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EDITORIALE
Punta Perotti, Porto Cesareo e il simbolismo mediatico
zx di Maria Luisa Mastrogiovanni
Era il 2003 e Legambiente assegnava due bandiere nere: una al sindaco di Bari Simeone Di Cagno Abbrescia, “per l’atteggiamento troppo cauto e propenso ad individuare sempre nuovi ostacoli, procurando ritardi e rinvii nell’abbattimento del complesso edilizio di Punta Perotti”; l’altra all’amministrazione di Porto Cesareo, “per aver permesso la realizzazione di un pontile all’interno dell’area marina protetta che ha determinato lo scempio dei fondali e per aver approvato una delibera che definisce la costa del Comune ‘lotto intercluso’, diminuendo i vincoli di tutela”. Dopo tre anni, con il cambio di colore sia in Regione sia nel Comune capoluogo di Regione (oggi è sindaco Michele Emiliano, centro sinistra) Punta Perotti va giù e Porto Cesareo diventa “riserva naturale” tramite l’approvazione di un decreto legge che ne sancisce l’istituzione. Lo stesso giorno della demolizione sul lungomare barese arriva, inaspettata, la mano tesa di Emiliano, che vuole regalare all’amministrazione di Porto
Cesareo una quota dell’eventuale risarcimento chiesto ai proprietari di Punta Perotti, la famiglia Matarrese. La richiesta è di 100 milioni per “danno ambientale”. Di questi, se mai arriveranno, 70mila andrebbero a Porto Cesareo, perché questa è la somma che mancava a Luigi Fanizza, sindaco della cittadina ionica, per completare l’abbattimento di 19 case abusive sul litorale intrapreso anni fa. All’indomani dell’azione di forza su Punta Perotti, insomma, si tracciano due direttive che corrono entrambe sul concetto di ecosostenibilità: da una parte l’abbattimento diventa per la Puglia e per l’Italia un simbolo della battaglia contro gli ecomostri e del rafforzarsi di una coscienza civica che guarda al ben-essere attraverso il ben-fare. Uno slogan politico, questo, che mettiamo a disposizione di chi lo voglia utilizzare durante le prossime amministrative, perché oggi, nel Salento, non può esistere sviluppo economico senza tutela ambientale. Dall’altra con il suo gesto inaspettato, Emiliano ha acceso un faro su
un’emergenza ambientale salentina, la riserva naturale di Porto Cesareo, punta dell’iceberg del fenomeno della cementificazione selvaggia delle coste del basso Salento. Che anche porto Cesareo diventi per i salentini un simbolo, come Punta Perotti lo è per i baresi e per la Puglia, di un’intolleranza verso gli abusi grandi e piccoli che si consumano all’ombra della compiacenza della pubblica amministrazione o della sua inerzia. Infine un timore: quello che un episodio come l’abbattimento di Punta Perotti sia un simbolo sì, ma fine a se stesso e all’autoreferenzialità del Comune di Bari. Insomma il simbolo di una battaglia senza la battaglia, che potrebbe essere reputata non degna di essere combattuta per ecomostri meno evidenti per i quali il gioco, forse, non vale la candela, in questo caso rappresentata dal clamore mediatico nazionale (abbiamo visto l’effetto dei detonatori anche su Sky tg 24). Abbattere un ecomostro nel parco di Ugento non sarebbe la stessa cosa. A chi interessa?
IL GOLEM Eccolo il nuovo presidente della sezione Terziario di Confindustria. Si tratta del consulente Sebastiano Schito, componente del CdA della società di direzione aziendale Ergho di Lecce. Una maggioranza schiacciante lo ha collocato sulla poltrona che fu di Paolo Pagliaro, il quale, fino all’ultimo, ha cercato invano di imporre il suo candidato (Stefano Petrucci), nonostante sul nome di Schito si fosse ormai trovata un’ampia convergenza e che personalità come Carlo Macculi prima e Antonio Lia dopo, si fossero fatte da parte per il bene dell’Associazione. Certamente gli imprenditori del “terziario” hanno voluto segnare con questo voto un cambio radicale rispetto al passato. Trentaseienne, sposato, due figlie, laurea alla Bocconi, Sebastiano Schito è persona schiva e poco salottiera (ma è da sempre amico personale di Piero Montanari). Riconosciuto dai suoi clienti come un professionista di alto profilo (ha certificato un centinaio di aziende salentine), al di fuori di questa cerchia è un perfetto sconosciuto, nonostante una “militanza” confindustriale di quasi dieci anni. Si dice addirittura che Enzo Benisi ignorasse la comune origine in quel di Racale. Con la sua faccia da bravo ragazzo tutto casa, chiesa e lavoro, l’augurio del Golem è che guidi con competenza e visione la Sezione con le maggiori prospettive di crescita, senza cedere alle immancabili pressioni.
N. 25 Maggio 2006
Questo numero è distribuito anche nella città di Brindisi
Il tacco d’Italia Il mensile del Salento Anno II - n. 25 - Maggio 2006 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A.Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Antonella Coppola, Adolfo Maffei, Marco Sarcinella, Francesco Ria, Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Margherita Tomacelli, Mariangela Carra, Gavino Caradduzza, Mario De Donatis, Guido Picchi FOTO: dove non segnalato, archivio de “Il Tacco d’Italia” REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 347 4013649
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LETTERE AL DIRETTORE
La tristezza di fare “semplicemente” informazione ed essere considerati degli eroi Da anni ormai, appena scendo dal treno da Roma, compio il rituale per riprendere contatto con la mia terra con una tazzina di caffè salentino al bar Stazione e poi all’edicola sul primo binario per comprare il “Tacco d’Italia”, oltre a “Qui Salento”. Queste due testate nate di recente, ognuna nel proprio ambito, rappresentano, assieme al periodico “Il Gallo”, un prezioso strumento senza il quale l’informazione nel Salento perderebbe questa relativamente piccola ma vitale oasi felice nel deserto culturale dei mezzi di informazione locali che, salve alcune altre (pochissime) eccezioni, rappresentano o prodotti di importazione allogeni, se non in alcuni casi addirittura infestanti, oppure rappresentazioni parziali di mezze verità se concentrate nelle mani del magnate semi-monopolista radio-televisivo locale. Da quando il “Quotidiano” di Lecce è stato svenduto a degli alieni ed è stato ridotto a fungere a inserto locale del “Messaggero” di Roma, oltre alla grave e ben più importante perdita per il nostro territorio, non è più possibile acquistarlo nelle edicole di Roma dove tanti salentini risiedono e lo acquistavano conservando il contatto con la propria terra: paradossalmente l’ennesima rapina ai danni del Sud, questa volta a vantaggio di un padrone capitolino, ha portato alla scomparsa dalle edicole della Città Eterna del Nostro “Quotidiano”, oltre al ben più grave annichilimento dello stesso. Ovviamente a Roma “La Gazzetta del Mezzogiorno” è acquistabile solo nell’edizione barese. Tramite il canale satellitare Puglia Channel, da poco tempo è possibile seguire alcune trasmissioni di Tele Rama: indubbiamente, aldilà di tutto, questa è un’iniziativa encomiabile sotto tutti i punti di vista, sia di promozione culturale sia di facilità di accesso alle informazioni per chi è lontano o all’estero. Ma il punto è proprio l’informazione: (…) la mistificazione della realtà è una pratica abusata nella nostra Italiet-
ta da almeno un decennio; pare non esserci più differenza fra vendere un Mastro Lindo e vendere delle notizie anziché fare informazione, che è ben diverso. Ma “Il Tacco d’Italia” fa informazione, e la fa nel Salento, ed è fatto da salentini! E’ per questo che non appena ho letto delle ignobili minacce e nefandezze che avete subito, ho sentito la necessità, per quanto poco possa valere, di manifestarVi il mio sostegno e solidarietà. L’Italia nella classifica sulla libertà di stampa è vergognosamente lontana dai paesi liberi. E voi fate informazione nel Sud: Voi siete i
veri eroi, quelli come voi meriterebbero una medaglia d’oro al valor civile! E purtroppo questo non mi fa piacere, perché in un paese normale per fare libera informazione non dovrebbero servire degli eroi. Ma questo non è un paese normale. Lettera firmata Ho sentito la vostra intervista su RadioPopolare Milano,a proposito delle aggressioni che avete subito. Vi esprimo tutta la mia solidarietà. Andrea Bernardelli
LO STRANIERO Sassi sì, cemento no
Sciami di cavallette voraci si avventano sulla natura selvaggia che rende speciali gli angoli di questa terra dove ancora non sono arrivati la speculazione e il cemento. (E siamo solo a Pasqua!) Tutti sembrano euforici, felici di uscire dal letargo invernale e rientrare nel ciclo produttivo di quest’ultimo pezzo d’Italia: il zx di Guido Picchi turismo. Se è vero che grazie al turista molti guadagnano il loro sostentamento per tutto l’anno, è altrettanto vero che a causa dei turisti molti luoghi vengono deturpati. Tutto rientra nella logica del “profitto” per cui si sacrificano volentieri non solo la natura ma anche la bellezza e l’armonia. Penso alle spiagge (che anche se più scomode sono sicuramente più belle quando non attrezzate), ai centri storici (“abbelliti” da condomini o grattacieli!), alle scogliere (con ville troppo faraoniche per perdersi nell’armonia delle costruzioni a secco), alle campagne (dove non vedi scritto “vendesi” trovi il flacone della “medicina”). Tutto questo allontanerà il turista quando prenderà il sopravvento sulla situazione esistente. La vera ricchezza turistica del Salento credo sia la gente che ha sempre sfruttato al meglio la terra e si è sentita ricca grazie all’oro liquido. Con quasi niente, solo sassi su sassi, i vostri avi hanno trasformato una terra inospitale in un luogo magico dove la natura e l’uomo convivevano in armonia. Sentire che il Comune di Lecce (che dovrebbe dare l’esempio in quanto provincia) vorrebbe “rappezzare” le sue spiagge con mezzi meccanici e trasformare parchi in parcheggi (anche se la radice è uguale i significati sono molto diversi) mi addolora.
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ATTUALITÀ
//INCHIESTA
z IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA
LEGENDA
FACOLTÀ DI BARI
CORSO DI LAUREA DI BARI
FACOLTÀ DI LECCE
CORSO DI LAUREA DI LECCE
Atenei in guerra L’UNIVERSITÀ DEL GRANDE SALENTO MUOVE I PRIMI PASSI. PARTENDO DA BRINDISI. MA GUARDANDO A TARANTO E BARLETTA zx di Margherita Tomacelli
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//INCHIESTA
ATTUALITÀ
IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA z
« Lecce e Bari si contendono il primato universitario pugliese. Bari fa una manovra diversiva aprendo corsi a Brindisi ma consolidandosi a Taranto. Lecce attacca inaugurando due nuove facoltà brindisine
»
//Le origini Correva l’anno accademico 1997/1998 quando, attuando un’intuizione felice del compianto rettore Gino Rizzo, la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Lecce attivava presso il Pastis CNRSM di Brindisi (la cittadella della ricerca sulla statale per Mesagne, per intenderci) il Diploma Universitario in Ingegneria Logistica e della Produzione. Passano poco più di tre anni e nel 2001 anche l’Università di Bari sbarca a Brindisi con i suoi corsi di studi.
// Mosse e contromosse
’Università di Lecce diventa grande, almeno quanto il “grande Salento”; l’Università di Bari…anche. Da diversi anni i due principali atenei pugliesi si sono studiati da lontano, a volte punzecchiandosi (come vedrete più avanti) ma ora è guerra in campo aperto. Oggetto della contesa il primato regionale, e tutto ciò che ne consegue. Il campo di battaglia sono le due province di Brindisi e Taranto. Eppure le Università italiane, come quelle pugliesi, da qualche tempo hanno dovuto stringere i cordoni della borsa. Nonostante questo non possono rinunciare ad allargare la propria offerta. Perché? Il motivo più evidente (e nobile) è che ogni Università dialoga incessantemente con il territorio in cui opera e deve rispondere ai bisogni di quel tessuto economico-produttivo, formando le figure professionali più adeguate richieste dal mercato. Ma le Università, dopo la riforma Zecchino, agiscono come aziende per le quali nuovi corsi significano anche nuovi studenti, più contatti con il territorio e le imprese, più insegnamenti; infine, ma solo marginalmente, più pedine da muovere, siano esse persone, incarichi, soldi, nel complesso meccanismo, presente nel mondo universitario italiano, delle lobby baronali. Insomma, le Università delocalizzano alla ricerca di mercati vergini e condizioni N. 24 Aprile 2006 più vantaggiose. Vediamo come.
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In gergo militare l’apertura dei corsi di laurea a Brindisi da parte dell’Università di Bari potrebbe essere considerata una manovra diversiva verso Lecce, perché il vero obiettivo barese in questi anni, è stato il potenziamento e la conquista definitiva di Taranto. Obiettivo che Bari ha raggiunto in questi mesi con l’adempimento di tutti i passaggi formali (approvazione da parte del Senato Accademico, poi del Comitato Universitario Regionale di Coordinamento infine del Ministero) per rendere autonome dal primo ottobre 2006 le Facoltà di Giurisprudenza, Economia e Scienze della Formazione attivate a Taranto. Queste vanno ad aggiungersi ai corsi di laurea triennale, cinque, che l’Università degli Studi di Bari ha dislocato a Brindisi; successivamente, per superare la concorrenza del capoluogo regionale, l’Università di Lecce ha dovuto-voluto istituire due Facoltà in territorio brindisino: saranno attive dal prossimo anno accademico e rappresenteranno le prime due Facoltà autonome presenti a Brindisi. Alla strategia di Lecce, Bari risponde aprendo, sempre dal prossimo anno, altri tre nuovi corsi di laurea. Ricapitolando: Bari si consolida a Taranto con tre Facoltà e presidia Brindisi con cinque corsi di laurea; Lecce gioca d’attacco con Bari, aprendo a Brindisi due Facoltà e cominciando a preparare “l’invasione” di Taranto. Bari risponde all’attacco leccese aggiungendo tre corsi (di cui due specialistici) ai cinque già presenti a Brindisi. Giusto per tenere impegnati gli avversari su due fronti, infatti, già da adesso si sta ragionando negli ambienti accademici salentini di un possibile impegno nei prossimi anni, su Taranto, rendendo pan per focaccia ai baresi, che dal prossimo anno, come abbiamo detto, potenzieranno la propria offerta su Brindisi. Â il tacco d’Italia 7
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z IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA
// La consulta incompleta Non è tutto. Da un’idea del Rettore dell’Università di Lecce Oronzo Limone, è in via di costituzione la Consulta per l’Università del Salento, composta da Rettore, presidi di facoltà e direttori di dipartimento, oltre a presidenti delle tre Province, sindacati, Confindustria, Anci (Associazione nazionale comuni italiani). Tra due anni l’Università di Lecce potrebbe avviarsi verso un cambio di denominazione – Università del Salento – ma soprattutto si creerebbe una corsia preferenziale tra ateneo salentino e territorio di Brindisi e Taranto, dove pure sono presenti corsi dell’Università di Bari. Insomma, uno scacco matto all’Università di Bari, poiché il dialogo crescente tra Brindisi, Lecce e Taranto, la taglia fuori. In tutto questo processo è poco coinvolto il Comune di Lecce, che pure dovrebbe essere importante parte in causa nei processi universitari, avendo fondato uno dei suoi slogan di successo proprio su “Lecce città universitaria”, un’idea del compianto rettore Angelo Rizzo. Sicuramente non corre buon sangue tra Università e Comune di Lecce, prova ne sia la recente vicenda del “Principe Umberto” (ex sede del rettorato, che il Comune, dopo averla data all’Università in comodato d’uso in cambio della sua ristrutturazione, ne ha preteso la restituzione) e il fatto
// Bari: otto corsi, 18 tavoli, 72 sedie, 6 armadi L’Università degli studi di Bari sbarca a Brindisi nel 2001, quattro anni dopo l’apertura del primo corso di studi delocalizzato dall’Università di Lecce. In meno tempo, però, riesce ad impiantare cinque corsi di laurea triennale. La sede dei corsi è messa a disposizione dalla Provincia di Brindisi che collabora, anche con alcune unità di personale tecnico (ad es. il custode della struttura). Da parte dell’Università sperano che anche altre unità di personale tecnico e amministrativo siano messe a disposizione dagli enti locali che già contribuiscono finanziariamente, ciascuno per la sua parte: Provincia e comune di Brindisi con 175mila euro annui a testa; la Camera di Commercio con 50mila euro l’anno; L’Autorità portuale con un contributo “una tantum” di circa 25mila euro. Questi finanziamenti, formalizzati con la sottoscrizione di un accordo di programma tra istituzioni e Università, provengono esclusivamente da fondi propri dei bilanci degli enti. Dal prossimo anno, così come sta avvenendo nel rapporto con l’Università di Lecce, anche Bari stipulerà una convenzione con gli enti locali brindisini. Que8 il tacco d’Italia
che nella costituenda Consulta per l’Università del Salento, in rappresentanza dei comuni, non sia stato invitato il sindaco di Lecce. Questo è quanto risulta ad Andrea Corvaglia, assessore leccese con delega a “Lecce città universitaria”. Notizia smentita dal Rettore e da Marcello Strazzeri.
