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// L’Editoriale

L’Editoriale

di Maria Luisa Mastrogiovanni

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“radion”, la cura dei tumori e saverio congedo: chi sfrutta la sindrome di nimby

Un uso morigerato, sobrio, etico dei mass media da parte dei politici è stato invocato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Dell’attrazione fatale (e letale) tra politica e mondo della comunicazione e dei postumi che i cittadini devono smaltire (e subire) dopo che il gioco amoroso è stato consumato, ne abbiamo avuto riprova in alcuni piccoli episodi di non-notizie, rese note attraverso comunicati stampa dove, come di consueto, non si rendeva noto un fatto ma l’opinione di tizio e caio su una vicenda. Tali comunicati, partiti da esponenti di centro-destra, sono destinati ad alimentare nei prossimi giorni il circo mediatico fatto di botte e risposte su giornali e tv di politici che si parlano per interposto giornalista. Il caso più eclatante: esiste un consorzio, “Radion”, recentemente insediatosi a Casarano su spinta dei finanziamenti del Pit9, che a breve potrà installare nella zona industriale della città, un ciclotrone, di una tipologia tra le più innovative al mondo, con il quale si produrranno “radiofarmaci”, sostanze in grado di individuare in maniera puntuale un tumore e di accertare l’incisività di un trattamento in maniera preventiva: prima di intraprendere la chemioterapia possono dirci se funzionerà e come. Sono farmaci utilizzati per la “Pet”, una sorta di Tac ancora più avanzata e capace di dare diagnosi con ancor più bassi margini di errore. Il bello viene proprio ora: in Puglia fino a poco tempo fa non esisteva la Pet. Al policlinico di Bari ce ne è una mobile, a nolo, per la quale la Regione sborsa dieci milioni l’anno. A breve ce ne sarà una a San Giovanni Rotondo e, grazie a Radion, una a Lecce. Perché per poter sperimentare i farmaci prodotti, il consorzio Radion doterà l’ospedale Vito Fazzi di Lecce di un’apparecchiatura Pet, al servizio dei centinaia di malati di tumore che ogni anno, fino ad oggi, dovevano fare viaggi della speranza al Nord per un esame di questo tipo, visto che il Salento è uno dei territori con la più alta incidenza di tumori in Italia. Per non parlare di nuovi posti di lavoro qualificati, giovani ingegneri e chimici che lavoreranno nel basso Salento: un contributo per arginare la fuga di

cervelli e un segnale importante di un riposizionamento verso l’alto dell’economia, possibile quando la pubblica amministrazione è capace di pianificare, in maniera concertata, strumenti che attraggano investimenti. Ma tutto questo non è stato sufficiente per evitare uscite demagogiche da parte di Forza Italia, la cui polemica si inserisce sulla scia delle contestazioni meramente politiche in seno al Pit9 (svuotandosi dunque di credibilità, nel merito delle questioni) più che in una costruttiva opposizione negli interessi dei cittadini. Proprio in nome degli interessi dei cittadini, di cui tutti si ergono a paladini, sono state condotte campagne contro lo stesso insediamento di “Radion” a Sannicola, spostatosi poi a Casarano. A Sannicola invece sorgerà una centrale per la produzione di energia pulita da oli vegetali e già imperversa la polemica, gonfiata sui giornali. Ancora da parte di Forza Italia giunsero gli allarmi per la centrale produttrice di energia da biomasse a Collepasso, con l’effetto che l’azienda rinunciò all’investimento; polemiche anche a Lecce da parte del centro destra, dove Saverio Congedo si fa interprete delle preoccupazioni dei cittadini per la costruzione di una centrale da 25 megawatt alimentata da biomasse liquide. I suoi “te li mando a dire” tramite i giornali però, si inseriscono, né più né meno della strategia di Forza Italia e Fitto (Antonio e Raffaele) a Casarano, in un gioco di forza per lo spostamento degli equilibri e delle poltrone: Congedo e la sua lista “La città” è rimasto digiuno di un assessorato e spera di rifarsi, mettendo sotto scacco Perrone su vicende che coinvolgono emotivamente l’opinione pubblica, per ottenere altro. Gli imprenditori in questo sono tra l’incudine e il martello, sotto il giogo di possibili ricatti, soprattutto quando manca “solo una firma”, perché è difficile contrastare la sindrome di Nimby, acronimo di not in my back yard, non nel mio giardino. E’ la sindrome di chi si oppone all’insediamento territoriale di impianti e infrastrutture. Che si facciano, sì, ma altrove, “non nel mio giardino”. Un fenomeno che ha assunto proporzioni vastissime in tutto il mondo e che si alimenta con la di-

