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EDITORIALE

Il Tacco citato per danni. zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Dove eravamo rimasti? Nell’edizione di dicembre 2005 abbiamo pubblicato la prima puntata di un’inchiesta sul più importante editore salentino, Paolo Pagliaro. Nel frattempo, per conto di Pagliaro abbiamo ricevuto dallo studio dell’avvocato Fabio Valenti, due diffide e una citazione per danni di fronte al Tribunale civile (Sezione di Casarano) per 260mila euro. La risposta tecnico-giuridica la stanno preparando lo Studio Fusco di Brindisi e l’avvocato Stefania Negro di Casarano, e sarà adeguata. Sui dettagli contenuti nella richiesta di denaro giunta in redazione vi renderemo edotti nel prossimo numero, così come faremo, in futuro, con gli sviluppi della vicenda. Qui e ora ci preme sottolineare un paio di fatti. Alle due diffide a non pubblicare ulteriori approfondimenti sulle attività di uno dei personaggi pubblici più in vista del Salento “per non pregiudicarne ulteriormente la reputazione (…) – leggiamo già gravemente lesa dal contenuto” della prima puntata della nostra inchiesta, abbiamo ritenuto superfluo rispondere. Avremmo dovuto ricordare la libertà di stampa e d’opinione sancita dalla costituzione italiana, il diritto di cronaca ed altre cosette del genere che un imprenditore come Pagliaro dovrebbe aver ben presente, visto che il rapporto tra sé, come editore, e i giornalisti, si dovrebbe fondare proprio sul rispetto di questi assunti fondamentali. Ma tant’è. Dopo le due diffide a distanza di pochi giorni, e dopo l’uscita del Tacco d’Italia di gennaio, arriva la citazione, ma in sede civile, ché se avesse adito alla Procura, l’editore avrebbe dato l’opportunità al pubblico ministero di fare autonomamente indagini che, come sanno tutti, possono portare ben oltre le intenzioni dell’attore. Ovvero: se chi è oggetto di un’inchiesta giornalistica si ritiene “gravemente leso” nella sua onorabilità per la pubblicazione di notizie “false” e “diffamanti”, ricorre penalmente per dare al giudice la possibilità di appurare che tali notizie siano effettivamente inventate e sostanzialmente inesatte. Una volta ottenuta la condanna chiede il risarcimento civile. Non è anda-

E intanto Pagliaro corre ai ripari ta così nei nostri confronti, ove si è ritenuto di agire solo in sede civile. Non anticiperemo, ripeto, nulla della prossima puntata, ma ho l’obbligo professionale di fornire le “ultime notizie”, partendo da alcuni passaggi della nostra inchiesta che saranno adeguatamente approfonditi. 1. Era talmente falso che la testata giornalistica televisiva RTS era “virtuale” che risulta che l’editore è corso al Tribunale a registrarla. 2. Era talmente falso che i locali dove lavoravano i giornalisti di questa tv non rispondevano agli standard sulla sicurezza nei posti di lavoro, che RTS ha ritenuto opportuno trasclocare. 3. Era talmente falso quanto riferito circa l’irregolare inquadramento dei giornalisti operanti nella Cooperativa C.C.C. che è in atto un “inquadramento a ritmi forzati” di giornalisti e operatori di TeleRama secondo il contratto nazionale “Aeranti-Corallo”. Siamo orgogliosi di aver costretto Pagliaro a dare dignità professionale a questi giovani colleghi. Era talmente falso tutto questo (e altro ancora: di Cuore Amico non si parla neppure nelle carte bollate…) che Pagliaro ci ha chiesto mezzo miliardo “del vecchio conio” perché si sente “gravemente leso” (leggete a pag. 5 che cosa ne pensa Marco Travaglio delle citazioni in sede civile). D’altra parte nessuno dei punti della citazione, secondo qualcuno una specie di “grande lamentazione con richiesta di soldi”, viene sostanzialmente eccepito. Quindi “era tutto vero”, come Il tacco d’Italia Il mensile del basso Salento Anno II - n. 23 - Febbraio/Marzo 2006 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

ha sottolineato Maffei nel suo scorso editoriale. Per il Tacco d’Italia è una “bella vittoria”, come si è complimentato con noi il presidente dell’Ordine dei girnalisti di Lombardia, il professor Franco Abruzzo, uno dei più autorevoli esperti europei di diritto dell’Informazione, docente in due università italiane. Il Tacco è piccolo, ma punge. In meno di due anni di vita abbiamo denunciato altre gravi situazioni che si consumano all’ombra di silenzi distratti o complici, e, sia pure tra tante difficolà per i pochi mezzi a disposizione, non speravamo di poter dare un contributo così tangibile alla crescita della coscienza civile del Salento, piccolo o grande che sia, almeno di quella parte che non si arrende all’ingiustizia sistematica. Ma su un punto voglio ribadire a chiarissime lettere la mia oponione. Quello messo in atto contro di noi è il gravissimo tentativo di impedire l’esercizio legittimo del diritto-dovere a fare informazione da parte di questa persona (peraltro un editore!): la citazione per danni tende oggettivamente ad intimidire la libertà di stampa. Specie se è esercitata nei confronti di una piccola testata. Sono sicura che chi è per la legalità e per un’informazione non soggetta a bavagli, manipolazioni, mercanteggiamenti, sta dalla parte di questo piccolo Davide che non teme Golia. Anche, in cuor loro, i colleghi delle altre testate locali che in privato si sono espressi in un certo modo, pubblicamente invece… PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 347 4013649

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni

Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705

HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Antonio Lupo, Laura Leuzzi, Antonella Coppola, Adolfo Maffei, Sergio De Cataldis, Margherita Tomacelli, Marco Sarcinella, Francesco Ria, Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Mirko Vitali

IMPAGINAZIONE GRAFICA E STAMPA CARRA EDITRICE Zona Industriale - Casarano (Le)

COPERTINA: Foto di: Roberto Rocca e Laura Leuzzi FOTO: dove non segnalato, archivio de “Il Tacco d’Italia” REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info

ABBONAMENTI: 15,00 e per 12 numeri c/c n. postale 54550132 intestato a Nerò Comunicazione Piazza Diaz, 5 - 73042 Casarano www.iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 31 MARZO 2006

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LETTERE AL DIRETTORE

L ’ I N T E RV E N T O z

Marco Travaglio: “Pagliaro chiede al Tacco 260mila euro in sede civile? Intimidazione. Può nascere persino il sospetto che non voglia l’accertamento della verità da parte di un magistrato”

Marco Travaglio legge l’inchiesta pubblicata sul Tacco n. 21: “Pagliaro: l’impero virtuale”. Travaglio collabora con la Repubblica e tiene la rubrica “Bananas” sull’Unità. Autore di numerosi libri-inchiesta.

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“Io credo che il caso Pagliaro dimostri come “piccoli Berlusconi crescono”: sia per la disinvoltura con cui si fanno le cose, sia per la intimidazione che si rivolge ai giornalisti che quelle cose scoprono. Se si vuole avere ragione ritenendosi vittime di un torto, si va in Tribunale, si fa una denuncia alla Procura della Repubblica, si fa querela con ampia facoltà di prova, si innesca l’indagine di un magistrato e della polizia giudiziaria. E naturalmente bisogna essere sicuri di avere ragione perché Mani Pulite cominciò proprio da una denuncia di Mario Chiesa contro un giornalista, per diffamazione. Dopodiché il giornalista fu assolto mentre il magistrato, che era Di Pietro, cominciò a mettere le mani sul Pio Albergo Trivulzio. E’ la dimostrazione di quello che succede se si ha torto e ci si rivolge ad un magistrato per avere ragione. Se si fanno cause civili, chiedendo i danni e quindi sottraendosi alle indagini dei magistrati e della polizia giudiziaria, non si punta ad ottenere la verità, si punta ad ottenere dei soldi e quindi, per un giornale, una richiesta di danni di questa entità, rappresenta di per se stessa una pesante intimidazione che pochi sono in grado di sopportare. Io sono abituato al fatto che quando uno ha ragione, o pensa di avere ragione, va sul Penale e non sul Civile. Non ho mai fatto cause a nessuno: se la facessi pensando di avere ragione, farei il Penale e non il Civile. Se uno fa il Civile può nascere persino il sospetto che non voglia l’accertamento della verità da parte di un magistrato”. Testimonianza raccolta da Francesco Ria

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Il sit-in del 21 gennaio scorso contro la nuova Statale 275

Ecomostri. I tre lotti dell’albergo Orex. Una colata di cemento (addirittura da due piani) nel cuore del Parco regionale di Ugento.

Ph. Roberto Rocca

Ph. Roberto Rocca

Barriere. Per proteggere da quale mostro? I cigni o l’albergo?

275: la cattiva strada Progettata tre volte

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di Laura Leuzzi

DAL 1987 AD OGGI: L’ITER INFINITO DELLA MAGLIE-LEUCA TRA DUBBI E RISPOSTE MANCATE


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« La nuova statale 275 sarà così:

messa a norma fino a Montesano e realizzazione ex novo di quattro corsie da Montesano a Leuca. L’Anas è d’accordo; gli altri enti non proprio

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na cattiva strada. Lo diciamo subito, citando Fabrizio De Andrè, qual è l’idea che ci siamo fatta alla fine dell’inchiesta sulla statale 275, che collega Maglie a Leuca. Un’inchiesta che abbiamo iniziato l’estate scorsa, con un reportage curato da Antonio Lupo sugli insediamenti archeologici minacciati dalla realizzazione del nuovo progetto. Da allora, ricercando direttamente le fonti documentali, abbiamo cercato di capire che cosa sia successo da vent’anni a questa parte. Come potete immaginare è stato tutt’altro che facile. Esattamente 20 anni fa, infatti, si cominciò a pensare e a progettare la cattiva strada, un’arteria oggi da rimodernare, cattiva perché troppo spesso scenario di incidenti e collegamento inadeguato, oramai, tra ben 15 Comuni del tacco d’Italia. Ma cattiva ci sembra anche la nuova 275, quella che da anni è in fase di progettazione e che dovrebbe risolvere i problemi dell’infrastruttura. Cattiva perché forse non necessaria, nelle sue dimensioni (e, di conseguenza, nei suoi costi), alle esigenze specifiche di quel tratto di territorio salentino e perché, soprattutto nell’ultima parte, ha un impatto devastante per l’ambiente. Cattiva, infine, perché sono confuse le informazioni che abbiamo raccolto sullo stato di avanzamento della progettazione, sull’importo complessivo e perfino su quale sia l’iter regolare per progetti di questo tipo: ce ne siamo accorti quando ci siamo rivolti agli enti di competenza, che in molti casi ci hanno fornito risposte incerte e generiche, scrollandosi di dosso la responsabilità sulla materia. Addirittura l’Anas – Lecce e il responsabile del progetto, Angelo Sticchi Damiani (non autorizzato dall’Anas a “rilasciare dichiarazioni di qualunque tipo”) si sono trincerati dietro un inspiegabile nocomment anche laddove non erano commenti che chiedevamo ma informazioni oggettive. Sta di fatto che il progetto di ammodernamento della cattiva strada giace da vent’anni (la prima volta che se ne parla è il 1987) sulle scrivanie degli enti di riferimento, vale a dire Comuni, Regione, Anas, Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Anzi non giace, per la verità, ma vaga avanti e indietro alla ricerca di approvazioni, poi prescrizioni, poi modifiche in seguito alle prescrizioni. Inoltre, in venti anni non è stato proposto solo un progetto, per la cattiva strada, ma soluzioni diverse, alcune accettate, altre no. Ma alla fine della storia (che poi la fine non è) la nuova strada, che do-

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Un cigno morto nel bacino di Ugento alimenta una psicosi che assume dimensioni incontrollabili. La produzione di pollo su scala nazionale entra in crisi e migliaia di famiglie si ritrovano senza lavoro. E’ la conseguenza di un’informazione distorta ed eccessiva. Impossibile non esserne bersaglio (leggete Murrone e Russo a pag. 44). La gente ha paura. Ma non sa che l’aviaria non è contagiabile da animale a uomo; che il pollo cotto in nessun modo è nocivo; che in tutto il mondo solo 120 persone hanno contratto il virus e, di queste, solo la metà è morta. Il contagio, in tutti i casi (tranne due, rimasti incerti) è avvenuto da animali a uomo attraverso sangue o feci e in popolazioni con standard igienici molto diversi dai nostri. Meno scalpore fa l’albergo da 800 posti letto, che presto, a giudicare dalla celerità con cui procedono i lavori, si affaccerà, guarda caso, nello stesso bacino, quello di Ugento, che, guarda caso, è anche un’oasi naturalistica, recentemente inserita tra i parchi naturali regionali, e cioè caratterizzata da un delicatissimo equilibrio ambientale che qualunque azione di tipo invasivo, come la presenza di 800 turisti, potrebbe seriamente danneggiare. Meno scalpore fanno, infine, i 201 milioni di euro per adeguare a norma 40 km scarsi di strada statale, le sei corsie per raggiungere Leuca da Montesano e la serie impressionante di opere d’arte quali cavalcavia, complanari, rampe e il viadotto di cui la strada sarà fornita. E, ancora una volta, passa inosservato il devastante impatto che una infrastruttura di queste dimensioni potrebbe avere sui numerosi siti di rilevanza ambientale presenti lungo il percorso. Allora, che cos’è più dannoso per i salentini, un cigno morto in un bacino o colate immense di cemento in aree da proteggere? Una cosa è certa: ad albergo fatto e a strada finita, i cigni troveranno posti migliori dove svernare. E il pericolo aviaria sarà definitivamente scongiurato.

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vrebbe essere quella buona, non è ancora stata realizzata. E la Regione, cui spetta l’intero finanziamento dell’infrastruttura, non dispone di tutti i soldi necessari e vorrebbe, quindi, realizzare uno stralcio al progetto per appaltare, intanto, solo la prima parte dei lavori. O meglio: la Regione disponeva di tutti i soldi necessari, ovvero 165 milioni per l’intera strada fino a Leuca ma, di modifica in modifica, i costi del progetto sono lievitati e i soldi non bastano più. Intanto i 15 Comuni e l’intero Salento aspettano.

Lo stato dei fatti Il progetto della nuova statale 275 è oggi giunto alla sua forma definitiva, già approvata dall’Anas, che si occupa della progettazione, lo scorso 16 giugno 2005. Il progetto preliminare aveva ottenuto (20 dicembre 2004, delibera 92) l’approvazione del Cipe, l’ultimo organo a doversi pronunciare sulla validità del progetto. Il Cipe allegava una serie di modifiche (dette prescrizioni) da apportare obbligatoriamente al progetto definitivo e raccomandazioni di vario tipo (per il dettaglio delle modifiche da apportare cfr paragrafo “Le modifiche imposte dal Cipe”). Il progetto definitivo è quindi stato inviato dall’Anas a tutte le amministrazioni interessate, agli enti competenti a rilasciare permessi e ai gestori di opere interferenti, che hanno 90 giorni di tempo dalla ricezione per presentare eventuali proposte di adeguamento al progetto, purché non lo modifichino nei tratti essenziali. Le proposte verranno acquisite dal Ministero in sede di conferenza dei servizi (si tratta di una riunione ufficiale cui partecipano tutti i soggetti interessati dalla costruzione della strada), e da questo valutate e proposte al Cipe, che a quel punto potrà approvare, con eventuali modifiche, il progetto definitivo. Oggi, dunque, perché il progetto prosegua il suo iter, è necessario che il Ministero convochi la conferenza dei servizi. Intanto i Comuni si stanno riunendo in Provincia, in pre-conferenze coordinate da Gianni Scognamillo, assessore provinciale alle Strade, per discutere anticipatamente eventuali proposte e cercare una posizione unanime, che faciliti il corso della conferenza stessa. La pre-conferenza. Il primo di questi incontri si è tenuto lo scorso 10 febbraio. Noi eravamo lì, ma non ci hanno permesso di assistere. Abbiamo aspettato però, pazientemente, fuori dalla porta chiusa, che l’incontro si svolgesse, nella speranza (ma l’assessore Scognamillo ce l’aveva garantito) che al termine della riunione, qualcuno ci raccontasse come era andata. Speranze vane, perché al termine della seduta, dopo circa due ore e mezza di attesa, Scognamillo non ha voluto svelarci i “segreti” discussi e lo stesso progettista, Angelo Sticchi Damiani, al quale avremmo voluto rivolgere delle domande, ha rifiutato di risponderci perché diffidato dall’Anas, ci ha detto, a fornire qualunque tipo di informazione sul progetto. Quello che possiamo raccontare, noi, sull’incontro, sono gli accesi toni di discussione che abbiamo sentito, quelli sì, dall’altro lato della porta chiusa.

