Anno 8 - n.88 - Dicembre 2011
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l’EDITORIALE DI MARIA LUISA MASTROGIOVANNI
UNA DECRESCTIA FELICE A TUTTI C’è una rivoluzione silenziosa ma costante nell’industria italiana, soprattutto al sud. E’ la rivoluzione verde. ‘GreenItaly’, l’ultimo rapporto di Unioncamere, racconta di una ‘virata’ in verde che già oggi interessa il 23,9% delle imprese italiane che tra il 2008 e il 2011 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green creando occupazione: il 38% delle assunzioni programmate per l’anno in corso infatti è per figure professionali legate alla sostenibilità. Una tendenza che attraversa l’intero Paese tanto che le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate equamente da cinque regioni settentrionali e cinque del centro sud. E’ il Sud a credere di più che ecosostenibile è meglio, registrando la più alta percentuale di industrie manifatturiere che investono in prodotti e tecnologie green. Un dato eclatante è quello che emerge dalla classifica per province: è Bari la provincia che vanta in valore assoluto il maggior numero di imprese (10.980) che hanno investito tra il 2008 e il 2010 o hanno programmato di investire nel 2011 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico o minor impatto ambientale. Più del doppio del dato di Trento, che invece è al primo posto nella classifica dell’incidenza delle imprese green sul totale. E’ il settore manifatturiero a spingere di più sulla rivoluzione verde. Se nel 2010 tre pmi manifatturiere − tra i 20 e i 499 dipendenti− su dieci (30,4%) investivano
in prodotti e tecnologie green, nel 2011 la proporzione si è raddoppiata, con quasi sei pmi manifatturiere (20-499 dipendenti) su dieci che investiranno in prodotti e tecnologie verdi (57,5%). Sul dato assoluto di Bari incide il fatto che la Puglia, con circa 1.685 megawatt per 17.812 impianti in esercizio, mantiene il primato della regione con maggiore potenza installata (pari al 14% della capacità fotovoltaica in Italia). Ma ciò che lascia ben sperare è il fatto che gli imprenditori si siano accorti che ecocompatibile e biologico conviene. Conviene a loro, perché conquistano fette ‘vergini’ di mercato; perché vanno incontro alle esigenze dei clienti, sempre più attenti alle etichette dei prodotti e alle certificazioni dei produttori; conviene ai territori e alla loro economia. Essere ‘verdi’ conviene perché non solo nascono nuove imprese più rispettose dell’ambiente o le vecchie diventano ambientaliste, ma perché si costruiscono le condizioni per far crescere nuovi prodotti nel turismo, nell’enogastronomia, nell’agricoltura, nel manifatturiero. E d’altra parte non può che essere così. Non lo so quando è iniziata la stortura che ci fa percepire come un fatto eccezionale e d’elite quello che invece dovrebbe essere normale, scontato: volere mangiare sano, voler respirare aria pulita e abitare in case costruite con materiali naturali. Esiste un bellissimo movimento che si chiama “per la decrescita felice”. Tra le tante bellissime cose si propone di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in
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modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio. La crisi è un’occasione imperdibile. Un momento creativo per ripensarsi e riposizionarsi. Ecco, in tempi di crisi auguro a tutti una verde, decrescita felice.
IL TACCO D’ITALIA Il mensile del Salento Anno VIII - n. 88 - Dicembre 2011 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 EDITORE Dinamica Scarl REDAZIONE: piazza S. Giovanni Elemosiniere 5 73042 Casarano (Le) - Tel/Fax 0833/599238 redazione@iltaccoditalia.info DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Maria Rita D’Orsogna, Laura Leuzzi PUBBLICITà: Mario Maffei marketing@iltaccoditalia.info 939-9801141 STAMPA SPRINT (Maglie) DISTRIBUZIONE: Edicole, librerie ed altri punti vendita cerca l’elenco su www.iltaccoditalia.info ABBONAMENTI: 15,00 per 10 numeri IL PROSSIMO NUMERO 1° Febbraio 2012
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L’INCHIESTA
CORSA ALL’ORO NERO IL NOSTRO VIAGGIO PER CERCARE DI CAPIRNE DI PIù SUGLI AFFARI CHE PASSANO PER IL MARE ADRIATICO PARTE DA SCIACCA, IN SICILIA, E CI PORTA IN IRLANDA. POI TORNIAMO GIù ALLE TREMITI. DA Lì ARRIVIAMO A MONTERONI E A LEqUILE, IN PROVINCIA DI LECCE. PER POI RIPARTIRE PER OTRANTO E VOLARE IN RUSSIA E RITORNARE ANCORA NEL SALENTO, A MARTANO Inchiesta di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI
E’ stranamente il Salento
il cuore della nostra inchiesta sul più grande affare del futuro prossimo. Un affare che nasce dal più grande bisogno dei tempi moderni: l’energia per far funzionare le macchine e per illuminare e riscaldare le case. Petrolio e gas. Per i prossimi anni continueremo a dipendere da queste due materie prime e
anzi il consumo del gas aumenterà entro il 2020 del 75%. Ecco perché i gasdotti che arriveranno da Oriente saranno strategici per l’economia europea e chi ne gestirà le condotte e soprattutto lo stoccaggio, avrà in mano il potere vero: il mercato delle borse occidentali, l’economia europea. Intanto nell’ultimo anno sono arrivate
Una delle 7 balene spiaggiate sul Gargano nel 2009. Avevano perso l’orientamento perché sotto shock a causa dei sondaggi petroliferi
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Dalla Sicilia a Venezia, dalle Tremiti a Santa Maria di Leuca: le multinazionali del petrolio fanno a gara per chiedere di trivellare il mare
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dalle multinazionali nuove richieste per le perlustrazioni dei fondali dell’Adriatico alla ricerca dell’oro nero. Ricercato non tanto per il suo valore, perché si tratta di un petrolio di scarsa qualità e quantità, quanto perché le autorizzazioni a sondare i mari vengono ‘capitalizzate’ dalle società che le ottengono e giocate in borsa per aumentare il valore di mercato della società stessa. E’ lo stesso meccanismo che abbiamo riscontrato con le energie rinnovabili: società con basso capitale sociale, in perdita, presentano in Regione progetti per realizzare centrali fotovoltaiche o eoliche o a biomassa, che poi si rivendono sulla carta a grandi società energetiche come l’Eni. Per le trivelle e il petrolio funziona esattamente allo stesso modo.