// Imparare, ma che cosa? Gli obiettivi dichiarati degli atenei di Bari e Lecce sono, come detto all’inizio, quelli di un miglioramento della didattica e di una maggiore corrispondenza dell’offerta formativa alle esigenze del territorio. Sul miglioramento dei servizi offerti, tuttavia, gli studenti non sembrano molto d’accordo: se l’Università deve essere “un’esperienza esaltante” culturalmente e umanamente (definizione di Benedetto XVI all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università cattolica di Milano) è chiaro che il contesto in cui si muove lo studente durante gli anni della preparazione universitaria, dovrebbe essere in grado anche di produrre tale “esaltazione”. Cioè stimoli continui e occasioni di crescita anche extra curriculare. Un obiettivo che ci pare molto lontano per chi ha deciso e per chi decidesse di iscriversi, a Brindisi, ai corsi gestiti dall’Università di Bari.
sto anche in considerazione del nuovo impegno assunto dall’ateneo barese con l’apertura di tre nuovi corsi a partire dall’anno accademico. Lo scorso 7 febbraio Marco Cataldo, rappresentante degli studenti nel CURC (Comitato universitario regionale di coordinamento, composto dai cinque rettori e i cinque delle direttori amministrativi delle università pugliesi, tre rappresentanti degli studenti, la Regione Puglia) a seguito di un incontro avuto con i 770 studenti del polo brindisino e avendo registrato numerosi problemi, ha presentato un’interrogazione al Comitato. Gli studenti infatti lamentano l’assenza dei servizi più elementari: una biblioteca, una mensa universitaria, di convenzioni
con i ristoratori locali, di posti letto, l’assenza di convenzioni per i trasporti, l’assenza di un’adeguata aula multimediale. L’Università di Bari ha risposto all’interrogazione di Marco Cataldo evidenziando come “la biblioteca esiste e consta di adeguati arredi (18 tavoli, 72 sedie, 6 armadi) e di un patrimonio librario di circa 400 volumi” ed esprimendo l’intento di sensibilizzare gli enti locali a promuovere donazioni di materiale librario (un’azione di tipo quasi “filantropico”, come spesso avviene nei confronti degli istituti di reclusione). A questo punto ci chiediamo se 400 libri possano garantire una didattica di qualità e quali tipi di volumi potrà mai donare l’Autorità Portuale?!
I CORSI DELL’ATENEO DI BARI A BRINDISI OGGI
DA SETTEMBRE
Corso di laurea per infermiere, per fisioterapista e per tecnico di laboratorio biomedico, tutti e tre della Facoltà di Medicina e Chirurgia; Corso di laurea in economia aziendale della Facoltà di Economia; Corso di laurea in informatica (teledidattico) della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali.
Storia, scienze e tecniche dell’industria culturale (della Facoltà di Lettere e Filosofia) – triennale Amministrazione e consulenza aziendale – laurea specialistica Economia e management delle organizzazioni marittime e della logistica laurea specialistica
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ATTUALITÀ
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IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA z
Lecce: nella Cittadella a tutti i “costi”
costo di creare due corsi di laurea in Scienze politiche appartenenti allo stesso ateneo, anche se sono due corsi con “sfumature” diverse.
Dall’anno accademico 1997-1998 l’Università degli Studi di Lecce è presente in territorio brindisino dove oggi è attivo // Un corso, una facoltà un solo corso di laurea, Ingegneria gestionale, che non preLa Facoltà di Ingegneria Aerospaziale è unica in Italia: sisenta particolari problemi. Nel maggio del 2005 il Senato Ac- curamente attivata per venire incontro ad uno specifico desicademico dell’ateneo salentino delibera la costituzione di derio degli enti locali brindisini. Dal 2002/2003 è stato istiuna commissione interna, presieduta dal preside di Scienze tuito, ma mai attivato, a Lecce il corso di laurea specialistica della Formazione Marcello Strazzeri, con il compito principa- in Ingegneria Aerospaziale ed Astronautica che sarà delocalizle di programmare lo “sbarco” a Brindisi. Così il 17 gennaio zato a Brindisi e rappresenterà, per i prossimi tre anni, l’uniscorso, il Senato Accademico, istituisce due nuove facoltà co corso della nuova Facoltà. Facoltà che avrà un Preside dislocate in territorio brindisino, da attivare a partire dal (che percepirà l’indennità annua pari a 16mila e 65 euro olprossimo anno accademico: tre allo stipendio da proScienze Sociali e Politiche fessore ordinario) e una Nasce Ingegneria aerospaziale. Una sola segreteria di presidenza. del Territorio e Ingegneria Aerospaziale che rappresentefacoltà, un solo corso. Mentre Scienze Queste spese, previste nelranno le prime due facoltà la stessa entità per Facoltà politiche si sdoppia autonome presenti nel brinmolto più numerose, qui disino, perché Bari ha all’atsono sostenute per un solo tivo corsi di laurea ma non corso di laurea specialistica. Tanto per avere un’idea dei nuvere e proprie facoltà. In totale si tratta di cinque corsi per la meri delle altre Facoltà: Ingegneria conta 2412 iscritti, Ecofacoltà di Scienze sociali (due passeranno da Lecce a Brindi- nomia 3514, Giurisprudenza 5443. si e tre di nuova costituzione) e di un solo corso per la FacolC’è però l’impegno ad ampliare l’offerta formativa su Brintà di Ingegneria aerospaziale (cfr. tabella). disi con nuove lauree triennali e nuove lauree specialistiche a partire dal 2009/2010.
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// Scienze politiche “bifronte” Attualmente a Lecce c’è un corso di laurea di Scienze politiche e delle relazioni internazionali, all’interno della Facoltà di Lettere. Questo corso conta 1284 iscritti e, dopo una battaglia storica tra Antonio Tarantino, presidente del corso di laurea, che la voleva a Lecce e Marcello Strazzeri e il Rettore Limone, che la volevano spostare a Brindisi – rimarrà a Lecce, nonostante si stia per aprire a Brindisi una Facoltà specifica, quella di “Scienze Sociali e Politiche del Territorio”. La futura Facoltà avrà all’interno un altro corso di laurea in Scienze politiche ma dell’Area Mediterranea, “condiviso” (la parola tecnica è “interfacoltà”) tra Scienze della Formazione, Economia e Giurisprudenza. Come dire: ad ognuno il suo feudo, anche a FACOLTÁ DI SCIENZE SOCIALI E POLITICHE DEL TERRITORIO NOME CORSO TIPOLOGIA STATO Sociologia
triennale
Delocalizzazione (716 iscritti a Lecce)
Servizio Sociale
triennale
Delocalizzazione (741 iscritti a Lecce)
Pedagogia dell’Infanzia (corso on line)
triennale
Nuova attivazione
Relazioni Internazionali
specialistica
Nuova attivazione
Scienze Politiche dell’Area Mediterranea
triennale
Nuova attivazione (corso interfacoltà con Giurisprudenza, Economia, Scienze della Formazione e questa nuova facoltà di Brindisi)
// Veniamo ai soldi L’Università di Lecce coprirà le spese per il personale docente di ruolo che sarà trasferito a Brindisi: circa un milione 761 mila euro all’anno per i primi due anni; due milioni 800 mila euro circa per il terzo anno, 3 milioni 800 mila euro per gli altri anni. Gli enti locali brindisini, tramite una convenzione che sarà sottoscritta a breve, si impegnano per un totale di 40 milioni 594 mila euro in 20 anni per ciò che riguarda personale docente non di ruolo, personale tecnico amministrativo, arredi, materiale di consumo, materiale librario, pubblicità istituzionale e trasporto. 16 milioni 70mila euro, sempre in vent’anni, la spesa che istituzioni locali sosterranno per gli immobili. Le spese saranno sostanzialmente divise a metà tra Provincia e Comune e provengono da fondi propri del bilancio degli enti.
// La sede E’ sempre quella dell’ex PASTIS e sono state individuate due palazzine per ospitare le facoltà con i laboratori, le biblioteche, le sale studio e le aule multimediali. Nella cittadella è presente una foresteria che potrebbe essere messa a disposizione come casa dello studente, ma su quest’ultima notizia, ancora non vi è nessun impegno ufficiale. Il trasporto da Lecce e da Brindisi sarà a carico sempre delle amminiFACOLTÁ DI INGEGNERIA AEROSPAZIALE NOME CORSO TIPOLOGIA Ingegneria Aerospaziale ed Astronautica
specialistica
STATO
Delocalizzazione (istituito a Lecce nel 2002/2003 ma mai attivato)
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ATTUALITÀ
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strazioni brindisine. Il polo universitario è ormai una realtà. Qualche problema ci potrà essere per gli studenti dei corsi di laurea in Servizio Sociale e Sociologia iscritti fino a quest’anno a Lecce e che rimangono ad esaurimento, ma il Preside Strazzeri, in una pubblica assemblea ha incassato il “sì” della maggioranza degli studenti dei corsi in questione, promettendo appelli e ricevimenti dei docenti a Lecce fino all’esaurimento di tutti gli iscritti fino a quest’anno accademico. Da qualche mese si parla anche di una possibile area delle bio-scienze questa volta a Taranto, ma tutto dipenderà dal livello di scontro tra gli atenei di Lecce e di Bari già presente con corsi e facoltà. Una tregua cristallizzerebbe la situazione attua-
// “Lecce città universitaria? L’Università l’ha dimenticato” “Per ciò che riguarda la delocalizzazione dei corsi non abbiamo condiviso pienamente l’azione dell’Università di Lecce. Si tratta di corsi che funzionano bene e registrano un alto gradimento da parte degli studenti. Non ci sembra giusto creare disagi. Per ciò che riguarda Scienze politiche, infatti, vi è stata un’azione forte degli studenti e delle associazioni studentesche che hanno frenato il trasferimento a Brindisi. Ora Scienze politiche rimane a Lecce, ma occorrerà verificare se ci sarà una prosecuzione dell’impegno da parte dell’Università. La decisione delle autorità accademiche di delocalizzare i corsi è stata unilaterale, senza alcun tipo di coinvolgimento del Comune di Lecce. Se si vuole fare una programmazione comune occorre concertarsi e ritengo il confronto con il Comune capoluogo importantissimo in questi processi. A Brindisi potevano anche essere aperti solo nuovi corsi senza delocalizzare i nostri. Le autorità accademiche non possono chiedere risorse agli enti locali senza un loro coinvolgimento nelle decisioni, ovviamente nel rispetto delle parti. In questo modo, se si instaura un “tavolo”, ognuno può assumersi le sue responsabilità, anche di carattere finanziario. Negli ultimi anni c’è stato un allontanamento tra Comune di Lecce e Università: fino ad una decina di anni fa il Comune era perfino rappresentato nel Consiglio di amministrazione dell’Ateneo, ma dall’avvento dell’amministrazione Poli questo non avviene più. Vicende come quella del Principe Umberto, che ci trasciniamo da diverso tempo, sono dovute proprio all’assenza di dialogo tra le due istituzioni”. ANDREA CORVAGLIA, assessore con delega a “Lecce Città Universitaria”, Comune di Lecce DOMENICO MENNITTI, Sindaco di Brindisi Da dove nasce l’esigenza di avere l’università in città? “Siamo la provincia pugliese con meno corsi universitari. Il problema non si pone in termini campanilistici: l’obiettivo è che Brindisi riesca ad arginare la fuga di cervelli, aumentando contemporaneamente il numero di studenti laureati. Un obiettivo che si può raggiungere grazie anche al rapporto con Lecce che a sua volta punta a diventare Università del Salento”. L’investimento economico però è consistente. Potete permettervelo? “Queste non sono cose che si fanno con le parole. È una scelta
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le. Una pace consegnerebbe Taranto a Bari e Brindisi a Lecce con l’impegno reciproco a non pestarsi i piedi a vicenda. La prosecuzione della guerra porterebbe ad ampliare l’offerta formativa di Bari su Brindisi e ad un impegno consistente di Lecce su Taranto e, sono in molti a scommetterci, anche nella BAT. Avremmo voluto sentire anche il Sindaco Poli Bortone sulla vicenda, ma si è dichiarata indisponibile a rilasciare interviste fino al prossimo 4 di maggio, quando il giornale sarà già in edicola. Riportiamo di seguito l’intervento dell’Assessore con delega a “Lecce Città Universitaria Andrea Corvaglia”.
prioritaria che le due amministrazioni, quella provinciale e quella comunale, hanno inteso fare e questa scelta va anche corroborata con le risorse necessarie. Noi queste cose le abbiamo a suo tempo valutate, adesso siamo alla fase attuativa e metteremo a disposizione quello che è necessario”. Dal prossimo autunno a Brindisi saranno presenti contemporaneamente corsi dell’Università di Lecce e di Bari. Non le sembra una anomalia? “Siamo in una fase nella quale le due grandi università, che un po’ si contendevano territori nuovi, hanno capito che c’è bisogno di un piano generale che riguardi l’intera regione: all’interno di questo piano generale intendiamo trovare la nostra collocazione. Siamo stati attenti a tenere informati tutti e due gli atenei in maniera che non si sovrapponessero l’uno all’altro. Il rapporto con Lecce è interessante perché si istituisce la prima facoltà autonoma a Brindisi (Scienze Sociali e Politiche con particolare riferimento ai diritti dei paesi del Mediterraneo, ndr), poi c’è questa specializzazione in aeronautica che corrisponde ad una forte vocazione del territorio”. Sareste pronti dimostrare la stessa disponibilità che avete avuto nei confronti di Lecce anche con l’Università di Bari? “Siamo disponibili a valutare quello che può essere utile al territorio”. MARCO CATALDO, rappresentante degli studenti nel CURC – Puglia - (Comitato universitario regionale di coordinamento) Come giudica la situazione di Brindisi? “Gli enti locali di Brindisi, e soprattutto il Comune, si stanno muovendo con molta abilità giocando con le divisioni e le lotte tra le università di Lecce e di Bari. Ho visitato la struttura dell’Università di Bari a Brindisi: la biblioteca è chiusa, i laboratori sono quasi inesistenti. Addirittura i ragazzi raccontano come accendendo tutti i pc presenti in laboratorio, il contatore elettrico non riesca a reggere il carico e quindi sono costretti ad utilizzare solo una parte delle macchine. In questo modo si dequalific il valore del titolo di studio e sono i rettori a volerlo”. Come mai il Curc non riesce ad imporre una linea comune alla quale tutti si attengano? “I rettori all’interno del Comitato non si pestano i calli a vicenda e tutto si approva. Una presenza maggiore della Regione tramite il presidente del Curc, Vendola, depotenzierebbe il rettore dell’Università di Bari, che spesso si sostituisce a lui. Le delibere degli atenei infine arrivano al Curc e non sono nemmeno lette dai rappresentanti degli altri atenei: da qui si capisce come il Comitato sia del tutto autoreferenziale”.
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ATTUALITÀ
z IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA
// Limone: “Il segreto è cooperare” Quali motivazioni hanno spinto l’Università di Lecce a “sbarcare” a Brindisi? “Tutto è partito dall’offerta di Brindisi di ospitare un nucleo di attività formative dell’Università di Lecce. Il Sindaco ed il Presidente della Provincia di Brindisi, con serietà e lungimiranza, hanno espresso la disponibilità ad aprire un dialogo produttivo e concreto ed hanno anche manifestato la volontà di investire in ricerca e formazione. Noi, dal canto nostro, abbiamo risposto unanimemente, attraverso una decisione del Senato Accademico (l’unico organo collegiale preposto a tali scelte), in senso positivo ed abbiamo affidato ad una commissione il compito di effettuare analisi e valutazioni di fattibilità. Queste analisi sono state poi nuovamente condivise dal Senato. Non si tratta di “sbarcare” a Brindisi: si tratta di condividere un progetto culturale coerente con quella che è stata la nostra storia e con la dimensione culturale che ci vede tutti facenti parte di un unico, antico, nobile Salento”. Come rettore ha più volte sollevato il problema della scarsità di fondi disponibili, tanto che ha sollecitato ultimamente le donazioni del 5xmille. Gli studenti di sedi distaccate come lo Stamms lamentano l’assenza di servizi. Come pensate di far fronte a questo nuovo investimento su Brindisi? “Il segreto è nella cooperazione: quando si riuniscono più forze, istituzionali e non solo, con un obiettivo comune, è più facile realizzare progetti di ampio respiro. È quello che facciamo, già da anni, con realtà imprenditoriali, aziendali, universitarie di tutto il mondo: questi collegamenti virtuosi, anche economici, consentono alla ricerca di fare passi avanti enormi. Non vedo perché, se lo si vuole veramente, tutto ciò non si possa realizzare anche da noi. Certamente questo richiederà sforzi anche sul piano economico, ma riteniamo che chi partecipa con intelligenza ad un progetto, potrà poi beneficiare anche dei frutti”. La presenza a Brindisi dei corsi di laurea dell’Università di Bari vi ha condizionato nella scelta dei corsi da attivare e nelle strategie di sviluppo dell’Università di Lecce? “No, in quanto ormai le scelte complessive degli atenei sono orientate nel senso di una diversificazione dei corsi, in aree geografiche contigue: anche dove esistono Facoltà simili, si cerca di orientare l’offerta formativa verso specializzazioni che si differenzino nettamente, così da rispondere ad esigenze diverse e da non creare inutili doppioni. Lo stesso è accaduto quando si sono fatte le considerazioni, in sede di Senato Accademico, sulle scelte da operare nel territorio di Brindisi”. E’ vero che alla “Consulta dell’Università del Salento” da Lei promossa non sono stati invitati i sindaci dei capoluoghi di provincia (in primis Lecce)? “No, sono stati invitati tutti”. All’interno del CURC avete discusso con il rettore dell’Università di Bari per un coordinamento a livello regionale (o sub regionale) dell’offerta formativa? “Tutti i rettori pugliesi sono sempre stati convinti, e lo sono tuttora, che i problemi connessi con la reimpostazione delle classi di laurea, insieme alla riformulazione dei percorsi formativi richieste dalla riforma universitaria, siano da ricondursi alla opportunità di realizzare un più costruttivo e concreto coordinamento regionale. Su questo obiettivo credo che il CURC pugliese saprà spendere la propria autorevolezza e migliorare le proprie chances competitive a livello nazionale già a far data dal prossimo anno accademico”. M.L.M.
