EDITORIALE JENA RIDENS z
Il Tacco tra rivoluzioni
zx di Maria Luisa Mastrogiovanni
Cari Lettori, ci rivediamo il 15 Gennaio e non il 30 Dicembre, come di consueto. Il numero successivo sarà poi quello del 28 Febbraio, il giorno in cui compiremo due anni. Stiamo lavorando al restyling totale del Tacco. Stiamo costruendo un quotidiano on line completamente rimesso a nuovo. Stiamo crescendo, insomma. E per crescere, si sa, serve tempo. Torneremo con cambiamenti che due anni fa sognavamo ma ai quali non pensavamo di arrivare così in fretta e che riguardano il nostro spettro d’azione (che si amplierà, come la foliazione), la distribuzione (ancora più capillare), la tiratura (maggiore). Delle altre iniziative cui stiamo lavorando ora
e giornalismo classico è bene non anticipare nulla. Vi lasciamo con questo numero tra le mani, ricco di inchieste sui cui risvolti vi invito a riflettere. In tanti continuano a dirci che siamo coraggiosi. Ma non è coraggio, il nostro. Semplicemente siamo talmente piccoli da poterci permettere di dire le cose come stanno. Forse, da “grandi”, metteremo la testa a posto, quando avremo tasche più gonfie da difendere. Per ora non ci sono interessi in ballo a chiuderci la bocca, né la politica a farci da ombrello. Contiamo solo su noi stessi e su di voi. Lettori e sponsor (per il 90% privati, il pubblico incide ben poco sul nostro fatturato…) sono la spina dorsale di questo giornale. All’americana, dun-
JENA RIDENS
que. Solo con il vostro consenso possiamo farcela. Abbonatevi, numerosi e investite su noi. Il Tacco non ha paura di rispolverare formule del giornalismo classico, come l’inchiesta e il reportage, ormai rare nel giornalismo nazionale e scomparse da quello locale. La scelta, perciò è ab origine: scegliere di raccontare scendendo per strada e non riportando comunicati e dichiarazioni, inseguendo le fonti, presuppone l’accettazione di un rischio: qualunque cosa si scopra, poi si deve dire. Inchieste come quella sul Parco di Ugento, le Ferrovie sud-est e l’ultima sul Gruppo Mixer media managment lo dimostrano. Noi abbiamo scelto. A voi la palla, ora. Farci chiudere o no. Il tacco d’Italia Il mensile del basso Salento Anno II - n. 21 dicembre 2005 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Antonio Lupo, Laura Leuzzi, Antonella Coppola Adolfo Maffei, Paolo Vincenti, Margherita Tomacelli, Marco Sarcinella, Francesco Ria, Marco Laggetta, Enzo Schiavano COPERTINA: Illustrazione di Paolo Guido FOTO: dove non segnalato, archivio de “Il Tacco d’Italia” REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano Tel./Fax: 0833 599238 sms: 329 1276931 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info tel. 347 4013649
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LETTERE
S C R I T T U R E D A L TA C C O z // Oui, Paris! Mi ritrovo a scrivere in una banale mattinata domenicale. Il mio appartamento da studentessa fuori sede tace. Tutti dormono, reduci da una settimana intensa, a cui si è sommato un weekend di bagordi. Mi guardo intorno: il pavimento della mia camera è invaso da due valigie aperte, scarpe, buste con roba da lavare, un poster de l’Eglise de Notre Dame d’Anvers di Van Gogh, svariate borse, quaderni e libri. Questa situazione di caos primordiale, mi ricorda che: - dovrei iniziare a fare un po’ d’ordine per evitare lo slalom speciale ogni volta che mi muovo per la stanza; - sono tornata in Italia da meno di ventiquattro ore. Fino a ieri tutti questi oggetti si trovavano, assieme alla sottoscritta, a Parigi. E’ strano parlare al passato di una vita che per tre settimane per me ha rappresentato il presente. Per tre settimane ho abbandonato i panni di studentessa universitaria, per entrare nel ruolo della ragazza alla pari, in una famiglia parigina. Sono arrivata in Francia con dei bagagli e un po’ di “ansia da prestazione”. Il mio francese era scarso, e poi occuparsi contemporaneamente di due bambini di tre e cinque anni, non è facile. Sono tornata qui in Italia con tanta carica e positività. Una sfida che posso dire di aver superato. Ho potuto trarre il massimo beneficio da questa esperienza, anche grazie al fatto che, per la maggior parte delle volte, ho girato per la città in compagnia di me myself and I. Ovvero, da sola. Dopo pochi giorni ho smesso di sentirmi una turista. Ho scoperto che la Parigi amata da tanti poeti e musicisti, tanti registi e scrittori, ha un’anima che difficilmente si può scoprire in una settimana. Ogni arrondissment (i quartieri della città), ha una suo modo di essere, una sua cultura, completamente differenti. Lo spirito decadente di Montmarte e la vivace trasgressività di Pigalle, si contrappongono alla tranquillità borghese di Avenue Foch, e al fermento culturale del Marais. Si respira cultura, un forte attaccamento verso quelle tradizioni che tanto hanno segnato il destino dell’Europa e del mondo, ma anche tanta avanguardia, come al Palais de Tokyo, aperto da mezzogiorno a mezzanotte, dove i parigini vanno per vedere mostre di artisti emergenti, per discutere, magari della politica di Sarkozy, o semplicemente per prendere un caffè con gli amici. Riguardo ai francesi, sono sempre stati gentilissimi con me, e non scontrosi, come vengono dipinti da vari luoghi comuni. Ma forse tutto questo era un sogno? No, guardo nuovamente verso il pavimento, e questo simpatico disordine mi ricorda che è tutto vero. zx
Eugenia Garrisi
// Due Stelle a Daniela e Paola, che brevemente hanno solcato il nostro cielo, regalandoci un bagliore di luce Affacciati alla finestra del mondo, gli occhi annebbiati di pianto, abbiamo visto palpitare due stelle. Una luce abbagliante emana il cielo trafitto; un’angelica melodia il lacerante sibilo delle tenebre sovrasta. Nel corpo annichilito lieve sussulta l’animo, un tremulo stupore rapisce i cuori… si frantuma la crisalide, sta per spiccare il volo la farfalla: “Sono giunte le nozze dell’agnello”. zx
Giovanna Cirielli Rini
// Natale In una stalla a Betlemme è nato un bel bambino, in una piccola mangiatoia il suo nome è Gesù bambino. La Madonna e l’asinello San Giuseppe e il vitello, è venuta tanta gente dal lontano estremo Oriente sono venuti a visitare quest’evento eccezionale. I re magi con i cammelli, i pastori con gli agnelli, il calzolaio e il giardiniere, la massaia e il panettiere, il fabbro e il falegname; tutti quanti a visitare.
La stella cometa li ha guidati, nella stalla li ha portati dove c’era una grande splendore, era nato il Redentore. Nella nascita di quel Bambino c’era rinchiuso il nostro destino. Auguri a tutti zx
Rosario Casto
Errata corrige Le foto pubblicate nello scorso numero, a corredo del servizio “Il senatore di Casarano” di Marco Sarcinella, sono di proprietà di Aldo Toma e fanno parte di un ricco archivio fotografico frutto della sua decennale attività di giornalista. Ci scusiamo per l’omissione con i lettori e con il collega.
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z LE MANI SULL’INFORMAZIONE
// INCHIESTA
PAGLIARO: zx
di Maria Luisa Mastrogiovanni
Il “Gruppo Mixer Media Management” in un’illustrazione di Paolo Guido che reinterpreta il Narciso del Caravaggio
IL GRUPPO MIXER MEDIA MANAGEMENT, I SUOI PARAVENTI E I SUOI PROBLEMI n impero di facciata. Cioè maestoso nella sua struttura, ridondante nell’autoreferenzialità, ma fragile nelle sue fondamenta cartacee. Fragile, perché virtuale, perché parte di ciò che è dichiarato essere vero, vero non è. E quello che sembra a posto contiene elementi di dubbio. Proponiamo subito il sommario di quest’inchiesta che, probabilmente, non riusciremo ad esaurire in una sola puntata, avvertendo che quanto abbiamo scritto siamo in grado di documentarlo: i direttori dei telegiornali di Paolo Pagliaro non sono responsabili davanti alla legge ma soltanto, nella migliore delle ipotesi, coordinatori e organizzatori del lavoro giornalistico; una delle due testate televisive (leggi Tg) addirittura non esiste in base alle norme; la proprietà effettiva di una televisione è messa in discussione in un processo in corso che si annuncia molto complicato per l’attuale editore; la cooperativa dei giornalisti e di quasi tutti i dipendenti è controllata dall’editore-cliente tramite le nomine dei suoi vertici, la pattuizione e l’erogazione dei compensi individuali; i locali di una rete tv e di tutte le radio del gruppo non rispettano le basilari norme sulla sicurezza del lavoro, sono subissate da carte bollate e sono l’obiettivo di prossime ispezioni da parte della ASl e dei Vigili del Fuoco, perché in odore di “inagibilità”; le società che costituiscono il “Gruppo Mixer Media Management” - che comunque non risulta da una “visura Cerved” - sono riconducibili tutte ad un unico soggetto: Paolo Pagliaro. Proprietario, editore e, tramite l’amico e sodale Max Persano, controllore diretto di tutte le testate, televisive e radiofoniche, persino una di “agenzia giornalistica”, la “Comunication” (con una sola “m”).
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Il Gruppo Paolo Pagliaro è un imprenditore che deve parte del successo alla sua fantasiosità. Molte
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« Telerama ha
un capitale sociale di quasi un milione di euro. Nell’ultimo esercizio ha perso oltre 97 mila euro
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LE MANI SULL’INFORMAZIONEz
L’impero virtuale « Cuore amico è un’operazione trasparente, tranne per la voce “costi di gestione”. Gli spot sono gratuiti? » delle intuizioni di marketing sono diventate dei veri e propri brand; alcuni sono innocui, come il roboante “Gruppo Mixer Media Management”, e la concessionaria di pubblicità “K.&C.”. Sono entrambe sigle, tecnicamente si chiamano “insegne”, che è facile trovare su carte e buste intestate, modulari di contratti, perfino negli spot autopromozionali. Altri sembrano meno innocui. Queste le società che la cosiddetta “visura Cerved” (accessibile via Internet molto facilmente) attribuisce a Paolo Pagliaro in quanto amministratore unico, socio unico o presidente del Consiglio di amministrazione: Telerama (srl con socio unico, capitale sociale 998mila euro, ricavi per un milione e mezzo di euro, una perdita d’esercizio di quasi 100mila euro al 31/12/03. In quel 2003 nessun dipendente dichiarato, nel 2001 ne risultavano 4. Un indice di liquidità del 106,5%); Radiosalento (srl, amministratore unico); Radiorama (srl, amministratore unico); Broker p.r. (srl, amministratore unico); Techno (srl socio unico); Comunicazione & servizi (srl socio unico); Consorzio circuito Top Tv Puglia (presidente del consiglio amministrazione); Sestante (srl, amministratore unico); Editoriale Il Corsivo spa (Presidente del consiglio di amministrazione. Dichiarata fallita).
I direttori irresponsabili L’emittente Rts fa informazione giornaliera tramite tg ogni ora e il programma “Talk Sciò” è condotto con grande successo dal direttore Giuseppe Vernaleone. Entrambi, emittente e direttore, andrebbero catalogati nelle categorie dei Sedicenti o dei Virtuali, perché né Rts né questo collega sono registrati presso il Tribunale di Lecce. Almeno fino alla tarda mattinata del 17 novembre 2005. Rts nasce sulle spoglie di Telesalento, il cui direttore era (ed è, dal 2003) quel Massimo (Max) Persano, amico di sempre di Pagliaro, l’unico della vecchia guardia di professionisti e collaboratori (insieme a Titti Carratu e a pochissimi altri, due o tre che incontreremo più avanti con incarichi “sociali” di una certa rilevanza). A sua volta Telesalento è rinominata così dopo essere stata acquistata con il nome Tv 10. Come e da chi? Più avanti i divertenti dettagli, anch’essi “incartati” in un processo civile in corso di celebrazione. Qui proseguiamo con l’elenco dei Sedicenti o Virtuali perché dobbiamo tirar dentro anche una collega che stimiamo, Gabriella Della Monaca che non è, purtroppo per lei e per i telespettatori che ogni sera ne hanno letto il nome con questa qualifica sul “gobbo” di chiusura di ogni edizione (nella nuova impaginazione è stranamente scom-
parso), il direttore responsabile di TeleRama, la maggiore Testata televisiva locale del Salento, ma al più, il facente funzioni. Ed anche in questo caso, fatta la verifica di rito, abbiamo scoperto che: per il Tribunale, “direttore responsabile” è Max Persano. Da ben 12 anni. Scopriamo che neanche il compianto Domenico Faivre, benché potesse insegnare giornalismo, ha mai avuto questa qualifica. Quindi, concludendo, è Paolo Pagliaro per interposte persone ad avere il controllo delle sue due emittenti, pur poggiandosi su due figure “tecnico-professionali”, una giuridica del suo amico più caro Persano che firma entrambe le Testate, l’altra bicefala: i due giornalisti che dirigono quel che al padrone non interessa dirigere. Le controlla anche visivamente, le sue emittenti, l’attento padrone: di fronte alla sua scrivania ha un pannello di otto o dieci monitor sintonizzati sulle sue e sulle tv concorrenti e nazionali. Per far capire meglio, lettori e avvocati: se qualcuno querela per diffamazione TeleRama, a risponderne è, in solido con l’azienda, Massimo Persano non Gabriella Della Monaca; se la querela arriva a Rts non ne risponde nessuno, a meno che il diffamato non si dia da fare a ricostruire, a ritroso, tutto il percorso che Pagliaro ha fatto compiere alla vecchia Tv 10, poi Telesalento, infine Rts. Tanto meno, in tal caso, ne risponderebbe lo zelante Vernaleone che è davvero il più virtuale del mazzo. Per completezza d’informazione, abbiamo sentito il dovere di documentarci anche in questo caso. Da due presidenti regionali dell’Ordine dei Giornalisti ci è stato risposto che l'editore non può nel modo più assoluto trasmettere un tg non registrato, quindi clandestino a tutti gli effetti. Rischia la sospensione o addirittura la revoca della concessione e una serie di sanzioni pecuniarie che, presumibilmente, terranno anche conto delle movimentazioni economiche legate a questa tv, che si vede benissimo, ha successo eppure non è improprio definire “virtuale”; come “virtuale” è il direttore responsabile, il quale, a parte la brutta figura, rischia molto meno: un procedimento disciplinare se il caso viene sollevato anche davanti all'Ordine professionale, lievi sanzioni pecuniarie se viene individuato come soggetto agente in concorso con l'editore. Se veramente l’editore pubblica la dicitura "direttore responsabile" e questo fosse certamente dimostrabile, potrebbe andare incontro anche all'accusa di falso in atto pubblico e alla violazione delle norme relative alla registrazione dei giornali e alla dichiarazione dei mutamenti, previste dagli art. 5 e 6 della legge sulla stampa (n. 47 del 1948). Vale per Gabriella (finché è stata qualificata così), non per Vernaleone. Il giornalista ripetiamo non va incontro ad alcuna sanzione, del falso potrebbe essere chiamato a rispondere disciplinarmente davanti all'Ordine o potrebbe rispondere di concorso nel momento in cui si accerti che il collega era d'accordo con l'editore. Tutto molto tecnico, vero? Forse addirittura fastidioso, ma se si vuole informazione non truccata occorre stare nelle regole, di forma e di sostanza: e qui c’è molto cattivo odore di illegalità. Saremmo curiosi di sapere come reagirebbe Pagliaro se un suo concorrente fosse giuridi-
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ATTUALITÀ
z LE MANI SULL’INFORMAZIONE
// INCHIESTA
« IlTelerama vero direttore responsabile di non è Gabriella Della Monaca ma Max Persano. Da 12 anni
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camente così male attrezzato, come è la sua RTS. Cioè: noi lo sappiamo bene (sappiamo di un tentativo posto in essere ad altissimo livello per far cessare l’attività di un competitore salentino), ma lo lasciamo immaginare ai lettori. E a proposito di regole, ecco un’altra perla.
La Cooperativa C.C.C. Per i giornalisti, così come per quasi tutti i dipendenti di Pagliaro, il rapporto di lavoro è gestito da una Cooperativa, la seconda nella storia del “virtuale” Gruppo Mixer Media Management, perché la prima fu dichiarata fallita in seguito a vicende di cui sappiamo molto ma che, per ragioni di spazio, anche in questo caso non approfondiamo, perché lontane nel tempo (ché, se dovessimo andare indietro, troveremmo, ben più importante, lo scandalo delle false fatturazioni di Telerama, per cui andò in galera una mezza dozzina di personaggi eccellenti). Le Cooperative giornalistiche sono spesso un’escamotage, sono attaccabili solo da qualcuno dotato di autorità ispettiva (come l’Inps, l’Inpgi, l’Ispettorato del Lavoro, eccetera) o dai lavoratori, ciò non di meno moralmente riprovevole; serve a sottopagare il lavoro, non avere doveri contrattuali rispetto ad orari e carichi, non riconoscere i diritti sindacali, non garantire pienamente e puntualmente le contribuzioni previdenziali. I ragazzi della C.C.C., nessun professionista e non tutti pubblicisti, che vivono l’effimera soddisfazione della notorietà televisiva (la formidabile leva che Pagliaro sa brandire con grande e riconosciuta sagacia, anche all’esterno), producono la materia prima della fortuna imprenditoriale del capo, ben sapendo, costoro, che hanno un futuro personale e previdenziale solo se se ne vanno da lì. Molti l’hanno fatto, molti vorrebbero farlo ma non possono perché non c’è mercato, e debbono accettare tutto. Siamo rimasti colpiti dalla posizione assunta dalla collega Della Monaca (che si firmava in calce “direttore responsabile”) in occasione dello sciopero generale dei giornalisti: la redazione di TeleRama aderiva non perché la categoria è sfruttata dagli editori, come in tutta Italia, con lavoro precario, sommerso e senza garanzie, ma perché c’è il rischio che la Finanziaria tolga un po’ di finanziamenti delle emittenti private! La Cooperativa funziona così: ciascun dipendente-collaboratore (cioè i giornalisti delle varie testate, i tecnici, i registi, tutto il personale che ruota attorno al Gruppo) stipula con essa un contratto per la prestazione di servizi. La C.C.C. a sua volta, per il tramite dei suoi vertici, stringe accordi con l’editore per l’erogazione di quei servizi (non solo giornalistici ma anche tecnici, amministrativi, ecc.) Tra i vertici, con la carica di vicepresidente del CdA, il solito Max Persano il quale aveva a suo carico, nel 2004, pignoramenti esattoriali e ipote-
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Gabriella Della Monaca
che legali per più di 800 mila euro (non sappiamo se collegabili alla Cooperativa o ad altre aziende) che nel 2005 spariscono. Evidentemente pagati. Persano sta al timone effettivo del polmone lavorativo del Gruppo, decide praticamente tutto insieme a Pagliaro. E’ direttore responsabile di ben cinque testate giornalistiche: Telerama, Telesalento (ovvero Rts), Comunication-agenzia d’informazione quotidiana, Caribe news, Jet Radio (tanto risulta al Tribunale al 17 novembre). Uno stress pazzesco.