LE BALENE SPIAGGIATE Il 10 dicembre del 2009 sette capodogli si spiaggiarono sulle coste del Gargano. Una specie di mammifero che vive nelle profondità del mare aperto e che non transita mai nell’Adriatico. Invece le balene erano risalite lungo il canale d’Otranto e lì, ormai in trappola, erano morte. Le ipotesi sulle cause si sono rincorse per mesi: inquinamento, contaminazione, fame, perdita dell’orientamento. Si, ma che cosa aveva fatto perdere loro la bussola? Qualche settimana fa, dopo due anni dall’episodio, è stato pubblicato il lavoro scientifico che ha come primo autore Sandro Mazzariol dell’Università di Padova. Il titolo, atipico per una pubblicazione scientifica, è “Qualche volta i capodogli non riescono a ritrovare la strada per i mari profondi: uno studio multidisciplinare su uno spiaggiamento di massa”. Lo studio porta alla conclusione che i sette capodogli hanno preso una “direzione sbagliata” (tra virgolette anche nell’articolo) e si sono infilati nell’Adriatico, una trappola per loro. Tutti mostravano i segni della fame. Tutti avevano alte concentrazioni di inquinanti, soprattutto organo-clorurati, che sono sostanze chimiche che si trovano nei pesticidi. Non mangiando da molto tempo, il metabolismo ha cominciato a sciogliere il tessuto adiposo di riserva e di conseguenza a mettere in circolo nel sangue anche questi inquinanti che nel grasso erano rimasti immagazzinati.
Le balene persero l’orientamento, risalendo spaventate l’Adriatico. Forse per gli spari dei cercatori di petrolio Queste sostanze hanno abbassato le difese immunitarie e danneggiato il sistema nervoso. In poche parole: i capodogli hanno perso la strada, per cause difficili da indovinare, e poi la fame e gli inquinanti di origine umana hanno fatto il resto. L’autopsia ha anche tirato fuori dallo stomaco dei mammiferi kili e kili di rifiuti e plastiche, che avrebbero alla lunga provocato un blocco intestinale. Ma non sono morti per questo. Le conclusioni sono due, entrambe amare: 1. il mare Mediterraneo e Adriatico è per loro (e per noi, che mangiamo il pesce) una pozza avvelenata; 2. qualcosa li ha spaventati tanto da far perdere loro la rotta. Ma che cosa?
ricerca petrolifera (tramite l’air gun) nell’Adriatico. Di questi due sono vicino nel mare delle Tremiti, a due bracciate da uno dei più belli e incontaminati parchi marini del mar Mediterraneo. La Northern Petroleum ha nove permessi per sparare con l’air gun nei mari del Salento.
ECCO qUALI FONDALI VUOLE ‘SPARARE’ LA NORTHERN PETROLEUM La società petrolifera irlandese vuole scandagliare al largo di Brindisi, Fasano, Cisternino, Ostuni, Carovigno,
GLI AIRGUN In quei giorni la Northern Petroleum attraverso la sua società satellite, la Petroceltic Elsa, stava scandagliando i mari al largo della Sicilia occidentale alla ricerca del petrolio. L’ipotesi più accreditata è che sia stata questa la causa dello shock delle balene. L’air gun è un sistema di monitoraggio dei fondali attraverso cannoni pneumatici che esplodono scoppi fortissimi di aria compressa sui fondali. In base alla risposta sismica che ne ricevono, valutano l’esistenza o meno del petrolio. E’ come se si provocassero dei micro terremoti circoscritti al punto dello scoppio per valutare poi il ‘rinculo’ della roccia. Una tecnica devastante per la flora e la fauna marine, con conseguenze drammatiche sull’attività della pesca e del turismo.
