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EDITORIALE Punta Perotti, Porto Cesareo e il simbolismo mediatico

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Era il 2003 e Legambiente assegnava due bandiere nere: una al sindaco di Bari Simeone Di Cagno Abbrescia, “per l’atteggiamento troppo cauto e propenso ad individuare sempre nuovi ostacoli, procurando ritardi e rinvii nell’abbattimento del complesso edilizio di Punta Perotti”; l’altra all’amministrazione di Porto Cesareo, “per aver permesso la realizzazione di un pontile all’interno dell’area marina protetta che ha determinato lo scempio dei fondali e per aver approvato una delibera che definisce la costa del Comune ‘lotto intercluso’, diminuendo i vincoli di tutela”. Dopo tre anni, con il cambio di colore sia in Regione sia nel Comune capoluogo di Regione (oggi è sindaco Michele Emiliano, centro sinistra) Punta Perotti va giù e Porto Cesareo diventa “riserva naturale” tramite l’approvazione di un decreto legge che ne sancisce l’istituzione. Lo stesso giorno della demolizione sul lungomare barese arriva, inaspettata, la mano tesa di Emiliano, che vuole regalare all’amministrazione di Porto

Cesareo una quota dell’eventuale risarcimento chiesto ai proprietari di Punta Perotti, la famiglia Matarrese. La richiesta è di 100 milioni per “danno ambientale”. Di questi, se mai arriveranno, 70mila andrebbero a Porto Cesareo, perché questa è la somma che mancava a Luigi Fanizza, sindaco della cittadina ionica, per completare l’abbattimento di 19 case abusive sul litorale intrapreso anni fa. All’indomani dell’azione di forza su Punta Perotti, insomma, si tracciano due direttive che corrono entrambe sul concetto di ecosostenibilità: da una parte l’abbattimento diventa per la Puglia e per l’Italia un simbolo della battaglia contro gli ecomostri e del rafforzarsi di una coscienza civica che guarda al ben-essere attraverso il ben-fare. Uno slogan politico, questo, che mettiamo a disposizione di chi lo voglia utilizzare durante le prossime amministrative, perché oggi, nel Salento, non può esistere sviluppo economico senza tutela ambientale. Dall’altra con il suo gesto inaspettato, Emiliano ha acceso un faro su

GOLEM Un bravo all’avvocato Fabio Valenti che non parteciperà più alla competizione interna al centrosinistra per la scelta del candidato sindaco di Lecce. Restano in lizza per le primarie del 17 settembre Loredana Capone, Giampiero Corvaglia, Beppe D’Ercole, Piero Manni e Antonio Rotundo. “Davvero troppi candidati” secondo Valenti, per il quale “non si tratta più di scegliere, ma di una conta tra i partiti”. In effetti, il meccanismo che ha visto prevalere Vendola su Boccia e che è servito a coagulare l’Unione intorno a Romano Prodi, perde di attrattiva e di innovazione se diviene una vetrina in cui scaldare i muscoli prima della competizione reale. Dopo le elezioni politiche del 9-10 aprile, le Amministrative del 28-29 maggio (con ballottaggio 15 giorni dopo) e il referendum del 25-26 giugno, non si può abusare oltre della pazienza degli elettori: il rischio nausea è altissimo. Bene quindi il “pentimento” di Valenti, che pure era stato il primo a sfidare i due contendenti della prima ora (Capone e Rotundo), innescando così la rincorsa da parte delle componenti più piccole della coalizione a colmare ogni possibile spazio politico con una candidatura autonoma. L’opinione del Golem è invece che si debbano sfidare due soli candidati, costringendo i partiti a negoziare un programma politico condiviso con l’uno o l’altro. Un encomio a Valenti e alla sua evidente dote di preveggenza anche per il tempismo del suo annuncio che lo ha tolto da una situazione imbarazzante. Il Quotidiano del 20 giugno titolava “colpo di scena: Valenti si ritira dalle primarie” e la mattina dello stesso giorno il suo assistito Paolo Pagliaro veniva condotto agli arresti domiciliari.

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un’emergenza ambientale salentina, la riserva naturale di Porto Cesareo, punta dell’iceberg del fenomeno della cementificazione selvaggia delle coste del basso Salento. Che anche porto Cesareo diventi per i salentini un simbolo, come Punta Perotti lo è per i baresi e per la Puglia, di un’intolleranza verso gli abusi grandi e piccoli che si consumano all’ombra della compiacenza della pubblica amministrazione o della sua inerzia. Infine un timore: quello che un episodio come l’abbattimento di Punta Perotti sia un simbolo sì, ma fine a se stesso e all’autoreferenzialità del Comune di Bari. Insomma il simbolo di una battaglia senza la battaglia, che potrebbe essere reputata non degna di essere combattuta per ecomostri meno evidenti per i quali il gioco, forse, non vale la candela, in questo caso rappresentata dal clamore mediatico nazionale (abbiamo visto l’effetto dei detonatori anche su Sky tg 24). Abbattere un ecomostro nel parco di Ugento non sarebbe la stessa cosa. A chi interessa? Il tacco d’Italia Il mensile del basso Salento Anno III - n. 27 - Luglio 2006 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A.Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Antonella Coppola, Marco Sarcinella, Francesco Ria, Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Gavino Caradduzza, Mario De Donatis, Guido Picchi, Margherita Tomacelli, Antonio Lupo FOTO: dove non segnalato, archivio de “Il Tacco d’Italia” REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 347 4013649

Unione Stampa Periodica Italiana - Tessera n° 14705 STAMPA: Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le) ABBONAMENTI: 15,00 e per 12 numeri c/c n. postale 54550132 intestato a Nerò Comunicazione Piazza Diaz, 5 - 73042 Casarano - www.iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° AGOSTO 2006

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LETTERE AL DIRETTORE // A proposito di Casaranello Caro direttore, in merito alla concessione del complesso di Casaranello e sulla rinominazione della piazza adiacente vogliamo fare alcune considerazioni. Non è assolutamente in discussione la memoria, il ricordo, il dolore collettivo della città per la scomparsa di due giovani vite ad opera del terrorismo internazionale. Siamo consapevoli, per quello che possiamo, del dramma dei genitori, della loro volontà di non dimenticare, di tenere in vita la memoria di quanto più caro avevano. Sono sentimenti nobili che, per quanto ci sforziamo, non riusciremo mai ad interpretare compiutamente. Tutt’altra cosa è il coro di pietismo, di conformismo, di appiattimento generale da parte del consiglio comunale di Casarano che, avendo ormai da tempo rinunciato ad esercitare qualunque ruolo, è pronto ad assecondare qualunque iniziativa. Proprio per questo, ed anche per il rispetto che porto verso i proponenti, non voglio rinunciare a dire la mia, senza ipocrisie, su una vicenda che a mio avviso viene affrontata in modo sbagliato. Sono assolutamente contrario, come cittadino - parlo come tale non avendo altro titolo - alle decisioni prese dal consiglio comunale. Anche qui voglio rinfrescare la memoria. Cominciamo dalla concessione del complesso adiacente alla chiesa di Casaranello. Quei ruderi, opportunamente restaurati, dovrebbero servire a valorizzare il complesso dell’area, quale luogo di accoglienza per i visitatori e di promozione turistica. Non è certamente il luogo adatto per accogliere dei bambini emarginati, in quanto, anche come luogo fisico, nella memoria, è un luogo di sofferenza: prima cimitero, poi lazzaretto, poi luogo di degrado. Lo stesso vale per la denominazione della piazza adiacente la chiesa; quella piazza, da tempo immemorabile, viene identificata come piazzetta Casaranello; cambiare il nome significherebbe rimuovere un pezzo di memoria della città. Ora, in ambedue i casi, ci sono certamente delle alternative. Per quanto riguarda il luogo di accoglienza si potrebbe pensare ad una nuova struttura immersa nel verde, ad esempio la collina della campana, più consona alle esigenze di bambini, che non vanno ghettizzati, ma aiutati a vivere. Per quanto attiene alla denominazione di una piazza, ci sono altre alternative; pen-

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so a piazza Diaz che evoca memorie di guerra; potrebbe diventare piazza di pace intitolata alle due ragazze; oppure piazza Martiri Ungheresi, ormai nome anacronistico, superata una certa fase storica; ma ci sono anche altri luoghi. Su questi obiettivi non è assolutamente nostra intenzione fare polemica, non è proprio il caso. Vogliamo solo far riflettere. Anche perché, su una vicenda così seria, sarebbe opportuna una scelta che unisce e non che divide. zx Giovanni Coletta-Casarano

// Via Bruxelles “va in Europa”, le altre restano a terra Nell’anno 2000, sono stati eseguiti lavori di restauro per i servizi idrico-fognanti su via Bruxelles, trascurando, inspiegabilmente, altre vie adiacenti: via Ruffano, via Supersano, via Parigi, via Madrid, via don Sturzo e via Mattei. Perché solo via Bruxelles? Forse i nostri amministratori dividono la popolazione in cittadini comuni e cittadini privilegiati? A distanza di sette anni, le suddette strade rimangono prive di tali servizi primari. Si tratta di strade inserite a pieno titolo nell’agglomerato urbano della città essendo (fortunatamente!) asfaltate, dotate di illuminazione pubblica e servite dai bus

urbani. Di recente, è stata completata anche la metanizzazione. Noi residenti paghiamo regolarmente tasse e gabelle ed è per questo che ci domandiamo come mai il nostro rione è stato escluso dalla realizzazione di tali opere. Tra l’altro chiediamo di portare a compimento i lavori rimasti incompleti come l’impianto fognante in via Mattei (che, mancando dell’acquedotto, è comunque inutilizzabile), per il quale chiediamo che almeno sia esteso e predisposto per tutto il tratto della strada e non solo fino alla sua metà. Viviamo in una situazione di degrado: strade sporche, erba ai lati dei marciapiedi (inesistenti o impraticabili), assenza di un valido progetto Pru e di decoro urbano. La spesa media di una famiglia per l’acquisto dell’acqua dalle autobotti e la pulizia del pozzo nero ammonta ad 800 euro annui. Quando, nel novembre 2005, su disposizione della Procura della Repubblica, fu eseguita la chiusura forzata dei pozzi artesiani, i nostri amministratori promisero l’imminente sistemazione dei servizi idrici e fognanti. Da allora sono passati oltre sei mesi, ma la situazione non è mutata. Per tutto questo abbiamo intenzione di formare un comitato, interessando con un esposto il commissario per l’emergenza idrica e ambientale, Nichi Vendola, e altri organi territoriali, ribadendo ancora una volta che il Comune di Casarano ci priva dei più elementari servizi urbani, che noi, però, continuiamo a pagare. zx Luigi Fiorentino-Casarano

LO STRANIERO Spendo dunque sono

Vado. Vengo. Riparto. Arrivo. Mi muovo perchè stare fermo equivale a conoscere la morte, averne un’anticipazione. Oggi la società, o meglio il “pensiero economico” dominante, ci impone modelli sempre più “veloci”. Tramite la pubblicità possiamo colmare le nostre zx di Guido Picchi vite con l’inutilità del possesso. Avere prevale su Essere. Il famoso “Penso dunque sono” è ormai diventato “Spendo dunque sono”. E tutto va a rotoli. Cosa dire? Nulla. Solo il silenzio può aiutarci a ritrovare la capacità di ascoltare i nostri cuori e capire quale senso permea la vita in ogni sua forma. La Morte non ci è nemica; è, invece, la nostra sola certezza. Tutti noi, chi prima chi dopo, la incontreremo. Questa è la base da cui ripartire. Fermarsi ad ascoltare implica comprensione, comprendere implica partecipazione, partecipare implica accettazione. Come dovrebbe insegnarci la chiesa “Dio è tutto e tutto è in Dio”. Come dovrebbe insegnarci la fisica “Tutto è energia e l’energia è in tutto”. Come dovrebbe insegnarci lo yoga “Tutto è uno e uno è tutto”. Allora andate in campagna e osservate un ulivo. Toccatelo, girategli intorno e chiedetegli cosa prova. Se c’è abbastanza silenzio potreste sentire la risposta.

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ATTUALITÀ

z IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA

LEGENDA

FACOLTÀ DI BARI

CORSO DI LAUREA DI BARI

FACOLTÀ DI LECCE

CORSO DI LAUREA DI LECCE

Atenei in guerra L’UNIVERSITÀ DEL GRANDE SALENTO MUOVE I PRIMI PASSI. PARTENDO DA BRINDISI. MA GUARDANDO A TARANTO E BARLETTA zx di Francesca Rizzo

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ATTUALITÀ

IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA z

« Lecce e Bari si contendono il primato universitario pugliese. Bari fa una manovra diversiva aprendo corsi a Brindisi ma consolidandosi a Taranto. Lecce attacca inaugurando due nuove facoltà brindisine

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//Le origini Correva l’anno accademico 1997/1998 quando, attuando un’intuizione felice del compianto rettore Gino Rizzo, la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Lecce attivava presso il Pastis CNRSM di Brindisi (la cittadella della ricerca sulla statale per Mesagne, per intenderci) il Diploma Universitario in Ingegneria Logistica e della Produzione. Passano poco più di tre anni e nel 2001 anche l’Università di Bari sbarca a Brindisi con i suoi corsi di studi.

// Mosse e contromosse

’Università di Lecce diventa grande, almeno quanto il “grande Salento”; l’Università di Bari…anche. Da diversi anni i due principali atenei pugliesi si sono studiati da lontano, a volte punzecchiandosi (come vedrete più avanti) ma ora è guerra in campo aperto. Oggetto della contesa il primato regionale, e tutto ciò che ne consegue. Il campo di battaglia sono le due province di Brindisi e Taranto. Eppure le Università italiane, come quelle pugliesi, da qualche tempo hanno dovuto stringere i cordoni della borse. Nonostante questo non possono rinunciare ad allargare la propria offerta. Perché? Il motivo più evidente (e nobile) è che ogni Università dialoga incessantemente con il territorio in cui opera e deve rispondere ai bisogni di quel tessuto economico-produttivo, formando le figure professionali più adeguate richieste dal mercato. Ma le Università, dopo la riforma Zecchino, agiscono come aziende per le quali nuovi corsi significano anche nuovi studenti, più contatti con il territorio e le imprese, più insegnamenti; infine, ma solo marginalmente, più pedine da muovere, siano esse persone, incarichi, soldi, nel complesso meccanismo, presente nel mondo universitario italiano, delle lobby baronali. Insomma, le Università delocalizzano alla ricerca di mercati vergini e condizioni N. 24 Aprile 2006 più vantaggiose. Vediamo come.

