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EDITORIALE zx di Maria Luisa Mastrogiovanni
Cinema gay, pillole abortive e reality-Ruppi-show
Ancora una volta monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce dal 1988 e capo di tutti i vescovi pugliesi (in quanto presidente della Conferenza episcopale regionale) ha gettato il suo anatema. E il suo monito ha fatto proseliti autorevoli, nientepopodimeno che Fulco Ruffo di Calabria, che l’anno scorso abbiamo persino visto armato di pala, per scavarsi la fossa…biologica per i propri bisogni, nella trasmissione “L’isola dei famosi”. Il fatto: Ruppi ha invitato la troupe del film “Manuale d’amore2”, di Giovanni Veronesi, a liberare la “sua”piazza, piazza Duomo, da camion e attrezzature. Il motivo probabilmente risiede negli argomenti trattati dal film che in questi giorni si sta girando nel Salento: tra gli altri, fecondazione assistita e matrimoni tra omosessuali. Infatti una scena del film, girata nella sala consiliare del municipio di Lecce, riguarda proprio il “sì”, celebrato con rito civile alla Zapatero, tra Fosco (Sergio Rubini) e Filippo (Antonio Albanese). Indignato si
è dichiarato anche Severo Martini, assessore leccese alla comunicazione, marketing territoriale, turismo, forse preoccupato che il film potesse veicolare un’immagine distorta della città. Però, all’indomani dell’uscita della fiction sul “giudice Mastrangelo”, anch’essa girata e ambientata a Lecce (al contrario del film di Veronesi, che è ambientato in Spagna), stranamente nessuno, tantomeno Ruppi, si è indignato per l’immagine con cui si rappresentava Lecce: una città di pigri e “incuppinati”, tanto simpatici e coloriti, ma corrotti e massoni, con una Procura dove giudici e avvocati sono tra loro mariti, mogli, figli che, alla fine della giornata, dopo aver assegnato le inchieste al giudice più compiacente, vanno tutti insieme a cenare al Circolo cittadino. Nessuno colse, o volle cogliere, meno che mai il pio Ruppi, del quale la Procura pure conserva un qualche fascicolo che lo riguarda, il lato scabroso di quel quadretto. Per Ruppi invece è scabrosa anche la sola rappresentazio-
GOLEM Il sindaco di Casarano, il diessino Remigio Venuti, è un politico atipico: non è un grande comunicatore, si esprime con un linguaggio molto tecnico e non lo si vede spesso “in piazza” a offrire caffè e scambiare due chiacchiere con i compaesani. Militante comunista sin da ragazzo, sposato, medico veterinario, vicesindaco prima e da sette anni sindaco della sua città, si è trovato ad affrontare la crisi epocale del tessile, e soprattutto del calzaturiero, in quella che, della produzione manifatturiera “made in Italy”, è una delle tre/quattro località simbolo in Italia. La strategia di Venuti per dominare questo processo irreversibile è un esempio di lungimiranza e di convinto europeismo. Esponendosi alla critica dei compaesani, di chi avrebbe preferito interventi “simbolici” e immediati, ha lavorato per fare di Casarano il catalizzatore dei principali finanziamenti comunitari dell’intero Salento. Consapevole che la ripresa economica non potesse prescindere da rilevanti investimenti in infrastrutture, ha messo d’accordo 69 Comuni di tutti i colori politici, riuscendo ad attingere ad ingenti risorse comunitarie per la costruzione di strade e autostrade virtuali, formazione d’eccellenza, servizi. Guardando al triste destino di tante micro imprese familiari del comprensorio, ha puntato tutto sulle sinergie tra imprese e su una loro forte spinta all’innovazione. Anche su queste basi è nato il PIT 9 che di recente ha ammesso a finanziamento 13 consorzi di aziende che beneficeranno di complessivi 25 milioni di euro. Fiore all’occhiello di questo colossale impegno di programmazione è la costituzione di Area Sistema, consorzio di 15 Comuni con Casarano capofila. In un basso Salento sottorappresentato nelle Istituzioni provinciali e regionali, l’opinione del Golem è che Venuti, anche in vista della programmazione 2007-2013, dovrebbe promuovere un’iniziativa di confronto tra personalità politiche del territorio per individuarne le concrete esigenze. Con personalità come Ria, Fasano, Casciaro, Antonica, Musio, perché non tentare dall’estremo tacco d’Italia un embrione del partito democratico?
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ne cinematografica di un matrimonio gay, arte peccaminosa. E tornando indietro di qualche mese, possiamo ricordare anche un altro peccato cui sono dediti alcuni ricercatori leccesi, quello della sperimentazione della RU486, la pillola abortiva che si sperimenta con successo, tra i pochi esempi in Italia, all’ospedale Vito Fazzi. Anatema anche sulla pillola, che permette a tante donne di abortire senza traumi (se possa mai essere non traumatico un aborto...) invece che con tutto il dolore che meritano. Da Roma, infine, anatema sull’eutanasia (difesa da Giorgio Napolitano. Ah, che boccata d’ossigeno un presidente laico!) e non ci meraviglieremmo se l’arcivescovo Ruppi, con perfetto tempismo da massmediologo, conoscitore di reality show, intervenisse anche su questo. In fondo, è il capo della Chiesa pugliese, o no? Ma prima o poi ricorderà che Lecce è un capoluogo di provincia, città di uno Stato laico, non la capitale del suo impero? Il tacco d’Italia Il mensile del basso Salento Anno III - n. 30 - Ottobre 2006 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A.Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Marco Sarcinella, Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Guido Picchi, Antonio Lupo, Paolo Vincenti, Giuseppe Finguerra, Francesco Ria Francesco Barone, Antonella Coppola, Roberto Rocca FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 347 4013649
Unione Stampa Periodica Italiana - Tessera n° 14705 STAMPA: Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le) ABBONAMENTI: 15,00 e per 12 numeri c/c n. postale 54550132 intestato a Nerò Comunicazione Piazza Diaz, 5 - 73042 Casarano - www.iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° NOVEMBRE 2006
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ANGOLO 21 Questo è uno spazio libero per chiunque abbia qualcosa da dire. Raccoglie i pensieri, i commenti, gli interventi più strani o degni di nota che i lettori lasciano sulle pagine del quotidiano on line www.iltaccoditalia.info, il primo del Salento, con tre aggiornamenti al giorno sui temi più vari, dalla politica, all’economia, alla cultura agli spettacoli. E, allora, l’invito è aperto a tutti: fatevi sentire, partecipate alla vita del quotidiano on line. Potete commentare ogni singolo articolo e le rubriche, iscrivervi al forum e rispondere ai pensieri dei blog. 24 ore su 24. Sta nascendo la prima grande community salentina. L’articolo 21 della Costituzione italiana garantisce libertà di pensiero e di espressione. E chi fa breccia nel cuore del Tacco, avrà qui un angolo per dire la sua.
//Volli, sempre volli E’ lì sul trono di Canale 5 ad attendere frotte di corteggiatrici. E come dare torto a queste frotte, se lui, il tronista, è proprio Giorgio Alfieri? Anni 25 e corpo statuario. […] E, ha specificato, non si è mai innamorato, non si è mai fidanzato, ma ha avuto tante tante donne (roba da tre notti e via, parole quasi testuali) e nulla più. Anzi, no. Ha detto di un bacio, il primo bacio, ad undici anni, durato circa due ore e tanto passionale. […] E se ad undici anni era capace di offrire alla sua donna un bacio appassionato di due ore, a 25 anni che cosa saprà offrire il nostro Alfieri? Giorgio, ovviamente, e non Vittorio. Chè quella è un’altra storia. Ma anche questa può essere poesia. Laura Leuzzi, dalla rubrica “La tronista”
www.iltaccoditalia.info/sito/index-r.asp?id=246
//Indulto sì! indulto no! Questione d’inciucio Un terzo dei detenuti sono extracomunitari. Un terzo dei detenuti sono consumatori di quelle droghe ritenute illegali. Il restante terzo dei detenuti si divide tra i vari reati previsti dal codice. A che serve fare leggi che riempiono le carceri se poi le svuotiamo? Guido Picchi, dal blog “L’eretico” www.iltaccoditalia.info/blog/?b=2
Come ha giustamente detto Marco Travaglio nella prima puntata della trasmissione di Santoro (per il resto piuttosto deludente e demagogica), in Parlamento ci sono 85 signori condannati o rinviati a giudizio in processi penali. Serve aggiungere altro? Mario (commento al blog)
//La filosofia è morta. O forse no Dissolvendosi, la filosofia ha lasciato il campo alla scienza, cui è stato demandato il compito di dirci che cosa è la realtà e come è strutturata. Eppure, citando Wittgenstein, “anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure toccati”. Molti problemi che toccano la coscienza dell’uomo contemporaneo, non sono risultati poi, risolvibili su un piano strettamente scientifico. Per questa funzione di raccordo interdisciplinare l’approccio filosofico è sembrato il più idoneo.
//Il reality show dello sbarco in Libano 6 settembre 2006 Chissà che cosa avranno pensato i libanesi quando hanno visto sbarcare sulle loro coste i soldati italiani nei giorni scorsi. Già, perché ad attendere i nostri militari c’erano decine e decine di telecamere, centinaia di giornalisti, fotoreporter, tecnici radiotelevisivi. Una volta era l’esercito ad arrivare per primo. Ora la TV arriva prima di tutti e prepara il set per le riprese.
Marco Sarcinella dalla rubrica “Il pensatoio” www.iltaccoditalia.info/sito/index-r.asp?id=293
//Primarie sì, primarie no Ha vinto Rotundo, ma perché Corvaglia ha fatto le scarpe alla Capone sottraendole voti dall’ambiente margheritino; Manni si è imposto, anche se appoggiato solo da Rifondazione provinciale e regionale - dunque i rifondaroli leccesi hanno votato Rotundo; gli infiltrati della destra hanno tutti votato Rotundo perché ritenuto il candidato più “debole” in un eventuale scontro con la Poli o con Perrone. E così ci ritroviamo a concorrere contro il centrodestra con il candidato ideale per far vincere la destra...per colpa di una sinistra spaccata, per colpa di uno strumento, le primarie, strumentalizzato da chi vuole fare la conta dei voti (Corvaglia l’ha detto chiaramente) in vista delle poltrone. Le primarie, così fatte, non sono più uno strumento di democrazia. Sara, commento al “Tema del mese”-18.9.06 www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=630
Le primarie, ovunque e per chiunque si facciano, sono solo un modo deleterio di aggirare questioni e litigi che possono sorgere tra le nomenklature dei diversi partiti. Non portano alla democrazia sostanziale, che è un obbiettivo della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, ma un puro strumento consultivo, quasi sondaggistico, fuori dalla cultura e dalla storia del nostro Paese. Angelo Minenna, consigliere comunale Pdci Ugento, commento al “Tema del mese”, 12.9.06 www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=584#commenti
Francesco Ria, dalla rubrica “Ivan il matto” www.iltaccoditalia.info/sito/index-r.asp?id=571
//I mass media e l’Islam contro il Papa Il dato casomai è un altro: la ricezione di questa alta lezione di teologia cattolica e, nel contempo, di esegesi della teologia coranica, è stata filtrata dai mass-media europei come la rottura del «dialogo» voluto da Giovanni Paolo II - cosa di per sé almeno in parte vera, ovviamente in un senso del tutto diverso - ma senza porre l’accento sulla difesa della civiltà occidentale cristiana e laica. A dimostrazione di ciò, circola una vignetta sui siti dei fondamentalisti islamici che raffigura Giovanni Paolo II nel gesto di liberare la colomba della pace e, di fianco, un Benedetto XVI, fucile in mano, che la impallina. Pura distorsione della realtà. Cosimo Fracasso, dal blog “Tamburo battente” www.iltaccoditalia.info/blog/?b=4
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BOLLETTINO PER I NAVIGANTI Europa, la stampa se ne dimentica. E la Puglia “spende comunque” zx di Mario De Donatis*
E’ Badaloni, un nome del giornalismo televisivo, ma anche ex Presidente della Regione Lazio, ad aprire i lavori del seminario per “amministratori eletti e per funzionari”. Una iniziativa, nell’ambito delle giornate di studio programmate, in Sardegna, a La Maddalena dall’Aiccre, per fare il punto sul grado di interesse e sulla qualità della informazione che la stampa riserva all’Unione Europea. Badaloni non ha dubbi: “Gli italiani hanno, ancora, un gran voglia di essere Europei, con una forte incapacità ad esserlo”. Sul banco degli imputati anche i telegiornali che riservano solo il 2,34% del tempo per le attività delle Istituzioni europee. Ma è soprattutto la qualità dell’informazione che, nel dibattito, richiama l’interesse di molti. Non si può prescindere da un’attenta e sistematica informazione per rafforzare il ruolo e l’immagine dell’Europa. Perché, nel caso specifico, l’informazione non serve solo per annunciare i grandi obiettivi della Commissione, del Consiglio, del Parlamento europei. Né si può fermare ad evidenziare i percorsi della politica euromediterranea di Barcellona o la strategia di Lisbona. O, ancora, ad annunciare possibili ruoli dell’Unione Europea nella politica estera. C’è, anche, e questo è emerso chiaramente nelle altre sessioni di studio del seminario, la necessità che la stampa sia attenta alla dimensione regionale (la dimensione nella quale vengono programmate ed attivate le politiche di sviluppo comunitarie). Perché è in questa dimensione che prendono corpo le opportunità per i giovani, per le imprese. Ed è in questa dimensione che la stampa può assicurare l’attivazione di una forte partecipazione democratica e di un migliore controllo sociale. Non solo per la definizione di azioni e misure, di priorità e risorse finanziarie da assicurare, ma anche per monitorare l’impianto complessivo dei documenti programmatici. Per verificare se l’impianto corrisponda o meno agli stessi valori e principi dell’Unione Europea. Certo, dando uno sguardo a casa nostra, se la Regione Puglia si fosse dotata, per tempo, dei due organismi statutari, il “Consiglio delle Autonomie locali” e la “Conferenza regionale permanente per la programmazione economica, territoriale e sociale”, ora ci sarebbero minori preoccupazioni. I due organismi, invece, rischiano di diventare operativi ad avvenuta definizione del quadro programmatico della politica di coesione per il 2007 – 2013, con sicuri deficit di partecipazione democratica e di confronto sulle reali priorità del territorio.
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C’è poi tutto un altro capitolo che la stampa dovrebbe curare, magari in forte connessione con gli Istituti di ricerca. E’ il capitolo che si riferisce alla spesa nel Mezzogiorno. Non si può rimanere legati alla politica dello “spendere comunque”. Perché lo sviluppo è legato allo “spendere bene”. Ed anche perché lo “spendere comunque”, sport regionale molto diffuso, che ha assorbito le migliori energie di allenatori di rango, potrebbe nascondere tacite intese per le “politiche per il consenso”. Il più grande tradimento per le future generazioni, allevate nelle aspettative che genera la crescita della domanda interna ed esposte ad una realtà terribile del dopo 2013, se le risorse impegnate non dovessero attivare circuiti virtuosi per lo sviluppo e l’occupazione. * Presidente associazione “Identità e Dialogo”
LO STRANIERO
Evviva l’autunno della tarantola
zx di Guido Picchi
La lunga estate della tarantola è ormai giunta al termine. In questi tre mesi mi sono spesso domandato: che cosa penserebbero i turisti se potessero vedere le spiagge, che hanno affollato per settimane, tornate libere e al massimo splendore? Che cosa direbbero constatando che il traffico è diminuito se non proprio sparito? Che cosa ascolterebbero per non dormire la notte ora che le discoteche e i locali sono perlopiù chiusi? Quanta meraviglia li colpirebbe, infine, scoprire che per una birra e un panino è difficile spendere più di 3 euro? Non so cosa penserebbero ma so che io sono felice di potermi godere appieno questa terra per i prossimi nove mesi.