LA PETROCELTIC E LA NORTHERN PETROLEUM La Petroceltic è una società irlandese quotata alle borsa di Londra e Dublino. E’ una società satellite del colosso Northern petroleum, e ha diverse ‘diramazioni’: tra cui la Petroceltic Italia, ex Petroceltic Elsa. La Petroceltic ha nove permessi per la
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Northern petroleum trivelle salento
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Meledugno, Otranto, Giurdignano, Uggiano La Chiesa, Torre Guaceto, Macchia San Giovanni, Punta della Contessa, Foce Canale Giancola, Rauccio, Aquatina Frigole, Torre Veneri, Le Cesine, Torre dell’Orso, Palude dei Tamari, Laghi Alimini, Santa Maria di Leuca, Posidonieto Capo San Gregorio, Punta Ristola. Oltre a queste ci sono Bari, Monopoli, Polignano a mare. Le concessioni della Northern petroleum al largo del Salento prevedono indagini esplorative con la tecnica dell’airgun e l’installazione di pozzi estrattivi a una ventina di chilometri dalla riva, in zone altamente turistiche e naturalistiche con ben nove aree protette. Danni incalcolabili e permanenti per decenni a causa del rilascio di sostanze inquinanti dannose e della distruzione delle praterie di posidonie. In cambio lo Stato avrebbe il 4% dei ricavi del petrolio estratto.
Un petrolio di scarsa qualità che, si sa già, non basterebbe a coprire il fabbisogno energetico italiano per un mese.
UN BUSINESS CONVENIENTE John Craven, direttore esecutivo della Petroceltic International, ha dichiarato che “L’Italia e’ un buon posto dove fare business. Le condizioni fiscali sono favorevoli, i costi di estrazione bassi, non ci sono rischi politici, le infrastrutture sviluppate, la competizione e’ limitata ed i produttori possono beneficiare di prezzi elevati per quanto riguarda petrolio e gas”. E deve essere proprio vero, perché chiunque può accedere al business delle trivellazioni, senza avere particolari requisiti. Una prova? Eccola.
NEL MAR IONIO ESISTONO GIà 4 POZZI PETROLIFERI MA POCHI LO SANNO La piattaforma Luna B, della Ionica Gas. Una struttura reticolare ad otto gambe ad 8 km dalla costa, collegata alla centrale di Crotone
La piattaforma Hera Lacinia Beaf, della Ionica Gas, per la produzione di gas. Una struttura reticolare a quattro gambe a 5 km dalla costa, collegata alla centrale di Crotone
Luna A, la piattaforma reticolare ad otto gambe della Ionica Gas, distante 7 km dalla costa, e collegata alla centrale di Crotone
Hera Lacinia 14, una piattaforma della Ionica Gas, del tipo monotubolare, a 2 km dalla costa, collegata alla centrale di Crotone
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IL CASO
LA SAN LEON ENERGY: IL PETROLIO TRA LEqUILE E MONTERONI GLI STRANI INTRECCI TRA UNA SOCIETà PETROLIFERA E UNA DITTA DI PULIZIE. HANNO CONDIVISO L’AMMINISTRATORE DELEGATO, MENTRE IL FONDATORE DI UNA è STATO IL DIPENDENTE DELL’ ALTRA
In Salento c’è chi l’oro nero l’ha trovato davvero.
E’ la San Leon Energy, una società riconducibile alla galassia Northern Petroleum tramite la partecipata Petroceltic. E’ stata fondata nel 2007 a Roma da un bergamasco, Stroker Armin, che è il legale rappresentante. Ha un capitale sociale di 10mila euro e ha sede a Monteroni, in via Rubichi 93. Adesso seguitemi, perché la ragnatela degli affari diventa fitta e si rischia di perdere la bussola. Appunto. La San Leon Energy ha fatto richiesta per scandagliare al largo di Sciacca, in Sicilia e al largo delle Tremiti. Ma i suoi studi protocollati al Ministero per la richiesta di autorizzazione, sono fatti con il copia e incolla e con errori grossolani. Tanto che nella parte in cui analizzano le coste siciliane, affermano che il porto più vicino è Ancona, dimenticando poi di valutare l’impatto dell’air gun su un enorme vulcano sommerso, attivo, scoperto da pochi anni. La San Leon Energy, il giorno prima di ricevere le prime autorizzazioni dal Ministero, viene ceduta all’omonimo gruppo irlandese, la cui costola italiana la San Leon Energy Italia, è rappresentata da Bryant Finbarr Martin, un bergamasco residente a Lecce nel quartiere Santa Rosa, in una via dove ci sono solo palazzoni abitati da famiglie’normali’, e domiciliato a Roma. Anche questa società curiosamente ha sede a Monteroni, in via Rubichi 93. Per parlare con la San Leon Energy Italia però bisogna chiamare Dublino, o Londra o Varsavia. Sono queste le sedi operative che troviamo sul sito. Di Monteroni neanche l’ombra tra i contatti della San Leon. Dagli ultimi bilanci disponibili risulta essere una società in perdita, tanto che
La “sgarrupata” cassetta delle lettere delle società petrolifere San leon energy e BWG
La palazzina dove hanno sede le società petrolifere
nel 2010 ha solo acquisti e nessuna vendita. Via Rubichi è una strada che parte dal centro del paese e porta in piena periferia. Lì, dove ci sono campi incolti e piccole discariche all’aperto di scarti edili, c’è il numero 93. Una palazzina molto modesta, abitata da famiglie umili. Lì, al numero 93, è la sede di un’altra società che ha come oggetto sociale il supporto all’estrazione di petrolio: è la BWG, il cui amministratore e socio unico è sempre Bryant Finbarr Martin. Finbarr, nel 2007, l’anno in cui Stroker Armin ha fondato la San Leon Energy, è stato per soli 5 giorni amministratore delegato della Petroceltic Italia, due milioni di capitale sociale. Nello stesso anno, il 2007, Finbarr, oltre ad amministrare la società petrolifera, amministra anche la Clean service srl, una società di pulizie con sede a Lequile in via San Vito 14, in pieno centro, di fronte all’ufficio Commercio del Comune. Il 2007, l’anno in cui la San Leon avanza le richieste di trivellazione in Sicilia e