TeleRama E’ l’ammiraglia che va a gonfie vele, è il punto di riferimento assoluto e riconosciuto dell’informazione locale, blandita e temuta dal potere politico, arma letale (“Telearma”, è rinominata dagli addetti ai lavori: ne sanno qualcosa in questo perido importanti amministratori del Comune di Lecce) se qualcuno si mette di traverso, possente macchina di consenso e amplificatore di ogni iniziativa se qualcun altro va d’accordo con Pagliaro (dalla Provincia invece non ci sono giunte lamentazioni). La società è per il 100 % di Pagliaro, il suo capitale sociale depositato sfiora il milione di euro. Drena migliaia di ore di pubblicità ogni anno, tabellare e di favore, palese e indiretta perfino negli spazi dell’informazione. Insomma è una potenza totale, perfetta e bellissima. Eppure è in perdita. Non tanto, ma quanto basta per tenere in vita gli altri parametri. Guardiamo dentro alle cifre ufficiali, sia pure parzialmente per non annoiare il lettore, ed anche perché parte delle risorse vengono permutate in beni e servizi, secondo la formula del “cambio merce”, una tecnica triangolare di fatturazioni che Pagliaro utilizza appena può per pagare con pubblicità e non con
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denaro sonante fornitori, consuGianfranco Napolitano, il noto lenti, prestatori d’opera, negozi, RTS trasmette, fa informazione e consulente aziendale accusato di concessionarie d’auto eccetera. profitti, ma per la legge non esite. essere al crocevia di una serie di Dal conto economico, ultimo per truffe milionarie (all’epoca erano noi disponibile, risulta che al Direttore responsabile? Persano miliardarie) messe in atto grazie 31/12/2003 la perdita di eseralla Legge 488 che erogava financizio è stata di 97.807 euro; il ziamenti alle imprese; l’inchiesta, suo Roe, return on equity, cioè il rapporto fra utile d’esercizio e partita all’inizio dell’estate 2004, ha già portato all’arresto di patrimonio netto, cioè la redditività dell’azienda in relazione al- una decina di persone, tra imprenditori, dipendenti e funzionari l’investimento è di -8,2 %, mentre l’indice di liquidità, il coeffi- di varie zone d’Italia, naturalmente oltre alla cattura di Napoliciente che mette in relazione l’attivo e le rimanenze con il pas- tano che ha fatto due periodi di detenzione a San Nicola: dopo sivo, è 106, 5 %. Piccola perdita, né infamia né lode sugli altri il primo, durato meno di dieci giorni, ha scritto un libretto legfronti. Uno dei collaboratori di rango defenestrati da Pagliaro in gero ed autoironico, dopo il secondo ha dettato pagine e pagiquesti ultimi anni, ci ha detto che nel solo 2004, al lordo dei ne di verbale alla Procura, avendo deciso di collaborare quancosti di gestione, il Gruppo Pagliaro ha prodotto pubblicità e do ha capito, definitivamente, che il cosiddetto impianto accuservizi per oltre sei milioni. Detratti i costi, quasi tutti congloba- satorio di Tramis era inattaccabile. ti in favore della cooperativa C.C.C. (bollette, oneri vari e affitti Per capire meglio il contesto, è bene soffermarsi in breve su a parte), come abbiamo visto, l’emittente-corazzata non riesce quest’inchiesta, la mamma di tutte le truffe recenti, una vicena fare attivo. da che non sta certamente aiutando l’immagine del Salento. Per venire a capo della montagna di informazioni contenute RTS nella preziosa memoria del personal computer dell’avvocato Si vede ma non c’è. Come già detto, per il Tribunale di Lecce- Napolitano (il consulente non è dottore commercialista), la Registro della stampa, questa testata giornalistica che va in Procura ha ingaggiato un perito, tra i più stimati e preparati in onda quotidianamente con programmi di informazione e pub- circolazione, il quale è stato praticamente precettato, insieme blicità non esiste. Il presidente dell’Ordine di Lombardia, il mi- ad una squadra di p.g. della Guardia di Finanza, fino al 2011, tico Ciccio Abruzzo, la definisce “clandestina” (rammentiamo tale essendo la data-limite stimata entro la quale il lavoro doche la legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti italiani è legge vrebbe essere completato. Non si tratta, infatti, soltanto di veridello Stato). Esiste però “Studio 10 News TGS Telegiornale Sa- ficare l’elenco delle pratiche 488 istruite dallo Studio Napolitalento” (di fatto si tratta di TeleSalento, ex Tv 10); direttore re- no, ma di accertare quali di esse contengano “fumus” di irregosponsabile del telegiornale è dal 2003 Max Persano, proprie- larità, poi entrare in ciascuna di esse, disporre perizie sulle attario è “Il Circolo srl”, oggi “Comunicazione & Servizi srl” di trezzature, verificare ed incrociare le fatture fra acquirenti e forcui è amministratore Massimo Pezzuto, un collaboratore fac- nitori, gli anni di produzione eccetera. Ecco come l’obiettivo totum di Pagliaro. Rts trasmette sulle frequenze dell’ex Tv10, che la “Punto casa servizi immobiliari” di Lecce ha acquistato da Antonio Fasano e Carmine Mosticchio per una cifra pattuita di un miliardo e 400 milioni di lire. La “Punto casa” ha ceduto tutte le quote de “Il Circolo” alla Broker srl di Pagliaro che, tramite Maria Antonietta Carratu (la fida Titti) e Massimo Pezzuto, diventa il vero proprietario e amministratore unico. Da notare che queste due persone sono qualificate “prestanome” in un atto depositato. E’ tuttora in corso presso il Tribunale civile di Lecce un processo per la riappropriazione di tutte le quote de “Il Circolo”, e dunque di Telesalento, da parte della “Punto casa”: motivo? Il più scolastico: Pagliaro non ha pagato con la puntualità prevista le rate. Ma, nel frattempo, il nostro, sempre secondo documenti in nostro possesso, ha venduto una preziosissima frequenza su Otranto (un’area molto appetita per le difficoltà di irradiazione che presenta), che era nella disponibilità della società che possedeva Tv10. Insomma un guazzabuglio cui il Tribunale metterà ordine ripristinando diritti e doveri.
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La 488 Pagliaro fa lavorare anche i penalisti, non solo i civilisti, i fiscalisti e gli amministrativisti. Tutti di gran nome. E’ imputato di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, in seguito ad indagini di p.g. condotte dal pm Imerio Tramis dopo l’arresto di
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z LE MANI SULL’INFORMAZIONE
« I locali di via Marugi che ospitano la redazione e gli studi di RTS, nonché le radio del Gruppo, sono fuori legge » prescrizione, come vedremo fra poco, non è più un miraggio per gli imputati. Lo schema della linea difensiva di Pagliaro (Studio Corleto), per come l’ha ricostruita il Tacco d’Italia, sembra semplice quanto concreta. Abbandonata ogni ipotesi di “resistenza” si è percorsa quella più ragionevole dell’ammissione delle responsabilità contestate e della collaborazione con il giudice dell’accusa, il cui primo passaggio, “dolorosissimo” per l’editore Pagliaro (il cui attaccamento al denaro è proverbiale), non poteva essere che restituire il malloppo nell’esatta misura in cui è stato incassato: la conversione in euro di 2.050.000.000 di lire. Può essere il primo passo verso il patteggiamento ma non è detto, quel che è certo, rifondere lo Stato serve ad alleggerire la propria posizione ed evitare il rischio delle manette. Per la verità l’accordo bonario doveva essere perfezionato in tempi solleciti, come è accaduto per altri, ma, tardando l’oblazione pattuita, il pm si è visto costretto alla prova di forza ordinando l’apposizione dei sigilli su macchinari ed attrezzature di TeleRama e RadioRama, lasciandone all’editore l’uso, fino a quando il Pagliaro non ha, appunto, risarcito lo Stato. (Del maldestro quanto grave tentativo di soffocare questa grossa notizia, per altri casi trattata con il dovuto risalto dai mezzi di Pagliaro, il Tacco ha dato conto il mese scorso nel commento di Adolfo Maffei). Primo passaggio si diceva. Gli altri saranno calibrati per raggiungere l’obiettivo dell’agognata prescrizione e ritmati dal calendario e dal carico di lavoro del dottor Tramis il quale ha la completa potestà, per “motivi di giustizia” che sono nella sua esclusiva competenza, di decidere se dare impulso maggiore alle indagini in cui non vi è la collaborazione degli indagati. Per dirla con un’immagine giornalistica, pensiamo che i fascicoli delle truffe per la 488 compongano una pila: più in basso sarà, meno propulsione riceverà e più tempo sarà disponibile all’imputato per raggiungere la prescrizione prevista dall’art.157 del codice penale. Se lo scenario è verosimile, a conti fatti, l’editore di Telerama non corre eccessivi rischi di vedersi alla sbarra di un dibattimento imbarazzante accanto all’ex amico Gianfranco Napolitano. Per una questione di tempi tecnici: se lo aiuta il carico di lavoro del dottor Tramis (la collocazione nella famosa “pila”) se si va al processo, se l’editore viene condannato in primo grado, in Appello ed infine in Cassazione, tutta questa storia sarà vicina al limite della prescrizione. A meno che il diavolo non rimetta la coda dove non dovrebbe e si materializzi sotto forma di qualcuna delle altre grane che l’editore ha qua e là. Come il decreto ingiuntivo che gli ha spedito a mezzo ufficiale giudiziario una società riferibile a Gianfranco Napolitano per un compenso di 30mila euro di parcella per la pratica 488 dello scandalo, mai pagata. (Pagliaro, ovviamente, ha opposto il decreto stesso).
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Locazioni Un’altra di queste grane, finora solo civilistica, è legata al complesso rapporto di Pagliaro con l’avvocato Fabio Chiarelli, già consulente del nostro, nonché proprietario degli immobili di via Marugi, sede storica delle aziende dell’editore. Lì è rimasta TeleRama dalla nascita al recente trasferimento alla zona industriale, lì si trovano ancora tutte le radio e gli studi di RTS. Lunghi anni di locazione non sempre facile (primo contratto intestato alla prima moglie di Pagliaro, per la Publipi, la concessionaria di allora: 1/12/1989, 300 mila lire mensili), rapporti che s’incrinano sino ad interrompersi in maniera brusca contemporaneamente alla fragorosa rottura di Pagliaro con un altro dei suoi storici collaboratori e soci (diretti o indiretti): Antonio Bruno, amministratore unico della sas “J&B”, il ramo del gruppo che si occupa di eventi, sfilate di moda e spettacoli. Dall’oggi al domani alla sua scrivania gli fa trovare Ezio Candido; in pratica lo mette in mezzo ad una strada. Bruno non se ne starà con le mani in mano, naturalmente. E’ un professionista affermato, il suo valore è riconosciuto ed è già al lavoro. Inoltre si sta tutelando a dovere. Questa vicenda sembra la fotocopia di tantissimi altri rapporti personali e professionali interrotti, alcuni brutalmente, da Pagliaro. Basti citare i più importanti: Pompilio Guerrieri, Renato Gorgoni, Adolfo Maffei, Pino Fasanelli, Giovanni Rizzo, Giuseppe Dell’Anna, Ennio De Leo, Sileno Bray e, l’ultimissimo in ordine di tempo, il direttore generale Ezio Candido. Ma nella vicenda dei contratti d’affitto, apparentemente banale, c’è un piccolo baco che non è insignificante come sembra: è il contratto d’affitto della sede della società di cui Antonio Bruno è amministratore, al primo piano di via Marugi, dove si trovano anche l’ufficio del presidente Pagliaro, la sede della concessionaria di pubblicità (che nel frattempo ha cambiato nome e si chiama Broker p.r., amministratore unico Pagliaro), lo studiolo del direttore generale e altri ufficietti e stanzini vari, alcuni dei quali ricavati da lavori di copertura di terrazzi e terrazzini effettuati abusivamente da Pagliaro e, solo in parte, condonati da Chiarelli. Che cosa è accaduto? Che Bruno, allontanato in malomodo e senza preavviso, ovviamente non paga più l’affitto dei locali e Chiarelli sfratta l’inquilino moroso, cioè il legale rappresentante della sas “J&B”, con sede legale in via Marugi 32. Il proprietario non esegue materialmente lo sfratto perché si trova di fronte ad una difficoltà oggettiva: il possessore del suo immobile (una società di Pagliaro) è diverso dal conduttore (Antonio Bruno). Infatti, alcuni mesi dopo, il 18 giugno 2003, si presenta un ufficiale giudiziario che pretende la restituzione dei locali per conto dell’avvocato Chiarelli, e vi trova Maria Antonietta Carratu (la Titti, 46 anni, segretaria particolare e custode di quasi tutti i segreti del capo) la quale afferma che il possessore dell’immobile è la concessionaria di pubblicità del gruppo radiotelevisivo, la Broker p.r., che possiede anche gli impianti di condizionamento, di illuminazione, i computer eccetera. Il relativo verbale di sfratto contiene anche la rilevazione di “un vano cucina abusivo”; l’ufficiale giudiziario prende nota, effettua un sopralluogo stanza per stanza per verificarne le buone condizioni generali e se ne va. Quindici giorni dopo lo stesso funzionario si ripresenta e trova l’immobile svuotato di tutto e
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LE MANI SULL’INFORMAZIONEz
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quasi completamente devastato al suo interno: annota e foto- ta d’ufficio. Quella nota sindacale, depositata senza data presgrafa buchi nel pavimento, nei muri, serrature divelte e stima i so un notaio a suo tempo, “si caratterizza per l’atipicità dei danni in circa 20 mila euro che entrano nella denuncia penale suoi contenuti, il suo carattere sommario, l’assenza di data e dettagliata che l’avvocato Chiarelli, presente ad entrambi i so- di riferimenti a qualsivoglia attività istruttori, ed in ogni caso, pralluoghi, sporge contro Paolo Pagliaro pochissimi giorni do- per la sua inidoneità sia formale sia sostanziale, a disciplinare po, chiedendo l’imputazione dell’editore per appropriazione in maniera definitiva i rapporti giuridici sottesi”. Insomma, indebita e danneggiamenti. Collateralmente la polizia giudizia- secondo questa relazione, il buon don Ciccio Corvaglia, firmò ria compie una perquisizione nella villa dell’editore, a due una cosa che non doveva firmare. La signorina Carratu dichiapassi dagli uffici nel Complesso Marugi, e vi trova un paio di rò a verbale che comunque, il 31 gennaio 2006, tutti i locali serrature che non dovevano stare là. Nell’ottobre 2003 il Tribu- sarebbero stati lasciati liberi. Nel frattempo le radio vanno e nale civile dispone un accertamento tecnico preventivo sulle RTS pure. condizioni dell’immobile che conferma la stima di circa 20 mila euro di danni. E la pratica va. Cuore amico Due anni dopo, ecco un’accelerazione inopinata. Il pomeriggio Come la vendemmia, l’iniziativa solidaristica del gruppo Padell’11 ottobre 2005 una squadra del Nucleo di vigilanza edilizia del Comune di Lecce, sezione di Polizia giudiziaria, bussa gliaro è stagionale: inizia in sordina a fine settembre e si conalla porta degli studi di RTS, RadioRama e altre radio, al piano clude con uno sforzo concentrato ai primi di dicembre. Siamo interrato di via Marugi e al primo piano dove hanno sede gli uf- già alla quinta edizione. Funziona così: c’è un Comitato scienfici della Broker. Allarme generale e panico incontrollato: il tifico che prende in esame le richieste di aiuto di bambini grancapo è fuori città, il “direttore” Vernaleone ordina ad un portatori di handicap (concorso nelle spese per interventi, cameraman di riprendere gli ufficiali che si apprestano a fare protesi, carrozzine, automobili speciali, eccetera), parallelamente inizia la raccolta l’accertamento, accompagnati da un di fondi tramite salvadatenente della Polizia municipale, Truffa in ambito 488. Per evitare il naio, donazioni e iniziaticontro la loro volontà, si convoca il (nuovo) legale di fiducia avvocato carcere Pagliaro ha restituito i soldi del ve collaterali organizzate in tutto il Salento e finaFabio Valenti, noto volto televisivo, il finanziamento: un milione di euro lizzate allo stesso, nobile quale non può far altro che assistescopo. Ogni anno si tocre al sopralluogo per conto del suo cliente e verbalizzare alcune precisazioni in favore del suo as- cano cifre importanti e i risultati sono veramente encomiabili. sistito. La squadra della Vigilanza rileva alcune irregolarità: chiu- Poi ci sono i main sponsor, un gruppetto di aziende che gasura di balconi non condonati, costruzione di un vano di quasi rantisce molte decine di miliaia di euro per far andare la 25 metri quadrati abusivo, altezza dei locali dei seminterrati di “macchina”. Ma, mentre le cifre delle donazioni per i bambini soli due metri e mezzo, unificazione degli studi televisivi con box sono monitorate e, sostanzialmente, controllate da tre “garane sottonegozi in difformità delle licenze edilizie originarie, modifi- ti” (che prestano anche la loro faccia per gli spot), quelle per cazioni con strutture murarie, opere verticali in cartongesso e ve- l’organizzazione no. Il Tacco, anche in questo caso, ha cercato tro. Non è competente questo organismo a sanzionare il mancato di documentarsi; abbiamo chiesto informazioni al Comitato di rispetto degli standard di sicurezza per le persone che lavorano Cuore amico su incassi, spese, personale utilizzato. Non abin quella specie di bunker sotterraneo che, nelle ore di maggior biamo avuto risposta in tempo utile per la stampa di questo impegno, supera le 12/15 unità, tra giornalisti, tecnici, operatori numero, nonostante l’abbiamo sollecitata, se arriverà la utilizradiofonici: tutti collegati con l’esterno da una sola via di fuga, zeremo per il prossimo. In particolare ci interessa sapere, passando per un’angusta scala a chiocciola della larghezza di un per quel dovere di trasparenza che Pagliaro non manca mai metro. Ma può segnalarlo a chi di dovere e tre giorni dopo, il 14 di sottolineare: a quanto ammonta il contributo totale degli ottobre scorso, parte una segnalazione “d’urgenza” alla Asl-Dipar- sponsor; se gli spot su radio e tv del gruppo sono gratuiti, timento di prevenzione e ai Vigili del Fuoco in cui, tra l’altro, si come dovrebbe essere, essendo il Gruppo mixer media madenuncia che le attività degli studi radiotelevisivi si svolgono al nagment la “casa” di Cuore maico, ovvero (Dio non voglia) a piano terra e nel seminterrato senza “le più elementari misure di pagamento: cioè le aziende di cui Pagliaro è amministratore sicurezza ed in violazione delle più elementari normative sulla unico (Telerama e Broker pr) traggono profitto dagli spot di salubrità degli ambienti”. Inoltre i locali sono privi di certificato Cuore Amico o quanto percepiscano in più i collaboratori di agibilità per uso studio radiotelevisivo. L’ultima tegola di que- per dirette, non-stop, ecc.; quante sono le persone che vensta frana è di pochissimi giorni fa. Il 21 novembre il Settore urba- gono aggiunte ai dipendenti soci della cooperativa C.C.C. nistica del Comune di Lecce invia a Radiorama, a Pagliaro, quin- per prestare la loro opera professionale per Cuore Amico; di, all’avvocato Chiarelli, proprietario degli immobili e al Nucleo infine se i garanti sono a conoscenza delle cifre suddette o se di vigilanza dello stesso Comune di Lecce, un rapporto dettaglia- il loro apporto di “garanzia” è richiesto solo per i salvadanai e tissimo in cui si evidenzia una lunga serie di motivi per i quali il resto, esplicitamente destinato ai bambini. Insomma, caro l’ordinanza dell’allora sindaco Corvaglia, che autorizzava la so- Pagliaro, quel Cuore è Amico solo dei bambini con handicap o cietà Radiorama a svolgere attività radiotelevisiva, viene annulla- anche suo?