sinformazione, scavando nelle paure più profonde delle persone. Sporchi giochi della politica, che dice di difendere i cittadini proprio mentre li strumentalizza. In tutto questo un ruolo cruciale è svolto dall’informazione da una parte e dalla comunicazione dall’altra: maggiore deontologia da parte dei giornalisti nel non prestarsi al sensazionalismo voluto dai politici, maggiore attenzione da parte delle imprese e delle pubbliche amministrazioni nell’informare i cittadini delle proprie scelte, per condividerne valori ed obiettivi (tornando nel basso Salento, sorvoliamo sull’infelice nome, “Radion”, presagio di nefasti scenari da “The day after”, che mette in ombra, completamente, la bontà dell’iniziativa. Ma perché farsi del male? Ah, gli errori di comunicazione…). Altrimenti, nell’era del Vaffa-pensiero, il bisogno degli elettori di riappropriarsi dei meccanismi elettorali e delle scelte amministrative, sarà ancora una volta captato dagli scaltri interpreti della politica, esperti comunicatori, per trasformarsi in formule di taglio pubblicitario, che mentre enfatizzano all’ennesima potenza i bisogni, ancora una volta li svuotano di sostanza trasformandoli in slogan. Dando ai giornalisti ottimi titoli da strillare, il gioco è fatto. Ancora una volta l’amplesso tra politica e informazione è consumato e nel letto sfatto ci rimangono gli elettori.

il mensile del salento Anno IV - n. 41 - Ottobre 2007 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Guido Picchi, Luisa Ruggio, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Francesco Ria, Giuseppe Finguerra, Flavia Serravezza, Vittoria De Luca, Margherita Tomacelli, M. Giovanna Sergi, Vittoria De Luca, Irene Toma FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 3939801141

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Carlo Salvemini, capolista “Democratici per Letta” per l’assemblea nazionale nel collegio di Lecce

// Opinioni dal Tacco GOLEM

LETTERE AL DIRETTORE

Carlo Salvemini ha 41 anni. La stessa età di Enrico Letta, nelle cui fila si schiera per le prossime elezioni primarie del Partito Democratico; la stessa di Tony Blair quando, nel maggio del 1994, diventa leader del Partito Laburista. A quarantun’anni non si è più “giovani”: fino a pochi decenni fa, non era raro imbattersi in quarantunenni che erano già nonni. Ma nella massa necrotica che è diventata la politica italiana gli spazi sono tutti riservati a chi ha varcato, possibilmente da qualche lustro, il mezzo secolo. E allora il Golem stavolta si schiera, tanto sono elezioni primarie e la par condicio può andare in soffitta. A Lecce è candidato uno dei pochi Ds che ha colto in pieno il senso di trasversalità, di contaminazione positiva e arricchimento reciproco che l’esperimento Pd dovrebbe produrre. Salvemini non è un politico di lungo corso. Nel consiglio comunale di Lecce c’è stato per una consiliatura, opponendosi duramente alla malagestione della municipalizzata Lupiae Servizi e facendosi notare per una certa attenzione al mondo dei giovani (piste ciclabili, verde pubblico, scuola). Ora che il “caso Lupiae” è ufficialmente esploso e il sindaco Perrone ha onorevolmente ammesso la situazione di grave dissesto, Salvemini è fuori dal