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alle Tremiti, è un anno curioso per questa galassia di società, perché si intrecciano i destini di una ditta di pulizie di Lequile e di una multinazionale del petrolio: non solo perché condividono lo stesso amministratore delegato (Finbarr), ma perché Stroker Armin il fondatore della petrolifera San Leon Energy, risulta essere stato dipendente della ditta di pulizie. Un addetto alle pulizie riesce a salire fino all’Empireo della finanza internazionale. E’ vero quello che ha detto John Craven, direttore esecutivo della Petroceltic International: “L’Italia e’ un buon posto dove fare business”. La palla della Clean service adesso è passata al geometra Andrea Perrone di Lequile: è lui il legale rappresentante. Ma non siamo riusciti a parlargli. Avremmo voluto chiedergli che tipo è il poliedrico Finbarr e l’adattabile Stroker. Ma torniamo in via Rubichi 93, dove hanno sede la San Leon Energy, la San Leon Energy Italia e la Bwg: è il domicilio professionale del commercialista Ivo Cannone, che è anche il commercialista della Clean service di Lequile. E’ lui l’uomo chiave della galassia pulizie-petrolifera che vuole bombardare con l’air gun l’Adriatico. Ma anche con lui niente da fare. Nei giorni in cui siamo andati a citofonare in via Rubichi 93 non l’abbiamo mai trovato in casa.
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GASDOTTI NEL CANALE D’OTRANTO
PUTINIANI DI PUGLIA I GASDOTTI CHE ARRIVERANNO NEL CANALE D’OTRANTO HANNO DIETRO LE qUINTE IL GRANDE TESSITORE DI INTERESSI LOBBISTICI, INCARNATO NEL PD DALEMIANO. ROBERTO DE SANTIS, DA MARTANO, LECCE
Se le trivelle portano a Lequile e Monteroni,
i gasdotti che si stanno progettando nel canale d’Otranto portano a Martano. Il business dei gasdotti e dello stoccaggio del gas è il vero affare del futuro, e fa un baffo a quello delle energie rinnovabili. La dipendenza dalle importazioni di gas in ambito Ue è stimata del 47% nel 2007 per arrivare al 75% nel 2020, in questo contesto è quindi previsto un potenziamento delle infrastrutture di importazione e un incremento della capacità di stoccaggio nazionale. Tutto il gas che arriverà in Europa dall’Est quindi, dovrà passare dall’Adriatico e dal Salento, un hub naturale e strategico per l’approvvigionamento di gas dall’Oriente. La ricostruzione dei collegamenti societari che dalla Russia arrivano in Salento, risale al maggio 2010 (inchiesta poi ripresa periodicamente da molti giornali e recentemente da Panorama), quando per Manifesto abbiamo tracciato la mappatura della tela degli affari degli uomini vicini a Massimo D’Alema. Un filo rosso infatti collega il Salento, la Svizzera e la Russia degli oligarchi putiniani.
Roberto De Santis, braccio destro di D’alema, è al centro dell’affaire gasdotti. E’ il fiduciario italiano del re dell’alluminio, il magnate russo Vekselberg O meglio i fili potrebbero essere tre, tanti quanti i gasdotti che dall’Est all’Ovest si apprestano a collegare i giacimenti ex sovietici o dell’Iran con il canale di Otranto e l’Europa. Al centro del futuro business del gas e dell’energia un tandem inaspettato: il magnate russo dell’alluminio Viktor Feliksovich Vekselberg e un uomo d’affari da sempre legato a Massimo D’Alema come Roberto De Santis, di Martano, Lecce. I loro nomi forse dicono poco alla maggior parte degli italiani ma il collegamento tra i due è tutt’altro che remoto: De Santis, infatti, è consigliere di amministrazione della Avelar Energy, holding europea che opera nel settore energetico che ha come primo azionista la russa Renova, un gigante da 11 miliardi di fatturato posseduto proprio da Vekselberg. Il magnate russo, 52 anni, residente in Svizzera, secondo
L’oligarca russo Viktor Vekselberg
Forbes è tra gli uomini più ricchi dell’ex Urss e del mondo. Con un patrimonio personale da oltre 6 miliardi di dollari batte perfino Rupert Murdoch. In madrepatria possiede il terzo operatore russo dell’energia - la Tnk-Bp, in società con la Bp (British petroleum) ed è soprattutto il leader nel settore dell’alluminio. Ha fondato a Zurigo il gruppo Renova, che controlla la Avelar Energy, della cui strategia aziendale è diretto responsabile - per sua stessa ammissione al microfono del Tacco, intervistato nel 2008 da Giuseppe Finguerra - proprio Roberto De Santis. Dal 2007 Vekselberg è sbarcato in Italia prima acquistando per 40 milioni il Grand Hotel Villa Feltrinelli sul lago di Garda e poi il porto di Rimini, nel cui cda sedevano De Santis e un altro amico personale di D’Alema come Massimo De Caro (anche lui in Avelar e responsabile delle relazioni istituzionali di Renova). Fu un affare: comprato a 8 milioni (in società con la banca Montepaschi di Siena) è stato venduto un anno dopo per 12 milioni a una cordata italiana. Nel tempo le sue mire, grazie alla controllata Avelar, si allargano alla Pu-
Roberto De Santis in una vecchia foto