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In gergo militare l’apertura dei corsi di laurea a Brindisi da parte dell’Università di Bari potrebbe essere considerata una manovra diversiva verso Lecce, perché il vero obiettivo barese in questi anni, è stato il potenziamento e la conquista definitiva di Taranto. Obiettivo che Bari ha raggiunto in questi mesi con l’adempimento di tutti i passaggi formali (approvazione da parte del Senato Accademico, poi del Comitato Universitario Regionale di Coordinamento infine del Ministero) per rendere autonome dal primo ottobre 2006 le Facoltà di Giurisprudenza, Economia e Scienze della Formazione attivate a Taranto. Queste vanno ad aggiungersi ai corsi di laurea triennale, cinque, che l’Università degli Studi di Bari ha dislocato a Brindisi; successivamente, per superare la concorrenza del capoluogo regionale, l’Università di Lecce ha dovuto-voluto istituire due Facoltà in territorio brindisino: saranno attive dal prossimo anno accademico e rappresenteranno le prime due Facoltà autonome presenti a Brindisi. Alla strategia di Lecce, Bari risponde aprendo, sempre dal prossimo anno, altri tre nuovi corsi di laurea. Ricapitolando: Bari si consolida a Taranto con tre Facoltà e presidia Brindisi con cinque corsi di laurea; Lecce gioca d’attacco con Bari, aprendo a Brindisi due Facoltà e cominciando a preparare “l’invasione” di Taranto. Bari risponde all’attacco leccese aggiungendo tre corsi (di cui due specialistici) ai cinque già presenti a Brindisi. Giusto per tenere impegnati gli avversari su due fronti, infatti, già da adesso si sta ragionando negli ambienti accademici salentini di un possibile impegno nei prossimi anni, su Taranto, rendendo pan per focaccia ai baresi, che dal prossimo anno, come abbiamo detto, potenzieranno la propria offerta su Brindisi. Â il tacco d’Italia 7


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ATTUALITÀ

z IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA

// La consulta incompleta Non è tutto. Da un’idea del Rettore dell’Università di Lecce Oronzo Limone, è in via di costituzione la Consulta per l’Università del Salento, composta da Rettore, presidi di facoltà e direttori di dipartimento, oltre a presidenti delle tre Province, sindacati, Confindustria, Anci (Associazione nazionale comuni italiani). Tra due anni l’Università di Lecce potrebbe avviarsi verso un cambio di denominazione – Università del Salento – ma soprattutto si creerebbe una corsia preferenziale tra ateneo salentino e territorio di Brindisi e Taranto, dove pure sono presenti corsi dell’Università di Bari. Insomma, uno scacco matto all’Università di Bari, poiché il dialogo crescente tra Brindisi, Lecce e Taranto, la taglia fuori. In tutto questo processo è poco coinvolto il Comune di Lecce, che pure dovrebbe essere importante parte in causa nei processi universitari, avendo fondato uno dei suoi slogan di successo proprio su “Lecce città universitaria”, un’idea del compianto rettore Angelo Rizzo. Sicuramente non corre buon sangue tra Università e Comune di Lecce, prova ne sia la recente vicenda del “Principe Umberto” (ex sede del rettorato, che il Comune, dopo averla data all’Università in comodato d’uso in cambio della sua ristrutturazione, ne ha preteso la restituzione) e il fatto

// Bari: otto corsi, 18 tavoli, 72 sedie, 6 armadi L’Università degli studi di Bari sbarca a Brindisi nel 2001, quattro anni dopo l’apertura del primo corso di studi delocalizzato dall’Università di Lecce. In meno tempo, però, riesce ad impiantare cinque corsi di laurea triennale. La sede dei corsi è messa a disposizione dalla Provincia di Brindisi che collabora, anche con alcune unità di personale tecnico (ad es. il custode della struttura). Da parte dell’Università sperano che anche altre unità di personale tecnico e amministrativo siano messe a disposizione dagli enti locali che già contribuiscono finanziariamente, ciascuno per la sua parte: Provincia e comune di Brindisi con 175mila euro annui a testa; la Camera di Commercio con 50mila euro l’anno; L’Autorità portuale con un contributo “una tantum” di circa 25mila euro. Questi finanziamenti, formalizzati con la sottoscrizione di un accordo di programma tra istituzioni e Università, provengono esclusivamente da fondi propri dei bilanci degli enti. Dal prossimo anno, così come sta avvenendo nel rapporto con l’Università di Lecce, anche Bari stipulerà una convenzione con gli enti locali brindisini. Que8 il tacco d’Italia

che nella costituenda Consulta per l’Università del Salento, in rappresentanza dei comuni, non sia stato invitato il sindaco di Lecce. Questo risultata ad Andrea Corvaglia, assessore leccese con delega a “Lecce città universitaria”. Notizia smentita dal Rettore e da Marcello Strazzeri.

// Imparare, ma che cosa? Gli obiettivi dichiarati degli atenei di Bari e Lecce sono, come detto all’inizio, quelli di un miglioramento della didattica e di una maggiore corrispondenza dell’offerta formativa alle esigenze del territorio. Sul miglioramento dei servizi offerti, tuttavia, gli studenti non sembrano molto d’accordo: se l’Università deve essere “un’esperienza esaltante” culturalmente e umanamente (definizione di Benedetto XVI all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università cattolica di Milano) è chiaro che il contesto in cui si muove lo studente durante gli anni della preparazione universitaria, dovrebbe essere in grado anche di produrre tale “esaltazione”. Cioè stimoli continui e occasioni di crescita anche extra curriculare. Un obiettivo che ci pare molto lontano per chi ha deciso e per chi decidesse di iscriversi, a Brindisi, ai corsi gestiti dall’Università di Bari.

sto anche in considerazione del nuovo impegno assunto dall’ateneo barese con l’apertura di tre nuovi corsi a partire dall’anno accademico. Lo scorso 7 febbraio Marco Cataldo, rappresentante degli studenti nel CURC (Comitato universitario regionale di coordinamento, composto dai cinque rettori e i cinque delle direttori amministrativi delle università pugliesi, tre rappresentanti degli studenti, la Regione Puglia) a seguito di un incontro avuto con i 770 studenti del polo brindisino e avendo registrato numerosi problemi, ha presentato un’interrogazione al Comitato. Gli studenti infatti lamentano l’assenza dei servizi più elementari: una biblioteca, una mensa universitaria, di convenzioni

con i ristoratori locali, di posti letto, l’assenza di convenzioni per i trasporti, l’assenza di un’adeguata aula multimediale. L’Università di Bari ha risposto all’interrogazione di Marco Cataldo evidenziando come “la biblioteca esiste e consta di adeguati arredi (18 tavoli, 72 sedie, 6 armadi) e di un patrimonio librario di circa 400 volumi” ed esprimendo l’intento di sensibilizzare gli enti locali a promuovere donazioni di materiale librario (un’azione di tipo quasi “filantropico”, come spesso avviene nei confronti degli istituti di reclusione). A questo punto ci chiediamo se 400 libri possano garantire una didattica di qualità e quali tipi di volumi potrà mai donare l’Autorità Portuale?!

I CORSI DELL’ATENEO DI BARI A BRINDISI OGGI

DA SETTEMBRE

Corso di laurea per infermiere, per fisioterapista e per tecnico di laboratorio biomedico, tutti e tre della Facoltà di Medicina e Chirurgia; Corso di laurea in economia aziendale della Facoltà di Economia; Corso di laurea in informatica (teledidattico) della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali.

Storia, scienze e tecniche dell’industria culturale (della Facoltà di Lettere e Filosofia) –triennale Amministrazione e consulenza aziendale –laurea specialistica Economia e management delle organizzazioni marittime e della logistica- laurea specialistica

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Lecce: nella cittadella a tutti i costi

costo di creare due corsi di laurea di scienze politiche appartenenti allo stesso ateneo, anche se sono due corsi con “sfumature” diverse.

Dall’anno accademico 1997-1998 l’Università degli Studi di Lecce è presente in territorio brindisino. Un rapporto non // Un corso, una facoltà sempre proficuo salvo il riaccendersi dell’idillio nell’ultimo La Facoltà di Ingegneria Aerospaziale è unica in Italia: sianno. Nel maggio del 2005 il Senato Accademico dell’ateneo curamente attivata per venire incontro ad uno specifico desisalentino delibera la costituzione di una commissione inter- derio degli enti locali brindisini. Dal 2002/2003 è stato istina, presieduta dal preside di Scienze della Formazione Mar- tuito, ma mai attivato, a Lecce il corso di laurea specialistica cello Strazzeri, con il compito principale di programmare lo in Ingegneria Aerospaziale ed Astronautica che sarà delocaliz“sbarco” a Brindisi. Così il 17 gennaio scorso, il Senato Acca- zato a Brindisi e rappresenterà, per i prossimi tre anni, l’unidemico, istituisce due nuove facoltà dislocate in territorio co corso della nuova Facoltà. Facoltà che avrà un Preside brindisino, da attivare a partire dal prossimo anno accademi- (che percepirà l’indennità annua pari a 16mila e 65 euro olco: Scienze Sociali e Polititre allo stipendio da proche del Territorio e Ingegnefessore ordinario) e una Nasce Ingegneria aerospaziale. Una sola segreteria di presidenza. ria Aerospaziale che rappresenteranno le prime due fafacoltà, un solo corso. Mentre Scienze Queste spese, previste nelcoltà autonome presenti nel la stessa entità per Facoltà politiche si sdoppia brindisino, perché Bari ha almolto più numerose, qui l’attivo corsi di laurea ma sono sostenute per un solo non vere e proprie facoltà. In corso di laurea specialistica. Tanto per avere un’idea dei nutotale si tratta di cinque corsi per la facoltà di Scienze sociali meri delle altre Facoltà: Ingegneria conta 2412 iscritti, Eco(due passeranno da Lecce a Brindisi e tre di nuova costitu- nomia 3514, Giurisprudenza 5443. zione) e di un solo corso per la Facoltà di Ingegneria aeroC’è però l’impegno ad ampliare l’offerta formativa su Brinspaziale (cfr. tabella). disi con nuove lauree triennali e nuove lauree specialistiche a partire dal 2009/2010.

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// Scienze politiche “bifronte” Attualmente a Lecce c’è un corso di laurea di Scienze politiche e delle relazioni internazionali, all’interno della Facoltà di Lettere. Questo corso conta 1284 iscritti e, dopo una battaglia storica tra Antonio Tarantino, presidente del corso di laurea, che la voleva a Lecce e Marcelo Strazzeri e il Rettore Limone, che la volevano spostare a Brindisi – rimarrà a Lecce, nonostante si stia per aprire a Brindisi una Facoltà specifica, quella di “Scienze Sociali e Politiche del Territorio”. La futura Facoltà avrà all’interno un altro corso di laurea in Scienze politiche ma dell’Area Mediterranea, “condiviso” (la parola tecnica è “interfacoltà”) tra Scienze della Formazione, Economia e Giurisprudenza. Come dire: ad ognuno il suo feudo, anche a FACOLTÁ DI SCIENZE SOCIALI E POLITICHE DEL TERRITORIO NOME CORSO TIPOLOGIA STATO Sociologia

triennale

Delocalizzazione (716 iscritti a Lecce)

Servizio Sociale

triennale

Delocalizzazione (741 iscritti a Lecce)

Pedagogia dell’Infanzia (corso on line)

triennale

Nuova attivazione

Relazioni Internazionali

specialistica

Nuova attivazione

Scienze Politiche dell’Area Mediterranea

triennale

Nuova attivazione (corso interfacoltà con Giurisprudenza, Economia, Scienze della Formazione e questa nuova facoltà di Brindisi)

// Veniamo ai soldi L’Università di Lecce coprirà le spese per il personale docente di ruolo che sarà trasferito a Brindisi: circa un milione 761 mila euro all’anno per i primi due anni; due milioni 800 mila euro circa per il terzo anno, 3 milioni 800 mila euro per gli altri anni. Gli enti locali brindisini, tramite una convenzione che sarà sottoscritta a breve, si impegnano per un totale di 40 milioni 594 mila euro in 20 anni per ciò che riguarda personale docente non di ruolo, personale tecnico amministrativo, arredi, materiale di consumo, materiale librario, pubblicità istituzionale e trasporto. 16 milioni 70mila euro, sempre in vent’anni, la spesa che istituzioni locali sosterranno per gli immobili. Le spese saranno sostanzialmente divise a metà tra Provincia e Comune e provengono da fondi propri del bilancio degli enti.

// La sede E’ sempre quella dell’ex PASTIS e sono state individuate due palazzine per ospitare le facoltà con i laboratori, le biblioteche, le sale studio e le aule multimediali. Nella cittadella è presente una foresteria che potrebbe essere messa a disposizione come casa dello studente, ma su quest’ultima notizia, ancora non vi è nessun impegno ufficiale. Il trasporto da Lecce e da Brindisi sarà a carico sempre delle amminiFACOLTÁ DI INGEGNERIA AEROSPAZIALE NOME CORSO TIPOLOGIA Ingegneria Aerospaziale ed Astronautica

specialistica

STATO

Delocalizzazione (istituito a Lecce nel 2002/2003 ma mai attivato)


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QUESTIONE DI LOOK

z LA CITTÀ INVISIBILE

Antonio Rotundo (Democratici di Sinistra), Giampiero Corvaglia (Margherita), Piero Manni (Rifondazione Comunista), Beppe D’Ercole (Italia dei Valori), Loredana Capone (Margherita): i candidati alle primarie per la consacrazione del candidato sindaco del centro sinistra a Lecce sono fatti. Ora toccherà fare gli elettori, un po’ risicati in quanto a numeri, nella sinistra leccese. Nel frattempo: ognuno per sé e la Poli (o Perrone) per tutti.

FOTOPROTESTA Risale al XVI secolo la colombaia che sia trova sulla strada che collega Felline a Torre San Giovanni (marina di Ugento). Presenta vistosi segni di cedimento. E’ posta dove un tempo sorgeva il vecchio casale di Frascagnone. E’ necessario un intervento tempestivo per non perdere una testimonianza preziosa del nostro “Salento minore”. Stefano Cortese

La colombaia a serio rischio di cedimento

zx di Enzo Schiavano

Bus urbani: sopprimerli o migliorarli? Casarano. I bus urbani che girano vuoti, nella maggior parte della giornata, sono l’immagine non certo positiva dei primi due anni di attività del servizio. Molti osservatori si sono chiesti se fosse opportuno tenere in vita un servizio che, probabilmente, non portava alcun introito nelle casse comunali. E, in effetti, durante una delle ultime sessioni del consiglio comunale si è saputo che il servizio costa 180mila euro all’anno, ma le entrate ammontano soltanto a 5mila euro. Se fosse una società privata avrebbe chiuso da tempo i battenti. Il dato contrasta in modo troppo evidente con la relazione che la ditta appaltatrice, la “Tundo srl” di Soleto, ha consegnato all’assessore ai Trasporti, Sergio Abruzzese, in occasione del secondo anno di attività del servizio (febbraio 2006). Secondo la società ogni corsa viene frequentata da una media di 15,5 utenti, un dato considerato “decisamente positivo” dalla ditta appaltatrice, e sarebbe superiore al coefficiente di utilizzo regionale. I bus che girano quasi sempre vuoti avrebbero dovuto insinuare qualche dubbio, invece Abruzzese e l’amministrazione comunale hanno preso per buoni quei dati. Solo le interrogazioni dei consiglieri comunali di maggioranza e di opposi-

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zione, e credo anche le osservazioni dei cittadini, hanno convinto gli amministratori che l’impressione dei tanti risultava più reale dei numeri forniti dalla ditta appaltatrice. Così è nato un interessante dibattito sul futuro del servizio. Sopprimerlo o migliorarlo? Uno dei contributi più interessanti sull’argomento lo ha fornito Francesco Barone, docente di Economia aziendale presso l’Istituto commerciale di Casarano. L’intervento, già anticipato sul Tacco n.3 del maggio 2004, è stato interamente pubblicato su “Idee e Azioni”, il giornale del circolo cittadino di An. Barone ha pubblicato una analisi molto precisa sul servizio di trasporto pubblico, sostenendo che è necessario fare uno studio delle esigenze dei consumatori; che occorre tradurre le preferenze dei cittadini in scelte operative; che l’informazione e la pubblicità, in questi casi, sono molto importanti; che, infine, in questo campo non si deve inventare nulla di nuovo perché ci sono le numerose esperienze di tante città piccole e grandi. Suggerimenti preziosi, senza preconcetti ideologici.

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ATTUALITÀ

z IL FUTURO DELL’UNIVERSITÀ SALENTINA

strazioni brindisine. Il polo è ormai una realtà. Qualche problema ci potrà essere per gli studenti dei corsi di laurea in Servizio Sociale e Sociologia iscritti fino a quest’anno a Lecce e che rimangono ad esaurimento, ma il Preside Strazzeri, in una pubblica assemblea ha incassato il si della maggioranza degli studenti dei corsi in questione, promettendo appelli e ricevimenti dei docenti a Lecce fino all’esaurimento di tutti gli iscritti fino a quest’anno accademico. Da qualche mese si parla anche di una possibile area delle bio-scienze questa volta a Taranto, ma tutto dipenderà dal livello di scontro tra gli atenei di Lecce e di Bari già presente con corsi e facoltà. Una tregua cristallizzerebbe la situazione attuale. Una pace consegnerebbe Taranto a Bari e Brindisi a Lecce con l’impegno reciproco a non pestarsi i piedi a vicenda. La prosecuzione della guerra porterebbe ad ampliare l’offerta formativa di Bari su Brindisi e ad un impegno consistente di Lecce su Taranto e, sono in molti a scommetterci, anche nella BAT. Avremmo voluto sentire anche il Sindaco Poli Bortone sulla vicenda, ma si è dichiarata indisponibile a rilasciare interviste fino al prossimo 4 di maggio, quando il giornale sarà già in edicola. Riportiamo di seguito l’intervento dell’Assessore con delega a Lecce Città Universitaria Andrea Corvaglia.