Consiglio. Proprio lui, figlio del compianto primo e unico sindaco di centrosinistra Stefano Salvemini, caduto dopo pochi mesi per indegni intrighi di Palazzo. Carlo Salvemini è stato sconfitto sia dalla sua colpevole incapacità di trasformare in radicamento e consenso generazionale le sue battaglie politiche, sia da una lista infarcita di anziani, mogli di, figli e figliastre. Una tara, questa, che si sono portate appresso anche le primarie leccesi, dove non solo il trasversalismo è andato nella maggior parte dei casi a farsi benedire, ma dove è stato lasciato poco spazio alla cosiddetta “società civile”, preferendo perpetuare posizioni, piazzare nomi. Una chiusura che da sempre ha caratterizzato la sinistra leccese, la sinistra salottiera, è stata definita da un altro libero pensatore diessino, Carlo Benincasa. Una sinistra radical chic cui pure Salvemini appartiene, simbolizzata un po’ dalle sue proverbiali pashmine esotiche. L’augurio del Golem è che questa piena interpretazione dello spirito del Partito Democratico da parte di Salvemini si replichi anche in futuro e che riesca a portare nel nuovo Partito Democratico della città di Lecce una ventata di giovinezza, contro le posizioni precostituite, dall’alto dei suoi verdi… 41 anni.

foto protesta

crisi del tac. recuperiamo i 20 anni di arretratezza Egregia Direttrice, leggo spesso il Vostro mensile, perché colpito dal taglio editoriale innovativo e perché sempre più interessato alle Vostre inchieste e al Vostro “giornalismo d’assalto”. Questa volta, l’occasione è ancora più propizia, perché il Vostro periodico ha sede nel Basso Salento, a Casarano, in un territorio che sin dai primi anni Ottanta si è sempre più caratterizzato per la forte vocazione “artigianale” e produttiva. Quindi, ragione doppia per inviare le mie considerazioni al Tacco: di apprezzamento per la linea editoriale, e di analisi e di prospettive di sviluppo per il Tac, sull’organo di stampa che maggiormente può cogliere l’essenza di una crisi annunciata e di un malessere che ha colpito la moderna classe operaia, compresa quella dei precari e dei lavoratori dell’indotto Filanto, culminata nello “storico sciopero” di qualche settimana fa. Da comunisti e da salentini

salutiamo positivamente l’accordo tra azienda, lavoratori e sindacati, Enti locali e Governo nazionale che ha portato alla salvaguardia dei 425 posti di lavoro. La destrutturazione ha spostato i processi produttivi verso aree caratterizzate da forte arretratezza economica e debole presenza sindacale. Accade in Albania, Romania, India, Bangladesh, dove le maestranze locali possono contare anche su un bagaglio di conoscenze scientifico–tecnologiche che le nostre aziende mettono a disposizione, a scapito delle fabbriche e degli operai di Casarano e del Salento che vedono il salario diminuire e il posto di lavoro sempre più a rischio. Siamo indietro di almeno 20 anni: occorre che le aziende, cogliendo le opportunità fornite dalla recente legge regionale sui Distretti produttivi, incomincino a pensare, di concerto con le Amministrazioni statali e regionali, alla innovazione tecnologica, alla qualificazione delle produzioni, alla

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Ho indirizzato una lettera di lamentela alle autorità comunali sulle condizioni di sporcizia di Gallipoli già ad inizio stagione. Ora, ad estate ormai conclusa, mi ritrovo a scrivere ancora agli stessi soggetti. Ho avuto modo di notare nei mesi appena trascorsi un calo nella presenza dei turisti in città, un dato di fatto che spero farà riflettere. La città ha mostrato il suo volto peggiore. Da cittadina del Salento, pretendo una presa di coscienza da parte di chi ha il compito, fino ad adesso forse ignorato, di gestire e tutelare al meglio la nostra terra, senza lucrare su ciò che sta andando irrimediabilmente distrutto. Simona Protopapaa adozione di una politica consortile tra i vari gruppi, a nuove strategie di marketing internazionale. La politica può e deve fare la sua parte, in un rapporto nuovo con l’impresa, senza metterne in discussione la propria autonomia decisionale, ma promuovendo servizi reali alle imprese. Tutto questo deve “correggere uno sviluppo distorto”, come recentemente ha scritto qualcuno. Tommaso Mascara, segretario provinciale Partito dei Comunisti italiani


