersi ai lavoratori sui cui pende la minaccia della delocalizzazione”), al potere delle multinazionali, alla finanziarizzazione dell’economia fino ad arrivare alle spiegazioni per cui occorre votare No al referendum sulla riforma costituzionale italiana, previsto per il prossimo 4 dicembre.
Il rischio di una guerra fra poveri Per ribadire l’importanza del sindacato, Landini parte da un’analisi sulla situazione attuale nel mondo del lavoro. Il principale problema politico per una sinistra oggi in crisi non è tanto la ricostruzione della sinistra stessa. Ma è il problema del lavoro, un lavoro che non c’è o che è frammentato e sempre più precario. È in questo contesto che il sindacato
deve interrogarsi per riflettere a come adattarsi ai tempi: «La frantumazione del mondo del lavoro, lo scatenarsi del dumping sociale e il rischio sempre più concreto della guerra tra poveri, la cancellazione dei diritti e il progressivo inaridimento della democrazia impongono una svolta». Il sindacato deve essere un soggetto politico con un progetto, un’idea di socialità e di solidarietà in cui siano riconosciuti i diritti dei cittadini: diritti del e al lavoro, alla salute, alla pensione, a un reddito per chi è disoccupato ecc. Ma per farlo “occorre ricostruire un’unità sociale del mondo del lavoro e ricostruire una cultura politica che faccia l’interesse delle persone che lavorano”.
Aspet tando il Papa Una volta, ha ricordato Landini, il lavoro era al centro dell’agenda politica. Anche se al governo c’erano partiti borghesi e di destra, in varie forme veniva riconosciuto il ruolo dei lavoratori. Oggi no. Nemmeno in Italia o in Francia, dove a governare sono partiti membri dell’internazionale socialista. Tanto che oggi, ha ricordato Landini quasi con imbarazzo, l’unico che si occupa di lavoro e che propone una critica politica all’attuale sistema, mette in primo piano i diritti (al lavoro, alla casa, alla terra eccetera) è... il papa.
forza lavoro 55 anni, emiliano, Maurizio Landini è una delle figure più rappresentative del mondo sindacale italiano. Penultimo di cinque figli, Landini ha dovuto lasciare l’istituto tecnico per geometri per fare il saldatore e aiutare così il sostentamento della famiglia. Entrato subito nel sindacato FIOM (Federazione Impiegati Operai Metallurgici), è diventato prima delegato sindacale regionale, poi membro della segreteria nazionale, fino all’elezione di segretario generale della FIOM-CGIL nel 2010. Ha condotto trattative con aziende come Electrolux e Piaggio, ha seguito il caso ILVA a Taranto. Delle trattative con la Fiat di Marchionne parla nel libro-intervista “Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo” (Bompiani). Nel 2014, l’editore Feltrinelli ha pubblicato “Forza lavoro”, nel quale Maurizio Landini descrive il ruolo del sindacato in un mondo che sta cambiando sempre più velocemente. Di fronte alla crisi dei valori (e della sinistra), Landini propone una visione alternativa al pensiero unico liberista, con il sindacato che diventa soggetto politico.
(art. 215 ccl).