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QUESTIONE DI LOOK z LA CITTÀ INVISIBILE
E chiusura fu. Anche Casarano ha la sua bella piazza pedonale. Non sono servite le rimostranze dei commercianti che lamentano un drastico calo delle vendite. Venuti e i suoi assessori sono irremovibili: per rilanciare il centro storico bisogna chiudere al traffico piazza Diaz. Consentita la sosta per un caffè. I vigili solerti sorvegliano e cronometrano: trangugiato il caffè bisogna alzare i tacchi. Speriamo che a farlo però non siano anche i negozianti, pronti a levare le vele per più redditizi lidi se la piazza non sarà riaperta.
FOTOPROTESTA “Sono l’ultimo arrivato tra i commercianti in piazza Diaz e, da quando sono qui, ottobre 2004, la piazza è stata sempre chiusa. Quando il sindaco ha convocato tutti noi commercianti ci ha detto: “La piazza rimarrà chiusa al traffico”, senza possibilità di replica. Noi abbiamo anche proposto di ricavare almeno venti parcheggi con parcometro che avremmo pagato noi ai clienti, ma non c’è stato nulla da fare. La gente è stanca di fare due o tre giri prima di trovare parcheggio e preferisce i centri commerciali. Poi, il mio è un negozio per bambini; e come fa una mamma, se ha parcheggiato lontano, a portare un bimbo col freddo o con la pioggia? Non basta chiamare un gruppo di artisti di strada per riportare la gente in piazza. E allora che si fa ora che si avvicina il Natale? Non basta-
no 13 mesi di disagio? E poi, l’avessero rifatta bene la piazza. Siamo d’accordo sulla necessità della valorizzazione del centro storico, ma ora cosa ha di bello questa piazza? L’amministrazione si dia una regolata, perché non so quanto saremo disposti a sopportare prima di andar via”.
Giuliano Scorrano, titolare del negozio “Il Volaplano”
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di Enzo Schiavano
Dopo nove anni arriva il PRG Il 22 novembre scorso, il Consiglio Comunale, approvando in modo definitivo le ultime osservazioni dei cittadini, ha concluso l’iter amministrativo del Piano Regolatore Generale. Il grande progetto, che porta la prestigiosa firma di Bernardo Secchi, sarà inviato alla Regione per le verifiche e la eventuale approvazione, a meno che un eventuale contenzioso (già annunciato dall’opposizione) non vanifichi tutto. Si conclude così una lunga vicenda iniziata nel 1996 (ben 9 anni fa!) quando l’amministrazione comunale guidata da William Ingrosso affidò l’incarico di progettare il Piano allo studio tecnico “Secchi-Viganò” di Milano. E’ giusto ricordare alcune cose. Il Comune di Casarano non ha mai avuto un Piano regolatore. E’ la prima volta che un Prg giunge al traguardo finale, anche se questo non significa avere il Piano già in vigore. Il primo affidamento per la stesura di un Prg risale alla metà degli anni Ottanta, quando un pool di 5 tecnici locali tentò inutilmente di dotare la città di questo importante strumento di programamzione. La vicenda Prg, quindi, si trascina da un ventennio, un periodo lunghissimo che ha
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condizionato la vita politica ed economica della città. L’ultimo atto del Prg doveva compiersi due anni prima, il 12 luglio 2003. Quel giorno, infatti, il Consiglio Comunale doveva discutere le controdeduzioni alle osservazioni fatte dai cittadini e “licenziare” il progetto. Ma la contemporanea assenza di 4 consiglieri della maggioranza fece invalidare la seduta consiliare. Il giorno dopo, il sindaco Remigio Venuti lanciò gravi accuse verso i suoi alleati, parlando di lobby e pressioni per bloccare il Piano. Sembrava, il suo, un modo per richiamare all’ordine i suoi consiglieri e approvare rapidamente il Prg. Mancavano infatti ancora 2 mesi e mezzo allo scadere delle norme di salvaguardia; il tempo per salvare il progetto c’era. Ma alla “sparata” di Venuti seguì solo un lungo silenzio durante il quale, ormai scadute le norme di salvaguardia, sono state rilasciate oltre 200 licenze edilizie, che hanno stravolto il Piano di Secchi.
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Il mercatino di Natale organizzato in occasione della presentazione dei prodotti bancari “Everywhere” di Banca Popolare Pugliese
Natale a colori zx
Di Laura Leuzzi
Come vivono il Natale gli immigrati in Salento. Tra purciddhuzzi e cousscous
Le luci, le vetrine dei negozi. L’albero addobbato, il bue e ca Popolare Pugliese l’asinello. Bei nastrini colorati. Ricchi piatti da consumare in per presentare i prodotcompagnia. Il nostro Natale profumato lo conosciamo a me- ti bancari “Everywhere”, moria. Ma del Natale dei tanti stranieri che abitano i nostri rivolti agli immigrati, ha organizzato un mercatino di Natale paesi spesso sappiamo poco. Non ci chiediamo neppure se lo nel convento dei Teatini con danze e prodotti tipici delle vafesteggiano il Natale, il “nostro” Natale, gli immigrati in Salen- rie culture (quest’anno l’evento, a cura dell’agenzia to, a volte letteralmente aggrediti dalle rumorose tradizioni “YlTour”, si chiamerà “Mamafrica”); Ugo Latrofa, responsadella terra in cui arrivano e costretti, per il solo fatto di non bile dell’Ufficio marketing della banca, ha sottolineato la essere a casa, a subire rituali che non appartengono alla loro serietà degli immigrati che hanno usufruito di prestiti e cultura. Certo, nel giorno di Natale, prima di dare inizio al crediti, tutti andati a buon fine, e si è detto intenzionato ad gran pranzo, dedichiamo loro un pensiero e, tra i buoni pro- ampliare i servizi Everywhere. positi natalizi, ci auguriamo frettolosamente che vivano bene Ma forse non basta. la festa, che trovino la meritata serenità e, amen, via con gli E’ vero, gli stranieri non pretendono più di quello che hanno antipasti. e dicono che la gente salentina è accogliente; ma se anche In effetti, iniziative per chi è qui da molti anni si sente l’inserimento degli immigraospite e mantiene quel timoroso riL’integrazione avviene a tavola: spetto ti non mancano: da 15 anni per i “padroni di casa”, cui anche se non festeggiano il Natale nei spetterebbero la Provincia festeggia a Pagli “onori di casa”, modi religiosi, gli immigrati salentini forse è perché questi non si sprelazzo dei Celestini, il “Capodanno dei popoli e della pacano poi tanto per facilitarne l’incolgono l’occasione per far festa e serimento ce” per stranieri e gente del nel tessuto sociale. E’ il stare insieme posto. E l’anno scorso, Bancaso di rifletterci. Almeno a Natale.
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Per Kabir El Azrak, marocchino musulmano, non è stato difficile inserirsi a Ruffano, dove vive da otto anni (la moglie lo ha raggiunto l’anno scorso). E’ un commerciante e tiene corsi di arabo alla scuola media. In casa sua, arredata “all’occidentale”, mi colpiscono profumi speziati che provengono dalla cucina. La sala è occupata quasi per intero da un tappeto che Kabir calpesta a piedi nudi ed io con le scarpe sporche di fango (fuori piove!); il tappeto per la preghiera musulmana dev’essere pulitissimo. A Ruffano, dove Babacar Dieng, 45 anni, ha lasciato in Senegal moglie e figli e la nostalgia che prova per loro gli si legge negli occhi, anche se a Lecce, dov’è dal ‘97, ha fatto amicizia in fretta: “Tutti mi vogliono bene; mi chiamano Babà. Telefono a casa ogni giorno. Hanno già iniziato a prepararsi per il Natale. Manco solo io”. Per la sua famiglia, Natale è addobbare l’albero, mangiare cibi tradizionali come l’agnello, bere e scambiarsi i regali. In Senegal infatti religione cristiana e musulmana coesistono. Babà è musulmano ma non sente la religione in modo rigido. “A Lecce non ho avuto difficoltà a professare la mia fede. I problemi per me sono stati trovare casa e lavoro”. I Tarham, unici curdi a Casarano (da quattro anni), mi accolgono in casa con calore. Sono musulmani, ma la mancanza di una moschea in città non è un problema: “Si può pregare da soli con il Corano; è una cosa intima”, mi spiega Gurbet, moglie di Kemal (muratore) e mamma di tre bambini. Hanno appena finito di mangiare gli spaghetti preparati da Gurbet, che è già esperta di cucina italiana. Nonostante il vissuto di persecuzioni e povertà, oggi sono felici. “Abbiamo tutto quello che ci serve: stiamo insieme”. Intanto Sibel, sette anni, è intenta a fare i compiti. E’ molto brava a scuola e le maestre sono contente di lei. “E’ la mia insegnante di italiano. Io giro per casa con il vocabolario”, commenta mamma Gurbet. Il Natale, non vissuto come festa religiosa, è per loro occasione per brindare alla ritrovata serenità. Così me lo spiega Gurbet: “Anche se non diciamo ‘Amen’ facciamo festa; i bambini sono contenti; io cucino cose buone; mangiamo il panettone e beviamo lo spumante”.
non c’è una vera moschea, i musulmani si riuniscono nel locale messo a disposizione da un privato. Non hanno una festa corrispondente al Natale cattolico, ma in due ricorrenze, “la festa piccola”, a fine Ramadan, e “la festa grande”, circa due mesi dopo, si scambiano gli auguri e fanno regali ai bambini. Alla mia domanda “Festeggiate il Natale?”, Kabir sorride e risponde di no: “Il panettone va bene, ma niente carne di maiale o alcolici. Ma noi abbiamo ricevuto un’accoglienza calorosa, e rispettiamo il paese che ci ospita”. Mohamed, Sahraoui, Salah e Fadil, venditori ambulanti, sono un gruppo molto simpatico di marocchini-matinesi. Qualcuno è qui con la famiglia, come Mohamed, che ha moglie e sei figli di cui quattro in casa con sé; altri l’hanno lasciata in Marocco e per Natale l’andranno a trovare. Il giorno di Natale si scambiano regali e stanno insieme, ma non possono mangiare care di maiale o bere alcolici. “Panettoni e dolci salentini sono concessi, per fortuna”. Quando chiedo di insegnarmi la preparazione di piatti marocchini tipici della festa, loro si lanciano in ricostruzioni un po’ difficoltose… “Sono le donne che cucinano”, ma riescono a spiegarmi la ricetta del “chabakia”, un dolce a forma di rosa ricoperto di miele, e il “cousscous”, farina di semola cotta a vapore e condita con pomodorini, carote, zucchine, peperoncino. “Almeno a Natale mangiamo marocchino”.
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La famiglia di Ersida, 17 anni, a Casarano da otto, è albanese; da quando è in Italia ha preferito abbandonare la religione musulmana per la cattolica. In Albania non erano liberi di professare la propria fede. “Qui è meglio – mi dice mamma Lumturije – perché si è liberi; i miei figli possono scegliere la religione che vogliono”. Il Natale in casa Hoxhiu arriva alla maniera cattolica, atteso con ansia. Si prepara con cura l’albero di Natale e il giorno della festa si mangia bene e ci si scambia i regali. A tavola, è un misto tra piatti albanesi e salentini, “i purciddhuzzi ci piacciono molto”, commenta Ersida. La tradizione albanese invece prescrive due piatti tipici (in Albania si consumano a Capodanno): il “beklleve”, dolce di sfoglia ripieno di noci, vaniglia, chiodi di garofano; e il “burek”, focaccia in pasta sfoglia con spinaci, ricotta e yogurt. Senthuran Gunabalasingam, 24 anni, è induista. A Lecce, dove vive, non esistono tempi indù, ma la seconda domenica del mese, nella chiesa di S. Teresa un prete del Vaticano tiene una messa in lingua. Nei giorni di Natale i tamil sono in festa. La notte del 24 dicembre, si incontrano per scambiarsi i regali. Sono concessi i piatti italiani, come il panettone, e anche lo spumante (il precetto indù di non mangiare carne non è più rispettato). La cucina natalizia fonde tradizione tamil e italiana; si mangiano, ad esempio, il riso “buriani”, ricco di ingredienti tra cui verdura, carne e spezie, e dolcetti al miele. I festeggiamenti continuano anche il giorno dopo, tutti insieme, cattolici e induisti. Il 26 è il giorno della messa in lingua tamil, presso la chiesa di S. Teresa. Al ‘Capodanno dei popoli’ i tamil partecipano con il gruppo musicale “Udaia tarakai”, una squadra di calcio e un gruppo di danza tipica. Parola d’ordine: stare insieme; cattolici o induisti, poco importa. Sette anni fa Chandra Jandu, 32 anni, è arrivato a Lecce dall’India. Lavora come domestico e giardiniere, per raccogliere i soldi necessari a risollevarsi dalla crisi economica in cui è caduto, ma non ci pensa a stare lontano dai suoi: “Voglio vivere nella mia terra e tornarci prima possibile”. Passerà il Natale da amici, ma il suo Natale è diverso da quello salentino. Non può bere alcolici, né mangiare carne. Quindi è solo un’occasione per stare in compagnia. Non prepara l’albero di Natale, né addobba la casa di rosso. “Quando è festa mi piace mangiare le orecchiette con le rape; ma anche dolci indiani, cotti nel burro e nello zucchero. Sono bravo in cucina; ho lavorato come cuoco”. E continua: “Dove lavoro mi vogliono tutti bene. Soffro solo per la lontananza da casa. Io vengo dal deserto”.
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Bledar Torozi, albanese, ha 41 anni ed è in Salento da 15. Ha sposato Isabella con cui vive a Campi Salentina, lavorando come architetto. Ha origini musulmane, ma cinque anni fa ha preso il battesimo e ora professa la religione cristiana con rito bizantino e presso la chiesa greca. Così, la notte del 24 dicembre lui segue la funzione in chiesa ortodossa e la moglie in chiesa cattolica. Il Natale in casa Torozi è un Natale all’italiana, con albero, scambio di doni e pranzo abbondante. “Ma anche in Albania si fa l’albero, perché ci sono molti cattolici e si festeggia con loro. E’ un esempio di società multietnica”. A tavola Bledar, il 25 dicembre, consumerà piatti succulenti, soprattutto albanesi. “Almeno a Natale - commenta Isabella - “il bakllava” non può mancare”.
Albeetar Fadl, consigliere aggiunto del Comune di Lecce “Parliamo di integrazione, ma cosa abbiamo fatto? Gli immigrati non hanno gli stessi diritti degli italiani: non possono votare, quindi vivranno in una
società costruita da altri; non hanno diritto agli incentivi alle famiglie con figli. Non basta accettare l’altro perché ti serve; bisogna coinvolgerlo per camminare insieme. Il Salento può essere un laboratorio di studio del fenomeno migratorio. Ma le istituzioni locali hanno fatto pochissimo. La Provincia non ha una figura di riferimento, come un assessore all’immigrazione. La politica deve gettare le basi alla società multietnica. La figura del consigliere aggiunto, eletto dagli immigrati, non ha valore, è un modo per non affrontare il problema. L’Oriente è più abituato alla multietnicità”.
ATTUALITÀ SCUOLE NUOVE z
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La Provincia
va a scuola
Tour del Tacco nelle scuole della provincia. Quelle a norma e quelle no zx
di Laura Leuzzi
Contando la più alta concentrazione di scuole (ben 778) rispetto alle altre province pugliesi, quella di Lecce conta anche il numero più alto di edifici non a norma, cioè privi del necessario certificato di prevenzione antincendio rilasciato dal comando provinciale dei Vigili del fuoco. Un’inchiesta del Sole-24 Ore Sud (9 febbraio 2005) denunciava come solo 96 istituti leccesi sul totale di 778 avessero ricevuto il certificato e, dunque, fossero in linea con le norme di sicurezza. Da allora i vigili hanno rilasciato altri dieci certificati, dunque ora le scuole a norma sono 106, percentuale comunque bassa (15,6%) rispetto al numero totale di istituti sul territorio provinciale. Di questi dieci nuovi certificati, nove sono andati a scuole elementari e medie, che sono di competenza dei singoli Comuni, e solo uno ad un istituto superiore (la succursale dello Scientifico di Lecce in via del Mare), di competenza della Provincia (fonte: comando provinciale Vigili del fuoco.) dati aggiornati: ottobre 2005.
// I numeri Per l’adeguamento alle norme di sicurezza, la manutenzione e, in alcuni casi, l’ampliamento delle scuole superiori, l’amministrazione provinciale ha ad oggi, in due anni di mandato, impiegato una somma complessiva di poco inferiore a 46 milioni di euro (l’amministrazione Ria aveva finanziato interventi per poco più di 66 milioni nel quinquennio). Di questi, circa 18 milioni sono stati destinati a 21 cantieri tuttora aperti e a tre cantieri chiusi nell’ultimo mese; cinque milioni alla manutenzione straordinaria di 13 istituti; poco più di undici milioni all’ampliamento di nove edifici; cinque milioni ad otto progetti in fase di gara, circa sei milioni a tre in fase di esproprio e 220mila euro a due progetti esecutivi in corso di realizzazione. E’, inoltre, in programma la costruzione ex novo di istituti per il “Capece” di Maglie e per il Nautico di Gallipoli.