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// Le domande che abbiamo rivolto a Sticchi Damiani Queste domande sono state inviate successivamente via fax, ma la risposta è stata la stessa: “non siamo autorizzati a rilasciare risposte”. 1. E’ vero che dal 1987 ad oggi ha realizzato tre progetti diversi della statale 275 in base a tre incarichi diversi (la prima volta su incarico del Dipartimento per il Mezzogiorno e le altre due del Sisri)? 2. Quanto sono costati i tre progetti? 3. Ogni volta è partito da zero o i progetti hanno dei punti in comune? 4. Perché si è passati da un costo iniziale di 165 milioni a 201? 5. Se i costi lievitano in seguito alle modifiche da apportare al progetto per rendere l’opera più ecocompatibile, non sarebbe sufficiente concepire un progetto già ecocompatibile per non far lievitare i costi?

Il progetto Il progetto di ammodernamento ed adeguamento della 275 è stato realizzato dalla società Pro. Sal. di Lecce su incarico del Sisri in seguito a convenzione con l’Anas. Il coordinatore e responsabile del progetto è Angelo Sticchi Damiani, che riveste anche il ruolo di coordinatore della sicurezza; geologo è Giuseppe Spilotro; le integrazioni di prestazioni specialistiche per le opere d’arte maggiori sono di Francesco Sylos Labini. Tale progetto prevede una strada a scorrimento veloce a quattro corsie (due per senso di marcia) della sezione di 22 metri (la sezione B, propria delle strade extraurbane principali, come è stata classificata la 275 dal decreto ministeriale del 5 novembre 2001), che parte dalla circonvallazione di Maglie ed arriva nei pressi di Leuca, dove si raccorda con la statale 274 (Gallipoli-Leuca) all’altezza di Salignano. Il tracciato si sviluppa per circa 40 km interessando i Comuni di Melpignano, Maglie, Muro Leccese, Scorrano, Botrugno, San Cassiano, Nociglia, Surano, Montesano Salentino, Andrano, Tricase, Alessano, Tiggiano, Gagliano del Capo e Castrignano del Capo. Il progetto divide idealmente il tracciato in tre tronchi: il primo tronco, interessato dalla messa a norma alla sezione “B” della tangenziale est di Maglie (i primi 10 km di strada); il secondo tronco, dall’allargamento alla stessa sezione del tratto Scorrano-Montesano (circa 9 km); il terzo tronco, dalla realizzazione in nuova sede del tracciato Montesano-Leuca (circa 18 km). Cioè: fino a Montesano, è previsto un allagamento dell’infrastruttura esistente; da Montesano a Leuca, invece, la realizzazione di una nuova strada, praticamente parallela a quella attuale. In questa nuova strada sono previsti numerosi sottopassi o sovrappassi, ogni qualvolta questa

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interseca la ferrovia Sud Est, e poi complanari, gallerie artificiali, rotatorie, rampe di accesso o di uscita ed un viadotto a tre campate, all’altezza di Alessano-Tiggiano, che permetta di oltrepassare un’area di cave di pietra. Ma non è tutto, perché il nuovo tracciato lambisce in più punti zone di alto interesse ambientale che verrebbero danneggiate dalla presenza di un’infrastruttura di tale portata. Si tratta della zona pSic “Bosco Macchia di ponente” (Tricase), l’area naturale protetta regionale “Litoranea Otranto-Leuca” (agro di Gagliano) e l’insediamento rupestre di Macurano (Alessano). Il tracciato previsto termina con una rotatoria del diametro di 40 metri e che consente di smistare il traffico, verso la SS 274 (Leuca-Gallipoli), verso Leuca e verso la vecchia 275. Anche per la rotatoria è previsto un sovrappasso che le consenta di scavalcare la strada che attualmente consente l’accesso all’area interna. //Le proteste. E’ contro il terzo tronco del progetto, cioè contro la realizzazione del tracciato ex novo che si sono scagliate le obiezioni più violente, che mettono in dubbio la necessità di ulteriori quattro corsie rispetto alle due esistenti, anzi considerano la realizzazione ex novo dell’infrastruttura uno scempio sull’ambiente. A riunire le voci contrarie a questa parte di tracciato, il Forum Ambiente (coordinatore Alessandro Pellegrino), dove convergono diverse forze politiche di centrosinistra e associazioni ambientaliste e culturali, che si impegnano a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni

// Progetti per 20 anni 1987: il progetto strategico Sud-Salento, finanziato dal Dipartimento del Mezzogiorno, solleva l’importanza della Maglie-Leuca per la viabilità salentina, inserendola tra le opere prioritarie. Il progetto preliminare viene redatto da Angelo Sticchi Damiani ma non viene approvato dagli enti interessati; 1994: il Sisri (Consorzio Sviluppo Industriale Servizi Reali alle Imprese), procede alla progettazione di massima del tracciato della 275, conferendo l’incarico allo stesso Sticchi Damiani e alla società Pro. Sal di Lecce, che adottano una sezione di 18,70 metri; 1995: il Sisri approva progetto di Sticchi Damiani; 1998: i Comuni approvano il progetto in variante allo strumento urbanistico, ma questo non prosegue il suo iter; 9 dicembre 1999: la 275 viene inserita nella rete autostradale e stradale di interesse nazionale (DL 461, governo D’Alema); 2000: l’Anas, diventato l’ente di competenza della 275, elabora un progetto di allargamento della sezione fino a 10,50 metri, che viene rifiutato dai Comuni;

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coinvolte, anche attraverso manifestazioni di protesta. L’ultima di queste, un sit-in, si è svolta lo scorso 21 gennaio nell’area Gulliver di Surano. Dei sindaci interessati erano presenti solo Luigi Nicolardi di Alessano e Antonio Coppola di Tricase, i quali si oppongono con decisione al progetto, che coinvolge aree molto delicate dei loro territori. //I costi. La convenzione Anas-Puglia (21 novembre 2003), che stabiliva che il finanziamento del progetto dovesse essere interamente a carico della Regione (fondi Cipe), fissava il costo dell’opera a 165 milioni di euro; la delibera (20 dicembre 2004) di approvazione del preliminare da parte del Cipe ribadiva a 165 milioni di euro il limite di spesa; e una nuova convenzione Anas-Puglia, dell’ottobre 2005, inserendo la 275 tra i progetti definitivi ultimati, confermava, ancora una volta, che il costo complessivo dell’opera fosse di 165 milioni di euro. Ma in una lettera inviata, il 17 gennaio 2006, a Pietro Lunardi, ministro delle Infrastrutture, e a Vincenzo Pozzi, presidente dell’Anas, Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, chiede di procedere all’individuazione di uno stralcio del progetto, da appaltare in tempi rapidissimi, data l’insufficienza del finanziamento già disposto, cioè 165 milioni di euro, rispetto al costo complessivo dell’opera stimato dall’Anas in 201 milioni di euro. Abbiamo chiesto all’Anas come spiega l’aumento dell’importo del progetto da 165 a 201 milioni di euro, ma attendiamo ancora risposta. Mentre dalla presidenza della Regione non lo sanno e ci rimandano all’Anas.

2001: l’Anas redige uno studio di fattibilità del progetto. L’analisi, basata sullo studio del traffico realizzato da Pasquale Colonna, evidenzia la necessità di una sezione a quattro corsie; 5 novembre 2001: il Ministero dei Trasporti adotta per la Maglie-Leuca la sezione di tipo B (22 metri) delle strade extraurbane principali; 21 dicembre 2001: il Cipe (delibera n.121) approva il Primo Programma delle opere strategiche da realizzare, dove è inserito il Corridoio Plurimodale Adriatico, di cui fa parte la Maglie-Leuca; 30 gennaio 2002: l’Anas Puglia sottoscrive una convenzione con il Sisri per la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva. Il Sisri affida la progettazione alla Pro. Sal; Angelo Sticchi Damiani ne è il coordinatore e responsabile; 19 luglio 2002: la Regione approva il Piano Regionale Trasporti che indica la 275 tra le priorità; 5 maggio 2003: l’Anas invia il preliminare agli enti interessati; 10 settembre 2003: la Sovrintendenza Archeologica della Puglia di Taranto dà pare-

re favorevole al tracciato; 10 ottobre 2003: Ministero dei Trasporti e Regione stilano una intesa generale quadro; 21 novembre 2003: una convenzione tra Anas e Regione precisa che l’infrastruttura sarà realizzata interamente dalla Regione per un importo di 165 milioni di euro; 19 gennaio 2004: la Regione dà parere favorevole al progetto, con prescrizioni di carattere ambientale, emesse dal Comitato regionale per la Via-Valutazione impatto ambientale (19 dicembre 2003); 20 dicembre 2004: il Cipe approva il preliminare (delibera 92), con modifiche e raccomandazioni proposte dal Ministero dei Trasporti, da sviluppare in sede di progettazione definitiva e di cantiere; 16 giugno 2005: l’Anas approva il progetto definitivo, cui è allegata una relazione di ottemperanza alle modifiche prescritte dalla delibera Cipe. Tutte le modifiche relative alla progettazione definitiva sono state recepite; Ottobre 2005: una convenzione Anas-Regione Puglia inserisce la 275 tra i progetti definitivi ultimati.

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// Le modifiche imposte dal Cipe

condizioni ambientali, tramite studi, simulazioni, mappature più precise; in alcuni casi, si chiede di stralciare intere Tutte le modifiche che il Cipe impone di apportare al pro- strade o di deviarne il corso, perché troppo vicine a zone di getto perché diventi definitivo, ribadiscono l’eccessività del elevato interesse ambientale (è il caso della complanare progetto rispetto alla morfologia del territorio interessato; prevista tra il km 20 e il km 23 che si chiede si spostare e si chiede di diminuire drasticamente la quantità di metri rendere adiacente al vecchio tracciato, e della complanare che ricade in agro di Gacubi di materiali da cogliano del Capo, che ricastruzione, facendone un uso oculato, si raccoIl costo previsto era di 165 milioni. de nell’area naturale protetta regionale “Litoramanda uno studio più apPoi lievitato a 201. Per questo i soldi nea Otranto-Leuca” e per profondito sui rumori e della Regione non bastano più la quale si chiede la sopsul paesaggio, un contipressione). nuo monitoraggio delle

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//Si faccia una “strada-parco” da Montesano a Leuca Non capisco perchè fino a Montesano si stabilisca l’allargamento e da Montesano in poi una nuova 275, per cui per arrivare a Leuca ci saranno sei corsie: le due esistenti e le quattro, nuove. L’esigenza di un miglioramento della viabilità esiste, ma si può realizzare in altri modi. Quante strade si metterebbero in sicurezza con 200 milioni di euro? Questo progetto non ha solo il problema del sovradimensionamento, ma della quantità enorme di svincoli e complanari; e poi il viadotto, che è il tratto più deturpante. Piuttosto: si migliori il tracciato esistente e, in corrispondenza Luigi Nicolardi, sindaco di Alessano dei piccoli centri, si realizzi una piccola circonvallazione. L’ammodernamento della 275 è l’occasione per dimostrare che l’infrastrutturazione del territorio può diventare anche occasione di tutela del paesaggio. Ma è necessario provvedere ad un’infrastruttura leggera, quale può essere una “strada parco” da Montesano in giù, così come definita dal piano territoriale di coordinamento provinciale di Lecce, che risolva il problema dell’attraversamento dei piccoli centri, tuteli l’ambiente e permetta di raggiunge in sicurezza i poli che collega, attraverso itinerari tematici. Si potrebbe, cioè, pensare una strada con sezione ridotta a due corsie, sostituire gli svincoli con rotatorie, affiancare alla strada due piste ciclabili, garantire l’attraversamento dei percorsi faunistici, ed eliminare il tratto terminale dal viadotto a Leuca. Il modello di sviluppo legato alla industrializzazione coatta delle zone rurali è fallito. Ora si punta sulla sostenibilità ambientale, su un turismo che in modo “lento” avvicini popoli e culture. Gli scenari del capo di Leuca saranno la principale occasione di sviluppo turistico del Salento. Non si possono distruggere per arrivare da Lecce a Leuca cinque minuti prima. Il turista non lo vuole. Si può risolvere la mobilità del tratto terminale del basso Salento guardando non solo alla velocità ma anche al rallentamento della velocità. Questa strada nata per unire i poli nel modo più veloce possibile è un a strada che divide, invece di unire, i territori, divide i partiti, divide le amministrazioni e le associazioni. E non raggiunge lo scopo di uno sviluppo equilibrato del territorio.

“La posizione della Provincia è quella della Regione: poiché sono disponibili solo 165 milioni di euro, mentre l’intera opera costa 201 milioni di euro, si definisca un lotto funzionale fino a Montesano, riservando ad un secondo momento la decisione sulla parte restante del tracciato, una volta chiariti i problemi di tipo ambientale lamentati da alcune amministrazioni locali”.

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Gianni Scognamillo, assessore provinciale alle Strade

“Queste infrastrutture sono importanti per lo sviluppo economico e turistico del territorio e per la sicurezza della circolazione. Non ritengo che ci possano essere giustificazioni ad ulteriori ritardi che danneggerebbero le comunità. Se queste concordano che per lo sviluppo del Salento le quattro corsie possano realizzarsi senza ferire Onofrio Introna, assessore regionale ai Lal’ambiente, allora ben vengano, ma vori Pubblici è una valutazione che spetta alle comunità locali”.

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“Per noi che viviamo nel basso Salento questo è un momento strategico per ripensare a come spostare le persone più che le merci. Nel tratto Montesano-Tricase le statistiche parlano di numerosi incidenti mortali; a sud di Montesano invece il traffico diminuisce noAntonio Musio consigliere provinciale con tevolmente. Percorrendo la 275 ci delega al Basso Salento si rende conto che dopo Tricase non ha più senso farne una nuova. E’ però necessaria la riqualificazione delle strade che abbiamo. Con quest’impostazione credo che si possa risparmiare almeno un terzo della somma, perché è proprio a sud di Tricase il lavoro maggiore previsto dal progetto. In consiglio comunale, a Tricase, abbiamo proposto che tra Tiggiano, Corsano e la litonarea si possa continuare la circonvallazione di Tricase, che sarà conclusa tra pochi mesi ad opera della Provincia, per smistare il traffico fuori dai paesi. Ci sono comunque difficoltà nel reperire i fondi: non è vero che sono già stati stanziati. Non voglio immaginare che si debba realizzare la strada solo perché qualcuno l’ha progettata.

E’ stato proposto da più parti, di dare una decisa accelerata alle procedure di appalto del primo tratto, quello che va da Maglie a Montesano. Che idea si è fatta su quest’investimento? Come Assindustria, abbiamo sempre chiesto una divisione dell’opera in lotti. Se non ci sono problemi con il primo lotto, come mi Piero Montinari presidente Confindustriapare di capire, che intanto si par- Lecce ta con quello, poi si prendano tutti gli accorgimenti perché l’opera sia compatibile con l’ambiente. Rimane tuttavia ferma la necessità di realizzare l’intero collegamento, fino a Santa Maria di Leuca”. Concretamente che cosa comporta la divisione in lotti dell’opera? Bandire diversi appalti? “Sì. Secondo noi questo permette alle imprese locali di associarsi e partecipare ad un’opportunità di lavoro. Diversamente l’accorpamento dell’appalto di 200 milioni di euro vede pochissime aziende con requisiti per potervi partecipare”. Dal punto di vista procedurale è possibile? “Sì, ci sono tutti gli strumenti legislativi per poterlo fare”.