// Lecce città universitaria? L’Università l’ha dimenticato “Per ciò che riguarda la delocalizzazione dei corsi non abbiamo condiviso pienamente l’azione dell’Università di Lecce. Si tratta di corsi che funzionano bene e registrano un alto gradimento da parte degli studenti. Non ci sembra giusto creare disagi. Per ciò che riguarda Scienze politiche, infatti, vi è stata un’azione forte degli studenti e delle associazioni studentesche che hanno frenato il trasferimento a Brindisi. Ora Scienze politiche rimane a Lecce, ma occorrerà verificare se ci sarà una prosecuzione dell’impegno da parte dell’Università. La decisione delle autorità accademiche di delocalizzare i corsi è stata unilaterale, senza nessun tipo di coinvolgimento del Comune di Lecce. Se si vuole fare una programmazione comune occorre concertarsi e ritengo il confronto con il Comune capoluogo importantissimo in questi processi. A Brindisi potevano anche essere aperti solo nuovi corsi senza delocalizzare i nostri. Le autorità accademiche non possono chiedere risorse agli enti locali senza un loro coinvolgimento nelle decisioni, ovviamente nel rispetto delle parti. In questo modo, se si instaura un “tavolo”, ognuno può assumersi le sue responsabilità, anche di carattere finanziario. Negli ultimi anni c’è stato un allontanamento tra Comune di Lecce e Università: fino ad una decina di anni fa il Comune era perfino rappresentato nel Consiglio di amministrazione dell’Ateneo, ma dall’avvento dell’amministrazione Poli questo non avviene più. Vicende come quella del Principe Umberto, che ci trasciniamo da diverso tempo, sono dovute proprio all’assenza di dialogo tra le due istituzioni”. Andrea Corvaglia, Assessore con delega a Lecce Città Universitaria, Comune di Lecce

// Limone: “Il segreto è cooperare” Quali motivazioni hanno spinto l’Università di Lecce a “sbarcare” a Brindisi? “Tutto è partito dall’offerta di Brindisi di ospitare un nucleo di attività formative dell’Università di Lecce. Il Sindaco ed il Presidente della Provincia di Brindisi, con serietà e lungimiranza, hanno espresso la disponibilità ad aprire un dialogo produttivo e concreto ed hanno anche manifestato la volontà di investire in ricerca e formazione. Noi, dal canto nostro, abbiamo risposto unanimemente, attraverso una decisione del Senato Accademico (l’unico organo collegiale preposto a tali scelte), in senso positivo ed abbiamo affidato ad una commissione il compito di effettuare analisi e valutazioni di fattibilità. Queste analisi sono state poi nuovamente condivise dal Senato. Non si tratta di “sbarcare” a Brindisi: si tratta di condividere un progetto culturale coerente con quella che è stata la nostra storia e con la dimensione culturale che ci vede tutti facenti parte di un unico, antico, nobile Salento”. Come rettore ha più volte sollevato il problema della scarsità di fondi disponibili, tanto che ha sollecitato ultimamente le donazioni del 5xmille. Gli studenti di sedi distaccate come lo Stamms lamentano l’assenza di servizi. Come pensate di far fronte a questo nuovo investimento su Brindisi? “Il segreto è nella cooperazione: quando si riuniscono più forze, istituzionali e non solo, con un obiettivo comune, è più facile realizzare progetti di ampio respiro. È quello che facciamo, già da anni, con realtà imprenditoriali, aziendali, universitarie di tutto il mondo: questi collegamenti virtuosi, anche economici, consentono alla ricerca di fare passi avanti enormi. Non vedo perché, se lo si vuole veramente, tutto ciò non si possa realizzare anche da noi. Certamente questo richiederà sforzi anche sul piano economico, ma riteniamo che chi partecipa con intelligenza ad un progetto, potrà poi beneficiare anche dei frutti”. La presenza a Brindisi dei corsi di laurea dell’Università di Bari vi ha condizionato nella scelta dei corsi da attivare e nelle strategie di sviluppo dell’Università di Lecce? “No, in quanto ormai le scelte complessive degli atenei sono orientate nel senso di una diversificazione dei corsi, in aree geografiche contigue: anche dove esistono Facoltà simili, si cerca di orientare l’offerta formativa verso specializzazioni che si differenzino nettamente, così da rispondere ad esigenze diverse e da non creare inutili doppioni. Lo stesso è accaduto quando si sono fatte le considerazioni, in sede di Senato Accademico, sulle scelte da operare nel territorio di Brindisi”. E’ vero che alla “Consulta dell’Università del Salento” da Lei promossa non sono stati invitati i sindaci dei capoluoghi di provincia (in primis Lecce)? “No, sono stati invitati tutti”. All’interno del CURC avete discusso con il rettore dell’Università di Bari per un coordinamento a livello regionale (o sub regionale) dell’offerta formativa? “Tutti i rettori pugliesi sono sempre stati convinti, e lo sono tuttora, che i problemi connessi con la reimpostazione delle classi di laurea, insieme alla riformulazione dei percorLa protesta degli studenti

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POLITICA

z BUONI PROPOSITI

I miei primi 1 AD AMMINISTRATIVE CONCLUSE, IL TACCO D’ITALIA HA CHIESTO AI NEO-SINDACI DEI TRE COMUNI CON PIÙ DI 15MILA ABITANTI QUALI ORIENTAMENTI SEGUIRANNO NEI PRIMI 100 GIORNI DI GOVERNO. E POI, OVVIAMENTE, NEL CORSO DELL’INTERO MANDATO zx di Enzo Schiavano Ph: Roberto Rocca

comunicassero tra di loro; questo perché ha disatteso gli impegni del protocollo d’intesa, e in particolare quello di organizzare manifestazioni all’interno della Fiera. Al contrario, l’atGalatina. Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo tuale gestione ha reso fruibile la Fiera anche d’estate grazie di condizionamento ed ha sanato il bilancio. L’En// Galatina. A sinistra dopo dieci anni all’impianto te Fiera deve riappropriarsi del ruolo di leadership nel settore Dopo dieci anni, il centrosinistra si riprende Palazzo Orsi- fieristico salentino e deve poter offrire servizi agli altri enti che ni, grazie a Sandra Antonica, diessina, eletta sindaca al primo vogliano avvalersi dell’esperienza già acquisita negli anni”. turno con 11.060 voti (59,15 per cento). Luigi Rossetti, candidato della CdL (An, Forza Italia, Udc), ha ottenuto 5.113 voti. Più indietro Franco Maglio con 1.442 voti e Graziano Notaro, // Gallipoli. Barba pigliatutto con 1.083 voti. Vincenzo Barba “pigliatutto” conquista anche il Municipio di Gallipoli. Si sono affidati al petroliere “figlio del popolo” ben 7.986 votanti (57 per Quale, tra i problemi più urgenti della cento). Flavio Fasano, candidato del centrosinistra, si è attestato al 43 per città, si impegna ad affrontare nei primi cento, ottenendo 6.024 voti. 100 giorni di governo? “Il passaggio dalla tassa alla tariffa Quale, tra i problemi più urgenti della città, si impegna ad affrontare per lo smaltimento dei rifiuti solidi urnei primi 100 giorni di governo? bani ha costituito un momento di “La città di Gallipoli ha problemi che si trascina dietro da decenni. Cerscontro tra cittadini e governo. Ritamente la pulizia del centro, delle periferie e delle marine, il decoro urbauscire ad abbassare la tariffa e fare no e la viabilità cittadina saranno tre dei punti cardine della nostra azione in modo che le attività commerciali amministrativa”. non soffrano è il primo obiettivo dei Durante la legislatura appena iniziata, per i senatori della Casa delle miei primi 100 giorni”. Libertà sarà vietato assentarsi da Palazzo Madama. Non pensa che i galIn campagna elettorale lei ha Sandra Antonica lipolini rischino di avere un sindaco solo nei fine settimana? insistito sul fatto che Galatina sia “Sono e sarò presente a Roma, in Senato, sia per i lavori d’Aula che in stata scippata del tema culturale del “tarantismo”. In che Commissione, perché ho assunto questo impegno e non per un divieto ad modo pensa di recuperare questo ruolo? “Facendo in modo che la città lo senta ‘proprio’. La borGallipoli. Il porto ghesia e la Chiesa l’hanno additato come rito pagano in contrasto con la tradizione della città e così il fenomeno è sempre stato guardato con sospetto. Ora bisogna rianimare quest’identità trascurata e farne uno dei momenti di rilancio di Galatina. Non possiamo entrare a far parte dell’Unione dei Comuni della Grecìa salentina, ma collaboreremo con la costituenda Fondazione ‘Notte della Taranta’”. Sembra che la Fiera sia in fase di declino. Quali rimedi prenderà per il suo rilancio? “La scorsa amministrazione ha fatto in modo che Comune di Galatina, Camera di Commercio e Provincia di Lecce non

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POLITICA BUONI PROPOSITI z

// Tricase. Coppola, come nel 2001 Come nel 2001, Antonio Coppola la spunta al ballottaggio (11 e 12 giugno). L’ingegnere si riconferma sindaco al secondo turno con 5.946 voti (55,66 per cento), battendo Giuseppe Longo, che ha ottenuto 4.737 voti (44,34 per cento). Quale, tra i problemi più urgenti della città, si impegna ad affrontare nei primi 100 giorni di governo? “Saranno 100 giorni di continuità di governo, quindi continueremo con la creazione di opportunità di lavoro. Firmeremo Tricase. Piazza Pisanelli un protocollo d’intesa con le Università di Lecce e Bari e la società Skysaver, per la produzione di energia eolica. L’im- za inquinamento visivo, acustico e senza interferire con le rotpianto sarà posizionato in mare, te degli uccelli. E si produrrà anche idrogeno, come fonte alAntonio Coppola con impatto ambientale nullo, sen- ternativa di energia rinnovabile. Nel protocollo, inoltre, ci impegneremo, con l’Unione dei Comuni del Capo di Leuca, nella sperimentazione dell’allevamento del tonno”. assentarsi. Sarò a Gallipoli, sia in prima persona, sia nell’azione di coIeri, il tabacco; oggi, il calzaturiero; ordinamento dei lavori di giunta, sia nei momenti dialettici in considomani sarà il turismo il traino della glio, per quelle capacità organizzative che riconosco a me e ai miei città? collaboratori. Lavoro, politica, sport e socialità fanno parte tutte insie“Stiamo potenziando più settori, non me, del mio progetto di vita e del mio successo”. trascurando il calzaturiero, lavorando al Il turismo è il settore trainante della città. Quali strategie adotterà turismo culturale, che ci vede impegnati per rafforzarlo e in quale direzione? dal 1° luglio con il premio “Lo stranie“Gli operatori turistici di questa città hanno bisogno di lavorare in ro” che porterà in città Carlo Verdone. In pace e di interfacciarsi con un’amministrazione capace di passare autunno partirà un master internazionadalle parole ai fatti. Insieme agli operatori, Gallipoli farà sentire la le di secondo livello, organizzato dall’Usua voce in tutte le sedi in cui si organizza la promozione del Salenniversità di Lecce e di altre città d’Italia to. Il turismo, tramite la destagionalizzazione, dev’essere e d’Europa e con la collaborazione del un’opportunità di crescita condivisa dall’intera popolazione, Comune”. non solo dagli operatori turistici e commerciali. I giovani diDa più parti si chiede che la superfiplomati e laureati vanno aiutati a costituirsi in cooperative cie del parco naturale, adottato dalla per svolgere le attività di guide turistiche, organizzatori di Regione, sia diminuita considerevolmeneventi, consulenti di marketing turistico, esperti in promozione te. Qual è la sua posizione? Vincenzo Barba del territorio”. “Io ho addirittura proposto un ampliamento. La conferenza dei servizi si è conclusa il 24 maggio e il disegno di legge è stato approvato. Il parco è una forma di ricchezza; comprende tutta l’area della Vallonea che si sta estendendo, per clima favorevole e per un nostro intervento di imboschimento. Inoltre, stiamo realizzando un impianto di trattamento delle acque depurate a fini irrigui, che ci permetterà un risparmio di 6mila metri cubi di acqua che verranno riutilizzati insieme all’acqua piovana trattata”.

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POLITICA STRANI RISULTATIz

La politica che dà i numeri IL TACCO HA PASSATO AI RAGGI X I RISULTATI DELLE AMMINISTRATIVE, ALLA RICERCA DI FATTI STRANI E CURIOSITÀ

«Quote rosa: tre sindache elette su

zx di Francesco Ria* Ph: Roberto Rocca

Se si guardano i risultati elettorali, ci si accorge che qualche numero andrebbe analizzato con più attenzione, fuori dai dibattiti televisivi nei quali nessuno ammette di aver perso le elezioni. Sono stati 25 i Comuni salentini al voto il 28 e 29 maggio e in tutto i neo primi cittadini donna, su sette candidate, sono tre: Sandra Antonica a Galatina (unica donna a capo di un Comune salentino con più di 15mila abitanti, se si esclude Lecce), Ada Fiore a Corigliano e Adriana Petrachi a Cannole. La rappresentatività femminile in consiglio comunale trova il punto più basso a Ugento e Taurisano dove i consiglieri sono tutti uomini. Apprezzabile a Tricase l’iniziativa della lista “Ala di riserva”, composta da sole donne, che è scesa in campo per sostenere Antonio Coppola del centrosinistra. Sfide terminate sul filo di lana a Taviano e Porto Cesareo. Nel primo caso Salvatore d’Argento, del centrosinistra, è sindaco per 14 voti. Ancora più risicata la vittoria di Vito Foscarini, nuovo sindaco di Porto Cesareo grazie a dodici voti di vantaggio su Luigi Fanizza. Il margine si è allargato solo dopo un più accurato conteggio dei voti: in un primo momento, Foscarini era risultato vincitore per un solo voto. Batticuore ad Alessano dove Luigi Nicolardi del centrosinistra ha prevalso per 15 voti. Il primato del rinnovamento va a Collepasso, tornato al centrosinistra dopo otto anni: dei nuovi undici consiglieri di maggioranza ben sette sono alla prima esperienza amministrativa. Al nuovo primo cittadino Vito Perrone va anche un altro primato, da condividere con il collega Michele Lombardi (centrodestra) di Cavallino. In soli quattro giorni i due sindaci

// Exit poll, ma per gioco L’oscar per i numeri più strani, però, per il terzo anno consecutivo se lo aggiudicano gli exit-poll di Tele Rama. Nel 2004 fu annunciata la vittoria del centrosinistra a Campi Salentina: risultato clamorosamente ribaltato dopo il conteggio ufficiale. Stessa sorte, lo scorso anno, a Parabita dove Adriano Merico (centrosinistra) è stato riconfermato sindaco nonostante le previsioni dell’emittente televisiva. Quest’anno è stato Aldo Tarantini a tremare. Il nuovo primo cittadino di Cutrofiano ha prevalso

sette candidate; nessuna consigliera ad Ugento e Taurisano; a Tricase, la lista “Ala di riserva”, interamente composta da donne

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hanno composto la giunta e distribuito le deleghe. Altro record per Collepasso: non siede in consiglio il candidato consigliere più votato in assoluto: la lista di Rocco Sindaco, infatti, (272 preferenze) ha conquistato solo il seggio del candidato Salvatore Perrone.

Amministrative da record. Al comune di Collepasso vanno il primato del rinnovamento del consiglio e quello della velocità nell’assegnazione delle deleghe agli assessori

su Michelangelo Gorgoni per oltre 400 preferenze, ma gli exit-poll avevano preannunciato il risultato opposto. Nessuna colpa ai sondaggisti, per i casi incerti dove i risultati sono stati in bilico fino alla fine; ma non è questo il caso dei tre esempi citati. Per i propri exit-poll, Tele Rama, sostanzialmente chiede agli elettori di indicare la loro preferenza. Il campione preso in esame, tra il tre e il dieci per mille, è da considerarsi significativo, ma l’errore sta nel metodo di rilevamento. I dati vengono, infatti, raccolti in un unico momento.

Così se in un Comune la rilevazione è fatta alle otto di mattina, sono esclusi i voti dei giovani o delle mamme che solitamente si recano a votare in ore diverse. Analogamente se la rilevazione avviene di sera, dal conteggio sono quasi sicuramente esclusi gli anziani. Una domanda, a questo punto, è lecita: obiettivo degli exitpoll è offrire un servizio ai telespettatori o solo occupare un pomeriggio, vendendo spazi pubblicitari (abbiamo visto dalle cronache giudiziarie quanto questa sia gradita), a costo di comunicare dati sbagliati?

* Neo-assessore alle Politiche giovanili, rapporti con l’Università, Energia - Collepasso

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ECONOMIA

// INCHIESTA

z IL SALENTO LETTO DAL SOLE-24 ORE

Sognando

California

zx di Laura Leuzzi Ph: Roberto Rocca

IL PIÙ GRANDE QUOTIDIANO ECONOMICO ITALIANO ANALIZZA IL SALENTO, I SUOI PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA e il nostro Paese si rimboccasse le maniche e la smettesse di piangersi addosso, acquisterebbe quell’orgoglio in più che non fa male. In fondo, c’è da essere orgogliosi”. Con queste parole Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole-24 ore, ha aperto il convegno organizzato, lo scorso 15 maggio, presso il Castello Carlo V di Lecce per la presentazione dell’inserto mensile Polis, l’appuntamento dedicato, di volta in volta, ad una città italiana da riscoprire. Focus su Lecce, dunque, nell’inchiesta a cura di Maria Luisa Mastrogiovanni. Lo spirito della tavola rotonda “Sognando California. Il modello Salento e la nuova frontiera dell’hi-tech”, aperta al Carlo V, è stato un’iniezione di fiducia “per ribellarsi – ha spiegato De Bortoli alla logica del declino”.