// Opinioni dal Tacco terzo grado

ugo lisi

commenti e opinioni da

www.iltaccoditalia.net

di Francesco Ria

Non voglio fare il moralizzatore né il sapientone, ma voglio solo dire che non è facile amministrare il nostro paese. Comunque, se devo fare dei confronti con gli altri comuni, limitrofi e non, posso dire che Gallipoli e un po’ indietro rispetto ad alcuni e avanti rispetto ad altri. E’ indietro rispetto a Otranto, Porto Cesareo, Ugento, Santa Maria di Leuca, Specchia, in quanto questi centri hanno tanto da offrire, sotto tutti i punti di vista (bel mare, arte, storia, cultura...). E’ avanti rispetto a Nardò, Maglie, Casarano, Mancaversa, in quanto “poveri” dal punto di vista dell’offerta mare/cultura/divertimento. Il quadro che ne ricavo è che dobbiamo imparare a guardare fuori, far tesoro di come i migliori si muovono e applicarlo. Speriamo bene.

I suoi primi 40 anni. Li ha festeggiati con amici e non con i politici. Perché? “Ho preferito fare un revival di ciò che è stata la mia vita in 40 anni ed ho ritenuto opportuno invitare gli amici con i quali ho condiviso emozioni ed esperienze. Era giusto non confondere la sfera politica con quella personale”. Un breve bilancio. “Ho sempre lavorato con tanto impegno. Adesso mi ritrovo al giro di boa e mi rendo conto di ciò che ho realizzato, con la consapevolezza che l’età della spensieratezza è ormai finita. Anche se forse era già finita, date le responsabilità che mi sono state accordate già dai 28 anni, quando ho perso mio padre e, da figlio unico, mi sono rimboccato le maniche prendendomi cura di mia madre. Anche a livello politico ho avuto responsabilità non di poco conto, per esempio da assessore al Comune di Lecce. Nel 2001 sono stato il terzo parlamentare più giovane d’Italia”. Rimpianti e rimorsi. “Un rimpianto è il non essere stato vicino a mio padre nella sua attività di avvocato, perché quando lui era al top della carriera, io ero all’Università a Bologna. Rimorsi non ne ho, anche se ogni tanto mi chiedo se avrei espresso maggiormente me stesso intraprendendo un’altra strada, per esempio studiando Economia e commercio”. Il desiderio che ha espresso quando ha spento le candeline. “Non posso svelarlo”. Allora esprima un desiderio per i prossimi 40 anni. “Tanta salute e tanta vita per mio figlio che ha due anni e si chiama Antonio come mio padre, e per tutta la mia famiglia ed i miei amici. E poi vorrei rimanere altruista come sono oggi”. A chi ha dedicato i suoi maggiori successi? “Alle persone che non ci sono più, come mio padre e i miei nonni”. Festa del nonno il 2 ottobre. Trovata demagogica o giusto riconoscimento?

INDOVINA CHI E’?

La soluzione a pag. 46

Ferdu @ 23:36-6.9.07 commento all’approfondimento “Chi ama Gallipoli mi segua” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=2930 Da quello che si vede la campagna elettorale per la successione al re Limone non è molto edificante. Solito scontro all’arma bianca. Delle esigenze degli studenti nessuno parla. Che tristezza... argonauta @ 8:59-19.9.07 commento alla rubrica Golem “Oronzo Limone, il potere di un rettore” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=2910 C’è un cantante italiano i cui denti farebbero la felicità di un qualsivoglia dentista, il suo nome è Daniele Silvestri. Eppure... eppure se mi si chiede qual è la parte che mi colpisce e attrae di più in lui, non ho dubbi, è il sorriso. Solare, spontaneo, vero. La famosa imperfezione che risulta perfetta. Caratterizza, differenzia e personalizza... su Brad Pitt quei denti stonerebbero, ma su di lui no. ... ma poi sto Brad Pitt che canta?! dona @ 13:20-9.9.07 commento al blog “Play-list” di Flavia Serravezza http://www.iltaccoditalia.info/blog/commenti.asp?id=164