//INCHIESTA
//Strazzeri: “Non sono il rettore di Brindisi” Marcello Strazzeri è delegato dal Senato accademico e dal rettore per l’elaborazione del piano di fattibilità dell’apertura delle due Facoltà a Brindisi. Che cosa spinge l’Università di Lecce a “sbarcare” a Brindisi? “E’ una vocazione storica dell’Università: infatti l’Università nacque grazie ad un ‘Consorzio universitario salentino’ che concepì l’ateneo leccese come l’università del Salento. Forse quest’idea forte si è smarrita nel corso del tempo, ma più di 50 anni fa le tre province di Lecce, Brindisi e Taranto tassarono i loro abitanti (con una imposizione minima) per dare vita alla “Libera università”, non statale ma legalmente riconosciuta”. L’università del Salento si inserisce nel progetto politico del Grande Salento? “Si. Nell’ambito dell’idea del Grande Salento si inserisce quest’idea di università salentina che verrebbe a costituire la frontiera della conoscenza verso l’area mediterranea. Internazionalizzare questo territorio significa anche puntare sulla ricerca, quindi alla richiesta unitaria degli enti brindisini (Comune, Provincia, Camera di commercio, Sisri, Asl) abbiamo posto una condizione accettata con plauso: attivare delle Facoltà, non corsi delocalizzati come Bari”. Quali ricadute si hanno su un territorio attivando corsi piuttosto che Facoltà? “La facoltà si radica nel tessuto socio-economico, ha autonomia gestionale dipartimenti, biblioteche, fa scelte calibrate per dare risposta agli insediamenti industriali. E noi ne abbiamo date due: una alla ricerca e all’innovazione tecnologica (senza le quali non si cresce) con Ingegneria aerospaziale (il settore aeronautico è stato per anni trainante nel brindisino) l’altra alla necessità di interscambio culturale nell’area mediterranea, con Scienze sociali e politiche del territorio. Una proposta forte, vincente, di cui gli enti locali si sono accollati gli oneri: avrà sede presso la cittadella della ricerca di Mesagne, con possibilità di sviluppo residenziale, biblioteche, dipartimenti. Sono già avviati contatti con le ambasciate. Tutti servizi che i corsi di Bari non garantiscono”. Quanto costerà tutto questo all’Università di Lecce? Gli oneri sono divisi al 50% tra Provincia e Comune di Brindisi con convenzione particolareggiata. Nessun onere per l’Università se non i docenti, circa 40, già interni. Dal 23 marzo con l’ok del Ministero dell’Istruzione, è tutto pronto”. E’ vero che i Comuni capoluogo, in particolare Lecce, non sono stati invitati alla “Consulta per l’Università del Salento”? “No. Sono stati invitati i tre comuni capoluogo”. Il futuro per l’università del Grande Salento è Taranto? “Negli anni successivi si darà risposta a Taranto…sempre con nuove Facoltà. Ma patti chiari: Università non può fare investimenti se non in risorse umane già esistenti”. E’ vero che con due nuove Facoltà a Brindisi potrebbe “scattare” un rettore, magari lei? “No, l’Università è una, il rettore anche e unico è il Senato accademico. Io sono stato delegato per il piano di fattibilità di Brindisi, compito quasi concluso. Se il rettore lo riterrà, sono disponibile a seguire il progetto anche nella sua attuazione”. M.L.M. La protesta degli studenti
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QUESTIONE DI LOOK z LA CITTÀ INVISIBILE
Ha giurato di incatenarsi se qualcuno oserà togliere anche solo un granello di sabbia dalla costa brindisina. Ha giurato che senza la sabbia sarà una Caporetto per il turismo salentino. Il primo è Michele Errico, presidente della Provincia di Brindisi, il secondo Alfredo Prete, presidente della Camera di Commercio di Lecce. Giocano a tiro alla fune, mentre il caldo arriva e i turisti pure. I soldi invece sono bloccati dalla Sovrintendenza: senza il suo placet i sei milioni di euro per trasportare 150 mila metri cubi da Brindisi a San Cataldo non si toccano.
FOTOPROTESTA Barriere architettoniche. Un portatore di handicap, a Casarano, può accedere al marciapiede. Ma con il permesso degli automobilisti. Casarano, p.zza Garibaldi. Foto scattata lunedì 24 aprile alle ore 9.
zx di Enzo Schiavano
Il “metodo Ciampi” anche a Casarano Casarano. Dopo le Politiche del 9 e 10 aprile scorsi, le se- per la sua elezione è necessaria una greterie nazionali dei partiti politici sono alle prese con la maggioranza qualificata, ma anche definizione degli organi costituzionali. Tra i primi impegni, perché la sua funzione è di imporl’elezione del nuovo presidente della Repubblica, considera- tanza primaria per il corretto funto che il “settennato” di Carlo Azeglio Ciampi finirà a giorni. zionamento dell’amministrazione coPer l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale si parla tanto munale. di “metodo Ciampi”. Non è un criterio inventato dal presi- E’ noto che non si è ancora procedudente uscente, ma un metodo, utilizzato nel 1999, grazie al to alla nomina perché i partiti non quale si giunse all’attribuzione di uno dei più importanti in- riescono a mettersi d’accordo. Allora, perché non proporre il carichi istituzionali senza conflitti e senza polemiche tra le “metodo Ciampi”? I capigruppo consiliari di tutti i partiti si riuniscano intorno ad un tavolo e propongano una o due peropposte forze politiche. I leaders dei partiti politici instaurarono colloqui informali; sonalità che possano riscuotere considerazione e stima. Si verificarono che sul nome dell’ex governatore della Banca diano un appuntamento, definiscano una data e trovino una d’Italia si fosse creata un’ampia convergenza e così la can- soluzione condivisa. Si evitino, per una volta, strategie e imdidatura di Ciampi fu proposta alle Camere unite. Mi ritor- boscate che hanno apparentemente lo scopo di mettere in na alla mente questo precedente dopo aver letto le recenti difficoltà gli avversari politici, ma che in sostanza fanno un cronache sulla mancata elezione, dopo ben 22 mesi, del di- grave danno ai cittadini. Ci sarà pure qualcuno, in questa fensore civico del Comune di Casarano. E’ una figura istitu- città, sul cui nome i partiti di maggioranza e di opposizione zionale che dovrebbe essere bipartisan, non solo perché riescano a trovare l’accordo.
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COMUNI AL VOTO
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Il “dopovoto” prima d ARCHIVIATE LE POLITICHE, È GIÀ TEMPO DI AMMINISTRATIVE zx di Enzo Schiavano
Lasciate ormai alle spalle le elezioni politiche, 24 Comuni salentini iniziano il conto alla rovescia per le Amministrative di 28 e 29 maggio. Per alcuni di questi, i giochi sono già fatti e nomi e schieramenti già bell’e decisi; per altri non ancora. All’indomani delle Politiche, Gallipoli è una mela spaccata, proprio come l’Italia, dove Casa delle Libertà e Unione sono giunte sul filo di lana, divise da alcuni decimi di punto. Nella città jonica è finita 50,22 per cento a 49,75 per cento (Camera). Ha prevalso, seppur di pochissimo, la CdL che così salva la faccia al sindaco, Giuseppe Venneri, e all’amministrazione di centro-destra. Per la CdL è andata meglio al Senato: il 53,38 per cento contro il 46,45 per cento. La sfida nella sfida, molto sentita anche se indiretta, era quella tra l’ex sindaco Flavio Fasano, oggi consigliere provinciale dei Ds, e Vincenzo Barba, consigliere regionale della lista fittiana “La Puglia prima di tutto”, imprenditore facoltoso e presidente della squadra di calcio, promossa in C1 e vittoriosa in coppia Italia. Il primo era candidato alla Camera con l’Ulivo; il secondo al Senato con Forza Italia. Visti i risultati delle due consultazioni avrebbe vinto Barba che, a differenza dell’ex sindaco, è stato eletto, ma bisogna considerare che se l’imprenditore aveva molte chance di farcela, le possibilità di Fasano erano scarsissime. Solo una straordinaria affermazione dell’Ulivo gli avrebbe spalancato le porte di Montecitorio. E’ probabile che i cittadini abbiano percepito la differenza e che abbiano puntato su Barba piuttosto che su un candidato che diffi-
cilmente sarebbe stato eletto per la posizione bassa in lista. Mentre scriviamo è stato sciolto il nodo della candidatura alla carica di sindaco per il centro-destra: Barba vuol fare l’en plein, visto che Venneri, per motivi personali, ha dato forfait. Si ripete il braccio di ferro, dunque: Barba contro Fasano. A Galatina l’“effetto Antonica” ha trascinato l’Unione ad un successo netto: 9.809 voti e il 54 per cento dei consensi. Netta anche la crescita dell’Ulivo (Ds e Margherita) che passa dal 31 per cento del 2001 e dal 30,24 per cento dello scorso anno al 37,22 per cento, incrementando i consensi di 1.600 unità. Sandra Antonica, assessora provinciale alla Cultura, che non era candidata al Parlamento, è senza dubbio l’esponente politico più interessante degli ultimi anni. Le primarie (che si sono rivelate un successo di partecipazione) l’hanno designata candidata alla carica di sindaca della coalizione di centro-sinistra. Per l’Unione la riconquista del Municipio sembra a portata di mano, complici anche le incertezze nella CdL che ha designato alla carica di sindaco, non senza sofferenze, Luigi Rossetti.
la Casa delle Libertà (49,54 per cento); al Senato, invece, come se si fossero messi d’accordo per non scontentare nessuno, i cittadini hanno fatto prevalere la CdL (50,65 per cento contro 49,05 per cento). Tra i partiti, Forza Italia arretra clamorosamente rispetto al 2001 (dieci punti in meno), ma guadagna consensi se il confronto si fa con le Regionali dell’anno scorso. Ds e Margherita, invece, ottengono un discreto incremento. Mentre scriviamo è difficile prevedere le dinamiche per le amministrative di maggio. L’Unione ha scelto il suo candidato, tramite le primarie, ripresentando l’uscente Antonio Coppola. Il resto del Centro sinistra (Rifondazione, Verdi, Udeur e Italia dei Valori) sostiene Ercole Morciano. Nel centro-destra si fa strada l’ipotesi di almeno due candidature.
Melissano si conferma roccaforte rossa del Salento. La coalizione del centro-sinistra vince con il 56,49 per cento (+ 4,64 per cento rispetto al 2001) trascinata dal successo dell’Ulivo (43,06 per cento); tiene Forza Italia (20,76 per cento), in lieve flessione rispetto alle precedenti Politiche, ma guadagna molti consensi in confronto alle Regionali. Alle amministrative di maggio, però, il centro-sinistra andrà in ordine sparso. L’ex sindaco Roberto Falconieri, vicino alla Margherita, ha già annunciato che si presenterà all’appuntamento di maggio con una civica. I Ds puntano su una donna, Silvana Scarcella, e sperano nel sostegno dell’Udeur. La sinistra più estrema appoggerà l’uscente Sergio Macrì. Forza Italia, An e Udc sembrano intenzionati a presentarsi con una lista ciLe Politiche hanno spaccato in due vica di area, ma pare che la tentazione anche l’elettorato di Tricase. Alla Came- di misurarsi sia forte. Una quinta lista ra, l’Unione (50,34 per censarà capeggiata to) ha prevalso di poco suldall’imprenditore Tommaso Bruno.
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COMUNI AL VOTO
a del voto
Schiacciante la vittoria della CdL ad Ugento. Alla Camera i partiti di centrodestra hanno raggiunto quasi il 60 per cento dei voti, la metà dei quali sono andati a Forza Italia che si conferma primo partito della città. Nell’Unione, la lista dell’Ulivo ha incrementato di poco i consensi, ottenendo il 26 per cento contro il 25,5 per cento ottenuto da Ds e Margherita alle Regionali 2005; questo risultato potrebbe, però, non bastare per contrastare la rielezione dell’uscente Eugenio Ozza. Alla competizione elettorale di maggio, ad ogni modo, pare parteciperanno quattro liste, tra cui una civica di centro. Interessante la partita a Taviano dove, da diversi anni, ogni pronostico è azzardato. Le Politiche hanno sancito la vittoria dell’Unione (55 per cento contro 45 per cento), ma a trainare il successo del centro-sinistra alla Camera e, in particolare la lista dell’Ulivo (40,33 per cento), è stata la candidatura di Lorenzo Ria. Il 28 e 29 maggio il candidato dell’Unione, Salvatore D’Argento, e il socialista Biagio Palamà (lista “Nuovo Spartaco”) dovranno vedersela con il sindaco uscente, Giuseppe Tanisi, candidato del centro-destra. Alle amministrative, si sa, è il giudizio sulla persona a prevalere sulle ideologie e Tanisi, in questo senso, ha le carte in regola per la rielezione. Nella vicina Alliste il quadro delineatosi alle Politiche non è molto differente dal resto d’Italia. La CdL ha prevalso sull’Unione di poco: 50,74 per cento contro il 49,13 per cento. Ds e Margherita, uniti nell’Ulivo (34,36 per cento), hanno mantenuto i consensi rispetto a
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«L’analisi dei risultati ottenuti alle Politiche, indica
i possibili indirizzi delle Amministrative di 28 e 29 maggio. I Comuni interessati dal voto, intanto, definiscono schieramenti e candidati
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cinque anni fa, ma in un anno hanno guadagnato quasi tre punti. Forza Italia, invece, perde un punto e mezzo in confronto al 2001, ma ne guadagna cinque rispetto all’anno scorso. Per le amministrative, in lizza ci sono ben quattro liste civiche, non tutte esattamente coincidenti con i partiti nazionali di riferimento. Nonostante le difficoltà dell’amministrazione comunale, governata dal centro-destra, a Collepasso la Casa delle Libertà sbaraglia gli avversari ed ottiene una vittoria schiacciante: 63,51 per cento. Le dimensioni della vittoria, però, non traggano in inganno perché il centro-destra è in fase calante. Forza Italia con il 31,28 per cento dei consensi è il primo partito, superando anche l’Ulivo (26,17 per cento); gli “azzurri” collepassesi perdono, però, più di dieci punti rispetto alle precedenti Politiche e nove sulle Regionali. Ottimo il risultato dell’Udc, votato da 668 cittadini pari al 15,82 per cento. L’Unione si è fermata al 36,44 per cento, ma ha guadagnato rispetto al 2001, quando aveva totalizzato il 30,19 per cento. Vito Perrone, uscito vincitore dalle primarie, è il candidato della coalizione di centro-sinistra che ha dalla sua il particolare non indifferente di presentarsi unita. Lo schieramento opposto, invece, si sdoppia. Da una parte Forza Italia e An che hanno ufficializzato la candidatura di Paolo Menozzi; dall’altra il movimento politico “Azzurro Popolare” con l’ex assessore Rocco Sindaco. A questi si potrebbe aggiungere il candidato dell’Udc che, mentre scriviamo, ha espresso la volontà di misurare la
propria forza in una competizione elettorale locale. Date queste premesse, si comprende l’ottimismo che dimostrano gli esponenti locali del centro-sinistra in vista del 28 e 29 maggio. Divisi in due anche gli elettori di Taurisano. La Casa delle Libertà, con il 50,29 per cento, prevale sull’Unione che si ferma al 49,55 per cento. Anche qui Forza Italia (28,58 per cento) recupera rispetto al risultato delle Regionali 2005 (anche tenendo conto della lista fittiana “La Puglia prima di tutto”), ma il risultato è negativo se il confronto si fa con le precedenti Politiche dove ottenne il 30,88 per cento. L’Ulivo diventa il primo partito del paese con il 36,73 per cento. Nel 2001 Ds e Margherita, che si presentarono con liste diverse, totalizzarono il 28,54 per cento dei consensi, praticamente lo stesso risultato dell’anno scorso (28,74 per cento). Alle Amministrative le logiche dei simboli e dei partiti nazionali non avranno molto senso. L’uscente Luigi Guidano, sarà il candidato dello schieramento di centro-sinistra. Il primo a “scendere in campo”, però, è stato il movimento politico-culturale “Impegno Democratico per Taurisano”, annunciando una lista civica e la candidatura alla carica di sindaco di Santo Prontera. Una seconda lista civica sarà guidata da Vinicio Galati.