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La città di Lecce si è posizionata al 95° posto nella classifica del Sole-24 ore sulla qualità della vita nelle città italiane. Un dato che ha fatto storcere il naso ad un po’ di amministratori. Ma i numeri parlano chiaro. Nell’ultimo anno le aziende del Tac (tessile-abbigliamento-calzature) sono diminuite del 4,6 % e l’export ha subito un calo del 20,5 % (fonte: Istat). Eppure il numero delle aziende è cre-

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«La Provincia di Lecce:

Ma dalla crisi il Salento vuole uscire. E sembra sa-4,6 % di aziende del settore Tac; perci fare, coniugando idee, -20,5 % nell’export; scienza, sistema, finanza. termini che sono il 73,1 % delle aziende costituito Quattro stati alla base della discusda ditte individuali e una sione intessuta nel corso del convegno al Carlo V. Le idee disoccupazione che ha raggiunto hanno mercato. E al Salento il 14,6 % non mancano, come hanno dimostrato i partecipanti alla tavola rotonda, Paride De sciuto dell’1,3 % (fonte: assessorato Masi, amministratore delegato del alla Programmazione economica della gruppo Italgest, Leonardo Rescio, amProvincia di Lecce, Cabina di Regia – ministratore di Pierre, Augusto Romadati aggiornati al settembre 2005). no, direttore generale di Meltin’Pot, Il 73,1 % delle aziende è costituito, però, da ditte individuali e la dis- Roberto Cingolani, direttore del Labooccupazione si attesta al 14,7 % ratorio Nazionale di Nanotecnologia (fonte: Camera di commercio). Dai dell’Università di Lecce. Oltre a questi Centri per l’impiego della Provincia esempi di eccellenza nei settori dell’efanno sapere che negli ultimi quattro conomia e della ricerca, sono intervemesi gli iscritti sono aumentati nuti al convegno anche Piero Montinadell’8,5 %, anche se sono diminuiti ri, presidente di Confindustria Lecce, e del 2 % i laureati in cerca di occupa- Massimo Manfreda, penalista. zione. Un fattore che si può spiegare con la maggiore facilità nel trovare Idee, scienza, lavoro per un laureato o con la preoccupante fuga di cervelli al sistema, finanza. Quattro Nord, se non all’estero. Con 2500 addetti, tra docenti, per- parole chiave per sonale tecnico-amministrativo e colla- il rilancio del Salento boratori, l’Università di Lecce è l’asecondo il Sole-24 ore zienda più grande del Salento.

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// INCHIESTA

ECONOMIA

IL SALENTO LETTO DAL SOLE-24 ORE z

// De Masi: “Bastano una casa e una nonna”

// Romano: “Manager, purchè qualificati”

Sulle idee ha puntato Paride De Masi, amministratore delegato del gruppo Italgest con sede a Casarano (presidente Franco Tatò; fatturato settore immobiliare: 25 milioni; 300 dipendenti, patrimonio di partecipazioni per 75 milioni), i cui settori d’interesse spaziano dall’energia, all’immobiliare, ai servizi. De Masi, che investe 500mila euro l’anno in ricerca, possiede dieci brevetti internazionali. In programma ha la sostituzione delle colture di tabacco con quelle di girasole e riconversione del 50 per cento dei frantoi (in tutto ne esistono 360) per la produzione di oli vegetali da combustione. L’ultima idea balenatagli in mente, è la creazione della centrale fotovoltaica più grande d’Europa dove occupare ex lavoratori del Tac. In che modo un’azienda può far fruttare le proprie idee? “Contattando l’Università, se è un’idea tecnologica, le associazioni di categoria se è un’idea legata al territorio, la politica se è legata alle amministrazioni. Le idee nel cassetto non servono a nessuno, nemmeno a chi le pensa”. Qual è il segreto del successo? “Non fare quello che fanno gli altri. La nostra sensibilità i cinesi non la potranno mai copiare”. Quindi ci sono possibilità per tutti? “Per più di tutti. Avete una casa ed una nonna? La nonna la trasferite a casa di vostra madre e a casa della nonna aprite un bed & breakfast. E’ facilissimo”.

Augusto Romano, imprenditore di seconda generazione, è riuscito, nonostante la crisi del suo settore, ad imporre un marchio che si fa largo nei mercati statunitensi e giapponesi. Il suo segreto è non abbassare mai la guardia sulle esigenze della clientela. Lei sottolinea l’importanza di manager qualificati. La formazione in provincia di Lecce è all’altezza? “La formazione offerta da Università e da alcuni istituti privati è di alto livello. L’importante far capire ai ragazzi come è fatto il mondo del lavoro. Noi puntiamo molto sulla formazione”. Quanto conta l’innovazione in un’azienda come la sua? “E’ alla base dell’attività d’impresa, ma non parlo solo di innovazione tecnologica. Non devo avere per forza il processo più aggiornato, ma affrontare il business in modo diverso. Quello che fanno gli altri, io lo devo fare in maniera più creativa e più rispondente alle esigenze dei clienti”. Il consorzio può essere un aiuto per le aziende salentine? “Sì, ma molto spesso le aziende salentine non colgono i vantaggi che questo può portare loro. Noi collaboriamo proprio con Cingolani nella ricerca di nuovi tessuti e nuovi materiali”.

// Rescio: “Buone idee ma tempi lunghi”

L’Università di Lecce è sempre più protagonista per innovazione e collaborazione con l’azienda. Nel laboratorio nazionale di nanotecnologia dell’Ateneo leccese, diretto da Roberto Cingolani, si sperimentano, tra l’altro, circuiti integrati realizzati con materiale organico e biologico (come neuroni, proteine, ecc). Tutto iniziò nel 1999 con 30 persone e 20mila euro. Come ha risposto l’Università di Lecce alle sue sollecitazioni? “L’Università fa tutto quello che può per supportarci. Che poi i mezzi e le possibilità siano limitate non dipende dall’Università”. Che tipo di finanziamenti avete? “Li reperiamo sul mercato. L’Università ci supporta con la logistica, l’edilizia, gli studenti, la scuola superiore Isufi. Ci appoggia perchè noi portiamo visibilità, studenti stranieri; l’ideale sarebbe un’Università che decolla di per sé; noi ci alzeremmo insieme a lei. Invece rischiamo di essere ancora troppo monade, però è una cosa che col tempo migliorerà”. A chi spetterebbero i finanziamenti per questo tipo di attività? “Non abbiamo problemi a trovare i finanziamenti. Ciò che ci serve è una infrastruttura rapida. Per edificare 5mila metri quadri, non posso aspettare due anni. La burocrazia deve essere rapida”.

Su conversione e valorizzazione ha puntato anche Leonardo Rescio, amministratore di Pierre, azienda di Galatina, ed ex ingegnere della Dow Chemical. Rescio ha brevettato un sistema per estrarre dal pomodoro alte concentrazioni di licopene, principio efficace nella prevenzione di vari tipo di tumore, il Parkinson e l’Alzhaimer, senza solventi chimici. Ma lamenta tempi lunghi nell’approvazione dei progetti e nell’accesso al credito. Vincenzo Barba Come ha concepito l’idea della estrazione del licopene? “Io vengo da una multinazionale americana, che produceva antibiotici, ed ho un know how che ho potuto applicare in Salento, che è terra di pomodoro e di licopene. Questo prodotto ha conquistato gli americani”. La provincia di Lecce può compiere questa rivoluzione? “Certo. Questo è un mercato enorme, da due miliardi di euro l’anno, una vera svolta per i paesi ricchi”. Lei lamenta iter burocratici lunghi. Come risolverebbe questo problema? “Servono agevolazione nell’accesso al credito. All’estero vengono finanziate le idee, in Italia si fa fatica a finanziare i prodotti. Non possiamo aspettare tre anni per approvare un progetto”.

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// Cingolani: “Troppo monade”

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// INCHIESTA

ECONOMIA

IL SALENTO LETTO DAL SOLE-24 ORE z

// Montinari: “Selezione è legge di mercato” Come Confindustria tutela le aziende che fanno difficoltà ad imporsi sul mercato? “Cercando di anticipare il cambiamento. Chi ha rischiato, ha avuto l’intuizione e si è rimboccato le maniche, ha avuto successo. Abbiamo tante possibilità, ad esempio l’Università che può permettere alle aziende le innovazioni tecnologiche”. Le aziende salentine sono per il 73 % ditte individuali. Come mai? “Si sconta una parcellizzazione del settore primario. C’è un problema, poi, di crescita dimensionale delle aziende. La globalizzazione impone delle dimensioni maggiori”. Confindustria spinge le piccole aziende al consorzio? “E’ una delle opzioni. Bisogna puntare oltre che sui consorzi, sulle aziende che hanno potenzialità di crescita. per aiutarle ad assumere dimensioni più grandi”. E le altre aziende che fine faranno? “Il mercato non può premiare tutti. La selezione è una legge del mercato”.

// Manfreda: “Mettersi insieme contro la criminalità” Perché la Puglia non è la California? “Per il dannoso contributo della criminalità organizzata all’economia, fondata su finanziamenti di dubbia provenienza”. Quale potrebbe essere il rimedio a questa realtà?

Il futuro è nella “classe creativa” Gli articoli, le interviste, il dibattito che hanno accompagnato l’inchiesta giornalistica condotta dal “Sole 24 ore” sul “modello Salento”, hanno offerto stimoli e riflessioni nei quali si intravede qualcosa di nuovo per lo sviluppo del Salento. Una terra che non può affrontare il suo futuro con la vecchia cultura del lamento e che non intende chiedere elemosine ai governi nazionali. Lo sviluppo deve partire dal basso, dal territorio, dalle sue imprese, dai suoi lavoratori e dalle sue istituzioni. Ma c’è forse una risorsa che ancora non è stata pienamente valorizzata nello

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Le attività individuali sono più facilmente aggredibili dalla criminalità, quindi una soluzione potrebbe essere l’unione e la collaborazione di più aziende. Inoltre contribuiscono alla legalità anche le professioni, tramite prestazioni di qualità e un codice etico da sviluppare già nelle scuole”.

// De Bortoli: “Tante idee e poca finanza” Che idea si è fatto di questa provincia? “E’ una provincia che non piange su se stessa, con un’imprenditoria fiera che guarda al futuro; ha un grado di internazionalizzazione che generalmente nel Meridione non si riscontra. C’è un buon dialogo tra le parti, è coesa socialmente. Non è il migliore dei mondi possibili, ma qualche risultato c’è”. Delle quattro parole chiave idea, scienza, sistema e finanza, quale le è sembrata la più sviluppata? “Quella delle idee; la più carente, quella della finanza applicata. Un’altra difficoltà che si riscontra non solo a Lecce, è l’incapacità di fare sistema, anche tra le stesse aziende, che poi comporta il problema drammatico di dimensione delle imprese”. I giornalisti hanno un compito importante nell’ambito del processo di emersione di queste realtà? “Tutto il modo moderno di produrre è legato alla comunicazione e alla pubblicità. Senza comunicazione non si esiste sul mercato”. Come vede le aziende salentine dal punto di vista della comunicazione? “Con qualche problema”.

scenario economico salentino. E’ la nuova “classe creativa” che potrà essere di grande aiuto per il rilancio del settore manifatturiero e potrà favorire percorsi produttivi caratterizzati dalla innovazione e dalla ricerca. Alcuni esempi possono far conoscere meglio i protagonisti della creatività “made in Salento”. La maglietta indossata da Keith Richard, chitarrista dei Rolling Stones, nei recenti grandi concerti negli U.S.A. e in Brasile è stata concepita da una designer che vive da molti anni nel Salento. La più antica azienda calzaturiera casaranese ha prodotto le scarpe calzate da Richard Geere e Uma Thurman in due film di grande successo internazionale. Quelle scarpe sono state disegnate da un modellista e artigiano di Casarano di grande esperienza, mentre un giovane artigiano casaranese produce componenti meccaniche per le grandi aziende aero-

nautiche italiane. L’ingegno e le mani di un bravo orologiaio assemblano e realizzano bellissimi orologi che possono confrontarsi con i grandi marchi. Dal piccolo laboratorio di un altro artigiano escono le scarpe destinate ai teatri del Nord Europa. Mentre alcuni anni addietro sono partite da Casarano le calze indossate dalla Nazionale Italiana di calcio. E come non ricordare il forte impulso dato alla promozione del Salento da gruppi musicali come i Sud Sound System, i Negroamaro, la Notte della Taranta, e dal regista Edoardo Winspeare? I progetti e i programmi territoriali dovranno aprirsi alle figure professionali più creative e alle esperienze imprenditoriali innovative. Forse seguendo questa strada si otterranno risultati migliori per la rinascita della terra chiamata Salento. Mario Turco Consigliere comunale, capogruppo Ds-Casarano

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ECONOMIA I RISULTATI z

Pit9,

tempo di raccolto I PRIMI RISULTATI DEL PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE DEL SUD SALENTO 6 Giugno 2005. Remigio Venuti, sindaco di Casarano (comune capofila) firma il via alla fase esecutiva del Pit9

Uno sviluppo concreto del territorio si può raggiungere se più Comuni, uniti da problemi e prospettive simili, si uniscono e camminano insieme. E’ su questa indicazione proveniente dall’Unione europea che, in attuazione dei Por (Programmi Operativi Regionali) la Regione ha formulato i Pit (Progetti Integrati Territoriali) che interessano aree vaste di territorio. Si sono create, così, una sorta di sub-province, con determinate specificità culturali, economiche e di varia natura, che ora percorrono insieme la strada verso una crescita condivisa. In Puglia, ci sono in tutto dieci Pit. E quello che fa riferimento al territorio del basso Salento è il numero 9, il “Territorio salentino-leccese”, nel quale convergono ben 69 Comuni, oltre a soggetti (pubblici e privati) che, a partire dal novembre 2001, intorno al tavolo dal Comune di Casarano, capofila del progetto, hanno avviato, un’intensa attività di concertazione per individuare fabbisogni e interventi da proporre in favore del territorio. I primi risultati del Pit9 sono già visibili: sarà presto in rete il portale www.pit9.it, che raccoglierà tutto ciò che ruota attorno al Pit9 e, a breve, partiranno i lavori che doteranno le aree industriali di Casarano, Collepasso e Matino, della connessione internet tramite Adsl. Intanto, procedono celermente e su più fronti i lavori dell’Assemblea dei sindaci.

// I risultati dell’Assemblea Gli ultimi mesi sono stati di intensa attività per il Pit9. NelVincenzo Barba l’Assemblea dei sindaci dello scorso 18 maggio, sono stati infatti approvati all’unanimità i programmi per la diffusione della Società dell’informazione (misura 6.2), il programma “Innovazione di prodotto e di processo del distretto calzaturiero attraverso l’ICT” ed il programma “Polo Tecnologico”, per un ammontare di 15 milioni di euro. Ora sta alla Regione Puglia adempiere ai propri incarichi, assumendo l’impegno di spesa entro il 30 giugno (proprio mentre il Tacco è in stampa). L’Assemblea ha inoltre approvato il bilancio e nominato due nuovi componenti il Comitato di Pilotaggio: Giuseppe Rosato, sindaco di Calimera, e Giuseppe Nocera, primo cittadino di Sannicola.

// L’Adsl

zx di Margherita Tomacelli

saranno dotate del tanto atteso sistema Adsl, indispensabile per lo sviluppo delle aree a carattere industriale. Il progetto pilota è stato presentato da Remigio Venuti, sindaco di Casarano, agli amministratori interessati ed alle associazioni di categoria Confindustria, Cna e Confartigianato. L’iniziativa anticipa il Piano Regionale per la Larga Banda, dettata dall’urgenza manifestata dagli imprenditori locali. Questo ha spinto anche ad “intervenire come settore pubblico – ha dichiarato Venuti – per risolvere una situazione che segna profondamente le possibilità di sviluppo delle nostre imprese” ed in seguito al diniego di molti operatori quali Telecom. Il progetto, del costo di 500mila euro, si realizzerà grazie all’uso della fibra ottica combinata con la tecnologia (senza fili) WiMax, applicata per la prima volta nel Salento.

// Il portale Un ulteriore passo in avanti il Pit9 lo compie con la messa in rete del portale (www.pit9.it). Grazie a questo strumento tutti i programmi, le attività, le iniziative e tutto ciò che sta dentro ed intorno al Pit9 saranno on line e quindi visibili a tutti. Grazie a questo strumento si potrà garantire la costante diffusione delle notizie e soprattutto la trasparenza delle attività. Anche il portale (misura 6.2, Società dell’Informazione), è stato realizzato anticipando tempi e risorse della Regione Puglia.