Borsellini vuoti per turisti frettolosi Con una spesa di 201 milioni di euro (ma come si è arrivati a tale cifra, l’abbiamo detto, non ci è chiaro) la statale 275 rappresenta la più costosa arteria stradale in programmazione sull’intera Puglia. Al secondo posto nella classifica dei progetti in fieri da parte di Anas e Regione troviamo la statale 96-variante Toritto-Modugno. Ma si tratta di “soli” 58 milioni. Il totale dei finanziamenti per le strade da realizzare a carico della Regione è pari a circa 347 milioni. Per la statale 275 è previsto inizialmente un costo di 165 milioni: tanto è il finanziamento predisposto dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), che li passa alla Regione, perché li spenda. Dunque, a quanto ci risulta, non c’è il rischio che si perdano, come succede ai finanziamenti europei. Se consideriamo i soldi subito spendibili, cioè i 165 milioni iniziali, parliamo di quasi la metà dell’intero “borsellino” che la Regione ha a disposizione per le strade. Né l’Anas né la Presidenza della Regione Puglia ci hanno dato spiegazioni di come e perché ai 165 iniziali se ne siamo aggiunti 36, per arrivare ad una cifra, che ricorre sulle co-

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municazioni ufficiali di Vendola, di 201 milioni. La Regione ancora non sa come potrà far fronte alla spesa imprevista. E’ chiaro a tutti come la 275 rappresenti una concreta spinta propulsiva per il settore dell’edilizia, più che per il manifatturiero o il turismo, per incentivare i quali sarebbe stata pensata. Come riferisce il presidente di Confindustria-Lecce, Piero Montanari, nessuna delle aziende salentine sarebbe in grado, da sola o associandosi, di partecipare all’appalto dell’intero progetto. Per questo gli imprenditori, Confindustria-Lecce, i parlamentari (in primis Antonio Rotundo e Lorenzo Ria), hanno chiesto all’Anas che si proceda per più appalti, più piccoli, segmentando il progetto, per mettere nelle condizioni le aziende di partecipare alla gara. La stessa richiesta è stata avanzata Nichi Vendola ma per un motivo diverso: non sa da dove prendere i 36 milioni in più. Un fatto è certo: l’imponente strada attraversa l’ultimo lembo dello Stivale, sovrastando insediamenti archeologici, testimonianze rurali, un paesaggio selvaggio, le ultime propaggini delle serre salentine di rara bellezza. Attraversa

anche una zona pSic (riconosciuta dalla Unione europea di importanza comunitaria per le specie di flora e fauna che sono state censite) e lambisce un’area regionale protetta, dunque zona sotto tutela ambientale. Gli interessi in gioco sono altissimi e la strada, di riffa o di raffa, si farà. Ma la domanda da farsi oggi non è se, come, quando avverrà, ma quale sviluppo si vuole per il Salento, quale progetto di crescita si ha in mente per l’intero territorio. La strada a quattro corsie che corre veloce da Lecce a Leuca rappresenta un’idea di sviluppo incentrata sull’industrializzazione diffusa dei piccoli centri, non a caso è stata concepita nel 1987, periodo di massima espansione del settore Tac. E’ però una visione superata anche dai fatti: il settore Tac è in declino e le grandi aziende calzaturiere della zona di Tricase hanno delocalizzato gran parte delle loro produzioni. Oggi al turismo si guarda con grandi aspettative. Ma il turista non è un pacco da consegnare il più velocemente possibile a destinazione. Il turista che sceglie il Salento si aspetta un paesaggio incontaminato e le ultime testimonianze di una vita fuori dal tempo, non un monumento alla velocità. M.L.M

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ATTUALITÀ z L ’ I N T E R V I S TA

Il grande Salento secondo gli industriali COMPIE OTTANT’ANNI L’ASSOCIAZIONE DEGLI INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI LECCE. A SEGNARE IL PASSO, IL PIÙ GIOVANE PRESIDENTE DELLA STORIA DELL’EX ASSINDUSTRIA zx

di Maria Luisa Mastrogiovanni

Piero Montinari è figlio d’arte. E’ un imprenditore e un presidente di seconda generazione. Suo padre Donato, recentemente scomparso, fu presidente di Assindustria per due mandati (dal 1981 al 1987). Oggi in Confindustra Lecce torna un Montinari e ritorna un edile alla presidenza, dopo quella di Salvatore De Riccardis, del settore metalmeccanico. Il cambio di nome, (da Assindustria a Confindustria-Lecce) è un adeguamento statutario fatto in tutto il sistema di Confindustria. E’ il più giovane presidente di Confindustria Lecce. Quale valore aggiunto porta all’interno dell’associazione e quale esempio nei confronti delle giovani generazioni? “L’età ha un significato relativo, anche perché non per tutti il tempo passa allo stesso modo. La categoria deve essere rappresentata da un imprenditore. Che poi sia anche giovane (al di sotto dei 40 anni) è una coincidenza. I giovani sono quelli più aperti al cambiamento, a sperimentare nuove strade, a innovare”. Esiste dunque una linea fortemente innovativa attorno alla quale ha coagulato consensi? “Penso che la cosa più importante sia stata la voglia di rappresentanza e gli obiettivi generali di sviluppo del territorio. Dobbiamo fare appello al massimo della capacità propositiva e progettuale per essere parte attiva nello sviluppo del territorio”. Facciamo un esempio concreto: nel progetto del “grande Salento” come si inserisce Confindustria-Lecce in quanto parte attiva? “Senza rivendicare primogeniture, la prima volta che si è parlato di “asse ionico-salentino” è stato nella Commissione marketing territoriale di Confindustria-Puglia. Si è avvertita l’esigenza di coordinare lo sviluppo del territorio su aree va-

«“grande La prima volta che si è parlato di Salento” è stato nella »

Commissione marketing territoriale di Confindustria-Puglia 14 il tacco d?Italia

Neoeletto. Piero Montinari, Presidente di Confindustria - Lecce (Foto W. Giancane)

ste. La globalizzazione porta inevitabilmente ad un confronto, oltre che fra imprese, anche tra territori. Per fare questo abbiamo bisogno di fare sistema e di fare economie di scala. Quello che succede tra le aziende, infatti, succede anche tra i territori e le istituzioni: bisogna vedere, tutti insieme, chi ha un’identità culturale comune. Le province di Lecce, Brindisi e Taranto ricalcano la vecchia Terra d’Otranto e, avendo una naturale affinità, devono vendere insieme i territori (se parliamo di turismo); le amministrazioni provinciali avvertono la necessità di programmare insieme le opere infrastrutturali come opere ultra-provinciali. Faccio un esempio: la NardòAvetrana inevitabilmente vede coinvolte due province. Il salto culturale è quello di uscire dalla logica dei campanili che tante pagine dolorose ha segnato nel frenare lo sviluppo del Salento. Pensiamo all’interporto: non siamo rimasti uniti e l’unico risultato è stato perdere un’opportunità di finanziamento. Per contro siamo riusciti a portare a Grottaglie l’investimento dell’Alenia, perché anche il territorio di Brindisi ha spinto in quella direzione, facendo in modo di avere tutte le carte in regola per poter rivendicare a sé quell’investimento. Diversamente il risultato sarebbe stato quello di perdere

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ATTUALITÀ L ’ I N T E R V I S TA z

un’opportunità. Se il territorio di Brindisi e Lecce verranno favoriti dalla presenza di un investimento del genere è perché attorno a quell’investimento si creerà un indotto tale da dare una spinta all’intero tessuto socio-economico. Se Brindisi dovrà essere l’aeroporto internazionale del grande Salento, Lecce con l’Università e i Centri d’eccellenza è pronta a dare risposte ad un territorio più ampio di quello provinciale”. In questo disegno quale ruolo potrebbe ricoprire l’aeroporto di Galatina, su cui più volte la politica ha spinto per Salvatore De Riccardis, l’ultimo presidente di Asfarne un aeroporto turistico per charter? Conferme. Vincenzo Benisi, rieletto vicepresidente sindustria prima del cambio del nome. “Dobbiamo uscire dalla logica delle infrastrutture conConfindustria-Lecce. (Foto W. Giancane) (Foto W. Giancane) dominiali, dove ogni territorio rivendica a sé un pezzettino di un’opera senza un grande disegno strategico dietro. La per le rappresentanze in Assindustria. Quando sarà il turno sfida del grande Salento include quella di fare di Brindisi dei servizi, per fare l’esempio di un settore emergente nelun grande aeroporto internazionale, per poi ragionare su l’economia salentina? “Non esistono preclusioni merceologiche o di categoria. come collegare tutti i territori delle tre province. Mi è piaciuta l’idea della Provincia di trasformare le ferrovie Sud- Non c’è alcun veto: sarebbe anche potuto accadere in queEst in una grande metropolitana leggera di superficie, con sta tornata. Il futuro nessuno lo può ipotecare”. Abbiamo assistito a 10 mesi di consultazioni perché poi si collegamenti ogni quarto d’ora e con collegamenti veloci con l’aeroporto. E’ un’idea di sviluppo turistico e del terri- confluisse sul nome di Montinari. E’ secondo lei un sistema macchinoso per eleggere un presidente di categoria o no? torio, ecocompatibile, che condivido”. “Il sistema ha una logiChe cosa cambia e che ca: quella di avere il mascosa rimane, con Piero, Di mio padre prendo i valori e la capacità simo di condivisione posdella presidenza di Donato Montinari? di leggere nel futuro. Non rappresento alcuna sibile. Per questo è stato identificato un meccani“Sono passati 20 anni, parte politica: solo gli imprenditori smo che prevede l’identiperché mio padre fu presificazione di tre saggi, che dente fino all’87. Questa è un’altra epoca. I suoi valori e la sua capacità di leggere il fu- in passato erano i tre past-president di Assindustria (quindi turo: in questi cerco ispirazione. Facendo nostro l’insegna- persone al di sopra di ogni parte), per preservare e tutelare mento di mio padre possiamo dire che non esiste il settore l’unità dell’associazione. E’ un sistema superato? E’ una riedile, tessile, metalmeccanico. Se si è imprenditori si deve flessione da fare”. Che cosa ne pensa dell’idea lanciata dal Tacco d’Italia essere capaci di far tutto perché tutte le aziende funzionano allo stesso modo. Mio padre ha sempre diversificato le attivi- che Confindustria Lecce proponga, anche a livello nazionatà, per cui è vero che seguo un’azienda edile, ma ne seguo le, l’elezione diretta del presidente? Né consultazioni, né saggi: un modo più trasparente e moderno. anche altre. Forse sono il meno edile tra gli edili”. “Andare in assemblea con il massimo della democrazia, Tuttavia la presidenza è andata ad un settore, quello edile, cui tradizionalmente in provincia di Lecce si è attinto con la massima apertura verso più candidati, esporrebbe l’associazione al rischio della frantumazione, irrecuperabile. Tuttavia si potrebbe ragionare su un’alternativa rispetto alle Il Grande Salento di Montinari visto da Sergio De Cataldis modalità elettive attuali. Si può ragionare sugli strumenti con cui arrivare all’obiettivo, che deve essere quello dell’unità”. Quanto entra la politica nell’elezione del presidente di Confindustria? E’ vero che ogni candidato rappresenta una parte politica? “No, assolutamente. Almeno, nell’esperienza che ho vissuto questo non è successo. Che la politica sia uno spettatore interessato, questo sì, ma che abbia giocato un ruolo attivo, che sia stato uno dei giocatori, questo no”. Quindi il presidente Piero Montanari non rappresenta una parte politica? “No, io ho una delega per rappresentare una categoria, che è quella degli imprenditori”.

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ATTUALITÀ z L ’ I N T E R V I S TA

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Gli imprenditori sono uno Da lettore, spettatore e Infrastrutture, sindacato, poteri attore dei poteri forti all’interno sociale, questo accaforti: il Salento visto dagli della provincia di Lecce? de nel Salento? “Bisogna intendersi che “Bisogna distinguere i fatimprenditori cosa si vuole indicare con ti dai commenti. L’importan“poteri forti”. Lo sforzo che te è che i fatti siano oggettidobbiamo fare è di trovare un equilibrio tra poteri, quello che vamente esposti. Poi se si vogliono raggiungere altri obiettivi, gli economisti chiamano il ‘capitale sociale’, cioè il sistema attraverso l’esposizione (o non esposizione) dei fatti, questa delle relazioni. Esistono tanti poteri: economico, politico, del- è una sfera che riguarda l’eticità dei comportamenti”. Le indicazioni che giungono dall’Unione europea sui la magistratura, del sindacato, della cultura. Tutti devono essere intrecciati e collaborare ad un’idea sociale e di sviluppo programmi 2007-2013 riaffermano l’importanza delle del territorio e di convivenza sociale, per cercare di dare ri- associazioni di imprese e pubbliche amministrazioni attorno a progetti comuni. Ma perché un piccolo-medio insposte alle esigenze della comunità”. Il potere forte degli imprenditori collabora o è in con- dustriale salentino si dovrebbe iscrivere a Confindustria? trapposizione con il potere forte del sindacato? “Siamo un sindacato degli imprenditori. Facciamo un’azio“Sono due mondi che collaborano e che sono sulla stessa barca. La condivisione è stata già raggiunta tanto che in Con- ne di tutela degli interessi di parte: siamo parte sociale al findustria – Puglia è stato firmato un patto per la competitivi- pari dei sindacati e in quanto tale siamo chiamati tutti insietà tra l’organizzazione degli imprenditori e i sindacati. C’è me a svolgere il nostro ruolo con un’assunzione di responsabilità. Faccio un esempio: se la riforma delle pensioni spetta una condivisione di vedute e di progetto”. Tra i poteri forti non ha inserito l’informazione. Non lo è? alla politica, la riduzione dell’orario di lavoro (la settimana “Sicuramente l’informazione ha un suo potere che deve da 35 ore) deve essere oggetto di concertazioni tra le parti. essere al servizio della crescita del territorio, di un’eticità dei Spesso invece si è fatto un unico calderone confondendo comportamenti, di un’esigenza dei cittadini di essere infor- ruoli e responsabilità”. mati, non orientati”.

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OTTANT’ANNI DI STORIA L’Associazione degli Industriali muove i primi passi nel dicembre del 1926. La sede sociale è in via Cipolla, angoPrimato. Giuseppe Peluso, lo piazza Sant’Oprimo presidente ronzo, al secondo Assindustria. Un edile piano di palazzo Della Noce, antica costruzione che sarà abbattuta qualche anno dopo, a seguito del ritrovamento dell’anfiteatro romano. Il primo presidente è un edile, Giuseppe Peluso. Gli succede Guido Franco, un gallipoli-

no industriale della pesca. Rimarrà l’unico esponente del settore nella storia dell’associazione a ricoprire la carica di presidente. Dopo lo sciogliemento dell’organizzazione sotto il periodo fascista, l’associazione degli industriali sarà ricostituita nel 1944, sotto la presidenza di Marco Sticchi, ancora un edile, a cui succederà un imprenditore dello stesso settore, Francesco Caracciolo. Dopo la sua morte e una vita spesa a rappresentare gli interessi della categoria, la staffetta passerà ancora ad un imprenditore edile, Donato Montinari, padre dell’attuale presidente, Piero. Donato Montinari, alla presenza del presidente nazionale di Confindustria, Vit-

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torio Merloni, inaugurerà nel 1981 l’attuale sede in via Fornari. Nel periodo d’oro del settore Tac, dal 1987 al 1997 due imprenditori del settore si daranno il cambio: Sergio D’Oria, industriale dell’abbigliamento precederà Mario Sansonetti, un calzaturiero. Nel 1997 sulla poltrona della massima carica di Assindustria siederà nuovamente un imprenditore edile, Fulvio Babbo. Poi Salvatore De Riccardis, industriale metalmeccanico, ultimo presidente di Assindustria. Primo presidente di Confindustria-Lecce e più giovane della storia dell’associazione leccese, è Piero Montinari, classe ‘67: come ama definirsi lui, “il meno edile tra gli edili”.