c oFormazione r s i d i p e r|f15 ezion Ticino
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016 CORSI HELIAS
Rimanere aggiornati ai tempi di Industria 4.0 Il nuovo programma per i corsi di perfezionamento professionale, che si svolgono sotto il cappello di Helias, dovrebbe arrivare ai nostri iscritti, se non è già arrivato, nel corso di questo mese di novembre. Tutto il personale qualificato attivo nel settore dell’industria grafica e imballaggio lo dovrebbe sfogliare, senza esitare un minuto. Diciamo subito che se nel nuovo programma non trovate ciò che potrebbe fare al caso vostro, mandate una e-mail a bildung@syndicom.ch o chiamate il segretariato regionale a voi più vicino e formulate la vostra proposta. È infatti possibile organizzare un corso in qualsiasi momento. Basta riunire un numero minimo di partecipanti (che di solito si situa fra 4 e 6 a dipendenza della regione dove si svolge) e poi si parte. Senza tanta burocrazia, senza particolari complicazioni. Potete anche proporre un corso con un gruppo di vostri colleghi: si è veramente flessibili. I corsi sono rivolti al personale qualificato della nostra divisione. Ogni mese questo personale versa 10 franchi attraverso la busta paga. L’appello che lanciamo è quindi scontato: approfittate di questa occasione e sfruttate al meglio questi 120 franchi che ogni anno confluiscono nel fondo per il perfezionamento professionale. Ma oltre all’aspetto finanziario, c’è dell’altro, che è forse ancora più importante. Tutti noi, chi in un modo chi in un altro, ha sentito parlare o ha discusso di Industria 4.0, questa nuova rivoluzione industriale che porterà sì dei benefici ma cancellerà migliaia di posti di lavoro. Il nostro giornale ne sta parlando da parecchi mesi con articoli e contributi forniti da coloro
che seguono questa rivoluzione industriale. syndicom ha poi organizzato una conferenza apposita lo scorso 9 settembre e ne abbiamo parlato anche alla nostra conferenza di divisione a Bienne. C’è un punto che lega tutti gli interventi che ruotano attorno a Industria 4.0, interni o esterni al nostro sindacato, nel nostro paese o all’estero. All’unisono si parla del ruolo fondamentale, basilare che avrà la formazione e in particolare il perfezionamento professionale. Formarsi non basterà più. Aggiornarsi, aggiornarsi e ancora aggiornarsi: questo è lo slogan che viene ripetuto quasi come un mantra. Lo stesso responsabile mondiale della divisione grafica e imballaggio presso UNI Global Union Javier Carles, intervenuto appunto alla nostra conferenza di divisione, ce l’ha detto chiaramente. Industria 4.0 significherà avere del personale qualificato e altamente qualificato oppure personale non qualificato. Non ci sarà più posto per coloro che si situano nel mezzo e che della sola esperienza fanno il loro punto di forza. Ovviamente, la formazione (anche quella continua) è anche la via maestra per avere salari migliori. Attraverso il nostro CCL abbiamo la fortuna di poter offrire per il tramite di Helias (costituito da syndicom, Syna e viscom) questi corsi di perfezionamento con i relativi congedi. Chi non vuole finire nel precariato e di conseguenza vuol conservare o ritrovare un posto di lavoro non ha perciò altra scelta. Formarsi, perfezionarsi, aggiornarsi. Angelo Zanetti, segretario centrale industria grafica e imballaggio
IL SALUTO DELLA DIRETTRICE
Nuovi stimoli per la crescita professionale Attraverso il programma dei corsi di perfezionamento professionale Helias 2017, si è cercato di coprire le varie esigenze dei settori dell’industria grafica. Ventotto in totale, il numero dei corsi proposti per l’anno 2017. Tra questi, alcuni si ripetono in una prima variante proposta di sera o il sabato e una seconda proposta negli orari di lavoro, in modo da permettere ai dipendenti assoggettati al CCL dell’industria grafica di poter usufruire del congedo di formazione retribuito durante il tempo di lavoro (art. 215 CCL). Tra le novità vi sono corsi incentrati sulle ultime tendenze in campo informatico e comunicativo, altri volti a riscoprire una manualità ormai soppiantata dalle macchine, e altri ancora basati sulla qualità del lavoro. Vi sono poi corsi volti a fornire nozioni utili sia per ottimizzare i flus-