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glia e soprattutto all’energia, con i gasdotti di domani e le centrali a biomasse, eoliche e fotovoltaiche di oggi. La presenza pugliese di Renova, oltre che attraverso la Avelar, passa per una quota nell’emiliana Kerself e nella Energetic Source, una società di Brescia che si occupa di energie rinnovabili e di elettricità. L’azienda lombarda due anni fa ha stretto un accordo con l’Amgas di Foggia per la fornitura di metano, mentre Avelar ha annunciato 100 milioni di euro di investimenti all’anno nel tarantino per lo sviluppo dell’eolico e del fotovoltaico. Renova non si lascia sfuggire neanche il business dell’energia tradizionale. Sempre nel 2008 ha stretto un accordo per la centrale a ciclo combinato di San Severo (ancora nel foggiano), dove Vekselberg è entrato nella società di progetto En Plus insieme agli svizzeri di Atel. Mentre è ormai stato acquisito nel 2010 il via libera della regione Basilicata a un mega-deposito di stoccaggio di gas da 400 milioni di euro a Grottole/Ferrandina, nei pozzi metaniferi dismessi dall’Eni nella Valbasento. Il prossimo passo, come dicevamo, sono i gasdotti. Il mare di Otranto sarà presto un cantiere dove sorgeranno mastodontiche infrastrutture per l’arrivo del gas dall’Oriente. Nel 2008 una relazione del Ministero dello sviluppo economico delinea tre tubi marini. Il progetto è firmato da Pierluigi Bersani, allora ministro del governo Prodi insieme a Massimo D’Alema, che dalla Farnesina incontra ufficialmente Vekselberg in almeno tre occasioni diverse. I progetti sono differenti per approvvigionamento e quote societarie e sono tutti stati definititi dall’Unione europea come “prioritari”. Significa che per la loro realizzazione si può andare in deroga praticamente a qualunque legge dello Stato, perché l’interesse sovranazionale e mondiale è
De Santis è il responsabile della strategia aziendale della Avelar Energy, del colosso russo di Vekselberg: ha in progetto centrali eoliche e fotovoltaiche in Puglia superiore a quello delle piccole comunità. I gasdotti che dovranno passare l’Adriatico sono Poseidon, South Stream e Tap (Trans Adriatic Pipeline). La Puglia e il Salento dovrebbero diventare l’hub naturale, il nodo di smistamento per gran parte del gas che arriverà dall’Est. I russi, insieme a De Santis, puntano a costruire il primo deposito per chi sarà il più veloce a portare i tubi: quel deposito in Basilicata già autorizzato dalla Regione. Le richieste per lo stoccaggio del gas sono due, entrambe in Basilicata, e sono state presentate dalla Geogastock, azienda del gruppo Renova attraverso la partecipata al 100% Energetic source, una società per azioni con sede a Paderno Franciacorta (Brescia), la stessa dell’accordo con la Arugas di Foggia e dei 100 milioni di investimenti nel tarantino in impianti eolici e fotovoltaici. La Energetic Source conta, così leggiamo sul suo sito, di avere dal Ministero la concessione per lo stoccaggio del gas entro il 2011 e di far andare a regime i due impianti entro il 2013.
Il gruppo russo vuole accaparrarsi la costruzione e la gestione dei due depositi di gas previsti: in Puglia e in Basilicata
Il progetto del gasdotto Poseidon, che collegherà l’Italia alla Grecia ed alla Turchia
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Le date quindi quadrano: entro il 2013 i gasdotti saranno passati oltre il canale d’Otranto e per le campagne del Salento, arrivando in Basilicata dove i russi di Vekselberg, amici di Roberto De Santis, avvieranno il business più strategico e redditizio d’Europa. Secondo le voci, le relazioni con «South Stream», frutto di una joint venture tra Eni e Gazprom, sono ottime. Il nome dell’imprenditore di Martano compare anche nell’inchiesta sul più grande crack finanziario della storia ligure, quello della Festival crociere: 272 milioni di euro di stato passivo. De Santis, che non risulta indagato nei cinque anni dell’inchiesta, fu uno degli amministratori della Festival. Proprio negli anni in cui quella società falliva, nasceva a Ginevra la Trustmark Corporation S.A., una società patrimoniale anonima che secondo alcune indiscrezioni farebbe capo proprio a De Santis, dalla quale comunque lui stesso rilevò le quote per entrare con il 41% nella “Italgest energia prima”, per la costruzione della centrale a biomasse di Casa-
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De Santis è stato intercettato dai magistrati baresi mentre parlava dell’affare gasdotto con Gianpaolo Tarantini. Ma non è stato ancora sentito dagli inquirenti rano, poi bloccata dalla Regione in sede di conferenza dei servizi, e il cui futuro pare sia legato al ‘rewamping’: un termine astruso che sta per “rifate il progetto per vedere se ve lo approvano”. La Italgest energia prima, che a sua volta è
unica proprietaria della società che vuole costruire Heliantos2, aveva perso nel 2008, 678.306 euro, cioè più del suo capitale sociale, pari a 625mila euro. Ma torniamo ai gasdotti. Il primo dei tre gasdotti, stando alla relazione del ministero del 2008 si sarebbe dovuto completare quest’anno, ma la dead line è ora spostata al 2013. E’ come una corsa all’oro, il primo che arriva vince. Nell’estate scorsa sono comparse nel canale d’Otranto le prime chiatte per scandagliare i fondali e i tecnici della Tap stanno prelevando campioni di roccia e sabbia per analizzare i fondali idruntini. De Santis dunque ha il compito di conquistare per il magnate russo Vekselberg sia il terminal pugliese per il
gasdotto in arrivo dall’Albania, sia la costruzione di 2 megaimpianti di stoccaggio in Basilicata. I magistrati di Bari l’hanno intercettato mentre parlava con Tarantini del gasdotto. E per questo il suo nome e quello dei suoi soci in affari, i casaranesi Paride e Ivan De Masi, sono spuntati tra le pagine dei fascicoli dell’inchiesta della Procura di Bari che collega i nomi di altri dalemiani come Sandro Frisullo e Michele Mazzarano al ‘sistema Tarantini’. «Io non ho mai creato problemi a nessuno» ha detto recentemente De Santis a Panorama. «Sono una persona tranquilla che vive del suo lavoro. Posso sbagliare, ma ora i giornali si stanno accanendo su di me. Se i magistrati mi chiameranno, mi metterò a disposizione. Che cosa altro devo fare»?