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QUESTIONE DI LOOK LA CITTÀ INVISIBILE z

Chi va a Roma perde la poltrona. E così, forza a chi tocca! Alla notizia che Adriana Poli (forse che sì, forse che no) si sarebbe candidata alle politiche, nel centro sinistra c’è stato un parapiglia. Come se una vecchia volpe, anzi, lupa… si fosse introdotta in un quieto pollaio. C’è chi ha preso la rincorsa, Antonio Rotundo e Fabio Valenti, chi è rimasto in attesa. Tutti, però sono rimasti a bocca asciutta

FOTOPROTESTA “La Turchia entra in Europa e Felline quando entrerà in Alliste?”. Se lo chiede Giovanni Scanderebech, pittore e architetto di Felline, frazione di Alliste, che da anni si batte per la unificazione dei due territori sotto lo stesso nome e le stesse insegne. “In questo pezzo di terra individuato nelle cartine come territorio del Comune di Alliste – dice Scanderebech riferendosi a Felline – si continua ad ignorare la valorizzazione del territorio. Un passo in avanti si può compiere con la giusta denominazione del Comune in ‘Alliste Felline’, e relativa modifica del gonfalone. E’ ora di finirla con le divisioni campanilistiche tra cittadini che vivono sotto lo stesso tetto. Non è il momento di dare vita nuova a questo territorio e progettare un nuovo Comune con nuove realtà culturali? E’ possibile ve-

dere uniti davvero Alliste e Felline, al di là del periodo elettorale? ‘Alliste Felline’ è il futuro. E’ ora di smetterla con le barriere che ci separano”. Felline: voglia di indipendenza

zx

di Enzo Schiavano

Centro storico: mostri e mostruosità Casarano. Fino a pochi giorni fa, e per alcune settimane, un’auto-gru con un braccio lunghissimo, un carrello automatico alto quanto un palazzo a tre piani e due autocarri hanno massacrato e sporcato il basolato e i marciapiedi appena restaurati di piazza Malta e dell’adiacente piazza Diaz. I cittadini, incuriositi dall’attività di uomini e mezzi, sono rimasti soprattutto sconvolti dall’impatto che quei mostri d’acciaio davano rispetto al contorno architettonico. Come può un’amministrazione comunale seria permettere che nella piazza centrale della città venga calpestato e sporcato il basolato da grandi mezzi meccanici come quelli utilizzati da un’impresa edile per restaurare un palazzo in piazza Malta, sede dell’Inail e dei Democratici di Sinistra? Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma come avrebbe potuto fare diversamente, l’impresa, per effettuare i lavori su un palazzo del centro storico”? Anch’io me lo sono chiesto, ma poi ho fatto anche un’altra osservazione. In Italia ci sono migliaia di centri storici, anche più angusti e preziosi del nostro, ma nessun sindaco, assessore o dirigente comunale si sognerebbe di dare il permesso ad un mezzo pesante, anche solo ad un piccolo autocarro, di entrare in quei

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splendidi luoghi con il rischio di fracassare la pavimentazione e l’arredo urbano. Vi immaginate un’auto-gru con un braccio di 20 metri in piazza San Marco a Venezia? O in piazza della Signoria a Firenze? Anche lì si restaurano i palazzi, ma non usano certo questi mezzi, anche perché ci sono specifiche norme che ne vietano l’uso. Qui, invece, se sporcano o rompono i basoli sembra tutto normale. E poi abbiamo la faccia tosta di mettere il divieto di sosta in tutta la piazza per non rovinare la pavimentazione con le auto! Questo episodio, dopo il caso dei lavori di ristrutturazione, è sintomo dello scarso rispetto che gli uomini di questa amministrazione comunale hanno dimostrato nei confronti dei luoghi storici e architettonici. Perseguendo, tra l’altro, un atteggiamento contraddittorio: da un lato si affannano a produrre provvedimenti per migliorare e rendere vivibile il centro storico; dall’altro permettono che venga maltrattato.

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SPECIALE ELEZIONI LISTE SU LISTE z

Comuni:

conto alla rovescia zx

di Mirko Vitali

Collepasso

A ormai due mesi dall’appuntamento elettorale per il rinnovo di 24 amministrazioni comunali della nostra Provincia, noi del Tacco siamo andati a vedere cosa accade nelle principali città interessate, e come si preparano le rispettive coalizioni all’appuntamento elettorale, che sarà preceduto e influirà sicuramente non poco, dalle elezioni politiche del 9 aprile. Abbiamo cosi scoperto, che nella maggior parte dei casi regna ancora totale indecisione, sui candidati sindaci, ed entrambe le coalizioni fanno i conti con malumori, dissapori e veti, da parte dei partiti che compongono le rispettive coalizioni. In tutto questo emerge che il centrosinistra si affida, come estrema soluzione, per la maggior parte dei casi, alle elezioni primarie. Mentre il centrodestra alle segreterie provinciali, per risolvere il “toto candidature”. In questo quadro, allora, nulla ancora è dato per certo e bisognerà aspettare l’ultimo giorno per conoscere i candidati sindaci, certi che, come sempre accade in politica, nulla si può dare per scontato. Vediamo cosa sta accadendo mentre stiamo per andare in stampa. consigliere comunale uscente dei DS, Pantaleo Gianfreda, attuale coordinatore cittadino dell’Unione, e Alfredo Antonio Gianfreda, con un trascorso nel partito della Margherita. L’Unione così certamente correrà compatta e non lascerà nulla di intentato per portarsi, dopo quasi 8 anni di governo del centrodestra, alla guida della città.

Tricase A Collepasso, che tornerà anticipatamente alle urne, dopo che l’estate scorsa il gruppo di Forza Italia guidato in consiglio da Paolo Menozzi, sfiduciò il sindaco, le liste dovrebbero essere due. Centrosinistra e centrodestra, con la possibile aggiunta di una lista civica organizzata dall’ex sindaco Salvatore Perrone, che non potendo per legge essere ricandidato, se non dovesse ritrovare un accordo con la sua ex coalizione si prepara da tempo a comporre una sua lista guidata da un esponente della società civile, e composta, come lui stesso ci ha riferito, “da persone lontane dagli estremismi di sinistra e di destra”. Il centrodestra potrebbe schierare lo stesso Paolo Menozzi a primo cittadino, che vanterebbe dalla sua l’appoggio del partito azzurro. Ma in pole position vi sarebbe anche Ivan Mazzotta, esponente dell’Udc, anche lui un tempo in forza Italia, vicino al gruppo dell’ex azzurro Fabrizio Camilli. Dato l’accordo tra il gruppo di azzurro popolare (leader Aldo Aloisi), di cui l’ex sindaco Perrone è segretario provinciale, e l’Udc, proprio Mazzotta potrebbe essere il favorito a ricomporre le fratture della coalizione. Il quadro nel centrosinistra sembra più chiaro e il nodo sul candidato sindaco verrà sciolto il 5 marzo, data in cui i cittadini di Collepasso che si riconoscono nella coalizione potranno partecipare alle elezioni primarie. I candidati sono certamente: Vito Perrone,

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A Tricase, dopo cinque anni di amministrazione targata centrosinistra con alla guida Antonio Coppola, nulla sarà scontato proprio per la scelta del candidato sindaco. Infatti, come quasi sempre accade, non sarà automatica la ricandidatura di Coppola per il secondo mandato. La coalizione ha infatti deciso, di indire le elezioniUnprimarie per il 5 marzo. A momento del carnevale aradeino contendersi la candidatura, oltre all’uscente Coppola, vi sarà,

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SPECIALE ELEZIONI z LISTE SU LISTE

a dimostrazione delle fibrillazioni interne, un altro esponente della Margherita, Fernando Dell’Abate. Alla consultazione però non prenderanno parte Udeur, Italia dei Valori e Rifondazione. Questo fa intravedere possibili problemi per la coalizione, anche dopo la consultazione del 5 marzo. Antonio Musio, capogruppo in Provincia di Lecce ed esponente di spicco della Margherita salentina, ha confidato che comunque vada “ il 6 marzo, la coalizione si dovrà ritrovare tutta insieme, con grande serenità. Personalmente, ritengo – ha continuato Musio - che Fernando dell’Abate è persona autorevole e capace; in questi anni non ho condiviso tutte le scelte di

Coppola, credo che sia un’occasione per mettere in discussione quello che si è fatto e quello che si poteva fare. Credo che il nuovo sindaco di Tricase dovrà inserire nel suo programma temi che interessano la città, come i giovani ed il lavoro, avere capacità progettuale e visione politica. In questo il mio appoggio, alle primarie, ricade in maniera aperta su Fernando Dell’Abate”. Nel centrodestra le cose non sembrano andare meglio: al momento “tutto tace” e si attendono i risultati, non scontati, delle elezioni primarie. Anche qui però, la situazione non sembra essere chiara.

Taviano

del candidato. La coalizione sembra aver individuato almeno due possibili candidati. I DS, che in città vantano dei buoni risultati elettorali e sono rappresentati dal segretario Stefano Lupo, avrebbero individuato come candidato Sergio Leone, che però non avrebbe dalla sua tutto il partito. Mentre la Margherita punterebbe su l’ex sindaco Francesco Longo; qualora i malumori interni dei DS non dovessero trovare soluzione, anche la Margherita però potrebbe preferire come suo candidato il giovane consigliere uscente Francesco Pellegrino, che rappresenterebbe per la città un ricambio generazionale, in grado di portare entusiasmo e motivazione ad un centrosinistra che ha grosse ambizioni in città. I favoriti, sulla base di queste considerazioni, sarebbero proprio Sergio Leone e Francesco Pellegrino. In città comunque, conteranno molto per la coalizione le decisioni finali di Lorenzo Ria e Flavio Fasano, entrambi originari di Taviano, entrambi candidati per un posto in Parlamento e entrambi consiglieri provinciali. È facile supporre, che i due avranno diverse occasioni e incontri per discutere della guida da dare alla coalizione della città, che, guardando ai numeri delle ultime elezioni, sarebbe fortemente in vantaggio.

A Taviano, il quadro politico sembra definito per la coalizione di centrodestra che schiererà il sindaco uscente Giuseppe Tanisi. Nel centrosinistra, invece, ancora regna incertezza sul nome

Melissano A Melissano, il centrosinistra, ha fatto quadrato e sembra convergere su di un unico candidato, Franco Fasano, noto dirigente scolastico. Questi avrebbe sicuramente intorno a sé quasi tutti i partiti della coalizione, ma ancora la riserva non è stata sciolta dallo stesso Fasano, che si sta confrontando con i partiti che troverebbero l’accordo per il candidato sindaco, ma poi porrebbero veti nella composizione della lista.

Quasi certa anche una lista civica guidata da Roberto Falconieri, noto esponente politico locale e sindaco storico della città. Anche il sindaco sfiduciato, la scorsa estate, proprio dai DS, Sergio Macrì, starebbe predisponendo con alcuni esponenti di Rifondazione Comunista, una sua lista civica. Nel centrodestra, al momento, nulla trapela sui possibili candidati, ma è certo che la coalizione correrà compatta e tenterà di portarsi, dopo tanti anni di governo di centrosinistra, la guida della città.

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SPECIALE ELEZIONI LISTE SU LISTE

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Una petizione per la famiglia UNA PETIZIONE POPOLARE DICE NO ALL’ABROGAZIONE DELLA LEGGE PER LA FAMIGLIA

Gallipoli Anche a Gallipoli, la situazione dovrebbe essere scontata per il centrodestra, guidato dal sindaco Giuseppe Venneri, il candidato naturale alla guida della città, dopo i suoi cinque anni di governo. La sua posizione, è, comunque, al vaglio dei partiti della coalizione che, nel corso dei suoi cinque anni alla guida della città, non hanno risparmiato critiche al primo cittadino. Ad oggi, comunque Venneri è l’unico candidato della coalizione. Molto, nel centrodestra, influirà la posizione del consigliere regionale Vincenzo Barba, che in passato non ha mai nascosto il suo desiderio di essere alla guida della città. Nel centrosinistra, si aspetta l’ufficializzazione della lista delle politiche, che sicuramente vedrà impegnato Flavio Fasano, capogruppo alla Provincia di Lecce, ed ex sindaco di Gallipoli negli “anni d’oro” della città. Se, infatti, la sua posizione con la nuova legge elettorale non dovesse essere utile ad una elezione al Parlamento sarà probabilmente, anzi nel suo staff la notizia è data per certa, lui il candidato del centrosinistra. Guardando ai risultati elettorali e da un nostro breve sondaggio, sarebbe anche l’unico in grado di riportare la sua coalizione alla guida della città. Tutti a Gallipoli, infatti, riconoscono i grandi meriti e i traguardi raggiunti dall’amministrazione da lui guidata, e la sua capacità di dare autorevolezza e progettualità alla città, portandola alla ribalta nazionale.

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La famiglia è il neato, di volta in nucleo centrale volta, l’anticostitudella società e va zionalità del disetutelata. Per quegno di legge regiosta ragione, bisonale, l’importanza gna opporsi all’asociale della famibrogazione della glia per lo sviluppo legge quadro sulla del Paese e la profamiglia (legge refonda differenza Mario De Donatis dell’associazione gionale 5/2004) e Presidente tra coppie di fatto “Identità e dialogo” dire sì, invece, al e famiglia, con la suo rifinanziamento. E’ stato conseguente impossibilità di questo il senso del seminario di una loro equiparazione. studi “La centralità della famiMario De Donatis, presidenglia nella Costituzione italiana”, te dell’associazione “Identità e organizzato dall’associazione dialogo”, ha, inoltre, rivolto un “Tommaso Caretto” di Trepuzzi attacco all’amministrazione ree dal Coordinamento per la di- gionale che ha definito inadefesa della famiglia di Bari. L’in- guata all’affermazione dei valocontro si è svolto lo scorso 20 ri della Costituzione e della febbraio nella sala consiliare di Chiesa. Trepuzzi ed ha riunito uomini Al termine dell’incontro, i politici, docenti universitari e membri del Coordinamento membri di associazioni a favore hanno presentato alla platea la della famiglia. petizione popolare che inten“La giunta regionale vuole dono sostenere, con la quale si cancellare la legge sulla fami- chiederà alla Regione Puglia di glia, inserendola all’interno dei confermare una politica per la servizi sociali - hanno detto a famiglia fondata sul matrimopiù voci i relatori presenti –. In nio e di non abrogare, a questo questo modo essa godrà di mi- fine, la legge quadro 5/2004. nori forme di sostegno e scomSono inoltre intervenuti: Anparirà in mezzo alle altre que- gelo Caretto, presidente dell’asstioni sociali. Bisogna, invece, sociazione “Tommaso Caretto; sensibilizzare l’opinione pub- Cosimo Valzano, sindaco di Treblica, a partire dai giovani, sul- puzzi; Paolo De Leonardis, prela centralità della famiglia, co- sidente per il coordinamento sì come sancito dalla Costitu- per la tutela della famiglia; zione”. Gennaro Lomiento, ordinario di Posizione ribadita da tutti gli Letteratura cristiana antica interventi, che hanno sottoli- presso l’Università di Bari.

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ATTUALITÀ

//INCHIESTA/3

z F O C U S A G R O A L I M E N TA R E

Quale cacio

sui maccheroni

TERZA TAPPA DEL TACCO D’ITALIA NELL’AGROALIMENTARE SALENTINO zx

di Francesco Ria

E sono tre: anche sul latte gravano, in Salento, i problemi già constatati, nei mesi scorsi, per vino ed olio. Vale a dire incertezza sulla provenienza del prodotto che, poi, in Italia, viene trasformato e commercializzato e disaccoppiamento tra produzione e contributo comunitario. Per parlare di latte partiamo dal Caseificio Gàlata di Casarano e dall’originale iniziativa messa in atto dai titolari dell’azienda, che consente di conoscere direttamente gli allevamenti dai quali proviene il latte di mucca, capra e pecora che poi viene trasformato nello stabilimento. Il latte salentino – circa 60 milioni di kg prodotti all’anno, meno del 5% dell’intera produzione pugliese (fonte: Azienda agricola di Alessandro Anastasia, Casarano ISTAT – Censimento agricoltura 2000) – ha una resa nettamente inferiore rispetto al latte di importazione. Con un quintale di prodotto locale, ad esempio, si possono ottene- esclusivamente per il latte di mucca (oltre il 75% del totale re circa 10 kg di mozzarella che diventano anche 17 kg se in provincia di Lecce) e da quest’anno saranno assegnate il latte è tedesco. La nostra produzione copre solo il 15% mediante un procedimento che ha la stessa filosofia di circa dell’intero fabbisogno salentino, ma proprio per questo quello adottato per i contributi destinati alle aziende che servirebbero delle politiche in grado di valorizzare il prodotto producono olio di oliva. L’aiuto comunitario per il latte, infatlocale che ha un sapore certamente più vicino ai nostri gusti ti, rientrerà nel cosiddetto aiuto unico aziendale che è totale alle nostre tradizioni. A questo va aggiunto che, per giunge- mente disaccoppiato dal prodotto dell’azienda, in contrasto re fino a noi, il latte viaggia per giorni e la qualità ne risente con quanto avvenuto sino ad oggi. Al 31 marzo 2006 sarà asnon poco. Ma questo interessa poco alle aziende che preferi- segnata, a tutte le aziende di allevamento, una certa quantiscono la resa elevata e il basso costo ad una maggiore quali- tà di quota latte, calcolata in base alla produzione degli ultità. Va un po’ meglio per il latte di capra e pecora dove, nella mi anni. Per ogni quintale di quota latte, le aziende percepiranno tre euro all’anmaggior parte dei casi, indipendentemente la trasformazione avvieLa produzione salentina di latte copre no, dalla produzione reale. ne direttamente in azienda di allevamento. E pro- solo il 15 per cento del fabbisogno del nostro Saranno possibili, cioè, anche casi limite di prio la filiera corta, a territorio. Per questo servirebbe una politica aziende che cesserandetta di molti esperti, di valorizzazione del prodotto locale no completamente la cioè la possibilità di proproduzione e continuedurre, trasformare e venranno a percepire dere da parte della stessa azienda, può rappresentare una delle poche prospettive di l’aiuto comunitario fino al 2011, anno nel quale la Comunità Europea sarà chiamata a ridiscutere la politica degli incentivi sviluppo per l’allevamento nella nostra provincia. A complicare ulteriormente il quadro di un settore che in agricoltura con il serio pericolo di eliminarli completamennon è tra i più floridi è intervenuta anche la modifica dei te, almeno per quel che riguarda le nostre zone. Analogo disregolamenti comunitari che disciplinano la concessione corso vale per gli allevamenti di capra e di pecora con l’unidegli aiuti per le aziende di allevamento. Quelle che sono ca differenza che l’aiuto non è erogato su quota latte di prousualmente conosciute con il nome di quote latte, valgono duzione, ma a capo di bestiame posseduto.