“Giusto riconoscimento. Si spende molto di più per la notte di Halloween”. Quali sono stati i suoi maggiori successi? “Il mio impegno nel sociale, per esempio per i portatori di handicap o gli anziani”. E gli insuccessi? “Un mio insuccesso è stato il non essere riuscite più a dialogare con persone con le quali un tempo avevo feeling e che poi, cambiato il vento, mi hanno voltato le spalle”. Che cosa non rifarebbe e che cosa, invece, rifarebbe ancora? “Non rinnego nulla di ciò che ho fatto. Non perderei, però, due mesi su un esame e seguirei più lezioni con determinati professori universitari”. Ci spieghi questa teoria del complotto anti Poli da parte della sinistra, in vista delle Regionali. “E’ una situazione anomala, ma non riguarda solo la Poli, ma tutta An, che quando vince fa paura”. Lecce si sente “orfana” della Poli? “La Poli fortunatamente gode di buona salute. I cittadini continuano non solo a volerle bene ma ad incontrarla”. Letta, Veltroni, Bindi: chi preferisce e perché? “Stimo molto Enrico Letta. Rosy Bindi è un’amica. Ritengo Walter Veltroni un caso mediatico: prima dice cose di destra, poi dice cose che piacciano a Rifondazione. E’ un tuttologo del centro-destra-sinistra ed è poco affidabile come leader di una coalizione”.

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Ragazzi, vi scongiuro, siate prudenti. E’ doloroso leggere di quanta sensibilità e amore siete capaci per salutare i vostri amici scomparsi. Scolpite queste parole nella vostra mente quando correte in moto o con la macchina e rallentate. La velocità è la prima causa di incidente mortale. una Mamma @ 18:51-2.9.07 commento alla news di cronaca “Scooter contro auto. Muore il 17enne” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=2924 Enel, usando almeno una parte dei miliardi d’euro d’utili di bilancio, vuoi deciderti in maniera risolutiva e, quindi, con investimenti adeguati, ad allontanare da Cerano ogni pericolo di danni? Autorità pubbliche, in particolare Magistratura e organismi preposti alla sanità dell’ambiente, svegliatevi, restate insonni fino a che non saranno adottati, senza indugi, tutti i provvedimenti necessari. Rocco Boccadamo, 19.9.07 Dalla rubrica “Lettere e lettori” http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=3064


sinistra riformista e centro moderato: il dialogo riparta dal cinque per cento

di Mario De Donatis

Romano Prodi ha dichiarato, alla ripresa della vita politica, dopo la pausa estiva, che il suo Governo è un “governo di legislatura” e come tale rimarrà in carica fino al 2010. Ha poi aggiunto che “solo un incidente di percorso” potrebbe determinare scenari diversi. Molti si augurano che tanto possa verificarsi, non escludendo che tale “incidente” possa determinare l’avvio di un percorso virtuoso ed essere vissuto quale accadimento provvidenziale. Perché se la posizione del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, non dovesse essere messa in discussione, risulterebbe obbligata la strada che porta ad un governo istituzionale per assicurare, quanto meno, la riforma del sistema elettorale, per ridare voce alla gente, per dare la possibilità al territorio di esprimere i propri rappresentanti, con una migliore, autentica partecipazione. Ritenendo acquisita la reintroduzione delle preferenze, il sistema proporzionale, uno sbarramento al 5%, alla tedesca,