I TRE GASDOTTI Il Poseidon Dovrebbero partire entro il 2013 i lavori per la realizzazione del metanodotto Igi Otranto-Grecia per l’approvvigionamento energetico italiano ed europeo da gas naturale. Sono questi i termini previsti per la costruzione dell’arteria del gas che fa capo alla joint venture “Igi Poseidon S.A.” costituita da Edison e dalla società statale greca Depa, e che collegherà l’Italia alla Grecia ed alla Turchia. Il gasdotto Poseidon costituirà pertanto l’anello di congiunzione della rete italiana del gas ad una più ampia rete del gas internazionale. Permetterà all’Italia ed all’Europa di raggiungere il gas prodotto nelle zone più disparate di un ampio bacino continentale, che abbraccia il centro dell’Asia, il Mar Nero, il Caucaso, la Persia e l’Iraq, dove vi è il 20% delle riserve mondiali di gas, ma nessun collegamento indipendente con i consumatori europei. Il progetto Igi è stato definito “Project of european interest” (progetto di interesse
europeo) dall’Unione Europea. Il sito scelto in Italia, per via della sua posizione strategica, è indicato al largo di Otranto. L’ok alla realizzazione del progetto è stato siglato lo scorso 2 maggio dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il “nulla osta” del ministero è il passaggio finale per la realizzazione dell’infrastruttura che trasporterà 8-10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno. Dell’intero quantitativo, secondo gli accordi circa l’80% spetta al gruppo Edison per 25 anni. Il gasdotto Igi è solo un segmento della infrastruttura di trasporto del gas dall’Oriente all’Occidente. La pipeline tra la Grecia e l’Italia si compone di due sezioni: il tratto offshore che da Otranto giunge a Thesprotia; ed il tratto
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onshore (gasdotto Zeus) che parte dalla costa della Thesprotia, attraversa la Grecia e giunge a Komotini per congiungersi a Kipi con la rete turca. La Grecia e la Turchia partecipano al progetto Itg (Interconnessione Turchia Grecia) che ricollega il sistema alle aree di produzione del Mar Caspio e del Medio Oriente. La BEI (Banca Europea degli Investimenti) ha finanziato con 90 milioni di euro i lavori di esecuzione del progetto per la parte che ricade in Grecia e Turchia. Le aziende interessate al complessivo progetto Itgi (interconnessione Turchia Grecia Italia) sono la italiana Edison, le società greche Depa e Desfa e quella turca Botas.
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Il South Stream South Stream prevede la realizzazione di nuovi gasdotti dalla Russia all’Unione europea. Titolari del progetto sono GazProm ed Eni che il 23 giugno 2007 hanno stipulato un memorandum d’intesa per la realizzazione dell’infrastruttura al quale è seguito un accordo per la creazione di una joint venture. Anche in questo caso, un ruolo fondamentale nel progetto gioca il territorio di Otranto. Le pipelines, infatti, partendo da Beregovaya, attraverseranno il Mar Nero per 900 chilometri, adagiate su fondali profondi anche 2.000 metri, entreranno in Bulgaria e proseguendo verso Sud Ovest
(Grecia) entreranno in Italia, ad Otranto. Il gasdotto avrà una portata di circa 30 miliardi di metri cubi di gas. L’obiettivo, non dichiarato, è quello di scavalcare totalmente l’Ucraina, considerata un paese ex amico dei russi. Il viaggio del gas, secondo l’agenzia Interfax, che cita una fonte del
Cremlino, dovrebbe terminare in Basilicata, dove sono previsti i 2 impianti di stoccaggio dei russi di Roberto De Santis. Fin lì proseguiranno i due gasdotti British e GazProm-ENI.
sure Reduction Terminal - Prt), nel Comune di Melendugno. La conduttura raggiungerà la costa italiana tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri nel Comune di Melendugno per poi proseguire via terra fino a San Donato di Lecce, presso cui sorgerà la stazione finale. Da lì il gas proseguirà per la Basilicata verso gli impianti di stoccaggio dei russi di De Santis. Il gasdotto, nel Salento, attraversa una linea ferroviaria, 29 strade (una statale, otto provinciali e 20
strade secondarie) e un canale a regime idrico stagionale. Il progetto ha ottenuto il finanziamento anche dalla Banca Mondiale, poiché interviene su territori in via di sviluppo e modernizzazione. Anche questo progetto, come il Poseidon, è stato designato dall’Unione europea come prioritario.