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ATTUALITÀ

//INCHIESTA/3

F O C U S A G R O A L I M E N TA R E z

Trenta capre per continuare a coltivare la passione per gli animali. Alessandro Anastasia ogni mattina si sveglia alle 2.30 perché alle 3 già deve mungere le capre. Poi va al lavoro e al rientro, dopo pranzo, pulizia della stalla e pascolo, per 365 giorni all’anno e forse, spiega, è per questo che le nuove generazioni non si interessano all’allevamento. Molte le difficoltà incontrate nel portare avanti l’attività. Prima fra tutte, l’utilizzo di pesticidi in zone dove invece sarebbe vietato, Leda Schirinzi che, spesso, fanno morire gli animali; per ovviare a questi costosi inconvenienti ormai i pascoli sono tutti campi gestiti direttamente dall’allevatore. Insufficienti, ovviamente, gli aiuti comunitari, ma ancora più scarse le prospettive offerte dal mercato, se si pensa che un litro di latte fresco viene liquidato a 0,75 euro al litro. Così come per olivicoltori e viticoltori, anche in questo campo si sente forte l’assenza del governo nazionale e delle istituzioni locali che sono, quasi sempre, disattente e lontane dai problemi degli allevatori salentini.

Anastasia in piedi « Alessandro alle 2:30 del mattino. Così 365 giorni l’anno »

Caseificio “Galata”, Casarano

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“Il settore non può considerarsi in buona salute. I prezzi di acquisto delle aziende non sono assolutamente rapportati alla qualità del prodotto. I nostri costi di produzione più alti non ci consentono di entrare in concorrenza con l’estero; una strada potrebbe essere quella di valorizzare le Giorgio Donnini Direttore Coldiretti - Lecce produzioni autoctone, ma le aziende di trasformazione, salvo alcune eccezioni, non ne hanno interesse. Per questo stiamo presentando una proposta di legge regionale per obbligare le aziende a specificare la provenienza del latte utilizzato nella lavorazione dei prodotti freschi. I nostri stabilimenti di trasformazione sono di buon livello; se, però, il latte proveniente dall’estero prima di essere trasformato ha affrontato giorni di viaggio, è chiaro che la qualità del prodotto finale ne risente notevolmente. C’è da sperare, solo, che la recente modifica del regolamento per l’assegnazione dell’aiuto comunitario, con il disaccoppiamento tra produzione e contributo, non incoraggi le aziende a dimettere completamente la produzione”.

Rocco Prontera, titolare della struttura, conferma come l’investimento in qualità, piuttosto che in quantità, sia l’unica strada per tenere il mercato. Il latte utilizzato per la produzione di 39 diversi prodotti freschi proviene esclusivamente da allevamenti salentini che sono tutti disponibili ad accogliere visite dei clienti. Circa 20 gli addetti, tra lo stabilimento di produzione e vendita di Casarano e i punti vendita di Tuglie, Racale, Gagliano, Taviano e Parabita. Per il futuro si sta pensando ad un’attrezzatura che consenta l’imbottigliamento per tornare alla distribuzione porta a porta del latte fresco: ovviamente servirà trovare giovani disponibili ad affrontare questa sfida. Il mercato servito dallo stabilimento casaranese è quasi esclusivamente locale, ma il sapore del nostro latte sta conquistando anche i turisti che sempre più, al rientro dalle ferie, portano in giro per l’Italia i prodotti del caseificio.

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IL SALENTO CHE CRESCE z SCUOLA EDILE

La Scuola edile compie vent’anni DALLO SPIRITO PIONIERISTICO DEI PRIMI ANNI ALLA COLLABORAZIONE CON ENTI E ISTITUZIONI EUROPEE. UNA FORMAZIONE ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE

vent’anni dalla nascita, la Scuola Edile di Lecce, organismo paritetico di formazione professionale per l’edilizia, gestito con i contributi degli imprenditori nel rispetto degli accordi sindacali, appare più attiva che mai sul territorio, come dimostrano i numerosi accordi di collaborazione stretti con enti e istituzioni, gli ultimi dei quali con i Comuni di Lequile, Casarano e con la facoltà di Ingegneria dell’Università di Lecce. In occasione dei primi vent’anni della Scuola, abbiamo incontrato i suoi autorevoli rappresentanti di ieri e di oggi e abbiamo chiesto loro di spiegarci come funziona la Scuola e quanto è cambiata dai primi anni di attività. Abbiamo rivolto le nostre domande a Nicola Delle Donne, attuale presidente della Scuola; Raffaele Romano, attuale vicepresidente; Fulvio Babbo e Vittorio Rizzo, primi fondatori; Rocco Montinaro, primo direttore, e Michele Morelli, primo presidente oltre all’attuale direttore Sergio Tolomeo.

A

// Nicola Delle Donne Presidente, ci parli dell’attività della Scuola, a vent’anni dalla nascita. “Oggi più che mai sta lavorando a pieno regime. Con la firma dell’accordo con la facoltà di Ingegneria, abbiamo dato i segnali sui futuri scenari del settore; l’unico futuro possibile è la ricerca”. Le intese con i Comuni di Lequile e Casarano vanno in questo senso? “I Comuni vogliono dare ai loro territori stimoli sulla formazione, perché sanno

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che è fondamentale per lo sviluppo. Quando mi sono insediato come presidente, cinque anni fa, tra i primi punti del mio programma c’era l’apertura di una sede nel Sud Salento. Ci pensammo assieme al Comune di Casarano che ha messo a disposizione Palazzo de Judicibus. A breve firmeremo l’atto notarile e inizieremo il restauro, che sarà realizzato dalla Scuola. Mi auguro di inaugurare la sede prima della scadenza del mio mandato”. L’edilizia è ancora la spina dorsale dell’economia salentina? “L’edilizia è un settore da non trascurare della nostra economia; è un continuo la-

boratorio di tecnologie. E la Scuola Edile, anche tramite l’accordo con la facoltà di Ingegneria, guarda con attenzione allo sviluppo tecnologico nelle costruzioni”. In cosa consiste l’accordo con la facoltà di Ingegneria? “Ci trasformeremo in sperimentatori, industrializzando ciò che loro studiano”. La nomina di Piero Montinari a capo dell’associazione degli industriali sarà un fattore positivo per il vostro settore? “E’ una figura molto giovane che potrà dare quella svolta che serviva a Confindustria Lecce. Ho sempre creduto nelle sue potenzialità”.

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IL SALENTO CHE CRESCE SCUOLA EDILE z

// Raffaele Romano Com’è cambiata, vicepresidente, la Scuola negli anni? “Sono vicepresidente da due anni, ma faccio parte del consiglio di amministrazione da molto tempo, quindi ho potuto assistere alle sue trasformazioni. Ricordo lo spirito da pionieri che ci animava, e la voglia di realizzare un servizio necessario al territorio. La pietra parla e ci dice molto della nostra storia, ed è su questa convinzione che si basa la nostra idea del recupero delle arti che stavano per scomparire ma che fanno parte della nostra storia”. Qual è l’allievo-tipo della Scuola? “Sia l’artigiano, che si vuole specializzare, che il tecnico. Non solo i giovani, infatti, si rivolgono alla Scuola, ma anche i lavoratori già esperti. Molto significativa è la presenza delle donne; questo tipo di lavoro diventa un’alternativa concreta per i giovani”. Quali sono le idee base che animano la Scuola? “Soprattutto la sicurezza, che è integrata ad ogni altra attività della Scuola. E poi il rapporto profondo con il territorio, che si realizza sia nella riscoperta di materiali tradizionali come la pietra leccese, sia negli accordi con i Comuni e con la Provincia, per il recupero di beni storico-artistici”.

// Mario Vadrucci Confartigianato e scuola edile: qual è il significato di questa partnership? “La confartigianato da sempre è partner in tutti i progetti di formazione che la scuola ha attivato in questi anni, chiaro segnale di collaborazione e crescita tra il mondo delle imprese edili di confartigianato lecce e la scuola edile.”

// Rocco Montinaro Come si è mossa la Scuola sul territorio? “Stringendo contatti con diversi enti del territorio, come l’Università e l’Accademia. Oltre che con Ingegneria, abbiamo collaborato con Archeologia e stretto rapporti con le amministrazioni locali. Ricordo quando abbiamo restaurato la facciata della chiesa di San Marco e dell’istituto Margherita a Lecce e le attività di recupero a Cursi, Galugnano, Leverano. Abbiamo stretto rapporti con altre scuole, anche oltre il territorio nazionale, per esempio le Scuole Edile di Lisbona e Malta”.

// Michele Morelli Cosa ha significato essere Presidente della Scuola negli anni della sua nascita? “Sono stato direttore per i primi sei anni, i più difficili, quando l’edilizia attraversava una crisi profonda, per cui anche i finanziamenti da parte delle imprese erano insufficienti per i nostri bisogni. Mi sono impegnato nella promozione della Scuola e della sua attività, alla ricerca di sponsor presso banche, istituzioni e associazioni. A mie spese ho acquistato banchi e sedie ed ho ideato il logo che ci ha rappresentati all’esterno. Da subito ci siamo posti la mission di formare tecnicamente gli addetti ai lavori, sviluppando in loro il senso di appartenenza alla Scuola e all’impresa e l’orgoglio di frequentare i nostri corsi. Io stesso ne ho tenuti alcuni, in cui spiegavo agli iscritti quanto sia essenziale in un bilancio di impresa la componente immateriale, cioè la qualità del lavoro, per la qualificazione di un impianto organizzativo. Per questo molto importante è stata la sinergia che con i sindacati”.

// Vittorio Rizzo e Fulvio Babbo A Vittorio Rizzo e Fulvio Babbo, fondatori, chiediamo di raccontarci gli inizi della Scuola. “L’inizio fu molto duro – racconta Vittorio Rizzo. Ma assieme a Fulvio Babbo ce l’abbiamo fatta. I primi insegnamenti si rivolgevano soprattutto alla costruzione, come il corso per la lavorazione di pietra leccese e la realizzazione di muretti a secco. Sin dai primi corsi registrammo molti iscritti, segno della fiducia che riponevano nella Scuola. Il sindacato aveva avuto lungimiranza, nel volerla così fortemente, perché essa continua ad essere molto utile per la qualificazione dell’operaio e del lavoro dell’intero territorio”. “La Scuola era ormai un’esigenza per il territorio – interviene Babbo - e i risultati raggiunti sono davvero soddisfacenti. Oggi la Scuola è un punto di riferimento per il settore”.

// Sergio Tolomeo Come attuale direttore della Scuola quali sono le prospettive future? “Grazie al lavoro di questi vent’anni, dei quali solo negli ultimi sei ho dato il mio contributo, possiamo guardare al futuro con ottimismo. Saremo impegnati nell’ apertura della sede di Casarano, recuperando Palazzo De Judicibus, ad allargare la nostra offerta formativa con nuove figure professionali , penso alla bioedilizia, alla ricerca di nuovi materiali e tecniche costruttive, senza mai abbandonare la formazione nei mestieri tradizionali”.

zx a cura di Nerò Comunicazione

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CULTURA

z SALENTINI D’ELEZIONE

Gherard Cerull, sale DECIDE DI PARTIRE DALLA GERMANIA, VERSO IL SOLE. SENZA IMMAGINARE CHE NEL SALENTO AVREBBE REALIZZATO UN DIVERSO STILE DI VITA, TANTO DA RESTARCI zx

di Antonio Lupo

Gerhard Cerull è arrivato nel Salento una sera primaverile del 1975, all’età di trentatré anni. Partito da Regensburg con una vecchia Mercedes 180, aveva attraversato tutta l’Italia sotto la pioggia, alla ricerca di se stesso e di un luogo dove potersi dedicare completamente all’arte, a contatto con la natura. Lasciava un posto di insegnante (lingua tedesca, storia e geografia) in una scuola media statale, insieme a tutti quei condizionamenti che non gli consentivano di dedicarsi alla sua vera inclinazione: la pittura. Aveva compiuto studi di teologia, oltre a quelli di pedagogia, e da giovane aveva seguito la vocazione monacale, rimanendo per tre anni in un monastero. Evitato il giuramento monastico, prima di pronunciare quello di fedeltà come impiegato statale, decide di partire. Avrebbe dovuto salutare solo suo fratello, avendo perduto il padre in guerra e la madre quando aveva ventidue anni, ma gli serve un po’ di tempo per poter riflettere, meglio se in solitudine. Scartata l’idea di fermarsi in Toscana, dopo un’intera giornata al volante, si ferma a pochi chilometri dal capo di Leuca, presso un’antica masseria abbandonata, nella campagna di Presicce. Nonostante il freddo e i disagi, rimarrà lì per qualche mese con il consenso del proprietario. Finalmente lontano dalla società omologante e consumistica, può ora mettersi alla prova, davanti a un cavalletto, noncurante degli spifferi provenienti dalle finestre senza vetri, abituato, com’è, a una vita austera. Di lì a poco, grazie alla sua costanza e alla sua tenacia, dal suo primo rifugio (la masseria del Feudo) si trasferisce in una liama con attigua paiara-rudere, nei pressi della Masseria dei Fani (Salve), dove riesce a crearsi uno spazio più accogliente. Senza averlo mai immaginato, passano così i suoi primi dieci anni, vissuti da salentino “per caso”. Sono anni dedicati interamente alla pratica della pittura, durante i quali realizza finalmente un suo linguaggio espressivo, dapprima con disegni a china di ispirazione paesaggistica e surreale, poi con forme astratte dalla geometria caleidoscopica, sempre più intensamente cromatica. Insieme ai suoi sogni prendono corpo i suoi quadri, a contatto con Norman Mommens e Patience Gray e Maria Vittoria Colonna, vicini di casa, ma anche con Arno Mandello ed Helene Ashbee che abitano la Masseria Bufolaria (Gemini).

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Recupero. La corte della pajara rimessa su, pietra su pietra

“Ciò che mi ha attratto, fin dal mio arrivo in questa terra, è stata la particolare ospitalità dei salentini”, ci dice. Proprio grazie a un amico che cede la sua casa nei pressi del faro di Leuca per una mostra collettiva, il pittore ex-insegnante espone per la prima volta alcuni suoi lavori. Incoraggiato a proseguire la sua ricerca artistica dallo scultore Norman Mommens, è spinto a continuare: seguono altri contatti ed esposizioni ad Alessano e Casarano etc. Col tempo,diventano sempre più frequenti non solo le visite di amici locali, ma anche di quelli d’Oltralpe, dalla Germania in particolare, interessati all’acquisto delle sue chine, lavori pazienti e meticolosi in bianco e nero, e dei suoi quadri dai colori più accentuati.