// Gli interventi I 21 cantieri aperti in altrettanti istituti superiori della provincia prevedono ristrutturazione e, in alcuni casi, ampliamento della struttura, e dovrebbero concludersi entro 18
« Solo 106 scuole sulle 778 presenti nell’intera provincia sono a nor-
ma. Per le altre c’è tempo fino a giugno per adeguarsi. Pena la chiusura. Un’ipotesi inverosimile. Più probabile uno slittamento
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mesi. Gli interventi più consistenti riguardano l’Industriale di Alessano, interessato dalla costruzione ex novo della palestra, il Commerciale di Campi Salentina, l’Agrario “Presta” e il Professionale “De Pace”, entrambi di Lecce (ristrutturazione e ampliamento), il Professionale di via Bonfante di Nardò, il Classico di Nardò che sarà ristrutturato e ampliato di due aule e l’Alberghiero di Santa Cesarea Terme che ne acquisirà ben 15. Ristrutturazione ormai conclusa, invece, per il Professionale di Alessano, il Magistrale e il Professionale di Gallipoli. I 13 nuovi progetti di manutenzione straordinaria e messa a norma (pubblicazione bando entro il 2005) riguarderanno diversi istituti di Lecce (lo Scientifico “De Giorgi”, il Tecnico “Deledda”, il Classico “Palmieri”, il Tecnico per Geometri “Galilei”, il Commerciale “Costa”, il Classico “Virgilio”, il Magistrale “Siciliani”, l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio Musicale), l’Industriale “Meucci” di Casarano, l’Industriale di Poggiardo, il Magistrale “Moro” di Maglie e il Tecnico per Geometri “Vanoni” di Nardò. Ma è in corso anche la progettazione dell’ampliamento di nove istituti. Per alcuni di questi è stato elaborato il progetto definitivo: si tratta dell’Industriale in via San Pietro in Lama di Lecce,
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ATTUALITÀ
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z SCUOLE NUOVE
dell’Industriale “Fermi” di Lecce, dello Scientifico “Da Vinci” di Maglie, dello Scientifico di Nardò e del Professionale di Carmiano. Altri sono già al progetto esecutivo: lo Scientifico “Vallone” di Galatina, il Magistrale “Comi” di Tricase e il Professionale di Alezio, interessato dalla costruzione della palestra. L’Alberghiero di Ugento è alla fase preliminare del progetto. Anche in questo caso, i bandi saranno pubblicati entro il 2005. I progetti in fase di gara (all’11 ottobre 2005) riguardano l’adeguamento a norme di sicurezza e l’abbattimento di barriere architettoniche dell’Industriale “Fermi” e del Tecnico “Deledda” di Lecce e delle succursali del Professionale di Maglie, l’allineamento a norme antincendio e la realizzazio-
ne di un impianto di climatizzazione presso il Commerciale di Copertino, il completamento di un edificio scolastico ex proprietà del Comune di Tricase (bando chiuso il 26 ottobre), la costruzione di un osservatorio astronomico nello Scientifico della stessa città e il completamento della costruzione del Professionale di Collepasso (bando scaduto il 26 ottobre). In fase di esproprio i progetti di costruzione della sede staccata del Professionale femminile di Casarano a Taurisano, dell’Alberghiero di Otranto e del Professionale di Martano. Infine, sono in corso di elaborazione i progetti esecutivi per la realizzazione di un frangisole sul tunnel delle segreterie dell’Alberghiero di Santa Cesarea e l’adeguamento alle norme antincendio del Commerciale “Olivetti” di Lecce.
Liceo Ginnasio con Liceo Scientifico Linguistico e Pedagogico “Quinto Ennio”di Gallipoli
Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato “Bottazzi” di Casarano
Preside Ennio Ciriolo
Preside Franco Fasano
La sede centrale del “Quinto Ennio” di Gallipoli (che ospita lo Scientifico) ha avuto nel 2003 un finanziamento di 650mila euro per la sistemazione degli impianti elettrico e fognante e l’adeguamento alle norme antincendio. Nello stesso anno, anche la succursale di via Torino (sede del Magistrale) è stata messa a norma, con 300mila euro. Gli interventi hanno riguardato la costruzione di scale di sicurezza e l’acquisto di un ascensore. Il recente finanziamento di 450mila euro ha permesso la sostituzione dei solai nella sede centrale (ditta Maurizio Fanuli di Copertino). I lavori sono in fase di conclusione e poi anche il Classico, oggi ospitato nella parrocchia di S. Antonio, tornerà in centrale.
Nel 2001 un finanziamento di 700 milioni di lire ha consentito rifacimento di solai, impianti e parti strutturali dell’edificio. Sono in corso interventi (360mila euro) di adeguamento a norme di sicurezza (ditta Antonio Quarta di Monteroni). “Ma questo finanziamento – spiega Franco Fasano, preside - non è sufficiente. Con i 40mila euro avanzati, da ribasso d’asta, continueremo gli interventi, ma non potremo concluderli”. Andrea Mocavero, tecnico incaricato dalla Provincia, a settembre ha effettuato un sopralluogo nella scuola, stimando necessario un ulteriore finanziamento di 210mila euro per ristrutturazione dei solai, sistemazione della facciata, completamento degli infissi e acquisto di impiantistica per conferenze. “Servirebbero – aggiunge il preside – interventi sulla palestra. Ma non possiamo permetterceli”.
Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Martinez” di Galatina Preside Salvatore Mauro I lavori, finanziati per 400mila euro e iniziati lo scorso maggio, riguardano il rifacimento dei bagni e il completamento dei lavori di adeguamento a norme di sicurezza, iniziato tre anni addietro, con costruzione di scale antincendio. Le conclusione dei lavori è prevista per fine dicembre. 18 il tacco d?Italia
ATTUALITÀ SCUOLE NUOVE z
// REPORTAGE Istituto Tecnico Industriale Statale “Meucci” di Casarano Preside Virgilio Manni
L’Industriale di Casarano (1131 studenti, di cui 642 in centrale e 489 in succursale) ha ottenuto, cinque anni fa, 200 milioni di lire per scale di sicurezza e maniglie antipanico. Il finanziamento appena accordato ammonta a 700mila euro e sarà utilizzato per l’adeguamento alle norme di sicurezza: impianti elettrici, rimozione barriere architettoniche, prevenzione incendi; un eventuale disavanzo di fondi sarà utilizzato per l’acquisto di nuovi infissi, mai sostituiti dagli anni ’70. La redazione del progetto è opera di un’equipe di tecnici coordinati da Donato Giannuzzi. I lavori, appaltati entro il 2005, inizieranno per l’estate 2006. La palestra, pure degli anni ’70, è in buone condizioni. Ci sono, però, campetti e spazi aperti in disuso.
Liceo Classico “Palmieri” di Lecce Preside Umberto Mazzotta “Gli infissi di questa scuola risalgono a quando io ero studente, cioè agli anni ’60”, commenta con una battuta Umberto Mazzotta, preside del “Palmieri” di Lecce. E gli interventi finanziati per 750mila euro riguarderanno proprio la sostituzione di infissi e vetri. Negli ultimi quattro anni, l’istituto è stato interessato da due cantieri. Il primo (chiuso nel luglio 2003) per l’adeguamento a norme: scale di sicurezza, porte antipanico, rinnovo degli impianti. Il secondo (chiuso nell’aprile 2005) per il rifacimento della palestra.
Scientifico “Da Vinci” di Maglie Preside Giuseppe Presicce Quest’istituto ha solo sette anni di vita. Con il milione di euro stanziato dalla Provincia, usufruirà di un allargamento con creazione, sul lato ovest dell’edificio, di 20 nuove aule e di attrezzature sportive. I lavori partiranno entro fine anno.
Istituto Tecnico Industriale “Fermi” di Lecce Preside Giuseppe Elia Un primo finanziamento di 800 milioni di lire (triennio ‘98/2000) ha permesso l’adeguamento dell’Industriale di Lecce alle norme di sicurezza: abbattimento delle barriere architettoniche e rinnovo degli impianti. Un secondo stanziamento di 600 milioni di lire (2000/02) è intervenuto sulla struttura. Il recente finanziamento di un milione e 500mila euro sarà adoperato per la costruzione ex novo di un’ala dell’istituto, che riporti in centrale le classi attualmente in succursale (14 sul totale di 66). Il bando sarà pubblicato entro il 2005. E’ in fase di gara il progetto (258.229 euro) di adeguamento a norme e abbattimento di barriere architettoniche.
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ATTUALITÀ
// REPORTAGE
z SCUOLE NUOVE
Istituto Tecnico Statale per Attività Sociali “Deledda” di Lecce Preside Vincenzo Nicolì Il “Deledda” di Lecce è interessato da due progetti di intervento. Uno di questi, già in fase di gara (258.229 euro), riguarda l’adeguamento a norme di sicurezza (due anni fa è stato rinnovato l’impianto elettrico), la sostituzione degli infissi e l’abbattimento di barriere architettoniche. Il secondo (apertura bando entro il 2005) rientra tra i 13 nuovi progetti di manutenzione straordinaria e messa a norma e, finanziato per 450mila euro, interverrà su aree interne dell’edificio, cortili aperti, scantinato, biblioteca. Quest’istituto è stato interessato da lavori di ampliamento (sei aule e aula magna) che si sono conclusi nel settembre 2004.
«diLaeuroProvincia ha impiegato 46 milioni per adeguamento a norma, manutenzione e ampliamento degli edifici scolastici. 21 i cantieri in corso
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// Le competenze La legge quadro sull’edilizia scolastica (la 23/96) stabilisce le competenze sulle scuole relativamente a fornitura, costruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria (compresi adeguamento e messa a norma) degli edifici adibiti all’uso scolastico (da attivarsi nell’ambito di piani triennali di intervento predisposti dalle rispettive Regioni. Queste sono dei Comuni per scuole fino al primo grado e delle Province per scuole di secondo grado, istituti professionali, tecnici e scuole d’arte. Per le scuole private, l’adeguamento è a carico dei proprietari.
// I tempi Gli istituti che non hanno ancora attivato le procedure di messa a norma, e dunque non hanno il certificato di prevenzione incendi, possono farlo fino al 30 giugno. Inizialmente, il termine era stato fissato all’1 ottobre 1997 (decreto del ministro dell’Interno del 26 agosto 1992), ma ha subito numerose proroghe: al 31 dicembre 2004 (legge 265/99), poi (legge 306/04) al dicembre 2005, ed ora al giugno 2006. Se entro la data stabilita la scuole non dovessero presentarsi a norma, il Prefetto procederà alla loro chiusura, dietro parere dei Vigili del fuoco. Un’ipotesi inverosimile. E’ più probabile un ulteriore slittamento dei termini. 20 il tacco d?Italia
Magistrale “Moro” di Maglie Preside Giuseppe Montinaro Il finanziamento di 100mila euro è impiegato per il rifacimento di una delle due palestre inagibili. I lavori, iniziati lo scorso settembre, dovrebbero concludersi per gennaio 2006. Ma sono stati richiesti altri finanziamenti per l’adeguamento alle norme di sicurezza di infissi e vetri e la costruzione di un muro di cinta che protegga l’istituto dai vandali. La prima richiesta (dopo la sostituzione, a spese della scuola, dei vetri pericolanti con lastre di plastica) è stata accettata, ma la delimitazione sembra un miraggio. La costruzione non è dotata di grate di sicurezza ed è toccato ai dirigenti installare a proprie spese l’impianto antifurto.
// Salvatore Capone, assessore provinciale alle politiche educative Come la Provincia sceglie gli istituti a cui indirizzare i finanziamenti? “Non è un criterio prestabilito. Le scuole vanno tutte adeguate a norma. Si parte dagli interventi più urgenti, ma la sicurezza dev’essere garantita a tutti”. Da dove la Provincia prende i fondi necessari agli interventi? “Li stabilisce in bilancio. Quest’anno non abbiamo neppure avuto quelle, seppur minime, risorse finanziarie nazionali previste dalla legge 23/96”. Come si concilia l’adeguamento alle norme di sicurezza con i tagli dal governo centrale? “E’ molto difficile, ma è doveroso. La messa a norma influenza positivamente anche l’offerta formativa di una scuola, che dev’essere vivibile per docenti, alunni, circa 44mila in provincia, e tutto il personale. La Provincia considera fondamentali questi interventi, avendo competenza su 54 istituti e 130 plessi, di cui solo una piccola percentuale in affitto; dal ’98, infatti, abbiamo acquisito decine di edifici da ristrutturare e rendere agibili”. (ha collaborato Marco Laggetta)
ATTUALITÀ
z AGRICOLTURA AI RAGGI X
// INCHIESTA II PARTE
L’oro liquido non risplende zx
di Francesco Ria
Monumenti. Denominato “il Re”, l’ulivo plurisecolare in zona “Ora” nella campagna di Casarano
Problemi e futuro di uno storico comparto dell’agricoltura salentina
Sembra quasi che i settori trainanti della nostra economia siano sempre più abbandonati a se stessi da istituzioni e politici pronti, al contrario, a proporre fantasiose soluzioni per affrontare le problematiche di settori marginali. Dopo il vitivinicolo questa volta tocca all’olivicoltura, ma lo scoramento degli operatori è analogo. Questa volta partiamo da Collepasso, precisamente da una cooperativa, l’Oleificio Rinascita Agricola, proprio mentre decine di piccoli agricoltori attendono, dopo una giornata di lavoro, il proprio turno per conferire le olive che saranno lì trasformate. Carmine Grasso è da anni il presidente dell’oleificio e subito centra uno tra i più importanti pro-
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blemi del settore, quello della concorrenza sleale da parte di Paesi dell’area del Sindaco, Mediterraneo: arriva in Italia il Dario imprenditore loro prodotto a basso costo, ma anche di scadente qualità e ad alta acidità. Basta che qualche azienda italiana lo raffini, lo imbottigli, perché diventi “extra – vergine” e giunga tranquillamente sulle nostre tavole. Secondo Grasso mancano i controlli da parte delle istituzioni locali e regionali che dovrebbero, al contrario, difendere e tutelare un prodotto della economia salentina, principe dell’enogastronomia locale e italiana. Secondo Giuseppe Ferro, direttore dell’Aprol, la maggiore associazione tra produttori olivicoli della provincia di Lecce, il problema del settore è strutturale: micro-parcellizzazione delle imprese, scarsa propen-
ATTUALITÀ
AGRICOLTURA AI RAGGI X z
// INCHIESTA II PARTE
sione all’associazionismo, tecniche di coltivazione e raccolta solo: la popolazione contadina si sta impoverendo, tanto non innovate. A gettare ancor di più il settore nel caos, vi so- economicamente, quanto numericamente. Manca il ricambio no i continui cambiamenti dei regolamenti relativi agli aiuti generazionale e sempre più agricoltori si rivolgono alle coche gli olivicoltori percepiscono dalla Unione europea, la co- operative perché conducano i loro terreni. La crisi di manosiddetta “integrazione”. Le ultime novità introducono dal 1° dopera e mezzi tuttavia colpisce anche le strutture più organizzate che solo con estremi sagennaio 2006 uno strano sistecrifici riescono ad impedire che ma che, per quanto molto ogPolverizzazione, individualismo, il patrimonio olivicolo non vada gettivo, non tiene conto di tanti casi particolari avvantaggiando scarsa propensione alle strategie di perduto. Secondo gli addetti ai lavori si continua ad intervenire chi negli anni passati non ha marketing, lenta innovazione. in modo errato: si è sbagliato inrispettato in modo rigoroso le Sono alcuni dei nei dell’olivicoltura centivando il “non coltivo” e si direttive e penalizzando chi, al made in Salento sta sbagliando anche ora ma, al contrario, ha assolto appieno contrario di quanto accade nel ad ogni dovere. Qui emerge forte il ruolo e il merito delle associazioni che, oltre a consenti- barese, o di quanto accaduto nel nord Italia per il latte, qui re la trasformazione del prodotto, svolgono un insostituibile nessuno si fa sentire e il Salento, pur avendo il prodotto miruolo di consulenza agricola e fiscale tramite i CAA. Ma non gliore, resta il più penalizzato.
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OLIFICIO “RINASCITA AGRICOLA” COLLEPASSO La struttura nasce nel 1974 su spinta di un gruppo di agricoltori e di piccoli frantoiani ormai impotenti di fronte all’evolversi del mercato e della legislazione. All’inizio si occupa solo della trasformazione delle olive in olio ma con il trascorrere degli anni si passa anche ad un’attività di commercializzazione dei prodotti agricoli e fito-sanitari, a prezzi più vantaggiosi rispetto al resto del mercato. I soci sono circa duemila e di questi, data l’alternanza biennale della produzione olivicola, circa 800 conferiscono prodotto annualmente provenienti da un’estesa area limitrofa: oltre a Collepasso, difatti, la struttura è il punto di riferimento per molti agricoltori provenienti da Cutrofiano, Sogliano, Parabita, Aradeo e Neviano. L’olio prodotto, per il 70% del totale, è ritirato dagli stessi agricoltori, il resto è venduto all’ingrosso o a consorzi di secondo grado, strutture, cioè, che riuniscono più cooperative e che si occupano della commercializzazione (APROL e CSO in particolare). Da qualche anno è attiva anche una linea di imbottigliamento. Vasto il parco macchine dove sono presenti mezzi per la scuotitura, la pulizia e la raccolta. Importante anche lo sfruttamento della sansa esausta, sottoprodotto della trasformazione, dalla quale si ricava, dopo una lavorazione che avviene sempre in cooperativa, il nocciolino utilizzato da molte famiglie per il riscaldamento domestico.
na gli studi all’attività agricola portando avanti l’azienda di famiglia: circa 43 ettari di oliveto per 11mila piante. Il prodotto è interamente trasformato e conferito presso l’Oleificio Rinascita Agricola di Collepasso ma quest’anno la situazione è un po’ diversa. Regna l’indecisione, infatti, e i grandi commercianti di olio ancora non sembrano aver dato un indirizzo preciso al mercato in attesa che si chiarisca al meglio il quadro provocato dalla nuova riforma dei contributi comunitari. A sentire Sindaco, il settore olivicolo consente di lavorare ma il ritorno economico è nettamente inferiore ai sacrifici. Diverso discorso va fatto per la soddisfazione personale, che spesso ripaga delle fatiche. Il settore ha margini di sviluppo e sono diversi i giovani che si stanno interessando di olivicoltura, ma sono ancora in pochi e la carenza maggiore è quella di manodopera.
DARIO SINDACO Dario Sindaco, studente universitario in farmacia, alter-
Innovazione. Raccolta meccanizzata con “scuotitore”
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// INCHIESTA II PARTE
ATTUALITÀ
AGRICOLTURA AI RAGGI X z
// La nuova normativa europea Tutto dipende dalla produzione aziendale nelle campagne 1999/2000 – 2000/2001 – 2001/2002 e 2002/2003. L’olio prodotto nelle quattro annate di riferimento – questo emerge dall’entrata in vigore del regolamento CE n. 1782/2203 e dal modo in cui è stato recepito dal nostro Paese – va moltiplicato per l’importo corrisposto dalla Comunità Europea ogni anno. La somma dei quattro contributi, diviso i quattro anni dà la media dell’integrazione percepita. A tale valore va sottratto un 5%, decisione dello Stato italiano, che servirà a finanziare programmi per la qualità, la tracciabilità, il mercato, il miglioramento e la tutela ambientale. La cifra così ottenuta va divisa per la media sui quattro anni della superficie agricola in produzione e in questo modo si ottiene il valore vero e proprio del contributo, che va moltiplicato per gli ettari di terreno in produzione. E qui nascono i problemi: sarà, infatti, possibile trasformare la superficie agricola in seminativo o in pascolo permanente continuando a percepire il contributo acquisito negli anni precedenti dalla produzione di olio. Addirittura, dove le Regioni lo consentano, sarà anche possibile espiantare l’oliveto senza perdere nessun beneficio. Un ulteriore disincentivo a chiunque intendesse dedicarsi all’olivicoltura.