Il Trans adriatic pipeline Il progetto Tap (Trans Adriatic Pipeline) nasce dall’accordo stipulato dalla compagnia petrolifera svizzera Egl (Elektrizitaets-Gesellschaft Laufenburg AG) con il Governo dell’Azerbaijan per un investimento totale di 1,5 miliardi di euro. Prevede una pipeline lunga 520 km (di cui 115 offshore nel mar Adriatico tra Italia ed Albania), costruita dalla società norvegese StatoilHydro che si allaccerà alla rete di gasdotti presenti in Albania, Grecia e Turchia. Nella città albanese di Fier saranno creati depositi di stoccaggio e terminali di Gnl. Sul territorio italiano prevede un tratto onshore di circa 21 km e un tratto offshore di circa 45 km e l’installazione di un terminale di riduzione della pressione (Pres-
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I DUE IMPIANTI DI STOCCAGGIO “DE SANTIS & CO” Energetic Source è stata fondata nel 1999 in seguito all’emanazione del Decreto Legislativo 79/99 cosiddetto “Decreto Bersani” per la liberalizzazione del mercato elettrico nazionale, dall’iniziativa di un gruppo di imprenditori. Oggi Energetic Source, dopo l’ingresso dell’unico socio russo Renova, ha intrapreso una intensa politica di espansione e rafforzamento in ambito italiano ed europeo. Energetic Source infatti è la società controllata al 100% da Avelar Energy Group (CH) posseduta interamente dal gruppo russo Renova che opera nel mercato italiano dell’energia elettrica ed il gas naturale e in tutti gli sviluppi nel settore del gas&power (impianti eolici ed idroelettrici, fotovoltaici e di cogenerazione a gas, nonchè nello stoccaggio di gas naturale, trading di gas&power a livello europeo). Renova è una delle maggiori asset management company dell’est Europa. Gli interessi principali che, storicamente, erano incentrati sul settore industriale, manifatturiero e sullo sfruttamento di ingenti risorse di idrocarburi (tramite la TNKBP) e miniere di bauxsite e altro minerale, ora risiedono nel gas naturale e passano dal Salento. Geogastock è una società per azioni
costituita per operare nel business degli stoccaggi di gas naturale in unità geologiche profonde. Geogastock è titolare, presso MSE (Ministero dello Sviluppo Economico), della procedura per l’attribuzione delle Concessioni di Stoccaggio relative ai giacimenti di Grottole/Ferrandina (Conc. Cugno Le Macine) e Pisticci (Conc. Serra Pizzuta) ubicati in provincia di Matera, Basilicata, nei Comuni di Ferrandina e Salandra e di Pisticci. I due campi che presentano caratteristiche geologiche perfettamente adeguate
del progetto è stata conclusa positivamente nel febbraio 2009. Attualmente è in corso, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, la procedura per l’attribuzione delle concessioni (della durata di 20 anni, seguita da 2 rinnovi decennali) la cui conclusione è ipotizzata entro la fine del 2011. L’entrata in esercizio è prevista nel 2013 ed il volume di Working Gas è stimato, inizialmente, in circa 800 MScm con una portata di Punta di circa 8 MScm/g.
Dalla Trustmark Corporation S.A., una società patrimoniale anonima di Ginevra, De Santis, rileva le quote per entrare con il 41% nella società “Italgest energia prima”, per la costruzione della centrale a biomasse di Casarano. La Italgest energia prima, che a sua volta è unica proprietaria della società che vuole costruire Heliantos2, ha perso nel 2008, 678.306 euro, cioè più del suo capitale sociale, pari a 625mila euro allo stoccaggio gas, sono già stati utilizzati per attività di stoccaggio, dal 1977 al 1985, ed in seguito dismessi per l’allora non sufficiente richiesta del mercato. La verifica, presso il Ministero dell’Ambiente, della compatibilità ambientale
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CONTROCANTO L’intervista a MARIA RITA D’ORSOGNA
* docente associata di Matematica Applicata, Università di Los Angeles
LA PALADINA D’OLTREMARE MARIA RITA D’ORSOGNA DA LOS ANGELES GUIDA IL POPOLO DEGLI AMBIENTALISTI CHE SI OPPONGONO ALLE TRIVELLE Da quando i sette cetacei in quel dicem- o Venezia. Non vinceremo mai se ciaQueste vittorie - ottenute senza il supbre del 2009 si arenarono sulle coste del scuno pensa al suo orticello: l’Italia è porto della classe politica regionale Gargano, i cittadini pugliesi hanno co- una sola, l’Adriatico è uno solo”. - non nascono dal nulla, ma sono invece minciato a mobilitarsi. frutto di azione intelligente, programScoprendo dalla Sicilia a Venezia, da Or- I progetti presentati al Ministero mata, costante nel tempo della popolatona a Santa Maria di Leuca, le 60 richie- sono progetti fotocopia, fatti con il zione e della sottoscritta. Abbiamo rotto ste di autorizzazioni per le perlustrazioni copia e incolla. Come se lo spiega? le scatole a tutti, incessantemente, e