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CULTURA

SALENTINI D’ELEZIONE z

entino per caso //I Fani: luogo di attrazione per tanti ospiti E’ così che la modesta abitazione rurale riadattata, con splendida vista panoramica sulla vegetazione del canale, dalla serra di Spigolizzi fino al mare, non è più sufficiente ad accogliere i gruppi di visitatori, sempre più numerosi. Occorre ampliare gli spazi per poter assicurare vitto e alloggio agli amici che ne fanno continua richiesta, coltivare un orto. Con travi di legno, canne ed embrici l’artista restaura di suo pugno tetti per altri vani, utili al soggiorno di gruppi di archeologi australiani, di musicisti americani e giovani artisti di varia provenienFucina. Tutti gli artisti ospiti di passaggio davano una mano nel recupero della pajara. za. Capita perciò di trovare da Gerardo un’ intera equipe impegnata nel lavoro Affascinato dalla natura del basso Salento, fa di una di scavo alla chiusa del canale o attiva pajara un luogo di arte e cultura dove trovano asilo nel laboratorio allestito per l’occasione, oppure un rabbino di Boston che, sorristudiosi e intellettuali di tutto il mondo dendo, canta canzoni napoletane. In un habitat dalle lontane origini storiche, eppure abbandonato, si alternano stage di danza, di espres- //Con Rita, Andres e William sione corporea, di teatro, performances di musica rinascimenDa un improvvisato ostello, occasionalmente allestito si giuntale, di cabaret o di pizzica nella suggestiva cornice della ge alla promozione di stage di creatività e di musica, fino agli macchia mediterranea, meravigliosamente ancora intatta. incontri di cultura internazionale. I legami di amicizia con gli abi“Ricordo che uno dei primi anni - racconta Rita Ciullo, inse- tanti del luogo portano l’artista a radicarsi a tal punto nell’amgnante di origine salvese e oggi moglie di Gerardo- il movimen- biente di finisterrae, da condividere con Rita, appassionata- tra to e le performances vocali e canore di un gruppo di giovani l’altro di yoga e di erboristeria, gli ideali e lo stile di vita “franceospiti, riecheggiando nel fondo del canale, hanno finito con scana” e campestre, secondo i ritmi della natura. Una decisione l’insospettire gli agricoltori dei campi vicini, i quali hanno se- a cui segue quella di creare una famiglia con Andres e William, gnalato le strane e inusuali urla alle forze dell’ordine. Si sono undicenni colombiani provenienti da Bogotà. L’ultimo periodo, tranquillizzati, ovviamente, solo dopo il controllo effettuato”. tutto caratterizzato dagli impegni nel seguire da vicino la loro Sotto la luna dei Fani si susseguono intanto serate estive e fe- crescita fino all’Università, non ha alterato l’armonia e l’autentiste musicali, indimenticabili per tutti i presenti. Anche le ricerche cità del luogo, la disponibilità ed il carattere semplice e cordiale archeologiche, condotte in modo continuato nell’arco di nove dei coniugi Cerull. Chiedo a Gerardo quali sono le ultime novità anni, risultano tanto soddisfacenti da essere riconosciute come al canale dei Fani. “La varietà di questi funghi che ho in mano, prestigiose ed importanti (premio Rotary International “Colonie mai visti prima di qualche anno fa’. Sono cresciuti sotto gli alberi Magna Grecia” per i ricercatori dell’Università di Sidney). di pino piantati quando sono arrivato qui - mi risponde. Anche la processionaria, la malattia che infesta la pineta, è un cambiamento ultimo, sto facendo di tutto per contrastarla”. Guardo il boschetto di pini, a ridosso della sua casa e mi sembrano incredibilmente cresciuti. Con la loro chioma alta sembrano segnare gli anni trascorsi. Ora sono lontani i primi tempi, l’incredulità di chi lo osservava incuriosito nella vecchia masseria disabitata e di chi veniva a visitarlo poi nella liama, sul cui camino era appesa una lunga muta di serpente (la sacara), per sentirlo parlare del suo lungo viaggio da Regensburg, alla ricerca di una diversa dimensione esistenziale. “Il mio è un racconto da scrivere a puntate”, mi dice, con un bicchiere di vino della vendemmia locale in mano. Lo stesso sorriso di quando ha messo piede nel basso Salento, una terra che fin dall’inizio lo ha affascinato per le sue contraddizioni e per le sue sorprese, per le sue bellezze nascoste, da scoprire col tempo. Risorse di cui Gerardo ha giurato di rimanere custode. Un giuramento finalmente a lui congeniale! Con la famiglia

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CASARANO z RISANAMENTO

Casarano fa Centro LA POLITICA DI RISANAMENTO DEL CENTRO STORICO DELLA CITTADINA TRA FINANZIAMENTI E USUCAPIONE zx

di Enzo Schiavano

Dopo il rifacimento del basolato di piazza Diaz, un albergo nel cuore del quartiere vecchio della città e gli incentivi per rifare le facciate dei palazzi. Tra pochi anni il centro storico della città potrebbe avere un aspetto molto diverso e, soprattutto, una vivacità più accentuata. Sul rilancio del centro antico l’amministrazione comunale, dopo anni di dibattiti inutili e di scelte sbagliate, sembra aver dato impulso a un programma preciso. Questa fase storica, infatti, sarà ricordata per una serie di provvedimenti e di interventi per far rivivere ai cittadini e ai turisti, che cominciano a farsi vedere anche nell’entroterra, un patrimonio da troppo tempo trascurato. A parte il contestato intervento per la ristrutturazione del basolato di piazza Diaz, sul quale persino i tecnici della Soprintendenza alle Belle Arti si sono divisi, l’ammiPiazza Diaz nistrazione comunale ha emesso di recente due provvedimenti molto importanti: il diritto di usucapione nell’area denominata “Borgo Terra”, che apre la strada ad un intervento privato per una struttura ricettiva, e l’incentivazione per il recupero e la valorizzazione dei palazzi. //Borgo Terra. E’ il nucleo più antico della città, risalente al XVII secolo; il più degradato ma, nello stesso tempo, il più suggestivo per i vicoli e le caratteristiche case a corte. L’area è incuneata tra le quattro piazze centrali della città (Diaz, Garibaldi, Indipendenza, S. Pietro), ma gran parte di essa è chiusa al traffico veicolare e, persino, pedonale dal novembre 1993 quando, a causa di eccezionali fenomeni atmosferici che indebolirono le fondamenta delle vecchie costruzioni, essa fu dichiarata pericolosa per la pubblica incolumità. Il parcheggio è sorto dopo la demolizione di alcuni immobili, avvenuta a partire dagli anni ’60 nell’ambito di un programma di risanamento del centro storico. Per questa area l’amministrazione comunale ha chiesto al consiglio comunale l’acquisizione al patrimonio comunale per diritto di usucapione, in quanto ritiene di poter vantare un utilizzo non contestato e per una durata di oltre 20 anni. Fin qui niente di strano, a parte i dubbi di alcuni esperti sull’acquisizione dell’area per via amministrativa, finché non è spuntato, con un tempismo che ha generato più di un sospetto tra le forze politiche e non solo di minoranza, un progetto di 2,5 milioni di euro per la realizzazione, all’interno del quartiere vecchio, di una struttura ricettiva e di un centro-congressi proposto dalla società “Borgo Terra srl”.

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L’idea della società, che farebbe capo all’imprenditore Michele Papa, già assessore negli anni ’80, proprietario di diversi ruderi del borgo, è quella di ristrutturare le case a corte presenti nel rione per farne un “albergo diffuso” di 40 stanze idoneo anche al turismo congressuale. Infatti, è prevista anche la realizzazione di un auditorium da 100 posti per congressi e manifestazioni culturali. L’amministrazione comunale, e le forze di centro-sinistra che la sostengono, è stata accusata dall’opposizione e dal consigliere di maggioranza Amedeo Sabato (Udeur) di scarsa trasparenza e di nascondere, dietro al provvedimento adottato, la nascita di una struttura turistica ad opera di una società privata. “Non è grave che si progetti un intervento, è grave che l’amministrazione comunale non dica che intende oggi usucapire per poi fare qualcos’altro”, ha affermato Sabato durante l’assemblea cittadina del 31 gennaio scorso, quando è stato approvato il provvedimento. L’esponente dell’Udeur, che ha votato contro la proposta di usucapione insieme all’opposizione, aveva presentato un emendamento, poi bocciato, con il quale chiedeva di stabilire l’inalienabilità a privati dell’area in questione. “Penso che ci sia un forte contrasto tra questo procedimento e quelli che sono gli sviluppi che ci saranno e il contenuto del Prg – ha aggiunto Sabato – . Mi sembra che tutta questa operazione si stia conducendo con furore amministrativo, con poca pacatezza, con pochi elementi che possano rasserenare gli

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CASARANO RISANAMENTO z

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animi di chi dovrà andanee. Oltre a questi Aiuti ai privati per risanare i palazzi, re a deliberare”. Dal canprovvedimenti, bisorifare le facciate, sostituire le insegne. to suo, il sindaco Venuti gna ricordare una ha cercato inutilmente di Intanto il Comune acquisisce per usucapione delibera, votata dalmediare con l’opposiziola giunta un anno un pezzo di Borgo Terra ne. “Rispettando la piena fa, ma passata qualegalità ed i diritti di tutti si inosservata, che è –Leda haSchirinzi detto – l’amminiessenziale nell’atstrazione comunale ha il dovere di favorire l’investimento prituare la linea di Particolare di una maschera in “Borgo Terra” vato”, giustificando il provvedimento anche con la necessità Palazzo dei Dodi “riqualificare l’area, oggi fatiscente ed abbandonata”. menicani di ren//Il centro storico come un salotto. E’ ciò che si augura dere più vivibile l’amministrazione comunale con gli incentivi varati per i proil centro storico. prietari degli immobili della zona, grazie ad un regolamento E’ l’atto che specifico formato da 10 articoli. Il Comune incentiva investistabilisce l’ementi per opere relative a manutenzione ordinaria e straordisenzione del naria delle facciate, per il restauro conservativo delle facciapagamento te e, relativamente ai negozi, per la sostituzione delle insegne della Tosap, la o realizzazione di nuove. La tipologia delle agevolazioni sono tassa di occuelencate nell’art. 3: riduzione al minimo dell’aliquota ordinapazione del suoria dell’Ici per la durata di un triennio; esenzione totale della lo pubblico, ai titassa dell’occupazione del suolo pubblico per gli stessi lavotolari di locali ri, da un minimo di 2 a un massimo di 6 mesi; contributo in pubblici (bar, ristoconto interessi per la copertura totale della quota di interesranti, pizzerie ecc.) si relativa alla stipula di un mutuo triennale, per un importo che allestiscono lo massimo di 15mila euro. spazio immediataGli incentivi, però, non saranno erogati a tutti i richiedenti mente esterno al locaperché le risorse finanziarie disponibili non saranno illimitale con gazebo, tavolini, te. L’esecutivo formerà una commissione che avrà il compito sedie e quant’altro per indi valutare i progetti presentati, in base a precisi criteri (art. centivare la vivibilità del 9), e di stilare una graduatoria delle iniziative dichiarate idocentro storico.

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MAGLIE CASI STRANI z

Antonio Fitto

Donato Trovè

Mta: la storia infinita LA CRISI CHE INVESTE LA SOCIETÀ PARTECIPATA DA PRIVATI E COMUNE zx

di Marco Laggetta

Gli ultimi bilanci della Mta sono « stati tutti negativi. Ora accese polemiche sul nuovo Cda ne bloccano l’insediamento. E qualcuno si chiede chi pagherà l’esperto nominato per il risanamento della società

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Parcheggi, verde pubblico e raccolta dei rifiuti accendono i dibattiti, e gli animi, dei cittadini magliesi. La società che se ne occupa è la Mta, composta in parte da privati e in parte dal Comune. “Il Comune – ci spiega Antonio Fitto, sindaco di Maglie –è proprietario del 51% delle quote azionarie, il resto del capitale sociale se lo dividono Ecotecnica, il principale azionario (45%), ed Ecoservizi (4%). Dei cinque consiglieri che compongono il consiglio di amministrazione della società, tre, fra cui il presidente, sono nominati dal Comune di Maglie e due dai privati. La nomina del direttore spetta a questi ultimi. Gli amministratori percepiscono circa 9mila euro lordi all’anno e restano in carica per tre anni. Gli introiti maggiori della società partecipata derivano dalla gestione dei parcheggi a raso in città e del megaparcheggio di via Otranto; per l’occupazione di questi spazi, la Mta corrisponde al Comune una rata fissa. I costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani sono, per legge, a carico dei cittadini, mentre le spese per la mail tacco d?Italia 31


MAGLIE z CASI STRANI

nutenzione del verde pubblico, che per le zone individuate dalla scorsa amministrazione, fra cui il cimitero comunale, ammontano a 90mila euro, sono sostenute dal Comune, che le recupera con la legge Bucalossi. Negli ultimi anni la società ha sempre chiuso il bilancio annuale in negativo: lo scorso anno con un passivo di oltre 40mila euro, quest’anno con un margine di ripresa, anche se i dati ufficiali saranno presentati a fine mese. Il presidente Leucci, in questi anni, ha sempre rinunciato al suo stipendio”. Sulla base di queste cifre, sembrava che il direttivo, che ha esaurito il suo mandato prima delle elezioni amministrative, dovesse vedere dei cambiamenti al suo interno. Invece il 31 dicembre 2005 Fitto ha riconfermato, a sorpresa, il presidente Antonio Leucci e gli ha affiancato i consiglieri Enzo De Donno e Patrizio Resta (tutti di Forza Italia). Questo ha scatenato le ire di Alleanza Nazionale che aveva più volte sottolineato la sua contrarietà alla riconferma del presidente e che aveva dichiarato l’interesse ad entrare nella Mta, a condizione che vi fossero segnali di rinnovamento. Per tutta risposta Patrizio Resta ha dato le dimissioni, lasciando un posto vacante che sembrava potesse placare le proteste. Da Nicola Toma, presidente del circolo di An, sono arrivate, invece, direttive inaspettate: An avrebbe accettato di indicare un proprio uomo nel consiglio di amministrazione solo a condizione che il partito proponesse un esperto in grado di tracciare le linee guida per il risanamento della società. Nel contempo il consigliere comunale Donato Trovè ha rotto i ponti col partito e si è dichiarato indipendente. Ma le grandi manovre in casa An non hanno accusato battute d’arresto e pochi giorni più tardi il partito ha indicato Lucio Mileti, socio negli studi di consulenza Econsulting e B&S di Milano, come esperto incaricato di elaborare un piano d’azienda che

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migliorasse il rapporto costi/benefici ed ha annunciato la sua disponibilità ad indicare Giuseppe Rizzo, come proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione della Mta. Il giorno successivo, Toma ha comunicato la scelta al sindaco, che ha firmato il decreto di nomina del nuovo amministratore, unica pedina mancante per rinnovare il vertice della società ed avviare un nuovo corso gestionale. Il ruolo di Rizzo sarà vigilare sul consiglio di amministrazione e, se questo dovesse deviare dalle indicazioni dell’esperto, il consigliere darà tempestivamente le dimissioni. Restano molte perplessità, ad alcune delle quali dà voce Donato Trové, passato all’Udeur, quando dichiara: “Dovranno spiegarci perché i magliesi dovranno pagare gli onorari ai tre consiglieri d’amministrazione, se questi non sono in grado di darsi una strategia aziendale. Sarebbe stato più serio commissariare l’Mta per sei mesi e nominare un tecnico che monitorasse lo stato di salute dell’azienda. Peraltro – prosegue Trovè - in un quadro di ristrettezze economiche, tali per cui i dipendenti sono ancora privi di un vestiario invernale e non possono sottoporsi a visite mediche ed analisi, chi pagherà l’esperto? Forse An?” Nel frattempo Giuseppe Presicce, membro non riconfermato del vecchio consiglio di amministrazione, in quota An, sferra un duro attacco a Nicola Toma, reo, a suo dire, dell’imbarazzante situazione in cui si è trovato il partito nella vicenda della Mta, e si autosospende dal partito. Insomma, mentre la maggioranza è sempre più spaccata, i cittadini non possono non notare che, a più di un mese dalle nomine comunali dei tre consiglieri della Mta, il nuovo consiglio non si è ancora insediato e la società continua ad essere amministrata dal vecchio. I maliziosi potrebbero dire che forse è presto per pronunciare la parola fine.