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POLITICA
INFORMAZIONE AI RAGGI Xz
Stampa ok, tv bocciate. Parola di Osservatorio IL TACCO ANTICIPA I RISULTATI DELL’ANALISI SULL’INFORMAZIONE POLITICA CUI È GIUNTO L’OSSERVATORIO PER LA COMUNICAZIONE DELL’UNIVERSITÀ DI LECCE zx di Marco Sarcinella
Andiamo dritti al punto: c’è stato equilibrio nella informazione politica nel corso dell’appena trascorsa campagna elettorale? Scorrendo tutti i dati delle varie settimane, si nota che per quanto riguarda il mondo della carta stampata, c’è stato equilibrio: abbiamo 408 articoli dedicati Stefano Cristante al centro destra e 414 dedicati al centro sinistra, anche se, contando complessivamente le righe, è in avanti il centro destra. Passando al mondo delle televisioni le cose non stanno così: c’è una predominanza da parte del centroe di parecchio anche, per la precisione 4900 secondi in più (un’ora e 20 minuti, ndr). Tra l’altro bisogna tenere conto che noi abbiamo lavorato solo su un tg al giorno per emittente: facendo il calcolo di tutte le edizioni di un tg questo spazio è destinato ad aumentare. Questo però per quanto riguarda lo spazio; poi c’è il problema della capacità di usare lo spazio, sul quale saremo più
Come l’Osservatorio per la comunicazione politica dell’Università di Lecce diretto da Stefano Cristante ha osservato i media locali, compresa la nostra testata giornalistica on line www.iltaccoditalia.info, così noi abbiamo osservato l’Osservatorio. Avendo riscontrato, articoli alla mano, un’abnorme differenza, se non paradossale, tra gli articoli di argomento politico da noi pubblicati e quelli da loro registrati (alcune settimane l’Osservatorio ne registrava un numero pari a zero, laddove invece erano diverse decine), e dato atto del loro metodo tassonomico (contano secondi e numero di battute) abbiamo chiesto loro conto. Il risultato? L’Osservatorio osserva con distrazione il web ma della stampa e della tv nulla sfugge. Ecco il bilancio di Stefano Cristante. M.L.M.
« Lo spazio che la stampa ha dedicato a centro destra e centro sinistra è identico. Nelle tv la bilancia pende verso il centro destra. Il 16 maggio un seminario
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precisi durante il seminario che si terrà qui a Lecce il 16 maggio presso l’istituto sperimentale Tabacchi. Possiamo dire però che non ci sono stati particolari rilievi sul tono degli articoli e dei servizi. Abbiamo rilevato però altre cose, ad esempio uno spazio enorme dedicato dalle tv locali ai problemi della composizione delle liste, in una maniera quasi fastidiosa, perché si tratta di un vero e proprio affiancamento ai partiti, di un ripetere la loro logica. Non riesco a capire a chi possa servire questo se non agli stessi politici che forse guardano da soli la televisione. E’ stato poi dato grande spazio agli esponenti politici nazionali quando sono venuti nel Salento, e infine un certo spazio per alcune polemicuzze, come quella abbastanza squallida tra Fitto e Telerama sullo spazio dato a Vendola. Fitto è di gran lunga il politico
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z INFORMAZIONE AI RAGGI X
locale più mediatizzato sia per quanto riguarda i giornali sia partito ai propri stessi militanti, con un contenuto audiovisivo per quanto riguarda le televisioni”. praticamente nullo, senza contraddittorio. Dai media locali dovrebbe partire una riflessione autocritica sui mezzi che hanSecondo lei che cosa ha determinato la polemica tra Fitto no a disposizione per affrontare la politica: dovrebbero rene Telerama? dersi conto che stanno comunicando un’idea di politica vera“Noi non l’abbiamo capita…” mente molto bassa. Non c’è una vera autonomia da parte dei Si è parlato di divorzio tra l’ex-governatore della Puglia e media, c’è poco da stare allegri. Ci troviamo di fronte ad un il gruppo di Mixer Media. Secondo lei in che senso? modo prefabbricato di fare informazione”. “Non sono un esperto delle geografie politico-territoriali del L’Osservatorio ha monitorato anche il quotidiano on line Salento, se ci sono delle questioni fra di loro francamente non www.iltaccoditalia.info non rilevando però per alcuni periodi lo so. Quello che so è che dopo questa polemica lo spazio per i servizi dedicati alla campagna elettorale. A che cosa è doFitto è ulteriormente aumentato. A mio parere c’è stata una vuto questo? (risponde Paolo Mele, coordinatore dell’attivicrescita guidata di questa polemica, che avrebbe potuto forni- tà dell’Osservatorio) re ulteriori spazi proprio a Fitto”. “Il monitoraggio di Internet si è svolto su livelli diversi: inizialmente abbiamo monitorato i siti dei partiti con l’intenzioSono state confezionate notizie a “panino”? (il “panino”, ne di vedere in che modo si utilizzava Internet nel Salento. così definito, prevede nella strutturazione di un servizio L’analisi ha subito poi delle evoluzioni, in considerazione del un’apertura e una chiusura destinate alla maggioranza al fatto che lo scenario che si era delineato dopo le prime tre potere, con in mezzo lo spazio per l’opposizione. Per cui allo settimane di monitoraggio era un po’ sconfortante: non c’eraspettatore rimane impresso l’inizio e la fine di un servizio no aggiornamenti e molti partiti non avevano un sito. Quindi televisivo.) si è proceduto ad un ulteriore microindagine su altre soggetti“A livello locale questo non si è verificato. Direi anzi che vità (giornali, blog, altri siti) attraverso un motore di ricerca, questa logica è stata quasi invertita, nel senso che il centro per vedere in che maniera affrontavano la questione, rilevandestra ha avuto uno spazio inspiegabilmente più grande, a do degli aggiornamenti, ma non tali comunque da dare un tameno che non vogliamo dire che sia stato più abile a suscita- glio specifico alla ricerca. Sicuramente molti aggiornamenti ci re eventi a livello nazione. L’unico evento di cui la destra è sono sfuggiti, ma si trattava comunque di un’indagine corollastata protagonista è stata la querelle tra Fitto e Telerama, non rio, perché ciò che ci interessava vedere era in che modo e se a caso giunta alla fine della campagna elettorale. Anche il comunicavano i partiti e in che modo la società civile si stava centro sinistra però ha fatto ben poco: non c’è stato un lavoro comportando e organizzando sullo spazio on-line”. di approfondimento, i “faccia a faccia” locali sono stati poco interessanti e poco seguiti. Quali sono state le strategie comunicative seguite dalle due coalizioni? “Diciamo che le strategie sono state quasi inesistenti, nel senso che abbiamo assistito ad un’ulteriore perdita di dinamismo legata all’inerzia dei candidati locali, i quali aspettavano solo i voti generali e non pensavano a conquistarsi un elettorato. La campagna elettorale è stata soprattutto una metacampagna elettorale, solo negli ultimi giorni si è infiammata, ma più per i toni che per le questioni. Niente a che vedere con la campagna elettorale del 2005, in cui si percepiva un forte interesse per la questione sanitaria, per quella del futuro dei giovani e della precarietà. Il simbolo di questa campagna è forse la trasmissione “Open” che si è svolta mostrando un
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« Cristante: “Il simbolo di questa campagna è forse “Open” con un
contenuto audiovisivo praticamente nullo, senza contraddittorio. Non c’è una vera autonomia da parte dei media, c’è poco da stare allegri. Ci troviamo di fronte ad un modo prefabbricato di fare informazione”
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BOLLETTINOPERINAVIGANTI
L’emergenza: un patto costituzionale
zx di Mario De Donatis*
Si colgono segnali che non sono di auspicio per uno stare insieme costruttivo. C’è tutto un parlare contro, un guardare alla storia sempre in termini negativi. Contro la vita, contro il concordato, anche contro la guardie svizzere. C’è un parlare contro la Chiesa e gli ambienti che ne condividono i valori. Che poi sono i valori riconosciuti dalla nostra Costituzione. Molta confusione tra famiglia e diritti civili! Confusione funzionale a visioni ideologiche minoritarie, sostenute dal pensiero debole. Una strategia per superare principi e valori condivisi dalla nostra comunità nazionale. I personaggi che ispirano il “nuovo a tutti i costi” non si rendono conto che il Paese, la gran parte della gente comune, stenta a comprendere messaggi e percorsi che sono propri di ben determinate forze politiche che vivono le posizioni della Chiesa come ingerenza nella vita pubblica italiana. Molte volte si ha l’impressione che la libertà di espressione sia un valore riservato ad alcuni, non a tutti! Di certo il sistema maggioritario ha, ancor di più, radicalizzato visioni e comportamenti delle diverse componenti politiche presenti nel nostro Paese che, molto spesso, sono costrette a stare insieme, pur in aperto dissenso su questioni fondamentali, per “vincoli di coalizione”. Né il proporzionale, recentemente reintrodotto, può favorire, nel breve periodo, un salutare processo di scomposizione e di ricomposizione delle forze politiche in campo, per la creazione di scenari più funzionali al nostro sistema democratico. Circoli politici minoritari sono, ora, in grado di condizionare maggioranze esigue, di imporre visioni della vita, che molto hanno a che fare con il “perseguimento del bene comune”. Perché il dialogo, se c’è, è presente negli angusti ambienti in cui prevale il relativismo.
Si decide sulla famiglia, si parla di dignità della persona, con disinvoltura. C’è più attenzione per il tracciato di un’autostrada che per una famiglia che nasce. C’è più impegno per le auto che entrano in circolazione che per i bambini che si affacciano alla vita. In questo contesto, si avvia la nuova legislatura. Il risultato elettorale è sotto gli occhi di tutti. In Puglia ha prevalso il centrodestra, inequivocabilmente. Nel Paese si è affermato, nei termini che conosciamo, il centrosinistra. Penso abbia inciso molto sul risultato il tema della famiglia, spartiacque sul modo di interpretare la nostra stessa esistenza. L’analisi del voto, in Puglia come nel Paese, il serrato testa a testa tra i due schieramenti, dovrebbero indurre le forze in campo a riprendere il dialogo, vero e autentico. Non per costruire una “Grande Coalizione”, ma per definire, in via prioritaria, un Patto Costituzionale. Un Patto Costituzionale per ritrovare una coesione forte su valori e principi in cui il Paese si riconosce. E’ un impegno ineludibile, perché non si può governare né in Puglia, né nel Paese, quando si registrano iniziative legislative che sembrano voler superare valori e principi costituzionali. C’è una dimensione del vivere insieme che non può essere compromessa da visioni particolari, né regolamentata da legislazioni varate a colpi di maggioranza. E’ questa la vera emergenza, perché solo attraverso un “Patto Costituzionale” le diverse culture politiche potranno ritrovare una coesione forte e, con questa, anche la legittimazione del sistema. * Presidente associazione “Identità e Dialogo”
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CULTURA z I GRANDI DI IERI
I Capozza di Casarano LUIGI, GIUSEPPE ED EMANUELE CAPOZZA. TRE GENERAZIONI DI ILLUSTRI CASARANESI zx di Marco Sarcinella
Le memorie tramandateci su Luigi Capozza, « lo descrivono come un uomo capace di iniziative coraggiose, alle quali è legato lo sviluppo economico di Casarano
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Luigi morì nel 1915, ma la sua opera venne continuata dal figlio Giuseppe, nato il 5 luglio del 1891. Giuseppe si occupò soprattutto della produzione e della commercializzazione del vino, di cui analizzò la crisi produttiva in un discorso pubblico tenuto a Lecce nel 1922, e Foggia. Settima mostra dell’artigianato in Puglia. proponendo l’anno successivo l’abolizione del dazio sul viEmanuele Capozza con l’avvocato Gustavo De Meo, presidente dell’Ente no da cui erano oberati ben 189 Comuni. Giuseppe Capozza morì nel 1944 in un incidente stradale, nel pieno della sua i sono uomini capaci di segnare autentiche svolte, ve- attività che comunque apportò, come quella del padre Luigi ri e propri punti di non ritorno nelle realtà in cui si grandi benefici all’economia casaranese. Ma se Luigi e Giuseppe si impegnarono prevalentemente trovano ad operare. Alcuni membri della famiglia Capozza rientrano a pieno titolo nel novero di queste personali- nel settore economico, Emanuele Capozza, nato il 14 marzo tà illustri, avendo determinato con la loro azione cambia- 1940 e penultimo dei sei figli di Giuseppe (tre uomini e tre menti veramente significativi per Casarano che hanno aperto donne) si distinse soprattutto nell’attività politica. La figlia la strada al suo decollo industriale e al suo processo di mo- Giuseppina lo descrive come un uomo dalle numerose passioni, con una particolare predilezione per i viaggi. Di lui didernizzazione. Luigi Capozza, il primo (in senso cronologico) della fami- ce infatti che “voleva conoscere il mondo”. Emanuele lavorò glia, nacque a Molfetta nel 1853 e sposò a Casarano, dove si nei settori e nelle condizioni più diverse. “Dall’esordio a La Spezia – continua Giuseptrasferì, una tra le sorelle pina - dove svolse l’attività De Donatis. Le memorie Giuseppe si occupò di produzione e di ingegnere navale presso tramandateci, per altro molto scarse, ci dicono commercializzazione di vino, di cui analizzò la crisi l’Ansaldo, trasferendovi la che era un uomo capace di produttiva e propose l’abolizione del dazio sul vino sua famiglia, alle più svariate professioni. Fu, infatiniziative coraggiose, alle da cui erano oberati ben 189 Comuni ti, docente in un istituto di quali è legato lo sviluppo Casarano, presidente del economico della cittadina salentina. Nel 1889 aprì infatti uno stabilimento per la produ- consiglio d’amministrazione dell’ospedale, produttore di vizione dell’alcool e del cremor di tartaro, ritenuto all’epoca il no, presidente di oleifici e di cantine sociali, imprenditore più importante in tutto il Salento. A lui è legata anche la realiz- edile di immobili da lui stesso progettati e, infine, politico”. zazione di una fabbrica di ghiaccio, di un mulino, la fondazio- Particolarmente importante fu proprio il suo impegno politico, ne di una squadra di calcio e soprattutto l’introduzione dell’e- che lo portò a ricoprire la carica di consigliere regionale. Luigi nergia elettrica, che ricavava dalla combustione della spazza- Memmi, tra i più illustri uomini politici casaranesi e che di tura che si faceva portare da tutto il paese e che praticamente Emanuele Capozza fu il mentore, lo ricorda come un giovane regalava a tutti i suoi concittadini. Certamente Luigi Capozza brillante, alieno agli schieramenti politici ed estraneo alle era anche un uomo molto attento ai suoi interessi, ma proprio ideologie, nonostante la sua vicinanza alla Democrazia Cristiada questa attenzione Casarano trasse enormi benefici, visto na. La sua attività politica anteriore alla candidatura al consiche era una figura capace di interessarsi personalmente delle glio regionale nel 1985 si svolse soprattutto a livello legislativo comportando molti oneri e scarsi riconoscimenti. Emanuele problematiche legate al paese.
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venne definito in consiglio regionale come “un uomo «diEmanuele frontiera in un mondo in cui le frontiere evocano la tentazione di costruire recinti e steccati per proteggere interessi ed egoismi più o meno confessati”
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Capozza fu forse il solo candidato alla Regione in grado di interpretare al meglio il nuovo modo di fare politica di un partito complesso e pluralistico come la DC, dove tutti potevano avere un ruolo, a condizione di lavorare e affinché potessero aprirsi nuove possibilità di crescia in copertina, blic pub , ta e di ammodernaDC la del nsile olo del Salento”, me Marzo 1985. “Il pop za poz Ca mento del partito. Così ele anu Em articolo e foto su Emanuele diceva a proposito del suo impegno politico: “Ho preferito, in questi anni, fare un lavoro concreto sui singoli problemi e sulle problematiche generali, senza ricorrere a pubblicità personali”. Ed era la sua attenzione per l’aspetto concreto delle questioni la caratteristica che più lo avvicinava allo spirito che animò le intraprendenti iniziative dei suoi predecessori, il padre Giuseppe e il nonno Luigi. Questo spirito improntato alla concretezza e che anche un’altra importante testimone del suo operato, Marilena Rausa, la sua segretaria, ricorda, era probabilmente il riflesso della già menzionata capacità di Emanuele Capozza di andare oltre la logica della faziosità dello schieramento politico. Egli ebbe un ruolo da protagonista nel consolidamento della istituzione regionale, contrassegnando un periodo ricco di stimoli, di idee e di innovativa sperimentazione istituzionale. L’attitudine al dialogo faceva poi di Emanuele Capozza un interlocutore molto attento all’opposizione comunista, nonostante l’ironia e talvolta
SPECIALE
l’insofferenza con cui accoglieva gli interventi del PCI ritenuti troppo astratti e pregiudizievoli. La sua formazione politica in seno alla DC, lo portava a privilegiare un orientamento consociativo; era infatti profondamente convinto che non si potesse governare bene una Regione a colpi di maggioranza o con atti unilaterali della giunta, ma che sulle grandi questioni occorresse consultare l’opposizione e lavorare sulle convergenze di fondo. La sua esperienza regionale di presidente della Commissione di Bilancio fu ricca e movimentata, e coincise con la battaglia politica per far emergere la critica situazione della finanza regionale. Emanuele Capozza si spense il 20 agosto 1989 per un male incurabile; il ritratto che oggi resta di lui è quello che dipinsero le parole pronunciate in una seduta straordinaria del consiglio regionale del 5 settembre successivo: “Un uomo di frontiera in un mondo in cui le frontiere non evocano tanto il senso del limite e della interdipendenza, quanto la tentazione di costruire recinti e steccati per proteggere interessi ed egoismi più o meno confessati”.