si di lavoro che per muoversi con maggiore sicurezza nei vari ambiti professionali, che si tratti di lavoratori indipendenti o di chi lavora in team più ampi. Il programma 2017 punta a soddisfare le necessità di perfezionamento dei vari contesti professionali presenti sul territorio e legati all’industria grafica, oltre a riproporre i cosiddetti “cavalli di battaglia”: i corsi che hanno riscontrato maggior interesse negli anni passati. Rinnovo quindi l’invito di Angelo Zanetti (vedi articolo sopra) a consultare il programma nella versione cartacea o sul sito www.helias.ch, condividerlo con i colleghi e puntare a un’agenda ricca di crescita professionale! Un ringraziamento particolare va ai docenti formatori che si sono messi a disposizione con entusiasmo e nuove idee, oltre a tutti i collaboratori di syndicom e dei sindacati partner che hanno reso possibile la realizzazione di questo programma. Linda Eidenbenz
durata ⁄ date
località
adobe bridge: l’interazione con Photoshop, indesign e illustrator
1 serata 11 gennaio 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
• diego uccellani
indesign: domande sul tema? noVitÀ • linda eidenbenz
web: progettare un sito web con wordpress (corso avanzato) noVitÀ • alessandro Bianchi
ePub con indesign: realizzare layout con scorrimento testo o fissi • mauro uboldi
social media e realtà Virtuale noVitÀ • marko Valdarnini
legatoria artigianale: crea un libro con le tue mani noVitÀ • mattia speroni
stampa digitale: corso base noVitÀ • enrico scarpetta
Photoshop: il ritocco del ritratto noVitÀ • linda eidenbenz
indesign: creare moduli pdf interattivi e pdf accessibili • diego uccellani
stampa offset: controllo della qualità noVitÀ • enrico scarpetta
camera raw: non solo per fotografi noVitÀ • diego uccellani
errori nella stampa (workshop) • enrico scarpetta
Xml: impaginazione automatica con indesign cc e filemaker noVitÀ • mauro uboldi
web: i segreti del responsive design • alessandro Bianchi
modellazione e animazione 3d con maxon cinema 4d • alessandro Bianchi
web: creare siti web senza codice con adobe muse • mauro uboldi
ePub: realizzare un ebook con specifiche standard in XHtml e css noVitÀ • Barbara solari
salute e sicurezza sul posto di lavoro noVitÀ • esperto del settore
stampa 3d: corso base • elena Ventola turienzo
web: progettare un sito web con wordpress (corso base) • alessandro Bianchi
Photoshop: ritocco e correzione; il colore dal monitor al foglio stampato
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Traduzioni Barbara Iori Alleva-Translations Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale, 3001 Berna
corso ⁄ animatore (classificazione cronologica)
• diego uccellani
inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 3001 Berna Tel. 058 817 18 19 / Fax 058 817 18 17 secretariatspool@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18 /Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 23 dicembre 2016. La chiusura di redazione è fissata a lunedì 5 dicembre.
indesign: domande sul tema? noVitÀ • linda eidenbenz
web: creare siti web senza codice con adobe muse • mauro uboldi
ePub con indesign: realizzare layout con scorrimento testo o fissi • mauro uboldi
errori nella stampa (workshop) • enrico scarpetta
i diritti d’autore e la proprietà intellettuale • Barbara solari
il piano di marketing noVitÀ • stefano gazzaniga
affinity designer e Photo: esplorare le nuove app in alternativa ad adobe noVitÀ • mauro uboldi
www.facebook.com ⁄ helias.ch
1 serata e un sabato mattina centro di for 16 e 21 gennaio 2017 Viale s. frans 19.00 – 21.30, 9.00 – 12.00 4 sabati pomeriggio 21, 28 gennaio 4, 11 febbraio 2017 13.30 – 16.30
centro di for Viale s. frans
2 venerdì pomeriggio 10 e 17 febbraio 2017 13.30 – 16.30 ∕17.00
centro di for Viale s. frans
3 serate 13, 15, 20 febbraio 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
aula 032 (la 1 sabato cpt-Bellinzo 18 febbraio 2017 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30