// Il “Territorio salentino-leccese” Il Pit del Sud Salento, finanziato per 62 milioni di euro (54 milioni iniziali più otto per l’Apq (Accordo di programma quadro) per “l’eccellenza dei territori”, si propone di rafforzare il settore manifatturiero, in particolare il Tac (tessile-abbigliamento-calzature), da sempre trainante per l’economia salentina. L’intervento di sviluppo è organizzato sui tre principali ambiti del sistema economico: la pubblica amministrazione (formazione del personale, adeguamento delle dotazioni tecnologica e telematica), le imprese (agevolazioni finanziarie, potenziamento delle infrastrutture, formazione) e i cittadini lavoratori, considerando come elementi di intersezione dei tre insiemi, lo sviluppo sostenibile, le tecnologie della comunicazione e dell’informazione e azioni mirate di marketing territoriale.

A breve le aree industriali di Casarano, Collepasso e Matino,

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IL SALENTO CHE CRESCE z FILLEA CGIL

Fillea Cgil: tute

SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORIC La Fillea-Cgil, organizzazione sindacale dei lavoratori dell’edilizia ha organizzato il 21 giugno un seguitissimo convegno su “Beni culturali: le professionalità, le tutele, i diritti”. Un’occasione per analizzare il comparto del restauro edile, cogliendone opportunità economiche, culturali e occupazionali, contrastando e prevenendo fenomeni di irregolarità e scarsa sicurezza. Del resto Fillea Lecce si batte da sempre per salvaguardia dei beni culturali del Salento attraverso la valorizzazione delle professionalità e la tutela dei diritti di chi vi opera; non “contro” le imprese ma “insieme” ad esse, per il comune obiettivo della sicurezza sui cantieri.

Raffaele Romano, segretario generale provinciale Fillea-Cgil Com’è la situazione del settore beni culturali in provincia di Lecce? “Stanno emergendo figure professionalizzate che subiscono sfruttamento. Molte sono donne che provengono dalla Scuola nazionale di restauro; ma anche tanti operai si stanno specializzando. Il sindacato è in grado di organizzare tutti gli impiegati nel cantiere nel pieno rispetto delle loro differenze, realizzando un’unificazione del mercato, con un’opera di monitoraggio delle aziende. Abbiamo contato circa 15mila addetti al settore delle costruzioni e circa 800 nei beni culturali, tra professionalità alte e manovalanza. Vogliamo discutere con le imprese di sicurezza e lavoro nero, cogliedo appieno l’occasione dell’imminente contratto integrativo provinciale del settore edile.” Il lavoro nero è molto diffuso? “E’ diffuso a tutti i livelli. Stiamo cercando di realizzare una contrattazione con il Ministero dei beni culturali per classificare le professionalità e consegnare loro un libretto, sul quale ogni azienda registri il lavoro svolto. Si sta tentando in città come Roma, Firenze, Venezia. Anche Lecce vuole muoversi a livelli alti e il Convegno organizzato da Fillea sui Beni culturali ne è una dimostrazione. Dovrebbe però esserci maggiore vigilanza da parte della Sovrintendenza”. Che cosa possono fare le aziende? “Alcune aziende edili si sono riconvertite nel restauro dei beni culturali: Montinari, Nicolì Valentino, Leo Costruzioni, Roberto e Giuseppe Leopizzi, Marullo Costruzioni, De Bellis, Osvaldo Troso; altre si sono unite in cooperativa. Speriamo nella capacità di consorziarsi. Con la crisi del Tac molte persone non adeguatamente formate si stanno riversando nell’edilizia, ingrossando sommerso e lavoro nero. Stiamo quindi rafforzando l’opera preventiva di sicurezza, mettendo in funzione, dallo scorso ottobre, i rappresentanti della sicurezza territoriali, che fino ad oggi hanno visitato già circa 40 imprese con lo scopo prevenzione.”

Franco Martini, segretario generale nazionale Fillea-Cgil Come spiega la diminuzione degli infortuni sul lavoro nel settore edile? “Il tema della sicurezza è il nostro interesse prioritario. Occorre non essere troppo euforici rispetto alle statistiche ufficiali perché non fotografano il lavoro reale. Questo è un settore ad un livello di lavoro nero pari al 15 per cento, che però raggiunge, in alcune realtà, anche il 40 per cento. E il dato grave è che aumentano gli infortuni tra gli immigrati, che raggiungono la soglia del 14 per cento degli iscritti in Cassa Edile. Questo significa che i nuovi assunti sono, soprattutto al Centro e al Nord, immigrati”. E’ plausibile pensare che siano aumentati anche gli infortuni tra i lavoratori in nero? “Certamente. E proiettando in avanti questo trend, si vanificherà il miglioramento della statistica sugli infortuni. Inoltre la qualità degli infortuni è peggiorata perché il costo assicurativo per gli infortuni e per le malattie professionali è aumentato, il che vuol dire che se anche gli infortuni sono diminuiti, sono aumentati di gravità e dunque che è peggiorata la condizione di vita nei cantieri. E si continua a morire come 50 anni fa. Bisogna rilanciare la questione”. In che modo? “Con l’applicazione della norma sulla sicurezza. Ridurre gli infortuni significa affrontare il tema degli appalti, perché la norma sulla sicurezza agisce su un contesto che va regolato a monte. Occorre definire le regole prima che il cantiere venga aperto. Noi chiederemo al governo di rileggere la normativa sugli appalti, perché il precedente governo con la motivazione dell’accelerazione delle grandi opere da realizzare, ha introdotto alcune modifiche alla normativa che hanno facilitato il ricorso al subappalto. Il tema degli infortuni non risparmia nessun settore, compreso quello che potrebbe sembrare un settore vetrina come quello del restauro dei beni culturali”.

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ILSALENTOCHECRESCE FILLEA CGIL z

ela delle professionalità

CO-AMBIENTALE DEL SALENTO E TUTELA DEI DIRITTI DEGLI OPERATORI Livia Potolicchio, responsabile nazionale di FilleaRestauro Il restauro dei beni culturali può contribuire alla crescita di un territorio? “Certamente sì. Inoltre il mercato del restauro rappresenta un’alternativa importante per contribuire alla crescita dell’occupazione qualificata e dello sviluppo delle professionalità locali. E il caso di Lecce è clamoroso. Lecce sta al Sud; il Sud chiede occupazione e sviluppo; il suo territorio è ricchissimo di beni culturali e quindi l’attività di restauro rappresenta un’importante opportunità. Per dare lavoro non occorrono i progetti elefantiaci, ma basta voler valorizzare i beni già presenti”. Quali sono nel settore del restauro le condizioni in termini di infortuni e sicurezza sul lavoro? “Per certi aspetti sono simili a quelli dell’intero settore dell’edilizia, perché i lavoratori in questo settore adoperano gli stessi ponteggi e strumenti. Un ulteriore problema riguarda soprattutto i restauratori che utilizzano prodotti chimici che possono avere effetti ancora non meglio definiti sulla persona. Se poi calcoliamo che l’80 per cento dei lavoratori sono donne, si aggiunge un ulteriore problema, legato al contatto con determinate sostanze in periodi delicati come quello della maternità”. Come riuscite a gestire l’ingresso delle donne nel settore dell’edilizia? “Ci sono problematiche che non erano mai state prese in considerazione prima. Ora le donne sono sui cantieri ed hanno bisogno di una serie di servizi ai quali un tempo non si sarebbe mai pensato. Noi ci impegniamo per questo”.

Maria Coluccia, responsabile provinciale di FilleaRestauro I beni culturali sono la ricchezza di un territorio? “La componente culturale è il motivo principale della vacanza nel nostro Paese. Eppure negli ultimi anni sono state ridotte le risorse statali destinate allo sviluppo del settore. Comune e Provincia, invece, si muovono molto bene. Sono in corso 45 interventi di recupero di beni storico-artistici e altri 12 sono già stati finanziati”. Chi si occupa della conservazione del patrimonio? “I restauratori, molti dei quali senza posto fisso e occupati in attività precarie, con incarichi a tempo determinato. Il settore conta in Italia 30 mila addetti di cui l’80 per cento è donna, con età media 32 anni. Il Contratto Collettivo Nazionale degli edili è l’unico ad aver definito le competenze professionali con gli inquadramenti, inserendo tra le figure di livello più elevato l’archeologo e il restauratore”. Quali altri problemi affliggono il settore? “Ci sono molte disfunzioni nell’affidamento degli appalti pubblici. La sovrapposizione di provvedimenti ha portato ad una situazione di caos. Il Decreto Legislativo 30/2004 sancisce l’impossibilità per la pubblica amministrazione di affidare lavori sui beni sottoposti a tutela ad imprese che non abbiano requisiti professionali richiesti; le imprese salentine abilitate al restauro di immobili sottoposti a tutela, siano in tutto 52. Di queste, sette sono autorizzate ad intervenire su beni mobili e superfici decorate e una soltanto negli scavi archeologici. In questo caos normativo è stata messa in secondo piano la sicurezza sui luoghi di lavoro ed è stato favorito il lavoro nero”. Come si può porre fine al caos normativo? “Con il Decreto Correttivo al Codice dei Beni culturali (42/2004), saranno abilitati al restauro gli iscritti ad un elenco, controllato dal Ministero dei Beni Culturali. Su questa strada il sindacato si muove a livello unitario di Feneal Filca e Fillea”. zx a cura di Nerò Comunicazione

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CULTURA z NUOVI EVENTI

Il Tacco d’Italia visto da Giuseppe De Luca e Ketty Formaggio. Sullo sfondo dell’illustrazione, la Torre dell’Orologio, in piazza Diaz a Casarano, dove è la sede del Tacco

Salento Fiera Fumetto: buona la prima Sergio Staino, « Guido Fuga e Lele Vianello, Ned Bajalica, Giuseppe De Luca e Ketty Formaggio. Tutti hanno contribuito a rendere la Salento Fiera del Fumetto un appuntamento unico nel suo genere

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zx di Marco Laggetta Ph: Mario Corrado

IL FAVOLOSO MONDO DELLE NUVOLE PARLANTI NELLA DUE-GIORNI DI MAGLIE l Tacco non poteva mancare all’evento che ha reso onore alla “nona arte”, il fumetto. La Salento Fiera del Fumetto, prima edizione, si è tenuta a Maglie nei giorni 2 e 3 giugno, organizzata dai ragazzi dell’associazione culturale “Il Cantiere.maglie”, con la sponsorizzazione proprio del Tacco. Tante le attrattive: dalle mostre a

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tema ai tornei di carte da collezione, dal mercato del fumetto al Laboratorio di disegno fumettistico, gestito da Fabrizio Malerba di Lupiae Comix, fino agli incontri serali con gli autori ed alle proiezioni. Ospiti della due giorni il noto vignettista Sergio Staino, papà di Bobo; i più grandi maestri della scuola di

Hugo Pratt, Guido Fuga e Lele Vianello; l’erede spirituale di Jacovitti, Ned Bajalica; i giovani disegnatori di HoLan, ThanDai, L’insonne: il casaranese Giuseppe De Luca e Ketty Formaggio. A giochi fermi, abbiamo tirato le somme sulla manifestazione attraverso le testimonianze degli artisti che l’hanno vissuta.

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CULTURA NUOVI EVENTI z

// Sergio Staino: “Satira, seminatrice di dubbi” Alla “Salento Fiera del Fumetto” ha presentato il romanzo “Il mistero Bonbon”. Dopo le esperienze con il cinema, il teatro e la televisione eccola nei panni di scrittore. Che cosa l’ha portata a questa scelta? “La necessità di raccontare qualcosa e di farlo anche a dispetto dei miei gravi problemi di miopia. Da anni i miei occhi sono soggetti ad una progressiva degenerazione della retina che mi rende sempre più difficile disegnare. Il destino ha voluto che io accusassi il primo distaccamento della retina proprio in corrispondenza dei miei primi grandi successi come cartoonist, alla fine degli anni ’70. Da tempo ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto poter continuare a raccontare le mie storie anche quando la vista mi avesse completamente abbandonato”. Uno dei personaggi del romanzo, Monsieur Fatiguée, ci vede poco e assomiglia a Bobo-Staino. Quanto c’è di autobiografico nel libro? “Tutto è partito da una vacanza in Marocco, nel luglio del 2004. Doveva essere una piacevole vacanza, ma le cose non

andarono come previsto. Appena arrivato mi feci fare un massaggio, in un bagno turco. Più che da una seduta rilassante, alla fine, sembravo essere uscito da un pestaggio. È successo che il trattamento, un po’ troppo energico, ha mosso un vecchio calcolo renale e sono cominciati dei dolori atroci. Figurarsi: nel deserto, col caldo, vedendoci poco e mezzo sciancato. Così, quando andavamo in giro e io arrancavo lentamente dietro, la guida era costretta sempre a richiamare gli altri: “Andate piano, perché Monsieur è stanco, fatigué”. Ecco, Monsieur Fatiguée è nato lì, ed è un po’ l’autoritratto di uno che si crede vincente e che si trova ad affrontare un problema serio”. Lei è una delle firme satiriche italiane più importanti e popolari. Che cos’è per lei la satira? “La satira la si può definire in molti modi, ma quello che personalmente amo di più è quello di ‘seminatrice di dubbi’. E’ il dubbio che ci salvaguarda dai fondamentalismi di destra e di sinistra, dalle istituzioni totalizzanti e dai fanatismi religiosi”. Crede che la satira possa essere una delle declinazioni dell’inchiesta giornalistica? “La satira è una parte dell’informazione anche se usa un linguaggio apparentemente surreale ed enfatico. Raccontare il mondo è cosa molto difficoltosa e un’in-

// Guido Fuga e Lele Vianello: “Coraggio e passione per l’arte disegnata” Il vostro nuovo libro “Le ali del leone” racconta a fumetti la storia dell’Aeronautica militare. Come nasce questo progetto? “Quella con l’Aeronautica è una collaborazione che prosegue da tempo. Abbiamo già realizzato assieme una storia per l’Aeronautica apparsa sulle pagine della Rivista Aeronautica Militare. Il libro è un pretesto per entrare nel mondo dell’aviazione attraverso figure leggendarie o personaggi sconosciuti ai più, ma che, attraverso le loro avventure, hanno di fatto contribuito alla grande storia dell’Aeronautica Militare Italiana”. Che impressione vi hanno fatto il Salento e i salentini? “Nel Salento abbiamo trovato gente molto cortese, cosa che se vieni a Venezia purtroppo non trovi; il turismo di massa è un virus terribile. Torneremo con calma a farci un bel giro e così avremo modo di rivederci”. Il nostro editore ha azzardato una proposta: quella di creare una rivista di fumetti. Credete che un’iniziativa di questo tipo possa ancora oggi avere un seguito? “La situazione editoriale che viviamo è molto difficile: non

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formazione nuda e secca, anche se onesta e tendenzialmente obiettiva, non può essere sufficiente. Occorrono anche degli approfondimenti e dei tentativi interpretativi della realtà che ci circonda e per questo, nella vera informazione, ci deve essere anche una parte di opinioni e commenti, siano essi sereni o passionali. La terza componente dell’informazione è, per me, la satira: una lettura volutamente esagerata, stravolta e tendenziosa della realtà che punta al riso e alla dissacrazione. Con questa operazione, se fatta con onestà, si possono scoprire aspetti nascosti e non perfettamente leggibili della realtà, si può alludere a tremende ipocrisie reali ma non dimostrabili, si può aiutare a trovare il marcio anche dove qualcuno si è affaticato a nasconderlo”. Alla luce degli avvenimenti che hanno visto coinvolto “il Tacco d’Italia” crede che ci sia posto per la satira nel Salento? “Senza dubbio. Mettere limiti alla satira equivale a mettere limiti alla libertà di informazione e qualunque limite alla libertà di informazione è un limite alla libertà di pensiero ed è il primo gradino verso la catastrofe oscurantista. Per questo apprezzo molto chiunque, con linguaggi diversi, si muove sul terreno satirico o, come nel caso, del Tacco d’Italia, affianca la sua appassionata denuncia politica al linguaggio dissacrante della satira”.

c’è purtroppo lo spazio delle riviste degli anni Settanta e i grandi editori vogliono gente che lavori per la gloria. Questo funziona con i giovani, ma non con chi ha una famiglia. C’è sicuramente lo spazio per una rivista di fumetti, anche e soprattutto in questo determinato periodo storico che vede l’urgenza di un rilancio dell’arte disegnata, ma ci vogliono delle idee molto chiare e una grande passione, se si forma un gruppetto di appassionati crediamo che con un po’ di coraggio potrebbe funzionare”. Un disegno di Lele Vianello dedicato al Salento

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CULTURA z NUOVI EVENTI

// Giuseppe De Luca e Ketty Formaggio: “Pronti per il seguito” Lavorate assieme da poco più di un anno, ma sembrate molto affiatati sia nella vita che nel lavoro. Come nasce questo sodalizio? “Io (Giuseppe, ndr), dopo aver frequentato l’istituto d’arte e dopo essermi specializzato in grafica, ho debuttato sulle pagine dell’Intrepido. In seguito ho pubblicato, in Italia, alcune storie destinate al mercato arabo. Dal 2004 ho iniziato a disegnare per Cronaca di Topolinia, dove ho conosciuto Ketty”. “Io (Ketty, ndr), invece, ho conosciuto Giuseppe grazie alla mediazione dell’Edenstudio che mi ha permesso di avere contatti dapprima con Camicia di Seta e poi con Cronaca di Topolinia. Prima di lavorare con l’Edenstudio ho frequentato il Liceo artistico di Rovigo e poi la scuola di fumetto REM tenuta da Andrea Artusi e Marco Checchetto a Mestre. Con Giuseppe mi sono trovata in sintonia da subito”. Come è stata la vostra esperienza con la Salento Fiera del Fumetto? “È andato tutto ben oltre le nostre più rosee aspettative. Siamo stati colti di sorpresa da questa iniziativa, ma la disponibilità e l’entusiasmo dei ragazzi de “il Cantiere” e della scuola di fumetto “Lupiae comix” ci ha spinti a preparare con celerità la mostra ed a dare tutto noi stessi per il pubblico, mol-

Il disegno realizzato da Guido Fuga per il Tacco d’Italia

to interessato ai nostri disegni dal vivo”. Credete che ci siano i presupposti per aprire un ciclo? “Abbiamo visto i salentini appassionati e molto interessati e questa è senza dubbio una bella novità. Crediamo che con un po’ di sforzi l’anno prossimo si possa preparare un evento in grado di attirare anche chi non ha mai avuto contatti col mondo del fumetto”.