abpetrolifere in mare che sono state avan- “Spesso le ditte sono piccole, e con biamo agito per tempo - leggendo i bolzate presso il Ministero dello Sviluppo poco capitale sociale, ed ecco che è più lettini degli idrocarburi, stilando economico. semplice fare copia e incolla di progetti. osservazioni, manifestando e progettando Petizioni, interrogazioni parlamentari, Ma non è solo il copia-incolla che fa a lungo termine. Occorre mettersi in diffide, centinaia di osservazioni sono rabbrividire, è la superficialità con cui i testa che questa è una battaglia per la state inviate al Ministero negli ultimi due documenti vengono redatti e in cui si vita: finché resta petrolio sottoterra o in anni per bloccare le ‘bombe’ nell’Adria- omette (o non si conosce) l’esistenza di mare ci saranno sempre tentativi di tritico. Ma c’è una scienziata e la sua com- riserve naturali, in cui le distanze chilo- vellare e la difesa dell’ambiente deve enpetenza dietro i movimenti ambientalisti metriche sono sbagliate, in cui non si trare nel dna di ciascuno di noi. Si vince che si oppongono alle triuniti, compatti, persistendo velle nel mare. E’ Maria Rita nel tempo e senza avere “Il mare è uno solo e bisogna combattere paura”. Per chi volesse fare D’Orsogna, professoressa associata di Matematica appli- insieme. E non difendere ognuno il proprio qualcosa di utile per fermare cata presso l’Università di le trivelle c’è da mandare osspecchio d’acqua” Los Angeles, dove vive. servazioni di contrarietà al Originaria dell’Abruzzo, è governo contro la Spectrum stata la prima a documentarsi sulle riGeo. E’ tutto facile, preparato e basta parla mai di rischi in caso di scoppi, o chieste di trivellazioni nel mare, a stusolo avere la voglia di partecipare”. di come verranno smaltiti gli abbondiare le conseguenze sull’ecosistema danti rifiuti che inevitabilmente verCome nasce questa improvvisa vomarino a dare forza scientifica alle osranno prodotti. glia di trivellare il mare Adriatico? servazioni dei cittadini spedite al MiniA volte si fanno copia-incolla da siti Perché proprio ora? C’è un effetstero. A lei abbiamo chiesto di aiutarci pubblici, si fanno affermazioni che tivo ritorno da parte delle società a tracciare la mappa delle trivelle mancano di supporto scientifico. E per petrolifere? nell’Adriatico. quanto folli i progetti - come ad esemA causa delle impennate di prezzo, pio quello di trivellare o di fare ispedella domanda da Cina e India e sopratProfessoressa, quante e quali sono zioni sismiche vicino alla riva, in mari tutto a causa dei giochi in borsa, le le autorizzazioni richieste per le turistici, o in presenza di posidonieti e estrazioni di petrolio sono ovunque trivellazioni nel mare Adriatico e di riserve marine - i petrolieri dicono fonte di speculazione e ci si prova ovunIonio, che interessano la Puglia? sempre che il loro operato avrà effetti que a trivellare. Siamo scandalizzati per “La Northern Petroleum ha circa 9 connulli sull’ecosistema. Sarebbe comico, le trivelle in Adriatico, ma si vuole tricessioni sparse per i mari del Salento, e se non fosse è tragico”. vellare a Papua Nuova Guinea, in poi ce ne sono diverse più a nord, atNuova Zelanda, in Alaska, nel polo torno alle Tremiti, della irlandese Petro- C’è una reale possibilità che le triNord, nella foresta Vrgine del Congo o velle e i gasdotti vengano fermati? celtic. L’Eni opera già alcune nei parchi nazionali dell’Ecuador. Sono “In Abruzzo è successo già: lottiamo dal concessioni nei dintorni di Brindisi. Intutti posti fragili, di rara bellezza natu2007 ad oggi e finora, che io sappia, non fine c’e’ la Spectrum, ditta inglese, che rale o di biodiversità. è stato costruito nessun nuovo pozzo ne intende eseguire ispezioni sismiche in Per i petrolieri niente è sacro, perché il in terra e ne in mare. L’Eni che voleva tutto l’Adriatico, da Rimini a Santa profumo del denaro è inebriante. costruire pozzi di petrolio, oleodotti e Maria di Leuca. Spero però che ci si Sta alla gente informarsi, darsi da fare e una raffineria fra i campi del Montepulrenda conto che non siamo in questa decidere di dire no con lungimiranza e ciano è stata costretta a rinunciare ai battaglia come Pugliesi o Siciliani, o senza paura”. suoi piani sebbene avesse tutti i perVeneti, ciascuno a difendere il suo fazM.L.M. messi a portata di mano. Similmente, zoletto di mare. Siamo in questa battaglia come cittadini il pozzo Ombrina Mare, della MediterraLa prof. D’Orsogna sarà a Lecce il 7 nean Oil and Gas è stato bocciato dal italiani e dovrebbe scandalizzarci tutti, gennaio 201. Info su iltaccoditalia.info allo stesso modo, se trivellano le Tremiti Ministero dell’Ambiente.
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