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ATTUALITÀ
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z LA PARTITA A MONOPOLI
Chi gestisce “Parco della Vittoria IN PROVINCIA DI LECCE SONO NATI, IN QUATTRO ANNI, QUATTRO PARCHI NATURALI. MA ORA NON SI SA A CHI SPETTI LA GESTIONE. OSSIA FINANZIAMENTI, ASSUNZIONI, IN UNA PAROLA: LA “POLPA”. IL POTERE zx di Laura Leuzzi
a Puglia gioca a Monopoli. Per chi non lo sapesse, il gioco consiste nell’accumulare capitale per acquistare terreni sui quali costruire case ed alberghi. E così, ogniqualvolta i concorrenti sostano sull’altrui proprietà, sono costretti a pagare una tassa. Le partite a Monopoli si caratterizzano per la foga con la quale i concorrenti investono, acquistano e rivendono. Una corsa all’ultima strada. E all’ultimo parco. Il parco più ambito è parco della Vittoria. Che è molto costoso ma frutta tanti interessi a chi lo possiede. La partita a Monopoli, in Puglia, si è aperta quattro anni fa, quando nel dicembre 2002, la Regione ha isti-
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« In provincia di Lecce non si è mai costituito un “ente gestore del parco”, sebbene previsto dalla legge; il che significa: possibilità di accedere ai finanziamenti, ma difficoltà ad amministrali
»
tuito il primo parco naturale: “Bosco e Paludi di Rauccio”, un’area naturale che ricade nel territorio del Comune di Lecce. Da quel momento la tematica ambientale è tornata alla ribalta. E la Regione sembra tenerla in grande considerazione. Soprattutto negli ultimi mesi, se si considerano l’impegno con cui la giunta regionale si è mossa nell’istituzione di nuovi parchi naturali e la soddisfazione con cui Michele Losappio, assessore regionale all’Ambiente, ne ha dato, di volta in volta, comunicazione ufficiale con slogan altisonanti del tipo “Tre parchi in cinque mesi”.
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ria”
I parchi naturali regionali della provincia di Lecce sono quattro. In ordine di istituzione, essi sono il parco “Bosco e paludi di Rauccio” (23 dicembre 2002), la riserva naturale orientata “Palude del Conte e Duna Costiera – Porto Cesareo” (15 marzo 2006), il parco “Porto Selvaggio e Palude del Capitano” (15 marzo 2006)e il parco “Isola di S. Andrea e litorale di Punta Pizzo” (10 luglio 2006). (Per la differenza tra parco naturale e riserva naturale, vedi box a lato). Ma, una volta istituito il parco naturale, bisogna gestirlo. E secondo la legge (l.r. 19/97), questo spetterebbe ad
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un ente gestore, costituito ad hoc, il cui consiglio direttivo dovrebbe essere composto da Regione, Provincia, Comuni interessati e associazioni operanti sul territorio. A questo ente tocca elaborare dei progetti di gestione dell’area naturale, potendo contare sui finanziamenti (regionali e comunitari), cui un parco può accedere dal momento della sua istituzione. Ma un tale ente, in provincia di Lecce, non si è mai costituito e la gestione di ogni parco è stata affidata al Comune di riferimento. Questo può chiedere ed ottenere i finanziamenti che, in mancanza dell’ente gestore e, di conseguenza, di progetti di gesione, non potranno mai essere amministrati in maniera snella e razionale. In alcuni casi, la gestione è andata al Comune solo in via provvisoria. E’ provvisoria la gestione del Comune di Lecce sul parco “Bosco e Paludi di Rauccio” e del Comune di Gallipoli sul parco “Isola di S. Andrea - Litorale di Punta Pizzo”. Inoltre, attualmente, tutti i parchi della provincia ricadono nel territorio di un solo Comune; è, pertanto, semplice affidarne la gestione. Ma, nel caso di parchi che interessano più Comuni l’affidamento della gestione risulterebbe più complicato. E’ quindi urgente stabilire a chi spettino controllo e gestione di un parco, anche perché da questo dipende il futuro dell’area. Sta all’ente gestore, infatti, elaborare per il parco un piano territoriale (una sorta di piano regolatore dell’area), un piano pluriennale economico-sociale e un regolamento (ai sensi della l.r. 19/97) ed amministrare i finanziamenti regionali e comunitari indirizzati all’area protetta; dare vita, insomma, al parco che, altrimenti, rimarrebbe praticamente abbandonato a se stesso. E la sua istituzione risulterebbe praticamente inutile. Sulla questione della gestione di un parco naturale, Comuni, Provincia e Regione hanno posizioni differenti. E fino a che le istituzioni non avranno trovato un accordo, sarà difficile vedere realizzato il sogno di Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia, del “Salento come parco”.
//Parco o riserva? In base alle legge regionale 19/97, si definiscono “parchi naturali regionali” quelle aree protette che costituiscono un sistema omogeneo quanto ad assetto naturale dei luoghi, valori artistici e tradizioni culturali delle popolazioni locali. Sono, invece, detti “riserve naturali regionali” i territori che presentano uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche. Tra le riserve naturali, si dicono “orientate”, quelle in cui, per determinate caratteristiche di conservazione ambientale, sono consentiti interventi di sperimentazione ecologica, compresi quelli rivolti al restauro o alla ricostituzione di ambienti e di equilibri naturali degradati. L’albergo nel parco naturale. La vicenda dell’ecomostro Orex che sta sorgendo nel parco naturale di Ugento, vista da Crazy Cat
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“Gestione ai Comuni, ma sia sistema” “E’ necessario stringere i tempi per l’organizzazione della gestione dei parchi naFrancesca Pace, dirigente turali, perché dell’Ufficio Parchi bisogna indicadella Regione Puglia re, insieme ai vincoli, anche gli indirizzi di sviluppo dell’area. Questo è compito dell’ente di gestione del parco. La legge 19/97 individuava come ente di gestione un unico organismo trasversale dove fossero presenti Co-
muni, Province e Regione. Ma già ai tempi dell’istituzione del “Bosco e paludi di Rauccio”, nel 2002, l’idea era che questi enti gestori fossero costituiti su base provinciale e che, dunque, ci fosse un ente strumentale per ciascuna provincia. Ma i parchi della provincia di Lecce hanno tutti piccole dimensioni e, quindi, una soluzione di questo genere sembrava sproporzionata rispetto al territorio da gestire. Si è optato, quindi, per la gestione comunale, che può avere aspetti positivi e negativi.
Infatti, secondo il principio di sussidiarietà, per cui le decisioni politiche devono essere prese al più basso livello territoriale, la gestione comunale dovrebbe essere la più adeguata, in quanto la più diretta. Nello stesso tempo, però, essa rischia di isolare il parco dal resto del territorio. Esistono, poi, a livello comunale, problemi di competenze e di strutture. E’ necessario, quindi, che i Comuni facciano sistema. Lo stesso territorio salentino, per come è strutturato, fa pensare ad un’interconnessione tra le aree naturali”.
“Gestiscano i Comuni; la Provincia controlli” “A b b i a m o fatto bene a vincolare certe aree naturali, però ora dobbiamo proGiovanni Pellegrino, presidente della Provincia teggerle. di Lecce E le esperienze di gestione in provincia di Lecce sono pessime. Nel “Bosco e paludi di Rauccio”, ad esempio, si è consentito, appena fuori dal perimetro dell’area naturale protetta, di costruire opere idrauliche di captazione delle
sorgenti sotterranee dell’Idume. Poi è stata affidata la gestione al Comune di Lecce che a sua volta l’ha scaricata al wwf. E si sono consentite pratiche agrarie che non hanno niente a che vedere su come si gestisce un’area naturale protetta. E la Regione che politica ha seguito? Ha realizzato tutte queste microaree, per le quali la logica dell’enteparco non è adeguata, perché è pensata per un’area naturale protetta di grandi dimensioni, che interessi più Comuni. Non si possono costituire tanti enti-parco quante sono le pic-
cole zone che abbiamo realizzato, né se ne può realizzare solo uno che le gestisca tutte perché le distanze che ci sono tra le aree renderebbe difficile l’attività dell’ente. Io proporrei una soluzione migliore: lasciare la gestione ai Comuni, attribuendo alla Provincia un potere di coordinamento. Se si deve fare manutenzione boschiva nelle pinete, ad esempio, ha senso che per ogni pineta il singolo Comune faccia l’appalto? Le municipalità devono assumere maggiore protagonismo”.
“Un consorzio di Comuni e più certezze” “Un’area naturale protetta si porta dietro un significato culturale importante. Istituirla Giuseppe Accogli, sindaco di Andrano significa intraprendere un processo di sviluppo improntato alla salvaguardia ambientale. Gli obiettivi da conseguire sono favorire forme innovative di colture agricole, un diverso approccio verso le forme di energia alternativa, riflessioni sulla valorizzazione ambientale.
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Ma negli ultimi anni, ad una visione conservativa dell’area protetta, si è affiancata una visione più economica, nel senso che sempre più i parchi rappresentano un valore aggiunto in termini di economia. Il protagonismo degli enti locali che ha caratterizzato la provincia di Lecce in riferimento alle aree naturali protette, per cui ogni Comune ha potuto gestire il parco naturale ricadente nel proprio territorio, viene mortificato nella legge regionale 25 del 2002, che nel consiglio direttivo dell’ente parco prevede la pre-
senza anche di Provincia, Regione, associazioni. Il problema della gestione è ancora più complesso per aree che interessano più Comuni. La mia proposta è di porre ordine. Il Consorzio di Comuni, in questo caso, può essere una soluzione, ma si faccia una modifica della legge regionale affinché si dia certezza di nomine e di responsabilità; e di dotazione finanziaria, soprattutto, perché questa è fondamentale per raggiungere l’obiettivo della gestione intelligente e dello sviluppo sostenibile di un territorio”.
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Palude del Conte - Porto Cesareo
Porto Selvaggio e Palude del Capitano
Bosco e Paludi di Rauccio
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//Parco per 584 motivi Il parco naturale “Bosco e Paludi di Rauccio” si estende per 1596 ettari comprendendo un bosco a lecceta, una zona umida e due bacini costieri. Il resto del territorio è a macchia mediterranea, gariga e aree agricole. Sono state censite 584 specie vegetali. La gestione provvisoria dell’area è stata affidata al Comune di Lecce (legge regionale 25/2002, istitutiva del parco).
//Il primo in Puglia Il “Bosco e Paludi di Rauccio” è il primo parco naturale istituito in Puglia. Il percorso per la sua nascita viene intrapreso dalle associazioni ambientaliste nel 1987. L’area di Rauccio è, da un lato, devastata dall’abusivismo edilizio
//Tre in uno Il parco “Porto Selvaggio e Palude del Capitano” è nato dopo 25 anni di attesa (legge regionale 6/2006). Esteso per circa mille ettari, comprende tre siti (Sic), Torre Uluzzo, Torre Inserraglio e Palude del Capitano, e numerose aree archeologiche; la ge-
cessiva convenzione, la Regione concede in gestione al Wwf di Lecce il bosco di Rauccio e l’adiacente zona umida Specchia di Milogna (60 ettari) “in modo che venga salvaguardata e gestita come oasi di protezione, favorendo la valorizzazione naturalistica e la costituzione di un parco naturale”. Con legge regionale 25/2002 il “Parco Regionale Bosco e Paludi di Rauccio” diviene realtà; la gestione è provvisoriamente affidata al Comune di Lecce. Alcune associazioni ambientaliste, però, lamentano scarso interesse dell’amministrazione per la valorizzazione dell’area.
Questione di primati. Il parco naturale “Bosco e Paludi di Rauccio” è stato il primo ad essere istituito in Puglia
costiero degli anni Ottanta (in località Torre Rinalda, Spiaggia Bella, Torre Chianca) e, dall’altro, in progressivo decadimento ambientale (caccia, disboscamenti, bonifiche, incendi). Nel giugno 1995, su determinazione del commissario liquidatore dell’Ersap Puglia (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Puglia) del novembre 1994 e sucstione è affidata al Comune di Nardò. Vi si riscontra un rilevante fenomeno carsico rappresentato da varie risorgive a forma di dolina, piene d’acqua salmastra, le “spunnulate”. Quanto a vegetazione, è segnalata la presenza, unica in Puglia, dello Spinaporci.
//Un percorso intermittente
25 anni di attesa. Il parco “Porto Selvaggio e Palude del Capitano” avrebbe potuto essere il primo della Puglia. Alla sua storia rimarrà per sempre legato l’omicidio di Renata Fonte, attivamente impegnata contro la speculazione edilizia nell’area naturale
Il parco di Porto Selvaggio sarebbe potuto essere il primo in Puglia. Nel 1980, infatti, la Regione emana una legge (n. 21) in cui definisce l’area “parco naturale attrezzato” (si dicono così i parchi che sorgono nel territorio urbano, dotati di servizi) ed invia la documentazione al Ministero dell’Ambiente, che la rigetta ritenendola incompleta. Dal 1997 (legge 19) l’iter per la nascita del parco naturale riprende, ma nel 2004 ha una nuova battuta d’arresto: la Regione emana uno sche-
//I migratori sotto le campanelle
specie vegetali rare come l’Orchidea e la Campanella palustri. Inoltre è un luogo di sosta per migratori acquatici.
La riserva “Palude del Conte e Duna Costiera – Porto Cesareo” (istituita con legge regionale 5/2006) si estende per 600 ettari ed è suddivisibile in due zone, caratterizzate la prima (la zona Sic Palude del Conte/Duna di Punta Prosciutto) da un rilevante valore naturalistico, paesaggistico e storico-culturale, la seconda da una significativa presenza di attività antropiche. La gestione della riserva è affidata al Comune di Porto Cesareo. L’area presenta una vasta depressione retro-dunale dove sono presenti
//“Prototipo”? Fuori dal parco La perimetrazione originaria dell’area naturale, risalente al 2003, includeva un’area dell’estensione totale di 1164 ettari. Ma durante la conferenza dei servizi (Bari, 12 dicembre 2005), il Comune di Porto Cesareo e la Provincia propongono una riperimetrazione dell’area naturale, che esclude dal perimetro il comprensorio “Prototipo”, ovvero l’area occupata dalla pista di collaudo della Fiat, di proprietà della
ma di disegno di legge che declassa l’area naturale protetta ad “area attrezzata” al servizio delle aree protette dell’area jonico-salentina di Lido Pizzo e Porto Cesareo. L’intervento di Comune ed associazioni blocca il provvedimento.
//Un’eroina per l’ambiente Resta indelebilmente legata alle vicende di quest’area naturale la scomparsa di Renata Fonte, uccisa mentre rincasava nel 1984. Colpevole di essersi impegnata nel difendere dalla lottizzazione e dalla speculazione edilizia il parco naturale di Porto Selvaggio e di aver guidato il “Comitato per la salvaguardia del parco naturale di Porto Selvaggio”. Il risultato delle sue lotte è stata l’emanazione della legge di tutela del parco da parte della Regione. Gli esecutori del suo assassinio furono arrestati ma il vero mandante pare non essere mai stato identificato. società Prototipo Spa, e altre aree esterne alla pista. La proposta di riperimetrazione viene accettata da Michele Losappio, assessore regionale all’Ambiente, ed è così che l’estensione della riserva si riduce dagli originali 1164 ettari a poco più di 600 ettari. Ma non era proprio Giovanni Pellegrino a sognare un “grande parco Salento”? Ambiente e uomo. Il parco di Porto Cesareo si caratterizza per una forte contrapposizione tra zone di elevato valore naturalistico e zone fortemente antropizzate
Litorale di Ugento
S. Andrea e Punta Pizzo
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//21 anni per un parco senza “macchie” Le associazioni ambientaliste hanno spinto, dal 1985, per una perimetrazione omogenea, e non a macchia di leopardo, del Parco naturale Il corridoio di Danzica. Punta della Suina, originariamente esclusa dal perimetro del vasto 684,60 ettari. parco, vi è stata poi inserita Nell’agosto 2003, invece, il Comune ap//L’ultimo arrivato prova la perimetrazione di 670 ettari, Nata per ultima (legge regionale che esclude dall’area da vincolare il 20/2006), l’area si può suddividere in corridoio di Punta della Suina e altre due zone, l’isola di S. Andrea e il litora- piccole aree, la quale viene approvata le di Punta Pizzo. Nella prima, disabita- in sede di pre-conferenza dei servizi ta e rocciosa, con steppe salate di Sa- (una sorta di riunione preliminare dellicornia, nidifica il Gabbiano corso. la vera e propria conferenza di servizi). Nel litorale di Punta Pizzo, con diNell’ottobre 2004, la Regione vara il versi ambienti di notevole importanza, disegno di legge per l’istituzione del il Cavaliere d’Italia. Problemi di salva- parco, avviando le procedure istitutive guardia sono rilevati nel turismo bal- mai portate a compimento dalla giunta neare, nella navigazione da diporto, nel- Fitto. Con la giunta Vendola, il percorso rila bonifica e nelle costruzioni abusive. La gestione del parco è affidata prende. Una nuova battuta d’arresto viene provvisoriamente al Comune.
//Il litorale eterogeneo Il tratto costiero del Comune di Ugento presenta una elevata eterogeneità ambientale: 13 habitat d’interesse comunitario e valli carsiche che solcano il territorio, dette Gravinelle. Di rilevanza ambientale sono anche le Macchie e il Canale di Rottacapozza, una delle più estese macchie rimaste nel Salento.
//Parco ed ecomostro di pari passo Nel 2000, la Comunità europea definisce pSic (proposto sito di importanza comunitaria) l’area detta “Litorale di Ugento”, vasta 1000 ettari. Nel 2001 il Comune di Ugento ne propone l’inserimento tra le da aree tutelare; nel 2003, la Regione accetta la proposta ma inserirà l’area tra quella contemplate nella 19/97 solo due anni dopo (legge 17/2005). Intanto, parallelamente al percorso di istituzione del parco naturale, prosegue, proprio dentro il futuro parco, quello per la realizzazione di una struttura turistico-ricettiva, detta “Orex”, da 800 posti letto, su un’area di 160mila metri quadrati. Il piano di lottizzazione della zona è regolarmente inserito del prg (piano regolatore generale) del 2000, come “insediamento dei servizi turistici”. Nel 2002 una perizia presentata dal
Comune, rivede il perimetro della zona sotto tutela, escludendo proprio l’area nella quale ricade l’albergo, in quanto terreno utilizzato a seminativo; una sorta di zona franca da vincoli. Anche i pesci parlano. Il comitato di associazioni ambientaliste Il 26 giusi oppone alla costruzione delgno 2006 la l’albergo nel litorale di Ugento Regione stila un disegno di legge istitutiva del parco naturale. La conferenza dei servizi dovrà istituire ufficialmente l’area. Ma quella che si è tenuta a Bari lo scorso 18 settembre, è invece terminata con un nulla di fatto. Il Comune di Ugento ha, infatti, presentato una nuova perimetrazione che esclude dai confini dell’area diverse zone interessate da progetti di nuovi insediamenti abitativi. La motivazione apportata dal Comune è stata la necessità di tutelare gli interessi di chi aveva avviato l’iter per la realizzazione di nuove strutture urbane prima del 26 giugno scorso (data del disegno di legge) e di evitare contenziosi tra questi e il Comune (che sarebbe costretto a
imposta da Michele Losappio, assessore regionale all’Ambiente, che lo scorso 7 marzo 2006, decide di non procedere dopo che il Tar di Lecce si è espresso favorevolmente nei confronti di alcuni imprenditori che a Punta Pizzo vorrebbero avviare attività che la Regione giudica incompatibili con la salvaguardia ambientale. Si tratta di quattro società difese dallo studio Pellegrino, tra cui, oltre alla “Torre Pizzo Investimenti” (che nell’area vorrebbe realizzare una struttura ricettiva da 1750 posti letto) e alla “Immobiliare Sant’Anna” (richiedente la concessione per una struttura da 440 posti), anche la “Diana”, azienda faunistico-venatoria che conta tra i propri soci proprio Giovanni Pellegrino, proprietaria di terreni che, in parte, ricadono nell’area del parco e sui quali il Tar di Lecce, lo scorso 21 dicembre, ha ripristinato l’esercizio della caccia. Ma nel maggio 2006 l’iter riprende ad opera della Quinta Commissione regionale (Ambiente e Territorio) che apporta delle modifiche alla perimetrazione e vi include le zone originariamente tagliate fuori.
Lavori no-stop. Procede celermente la costruzione della struttura turistico-ricettiva “Orex”, nel bel mezzo del parco naturale di Ugento
pagare risarcimenti per milioni di euro). Il coordinamento delle associazioni Pro-parco (presidente Cosimo Pierri) si è opposto alla nuova proposta, impedendo di raggiungere l’unanimità dei consensi. Le parti interessate torneranno a confrontarsi il prossimo 2 ottobre.
//Ultim’ora: Orex da 800 a 1600 posti letto? Carlo Catino, consigliere di opposizione (Ds) del Comune di Ugento, ha presentato richiesta formale al Comune per entrare in possesso della documentazione inerente al progetto della struttura turistico-ricettiva “Orex”, relativa all’arco di tempo dal 2005 ad oggi. Catino non ha ancora ricevuto alcun documento da parte del Comune. I dubbi del consigliere Ds nascono dal fatto che voci non ufficiali riferiscono di una variante al progetto della struttura e, in particolare, di un raddoppiamento dei posti letto da 800 a 1600.
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ATTUALITÀ
// INCHIESTA
LA PARTITA A MONOPOLI z
//Saranno parchi Bosco di Tricase. Il Bosco di Tricase si estende per 1,5 ettari ed è l’unica stazione, in Europa occidentale, della Quercia Vallonea. I problemi di salvaguardia riguardano principalmente il degrado della vegetazione, a causa di attività antropiche incontrollate. L’iter per la realizzazione del parco è in corso. In preconferenza dei servizi, che si è svolta lo scorso maggio, tutti i soggetti sono stati concordi sulla perimetrazione proposta dal Comune. Un parco per Melendugno e Vernole. Lo scorso 9 agosto 2006, l’associazione Italia Nostra – sezione Sud Salento (pre-
sidente Marcello Seclì) ha inviato una lettera a Regione e Provincia, in cui ha proposto l’istituzione di un parco nel territorio dei Comuni di Melendugno e Vernole. Quest’area avrebbe, secondo l’associazione, tutti i presupposti per diventare parco naturale: numerosi habitat prioritari, rare specie di piante, fauna stanziale e migratoria. Né la Provincia né la Regione hanno risposto.
Marcello Seclì, presidente provinciale di Italia Nostra-Sud Salento
Il futuro vede verde //“A scuola di accoglienza”
picco di nuove iniziative, frutto di tanti progetti, piani, programmi e azioni di sostegno, è forse perché abbiamo condotto un buon dialogo, ogni anno, con i circa seimila giovani. E quest’anno abbiamo già stipulato con il Provveditorato agli Studi di Lecce, e più segnatamente con Antonio Campanelli, una convenzione secondo la quale dal prossimo anno scolastico, tutte le scuole, dovendo allestire i programmi formativi, avranno l’obbligo di contemplare il programma per “l’accoglienza turistica”. Se così accadrà, si potrà parlare
con serietà di beni culturali, di tutela del mare, di tutela dell’ambiente. La scuola può dare una mano notevole. Per la destagionalizzazione è necessario aumentare i posti letto e ridurre i prezzi. Quando non dieci ma mille saranno gli alberghi in questo territorio, si avrà la destagionalizzazione ed un numero tale di turisti che potranno venire in Salento non per 20 giorni ma per sei mesi. Questo progetto non costa nulla e permette di coinvolgere un numero di persone così elevato che altrimenti non si potrebbe raggiungere”.
Costa, presidente dell’Ordine dei Dottori commercialisti della Provincia di Lecce
// “L’ambientalismo che si insegna a scuola”
“Noi salentini siamo molto indietro in tema di turismo. Le necessità che emergono in questo settore sono la professionalità, la predisposizione ad accogliere l’ospite, la consapevolezza che queste attività, come tutte quelle in un paese ad economia matura, non vanno esercitate in modo improvvisato. Per raggiungere questo fine non basta l’impegno delle istituzioni, ma ci vuole un impegno corale. E la scuola è in grado, per vocazione, di collaborare a questo riguardo. Noi dottori commercialisti, che siamo i tecnici delle aziende, dieci anni fa provammo a parlare di cultura di impresa alle scuole. E se oggi in questa provincia c’è un
Gabriella Casavecchia, docente al liceo classico di Gallipoli, come assessore alla Cultura nella passata giunta Venneri, si è fatta promotrice, per l’anno scolastico 2003/2004, di un progetto di educazione ambientale, che ha coinvolto tutte le scuole, di ogni ordine e grado, del Comune di Gallipoli. Ecco il suo resoconto di quell’esperienza.
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“Nell’anno scolastico 2003/04, come assessorato alla Pubblica istruzione del Comune di Gallipoli, proponemmo a tutte le scuole del territorio comunale, il progetto “Polìtes” (cittadini), in collaborazione con l’associazione Messapia, l’Ordine dei commercialisti e con la partecipazione del CSA (Centro Servizi Amministrativi). Scopo del progetto, che ha interessato docenti ed alunni, era la sensibilizzazione verso alle tematiche ambientali. E il resoconto che posso trarne è certamente positivo, sia per adesioni che per risultati raggiunti. Questo è il segno che la scuola può ancora fare tanto per l’ambiente”.
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ATTUALITÀ
// INCHIESTA
z LA PARTITA A MONOPOLI
//“Camper, il Salento impari dalla Croazia”
in Toscana e anche in altri paesi come la Croazia, le aree di parcheggio e di sosta per i camper sono collocate vicino ai parchi e sono dotate di rubinetti per l’acqua e fossa biologica per scaricare i bagni chimici. Nel Salento vigono, invece, condizioni di inciviltà. Nardò ha recentemente realizzato due zone di sosta per i camper; nel Salento ce ne sono in tutto una decina, ma sono tutte private. Un carico d’acqua costa 15 euro. Un intero giorno in campeggio, 120 euro. Bisognerebbe facilitare questo tipo di turismo, invece di allontanarlo. L’istituzione dei parchi naturali può essere una grande ricchezza per il territorio; allora cerchiamo di sfruttarla al meglio, fornendo almeno i servizi necessari”.
Pinuccio Giuri, membro dell’associazione “Camper caravan club Salento”, illustra le proposte dell’associazione per uno sviluppo concreto del turismo salentino. “Lo sviluppo ambientale che le istituzioni prevedono per il territorio della provincia di Lecce andrebbe accompagnato da una crescita dei servizi offerti ai turisti. E’ questa la posizione dell’associazione provinciale dei camperisti ‘Camper caravan club Salento’, presieduta da Franco Sambati, che conta 120 membri, (in provincia di Lecce oltre alla ‘Camper Caravan club Salento è attiva l’associazione ‘Giovani camperisti’. Circa 50 camperisti non sono associati. Ndr). Il modello di sviluppo del territorio dovrebbe andare nella direzione del turismo sociale e sostenibile, un mondo che spesso non viene preso in considerazione dalle istituzioni ma che, invece, coinvolge migliaia di persone e permette all’intero di territorio di vivere; i camperisti, infatti, nei loro spostamenti muovono l’economia di un luogo, acquistando i generi di prima necessità e vivendo gli spazi. Eppure in Salento ci sono meno di 1500 posti per i camper. Quello che noi vogliamo proporre a Regione e Provincia è una revisione del piano turistico regionale che costringa i Comuni a realizzare aree di sosta per camper e, magari, ad aumentare le sanzioni per chi è abusivo. Sono necessari più servizi e, nello stesso tempo, più regole. In Emilia Romagna,
Più servizi ai camperisti. L’associazione “Camper caravan club Salento” in un viaggio in Libia
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QUESTIONE DI LOOK
z LA CITTÀ INVISIBILE
Che cosa ci faceva Alessandra Pizzi, assessora “tecnica” alla Cultura al Comune di Gallipoli, alle Primarie del centrosinistra per il Comune di Lecce lo scorso 17 settembre? E per chi avrà votato? Per il suo candidato preferito o per quello considerato più debole, in modo da rendere più semplice alla destra la sfida elettorale amministrativa del prossimo anno? In effetti una terza ipotesi c’è: non può essere che sotto sotto, nel petto della nostra, batta un cuore “rosso Rotundo”?
FOTOPROTESTA Presicce. Ma quale riposo per gli anziani? Costruita a partire dal 1975 la casa di riposo di via Molise a Presicce non è mai stata utilizzata. Eppure, date le dimensioni potrebbe essere di sollievo a tanti anziani del territorio, se non per il “riposo”, almeno per diventare un contenitore per attività ricreative e culturali. Invece, con il passare degli anni, il suo stato di conservazione è andato sempre peggiorando ed ora essa è praticamente inutilizzabile. Vetri rotti, infissi scardinati, ringhiere pericolanti ed erbacce incolte per il giardino. Per aprirla al pubblico bisognerebbe ristrutturarla da cima a fondo. Ancora una volta con fondi pubblici, ovviamente.
Ph. Roberto Rocca
La casa di riposo di Presicce. Costruita e mai utilizzata
zx di Enzo Schiavano
Il basso Salento e la “linea gotica” di Pellegrino Casarano. Una linea immaginaria che parte da Nardò e arriva ad Otranto, passando per Galatina e Maglie. L’ha tracciata il presidente della Provincia, Giovanni Pellegrino, ridisegnando la geografia della provincia salentina. Il senatore, nonostante le promesse fatte all’indomani della sua elezione, si è completamente dimenticato del Sud Salento dove vivono migliaia di cittadini che hanno legittimi diritti di essere rappresentati nella sua giunta. E’ notorio, infatti, che l’esecutivo provinciale è formato da personalità politiche tutte originarie, e sottolineo tutte, della parte geografica a nord della linea immaginaria di cui dicevo all’inizio. Eppure Pellegrino, prima delle elezioni, si era spinto a dichiarare che riteneva giusta e realizzabile la proposta, lanciata da questo giornale, di un assessorato del basso Salento. Poi, sempre al Tacco e dopo il verdetto delle urne, aveva rivelato di aver cambiato idea sull’assessorato, dichiarando di essere pronto a delegare alle associazioni, unioni o consorzi di Comuni poteri che sono propri della
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Provincia. Passata l’euforia della vittoria, però, sono venute meno le promesse affossate dai diktat dei partiti. Neanche la “consolazione” di un rappresentante del Capo di Leuca in giunta (in verità, all’inizio un assessore c’era, ma fu silurato dopo pochi mesi). Pellegrino, forse per salvare la faccia, si inventò la delega al consigliere del Sud Salento, consegnata ad Antonio Musio (Margherita) da Tricase. La delega, però, oltre ad essere indefinita, non ha alcun potere. Si tratta di un’autentica presa in giro. Il presidente, nella recente operazione di rimpasto, ha avuto l’occasione di eliminare quest’ingiustizia, ma non è riuscito a trattenere la sua repulsione verso le personalità politiche del Sud Salento. Certo, ci possono essere le pressioni dei partiti che condizionano le scelte, ma è inconcepibile che il Capo di Leuca continui ad essere clamorosamente ignorato.
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ATTUALITÀ
z RITORNO SUI BANCHI DI SCUOLA
Popolari per scelta
ANNO ACCADEMICO 2006/07: RIPARTE L’UNIVERSITÀ POPOLARE DI CASARANO. L’UNICA IN PUGLIA. PER APRIRSI LA MENTE. MA ANCHE PER FARSI NUOVI AMICI zx di Laura Leuzzi
he cosa spinge un pensionato di 68 anni che ha trascorso la vita a lavorare, prima da commerciante e poi da artigiano, a frequentare un corso di informatica? Forse non solo il fatto di trovare in casa un vecchio computer del figlio, con memoria ridotta e pochi programmi. Ma anche la voglia di sentirsi vivo e l’aver capito che non si finisce mai di imparare. Poi, è sempre piacevole trovare occasioni per incontrare gente nuova e svagarsi un po’. “Del resto – il nostro ne è convinto - la vita è una conoscenza continua”. Il pensionato sessantottenne in questione si chiama Ippazio Ghilardi ed è di Casarano. Assieme ad altre 129 persone, l’anno scorso, ha ceduto alla tentazione di ritornare sui banchi di scuola, come ai vecchi tempi. Solo che, stavolta, ha optato per una scuola nuova, la neonata Università popolare, unica in Puglia, con sede a Casarano (via Ugo Bassi). Ippazio aveva sentito in giro del-
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l’apertura dell’Università e dopo averci pensato su ed essersi chiesto “Perché no?”, ha vinto i tentennamenti ed ha preso la sua decisione. E così, eccolo a frequentare il corso di informatica per pensionati, 40 ore in tutto per padroneggiare i programmi Word, Excel, Paint e Internet. “Col tempo ci ho preso gusto – racconta – ed ho iniziato a cambiare, via via, tutti i pezzi del computer che avevo in casa. Prima ho sostituito il monitor, poi la tastiera. Ora ho un computer nuovo di zecca”. Grazie alle conoscenze che ha acquisito in informatica, oggi Ippazio si sente al passo coi tempi. Certo, ormai il corso-base non gli basta più. “Se per l’anno accademico alle porte, l’Università dovesse proporre un corso di informatica, lo frequenterei, ma solo se fosse di livello avanzato”. Ma la scoperta dell’interesse per l’informatica non è tutto; l’Università popolare ha risvegliato in lui anche la sopita passione per l’arte. “Per il prossimo anno, il mio programma è questo: frequentare un corso di pittura e scultura”.
// Perché popolare
L’Università popolare di Casarano è nata l’anno scorso da un’idea di Cosimo Scarcella, docente al liceo classico, che poi ne è divenuto il presidente. L’idea che la anima è la necessità di colmare quelle lacune che le scuole e le amministrazioni non possono colmare e di fornire conoscenze, più che titoli di studio. Il sistema delle UniverIppazio Ghilardi, 68 anni, ha seguito sità popolari (da non confondere con le il corso base di informatica: Università della terza “Col tempo ci ho preso gusto età, che rappresentaed ho iniziato a cambiare tutti i pezzi no solo una parte di quelle popolari; quedel computer che avevo in casa” ste ultime, infatti,
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Ippazio Ghilardi
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ATTUALITÀ
RITORNO SUI BANCHI DI SCUOLA z possono essere frequentate da tutte le fasce di età) è già molto sviluppato in Europa. In Italia invece se ne contano solo 23. Quella di Casarano è l’unica in Puglia; è associata UNIEDA (Unione Italiana di Educazione degli Adulti) ed iscritta all’albo regionale delle Università della terza età. Per il primo anno acCosimo Scarcella, presidente dell’Università popolare di Casarano cademico (2005/06) ha proposto cinque corsi: due corsi di informatica destinati uno a pensionati ed occupati (una semplice alfabetizzazione informatica, con diploma di frequenza finale) ed uno a disoccupati, che ha rilasciato diplomi riconosciuti dal Ministero del Lavoro; un corso per assistente geriatrico, uno per guida turistica del Salento e uno in PNL (programmazione neuro-linguistica, ovvero “lo studio dell’avanguardia del linguaggio - come spiega Scarcella – che conia parole nuove a seconda delle nuove necessità di comunicazione”). “I corsi istituiti vengono scelti in base alle esigenze del territorio – dice il presidente dell’Università - e, pur non rilasciando titoli, ma semplici attestati di frequenza, forniscono competenze che hanno molto peso all’interno di un curriculum vitae. L’Università popolare dev’essere un punto di incontro tra la gente in cerca di occupazione e le esigenze di amministrazioni ed aziende. Ecco perchè “popolare”, perché è radicata nel territorio e tra la gente, e perché di questa ascolta le necessità, non agendo, come le accademie, dall’alto. E’ importante – continua – dare ascolto alla gente; noi siamo pronti ad istituire nuovi corsi anche ad anno accademico iniziato, se ci viene richiesto”.
// Costi e finanziamenti Per legge regionale (n. 14 del 26 luglio 2002) l’Università popolare si autofinanzia per i primi due anni di vita. Quella di Casarano si sostiene grazie alle quote associative: 20 euro annui per i soci ordinari e quote più alte per i soci fondatori, Cosimo Scarcella, Remigio Venuti, sindaco di Casarano, Claudio Pedone, assessore comunale alla Cultura, e Antonio Memmi, assessore ai servizi sociali; sono soci fondatori anche quattro istituti scolastici di Casarano (liceo classico, liceo scientifico, istituto professionale ed istituto industriale), che versano 250 euro annui, e quattro associazioni di volontariato (“Primavera e vita”, “Amici del presepe”, “Senza frontiere” e Pro loco), che contribuiscono con 50 euro all’anno. Altra fonte di entrata, per l’Università, sono le quote di iscrizione ai corsi: 20 euro per corso, con la possibilità di frequentarne solo uno o anche tutti. L’amministrazione comunale di Casarano contribuisce all’attività dell’istituto, sostenendo il mantenimento della sede (affitto e spese correlate). Dopo i primi due anni di autofinanziamento, l’Università
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« Al suo primo anno di vita, l’Università popolare ha proposto cinque corsi di 40 ore l’uno. I 130 iscritti, di ogni età, hanno gradito. E quest’anno si studierà giapponese cinese, arabo e russo
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ha la possibilità di presentare una apposita richiesta di finanziamento alla Regione Puglia, corredata da una dettagliata documentazione del lavoro svolto fino ad allora (programmi dei corsi, dispense e sussidi didattici prodotti, frequenze, ecc). Questa, dopo aver valutato l’attività della scuola, può deliberare di rimborsare all’Università il 50 per cento delle spese sostenute.
Campanello d’inizio Per l’anno accademico alle porte (che partirà il prossimo novembre con cerimonia di inaugurazione ufficiale) l’Università ha in serbo delle novità. “Verranno riproposti – anticipa Scarcella – i corsi di informatica già attivati l’anno scorso e, qualora ne avessimo esplicita richiesta, anche gli altri tre. Il corso di guida turistica, che nel passato anno accademico si è interessato principalmente degli aspetti naturalistici del territorio, sarà ampliato da approfondimenti sui beni archeologici e culturali. Inoltre, daremo molto spazio alle lingue straniere, che in una terra come il Salento, diventano sempre più essenziali. Verranno attivati certamente corsi di giapponese, arabo, russo, cinese, oltre ad un corso di inglese. Le attività turistico-ricettive hanno sempre più bisogno di personale che sappia accogliere i clienti”. Ma in cantiere ci sono molte idee, come il corso di pittura, scultura e cartapesta, che coinvolgerà il reparto di Pediatria dell’ospedale “Ferrari” di Casarano, o il corso di fotografia e quello sui problemi di formazione-lavoro. Con la possibilità, in ogni momento, di attivare nuovi corsi, dietro richiesta degli iscritti.
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CULTURA
z NUOVI CONTENITORI CULTURALI “Oggi sposi”. Ippolito Chiarello durante la piece teatrale
Teatro a Lecce. Arriva Chiarello NASCONO UN NUOVO CONTENITORE CULTURALE E UNA NUOVA STAGIONE TEATRALE. IL CINEMA DEI SALESIANI DIVENTA TEATRO zx di Giuseppe Finguerra
’è un nuovo contenitore culturale, a Lecce. Una nuova stagione teatrale, nuovi laboratori, un’idea nuova di teatro. Si rompe il monopolio ad oggi di fatto detenuto da Koreja. Da quest’anno, infatti, l’ex oratorio dei Salesiani, da sempre adibito a cinema, apre anche al teatro. E l’arte della recitazione diventa, così, ancora più presente nei vicoli di una città da sempre affascinata dalla scena. Il cineteatro dei Salesiani è gestito, sin dalla sua riapertura dopo anni di inattività (nel 1995), dalla compagnia DBd’Essai che ha scelto di selezionare, per il contenitore culturale, solo film prime visioni d’essai. Ma oggi l’offerta culturale della ex sala parrocchiale diventa ancora più completa. Protagonista del cambiamento, Ippolito Chiarello, figura eclettica da palcoscenico, che dopo dieci anni di collaborazione con la Compagnia teatrale Koreja, ha deciso di procedere “in solitario”. E, nella sua ricerca di una “nuova casa”, si è imbattuto proprio nella compagnia DBd’Essai. Che, grazie a lui, cambia volto. L’apporto di Chiarello sarà fondamentale per il cineteatro di via Salesiani, che, con i tanti progetti già in cantiere e i tanti laboratori che stanno per prendere il via, si prepara a diventare un punto di ritrovo
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« Il cineteatro DBd’Essai di Lecce amplia la propria offerta culturale. E dalla prossima stagione non sarà solo cinema, ma anche teatro, grazie a tanti nuovi progetti firmati Ippolito Chiarello. Che rompe il monopolio di Koreja
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per artisti ed appassionati; e anche per giovani aspiranti attori, visto che molte delle attività previste si rivolgeranno proprio ai giovani. Insomma, le porte del cineteatro rimarranno aperte, non solo ogni giorno, come già avviene, ma ad ogni ora. E la città imparerà a vivere un rapporto ancora più stretto con la struttura. Così, almeno, immagina il futuro prossimo dell’ex oratorio lo stesso Chiarello, che ci ha spiegato da vicino i progetti teatrali che stanno per vedere la luce. E poi ci ha raccontato della sua nascita come attore, della sua “vecchia” passione per il teatro e di quella “nuova” per il cinema.
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CULTURA
NUOVI CONTENITORI CULTURALI z
« E’ diventato una star in Albania, dove il suo film ha registrato il massimo incasso nella storia del cinema del “paese delle aquile”. E’ stato testimonial di Sky Discovery real time. A lui Dario Fo ha chiesto di curare la sua autobiografia ufficiale
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Dopo un periodo di tempo trascorso a “cercar casa”, l’ha finalmente trovata? Ippolito Chiarello “Dopo numerosi appelli, mi hanno risposto gli amici del DBd’Essai. Ho iniziato con loro una collaborazione che permetta di allargare l’offerta culturale del DBd’Essai Cineteatro in Lecce, fino ad ora incentrata sulla programmazione cinematografica. Prossimamente inizieranno i laboratori teatrali, ne sono previsti tre con un target ben definito: “Arrivano i mostri”, per i ragazzi dagli otto ai 13 anni, condotto da Cecilia Maffei e Graziana Arlotta; “Fuoriscena” indirizzato a chi è alla prima esperienza teatrale; “Inscena”, per chi voglia affinare gli aspetti tecnici. I laboratori dureranno sette mesi e alla fine del corso io e gli allievi trascorreremo una settimana in una masseria a Frigole, per lavorare in modo intensivo sulle esperienze acquisite. Il mio lavoro fa conoscere l’arte del teatro e aiuta anche a conquistare sicurezza nella capacità espressiva, sulle scene e nella vita. Ognuno di noi ha il suo modo di comunicare. Io cerco di far venir fuori dalle persone proprio questo lato. L’arte e la tecnica conseguono con la pratica e le altre esperienze”. Dopo molti anni di attività con la Compagnia teatrale Koreja, ha deciso di proseguire da solo. Quanta importanza ha avuto quell’esperienza? “I dieci anni di vita professionale con la Compagnia Koreja sono stati fondamentali. Ho contribuito a costruire i Cantieri teatrali Koreja con le braccia e con le idee nel momento di transizione da Aradeo a Lecce. I Cantieri Koreja sono diventati un riferimento culturale importante per il territorio. Ma io percepivo la dimensione della Compagnia, per quanto diventata grande nel tempo, piccola e ristretta. E così ho deciso di iniziare un percorso mio e solitario, lasciando i Cantieri. Ho cercato un nuovo luogo da costruire, muovendomi nelle due direzioni per me importanti: il teatro ed il cinema”. Chiarello non è solo teatro. Qual è il suo rapporto con il cinema? “Il cinema è il mio nuovo grande amore. Ho lavorato come attore in film diretti da Edoardo Winspeare, in “La leggenda di Al, John e Jak” di Massimo Venier, con Aldo Giovanni e Giacomo. In Albania sono diventato un celebrità in una maniera del tutto fortuita. Nel 2001 mi trovavo sull’altra sponda dell’Adriatico per tenere un corso della durata di un mese all’Accademia dell’Arte di Tirana. Coinvolto da un regi-
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sta locale, ho interpretato il ruolo del protagonista nel film “Tempo d’amore”, tratto da una telenovela molto seguita in quel paese. Il film ha sbancato i botteghini schipetari, risultando il campione d’incassi della storia del cinema albanese. Più recentemente sono stato testimonial in tre spot della campagna pubblicitaria della Sky Discovery Real Time. Gli spot, prodotti nel Salento con il supporto della Prometeo Video di Tricase, mi hanno visto protagonista sia come attore sia nella produzione. Ho lavorato anche come autore. Ho scritto e diretto il cortometraggio “Fumo”, sulla musica del gruppo Psycho Sun, realizzando per loro anche un videoclip, “About your man”. Più di recente, ho diretto “Sound Res – I giorni del suono”, un documentario che ha come protagonisti sei musicisti di fama internazionale, che vivono insieme per una settimana in una casa, e da questa convivenza nasce una nuova musica”. Parliamo del tuo “vecchio” amore, il teatro. Com’è nata questa passione? “Per caso. A 16 anni ho esordito in un recital di parrocchia a Corsano. Dopo è stata gavetta. Ho lavorato in compagnie vernacolari e filodrammatiche. Sono un autodidatta e non credo che nella formazione di un artista le scuole siano sufficienti. I corsi o i laboratori teatrali aiutano a scoprire il teatro, ad affinare la tecnica, ma non bastano per trasformare un attore in un artista. È necessario l’incontro con persone eccezionali. Nel mio caso, sono state Dario Fo e Carmelo Bene. Ho conosciuto Dario Fo a Milano, dove ho vissuto per un paio d’anni, a partire dal 1990. Ho seguito il suo teatro da vicino, scrivendo il mio saggio di laurea. Un lavoro apprezzato dal “giullare” che, subito dopo aver ricevuto il premio Nobel, mi ha chiesto di curare la sua biografia ufficiale. Nella mia formazione è stato importante anche Carmelo Bene. Con nostalgia ricordo il suo ultimo spettacolo, la “Lectura Dantis” a Otranto. Il legame ideale con lui è così forte che ogni anno il primo settembre festeggio insieme ad altri amici il compleanno del maestro”. Quali sono i tuoi attuali impegni sulla scena teatrale? “Lavoro insieme a Luigi Bubbico su un nuovo spettacolo che ha un titolo provvisorio, “Donne du… du… du…”, in cui recito, canto e ballo. È una ricerca nel teatro comico e musicale, che trae spunto dalla canzone d’autore di Giorgio Gaber e dall’avanspettacolo. Parla di vicende legate all’amore e al rapporto di coppia, trattate in modo molto divertente ma anche molto profondo”.
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CULTURA
DAL SALENTO ALL’INDIA z
Viaggio intorno al mondo. Con Leucasia UNA PICCOLA CASA EDITRICE DI PRESICCE DIVENTA FUCINA D’IDEE SENZA CONFINI zx di Antonio Lupo
Una interessante rivista monografica come A Contrappunto, una collana come la Piccola biblioteca ugentina, libri di poesie, saggi e opuscoli di autori salentini, ma anche prestigiosi scritti di artisti e intellettuali in transito o qui stabilitisi. Hanno iniziato con modesti mezzi nel 1989 Rolando Civilla e Luigi Quaranta, eppure sono riusciti a raggiungere notevoli livelli di qualità nella cura delle loro edizioni. I primi committenti a valorizzare i lavori a loro affidati, stampati con sapiente abilità “artigianale” ed estetica, sono stati Norman Mommens e Patience Gray, lo scultore di origine fiamminga e la scrittrice-giornalista londinese che hanno fatto di Spigolizzi (Salve) un vero e proprio centro di attività culturali, rafforzando le risorse e le identità del territorio. Opuscoli dalla impaginazione e dalla veste grafica piacevole (Anatolì di Norman Mommens) e raffinati taccuini di disegni in esemplari numerati (Metamorphic Beasts di Miranda Gray) si accompagnano presto a più impegnativi e voluminosi testi, anche in lingua inglese, come quelli di Patience Gray e Norman Mommens, al quale si deve il logo della casa editrice. Si tratta di opere che spesso travalicano i confini salentini (Lirica dell’Insonnia di Andrea Giovene) e nazionali. Molti amici che frequentano Masseria Spigolizzi, hanno richiesto la stampa di qualche loro testo a Rolando, compreso Virginio Briatore, convinto che solo una piccola casa editrice possa eseguire lavori curati con tanta passione. Gli scambi inter-culturali nel tempo si infittiscono: nascono altre pubblicazioni in tedesco, con traduzione a fronte, i cui autori fanno parte del sodalizio ( Klaus Voswinckel, Helen Ashbee, Flugschriften-White flifhts). Helmut Dirnaichner pubblica una sua monografia per il periodico A Contrappunto, Antonio Prete, scrittore di origine salentina e docente all’Università di Siena, gli dedica Palude, Azzurro – Sumpf, Blau (2003). Viene pubblicata sia in italiano (A Contrappunto) che in tedesco (PBU.2) anche la ricerca sullo Zeus di Ugento di Paolo Schiavano che dirige e cura con determinazione e impegno la Piccola Biblioteca Ugentina, giunta al sesto numero. Tra tante iniziative, di stimolo alla diffusione e alla ricerca
della storia salentina, destinate spesso a un pubblico d’Oltralpe, chiediamo a Rolando, che ha da poco ha finito di stampare il catalogo d’arte per il Museum Vito Mele di Santa Maria di Leuca, come funziona la sua distribuzione editoriale e se è vero che i suoi libri si possono acquistare quasi esclusivamente presso la sua casa editrice. “Faccio solo l’esempio di A Contrappunto - ci dice -. E’ una pubblicazione nata per rispondere a un ex-voto, ha un prezzo di copertina che non abI libri nella testa. Rolando Civilla in un disegno a matita biamo mai voluto aderealizzato dalla moglie guare ai costi di distribuzione e un formato che non prevede nessuno spreco di carta, neanche per il “rifilo”, in poche parole è una pubblicazione non “adatta” ad essere distribuita sul mercato, eppure ha incontrato tanto successo e chi la cerca, sa come trovarla”.
«Rolando Civilla e Luigi Quaranta
iniziano ad editare nel 1989. A Contrappunto nasce come “ex-voto”: è una pubblicazione non “adatta” al mercato, eppure chi la cerca sa come trovarla. E sono in tanti
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CULTURA
DAL SALENTO ALL’INDIA z
“Il candidato indiano”. In copertina, Dipinto di Dhanaraj Keezhara, Bangalore, 1995 “Nirvana Inferno”. In copertina, “Benares”, foto di Cristina Omenetto
//I reportage indiani di Briatore Virginio Briatore è scrittore di origine piemontese (classe 1955), con diverse esperienze alle spalle: copywriter, “scrivano free lance”, studioso dei linguaggi, esperto di life design, redattore e collaboratore di varie riviste (“Modo”, “Interni”, “D-Repubblica delle donne“,”Florence”). Dal ’95 lavora a Milano e dal ’99 è design consultant presso il centro ricerche europee Villa Tosca DMC, dove dirige il Portale della Creatività (aedo-to.com). Grande viaggiatore, ha vissuto anche nel Salento, in un trullo presso Ceglie Messapica, negli anni in cui è stato tra i fondatori dello studio Atlantide e del mensile “For You”. Oggi vive a Ravenna. Con “Nirvana Inferno” (luglio 2006), a distanza di pochi anni dalla pubblicazione del suo primo libro sull’India, “Il candidato indiano” (1999), l’autore ci coinvolge ancora una volta attraverso il linguaggio del “diario di bordo”, nell’esplorazione di un mondo “altro” come quello indiano. Tutti e due sono stati stampati per la casa editrice Leucasia di Presicce. Con una scrittura pulsante di vita, ricca di ingredienti inusuali, desunti dalla quotidianità, Briatore fa avvertire pienamente la potente “affascinazione” del paesaggio, degli spazi, dell’ambiente sociale, avvicinando così il lettore alla straordinaria cultura e alla saggezza di un popolo che vive nelle contraddizioni della miseria e dell’occidentalizzazione, ma anche nella ricchezza dello spirito. Riuscire a vivere con niente, di niente, può portare ad abbracciare il “tutto”.
Se nel suo primo “libro-reportage”, “Il candidato indiano”, il pretesto del viaggio a due (Virginio e il suo amico Roberto) è nell’individuare giovani talenti per una nascente scuola di comunicazione, in questo secondo lavoro, l’autore, accompagnato dall’amico Pierre, esprime e condivide la meraviglia di un luogo, oggi infernale, in cui il Nirvana “è a portata di mano”, facendo rivivere le situazioni toccate in diverse città, da Mumbai a Banaras. Insieme alla descrizione delle percezioni sensoriali visive, tattili, nel disegnare uno stile di vita, in questo secondo inno d’amore per l’India, prevale lo spirito di fratellanza universale, la purezza dei sentimenti, la dimensione della pace e della grazia spirituale in un contesto dalla duplice dimensione. Brani dagli esiti poetici si alternano a quelli, dettagliati e godibili, sugli interni degli edifici e degli hotel, con interessanti osservazioni sul gusto estetico e sull’eleganza dell’essenziale, innata in chi ha saputo conservare colori e forme nel tempo. Ma c’è soprattutto la consapevolezza che si può fare del bene concretamente, nei fatti, come è evidente nelle pagine in cui si incontrano altri italiani che da tempo si dedicano alla causa. Nei suoi testi, nel suo modo di raccontare e nelle modalità espressive, Briatore riflette le sue molteplici competenze. Le espressioni idiomatiche inglesi, attualizzate, sparse in tutte le pagine, caratterizzano il testo, connotandolo di originalità, come le parole composte, abbondanti nel primo lavoro, a testimonianza della creatività del linguaggio. L’immediatezza espressiva coinvolge e fa partecipare il lettore con un senso di complicità, come per un viaggio raccontato ad un amico, “compagno di viaggi e di pensieri”. Non mancano reminiscenze e riferimenti alla realtà della terra salentina, dove, tra l’altro, l’autore ha imparato la tecnica delle costruzioni in pietra a secco, un’esperienza che continua a coltivare ancora oggi.
« Virginio Briatore, eclettico artista di origini piemontesi, sceglie di farsi pubblicare da Leucasia: “Solo una piccola casa editrice può eseguire lavori curati con tanta passione”. I due diari di bordo dei suoi viaggi in India
info point Casarano tel.: 0833.512416
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GALLIPOLI (Le) Via B. Croce, 1/B Cell. 320.4276362
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IL SALENTO CHE CRESCE z EVOLVIT
Evolvit:
tecnologia e impresa Il partner tecnologico ideale per le piccole/medie imprese e le pubbliche amministrazioni
Per la pianificazione di strategie di e-business, oggi c’è Evolvit. Evolvit s.r.l. nasce per essere il punto di riferimento territoriale nel settore della consulenza informatica a 360°, aiutando Aziende ed Enti a cogliere appieno le enormi potenzialità che la multicanalità e le nuove tecnologie digitali offrono. Automatizzare la gestione del proprio business, migliorare la qualità dei servizi rispetto ai concorrenti, affacciarsi ai mercati internazionali, sono ormai possibilità alla portata di organizzazioni anche di piccolissime dimensioni, le quali, grazie ad un’accurata analisi e ingegnerizzazione dei processi aziendali, potenziano le loro concrete possibilità di conquistare i mercati globali e confrontarsi alla pari con grandi aziende già affermate. Non si tratta evidentemente di un percorso agevole o banale. Non basta acquisire le tecnologie e modificare le procedure. Il percorso che Evolvit propone ai suoi clienti passa attraverso un periodo di affiancamento: solo “entrando” in azienda è possibile analizzarne tutti gli aspetti organizzativi, culturali, di settore e assisterla fino al successo. L’innovazione tecnologica è un punto di partenza necessario ma non sufficiente. Per questo Evolvit si pone al fianco di imprese e pubbliche amministrazioni come un vero e proprio partner in grado di assistere il cliente a muoversi con agilità nel mondo delle nuove tecnologie, fino all’acquisizione della necessaria autonomia.
L’équipe Un’equipe qualificata di ingegneri e consulenti accompagnerà il cliente in ogni step del suo percorso verso il successo offrendogli, in ogni momento, le proprie competenze nell’ambito dell’analisi e dell’ingegnerizzazione dei processi aziendali, nella progettazione e realizzazione di applicazioni informatiche pensate ad hoc sulle sue esigenze. Lo staff di Evolvit, infatti, si compone di ingegneri informatici di elevata esperienza, professionalità e specializzazione nei vari settori dell’informatica ed è pronto a venire incontro ad ogni necessità del cliente. I consulenti possono lavorare presso il cliente o presso le strutture Evolvit in modo da ottimizzare i tempi di esecuzione e, quindi, i risultati. 24 il tacco d’Italia
Il controllo della complessità Nelle applicazioni ipermediali, e web in particolare, l’adozione di metodologie e linguaggi in grado di esprimere modelli concettuali che catturino la realtà applicativa sulla base di strutture informative astratte ed opportunamente strutturate, ha consentito di risolvere il problema del controllo della complessità. Di questo approccio, oltre che di adeguate tecniche di riuso del software, si serve Evolvit, che basa la propria attività sulla metodologia W2000, nata dal lavoro del gruppo di ricerca del Prof. Paolo Paolini (laboratorio Hypermedia Open Center – Politecnico di Milano).
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IL SALENTO CHE CRESCE EVOLVIT z
a Servizi evoluti alle imprese Malgrado la giovane età, Evolvit riesce a fornire servizi di consulenza di primo ordine. Non solo su aspetti prettamente tecnologici ma attraverso un approccio da consulenti aziendali veri e propri, in grado di intervenire sull’organizzazione interna, sui processi di networking, sulle esigenze logistiche, gestionali e amministrative. La multidisciplinarietà del team consente di proporre specifici programmi di formazione e addestramento in modo da rendere motivato e produttivo il personale dei clienti.
Esperienze e committenze Tra i progetti di consulenza più indicativi del percorso di crescita professionale dell’azienda negli ultimi tre anni, va menzionata la realizzazione di un ERP (Enterprise Resource Planning) per un gruppo aziendale leader nazionale nel settore agroalimentare per la lavorazione e stoccaggio dei cereali. I sistemi interorganizzativi ERP consentono, grazie all’architettura web-based, la cooperazione di più aziende, la condivisione delle informazioni e della gestione unica dei servizi comuni ed eventualmente dei processi logistici ed amministrativi. Evolvit è molto attiva nei programmi comunitari; ad esempio è partner del Progetto europeo di e-learnig DEA per l’individuazione, catalogazione e diffusione delle best practice (in termini di metodologie usate in case studies di successo) sviluppate nei progetti per la proposizione delle letteratura digitale per persone diversamente abili. Altro punto di forza è la consulenza nel settore dell’E-Banking. L’esperienza maturata nell’ambito bancario e soprattutto con Banca Popolare Pugliese, arricchita dalla volontà di fornire
reali servizi a valore aggiunto da distribuire sia su intranet che su extranet, ha portato non solo all’acquisizione di competenze e professionalità specifiche ma anche alla creazione di altri applicativi dedicati, finalizzati a migliorare i processi bancari, ridurne la complessità e massimizzare i guadagni. Evolvit lavora anche come partner della Pubblica Amministrazione, proponendo soluzioni specifiche e strumenti all’avanguardia per l’EGovernment, quali reti telematiche e portali verticali, a supporto dell’organizzazione e della gestione dei flussi comunicativi interni ed esterni, nell’ottica della trasparenza e dell’accessibilità ai servizi da parte di tutti. Tutte le esperienze maturate e i progetti messi a punto, hanno arricchito lo staff di nuove competenze professionali, che in taluni casi sono divenute vere e proprie applicazioni software originali, come ad es. il PREF, il software per la gestione aziendale di semplice utilizzo e ad elevate performances di personalizzazione ed adattabilità. Completano il curriculum aziendale la continua attività di ricerca, suggellata dall’iscrizione presso il Ministero dell’Istruzione e dell’Università nel maggio 2003, che riconosce ad Evolvit il suo ruolo di promozione dell’innovazione all’interno del territorio su cui opera.
Nella foto: (da sn) Giovanni Anglani, Andrea Ignazzi, Nicola Fiore, tre dei cinque soci della Evolvit, insieme ad Andrea Pandurino e Piero Solidoro
zx a cura di Nerò Comunicazione
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EVOLVIT S.R.L. PIAZZETTA MONTALE, N.2 - LECCE (LE) TEL/FAX: 0832.398826 - WWW.EVOLVIT.IT - INFO@EVOLVIT.IT
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SOCIETÀ z I GRANDI DI IERI
//ESCLUSIVO
“Vi presento Patrunu Tore” Aveva stabilito « un giorno di ogni settimana, tutti i venerdì alla ore otto in un locale sotto casa, si radunavano tutti i poveri del paese e, quando erano tutti presenti, Salvatore Casto elemosiniere dava a tutti una moneta di venti centesimi, cioè un nichel, che erano quattro soldi
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zx di Marco Sarcinella
UN INEDITO MANOSCRITTO DIMENTICATO IN UN CASSETTO. UNA PICCOLA GRANDE SCOPERTA DI MARCO SARCINELLA CHE, ATTRAVERSO QUEL DOCUMENTO AUTOGRAFO DI FRANCESCO DE MARCO, RICOSTRUISCE IL PROFILO DI SALVATORE CASTO, MAGNANIMO PROPRIETARIO TERRIERO DI CASARANO ndagare il passato con lo scopo di darne un’idea quanto più oggettiva possibile è mestiere dello storico. L’oggettività, poi, è garantita quando le teorie hanno un attendibile riscontro nei fatti. E, nel caso dell’opera di ricostruzione storica, tale riscontro è possibile solo facendo riferimento alle fonti, ovvero alle testimonianze che chi ci ha preceduto, volontariamente o meno, si è lasciato dietro. Animato da un profondo sentimento di ammirazione e di riconoscenza, nel 1986 il casaranese Francesco De Marco, contadino e uomo di fiducia in diversi periodi di alcuni
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proprietari terrieri del paese, decide di stendere la biografia di Salvatore Casto, detto Patrunu Tore, che egli aveva conosciuto e stimato sin da piccolo. De Marco era nato nel 1911, il suo livello di istruzione non andava oltre la quinta elementare. Quando iniziò a scrivere aveva 75 anni ed era affetto da circa undici anni da trombosi cerebrale, che gli aveva procurato una semi paralisi della parte sinistra del corpo e da un glaucoma con perdita conseguente dell’occhio sinistro. Il valore del suo scritto è sicuramente di rilevante entità
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SOCIETÀ
//ESCLUSIVO
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perché oltre a narrare la vita di un personaggio altrimenti de- mi riuscì ad accrescere il suo patrimonio con l’acquisto di stinato a cadere nell’oblio, ci fornisce, involontariamente, no- una grande masseria detta “Palombaro”, situata sempre in tizie sul modo di vivere della gente di quel tempo, sulle loro agro di Ugento e di altri appezzamenti di terreno che reseabitudini e sulle loro condizioni lavorative, aggiungendo così ro necessario il reclutamento di altra manodopera e l’acalcune tessere a quel mosaico, sempre da completare, che è quisto di un frantoio oliario. Il lavoro dei frantoiani era lunil nostro passato. go e faticoso; iniziava alle cinque del mattino e terminava Nel ripercorrere la storia di Patrunu Tore, è bene dare la alle otto di sera. Nonostante ciò molti preferivano lavorare parola al suo “ biografo”, lasciando così parlare la stessa al frantoio, perché lì Patrunu Tore aveva aperto una mensa, fonte storica e sospendendo l’esercizio interpretativo. come si usava a quei tempi. Salvatore Casto nacque a Casarano l’11 novembre da Particolarmente interessante e suggestiva è la descriziouna famiglia contadina; “fu grande amatore della campa- ne che De Marco fa del momento del pasto in frantoio: “I pagna appassionato alla terra sin dalla sua giovane età”. Nel sti al frantoio si consumavano due volte al giorno il primo a 1880 inizia a lavorare presso la ditta vinicola Casavernale, mezzogiorno si sostava per circa un’ora, e dopo lavate le macon l’incarico di mediatore nell’acquisto dell’uva, “per questo ni tutti i frantoiani si radunavano intorno ad un tavolo rotonimpegno Salvatore Casto ricevette un compenso da Casaver- do e quando erano seduti tutti portavano sul tavolo la prima nale ogni anno a fine campagna, una percentuale di poche coppa con la verdura allessa e condita con olio e sale. Il nalire per ogni quintale di uva che aveva comprato”. Patrunu chiro o il capo frantoiano doveva iniziare per primo stendeTore non era una persona colta, “ma aveva le buone doti, va la mano sulla coppa faceva il segno di croce per benediera un personaggio di rispetto, umile e amatore del prossi- re il cibo e poi per primo inforcava la forchetta nella verdumo, e se pur frequentava poco la Chiesa, era religioso è ra dando il via al pranzo e i frantoiani a turno incominciacredente in Dio lui non usava mai la bestemmia…faceva vano a mangiare, dopo un periodo di circa cinque minuti il l’elemosina a quanti le stendevano la mano, e poi aveva nachiro dava un segnale di alt, tutti sostavano posando la stabilito un giorno di forchetta sul tavolo: il ogni settimana, tutti i nachiro prendeva il Il nachiro o il capo frantoiano doveva iniziare bottiglione venerdì alla ore otto in e con un un locale sotto casa, si grito di salute beveva per primo, stendeva la mano sulla coppa radunavano tutti i polui e poi lo dava al faceva il segno di croce per benedire il cibo veri del paese e, quanfrantoiano che aveva do erano tutti presenti, e poi per primo inforcava la forchetta nella verdura alla sua destra e pasSalvatore Casto elemosando dall’uno all’aldando il via al pranzo e i frantoiani a turno siniere dava a tutti una tro”. Una precisa rituamoneta di venti centelità scandiva il pasto incominciavano a mangiare simi, cioè un nichel, ed aveva la funzione di che erano quattro solrinsaldare i rapporti tra di, i poverelli suffracati se ne andavano ringraziando, benedi- i lavoratori definendo doveri e gerarchie. cendo, è precando per il loro benefattore”. Ma il talento del nostro personaggio, oltre che nell’aGrazie ai suoi risparmi Patrunu Tore riuscì ad acquistare gricoltura, ebbe modo di manifestarsi anche nell’allevadue ettari di terreno in agro di Ugento, nel fondo detto “Piz- mento; i suoi animali infatti facevano letteralmente strazolanti” al prezzo di quattrocento lire. Il terreno acquistato buzzare gli occhi ai compratori durante le fiere di paese. era di ottima qualità e fu ulteriormente migliorato dal suo Patrunu Tore fu senza dubbio una persona molto attenta ai sapiente lavoro: lo spietrò e lo arò per una profondità di suoi affari, ma questo non offuscò mai le sue innate doti di mezzo metro. Le pietre furono utilizzate in parte per la co- umanità e di generosità; con i suoi operai mantenne sempre struzione di un muro di cinta, le restanti vennero trasforma- un comportamento corretto e leale: aveva l’abitudine di pate in calce nella fornace che lui stesso aveva fatto costruire garli ogni sera “così lui poteva dormire tranquillo quando tutnel suo fondo e che continuò a funzionare per due decenni. ti l’operai erano stati pagati”. Nell’orazione funebre pronunCome riferisce De Marco, i primi anni del ‘900 furono dif- ciata dall’arciprete Gregorio Falconieri nel 1930, anno delficili per gli agricoltori: le abbondanti piogge nei mesi di la sua morte, Patrunu Tore viene consegnato alla memoria maggio e giugno avevano fatto proliferare la peronospera,un storica con la definizione di “aristocratico del lavoro”. A fungo che attacca i vigneti, con conseguente perdita di pro- questa noi aggiungiamo ancora una volta le parole del suo dotto, ma anche gli uliveti e i seminativi furono notevolmente “biografo”: “Salvatore Casto non trascorse invano il periodo danneggiati. Ma Patrunu Tore “non si scompose, non ebbe del suo soggiorno su questo mondo; conobbe la terra e le paura, affrontò la situazione con molto coraggio, ebbe mag- piante e ne fu maestro impareggiabile, lui parlava con le sue gior cura della moneta, conservandola gelosamente evitando piante, e esse con il loro linguaggio dialogavano con il loro ogni piccolo spreco anche di poche lire come la spesa per padrone; Salvatore Casto dava a esse tutto quello che avel’alimenti per lui e la famiglia”. vano bisogno, e le piante si impegnavano a dare sempre di Molte aziende agricole in quegli anni disastrosi si inde- più abbondanti frutti al loro padrone e portarlo sempre più bitarono e dovettero vendere le loro proprietà; Patrunu To- avanti nel suo continuo progresso”. re invece approfittò della situazione e grazie ai suoi rispar-
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EVENTI
z LA FIERA DEL MAIALE
L’Oktoberfest di casa nostra Attestata fina dal « 1542, la Fiera del maiale
zx di Paolo Vincenti
è nata per favorire rapporti economici tra le due sponde dell’Adriatico; in quei giorni, sparivano le differenze tra classi sociali
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1939. La fiera del maiale com’era
HA PIÙ DI 500 ANNI DI VITA. MA SE LI PORTA SEMPRE MEGLIO. E’ LA FESTA DEL MAIALE, AD ORTELLE, UN TRIONFO DI ARTE CULINARIA E TRADIZIONE una delle più antiche fiere di Terra d’Otranto, forse la più antica, la Fiera del maiale che dal 19 al 22 ottobre si tiene, in concomitanza con la festa di San Vito, ad Ortelle, piccolo centro nel cuore del Salento, a due passi dal mare di Santa Cesaria e Castro. La Fiera del maiale è attestata fin dal 1542 nell’Inventario dei luoghi e casali dell’antica Contea di Castro; in-
E’
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fatti, il conte di Castro volle istituirla per poter esporre tutti i prodotti tipici dell’economia locale, favorendo gli scambi commerciali fra le due sponde dell’Adriatico, in particolare con l’Albania. Alla fiera, infatti, convenivano allevatori e commercianti da ogni dove, per esporre la propria mercanzia, nel segno del rispetto e della tolleranza reciproca. Si faceva una grande fe-
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EVENTI
LA FIERA DEL MAIALE z
La fiera di Ortelle « si svolge all’insegna
2005. La fiera del maiale com’è
sta in campagna e il maiale appena scannato veniva servito a tutti i convitati che mangiavano, bevevano e facevano baldoria fino al mattino, cantando e ballando, in un’atmosfera di grande amicizia. Quella delle fiere, infatti, come per miracolo, diventava una zona franca in cui classi sociali ed etnie molto diverse fra loro (pensiamo alla storica rivalità fra contadini salentini e zingari, ai quali venivano imputati ogni sorta di crimini e misfatti) convivevano pacificamente. Se non è possibile una ricostruzione storica ben certa dell’evento, gli anziani del paese riferiscono che da sempre, di generazione in generazione, la quarta domenica di ottobre ad Ortelle è stata dedicata a questa festa che, per tutto il Salento, rappresentava un momento di scambio commerciale dei raccolti (sementi, legumi, fichi secchi, lupini), ma anche dei prodotti dell’estate appena trascorsa, come zucchine, peperoni, melanzane, che venivano conservati sott’olio o seccati al sole, quali provviste per l’inverno. Oggi, lo sforzo degli amministratori locali è quello di recuperare le antiche memorie innestandole sull’innovazione, ed un passo importante è stato compiuto l’anno scorso con l’approvazione da parte del Comune di Ortelle del disciplinare che ha introdotto la denominazione “Or-Vi” (acronimo che sta per Ortelle e Vignacastrisi) ai fini della tracciabiltà del Maiale di Ortelle. Secondo questo disciplinare, i contadini di Ortelle e Vignacastrisi si impegnano ad allevare il maiale secondo i metodi tradizionali ed anche a prepararlo secondo le ricette di una volta. Le carni consumate durante la festa sono garantite dal Comune di Ortelle, dall’Università di Teramo, dall’Ausl Le/2, dall’Istituto zoo-profilattico di Abruzzo e Molise, d’intesa con gli allevatori locali, nell’ambito della valorizzazione e promozione dei prodotti tipici locali. Ecco perché il caratteristico odore del maiale ha una fragranza così invitante che, durante i giorni di festa, si spande in un raggio di molti chilometri al di fuori di Ortelle. Sono 150 i capi di maiale che le aziende locali conferiscono alla fiera; le mani delle abili massaie e dei cuochi specializzati preparano questa
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della sicurezza alimentare: i 150 capi di maiale, tutti di aziende locali, sono garantiti dal Comune, dall’Università di Teramo, dalla Ausl Le/2 e dall’Istituto zoo-profilattico di Abruzzo e Molise
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leccornia, per la delizia del palato dei visitatori che, a migliaia, prendono d’assalto la cittadina nella prima festa dell’autunno. Il maiale viene servito arrosto, crudo, lesso o alla brace. Il nuovo quartiere fieristico, dove si tiene la mostra mercato, ospita aziende da tutto il Meridione d’Italia e l’affluenza dei visitatori, sia locali che turisti, cresce di anno in anno. Insomma, al grido “(è mortu lu porcu) w lu porcu!”, gli amanti del maiale e tutti i buongustai troveranno in ottobre pane, pardòn carne, per i propri denti.
Eventi in vetrina Evento antichissimo, la fiera del maiale (che alcuni hanno definito una Oktoberfest nostrana) è ormai una vetrina molto importante per i prodotti locali. Come riferisce Giorgio Maggio, dell’Ufficio Commercio di Ortelle, responsabile amministrativo del grande evento, quest’anno i festeggiamenti inizieranno il 19 ottobre, nel parco San Vito, con l’apertura della prima rassegna regionale “Agro Art” e l’inaugurazione della fiera di San Vito, alla presenza del sindaco e delle autorità. Alle 16, si terrà la festa del Maiale salentino OR.VI. La sera sarà allietata da un concerto di musica etnica. I ghiottoni di carne suina potranno anche gustare le castagne, che saranno servite insieme ad un buon bicchiere di vino, in omaggio all’inverno che viene. I festeggiamenti proseguiranno venerdì 20 e sabato 21 ottobre, quando, alle 17, si terrà la processione durante la quale la statua del santo, dalla cappella di San Vito e Santa Marina, sarà portata in chiesa Madre e, dopo, la messa con panegirico, sarà riaccompagnata, sempre in processione, nella sua cappella. Domenica 22, oltre alla chiusura della fiera e della rassegna Agro Art, si terrà la terza rassegna del Cavallo Murgese. La serata si concluderà con uno spettacolo di musica popolare. Quella della carne suina è una tradizione diffusa in tutto il Salento (interessanti fiere del maiale si tengono, in questo stesso periodo, anche a Miggiano, a Muro Leccese, a Carpignano Salentino) ed anche nel brindisino (con una importante sagra del maiale a San Vito dei Normanni).
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CASARANO
IL CENTRO STORICO CAMBIA VOLTO z
Auto e verde. L’Arena Moderna si trasformerà presto in un parcheggio tra gli alberi. E nella cultura
Borgo terra e Arena. Il Centro al centro AL RIENTRO DALLE VACANZE ESTIVE, DUE DELIBERE SPAZZANO VIA DECENNI DI ABBANDONO DEL CENTRO STORICO zx di Enzo Schiavano
// Albergo diffuso ma tra mille polemiche Borgo Terra, il nucleo più antico della città, sarà oggetto di una importante riqualificazione urbanistica che lo trasformerà in una struttura alberghiera a quattro stelle. Anche l’ex cinema scoperto “Arena Italia” subirà una radicale trasformazione, diventando un parcheggio pubblico custodito per 60 posti auto e un’area verde dove si potranno organizzare iniziative culturali. Nel giro di una settimana, tra il 14 e il 22 settembre 2006, il Consiglio Comunale ha approvato due importanti varianti al Piano di Fabbricazione che ridaranno vita a due strutture chiuse da diversi anni, facendo cambiare faccia ad una parte considerevole del centro cittadino. Il degradato quartiere centrale di Borgo Terra, risalente al Seicento, formato da caratteristiche case a corte e da suggestive stradine in basolato, era chiuso ad ogni tipo di viabilità (compresa quella pedonale) dal novembre del 1993 quando, dopo alcuni giorni di intensa pioggia, venne dichiarato pericoloso per la pubblica incolumità. L’assemblea cittadina ha dato il via libera ad un progetto di riqualificazione di una parte del rione proposto dalla società “Borgo Terra srl” rappresentata dall’imprenditore Michele Papa, ex assessore democristiano degli anni ’80. Il progetto (finanziato per
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Al posto di un quartiere-ghetto, « un albergo diffuso a quattro stelle. L’opposizione non ci sta e qualcuno ricorre al Tar
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circa 3,5 milioni di euro) prevede il recupero e la riqualificazione degli antichi immobili, ormai ridotti a ruderi, per realizzare un’attività ricettiva alberghiera secondo la formula dell’albergo diffuso. Le antiche case a corte, oggi in pessime condizioni statiche ed igieniche, si trasformeranno in una struttura alberghiera di 29 camere doppie, due singole e due mini alloggi (per un totale di 68 posti letto), sale per ristorazione e una sala per conferenze dotata di 137 posti a sedere, con la possibilità di utilizzare gli spazi per attività culturali. Il progetto è stato sostenuto senza riserve dall’amministrazione comunale tanto che, per agevolare la realizzazione della struttura ed eliminare quello scempio in pieno centro, ha accolto la richiesta della società “Borgo Terra srl” di uno scambio di superfici: il Comune cederà alla società l’area attualmente riservata a parcheggio; il privato, oltre a risanare a proprie spese tutto il quartiere, cederà alla parte pubblica una porzione di terreno, pagherà le aree ricevute
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CASARANO
IL CENTRO STORICO CAMBIA VOLTO z dall’amministrazione civica e, in più, realizzerà opere pubbliche per 360.000 euro. Le forze di opposizione, però, pur condividendo l’idea base del progetto, non hanno rinunciato a dare battaglia in Consiglio Comunale. “Casarano Amica” ha espresso perplessità sulle procedure adottate nell’operazione dall’amministrazione comunale; Forza Italia, pur non partecipando alle operazioni di voto, ha rivelato presunte illegittimità sulle risultanze della conferenza dei servizi del 10 agosto scorso. L’intervento più duro è stato quello di Francesco Ferrari (Udc) che ha accusato Palazzo dei Domenicani di aver “cambiato il progetto durante la conferenza dei servizi che lo ha approvato, per cui Regione e Sovrintendenza non hanno potuto esprimere pareri circostanziati”. L’esponente dell’Udc ha inoltre accusato, senza perifrasi, l’amministrazione comunale di aver utilizzato “mezzi illegali” per arrivare allo scopo. Il sindaco, Remigio Venuti, ha difeso senza incertezze l’operato dell’esecutivo e all’opposizione ha fatto osservare che “gli appunti procedurali non possono motivare il voto contrario ad un progetto che finalmente sana una vergogna ambientale e igienica”. Nei giorni precedenti, lo studioso di storia locale, Luigi Marrella, si era espresso in favore del progetto, segno che l’argomento è considerato particolarmente interessante. L’ultimo ostacolo alla sua realizzazione è costituito dal ricorso al Tar di un cittadino, Luigi De Pascalis (rappresentato dall’avvocata Silvia Palamà), intestatario di alcune particelle di Borgo Terra, che ha chiesto l’annullamento delle determinazioni adottate dalla conferenza dei servizi, alla quale non è stato ammesso, pur avendone il diritto.
Borgo Terra oggi. Presto il centro storico di Casarano diverrà un albergo diffuso
// Da Arena a parcheggio. Allora, drive in L’altro progetto che cambierà l’assetto centrale della città è la creazione di un parcheggio pubblico per risolvere l’annoso problema della sosta nel centro cittadino. Le attenzioni dell’amministrazione comunale si erano concentrate sull’Arena Moderna, un’area dismessa tra via Padova e via Roma che ha ospitato fino alla fine degli anni Settanta un cinema all’aperto. Il Consiglio Comunale, con il voto favorevole della maggioranza di centro-sinistra e l’astensione delle forze di opposizione, ha approvato il progetto di massima che servirà per chiedere il relativo finanziamento (il costo previsto sarà di 852.500 euro), ma non è quello definitivo. In linea di massima, l’Arena Moderna sarà mutata in un parcheggio pubblico a due piani. Il progetto prevede l’abbattimento di gran parte dell’attuale struttura, situata tra via Padova, via
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Petrarca e via Roma (da diverso tempo in stato di abbandono), e la realizzazione di due piani destinati a verde e parcheggi. In particolare, il piano interrato, che avrà ingresso su via Padova, sarà destinato solo a parcheggi per le auto; mentre il piano terra, con ingresso da via Petrarca, sarà una zona mista verde con l’alternanza di un’auto a un albero. Il numero di posti auto previsto è di 60. Il grande schermo in pietra dell’ex cinema sarà probabilmente salvato. Il Comune, infatti, ha assicurato che il piano terra del futuro parcheggio sarà
anche adibito a spazio destinato agli spettacoli e tra questi anche il cinema. Perché allora non farne un parcheggio che la notte si trasforma in drive in, Magari gestito da una cooperativa o da un’associazione di ragazzi? Un po’ come è stato fatto a Calimera, con il vecchio cinema, ora contenitore culturale comunale. Ma l’obiettivo finale di Palazzo dei Domenicani con la realizzazione del parcheggio è la futura chiusura al traffico delle piazze centrali della città. La scarsità di parcheggi nella zona centrale, infatti, è l’alibi principale dei commercianti che si oppongono all’istituzione dell’isola pedonale nel centro storico.
Dell’ex cinema Arena rimarrà probabilmente solo «l’immenso schermo di pietra. Il Tacco propone: di giorno parcheggi, di notte drive in. Gestito da una cooperativa di ragazzi
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GALLIPOLI z MONUMENTI A PEZZI
Beni off limits UNA PASSEGGIATA DA TURISTI PER LE STRADE DI GALLIPOLI. TRA BENI CULTURALI CHIUSI AI VISITATORI E STRUTTURE REALIZZATE E MAI UTILIZZATE zx reportage Roberto Rocca
bbiamo fatto una semplice passeggiata da turisti, come tanti ce ne sono soprattutto d’estate, per le strade di Gallipoli. E ci è bastato poco tempo per accorgerci che beni culturali e strutture che potrebbero rappresentare una vera ricchezza per la città non sono valorizzati come meriterebbero e, anzi, sono abbandonati a se stessi. Gli interventi di recupero e ristrutturazione, infatti, vertono in condizioni di stallo; e quelli già portati a termine non vengono sfruttati come bisognerebbe.
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//La sentinella della città Il Castello angioino è uno dei rarissimi castelli bagnati dal mare. Costruito tra il XIII e XIV secolo, ha subito costanti modifiche, aggiunte e ristrutturazioni. La separazione del puntone-torrione dal resto del castello con la conseguente trasformazione del rivellino isolato nelle acque, diede al castello l’aspetto della fortezza moderna. Nella seconda metà del 1800, venne riempito il fossato e interrati gli archi che sorreggevano il ponte levatoio. Nel 1879 il Castello divenne demanio dello Stato. L’interno ha grandi sale con volte a botte e a crociera, vari cunicoli e camminamenti. Il castello è oggi chiuso ai visitatori; il Rivellino, negli anni passati adibito ad arena estiva per cinema e convegni, è inaccessibile perché interessato da un’opera di ristrutturazione (permesso di costruire n. 347 del 5 maggio 2005; ditta appaltante, Cinema Teatri Riuniti di Gallipoli; ditta appaltatrice, Med Costruzioni Srl di Gallipoli; progettista e direttore dei lavori, Enrico Iaffei). 34 il tacco d’Italia
Il Castello e il Rivellino sono chiusi « al pubblico perché in ristrutturazione. La fontana greca è praticamente nascosta dall’impalcatura e rischia il crollo. I turisti si chiedono quando rivedranno il vero volto di Gallipoli
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//I miti su due facce Ritenuta la più antica d’ Italia, la fontana greco-romana è stata costruita intorno al III secolo a.C. Originariamente era posta nell’area delle antiche terme, oggi detta “Fontanelle”, ma nel 1548 venne trasportata nei pressi della chiesa di San Nicola e, nel 1560, smontata e ricostruita dove si trova attualmente. Una facciata è suddivisa in tre parti da quattro cariatidi che sorreggono l’architrave con un ricco decoro. Nei bassorilievi, ricavati da lastre di pietra dura locale, sono scolpite scene che rappresentano le tre metamorfosi delle mitologiche Dirce, Salmace e Biblide. Sull’altra facciata, sono raffigurati lo stemma di Gallipoli, una epigrafe in latino, e le insegne del sovrano Carlo III di Borbone. In basso è collocato l’abbeveratoio per gli animali. La fontana è attualmente in restauro, iniziato durante la scorsa amministrazione Venneri (ad opera di Provincia di Lecce e Comune di Gallipoli). Progettisti e direttori dei lavori sono Claudia Zanlungo, Livio Bleve e Antonio Leopizzi; responsabile dei lavori, Giuseppe Carmone; l’impresa esecutrice dei lavori è la Giuseppe Leopizzi 1750 Srl di Parabita.
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GALLIPOLI MONUMENTI A PEZZI z
//Vita di mare Gallipoli è il terzo mercato pugliese per vendita di pesce. Di pesca vivono oltre mille persone. Eppure, la città subisce la crisi del mercato della pesca esattamente come il resto della Puglia. E questo anche per l’assenza di un mercato ittico all’ingrosso che possa garantire i pescatori ed adeguare la città agli altri mercati italiani. In realtà la struttura esiste. 1
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Ma il Comune non la usa come dovrebbe, infatti, dietro delibera dell’amministrazione comunale, essa è diventata un’area di sosta per i pullman Stp. La costruzione del mercato ittico all’ingrosso è stata portata a compimento diversi anni fa; importo lavori 3.042.300.000 lire; progettisti Cosimo Giungato e Vincenzo Nuzzo; direttori dei lavori Giuseppe Formoso, Giovanni Pedone, Giovanni Greco; inizio lavori, il 5 novembre 1998.
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Ampio mercato con parcheggio. La struttura non è stata mai utilizzata come mercato ittico. Ma, da delibera comunale, oggi è un ampio parcheggio per mezzi pubblici Stp 2. 3. Vuoto dentro e sporco fuori. L’edificio è in completo stato di abbandono. Il cortile esterno è ricoperto da sterpaglie ed erba incolta. E le pareti, “decorate” da graffiti metropolitani 4. Pericolo caduta massi. La balaustra del Rivellino è pericolante e i blocchi di cemento posti sul cornicione hanno abbandonato la collocazione originaria 5. 6. Brutta da vedere e pericolosa. La facciata del Rivellino appare consumata dal clima marino. I muri si frantumano e i portoni in ferro accusano i segni del tempo 7. 8. 9. Acqua dappertutto. Il portone è bucato e grosse buche si vedono anche nella passerella di legno bruciata dal sole 10. Lavori… in corso? Materiale di lavoro abbandonato sul posto 11. Fontana greca o scultura moderna? E’ praticamente impossibile vedere attraverso la fitta impalcatura che regge la fontana 12. A rischio crollo. Le condizioni di conservazione della fontana sono molto critiche
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PARABITA NUOVI PROGETTI z
I giovedì di via Pertini DA PIAZZA TERRANOVA A VIA PERTINI. IL MERCATO SETTIMANALE SI ALLONTANERÀ DAL CENTRO zx di Antonella Coppola ABITATO. MA NEL RISPETTO DELLE NORME IGIENICO-SANITARIE a piazza Terranova e strade limitrofe (via Tito Schipa, via Montegrappa, via Bianchi e via Tancredi) al contesto urbano di via Pertini. E’ qui che sarà trasferito il mercato settimanale di Parabita: l’appuntamento del giovedì si sposterà dalla parte bassa del paese a quella alta. “Questo spostamento - afferma Sergio Milelli, assessore alla Cultura - si è reso necessario soprattutto per dare all’area mercatale un corretto assetto igienico-sanitario in rispetto all’Ordinanza del Ministero della Salute del 3 aprile 2002. L’area attualmente destinata a mercato è insufficiente, soggetta a congestione di traffico e carente di parcheggi e accesso adeguato ai mezzi di soccorso”. Il nuovo progetto è stato redatto dall’Ufficio Tecnico comunale con il supporto esterno dell’architetto Daniele Cataldo. Ed è lo stesso Cataldo ad illustrarcelo. “In progetto - spiega - è previsto l’utilizzo di un’area di circa 12.140 metri quadrati da destinare a mercato, servizi annessi e verde attrezzato, compresa tra le strade Sandro Pertini, dottor Ferrari, giudice Costa, via Monsignor Ferendes, via Libertà e confina con un centro sociale di proprietà comunale”. Sono previste, la realizzazione di servizi igienici per operatori e acquirenti, dotati di allaccio alla rete idrica, fognante e dei relativi impianti ed attrezzature richieste dalle norme sanitarie; di un’area adibita a verde pubblico per la sosta ed il ristoro e
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« Oltre dodicimila metri quadrati, con servizi e verde attrezzato. E’ il progetto dell’ufficio tecnico comunale e di Daniele Cataldo
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per la costruzione di un apposito locale; la creazione di una rete fognante, di un impianto interrato di distribuzione di acqua potabile e di un impianto elettrico. “L’area mercatale - continua Cataldo - sarà sistemata con marciapiedi, aiuole spartitraffico e piazzole. A lavori ultimati conclude - il nuovo mercato di Parabita potrà contare su un totale di 107 posteggi, di cui 85 posteggi di dimensioni maggiori”. Molto soddisfatto anche Milelli “in quanto – commenta l’iniziativa nel suo insieme si prefigge di apportare significativi miglioramenti alla qualità della vita dei cittadini, mettendo a disposizione un’area polivalente, tesa a riqualificare il contesto urbano con iniziative di coinvolgimento anche delle comunità esterne”. Non è improbabile infine che per risolvere il problema della lontananza del futuro mercato dal centro abitato venga istituito un servizio di bus navetta per accompagnare a fare la spesa gli anziani o chiunque non sia dotato di un’auto propria.
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LIRRI SOFFI z
“Soffi” di poesia zx di Marco Sarcinella
“Soffi” è il titolo di una raccolta di versi edita da Carra editrice. Lillino Casto, l’autore, è nato a Casarano 63 anni fa, ha conseguito la maturità classica e ha esercitato la professione di operatore amministrativo presso le USL. L’interesse per l’attività politica, manifestatosi all’età di vent’anni con la militanza nel Partito socialista, lo ha portato a ricoprire importanti cariche: nel 1990 quella di assessore e vicesindaco, dal marzo 1993 al giugno 1994 quella di sindaco di Casarano, negli ultimi anni il suo impegno politico si è svolto invece in seno al movimento “Società aperta” di cui è coordinatore. La sua poesia,come rileva Gino Pisanò nella prefazione a questi “Soffi” parte dalla vita e non dalla letteratura o dalla cultura letteraria, ed è ancorata, citandole parole dello stesso Casto “ad un’esigenza interiore, quella di comunicare con se stessi” e di porsi in ascolto delle pulsioni più profonde del proprio essere. Casto condensa in immagini di rara bellezza, dalla forte coloritura esistenziale, la proprie impressioni e i propri sentimenti, con l’intenzione però di non imporre il proprio stato d’animo, bensì con quella di suggerire, sussurrare e illuminare, “per pudore, per innata castità, per verticale ansia di sortire dalle zone più profonde dell’io per poi inabissarsi nel silenzio che le aveva originate”. Dominano questi versi le tematiche della morte, del dolore e dell’amore, riferite non solo all’esperienza personale di Casto, ma anche ad eventi che hanno scosso la coscienza collettiva
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come la tragedia di Sharm El Sheik e quella di Nassirya a cui sono dedicate due poesie. Il linguaggio di Casto, come rilevato sempre da Gino Pisanò nella prefazione è naturale e spontaneo, ma comunque “modellato sull’incudine dell’officina letteraria del Novecento”. Emergono tuttavia “ricercatezze linguistiche sospese tra l’arcaico, il desueto e l’aulico”, taluni sperimentalismi nell’uso del predicato che comunque non modificano l’essenzialità del tessuto linguistico: ricercatezza stilistico-formale e naturalezza espressiva coabitano in Casto, consegnandoci lo spaccato di un animo complesso, profondamente sensibile e tormentato.
// Tre domande tre Quando nasce il suo interesse per la poesia? “È un interesse che nasce in giovane età, al liceo, anche se i versi contenuti in questa raccolta risalgono all’ultimo periodo della mia vita”. Quali sono i suoi modelli letterari? “Essenzialmente Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi”. Il libro non è in vendita, ma se lo fosse quale sarebbe un motivo per acquistarlo? “Ho pubblicato a mie spese questa raccolta, non l’avrei mai pubblicata con l’intento di venderla, si tratta infatti di un lavoro che nasce da una mia esigenza intima e che ho voluto condividere con pochi amici”.
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SPORT
z FEDELI ALLA MAGLIA
Calcio.
Tifosi all’azione. Quest’anno la Juventus è in serie B, ma i suoi sostenitori non l’hanno abbandonata
C’è chi ci crede ancora
Tundo, sogno NazionaANTONIO TUNDO: 18 ANNI E UNA PASSIONE IRREFRENABILE PER IL CALCIO. DAL CASARANO ALLA NAZIONALE UNDER 19 zx di Francesco Ria
omenica mattina. Passeggiata con gli amici per il centro, quotidiano in mano, per conoscere come hanno giocato i compagni di allenamento, e poi partenza per il raduno con la Nazionale Under 19. Antonio Tundo, 18 anni compiuti lo scorso 14 settembre, la metà dei quali trascorsi nelle giova-
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Antonio Tundo
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nili del Lecce. E’ forse l’immagine di un calcio più umano, fatto di passione, che non fa apparire sacrificio neanche l’allenamento più duro, neanche 50 giorni d’estate trascorsi in ritiro, lontano da casa, mentre gli amici sono al mare, che a meno di 18 anni possono essere difficili da superare. Ci sediamo al tavolino di un bar e torniamo indietro di nove anni quando la nonna di Antonio lo iscrive ad una scuola calcio di Casarano. Come quasi tutte le madri anche la mamma di Antonio era poco incline a far avvicinare il proprio figlio al calcio. Il Casarano era quello dei tempi migliori: lo
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SPORT
FEDELI ALLA MAGLIA z scudetto della Beretti, la C1 con Pantaleo Corvino e Gino Di Mitri in cabina di regia. I due dirigenti si trasferiscono a Lecce e, dopo pochi mesi, chiamano nei pulcini giallorossi anche Antonio Tundo che da allora ha fatto tutta la trafila: pulcini, esordienti, giovanissimi, allievi e Primavera. Pochi mesi fa la soddisfazione di essere portato in ritiro con la prima squadra e la possibilità di affrontare la preparazione con mister Zeman, con una conferma: “Sono davvero gli allenamenti più duri che si possano trovare nel calcio”. Una Supercoppa Primavera vinta lo scorso anno, alcune presenze con la prima squadra nella preparazione estiva, e quattro convocazioni nelle varie nazionali giovanili. Ma soprattutto un diploma di liceo classico da conseguire. Già, perché sino alla maggiore età, oltre alle doti tecniche, i dirigenti del Lecce guardano soprattutto il ragazzo, che deve diventare uomo nella vita, per esserlo anche in campo. Fondamentale il comportamento nel gruppo, il rendimento scolastico, lo stile di vita. “Le responsabilità che mi sono sentito addosso in prima squadra sono davvero tante – racconta Antonio – ma i compagni sono tutti disponibilissimi; soprattutto
sai di dover sempre dare il massimo. Si ha paura di non essere all’altezza, ma lo spirito di squadra è davvero bello e ti fa affrontare al meglio ogni difficoltà”. Tra le promesse del nostro calcio, lo si avverte soprattutto in Nazionale dove confluiscono i giovani migliori, vi è la consapevolezza di appartenere ad un mondo privilegiato, dove si va in ritiro nei migliori alberghi, si è seguiti in tutto, si può guadagnare davvero bene, ma vi è anche la coscienza che non sarà sempre così. Soprattutto negli ultimi anni, sono tante le società di calcio a fallire oberate da debiti e da investimenti poco accorti, e sono tanti i calciatori, più o meno giovani, che si ritrovano in mezzo alla strada, dopo aver inseguito per anni la propria passione sacrificando tutto ad essa. Ma forse davvero si può tornare a seguire nel calcio, come in tanti altri sport ancora accade, uomini da prendere ad esempio. La chiacchierata con Antonio Tundo mi fa capire che i giovani sono ancora animati dalla passione sana per lo sport ed a questa dedicano il proprio impegno e i propri sacrifici. Saranno questi, ci auguriamo, i campioni che faranno infiammare le curve. Con le loro giocate e non con i flash dei paparazzi nelle serate mondane.
Tifo? Chiamatela fede CAMPIONATO DI SERIE B, TIFO DA SERIE A. A LECCE AUMENTANO GLI ABBONAMENTI E I CLUB NON SONO DA MENO zx di Marco Laggetta
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l calcio torna nelle nostre case dopo lo scandalo che ha avvelenato i tifosi di tutt’Italia. Torna a bussare alle nostre porte come se non fosse cambiato nulla, come se fosse ancora possibile credergli. “Calciopoli” è stata già assimilata dai vertici del calcio di casa nostra, ed il campionato dei campioni del mondo è ricominciato come secondo i programmi. Ma c’è di più. Numerosissimi tifosi sembrano aver trovato un rinnovato entusiasmo. I delusi, gli amareggiati si contano sulle dita di una mano. La pazza corsa dietro a un pallone sembra essere tornata all’antico vigore. Ancora increduli abbiamo cercato conferme o smentite in giro per il Salento. Ed ecco i risultati. Nella prima giornata di campionato l’U.S. Lecce ha registrato, secondo i dati ufficiali fornitici dalla segreteria generale, 3.567 spettatori paganti, accorsi a vedere l’incontro casalingo con l’Albinoleffe. Nel 2002/2003, ultimo campionato di serie B giocato dal Lecce, la prima partita aveva visto allo stadio, per il match con la Salernitana, 5.113 spettatori. Cifre, queste, che sembrano suggerire un netto calo delle presenze allo stadio rispetto agli scorsi anni. Eppure questi dati, che possono trovare una prima giustificazione nella poverissima campagna acquisti condotta dalla società leccese e dalle illustri e molteplici cessioni, si capovolgono non appena andiamo ad esaminare la campagna abbonamenti che, quest’anno, ha ottenuto 2.916 adesioni. Nel 2002/2003 gli abbonati erano solo 2.699.
Un fenomeno circoscritto? Niente affatto. In serie B dai 29.083 abbonamenti della stagione 2005/2006 si è passati ai 41.109 della stagione 2006/2007. Numeri, si può motivare, dettati dalle maggiori attrattive del campionato cadetto che, quest’anno, può contare sull’illustre presenza della Juventus. E come giustificare, allora, lo stesso fenomeno in una massima serie orfana della “vecchia signora”? La serie A lo scorso anno poteva contare su un totale di 153.668 abbonati. Quest’anno sono 157.815 i tifosi ad aver sottoscritto un abbonamento (dati de “La Gazzetta dello Sport”). Lo stesso clima di rinnovato entusiasmo si riscontra entrando in uno dei numerosi club sportivi del Salento. L’“Inter club” di Castrignano de’ Greci, forte dei suoi 180 soci, si scopre più forte al termine di uno scandalo che ha portato anche uno scudetto alla società milanese. Giuseppe Bianco, presidente del club, crede che la giustizia sportiva abbia valutato con leggerezza la portata dello scandalo, ma d’altro canto non pensa che la credibilità del calcio italiano sia venuta meno. E cambiando bandiera non cambia l’entusiasmo. Lo “Juventus Club - Antonio Cabrini” di Corigliano d’Otranto si prepara come ogni anno, da 26 anni a questa parte, a seguire il campionato dei bianconeri. E poco importa che non sia quello di serie A o che quest’anno si debba fare a meno della vetrina della Champions League. “Siamo più di 200 – spiega Vittorio Magnolo, proprietario del club – e quest’anno siamo più uniti che mai.
Grandi numeri. L’Inter club di Castrignano dei Greci conta 180 iscritti. Lo Juventus club di Corigliano d’Otranto più di 200
L’attaccamento ad una maglia non si cancella nei momenti di difficoltà, bensì si rafforza. Siamo convinti dell’innocenza della Società Juventus, che paga le colpe dei suoi vecchi dirigenti, ma ora più che mai è il caso di far sentire la nostra voce, nei club come negli stadi”. E allora, non c’è mica da stupirsi. La legge del calcio insegna: “la palla è tonda”. E, quindi, non si sa mai come va a finire.
« Nel 2002, quando il Lecce militava in serie B, gli abbonamenti erano circa 2600. Quest’anno 300 in più. E i club delle grandi squadre rinforzano i propri ranghi
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EX OPPIDUM
//REPORTAGE
Micam. Contro la crisi Movimento. Di persone, di idee, di aziende. Contro la crisi. C’erano tutti, al Micam, la fiera internazionale della calzatura, tenutasi nell’avveniristico scenario della nuova Fiera di Rho. La più grande d’Europa. E la tendenza del comparto calzaturiero salentino è ben tracciata: marchi, qualità, made in Italy. Tanti i giovani che dal Salento sono arrivati a Milano, solo per respirare le nuove tendenze. In testa un unico progetto: raccogliere la tradizione e interpretarla con i loro linguaggi.
INDUSTRIALI IN FIERA z
Filanto e Filograna. Tradizione e innovazione. Filograna è la linea elegante dello storico marchio
BKT. E’ la linea giovane della Filanto. Street style e qualità: lo stand è una strada d’asfalto con tanto di panchina e catarifrangenti. Impossibile non notarlo
Da Sanremo a Taviano; Una bella idea da mutuare. Al prossimo Micam una bella scarpa di fiori provenienti dalle serre di Taviano, che sintetizzi l’economia del basso Salento in un simbolo allegro
Elata. Lo stilista Paolo Valentino, dell’azienda Elata. Imprenditori calzaturieri da diverse generazioni
I-73030 Santa Maria di Leuca – Parco Costiero Penisola Salentina – Tel. 0833 758242 – Fax. 0833 758246 I-73014 Gallipoli – Riserva Naturalistica Torre del Pizzo – Tel. 0833 202536 – Fax. 0833 202539 www.attiliocaroli.it - info@attiliocaroli.it – skype: centroprenotazionicarolihotels
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1 MESE IN 1 PAGINA CHE COSA NON CI SIAMO PERSI z
// I fantastici cinque Tema caldo del settembre salentino sono state le Primarie del centrosinistra per il Comune di Lecce. Se n’è parlato anche troppo. Si sono fatte scommesse, lanciati toto-candidati. Qualcuno si è proposto e poi si è tirato indietro (vedi Fabio Valenti, Rosa nel Pugno). Durante l’estate i cinque candidati (Antonio Rotundo, Loredana Capone, Giampiero Corvaglia, Beppe D’Ercole, Piero Manni) si sono inventati di tutto per destare l’attenzione dell’elettorato e per “tirarlo” dalla propria parte. Loredana Capone, Margherita, si è cimentata nelle iniziative più “femminili” possibile, forse per marcare la diffe-
// Fasce e nastri
// Non c’è due senza tre E mentre il popolo della sinistra sceglieva il suo candidato, dall’altra metà del cielo Adriana Poli Bortone, sindaca di Lecce da due mandati annunciava guerra dura. Si sa che non c’è due senza tre e lei, da politica di razza, non molla: vuole il terzo mandato. O la destra non sarà più destra.
// Salento da copertina Giorgio Napolitano è venuto in Salento per la prima volta in visita ufficiale. Tutti i politici e i rappresentanti di istituzioni si sono sentiti coinvolti e hanno cercato in tutti i modi di fare bella figura. Lui, ha preferito una bambina, una sua piccola fan, per la foto più rappresentativa. Napolitano si è aggirato per la provincia, ha conosciuto amministratori, docenti e vip di casa nostra, che, sorridenti, l’hanno accolto con il massimo dell’etichetta. Tutto perfetto. Bagni di folla e di flash. Alla fine la Poli ha pure ringraziato chi dalla Presidenza della Repubblica ha organizzato la visita. La presenza del presidente ha fatto piacere a tutti. Ma siamo sicuri che il Salento che gli abbiamo mostrato sia quello vero e non solo la sua copertina?
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renza con gli altri fantastici quattro; e allora via con i “Click per Lecce”, che fotografassero le brutture della città, e ai quali lei, una volta eletta-candidata avrebbe promesso di porre fine. Antonio Rotundo, Ds, invece, si è improvvisato dj e dall’altro capo di un’emittente radiofonica ha conversato con i cittadini. Alla fine l’ha spuntata lui (40 per cento dei voti). Un po’ a sorpresa e un po’ no. Perché tutti si aspettavano un testa a testa con la Capone (30 per cento dei consensi), come effettivamente è stato, ma forse non tutti che l’esito finale desse ragione al diessino. Ad ogni modo, chiunque abbia vinto, cinque candidati sono sembrati troppi. Soprattutto se si considera che gli ultimi due, Piero Manni e Beppe D’Ercole hanno raggiunto rispettivamente il 3 e il 2,5 per cento delle schede a favore. Bravo Giampiero Corvaglia, con il suo 21 per cento. Una nota curiosa nel frenetico clima del voto primario è stata la falsa locandina di “Quotidiano” che annunciava il ritiro improvviso di Piero Manni. Bene informati, gli autori della locandina. Anche più dello stesso Manni!
Ha riacceso l’orgoglio di essere salentini la partecipazione al concorso di bellezza “Miss Italia 2006” di Gaia Lia, sorridente diciottenne di Presicce con viso da miss. Durante la prima puntata Gaia ha portato sul palco di Salsomaggiore una pizzica scatenata lasciando tutti i giurati a bocca aperta. E i salentini attaccati al telefono a votare per lei, che ha conquistato la fascia di miss Miluna e un posto tra le prime 20. Ma, non solo miss, in Salento, e per la precisione a San Gregorio di Patù, si è disputata la finale italiana del concorso Mr World 2006, ovvero si è scelto il rappresentante della bellezza italiana per la sfida di Mister Mondo che si svolgerà nella sua fase finale in Cina. Il nostro si chiama Carlo Martellini. Non possiamo che appoggiare la sua vittoria. E, nel frattempo, nella “Salento location” sono riprese le riprese di diverse pellicole cinematografiche. Tra film e fiction, si sono visti girovagare per le strade dei centri storici più caratteristici, oltre al solito Diego Abatantuono (che ormai non fa più notizia), anche Alessia Marcuzzi, Antonio Albanese e Riccardo Scamarcio.
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LA TESTIMONIANZA
La generosità a scopo di lucro E’ cronaca strettamente attuale: una coppia ligure, avuta in affidamento, per un periodo, una bambina bielorussa di dieci anni, si rifiuta di lasciarla ritornare nel suo paese d’origine perchè, nell’orfanotrofio in cui vive (la bambina è orfana di entrambi i genitori), subisce violenze e abusi. L’Italia ha riflettuto su quale fosse l’atteggiamento giusto. E forse nessuno è riuscito a dare torto alla coppia adottiva, anche se è scoppiato un caso diplomatico. Ma questo evento ha scatenato anche altri pensieri. Sempre la Bielorussia. E sempre i bambini. zx di Francesco Barone*
ndici anni fa, fui informato di un’iniziativa organizzata dalla sezione di Matino di Legambiente (coordinata da Arcadio Antonaci) e che per la prima volta veniva proposta ai Comuni di Matino e di Parabita. Scopo era offrire un’opportunità ai bambini della Bielorussia, una regione limitrofa a quella dove si verificò il disastro della centrale di Cernobil. Il progetto prevedeva che i ragazzi bielorussi, tra i sette e i dodici anni, passassero un periodo in luoghi più salutari. Questo allontanamento li avrebbe disintossicati dai processi radioattivi che ancora permanevano nell’atmosfera di quelle regioni. Il ragazzo che ospitammo noi si chiamava Sasha, Alexandar Kulieviez. In tutto vennero coinvolte 20 famiglie; i ragazzi erano 40 circa, quindi in alcune famiglie ne furono ospitati anche due. Quando arrivarono, i ragazzi non erano in buone condizioni, né dal punto di vista dell’abbigliamento né dello stato di nutrimento. Per cui noi cercammo di metterli in condizioni di maggiore agio. Inoltre ci venne fatta esplicita richiesta di fornire ai ragazzi farmaci che potessero servire loro, una volta rientrati nel loro paese. Durante la sua permanenze nella nostra famiglia, il ragazzo ci informò che aveva già preso parte ad esperienze del genere, in Germania. L’anno successivo ci fu chiesto di ripetere l’esperienza. Ma per motivi familiari, io non potetti accettare. Sasha venne affidato ad un’altra famiglia di mia conoscenza. Un giorno mi recai da loro per salutare il ragazzo, a distanza di un anno. Ma scoprii due cose che mi lasciarono molto perplesso. Dell’abbigliamento ricevuto l’anno precedente, e che poteva benissimo essere riutilizzato perché si trattava del-
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la stessa stagione e il ragazzo nel frattempo non era cambiato fisicamente, non c’era più traccia e Sasha si presentava con lo stesso abbigliamento logoro dell’anno prima. Inoltre, gli chiesi se avesse pagato una quota per venire in Italia e lui mi rispose di sì. Capii, allora, che il fatto che Sasha non utilizzasse l’abbigliamento dell’anno prima potesse essere un calcolo da parte della famiglie indigenti che, sfruttando la nostra generosità, puntavano a risolvere i propri problemi di sopravvivenza. Ma, se questo è pure accettabile, meno accettabile è che le famiglie dovessero pagare perché i propri figli potessero avere una esperienza del genere. Quest’anno, poi, ho incontrato un mio parente di Parabita in compagnia di un giovane di 16 anni, proveniente dalla Bielorussia. Quindi, dopo undici anni, queste iniziative vanno avanti. Mi chiedo, allora, se mai l’Italia, le autorità diplomatiche e la associazioni come Legambiente, si siano preoccupate di fare un sopralluogo in Bielorussia o se non siano a loro volta, nella loro buona fede, manipolate. E mi chiedo perché mai questo tipo di scambi sia stato intrapreso con la Bielorussia, che è un paese confinante con l’Ucraina dove avvenne la tragedia, e non con l’Ucraina stessa. E poi perché coinvolgere sempre gli stessi ragazzi e non fornire, a turno, anche agli altri, la possibilità di prendere parte ad esperienze del genere? Le associazioni umanitarie si sono mai chieste se questi ragazzi siano utilizzati nella loro patria da organizzazioni che sfruttano queste iniziative per fini disdicevoli? *docente di economia - Casarano
Corso XX Settembre, 209 CASARANO
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