// Finanziamo la fusione delle Cooperative Cosimo Durante, assessore provinciale all’Agricoltura La nuova normativa europea dà vantaggi al Salento o no? “Le aziende che da sempre hanno prodotto qualità, non avranno scossoni anzi avranno un ritorno positivo. Più si fa qualità e valore aggiunto, più si crea occupazione, forza aggregata e risultati”. Non si rischia che le campagne vengano abbandonate? “No. Se l’imprenditore tiene alla propria campagna, quel contributo gli servirà per rivalutare l’azienda e migliorarla dal punto di vista qualitativo e dell’immagine. Secondo me pian piano si prenderà coscienza di quanto migliorerà l’imprenditoria agricola con questo nuovo approccio”. Come si difende l’olio salentino? “Continuando sulla strada intrapresa, vale a dire su produzioni di eccellenza, su un’azione di marketing forte; inoltre abbiamo il dovere di andare avanti oltre che sulla valorizzazione dell’olio extravergine, su quella della dop di Terra d’Otranto; ci stiamo attivando anche per questo. Non ci sono finanziamenti provinciali per il settore oleario, ma abbiamo finanziato gli accorpamenti delle cooperative e abbiamo un protocollo d’intesa con la Camera di commercio che mira alla valorizzazione delle azioni di marketing verso fiere o punti di riferimento in Italia e all’estero, dove l’olio avrà la sua parte”.
// L’individualismo è il cancro del settore Giuseppe Ferro, direttore Aprol (Associazione tra produttori olivicoli della provincia di Lecce) Le nuove norme europee che partono da gennaio 2006 vanno incontro alle esigenze del settore salentino? “L’unico elemento positivo della riforma è che assegna all’Italia il budget fisso di 746 milioni di euro, da erogare fino al 2012-2013, anche se è prevista una revisione entro il 2009. Ogni riforma può essere giusta per alcuni e ingiusta per altri”. Il Salento accuserà un contraccolpo? “La nuova politica agricola comunitaria indica un nuovo concetto di agricoltura in cui l’agricoltore è paladino dell’ambiente. I soldi vanno a chi mantiene in vita l’oliveto, con buone pratiche agronomiche e ambientali. Il produttore riceverà un aiuto, che produca o no. L’olivicoltura salentina si basa per la maggior parte su oliveti di dimensioni così ridotte che non possono stare da soli sul mercato. Bisogna condurre le aziende a dimensioni economiche che permettano l’introduzione di nuove tecniche e portino ad un prodotto di qualità. Il valore aggiunto si ottiene se si commercializza il prodotto di qualità direttamente, o tramite cooperativa o consorzio”. C’è il rischio dell’abbandono delle campagne? “C’è questo rischio. La nostra agricoltura è fatta soprattutto di piccole aziende i cui proprietari non vivono di produzione. Poi, c’è l’olivicoltura che va sul mercato e deve produrre reddito. Bisogna accompagnare queste aziende sul mercato con azioni di promozione da parte degli enti istituzionali. Bisogna spiegare ai produttori che la concorrenza dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo si può combattere qualificando la produzione. L’olio di qualità non lo possono fare tutti. Gli oli italiani vengono confezionati con l’etichetta “100% italiano” o “made in Italy”, che però è facoltativa, quindi sono commerciabili anche altri oli, sprovvisti di etichetta, derivati da miscele di oli di paesi comunitari. Il consumatore richiede la tracciabilità, che è una garanzia anche per il produttore”. E’ ancora un settore che può dare lavoro ai giovani? “Certo, anche se i giovani vogliono subito i risultati e spesso non capiscono che l’olivo ha bisogno di tempo. Il problema è lo spirito individualista dei produttori salentini”. M.L.M.
// Fotografia del comparto In Salento sono attive 56.624 aziende olivicole. Di queste il 61,93% ha una superfice inferiore ad un ettaro. L’80% delle aziende produce meno di 5 quintali. Sono queste le cifre dell’eccessiva polverizzazione del comparto olivicolo salentino (fonte: Aprol).
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COOL&GREEN
z L’INFORMAZIONE NEL SALENTO
Sulla cresta dell’onda zx
di Margherita Toma-
LA MUSICA ITALIANA DI RADIO VENERE E L’ANARCHIA ORGANIZZATA DI RADIOPETER PAN
Staff. Oronzo Bleve, Antonio Russo, Gino Greco
Inizia il viaggio del Tacco d’Italia nell’informazione salentina. Prima tappa, l’affascinante mondo della radio. Incontriamo Gino Greco direttore di Radio Venere e Radio Peter Pan, emittenti di Corsano, che ci racconta la sua trentennale esperienza dietro al microfono, quando bastavano un trasmettitore, un’antenna e un po’ di incoscienza. Come è nata Radio Venere e che storia ha Gino Greco alle spalle? “RadioVenere è nata nel 1987 ma io sono nel mondo delle radio dal ’77: avevo 16 anni. Ho iniziato con una radio pionieristica che non esiste più, Radio Pirata di Montesardo, piccola frazione di Alessano con una fondamentale caratteristica: essere il paese più alto in provincia, quindi il più indicato per le antenne. Noi abbiamo iniziato negli anni dei primi esperimenti radiofonici in Italia, come quelli della bolognese Radio Alice, un’emittente politica, la prima a dare spazio senza filtri alle telefonate e a puntare su una certa musica di tendenza”. Ci parli un po’ di quegli anni… “Nella metà degli anni ’70 non c’era regolamentazione
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Sabina Campanile
quindi, se decidevi di mettere su una radio, ti bastava procurarti pochi mezzi di fortuna: una piastra di registrazione, un trasmettitore, un’antenna; poi facevi una dichiarazione alla polizia e trasmettevi. All’inizio c’erano poche radio e migliore copertura del territorio. Radio Pirata con 70 watt arrivava a Taranto. Ora con 1000 watt non si copre mezza provincia. Poi le radio sono proliferate e ogni paesino aveva la sua emittente. Da qui l’espressione “antenna selvaggia”. Quando la situazione è degenerata, la legge Mammì ha determinato che ci volesse una concessione; questo ha prodotto una scrematura. Nei primi anni ‘90 in Italia operavano circa 7mila emittenti; oggi saranno mille. Poi sono subentrate le leggi del mercato e i network l’hanno fatta da padrone. La piccola emittente ha dovuto trovare una sua specificità. Così ci siamo detti: “Perchè non proviamo a fare qualcosa di nostro?”. Chi erano i suoi compagni di viaggio? “Con il mio socio Antonio Russo e un altra persona poi uscita dalla compagine, ci siamo procurati una sede, un tavolino, le attrezzature ed ecco nata Radio Venere. Un amico ha portato l’antenna, uno il trasmettitore, uno la piastra, io i dischi; abbiamo messo tutto insieme e abbiamo iniziato a
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L’INFORMAZIONE NEL SALENTO z
trasmettere e a raccogliere la pubblicità. I primi soldi li ab- tutti i tipi: sulla musica classica, sulle erbe, sugli oroscopi e biamo impiegati per la strumentazione, per acquisire fre- anche programmi comici, sulla scia di “Alto gradimento” di quenze, allargare il sistema di ponti, trasmettitori e ricevitori Arbore e Boncompagni, una pietra miliare”. e abbiamo visto che riuscivamo produrre qualcosa di buono. E oggi? Grazie al supporto tecnico di Russo (che è anche il nostro “La tecnologia ci apre grandi opportunità. Radio Venere è speaker), al lavoro di Oronzo Bleve, il responsabile commer- stata la prima nel Salento a usare la regia automatica: noi ciale, e Sabrina Campanile, da tre anni la “regina” del nostro diamo gli input e le priorità al computer che fa tutto da sopalinsesto musicale, dall’87 ad oggi siamo cresciuti con con- lo, mandando in onda, con la supervisione di Sabrina, le tinuità, raggiungendo i circa 45mila ascolti giornalieri e i canzoni. Prima c’era il DJ che, a seconda del suo stato d’a180mila settimanali”. nimo e del suo gusto, sceglieva i brani. Abbiamo forse perso C’è qualcosa che rende Radio qualcosa in esuberanza, ma Venere diversa dalle altre? la radio di oggi consente Da quando è nata ad oggi, Radio accostamenti che prima “Nei primi anni programmavamo di tutto, soprattutto musica intererano impensabili. Nel Venere ha sempre confermato nazionale. C’erano diverse fasce a 2004, poi, è nata Radio Peseconda dei generi. Poi abbiamo 45mila ascolti giornalieri e i 180mila ter Pan, con l’obiettivo di fatto un esperimento: una piccola ampliare a quel 40% degli settimanali antenna e un secondo canale, Veascoltatori che preferiva la nere Italia, che trasmetteva solo musica straniera, la nostra musica italiana. In proporzione arriofferta di palinsesto musivavano più telefonate per Venere Italia che per Radio Venere. cale variegato, composto da vari generi, di nicchia o comAllora abbiamo deciso di puntare sulla musica italiana, of- merciali. Nella seconda emittente, ci sentiamo di aver ragfrendo però una rappresentazione completa, attenta a tutti i giunto il nostro progetto di anarchia organizzata. Per tutte gusti e generi, dai cantautori alla tradizione melodica, da queste decisioni ci ha aiutato molto il nostro sito internet San Remo agli interpreti più giovani e sperimentali”. (www.radiovenerenet.it), che ci ha aperto definitivamente al Com’è cambiata la radio in 30 anni? mondo esterno”. “Prima era libera e incosciente. Oggi più incasellata perchè Una domanda cattiva per concludere. Perché puntate codominata dal mercato: si trasmette la musica che porta gli sì poco sulle produzioni? ascoltatori. Prima si sperimentava. Era il tempo del rock e, “Noi puntiamo soprattutto sulla buona musica (anche con poi, della disco music. Noi mandavamo i Pink Floid, i Led spazi interattivi come “Temporale”), ma abbiamo anche alcuZeppelin, i Genesis, mentre Radio Rai trasmetteva, solo in de- ne trasmissioni molto apprezzate: l’agenda salentina, le news terminate fasce orarie, le canzonette di Umberto Tozzi o Um- locali curate dalla redazione, la trasmissione sportiva curata berto Balsamo. All’epoca mi è capitato di fare programmi di da Bruno Conte e la pagina finanziaria di Pino Greco”.
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IL SALENTO CHE CRESCE z FILTEA-CGIL
CGIL: il Salento
che vogliamo Nell’attuale contesto socioeconomico globalizzato e con un mercato del lavoro in fermento, il sindacato italiano ha il compito di dimostrare reattività e capacità di evolvere. A livello provinciale la CGIL si dimostra all’altezza della situazione: ha attivato da tempo una fitta rete di servizi come la formazione, assistenza fiscale, consulenza aziendale, ecc. e si prepara al congresso del 19 e 20 gennaio come la confederazione più rappresentativa (nel prossimo numero del Tacco, in edicola il 15 gennaio, torneremo sull’argomento). Nel nostro Salento, in bilico tra declino industriale e modernizzazione, abbiamo messo accanto i segretari di categoria del settore con le migliori potenzialità (il turismo) e quello con le maggiori difficoltà (il TAC). Ecco il quadro che ne emerge dal punto di vista dei lavoratori CGIL.
ste piccole imprese vanno in crisi e le più grandi non lo sono comunque abbastanza per competere in un mercato globale. Per un rilancio possibile, dobbiamo inculcare ai nostri imprenditori la cultura dell’associarsi, soprattutto in termini di integrazione della filiera produttiva, per poi sviluppare una serie di servizi centralizzati che sul territorio non abbiamo: trasporti, strutture e infrastrutture, convenzioni per l’energia elettrica, ecc.”. Ma il compito principale di Filtea-CGIL è di migliorare le condizioni di vita del lavoratore, risolvendo le specifiche situazioni di crisi (come in occasione del recente accordo con Adelchi per il riassorbimento di 600 lavoratori) e difendendo i salari dal caro vita senza gravare sull’inflazione del Paese. “Obiettivi chiari e condivisi – afferma Daniela Campobasso, segretaria Filtea-CGIL – sui quali ci muoviamo con mentalità confederale e la massima unità di intenti con gli altri sindacati. Abbiamo saputo instaurare un buon dialogo con il governo regionale che, seppur giovane, si è dimostrato intenzionato ad affrontare la crisi e a ragionare su come reinserire chi abbia perso la propria occupazione. Anche con le imprese il rapporto è costruttivo, privo di qualsiasi barriera ideologica o atteggiamento demagogico. La nostra priorità è il recupero della Daniela Campobasso legalità e della competitività delle imprese, da perseguire attraverso nuove formule di cooperazione e sviluppo”.
FILTEA: a difesa del Tac
Filtea-CGIL rappresenta oltre 4.000 lavoratori della provincia di Lecce, circa un terzo del totale degli addetti dei settori del tessile e calzaturiero. “Anche se siamo molto soddisfatti per le adesioni alla nostra categoria – commenta Giuseppe Guagnano, segretario generale Filtea-CGIL – siamo totalmente concentrati sul modo Giuseppe Guagnano per uscire dalla crisi del settore che, in solo quattro anni, è passato da circa 19.000 addetti ad un numero compreso tra 10.000 e 12.000. L’unica soluzione è puntare sulla qualità e su politiche concertative che coinvolgano diversi ambiti: dalla moda, all’ambiente, al turismo”. Il riassorbimento di una parte del personale, pertanto, non può che avvenire al di fuori del TAC. Ma come si è arrivati a questo punto? “L’attuale situazione – continua Guagnano - noi l’avevamo prevista con largo anticipo, denunciando lo scarso rispetto delle regole da parte di una miriade di piccole e piccolissime aziende, fondate esclusivamente sullo sfruttamento degli operai e su un vantaggio di costo, rispetto ai concorrenti, del tutto illegale. Oggi, con la mondializzazione dei mercati, que-
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IL SALENTO CHE CRESCE FILCAMS-CGIL z
FILCAMS: turismo e diritti
Filcams-CGIL rappresenta 2.370 iscritti, tutti lavoratori del settore turistico, considerato unanimemente la risorsa del futuro, approdo possibile per tanti lavoratori inesorabilmente destinati alla disoccupazione. Eppure anche in questo campo si avvertono dallo scorso anno dei segnali di crisi. Problema di fondo è il proverbiale individualismo dei salentini e la mancanza di organizzazione e lungimiranza. “Il turismo – precisa Antonio Moscaggiuri, segretario generale di categoria – Antonio Moscaggiuri è in tutta la regione un settore ‘fai da te’. Con poche eccezioni, si avverte la necessità di un’iniezione di professionalità e competenza per puntare alla fidelizzazione del cliente che deriva da un’offerta di qualità. I dati infatti testimoniano che nel Salento manca un impegno serio a fornire al visitatore motivi per ritornare. Il 90% delle attività turistiche è a conduzione familiare, con effetti negativi sulla formazione e sulle risorse finanziarie disponibili”. Moscaggiuri, che è anche Presidente dell’ente bilaterale per il commercio, ricorda come molti corsi di formazione siano andati deserti perché le aziende non hanno comunicato ai lavoratori queste opportunità, con relativo spreco di risorse umane ed economiche. “Se non si parte dalla professionalità – commenta Moscaggiuri - è impensabile che un turi-
sta ritorni. Se poi i prezzi continuano ad essere così alti,
si rischia il passaparola negativo”. Non mancano tuttavia le note di speranza: un investimento di 17 milioni di euro, da parte di Sviluppo Italia, Provincia e Regione, per realizzare a Santa Cesarea un centro termale aperto tutto l’anno e una sezione di eccellenza dedicata alla riabilitazione psichiatrica, come ce ne sono solo due in Europa. Passi avanti si stanno facendo in direzione del turismo congressuale e dell’aumento dei posti letto disponibili. “A patto però – ammonisce il segretario – di essere inflessibili nella tutela del territorio, nostra unica, vera risorsa. Piuttosto andrebbero potenziati i servizi di coordinamento delle strutture extralberghiere”. Filcams-CGIL è fortemente impegnata a contrastare l’irregolarità diffusa nel settore. I dati indicano che, nei mesi di alta stagione, su 200 lavoratori impiegati in una struttura alberghiera, solo 50 sono regolarizzati. “Le nuove possibilità di elusione offerte dalla Legge 30 (la cosiddetta Legge Biagi) – aggiunge Moscaggiuri – sono particolarmente deleterie nel nostro settore. Ci sarebbe invece bisogno di interventi normativi a sostegno del turismo di qualità, con lavoratori professionalizzati, sgravi fiscali per le aziende che assumono e per le impresa familiari intenzionate a organizzarsi e strutturarsi”.
zx a cura di Nerò Comunicazione
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z LE RICETTE DI NONNA MARIA
Quando il Natale CON NONNA MARIA, A ZONZO TRA LE PAGINE DEL RICETTARIO TRADIZIONALE SALENTINO
era povero
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di Margherita Tomacelli
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Vi presento nonna Nelle ricette di una volta non Maria. Classe 1915 e classe da vendere. c’erano proporzioni o misure per gli Cuoca provetta. In pe- ingredienti. Si guardava e si imparava; riodo natalizio non è si “andava a occhio” possibile sfuggire ai suoi pranzi e alle sue cene, preparati “come Anche nonna Matradizione comanda”. Tutta la famiglia a raccolta per ripete- ria, da bambina, re, come ogni anno, lo stesso rituale. preparava il preseCome nonna Maria chiarisce subito, fedele ad un’usanza pe; i personaggi, che si perde nella notte dei tempi, la tradizione non vuole nella maggior parte che si festeggi solo il Natale, nel senso del 25 dicembre dei casi, erano imstrettamente detto, ma una serie di festività, contornate da provvisati. Così povigilie e antivigilie. Inoltre, anche l’Immacolata (8 dicembre) teva capitare che prevede una lista di “regole” alimentari da non infrangere. Va Gesù bambino fosdetto che “a quei tempi” più che il giorno di festa in sè, i pre- se più alto della parativi riguardavano la vigilia, quando era proibito, in segno Madonna e stretto di penitenza, mangiare carne e dare sfogo ai piaceri della go- in una mangiatoia troppo piccola per lui. Vicino al presepe si la e ci si ingegnava, come si poteva, per trovare la giusta ri- collocava l’albero di Natale, ornato da fiocchi colorati, ma cetta, avendo a disposizione non troppi soldi e non troppi ci- anche mandarini e “pittule” che, puntualmente, sparivano bi “concessi”. Le vigilie dell’Immacolata e del Natale si svol- ancor prima della festa. Sotto l’albero nell’intero periodo nagevano pressoché allo stesso modo, anche quanto al menu a talizio si raccoglievano i regali di parenti e conoscenti che tavola. Oggi sono altre le portate che imbandiscono le tavole poi, il giorno dell’Epifania, si donavano ai poveri. “Noi stavain festa, ma il Natale di nonna Maria aveva un gusto partico- mo bene; dovevamo pensare agli altri”. lare. Lei lo ricorda ancora, mentre sorride e racconta episodi che risalgono a quand’era bambina. Ricorda la gioia e l’emozione di attendere che sua madre si desse alla cucina. Il profumo della mattina presto, quando lei con i suoi fratelli correva rubare assaggini delle portate destinate al giorno dopo. Ricorda ancora il vestito della festa, “quello azzurro cielo, come i miei occhi”. pomodoro, Ingredienti: grano,o, sale e olio I piatti di nonna Maria hanno quel sapore particolare cipolla, prezzemol che non si può imitare, perchè raccontano la tradizione ed erano tramandate oralmente, di madre in figlia. Si imparavano così, vedendole mettere in pratica. E’ per questo che a che non sia Preparazione: non si possono spiegare. Non c’erano proporzioni o misure a il grano fino acqua tiepida. st pe si a, ili ig tiv in per gli ingredienti, “si andava a occhio”. Il giorno dell’ania una intera notte a bagno a; durante la cotsc qu la ac si ca lo po e o in pulit Ma il Natale non era solo cucina. L’atmosfera di festa si che il grano fa lessare tina dopo lo sitra acqua tiepida, per evitarelento, il piatto at m a L respirava già diverso tempo prima del gran giorno. Intanto rà al ra a fuoco tura si aggiunge olo e ciun’ora di cottum a rc ci o op frequentando la Chiesa a partire da nove giorni prima del D odoro, prezzemre. “Se si a. po , io ol e si indurisc le ungono sa r dare sapo Natale (la cosiddetta “novena”), alle ore 4.00 del mattino. è pronto. Si aggi a mescolare peiglia nonna Maria - si ua in nt co si e tr ns E, visto che la messa durava circa un’ora e mezza, occorrepolla, men il piatto più saporito – co vuole rendere re la ricotta forte”. va portarsi la sedia da casa, a meno di affittarla in Chiesa, può aggiunge per 4 soldi alla volta.