1 sabato aula 032 (la 11 marzo 2017 cpt-Bellinzo 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30
centro di for 1 sabato Viale s. frans 18 marzo 2017 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30 2 serate 20 e 22 marzo 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
aula 037+ 03 1 sabato cpt-Bellinzo 25 marzo 2017 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30 1 sabato mattina 1 aprile 2017 9.00 – 12.00
centro di for Viale s. frans
2 lunedì pomeriggio 3 e 10 aprile 2017 13.30 – 16.30
aula 037+ 03 cpt-Bellinzo
2 serate 3 e 5 aprile 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
3 sabati mattina 6, 13, 20 maggio 2017 9.00 – 12.00
centro di for Viale s. frans
3 sabati pomeriggio 6, 13, 20 maggio 2017 13.30 – 16.30
centro di for Viale s. frans
4 serate 8, 10, 15, 17 maggio 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
2 giovedì pomeriggio 11, 18 maggio 2017 13.30 – 16.30
centro di for Viale s. frans
1 venerdì pomeriggio 12 maggio 2017 14.00 – 18.00
la sede del c in base alla p
centro di for 1 sabato Viale s. frans 10 giugno 2017 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30 3 sabati mattina 9, 16, 23 settembre 2017 9.00 – 12.00
centro di for Viale s. frans
2 serate 11, 13 settembre 2017 19.30 – 21.30
centro di for Viale s. frans
1 venerdì pomeriggio 22 settembre 2017 13.30 – 17.30
centro di for Viale s. frans
2 venerdì pomeriggio 29 set. e 6 ott. 2017 13.30 – 18.30
centro di for Viale s. frans
3 serate 4, 9, 11 ottobre 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
aula 037+ 03 1 sabato cpt-Bellinzo 7 ottobre 2017 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30
la sede del c 1 sabato in base alla p 14 ottobre 2017 9.00 – 12.00, 13.30 – 16.30 2 serate 16 e 18 ottobre 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
2 serate 23 e 25 ottobre 2017 19.00 – 21.30
centro di for Viale s. frans
16 | In chiusura
syndicom | N. 10 | 25 novembre 2016
dibat tito
Niente fatti: siamo giornalisti Una volta – beh, nemmeno tanto tempo fa – il giornalista era il cane da guardia del potere. E manteneva la preziosa abitudine della verifica: non basta la notizia battuta dall’agenzia o la dichiarazione del politicante, perché ci vuole sempre il controllo da più fonti. Il fact-checking, insomma. Sempre sempre sempre chiedersi: ma sarà vero? Chiederselo e poi cercare la risposta, senza sconti per nessuno, senza l’assillo della fretta. Questo spesso accade ancora: ci sono testate e giornalisti scrupolosi. Li abbiamo visti all’opera durante la campagna presidenziale statunitense, per esempio, quando hanno fatto le pulci alle dichiarazioni di Trump, svelando montagne di bugie. Invano, purtroppo, perché ormai il grande pubblico assorbe l’informazione attraverso il web e i social, più veloci e perciò anche più superficiali. Infatti, se adesso gettiamo uno sguardo nelle redazioni on line, comprese quelle di testate anche prestigiose, vediamo articolifici, catene di montaggio basate sul copia & incolla, dove i giornalisti potrebbero essere sostituiti da scimmie ammaestrate. Quando, fra non molto, le intelligenze artificiali saranno sviluppate a sufficienza, anche l’elemento umano diventerà superfluo. Controllo: zero. Verifica: zero. Risultato: spazzatura mediatica fatta di bufale, provocazioni, gossip, allarmismi, volgari-
cassa disoccupazione
tà, tette e culi, gattini, tutto condito con un po’ di xenofobia e tracce di fascismo. Ormai si parla di “fact free journalism”. L’essenziale è uscire subito, se possibile con la foto nuova e originale, per fregare la concorrenza di qualche minuto. E per acchiappare clic, fare traffico, portare il lettore sul sito a vedere i banner pubblicitari. Perché solo questo conta, ormai. Con buona pace del cane da guardia e di tutto il vecchiume deontologico. Conseguenze: una democrazia post-fattuale, dove qualunque demagogo può diffondere frottole e manipolare le maggioranze quasi senza timore di smentite. Da cui bufale, teorie del complotto e a seguire Brexit, Trump e la demagogia imperante.