// La fiera in numeri 1: il numero dell’edizione della fiera del fumetto del Salento 15.000: i fumetti in vendita 1.000: le visite nei due giorni di fiera 50: i ragazzi che hanno partecipato al Laboratorio del fumetto 40: le tavole originali esposte 30: gli iscritti ai tornei di carte da gioco yu-gi-oh 25: le copie del fumetto più venduto (ThanDai) 10: gli stand di rivenditori specializzati di fumetto 9: i giornali che ne hanno parlato 6: gli artisti di fama nazionale ed internazionale presenti all’evento 4: gli incontri con gli autori 3: le mostre a tema

Chi vuol essere fumettista. Un momento dei laboratori di fumetto che si sono tenuti durante la fiera, a cura della Lupiae comix. Nella foto: Fabrizio Malerba

I-73030 Santa Maria di Leuca – Parco Costiero Penisola Salentina – Tel. 0833 758242 – Fax. 0833 758246 I-73014 Gallipoli – Riserva Naturalistica Torre del Pizzo – Tel. 0833 202536 – Fax. 0833 202539 www.attiliocaroli.it - info@attiliocaroli.it – skype: centroprenotazionicarolihotels

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CULTURA

SALENTINI D’ELEZIONE z

Visita in casa DA BUDAPEST A FINISTERRAE, PASSANDO PER LOSANNA. L’AVVENTUROSA VITA DI UN ARTISTA UNGHERESE CHE SCEGLIE IL SALENTO PER L’ENERGIA CHE EMANA. E SCOPRE DI AVERLA NEL SANGUE

Dobay

zx di Antonio Lupo

ndreas Dobay, pittodella natura, ai ritratti re-scultore “aperto di angeli e guerrieri, di al mondo”, vive da re e maghi, tra lampi di due anni in una antica luce ed inquiete figure masseria ristrutturata guizzanti nella fuligine, nella campagna di Salve, insomma uomini e cocon la moglie Wilma, smogonie d’ogni dove. scultrice di origine olanDopo avergli chiedese, e due simpatici fisto come sono arrivati gli che frequentano la da queste parti, da auscuola primaria. La mastentico viaggiatoreseria Veneri (XVI sec.), un esploratore che ha imrudere prima che la abiparato qualcosa anche tassero, è oggi un comdalla cucina “multi-etplesso edilizio di 140 m. nica”, ci racconta per con cinque vani voltati a sommi capi la sua vita. botte, (l’ampia sala d’inUn percorso biografico gresso, il pagliaio, la certamente non comumangiatoia, etc.), solo la Atelier d’artista. La moglie di Andreas, Wilma, e il loro bambino ne, il suo, segnato da torre non è ancora comsituazioni contingenti pletata. Un luogo dove i due artisti possono dedicarsi in tutta e scelte esistenziali. Nato a Budapest il 20 giugno del ‘48, tranquillità alle loro opere, richiamati, di tanto in tanto, da sua madre era una brava ceramista. Di quei difficili anni qualche passante che ricorda con piacere i lavori agricoli e conserva ancora sul braccio il segno di un colpo partito da la vicina aia (macchia Veneri). “Ci è sembrata molto positiva un carroarmato. Dopo gli studi all’Accademia d’arte, viene a l’ energia emanata dall’ambiente e dagli abitanti, sono stati i trovarsi pienamente coinvolto nelle travagliate vicende di fattori più importanti nel decidere di fermarci qui”, dice Wil- contestazione giovanile relativa al clima rivoluzionario degli ma. I suoi lavori sono realizzati con materiali diversi, dal mar- anni Settanta. Artista controcorrente, è costretto a lasciare mo al legno, dal gesso alle terrecotte e alla pietra leccese. l’Ungheria in seguito alla sua partecipazione alle manifestaAppena entrati nel loro giardino l’attenzione è subito atti- zioni politiche del ’76. “Quando ti ritrovi chiuso e oppresso, rata da alcune sculture di nudi, vibranti di luce, in cui si no- lo spirito tende oltre le frontiere, verso la libertà…. Voltavo tano i segni dello scalpello di Wilma, poi l’occhio va sul grup- dall’altra parte i quadri censurati dal regime e i visitatori, inpo equestre in bronzo e sui mascheroni in carparo scolpiti curiositi, non andavano via senza averli visti…rigirandoli”. agli spigoli murari, opere che riportano alla mano dell’artista Si trasferisce perciò a Losanna. Qui incontra la donna ungherese.“Mi sono interessato anche alla ceramica”-mi di- che sarà sua seconda moglie e, insieme, nella loro casa, fonce Andreas- mentre mi invita a proseguire verso l’interno, do- dano una scuola d’arte. Passano così altri 28 anni, dedicati ve le sorprese continuano. I ritratti e i paesaggi esotici che mi fa vedere nei suoi cataloghi, suggeriscono la ricchezza e la varietà di contesti culturali differenti e la sua capacità di Sulle braccia il segno di una evocare, in modo a volte fantastico a volte onirico, mondi lontani nello spazio e nel tempo. Studi d’ulivo e chiari di lu- scheggia esplosa da un carroarmato lo na veneziani, enigmatiche figure umane dalla testa d’anima- riporta all’Ungheria, alla censura. le, chimere e lunghe carovane dentro spazi aperti, sotto cieli infuocati, magmatici e vorticosi. Una pittura fluida dai con- Nelle pitture a tutto campo le torni evanescenti, fatta di atmosfere dense d’aria, di nubi, di pennellate espanse e dense rinviano vapori, come si può notare dai quadri appesi alle pareti. Si passa da uno sguardo che si ferma sulle forze tumultuose a forze primitive

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CULTURA

SALENTINI D’ELEZIONE z all’insegnamento di pittura e scultura, prima di approdare nell’estremo lembo del Salento. L’occasione per arrivarci con la sua compagna nasce quando, 18 anni fa, un amico salvese (oriundo ungherese) gli propone di passare le vacanze in un trullo, nella campagna di Salve. “Il capo di Leuca ci ha affascinato subito per la mitezza del clima, la bellezza del suo litorale, allora incontaminato, e per la Pietra che vibra. Una delle sculture di Wilma, nel giardino di casa pietra locale. Abbiamo pensato che questo sarebbe stato il posto giusto per rimanerci, considerando anche la cordialità e la disponibilità dei suoi abitanti. Non è stato difficile, a questo punto, rinunciare a tutto ciò che avevano già realizzato, per decidere di trasferirci”. Ma la terra salentina nasconde invero un altro forte richiamo che riemerge, inaspettatamente, col tempo. Andreas viene a scoprire per caso le origini salentine del padre naturale che non è mai riuscito ad incontrare, nonostante i suoi tentativi. Era uno studente di ingegneria a Roma, l’italiano al quale era legata sua madre, all’epoca studentessa di Storia dell’arte. Una storia famigliare condizionata dalla geo-politica, in tempi decisamente critici. Dopo aver lasciato l’Italia per tornare in Ungheria, a sua madre non è più consentito di varcare i confini. Sulle tracce del padre, l’artista scopre che è stato proprietario di una fabbrica a Roma, e dopo aver indagato sul suo cognome (Salvati) viene a sapere che è attestato non solo a Foligno, ma anche in alcuni paesi del capo di Leuca, come Ugento o Salve. Forse per questo, nei suoi dipinti dalle pennellate espan-

Il capo di Leuca ci ha affascinato « subito. Abbiamo pensato che questo sarebbe stato il posto giusto per rimanerci. Non è stato difficile rinunciare a tutto ciò che avevano già realizzato, per decidere di trasferirci

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se e dense e dall’ampia gamma cromatica, nei suggestivi paesaggi in lontananza, come nei ritratti o nei soggetti mitologici (disegni, sculture e ceramiche) Dobay ha sempre cercato ciò che rinvia a noi stessi, alle relazioni umane e alle forze essenziali e primitive che hanno, “Specialmente qui”, sottolinea, radici antiche. Nel suo campionario di opere, alcune delle quali esposte in musei e gallerie d’Europa oltre che in collezioni private, si passa dal tono leggendario ai grandi spazi dei quadri a tutto campo in una pittura che comprende l’umile dettaglio e la composizione spettacolare, congeniale ad un’ingenuità definita di gusto barocco ( J.M.Pittier). Oggi Andreas è passato ad una maggiore essenzialità, mi fa sapere, a un linguaggio meno esuberante. “Ogni artista riflette sul mondo… senza filosofia non c’è arte! Ritengo che il compito della creatività sia quello più importante per l’uomo. Egli può desiderare, sognare, migliorare il mondo, testimoniarne la forza e la bellezza”. Certamente rimane, a guardare le sue opere (due delle quali si trovano nella chiesa di Salve: Le maitre e Madonna con Bambino) il forte impatto visivo di in una dimensione pittorica che comprende il semplice e lo straordinario insieme.

Andreas Dobay. Com’è (a sinistra assieme al figlio) e come si dipinge (a destra)

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COOL&GREEN z CHIACCHIERE NUZIALI

Galeotto fu il würstel. Si dice « Il paese è piccolo e la gente mormora. Su tutto: invitati, musiche, abiti, acconciature. L’inviata speciale del Tacco ha riportato per i nostri lettori dicerie e verità

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zx di Laura Leuzzi

Oggi sposi. Antonio Scarlino e Maria Rosaria Giangrande (foto di Maurizio Stifani)

3 GIUGNO 2006. IL MATRIMONIO PIÙ CHIACCHIERATO DELL’ANNO, QUELLO DI ANTONIO SCARLINO CON MARIA ROSARIA GIANGRANDE, VISTO DA UN INVITATO “VIP VIP”: IL TACCO D’ITALIA e le nozze si fossero celebrate solo qualche ora più tardi, forse qualcuno avrebbe potuto giurare di aver letto, nella lista degli invitati, anche i nomi di E.T., di ritorno da casa, e di almeno sei dei sette nani. Taurisano, ma non solo, non ha parlato d’altro per giorni, tutta immersa, com’è stata, nei preparativi per il matrimonio più chiacchierato del secolo, l’unione ufficiale tra Antonio Scarlino, imprenditore agroalimentare e re del wurstel, e Maria Rosaria Giangrande, segretaria di direzione nella stessa azienda Scarlino, neo-incoronata regina. Tutti si sono sentiti in diritto di partecipare all’evento, seppur qualcuno solo spiritualmente, e hanno seguito, chi a distanza, chi sfronRico Semeraro (a destra), testimone di nozze, tatamente da viciil più sportivo

S

Tommaso Scarlino (a destra), padre dello sposo, il più emozionato

no, il via-vai di addobbi, fotografi, telecamere – il ricevimento in questione è infatti stato organizzato dall’agenzia milanese Garini-Della Sforzesca, che organizza matrimoni di professione, e che trasmette, poi, l’evento su Sky, trasmissione “Wedding planner” (il nostro andrà in onda a settembre). Per noi donne all’antica, che il matrimonio lo sogniamo sin da bambine, e lo sogniamo proprio così, non c’è argomento di discussione più appassionante. In fondo, quando il paese è piccolo, la gente, si sa, ama mormorare. E quale migliore occasione di mormorio? Via, allora, ai più originali “Si dice”. Si dice, ad esempio, che il vestito della sposa, disegnato su misura per il suo fisico esile e slanciato dalla stilista milanese Anna Gemma Lascari, sia coPaolo Pagliaro (a sinistra), il più raffreddato

stato 10mila euro, o forse 12mila, o forse di più; si dice che sia arrivato il giorno delle nozze, con un aereo da Milano dritto dritto a Taurisano (si dice sul terrazzo del Salumificio Scarlino). Si dice che tutte le signore Scarlino si siano recate nella capitale dell’alta moda a scegliere il proprio abito, ma si dice che qualcuna non abbia trovato neppure lì il modello che soddisfacesse le sue esigenze e che se lo sia fatto confezionare addosso da una sarta rimasta anonima e senza il vizio del pettegolezzo, per non minare l’effetto sor-

Piero Montinari e consorte, i più rilassati Loredana Capone e Luigi Guidano, i più affiatati

Maria Rosaria De Paola, signora Scarlino (moglie di Attilio), la più elegante


COOL&GREEN CHIACCHIERE NUZIALI z

presa. Anzi si dice che la sarta sia stata bendata ed infilata in un sacco, perché non vedesse, né sentisse nulla di compromettente e non cedesse alla tentazione di rivelare neppure un dettaglio apparentemente senza valore. La gran mole di fantasie ricamate sull’evento ha reso insostenibile l’attesa ed io, che, da stratega, sono riuscita a farmi inserire nel registro degli ospiti vip (i “vip vip”, ovvero gli ammessi alla cena delle 20.30; perché, poi i “vip non troppo vip”, hanno potuto varcare la zona off-limits di Villa Lopez di Taurisano, location del ricevimento, solo dopo le 23.30), ho retto a fatica la pressione. Sabato 3 giugno. Mattina. Il gran giorno è arrivato: io sono nelle mani della mia parrucchiera di fiducia. Una normale parrucchiera di fiducia, mentre si dice che per le signore invitate alla festa sia stato chiamato Jean Louis David in persona, il quale, lasciata a metà una sfilata alla quale prendeva parte come acconciatore delle top model, si è precipitato con aereo direttissimo da Parigi a Taurisano (sempre, si dice, sul terrazzo del Salumificio Scarlino). Mentre sono sotto il phon, una voce proveniente dal casco per la permanente insinua un dubbio: “Si dice che le musiche siano di Eros Ramazzotti”. Stupore e salivazione azzerata: conoscerò il mio idolo da adolescente. “No – interviene una voce avvolta nella carta argentata dei colpi di sole - si dice che Ramazzotti sia tra gli invitati”. “Io ho sentito dire – è una voce tra i bigodini – che lei (la promessa sposa, ndr) preferisca Biagio Antonacci ed abbia invitato lui”. Biagio Antonacci? L’ex genero di Gianni Morandi, neo-single (si dice), come me? Il totoospite musicale procede celermente. Io resto indietro, a pensare ancora un po’ a Biagio Antonacci, mentre la mia piega è pronta. Una semplice piega, mentre si dice che una non meglio identificata signora Scarlino, abbia optato per una extension e dunque avrà chioma folta e vaporosa. Anche la mia sarà folta e vaporosa, soprattutto se ci si mette lo scirocco. Ore 17.30. Chiesa di San Domenico, a Muro Leccese. Noi invitati (i “vip vip”) ci siamo tutti. Gli sposi ancora no. Anche lui si fa attendere (non ci sono più gli uomini di una volta!), mentre tutti ci chiediamo se il tappeto

200 invitati in chiesa, « 500 a cena e 700 al taglio della wedding cake (la torta nuziale). Le telecamere di Sky ad immortalare tutto. Il “sì” in mondovisione a settembre