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Il grano
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COOL&GREEN
z LE RICETTE DI NONNA MARIA
Le pittule
Lo stoccafisso
Ingredienti: farina, lievito, acqua, sale
fisso, pomodoro, Ingredienti: stocca ino, nc ro prezzemolo, pepe lio ,o aglio, cipolla Preparazione: mainizia una setti La preparazione mette lo stoccafisal do si meno una volta na prima, quan a va cambiata al pesce in una piqu ac L’ a. qu ac il so a bagno in ana, si sistema ine della settim oro, prezzemolo, od m po o, in giorno. Al term nc ro pe pe , ta ita tr ere per circa rofila con cipolla e acqua fino a coprirlo. Cuoc io ol , un po’ d’aglio edio. un’ora a fuoco m
Preparazione: Ci sono tantissimi modi di pre pararle. Nonna Maria le fa “alla tau risanese”. Si amalgamano gli ingred ienti fino ad ottenere un impasto piuttos to morbido che rimane a lievitare per qua lche ora. Dall’impasto si spezzano, con le mani, piccole qua ntità e si immergono nell’olio bollente. Le pittule sono pronte in pochi minuti. Si possono farcire con diversi ingredienti, che vanno aggiun ti all’impasto iniziale: cavolfiore , baccalà, olive nere, capperi, pomodori, acciughe, peperoncin o.
Il Natale di nonna Maria non consisteva solo « nel 25 dicembre, ma in una lunga serie di festività collaterali, tra vigilie e antivigilie »
La verdura Ingredienti: verdura (rape o “cicorin e”), sale e olio, cipolla Preparazione: Si può preparare in due modi differenti. Il primo è il più veloce e consist re la verdura nell’acqua bollent e esclusivamente nell’immergee, per eliminarne il caratterist ico sapore amarognolo. Il secondo richiede circa mez dove cuoce la verdura si agg z’ora di cottura: nella pentola iungono sale, olio, cipolla e, pian piano, acqua tiepida.
La zucca Ingredienti: zucca, mollica di pane, aglio, menta, olio, sale, aceto Preparazione: Inizia il giorno dell’antivigilia per essere pronto l’indomani. Si taglia la zucca e la si mette a lessare in acqua e sale, terrafinchè non bolle. Si scola e si sistema in un contenitore di iconten del fondo sul cotta. Si dispone un primo strato di zucca l’o, menta la , l’aglio pane, di a tore; poi si aggiungono la mollic strato lio e un po’ d’aceto. Si continua con un secondo e un terzo serve si piatto Il ibile. dispon ità quant della a second a di zucca, odori. gli tutti 24 ore dopo, quando si sarà insaporito di
Le pitteddhe
zucchero, lievito Ingredienti: farina, Preparazione: dh e è ne de lle pi tt ed L a prep ar az io ta impastare insieme Bas molto semplice. hero (mezzo chilo per cc zu lo , na la fari per dolci. rina), il lievito ogni chilo di fa mpasto, si può aggiunl’i Per insaporire opo il necessario tempo e. D ic an sll’ de o no ’ di vi tteddhe, che po gere anche un po passa a dare le forme alle pi volta realizzate si di lievitazione, e, a esagono o a rombo. Una esta preparata nd sono essere roto piono di marmellata, anche qu pasto e si punm rie si e, rm i lembi dell’im fo la o verso l’interno in casa; si piegan in modo da fissare la forma. ti, zecchiano ai la
La cupeta Ingredienti: pinoli (o mandorle o noccioline), zucchero Preparazione: Si abbrustoliscono i pinoli (o le noccioline, o le man dorle); quando sono pronti si scioglie lo zucchero in un pentolino fino a che non sia liquido. Vi si aggiungono mescola per bene i pinoli e si af finchè non si fo rmino grumi. Si sv il composto su un uota tutto a superficie fredd a e liscia, in gene mo, lo si fa raffred re un mardare un po’ e poi lo si a cui si dà la tipica forma di fiocchetto taglia in piccoli rombi . Si può proceder spolverata di cann e ad una ella.
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CULTURA&SOCIETÀ
S T O R I E D I PA E S E z
C’era una volta il
Natale
LE FOTO INGIALLITE DEL NATALE SALENTINO. ORMAI DIMENTICATO, VIVE NEI PICCOLI PAESI zx di Paolo Vincenti
uante storie natalizie ha da raccontare il Salento, così attaccato alle tradizioni e ai ricordi, ancora vivi, della gente di una volta, che si preparava alla festa con sentimento e ingenua semplicità. L’usanza più bella, che si va perdendo, era la preparazione del presepe, con i pupi, di varie dimensioni e colori, e al centro del paesaggio di Betlemme, ricostruito dalle abili e rugose mani di genitori e nonni, la Natività, con il bue, l’asinello, Giuseppe, Maria, u bambineddhhu, i pastori con le loro cornamuse. A sovrastare la scena, gli angeli, appesi con del filo alla sommità della grotta, reggevano con le mani il cartiglio Gloria in excelsis Deo. Il presepe occupava l’angolo più in vista della casa cosicché potesse essere ben ammirato e, a volte, era accompagnato dall’altrettanto sfavillante albero di Natale. Niente a che fare con gli alberi finti e stilizzati, trionfo del modernariato, che compaiono oggi nelle nostre case. Si trattava di alberi veri, agghindati con lunghi nastri e grandi palle diverse l’una dall’altra, perché ereditate dagli anni precedenti; ed anzi, quanto più passavano gli anni e più le decorazioni venivano riciclate e si usuravano, ancor più queste apparivano meravigliosamente fuori dal tempo e da ogni moda. Quando proprio veniva a mancare qualche pezzo, allora si correva a compare un Re Magio, qualche altra pecorella o la fontana dai maestri pupari (mestiere quasi scomparso). Fanno ancora capolino, ogni tanto, quei vecchi ed allegri alberi di Natale; si affacciano dalle nostre vecchie foto ingiallite quando una sera strana di malinconia o la scomparsa di qualche nostro caro ce le fa riprendere dai cassettoni impolverati dove erano riposte, nelle case dei nostri genitori. A volte, su queste foto, il presepio o l’albero di Natale, fanno da sfondo a qualche compleanno che cadeva nello stesso periodo natalizio, festeggiato nel salotto buono, con quei grandi divani rossi anni ’70, così kitch, e sul tavolino, al quale eravamo appoggiati, magari in equilibrio precario, contrastati con il divano per non cadere, la torta e l’im-
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mancabile liquore rosso Alkermes. Già dalla festa dell’Immacolata (8 dicembre), si gustavano le pittule (“te la Maculata, la prima pittulata”). Le pittule, insieme alle pucce e ai taraddhi, accompagnavano tutto il periodo natalizio. Ma fra le ricette salentine di questo periodo, vi erano i caranciuli, dei bastoncini grossi quanto un dito, tagliati a tocchetti, avviluppati di miele e cosparsi con cannella e confettini. I purciddhuzzi, chiamati così perché avevano la forma del muso di un porcellino, erano fritti in olio bollente e decorati con confettini: ricetta di derivazione persiana, portata dagli Arabi in Spagna e poi dagli Spagnoli in Puglia. Ancora, le carteddhate, fritte e cosparse di miele; gli anisetti, piccoli e policromi confetti, simili a chicchi di grano, e il pesce di mandorla, che richiamava il Cristo, rappresentato nell’iconografia cristiana dei primi secoli con il simbolo del pesce. Si è perduta anche la memoria del rosoliu, un liquore zuccheroso fatto in casa che suggellava l’abbondantissimo cenone della vigilia. Dopo la mezzanotte, ci si scambiava i doni sotto l’albero, si deponeva il Bambinello nella mangiatoia e ci si faceva gli auguri per un altro Natale arrivato.
L’albero di Natale e le ricette della « tradizione. E’ questo il Natale dei ricordi »
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CULTURA&SOCIETÀ
CASARANO CRESCEz
“Laccu”, che magia zx di Antonio Lupo
Corte II. L’alcova con arco in una casa del ‘600
uci puntate su case a corte e frantoi ipogei, luoghi animati dagli artigiani d’un tempo…arriva Natale. Le porte di antiche abitazioni e di ambienti sotterranei, legati alla produzione dell’olio e dell’economia passata, si aprono ai visitatori in un percorso che conduce attraverso scorci e suggestivi angoli del centro storico fino alla Natività in grotta. Un’occasione per esplorare l’ habitat popolare del rione intorno a via Pendino (via delle trappite), denominato Laccu (lago, poiché in alcuni zone si raccoglieva l’acqua piovana), col suo lastricato di basoli così vicino ai prestigiosi palazzi signorili di Piazza D’Elia. Le strutture abitative e di lavoro, certamente da valorizzare come testimonianze di archeologia industriale, riconducono alla loro origine urbanistica medioevale e moderna con le strade in discesa, una pendenza utile al defluire delle acque piovane, nel tessuto di vicoli e cortili. Nel percorso di quest’anno, dopo aver ammirato il monumentale giardino del seicentesco Palazzo De Judicibus nel suo scenografico gioco di luci, si potrà riscoprire anche quello più modesto di un’abitazione della Corte II, ricostruendo l’irregolare susseguirsi delle cellule originarie del caseggiato. Attraversata la stanza da letto arredata con mobili d’epoca (telaio, filatoio a pedale, bacinella per il medico, coperta a pizzuddi, etc) e superato il vano ad alcova che si presenta dietro un arco di pregevole fattura, da una scaletta interna si potrà accedere al piccolo orto recintato. Un contesto architettonico che si snoda su livelli e piani di calpestio differenti, che ospitano varie botte-
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COMPIE DIECI ANNI IL PRESEPE VIVENTE DEL BORGO ANTICO DI CASARANO
ghe (cartapesta, vasaio, etc.) tra portali a bugnato di alloggi del Seicento, impreziositi da mascheroni e nicchie votive, tra scalette e mignani, soppalchi e scantinati. Oltre ai due giardini, l’itinerario comprende una casa con sappuertu (vano carraio) quattro frantoi ipogei, uno dei quali, recuperato e acquistato dalla stessa associazione “Amici del Presepe” è adibito a museo della cultura contadina. Tra le altre iniziative dell’associazione, arrivata orgogliosamente al decimo anniversario, l’addobbo luminario con simbologia pacifista “stella della pace”, i concorsi di poesia, e ultimamente le adozioni a distanza. L’associazione, nata nel 1996, conta 40 soci. Ogni anno, tra sponsor e offerte il presepe raccoglie circa 14mila euro. Di questi il 70% viene dato in beneficenza a persone e famiglie bisognose della città. Qualche giorno prima di Natale l’Associazione dona a 100 famiglie casaranesi vassoi di carne da quattro kili l’uno. In tutto quattro quintali. Presidente Mimino De Masi Segretario Leonardo Colella Tesoriere Giuseppe Torsello Consiglieri Pino Memmi, Pino Ventura, Rocco De Marco, Luigia Mamacchio Gli appuntamenti del presepe 24 -25 -26 Dicembre 1 e 6 Gennaio, quando arriveranno i re Magi con i doni per il Bambino.
Piccoli artigiani in costume
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IL SALENTO CHE CRESCE Cinque Stelle z MASSERIA RELAIS DEL CARDINALE
nella Storia IL PIÙ PRESTIGIOSO IMPIANTO ALBERGHIERO DELLA PUGLIA SARÀ INAUGURATO IL 7 DICEMBRE
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dagiata tra il mare cristallino di Torre Canne e la splendida Selva di Fasano, sorge la MASSERIA RELAIS DEL CARDINALE, utilizzata sin dal ‘400 dai Cavalieri di Malta per i loro incontri. Dopo un sapiente restauro che ha recuperato le volte a stella e a botte dei suoi saloni, la Masseria è finalmente pronta a proseguire la sua storia quasi millenaria. Trasformata in albergo a 5 stelle lusso dotata di tutti i comfort, consente di rivivere atmosfere d’altri tempi, godendo di una vista sconfinata tra gli ulivi e i carrubi secolari, a contatto con la natura più incontaminata. A soli due chilometri dal mare con sabbia bianchissima, è riservato un esclusivo angolo a disposizione dei soli clienti della Masseria. Tra i fiori di melograno, in un tipico frutteto, la splendida colazione. Nelle antiche stalle, oggi, un tipico ristorante che propone una variegata selezione di piatti tipici regionali rivisitati da maestri chef. Passeggiate a cavallo, percorsi salutisti lungo i circa dieci chilometri di strade interne alla tenuta, consentono di raggiungere gazebo organizzati dove il suono del silenzio accompagna ore di piacevole relax. Attrezzature sportive per gli amanti del tennis e delle bocce e, a soli tre chilometri, un campo da golf a 18 buche. MASSERIA RELAIS DEL CARDINALE ha 70 camere di cui 25 suite con camino, 2 suite superior, 2 suite presidenziali e 1 suite del cardinale, tutte dotate di aria condizionata, frigobar, cassaforte, tv colori con Sky, presa ADSL e impianto Wi.fi. Una splendida piscina immersa nell’antico agrumeto, solarium, innumerevoli terrazzi, sale convegno, centro benessere all’avanguardia, sala ristorante per 150 persone, sala cerimonie per 400 persone e un parco attrezzato perfetto per rinfreschi e feste. Solo per il 2006 sarà possibile accedere ai servizi del complesso a prezzi promozionali.
Via delle Croci, 68 - 72010 Pozzo Faceto di Fasano (Br) Tel. 080.4890335 - Fax 080.4890275 zx a cura di Nerò Comunicazione
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CULTURA&SOCIETÀ
CASARANO CRESCEz
Pensiamo in prosa DOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA STAGIONE LA RASSEGNA TEATRALE TORNA AL “FILOGRANA” zx di Enzo Schiavano
stianutti, vittime di un attacco terroristico anza, cabaret, musica, tradizione, in Egitto. innovazione. C’è proprio tutto in “Pensiamo in prosa”, il cartellone “Malgrado le note difficoltà economiche 2005-06 della stagione teatrale casaranein cui versano gli enti locali, la stagione se, giunta alla terza edizione, organizzato teatrale vuole essere un segno di vitalità dall’assessorato alla Cultura e dal consordella città anche in riferimento alla crisi zio Teatro Pubblico Pugliese. Sulla scia del che da tempo la attanaglia”, ha affermato clamoroso successo dei precedenti anni, gli il sindaco Remigio Venuti durante la conorganizzatori hanno allestito un cartellone ferenza stampa di presentazione, sottolidi alta qualità per uno dei soci “più giovani, neando il “proficuo rapporto” instaurato ma nello stesso tempo più attivi del nostro Claudio Pedone con il gruppo “Italgest”, sponsor ufficiale consorzio”, come si è espresso il presidente della rassegna. L’assessore alla Cultura, del Tpp, Carmelo Grassi, Claudio Pedone, dal canto parlando del Comune di suo, dopo aver rimarcato i Grandi nomi e un’attenzione a tutti i gu- costi contenuti della rasCasarano e in riferimento alle altre attività (teatro sti. Il costo, 44mila euro, da abbattere, con segna (70 euro l’abbonaper ragazzi, stagione estimento per i nove spettacosponsor, biglietti e abbonamenti va) organizzati insieme alli in cartellone) ha ricordala locale amministrazione to l’impegno e la collabocomunale. razione della stessa “Fon“Siamo molto contenti del rapporto con Casarano – ha ag- dazione Filograna” proprietaria del teatro che ospita la rasgiunto Grassi – fare queste tre attività non è da tutti ed è un segna. caso molto raro nella nostra Regione”. MoL’obiettivo della stagione, oltre ad offrire tivazioni più che sufficienti per allestire un teatro di qualità e a confermare i giudizi lucartellone di alto livello, con la presenza di singhieri degli spettatori, è superare il numostri sacri del teatro come Mario Scaccia mero di paganti della precedente edizione e Gianrico Tedeschi oppure garantire la preche fece registrare circa 4.000 presenze, senza di Raffaele Paganini, Giobbe Covatta con una media di 396 spettatori per serata e Beppe Barra, artisti di grande spessore. ed un incasso pari a 35.418 euro lordi. Gli L’attore napoletano, tra l’altro, si è reso organizzatori sperano anche di superare il protagonista di un nobile gesto nei connumero di abbonati della passata stagione fronti della città. “Va evidenziato – sottoli(242) e ad attirare appassionati dai paesi nea Grassi – che quest’estate, nonostante il vicini. Quest’anno l’impegno di spesa è di contratto, poteva pretendere il pagamento circa 44.000 euro (13.000 euro in più rie invece rinunciò. E non solo lui, ma tutta spetto alla seconda edizione), l’amministrala compagnia”. Lo spettacolo di Barra, che zione comunale conta di abbattere i costi ha aperto la stagione, fu annullato per lutgrazie alla campagna abbonamenti, allo to, in seguito alla morte delle sorelle Ba- Carmelo Grassi sponsor e, naturalmente, agli incassi.
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CASARANO z CASI STRANI
Casaranesi
“indifesi”
TUTTI CONVERGONO SULLA SUA IMPORTANZA. NESSUNO CONVERGE SU UN NOME PER IL DIFENSORE CIVICO zx di Enzo Schiavano
Pareti di vetro. Il difensore civico contribuisce alla trasparenza dell’attività amministrativ. Nella foto: il chiostro del Municipio di Casarano (ex convento dei Domenicani)
passato più di anno dall’inizio della consiliatura 2004-2009 e il consiglio comunale non ha ancora nominato il nuovo Difensore civico. Le forze politiche hanno espresso a più riprese dichiarazioni d’intento orientate a condividere la scelta, ma alla prima occasione – l’assemblea cittadina del 10 marzo scorso che doveva procedere alla nomina – hanno preferito rimandare l’argomento.