Palazzo Capozza a Casarano
AMMINISTRATIVE
In occasione delle elezioni del 28 maggio, il mensile il Tacco d’Italia uscirà con un numero speciale dedicato alle amministrative. Ciascuna città avrà una sua scheda di approfondimento redatta a cura dei nostri giornalisti ed uno spazio riservato alla propaganda politica. Questa edizione speciale uscirà
in tutte le edicole del Salento il 18 maggio. Abbiamo deciso di ridurre al minimo i costi al fine di consentire a tutti l’accesso a questo efficace strumento di comunicazione. Queste le tariffe (IVA INCLUSA) per gli spazi disponibili:
Mezza pagina: € 320,00 Pagina intera: € 470,00 Due pagine affiancate: € 780,00 Gli spazi autogestiti potranno essere utilizzati per pubblicità tradizionale o per articoli di presentazione. Il materiale (manifesto, testo, titolo, foto, simbolo, ecc.) dovrà pervenire via email (redazione@iltaccoditalia.info) entro il 10 maggio. Per informazioni e prenotazioni 0833-599238 o 347-4013649
IL SALENTO CHE CRESCE z PREMIO CASARANELLO
Premio Casar volare alto
LA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO PER LO SVILUPPO E LA PROMOZIONE DEL SALENTO Studenti degli istituti superiori di Casarano, è il vostro momento. Il Premio Casaranello, organizzato dall’associazione culturale Casaranello e dall’amministrazione comunale, chiama infatti i ragazzi ad esprimere idee e proposte per lo sviluppo e la promozione del Salento. Il Premio si svolgerà in città dall’1 al 3 giugno e si pone l’obiettivo di incentivare e valorizzare le iniziative giovanili volte alla crescita culturale ed economica del territorio. Mission dell’iniziativa è incoraggiare un dialogo tra giovani, scuola ed imprenditoria, favorire scambio di esperienze ed individuare obiettivi comuni. E cinque borse di studio del valore complessivo di 10mila euro aspettano i partecipanti (singoli o gruppi composti da un massimo di otto persone) alle quattro sezioni del Premio: “Nuove idee imprenditoriali”, “Qualità ambientale”, “Promozione del territorio” e “Cultura, Spettacolo e Tradizioni”. Un Comitato scientifico, composto da esperti e personalità del mondo accademico, analizzerà i lavori pervenuti e segnalerà i migliori alla giuria di valutazione. Questa sarà composta da un rappresentante di ogni azienda sostenitrice dell’iniziativa, da personalità della cultura, dell’economia e della finanza e sarà presieduta dal sindaco.
// Gabriele Caputo, vicesindaco di Casarano “Il Premio Casaranello ha una particolarità rispetto ad eventi simili: crea un circolo virtuoso tra l’impresa, i giovani e la pubblica amministrazione, che si pone, invece, come semplice catalizzatore dell’incontro tra queste realtà, mentre generalmente i premi sono una forte emanazione dell’ente che li organizza. L’idea di base è spingere gli studenti a cimentarsi con se stessi; l’idea, infatti, è nata durante un colloquio con i gruppi giovanili in occasione del bilancio partecipato dell’anno scorso; dei ragazzi mi dissero “Aiutateci ad avere delle idee”. Quindi il Premio è una vetrina per chi si affaccia al mondo del lavoro o dell’Università ed ha idee da proporre. Casarano è città industriale, è al centro del mondo imprenditoriale, è il capofila del Pit, delle nuove logiche di agevolazione che mirano alla ricerca e all’innovazione; non si poteva non dare risalto a questo aspetto. Se i giovani hanno idee, noi dobbiamo creare le condizioni perché queste possano diventare vincenti. E quindi collegarle al mondo dell’imprenditoria. Non è escluso che in futuro si pensi di cantierizzare quelle che sono state semplici proposte. Ed ecco perché io auspico, per un domani, anche un collegamento con l’altra vetrina che è l’Expo. Il Premio Casaranello è tutto questo. Casarano ha il dovere, anche nei confronti dei paesi limitrofi, di fornire ai giovani quella possibilità in più”.
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// Giovanni Pino, portavoce dell’associazione culturale Casaranello “Già nel nome, questo premio indica la necessità di riscoprire il territorio, le tradizioni e valorizzare la città. E per questo non si può non passare da Casaranello, che è il simbolo e il nucleo originario di Casarano. In preparazione al Premio si è svolta una serie di importanti incontri presso le scuole. A febbraio, ad esempio, è stato con noi l’astronauta Paolo Nespoli, l’unico europeo alla Nasa, che ha infuso nei studenti la voglia di andare avanti e di credere nei propri sogni. ‘Volare alto si può - ha spiegato -. Ma ci vogliono impegno e determinazione’. Sulla stessa riga si è collocato l’intervento di Paride De Masi, che ha svelato ai ragazzi i segreti del suo successo: bisogna avere il coraggio di osare. Oggi il Premio premierà soltanto l’idea; però queste idee possono avere delle potenzialità e sarebbe peccato non creare, in futuro, un laboratorio per realizzarle. La collettività capirà che nelle scuole ci sono ragazzi meritevoli. Dunque perché non esaltarne le qualità”?
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ILSALENTOCHECRESCE PREMIO CASARANELLO z
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// Edoardo Winspeare, regista “Molte volte i premi si fanno non per premiare i concorrenti, ma per celebrare le amministrazioni comunali; invece il Premio Casaranello dà spazio ai giovani. La soluzione per uscire dalla crisi della cultura del nostro paese è proprio sentire che cosa questi hanno da dire. L’Italia ascolta poco le nuove generazioni, mentre, ad esempio, negli Stati Uniti le idee vengono dai giovani, che sono una fonte importantissima di proposte che ad ogni paese serve per andare avanti. Il Salento è terra di tanti giovani di valore che hanno fatto strada, ad esempio i Sud Sound System o i Negroamaro. Per questo è giusto valorizzare le nostre risorse. Un tempo ci vergognavamo di quello che eravamo; ora abbiamo finalmente capito che è giusto mostrare più che possiamo le nostre potenzialità”.
// Giampiero Maci, docente di Tecnica Bancaria all’Università di Foggia “Molto spesso si ritiene che ci siano troppe manifestazioni come questo Premio e che siano sono delle occasioni per mettersi in mostra, attirare gente in città e poco più. Invece sono iniziative importanti, perché forniscono ai giovani l’opportunità di studiare e approfondire argomenti. E’ giusto, quindi, incrementare eventi di tal genere perché spronano gli studenti e incrementano il loro senso della cultura; è arrivato, infatti, il momento di dimostrare di avere conoscenze non superficiali. Inoltre, il Salento è pieno di giovani che hanno voglia di dimostrare il proprio valore. E nostro compito in quanto membri del Comitato Scientifico sarà l’individuare, nei lavori pervenuti, originalità e fattibilità, che sono segni di senso pratico e maturità”.
// Gino Pisanò, critico letterario “Il Premio Casaranello è importante perché rivaluta il nucleo antico di Casarano, ricollegando la sua chiesa e la sua storia al presente. Inoltre sollecita i giovani a produrre idee e cercare soluzioni riguardo a problemi del loro tempo e della loro storia. Io ho fiducia nei giovani anche per la mia attività di docente; so che hanno un serbatoio di idee da esprimere; spesso sono veri e propri talenti da valorizzare. Questo premio ci darà anche la misura dell’attenzione verso i valori dei giovani di età scolastica, perché è proprio a questi giovani che il premio si rivolge”.
// Lorenzo Vasanelli, direttore del dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione all’Università di Lecce “Il Premio Casaranello stimola i giovani alla creatività. Per un’amministrazione è importante stimolare i giovani a cercare strade nuove; il tempo del posto fisso in azienda è ormai finito. Bisogna puntare sull’inventarsi una alternativa nuova. Tra i giovani c’è fermento, ci sono sempre nuove spinte e nuove idee; ma bisogna incoraggiarli. È per questo che ritengo di estrema importanza iniziative come questo Premio, perché spingono i giovani a dire la propria e si pongono l’obiettivo di ascoltare ciò che hanno da esprimere”. zx a cura di Nerò Comunicazione
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Per il culto della divina Maternità La chiesa di Santa Maria della Croce, detta Casaranello, sorge sull’antico nucleo urbano della città di Casarano (appunto “Casaranello”; toponimo di origine medievale, che distingueva “Casaranum parvum” da “Casaranum magnum”, le due parti in cui il nucleo originario di divise). Eretto intorno alla metà del quinto secolo dopo Cristo su un impianto a croce latina, a tre navate, il piccolo edificio sacro esibisce ancora oggi un mosaico paleocristiano tra i più significativi del Salento, per colori e motivi figurativi. Era, infatti, l’alba del cristianesimo e da pochi anni il Concilio di Efeso (431 d.C.) aveva proclamato il dogma della divina Maternità; così, nel mondo occidentale, la chiesa di Santa Maria della Croce in Casaranello è fra le prime testimonianze del culto della Madre di Dio (la Theotòkos).
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COOL&GREEN z TENDENZA - VERSO L’ESTATE
Tipi da Palestra ANCHE IL TACCO VA IN PALESTRA PRIMA DELL’ESTATE. PER CURARE L’ASPETTO FISICO E SCARICARE LO STRESS zx di Laura Leuzzi
La motivazio« ne principale per cui ci si iscrive in palestra è la sensazione di benessere che questa procura a chi la frequenti. Ma davvero l’aspetto fisico non c’entra?
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i fa presto a dire estate. La aspetti con ansia e poi, quando arriva, un dubbio amletico ti balza alla mente: forse non sei pronto. Io, anche quest’anno, ho affrontato la dura realtà: l’estate non è per tutti. Le pubblicità di fisici modellati ed abbronzati, e conseguenti sorrisi smaglianti, mi hanno ingannata nuovamente. Ma mi tocca concludere, dopo numerosi e vani tentativi, che non basta una crema, seppur massaggiata con movimenti circolari nelle zone critiche, né uno yogurt light con qualche pezzo di frutta rossa. Per prepararsi all’estate, ci vuole la palestra. Fatti un paio di calcoli, mi accorgo che stavolta ho preso coscienza del problema prima del solito e decido di porre rimedio allo sfacelo: m’iscrivo. Che, per me, equivale a sottopormi alla tortura più spietata; ma, ahimè, quando ci vuole, ci vuole. Dopo lunga meditazione, mi convinco
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che la palestra non va vissuta come un trauma, ma come un’esperienza edificante, che permette di testare la propria capacità di perseguire un fine e fare nuove amicizie. “Sarà facile - mi dico - conoscere gente nuova. Siamo tutti lì per lo stesso obiettivo: la prova costume”. E mentre sono più determinata che mai ad intraprendere l’iniziativa, mi vedo già aggirarmi di corsa sui bagnasciuga più “in” della provincia sfoggiando la mia forma da bagnina “Baywatch”. Comprato il completino fitness che dia soddisfazione al mio impegno, mi resta solo da scegliere la palestra giusta; quella che, cioè, si prenderà cura del mio corpo fino all’estate. Ne visito un po’; scambio qualche chiacchiera con gli iscritti, ma, sorpresa, quasi nessuno di loro mi dice di praticare sport per rimettersi in sesto prima della spiaggia. La motivazione prevalente è che “la palestra permette di scaricare lo stress”. Ma davvero sono l’unica a voler perdere qualche chilo per il bikini? E davvero non c’entrano gli addominali scolpiti? Strano, ma vero (forse). Tutti si affannano dietro ad una macchina; pedalano e pedalano; sollevano pesi e sudano; contano chili, calorie mentre si guardano compiaciuti allo specchio, e lo fanno solo per combattere lo stress. Io, solo a vederli, sono esausta. Le gambe non mi reggono e non sento di aver scaricato neppure un po’ di tensione. Devo prenderne atto: forse la palestra non fa per me. Forse ci sono altri modi per prepararsi all’estate; ad esempio, una lunga serie di massaggi drenanti. Vada per i massaggi, allora. Già sono meno stressata.
Passo per passo. Una impegnativa lezione di Step presso la palestra “Pump” di Maglie
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CASARANO z ANALISI DEL VOTO
Politiche
col senno di poi UNA CAMPAGNA ELETTORALE CONDOTTA IN VISTA DELLE AMMINISTRATIVE DEL 2009 C’è chi è pronto a giurare di averlo visto girare, porta a porta, da solo, con ai piedi un paio di sneakers, più comode e più adatte rispetto a scarpe normali, per fare diversi chilometri di strada a piedi. Claudio Casciaro, presidente cittadino della Margherita e consigliere provinciale, la campagna elettorale l’ha condotta Claudio Casciaro alla sua maniera, cercando il contatto diretto con i cittadini, entrando nelle loro case e ascoltando i loro problemi. In principio, ha cercato di far capire ai suoi e agli alleati che la partita era tutta da giocare, che non era già vinta come dicevano i sondaggi. In Puglia, in particolare, la controffensiva di Raffaele Fitto era da mettere in preventivo. La sconfitta alle Regionali del 2005 era stata troppo bruciante ed inaspettata per non aspettarsi un grande dispendio di energie dell’ex governatore per una pronta rivincita. A Casarano, l’arma in più di Forza Italia è stata Francesca Fersino, candidata locale al Senato. A capo di un’organizzazione elettorale perfetta ed efficiente, la bancaria ha affrontato la campagna elettorale con determinazione, come se l’obiettivo non fosse Palazzo Madama, che peraltro era impossibile da raggiungere (come, in effetti, si è verificato), ma il più vicino Palazzo dei Domenicani, sede del Comune di Casarano. Comizi rionali, incontri nei caseggiati, partecipazioni a convention politiche, messaggi sui cellulari, lettere di propaganda, costante volantinaggio. Nulla è stato lasciato al caso. La sua è stata una forza d’urto impressionante che, dopo il voto del 9 e 10 aprile, ha lasciato macerie nel campo del centro-sinistra. La corsa per le Comunali 2009 è praticamente già partita. Gli attivisti dei Democratici di Sinistra e della Margherita, cullati dai sondaggi, hanno scelto di non fare campagna elettorale. Una lettera di Massimo D’Alema, giunta verso la fine di marzo, aveva lanciato l’allarme. “Stiamo attenti che in Puglia si può perdere” aveva scritto, sollecitando gli ulivisti a
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zx di Enzo Schiavano
Uno ha scelto le sneakers ai piedi; « l’altra un’organizzazione efficiente che non ha lasciato nulla al caso. Le diverse campagne di Claudio Casciaro e Francesca Fersino
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darsi una mossa. Così il sindaco, Remigio Venuti, e gli assessori hanno tentato di correre ai ripari, organizzando qualche comizio di quartiere. Solo Casciaro aveva capito, sin da subito, che non bisognava fidarsi. Il risultato per il centro-sinistra è stato severo: alla Camera, la Casa delle Libertà ha prevalso in città con 6.467 voti, pari al 51,1 per cento contro il 48,71 per cento e 6.156 voti dell’Unione. Rispetto all’anno scorso, in occasione delle elezioni Regionali, le liste del centro-sinistra hanno perso circa quattro punti; mentre, al contrario, la CdL ne ha guadagnati undici. Se il confronto si fa con le precedenti Politiche (2001), la Casa delle Libertà rimane stabile (51,16 per cento), mentre il Centro-sinistra ha guadagnato due punti percentuali. L’Unione, però, perde quasi cinque punti rispetto alle Comunali del 2004, includendo il risultato dei Verdi che in quell’occasione corsero da soli. Al Senato i rapporti di forza tra i due schieramenti sono uguali a quelli della Camera, ma qui bisogna registrare il dato dei Democratici di Sinistra che viene considerato nettamente negativo. La Quercia, infatti, ha ottenuto il 15,82 per cento dei consensi, un risultato che, come più volte osservato, è uno dei peggiori dell’ultimo decennio e riporta con la memoria agli anni Settanta e al vecchio Pci. I diessini avevano preso il 24,58 per cento alle Regionali 2005 (- 8,76 per cento), il 18,91 per cento alle Comunali 2004 (- 3,09 per cento) e il 16 per cento alle Politiche 2001 (- 0,18 per cento): il risultato è senza dubbio negativo. E’ andata meglio alla Margherita con il 19,73 per cento, che ha sostanzialmente confermato i consensi delle Amministrative ed ha invece superato il 7,52 per cento raggiunto l’anno scorso (segno che quando non sono coinvolti direttamente i suoi uomini più rappresentativi è sempre una debàcle). I due partiti maggiori del centro-sinistra, uniti nella lista dell’Ulivo, hanno superato il 36 per cento dei consensi alla Camera, ma hanno perso due punti rispetto alle Comunali. Tra i partiti minori del centro-sinistra, da segnalare l’avanzata di Rifondazione Comunista che ha ottenuto 472 voti (3,73 per cento),
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risultato superiore a quello delle Regionali (2,96 per cento), quando il partito era in forte esposizione per la candidatura di Niki Vendola alla Presidenza della Regione. Crolla, invece, l’Udeur che passa dal 6,82 per cento (Comunali 2004) all’1,80 per cento. Anche i Verdi perdono consensi rispetto alle Amministrative di due anni fa, passando dal 3,22 all’1,78 per cento. Numeri positivi, invece, per le liste della Casa delle Libertà. Forza Italia, trascinata dalla candidatura Fersino, avanza nei consensi sia alla Camera che al Senato. Nella prima consultazione ottiene 3.745 voti (29,63 per cento), risultando nettamente il partito di opposizione più forte. Nel confronto con le precedenti Politiche, dove aveva conseguito il 25,4 per cento dei voti, riesce addi- Francesca Fersino rittura ad incremntare i consensi, circostanza rara in questa tornata elettorale. Al Senato, dove l’interesse della Fersino era più diretto, sfiora il 31 per cento dei voti. Solo alle Europee 1994, ai tempi del “miracolo italiano”, il partito di Berlusconi aveva superato la fatidica soglia del 30 per cento. In quell’occasione il partito “azzurro” arrivò al 36 per cento, un risultato straordinario raggiunto grazie alla novità del suo fondatore e sulla scia del successo ottenuto alle Politiche tre mesi prima. Buono anche il risultato di Alleanza Nazionale, come in ogni consultazione che non coinvolga esponenti locali. An ha
preso 1.704 voti (13,48 per cento), uno dei migliori risultati degli ultimi anni, anche se lontano dall’exploit del 2001 quando, trascinata dalla candidatura di Alfredo Mantovano, raggiunse il 23,74 per cento dei consensi. An ha comunque quasi raddoppiato i voti delle Regionali 2005. In questa consultazione, i riflettori erano puntati sull’Udc, per l’effetto sia della buona organizzazione della sezione cittadina, nata solo da due anni, sia per l’attività del consigliere comunale Francesco Ferrari. Ebbene, il partito, ottenendo il 5,98 per cento alla Camera, è cresciuto di molto, incrementando di un punto il risultato delle Comunali 2004 (4,98 per cento) e di due punti quello delle Regionali 2005 (3,99 per cento).