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MATINO/PARABITA L AV O R I P U B B L I C I z

Matino e Parabita, MATINO PUNTA SULLE STRADE, PARABITA SULLA CULTURA zx

cantieri aperti

di Antonella Coppola

Numerosi lavori nel settore delle opere pubbliche, alcuni già iniziati, altri programmati, riguardano Matino e Parabita in questi giorni. E se Matino punta sulle strade, Parabita investe in cultura. Ma andiamo con ordine. Sono già a trenta le strade del centro abitato che l’amministrazione comunale di Matino ha fatto sistemare. E non è finita qui. Ha avuto l’approvazione della giunta, proprio nei giorni scorsi, il progetto definitivo per la manutenzione della rete stradale ricadente nel quarto lotto per un importo pari a 129mila euro. “Inoltre - afferma Giorgio Primiceri, sindaco della città - si darà esecuzione ad un progetto di manutenzione delle strade interne al paese con uno stanziamento di un milione di euro. In tempi brevissimi cambierà l’immagine del paese, che sarà forse l’unico centro della provincia ad aver dato adeguata soluzione all’assetto viario. Quanto prima, inoltre, avrà il via libera anche il progetto di arredo urbano che interesserà sia il centro che le zone periferiche”. Un occhi particolare guarda alla sicurezza, con l’approvazione dei progetti sulla configurazione degli ingressi in città, quello a Nord (sulla Matino-Casarano) e quello che si trova sulla provinciale Matino-Taviano. “Questi due luoghi - precisa il primo cittadino - diverranno più sicuri e più accattivanti dal punto di vista estetico”. Non mancano le note dolenti rappresentate dagli atti vandalici, spesso messi a segno ai danni di luoghi pubblici. “Per scongiurare tali azioni - conclude Primiceri - stiamo prevedendo un sistema di controllo con videocamere”. Tutt’altro discorso per Parabita, che opta per la ristrutturazione e manutenzione dei contenitori culturali, possibili grazie alla partecipazione dell’amministrazione al Pis 14 su turismo, cultura e ambiente nel Sud Salento. Si parte con la realizzazione del “Parco archeologico” (importo 800mila euro). “Tale progetto - afferma entusiasta Adriano Merico, sindaco di Parabita - prevede il recupero, la valorizzazione e la fruizione del sito archeologico, che custodisce testimonianze di rilevanza mondiale: la grotta delle Veneri, la grotta dell’età del bronzo, il villaggio preistorico, la zona archeologica Bavota, grotta Mazzuchi, grotta Criptà S. Cirillo”. E il recupero sarà inserto in un più ampio percorso che comprende altri siti archeologici salentini, come quelli di Ugento, Otranto, Poggiardo, Muro Leccese, Santa Maria di Leuca, Patù e Alezio. Il Museo del Manifesto sarà interessato da recupero e valorizzazione (500mila euro), mentre adeguamento funzionale e allestimento riguarde-

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Matino ha già sistemato 30 strade, ma presto penserà anche all’arredo urbano e alla sicurezza degli ingressi in città; Parabita, invece, ristruttura i contenitori culturali e si prepara ad accogliere i nuovi sistemi di e-governament

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ranno la pinacoteca Giannelli e il Museo di arte grafica all’interno di Palazzo Ferrari (importo 250mila euro). “Per il museo del manifesto - spiega Merico - l’intervento prevede la ristrutturazione e l’adeguamento alle norme antincendio e di sicurezza del palazzo Ferrari con frantoio ipogeo che sarà polifunzionale”. Più articolato quello su pinacoteca e museo di arte grafica, con sistemazione ed adeguamento dei percorsi interni, individuazione dei servizi di accoglienza e realizzazione di una sala multimediale per proiezioni e convegni, sale espositive e biblioteca al piano seminterrato; laboratorio di restauro del museo di arte grafica e laboratorio didattico. “Finalmente - continua Merico - avremo una biblioteca comunale nell’attuale sede municipale, ricca di sezione per il fondo librario degli Alcantarini e di una per testi vari e periodici. Nella biblioteca sono previste inoltre una sala consultazione, postazioni multimediali e l’archivio storico”. Altri 41mila euro saranno destinati alla realizzazione di un centro di accesso pubblico a servizi digitali avanzati da collocarsi al piano terra della sede comunale attualmente utilizzato come centralino e accettazione. “Il centro – conclude il sindaco - è finalizzato a massimizzare l’utilizzo delle infrastrutture informatiche e dei servizi di e-governament realizzati o in via di realizzazione su territorio regionale”. Fanalini di coda in questo elenco, le due iniziative concernenti la pubblica illuminazione del centro storico per un totale di 350mila euro. Saranno sostituite le lampade a vapori di mercurio con altre a vapori di sodi, messe in opera di lanterne in ghisa, interrati i cavi, con un sostanziale risparmio energetico ed una netta rivalutazione del centro storico.

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SPORT

MISTERI CALCISTICI z

zx di Gavino Coradduzza

Il 37 non esce mai Giocare il campionato di serie “A” è un po’ come entrare in un elegante casinò: munirsi di fiches, sedersi al tavolo della roulette e puntare su uno dei 36 alveoli, dove, dopo qualche giro, si fermerà la pallina. Va come va; spesso si perde, raramente si azzecca il colpo, quasi sempre si puntano le fiches sul tavolo e le dita incrociate verso la dea bendata. Ma nel calcio non tutto funziona così perché se il numero prescelto è il 37, di sicuro non uscirà mai: e solo gli sprovveduti, è evidente, puntano sul 37. Si dirà, allora, che la roulette è rotonda e il campo di calcio è rettangolare. Bella scoperta; ma bisogna giocarci e questo significa che un minimo di probabilità ti deve accompagnare nel decidere il numero su cui puntare: mai e poi mai sarà il 37! A questo punto occorre affrontare e giudicare l’avventura di questo campionato giallorosso senza mezzi termini, evitando, quando è possibile, le perifrasi intrise di tifo. Fallimentare! Campionato fallimentare da qualunque punto di vista lo si voglia osservare. Tre allenatori in poco più di mezzo campionato sono qualcosa di più di un semplice sintomo; indicano di per sé uno stato di malessere; ci sono poi due direttori sportivi ed una inesauribile fibrillazione tra tifosi e società; cose, queste, dalle quali nessuna squadra ha tratto mai alcun giovamento.

Questa squadra, è del Lecce che si parla, ha navigato sotto la linea di galleggiamento già dalla prima partita; a taluni osservatori, più di qualcuno in verità, non era sfuggito, in aggiunta, un altro segnale: quell’enigmatico precampionato che aveva procurato l’uscita dalla coppa Italia per mano del terribile Monza, appena al primo turno, e le stentate vittorie, così mi pare di ricordare, contro Avellino e Vicenza, impelagate oggi nella lotta per evitare la serie “C”. Il risultato odierno, partendo da quelle premesse, non poteva essere altro che consequenziale. Anziché individuare il male e la cura più opportuna per debellarlo, si è preferito alimentare la speranza di guarigione ripetendo a più voci, tante qualificate voci, che la squadra c’era, che aveva quelle qualità che, una volta ritrovate, la avrebbero fatta decollare secondo i più generali auspici. Qualità nascoste dunque, ben occultate, un po’ come si fa quando si organizza la “caccia al tesoro”; così ben nascoste che tre allenatori e due direttori sportivi non sono riusciti a farle venire alla luce. Ci eravamo abituati alle puntate giuste; alle puntate sul numero vincente giacché partecipare per lungo tempo alla serie “A”, è per Lecce quasi un bingo. Ma questa volta, che lo si voglia ammettere o no, la puntata è andata sul 37! Quel numero che non esce mai.

I-73030 Santa Maria di Leuca – Parco Costiero Penisola Salentina – Tel. 0833 758242 – Fax. 0833 758246 I-73014 Gallipoli – Riserva Naturalistica Torre del Pizzo – Tel. 0833 202536 – Fax. 0833 202539 www.attiliocaroli.it - info@attiliocaroli.it – skype: centroprenotazionicarolihotels

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SPORT z K A R AT E

La febbre che arriva LA PASSIONE TUTTA SALENTINA PER LO SPORT ORIENTALE, IL KARATE

dall’est

zx a cura di Marco Sarcinella

Da vent’anni a questa parte, forse a conferma del crescente interesse occidentale per i misteri e le tradizioni dell’Oriente, anche il Salento sembra essersi appassionato alla cultura del Sol Levante. Un dato che conferma questa tendenza, è la presenza, sul territorio salentino, di circa 10mila praticanti di arti marziali (impegnati, per più della metà, nel karate), tesserati nelle federazioni e negli enti promozionali per lo sport. Tra le federazioni spiccano per numero di praticanti, la Fesik (la più importante federazione di karate italiano) la Fikta, la Ski-i, la Fiam, la Filjkam, la Fekda, la Fedika e la Fiksda; a queste si aggiungono numerosi enti promozionali sportivi tra i quali, soprattutto, l’Acsi, l’Acli, lo Csen e l’Uisp. Il maggior numero di palestre è concentrato nei grossi centri urbani; basti pensare che nella sola Casarano ve ne sono cinque. Ma anche in zone in cui il karate, fino a pochi anni fa, era diffuso pochissimo, come nel Capo di Leuca, la situazione è oggi decisamente cambiata. Tra i praticanti, colpisce l’elevato numero di bambini. Col-

Ritratto di Gichin Funakoshi fondatore dello Shotokan

pisce, ma non più di tanto, perchè nato come arte di difesa, il karate si è poi via via evoluto fino a diventare non solo uno sport da combattimento, ma anche un eccellente sistema di educazione del corpo e della mente. Lo stile più praticato nel Salento è lo Shotokan, ma sono presenti, anche se in numero molto ridotto, gli stili Kyokushinkay, Gojiu-ryu e Shito-ryu.

// Donato Forsennato, maestro di karate, cintura nera quarto Dan

Il Maestro Donato Forsennato esibisce i suoi trofei al termine di una competizione 38 il tacco d?Italia

Per avere un’idea più precisa di quello che significa praticare karate, bisogna entrare in una palestra, osservare la ritualità che l’allenamento comporta (ogni lezione inizia e finisce con il saluto in giapponese), la disciplina e il silenzio che vi regnano. Abbiamo incontrato, così, un maestro di questa disciplina, giovane ma con una significativa esperienza alle spalle e un buon numero di allievi, tra cui anche qualche giovanissimo talento. Si chiama Donato Forsennato, è cintura nera quarto Dan e la sua palestra è invia Tago a Casarano. Donato ha cominciato a praticare karate all’età di quattro anni e, dopo un periodo di pausa, nel 1989, all’età di tredici anni, ha ricominciato a frequenLuigi Catino, giovanissimo talento del karate salentino sul podio più alto N. 23 Febbraio/Marzo 2006


SPORT

K A R AT E z

Negli ultimi vent’an« ni, si è fatta sempre più massiccia la presenza di atleti che praticano le arti marziali

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tare le lezioni di karate a Casarano, presso la palestra del maestro Nutricati (tra i primi a introdurre quest’arte marziale nel sud Italia). Successivamente Donato ha perfezionato la sua tecnica seguendo gli insegnamenti di altri importanti maestri, tra cui Pedrinella, Miura, Kanazawa, Takygugy, Murakami, Higa, Shibamori, Iwasa. Più volte è stato campione regionale nel kata (i kata sono sequenze di movimenti prestabiliti, di parate e attacchi, che rappresentano combattimenti contro avversari immaginari; in essi gli antichi maestri hanno raccolto le loro esperienze sui campi di battaglia) e nel kumite (combattimento libero con un avversario). Nel 2004, al campionato del mondo per club svoltosi a Jesolo ha ottenuto un prestigioso quarto posto nel kata e, nel 2005, il secondo posto nel kumite al campionato europeo per club. Ma se i risultati conseguiti dal maestro sono certamente di rilevante entità, ancor più stupiscono quelli ottenuti dai suoi allievi, che si sono sempre distinti nelle varie competizioni a cui hanno partecipato. In particolare, al campionato del mondo 2004 a Jesolo e in quello del 2005 a Vasto, il giovanissimo Luigi Catino ha ottenuto due ori nel kata, e, sempre nel kata, nel campionato europeo di Jesolo del 2005 si è invece piazzato al terzo posto. Buona parte dei suoi eccellenti risultati va ascritto, senza dubbio, al suo maestro, che persegue un modello di insegnamento fondato sulla disciplina, sulla perfezione tecnica e sulla grande passione per quest’arte marziale. “Se guardo indietro al 1995 – racconta Donato - vedo un giovane ventenne alle prime esperienze con l’insegnamento; oggi, a distanza di alcuni anni, mi rendo conto che grazie alla mia passione e all’impegno dei miei allievi, sono riuscito a costruire un gruppo di persone ben affiatato e con la voglia di vincere e di farsi conoscere. Qualcuno mi definisce un

Il M° D. Forsennato e un gruppo di suoi allievi

marziano – prosegue - per il modo in cui mi alleno, altri dicono che non è possibile che un uomo faccia tanto allenamento senza accusare alcuna fatica, io penso che ognuno di noi abbia queste doti; l’importante è saperle tirare fuori”. I prossimi 13 e 14 maggio un’altra importante competizione attende Donato e suoi allievi: il campionato del mondo per club a Carole. A loro vanno i nostri auguri per altri importanti successi.

Pillole di karate Da quando il karate fece la sua prima comparsa in Italia, negli anni ’60, il numero dei suoi praticanti è cresciuto di anno in anno, attirando diverse categorie di persone. Merito di questa crescente popolarità è dovuto anche alla spettacolarizzazione televisiva delle arti marziali orientali, che ha però generato una certa confusione tra i diversi stili di combattimento, veicolando, il più delle volte, interpretazioni deplorevoli di queste antiche discipline. Il karate è una delle arti marziali giapponesi che si pratica a mani nude, senza armi, e fa parte del budo (la via della guerra), in cui rientrano molte altre discipline miranti a formare il guerriero(il bushi). Visto con gli occhi di un profano, il karate appare come una specie di scherma, dove si utilizzano tutte le parti del corpo per difendersi ed attaccare; esso non ha alcun rapporto con il judo, essendo quest’ultimo un vero e proprio sport da competizione (il karate, nonostante l’alto numero di praticanti non è ancora una disciplina olimpica, contrariamente al judo che è invece saldamente inserito nell’elenco degli sport olimpici) in cui le proiezioni costituiscono il 90% delsuo repertorio tecnico. Nel karate il 95%delle tecniche è fatto di colpi, che possono essere portati sia con le braccia e sia con le gambe, ma anche con i gomiti, le ginocchia e addirittura con la testa. Nelle competizioni tuttavia vige una stretta limitazione delle tecniche che è consentito utilizzare,in ragione dell’elevata pericolosità di molte di esse e il principio del controllo dei colpi, che non possono essere affondati e devono essere arrestati ad una distanza di circa due o tre cm dal bersaglio.

Il Maestro Yamada, uno dei più validi tecnici della scuola giapponese N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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SPORT DANZA z

Ballo,the best A LEZIONE DI BALLO PRESSO LA SCUOLA “THE BEST” DI TAVIANO

zx di Davide Barletta

Sempre giù gente si appassiona al ballo, tanto che questa disciplina è stata recentemente considerata dal CIO e dal CONI un vero e proprio sport che probabilmente sarà inserito alle Olimpiadi del 2012. Nonostante non sia uno sport particolarmente diffuso nel nostro Paese, il Salento sembra, interessarsene molto e solo Taviano conta ben quattro scuole di ballo a livello agonistico. Siamo andati a curiosare in una di queste. //L’associazione sportiva Nata nel 1994 la scuola di ballo “The Best” è ormai diventata un punto di riferimento per questa disciplina. Tutti gli istruttori sono degli agonisti veri e propri che si cimentano in gare nazionali ed internazionali, come Angelo Cillotto, campione italiano in carica di break dance. Angelo vive e si allena a New York e ogni 15 giorni ritorna nel suo amato Salento, per insegnare l’arte della danza ai circa 1200 iscritti che conta il centro sportivo. //Gli istruttori Gli istruttori sono tanti e tutti giovani. I direttori artistici Sal-

vatore e Giuseppe Mauro, di 22 e 25 anni, Ilaria Mariani, 15, Simona Intonaci, 19, Esmeralda Lampis, 23, Angelo Cillotto, 32 e Maria Zaffino di 33. In questa nostra “missione” siamo andati ad intervistare il direttore artistico Salvatore Mauro, che nella sua carriera, oltre ai tanti trofei, vanta una partecipazione al reality show “Amici” di Maria de Filippi. Che cosa significa per lei ballare? “Tutto. Per me ballare era, è e sarà tutta la mia vita”. Quando è nata la passione per il ballo? “Nel 1989, da piccolo. Con le prime gare, i primi spettacoli, le prime prove si riceve un’educazione interna, fondamentale per chi vuole cimentarsi a fondo con questo sport”. Che cosa sta organizzando il centro sportivo? “Noi facciamo un tour nelle piazze e nei teatri più importanti del Sud Italia. In questo periodo è in corso un musical, intitolato ‘Tra sogni, amori e delusioni’, di cui curo la direzione artistica”. Che cosa consiglierebbe ad un bambino che non sa quale sport praticare? “Ognuno deve fare quello che sente di fare. E’ chiaro che se è portato a fare danza ben venga, perché potrebbe diventare allo stesso tempo un punto di riferimento non solo della nostra scuola ma anche dell’intero movimento nazionale”. Quali sensazioni prova durante una gara? “Emozione perché fa parte del mio mestiere emozionarsi ed emozionare anche chi mi guarda, dando il massimo di me stesso”. Com’ è lavorare con i ragazzi? “E’ molto bello, riesce a darmi la carica e mi fa crescere dal lato professionale, morale ed educativo. E’ bello stare a contatto con la gente. Io lo vedo come un esame da superare”.

L’INTERVENTO

Vecchie e nuove povertà Disoccupati, emarginati, immigrati, analfabeti. Queste sino a ieri erano le persone che rappresentavano le “vite di scarto” all’interno delle comuMario Turco (Capogruppo D.S. Consiglio nità. Negli ultiComunale Casarano) mi anni sempre più giovani, donne, pensionati, famiglie con molti figli oppure con capofamiglia in cassa integrazione o in mobilità hanno accresciuto le schiere di quanti si trovano in condizione di povertà. Ed anche le N. 23 Febbraio/Marzo 2006

famiglie del ceto medio, se hanno la sfortuna di dover sopportare le spese dirette ed indirette necessarie per far fronte alla grave malattia di un familiare, con facilità scendono nel tunnel del progressivo impoverimento. Queste considerazioni ci fanno capire perché in Italia l’11% delle famiglie sono povere, mentre in Puglia tale percentuale tocca circa il 22%. Di fronte ad un fenomeno così vasto e degradante il governo, durante la legislatura ormai al termine, non ha prodotto politiche sociali di rilievo ma anzi ha progressivamente ridotto il trasferimento di risorse economiche per le spese sociali delle Regioni e degli Enti Locali. In questo contesto così difficile i Comuni devono comunque costruire una rete di inter-

venti concreti, che aiutino “gli ultimi” a rientrare in campo e impediscano ad altre persone di cadere nell’indigenza. Lungo questa traiettoria si muove il “Piano Sociale di Zona” recentemente predisposto dal Comune di Casarano e dagli altri Comuni che fanno parte dello stesso bacino territoriale. Lo sportello di orientamento rivolto ai soggetti svantaggiati e alle famiglie, il sostegno alla formazione e all’inserimento lavorativo, la costituzione di una Cooperativa Sociale per lavori di manutenzione e cura degli spazi verdi: questi alcuni degli interventi previsti, sapendo che i nuovi poveri crescono perché non ci si cura abbastanza dei vecchi poveri. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il tacco d?Italia 41



LIBRI

PREGHIERE SUL MURO z

Preghiere

sul muro

IL VOLUMETTO REALIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE “CENTRO STORICO” DI CASARANO zx di Marco Sarcinella

“Preghiere sul muro” è il titolo di un pregevole libretto realizzato dall’associazione socio-culturale “Centro Storico” di Casarano e dedicato al reperimento, alla catalogazione e allo studio delle edicole votive presenti nel centro urbano casaranese. Un lavoro importante che ci restituisce, strappandolo alle penombre di un semi-oblio, un elemento tipico della religiosità della gente di un tempo, nemmeno tanto distante, testimoniante la vitalità della loro fede, “una fede semplice, ma forte e sicura come le nostre rocce, umile e sincera come il cuore delle nostra gente”. Anche nella vita del popolo salentino, la dimensione religiosa ha sempre avuto un ruolo fondamentale: attorno ad essa si articolava la quotidianità e in essa riposavano le speranze, le aspettative e i bisogni di sicurezza e di verità degli uomini. In un momento storico come quello attuale, segnato dalla secolarizzazione, ovvero dal “processo attraverso cui la religione perde la sua influenza nelle varie sfere della vita sociale”, la riscoperta dell’universo religioso ci aiuta a meglio comprendere il nostro passato, con tutti quei valori che oggi sembrano aver ceduto il passo ad una prospettiva di vita più razionalistica; anche se non si può parlare di scomparsa della fede religiosa, ma piuttosto di convivenza, spesso difficile, tra il punto di vista religioso e quello scientifico. Le edicole votive sono espressioni di una religiosità fatta di riti, di raccoglimento interiore e di preghiera, ma sono soprattutto il frutto di “genuini sentimenti di ringraziamento per il santo, per aver ricevuto una grazia o per devozione”. Esse nascono nel contesto storico di una civiltà contadina, “una civiltà che credeva in Dio incondizionatamente”, senza porsi troppe domande, senza nutrire troppi dubbi nelle propria fede. Le edicole costituivano, inoltre, un importante momento di aggregazione e fraternità popolare: nei loro pressi la comunità cittadina si riuniva per recitare il rosario o per festeggiare il santo “con bancarelle, luminarie, suoni e canti… c’era la voglia di stare insieme, di ricordare collettivamente l’amore verso i santi”. Il lavoro di ricerca che è a monte di questo libro è stato svolto da Gabriella Stanca, Gianni Pascali e Maria Grassi, che ha curato la stesura dei testi.

Proprio a Maria abbiamo rivolto le nostre consuete tre domande.

// Tre domande tre Che cosa ha ispirato questo libro? “Un profondo interesse artistico e il desiderio di contribuire al recupero e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale”. Si può parlare di opere d’arte a proposito delle edicole votive? “Sicuramente sì, anche se a realizzarle furono soprattutto ottimi artigiani più che artisti, tra i quali spiccavano i maestri cartapestai”. Il libro non ha un prezzo; chiunque lo voglia, può lasciare un’offerta. Perché, quindi, devolverla? “Perché con il ricavato delle offerte verranno restaurate le edicole ormai in rovina, alcune delle quali sono state anche trafugate e, quindi, ulteriormente danneggiate”.

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Il libro si pone come un contributo al recupero del repertorio storico-artistico di Casarano, ma anche alla ricostruzione delle abitudini di vita dei salentini di qualche anno fa

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OPINIONI z P S I C O S I AV I A R I A

“Una corretta informazione è la risposta” “In una circostanza delicata come questa, una corretta informazione avrebbe evitato la crisi delle attività commerciali e dei prodotti dei nostri allevamenti, ma soprattutto avrebbe chiarito che la qualità, il controllo e la certificazione della produzione pugliese garantiscono sicurezza alimentare. La fase migratoria degli uccelli che vengono dai paesi in cui il fenomeno è vivo, ha evidenziato che il pericolo risiede nelle aree meno controllate, cioè nei bacini dove si appoggiano i volatili che migrano. Ma il controllo esercitato sia dalla task force, sia dall’unità di crisi che è stata messa in piedi, ha garantito l’incolumità delle persone. Questo dimostra che, molto probabilmente, una buona informazione avrebbe evitato la psicosi che si è creata tra i consumatori e che ha causato un calo vertiginoso delle vendite e dei consumi di carni da pollo. Le aziende che lavorano e trasformano il prodotto stanno per chiudere, e così la crisi oggi iniziamo a sentirla anche noi. Io ho aperto un tavolo con gli allevatori per cercare di capire qual è la situazione. Noi abbiamo circa tre milioni di pollami che vengono coltivati e che saranno oggetto di un controllo che stabilirà con precisione quale sia la portata del calo delle vendite e quanto la crisi vi abbia potuto incidere. Una corretta informazione avrebbe permesso di evitare tutto questo, così come avrebbe impedito di alimentare ulteriori psicosi, qualche mese fa, quando si è parlato, in modo immotivato per il nostro territorio, di grano contaminato”. Enzo Russo, assessore regionale all’agricoltura

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“Aviaria: 100 milioni non bastano” “Il finanziamento di 100 milioni di euro annunciato dal governo a sostegno della grave crisi che ha colpito il settore avicolo italiano è importante, ma da solo non è in grado di fronteggiare e risolvere i danni provocati dalla “psicosi da pollo”. Danni che sono ingenti e che hanno avuto pesanti riflessi negativi. Moltissimi allevamenti, soprattutto quelli rurali e biologici, sono a rischio chiusura. I nostri produttori, in poco meno di quattro mesi, hanno visto dimezzarsi i loro redditi a causa del drastico calo dei consumi (ormai siamo nell’ordine del 70 per cento). Davanti ad una situazione che non ha precedenti nel nostro Paese occorrono risorse certe e più consistenti. Dopo l’importante apertura della Ue sulle misure di intervento per il settore avicolo, ci aspettiamo un atto deciso e concreto. Tutto ciò alla luce del fatto che gli stessi allevatori, nonostante la crisi persistente e drammatica, non hanno finora usufruito di alcuna valida misura di sostegno. La Cia, a fronte di una crisi degli allevatori di così vaste proporzioni, continua nella sua richiesta di interventi più congrui che da un lato permettono di risarcire gli allevatori dei danni finora subiti e dall’altro consentano alla filiera di programmare il futuro per essere pronti all’auspicabile ripresa dei consumi con un settore in grado di coprire interamente i consumi nazionali come era in passato, non escludendo una particolare attenzione ad una adeguata rintracciabilità degli allevamenti che diano fiducia e certezza ai consumatori. Ribadiamo come ogni sforzo debba essere perseguito per salvaguardare la sopravvivenza di un settore che per qualità e salubrità risulta una grande risorsa della zootecnia e dell’economia nazionale”. Vito Murrone Presidente Cia Lecce

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DITUTTODIPIÙ CURIOSITÀ-ANNUNCI z

Leuca, stella da

calendario Anche Santa Maria Leuca si mette in posa per un calendario. Le alte scogliere e il mare trasparente della marina salentina sono, infatti, tra i protagonisti degli scatti del calendario “Gemme d’Italia 2006”, che riunisce le bellezze di cinque località turistiche italiane. E Leuca è stata scelta come una della cinque stelle, accanto a Porto Cervo, Portofino, Positano e Taormina. Il calendario è stato presentato ufficialmente a Milano lo scorso 18 febbraio ed è visionabile richiedendo l’invio di un mms all’e-mail calendario2006@salentofarodeiduemari.org.

AFFITTASI Casarano. Centro storico, in palazzo d’epoca affittasi 2 monovani con servizi + esavano con servizi. Destinazione d’uso: ristorante; eventualmente modificabile in: foresteria, uffici.

GLI amIcI dI VIa PhImmENThEL IN cOLLabORazIONE cON L’assOcIazIONE “LIbERa cITTà” dI casaRaNO ORGaNIzzaNO

“a FOcaRa TE s. GIUsEPPE” 19 marzo 2006 PROGRamma: Ore 19:00 bENEdIzIONE dELLa sTaTUa dI s. GIUsEPPE E dELLa “FOcaRa” Ore 19:30 GaRa dELLa “cUccaGNa” Ore 20:00 accENzIONE dELLa FOcaRa IN ONORE dEL VENERaTO s. GIUsEPPE accOmPaGNaTa daI FUOchI PIROTEcNIcI EsTRazIONE dEI bIGLIETTI cON RELaTIVa assEGNazIONE dEI PREmI

Per informazioni: 335/6992896

Ore 20:30 GRUPPO “aRIa FRIsca” IN cONcERTO

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IL CORSIVO

zx

di Adolfo Maffei

Il reality dell’Adriana

e la sindrome di Tantalo

Il ritiro delle dimissioni del sindaco di Lecce come uno psicodramma. Ma i cittadini meriterebbero un’altra lettera Non sono mai stato bravo a coniugare agevolmente tempora e mores, il tempo della contemporaneità e gli atteggiamenti esteriori che esso modifica continuamente. Ancor meno per certe categorie della natura umana, applicate della pratica, come i valori dell’etica civile. Figurarsi la politica. Prendiamo il caso del giorno, il ritorno in carica del sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, dopo una blackout istituzionale di circa tre settimane. Che fossero lacrime sincere non v’è dubbio: l’Adriana è tenera nei sentimenti quanto dura nei comportamenti politici, e l’errore più grave che si possa commettere è ritenere che queste due attitudini siano in comunicazione. Ma la conclusione dello psicodramma politico, iniziato una ventina di giorni fa con le dimissioni da sindaco di Lecce, in previsione di una sua candidatura al Senato, e finito in aula consiliare il 21 febbraio scorso davanti ad una folla di giornalisti, operatori, fotografi, amministratori comunali e attivisti politici, assomiglia più alla scena finale di un reality televisivo, che alla sintesi alta di un profondo conflitto interiore, che pure c’era. Nessuno, a Lecce, oserà paragonare la firma apposta, coram populo, in calce al ritiro delle dimissioni, con una comune penna “nazionalpopolare” (così definita da chi l’impugnava) all’impatto mediatico che ebbe cinque anni fa Silvio Berlusconi con il cosiddetto Contratto con gli italiani a Porta a Porta. Ma a nessuno sfugge che, ormai, i politici non fanno più niente se non davanti ai riflettori delle telecamere ed ai registratori dei cronisti. E che questo non piaccia a tutti, come al sottoscritto, è un dato talmente trascurabile che non vale neppure la pena di sottolinearlo. Oh tempora oh mores, appunto. Il fatto è che certe sceneggiate rischiano di lasciare nel cono d’ombra la sostanza delle cose: dal perché la Poli si era dimessa al perché ci ha ripensato c’è un bel numero di domande e di risposte che un politico di qualità – e Adriana lo è – avrebbe il dovere di dare, senza lasciare agli altri (alleati, compagni di partito in An, avversari, osservatori e dietrologi da bar) tempo e spazio per imbastire congetture o produrre ricami. Ai quali poi sentirsi obbligata a replicare, perpetuando così il reality show della politica. La de-

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stra, autoreferenziata residenza storica dell’esegesi della chiarezza, dovrebbe rifuggire da questa pratica diffusa. E, per favore, non si insulti la comune intelligenza di cui ciascun leccese è dotato con la battuta del copione: “L’ho fatto per la mia città”. E’ roba per le locandine dei quotidiani. Adriana l’ha fatto per tante ragioni, non ultima l’attaccamento (vero, appassionato, quasi carnale) a Lecce. E perché chi scrive non sia tacciato di qualunquismo, cito alla rinfusa parte delle tantissime cose positive che questo sindaco ha fatto per Lecce: dalla formidabile attenzione al decoro, con i basolati, il verde ed il recupero del Barocco (una sua legge), alla soluzione degli endemici problemi del traffico (i rondò funzionano); dalla visibilità nazionale di cui il Salento ed il suo capoluogo godono alla stabilizzazione della maggioranza, fino all’idea di città metropolitana che, anche grazie alle tangenziali entrate in funzione sotto la sua guida, coinvolgerà le future generazioni di amministratori. Adesso il sindaco vuole dedicarsi al nuovo Piano regolatore, prima di concludere il suo secondo mandato: benissimo. E allora? Scriva un’altra lettera, l’Adriana, stavolta alla città. Spieghi che cosa è veramente accaduto fra le due lettere inviate al segretario del suo Comune: se ha temuto di perdere la leadership in An, se non è stata accontentata sul posizionamento e la qualità dei candidati nelle liste, se ha valutato che l’elettorato di An si sarebbe spaccato fra Camera (Mantovano) e Senato (Poli Bortone), se ha avviato le procedure organizzative per appoggiare Angelo Tondo (l’assessore fu bocciato alle regionali, nonostante cotanto appoggio, e la cosa brucia ancora), se metterà mano alla sia pur remota ipotesi dell’ennesima “pace” con Mario De Cristofaro (che significa automaticamente riappacificare tutta Alleanza nazionale nel Salento), se Fini, tirato per la giacchetta da lei e da Mantovano, non ha detto infine: vedetevela tra di voi e non fate danni al partito. Un politico deve convivere con il supplizio di Tantalo: arriva in cima alla montagna convinto di avercela fatta, ma i secchi d’acqua che reca sono bucati, e deve ricominciare. All’infinito. E’ la politica, bellezza. Altro che reality.




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