È
Non c’era accordo tra maggioranza ed opposizione sul candidato da votare. L’accordo non c’era neanche tra le forze di maggioranza. Durante il dibattito i consiglieri intervenuti, nessuno escluso, hanno sottolineato che “si tratta di uno strumento essenziale della vita amministrativa del Comune”. I gruppi consiliari hanno invitato l’amministrazione comunale a preparare un apposito bando, a stabilire dei criteri per la partecipazione e a darne adeguata pubblicità. Qualcuno ha addirittura proposto che il Difensore civico venga eletto con un referendum popolare. Sembrava che la nomina fosse questione di pochi giorni. Ciò che si era stabilito con tanta passione però è rimasto sulla carta. All’indomani di quell’assemblea cittadina, senza aspettare il bando, sono giunte al protocollo del Comune due istanze per la carica di Difensore civico. Le hanno presentate l’ex assessore Giovanni Coletta e Rosaria De Rocco, entrambi dirigenti del movimento politico “Azione Democratica”. Non è un caso che queste prime volontà di coprire tale carica provengano dall’associazione presieduta da Patrizia Carlino. “Azione Democratica”, infatti, si batte con determinazione affinché questo ufficio sia nel pieno delle funzioni e spera che la persona che lo dirige non sia “soggetto funzionale alla maggioranza, né allo stesso consiglio comunale nel suo insieme, in quanto svincolato e libero nella sua funzione di controllo a garanzia degli interessi collettivi”. Da
Candidati a Difensore civico, « Giovanni Coletta e Rosaria De Rocco di Azione Democratica. Tra i “papabili” Fedele Pisanò, Mauro Stefano, Eliana De Luca e Matilde Macchitella
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CASARANO CASI STRANI z
allora, l’argomento è scomparso dall’agenda dell’esecutivo. In questi mesi, tuttavia, ha fatto capolino nelle riunioni di partito o nei vertici di maggioranza. Se ne parla, ma gli esponenti politici non dimostrano molta passione per l’argomento. Girano anche i nomi dei “papabili”, come il Difensore civico uscente, Fedele Pisanò, avvocato; Mauro Stefano, laureato in Giurisprudenza, che ha ricoperto la carica solo per due mesi; Eliana De Luca, avvocato; parte dell’opposizione punterebbe su un altro avvocato, Matilde Macchitella. I primi tre sembrano i favoriti: i due esponenti di “Azione Democratica” e la responsabile cittadina di An avrebbero poche chance. Ma l’idiosincrasia verso questo fondamentale ufficio per il cittadino non è solo casaranese. I comuni salentini ne sono sprovvisti, dai più grandi ai più piccoli, anche se tutti gli statuti comunali lo prevedono. La rete telematica (non aggiornata) di questo istituto (www.difensorecivico.org) segnala solo quello della Provincia di Lecce; tuttavia anche il Comune di Lecce ha il suo Difensore, Franco Stabili. L’amministrazione di Palazzo dei Celestini da tempo ha nominato il suo Difensore civico, Giacinto Urso, che svolge il ruolo con dignità ed imparzialità. Le funzioni del difensore civico sono definite dalle leggi 8 giugno 1990 n. 142 e 15 maggio 1997 n. 127 e dallo Statuto comunale. Casarano, però, è ancora sprovvisto di un regolamento per le modalità e procedure di intervento del Difensore civico. E' un organo indipendente dall’amministrazione comunale e svolge un ruolo di garante dell'imparziali-
tà e del buon andamento dell'amministrazione. Il Difensore civico, che agisce anche nell'interesse dell'Amministrazione comunale contribuendo al miglioramento dell'attività, ha il compito di difendere il cittadino dagli abusi dell'Amministrazione comunale e degli enti collegati; interviene per la tutela dei cittadini contro le disfunzioni, le carenze, le omissioni e i ritardi degli uffici. Secondo quanto statuito dalla legge “Bassanini”, il Difensore civico ha anche il compito di controllare, se richiesto da un quarto dei consiglieri comunali, la legittimità degli atti della giunta e del consiglio sulle seguenti materie: appalti e affidamento di servizi o forniture di importo superiore alla soglia di rilievo comunitario; assunzioni del personale, piante organiche e variazioni. Il Difensore civico può chiedere l'esibizione dei documenti relativi ad una pratica, senza il limite del segreto d'ufficio, e sentire il responsabile dell'ufficio competente; può inoltre accedere agli uffici per consultare atti e documenti. Non può sostituirsi all'amministrazione comunale nell'emanare o modificare un atto, ma la può sollecitare a riesaminarlo, modificarlo o annullarlo se lo ritiene illegittimo. Quando un funzionario sollecitato ometta, rifiuti o ritardi atti del proprio ufficio, il Difensore civico può proporre la promozione dell’azione disciplinare. Annualmente deve sottoporre all'esame del consiglio comunale una relazione sull'attività svolta, contenente eventuali proposte di innovazioni normative e amministrative. Le consulenze e gli interventi in favore dei cittadini sono gratuite.
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MAGLIE A colpi di z TEMPO DI BILANCI
Tacco
ANTONIO FITTO DIFENDE, A MAGLIE, L’ULTIMA ROCCAFORTE DELLA FAMIGLIA zx di Marco Laggetta
A più di sei mesi dalla sua elezione Antonio Fitto traccia con il Tacco un bilancio dell’attività. Il Tacco apre così le pagine di Maglie, che continueranno di mese in mese con approfondimenti ed inchieste, rivolgendogli le domande che i consiglieri di opposizione avrebbero voluto fargli. La formula è ormai un classico. I risultati, invece, sono tutti da scoprire. zx ph Rocco Toma
Giovanna Capobianco (DS): Quando provvederà alla nomina del consiglio di amministrazione della MTA? E quali saranno i criteri che ispireranno la sua scelta? “Il consiglio di amministrazione dell’MTA verrà nominato a breve. Cercherò come sempre persone qualificate e con un’adeguata capacità gestionale. Sono convinto che alla fine ne uscirà un consiglio di amministrazione valido che potrà collaborare anche con l’amministrazione comunale, in considerazione del fatto che l’MTA svolge una funzione di interesse pubblico (parcheggi, raccolta dei rifiuti)”.
Il problema del traffi« co è di difficile soluzione
ma lo gestiremo ascoltando le esigenze dei commercianti
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42 il tacco d?Italia
Marcello Adamuccio (DS): Sulla fiscalità locale (ICI, IRPEF) c’è la volontà dell’Amministrazione di venire incontro alle esigenze di chi si è costruito con grandi sacrifici una casa? Ciò in considerazione del fatto che i cittadini proprietari in altri Comuni simili al nostro pagano imposte molto più basse. “Ci sono anche molti Comuni con una tassazione più alta. Noi siamo nel mezzo. Essere virtuosi vuol dire anche gestire bene il denaro pubblico, soprattutto in un momento in cui la Finanziaria prevede un taglio del 6,7% delle spese correnti con l’esclusione dei servizi sociali e del personale. L’impegno è quello di guardare con attenzione a questo problema, ma senza trascurare quelli che sono i bisogni di un Comune che, ricordiamolo, a fronte di una popolazione di poco più di 15mila abitanti, offre i servizi di una grande città”.
Giovanni Convenga (UDEUR): La precedente Amministrazione aveva commissionato un piano traffico mai realizzato. Ora, visto l’alto tasso di inquinamento a Maglie, urge un rapido intervento in questa direzione. Ha intenzione di continuare l’opera avviata dalla precedente amministrazione o sta valutando la possibilità di intervenire con un nuovo progetto? “Non nascondo che questo è un problema di difficile soluzione, anche per la conformazione geografica del paese. Il fatto, però, di avere dei contenitori quali il megaparcheggio o i parcheggi a raso, realizzati dalla precedente amministrazione, mi porta a pensare che anche attraverso l’uso di queste risorse è possibile ottenere una riduzione della zona veicolare e di conseguenza un tasso di inquinamento minore ed una maggiore vivibilità del centro storico. Ovviamente qualunque discorso che interessi il traffico non può prescindere da un coinvolgimento degli operatori commerciali che sono la cassa di risonanza delle esigenze reali del paese”.
MAGLIE
TEMPO DI BILANCI z
Maria Rosaria De Lumè (Margherita): Una domanda semiseria: visto che nelle linee programmatiche del quinquennio ha dato largo spazio alla promozione dell’uso della bicicletta in città, quando insieme alla sua Giunta comincerà a dare il buon esempio? “Il problema, più che andare o meno in bicicletta, è quello di creare percorsi ciclabili che siano sicuri. Maglie è fatta urbanisticamente molto bene, ma le sue strade hanno grossi limiti per quanto riguarda la sicurezza dell’uso della bicicletta. Questo è uno studio che dovrà essere affrontato insieme a quello del piano traffico perché anche il discorso di realizzare dei parcheggi di scambio a raso nelle zone che la precedente amministrazione aveva individuato potrebbe portare alla diminuzione dei parcheggi nelle strade e quindi alla creazione di spazi da destinare a piste ciclabili”.
Carlo Scarpello (Primavera magliese): Cosa intende fare per ottenere dal-
Maria Sabrina Balena (Margherita): Antonio Fitto ha già ricoperto la carica di sindaco a Maglie, prima di diventare direttore dell’ASL. Cosa l’ha portato ad allontanarsi dalla politica attiva e cosa l’ha spinto a ritornarci? “Io sono stato sindaco dal 1988 al 1991. A quel tempo il sindaco non veniva eletto direttamente dai cittadini. Io sono stato eletto consigliere comunale ed ho continuato a fare il consigliere comunale sino ad oggi. La scelta di essere nominato sindaco è avvenuta all’interno di un partito, la DC, che era il partito di maggioranza. Nel ’91 ci fu un capovolgimento nell’organizzazione delle ASL e fu l’amministratore straordinario, e non il direttore generale, a sostituire il vecchio comitato di gestione delle ASL, che aveva carattere prettamente politico. Quindi non si può parlare di un cambio di tendenza quanto piuttosto di una continuità nel fare politica anche su un terreno diverso”.
Mario Andreano (Margherita): In campagna elettorale Antonio Fitto si è definito “il sindaco di tutti”. La sua politica sarà alla portata di tutti? Riserverà le giuste attenzioni alle persone che hanno meno? Sarà in grado di garantire un’assoluta trasparenza alle sue scelte e al suo operato? “Ho sempre visto la politica come la capacità di essere vicino ai problemi della gente. Quanto all’apertura a 360° della mia politica basti pensare che disponiamo di un periodico come “Informa Città” e di un sito web, anche se molto spesso portare all’attenzione dei cittadini quella che è l’attività dell’amministrazione può sembrare alla minoranza una forma di pubblicità; ma soprattutto possiamo vantare degli uffici comunali sempre più aperti al dialogo col cittadino”.
la nuova amministrazione regionale, in linea con la politica adottata dal presidente, la riapertura dei servizi di base all’ospedale di Maglie? “È fondamentale avere delle strutture capaci di prestare le dovute cure a chi ne ha bisogno senza che questi debba intraprendere dei viaggi della speranza. D’altra parte quella riforma sanitaria che era nata circa tre anni fa e che non è stata attuata appieno mirava proprio a questo. Se ci rendiamo conto di quanto
poi effettivamente i viaggi della speranza siano diminuiti da allora non possiamo che considerare quella riforma, così tanto vituperata da parte della sinistra, una riforma da recuperare. Mi auguro che l’onorevole Vendola mantenga le promesse fatte in campagna elettorale e spero che lo faccia in modo omogeneo su tutto il territorio pugliese e non a scapito di quelle strutture ospedaliere valide che possono dare una risposta esaustiva alle esigenze dei cittadini”.
“I PROTAGONISTI” è il nuovo libro di Adolfo Maffei Prenota oggi stesso la tua copia per Natale, al costo di 15 Euro, inviando un fax (0833-599238) o un’email (abbonamenti@iltaccoditalia.info) con i tuoi dati, indirizzo, numero di telefono ed eventuale P.Iva. Vent’anni di incontri del più autorevole giornalista salentino con i personaggi della cultura, economia, costume e politica: com’erano, che cosa dicevano e come sono diventati.
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SHOPPING z TIBIDABO
Per Natale Tibidabo Emporio
regala opere d’arte Per Natale Tibidabo Emporio, lo spazio del design funzionale e trendy con sede a Casarano, in via vecchia Matino (Tel: 0833.512151) ti regala un’opera d’arte. Un disegno realizzato dalla pittrice Pix, ben nota a chi è vicino alle produzioni artistiche salentine. Un regalo per tutti coloro che da 10 anni hanno fatto del negozio di Giovanni Zompì un punto di riferimento per lo shopping. Articoli da regalo, complementi d’arredo sotto il segno inconfondibile del design prodotto dai più grandi marchi del Made in Italy del settore come Viceversa, Slamp, Creativando, Kartell e tanti altri. Acquistando i tuoi regali per Natale da Tibidabo Emporio dal 7 dicembre al 24 dicembre, riceverai come omaggio un disegno su cartoncino firmato PIX, che al momento è all’opera per realizzare almeno duecento disegni con tema “IL NATALE”. Un qualcosa che rimane per sempre per la sua unicità, come gli oggetti e i complementi proposti da TIBIDABO EMPORIO e che farà sicuramente piacere all’affezionata clientela dell’ormai storico negozio di Casarano. zx a cura di Nerò Comunicazione L’artista salentina PIX, già notata da numerose personalità della cultura e del design tra i quali Michael Sigel, Antonio Possenti e Maurizio Maggiani, ha partecipato a numerose mostre nazionali. Nell’immagine a destra “I duellanti”, olio su tela di cm. 40 x 40
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PARABITA EVENTI z
Calendariomania IN CONCORSO PER AGGIUDICARSI IL PREMIO DEL “PIÙ BELLO” zx di Antonella Coppola
un’iniziativa davvero particolare e contro corrente quella che stanno cercando di attuare la sezione Sud Salento di ”Italia Nostra” e l’assessorato alla cultura di Parabita. Di cosa si tratta? A spiegarlo è lo stesso Sergio Milelli, assessore alla cultura. “Abbiamo organizzato”, afferma, “una mostra-concorso su “Il Calendario salentino” che è rivolta a tutti i soggetti, privati e pubblici che abbiano realizzato uno o più calendari nel corso degli anni fino al 2005. Il riferimento ovviamente è ai calendari che rappresentano aspetti della tradizione, dell’ambiente e della cultura del territorio della provincia di Lecce”. Si tratta sicuramente di una bella sfida visto il pullulare in questi ultimi anni di calendari più o meno sexy… o più o meno pubblicitari. “Già da alcuni mesi”, precisa Marcello Seclì, presidente di Italia Nostra, “sono in circolazione i calendari del prossimo anno: calendari di santi e santuari, di veline e star, più o meno famose e più o meno svestite: tra non molto ce ne saranno in circolazione molti altri realizzati da aziende, testate giornalistiche, da enti e organismi pubblici e da una miriade di associazioni, confraternite, scuole e soggetti vari”. E continua: “In questo variegato panorama per fortuna molti sono i calendari utilizzati come strumento per veicolare aspetti di carattere locale e territoriale
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Nostra e Asses« Italiasorato alla cultura di Parabita: “Il Calendario stampato da muro è diventato un cult e un mezzo di promozione del Salento”
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Sergio Milelli
e riferiti alle tradizioni, ai costumi e alle peculiarità ambientali e culturali di ogni luogo. Spesso sono iniziative che, senza pretesa alcuna, assumono il valore di una vera e propria iniziativa editoriale e comunque evidenziano, al di là dell’aspetto tradizionale e del genere di illustrazioni, un significato di appartenenza territoriale e un notevole impegno nella ricerca”. L’obiettivo principale di questa mostra-concorso è proprio quello di esaltare gli aspetti prima detti e “di dare visibilità”, sottolinea Milelli, “a quanti si prodigano con impegno e a volte con sacrificio nella produzione di tali elaborati. Basti pensare che il calendario stampato da muro è diventato, negli ultimi decenni, un mezzo sempre più utilizzato per le finalità più diverse tanto è vero che le funzioni originarie e cioè quelle di informare sull’avvicendarsi dei giorni, delle settimane e dei mesi, nonché sulle festività religiose e civili, sulle ricorrenze, sulle stagioni, sui periodi di coltivazione e sulle previsioni del tempo (chi non ricorda quello di Frate indovino, quelli delle banche locali e quelli del barbiere), si sono ridotte al minimo indispensabile”. Per partecipare a questa mostra concorso, è necessario compilare la scheda di iscrizione e farla pervenire unitamente al calendario o ai calendari all’ufficio Cultura del Comune di Parabi-
Il calendario del “Centro diurno capitan Uncino” di Gemini è realizzato dai bambini
ta (telefono: 0833-392354). Gli interessati possono prendere visione e scaricare la scheda di partecipazione e il regolamento sul sito: www.comuneparabita.le.it o rivolgendosi anche alla sezione di Italia Nostra (telefono: 0833-593264). E’ opportuno ricordare che la mostra-concorso si svolgerà a Parabita durante il periodo delle prossime festività natalizie in base ad un programma che sarà successivamente divulgato.
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SPORT
MISTERI CALCISTICI z
zx di Gavino Coradduzza
Capitani di finanza e bucanieri L’ultimo ad abbandonare la nave, se mai con essa non affonda, è il capitano. E’ una lunga tradizione, prevalentemente marinaresca, che nel tempo ha dato vita ad una infinità di storielle come quella del soldato al quale era stato addebitato il costo del fucile da lui smarrito in combattimento; la qual cosa, l’addebito ovviamente, lo aveva illuminato circa la ragione per cui i comandanti delle navi preferivano affondare con le medesime. Forse, concludeva l’ingenuo fante, per non doverle, per intero, pagare al comando marina. Si può essere capitano in svariati modi: capitani di industria diventati capitani magari saltando a piè pari tutti i gradi intermedi grazie alla “eredità industriale familiare”. Ci sono anche i “capitani di finanza” da non confondere con quelli veri, con tanto di stellette e mostrine. Anzi, per non cadere in confusione, chiameremo quelli senza divisa “uomini della filibusta o bucanieri”. Sono loro, infatti, a soggiornare in zona “Mar delle Antille” quando qui da noi il tempo non aiuta e gli sportelli bancari sono chiusi. Capitani, dunque, non si nasce, capitani si diventa. Anche il calcio elenca i suoi capitani. Il Lecce ne ha uno nuovo di zecca. Cosa significa? Cui prodest? Cosa c’è dietro l’angolo? Cosa significhi il cambio LedesmaStovini, a che cosa possa condurre, e per quale motivo Cristian Ledesma abbia deciso di consegnare la fascia da capitano a Lorenzo Stovini, resta in ogni caso un mezzo mistero.
Quella metà esplorabile riguarda la pressione esercitata dai tifosi col fine dichiarato di accelerare il passaggio di consegne, riguarda la mossa di Ledesma il quale rivendica una sorta di autonomia decisionale (“L’ho deciso io, a prescindere”, ha dichiarato). Riguarda la società e per essa il tecnico Baldini il quale avalla se non altro per tagliare corto. L’altra metà del mezzo mistero è imperscrutabile; ma è un semimistero di scarso peso, tuttavia misterioso (se no che mistero sarebbe?). Come conciliare infatti autonomia decisionale rivendicata dall’ex capitano con quella pressione dei tifosi corretta, rispettosa, ma anche assai decisa? In verità il tasso di caffeina contenuto nella questione non sembra tale da togliere il sonno al popolo. Pertanto si autocolloca nella sfera (pallina in questo caso) della curiosità spicciola, quel tipo di curiosità con la quale quotidianamente conviviamo ed oltre la quale sopravviviamo pur non essendo capitani. Curiosità che non riesce a negarci neanche pochi minuti di sonno. Perchè, allora, parlarne e scriverne? Suvvia; ma perchè autonomamente, il cervello (dicono) continua a lavorare anche durante il sonno. Lui lavora, lavora e ancora lavora intorno ad una domanda: cambiando il capitano, la nave, evita l’affondamento? Mah! Diciamola allora in termini più espliciti: squarciato e prossimo all’affondamento, il Titanic poteva esser mantenuto a galla cambiando capitano?