Forza Italia trionfa su tutti, « merito della candidata di Francesca Fersino; la Quercia registra uno dei peggiori dati dell’ultimo decennio. Ma l’intera coalizione di centrosinistra si è cullata dietro ai sondaggi
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I-73030 Santa Maria di Leuca – Parco Costiero Penisola Salentina – Tel. 0833 758242 – Fax. 0833 758246 I-73014 Gallipoli – Riserva Naturalistica Torre del Pizzo – Tel. 0833 202536 – Fax. 0833 202539 www.attiliocaroli.it - info@attiliocaroli.it – skype: centroprenotazionicarolihotels
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GALLIPOLI z UNA STORIA SURREALISTA
Nemo prophe LA STORIA DI MAX SAUVAGE. UNA VICENDA SURREALE. ANZI SURREALISTA zx di Laura Leuzzi
Sauvage regala alla sua Gallipoli 300 opere « d’arte in cambio dell’intitolazione di un museo a suo nome. Il Comune dice sì; poi no. E intanto passano dieci anni
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on è facile essere artisti, ma a volte non puoi farne a meno. Max Hamlet Sauvage, di origini gallipoline, è un artista di fama internazionale, con alle spalle partecipazioni a prestigiose esposizioni di carattere anche mondiale. Nella sua lunga carriera, 35 anni dedicati all’arte, ha vissuto a Milano e poi a Parigi, stringendo rapporti con diversi esponenti del panorama culturale europeo. Da otto mesi Savauge è a Tuglie, in una casa da lui rimessa a po-
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sto ed adattata ad atelier, nei modi parigini di fine Ottocento. Ma questa è un’altra storia. Perché forse il Salento non è la Francia, soprattutto quanto a sensibilità per l’arte. Perlomeno questa è la realtà con la quale Sauvage si è scontrato negli ultimi anni. “Io vivo di pane e arte – afferma con orgoglio – ma qui al Sud, non è facile trovare un collezionista o un appassionato che dimostri interesse per quello che fai. La passione per l’arte – continua – mi sprona ad andare avanti, ma la sordità della gente, amministratori in primis, mi deprime”. Era stata infatti proprio la passione per l’arte a spingere Sauvage, ormai dieci anni fa, ad offrire al Comune di Gallipoli 300 opere d’arte, tra composizioni sue e di compagni artisti, in cambio dell’intitolazione al suo nome di un museo del surrealismo, da intendere come un importante centro culturale, e un luogo di scambio di idee e fermenti artistici. “Il museo che ho in mente – spiega l’artista – creerebbe un intenso movimento culturale, attirando in città visitatori, curiosi ed appassionati d’arte”. Ma dal lontano 1996, quando la proposta venne avanzata per la prima volta, praticamente nessun passo è stato compiuto nella direzione indicata da Sauvage. L’amministrazione di allora, per la verità, guidata da Flavio Fasano, aveva dimostrato di apprezzare l’idea e, anzi,
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eta a Gallipoli Gabriella Casavecchia: “Il Comune non « ha disponibilità né economica né di spazi per il museo del surrealismo del signor Sauvage; ci sono altre priorità”
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aveva dichiarato di essersi messa all’opera per individuare il locale da adibire a museo e rendere, così, il progetto realizzabile. Ma passano gli anni e cambiano le amministrazioni. E i punti di vista. Ed è così che la proposta di Sauvage resta inascoltata. Non solo. Gli attuali amministratori della città bella, capeggiati da Giuseppe Venneri, avrebbero dimostrato
// Flavio Fasano “Sauvage è un artista estremamente quotato ed apprezzato, ed ha ricevuto elogi anche da parte di artisti di calibro internazionale. Il suo intento di offrire numerose opere della sua collezione al Comune di Gallipoli venne valutata con grande favore dalla mia amministrazione che già si stava adoperando alla ricerca del locale da adibire a museo del surrealismo, così come lui aveva richiesto. Io scrissi a Sauvage una lettera in cui manifestavo il mio interesse ad andare avanti in questa questione. In quegli anni era in allestimento il museo civico, quindi pensammo di riservare una area della struttura all’esposizione delle opere surrealiste; ma pensammo anche a diversi locali comunali come la ex pretura, l’ex ufficio di collocamento. Insomma, da parte nostra, c’era tutta l’intenzione di dare risposta positiva alle domande dell’artista. A lui esprimo grande solidarietà, perché è stato maltrattato dall’attuale amministrazione, che più volte gli ha sbattuto la porta in faccia e ancora manca di chiarezza, lasciandolo in attesa di risposte che non arrivano mai. Io resto della stessa idea che avevo dieci anni fa. Un museo del surrealismo dedicato a Max Hamlet Sauvage si può e, anzi, si deve realizzare, perché porterebbe un grande fermento artistico in città, attirando visitatori da ogni parte d’Italia. E poi vorrei che venisse sfatato il principio “Nemo propheta in patria”.
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Flavio Fasano: “Sono solidale con « Sauvage e non ho cambiato idea: il museo del surrealismo si deve realizzare” » in più occasioni, a detta dell’artista, “insensibilità all’arte” e “pressappochismo”. “Sono stato praticamente ignorato - aggiunge Sauvage -. Avrei gradito, in tutti questi anni, almeno una risposta, anche se negativa. Invece sono stato offeso nella mia dignità”. Noi del Tacco abbiamo, così, raccolto il parere degli amministratori di allora e di oggi: Flavio Fasano, sindaco di Gallipoli nel 1996, data di inizio di questa lunga storia, e Gabriella Casavecchia, attuale assessore alla Cultura del Comune, che si è occupata in prima persona della vicenda.
// Gabriella Casavecchia “Il signor Max Hamlet Sauvage si deve mettere in testa che il Comune non ha disponibilità né economica, né di locali per trovare soluzione all’idea di un museo del surrealismo intestato a lui. Prima di aprire un museo sono necessari i soldi e un’amministrazione si trova a dover fronteggiare quotidianamente problemi ben più urgenti per i quali sono necessari fondi, che già riesce a reperire a fatica. Attualmente abbiamo tante opere da portare a compimento: il museo civico, ad esempio, oltre alla catalogazione del fondo antico della biblioteca. E poi è in programma l’allestimento di una sala che contenga la collezione Coppola, un pittore gallipolino, che consta di 19 opere; quindi non si può certo dire che Gallipoli non abbia a cuore l’arte. Sauvage riferisce notizie non vere, perché dice che l’abbiamo abbandonato, quando invece è stato ricevuto ed ascoltato; è stato lui, invece, ad aver assunto comportamenti inaccettabili”.
fumetti dalla Pop Art – spiega - ma i riferimenti sono fantastici. Forse nella mia produzione si potrebbero trovare delle analogie con Alberto Savinio, soprattutto per via delle teste di animali che animano le mie e alcune sue opere, ma il senso è diverso; Savinio predilige temi e cultura ellenici; io narro la mitologia del quotidiano. Io sono più grafico, come Adami. E poi io sono io. Le mie opere – continua - sono metafore della vita. Io cancello le identità; dietro le teste di animali si nascondono il bene e il male; i temi forti della vita metropolitana. Il volatile è poi da sempre simbolo di libertà, di anarchia. Ed io sono così, vivo la mia utopia; la mia idea di libertà, come un uccello che, quando vuole, può innalzarsi al di sopra di tutto ed essere veramente libero”. E così sono i personaggi delle opere di Sauvage: senza frontiere. La testa di animale in un corpo, a volte anche molto sensuale, di uomo o donna, ricorda l’orrore metropolitano e le brutture della vita di oggi. I toni sono molto accesi e provocatori; l’erotismo si respira nell’intera produzione, pittorica e scultorea. Il desiderio finale appare un ritrovato contatto con la terra e con il mondo e una tendenza verso i valori postivi dell’esistenza.
// Max Hamlet Sauvage, fumettista-surrealista “Sono un precursore di un neo-surrealismo oggettuale; sono Pop solo negli stilemi, ma sono surrealista nella poetica”. E’ così che Max Hamlet Sauvage (all’anagrafe Amleto Massimo), 56 anni, descrive il proprio modo di fare arte. “Ho recuperato i
N. 25 Maggio 2006 L’artista Max Hamlet Sauvage al lavoro nel suo laboratorio
MAGLIE
Guido Rossa con la figlia
z ANNI DI PIOMBO
Il martirio di Guido Rossa zx di Marco Laggetta
FU UCCISO DALLE BRIGATE ROSSE. IL RACCONTO DI DUE OPERAI DI MAGLIE CHE VISSERO MINUTO PER MINUTO QUEI MOMENTI DI PIOMBO ell’anno del centenario della CGIL il pensiero di molti ex operai dell’Italsider di Genova è rivolto all’amico Guido Rossa, delegato sindacale assassinato dalle Brigate Rosse. Due colleghi di Rossa residenti a Maglie, Gino Toma e Ottavio Modoni si sono offerti di guidarci in questo viaggio attraverso i ricordi. Era l’alba del 24 gennaio 1979 quando un commando composto da Riccardo Dura, Vincenzo Gagliardo e Lorenzo Carpi, il cui covo era proprio nelle vicinanze dell’abitazione di Guido Rossa, sindacalista comunista della Italsider di Cornigliano nel quartiere del Lagaccio (Ge), si appostò nei paraggi per tendergli l’agguato. Rossa uscì di casa alle 6.30
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del mattino. Aveva nelle mani il sacchetto della spazzatura che depositò nel cassonetto a metà strada tra la sua auto, una Fiat 850 rossa, posteggiata in via Fracchia, e via Ischia dove si affacciava il portone di casa. Salì in macchina e si apprestò ad avviare il motore ma non fece in tempo a partire perchè venne assassinato. Dura e Gagliardo raggiunsero Rossa alle spalle e poi gli spararono addosso. L’intento – almeno da quanto dichiararono in seguito – era quello di gambizzarlo. Rossa lasciava la figlia sedicenne e la moglie. Circa tre mesi prima Rossa aveva denunciato e fatto arrestare Francesco Berardi, fiancheggiatore BR attivo all’interno dell’Italsider. Rossa era favorevole al ‘compromesso storico’ con la DC, Berardi decisamente contrario. Lo considerava una integrazione del partito nel ‘sistema capitalistico’, che per lui voleva dire tradimento della ortodossia marxista-leninista. “Guido in quegli anni era disegnatore meccanico – ci racconta Gino Toma, collega di Rossa dal 1972 - mentre io mi occupavo del montaggio. Verso la fine del 1978 il capoturno Berardi, detto l’americano per gli atteggiamenti acquisiti du-
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MAGLIE
Genova 2004. La locandina della manifestazione pubblica in onore di Guido Rossa organizzata da Cgil, Cisl e Uil
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Gino Toma e Ottavio «Modoni: “Al funerale di Rossa si respirava un’aria di svolta: da quel momento le BR non sarebbero più riuscite a trovare alcun sostegno nel proletariato”
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rante un corso di addestramento per la linea di zincatura in America, venne sorpreso mentre distribuiva dei volantini delle BR. I delegati comunisti, Rossa in testa, chiesero, all’interno del CdF (Consiglio di Fabbrica), di seguire con fermezza la linea della denuncia, per dimostrare all’opinione pubblica che la ‘classe operaia’ rifiutava con sdegno l’eversione e la lotta armata. Il gruppo dirigente dei comunisti della fabbrica ‘Italsider Oscar Sinigallia’ era composto da una decina di operai molto affiatati tra di loro. Erano usciti allo scoperto dopo gli anni ‘60 quando il primo centro-sinistra di Nenni e Fanfani aveva allentato la pressione discriminatoria della direzione sulle maestranze di sinistra. Erano anni di grandi ideali e di lotte che non si volevano affatto confondere con la violenza dei gruppi terroristici. Al comando dei carabinieri, finita la battitura del verbale, l’ufficiale, porgendo il documento chiese ai presenti di firmare in calce. Allora scattarono i ripensamenti. Un tale comportamento parve a Guido viltà. Impulsivamente prese la penna dal tavolo ed appose da solo la firma al documento, firmando così la sua condanna a morte. Per alcuni mesi il sindacato offrì a Rossa una scorta, temendo una vendetta dei brigatisti, che arrivò il 24 gennaio 1979. Era la prima volta che le Brigate Rosse uccidevano un iscritto al PCI e un sindacalista. La rabbia e l’indignazione era enorme. Al funerale, cui parteciparono 250.000 persone, si respirava un’aria di svolta: da quel momento le BR non sarebbero più riuscite a trovare alcun sostegno nel proletariato”. Si vivevano tempi di piombo. Molti italiani uscivano di casa la mattina, con il timore di non tornare a casa la sera. Sette mesi prima, il nove maggio 1978, era stato trovato il corpo di Aldo Moro. Dopo un anno di indagini della Digos, nel marzo 1980, a Genova, venne scoperto il covo: il nucleo antiterrorismo dei CC, le ‘teste di cuoio’, lo assaltò sparando ai quattro brigatisti che vi si trovavano all’interno. L’autore materiale dell’omicidio, il brigatista Riccardo Dura, venne ucciso nel conflitto a fuoco con la polizia nel covo di via Fracchia, insieme agli altri terroristi. Berardi, condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, si suicidò impiccandosi in carcere. A Guido Rossa il presidente della Repubblica Sandro Pertini conferì la Medaglia d’oro al Valore Civile alla memoria con la seguente motivazione: “Sindacalista componente del consiglio di fabbrica di un importante stabilimento industriale, costante nell’impegno
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Cremona 1979. Una manifestazione unitaria per l’assassinio di Guido Rossa
a difesa delle istituzioni democratiche e dei più alti ideali di libertà. Pur consapevole dei pericoli a cui andava incontro, non esitava a collaborare a fini di giustizia nella lotta contro il terrorismo e cadeva sotto i colpi di arma da fuoco in un vile e proditorio agguato tesogli da appartenenti ad organizzazioni eversive”.