let tera aperta Gentile sig.ra Ruoff, in data 26 ottobre 2016 i cittadini svizzeri sono stati messi al corrente dai media della decisione di chiudere tra i 500 e i 600 uffici postali entro il 2020, che saranno sostituiti da delle agenzie postali… Tanti posti di lavoro saranno di conseguenza soppressi. Ben 1.200 collaboratori saranno toccati da questa riorganizzazione. È comprensibile lo smarrimento provato dai medesimi dopo aver ricevuto una simile notizia. Sorgono angoscianti domande… Che ne sarà di loro, delle loro vite e di quelle dei loro famigliari? “Se perderò il mio attuale impiego, troverò un altro lavoro? Come farò a mantenermi? E se finissi in disoccupazione e a seguito della mia età non riuscissi a ricollocarmi nel modo del lavoro, che ne sarà di me? Finirò al beneficio dell’assistenza gravando sulla società e perdendo la mia dignità?” Anche la clientela che fa capo ai servizi offerti allo sportello è rimasta spiazzata, per non dire peggio, da questo fulmine a ciel sereno: “se l’ufficio postale presso il quale mi servo verrà chiuso e sarò costretto a ripiegare su di un’agenzia postale presso la panetteria o il distributore di benzina nelle vicinanze, troverò la medesima affidabilità e competenza?” A quanto pare questo è lo scotto da pagare in nome del progresso, della modernità e soprattutto del profitto (di alcuni) a discapito di tanti altri! La Posta, fin dalla sua fondazione nel 1848, è un’istituzione! È davvero destinata a estinguersi? Gentile e stimata sig.ra Ruoff, negli ultimi anni sempre più donne hanno raggiunto posizioni ai vertici politici, delle nazioni, nei consigli di amministrazione delle grandi imprese eccetera. Personalmente, come donna, ne sono orgogliosa e, come oramai gran parte della popolazione, confido nel giudizio, nella temperanza e nel senso di giustizia insito nel genere femminile! Coraggiosa sig.ra Ruoff, le faccio richiesta personalmente, interpretando pure il volere di una considerevole parte della popolazione svizzera, di intervenire in nome del buon senso e della socialità, affinché questo progetto di epurazione di uffici postali, nonché conseguentemente la riduzione di posti di lavoro, venga accantonato! Non permetta che la Posta, così come la conosciamo oggi, cessi di esistere! La ringrazio per la sua attenzione e per quanto vorrà promuovere in favore di una politica conservativa nei confronti del servizio pubblico di qualità. Denise Geraci
p. a chi a HandsU t a n i t s rando de a , p m e r o p c i a i synd tudia e si st d a t i u t pp gra cerca, a chi s avoro. A a m i r La p del l hi lo o c d a n o , o m r l n lavo d entrare ne u a h à i g a Carlo Maffei
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il cruciverba di syndicom
Harraga - vite in fuga
Comunichiamo agli assicurati che durante il periodo delle festività natalizie e di fine anno, gli uffici della Cassa Disoccupazione syndicom-vpod rimarranno chiusi dal 24 dicembre 2016 al 2 gennaio 2017 compresi. Per poter effettuare il pagamento del mese di dicembre 2016 prima delle festività vi comunichiamo che tutti i documenti (completi; IPA, GI, controlli presenze eccetera), devono assolutamente arrivare presso lo scancenter di Berna, all’indirizzo Arbeitslosenkasse syndicom – Looslistrasse 15 – 3027 Berna (o mediante le etichette in vostro possesso) entro e non oltre il 21 dicembre 2016. Tutti i documenti che ci perverranno dopo tale data verranno trattati a partire dal 3 gennaio 2017. Auguriamo a voi e alle vostre famiglie un buon Natale e un felice Anno nuovo.
Sabato 13 dicembre, al cinema Lux art house di Massagno si terrà un pomeriggio di proiezioni e incontri sul tema della migrazione tra ieri e oggi. Alle 14.30 si inizia con il documentario La barca non è piena (sui profughi cileni in Svizzera), per proseguire con Lampedusa in Winter e Walls. Alle 17.45, dibattito con Denise Graf (Amnesty International) e i registi Stefano Ferrari e Daniel Wyss. Indirizzi Segretariato Centrale Monbijoustrasse 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30
Cassa Disoccupazione syndicom-vpod P.zza G. Buffi 6A - Casella Postale 1270 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)91 826 48 83 Fax +41 (0)91 826 48 84
Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A , cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 • ticino@syndicom.ch
condoglianze Attilio Ghielmini, Canobbio, deceduto in data 23.08.2016 all’età di 88 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1963.
AGENDA 2017 Per ricevere gratuitamente l’agenda 2017 di syndicom, compilare la cartolina allegata a questo numero del giornale oppure scrivere a ticino@syndicom.ch
migrazione
In palio una penna a sfera Colani. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando nome, cognome e indirizzo, entro il 12 dicembre 2016 a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato sull’edizione numero 9 è il signor Giancarlo Zanotta di Bellinzona. La soluzione è 9-1-2.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 9.00 - 11.30 | ma 9.00 - 11.30 e 14.00 - 16.30 | me 14.00 - 16.30 |gio 9.00 11.30 e 14.00 - 16.30 | Ve 9.00 - 11.30 Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch