Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b - L. 662/96DC/DCI/199/00/LE - Anno 4 - n. 35 - Aprile 2007
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CASARANO GALATINA GALLIPOLI MAGLIE NARDO’ TRICASE
//SPECIALE EDILIZIA
Lecce: vita senza qualità Perrone nudo: gli esperti lo fanno “a pezzi” Speculazioni edilizie: ecco chi c’è dietro l’Iskenia
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// L’Editoriale
L’Editoriale
di Maria Luisa Mastrogiovanni
SIAMO tuttI bRIndISInI.
cOl nO Al RIgASSIfIcAtORe nAScA Il gRAnde SAlentO ecOlOgIStA
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Brindisi il rigassificatore della British Lng non si farà. Il ministero dell’Ambiente ha revocato il nulla osta rilasciato nel 2002 per la costruzione dell’impianto e ha dichiarato illegittima l’opera. Il successo porta la firma di Roberto Fusco, l’avvocato che ha scelto di ricorrere di fronte alla Commissione europea e che ha difeso la causa ecologista di Comune e Provincia contro il colosso dell’energia. Una vittoria che non riguarda solo le amministrazioni brindisine (Comune, Provincia, Autorità portuale), a cui si è aggiunta la Regione Puglia, unite al di sopra delle bandiere politiche in nome degli interessi del territorio, ma l’intero Sud, che ha fatto prevalere la logica del perseguimento della qualità della vita e della
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tutela del territorio contro le logiche del profitto. E’ un momento storico, non solo perché i cittadini e le associazioni hanno incessantemente picchettato contro l’impianto, alimentando un movimento d’opinione che non si poteva ignorare, ma anche perché il coraggio dimostrato dai brindisini segna il passo di una svolta nella coscienza collettiva: la tutela dell’ambiente e la produzione di energia pulita sono un binomio inscindibile per elevare la qualità della vita di ogni cittadino del Pianeta. Ma mentre a Lecce si contesta Giovanni Pellegrino, unico sostenitore di una causa, quella dell’ampliamento della statale 275 fino a Montesano (vd. pag. 34), che fino a ieri era condivisa dai Comuni del Capo di Leuca e che oggi vogliono, con una sterzata inspiegabile,
la 4 corsie fino al santuario De finibus terrae, a Brindisi non ci si ferma. Già si annunciano battaglie per ridurre il carbone in ingresso nel porto di Brindisi e destinato ad alimentare le centrali Enel e Edipower, carbone che fa di Cerano l’impianto a più alta concentrazione di anidride carbonica in Italia (fonte: Sole 24 ore). Un inquinamento che patiscono i leccesi, perché i fumi trasportati dal vento fanno di Lecce la zona con la maggior incidenza di tumori della Puglia. A dimostrazione che le azioni scellerate degli uni cadono sugli altri e che lo sviluppo ecosostenibile è l’unica risposta. Si unisca dunque l’inquinata Lecce (vd. pag. 9), la Provincia e i suoi comuni, al riscatto dei brindisini, perché se l’identità è unica lo è ancor più la Terra che la nutre.
SOMMARIO 22
IDEE DAL TACCO
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GOLEM, FOTOPROTESTA, LETTERE AL DIRETTORE TERZOGRADO “CICIRI E TRIA” di Marco Laggetta LINK BOLLETTINO DEI NAVIGANTI di Mario de Donatis LO STRANIERO di Guido Picchi PUBBLICALO SUL TACCO LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo Schiavano L’ERBA CATTIVA di Crazy cat & Mad linx L’ARIA CHE TIRA di Luisa Ruggio QUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT, CURIOSITA’ VISTO DA SINISTRA, VISTO DA DESTRA. Ospiti: Silvio Astore e Remigio Venuti CONTROCANTO ospita Marco Renna: Classifiche sulla qualità della vita: roba da arrovellarsi il “Gulliver”
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PAESE CHE VAI
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VEDIAMOCI CHIARO
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COPERTINA //POVERA LUPA di C. Mazzotta, F. Serravezza INCHIESTA //LE MANI SULLA CITTÀ di A. Ancora INCHIESTA//ISKENIA E LA RETE LECCE-LUSSEMBURGO di G. Finguerra
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CULTURA&PERSONE CULTURA// TIMIDO, RISERVATO, LAICO. DON PIPPI SANSONETTI. IL SOCIALISTA AMICO DEI POVERI di Marco Sarcinella
CULTURA// L’IMPRESA STUDIATA NEL LABORATORIO di Francesco Ria CULTURA// L’ARTE CHE ABITA LA “CASA SOLARE” di Antonio Lupo REPORTAGE// AHI, AHI, LE ARTERIE INTASATE di Flavia Serravezza LECCE E DINTORNI// IL RE È NUDO di Laura Leuzzi CASARANO E DINTORNI// QUEL DEPURATORE S’HA DA FARE di Enzo Schiavano GALATINA E DINTORNI// OFFRESI ASILO. MA NESSUNO LO VUOLE di Laura Leuzzi GALLIPOLI E DINTORNI// EMERGENZE DRITTE AL “CUORE” di Vittorio De Luca MAGLIE E DINTORNI// 275. PUNTO E A CAPO di Margherita Tomacelli MAGLIE E DINTORNI// SULLA SICUREZZA FACCIAMO QUADRATO di Cesare Mazzotta NARD0’ E DINTORNI// AMMINISTRATIVE 2007. FACCIA A FACCIA di Maria Giovanna Sergi TRICASE E DINTORNI// MADONNA DEL GONFALONE. PERICOLO SCAMPATO di Margherita Tomacelli
Nel prossimo numero de “Il Tacco d’Italia” in tutte le edicole della provincia il 1° maggio 2007, ospiteremo inserzioni di propaganda elettorale. Al fine di consentire a tutti i candidati alle prossime elezioni amministrative l’accesso a questo strumento di comunicazione, abbiamo deciso di ridurre al minimo i costi. Queste le tariffe (IVA INCLUSA): Mezza pagina: Pagina intera:
Euro 300,00 Euro 450,00
Seconda/Terza copertina: Euro 600,00 Quarta copertina: Euro 900,00
Gli spazi disponibili sono limitati. Fa fede l’ordine di arrivo del fax al numero 0833/599238
Il mensile del salento Anno IV - n. 35 - Aprile 2007 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004
EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Marco Sarcinella, Guido Picchi, Marco Laggetta,Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Paolo Vincenti, Giuseppe Finguerra, Francesco Ria, Flavia Serravezza, Ada Martella, Vittorio De Luca, Cesare Mazzotta, Alfredo Ancora FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia COPERTINA: Fabrizio Malerba REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 3939801141
Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705 STAMPA: Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le) ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 12 numeri c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - abbonamenti@iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° MAGGIO 2007
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// Opinioni dal Tacco GOLEM
LETTERE AL DIRETTORE
Sergio Blasi è stato riconfermato alla guida dei Democratici di Sinistra con il 75% dei consensi. Il congresso provinciale ha premiato le sue qualità di politico e il suo caratterizzante approccio alla leadeship. Come sindaco di Melpignano si era distinto per alcune battaglie (e sarebbe più opportuno che fosse solo la politica a proporle): tra i primi a disporre la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, con percentuali da Alto Adige; l’invenzione della Notte della Taranta nella piazza del Convento degli Agostiniani che, ha fatto della pizzica un fenomeno globale; la spinta decisiva, per il Consorzio della Grecìa Salentina con la riscoperta delle radici grike della sua comunità, sin dai tempi in cui era assessore alla cultura di Melpignano. Blasi si distingue da molti politici locali anche per altri tratti del suo carattere. Di lui colpiscono l’eloquio sofisticato, lo sguardo sfuggente, la linea dei pensieri in grado di parlare al cuore di chi ascolta, caso raro nel cinico panorama in cui agisce. Il Congresso DS ha anche detto sì al prossimo mutamento in partito democratico e questo, obbligherà il segretario provinciale a intensificare la sua azione, soprattutto all’interno del suo perimetro politico. Infatti, ora che il centrosini-
stra di Lecce sembra potersela giocare in un probabile ballottaggio Rotundo-Perrone (senza contare le altre sfide elettorali amministrative salentine), Blasi dovrà impedire che i conflitti interni ai DS, dovuti alla difformità di opinioni sulla confluenza nel Partito democratico, influiscano negativamente sulla campagna elettorale. Dopo la delusione di tanti leccesi di area progressista, in seguito agli intrighi di palazzo che disarcionarono il compianto sindaco Salvemini, la tendenza naturale di Sergio Blasi a ricomporre i contrasti - che talvolta è sconfinata in reticenza nell’affrontare il nocciolo delle questioni potrà risultare decisiva per aiutare tutto il centrosinistra locale a vincere la sfida con le potentissime liste del centrodestra. Solo successivamente, i nodi interni potranno essere sciolti e il dibattito sul Partito Democratico prendere un respiro normale. DS e Margherita hanno una visione comune sui temi decisivi di ogni azione di governo: su economia, sanità, mercati, politica estera, sicurezza, politiche sociali e giustizia si naviga sulla stessa rotta. L’augurio del Golem è che il tema dei diritti non sparisce pericolosamente dall’agenda del Partito Democratico. Unioni civili, pillola abortiva, diritti dei gay e delle
Sergio Blasi, recentemente riconfermato alla guida dei DS della provincia di Lecce
minoranze religiose, libertà di ricerca scientifica, droghe leggere, fondi pubblici alle scuole cattoliche. Se è giusto superare, a sinistra come a destra, la plurisecolare attitudine italiana alla frammentazione, che ci si batta all’interno e poi si abbia il coraggio di trovare una posizione unica. E Blasi, se mostrerà più coraggio, potrà fare molto.
fOtO pROteStA
zOnA 167. lAvORI A teMpO deteRMInAtO. fInO Al gIORnO pRIMA delle elezIOnI E’ ormai consuetudine, da tanti anni, che nella nostra città i lavori si svolgano o si “riprendano” poco prima delle elezioni. Ci troviamo di fronte, infatti, ad una città che in ogni angolo nasconde piccoli cantieri misteriosi, piazzette dimenticate, marciapiedi inutili dove magari non c’è nemmeno la strada, campi di calcio e calcetto invisibili.e tante altre meraviglie. Tutto merito delle elezioni. Non si fa che parlare dei pali della metropolitana di superficie. Giusto, giustissimo. Ma guarda caso dove finiscono quei pali inizia un’altra Lecce, quella delle periferie. Una Lecce nascosta che solo chi ‘vive’ in quelle zone, in quei ghetti, sa affrontare e giudicare. Prendiamo per esempio la zona 167/c. Mi chiedo se sia una zona progettata solo per fare sorgere grossi palazzoni e immense discariche, oppure un luogo dove fare dei lavoretti per abbindolare i residenti. Ogni tanto spunta una (inutile) piazzetta, colorati marciapiedi inclinati e dissestati, campetti di terra, e magari qualche cartello che inneggia ad imminenti lavori (sia chiaro, viene fissato solo il cartello e niente più). E tutto questo viene specificatamente programmato da oltre vent’anni con una cadenza puntualissi-
ma: i lavori iniziano qualche mese prima di qualsiasi elezione e terminano il giorno prima del voto (si sa che in quel giorno è proibito farsi pubblicità). Non dipende dalla circoscrizione eletta, dal sindaco di destra o di sinistra, né tanto meno dai sonnacchiosi assessori o dai menefreghisti consiglieri comunali. E’ una situazione che esiste ed è sistematica: si iniziano i lavori durante la campagna elettorale e ci si dimentica di tutto e di tutti dopo un po’. Di esempi, la zona 167/c, ma in genere tutto il quartiere Stadio, ne è piena. Basterebbe farsi un giretto, vero signor sindaco? Ma in questo periodo di propaganda elettorale e di buoni propositi non c’è tempo da perdere. Bisogna preparare i manifesti giganti da affiggere (magari anche abusivamente), il sito da completare, i pali da verniciare, le buche da aggiustare, le aiuole da sistemare, gli alberi da potare, le rotatorie da creare, le piazzette da abbellire, i panettoni da piazzare e tante altre piccole cose. E bisogna fare presto perché le elezioni sono imminenti. Intanto tra un comizio ed un’intervista è bene cosa ricordare alla “popolazione votante” che la periferia viene vista di buon occhio dalla classe politica-
Il muro di Berlino è appena crollato e l’Europa è ancora divisa in due blocchi contrapposti. Hong Kong è una colonia e la Cina è un miserabile paese agricolo del quarto mondo. L’Unione europea non si è ancora costituita e l’ecu è la sua moneta virtuale. L’Undici settembre è un giorno di fine estate come un altro. In Afganistan governano i talebani. La Jugoslavia è un paese unito e federale e di Kosovo non si è mai sentito parlare. La Russia è sull’orlo del collasso economico. Non è la trama di un film storico ma il contenuto del libro “Geografia regionale, Roma, NIS, 1994, di Roberto Mainardi”, ancora in uso presso la facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Lecce, corso di Geografia regionale, docente Liberata Nicoletti. Scritto dal prof della prof e dunque adottato come testo d’esame (cfr. Guida dello studente 2006/2007). Poveri studenti costretti a barcamenarsi tra informazioni vecchie di 13 anni. Come si fa a prepararsi in modo adeguato ad un esame di geografia che ignora il contesto geopolitico attuale? Non esiste in commercio un libro più adeguato? O forse non si vuole privare un professore dei proventi derivanti dalla vendita del Testo? Se così fosse, viva le fotocopie.
dirigenziale, che si è fatto tanto e che tanto ancora si farà. Questo giusto perché qualcuno (col passare dei decenni diventano sempre meno le persone che ci cascano) ci creda. Ma non c’è fretta, tanto ci saranno altre elezioni per riprendere i lavori. E per non finirli c’è tanto tempo ancora. Lettera firmata
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// Opinioni dal Tacco teRzO gRAdO
di Marco Laggetta
commenti e opinioni da
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Ha ragione la Poli Bortone; tutti gioiamo per la liberazione di Mastrogiacomo, ma vorremmo sapere a quali condizioni è stato liberato. Ma non era la sinistra che voleva sempre vederci chiaro in situazioni del genere? Forza Mastrogiacomo, ma soprattutto Forza Poli (e Perrone). Jacopo
da sinistra: Francesca, Annarita e Claudia Hanno un nome tipicamente salentino. Molti di noi le hanno conosciute assieme al grande pubblico di tutta Italia quest’inverno a “Zelig Off”, in onda in seconda serata su Canale 5. Sono il trio comico “Ciciri e Tria”, al secolo Francesca Sanna, Anna Rita Luceri e Carla Calò. Le abbiamo incontrate per conoscerle più da vicino.
“cIcIRI e tRIA” Chi sono le “Ciciri e tria”? Francesca Sanna, Annarita Luceri e Carla Calò. Età? Francesca: “Rispettivamente 33, 33 e 39”. Che scuole avete frequentato? Annarita: “io ho frequentato il Liceo Classico, mentre Francesca è laureata in Economia del turismo e Carla in Beni culturali”. Come e dove vi siete formate come attrici e cabarettiste? “Abbiamo fatto una lunga gavetta con il Teatro Viola di Martano, compagnia teatrale che abbiamo fondato assieme ad altri amici”. Quando avete tentato il provino a Zelig? “Tre anni fa, ma prima di conquistare la seconda serata di Zelig off abbiamo lavorato per tre anni con il laboratorio Zelig”. E la chiamata a Zelig off, quando è avvenuta? “Lo scorso dicembre. Una sorta di regalo di Natale”. Il vostro modello di comicità? “Probabilmente Massimo Troisi”.
INDOVINA CHI E’?
La soluzione a pag. 46
Chaplin o Keaton? “Chaplin”. È più efficace il monologo o la battuta? “La nostra formazione teatrale scalcia un po’ nei rigidi schemi della battuta. Quindi rispondiamo il monologo”. La comicità deve essere devastante o costruttiva? In sostanza: è meglio far ridere o far sorridere? “Sicuramente far sorridere”. Pieraccioni/Ceccherini o Boldi/De Sica? “I primi due”. Prendete il nome da una tipica ricetta salentina. Qual è la ricetta del vostro trio? Chi delle tre ci mette il peperoncino? Chi fa la spalla a chi? “Scriviamo insieme i testi. Ed anche sul palco lavoriamo insieme. Siamo tutte molto creative. Non c’è una spalla nel trio, ma solo tanta complicità”. La comicità è studio o ispirazione? “Nel nostro caso prevalentemente ispirazione. Le scenette più carine ci sono spesso venute in mente nei posti più impensabili: dalla parrucchiera, in un bar o al supermercato”. Quanto vi prendete sul serio nella vita di tutti i giorni? “Molto, anche se non perdiamo occasione per fare ironia sulle cose che ci succedono”. Il rapporto con il pubblico. Date il meglio in tv o a teatro? “In ambedue le circostanze. È la medesima esperienza. Per una puntata in tv facciamo solo due prove di registrazione ed entrambe con il pubblico”. Fanno crescere di più i fischi o gli applausi? “Per il momento di fischi ne abbiamo ricevuti pochi, ma per il carattere che abbiamo sono sicuramente più edificanti gli applausi”. Il complimento più bello che avete ricevuto? “Parlando con un’amica le abbiamo detto che ci siamo un po’ tuffate in quest’impresa. Lei ci ha risposto: ‘Si, ma vedo che sapete nuotare’.” Credo che la vostra amica avesse visto bene. Complimenti ragazze, e un caloroso “in bocca al lupo” da parte de Il Tacco d’Italia. il tacco d’Italia
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anomimo @ 20:20-20.3.07 | IP: 82.52.153 commento alla news “Matrogiacomo libero. Ma a quali condizioni”? del 20.3.2007 http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a sp?id=2004 Padula bianca. Quando qualcuno andrà a controllare che cosa sta succedendo alla pineta, al demanio? Esistono i vigili a Gallipoli? La capitaneria? I carabinieri? Che cosa fa questo sindaco per la lotta all’abusivismo? Il sindaco ha mai sentito parlare della legge Galasso? Spostamenti con l’idrovolante per chi? Spazzatura dappertutto, speculazione edilizia sono visibili a tutti. CdL= cemento solo cemento. Salento libero @ 11:4-19.3.07 | IP: 87.0.145.# http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a sp?id=1992 commento alla news “Gallipoli in idrovolante” del 19.3.2007 Di certo non si valorizza il territorio appoggiando la proposta Tondo che sa tanto di condono edilizio nel demanio. luigisalento @ 11:0-21.3.07 | IP: 87.2.201.# http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a sp?id=1998 commento all’approfondimento “Sul turismo, assessori insieme” del 19.3.2007 Perchè nessuno parla mai dei tanti che perdono i milioni? anomimo @ 16:16-9.3.07 | IP: 151.44.65.# http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a sp?id=1948 commento alla news “Gratta e vince 500mia euro” del 9.3.2007 Sì, pronta guarigione. Ma il potente che si fa male (per di più con una vampata causata da una prelibata pietanza flambé) fa proprio ridere!!!! Se si fosse mangiato un proletario piatto di fagioli....... paola @ 9:53-14.3.07 | IP: 82.185.247.# http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a sp?id=1961 commento alla news “Mantovano, che paura” del 12.3.2007
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di Mario De Donatis
AgendA dI lISbOnA: penSARe Al pIl e nOn AllA pOlI
Una specifica ricerca, realizzata dal “Sole 24 ore/Centro studi sintesi”, ha monitorato “gli indicatori” che segnalano l’avvicinamento delle Regioni italiane ai quattro obiettivi dell’Agenda di Lisbona. In un mio precedente intervento sul tema – pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno – ho riproposto, commentandoli, i risultati negativi registrati per la Puglia e per il Mezzogiorno. In questa rubrica mi ripropongo di esplicitare le possibili azioni da intraprendere per favorire l’orientamento della Puglia e del Mezzogiorno verso quelle politiche che i capi di Stato e di governo nel 2000 – hanno indicato prioritarie per fare dell’Unione europea – entro il 2020 – “l’Economia più competitiva e dinamica del mondo”. Per i non addetti ai lavori, quali sono gli obiettivi, le politiche per il raggiungimento di tale traguardo? In estrema sintesi, per il raggiungimento di tale traguardo, l’Unione europea ha definito i relativi obiettivi in ordine: – all’occupazione (elevare il tasso relativo al 70% della popolazione in età lavorativa); – all’innovazione (riservare per la ricerca e sviluppo una spesa pari al 3% del Pil); – alla coesione sociale (ridurre il tasso di abbandono scolastico prematuro; elevare il tasso di scolarizzazione superiore; assicurare la partecipazione dell’apprendimento permanente per le persone dai 25 ai 64 anni); – alla sostenibilità ambientale (elevare al 22% la produzione di elettricità attraverso fonti rinnovabili). Ora quali sono le possibili azioni per schiodare la
Puglia, il Mezzogiorno dagli ultimi posti evidenziati nella rilevazione? Prima di ogni cosa risulta di ogni evidenza rendere di dominio pubblico l’Agenda di Lisbona con azioni di sensibilizzazione rivolte a quanti operano nelle istituzioni ed alle espressioni della società civile, a quel ricco ed articolato mondo culturale, sociale ed economico che rappresenta il vero motore della Puglia. Perché l’Agenda di Lisbona è sconosciuta ai più e rende più fievole la consapevolezza della centralità di tale documento politico ed economico. Ineludibile, per favorire la migliore conoscenza dell’Agenda di Lisbona, ed i successivi processi decisionali, è la attivazione di un tavolo politico-istituzionale. “Un tavolo per Lisbona” aperto a tutte le componenti del mondo accademico, sociale ed imprenditoriale. Così come è auspicabile la convocazione di specifico “Consiglio regionale tematico”, anche per verificare i tempi per la costituzione degli organi Statutari (Consiglio delle Autonomie locali, Conferenza regionale permanente per la Programmazione economico-territoriale e sociale). Organi indispensabili, per migliorare la partecipazione di tutti ai processi decisionali e per favorire la trasparenza. Ed, ancora, altro “tassello” del mosaico istituzionale da rivitalizzare è la “Conferenza delle Regioni Meridionali”. Che non può essere ridotta ad incontri, più o meno periodici, tra i presidenti, con agende di lavori ispirate più alle esigenze della comunicazione che alle decisioni programmatiche da assumere.
Una Conferenza che possa recuperare il ruolo del “Comitato delle Regioni meridionali”, a suo tempo costituito per assicurare gli indirizzi alla politica meridionalistica. Un organismo che veda la presenza, anche, delle opposizioni e di una valida segreteria tecnica. Perché in assenza di luoghi per i necessari studi ed approfondimenti, senza strutture tecniche e rinunciando alla cosiddetta “memoria storica”, propria delle istituzioni, non si va da nessuna parte. O, meglio, si procede con lo spirito che è proprio delle consultazioni elettorali. C’è, poi, un problema specifico per il Salento. “Sistema Jonico Salentino” o “Grande Salento” che sia, c’è il pericolo, se non si costituisce una Conferenza, quale espressione delle tre province e delle tre Città capoluogo, che tali denominazioni siano percepite come “marchi di qualità” per sponsorizzare iniziative e prodotti. Così facendo si comprometterebbe il vero e autentico ruolo che un livello istituzionale (la Conferenza, espressione di un sottosistema economico) è chiamato a svolgere anche, in questo caso, per l’attuazione dell’Agenda di Lisbona. Ruolo che è, essenzialmente, rivolto al raccordo con il territorio ed alla programmazione degli interventi. E, molto probabilmente, tale programmazione dal basso potrebbe assicurare nuova luce, per superare vecchi modelli programmatici ed allineare la Puglia all’Europa: spendere per lo sviluppo e non per il consenso, ovvero, guardare agli indici del Pil e non al gradimento della Poli.
PUBBLICALO SUL TACCO
di Guido Picchi
Inviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi) a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano; oppure a redazione@iltaccoditalia.info
Il veRO pROgReSSO? ceRcAtelO nell’educAzIOne Al bellO
I nostri anni
di Eugenio Giustizieri
Chiamandoci per nome, pianissimo, dietro un sì, dietro un no siamo scivolati sul destino, conosciuto inverni e primavere di sponda in sponda, lungo manciate di anni appuntanti al muro dei nostri sogni senza età. Con gli occhi immensi abbiamo guardato l’ultima verde collina di Puglia, uniti per la mano aspettato una casa dove passare il resto della vita perché eravamo stanchi di procedere lentamente senza nascere né morire. Attimi, soltanto attimi. Adesso siamo qui. Non mi senti?
L’arte è il respiro dell’umanità. L’arte è il respiro della terra compreso e tradotto in simbolo che diventa ricchezza spirituale. L’arte è espressione, comunicazione, confronto e affronto. L’arte è comprensione. La terra salentina parla e chi fa arte l’ascolta, si innamora e piange perché ne percepisce il lamento. Questa terra viene violentata ogni istante dai politici e dagli amministratori come dai suoi figli che oggi cercano la felicità nel progresso economico e dimenticano quello spirituale! Non servono strade, non servono parchi, non servono eliche. Serve l’attenzione che viene dall’amore, serve la pazienza che viene dal bello, serve l’orecchio che ascolta il respiro degli alberi e la bocca che lo racconta, serve (qui come ovunque) l’educazione che porta comprensione ed accettazione della propria storia e del proprio destino. Prendere i più giovani, occuparsi di loro, educarli al bello è l’unica speranza per vivere domani in un mondo migliore. Adesso BASTA!
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LO STRANIERO
BOLLETTINO PER I NAVIGANTI
// Opinioni dal Tacco
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l’ARIA che tIRA
RETROSCENA. Il candidato per il centrodestra alla poltrona di primo cittadino a Lecce, Paolo Perrone, si è fatto fotografare nudo, tranne che per un paio di slip, e ha pubblicato le foto sul suo sito elettorale. Per essere giovane, simpatico, per far parlare di sé. Molti cittadini non hanno gradito la metafora. Perché loro, visto i tempi che corrono, in mutande, ci sono rimasti per davvero.
AbbROnzAtuRA fAI dA te? nO SAlentO? AhIA hIAhIAIII... di Luisa Ruggio
l ragionamento non fa una grinza, il salenè persona logica, c’è aria di primaveIratino e bisogna mostrar la tintarella prima di arrivare su uno dei due mari. Costi quel che costi, perché la pelle emaciata post invernata è un piccolo trauma, anche per quelli che ancora fingono sia radical-chic. Quei due oscuri (ottimi?) alleati: la lampada e l’autoabbronzante. Inutile bofonchiare qualcosa sui rischi che si corrono sul lettino del centro benessere. Un personaggio odioso, per dirne una, è quello che nega ostinatamente: “la lampada io? Noooooo, è tutto naturale!”. Il salentino abbronzato mente con grande facilità, in un certo suo modo, come accade di solito ai talenti naturali, ha la spontanea facoltà di abbronzarsi solo sul lato A (vedi alla voce Anteriore) come una salsiccia alla brace cotta male, certe nuche spuntano dai colletti immacolati delle polo parlando chiaro: “questo qui non ha un dono naturale”. Per concludere, in ricompensa di tanto sacrificio una crema lenitiva, possibilmente firmata, da spreconi proprio e che si sappia, quello sì.
di Enzo Schiavano
lA MAggIORAnzA fA l’OppOSIzIOne. OvveRO: pROve tecnIche peR Il pARtItO deMOcRAtIcO Succede spesso, in un sistema democratico, che l’opposizione soccorra la maggioranza quando quest’ultima non ha i numeri per approvare un provvedimento legislativo o un atto deliberativo. Accade molto raramente, invece, che la maggioranza, o parte di essa, si travesta da opposizione e dia una mano agli avversari politici. Da alcuni mesi, il quadro politico casaranese sembra impazzito: gli attacchi al sindaco Remigio Venuti, ai suoi assessori e, in generale, alla linea politica del governo cittadino provengono quasi esclusivamente dagli esponenti del centrosinistra. Talvolta abbiamo assistito a critiche particolarmente dure, come quelle lanciate dal consigliere comunale Rocco Greco (Ds) alla politica fiscale dell’assessore al Bilancio, Gabriele Caputo (Margherita). L’esponente della Quercia ha criticato aspramente la gestione degli accertamenti dell’imposta Ici sulle aree fabbricabili e ha chiesto addirittura le dimissioni dell’asses-
sore. E che dire della sortita di Sasà Stanca, anch’egli dei Democratici di Sinistra, sempre nei confronti dell’assessore al Bilancio, accusato da Stanca di prendere in giro il presidente della Commissione consiliare “Bilancio e Sviluppo economico” (lo stesso Stanca) e i suoi membri? Il consigliere comunale diessino aveva chiesto più rispetto per la commissione che verrebbe investita delle sue prerogative (ossia, dare un parere consultivo sul bilancio di previsione) “solo a cose fatte”. Intanto, Paolo Zompì (Margherita), presidente del Consiglio Comunale, non perde occasione per attaccare il sindaco Venuti sulla gestione, a suo parere personalistica, del Pit9, dando così l’assist a Forza Italia (ma la sua militanza nel partito di Berlusconi non dovrebbe appartenere al passato?) che ha attaccato Venuti sempre sul Pit9. All’inizio di marzo, l’ineffabile Greco prende di mira l’assessore ai Trasporti, Sergio Abbruzzese
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(Margherita), e gli rinfaccia gli scarsi risultati del servizio di trasporto pubblico urbano (un deficit annuale di 130mila euro). “E’ un totale fallimento – dice Greco – e nessuno lo vuole ammettere”. Per finire, il consigliere comunale Giorgio Mazzeo (Margherita), forse per bilanciare la situazione, è intervenuto nell’ultima seduta dell’assemblea cittadina e ha sostenuto che “è inutile spendere tanti soldi per Oltremare/Entroterra” e che la politica culturale si dovrebbe fare su cose più essenziali. All’assessore Claudio Pedone (Ds) avranno fischiato le orecchie. Ovvero: prove tecniche di trasmissione per il nascituro partito democratico, all’interno del quale la maggioranza, a Casarano, sta misurando le reciproche forze. Un gioco delle parti cui saremo costretti ad assistere in tutto il Paese.
L’ERBA CATTIVA
// Opinioni dal Tacco
TACCO N. 35 (1):Mastro nuovo 10/12/08 16:54 Pagina 8
//Copertina //Inchiesta //Qualità della vita
di Cesare Mazzotta, Flavia Serravezza
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Al bivio. Elezioni amministrative 2007. La povera lupa è chiamata ad un appuntamento importante. (disegno di Giacomo Indiveri, allievo del primo anno della scuola di fumetto Lupiae Comix)
pOveRA lupA
Che cosa fa di una città bella una città bella per viverci? Ce lo siamo chiesto a lungo, pensando a Lecce, perché Lecce in alcuni scorci è bella da mozzare il fiato. Sono sotto gli occhi di tutti gli sforzi che l’Amministrazione comunale guidata dalla Giunta Poli ha compiuto in due legislature prima per la riqualifica del Centro storico, attuando il progetto Urban del compianto sindaco Salvemini, poi, utilizzando bene i finanziamenti messi a disposizione dall’Unione europea (Misura 5.1), per recuperare le zone a ridosso del Centro (viale degli studenti, aiuole, il complesso delle Officine Cantelmo). Encomiabile. Soddisfatti i proprietari di immobili del centro, che hanno visto schizzare alle stelle il valore delle case e di conseguenza degli affitti perché Lecce è diventata in pochi anni la città con il mercato immobiliare più vivace del Mezzogiorno (fonte: Rur-Censis). Alimentato dai 27mila studenti universitari che animano non solo la città ma l’intero Salento, essendo l’Università l’azienda più grande del territorio per numero di addetti. Un mercato altrettanto vivace però è quello in nero,
perché i seimila studenti fuori sede pompano all’economia cittadina, secondo una stima dell’Udu (Unione degli universitari), circa nove milioni di euro l’anno. Puliti puliti. E’ altra faccia della stessa medaglia, quella dello sbandierato progresso economico che fa dei leccesi i più ricchi di Puglia. Lecce però è anche la città con il maggior numero di disoccupati nel Salento, segno che questi capitali, alla fin fine, sono concentrati nelle mani di pochi. Di pochi poteri forti. Per un “ricco” Lecce è anche bella da viverci. Perché si vive in centro, non si ha bisogno dei servizi sociali, non si usano i mezzi pubblici e per il verde e l’aria pulita, beh, per il verde si fa prima ad andare a Cortina. Ma la vita, la vita vera per le persone “normali” a Lecce, come è? E’ di qualità? Per darci una traccia, un metodo, abbiamo guardato ai parametri utilizzati dal Sole 24 ore e da Legambiente per stilare la classifica 2007 della qualità della vita e degli ecosistemi urbani dove Lecce e i ricchi leccesi, dal 24° posto che occupavano per ricchezza, slittano al 72° posto su 103 città italiane, perdendo ben 13 posizioni rispetto al 2006. il tacco d’Italia
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Se poi si guarda alla classifica della qualità della vita per province (non per città), vediamo che la provincia di Lecce nell’ultimo anno ha scalato cinque posizioni (dal 95° posto su 103 al 90°). E siccome Lecce ne ha perse 13, chi traina la sfida del viver bene nel Salento non è certo il capoluogo, ma la provincia. Evidente. Allora qualcosa non quadra. Tutta questa bellezza e questa ricchezza, come si riversa sulla vita dei cittadini? La toccano con mano, se ne servono, o stanno alla finestra a guardare il banchetto imbandito? Dei 36 parametri utilizzati dal Sole 24 ore per stilare le famigerate classifiche (rinnegate se negative, appuntate sul bavero se positive) ne abbiamo scelti alcuni che, secondo noi, fanno di una città bella anche una città bella da viverci. Di una città elegante, una città civile. Siamo partiti da parametri che dovrebbero essere positivi, sempre. L’aria che si respira, il verde pubblico, i servizi alla persona e per il tempo libero. L’affresco che ne è venuto fuori è a tinte cupe. E le classifiche non c’entrano. M.L.M
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QUANDO I BAMBINI SONO DI TROPPO A Lecce esistono solo quattro asili nido: due in gestione diretta e due in gestione indiretta (uno gestito dalla Lupiae Servizi e un altro gestito da un consorzio vincitore di regolare gara). Gli asili a gestione indiretta costano circa 400mila euro all’anno al Comune. Esiste poi l’asilo nido “Cuccioli d’oro” convenzionato per altri 25 posti e gestito dalle suore “piccole operaie del Sacro cuore”, che si trova in via Dalmazia. Ci sarebbe un altro asilo nel quartiere Leuca, ma da molti anni è abbandonato, nonostante l’elevata richiesta di posti. Era nelle intenzioni del Comune ristrutturarlo ma recentemente è stata addirittura cambiata destinazione d’uso. Ogni asilo nido pubblico ha 60 posti disponibili. Le domande che arrivano ogni anno sono in media 500, il che vuol dire che rimangono fuori circa 350 bambini. Si potrebbero avere altri 30 posti negli asili pubblici ma manca il personale. Una legge regionale stabilisce che il personale vada assunto in base al numero di bambini divezzi (da zero a un anno) e semidivezzi (da uno a tre anni) ma le assunzioni di fatto non vengono fatte, anche se il Comune ha indetto un concorso per assumere nuove puericultrici. Quindi né nuovi posti di lavoro né nuovi asili, dal momento che i nuovi piani delle opere pubbliche del Comune non prevedono la costruzione di altri asili nido a Lecce nonostante la legge finanziaria 2007 finanzi proprio questo tipo di iniziative.
16° POSTO PER LE PISTE CICLABILI. SENZA PISTE Il rapporto 2007 sugli Ecosistemi urbani presenta una classifica relativa alle piste ciclabili che vede Lecce al 16esimo posto su 83 città italiane che hanno fornito i dati per l’indagine di Legambiente-Il Sole24ore. Per stilare la graduatoria sono stati presi in considerazione quattro parametri: – km di piste ciclabili in sede propria – km di piste ciclabili in corsia riservata – percorsi misti pedonali e ciclabili – zone con moderazione di velocità a 30 km/h Questi parametri hanno concorso a formare un unico indice che esprime i “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti. Analizzando l’indice di ciclopedonabilità, 16 città mostrano un valore superiore ai 10 metri equivalenti, tra cui solo una città del Sud Italia: Lecce. Insomma, un posto d’onore in classifica per Lecce città di ciclisti e di piste ciclabili. Il Tacco, però, ha fatto un tour della città barocca e l’impressione è stata che i pochissimi ciclisti intravisti, facessero lo slalom tra le auto o tra le buche sui marciapiedi. Avremmo voluto allegare a questa bella notizia una foto che documentasse il meritato 16°posto ma ci siamo accorti che qualcosa non torna. Di parcheggi per le biciclette ne abbiamo visti pochissimi e di piste ciclabili neanche l’ombra.
l’InquInAMentO fA 80 Sforamenti senza provvedimenti. Un ventina di anni fa nessuno avrebbe immaginato che oggi il capoluogo del Salento avrebbe dovuto fare i conti con l’inquinamento dell’aria, con le patologie respiratorie e con le centraline che forniscono dati preoccupanti. Lecce, non ci era abituata. Anzi, con orgoglio molti di noi hanno magnificato per anni, la mitezza del clima e la ventilazione del territorio, dove l’aria non ristagna. Abbiamo avuto sempre paura di città come Milano, Torino o Padova, dove lo smog prende corpo sul parabrezza della macchina. Oggi anche a Lecce il decreto del ministro dell’Ambiente (Dm del 2 aprile 2002 n. 60), sui limiti delle concentrazioni in aria delle emissioni inquinanti, colpisce duro. Nel 2006, l’Ecosistema urbano di Legambiente ha accertato per Lecce una media di 32,5 microgrammi per metro cubo di polveri sottili (il famigerato Pm 10), con picchi di 42 microgrammi, che relegano la città al 50° posto della classifica dei 103 capoluoghi di provincia. Dati forniti da due centraline: quella installata in modo improprio in corrispondenza di un semaforo di viale Grassi (da anni si dice che deve essere spostata perché influenzata dai gas e dalle polveri dei veicoli in coda) e quella nei pressi della scuola per ragionieri “Costa”, a ridosso di via Trinchese, in pieno centro. Già dal rilevamento ufficiale dei dati, partito a giugno del 2004, grazie a una convenzione fra il comune, l’Arpa e la Project Automation Spa, una ditta che si occupa della manutenzione (delibera n. 129 del 29.3.2004), la situazione dei tassi di polveri e di benzene sulla città è risultata problematica. La rete di rilevamento dei parametri dell’aria e dei campi elettromagnetici è stata resa possibile grazie a un finanziamento Por 2000 – 2006 di un milione e 700mila euro. Le spese, oltre al personale dell’ufficio Ambiente, solo quelle di manutenzione delle due centraline, al costo giornaliero di 690 euro per ogni intervento. Al 14 ottobre 2004 le centraline avevano già certificato 26 sforamenti e si avviavano al poco invidiabile limite dei 35 superamenti. Ma un guasto alla centralina di viale Grassi, dovuto alla presenza di un cantiere, bloccò il rilevamento, riferito, peraltro, a poco meno di cinque mesi. Le norme stabiliscono che nel corso di un anno il Pm 10, vale a dire le polveri di diametro compreso fra 2,5 e 10 micron, non deve superare per più di 35
volte la concentrazione di 50 microgrammi per metro cubo. In caso contrario, “il sindaco è tenuto ad adottare tutte quelle misure e quei provvedimenti finalizzati al contenimento delle sostanze inquinanti” (limitazione al traffico veicolare, chiusura di cantieri etc.). L’anno successivo, nel 2005, a metà novembre gli sforamenti del Pm 10 erano già più di 80. Il sindaco, in vista del caos veicolare di Natale, invitò a programmare una serie di chiusure di alcune strade. Gli interventi mandarono in bestia la categoria dei commercianti del centro. E veniamo al 2006, quando a gennaio e per due mesi, la centralina di piazzetta De Santis non ha fornito alcun dato. A giugno, grazie a un fondo di 300mila euro della Regione, entrano in funzione le altre due centraline, quella di via Garigliano (Santa Rosa) e quella di via Pitagora (Sette Lacquare), che operavano già da sei mesi in regime di “sperimentazione”. A fine dicembre il Pm 10, nonostante per tre mesi i dati non sono stati validati dall’Arpa, (in assenza di una convenzione, per mancanza di fondi), hanno fatto registrare più di 35 superamenti. Le centraline biologiche. Il rilevamento dell’inquinamento in città è stato affidato anche ad alcune stazioni di “monitoraggio biologico”. Una convenzione con la facoltà di Biologia dell’università di Lecce, ha consentito di posizionare, dal 2005, una postazione di rilevamento nei pressi di piazzetta De Santis. Sfruttando le reazioni agli agenti inquinanti di alcune piante, gli studenti universitari hanno fornito una relazione sullo stato dell’ambiente nel periodo di osservazione. Un esercizio puramente didattico ma di scarso valore pratico per la città. Una convenzione analoga è stata fatta dal comune di Lecce con la scuola professionale “De Pace”. Una collaborazione che dovrebbe continuare, ma scarsamente seguita, se non per l’aspetto didattico. C’è da dire che in Italia, le città capoluogo di provincia che superano ormai più di 35 volte la soglia di allarme del Pm 10, sono circa il 60 per cento. In testa Verona, Mantova, Cremona, Milano. Ma questo non può confortare i nostri bambini e gli anziani, per i quali le patologie respiratorie, come l’asma e le bronchiti, negli ultimi quattro anni sono triplicate. Cesare Mazzotta
Chi si accontenta gode. Le aiuole che separano l’ateneo salentino dal circolo tennis (off-limits) sono gli unici spazi verdi di cui gli studenti possano usufruire
IL LIVELLO DI POLVERI SOTTILI NELL’ARIA PUÒ SUPERARE PER 35 VOLTE IL LIMITE DI SICUREZZA, DOPODICHÉ SCATTANO I PROVVEDIMENTI OBBLIGATORI PER LEGGE. A LECCE NEL NOVEMBRE 2005 SI ERA GIÀ A QUOTA 80 SFORAMENTI il tacco d’Italia
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OttO cOntRO 1,98.
Il veRde? un OptIOnAl
Se si chiede ai leccesi come si vive nella loro città, sicuramente risponderanno che si vive bene, che si sta bene e che non hanno nulla da invidiare ad altre città. All’indomani della pubblicazione delle classifiche del Sole 24 ore molti leccesi, soprattutto i politici, hanno protestato, per la scelta dei parametri che, dicono, penalizzano una città come Lecce, dove il clima, il sole, la vicinanza del mare e la “dolcezza” della vita non compaiono nella classifica. Lord Byron, studioso del mondo greco e levantino, diceva che “la civiltà di un popolo si valuta dall’amore che i suoi abitanti hanno per gli animali e dal comportamento a tavola”. Quindi dai dettagli; che non sfuggono al forestiero, né agli “indicatori” riconosciuti dalle grandi organizzazioni, come l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. A Lecce per esempio, il grande assente è il verde pubblico, tanto che la classifica sull’Ecosistema urbano stilata a ottobre scorso da Legambiente assegna al nostro capoluogo la 88^ posizione, con 1,98 metri quadrati di verde per ogni abitante. Ben lontana da città come Roma, Cuneo, Mantova, tutte al di sopra dei 20 - 25 metri quadrati di verde pro capite. L’Oms ha fissato per questo indicatore della salute, il limite minimo di 8 metri quadrati per abitante. D’altra parte la legge (decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444) impone a chi costruisce immobili per edilizia residenziale, di riservare 18 mq per abitante, così suddivisi: 9 mq per parco giochi, sport; 4,5 mq per asili, scuole materne e elementari; 2,5 mq per parcheggi, in aggiunta alle superfici reviste e 2 mq per aree comuni di interesse religioso, sociale etc. “Città sane”, no grazie. Ma cosa si intende per aree verdi in una città? L’Oms ribadisce che si intendono: parchi pubblici, giardini, spazi aperti ad esclusivo uso ciclabile e pedonale; con eccezione delle isole verdi spartitraffico e i cimiteri; attrezzature per lo sport e il tempo libero gratuite; aree private accessibili e gratuite. Il “Progetto Città Sane” dell’Oms, raggruppa in rete i Comuni che aderiscono ai temi condivisi: la pianificazione urbana per la salute; la valutazione di impatto di salute e l’invecchiamento in salute. In Puglia sono solo 23 i comuni che hanno aderito. Tutti della provincia di Bari e Foggia. Solo Fasano nel Brindisino. La provincia di Lecce e il Comune capoluogo sono assenti. Il cuore di Lecce non offre spazi verdi fruibili, soffocata com’è dalle costruzioni addossate, senza il rispetto delle norme urbanistiche. Guardando dall’alto, in una visione satellitare, la città presenta solo qualche fazzoletto di verde. La Villa comunale, Villa Reale, i giardini della Prefettura, l’Aranceto di Fulgenzio, l’ex Enel, l’Istituto Delle Marcelline, l’area dell’ospedale ex Fazzi e del Galateo, oltre al cimitero a Porta Napoli e il campo del Coni a Santa Rosa. Una ventina di ettari di cui solo tre-quattro sono a disposizione dei cittadini. Il resto è off limits. Non esiste a Lecce un vero grande parco pubblico dove le mamme possano portare i bambini e trascorrere in sicurezza e salute il tempo libero,
lontane dai rumori e dalle polveri sottili. Oltre alla Villa comunale, nel cuore della città immersa nello smog, negli ultimi anni l’amministrazione comunale ha attrezzato altre aree a verde. Come il parco Tafuro in via Corvaglia e i giardinetti di fronte all’Acquedotto. Una contesa politica infinita ha svilito anche la funzione dell’ex Parco Corvaglia a San Pio. Gli indicatori dell’Oms dichiarano “fruibile” una struttura quando si può raggiungere a piedi in 15 minuti circa oppure quando dista dalla residenza non più di 300 – 400 metri. In questi ultime settimane qualche candidato alla poltrona di sindaco ha promesso di realizzare quattro parchi urbani, attorno alla città. Una promessa che ci auguriamo che vada in porto, perché Lecce ha bisogno di elevare la qualità della vita. Cesare Mazzotta
L’OMS (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ) FISSA IN OTTO METRI QUADRATI IL VERDE PUBBLICO “MINIMO” PER ABITANTE. OGNI LECCESE NE HA A DISPOSIZIONE 1,98. E IL “POLMONE” PUBBLICO DEL CIRCOLO CITTADINO È CEDUTO AI PRIVATI PER 3500 EURO L’ANNO
Il cASO
cIRcOlO tennIS: veRde pubblIcO, MA peR pOchI Nasce nel 1948 con la fondazione dell’omonima associazione sorta su iniziativa, tra gli altri, di Roberto Memmo, Giuseppe Codacci Pisanelli e Mario Stasi, il primo Circolo tennis del Salento (all’epoca in Puglia ne esistevano solo tre, a Bari, Molfetta e Taranto). Chiesero in concessione, all’allora sindaco Nicola Nacucchi, il terreno con annesso il capannone (l’attuale club house) che durante la seconda guerra mondiale era stato utilizzato come deposito dei mezzi militari delle truppe alleate e come stalla. Dopo la realizzazione di due campi da tennis, fu inaugurato la domenica delle Palme del 1950. La convenzione con il Comune è stata sempre rinnovata tranne dal 1970 al 1990, periodo in cui il rapporto non fu regolamentato
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da alcun accordo scritto anche se di fatto il parco venne utilizzato dall’associazione, come sempre. Nel 1990 il sindaco Corvaglia rinnovò la convenzione per altri 15 anni e alla scadenza (7 luglio 2005), la sindaca Poli ha concesso la proroga di un anno. Dal luglio 2006 dunque, il Circolo tennis continua ad essere utilizzato dall’associazione ancora una volta senza contratto ma sono state avviate le trattative per il rinnovo: l’Amministrazione comunale ha chiesto l’aumento dell’affitto (attualmente 3.500 euro l’anno), da rimodularsi in base al conteggio del valore locativo come immobile commerciale. Dal 1948 ad oggi tutte le opere di infrastrutturazione sono state realizzate a spese dell’associazione, tranne per i due milioni dell’avviamento, dati dal Coni (una cifra per
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l’epoca molto elevata). Gino Storace, presidente del circolo tennis, avvocato, così commenta l’attesa della firma della convenzione da parte del Comune: “Alla scadenza della convenzione ci venne proposto di spostare il circolo in altro luogo, ma si trattava di una proposta inaccettabile perché sarebbe stato come gettare al vento tutti i soldi spesi. In realtà meriteremmo di non pagare nulla, perché forniamo un servizio alla città. Infatti qualsiasi cittadino può usufruire del verde del circolo tennis, anche se non possiamo far usare i campi gratuitamente, per problemi economici. Ci manteniamo grazie alle quote di iscrizione dei soci. Nessuna altra istituzione ci aiuta, tranne la Regione Puglia, in occasione dei trofei internazionali”. Valeria Potì
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cASe pOpOlARI: dA dIecI AnnI In AtteSA dI un bAndO di Flavia Serravezza
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Che le richieste di case popolari nel capoluogo salentino siano in aumento non è una novità. Che da dieci anni non si possa far richiesta al Comune di Lecce di uno dei 2.441 alloggi di “Edilizia residenziale pubblica” (Erp) messi a disposizione dall’Istituto autonomo case popolari (Iacp) è uno scandalo. L’ultimo bando pubblico per l’assegnazione delle case popolari è stato deliberato dal Comune nel 1997 e le domande dei richiedenti sono state presentate nel 1999. Il lavoro per l’accertamento dei requisiti si è protratto per così tanti anni che siamo giunti alla pubblicazione della graduatoria, che tiene conto dei requisiti socioeconomici di chi fa domanda, soltanto il 12 settembre 2006. Vale a dire, lo scorso anno, dopo quasi dieci anni di attesa. Una vergogna, se si considera che la legge regionale 54 del 1984 prevede che tutti i Comuni provvedano ad aggiornare
le graduatorie “almeno biennalmente”. Soltanto un’ottantina di case sono state assegnate fino ad oggi su 428 idonei, che comunque presto riceveranno una casa, magari proprio sotto elezioni, come se fosse un favore, non un diritto. Il problema è che è lecito pensare che nell’arco di quasi dieci anni, la situazione economica di quelle famiglie che hanno fatto domanda nel lontano 1999, possa essere cambiata. Qualcuno potrà aver vinto alla lotteria, qualcun altro avrà trovato un lavoro più remunerativo o l’aiuto di qualche amico o parente. Nello stesso tempo, invece, tantissimi altri nuclei familiari che hanno ricevuto uno sfratto o hanno avuto figli e non sanno dove andare, non hanno potuto nemmeno fare richiesta di alloggio perché la graduatoria fa riferimento alle domande presentate 1999 e l’aggiornamento biennale previsto dalla legge regionale non viene fatto. il tacco d’Italia
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SONO PASSATI DIECI ANNI TRA LA PUBBLICAZIONE DEL BANDO DA PARTE DEL COMUNE, PER L’ASSEGNAZIONE DI UN ALLOGGIO POPOLARE E LA PUBBLICAZIONE DELLE GRADUATORIE. NEL FRATTEMPO CHI HA FATTO DOMANDA HA DOVUTO CERCARSI UN’ALTERNATIVA. LA LEGGE PERÒ IMPONE UN BANDO OGNI DUE ANNI. MA SE NON C’È IL BANDO NON SI PUÒ PRESENTARE DOMANDA. IN DIECI ANNI IL COMUNE AVREBBE DOVUTO PUBBLICARNE CINQUE, NON UNO SOLO
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Il bAndO che nOn c’è Ci dice Sandra Zappatore, direttora generale dello Iacp della provincia di Lecce: “C’è un esercito di famiglie, soprattutto di giovani coppie con figli, che vorrebbe una casa ma non può fare domanda perché l’ultimo bando è stato deliberato nel ‘97. Alle famiglie che vengono da noi per rivendicare un alloggio, spieghiamo che la domanda andava presentata nel 1997. Ci rispondono che dieci anni fa non avevano figli e quindi non avevano bisogno della casa: come si fa a dar loro torto? Spetta al Comune anche fare dei regolari controlli per vedere se sussistono casi di decadenza dell’alloggio, verificare se ci sono stati decessi e sulla base di queste informazioni pubblicare nuovi bandi e aggiornare le graduatorie. Con un maggiore controllo, tra quei 2.441 alloggi Erp di Lecce, scoveremmo chissà quanti casi di alloggi che non sono realmente abitati. Non è che bisogna attendere l’esaurimento della graduatoria o la costruzione di nuovi alloggi per emettere graduatorie – aggiunge -. Le abitazioni si liberano e occorre prima razionalizzare il patrimonio abitativo pubblico e poi costruire nuove case. Le case non devono essere lasciate in preda ai vandali o occupate da chi non ha i requisiti. È una guerra tra poveri. Ci sono alloggi liberi di cui lo Iacp ha dato comunicazione per tempo al Comune di Lecce e che non vengono assegnati. Sono case murate perché quando passa molto tempo il tam-
tam nelle case popolari consente ad altri poveri di entrare abusivamente e di beccarsi anche una denuncia penale da parte dello Iacp perché obbligato a farlo”. buROcRAzIA lentA, MA lA legge e’ legge Funziona così: il Comune è tenuto a pubblicare un bando di concorso (secondo la legge almeno ogni due anni) dove indica i requisiti per partecipare all’assegnazione degli alloggi Erp. Poi viene fatta una prima istruttoria dal Comune e le domande con un punteggio provvisorio vengono inviate ad una Commissione provinciale (nella Provincia di Lecce ce ne sono tre: una a Lecce, una a Maglie e una a Galatina) presieduta da un magistrato e composta da sindacati degli inquilini, da un esponente dello Iacp di Lecce e da un esponente del Comune. La Commissione controlla la veridicità dei requisiti con cui è stata stilata la graduatoria provvisoria e successivamente rinvia gli atti al Comune per la pubblicazione della graduatoria defini-
SANDRA ZAPPATORE Direttora generale dello Iacp della provincia di Lecce
tiva. Sempre il Comune emette poi i decreti di assegnazione e solo allora entra in causa lo Iacp per la sottoscrizione del contratto. Nel caso del Comune di Lecce, questa procedura amministrativa è avvenuta nell’arco di quasi dieci anni. vIveRe AI MARgInI. SAn pIO e Il quARtIeRe feRROvIA Secondo l’articolo 7 del Regolamento per la locazione e l’uso degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica, spetta al proprietario (Iacp in questo caso) il “mantenimento dell’immobile e le riparazioni necessarie. All’inquilino spettano gli oneri per la manutenzione ordinaria”. Gli inquilini delle case popolari di proprietà dello Iacp pagano un affitto che va da un minimo di 25 ad un massimo di 100 euro. Per la manutenzione straordinaria degli stabili l’Ente utilizza i finanziamenti regionali: uno studio sull’andamento dei flussi finanziari evidenzia che lo Iacp di Lecce non ha ricevuto alcun nuovo finanziamento dal 1998 al 2004, periodo in cui è stato presidente
PER LA MANUTENZIONE STRAORDINARIA DELLE CASE POPOLARI LO IACP UTILIZZA I FINANZIAMENTI REGIONALI: MA LO IACP NON HA RICEVUTO SOLDI DAL 1998 AL 2004, PERIODO IN CUI È STATO PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE RAFFAELE FITTO
della giunta regionale Raffaele Fitto. La mancanza di questi finanziamenti, secondo quanto dichiara la direttora generale dell’Istituto autonomo case popolari, ha comportato un degrado visibile nei fabbricati. La situazione è cambiata nel 2005, quando, spiega la Zappatore, sono state inserite in bilancio delle somme consistenti provenienti dal “Piano straordinario casa” dell’assessore regionale all’Assetto del territorio Angela Barbanente. “Ma non basta sistemare gli edifici popolari quando l’ambiente è degradato, non ci sono parchi per bambini, aiuole e verde pubblico”- conclude. Nell’ottica della riqualificazione delle zone periferiche dove insistono le case popolari, lo Iacp ha sottoscritto 20 protocolli d’intesa con i Comuni tesi alla presentazione di altrettanti progetti. Il Comune di Lecce ha manifestato l’intenzione di partecipare a quest’iniziativa per la riqualificazione dell’area degradata che si trova alle spalle della stazione ferroviaria. In quel quartiere lo Iacp ha deciso di demolire parte dei fabbricati e di procedere alla costruzione di nuovi alloggi. “Noi speriamo che il Comune di Lecce – conclude Zappatore - voglia prendere in considerazione anche il quartiere San Pio che versa in un condizioni disastrose. Al momento, invece, ci risulta che il Comune abbia intenzione di escludere dalla riqualificazione l’area in cui si trovano le case popolari di San Pio. Un forte segnale di esclusione sociale delle periferie: se i soldi vanno tutti al centro della città è una scelta, e a pagarne le conseguenze sono i più poveri”.
Il cASO
le cASe peR dISAbIlI e Il pARcO SOStItuItO dA un centRAlInA Realizzate di recente da aziende appaltanti del Comune di Lecce, le cosiddette “case-parcheggio” per disabili di via per Monteroni, risultano “invivibili”. Infiltrazioni e allagamenti, umidità, crepe, continua puzza di gas e degrado ambientale della zona in cui sorge lo stabile, in precedenza destinato a diventare una scuola (ma poi abbandonato per molti anni), spingono alcuni assegnatari degli alloggi a fare continue proteste. Attualmente solo 13 dei 20 appartamenti del complesso sono abitati. Paradossalmente all’interno della struttura mancano ascensori e pedane. Le chiavi degli alloggi sono state consegnate nel mese di gennaio 2005, ma già dopo quattro mesi i cittadini hanno presentato un esposto al Comune per denunciare le condizioni al limite della vivibilità. A ciò hanno fatto seguito un esposto alla Polizia ed alla Questura di Lecce per denunciare il degrado ambientale attorno all’edificio (siringhe negli pseudo-giardini, cantieri aperti, ecc.) e la consegna nelle mani del sindaco di Lecce, nel mese di aprile 2006, di un cd con foto-denuncia. I lavori di intervento hanno risolto poco. Per l’area circostante l’edificio, una delibera della Giunta comunale del 15 ottobre del 2001 prevedeva la costruzione di un parco per i disabili. In realtà la zona è meta assidua di tossicodipendenti e nomadi che trovano rifugio nel “rustico” in costruzione, adiacente alle case-parcheggio, e destinato a diventare, se i lavori continueranno mai (sono iniziati più di dieci anni fa e mai conclusi per mancanza di fondi), una palestra per i bambini della vicina scuola elementare e per gli stessi disabili. Da poco tempo, però, una centralina ad alta tensione che alimenterà la rete del filobus di Lecce è
stata collocata proprio al centro del futuro parco per disabili che quindi difficilmente vedrà la luce. Il sindaco Adriana Poli Bortone aveva promesso (17 gennaio scorso) di trovare una nuova sistemazione temporanea alle famiglie, in attesa di concludere le ristrutturazione. Ma sono ancora lì che aspettano. Il candidato sindaco per il centro destra, Paolo Perrone, si è poi recato in visita con telecamere al seguito, concludendo che molti cittadini sono soddisfatti della condizione abitativa. Ma l’aver creato una sorta di ghetto per i disabili non facilita la risoluzione dei problemi. Lecce è in controtendenza rispetto al resto delle città d’Italia dove, nell’assegnazione delle case popolari, i disabili hanno una riserva per ogni stabile in modo da favorire la loro integrazione in un contesto di normalità. Dice Carlo Benincasa, consigliere comunale (Ds) che ha denunciato lo stato di abbandono delle case per disabili: “La spesa per i servizi sociali a Lecce è diminuita del 7%
rispetto allo scorso anno mentre Roma la aumenta ogni anno del 24%. Siamo in netta controtendenza e a farne le spese sono i cittadini, soprattutto quelli più deboli che vivono nelle periferie. Il problema case viene sottovalutato. Non vengono aggiornate le graduatorie per l’assegnazione delle case-parcheggio che non dovrebbero essere occupate permanentemente perché servono per le emergenze, come i casi di sfratto. Di fatto non esistono bandi e queste case vengono assegnate discrezionalmente, senza alcun criterio oggettivo. Eppure ci sono oltre 400 richieste di case-parcheggio al momento. C’è poi scarsa attenzione ai problemi della prima infanzia e della terza età ed un forte interesse per le cose futili, come il relaxarium per i dipendenti comunali. Si riducono i contributi per le famiglie bisognose e si sganciano i servizi sociali dalla gestione diretta del Comune per creare un’Istituzione che costa 300mila euro l’anno tra presidente, componenti del consiglio d’amministrazione e direttore. Di questo passo, con tutti questi sprechi, Lecce finirà come Taranto”.
Alta tensione nelle case-parcheggio. Nello spazio dove dovrebbe nasce un parco per disabili è stata collocata una centralina ad alta tensione per l’alimentazione della rete di filobus
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“SOnO dISAbIle, quIndI lecce
CITTÀ DI CULTURA , MA SENZA LIBRI
nOn fA peR Me”
Può un disabile andarsene in giro per la città barocca con la sua carrozzella? A dare una risposta a questa e ad altre domande sono le parole e gli scatti di Enrico Romano, architetto, che nel 2005 ha realizzato un reportage fotografico dal titolo “Disastro Lecce”, in cui ha immortalato tutti gli ostacoli che un paraplegico incontrerebbe se decidesse di uscire da solo a fare una passeggiata: rampe che finiscono contro pali e alberi, marciapiedi troppo stretti per far passare le carrozzelle e altri frammenti di città che mostrano la totale mancanza di attenzione delle norme tecniche per la viabilità. Lecce può essere considerata una città a misura di disabile? “No, non ancora; resta moltissimo da fare, soprattutto per ciò che attiene alla totale indipendenza di movimento e mobilità dei disabili”. Hai mai presentato al Comune le foto del suo reportage? “Il 23 maggio 2005 l’associazione
Leccecittàplurale mi invitò a presentare il reportage in un convegno che trattava il tema del degrado urbano. In quell’occasione era presente un assessore comunale e ciò mi spinse a non presentare al Comune di Lecce le foto, sperando che quel qualcuno, dopo averle viste, si sentisse in dovere di fare qualcosa”. Come mai il problema “barriere architettoniche” è passato spesso inosservato a Lecce? “Non si ha ancora piena coscienza del problema. Le barriere architettoniche, le rampette (tanto per intendersi) non si possono costruire alla giornata, devono essere programmate in un progetto che preveda l’adeguamento dell’esistente e, soprattutto, deve entrare nella coscienza di ognuno di noi il principio che, quando si costruisce un marciapiede, questo possa essere percorso da chiunque. Vorrei far notare che le rampe servono non solo ai disabili ma anche agli anziani, agli infortunati, alle mamme ed i papà che spingono un passeggino”.
Incredibile ma vero: Lecce città d’arte e di cultura non ha una biblioteca comunale. Ne esiste una, ma è della Provincia, la biblioteca “Sigismondo Castromediano”. Più un centro di ricerca che un luogo di aggregazione per studenti, ruolo cui dovrebbe assolvere una biblioteca comunale, luogo gratuito e protetto dove incontrarsi, leggere, ascoltare musica, leggere i giornali, vedere un film, navigare su internet. Tutto questo a Lecce non si può fare in uno spazio pubblico. Con grande enfasi la sindaca Poli ha annunciato la sua idea: a Lecce sorgeranno non una, ma cinque biblioteche, una per ogni quartiere, ed a ciascuna corrisponderà un colore e relativo tema. Non essendo chiaro quando, dove, come sorgeranno le cinque biblioteche, siamo andati a verificare. Abbiamo così scoperto che si tratta solo di buoni propositi: non solo non sono ancora stati individuati i locali pubblici da destinare alle biblioteche che, come si sa, devono rispondere a precisi requisiti di sicurezza. Ma ancora non si sa quanti soldi serviranno per mettere in sicurezza e adeguare alla nuova destinazione dei locali che ancora non si sa dove sorgeranno; non si sa quanti saranno gli addetti, come saranno pagati e con quali soldi. Non si sa di conseguenza entro quando saranno inaugurate le biblioteche, ma presumiamo che non saranno tempi brevi. Però è stata prevista una piccola somma per “l’avviamento”. Di che cosa? Ci fa sapere Anna Maria Perulli, dirigente comunale, responsabile del settore cultura: “Per quanto riguarda i costi, nella delibera approvata dalla giunta in data 12 febbraio 2007, è stata prevista una somma minima per l’avviamento delle cinque biblioteche, e cioè per l’allestimento, l’inventariazione, catalogazione, schedatura dei testi in dotazione, acquisto di segnaletica ecc. Gli obiettivi previsti si svilupperanno nel tempo e saranno raggiunti compatibilmente con la realtà di partenza e le risorse disponibili”. La piccola somma è simbolica: duemila euro per biblioteca. Entro quando verranno realizzate? Sono già iniziati i lavori? Ci fa sapere Perulli: “Attualmente si sta procedendo ad individuare dei locali dove implementare le cinque biblioteche. Si prevede che saranno inaugurate nel più breve tempo possibile”. Insomma, una bella idea, quella della sindaca Poli. E basta.
LA CITTÀ CON GLI SPECCHI E LE TOPPE AL SEDERE Luigi Mariano, dirigente Nazionale del movimento di difesa del cittadino
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1 - PARCHEGGIO PER DISABILI zona San Lazzaro: la maggior parte dei parcheggi per disabili a Lecce non prevede poi una rampa che consenta al disabile di salire sul marciapiede (come prevede la legge), una volta sceso dalla macchina, come in questo caso. Inoltre affinché una carrozzella possa circolare, il marciapiede deve avere una larghezza pari a 90 cm. Il marciapiede nella foto è largo 70 cm. 2. – RAMPA SBAGLIATA: questa tipologia di rampa va bene su marciapiedi più ampi e che dopo la fine della stessa rampa presentano una ulteriore larghezza non inferiore ad un metro. Risulta evidente, inoltre, che il palo del semaforo non consente il transito alla sedia a rotelle. 3 - CARTELLO STRADALE TROPPO BASSO: L’altezza che intercorre tra il piano di calpestio e la parte più bassa del cartello apposto sul palo è pari a 1, 50 metri. L’altezza minima prevista per legge deve essere non inferiore a 2,20 metri.
“La mancanza di progettualità rappresenta un serio problema per la città: i servizi sono scarsi, c’è una forte differenza tra il centro e le periferie fortemente degradate e questo contribuisce a generare emarginazione e violenza. I servizi sono inefficienti. Mancano gli asili nido, uno studio dei tempi e dei bisogni di questa città. Basterebbe far aprire un po’ prima gli asili e farli chiudere dopo la fine dell’orario di lavoro per renderli già più efficienti. Mancano le biblioteche pubbliche. C’è una scarsa attenzione rivolta alla terza età: non ci sono servizi di assistenza, esistono pochissimi centri di svago dove gli anziani vengono parcheggiati. C’è una politica dell’apparenza che non potrà mai risollevare la qualità della vita di Lecce. La verità è che questa è una città che ha gli specchi e le toppe al sedere”.
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//Inchiesta //Casi strani //Speculazioni edilizie a Lecce
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l settore dell’edilizia è in crescita nel Salento e a Lecce in modo particolare. Abbiamo evidenziato (cfr. pagina 8 e lo speciale edilizia “Il Salento che cresce) come il mercato immobiliare leccese sia il più dinamico del Mezzogiorno. Ma ci sono dei “casi strani” i cui risvolti sfuggono alla cronaca. Come per esempio quello del Polo umanistico e quello della speculazione edilizia probabilmente messa in atto dalla società anomina lussemburghese Iskenia. Della quale siamo riusciti ad aprire le “scatole cinesi”. Due casi esemplari di come i grandi interessi in gioco modifichino l’urbanistica a Lecce.
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le MAnI SullA cIttà pOlO uMAnIStIcO. MOnteROnI cOntRO Se SteSSO di Alfredo Ancora osse stato per il Comune di Monteroni la causa davanti al Tar per il Polo Umanistico non sarebbe mai arrivata a sentenza. Una sentenza che, com’è noto, lo scorso mese di febbraio ha dato ragione al Comune di Monteroni che aveva impugnato tutti gli atti con cui l’Università del Salento, la Regione Puglia e il Comune di Lecce avevano ratificato l’individuazione del sito in cui, con un investimento di oltre 50 milioni di euro, costruire il Polo Umanistico, cioè alle spalle della Manifattura Tabacchi di Lecce su un terreno a prevalente destinazione agricola, secondo il vigente Prg leccese. In tal modo veniva bocciato, fra gli altri, il sito di Monteroni, nei pressi di Ecotekne, su terreni che il Prg monteronese ha destinato a insediamenti universitari. Dopo aver fatto ricorso al Tar è accaduto che, forte di una proposta di mediazione fatta dal presidente della Provincia di Lecce Giovanni Pellegrino al rettore Oronzo Limone, in base alla quale l’Università del Salento avrebbe dovuto scorporare dal Polo Umanistico la facoltà di Giurisprudenza, lasciandola a Monteroni, proposta che il rettore aveva ritenuto interessante, la giunta comunale di Monteroni, presieduta dal sindaco Marcello Manca, aveva dato mandato ai suoi avvocati di chiedere ai giudici prima un rinvio dell’udienza fissata per il 21 novembre scorso, poi un altro rinvio per l’udienza del 20 dicembre scorso ed infine, con delibera di giunta n. 19 del 23 gennaio scorso, ha dato mandato ai suoi legali di chiedere al Tar la definitiva cancellazione
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della causa dal ruolo per l’udienza che si sarebbe tenuta il giorno dopo. E questo sulla base di una proposta mai ratificata da alcun accordo scritto. Insomma, fosse stato per il Comune di Monteroni la sentenza che lo ha visto vittorioso non ci sarebbe mai stata. Perché allora si è andati avanti con la causa? “Noi non possiamo accettare la cancellazione di una causa dal ruolo se tutte le parti, ricorrenti e resistenti, non sono d’accordo”, ha detto a tal proposito il presidente del Tar, Aldo Ravalli. Ed in effetti, nell’udienza del 24 gennaio, a dirsi inspiegabilmente contraria alla cancellazione della causa, e quindi alla cessazione del contendere, è stata proprio l’Università del Salento che poi la causa l’ha persa, dimentica di un detto popolare salentino che dice “meglio un tristo accordo che una causa vinta”.
IL COMUNE DI MONTERONI HA CHIESTO AL TAR DI CANCELLARE DAL RUOLO LA CAUSA CONTRO L’UNIVERSITÀ DI LECCE PER LA COSTRUZIONE DEL POLO UMANISTICO. IL PRESIDENTE DEL TAR NON HA ACCETTATO DI FARLO E MONTERONI HA VINTO. ANDANDO EVIDENTEMENTE CONTRO LE SUE REALI INTENZIONI il tacco d’Italia
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ISkenIA e lA Rete lecce-luSSeMbuRgO di Giuseppe Finguerra
IN LOCALITÀ TORRE VENERI, LUNGO LA VECCHIA STRADA PER FRIGOLE, 28 ETTARI DI TERRENO AGRICOLO SONO STATI VENDUTI AD UNA SOCIETÀ ANONIMA DEL LUSSEMBURGO, L’ISKENIA. UNA COLOSSALE SPECULAZIONE EDILIZIA DI CUI NON SI CONOSCE IL VERO BURATTINAIO ercorrendo la Tangenziale est di Lecce, accade di guardare distrattamente il dimesso paesaggio bucolico che si allunga fino ai primi palazzoni dei quartieri periferici del capoluogo. Ingenuamente si pensa che solo pacifici armenti possano trovare qualcosa di appetitoso in quella brughiera. Ma essa è appetibile anche agli speculatori. Infatti, una società anonima ha acquistato la proprietà di una considerevole parte di quei terreni agricoli. Se il prossimo Piano Urbanistico ne muterà la destinazione, renderanno enormi profitti. I fatti ricordano le vicende de Le mani sulla città. Ma non è finzione impressa sulla pellicola di un vecchio film in bianco e nero. È realtà di cronaca dipanata a tinte fosche dinanzi agli occhi.
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le pRIMe denunce Il primo a paventare il pericolo di una colossale speculazione edilizia ai margini di Lecce, è Mario De Cristofaro, il quale farà seguire alle sue conferenze stampa un esposto alla Procura della Repubblica. In seguito Luigi Mariano, avvocato, presidente del Movimento difesa del cittadino, denuncia pubblicamente una probabile speculazione immobiliare di grosse proporzioni che si starebbe consumando alla periferia est di Lecce, in località Torre Veneri, tra via Pomellato e via Caio Pomponio e lungo la vecchia strada per Frigole. Il territorio della località Torre Veneri è scarsamente antropizzato, apprezzabile per il suo valore paesaggistico ed ambientale, poiché è prossimo al Parco regionale Bosco e paludi di Rauccio. Inoltre, l’area suscita interesse per le possibilità offerte allo sviluppo di strutture ricettive e turistiche, poiché è orientata verso l’asse per San Cataldo, la marina di Lecce. La tangenziale est, collettore delle principali arterie stradali che giungono al capoluogo, ne ha accresciuto l’accessibilità. Una società anonima ha acquistato, nella zona in questione, 286mila metri quadrati di terreno agricolo, al costo di 1,86 euro al metro quadrato, per un valore complessivo di circa 500mila euro, con un contratto stipulato nel 2004 presso un notaio di Gioia del Colle. Se tali terreni dovessero diventare edificabili, il loro valore centuplicherebbe fino a raggiungere il valore di circa 56 milioni di euro.
Protagonista di questa sospetta operazione è la Iskenia S.a., una società anonima con sede legale nel Granducato del Lussemburgo. Il Lussemburgo è un piccolo paese che, pur essendo tra i fondatori dell’Unione Europea, gode di un regime fiscale molto favorevole per le società e di un normativa commerciale che rende molto difficile risalire alla identità dei proprietari delle partecipazioni azionarie e dei capitali. Tuttavia, una ricerca condotta sul Bollettino Ufficiale delle Società e delle Associazioni del Granducato del Lussemburgo ha permesso di ricostruire, per sommi capi, alcune vicende societarie della Iskenia.
fugA dI nOtIzIe Sul pug È una questione di primaria importanza comprendere chi siano i reali proprietari di Iskenia. Nell’ipotesi in cui gli acquirenti di quei suoli siano realmente cittadini lussemburghesi, probabilmente le plusvalenze prodotte nella speculazione non saranno reinvestite sul nostro territorio. Nel caso, invece, si tratti di personaggi italiani, occorre accertare che la creazione di società di comodo non sia servita a compiere illeciti fiscali o, peggio ancora, reati contro la Pubblica amministrazione. Infatti, il sospetto che emerge è che una fuga di notizie abbia riguardato i lavori preliminari al nuovo P.U.G. (Piano Urbanistico Generale) di Lecce, scatenando una corsa all’accaparramento dei poderi, da parte di soggetti in grado di conoscere in anticipo le aree che avrebbero visto rivalutato il loro valore in seguito al cambio di destinazione, da agricolo ad edificabile. Conseguentemente, gli ignari piccoli proprietari avrebbero ceduto una potenziale enorme ricchezza per pochi spiccioli di euro, in forza di un vero e proprio raggiro. Il P.U.G. dovrà modificare la destinazione dei terreni, senza il quale tutta l’operazione finanziaria fallirebbe.
eccO (quASI) tuttO quellO che c’è dA SApeRe Sull’ISkenIA La Iskenia S.a., con sede legale in rue Henri Shnadt, 4, in Lussemburgo, è stata costituita il 23 dicembre 2002 ed iscritta nel locale registro delle imprese il 15 gennaio 2003. Il capitale sociale è suddiviso in mille azioni, suddivise in parti uguali tra la società Optimo Finance Holding S.a e la Ecoprest S.a.. Le società Optimo ed Ecoprest hanno in comune anche due amministratori, che, a loro volta, fanno parte anche della società Ecogest S.a.. Ecoprest ed Ecogest hanno anche esse la sede legale in rue Henri Shnadt, 4. L’attività principale di Ecogest è lo svolgimento di peri-
zie contabili e di domicilazioni ed è collegata, inoltre, a Fiduciarie Centrale du Luxemburg S.a., collegata, a sua volta, a Ficel Group. Nel Consiglio di amministrazione di Iskenia vi sono tre componenti di nazionalità Lussemburghese, uno dei quali è Camille Weiss, imprenditore dei trasporti, nonché componente della rappresentanza permanente del Lussemburgo presso l’Unione Europea. È, presumibilmente, un cosiddetto prestanome, nonché professionista dalle elevate capacità, efficiente e riservato come le società anonime che amministra al servizio di chi non vuole appa-
rire. Gli altri due amministratori ricorrenti sono Armand Distave e Raymond Le Lourec. I servizi offerti sono consultabili al sito www.ficel.lu. I gruppi societari come quello cui appartiene la Iskenia si occupano di costituire società davanti ai notai, mettono a disposizione una sede sociale, nonché gli organi di controllo e di gestione. Curano la gestione di compatibilità, elaborano le dichiarazioni fiscali, calcolando tasse e imposte, preparano e tengono le assemblee generali ordinarie e straordinarie, gestiscono la corrispondenza.
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ISkenIA e pug dI pARI pASSO Il sospetto è alimentato dalla coincidenza temporale tra la costituzione di ISKENIA e l’inizio dell’iter per la redazione del nuovo P.U.G.. Nel 2003, lo stesso anno della costituzione di Iskenia, i Dirigenti dell’Ufficio Urbanistico del Comune di Lecce stabiliscono con una Determinazione di procedere alla redazione del D.P.P. (Documento Programmatico Preliminare al Piano Urbanistico Generale), con la relativa predisposizione di un gruppo di lavoro interno. Infatti, la città di Lecce necessita da tempo di un nuovo piano di sviluppo urbanistico che rifletta i notevoli cambiamenti sociali e territoriali avvenuti nel corso di quasi vent’anni. L’ultimo strumento di pianificazione urbanistica, il Piano Regolatore Generale, risale al 1990. Una ulteriore Determinazione, successiva alla redazione di una bozza di D.P.P., alla fine del
2004, contiene la nomina di un gruppo di professionisti esterni per incarichi individuali di consulenza. All’inizio del 2005, il Consiglio Comunale approva il D.P.P., disponendo di procedere alla redazione del P.U.G.. In seguito, e senza ragione evidente, l’iter di redazione del P.U.G. subisce un drastico rallentamento. Infatti, l’attività del gruppo di lavoro incaricata alla elaborazione del Piano Urbanistico è rimasta totalmente riservata fino ad oggi ed il gruppo di consulenti esterni, dopo alcune riunioni preliminari, non è consultato da oltre un anno.
le InteRROgAzIOnI Tali circostanze sono state oggetto di due diverse interrogazioni presso sedi istituzionali. La prima, è del consigliere regionale Antonio Maniglio, il quale ha denunciato nel Consiglio
regionale che il procedimento di elaborazione del P.U.G. del Comune di Lecce, a distanza dei due anni trascorsi dal D.P.P., è stato totalmente sottratto a qualsiasi confronto pubblico con associazioni, professionisti, categorie, cittadini, verosimilmente a causa di lotte di potere finalizzate al perseguimento di interessi speculativi. La seconda, è di Teresa Bellanova (deputata Ds) la quale ha richiesto al ministro dell’Economia di risalire all’identità dei reali proprietari dei terreni oggetto della speculazione, attraverso Iskenia. Il sistema di società a scatole cinesi rende difficile risalire all’interesse originario dell’investimento e vi è il pericolo che possa nascondere una operazione di riciclaggio da parte della criminalità organizzata. Nel frattempo, il caso Iskenia interessa anche la Procura di Lecce, che ha iniziato un’attività d’indagine, affidata ad un magistrato del pool per i reati contro la Pubblica Amministrazione, contro ignoti e senza specifiche ipotesi di reato.
MAnOvRe dellA cRIMInAlItà ORgAnIzzAtA? MA Il cOMune nOn RISpOnde Luigi Mariano, segretario nazionale del Movimento difesa del cittadino spiega come ha condotto le sue ricerche Come ha iniziato ad indagare sulla Iskenia? “Mario De Cristofaro, candidato sindaco di centrodestra, ha diffuso la notizia di una speculazione immobiliare di grosse proporzioni. Da parte mia, ho eseguito semplici visure camerali su Iskenia, per capirne la struttura societaria. L’indagine è stata difficoltosa, perché ha interessato una miriade di società, ma ha permesso di giungere alla società fiduciaria a capo della holding, la Ficel Group. Ne fa parte Camille Weiss, membro di un gruppo di dieci top manager, la cui professione è proprio quella di costituire società. Hanno un rapporto
fiduciario con i propri clienti e permettono di nascondere la loro identità, per le ragioni più disparate. Ho sospeso l’indagine quando mi sono accorto che dalla catena di società fiduciarie era impossibile risalire ai reali proprietari. Il meccanismo era fatto apposta per non venirne a capo. Costituire società in Lussemburgo comporta vantaggi fiscali e rende difficile una eventuale indagine della magistratura”. Ritiene che possano derivare pericoli per gli interessi pubblici? “Il dato oggettivo è che tutta questa copertura è inusuale, anche dovesse trattarsi di una semplice speculazione
edilizia. L’atto notarile d’acquisto è stato fatto lontano da Lecce con una società anonima. Non possiamo fare un regalo a gente che si nasconde. Se i proprietari sono veramente lussemburghesi, il Comune di Lecce deve convocarli per proporre un uso che non impoverisca la città. Altrimenti, le plusvalenze create dalla operazione andranno all’estero senza essere reinvestiti, almeno in parte, nella città. Ma c’è anche l’ipotesi che i proprietari possano essere soggetti locali, purtroppo legati alla criminalità organizzata. Di fronte a tale pericolo, il Comune ha la responsabilità di attivare tutti i
mezzi necessari per capire chi siano queste persone. Vi sono evidenti ragioni di sicurezza e trasparenza in gioco. In attesa, prudenza vorrebbe che si bloccasse ogni previsione di mutamento di destinazione d’uso quei suoli. Queste preoccupazioni sono state espresse pubblicamente in una lettera cui hanno risposto i candidati Sindaci De Cristofaro, Pankiewicz e Rotundo. Invece, fino ad ora, non ho ricevuto alcuna risposta dall’Assessore Tondo, dal ViceSindaco Perrone e dal Sindaco Poli Bortone”. G. F.
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// Cultura //I grandi di ieri //Giuseppe Sansonetti
tIMIdO, RISeRvAtO, lAIcO.
dOn pIppI SAnSOnettI, FU COMMISSARIO PREFETTIZO A CASARANO NEL DELICATO PERIODO POSTFASCISTA. SAPEVA DIALOGARE CON LA DC E IL PSI, CHE IN SALENTO ERANO FERRARI E DE MATTEIS
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a vicenda umana e politica di Giuseppe Sansonetti si svolge in un momento particolare della storia politico-sociale casaranese, in cui trovano riflesso tendenze e problematiche tipiche del Mezzogiorno d’Italia all’indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale. Nato a Vernole il 5 Settembre del 1902, Giuseppe è il quarto dei cinque figli nati dall’unione di Salvatore Sansonetti con Dollj Peters, nell’ordine: Marianna, Alfonso, Elisa, Giuseppe e Adele. Trascorre i primi anni di vita a Lecce, dove il padre è funzionario delle poste, ma nel 1912 in seguito proprio alla prematura scomparsa del padre Salvatore, si trasferisce con il resto della famiglia a Casarano, in casa dello zio Alfonso, in via Roma al numero 13, in quella che è attualmente la residenza dei Sansonetti. Segue studi classici e consegue la maturità liceale, frequenta poi, le lezioni alla facoltà di ingegneria dell’università di Napoli, ma non termina il percorso universitario perché viene richiamato in famiglia per curare gli interessi legati alla proprietà terriera da cui proveniva il reddito familiare. Non si sposa mai, ma non si hanno nemmeno notizie di sue storie amorose, come non si conosce persona che abbia avuto una qualche significativa influenza sulla sua formazione umana e intellettuale, come ci riferisce il nipote Mario Sansonetti. Quello che si sa con certezza è che ebbe un ruolo da protagonista nella Casarano in cui visse e operò ricoprendo la carica di Commissario Prefettizio dal 9/5/1949 al 31/7/1949 e dal 1/9/1949 al 18/6/1951 e poi, ininterrottamente dal 12/6/1956 al 10/11/1970 quella di Sindaco. Il suo operato si colloca in un contesto storico sociale caratterizzato dalla volontà
Il SOcIAlIStA AMIcO deI pOveRI di Marco Sarcinella
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Eventi ufficiali. Giuseppe Sansonetti (a destra) inaugura la attuale sede del liceo classico di Casarano (qui con il ministro della Pubblica istruzione Gui)
e dalla necessità di ricostruire l’Italia uscita disastrosamente dalla guerra. Tutto doveva essere reimpostato e in molti casi reinventato: le basi economiche, la convivenza civile, le istituzioni dello Stato. Nel Mezzogiorno, afflitto da un’atavica arretratezza, i cui effetti sono ancora attuali, era la stessa democrazia a dover essere ricostruita e le strutture che ne avrebbero permesso il funzionamento. A tal fine nacquero partiti e organizzazioni sociali di massa. A Casarano, ma in genere in tutto il Salento e in gran parte del Mezzogiorno, la Democrazia Cristiana fu il primo partito a riorganizzarsi e lo scontro elettorale si concretizzò tra quest’ultima “tesa a diventare sempre più il partito egemone delle forze moderate e le varie anime liberali che ripresentavano spesso gli stessi personaggi dell’Italia pre-fascista, abbarbicate nella difesa della rendita fondiaria”(cit. da “Dal feudo alla fabbrica”di Mario Toma). La Sinistra, priva di tradizioni e con un problematico retroterra sociale, caratterizzato dalla diffusa presenza della piccola proprietà terriera e di molti laboratori artigianali ostili alle manifestazioni sindacali, restava debole. A Casarano, la destra monarco-fascista imponeva in maniera continuativa maggioranze e sindaci nelle elezioni amministrative, come nel 1948 e poi ancora nel 1953, quando la lista monarchico-missina,
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guidata dal sindaco uscente Corrado De Marco aveva rivinto le elezioni, ma al posto di De Marco era stato eletto sindaco Ubaldo D’Astore, un profesCasarano, sala consiliare. Sansonetti brinda con il Prefetto di Lecce
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sore di lettere del MSI. L’amministrazione di D’Astore si consolidò e vide accrescersi i suoi consensi grazie anche e paradossalmente, all’opera svolta dai suoi avversari politici, tra cui il senatore Francesco Ferrari, che non curandosi del colore dell’amministrazione, aveva raccolto l’invito che veniva dal Sindacato e dai lavoratori e cercava di convogliare su Casarano il maggior numero possibile di finanziamenti. Leader indiscusso della DC casaranese e di tutto il Capo di Leuca, Ferrari seppe incidere come pochi nella vita dei Comuni del Basso Salento. Certo, il suo incessante lavoro per ottenere finanziamenti per scuole, ospedali, poste e imprese che cominciavano a muovere i primi passi, si svolgeva seguendo le coordinate di una logica padronale, per la quale, agli elettori non si garantiva impegno e fedeltà per il compito per il quale si era eletti, bensì il “favore del posto”, della pratica assistenziale, del finanziamento. Una mentalità, questa, che era alla base di scontri, anche violenti, con altri protagonisti politici casaranesi, come il senatore socialista De Matteis e il futuro sindaco e presidente dell’Ospedale Civile, Giuseppe Sansonetti. Tuttavia, la ferma volontà di Ferrari di scalzare l’amministrazione di Ubaldo D’Astore, fece sì che tali motivi di contrasto venissero meno e che si individuasse proprio nel Sansonetti il capolista democristiano da presentare alle elezioni comunali del 1956, vinte dalla DC con l’indispensabile appoggio del PCI, al quale si chiese in nome dell’unità antifascista di votare per Sansonetti. Finì così l’esperienza amministrativa di D’Astore e cominciò quella di Sansonetti, destinata a durare fino al 1970. Certo, i suoi rapporti con Ferrari furono complessi e ricchi di divergenze, politiche anzitutto: Sansonetti sposava una tendenza filo-socialista fin dalla giovane età (anche se non ebbe mai la tessera di alcun partito), Ferrari era invece un politico conservatore, che esprimeva chiaramente la “logica del notabile, dell’agrario, del concessionario di tabacco, del rappresentante dei proprietari terrieri”(cit. “Dal feudo alla fabbrica”). Problematica era inoltre la posizione di Sansonetti nei confronti della Chiesa e delle parrocchie casaranesi (tradizionali bacini elettorali della DC), per la sua non certo taciuta laicità, anche se i suoi rapporti con le istituzioni religiose si svolsero sempre all’insegna del rispetto e qualche volta anche della collaborazione, anche perché sua sorella Elisa aveva un ruolo di primo piano nell’Azione cattolica salentina. Sansonetti fu comunque un amministratore capace, animato da autentica passione, da scrupolo e da un senso della vita sociale improntato alla praticità. Favorì le classi meno abbienti, confermandosi una persona onesta e aliena da concezioni padronali, con una certa resistenza alla collegialità dell’amministrazione e una dichiarata diffidenza nei confronti della politica. Tendenza, quest’ultima, che emerse chiaramente quando Sansonetti strinse un patto con l’opposizione socialista guidata dal senatore De Matteis, divenendo presidente dell’Ospedale civile, opera che Ferrari sentiva particolarmente sua. Questo episodio segnò la fine politica di Sansonetti, che si dimise un anno prima della scadenza delle amministrative, nel 1971 e non venne più riproposto nelle liste democristiane. Don Pippi, come veniva chiamato, era un uomo dal carattere riservato, alquanto timido, apparentemente schivo nelle relazioni interpersonali, ma dotato di un animo sensibile e di una profonda umanità; era un cultore della vita ordinata, amava la programmazione scrupolosa delle cose e la disciplina, in senso lato, di tutto ciò che riguardava la sua esistenza. Alcune voci insinuano una sua affiliazione ad una loggia massonica, ma è questa un’ipotesi non comprovata da fatto alcuno e, pertanto, nessuna certezza può essere esibita a tal proposito.
“ARSuRA”, MA nOn d’ARte IL GRUPPO SALENTINO HA APPENA FINITO DI INCIDERE IL SUO PRIMO ALBUM. LI ABBIAMO INCONTRATI
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Chi sono gli Arsura? “Gli Arsura, nella formazione attuale, sono: Rocco Giangreco, chitarra classica, armonica a bocca e voce; Luigi Panico, mandolino, mandola, organetto diatonico, zampogna e fiati; Cristina Mastria, percussioni e voce; Marco Nocita, tamburello e percussioni; Giuseppe Reho, chitarra acustica e voce; Antonio Cerfeda, voce e tamburello; Arturo Coppola, organetto diatonico e voce; Maurizio Accoto, basso acustico”. Che cosa fate nella vita di tutti i giorni? Rocco (di Scorrano): “Impiegato, con una grande passione per la politica ed i fumetti”. Luigi (di Andrano): “Neo-laureato in scienze politiche, la mia seconda passione è il calcio”. Cristina (di Ugento): “Artigiana, amo ogni forma d’arte”. Marco (di Bagnolo): “Disoccupato. Un’immensa passione per la curva nord del Lecce”. Giuseppe (di Ugento): “Restauratore, appassionato d’archeologia”. Antonio: “Artigiano”. Arturo (di Taurisano): “Impiegato in banca”. Maurizio (di Andrano): “Disoccupato. La mia più grande passione è la mia ragazza”. Quando nascono ufficialmente? “Nel 1999. Un amico comune ci ha chiamati a raccolta, ad Ugento. Abbiamo iniziato a suonare assieme per gioco, era già troppo tardi quando ci siamo accorti di averci preso gusto”. Che scuole avete frequentato? “Nessuna scuola di musica. Siamo tutti autodidatti. Si suona solo d’istinto. Come contadini che si ritrovano per festeggiare. È un’incontro di anime”. Che genere suonano gli Arsura? “Ci piace pensare di fare musica popolare. In realtà ognuno di noi ha una sua struttura musicale. Ognuno di noi ha portato qualcosa. Il risultato è un suono contaminato: una somma di esperienze individuali. Possiamo dire di essere, musicalmente, quel che abbiamo mangiato”. Qual è stata l’esperienza dal vivo che vi ha segnato di più? “Senza dubbio il tour per i centri sociali che abbiamo fatto, nel 2000, con il progetto “Taranta power”, di Eugenio Bennato. Eravamo l’unico gruppo a rappresentare il Salento. Tappa memorabile di questo tour quella di Venezia, per il “carnevale etnico”, in piazza San Marco, davanti a 20.000 persone. Con noi suonava anche Antonio Infantino ed i suoi tarantolati”. da sinistra: Giuseppe, Rocco e Cristina
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di Marco Laggetta
Come una trottola sul mare. La copertina dell’album degli Arsura
Terra arida, arsa dal sole e dal mare, ma irrorata dal sudore e dal sangue di questa gente che fa del Sud non una posizione o condizione geografica, ma un paesaggio dello Spirito dalle cui profonde altitudini sgorga l’acqua della Poesia e della vita. Attraverso i significati e i significanti, i versi, le chitarre, i tamburi, le nere zampogne, gli organetti, i bassi, i passi, le voci e le danze, le mani callose e i volti di questi Arsura e di questa Arsura viene, senza pretese, con tono sommesso sussurrata a tutti la certezza dell’acqua, a costo, però, dello scavo. Così leggiamo nell’introduzione di Gianluigi Lazzari, in copertina, al primo album degli Arsura, gruppo etno-musicale salentino. Spinti dalla curiosità siamo andati ad assistere alle prove del gruppo ed a far loro qualche domanda, rimanendo immediatamente colpiti da quell’accoglienza che solo la grandezza delle persone semplici riesce ad offrire. Quant’è importante l’amicizia nel gruppo? “Fondamentale. Suoniamo prima di tutto perché ci divertiamo a stare insieme”. Che cosa vi ha spinto ad incidere un album? “È stato un atto d’amore e non un atto commerciale. Volevamo anzitutto dimostrare qualcosa a noi stessi. Questo cd è un po’ il compendio di quella che è stata la nostra evoluzione artistica in questi anni”. Possiamo avere in anteprima qualche data del vostro tour? “Sarà un tour per le piazze del Salento. Il 16 marzo saremo ad Alessano; l’8 aprile a Scorrano; il 26 aprile e l’11 agosto a Castro; il 18 maggio a Fracagnano (TA); il 14 agosto a Ugento. Per ulteriori informazioni è possibile visitare il nostro sito: www.arsura.it”.
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//Cultura //Grande Salento universitario //Economia
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Albert Einstein ha sempre ritenuto il compito dell’economista di gran lunga più difficile rispetto a quello del fisico: mentre questo studia fenomeni che seguono sincere leggi naturali, l’economista deve confrontarsi con leggi e atteggiamenti umani e come tali volubili, mutevoli, sempre nuovi. Un Laboratorio per la diffusione della cultura di Impresa (LA.C.IM.) è uno degli strumenti con i quali la Facoltà di Economia dell’Università del Salento intende andare incontro ai settori economico e produttivo del territorio salentino. Coordinatore del LA.C.IM. è Amedeo Maizza. Il laboratorio parte nel 2003 e si inquadra come una struttura dinamica dove diverse realtà imprenditoriali ed economiche trovano un unico filo conduttore nella cultura di impresa. L’esigenza nasce dall’analisi di come il tessuto imprenditoriale locale sia sottoposto a continue pressioni da parte dell’economia nazionale e mondiale: portare fuori dalle aule universitarie le teorie e renderle concrete nelle nostre aziende può aiutare ad affrontare queste nuove sfide.
TANTE LE COLLABORAZIONI CON GLI ORDINI PROFESSIONALI E LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA. PER AIUTARE GLI STUDENTI NEL PASSAGGIO DALLO STUDIO AL LAVORO di Francesco Ria
l’IMpReSA StudIAtA nel
lAbORAtORIO
LA.C.IM, IL LABORATORIO DIRETTO DA MAIZZA CHE ANALIZZA LE IMPRESE. A COSTO ZERO
tRe dOMAnde tRe Quali sono gli ambiti del vostro lavoro di ricerca? Principalmente ci occupiamo delle tematiche che riguardano la gestione di impresa, in particolar AMEDEO MAIZZA, modo degli ambiti che del riguardano le relazioni tra Coordinatore LA.C.IM. Lecce impresa e distribuzione. Molta attenzione è rivolta anche alle problematiche del sistema produttivo nel momento in cui si interfaccia con l’ambito commerciale. Nuova sfida per la facoltà di Economia. Il laboratorio diretto da Amedeo Maizza porta fuori dalle aule le teorie e le rende concrete nelle aziende
l’AttIvItA’ All’analisi dei mercati e del sistema produttivo si affianca, grazie anche ai tirocini che gli studenti hanno l’opportunità di svolgere nelle aziende, la diffusione del sapere sul territorio. Si crea così un circolo che porta ad un migliore inserimento dei laureati nel mondo del lavoro e ad un coinvolgimento diretto delle aziende nelle nuove conoscenze in materia di economia. L’attività di divulgazione e di informazione è condotta anche con eventi formativi e convegni rivolti direttamente agli imprenditori.
le cOllAbORAzIOnI Importantissima, nell’ambito di una condivisione delle conoscenze sulla quale il Laboratorio ha puntato, la collaborazione con realtà associa-
tive ed economiche locali. Le iniziative del LA.C.IM., infatti, sono portate avanti di concerto con Camera di Commercio, Confcommercio, Confesercenti, C.N.A., Azienda Speciale per i Servizi alle Imprese, Banca Arditi Galati, Banca Popolare Pugliese, Fondazione Rico Semeraro e con l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Lecce.
le pubblIcAzIOnI L’attività di ricerca spesso si conclude con l’aspetto divulgativo e di comunicazione alle imprese. Importante è stato il lavoro incentrato su “Scenari e dinamiche competitive dei settori pasta, olio e vino” nel nostro territorio. La ricerca nel settore agroalimentare pugliese e salentino, infatti ha individuato le nuove tendenze e sta offrendo importanti spunti alle imprese per migliorare la propria competitività. il tacco d’Italia
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A che cosa potrebbe servire il vostro lavoro? La ricerca serve quale ausilio alle imprese per individuare a risolvere le problematiche. Il laboratorio ha anche una finalità di collegamento tra gli studenti che realizzano project work direttamente in azienda. Offriamo un’attività di supporto e cerchiamo di agevolare il processo di crescita e riconversione delle aziende. Quante risorse sono necessarie per far funzionare il laboratorio? E’ una struttura interna alla Facoltà di Economia e al Dipartimento di Studi Aziendali Giuridici ed Ambientali dell’Università: la ricerca è assolutamente a costo zero.
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// Cultura // Salentini d’elezione //Mirjam Steffens
l’ARte che AbItA lA “cASA SOlARe” A CONTATTO CON L’ARIA PURA E MAGICA DEL CAPO DI LEUCA, DECIDONO DI ALLEVARE TANTI ANIMALI E DI FONDARE LA LORO “CASA SOLARE”. CONVINTA AMBIENTALISTA, DOPO ESSERE STATA BARISTA, CANTANTE, REVISORE DEI CONTI, ALLEVATRICE DI TROTE, MIRJAM PUÒ DEDICARSI ALLA CREATIVITÀ E AD UNA VITA SCANDITA DA RITMI PIÙ NATURALI
M di Antonio Lupo
irjam Steffens, nata ad Oberstdorf , vive da circa quattordici anni nella campagna che degrada verso Lido Marini (Presicce), dove tra gli uliveti si insinuano qua e là gli ultimi residui della macchia mediterranea. Dopo aver conseguito il diploma di maturità artistica e la laurea in Economia, si è lasciata alle spalle la carriera e i condizionamenti di una società industrializzata, per una vita accanto al suo compagno Heinz, ingegnere proveniente da Dortmund, che già qualche anno prima di lei aveva scoperto il fascino del Salento. Ammaliati dal paesaggio della terra rossa e delle pietre, a contatto con l’aria pura e magica del Capo di Leuca, decidono di allevare tanti animali e di fondare la loro “Casa solare”. Convinta ambientalista, dopo diverse esperienze di lavoro in Germania (barista, cantante, revisore dei conti, allevatrice di trote), Mirjam può dedicarsi alla creatività e ad una vita scandita da ritmi più naturali, muovendosi spesso con il suo cavallo o in groppa alla sua asinella Gina.
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Arrivata qui, tra le masserie-atelier di Helen Hashbee, (sua testimone di nozze insieme ad un fotografo d’eccezione, lo scrittoreregista Klaus Vosswinckel), e quella di Norman Mommens, si è finalmente sentita a suo agio, immergendosi in ricerche sul mito e la spiritualità e soprattutto nelle sue esperienze artistiche, che ne sono il riflesso. Dapprima costruisce burattini e disegna illustrazioni per bambini, poi realizza sculture con materiali locali, lavori in cartapesta e installazioni con ferro e legno. Vivere tra Bufolaria e Spigolizzi, nell’ isola “Salento” (da cui dal ’99 non si è più spostata) l’ha portata ad incrementare col tempo i rapporti con artisti e amici del luogo. “Al contrario di molti artisti, Norman, che mi ha dato lezioni di scultura, non era geloso di ciò che realizzava, delle sue tecniche artistiche, - ci dice - aveva una grande dote, quella di riuscire a farti trovare la tua strada”. Nel suo iter artistico Mirjam si è impegnata in attività didattico-creative presso le scuole e gli ospedali con l’allestimento di spettacoli di marionette, quasi “sculture in movimento”, espressioni di una teatralità - sostiene più facilmente comprensibile e visibile. Così poco autoreferenziale e convinta che devono “parlare ” gli stessi oggetti d’arte e non gli autori ha cominciato a farsi conoscere lasciando qualche scultura nella galleria di Italo Tricarico a
I materiali della natura. In Salento mirjam può praticare l’arte a contatto con la terra
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All’origine era il caos la Dea Eurimone, creatrice di tutte le cose, plasma l’informe
Gallipoli, un espressionista alla maniera di Gaugin, un’amico deceduto qualche anno fa. Poi ha preso parte a mostre collettive (Bari, Oria, Lecce, Otranto, etc.); recentemente ha esposto una installazione all’interno del castello di Carlo V per Artwoman’06, curato da Marina Pizzarelli. Ha praticato materiali diversi, tra i quali ultimamente la cartapesta. In tutte le performances permane il suo interesse per un linguaggio intensamente simbolico, per assemblaggi totemici di un’arte apotropaica che, con ciottoli, legni, metalli, attinge al mito e agli archetipi, col fine di suggerire e trasmettere la loro arcana energia. Siano suggestive maschere in legno o collage, i suoi lavori, sempre ispirati ad un mondo animistico, sottendono le sue ricerche sul mito della creazione e sulle divinità femminili delle origini, sulle trasformazioni iconografiche dell’immaginario collettivo, sugli idoli e i loro motivi ricorrenti. “Alla base di molti simboli religiosi che accompagnano oggi la nostra vita quotidiana - afferma -, c’è un sostrato di origine arcaica e pagana che ci sfugge, perciò ho sempre cercato di risvegliare delle immagini che riportano al nostro subconscio”. Un linguaggio plastico-pittorico, fatto di un codice essenziale in un insieme di elementi semantici dalla forte carica espressiva, archetipica, con cui Mirjam cerca di scoprire fino a che punto l’uomo si è allontanato dalla natura dei simboli originari e dai simboli della sua interiore natura.
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// Reportage // Povera lupa //Pedoni nel traffico
AHI AHI, LE ARTERIE INTASATE di Flavia Serravezza
ROSANNA, PENSIONATA: “IL PROBLEMA DI QUESTE LA SGM (SOCIETÀ GESTIONE MULTIPLA SPA) GESTISCE DAL 2000 IL TRASPORTO URBANO E SUBURBANO DELLA CITTÀ LECCE. PIÙ DI 1.600.000 KM L’ANNO: 35 AUTOBUS, 12 LINEE URBANE, 2 LINEE SUBURBANE E 3 LINEE SCOLASTICHE. SGM OPERA IN DIVERSI SETTORI A LECCE: SOSTA A PAGAMENTO, MANUTENZIONE SEGNALETICA STRADALE, MANUTENZIONE SEMAFORI, RIMOZIONE VEICOLI
I pali dei fiori. Dedicati a tutti i nostalgici degli anni ‘70, i “pali dei fiori” disegnati da Paola Torsello, trasformeranno Lecce in una città dell’amore, dove i giovani, indossando pantaloni a zampa d’elefante, potranno trascorrere giornate beate ascoltando i successi di Bob Marley. I “pali dei fiori” avrebbero anche il vantaggio di adeguarsi alla natura circostante. Ma il condizionale è di rito: prima si dovrebbe vedere qualche parco in giro.
Come una vecchia signora con problemi di arterie occluse, vene “intasate” per la forte densità di quel liquido vitale che congestiona la circolazione impedendo al corpo di ossigenarsi. È lo scorrimento lento e ad ostacoli degli autobus delle linee urbane di Lecce. Secondo le testimonianze raccolte, si tratta di un problema che paralizza la città da troppo tempo. Per molti il filobus potrebbe risolvere il problema. Di fatto, per poter essere considerato un servizio competitivo secondo il Piano di investimento, la metropolitana di superficie di Lecce dovrebbe trasportare 18mila persone al giorno. In attesa della sua realizzazione la povera Lupa resta sospesa sul filo, anzi sui fili dei trasporti. il tacco d’Italia
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Giuseppe Guido, pensionato, usa quotidianamente il bus per raggiungere il centro della città. “Un servizio che funziona male: le circolari sono sempre in ritardo e soprattutto ne passano poche. Da casa mia devo aspettare circa 40 minuti e succede spesso che saltano una corsa quindi devo aspettare ancora di più. Sarò pure anziano e in pensione ma non ho tutto questo tempo da perdere”. (fermata entrata Maglie-Lecce)
Laura Giannone, studentessa universitaria, 25 anni. “Prendo il bus ogni giorno per andare in università (zona Obelisco, ndr). Non lo trovo un buon servizio: la frequenza è scarsissima e i bus sono perennemente in ritardo e di conseguenza anch’io lo sono sempre. Da rione Castromediano, ad esempio, ne passa solo uno e se perdo quello mi conviene andare a piedi in università, piuttosto che aspettare il prossimo. La sosta dei bus alla stazione, poi, dura una vita. Pago 13 euro di abbonamento mensile, tariffa ridotta per studenti, ma la spesa non è assolutamente proporzionata all’inefficienza del servizio”. (fermata università – vicino all’Ateneo)
Giovanni Maneli, pensionato (si avvicina spontaneamente mentre parlo con altre persone). “Non funziona proprio nulla e io, da cittadino leccese, sento il dovere di farlo presente. Abito in periferia e nei giorni festivi, in particolare, aspetto 1 ora e 10 minuti e spesso anche di più per poter prendere una circolare che mi porti in centro. Alle 21.30, poi, già non ci sono più i bus della linea 24 o 34 che prendo io e che mi riportano a casa. Insomma devo farmi venire a prendere o arrangiarmi. Un’altra cosa che mi fa arrabbiare è che non ci sono scritti gli orari alle fermate. Io sono di Lecce e alla fine li ho imparati ma come fanno quelli che vengono da fuori? La verità è che ci avveleniamo e basta”.
Fernando, avvocato che vive e lavora a Lecce. “Io non guido per scelta, prendo tutti i giorni l’autobus per andare in studio. Visti i continui ritardi, però, spesso preferisco andare a piedi.. Non ci sono corsie preferenziali ed è normale che non riescono a circolare soprattutto di mattina. Poi non ci sono nemmeno gli orari esposti alle fermate e la gente non può aspettare a vuoto. Comprerò presto una bicicletta per risolvere il problema anche se non ci sono piste ciclabili e mi toccherà fare lo slalom tra la gente sui marciapiedi”.
Giulio, pensionato. “A me sembra che la circolare funzioni bene. Ho la fermata sotto casa; anche se ogni tanto fa un po’ di ritardo, ma non fa niente. Sento molti che si lamentano perché ci sono poche circolari e non capisco. Io ne vedo tante girare praticamente vuote e poi più ne mettono e più si blocca il traffico perché non riescono a passare. Lecce è così, bisogna avere un po’di pazienza e adattarsi. No, la foto non la mettere che mo’ci sono le elezioni…”.
Valentina, studentessa universitaria, 23 anni. “Prima prendevo spesso l’autobus per andare in università o in centro. Ora preferisco andarci in macchina. È chiaro che se la circolare 27 che potrei prendere io, passa ogni 20 o 40 minuti, senza considerare i ritardi, uno ci rinuncia. Non ci sono corsie preferenziali e i bus rimangono bloccati nel traffico. Non possiamo dare la colpa solo alla mentalità dei cittadini che non vogliono lasciare la macchina in garage. Iniziamo a far funzionare come si deve i servizi di trasporto e poi vediamo che succede”.
Paola Valentini, impiegata. “Chi ha tempo da perdere prende il bus a Lecce. Ho provato a prenderlo qualche volta e mi è passata subito la fantasia. Ci fossero almeno scritti gli orari alle fermate come nei paesi civili, uno potrebbe almeno regolarsi un po’. Passano quando vogliono loro e hanno deciso di non dircelo? Alle 21.30 poi, non ci sono più corse: se decido di prenderlo di pomeriggio poi come torno a casa? È un servizio che funziona malissimo e se non viene migliorato, per me possono eliminarlo del tutto. Meglio camminare piedi”.
Rita, 17 anni. “Prendo il bus ogni giorno per andare in centro e secondo me funzionano benissimo. Non sono molto frequenti ma basta sapere gli orari informandosi in un tabacchino che vende i biglietti. Il servizio funziona bene, sono quasi sempre puntuali e spero che continuino così. Con il filobus poi il servizio dei trasporti a Lecce non può che migliorare”.
Luisa Rotondo, mamma. “Prenderei volentieri il bus per uscire di casa ma ho una figlia disabile e quasi tutti i bus non sono attrezzati con una pedana. Alle fermate, poi, si aspetta troppo tempo e mia figlia non può restare troppo tempo al freddo. Spero che col filobus la situazione possa cambiare: fa niente che fili e pali non piacciono a nessuno, dobbiamo pensare alla funzionalità del servizio. Speriamo bene”.
Paola Fai, studentessa universitaria. “C’è poco da dire: si aspetta quasi un’ora per prendere una circolare. I ritardi sono all’ordine del giorno e la frequenza è scarsissima. Il più delle volte mi metto la strada sotto i piedi e cammino. Non ho così tanto tempo da perdere, soprattutto se devo andare in università a lezione. È impensabile affidarsi ai trasporti pubblici di Lecce”.
TE CIRCOLARI A LECCE È CHE NON CIRCOLANO”
Daniela Giurgola, laureanda. “Ho usato i bus per tantissimo tempo per andare in università o in centro e il servizio è pessimo. Si aspetta troppo tempo e le pensiline ci sono solo in pochissime fermate. Non ho mai visto esposti i cartelli con gli orari e poi una cosa che non capisco è il giro lunghissimo che fanno. Per andare da una parte all’altra del centro passano dalle periferie e ci mettono un sacco di tempo. Ci vorrebbero più bus con percorsi differenti. Col filobus la situazione dovrebbe migliorare, sperando che la circolazione non si blocchi del tutto e che i leccesi rinuncino ad usare la macchina”.
Rosanna, pensionata. “Il problema delle circolari è che non circolano. Rimangono bloccate in mezzo al traffico come le macchine, non hanno corsie preferenziali e allora ci penso tre volte prima di prenderle. Se ho molto tempo, nei giorni di festa per esempio, li prendo ma so già che devo aspettare molto tempo perché i bus passano raramente e sono sempre in ritardo. Mi auguro che il filobus risolva questo grave problema”.
Elena Malazzini, lavoratrice. “Non prendo i bus perché non mi conviene. Sono sempre in ritardo o ne passa una ogni 40 minuti, se va bene che non saltano la corsa. Non credo che rinuncerò all’auto neanche quando il filobus funzionerà. Il traffico peggiorerà e basta e preferisco stare nella mia macchina ad aspettare”.
Giuseppe, impiegato in un’azienda vinicola, 36 anni. “Sono un spreco. Basta vederli circolare per accorgersene. Girano quasi a vuoto perché pochissima gente li prende sia perché funzionano male sia per una questione culturale. I leccesi sono restii a lasciare la macchina a casa ma è anche vero che i bus collegano malissimo la periferia col centro della città. Il filobus rappresenta una svolta positiva per Lecce se funzionerà a dovere”.
Orsola, impiegata. “Abito in una zona periferica di Lecce, villa Convento, dove il bus passa ogni ora. Se salta la corsa è un problema. È impossibile pensare di andare a lavoro e di usare i mezzi pubblici che circolano ora. Alle fermate non ci sono pensiline dove aspettare e gli orari non sono esposti. È un servizio veramente inefficiente”.
Tommasa Greco, mamma e lavoratrice. “Abito all’altezza dell’Ipercoop, sulla superstrada per Brindisi e le mie figlie prenderebbero volentieri il bus per andare in palestra o a casa delle amiche ma preferisco accompagnarle io. C’è il problema degli orari e dei ritardi: i bus passano quasi ogni ora e con i ritmi che hanno i ragazzi oggi è impensabile che perdano tanto tempo. Se ci fossero più corse sarebbe un grosso vantaggio per tutti, genitori e figli”.
Maria Rizzo, 88 anni. “Spesso non si fermano. Li devo chiamare con la mano e alla mia età non è giusta una cosa del genere. Poi sono sempre in ritardo e fanno giri troppo lunghi per portarti nei posti. Non sono per niente comodi ma io mi devo adattare se voglio uscire senza dare fastidio ai miei figli. Non è giusto però che funzionino così male”.
Lolinda Morelli, pensionata. “Uso il bus per andare in centro o per andare a fare la spesa ma spesso devo aspettare talmente tanto alle fermate che mi incammino a piedi e poi mi faccio venire a prendere in macchina. Gli orari non li scrivono forse perché tanto non li rispettano”.
Antonio Pizzileo, insegnante. “Ho usato il bus per moltissimi anni a Lecce, dove mi sono laureato. Il problema dei ritardi e della scarsa frequenza, però, non consente ai lavoratori di utilizzare il bus per recarsi in ufficio o altrove. Nessuno ha così tanto tempo da perdere. È un servizio inefficiente sotto molti aspetti perché non è adeguato ai ritmi di vita della gente del 21esimo secolo”.
Carlo Buffo, studente universitario. “Abito a Lecce da un po’ di anni e il problema principale dei bus è quello dei ritardi e della frequenza molto scarsa. Restano imbottigliati nel traffico e non hanno delle corsie preferenziali. Sono convinto che la stessa cosa succederà con i filobus. Non c’è stata una sana progettazione della viabilità: le strade a Lecce sono molto strette e la metropolitana di superficie non farà altro che aumentare il traffico delle auto in alcuni punti nevralgici. A meno che tutti non decidano di lasciare la macchina a casa”.
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//Paese che vai //Lecce e dintorni IL SENSO DELLA TROVATA ELETTORALE È: L’IMPORTANTE È PARLARNE. ABBIAMO RACCOLTO LA SFIDA E ABBIAMO CHIESTO AD ALCUNI ESPERTI DI PASSARE AI RAGGI X IL FISICO DI PAOLO PERRONE, OFFERTOSI COME (QUASI) MAMMA L’HA FATTO SU WWW.PAOLOPERRONE.IT
IL RE è NUDO
di Laura Leuzzi
aolo Perrone, candidato sindaco di Lecce per il centrodestra, presenta in campagna elettorale il suo sito internet e scoppia il caso. Per dovere di cronaca, anche noi ci siamo cimentati nella navigazione su www.paoloperrone.it. Poi ci abbiamo preso tanto più gusto quanto più notavamo dettagli che davano alla foto un’aria da Casalingo di Voghera. Ma, non avendo titoli per dare giudizi se non legati alla regola del de gustibus, abbiamo chiesto ad una schiera di blasonati specialisti di esprimere un giudizio professionale su ciò che senza pudore veniva esposto.
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In home page la bella faccia del signor candidato. “Identikit a 360 gradi”, dice. E poi, l’invito è audace: “Mettilo a nudo”. Lui ti guarda con la sua aria di sfida: una mano in tasca e l’atteggiamento di chi non deve chiedere mai; occhio spento, anzi soffuso, e sorriso a metà. Ed è lì che la tentazione ti vince ed accetti la proposta indecente. Ti basta un click e ce l’hai lì, senza veli e senza pudore, di fronte a te. Colorito bianchiccio, effetto calamaro spiaggiato. Ed è nudo. Completamente nudo, se non fosse per la mutanda retrò, in tutti i sensi, diciamo un nero consumato dal tempo. Il primo a cimentarsi in uno “spogliarello politico” fu Gabriele Albertini, sindaco di Milano, qualche anno fa, ma l’intimo era un cashmere firmato Valentino con ciabatta Dolce&Gabbana. Poi ci provò Gianni Morandi, rimasto in mutande per alzare l’audience (meglio alzarsi i pantaloni). E, se guardiamo in casa nostra, foto non proprio castigate hanno portato davanti agli occhi di tutti una Alessandra Pizzi, oggi assessora alla Cultura per il Comune di Gallipoli (all’epoca non si era ancora affacciata alla scena politica), come non l’avevamo mai vista. Ma torniamo al nostro. Muscolo addominale inaspettato, nascosto dalla postura non proprio da fotomodello (pancia in fuori, petto in dentro, e sedere, quel che c’è, timidamente accennato,
Pierpaolo Borgia, dietologo, Casarano
oltre ad una strana torsione della colonna vertebrale) e che si adagia su un orgoglioso paio di maniglie dell’amore. E lui, in mutande, rilancia. Non perde il suo charme nemmeno per il segno dell’elastico del calzino sul polpaccio. Come dire, lo smutandato della porta accanto, non certo l’uomo che non deve chiedere mai. Ha proprio l’aria di chi si è spogliato per un rapporto occasionale, con la mutanda che si trovava, non un pianificato, abbronzato, tonificato fisico da servizio fotografico. Ti sfida, ancora una volta: lo puoi girare e rigirare come vuoi (con il cursore del mouse), modello “ballerina di Siviglia” di “Macao”. Insomma te lo guardi e te lo riguardi da tutte le angolazioni. Ma non è finita, perché allegata alla galleria fotografica “di fronte-di sopra-di sotto-di lato-di dietro”, il candidato presenta scheda tecnica dettagliatissima: altezza, peso, girovita, torace, occhi, eccetera eccetera. Della serie “se ti piace lo voti”. Se no, forse, ti rimborsano.
PARTE SUPERIORE DEL CORPO MOLTO CURATA A DISCAPITO DI QUELLA INFERIORE; ACCONCIATURA FUORI MODA; GLUTEI “BASSI” E POCO SODI; DISMETRIA, SCOLIOSI E GINECOMASTIA; PELLE GRASSA; MENTO PICCOLO RISPETTO AL NASO. E’ QUESTA LA DIAGNOSI PER PAOLO PERRONE, CANDIDATO SINDACO DI LECCE SEZIONATO MUSCOLI, PELLE E OSSA
ESTETA A METÀ
MUTATIS MUTANDIS
“Sulla forma fisica di Perrone non c’è niente da dire. L’unica obiezione è che non cura tutto il corpo con la stessa disciplina. Se è molto attento alla parete addominale, evidentemente sviluppata, sembra poco interessato alla muscolatura laterale: guardiamo le maniglie dell’amore. Il torace è abbastanza curato e le braccia non sono da meno. Non si può dire altrettanto per le gambe, che si meritano un voto non superiore alla sufficienza, dati i muscoli piuttosto appannati. Per dare maggiore tono alla parte inferiore del corpo, dovrebbe praticare un’ora di footing alla settimana”.
Le colleziona da 30 anni. Le acquista e se le fa regalare con certificato di autenticità. Graziano Ballinari è di Cunardo (Varese) e fa il giardiniere. E, per hobby, il collezionista di mutande, convinto che queste siano lo specchio della società e del mutare delle abitudini di vita. Ne conserva 180 in tutto risalenti agli anni dal 1700 al 1980; un numero importante che lo colloca tra i principali collezionisti di indumenti intimi al mondo. La sua curiosità nei confronti delle mutande è diventata una vera passione che l’ha reso, oggi, un grande esperto della materia. Scorrendo i capi della sua collezione, può raccontare come è cambiato l’intimo nel tempo. Le donne perbene dell’800, ad esempio, usavano solo biancheria bianca con la
Graziano Ballinari, “mutandologo”, Cunardo (Va)
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Tommaso Savoia, chirurgo plastico, Lecce
IL MENTO SI ADEGUI
GIÙ I FIANCHI
“Sembra voler emulare l’ex-sindaco di Milano, Gabriele Albertini, che si presentò ad una sfilata fashion in perizoma, forte della sua personalità. Fisicamente valido e di altra statura estetica rispetto al precedente, nonostante la postura chiusa per sostituire con le mani la foglia di fico; positivo in frontale gioverebbe, invece, in proiezione laterale, di una mentoplastica, ovvero un aumento del mento, che, non sminuendo l’importanza nasale, ne alleggerirebbe la pesantezza visiva. Profiloplastica senza rinoplastica”.
“E’ un fisico nella norma: non perfettamente allenato, ma c’è di peggio. Gli consiglierei di togliere un po’ di fianchi e di eseguire esercizi specifici, come gli squat, che sono dei piegamenti sulle gambe, che lo aiuterebbero a sollevare e rassodare i glutei. Anche le braccia, piuttosto gracili in proporzione alla schiena, avrebbero bisogno di esercizi mirati con dei manubri o con un bilanciere. E, poi, alla base di tutto, è importante un’alimentazione sana, con un minore apporto di carboidrati”.
Antonio Russo, istruttore di body building, Acquarica del Capo
UN CANDIDATO ADOLESCENTE
Gennaro Maietta, dermatologo, Lecce
“Perrone soffre di seborrea, disturbo tipico degli adolescenti. Le ghiandole sebacee del viso funzionano di più e provocano pelle grassa, pori dilatati e, a volte, fastidiose crosticine tra le sopracciglia e un lieve diradamento dei capelli. Perrone non è un adolescente ma potrebbe portare su di sé i segni dell’adolescenza, come qualche disturbo della pelle, gli ideali e la voglia di fare. Ma, mi auguro, il senso di responsabilità dell’età matura. E, poi, si dice che chi ha la pelle seborroica ha la pelle più tosta e, oggi, ci vuole una bella faccia tosta per affrontare le insidie della politica”.
CENTIMETRO IN PIÙ E IN MENO
Fiorino Greco, fisiatra, Lecce
“La sua particolare postura deriva da un problema fisico, ovvero dal fatto di avere un arto inferiore più corto dell’altro. Ciò provoca, come dirette conseguenze, una dismetria del bacino e una scoliosi secondaria alla dismetria. Ma non è tutto, perché si vede piuttosto chiaramente una ginecomastia, cioè un volume sproporzionato del petto, che non può essere naturale. Potrei concludere che la foto è stata ritoccata”.
ARIA DA DANDY
Di fronte, di schiena, di lato. Paolo Perrone “senza veli” sul suo sito internet www.paoloperrone.it Antonio Tarantino, hair stylist, Lecce
“Porta i capelli come si usavano negli anni ’70-80, per dare cornice al viso scarno e al naso lungo e ribadire la sua caratteristica aria da dandy. Che però è ormai fuori moda. Io manterrei la lunghezza della chioma, ma la sfoltirei un po’ per renderla più contemporanea, anche perché credo che un taglio corto l’avrebbe messo ancora più a nudo. Le scelte bisogna portarle avanti fino in fondo. Tuttavia, aver rinunciato ai vestiti non significa niente; anche se sei nudo, l’anima non puoi mostrarla su un sito internet. Mostrare l’anima è il vero atto dirompente”.
“FIDATEVI”. PAROLA DI D’ANNUNZIO scritta “Buongiorno”; quella celeste era per donne poco serie; il nero è apparso per la prima volta con Eleonora Duse, a cavallo tra ‘800 e ‘900, che le indossò dietro consiglio di Gabriele D’Annunzio. Negli stessi anni, le ballerine di can can del Moulin Rouge di Parigi, per imposizione di Eugenia del Montijio, moglie di Napoleone III, per decenza ne portavano due. Greta Garbo (primi del ‘900) le usava trasparenti e di pizzo. A Rodolfo Valentino (stessi anni), si deve, invece, popolarità dei boxer maschili, che lasciavano un ampio raggio di libertà nei movimenti del tango. A Brigitte Bardot il merito di aver lanciato in tutto il mondo il “triangolino”.
“Apprezzo molto - dice il mutandologo - il gesto di mettersi in mutande su internet. Se lo facessero tutti i politici, l’Italia sarebbe più pulita. Tuttavia il candidato sindaco non è il primo a farlo. Prima di lui, e prima ancora di Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano, c’era stato Gabriele D’Annunzio, il quale si presentò ad una riunione con Mussolini in mutande bianche con il ricamo “Fidatevi”. In sostanza è quello che vuole fare
Perrone. Chiedere alla gente di fidarsi di lui, perché si è spogliato di tutto. E allora perché non togliersi anche le mutande e non togliere le mani da ‘lì’? Il fatto che siano corte e di cotone denota la sua semplicità, o è quello che si vuol comunicare. La scelta del colore nero segnala la voglia di fare e di dimostrare. Forse, però, non farà piacere al signor Perrone, sapere che secondo Luigi XV, ‘un uomo in mutande non sarà mai un eroe’”.
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//Paese che vai //Casarano e dintorni
qUEL DEpURATORE
S’HA DA fARE
di Enzo Schiavano
inque milioni di euro per nulla. Tanto è costato il nuovo depuratore consortile di Casarano, Matino e Parabita costruito alla fine del 2005 in zona “Vora”, alla periferia di Casarano. Il rischio che tutti quei soldi siano stati spesi invano è alto. Ambientalisti, operatori turistici, amministratori locali ed esponenti politici della Casa delle Libertà di Gallipoli si sono messi di traverso: quel depuratore non deve attivarsi. Temono l’inquinamento delle loro coste causato appunto dagli scarichi dell’impianto di depurazione. Il presidente della Provincia, Giovanni Pellegrino, competente ad emanare il provvedimento di autorizzazione per l’avvio del depuratore, ha preso tempo ed ha istituito una Conferenza dei Servizi per trovare una soluzione al conflitto tra enti pubblici. Tra la necessità dei comuni consorziati di risolvere una seria emergenza ambientale e la salvaguardia del litorale per la balneazione sembrano aver prevalso le ragioni dei secondi. Ma la vicenda è solo all’inizio.
TIRA E MOLLA TRA CASARANO E GALLIPOLI PER L’ATTIVAZIONE DELL’IMPORTANTE INFRASTRUTTURA. INTANTO PELLEGRINO FA DA GIUDICE E IMPONE ULTERIORI CONDIZIONI
Il nuovo depuratore. Nel 2002 l’amministrazione comunale ottiene un finanziamento di 4.906.000 euro per realizzare un nuovo impianto depurativo da realizzarsi in contrada “Vora”, sulla provinciale per Taviano, nel medesimo sito in cui sorge il vecchio impianto ormai obsoleto e inadeguato che ha causato la grave situazione igienico-sanitaria perdurante da decenni. Il progetto viene approvato e finanziato dall’allora Commissario per l’emergenza ambientale, Raffaele Fitto, in virtù del fatto che sarebbe stato costruito, come poi è accaduto, secondo i criteri previsti dalle più recenti norme in materia. Il progetto, inoltre, prevedeva un complesso sistema di uso delle acque depurate per uso irriguo attraverso l’utilizzo dell’impianto di affinamento situato nelle vicinanze. Il parco naturale. Una volta attivato il nuovo impianto, i vicini campi di spandimento, che si estendono per 12 ettari, saranno trasformati in laghetti artificiali, collegati all’adiacente area umida che si era creata con gli anni (la “Vora”, appunto), che verrà così mantenuta e bonificata. L’amministrazione comunale, tra l’altro, aveva in animo di acquistare il vicino fondo di contrada “Mendole”, caratterizzato dalla presenza di numerose piante di ulivo ultrasecolari, in modo da trasformare la zona in una sorta di parco naturale. Come se non bastasse, il nuovo depuratore sarà collegato, con una condotta lunga sei chilometri, all’analogo impianto (anche questo di nuova costruzione) realizzato in funzione delle zone industriali di Casarano e di Collepasso, permettendo alle acque depurate in eccesso della zona industriale di essere convogliate nelle vasche dell’impianto per l’utilizzo ad uso irriguo. I lavori del nuovo depuratore consortile sono terminati nel settembre 2005 e tutto ciò che era stato previsto in funzione dell’impianto è stato sospeso. Le paure di Gallipoli. Ma perché l’ambiente gallipolino ha alzato gli scudi contro la messa in opera del depuratore di Casarano e anche contro l’attivazione di quello di Taviano? Il pericolo sarebbe l’inquinamento del litorale sud della città jonica. Le acque dei due depuratori, infatti,
dei servizi dove partecipano gli attori interessati alla querelle. Il primo incontro, che poteva già essere decisivo, diventa interlocutorio per l’assenza del Consorzio di Bonifica “Ugento Li Foggi”, proprietario del canale dei “Samari”, il recapito finale delle acque degli impianti. La riunione decisiva è quella dell’8 marzo. Il Comune di Gallipoli si presenta con l’obiettivo primario di escludere l’uso del canale dei “Samari” come condotta delle acque dei depuratori. In alternativa, propone la realizzazione di una conduttura sottomarina. Le conclusioni. La Conferenza dei servizi, invece, conferma l’utilizzo del canale di proprietà del Consorzio “Ugento Li Foggi” per il convogliamento delle acque, ma pone diverse condizioni, tra cui le principali sono l’adeguamento e rinaturalizzazione del canale, a spese del Consorzio di Bonifica, e l’ottenimento del Via (Valutazione di impatto ambientale) da parte delle amministrazioni proprietarie dei depuratori prima del rilascio dell’autorizzazione. A Gallipoli ritengono (e sperano) che gli impianti non saranno mai attivati. Una previsione che, considerati i vincoli imposti dalla Conferenza dei servizi, potrebbe avverarsi. Ma il sindaco di Casarano, Remigio Venuti, è certo: “Il nostro impianto entrerà in funzione entro tre mesi”.
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convogliate attraverso il canale dei “Samari”, gestito dal Consorzio di Bonifica “Ugento Li Foggi”, saranno scaricate nel mare gallipolino, nel tratto balneare compreso tra la zona degli alberghi e la “Baia Verde”. Una vera disdetta per gli operatori turistici, ossia i titolari degli alberghi e degli stabilimenti balneari, che hanno gridato al disastro ambientale e già prevedevano la fuga dei turisti e dei bagnanti da quel tratto di costa. Le pressioni. Sono gli esponenti politici di centro-destra della città jonica che conducono la battaglia contro lo scarico a mare delle acque reflue, in particolare il consigliere provinciale Giuseppe Coppola (Forza Italia). Le pressioni si fanno insistenti soprattutto nei confronti della Provincia, l’ente che dovrà rilasciare le autorizzazioni per l’attivazione dei due depuratori. Intanto, il linguaggio dei protagonisti diventa elemento importante. Se da Casarano tendono a tranquillizzare le categorie interessate e gli enti competenti, parlando di “acque depurate e batteriologicamente pure”, da Gallipoli le stesse acque diventano “acque reflue” mischiate a “liquami” e che quindi potrebbero inquinare irrimediabilmente un chilometro di costa. La Conferenza dei servizi. Per trovare una soluzione, il presidente della Provincia, Giovanni Pellegrino, istituisce e convoca una Conferenza
Fermo. Il depuratore di Casarano, a norma, rischia di usurarsi per il non utilizzo. Manca l’ok della Provincia
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L’INTERvENTO
fAmIgLIA: AzIONI cONcRETE, NON IDEOLOgIA Mario Turco, Capogruppo DS Consiglio Comunale Casarano
Avverto disagio e stanchezza nel seguire il dibattito,tutto ideologico, che si è diffuso nel nostro paese negli ultimi mesi attorno al tema della famiglia. Mi pare che la famiglia venga da molti considerata come un terreno per costruire campagne di scontro politico e per raccogliere consensi tra i laici, tra i cattolici, o tra chi vive le varie forme di convivenza. La concretezza dei problemi di quanti intendono mettere su una famiglia sembra essere molto lontana dai cultori dell’ideologia della famiglia, indipendentemente dalla casacca che indossano. Trovare una casa, pagarne l’affitto o acquistarla è il primo motivo di preoccupazione per una coppia di giovani che intendono condividere la decisione di costruire una famiglia. Mettere al mondo un figlio per vivere l’esperienza bellissima della maternità e della paternità è la seconda tappa. Ma crescere un figlio per una famiglia che nella ipotesi migliore ha un solo reddito, spesso derivante da un lavoro pre-
cario o da una integrazione salariale derivante dalla cassa integrazione o dalla mobilità, non è una impresa semplice. Se poi in famiglia è presente un componente con una forma di disabilità la disperazione e la sofferenza fanno presto a travolgere il nucleo familiare. I contributi per l’acquisto della prima casa da parte di famiglie di nuova costituzione e da parte di famiglie numerose, unitamente ai contributi per il sostegno dei nuovi nati recentemente finanziati dalla Regione Puglia per il tramite dei Comuni riuniti negli ambiti sociali di zona, rappresentano un importante segnale di novità nelle politiche sociali pugliesi. Ed anche “l’assegno di cura” stanziato per le famiglie pugliesi che hanno al proprio interno una persona non autosufficiente o disabile è un significativo traguardo di civiltà per la nostra Regione. Forse gli atti concreti a favore della famiglia sono più utili dell’ideologia per quanti hanno bisogno di un tetto sotto cui vivere e di quanto è necessario per far crescere con dignità un bimbo appena nato.
LINK Alla voce “Pino De Nuzzo” l’enciclopedia virtuale wikipedia, it.wikipedia.org, ha dedicato uno spazio a Pino De Nuzzo, architetto di Casarano recentemente scomparso. http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=2038
LUIgI SEcLì,
OpTOmETRISTA DELL’ANNO ne assegna uno all’anno. O, al S2007emassimo, due. E per l’edizione (la cerimonia ufficiale si è tenuta il 18 marzo a Bologna), il Premio Ferrante è stato assegnato a Luigi Seclì, optometrista di Casarano, il quale si è “distinto – è questa la motivazione ufficiale della giuria in qualità di docente e professionista della visione nel campo dell’optometria comportamentale e nelle tecniche di training visivo nelle sue più molteplici applicazioni scientifiche”. Ma il premio è andato a Seclì, anche “per il contributo offerto alle Università di Lecce e del Salento come docente di tecniche visive e di optometria; per la passione con cui svolge la professione e l’attività formativa di educazione continua in ottica e optometria”. Il Premio Ferrante è il riconoscimento più prestigioso che venga assegnato ogni anno ad un ottico optometrista che si sia distinto nella sua professione. Il vincitore può fregiarsi del titolo di “optometrista del-
l’anno”. Sono previste una sezione per professionisti italiani ed una per quelli internazionali; ma, è anche possibile che non venga assegnato affatto, nel caso in cui la giuria non ritenga alcuno specialista meritevole del riconoscimento per l’anno di riferimento. Il Premio nasce nel 1992 per iniziativa di un gruppo di ottici optometristi abruzzesi che lo pensano per ricordare un giovane collega, Francesco Ferrante, scomparso prematuramente per un incidente stradale nel 1986. La scelta dei premiati avviene su segnalazione del Consiglio generale dell’Albo degli optometristi che, entro il 31 gennaio di ogni anno, comunica alla segreteria del Premio un nominativo o una rosa di nomi di optometristi che abbiano mostrato particolari meriti professionali nel corso dell’anno precedente. Sia in Italia che all’estero. I premiati vengono iscritti all’Albo d’oro del Premio Ferrante.
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//Paese che vai //Galatina e dintorni UNA SCUOLA MATERNA CON ANNESSO ASILO NIDO. I COMUNI NE AVREBBERO BISOGNO. MA LA LASCIANO CHIUSA
OffRESI ASILO.
mA NESSUNO LO vUOLE di Laura Leuzzi a fuori si vede un largo cancello in metallo chiuso con catena e lucchetto. Al di là del cancello, giace inutilizzata una scuola materna con annesso asilo nido. Un edificio terminato in tutte le sue parti, interne ed esterne. Dotato di rampe di accesso per disabili, completato con infissi e lampioni per l’illuminazione e, addirittura, di aiuole dove sono stati piantati alberelli e cespugli. Ma in quelle aiuole cresce anche l’erba selvatica, che nessuno si preoccupa di togliere. Perché nessuno si preoccupa della struttura. Siamo nella zona industriale che serve i Comuni di Galatina e Soleto, sulla strada provinciale 362. Costruita nel 2002 dalla ditta Edilcostruzioni Srl di Vitigliano, la scuola (797 metri quadrati complessivi su un lotto di circa 7.245 metri quadrati) non è mai stata aperta. Proprietario è il consorzio Sisri (Sviluppo industriale e dei servizi reali alle imprese) che ha speso un milione e 200mila euro per realizzarla assieme ad una mensa con servizio bar che sorge sull’altro lato della strada. Una volta portata a compimento la realizzazione della scuola, il consorzio ha inviato (15 marzo 2004) una lettera ufficiale agli allora sindaci dei Comuni di riferimento, Galatina e Soleto, rispettivamente Giuseppe Garrisi e Raffaele Saracino, per chiedere se fossero interessati a prendere in gestione la struttura, “prima di procedere – si legge nella lettera - ad una offerta di pubblica locazione (prezzo a base d’asta, fissato, in seguito a stima tecnica, in 36mila euro annui oltre Iva, con offerte in aumento, ndr) e/o vendita a privati per lo svol-
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gimento di attività comunque connesse al pubblico interesse”. Nella lettera, si chiedeva di fornire una risposta entro 15 giorni. Nessuno dei due sindaci si dimostrò interessato. La questione si chiuse lì. Come il largo cancello, assicurato con catena e lucchetto.
SOLO TRE cLASSI A SOLETO Eppure l’esigenza di una struttura come quella realizzata dal Sisri si avverte. Soprattutto sul territorio di Soleto, dove non esiste neppure un asilo nido. Una scuola materna comunale sì, invece, con tre classi di iscritti. Ma l’asilo no. Né pubblico, né privato, su un totale di 5.537 abitanti. E’, dunque, facile immaginare a quali disagi vadano incontro mamme, e genitori in genere, che devono raggiungere quotidianamente il proprio posto di lavoro e non sanno a chi lasciare i figli. Perché se non hai un parente o un vicino di casa disposto a prendersi cura di loro, devi ricorrere ad una baby sitter. E non per tutte le famiglie è una spesa sostenibile. A Galatina, invece, sono presenti in tutto tre asili nido (due comunali ed uno privato) e sette scuole materne (di cui cinque comunali e due private), su un totale di 29.800 abitanti. Qui il problema potrebbe essere meno urgente, data la presenza delle strutture, ma la popolazione è nettamente più alta.
COSTRUITO DAL SISRI NEL 2002 E MAI APERTO, L’EDIFICIO SCOLASTICO DELLA ZONA INDUSTRIALE GALATINA-SOLETO RISCHIA IL DEGRADO. GLI AMMINISTRATORI COMUNALI SI DICONO INTERESSATI A TROVARE UNA SOLUZIONE. E, INTANTO, I BAMBINI DI SOLETO NON HANNO UN ASILO Catena e lucchetto. La scuola è stata costruita ma resta chiusa
I SINDAcI cI pENSANO Noi abbiamo contattato gli attuali sindaci dei Comuni di Galatina e Soleto per chiedere
“IL SISRI NON SI FA SENTIRE”
Carmine Perrone, vicesindaco di Galatina
quale sia l’orientamento delle attuali amministrazioni nei confronti di una acquisizione o gestione della struttura. Per Galatina, ci ha risposto Carmine Perrone, vicesindaco. Per Soleto, il primo cittadino Elio Serra.
“STIAMO VALUTANDO”
“Da quando ci siamo insediati, il Sisri non ci ha mai contattati per discutere dell’asilo, eppure ci siamo incontrati in diverse occasioni per confrontarci su varie tematiche relative all’agglomerato industriale. Noi saremmo anche interessati alla struttura, anche perché beni di questo tipo sono sempre importanti per una città, però non abbiamo mai avuto alcuna notizia da parte del consorzio. Se questo formalizzerà una proposta ufficiale, noi la valuteremo, come è giusto che sia. Ma bisogna conoscere prezzi e modalità. Insomma, discuterne insieme”.
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Elio Serra, sindaco di Soleto
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“L’esigenza di un asilo è molto sentita dal nostro territorio anche perché, ad oggi, ne è totalmente sprovvisto. Si tratta di un servizio da fornire alle tante mamme che lavorano nella zona industriale, che ne usufruirebbero in maniera diretta, ma anche all’intera comunità. Un problema, in effetti, c’è: la struttura sorge piuttosto lontano dal centro abitato di Soleto, da cui dista circa 6 chilometri, però, in mancanza d’altro, ci potrem-
mo adeguare. In questi giorni stiamo discutendo, a livello di amministrazione, per avanzare al consorzio Sisri una proposta che sia la più congruente alle nostre tasche e ai nostri bisogni. Una soluzione potrebbe essere quella di acquisire la struttura e poi darla in gestione. Ma ci sono ancora diversi fattori da valutare prima di decidere la strategia più indicata per noi. Presto avanzeremo la nostra proposta e poi la valuteremo assieme al Sisri”.
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//Paese che vai //Gallipoli e dintorni Si parte. Sarà presto attivo presso l’ospedale di Gallipoli un padiglione interamente dedicato alle emergenze
gALLIpOLI E LEccE. ODONTOSTOmATOLOgIA ALL’ITALIANA
EmERgENzE DRITTE AL
“cUORE”
di Vittorio De Luca
IL “SACRO CUORE” DI GALLIPOLI COMPLETA LA SUA OFFERTA DI PRESTAZIONI MEDICHE AL PUBBLICO. SPECIALIZZANDOSI NELLE EMERGENZE a “Torre per le emergenze” è pronta a partire. Giusto il tempo di potenziare l’impianto elettrico. Non è un film di fantascienza. Ma un padiglione dell’ospedale “Sacro Cuore” di Gallipoli, interamente dedicato alle emergenze, dove lo scorso 3 marzo sono state presentate al pubblico tre nuove unità operative che presto funzioneranno a pieno regime. Si tratta di Pneumologia (20 posti letto), della nuova Cardiologia e Terapia intensiva cardiologica (otto posti letto di Utic e 16 di degenza), e di Rianimazione (otto posti letto più due). Con l’apertura delle nuove unità operative, la Torre ospiterà, partendo dal primo piano e andando a salire: il Pronto soccorso; la Terapia iperbarica; la Rianimazione; la Terapia intensiva cardiologica, gli studi e gli ambulatori della Cardiologia, e l’unità operativa semplice di Neurologia; la Pneumologia; l’Oncologia; la degenza di Cardiologia e un Day Hospital oncologico. Ma questa non è l’unica novità per l’ospedale della città ionica. Da poco più di un mese è stato infatti ripristinato il servizio di Odontostomatologia per disabili, che ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello per la struttura ospedaliera, in quanto unico in provincia (un tempo esisteva anche al “Fazzi” ma poi venne chiuso).
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cHIUSURE LAmpO. ApERTURE mENO L’apertura delle tre unità operative al “Sacro Cuore” di Gallipoli era prevista nel Piano sanitario regionale elaborato nel 2001 dalla giunta Fitto. Il Piano prevedeva la chiusura di alcuni reparti e, “contestualmente”, l’apertura di altri. Ma se chiudere è risultato semplice, aprire non lo è stato altrettanto. E, dopo cinque anni di
tempo, si è resa necessaria un’integrazione del finanziamento regionale. Quello erogato nel 2001 ammontava ad un milione e 800mila euro ed era destinato a completare le Rianimazioni di Gallipoli, Casarano e Scorrano. Di quei fondi, Gallipoli utilizzò 700mila euro; ma nel 2006 ha dovuto attingere ad altri un milione e 225mila euro destinati dalla Regione (giunta Vendola) alla Asl Lecce 2.
NUOVI REPARTI. SENZA MEDICI
Bruno Falzea, direttore medico “Sacro Cuore” di Gallipoli
“E’ sempre più difficile reperire il personale medico ed infermieristico. Questo si verifica soprattutto per Rianimazione. Per Pneumologia il personale c’è già; sono arrivate 16 unità, oltre a tre ausiliari. La Cardiologia è già dotata di personale, ma da quando è attiva anche l’Elettrofisiologia dove si effettua l’ablazione cardiaca, questo va adeguato. Inoltre la programmazione
universitaria risulta inopportuna. La nascita della facoltà di Medicina a Lecce è un passo molto importante, che però andava compiuto molto tempo fa. Pensiamo all’Emilia Romagna, una regione con lo stesso numero di abitanti della Puglia. Lì le Università di Medicina sono sei; in Puglia, due. Quindi i nostri figli vanno a studiare al Nord e poi rimangono a lavorare lì”.
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Odontostomatologia per disabili, presente a Gallipoli sin dal 1987 ed unico in provincia, era stato sospeso qualche mese fa per carenza di personale; in seguito al trasferimento di un medico, nell’ultimo periodo aveva potuto contare solo sull’attività di Giulio Giannelli, attuale responsabile del servizio. L’interruzione ha creato non pochi disagi agli utenti, costretti a recarsi a Brindisi e Bari per poter usufruire delle prestazioni una volta ricevute in casa. Ma l’arrivo di un nuovo medico, Raffaele Piccinnonno, permetterà di sviluppare con fluidità le prestazioni odontoiatriche, azzerare le liste di attesa e garantire prestazioni ed interventi in regime di chirurgia di giorno che non potrebbero essere eseguiti ambulatorialmente.
ABBIAMO ALTRI OBIETTIVI SOCIALI “Non si può che essere soddisfatti per la riapertura del servizio di Day Surgery odontoiatrico per diversamente abili, la cui sospensione aveva generato difficoltà per i quei cittadini per i quali le Francesco Potì, cure dentarie non seguono gli odontotecnico, standard comuni a tutti. Se si presidente accostano le alterne vicende Unione di questo reparto con quelle Benessere e di Odontoiatria di Lecce Sanità - Cna Lecce emerge una delle classiche contraddizioni all’italiana: se i servizi del reparto di Gallipoli sono stati sospesi per mancanza di unità mediche, il reparto di Lecce invece è stato chiuso e le unità mediche “avanzate” sono state dirottate in altri reparti. Una situazione che ha generato numerose difficoltà soprattutto per i pazienti diversamente abili che hanno dovuto recarsi presso gli ospedali di Brindisi prima e Bari poi; se le possibilità finanziarie lo consentivano. In questi giorni si parla tanto degli stanziamenti regionali per il “Vito Fazzi”, grazie ai quali si prevede che anche il reparto di Odontoiatria possa riaprire. Come rappresentante di categoria, con i miei colleghi, mi sto impegnando perchè si raggiungano altri obiettivi sociali, come l’attuazione delle convenzioni con le Asl affinché il servizio pubblico sia in grado di erogare le prestazioni delle cure odontoiatriche per i cittadini meno abbienti. Pensiamo alla protesi social per gli over 65, ma anche alle cure di odontoiatria per i più giovani, che sono tra le più lunghe e costose”.
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//Paese che vai //Maglie e dintorni
275. pUNTO E A cApO
Corso XX Settembre - Casarano
di Margherita Tomacelli
QUATTRO CORSIE FINO ALLA PROVINCIALE ALESSANO-NOVAGLIE E MESSA IN SICUREZZA FINO A LEUCA. PER QUESTO È NECESSARIO ANNULLARE LA DELIBERA REGIONALE DEL 15 FEBBRAIO. E POI TOCCHERÀ ALL’ANAS VALUTARE LA SPESA NECESSARIA
Stretta e pericolosa. E sorge su un territorio delicatissimo. Il progetto per la 275 continua a dividere i soggetti interessati
COMUNI, PROVINCIA E REGIONE HANNO ESPOSTO LE LORO IDEE DI 275. CHE, ANCORA UNA VOLTA, NON COMBACIANO tavolta sembravano tutti d’accordo. La Regione, la Provincia e addirittura i sindaci di tutti e 15 i Comuni interessati dal tracciato. Persino quelli di Alessano e Tricase che in passato si erano opposti al progetto di ammodernamento ed adeguamento della strada statale 275 (realizzato dalla società Pro.Sal di Lecce). Quella che da Maglie porta a Leuca. Perché di questo si parla. Ancora una volta. Sembravano tutti d’accordo, durante l’incontro del 9 marzo, con l’ipotesi di realizzare l’ampliamento a quattro corsie nel tratto da Maglie fino alla provinciale Alessano-Novaglie, e poi di proseguire con la messa in sicurezza fino a Leuca. Per questo si rende necessario annullare la delibera regionale n.102 del 15 febbraio, in cui la Regione modificava il progetto della 275 prevedendo un ampliamento a quattro corsie solo fino a Montesano e una messa a norma nel restante
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tratto e, di conseguenza, dirottava i 40 milioni di euro “risparmiati” (rispetto al totale di 201 milioni) sul progetto della Maglie-Otranto che, con quei fondi, sarebbe stato portato a termine. Ma durante l’assemblea del 19 marzo, che sarebbe dovuta servire a chiudere definitivamente le concertazioni, l’unanimità dei consensi non si è ripetuta. Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia, ha infatti espresso la sua contrarietà sull’estensione delle quattro corsie oltre Montesano, per ragioni di tutela ambientale: il tracciato così ridefinito sarebbe “non coerente al modello di sviluppo del territorio, su cui l’amministrazione provinciale è da anni impegnata”. Pellegrino ha comunque rimesso la decisione alla Regione, cui spetta l’ultima parola. Abbiamo chiesto a Mario Loizzo, assessore regionale ai Trasporti, come si muoverà la Regione. Lui ci ha risposto che adesso tocca all’Anas fare i
LA REGIONE NON SI FA PROBLEMI
Mario Loizzo, assessore regionale ai Trasporti
Tutti i soggetti interessati sono favorevoli alle quattro corsie fino alla provinciale Alessano-Novaglie e, dunque, all’annullamento della delibera 102/07. Come si procederà adesso? “Modificheremo la delibera sulla base dell’accordo che si è profilato durante l’incontro tra sindaci dei Comuni interessati, Provincia e Regione. Tutti vogliono un tracciato a quattro corsie fino a dopo Tricase, fermandosi prima del viadotto e prevedendo per l’ultimo tratto un intervento di messa in sicurezza. I sindaci si sono detti tutti favorevoli con la nuova ipotesi. Ora l’Anas farà i propri calcoli per valutare la
spesa per l’intervento di allargamento. Se sono sufficienti i fondi che già abbiamo, bene; se dovesse residuare qualcosa, la sposteremo sulla Maglie-Otranto; se, invece, saranno necessari altri soldi, li reperiremo. Non abbiamo alcun problema a farlo”. I 40 milioni deviati dalla Maglie-Leuca alla Maglie-Otranto avrebbero permesso il completamento di quest’ultima. Adesso dove saranno reperiti i soldi mancanti necessari per portare a termine l’infrastruttura? “Dovremo impegnarci a trovare nuove risorse. Non è una eventualità che ci preoccupa; e poi potrebbero avanzare soldi dalla 275”.
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suoi calcoli per valutare la spesa necessaria. Stiamo al punto di partenza, insomma: senza una previsione di spesa e senza una delibera regionale che dia l’ok ai lavori. E, ancora una volta, senza l’unanimità sul progetto. Attilio Caputo, direttore Caroli Hotels
“pARTIAmO DA LEUcA” “In un periodo di depressione economica, un’infrastruttura di questo tipo è importantissima per il territorio dal punto di vista occupazionale ed economico. Una soluzione potrebbe essere prevedere, per le zone più critiche del tracciato, opere di compensazione ambientale, come percorsi cicloturistici, un parcheggio di interscambio con i mezzi pubblici. Io credo che sia più giusto chiedere qualcosa in più, piuttosto che tagliare il progetto. Anzi propongo di cantierizzare subito e di mettere la prima pietra a Santa Maria di Leuca, così la strada inizia a salire. Inoltre è il caso di valutare se quadruplicare anche la Leuca-Gallipoli, visti i volumi di traffico che la percorrono e visto, ad esempio, che sulla Maglie-Otranto, che pure si sta potenziando, nessuno ha avuto da ridire. Ci lamentiamo che il turismo nel nostro territorio non decolla. Ma come fa un’imbarcazione di 40 metri a raggiungere Leuca via terra? Bisogna tenere presenti anche questi elementi prima di valutare l’opportunità di un intervento in materia di infrastrutture. Poi, c’è una questione di sicurezza talmente evidente ed urgente che non può passare inosservata”.
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//Paese che vai //Maglie e dintorni
SULLA SIcUREzzA fAccIAmO di Cesare Mazzotta*
“qUADRIvIUm”
a morte corre sul filo…e sul nastro, quello d’asfalto delle strade della nostra provincia, dove si consumano spesso tragedie che segnano per sempre le famiglie, intere comunità e le relazioni sociali, chiamando in causa le istituzioni e le coscienze. Tutti mobilitati. Ma nella nostra provincia è stato fatto molto poco per migliorare lo stato della sicurezza stradale. Poco nelle scuole; poco sulle strade, da parte di polizia stradale e carabinieri; pochissimo sulla segnaletica, carente, confusa e contraddittoria. E poco anche per mettere in sicurezza alcuni tratti di strade. Rischi che derivano anche dai guard rail inappropriati, dalla presenza di allagamenti imprevisti o di animali sulla carreggiata (cani, volpi, ricci).
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Diamo un’occhiata alla situazione della sinistrosità nel Salento, un parametro che incide anche sul pagamento del premio dell’assicurazione (vedi box). L’associazione leccese Quadrivium, dal 1995 ha istituito un “Osservatorio permanente della mortalità sulle strade della provincia di Lecce”. Vale a dire su quella ragnatela di collegamenti che si sviluppa per circa 7.650 chilometri, su una superficie di circa 2.760 chilometri quadrati. Anno per anno sono stati riportati i nomi e l’età delle vittime; le circostanze e le modalità dell’incidente e dei veicoli coinvolti. Un archivio “parlante”, in un territorio che, stando alle sue caratteristiche, dovrebbe registrare molti meno incidenti mortali di quanti se ne contano. Si parla sempre di “strada della morte”, “curva maledetta”, “asfalto reso viscido dalla pioggia” e si scaricano le conseguenze delle tragedie sulla geometria della strada. Quasi mai si tirano in ballo l’azzardo in
un sorpasso, l’eccesso di velocità rapportato ai luoghi, la guida in stato di ebbrezza, la disattenzione e la frenesia del guidatore. Le nostre strade, corrono quasi tutte in piano; molte in rettilineo, senza le insidie del ghiaccio, della nebbia e di scarpate laterali. Da noi la preoccupazione più ricorrente non è quella di finire in un burrone, ma contro un albero di ulivo ai bordi delle campagne. Un albero che non ha niente a che vedere con l’acceleratore o con un sorpasso in condizioni di rischio. Con un pizzico di umiltà dobbiamo riconoscere che noi salentini alla guida, siamo “effervescenti”. Subito pronti a sbuffare se davanti a noi c’è una macchina che rispetta il limite di velocità. Siamo impazienti e poco rispettosi degli altri. E sulle strade corriamo, perché le strade ce lo consentono e perchè la velocità rispecchia il nostro carattere. *presidente di Quadrivium
I DATI DELLE mORTI SULL’ASfALTO Negli ultimi dieci anni, dal 1997 al 2006, lungo le 388 strade del Salento sono morte 895 persone. Il conto sale a 921 se si aggiungono i 26 morti registrati nei primi due mesi e mezzo di quest’anno, fino al 15 marzo. Quasi 90 morti di media ogni anno. Con un carico più pesante negli anni del secolo scorso, dal ‘97 al 2000. Successivamente, con l’introduzione della patente a punti, sono diminuiti anche gli incidenti. In dettaglio, negli ultimi cinque anni, si sono avuti: nel 2002, 101 morti; nel 2003, 78; nel 2004, 79; nel 2005, 63; nel 2006, 58. La strada in assoluto più pericolosa è la statale 275, da Maglie a Leuca, che dal 1997 ad oggi ha fatto registrare 36 morti, di cui quattro in questi primi mesi del 2007. L’altra <bestia nera> è la statale 174, Nardò-Porto Cesareo-Avetrana, con 26 morti. Seguono, nel triste primato, la statale 274, da Gallipoli a Leuca, con 21 morti; la provinciale 1 Lecce-Vernole-Melendugno-Mare, con 17 morti. Le curiosità dei dati statistici non mancano. Un buon 40 per cento degli eventi mortali avvengono senza che vi sia una collisione fra veicoli. Il conducente perde il controllo dell’auto esce di strada o si ribalta (le cause sono tutte da accertare; non è detto che sia dovuto sempre all’eccesso di velocità; spesso la causa di turbativa, per esempio un altro veicolo con il quale si stava per collidere, rimane sconosciuta). Singolare anche la statistica che riguarda il <recapito finale>, per così dire del veicolo. Dal 2001 al 2004, in ben 104 incidenti mortali, l’auto ha finito la sua corsa contro: un albero (38 casi); un muretto o pilastro (37); un palo o paletto (15); una scarpata o scogliera (sette); un guard raill (sette). ce. m.
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//Paese che vai //Nardò e dintorni
AmmINISTRATIvE 2007.
fAccIA A fAccIA
di Maria Giovanna Sergi
DISCARICA, PORTO TURISTICO E POLITICHE GIOVANILI. I CANDIDATI SINDACO DEL COMUNE DI NARDÒ SI CONFRONTANO SUI TRE TEMI “CALDI” PER LA CITTÀ
l momento è arrivato. La campagna elettorale per le Amministrative 2007 che ha riguardato la città di Nardò è stata molto accesa, ma finalmente ci siamo. Gli schieramenti sono chiari. I candidati alla poltrona di primo cittadino sono tre: l’uno, Antonio Vaglio, sindaco uscente, alla guida di una coalizione di centrosinistra; l’altro, Gregorio Dell’Anna, esponente di centrodestra, già numero uno del Palazzo di città dal 1998 al 2001; l’altro, Salvatore Donadei, assoluto neofita della politica, a capo di una lista civica. E prima che i tre candidati si confrontino a suon di voti, noi li abbiamo chiamati a confrontarsi su tre temi particolarmente cari alla comunità neretina: la discarica, il turismo, le politiche giovanili. Ecco che cosa ci hanno risposto.
SI CONTENDONO LA FASCIA DI PRIMO CITTADINO DI NARDÒ ANTONIO VAGLIO, SINDACO USCENTE DI CENTROSINISTRA, GREGORIO DELL’ANNA, DI CENTRODESTRA, GIÀ ALLA GUIDA DELLA CITTÀ TRA 1998 E IL 2001, E SALVATORE DONADEI, A CAPO DI UNA LISTA CIVICA E ALLA PRIMA ESPERIENZA POLITICA
La discarica di Nardò è attualmente chiusa; i rifiuti vengono deviati a Grottaglie che, però, non riesce a gestire la mole di materiale da smaltire. Così, di tanto in tanto, si leva la voce di una possibile riapertura di Castellino. Che cosa propone per scongiurare questa eventualità? Gregorio Dell’Anna: “La discarica non sarà più aperta; mi impegnerò a bonificarla e metterla in sicurezza. Punterò moltissimo sulla raccolta differenziata affinché tutti i cittadini siano coinvolti nel rispetto del territorio”. Salvatore Donadei: “Mi batterò perché vengano confermate le decisioni già prese, relative alla chiusura definitiva della discarica. Non sono necessarie nuove promesse”. Antonio Vaglio: “Cavallino è stata chiusa definitivamente; ho avuto garanzie non solo da parte di Nichi Vendola, in qualità di commissario straordinario per l’emergenza ambientale in Puglia, ma anche da Gianni Scognamillo, assessore provinciale all’Ambiente e dal presidente della Provincia, Giovanni Pellegrino. Sto pensando ad una bonifica del sito”.
Come risponderà alla forte necessità, in territorio cittadino, di uno spazio ricreativo per i giovani - più volte è stato promesso un centro polivalente per lo sport e per il tempo libero mai realizzato? Dell’Anna: “Da sindaco, comprai un terreno in contrada san Gerardo di circa 10mila metri da destinare a struttura sportiva e riabilitativa con piscina coperta. Questo sarà uno dei miei primi progetti. Ma penso anche ad un centro polivalente per attività culturali diverse, dove realizzare un teatro tenda per eventi culturali che rappresenti un centro di aggregazione”. Donadei: “La situazione di Nardò, quanto a spazi per i giovani, è talmente catastrofica, che non può che migliorare. Sensibilizzerò i privati, anche perché la città è piena di gente pronta ad investire se veramente stimolata”. Vaglio: “Porterò a termine progetti già iniziati. Per il centro polivalente o la piscina coperta, dovremo servirci dell’aiuto di privati. Mi piacerebbe che ne sorgesse una presso i campetti sportivi di via XXV luglio, dove vorrei realizzare un teatro tenda. Ma penso anche al recupero del tensostatico e alla costruzione di altri campetti. I ragazzi di Nardò avranno gli spazi ideali per il loro tempo libero”.
CARTA D’IDENTITÀ
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Nome e cognome: Gregorio Dell’Anna Luogo e data di nascita: Nardò, 1954 Altezza e peso: 1,79 metri per 78 chili Taglia: 48/50 Collo della camicia: 42 Numero di scarpe: 43 Titolo di studio: laurea in Fisica Professione: docente di Matematica e Fisica Prima tessera di partito: Dc a 18 anni Coalizione: centrodestra (An; Udc; Forza Italia; Dc; Azzurro Popolare; Fiamma Tricolore; “Progetto Nardò”; “Santa Maria e Marine”; “Dell’Anna sindaco”).
Come cercherà di coniugare la necessità di un porto turistico nel territorio neretino con il rischio di speculazioni edilizie già scongiurate negli anni scorsi da mobilitazioni popolari, come quelle che si sono verificate a Porto Selvaggio? Dell’Anna: “L’abusivismo edilizio è già scongiurato perchè Nardò è dotata di un piano regolatore generale. Il porto turistico è un’idea superata; i privati che l’avevano proposto non sono più interessati a realizzarlo. No al porto turistico, quindi, in favore di una migliore balneazione”. Donadei: “Non possiamo continuare a mantenere immacolati 25 chilometri di costa meravigliosa e lamentarci della mancanza di turismo. Gallipoli ci insegna l’importanza di prevedere strutture ed infrastrutture come il porto, lidi attrezzati, strutture di accoglienza. Vigilerò sulle speculazioni”. Vaglio: “Abbiamo individuato due possibili zone in cui far sorgere il porto turistico, Santa Maria al Bagno e Sant’Isidoro e non si esclude che possano nascere due porti in due marine diverse. Molto dipenderà dalla Regione Puglia, che ha in mano lo studio del territorio, realizzato dell’Università di Lecce. Il problema principale non è la speculazione edilizia, che mi impegnerò a combattere”. Nome e cognome: Salvatore Donadei Luogo e data di nascita: Nardò, 1968 Altezza e peso: 1,83 metri per 82 chili Taglia: 52 Collo della camicia: 42 Numero di scarpe: 43 Titolo di studio: laurea in Giurisprudenza Professione: avvocato Prima tessera di partito: mai avuta Coalizione: lista civica “Nuovocorso”.
Nome e cognome: Antonio Vaglio Luogo e data di nascita: Nardò, 1952 Altezza e peso: 1,77 metri per 84 chili Taglia: 50/52 Collo della camicia: 41 Numero di scarpe: 42 Titolo di studio: laurea in Veterinaria Professione: responsabile dell’area C (Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche), direttore del dipartimento di prevenzione della ex Asl Lecce 2 Prima tessera di partito: mai avuta Coalizione: centrosinistra (Ds, Margherita, Socialisti autonomisti, Rifondazione comunista, Sdi, “Alleanza per Antonio Vaglio”, “Terza pagina”, “Città nuova”, “Federazione di centro”).
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//Paese che vai //Tricase e dintorni La morte di San Bonaventura. Dagli affreschi della parete ovest partirà il restauro interno alla cripta
di Margherita Tomacelli
CONSOLIDAMENTO STRUTTURALE E RESTAURO DI UN AFFRESCO. LA “CRIPTA-CHIESA” DI TRICASE SI PREPARA AD ACCOGLIERE I NUOVI VISITATORI ggi per visitarla bisogna scavalcare una piccola staccionata che la separa dalla strada, la provinciale Tricase-Alessano (a pochi chilometri dalla statale Maglie-Leuca), e poi, una volta scese le scale, avanzare prestando attenzione ai tanti sostegni in legno che reggono la volta. Scavata su una discesa tufacea in leggera pendenza verso ovest, la cripta della Madonna del Gonfalone di Tricase, una ex laura (un monastero ricavato dagli italo-greci per mantenere acceso il culto sacro durante le persecuzioni religiose) è attualmente in restauro.
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mADONNA DEL gONfALONE.
il Gal chiese di indicare i beni con più urgente bisogno di restauro. La diocesi di Ugento segnalò la cripta di Tricase.
LA “cRIpTA-cHIESA” E’ un sito ipogeo come, per situazioni carsiche naturali, se ne trovano tanti nel territorio salentino, ampliati in epoca basiliana (intorno all’anno mille), per accogliere i monaci in fuga da Costantinopoli per motivi religiosi. Assieme ai monaci si spostarono anche comunità greche di civili che, una volta in Salento, contribuirono alla formazione di comunità
pERIcOLO ScAmpATO Da diverso tempo, infatti, presentava problemi strutturali piuttosto urgenti che ne mettevano a serio rischio la stabilità e la sottoponevano al pericolo crollo. Gli interventi di recupero (progetto redatto da Aldo Nichil, architetto di Tricase) sono partiti un anno fa a cura della ditta Ingrosso di Lecce e consistono principalmente nel consolidamento della struttura: la volta, una lastra di copertura alta in media 60 centimetri, è stata puntellata con sostegni in legno e nuovi pilastri sono stati realizzati lungo la balaustra che corre intorno all’altare centrale, per reggere il soffitto. Una prima tranche di finanziamenti (75mila euro) finalizzati al recupero del bene storico-artistico sono stati messi a disposizione lo scorso anno dalla Curia di Ugento-Santa Maria di Leuca con fondi della Cei (Chiesa cattolica italiana); è stata la Curia, infatti, a sollevare, per prima, il problema di un intervento sulla cripta, dietro indicazione della parrocchia di Santa Eufemia che la tiene in custodia. Un secondo finanziamento, che ammonta ad 80mila euro, è stato erogato, a febbraio scorso (24mila euro messi a disposizione dalla parrocchia di Santa Eufemia e 56mila euro dal programma “Leader Plus”) e sarà impiegato, anche in questo caso, per la stabilità della struttura, ma non solo, perché è previsto il restauro di una parete affrescata, quella ad ovest dell’entrata, che racconta la morte di San Bonaventura (se ne occuperà la ditta “Restauri del Sole” di Bari). Ulteriori finanziamenti futuri, che pure sono stati previsti (il progetto costerà in tutto 300mila euro) saranno utilizzati per scopi pubblicitari ed informativi.
LE AREE RURALI SONO “LEADER” Il recupero della cripta della Madonna del Gonfalone rientra nel Piano di sviluppo dell’area del
miste greche ed autoctone. Una delle quali orbitava intorno alla cripta del Gonfalone. Come tutte le cripte, anche questa ha forma del tutto irregolare, perché il suo andamento ha seguito gli invasi naturali e perchè è stata ampliata col tempo, scavando nella roccia: la parte est della cripta è, infatti, sorta in tempi successivi per necessità di trasformare la struttura in una chiesa. Veniva infatti detta la “cripta-chiesa”.
UNA qUESTIONE DI vOLONTà
Al centro, come in una chiesa. L’attuale altare sorge al centro dell’edificio, per dare alla cripta la forma di una chiesa
Gruppo di azione locale (Gal) del Capo Santa Maria di Leuca, attraverso il programma di iniziativa comunitaria “Leader Plus”, che ha lo scopo di favorire lo sviluppo socio-economico delle aree rurali dei paesi dell’Unione europea. Tale Piano di sviluppo interessa 17 Comuni del basso Salento (Acquarica del Capo, Cutrofiano, Giuggianello, Giurdignano, Minervino di Lecce, Otranto, Poggiardo, Ruffano, Salve, Sanarica, San Cassiano, Santa Cesarea Terme, Specchia, Supersano, Tricase, Ugento ed Uggiano La Chiesa), che fanno riferimento alle diocesi di Otranto ed Ugento-Santa Maria di Leuca. A queste, due anni fa, il tacco d’Italia
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A sostegno del restauro della cripta del Gonfalone, si è costituito circa due anni fa, a Tricase, il comitato “Pro Gonfalone” che conta più di 100 iscritti ed è presieduto da don Gino Morciano, parroco della chiesa di Santa Eufemia. Alcuni membri del comitato sono così interessati alle sorti della storia dell’arte tricasina, da volersi impegnare in prima persona, prestando gratuitamente le propria esperienza professionale per il recupero del luogo sacro. Obiettivo del comitato è creare attorno alla cripta un movimento culturale e religioso che contribuisca a farla conoscere nel territorio. “Cercheremo – afferma don Gino Marciano - di riaprirla al più presto al pubblico e di incrementare ciò che già si svolgeva al suo interno, ovvero visite di turisti e studenti, ma in modo più sistematico e meglio organizzato rispetto a prima”.
Il Tacco porta bene Il Tacco aveva già parlato della cripta della Madonna del Gonfalone a Tricase, evidenziando, nel numero 24 (aprile 2006), la necessità di recupero del luogo sacro e della sua tutela. Ci fa piacere notare che non siamo stati gli unici ad interessarci al delicato complesso edilizio.
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// Un mese in una pagina // qUESTIONE DI LOOk Dalla sera alla mattina sono spuntati per Lecce degli inquietanti, enormi pali neri. Saranno questi a sostenere la linea dei filobus elettrici in costruzione nel capoluogo. Un mezzo pubblico che darà alla città un sistema più efficiente, più ecologico, più economico. Peccato che per ora abbia dato al capoluogo solo un polverone di polemiche e alla sindaca un bel nomignolo: Adriana “Pali” Bortone.
IPSE DIXIT “Smantellerò pezzo per pezzo quanto troverò di costruito della filovia, ivi comprese le rotatorie di servizio”. Mario De Cristofaro, candidato indipendente alla poltrona di sindaco di Lecce La Gazzetta del Mezzogiorno, p.2, 28 febbraio 2007 “Farò un sito internet e pubblicherò una mia foto con un caffettano lungo fino ai piedi”. Adriana Poli Bortone, sindaca di Lecce Il Corriere del Mezzogiorno, p.7, 15 marzo 2007 “Non ci sono dubbi sull’elezione di Lisi soltanto perché è l’unico candidato”. Claudio Cagnazzo, esponente di An a Tricase Corriere del Mezzogiorno, p.7, 10 marzo 2007 “Non stiamo concorrendo per il titolo di mister Lecce né partecipando ad un concorso di bellezza”. Paolo Perrone, candidato sindaco di Lecce per il centrodestra Corriere del Mezzogiorno, p.6, 14 marzo 2007 “Io, da sempre liberale, passavo per una di sinistra. Io che, invece, scelgo Forza Italia perché credo nel bipolarismo, perché sono una moderata e perché credo nelle capacità personali di Paol Perrone”. Alessandra Pizzi, candidata nella lista di Forza Italia alle Amministrative leccesi, Nuovo Quotidiano di Puglia, p.13, 14 marzo 2007
In carcere Baldassarre Le accuse pronunciate nei suoi confronti dal collaboratore di giustizia sono attendibili. Lo hanno dichiarato i giudici del Riesame a proposito di Roberto Baldassarre, fratello del consigliere di Forza Italia Raffaele. L’ex assessore Carrefour, Cavallino. Il parco commerciale al Commercio del Comune di Cavallino è finito dove sarebbe dovuto sorgere il distributore in manette lo scorso 6 marzo, perché mandandi carburante te, secondo le dichiarazioni del pentito Roberto Capoccia, di attentati contro politici, imprenditori e consiglieri comunali, coinvolti a vario titolo nel progetto di costruzione di un distributore di carburante nel parco commerciale della città. Secondo le ricostruzioni, Baldassarre avrebbe voluto mettere le mani sul distributore e, dopo un “no” da parte dell’imprenditore Tommaso Ricchiuto, si sarebbe rivolto all’amico Capoccia per indurre lui e gli altri ad abbandonare il progetto. Con metodi tutt’altro che leciti. Suo fratello Raffaele, consigliere regionale e provinciale d’opposizione, gli crede. Ora dovrà convincere i giudici.
Una cena infuocata La cena si riscalda e l’ospite ne fa le spese. L’occasione erano i 40 anni di Piero Montinari, presidente di Confindustria Lecce. L’ospite in questione, Alfredo Mantovano, deputato di An. Rimasto ustionato da un piatto di gamberoni flambé. Sfortunato, il parlamentare salentino. Ma fortunato, nella sfortuna, visto che prontamente un Saverio Congedo sprezzante del pericolo l’ha salvato dal peggio fermando le fiamme. Il grosso spavento dei presenti si è trasformato in una risata. Al “Perrino” di Brindisi hanno sentenziato “ustione di secondo grado”. Meno grave di quanto si temesse.
Alfredo Mantovano
Mucillagine. Serve l’inverno Biologi ed esperti di vario tipo hanno assicurato che il bagno di Pasquetta non è a rischio. Ma le preoccupazioni che affliggono i Le reti nel fango. Da mesi cittadini di Gallipoli sono ben più serie. Da mesi la mucillagine ha bloccato la pesca e messo a terra l’economia della città. E che la a Gallipoli non si pesca spiaggia, per il tradizionale bagno di apertura della stagione estiva, che fanghiglia sia fuori da ogni rischio non è una grande notizia. Ne saranno contenti i tanti turisti attesi per i giorni festivi. Ma i pescatori non ci pensano. Loro pensano a stare con la barca in mare e con gli occhi al cielo. Sì, perché, non l’estate, ma l’inverno, con le sue piogge, il suo vento e il suo clima freddo, potrebbe risolvere il problema ed allontanare quell’odioso fango dalla costa ionica.
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www.iltaccoditalia.net
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// Economia //Pit 9 //I progetti osì muta il volto socio-economico di una terra, e il Salento si prepara al salto di qualità. Le 11 proposte-progetto per insediamenti produttivi nel Medio e Basso Salento nell’ambito del Pit 9, che la Regione ha recentemente approvato, presentano un carattere completamente innovativo, e anche quando sposano settori tradizionali, come il tessile e il calzaturiero, lo fanno con ottiche e prospettive, del tutto differenti dal passato. Undici proposte che permetteranno, a regime, circa 200 nuovi occupati altamente specializzati, per circa 50 milioni di investimento, quasi equamente suddivisi fra risorse pubbliche e private. Come si evince dalle brevi schede che seguono, siamo in presenza di un panorama estremamente articolato e affascinante che, peraltro, si è formato anche grazie alla nascita di nuovi consorzi d’imprese, che non solo puntano alla crescita dell’imprenditorialità salentina ma concorrono ad attrarre aziende e capitali dal Nord. Il tutto, anche grazie alla sinergia con l’Ateneo del Salento, vero e proprio valore aggiunto, e di figure professionali, giovani, specializzate, già formate, estremamente preziose.
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CONSORZIO ITALIAN WELLNESS Settore attività: Misto Il settori di attività riguardano la realizzazione di arredi per ospedale e case di cura. Il programma si articola su due livelli: realizzazione di due nuove tipologie di prodotti contraddistinti da un elevato contenuto di design e da soluzioni tecnologiche innovative: vasche idromassaggio per soggetti diversamente abili e professiona i per centri benessere. MEMAR MONTEASSEGNI SPA Settore attività: ICT Il progetto ha come obiettivo la realizzazione un sistema di interpretazione delle informa-
UN pIT pIENO DI INNOvAzIONE TANDOI FILIPPO E ADELBERTO FRATELLI Settore attività: Grande distribuzione Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di un distributore automatico della pasta da collocare all’interno delle superfici di vendita della grande distribuzione. Un sistema in grado di erogare con facilità il formato di pasta desiderato e la quantità richiesta, in maniera igienica e veloce. CONSORZIO ECOALEA Settore attività: Ambiente/Farmaceutica Il progetto ha come obiettivo il trattamento e la valorizzazione delle acque di vegetazione per l’ottenimento di prodotti farmaceutici, dietetici e cosmetici e, oltre a risolvere un annoso problema ambientale, permette di completare la filiera, trasformando un intermedio di lavorazione in un beneficio per il territorio. CONSORZIO RADION Settore attività: Farmaceutica Questo progetto realizzerà farmaci e tracciati radiomarcati per la diagnostica e prognostica delle malattie tumorali. CONSORZIO EURO PROGEA Settore attività: Logistica Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di attività logistica per la gestione della catena del freddo e lo sviluppo di un sistema in grado di ottimizzare e controllare real-time la filiera di distribuzione di prodotti alimentari deperibili. CONSORZIO SIM COMUNICATION Settore attività: ICT Il progetto prevede la realizzazione di servizi giornalistici multimediali ed editore Web Television. La mission è di proporsi all’opinione pubblica e alle istituzioni dell’area jonicosalentina e dauno-barese come il primo Polo di informazione multimediale dal respiro internazionale e con il più alto grado di innovazione tecnologica.
Casarano, Palazzo D’Elia. La sede dell’Ufficio Unico del Pit9
MEDIATICA SPA Settore attività: ICT Il progetto ha come obiettivo la erogazione di servizi di gestione della sicurezza informatica It e Networking. Il programma d’investimenti ruota intorno alla realizzazione di un Security Operation Center allo scopo di creare un luogo (fisico) in cui svolgere attività di monitoraggio (sorveglianza) sulla sicurezza delle reti dei clienti. CONSORZIO SMARTMEDIA Settore attività: ICT Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di un Framework Tvc digitale e soluzioni integrate per la sicurezza il controllo del territorio su tecnologie wireless. L’oggetto del programma di investimento che il costituendo Consorzio vuole attuare ruota intorno alla ricerca, lo sviluppo, l’ingegnerizzazione e la commercializzazione di due linee prodotti e servizi con un alto grado di innovazione nel settore. il tacco d’Italia
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zioni contenute in immagini ricavate dalla digitalizzazione di documenti cartacei e sviluppo di un portale web. E si articola su due livelli altamente innovativi. CONSORZIO TESSILE SALENTO Settore attività: Tessile Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di linee di abbigliamento uomo/donna total look. In particolare il programma consta di quattro progetti strettamente interconnessi con un unico obiettivo: la creazione di campionari innovativi. CONSORZIO SALUS TECH Settore attività: ICT Il progetto ha come obiettivo la progettazione e lo sviluppo di un software di gestione integrata per aziende sanitarie e pubbliche, in grado di: operare nel settore dei servizi per la Sanità; aggregare piccole e medie imprese operanti nel comparto; sviluppare il proprio mercato in ambito nazionale ed internazionale, in particolare nei paesi del mediterraneo.
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// Visto da sinistra //Visto da destra elle ultime settimane abbiamo assistito alle polemiche serrate all’interno del Comitato di pilotaggio del Pit 9, che vuole avocare a sé il diritto di nominare le figure dirigenziali per la gestione del Progetto integrato territoriale con capofila Casarano. Alle polemiche Remigio Venuti, sindaco del Comune capofila, ha risposto ricordando gli obblighi di legge previsti dal Tuel (Testo unico degli enti locali) e sotto-
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scritti nella “convenzione” tra tutte le 69 amministrazioni aderenti al Pit. In base alla convenzione infatti sono state delegate le funzioni di gestione e amministrazione al Comune di Casarano, che è unico centro di spesa e stazione appaltante e unico responsabile di fronte alla Regione della spesa di rendicontazione delle somme. Il Comune di Casarano fa tutto questo per il tramite dell’Ufficio unico, ufficio a capo del quale viene messo un funzionario del comune stesso,
IL fUTURO, LA vERA pOSTA IN gIOcO
cioè organico all’ente (art.107 e 110 del Tuel), con potere di firma e di contrarre obbligazioni in nome e per conto dell’Ente. Il comitato di pilotaggio invece è un’assise con potere consultivo, mentre il potere di indirizzo è dell’Assemblea dei sindaci, presieduta da Silvio Astore. Ad Astore e a Venuti abbiamo chiesto di esporci il loro punto di vista sull’accaduto.
ATTENUIAmO LE vIvAcITà
Remigio Venuti, sindaco di Casarano, Comune capofila Pit9
Su quale tavolo si gioca il futuro delle nostre comunità? Mi ripetevo questa domanda, nei giorni in cui divampavano le polemiche all’interno del Comitato di pilotaggio del Pit9. Una domanda e un monito, perché la posta in gioco è troppo alta, e troppo grande la nostra responsabilità, per permetterci risposte inadeguate, pigre, ideologicamente scontate. Naturalmente so fin troppo bene che ognuno di noi, sindaci amministratori cittadini, è portatore di interessi, ma so anche che se azione della politica è la drammatizzazione della differenze suo obiettivo prioritario è la ricomposizione dei conflitti. E per questo, dopo aver nei giorni scorsi chiesto come mai proprio adesso il centro destra si ostinasse a voler attaccare uno strumento di sviluppo locale la cui eccellenza è sotto gli occhi di tutti, dico che è tempo di misurarsi sul lavoro svolto, sui suoi risultati, sulle prospettive che abbiamo dinanzi, sulla grande scommessa di costruire l’Area Vasta del Sud Salento. Vedete, la sfida non è solo di riuscire a spendere, e nel migliore dei modi, le risorse assegnateci nel nome del riposizionamento socio territoriale per rispondere alla crisi terribile che ha attanagliato le nostre aziende e le nostre comunità. No. La sfida è
che oltre sessanta campanili si ricompongano in un solo mosaico, dove non prevalga un sindaco, o un paese, ma un’idea complessiva di governo e valore, qualità e competitività del territorio. A guardarle da un altro punto di vista direi che sono state prove tecniche di confronto. Aspro, a volte duro, forse non sempre corretto quando ha scelto di mettere alla berlina persone piuttosto che indicare profili e orizzonti, e dove mi pare di cogliere una contraddizione. Il nostro Pit è, in Puglia, quello che ha registrato il miglior risultato di periodo proprio grazie ad una gestione che ha scelto di guardare alla qualità delle azioni piuttosto che all’opportunismo di scelte forse utili dal punto di vista negoziale certo nocive dal punto di vista dei processi. Questa mi piacerebbe che fosse, sotterrate le asce di guerra, la questione all’ordine del giorno. Se l’eccellenza che autorevoli osservatori nazionali hanno riconosciuto alla qualità progettuale del nostro Pit debba tradursi o meno nell’esercizio delle scelte e nella gestione dei processi. La risposta parrebbe scontata: io credo che dobbiamo essere tutti noi, amministratorie partenariato, a darla con voce unica e certa. Tra qualche anno quel che nel 2000 avevamo con lungimiranza immaginato sarà tangibile e sarà l’orizzonte da cui partire per nuovi processi. Discutiamo di questo, di come vogliamo riempire e costruire il tempo che viene. Oltre che per le nostre comunità sarà un bene anche per la politica.
Silvio Astore Sindaco di Poggiardo Presidente assemblea dei sindaci Pit9
Dobbiamo lavorare per ricomporre una situazione di disagio che certamente non giova a nessuno e, quindi, bandire tutte le regioni che hanno portato alla rottura all’interno dell’assemblea dei sindaci. Io prenderò l’iniziativa di promuovere un incontro del Comitato di pilotaggio per cercare una base comune di condivisione, per incontrarci tutti, sederci intorno ad un tavolo senza atteggiamenti prevenuti e preconcetti. La causa scatenante di questa situazione è stata una vivacità dialettica. Il sindaco Venuti è tacciato di atteggiamenti verticistici, di decisioni individuali che non tengono conto del contesto e degli interessi di tutti. Ciò che si chiede è, dunque, un coinvolgimento democratico di tutte le parti. E’ giusto, pertanto, assecondare queste esigenze. Solo così non falliremo. Le decisioni individuali, invece, confondono. Con il tavolo di concertazione dobbiamo prima capire quali sono stati gli elementi di rottura e di incomprensione e poi trovare una soluzione. Una proposta potrebbe essere quella di adottare il principio della rotazione nella designazione dei dirigenti. Bisogna ripartire daccapo e ridefinire
le regole, perché parlare di Piano strategico è molto importante, in quanto si definisce il futuro dello sviluppo del Sud Salento; ci troviamo in un momento delicato nel quale non possiamo permetterci battute d’arresto. Io vorrei che si recuperassero le ragioni dello stare insieme perché soltanto così faremo l’interesse del territorio ed avremo la possibilità di far decollare questo estremo lembo del Sud. Il Pit9 è partito bene ed ha iniziato a dare i suoi frutti. Ma perché continui a dare frutti, è necessario un coinvolgimento di tutti gli attori e di tutte le forze presenti. Maggiore coinvolgimento e maggiore democrazia, questo si rivendica. E per ottenerlo, è necessario un certo avvicendamento nella dirigenza. Per quel che riguarda le polemiche dei giorni scorsi, è evidente che la verità non è mai da una parte sola; io voglio mantenere una posizione di equidistanza. Non faccio né l’arbitro né il giudice e voglio assumere una posizione da presidente responsabile con un atteggiamento responsabile. Nell’interesse del Pit e del territorio voglio avere un ruolo che non sia equivocato da nessuno e voglio essere giusto. Voglio che il compito che sto per assumere non si presti a strumentalizzazioni; ma voglio porre come mio primo obiettivo il bene comune. Arriveranno nel nostro territorio miliardi di euro. Nostro compito è, quindi, quello di utilizzarli al meglio e di volere bene alla nostra terra.
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//Controcanto
di Marco Renna*
cLASSIfIcHE SULLA qUALITà DELLA vITA: ROBA DA ARROvELLARSI IL “gULLIvER”
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ensa alla tua vita, senza numeri, senza schemi, senza classifiche, senza nessuno che ti faccia l’analisi logica e grammaticale della qualità della tua vita, pensa a questo scenario da fantascienza e avresti una qualità della vita nettamente migliore. Pensa a quello che potrebbero raccontare e scrivere i giornali se non avessimo le classifiche del Sole 24 ore, uno straordinario quotidiano economico ma decisamente più ordinario quando si arrovella il “gulliver” con le tabelle e le elencazioni altalenanti a cui ci ha abituati negli ultimi anni. Parametri oggettivi, criteri generali, consumi, produzioni e chi più ne ha più ne metta. In sintesi, un labirinto epifanico di significati più o meno insignificanti. Sono sincero, non ho notato differenze apprezzabili nella mia esistenza da quando Lecce era al 99° posto della suddetta classifica ad oggi che si pone, invece, all’87° o forse al 91°. Posto più, posto meno, sempre nella seconda metà del tabellone comunque, il territorio della provincia di Lecce è assiso su posizioni imbarazzanti che non rendono giustizia a quella quota morale particolarmente apprezzabile, ma irrilevante a fini economicistici, perché intangibile e immateriale. Chissà se non dovrebbe appartenere al novero dei parametri oggettivi quello relativo alla gentilezza della popolazione residente, che quando ti incrocia ti saluta ancor prima di dovertelo ricambiare il saluto. Una anziana signora, in trasferta durante le feste natalizie a Milano, mi partecipava la sua apologia per la città di Lecce, a confronto di ciò che ha riscontrato nel nord Italia: “Mancu sia ca esisti, figgiu
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miu”, come a dire, puoi morire e non si accorgono di te. Altri mondi. Ebbene, se c’è tutta questa retorica ridondante sullo spirito d’accoglienza dei salentini (qualche visionario pensava addirittura di assegnare un premio Nobel al Salento), evidentemente qualcosa di vero c’è sul fondo. L’aria insana, il traffico e i mali comuni a tutte le città moderne di questo mondo o la scarsa ricchezza pro capite delle città del Sud non possono viziare il nostro ambiente fino al punto di farci perdere il senso della nostra appartenenza. Ho visto crescere, in alcuni, un moto di
NON HO NOTATO DIFFERENZE APPREZZABILI NELLA MIA ESISTENZA DA QUANDO LECCE ERA AL 99° POSTO DELLA CLASSIFICA AD OGGI CHE SI PONE, INVECE, ALL’87° O FORSE AL 91°. CHISSÀ SE NON DOVREBBE APPARTENERE AL NOVERO DEI PARAMETRI OGGETTIVI QUELLO RELATIVO ALLA GENTILEZZA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE, CHE QUANDO TI INCROCIA TI SALUTA ANCOR PRIMA DI DOVERTELO RICAMBIARE IL SALUTO
riscatto, del tutto positivo in risposta alle “benedette” classifiche, o alimentare, in altri, un complesso di inferiorità o di disillusione. Stimolo o condanna, nessuno lo ha ancora compreso a pieno, tuttavia le classifiche del Sole 24 ore restano lì a segnare uno spartiacque fra l’anno che verrà e quello trascorso, perché il cervello umano, che lavora per schemi, ha bisogno di tabelle per articolare o disarticolare elementi di confronto e discussione. In questo, forse, risiede il valore e la valenza di tali classifiche che si sono sempre guadagnate le prime pagine dei giornali, di quelli che amplificano su scala nazionale l’attività giornalistica di un quotidiano di settore, rivolto ad un pubblico qualificato e magari limitato. Non voglio tuttavia fermarmi all’inventario delle macerie che lasciano attorno a noi queste classifiche, perché la qualità della vita è una cosa seria, come seria è la vita di noi tutti e allora perché perdere l’opportunità che ci viene offerta da questo tormentone annuale, perché non ribellarsi all’idea che viene offerta di noi a livello nazionale perché non ricercare fra di noi i punti d’eccellenza. Perché non trasformare i punti di debolezza in punti di forza? Si può ribaltare anche la prospettiva geografica se lo si vuole. Non ci sentiamo per nulla gli ultimi, infatti. O dovremmo crederlo solo perché abitiamo nel “tacco d’Italia”? Voi che realizzate questo prodotto editoriale così pregevole, siete i primi come me che non lo credete e che migliorate la qualità della vita dei vostri lettori, dopo che vi hanno letto. *Studio 100 Lecce
INDOvINA cHI è
“Bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”
il tacco d’Italia
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Aprile 2007
TACCO N. 35 (2):Mastro nuovo 10/12/08 16:58 Pagina 47
TACCO N. 35 (2):Mastro nuovo 10/12/08 16:58 Pagina 48