potrebbe raccogliere vasti consensi e determinare rinnovati scenari. Personalmente, visti i risultati del bipolarismo italiano, non mi sentirei di sostenerlo né di recuperare tale opzione, obbligando la formazione delle coalizioni politiche prima della consultazione elettorale. Perché il pericolo potrebbe essere quello, guardando le forze in campo e la forte frammentazione delle stesse, di favorire, nuovamente, processi di aggregazione per “vincere la competizione elettorale” e non quelli idonei ad assicurare sulla base di visioni comuni la “definizione di programmi” per governare il Paese. Ricordo che il bipolarismo è stato, a suo tempo, invocato ed introdotto per assicurare stabilità ai governi. Se questo è il vero problema, la stabilità governativa può essere ricercata anche al di fuori del bipolarismo ed il sistema tedesco corrisponde a tale aspettativa. Tale sistema, poi, potrebbe favorire una auspicabile distensione tra le forze politiche in campo, favorendo la ricosti-

PUBBLICALO SUL TACCO

di Guido Picchi

partecipare senza possedere

Inviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi) a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano; oppure a redazione@iltaccoditalia.info

Luci di stelle

Madre natura mostra la Sua strada nella coerenza, che gli uomini hanno spiegato con le teorie dell’evoluzione e del ciclo alimentare, e qui dovremmo cercare le nostre risposte. Gli alberi c’erano prima di noi e ci resisteranno, per ogni specie in via di estinzione poi compaiono nuove creature adatte a sopravvivere e anche se surriscaldato questo sasso su cui viviamo sfreccerà nell’universo per molto tempo dopo la nostra scomparsa. Questo basta a

di Eugenio Giustizieri

Tenera isola di stelle lungo il cielo fuggita slega il fuoco dell’eterno sole cocente nel mio sangue perché venga a dissipare i confini dell’universo che rendono la notte più nera.

Partecipate al sondaggio su www.iltaccoditali.net il tacco d’Italia

tuzione di quelle quattro o cinque aree culturali presenti nel nostro Paese. Un tale scenario favorirebbe, ancora, un rinnovato incontro tra forze moderate e sinistra riformista, che molti auspicano e che potrebbe vedere, nel Partito Democratico, un riferimento centrale per il superamento di quella “transizione politica” apertasi con gli anni ’90. E tanto perché si avverte, sempre più, la necessità di decidere, superando posizioni notoriamente ideologiche, dando spazio al dialogo per ricercare il bene comune, l’interesse generale del Paese. La questione sociale, la questione ambientale, le stesse questioni etiche, richiedono percorsi utili per pervenire a soluzioni condivise. E la volontà di aprirsi al dialogo, per la ricerca di posizioni condivise, per dare le risposte che il Paese attende, potrebbe essere la vera piattaforma politica per dar vita ad un Governo di legislatura, sostenuto da un Parlamento realmente rappresentativo del territorio e della gente.

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capire quanto siamo stupidi quando pensiamo di essere i padroni della natura, del mondo. Il nostro destino è quello di partecipare e non dominare o possedere.

LO STRANIERO

BOLLETTINO DEI NAVIGANTI

// Opinioni dal Tacco


l’aria che tira

sant’oronzo day Prime pagine e aperture di tg per scomodare pure il santo. Una bella mattina, il sindaco di Brindisi è impazzito e ha chiesto al primo di Luisa Ruggio cittadino leccese, Paolo Perrone (che con quei capelli sembra un incrocio tra Mercuzio e Goran Bregovich e stupisce che non li abbia ancora persi dopo essersi scervellato sugli avanzi di bilancio da versare nel salvadanaio della Lupiae, n.d.r.) la restituzione della storica colonna che tiene in piedi, per ex voto, la statua di Sant’Oronzo. In confronto il Vaffa-day di Beppe Grillo non è niente e, stranamente, solo “Porta a Porta” e Ferrara non hanno parlato della singolare revoca del dono. Revoca però molto laica, se è vero che solo il “Padre Eterno” può chiedere indietro ciò che ha deciso - stando alle versioni dei suoi “addetti stampa”, i Profeti - di dare. Come considerazione non è granché, ma è sempre meglio delle risse nel centrosinistra. Questa della colonna di Sant’Oronzo è il remake di quelle cronache che si potevano facilmente scovare nei giornali del secolo scorso oppure nelle “giraffe” (articoli brevi) surreali di Gabriel Garcia Marquez. Sono quasi certa che allo scrittore che dice di aver perso l’ispirazione, questa notiziuola andrebbe a genio e sarebbe il caso di aggiungerla posticcia ai suoi articoli carioca contenuti nel bel libro “Scritti costieri”, praticamente introvabile e di cui però, io io io, possiedo una copia. Ogni mattina, tornando a noialtri, la signora Uccia di turno, capofila del gruppo dei salentini del No alla resa della colonna fatale ai brindisini, esce di

RETROSCENA. “Siamo rimasti in tre, tre briganti e tre somari sulla strada longa longa di Girgenti...”, cantava un vecchio adagio. Nella corsa alla poltrona da rettore, lasciata libera da Limone, per un preside Adamo che va un Laforgia che resta, mentre Strazzeri e Castellano affilano le armi. Ma data la situazione economica in cui versa la povera Università del Salento, più che di arimi si tratta di... schioppi, che rischiano di esplodere in faccia.

casa per assicurarsi che Sant’Oronzo sia sempre in bilico al solito posto. Ci manca solo che un giorno, dal Paradiso o giù

L’ERBA CATTIVA

// Opinioni dal Tacco

di lì, la voce del martire che liberò tutti dalla peste, apra un blog e annunci il “Sant’Oronzo Day”. It’s a wonderful world... non si sa mai...

di Enzo Schiavano

la chiesa con forza nuova. quando il fine non giustifica i mezzi Casarano. Ha destato sorpresa l’appoggio dei parroci della città ad un convegno contro la legge sull’aborto, organizzato dal movimento di estrema destra Forza Nuova, che si è tenuto il 13 settembre scorso. L’incontro doveva svolgersi presso l’Auditorium comunale di via Sapri, ma le polemiche sorte in seguito all’autorizzazione ha costretto Palazzo dei Domenicani a negare il permesso. Rimasti senza sala, i militanti del movimento neo-fascista hanno chiesto, ed ottenuto, aiuto alla Chiesa casaranese, che ha messo subito a disposizione l’Auditorium della parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, in contrada Botte. Forza Nuova, per chi non lo sapesse, è un partito politico di estrema destra che rivendica la discendenza diretta dal fascismo, è favorevole

alla pena di morte, nega l’Olocausto e negli ultimi anni si è distinto per le iniziative (qualche volta anche violente) contro extracomunitari e omosessuali. Ospite d’onore dell’incontro del 13 settembre è stato Roberto Fiore, fondatore e segretario nazionale del partito. Fiore è un ex terrorista, condannato per associazione sovversiva e banda armata (reato prescritto), rientrato in Italia dalla Gran Bretagna dopo una fuga durata 20 anni. Un personaggio che perfino Gianfranco Fini ha definito “impresentabile”. Il clero locale non la pensava come il presidente di An, tant’è che non ha avuto remore nell’ospitarlo. L’importante era che parlasse del tema “giusto”. Il resto non contava. E’ già abbastanza grave che un soggetto sociale, sia esso istituzionale o privato, dia visibilità, il tacco d’Italia

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legittimazione e credibilità ad un movimento politico come Forza Nuova; se lo fa un’istituzione come la Chiesa (ed associazioni come “Movimento per la vita” e “Europa Cristiana”) è anche immotivato. Molti si sono chiesti quale fosse, per i parroci, la necessità di sostenere un convegno sull’aborto quando hanno le risorse e i mezzi per organizzarne uno per conto proprio, senza dimenticare che hanno la libertà di parlare di aborto e di molti altri argomenti durante le funzioni religiose. Valeva proprio la pena “sporcare” l’immagine della Chiesa con i saluti romani e le croci runiche? E che cosa avranno pensato quei fedeli invitati al convegno vedendo una parrocchia presidiata dalle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa come se si fosse in curva?