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verde che ricopre la navata centrale, dal sagrato fino all’altare, sia prato vero o meno. Scopro che è vero, arrivato anche questo, si dice, da Milano. Il resto della chiesa è ornato da piccoli alberelli di ulivo (30 in tutto, che poi verranno piantati nella villa degli sposi). L’atmosfera è piacevole. Ecco, arriva lui (abito Armani, si dice) e percorre la navata con mamma e paggetti (all’altare lo aspettano i testimoni Rico Semeraro, ex presidente del Lecce, e Sergio Doria, ex presidente della Camera di commercio). Triste giornata e grossa perdita (lo sposo!) per l’universo delle single! Ore 18. La portiera di una macchina color oro, una Mercedes Classe S, 5000 di cilindrata), ferma davanti alla chiesa, si apre. Scende lei. Semplice ed emozionata. Sorridente, sotto braccio al papà, che la accompagna dalle testimoni, la sorella Bibiana e l’amica del cuore, Maria Rosaria Leucci. Una sobria cerimonia nella sobria chiesa smentisce i “si dice” dei giorni scorsi. Alla fine della messa, tra lancio di riso e farfalle e applausi dei presenti, gli sposi scappano via a bordo di un coupè bordeaux (una Jaguar Xjs, cilindrata 3600; anche se lui, lo sposo, avrebbe preferito la Jaguar E-type, quella di Diabolick, per intenderci), direzione Villa Lopez di Taurisano. Ore 21. Siamo (in 500) alla villa. Amici, pareti e volti noti. Mancano, a dispetto delle previsioni, acconciature eccentriche e abiti appariscenti. Tra un’ostrica e un flute di prosecco, mi imbatto in politici, imprenditori e telecamere di Sky, che seguono gli sposini ad ogni passo. Dopo l’aperitivo in terrazza, la cena è servita sotto un sontuoso tendone. Fiori eleganti dai colori pastello (si dice arrivati dall’Olanda) ornano i

tavoli (300 fiori per composizione), dove si susseguono solo tre portate (servizio Maglio di Lecce): risotto al profumo di limone e al sapore di salvia; cavatelli su letto di pomodorini gratinati e menta sormontati da una burratina di Andria; fracosta al sale su schegge di grana all’aceto Francesco Boccia, il più timido balsamico guarnita con pommes Romeo Ancora (a sinistra) e Giuseppe Lopez, mireille e scrigno proprietario della villa, i più charmant di pomodoro. Gustose all’orecchio e anche al palato. Ore 24. Mentre arrivano gli altri ospiti (siamo 700 in tutto), è l’ora della torta, ops, della wedding cake, servita in un’altra ala della villa. All’aperto. Ma, ad un po’ di vento e a qualche tuono segue un Enzo Russo, il più chiacchierone impietoso acquazzone. E chi si era avventurato per primo verso il dolce, torna indietro bagnato fradicio. Agli altri (anche a me) non resta che rivestirsi di sacco nero da spazzatura e correre al riparo, sprezzanti delle intemperie. Il segreto è manteRuggeri, nere comunque un certo Salvatore il più accompagnato aplomb. Domenica 4 giugno. Ore 2.30. Io sono a casa. Soddisfatta di esserci stata. Per Doria (a sinistra), testimone dello quanti “si dice” si Sergio sposo, e Rocco Palese, i più in disparte possano pronunciare fino al minuto prima, un matrimonio rimane un matrimonio. E, forse, in questo caso, in pochi hanno pensato che alla base ci potesse essere, come per qualunque altro matrimonio, la voglia di due persone di stare insieme. Da Demo Morselli, il più (il vero) parte mia, una cosa è certa: ospite musicale della serata se mi sposo, sarà sul pra- Rosario Giorgio Costa, il più to. Vero, ovviamente. intrattenitore

Igor Napolitano, il più smorfioso

Ivan De Masi, il più “allegro”

Gianfranco Napolitano, il più intellettuale

Sandro Frisullo, il più affamato Laura Leuzzi, la più “pettegola”


CASARANO z I GRANDI DI IERI

Armando, eclettico “pasionario” LA LEZIONE POLITICA E MORALE DI ARMANDO TURCO, PROTAGONISTA DI PRIMA FILA DELL’ASCESA DEL PCI SALENTINO DEGLI ANNI SETTANTA zx di Marco Sarcinella

are di Genova come zio militare presso l’ospedale milit 1942. Armando Turco presta servi assistente sanitario

Einaudi, della cui casa editrice acquistò quattro azioni. Al rientro dalla guerra costituì insieme a Francesco Ceccotti, segretario della CGIL e insieme al capo lega degli edili Antonio Lopinto e a quello dei braccianti Fedele Benisi, in seguito dirigente provinciale dei Giovani Comunisti, il primo nucleo del PCI a Casarano. La sede, come ricorda Coletta, fu posta nella bottega di un calzolaio, tale Garofano, in via Roma.

// 1946: la Casarano monarchica oi siamo nati per far capire che la storia è nella lotta dei lavoratori, nella loro emancipazione dal bisogno… La storia non concede grande spazio alle storie minute, quelle delle persone comuni, degli eroi silenziosi, dei ‘nuovi martiri cristiani’ di Antonio Gramsci”. Con queste parole, riportate nella premessa al libro Casarano dal feudo alla fabbrica di Mario Toma, Armando Turco esprime forse il senso più profondo del suo lungo e appassionato impegno politico e l’insegnamento più grande da trasmettere alle nuove generazioni, in particolare a quel gruppo di giovani tra cui Donato Di Paola, Antonio Fattizzo, Antonio de’ Baroni, Giovanni Coletta e lo stesso Mario Toma, che furono protagonisti dell’ascesa del PCI (Partito Comunista Italiano) nella cittadina casaranese a partire dai primi anni ’70. Armando Turco nacque a Casarano il 2 febbraio del 1920, il padre Giuseppe era originario di Tricase e svolgeva l’attività di cementista e mosaicista; la madre, Carmen Cassarini, era emiliana e socialista, profondamente religiosa e legata all’ordine dei francescani. Armando frequentò il liceo scientifico a Gallipoli, ma interruppe gli studi per la chiamata in guerra. Determinante fu proprio il periodo passato sotto le armi; dopo l’armistizio infatti passò nelle file della Resistenza, dapprima a Mentone in Francia, poi a Genova e infine a Torino, dove conobbe Cesare Pavese e l’editore Giulio

“N

34 il tacco d’Italia

Erano quelli anni difficili per le forze della sinistra casaranese; nelle elezioni del 2 giugno 1946 infatti, l’elettorato si era espresso a favore dello Stato monarchico con la percentuale 85,66 per cento dei voti contro il 14,34 per cento per la Repubblica. A favore della monarchia si erano schierate le formazioni della destra monarchica e liberale; la DC invece aveva solo apparentemente lasciato libero il suo elettorato di orientare le proprie preferenze verso chi avesse ritenuto più opportuno, ma in realtà si era adoperata per incanalare il voto verso la riconferma della monarchia. Il dominio della destra e in particolare della DC nella vita politica casaranese si estenderà fino agli inizi degli anni ’90. Lo spazio per i partiti della sinistra era praticamente inesistente anche perché si trattava di una sinistra senza grandi

Mario Toma: “Armando combattè « all’esterno della sezione per contenere lo strapotere della destra e al suo interno per smussare gli atteggiamenti di chiusura di molti iscritti”

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CASARANO I GRANDI DI IERI z

tradizioni, con un difficile retroterra sociale, vista la presenza di una diffusa piccola proprietà terriera preoccupata che le parole d’ordine delle correnti della sinistra, “la terra a chi lavora”, comportassero un esproprio anche di piccoli appezzamenti di terreno, e vista anche la presenza di molti laboratori artigiani ostili alle manifestazioni sindacali. In questo contesto tanto maggior valore e significato acquistarono le battaglie portate avanti dal gruppo dirigente comunista in cui Armando Turco svolse ruolo da protagonista, battaglie per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori, in particolare dei braccianti inseriti ancora nei medievali contratti di colonia ,in base ai quali il prodotto veniva diviso in quinti di cui tre parti andavano ai proprietari e solo due al contadino. Grazie a queste lotte e a una migliorata organizzazione il PCI casaranese conquistò nelle elezione del 1953 il 11,02 per cento dei voti, al termine di una combattutissima battaglia elettorale conclusasi con un pareggio fra i due schieramenti: 14 seggi al fronte monarchico-missino e 14 alla DC, due seggi al PCI. Nella formazione della nuova giunta la DC chiese al PCI di votare per il candidato sindaco Sansonetti, in nome di quell’unità antifascista che unitamente ad una forte ispirazione democratica caratterizzava il gruppo dirigente comunista guidato da Turco. Anche se osteggiato all’interno della sezione egli dette il suo appoggio ai democristiani, decretando cosi la fine del lungo periodo di dominio politico del blocco monarchico-missino nelle amministrazioni cittadine. Casarano intanto era profondamente cambiata: il feudo agrario iniziò lentamente a sgretolarsi e si estesero le attività dell’artigianato, con l’apertura di numerosi laboratori, soprattutto nel calzaturiero. Armando Turco fu tra i pochi dirigenti comunisti in grado di cogliere la portata dei cambiamenti che furono portatori di una trasformazione economica e sociale della città. L’impegno politico doveva, nella sua visione, porsi al servizio del progresso e del miglioramento delle condizioni di vita della più vasta comunità umana. A tale scopo poco servivano gli arroccamenti dottrinali e le chiusure pregiudizievoli che caratterizzava invece buona parte degli appartenenti all’area comunista casaranese. “Armando – dice Mario Toma - dovette combattere sempre su due fronti, all’esterno per contrastare o quantomeno contenere lo strapotere della destra e all’interno della sezione, per smussare gli atteggiamenti di chiusura e di scarsa propensione al dialogo di molti suoi iscritti”. Fondamentali

Il viaggio in Russia con Giovanni Mastrogiovanni e Antonio Fattizzo

erano per lui il rispetto degli avversari politici e il principio di anteporre l’interesse generale a quello personale. La chiusura e lo scontro non poterono far altro, nella sua idea di politica, che ostacolare le spinte al progresso umano e civile: egli era un laico convinto, ma consapevole dell’importante ruolo svolto dalla dottrina sociale di papa Giovanni XXIII, si batté perché gli venisse intitolato l’ospedale civile di Casarano. Il figlio Mario lo ricorda come una persona eclettica: fu anche presidente della squadra di calcio che sotto la sua presidenza si rafforzò grazie anche all’acquisto di giocatori provenienti da altre regioni. Triestini in particolare, tra cui Mario Vismara, oggi residente a Casarano. A cavallo tra gli anni ‘40 e gli anni ‘50 tenne nella sua abitazione una serie di corsi di formazione aperti a tutti coloro che ne facessero richiesta; questi incontri, ricorda Mario, finivano quasi sempre attorno ad un tavolo imbandito soprattutto di vino. Fondamentale era per Armando Turco il momento dell’incontro e del convivio; concezione questa, che egli fece propria durante il suo lungo periodo di attività politica che si protrasse fino alla metà degli anni ’80, periodo in cui fu ininterrottamente consigliere comunale (dal 1951 al 1985). Uomo dalle grandi doti umane e morali, vedeva nella politica lo strumento di liberazione dell’uomo dai bisogni concreti e dal dominio culturale. Fu un grande organizzatore, meticoloso fino all’ossessione nella cura dei dettagli, ma fu soprattutto un maestro di vita pieno di passione civile e di tensione morale. Armando si spense il 28 dicembre 1991; con lui se ne andò uno dei protagonisti più importanti della storia politica casaranese, capace di incidere sulla realtà in cui operò e di dare piena attuazione a quello stretto legame tra teoria e prassi su cui l’idea comunista si fondava. 1980. Armando Turco

1985. Festa per la nomina di Armando Turco a presidente della sezione del Partito Comunista di Casarano. Da sinistra: Remigio Venuti, Mario Toma, Antonio Fattizzo e Giovanni Coletta

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CASARANO z PROGETTI VINCENTI

Premio Casaranello alle zx di Enzo Schiavano ph: Maurizio Stifani Fiordimonte Reho

Antonio Filograna

Gino Pisanò

Giorgio Martina

Mariella Primiceri

PRIMA EDIZIONE: L’ICARO A CHI VUOLE VOLARE ALTO

remia le idee, il “Premio Casaranello”, e dà ai giovani la speranza di credere nei propri sogni. La prima edizione dell’evento, organizzato dal Comune di Casarano e dall’associazione culturale “Casaranello”, ha avuto il suo momento centrale nella serata del 10 giugno quando, in piazza San Domenico, è stato tributato un riconoscimento a sei cittadini casaranesi che hanno dato e continuano ad offrire lustro alla città. La prima edizione ha assegnato l’Icaro (la statuetta scolpita dall’artista Giuseppe Corrado) ad Antonio Filograna, storico imprenditore del settore calzaturiero; a Gino Pisanò, scrittore e critico letterario; a Giorgio Martina, urologo di fama mondiale; a Hidetoshi Nagasawa, giapponese, ma cittadino onorario di Casarano dal 2004, artista contemporaneo; a Paride De Masi, imprenditore, presidente del gruppo “Italgest”; infine, a Mariella Primiceri, vice questore aggiunto della Polizia di Stato.

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La consegna delle statuette ha messo, però, un po’ in ombra, almeno nei resoconti della stampa, i premi per i progetti degli studenti degli istituti superiori della città, che poi era lo scopo principale dell’iniziativa. Il “Premio Casaranello”, infatti, per incentivare e valorizzare le iniziative a sostegno dello sviluppo economico del territorio, si propone di assegnare ogni anno cinque borse di studio del valore complessivo di 10mila euro

i e Bruno Conte,l Barbara Chiappin serata finale de lla i conduttori de llo ne Premio Casara

Hidetoshi Nagasawa

Riconoscimenti speciali ai casaranesi « che hanno dato lustro alla città; cinque borse di studio per un totale di 10mila euro agli studenti delle scuole superiori

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agli studenti che presentano progetti originali. Il lavoro che ha vinto la prima edizione del premio si chiama “Biosalento”, redatto dagli alunni delle classi quarta e quinta B Informatica dell’Istituto superiore “Meucci”, guidati da Giuseppe Polimeno. “Biosalento” ha lo scopo di agevolare le transazioni commerciali dei prodotti agricoli biologici, tra i piccoli coltivatori dell’interland salentino ed i consumatori, alla ricerca di prodotti tracciabili e di qualità. Il progetto intende convertire l’attuale sistema di vendita diretta in una rete di vendita che vede come principale mediatore, tra agricoltore e consumatore, un portale web. Gli autori del progetto, vincitori della borsa di studio di 4mila euro, sono Marco Nenni, Matteo Causo, Antonio Raia, Stefano Raia, Vincenzo Santoro, Michele Di Seclì, Mattia Renna ed Emanuele Parrotto. “Per il Salento un progetto di…vino” è il titolo del lavoro secondo classificato (2mila euro), elaborato da tre studenti della classe quinta “Ase” dell’Istituto Professionale “Bottazzi” – Emanuele Marinosci, Vito Troisio e Luca Troisi – coordinati da Maria Gabriella Carlino. Il progetto propone di costituire un’enclave dei Comuni del basso Salento per la creazione di una zona doc dove si producano vini dai vitigni autoctoni, come il “Bianco d’Alessano” e il “Susumaniello” quasi scomparsi dal territorio salentino. Anna Serena Fiesole, Chiara Endemione-Antonaci e Matteo Reho, classe quinta B “Igea” dell’Istituto Commer-

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e idee

Paride De Masi

ciale “De Viti-De Marco”, sono gli autori del progetto “100 centri storici salentini nel mercato globale”, terzo classificato, (borsa di studio di 1.750 euro). Obiettivo del progetto è proiettare nel mercato globale un modello commerciale unico. Mediante appropriati interventi, ciascun Comune favorisce la riqualificazione delle rete distributiva, potenziando una determinata categoria merceologica nella cornice del proprio centro storico. In tal modo, i Comuni aderenti all’iniziativa, in rete, organizzano un’esposizione assortita e permanente dei vari prodotti tipici locali. Ogni centro storico diventa così una vetrina di una esposizione più ampia, l’intero Salento. Il premio di 1.250 euro è andato ad Alessandra Spennato e Lucia Imperiale, della classe quinta B “Igea” dell’Istituto Commerciale “De Viti-De Marco”. L’iniziativa, intitolata “Assisi chiama S. Maria di Leuca”, si rivolge agli anziani che costituiscono il maggior flusso turistico internazionale. Il lavoro propone di far conoscere agli anziani il territorio salentino, l’arte, la cultura, il clima temperato, in periodi di “bassa stagione”. Il quinto progetto vincitore (mille euro) è stato “Emergenza legalità”, ideato da due alunne della quinta B “Igea” del Commerciale “De Viti-De Marco”, Ylenia Marsano e Vanessa Gerbino, coadiuvate da Antonio Maggio. Il progetto esorta i soggetti pubblici e privati, le organizzazioni politiche, sociali ed economiche ad intraprendere in modo organico una plu-

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CASARANO PROGETTI VINCENTI z

Paolo Nespoli, astronauta, ha inviato il proprio saluto ai partecipanti al Premio

ralità di iniziative, localizzate, inizialmente, su un determinato territorio, al fine di far crescere la coscienza civica del cittadino. Le domande di partecipazione alla prima edizione del “Premio casaranello” sono state 43, concretizzate in 21 progetti provenienti dall’Istituto Tecnico Commerciale “De Viti-De Marco” (undici lavori), dall’Istituto d’Istruzione Superiore “Meucci” (cinque), dall’Istituto d’Istruzione Superiore “Bottazzi” (uno), dal Liceo Classico “Alighieri” (due) e dal Liceo Scientifico “Vanini” (due). I partecipanti complessivi sono stati 54, di cui 26 studentesse e 28 studenti. Una citazione merita la studentessa Ilaria Carissimo (prima E del Commerciale) la più “giovane” partecipante al concorso, ideatrice del progetto “Il problema dell’inquinamento”.