// Chi vuol essere attore
// Preghiere sul muro
Agli aspiranti attori Natale porta due occasioni per inseguire i sogni di gloria. La PrometeoVideo di Silene Mosticchio, infatti, con il Comune di Tricase, propone un progetto di formazione cinematografica e teatrale. Si tratta di TeatriDiPosa e FuoriScena, di cui è anima il direttore artistico della Prometeo, l'attore e regista salentino Ippolito Chiarello. Per i laboratori, che si svolgeranno a Lecce e Tricase, Chiarello si avvarrà della collaborazione delle attrici Cecilia Maffei e Graziana Arlotta e dell’interventi di altre figure artistiche. I corsi partiranno a gennaio per concludersi a giugno con una saggio-spettacolo e saranno presentati lunedì 5 dicembre alle 19 al Caffè Letterario di Lecce, e il giorno successivo, stessa ora, a Palazzo Gallone di Tricase.
Dopo due anni di ricerca e di lavoro, i volontari dell’associazione socio-culturale “Centro Storico” di Casarano hanno realizzato il sogno di catalogare e pubblicare le edicole votive disseminate in ogni angolo della città. L’8 dicembre, infatti, presso l’Auditorium della Fondazione Filograna, l’associazione presenterà il libro “Preghiere sul muro” che raccoglie le foto e le storie di questi esempi di una forma artistica e di una tradizione ormai completamente scomparsa. Il libro, edito da “Carra Editrice” e realizzato grazie al contributo di Antonio Filograna e del gruppo “Filanto”, sarà distribuito durante il periodo pre-natalizio in occasione della “Tenda della Solidarietà”, l’iniziativa annuale che l’associazione organizza in piazzetta D’Elia. “Le edicole votive – afferma Lele Ungherese, presidente dell’associazione – sono di importanza vitale per la cultura della città, perché intorno ad esse si sviluppava la vita spirituale di interi quartieri, si organizzavano feste e si facevano i rosari”. Non ci sarà un prezzo di copertina, ma il libro potrà essere acquisito con una semplice offerta. I proventi della raccolta saranno utilizzati per restaurare le edicole votive in condizioni di estremo degrado.
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SHOPPING z D’AQUINO
D’Aquino:
la passione fa storia
zx a cura di Nerò Comunicazione
Ciabattini salentini dei primi del Novecento
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D’Aquino calzature e pelletteria significa qualità dei materiali, ampia scelta di modelli e prezzi, cortesia e disponibilità del personale. E il nome D’Aquino è indissolubilmente legato agli eccellenti risultati raggiunti nel settore trainante dell’economia del basso Salento. Ma per giungere ai grandi successi di oggi, bisogna ripercorrere una lunga storia segnata da duro lavoro e impegno costante. La storia di D’Aquino inizia alla fine degli anni Quaranta, quando il giovane Narduccio, futuro capostipite della famiglia D’Aquino, si avvicina all’arte delle calzature. Ha soli dieci anni e tanta voglia di apprendere un mestiere. Dunque, parte come calzolaio, presso “mesciu Pioggia”, dove rimane a lavorare per dieci anni, arrivando a conoscere i preziosi trucchi del mestiere, e al quale lo legheranno sempre profonda stima e affetto. Ma presto Narduccio, ormai padrone di tecniche e abilità, decide di intraprendere una propria attività commerciale. E questo, per l’epoca, significa trasportare con fatica, per le feste di paese, la propria merce su carri trainati da cavalli. Ma arrivano tempi migliori per Narduccio che infatti, col tempo, riesce a mettere da parte la cifra necessaria per acquistare mezzi di trasporto più comodi fino a poter, infine, abbandonare del tutto l’attività di ambulante per aprire un punto vendita fisso a Casarano, lì dove è rimasto fino ad oggi. I successi continuano senza sosta ed ecco che si giunge ai giorni nostri, quando D’Aquino firma cinque negozi, di cui tre a Casarano, uno a Tricase ed uno a Gallipoli e soddisfa la clientela più diversa. Oggi Narduccio, nella gestione dei punti vendita, può contare sull’aiuto dei suoi quattro figli, Alessia, Pier Paolo, Antonio e Tommaso cui ha trasmesso la sua stessa passione per il mestiere e i segreti appresi da “mesciu Pioggia”, cui pensa ogni volta che ripercorre, con orgoglio e umiltà insieme, le tappe della propria fortunata avventura.
LIBRI Letture
z LE ULTIME NOVITÀ
sotto l’albero IL TACCO CONSIGLIA NOVE LIBRI SALENTINI DA LEGGERE O REGALARE PER NATALE zx di Marco Sarcinella
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duzione, “non esiste né può un vero rito la lettura: un’intima corrispondenuna letteratura sportiA Natale, libri per tutti i gusti: vaesistere za viene a stabilirsi tra contemporanea, per la balettore e testo, ne nasce un avventura, introspezione, nalissima ragione che non esidialogo fatto di silenzi, che ste più lo sport, inteso come sempre reca stupore, cono- approfondimento letterario, riflessione gioco gratuito”. scenza, intuizioni. Le festività sociologica. E, ovviamente, Filosofia e cultura sono pronatalizie sono un momento poste dall’editore Lupo con fiabe e fiabe per bambini ideale per riscoprirne il valore “Carmelo Bene & Giuseppe oltre che il piacere ed ecco Desa da Copertino” di Lucio spiegata la nostra prodigalità Maiorano e Pietro de Florio. i punti esin fatto di consigli librari. Avvalendoci Lo spirito senziali da della guida di Walter Spennato, socioartistico di cui partire logo e proprietario della libreria “Kube” Bene anima per un posdi Gallipoli, abbiamo stilato una lista di questo tesibile pernuove uscite di case editrici locali da sto, ricco di corso di rinon perdere. riflessioni e scatto. Il voNon può mancare sulle scrivanie dei di libere inlume è arsalentini doc, “Agenda Salentu 2006”, terpretazioricchito da Manni Editori, che dopo il successo ni filosofischede di dell’edizioche, estetiapprofondine 2005 riche e lettemento sulla torna a narrarie sul rare il Sa- storia delle mafie italiane, l’associazio“Giuseppe lento con ne Libera, l’ecomafia, la Commissione 13 racconti parlamentare antimafia, la legislazione Desa da Copertino a boccaperta”, rappresentazione intima e molto persona(uno per in vigore. le del santo copertinese, pubblicata da mese e uno Ma a Natale si parla anche di sport, Bene nel 1976. Il santo e il drammaspeciale) di con “Il portiere caduto alla difesa” turgo, entrambi salentini, hanno in coautori, noti per Manni Editori; un’antologia che rimune anche l’“insofferenza per ciò che percorre la ed emerè volgare ed ammantato di ipocrisia fanostra lettegenti, tra risaica”. ratura alla cui Azzurra De Razza, Ippolito Chiarello, ricerca di Ma ce n’è anche per i più piccoli, che Francesco Lanzo che con Giancarlo citazioni e sotto l’albero troveranno due favole di Greco (Manni Editori), presenteranno il soprattutto Giovanni Polo (Edizioni Lupo): “Kaliproprio lavoro alla libreria Kube a Galdella pas- merina” è una favola illustrata che lipoli, l’11 dicembre alle 19.30. sione che racconta di una tartaruga salvata in alPreziosa uscita natalizia è il “Dialogo ha spinto to mare, ma Kalimera oltre al nome sulla legalità e la cittadinanza” (Manmolti intel- della protagonista, è anche una parola ni) di Luigi Ciotti e Nichi Vendola, tel e t t u a l i , grika, lingua che come le tartarughe, ristimoni di legalità e di lotta alla mafia. poeti e nar- schia l’estinzione; “Pietro e la balena” Nel “Dialogo” essi confrontano le riratori a scri- è una favola etologica, ma soprattutto spettive esperienze di lotta alla criminalità organizzata, indicando nella cit- vere di sport, nella consapevolezza una favola del Sud. Narra l’incontro fra tadinanza consapevole e nella legalità che, fa notare Folco Portinari in intro- il pescatore Pietro e una grossa bale-
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LIBRI
LE ULTIME NOVITÀ z na, e l’amicizia tra due esseri appartenenti a mondi impossibili da conciliare, le chiacchiere infatti si fanno strada tra la gente e il racconto di Pietro diventa una gigantesca fandonia. Respiro internazionale per la casa editrice Besa, con “Cafè Royal” della cilena Alejandra Costamagna, e con “Il drago d’avorio” di Kongoli Fatos. Il primo romanzo è la storia di Adriàn Romero che, scontati quattro anni di prigione per un presunto omicidio, lascia la capitale per andare a vivere a Retiro, dove è vissuto suo padre e che è oggi in piena decadenza. A Retiro il protagonista muta visione del mondo, divenendo freddo, egoista e distaccato, incalzato dal ricordo di Augustina e dagli incontri con i frequentatori del bar che gestisce. Caratterizzano questo romanzo i temi dell’esclusione, dello sradicamento, del rifiuto sociale, della perdita e della rottura degli affetti. Un momento di riflessione, sotto le luci natalizie. “Il drago d’avorio” narra in forma autobiografica le esperienze dell’autore nella Cina comunista di Mao Zedong. Partito dall’Albania per un viaggio culturale a Pechino, il giovane studente Genc Skampa resta segnato dall’amore per l’enigmatica Sui Lin, contrastato dal regime poliziesco, tipico della società del tempo. Il narratore rivive quella storia adolescenziale trent’anni dopo, quando è giornalista di regime di mezza età, alcolizzato, deluso dalla vita, con un matrimonio fallito alle spalle e l’urgenza di riaprire il dialogo con i fi-
gli. Temi e toni esistenzialistici, conditi da atmosfere noir, dominano il romanzo. Infine, perfette per Natale, appaiono le “Fiabe greche” a cura di Daniele Giancane, sempre per Besa. Sono raccolte storie di povera gente, che custodisce i valori universali del mondo contadino, che sa vedere negli eventi un profondo significato e che è soprattutto convinta che esista una sorta di equilibrio della giustizia, per il quale i torti vengono riparati e il bene riesce a trionfare. Insomma, c’è un libro per tutti. Non resta che augurare buona lettura.
TI REGALA E A L NE. A REG RMAZIO O F IN I OD UN ANN O. AL TACC I T A N O ABB NSILE DEL ME I R E M 12 NU LI TO A SO N E L A S DEL O 005). 15 EUR ne del 2 lla fi da fino a li a v a rt (offe
STALE C.C. PO U S O T EN A VERSAM 32 INTESTATO 1 0 E 5 5 N 4 AZIO Nº 5 OMUNIC NO. NERÒ C Z, 5 - CASARA IA P.ZZA D
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I GUSTI DEL TACCO Letture dal Tacco: O S T E PA Z Z O z
Inquietudini japige Appuntamento natalizio, a dicembre, con le “Letture dal Tacco”, fissate per il 23 del mese, ad un passo dal Natale. E cosa c’è di meglio, a due giorni dai rumorosi festeggiamenti, del ritagliarsi il tempo per una tranquilla serata in un ambiente intimo in cui parlare di cultura, nei modi, ormai tipici, di Tacco d’Italia e Oste Pazzo? E così, mentre fuori si avvicina il Natale delle luci e della frenesia, nelle sale del familiare locale del centro storico di Casarano, si respira il profumo dell’arte. L’incontro di dicembre è con la letteratura di “Inquietudini Japige” di Giuseppe Ruggero Negro, pediatra e ipnoterapeuta; ma il programma della serata non è tutto qui. Dopo la presentazione del libro a cura dello stesso autore,
si svolgerà infatti la proiezione del dvd interamente prodotto da Negro, “Luoghi ove è ambientato il romanzo Inquietudini Japige”. Il libro di Giuseppe Ruggero Negro (Congedo Editore, Galatina 2005) è arrivato tra i primi venti al Premio Campiello e il suo autore sta già lavorando alla seconda ristampa. L’intero volume è un’affermazione della natura salentina, fatta di valori semplici e tradizionali, ancorati alla terra e alle pulsioni vere dell’anima. Già il titolo del romanzo è una dichiarazione d’intenti: “Inquietudini Japige”, cioè il modo tutto salentino (“japigi” erano detti i salentini dagli antichi greci i quali consideravano gli abitanti della terra d’Otranto discendenti della stirpe di Dedalo per via del figlio di questi, Japigio appunto) di ricercare le proprie radici, di andare indietro con ansia di sapere, alla scoperta di spiegazioni sulla propria esistenza; atteggiamento, quello della ricerca delle origini, considerato da Negro assai importante per la costruzione consapevole del futuro. Il libro è un’affermazione dell’irrazionale sul controllabile, condizionata certamente dall’attività di medico e psicologo del suo autore, giunto, in modo un po’ pessimistico, alla convinzione che non sempre la scienza sa dare risposte.
Nel dvd, che verrà proiettato subito dopo la presentazione del romanzo, la voce narrante di Negro legge brani tratti dal suo romanzo, ambientato nel Salento, anzi nell’estremo tacco d’Italia, fino a Santa Maria di Leuca. Mentre le frasi si susseguono, scorrono sul video immagini dei luoghi in cui sono ambientate le storie che si intrecciano perfettamente alle parole. Colonna sonora del video è una selezione di musiche tratte da film celebri.
QUESTI GLI APPUNTAMENTI DI DICEMBRE:
QUESTI GLI APPUNTAMENTI DI DICEMBRE: Venerdì 2 – “I Black Grouve” – con degustazione gratuita dei vini delle Cantine Salentusole Martedì 7 – “Le Dee”, cover e pop eseguite dal trio formato dal Maestro Fernando Fattizzo Giovedì 15 – “I Nativo”, soul band formata da Renato Carrozzo (ex voce dei Dirotta su Cuba) Venerdì 16 – “I Solu Bossa” - con degustazione gratuita dei vini delle Cantine Salentusole Giovedì 22 – “RAY Blues Band”, grande serata con la musica blues Venerdì 23 – Letture dal Tacco: Inquietudini Japige Mercoledì 29 – “Jazz 4 You”, quartetto jazz in tourné nel Salento Oste Pazzo - centro antico di Casarano - Tel. 0833.513376 - Paolo 338.8647941
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IL CORSIVO
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di Adolfo Maffei
Chi vuol parlare
della Regione Salento?
La cultura, ancora una volta, fa l’apripista per rinnovare il dibattito sull’istituzionalizzazione dell’identità salentina. E pochi sanno che nel federalismo… Sorprende il silenzio di Eugenio Filograna. A meno che non mi sia sfuggito, l’ex senatore di Forza Italia non sta prendendo parte al rinnovato dibattito in corso sulla Regione Salento. Per la presunta cessione del Lecce Calcio si fece vivo ad horas, comunicando di voler subentrare ai Semeraro lo stesso giorno dell’annuncio. La sordina di Filograna è dovuta probabilmente al fatto che nessuno tra coloro che dibattono ha mai usato, esplicitamente come fece lui, questa dicitura precisa ed inequivocabile. La Regione Salento era invece un’opzione strategica, vero e proprio progetto politico le cui radici rimontano addirittura alla Costituente repubblicana. Ma ecco che, in tempi di riforme federaliste, l’argomento ritorna d’attualità. Ed a muoversi è la cultura, come succede quasi sempre, anzi: la cultura accademica. S’incomincia con Scienze Politiche a Brindisi, città sfigata quant’altre mai su questo versante decisivo per la crescita di una comunità, si prosegue con il polo universitario di Taranto su cui l’Ateneo barese ha messo il cappello. Una bella e finalmente coraggiosa presa di posizione pubblica di Marcello Strazzeri, preside di Scienze della Formazione sfonda il fronte dei timidi e dei tattici. Strazzeri non è uno qualunque. A parte la sua militanza politica nei Ds e i suoi trascorsi di consigliere regionale, oggi il sociologo leccese è secondo molti, tra i quali il sottoscritto, un autorevole candidato alla successione del rettore Oronzo Limone. Che cosa dice in sostanza? Che da tutti i punti di vista la si osservi, è innegabile che la nostra lunghissima regione sia suddivisa in due grandi aree geoculturali: quella nordpugliese che ruota attorno a Bari e quella jonicosalentica che ha il suo epicentro in Lecce. E’ giunto il tempo di bandire le ipocrisie, dice Strazzeri. Che siano Lecce e Bari a guidare, con una intelligente concertazione ed una razionalizzazione della domanda, soprattutto senza farsi la guerra, l’agenda della formazione universitaria dei due macroterritori. Che questo riaccenda tentazioni scissionistiche è arduo affermarlo. Se succede, succede involontariamente. Sia perché il mestiere della cultura non è questo, sia perché al dibattito stanno partecipando politici di grido, come i sindaci di Lecce,
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Brindisi e Taranto (Poli Bortone, Mennitti e Di Bello) con il progetto della Città Comune, che riecheggia il tentativo intrapreso nel 1999 dall’allora presidente della Provincia Lorenzo Ria, oggi parlamentare della Margherita, che coinvolse i colleghi delle altre due città jonicosalentine (Rana di Taranto e Frugis di Brindisi) ad un protocollo d’intesa su atti di comune interesse prioritario, che partiva, guarda caso, proprio dalla valorizzazione delle risorse umane dei rispettivi territori: cultura e formazione. L’idea abortì perché due presidenti di centrodestra non potevano, comprensibilmente a quei tempi, far vincere un progetto strategico così impegnativo presentato da un collega di centrosinistra. La riprova sta proprio nel tentativo dei sindaci, tutti di centrodestra. C’è, infine, un’altra ragione molto semplice, di cui pochi sembrano essersi accorti, che ripristina l’interesse sull’idea di una Regione Salento. Mi riferisco ad una piccola norma transitoria (cioè che si applica una sola volta e poi più), contenuta nel progetto di riforma costituzionale, in questi giorni all’esame del Senato dopo lo storico “sì” della Camera. Con la semplicità un po’ rozza ma efficace del linguaggio leghista, vi si dice che è possibile la formazione di nuove regioni se i cittadini residenti lo chiedono con un referendum. Non so a quale enclave del Carroccio a forte vocazione secessionistica pensasse il Legislatore che ha voluto questo codicillo, ma penso anche che la Romagna si dividerebbe dall’Emilia, per esempio; per quanto ci riguarda, se si vuole riscaldare un’altra volta gli animi sul progetto Regione Salento, lo strumento costituzionale è pronto e servito. Certo, il referendum confermativo che chiamerà tutti i cittadini ad esprimersi entro tre mesi dall’approvazione definitiva sembra dare poche, pochissime possibilità alla Riforma di sopravvivere alla prova di forza parlamentare voluta da Bossi. Ma gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra, dai oggi e dai domani la Regione Salento potrebbe tornare in auge. Quel che manca, come al solito, è il coraggio delle idee. Ecco perché Marcello Strazzeri merita una citazione.