Fu ucciso dallo stesso assassino di « Aldo Moro perché rifiutava con sdegno l’eversione e la lotta armata » O t t a v i o smo, per la democrazia, per la M o d o n i , dignità del lavoro”. operaio e A Rimini, dall’1 al 4 marzo testimone 2006, durante il 15° Congresso di quegli Nazionale della Cgil, è stato preanni grigi, sentato il lungometraggio “Guiha ancora do che sfidò le Brigate Rosse” vivido il ri- del regista Giuseppe Ferrara. Nel cordo del film Guido Rossa è interpretato giorno dell’assassinio: “Il matti- da Massimo Ghini, mentre Gian no del 24 gennaio 1979 arrivan- Marco Tognazzi interpreta Ricdo in officina notai gruppi di cardo Dura (il capo delle BR geoperai fermi in mezzo al reparto. novesi). Anna Galiena interpreta Avevano incrociato le braccia. Silvia (la moglie di Rossa). Il film Era l’inizio di uno sciopero spon- è stato girato interamente a Getaneo, di protesta. Con commo- nova in puro stile realista: il rezione, rabbia e indignazione l’in- gista ha ripercorso cinematogratera fabbrica si fermava per ri- ficamente i luoghi veri dove Roscordare il coraggio e la forza di sa ha vissuto e dove è morto. un uomo solo. L’anno dopo l’assassinio anche il comune di Maglie ha voluto ricordare il coraggio di Rossa, dedicandogli una strada”. A Genova, il 23 gennaio 2004, presso il Teatro Stabile, Cgil Cisl e Uil liguri hanno organizzato un’iniziativa pubblica: “19792004, ricordando Guido Rossa – le battaglie del Lo stabilimento dell’Italsider di Genova all’epoca dell’attentato sindacato contro il terroriil tacco d’Italia 35
MATINO SERVIZI z
I disabili fanno cen-
CI SONO VOLUTI 30 ANNI PER METTERE LA PAROLA FINE ALLA STORIA DELL’ASILO ABBANDONATO zx di Antonella Coppola
Matino attende al massimo per i primi mesi del 2007 l’inaugurazione del centro polivalente per disabili con annessa comunità residenziale in via Bolzano. Da due settimane infatti, la ditta Russo di Parabita, che si è aggiudicata l’appalto, ha iniziato i lavori il cui costo totale si aggira intorno ai 2milioni di euro. Davvero una bella cifra per una struttura che comunque sarà unica nel Meridione e che sarà in grado di ospitare ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia. Ma andiamo con ordine. L’immobile in questione era stato destinato nel 1976 ad asilo su progetto esecutivo redatto dall’architetto Franco Maghenzani e dall’ingegner Carmine Boccardo. I fatti sono andati ben diversamente, in quanto l’opera è stata iniziata e mai portata a termine. Tanto è vero che negli ultimi anni la struttura, tra le altre cose, era diventata una vera e propria discarica abusiva. La svolta si è avuta nel dicembre 2003 quando la giunta comunale ha dato l’incarico a due progettisti, l’ingegnere Giuseppe Peschiulli e il geometra Flavio Conte, per stilare il progetto preliminare per il completamento appunto dell’immobile di via Bolzano con cambio però di destinazione: da asilo a centro polivalente per disabili. Il 24 settembre dello scorso anno si è tenuta la cerimonia della posa della prima pietra. Ma in cosa consiste il tutto? In pratica il centro, che sarà gestito dalla cooperativa sociale “S.S.E. Solidarietà” sarà in grado di avviare e dare lavoro a ragazzi portatori di handicap provenienti, come si diceva all’inizio da ogni parte d’Italia. La struttura potrà ospitare 56 disabili di cui 16 potranno pernottare anche all’interno del
Il Tacco d’Italia l’aveva denunciato « nell’ottobre 2004, sollecitando l’avvio dei lavori. Ora il Comune ne farà un Centro unico nel Mezzogiorno
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Centro. Il progetto prevede, infatti, la realizzazione di tre strutture di cui due da costruire ex novo. Quella esistente sarà dedicata alle attività formative quindi al suo interno ci saranno le aule didattiche, un salone pluriuso, gli uffici e i servizi di supporto; il nuovo plesso invece avrà nella parte centrale la mensa con la cucina, la lavanderia, la stireria e il guardaroba; nella restante parte poi ci saranno i locali adibiti alla ricettività degli utenti del centro, sarebbe a dire sei stanze da tre posti letto, una medicheria e due appartamenti indipendenti per ospitare le famiglie. E’ opportuno precisare che due famiglie di volontari vivranno lì in modo stabile per prendersi cura dei ragazzi. “Si tratta - afferma entusiasta il sindaco Giorgio Primiceri - di una struttura unica in tutto il Mezzogiorno. La cooperativa che la gestirà, infatti, è attiva nel Nord-Ovest dove sta portando avanti con successo un progetto simile”. E conclude: “Finalmente, dopo tre anni durate i quali abbiamo seminato, stiamo raccogliendo i frutti. Pian piano si riesce a vedere un paese che cambia volto. Basti pensare alle strade, al palazzo marchesale, alle scuole e così via. Davvero un grande successo, considerato il fatto che l’eredità che abbiamo trovato è stata zero”.
Salento d’amare Card Young e il Tacco d’Italia sostengono le iniziative di Gesti di Vita (www.gestidivita.it)
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NARDÒ z I GRANDI DI IERI
Gallo: voce di Nardò
NARDÒ RISCOPRE, NELL’ANNIVERSARIO DELLA MORTE, LA SUA VOCE PIÙ ILLUSTRE zx di Marco Laggetta
Cantò al San Carlo di Napoli, « alla Scala di Milano e al Covent Garden di Londra. Il Tacco ha rintracciato la moglie, Mara Galletti
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n grande amore. Così lo definisce sua moglie e compagna di vita, Mara Galletti, che il Tacco ha rintracciato e con la quale abbiamo ricostruito le tappe della carriera di Gustavo Gallo, tenore neretino che insieme al più celebre Tito Schipa si esibì nei più famosi teatri lirici mondiali. Nato a Nardò nel 1904, fin da giovanissimo si fece notare per uno straordinario talento vocale. Studiò violino al paese natio col maestro Schirosi, il quale scoprì in lui una frizzante voce tenorile. Venne ammesso alla scuola Cantorum ed in breve tempo divenne il tenore solista. In quel periodo il maestro Oliva di Lecce lo invitò a cantare alla chiesa dei Teatini. Fu l’inizio di un fortunato tour per le principali chiese della provincia. A 18 anni si arruolò nell’arma dei Carabinieri. Nella legione Allievi Carabinieri incontrò la moglie del suo colonnello, grande appassionata di lirica, la quale rimase favorevolmente colpita dal suo canto durante la festa dell’arma, al Circolo Ufficiali, e si prodigò affinché Gustavo avesse un’audizione al conservatorio di S. Cecilia a Roma. Il direttore Giuseppe Mulè lo assegnò alla classe del maestro Pio di Pietro. Frequentò per tre anni il prestigioso conservatorio e quando, per esigenze di servizio, fu costretto ad abbandonarlo, il maestro volle senza alcun compenso continuare a dargli lezioni. Nel 1932 il Ministero della Pubblica Istruzione bandì un concorso nazionale per giovani cantanti. Gustavo Gallo venne scelto come unica voce di tenore ed ammesso ad un corso di tre anni presso il Teatro Reale dell’Opera di Roma. La sua prima scrittura la ebbe nel 1934 dalla Fenice di Venezia dove debuttò in “Orfeide” di Malipiero sotto la direzione di Nino Sonzogno. Nello stesso anno fu scritturato dal mae-
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Portamento da tenore. Gustavo Gallo in “Cavaradossi”, Tosca, di Puccini
stro Edoardo Vitale per la stagione del “Carro di Tespi”, una sorta di compagnia itinerante che il regime fascista creò per estendere la fruizione dello spettacolo lirico al maggior numero di cittadini. La notorietà di Gustavo Gallo crebbe rapidamente nel mondo della lirica italiana: il tenore neritino iniziò a viaggiare da un teatro all’altro in compagnia di grandi dell’opera lirica italiana come la soprano Toti dal Monte e il baritono Tito Gobbi con cui creò un cast affiatato. Venne scritturato dal Teatro San Carlo di Napoli per le opere “Boheme” e “Traviata”. Nel 1938 debuttò alla Scala di Milano con le opere “Madame Butterfly” e “Traviata”, quest’ultima diretta dal maestro Gino Marinuzzi. Nel 1940 si esibì a lungo nel teatro
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NARDÒ
I GRANDI DI IERIz
londinese “Covent Garden” insieme alla celeberrima soprano Maria Caniglia e al baritono Tibet del “Metropolitan” di New York raccogliendo un successo senza precedenti. Ritornato in Italia per lo scoppio della seconda guerra mondiale prese residenza a Firenze. Qui fu protagonista di molte edizioni del Maggio Musicale Fiorentino: fra le esibizioni più importanti i “Lombardi” di Verdi, sotto la direzione di Tullio Serafin, e “Missa Sorennis” di Beethowen, sotto la direzione del maestro Victor De Sabata. Nel capoluogo della Toscana conobbe la ragazza che avrebbe sposato e dalla quale avrebbe avuto due figli. È proprio la moglie, la signora Mara Galletti, a raccontarci di quel periodo. “Fu la guerra a far sì che Gustavo si trasferisse a Firenze, al seguito dei suoi maestri di canto Giacomo Armani, direttore d’orchestra, e Giulia Tess, cantante e coreografa. Era il 1942 quando i suoi maestri presero in affitto l’appartamento all’ultimo piano del nostro palazzo in Borgognissanti. Lì mio padre aveva la sua attività di antiquario. Lì conobbi Gustavo che mi regalò due biglietti per il Teatro Comunale di Firenze, dove cantò “Madame Butterfly” con il soprano Iris Adani Corradetti. Fu l’inizio di un grande amore che trovò il suo coronamento l’anno successivo, con il nostro matrimonio”. Finita la guerra Gustavo tornò al Covent Garden di Londra per inaugurare la stagione lirica con la “Traviata”, insieme a Carosio e Tagliabue, direttore Franco Capuana. Si esibì per tre stagioni al Teatro Liceum di Barcellona con le opere “Traviata”, “Faust”, “Mefistofele”, sotto la direzione di Angelo Questa. In Brasile cantò alle Temporade di Rio de Janeiro e a S. Paulo, prima di essere scritturato da alcune stazioni radio per esporre il proprio repertorio. Rientrato in Italia continuò a raccogliere applausi in tutti i teatri dello stivale fino al 1953, anno in cui, al Teatro la Scala di Milano, con l’opera “Mosè”, diretta dal maestro Capuana, si ritirò dalle scene. Lo stesso anno fondò un’impresa teatrale con la quale riscosse grandissimi successi. “Al Teatro Lirico di Massa – ricorda la moglie Mara – e poi al Teatro dei Rinnovati di Siena, in piazza del Campo, si presentò con “Tosca”, “Traviata” e “Boheme” ad un pubblico entusiasta. Gustavo – continua la moglie - mantenne un legame costante con la sua terra d’origine, tornandovi con regolarità ogni qual volta la sua attività professionale e ar-
tistica lo consentiva, conservando intatto l’amore per i luoghi e le tradizioni del paese che lo vide organizzare con i suoi colleghi di tante esibizioni, Maria Caniglia e Tito Gobbi, il 17 febbraio 1945 una serata di beneficenza per recuperare fondi necessari al restauro del monastero dei Cappuccini che versava in condizioni di disfacimento. Serata, svoltasi al Teatro Comunale di Nardò, il cui ricordo non è ancora svanito nella memoria di coloro che vi parteciparono”. Gustavo Gallo si esibì l’ultima volta nella sua città natale nel 1954 nella “Resurrezione di Cristo” di Lorenzo Perosi rappresentata nella Cattedrale con la partecipazione del Coro e dell’Orchestra di Santa Cecilia. Il grande tenore si spense in Firenze il 13 maggio del 1992. Lasciò per un attimo un paese, Nardò, e molte grandi città d’Italia e del mondo senza voce.
// La curiosità L’iniziativa della “Gazzetta del Mezzogiorno”, volta a sondare le simpatie dei neretini in merito all’eventuale intitolazione del Teatro Comunale di Nardò ad un illustre cittadino ha visto nei giorni scorsi una partecipazione inaspettata. Il tenore Gustavo Gallo è stato per lungo tempo in cima alle preferenze dei cittadini.
Gustavo mantenne un « legame costante con la sua terra d’origine, conservando intatto l’amore per i luoghi e le tradizioni del paese
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Il tenore neretino in “Kovantchina” di Mussorgski al Teatro Comunale di Firenze con Boris Christoff, Piero Guelfi e Giulietta Simionato
PARABITA ENERGIA PULITAz
Parabita di sole e di vento
ARRIVA L’ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA DA FONTI RINNOVABILI Centrali fotovoltaiche e generatori eolici di piccola taglia potranno essere installati a Parabita. Lo ha deciso il consiglio comunale, che nei giorni scorsi ha dato mandato alla giunta comunale per l’elaborazione di un vero e proprio piano energetico che dovrà sviluppare diversi punti. “Tra questi - afferma il sindaco Adriano Merico - l’analisi di tutti i consumi energetici attuali delle utenze presenti sul territorio comunale; la previsione degli interventi di risparmio energetico e uso razionale dell’energia tecnicamente praticabili ed economicamente convenienti, una previsione della produzione di energia elettrica e termica ottenibile dalle fonti rinnovabili (sole, vento eccetera) disponibili sul territorio e così via”. A ciò va aggiunta la predisposizione di uno studio di fattibilità per l’installazione di centrali fotovoltaiche nei siti dell’acquedotto pugliese esistenti da collegare alla rete pubblica nonché di uno studio per l’installazione di generatori eolici di piccola taglia per la produzione di energia elettrica da immettere in rete. “Il nostro obiettivo - riprende Merico - è anche quello di attuare un programma-stralcio per la solarizzazione delle strutture di competenza comunale con impianti solari per la produzione di acqua calda e di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica”. E’ opportuno precisare che l’argomento è giunto in consiglio comunale grazie alla proposta in merito alla utilizzazione delle fonti energetiche rinnovabili inoltrata all’amministrazione comunale da parte dell’associazione Italia Nostra,
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zx di Antonella Coppola
sezione di Parabita. “Abbiamo chiesto – sostiene Marcello Seclì, presidente dell’associazione - di inoltrare tutte le azioni utili e necessarie affinché il nostro Comune possa diventare protagonista su questo fronte ed essere in grado così di segnare il passo rispetto ad altri enti locali. D’altronde fu a Parabita che già nel 1992, per la prima volta nel Salento e forse nella Regione, si cominciò a parlare di sviluppo sostenibile e, guarda caso, proprio su iniziativa della nostra sezione - e conclude -. Siamo soddisfatti in quanto l’argomento è stato votato all’unanimità ed anche perché vengono coinvolti nell’iniziativa altri soggetti che saranno quindi partecipi di un’attività che è di fondamentale importanza ambientale ma anche economica. Da parte nostra ci dichiariamo sin da ora disponibili ad offrire la nostra collaborazione sulle diverse tematiche per le quali sarà richiesta”. “L’iniziativa - commenta il consigliere di maggioranza per i democratici di sinistra, Antonio Prete - è degna di osservazione e segna un inizio che può offrire degli sviluppi di una certa portata. L’energia pulita deve essere sfruttata”. Parabita comunque non sarà sola. “Prenderemo contatti - precisa l’assessore ai lavori pubblici, Cosimo Prete - con i Comuni limitrofi e con l’Università degli studi di Lecce per l’elaborazione di programmi intercomunali relativi a interventi generali o specifici nel settore energetico e per attivare possibili sinergie”.
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IL SALENTO CHE CRESCE z LE SIGNORIE
AperitiVip:
tendenze metropolitane
ARRIVA DA MILANO IL TREND DELL’APERITIVO. E ALLE SIGNORIE È GIÀ ESTATE
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’aria frizzantina e il sole non più timido lo confermano: l’estate è alle porte. E dopo un’intera giornata di lavoro alla scrivania, passata a guardare fuori dalla finestra il tempo che passa, è d’obbligo un momento di svago e di sano relax. E non c’è posto migliore per concederselo, se non “Le Signorie” di Casarano, in pieno centro storico, che da quest’anno apre le porte anche all’aperitivo. La tendenza metropolitana più “in” del momento arriva, infatti, anche in Salento per rendere ancora più gustosi i pomeriggi e le calde serate di terra d’Otranto. Casarano si prepara, quindi, a diventare la Milano del Salento, dimostrandosi pronta ad accogliere e soddisfare anche le ultime esigenze in tema di vita notturna e “pre-notturna”.
E allora, una ritoccatina allo specchio dopo tante ore di lavoro, e via a godersi la bella stagione. Qualcosa da bere e qualcosa da stuzzicare, l’aperitivo è ormai un “must” dei pomeriggi tra amici, una piacevole occasione per uscire, incontrare gente e scambiare qualche chiacchiera in allegria. Pensateci: cosa c’è di meglio, prima di lanciarsi nelle folli notti salentine, che fare un salto in centro, consumare l’aperitivo in tranquillità e lasciarsi alle spalle le preoccupazioni della giornata? Ve lo diciamo noi: nulla. Il segreto è questo: staccare la spina e non far tardi; mantenersi leggeri senza rinunciare al piacere di un’uscita tra amici. E allora, che l’estate inizi pure. Siamo pronti. zx a cura di Nerò Comunicazione
SPORT
GALLIPOLINI ESAGERATIz zx di Gavino Coradduzza
Barba investa in panettoni In riva allo Jonio, su quello sperone di case bianche che si chiama Gallipoli, sembra che non conoscano altro verbo, calcisticamente beninteso, se non quello che si pronunzia “vincere”. Ormai sono tre anni, ma non vorrei sbagliare, tre anni che in barba all’inevitabile appagamento che lievita dopo ogni promozione, lì, a Gallipoli, ci si mette di buzzo buono e via: “Vinto un campionato, perché non vincerne un altro ed un altro ancora e visto che ci siamo perché non prenderci pure la coppa di categoria”? Detto, fatto. Esagerati! Concedetevi una pausa, un attimo di respiro; diluite nel tempo il piacere straordinario che, se divorato dedicando poco tempo alla degustazione, non ne consente il totale apprezzamento. Le mie, lo so bene, sono esortazioni inutili, buttate al vento; come non capirvi! Fossi al vostro posto, farei la stessa cosa, senza freni inibitori, come nel film “La grande abbuffata”, però avverto l’obbligo, la necessità e convenienza circoscrizionale, di esortarvi alla moderazione. Il perché è presto detto e da lì, cari amici gallipolini, capirete e forse mi accorderete le attenuanti, almeno quelle generiche. Facciamo un passo indietro: dalle parti di Verona, vi riporto ad un quarto di secolo fa quando il calcio, da quelle parti, si faceva sul serio. Il Verona si permetteva addirittura di vincere il campionato italiano fregiandosi di un unico ma storico scudetto; tutti pimpanti nella città scaligera, tutti orgogliosi al punto di ripetere ad ogni piè sospinto “Mi sun de Verona”, l’equivalente del “Lei non sa chi sono io”. Tutti tronfi tranne che le poche migliaia di abitanti di un quartiere della città che si chiamava e si chiama Chievo. Il Chievo cominciò allora a fare le cose con garbo e con un obiettivo: scalzare l’antica nobiltà calcistico-scaligera e ad essa sostituirsi. L’operazione, come tutti potete constatare, è riuscita in pieno nonostante lo scetti-
cismo dilagante ed i risolini ironici dei vecchi del calcio scaligero. Oggi a Verona c’è soltanto il Chievo giacchè il Verona, il vecchio Verona, da qualche anno si lecca le ferite dibattendosi nel purgatorio infernale della serie “B”. Evidentemente sto andando a parare sul rischio (rischio nel senso di cosa possibile) che il Gallipoli-Chievo si sostituisca nel breve volger di qualche anno al LecceVerona. Si obietterà che Gallipoli non è un rione di Lecce, che Gallipoli è una città autonoma che cammina sulle sue gambe, che dunque il paragone col Chiedo calza poco. Calza poco, ma la sostanza è assai simile. Metti che a Lecce non si riesca ad uscire dal groviglio di questo campionato da retrocessione appena concluso; metti che non si riesca ad entrare nell’ascensore della rapida risalita; mettici per contro che il Gallipoli sfrutti la rincorsa di tre campionati non solo vinti ma dominati dall’inizio alla fine, e vedi tu un po’ come si presenta la situazione. Quei furbacchioni del Gallipoli, ci scommetterei, avevano già pensato a questa cosa; nessuno, magari, osava ed osa parlarne forse più per scaramanzia che per fantacalcio, ma… sotto sotto… D’altra parte c’è da ricordare un altro esempio; si chiama Villareal; esempio che conforta il progetto di scalata: semifinalista in Champion portando allo stadio tutti quarantaseimila abitanti del sobborgo di Valencia. Lasciare deserta una città per tre ore, una domenica sì ed una no, è forse l’ultimo dei problemi che il presidente Barba deve risolvere. Presidente al quale mi permetto di indirizzare un consiglio: metta su un’azienda di pandoro e panettoni; a Chiedo ha portato bene. Hai visto mai?..
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SPORT z PALLAMANO
Due chiacchiere a dita incrociate IL TACCO SI ALLENA CON I CAMPIONI DI PALLAMANO DELLA ITALGEST CASARANO zx di Mariangela Carra
Oggi la FIGH (Federazione «Italiana Gioco Handball) è entrata nei programmi del CONI e il Ministero della Pubblica Istruzione ha inserito la pallamano nei programmi scolastici
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Corsa, salto e lancio. Matteo Bartolomeo durante un’azione in campo
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e è vero che la pallamano è oggi una realtà molto diffusa a livello nazionale, Casarano rispecchia in pieno questo trend. E, in particolare, la pallamano casaranese si chiama Italgest. I lusinghieri risultati ottenuti da questa compagine non passano inosservati. Ecco perchè ho deciso di trascorrere qualche ora con gli atleti, nella speranza di carpire loro, per quanto possibile, “qualche segreto”. Li raggiungo mentre sono alle prese con gli allenamenti in vista dell’importante impegno dei play-off di fine aprile. Insomma, quando il Tacco sarà in edicola, già sapremo cosa ne è stato della competizione; intanto non posso fare altro che tifare per i miei nuovi amici. Di sicuro, saranno state soddisfatte le aspettative di Ivan De Masi, presidente della squadra. Soddisfatte, naturalmente, al di là del risultato dei play-off, visto che l’intero campionato si è svolto all’insegna dei successi. Sin da quando i fratelli De Masi si sono proposti come sponsor della squadra che aveva sottolineato in modo piuttosto chiaro la propria esigenza di una guida. Difficilmente si dimentica, infatti, il maxi-manifesto con i giocatori in abiti “assai succinti” (diciamo pure che erano quasi nudi), e il messaggio provocatorio “Effettivo Bisogno”. E da lì, una dopo l’altra sono arrivate le belle notizie. A cominciare dalla prima vittoria, riportata nel match contro la squadra di Mazara del Vallo, fino alla più memorabile conseguita contro Calabria-Crotone, che ha consentito ai rosso blu l’accesso alla seconda fase dei play-off. Al mio arrivo, Giuseppe Isernia, direttore sportivo, mi ha raccontato dei primi momenti della giovane squadra. A Casarano, non c’era neppure un campo da gioco dalle dimensioni regolamentari. Il campionato, infatti, è potuto cominciare solo grazie una deroga concessa fino al 31 dicembre, entro la quale il tensiostatico di contrada “Pietra Bianca” è stato allungato di 6,85 metri. I nomi nuovi che hanno caratterizzato questo campionato sono stati Leonardo Lo Passo, portiere, Giuseppe Lovecchio, terzino, Antonello Narracci, pivot, Renato Salipante, ala destra, e Marius Ionescu. Gli allenamenti con Nicola Realmonte sono cominciati ad agosto. E mesi e Nicola Realmonte
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SPORT
PALLAMANOz
mesi di esercitazioni e di esperienze trascorse insieme, hanno consentito quella sinergia tra capacità individuali che crea una vera squadra. A gennaio risale invece l’ultimo acquisto: l’argentino naturalizzato Alejandro Buffa. “La storia di questa squadra Alejandro Buffa comincia circa un anno fa – mi spiega il mister - e, dopo il primo contatto, sicuramente la decisione più difficile da affrontare è stata quella relativa alla scelta dei giocatori. Gli obiettivi erano da subito ambiziosi, si voleva formare una squadra di alto livello. Il salto di categoria dalla B richiedeva delle decisioni importanti. Per un allenatore – continua - il difficile è creare uno spirito di gruppo. Molti sanno allenare le braccia e le gambe, pochi la testa”. Man mano che le nostre chiacchierate vanno avanti, i ragazzi si sciolgono, anche se non mancano i “timidi” che sfuggono alle domande dirette. L’allenatore, allora, mi indica i nuovi acquisti. Direttamente dalla serie A, proviene Marius Ionescu, di origine rumena, anche lui naturalizzato italiano, che è a Casarano con la moglie argentina e il Marius Ionescu figlio. Mi dice di essere molto contento di aver creduto in questa squadra nascente. “Per me è stata una vera e propria scommessa – spiega -; mi avevano assicurato che volevano fare seriamente, e io mi sono fidato di loro. La forza di questa squadra è l’assenza di subordinazione tra i vari membri; ognuno mette a servizio dell’altro conoscenza ed esperienza”. La squadra ha una vera e propria struttura piramidale, con una divisione interna di ruoli ben definita. I ragazzi sono seguiti sotto ogni aspetto e nulla è affidato al caso: dalla cura per la dieta, alle sedute di fisioterapia; dall’allenamento sportivo fuori campo, ai trattamenti dell’osteopata. Grande deve essere la forza nelle gambe e nelle braccia che devono sostenere e lanciare una palla che pesa circa 500 grammi. L’unico straniero ammesso in A2 è lo spagnolo Emiliano
// La pallamano in numeri La nuova realtà agonistica casaranese è l’astro di una costellazione che vede ormai oltre tre milioni di atleti impegnati in questo sport. Oggi, infatti, le società aderenti alla Federazione Italiana, sono più di 450 e i tesserati superano le 52mila unità, contro le 250 società e i 5mila tesserati che si contavano negli anni Settanta. Negli ultimi anni, quindi, la pallamano ha compiuto passi da gigante. La FIGH (Federazione Italiana Gioco Handball) è entrata a far parte attiva-
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Mata Sanchez. Simpatico e discreto, si toglie il cappello per farsi fotografare. Tra una battuta e l’altra, si dice molto contento di essere a Casarano, “la mia seconda famiglia”. Alejandro Buffa si trattiene qualche minuto confessandomi di essere arrivato a Casarano Mata Sanchez con qualche perplessità. Provava, infatti, un po’ di ansia al pensiero di doversi integrare in un gruppo già formato da cinque mesi. Ma l’accoglienza che gli hanno riservato dall’inizio i suoi compagni, lo hanno aiutato a superare le difficoltà. Matteo Bartolomeo, ala sinistra, ricorda con nostalgia quando, a dodici anni, giocava per strada con gli amici. L’unico ad essere arrivato alle “alte vette” è proprio lui, che riesce a conciliare studio universitario ed impegno sportivo. “In trasferta mi porto anche gli Matteo Bartolomeo esami”. Quel che mi rimane impresso è la grande voglia di fare e il grado di complicità tra tutti i membri della squadra. Tra una chiacchiera è l’altra per me è ora di andare via. Li saluto, ma continuo ad incrociare le dita per loro.
Time-out. La squadra a raccolta durante un allenamento
mente dei programmi del CONI; inoltre, il Ministero della Pubblica Istruzione ha accolto l’istanza dell’inserimento della pallamano nei programmi scolastici, come terzo gioco ufficiale dopo pallavolo e pallacanestro e tra le specialità previste dai giochi della gioventù. A determinare il crescente successo della pallamano, è stata l’azione congiunta di diversi fattori come il suo primeggiare in velocità fra tutti i giochi con la palla e il suo rappresentare una perfetta sintesi tra le discipline atletiche di base, cioè corsa, salto e lanci. Per que-
ste caratteristiche, spesso, questo sport è diventato un attività complementare e di allenamento per chi pratica altri sport che richiedano pari rapidità e destrezza. Il regolamento attualmente vigente nella pallamano, si deve al tedesco Karl Diem, giornalista e storico delle discipline sportive, famoso anche per aver fondato l’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Berlino. Questi perfezionò ed unificò all’inizio degli anni Venti le norme dei giochi con la palla e battezzò il neonato sport con il nome di “handball”.
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IL CORSIVO
zx di Adolfo Maffei
L’ombra di Berlusconi ovvero la “percezione del leader” Un’ipotesi per spiegare il mistero di come abbia fatto la metà degli italiani a votare per lui, dopo anni di scioperi, stenti delle famiglie, degrado istituzionale, leggi personalizzate e discredito internazionale Non è bastato quasi un mese per diradare la nebbia che avvolgeva il sogno (o incubo?) raccontato ai lettori il mese scorso. Ha vinto Prodi ma non sono sicuro che l’Italia abbia davanti a sé cinque anni di governabilità. Le ragioni sono molteplici e cercherò di spiegare quella che, dal mio modesto punto di vista, è, ad un tempo, la più “corposa” e la più immateriale. La chiameremo “ percezione del leader”. Non di qualità, non di spessore politico, non di credibilità internazionale, non di curricula specchiati, non del rapporto virtuoso tra promesse fatte e conseguenti realizzazioni ha bisogno, da una dozzina d’anni a questa parte, l’inquieto Paese in cui viviamo. Ma di percezioni. Ed è questa la mefistofelica eredità sostanziale che ha lasciato Silvio Berlusconi, insieme ad una serie di leggi personalizzate che ci faranno arrossire per sempre davanti alle democrazie di tutto il mondo. Il Cavaliere ha costruito in laboratorio il suo profilo del capo perfetto di un Paese allo sbando che, frastornato dall’inchiesta di Mani Pulite che aveva spazzato via il sistema di potere e di corruzione dei partiti tradizionali, non aspettava altro che l’Uomo Forte. Consiglio vivamente la lettura di un libro firmato da Alexander Stille, Garzanti editore, dal titolo “Citizen Berlusconi”: è un’inchiesta asciutta, documentatissima, spietata e inoppugnabile lunga oltre 400 pagine, nella quale si racconta la biografia di questo personaggio che si è fatto beffa del Paese, della sua dignità e dei suoi abitanti, per due soli motivi: diventare ricco oltre ogni immaginazione e non andare in carcere. Esperto di comunicazione come pochi al mondo, ha elaborato una strategia mastodontica in cui nulla è stato lasciato al caso: dalla citata disaffezione degli italiani (specie il ceto medio, la “pancia” del corpo sociale) verso la politica all’appoggio (iniziale) verso magistratura coraggiosa, dalla lusinga al neonato movimento nordista di Bossi alla cooptazione nelle istituzioni del partito neofascista di Fini (il termine “sdoganato” fu usato proprio alla vigilia del voto amministrativo di Roma del 1994 quando Berlusconi disse pubblicamente che fra Rutelli e Fini, se fosse stato un romano, avrebbe scelto il secondo). Il tutto affidato alla collaudata macchina commerciale della Fininvest e alla potenza distruttiva di tre reti televisive private di cui era e rimane il padrone assoluto. Vinse nel 1994, rivinse nel 2001. Sempre con la stessa tecnica, sempre con
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il medesimo approccio mediatico che equivaleva, ed è così tuttora, al monologo apodittico senza contraddittorio. E gl’italiani gli hanno creduto, perché il Cavaliere, nonostante i risultati reali della sua politica, che sono sotto gli occhi di tutti, è stato capace di convincerne quasi 13 milioni, sconfitto solo da un miserevole zero virgola zero qualcosa di elettorato. C’è da domandarsi dove abbia preso i voti il Cavaliere. Se tutte, indistintamente, le categorie del lavoro dipendente hanno scioperato contro la sua politica, se tutte le famiglie a reddito medio-basso non arrivavano alla fatidica soglia della terza settimana, se tutti gli indicatori finanziari, le agenzie di rating, gli investitori stranieri sono stati d’accordo nel bocciare l’Italia degli ultimi cinque anni, se l’Europa ci ha voltato le spalle, qualcuno sa dire come ha fatto a portare a casa, per se stesso e per gli alleati-comprimari, il quasi 50 per cento dei consensi elettorali? La riposta è nell’assunto: “percezione del leader”. L’italiano è stato e, purtroppo resta, il popolo acclamante sotto il balcone di piazza Venezia; vittima di una specie di sincretismo laico-religioso, spera sempre nella soluzione miracolistica, s’indebita pur di giocare al lotto, tra il programmare e il tirare a campare non ha mai dubbi verso la seconda opzione. E il sud, il nostro splendido e disgraziato sud, è il principale responsabile di questa maledizione ancestrale, con le sue mafie, i suoi apparati burocratici vischiosi e incontrollabili, le sue paranoie di vittime perenni, le vergognose statistiche di invalidi fasulli, la dispersione scolastica, le università che fabbricano disoccupati. A Napoli, se tanto mi dà tanto, Berlusconi non avrebbe dovuto prendere neanche un voto. E’ bastata la sua comparsata finale perché si celebrasse un delirio di consensi. La Puglia ha dimenticato nel volgere di una manciata di mesi la “primavera di Vendola”. La Sicilia, pur non ripetendo l’exploit del 2001 (61 a 0 alla Camera per il centrodestra: anche a questo proposito vi rimando al capitolo del rapporto fra il nostro e la mafia nel libro di Stille), rimane una roccaforte alla cui guida c’è il signor Totò Cuffaro, detto “vasa vasa”. Prodi non è “percepito” come Berlusconi. Il timore, fortissimo, da far venire ripetuti attacchi di dissenteria, è che anche la “serietà a governo”, proposta come unica bussola da Romano Prodi per vincere le elezioni, abbia la stessa lettura. Con quel che segue. (Scusate, ma devo correre in bagno).
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