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MATINO

TEMPO DI BILANCI z

Matino, quattro anni dopo GIORGIO PRIMICERI, SINDACO DI MATINO, TRACCIA UN BILANCIO DEL SUO OPERATO AD UN ANNO DALLA FINE DI MANDATO zx di Antonella Coppola

E’ ormai iniziato il conto alla rovescia per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Matino. Manca, infatti, meno di un anno all’appuntamento elettorale per scegliere la nuova coalizione che dovrà amministrare il paese nei prossimi anni. Ma quale è, allo stato attuale, Giorgio Primiceri il bilancio del governo di centrodestra che, con Giorgio Primiceri (Forza Italia) in testa, ha guidato il paese in questi quattro anni? Ne parliamo proprio con il primo cittadino, programma elettorale alla mano. Tante le cose fatte e tante, per la verità, quelle ancora da fare. Qual è il cavallo di battaglia della sua amministrazione? “Le opere pubbliche. Da questo punto di vista si sta facendo tantissimo, in quanto si sta realizzando ciò che l’amministrazione ha programmato nei precedenti tre anni: sistemazione degli ingressi della città, di aree a verde come il parco bosco, piazza Repubblica, piazza Europa e altre sette piazze del paese i cui lavori prevedono piantumazione e arredamento; il completamento delle opere di urbanizzazione nella zona PEP; la ristrutturazione e l’adeguamento a norme di sicurezza delle scuole; la sistemazione degli impianti sportivi e il rifacimento del manto stradale nella quasi totalità delle strade. Si aggiun-

Cavallo di battaglia « dell’amministrazione Primiceri sono le opere pubbliche, quasi tutte già realizzate. Il rammarico più grande: i rallentamenti delle procedure causati dalla burocrazia

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gano il raddoppio della fognatura nera in alcune aree del paese e l’installazione di nuovi tronchi nelle periferie; l’inizio dei lavori per la ristrutturazione del palazzo marchesale e di porta Carrese e il completamento dell’impianto di pubblica illuminazione anche nelle zone più periferiche”. Come procede l’ampliamento della zona industriale? “Abbiamo proseguito l’iter burocratico iniziato dalla precedente amministrazione espropriando una prima fascia e assegnando i lotti. Ci auguriamo che, dopo questo primo passo, si possa procedere all’esproprio di una seconda fascia che prevede oltre a locali artigianali anche locali commerciali. L’altro aspetto fondamentale è stato quello turistico: è stato, infatti, creato un front-office e si è cercato di creare un’associazione di Comuni che preveda lo sviluppo degli stessi a livello turistico”. Qual è stato il rammarico più grande? “Quello di aver dovuto constatare che la burocrazia gioca, ancora oggi, un ruolo determinante nel rallentamento delle procedure”. Da qui ad un anno, quali sono gli impegni che prende con i suoi concittadini? “Completare tutti i lavori pubblici, a parte il palazzo Marchesale; creare le premesse per la riqualificazione del centro storico e trovare le fonti di finanziamento per la ristrutturazione e la riqualificazione di piazza Primiceri che con i suoi 57mila metri quadrati potrà diventare il fiore all’occhiello di questa cittadina. L’idea è di destinarla a luogo per il tempo libero e ad commerciale. A tal proposito è stato bandito anche un concorso di idee a livello nazionale”. La domanda è d’obbligo: si ricandiderà alle prossime elezioni? “Non lo so. Se riuscirò a completare tutte le opere pubbliche, potrei sentirmi già a posto così; diversamente è chiaro che mi farebbe piacere portarle a compimento considerando gli anni di duro lavoro che ho speso per la società matinese”.

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PARABITA RASSEGNE ESTIVEz

Una nuova “Arte in Parabita” STESSO NOME E STESSO PERIODO DELL’ANNO. MA QUEST’ANNO LA KERMESSE CAMBIA PELLE zx di Antonella Coppola

Il nome è lo stesso e l’ap- dal centro storico. Basti pensare che oltre alla inaugurazione, puntamento è di certo tra di fronte al santuario si terrà anche lo spettacolo importantisquelli più attesi. Si sta parlan- simo della Compagnia dei folli che rappresenteranno l’Inferno do della manifestazione “Arte di Dante senza l’ausilio di un palco”. in Parabita” che si svolgerà a Fitti e ricchi saranno gli appuntamenti. Parabita dal 19 al 29 agosto. Nella serata inaugurale saranno presenti importanti noTante le novità e, di sicuro, mi dello spettacolo che terranno a battesimo le varie inizianon di poco conto. tive e i giovani talenti che saranno i protagonisti del festiLa prima in assoluto è val. Dal 20 fino al 28 agosto avrà un posto di primo piano il rappresentata dal fatto che centro storico, con le sue corti che si trasformeranno in Michele Placido sarà il diret- palcoscenico. Placido terrà un suo spettacolo così come i Adriano Merico tore artistico dell’intera ras- ragazzi dell’Accademia “Silvio D’Amico”. segna, mentre negli anni scorsi ha offerto soltanto una colA questi sono da aggiungersi altre “micro-situazioni” sia di laborazione artistica. teatro che di balletto che di musiE poi, l’associazione “Arte in Confermati inoltre tutti gli incon“Arte di Parabita” diventa ca. Parabita” con il contributo deltri culturali e le mostre. l’amministrazione comunale e deltutta questa settimana a teproduttrice di uno spettacolo nereInallegra la Provincia, diventerà produttrice Parabita ci penserà teatrale che sarà distribuito dal anche la banda di Calw che è comdi uno spettacolo teatrale. “Si tratta - spiega il sindaco posta da 70 ragazzi adolescenti Teatro pubblico pugliese. Adriano Merico - di un esperimento che, nel pomeriggio, gireranno per di prosa, musica e balletto il cui tile strade del paese allietandole Michele Placido direttore tolo è ‘Solo donne sole’. La prima con la loro musica leggera. artistico della rassegna nazionale si svolgerà proprio a “Da non perdere inoltre - conParabita il 23 agosto. Dopo entrerà clude il primo cittadino - la serata a far parte del circuito del teatro di lirica che si terrà il 20 agosto pubblico pugliese”. Verranno rappresentati testi tratti da con la rappresentazione dell’opera ‘Il trionfo dell’onore’ di “Amanda” di Nino D’Agata, da “Ruth” di Arnold Wesker e da Alessandro Scarlatti e che sarà portata in scena dai giovani “Grasso è bello” di Franca Rame. La regia è di Andrea Ozza, lo vincitori del concorso lirico nazionale ‘Terra di Leuca’, che si è scenografo è il giovane parabitano Biagio Fersini e la supervi- tenuto a Morciano”. sione è di Michele Placido. Tante novità attendono, dunque, quest’anno, gli appassioAltra novità importante è il coinvolgimento, nella rap- nati d’arte. Tante, tranne una: gli spettacoli, infatti, sono tutti presentazione degli spettacoli, di piazza Regina del Cielo assolutamente gratuiti. dove addirittura si svolgerà la serata inaugurale. “In questo modo - continua Merico - il festival esce fuori

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BOLLETTINO PER I NAVIGANTI

Dirigenti subalterni? Spesa pubblica al collasso zx di Mario De Donatis*

Il Governatore, Mario Draghi, ha riproposto, ultimamente, il tema della spesa pubblica, oggetto di cicliche attenzioni e di colpevoli distrazioni. È una tematica che interessa, nel suo insieme, il sistema istituzionale del Paese anche per le esposizioni di cui si parla e che richiederebbe una manovra da “finanziaria” per risanare i soli bilanci di qualche Regione. In Puglia si registra, al momento, almeno negli ambienti degli addetti ai lavori, una ipersensibilità su tale questione, perchè investita dal caso Taranto. È una storia annunciata quella di Taranto, ma potrebbe riguardare, molto presto, altre città, altre province, altre regioni. In altra sede, già nel giugno 2005, ho segnalato che la separazione dei poteri, tra livelli istituzionali e burocrazia, e la fragilità di quest’ ultima – determinata da una legislazione che, di fatto, ha superato il principio costituzionale della imparzialità della pubblica amministrazione (un tempo salvaguardato con le assunzioni per pubblico concorso e con la stabilità della dirigenza) – potevano produrre, nel tempo, frutti molto amari. Anche perchè aboliti i controlli, superata la terzietà è difficile, alla fine, individuare le responsabilità connesse alle decisioni assunte. C’è da dire che l’obiettivo originario, perseguito dalle forze politiche, era quello di superare il sistema dei controlli e velocizzare la spesa per l’attivazione di politiche efficaci ed efficienti. Tanto richiedeva una riforma della pubblica amministrazione imperniata sulla divisione dei poteri tra livelli istituzionali, responsabili della programmazione e degli atti di indirizzo, e burocrazia, titolare della gestione e delle corrispondenti responsabilità. Questo tassello è venuto meno. Una proliferazione di norme ha vanificato la Bassanini, rendendo subalterna e debole la dirigenza pubblica (sottoposta a spoil sistem, rotazioni e sempre più interessata da processi di ricambio, attivati con il ricorso a professionalità esterne e con contratti a tempo determinato) . Quali politiche per lo sviluppo possono trovare accoglienza se anche la dirigenza pubblica è vista quale componente di un sistema funzionale alle maggioranze di governo ? Penso che gli organi di stampa, le emittenti televisive non possano limitarsi a denunciare con editoriali e servizi, il quadro desolante delle tante Taranto che si conoscono, pensando alle tante di

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cui si sa, ma che, ancora, non vengono ufficialmente alla luce. Difficilmente anche il Governo Prodi potrà definire una terapia sulla spesa pubblica e, in ogni caso, troverà sempre molti ostacoli se non nasce una diffusa consapevolezza sulle patologie che hanno determinato, e non da ora, la situazione che viene, da più parti, denunciata. C’è bisogno di un consulto serio ed urgente, con specialisti in grado di assicurare un quadro clinico d’insieme, su cui intervenire. E per sconfiggere le patologie, che interessano il malato, c’è bisogno di tutti. Di medici autorevoli e severi, di istituzioni in grado di collaborare, così come viene chiesto ai pazienti, e di cittadini pronti a vigilare sulla applicazione delle terapie. Utopia ? Ritornando al ruolo della stampa penso che debba assumere un ruolo di primaria importanza. Perchè non promuovere sistematici forum per valutare la ricca sintomatologia di cui si è a conoscenza ? Perchè non rivisitare le cause, non lontane, che determinarono la crisi finanziaria della Regione Puglia e del relativo risanamento che, ancora oggi, costa ai pugliesi in termini di minore sviluppo, in considerazione delle ingenti risorse finanziarie sottratte,annualmente, per far fronte alle rate dei mutui, a suo tempo, accesi ? E tanto per richiamare all’attenzione di tutti un’esperienza amara che, pare, non abbia insegnato nulla. * Presidente associazione “Identità e Dialogo”

L’editoriale di Mario De Donatis è stato scritto prima del 20 giugno, data in cui la procura di Bari ha chiesto l’arresto di Raffaele Fitto, ex presidente della Giunta regionale, Paolo Pagliaro, editore di Telerama e Giampaolo Angelucci, industriale romano (per questi ultimi sono stati chiesti agli arresti domiciliari). La pesante cappa che è caduta sulla credibilità e l’imparzialità della pubblica amministrazione, rende l’intervento di De Donatis ancor più amaro e attuale. Soprattutto se letto in relazione al contenuto delle intercettazioni delle telefonate del nostro editorialista, ex capo di Gabinetto della Regione Puglia. Dalle intercettazioni, inserite nella documentazione dei magistrati, si desumono le “pretese illegittime” (così definite dal giudice De Benedictis) di Fitto, non soddisfatte da De Donatis. (si legga a pag. 9). M.L.M

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SPORT

FURBI, ORBI ET SORDIz

Aver compagni al duol Servirebbe una benedizione! Una benedizione di quelle che fanno breccia nei cuori indirizzandoli verso la redenzione; quella morale naturalmente. Una di quelle furbi et orbi e perché no, furbi, orbi et sordi. Chi e quanti siano i furbi lo sappiamo perfettamente e dunque li lasciamo al loro gioco preferito: i telefonini. Gli orbi ruotano naturalmente intorno con frequentazioni assidue e qualche collaborazione. Loro, gli orbi, ovviamente non hanno visto niente; mai niente! Ci sono poi i sordi, una categoria contigua, anch’essa ignara, forse allampanata, salvo manifestare stupore allo scoperchiarsi di quel pentolone tanto rassomigliante al bugliolo. Poi il miracolo! Guariscono tutti; per l’appunto miracolati! Adesso tutti vedono e sentono; e naturalmente parlano e scrivono dopo aver fiutato l’aria ed aver intuito che il carro del vincitore ha cambiato targa, percorso e soprattutto conducente. Il meccanismo a ragnatela, e perché no, a piovra, organizzato dai furbi capitanati da Moggi Luciano sembra essere così oliato. così perfetto, così ben funzionante e collaudato da far supporre, anche per il linguaggio telefonico puntellato di ammiccamenti come un vero e proprio codice semisegreto, che i primi tentativi messi in atto per addomesticare arbitri, designatori, bilanci e partite, non abbia visto la luce all’alba del campionato 2004-2005. A pensar male, si sa, si fa peccato (veniale) però ci si azzecca; dunque non si va lontano dal varo immaginando che la mattanza abbia preso il via parecchio tempo prima; forse non è del tutto fantasioso dubitare della regolarità di altri campionati; e poiché la volpe perde il pelo e mantiene il vizio, talvolta perfezionandolo, mettiamoci anche il campionato appena concluso; ma questo è un discorso a parte.

Ci stavamo infatti occupando degli orbi e dei sordi per non disturbare i furbi impegnati al telefono; furbi e sordi: zx di Gavino Coradduzza come individuarli? E’ semplice: basta un leggero esercizio di memoria e una rapida incursione negli archivi dei quotidiani sportivi e no. Conclusa questa operazione il quadro apparirà chiarissimo e, con esso, le scelte di campo. Troverete da una parte qualche raro esempio di sentinella che più di qualche volta aveva fatto suonare la sirena d’allarme beccandosi puntuali reprimenda dai buonisti a colpi di “queste sono chiacchiere da bar, nella migliore delle ipotesi da salotto” e la immancabile conclusione quasi evangelica: “tutti possono sbagliare, ma sempre in buona fede”. Già,in buona fede. Fede in che cosa lo si è ben capito dopo. Da un’altra parte si potrà individuare la folta schiera di orbi e sordi (quelli della buona fede per intenderci); possiamo anche definirli questuanti, magari solo per qualche cena e una manciata di tessere d’ingresso gratuito negli stadi; insomma un esercito di Esaù, figlio di Giacobbe, a suo tempo venduto per un piatto di lenticchie. Ora mi si consenta di ricordare che, per aver pubblicamente dichiarato di non credere affatto alla buona fede di taluni arbitri (la cosa accadeva più di un anno fa) qualcuno, la cui firma è in calce, si sentì minacciare querela, per fortuna mai presentata. Quel tale di cui parlo non ha viaggiato in solitudine, ma la compagnia non era certamente numerosa. Ma sapete com’è: aver compagni al duol scema la pena, ed è proprio così; è una grande verità quanto quell’altra che mi permetto di ricordarvi: “Aver compagni al duol SCEMI è una PENA”.

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Salento d’amare Card Young e il Tacco d’Italia sostengono le iniziative di Gesti di Vita (www.gestidivita.it)

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LA VIGNETTA z SERGIO STAINO

Così Sergio Staino commenta l’inchiesta del Tacco d’Italia dal titolo “Pagliaro: l’impero virtuale”, a cui è seguita una citazione da 260.000 euro da parte di Pagliaro




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