//Copertina //Fenomeni sociali //Nasce il Partito Democratico ASPIRA AD ESSERE LA SINTESI POLITICA DI TUTTI I MOVIMENTI RIFORMISTI ITALIANI DEL XX SECOLO, PIÙ CHE LA SOMMATORIA DI DUE PARTITI. UN INTENTO DEL QUALE SOLO SUL CAMPO SI POTRÀ VERIFICARE IL SUCCESSO. INTANTO DI TRASVERSALE SI È VISTO MOLTO POCO E LE LISTE BLOCCATE CONTRADDICONO IL PRINCIPIO DELLA DEMOCRAZIA. MENTRE SEMBRA GIÀ PRENDERE PIEDE IL MECCANISMO DELLE CORRENTI DI DEMOCRISTIANA MEMORIA. ABBIAMO MESSO A CONFRONTO GRANDI SAGGI E NUOVI LEADER SALENTINI. PER CAPIRE QUALE SARÀ IL VOLTO DEL FUTURO PD DI CASA NOSTRA

di Giuseppe Finguerra

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14 ottobre 2007 terminerà il lungo percorso di congiunzione e fusione dei riformismi italiani. La famiglia dei riformisti è numerosa e rispecchia l’andamento sociologico dei tempi correnti, in cui prevale il modello della famiglia allargata. I cugini dispettosi di un tempo si ammantano di uno alone di fratellanza e di comunanza di intenti che sembra presagire una svolta epocale. I riformisti socialdemocratici, i cattolici democratici, i liberal democratici scoprono valori e radici comuni. Trovano padri, di volta in volta, in Berlinguer, in De Gasperi, in Moro, in Spinelli, in Gobetti o in Craxi. Mater semper certa est, pater nunquam. In ogni buona famiglia vi sono anche i panni sporchi. Un panno sporco è quello della delusione delle aspettative circa la presenza della cittadinanza attiva nelle liste dei candidati. In Provincia di Lecce la lista di Giorgio Gawronski sarà presente nel Collegio di Tricase. Inoltre, la lista “Con Veltroni, ambiente, innovazione e lavoro”, promossa dalla ministra Giovanna Melandri, ha sostanzialmente fallito l’obiettivo di essere rappresentata in modo capillare sul territorio salentino. La riscontriamo solo nel Collegio di Galatina. Probabilmente, a causa di attività di disturbo di liste concorrenti, che hanno compromesso una organizzazione giunta a buon punto. Anche questa lista, legata al mondo ambientalista, a quello del lavoro e dell’associazionismo rappresentato dal movimento de “i mille”, avrebbe dovuto accogliere, in larga parte, la cittadinanza attiva, senza tessere di partito. Del tutto assenti le liste di Adinolfi o di Schettini, altri due candidati alla Segreteria nazionale del Pd. I numeri delle Primarie del Partito Democratico nel Salento sono i seguenti: sette Collegi elettorali, Squinzano, Tricase, Maglie, Casarano, Nardò, Galatina, Lecce. Quattro candidati alla Segreteria nazionale, Walter Veltroni, Rosy Bindi, Enrico Letta, Giorgio Gawronski (solo nel Collegio di Tricase). Due candidati alla Segreteria regionale, Michele Emiliano e Antonio Gaglione. Sei liste per esprimere i rappresentanti nelle Assemblee Costituenti. Complessivamente, circa 240 candidati. I Ds, insieme ad una componente significativa della Margherita, che ha nell’assessore regionale Enzo Russo il punto di riferimento più

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importante, hanno organizzato le liste dei Democratici per Veltroni e dei Democratici per Emiliano. Gli esponenti più importanti sono stati candidati nelle prime posizioni. Il capogruppo all’opposizione del Comune di Lecce Antonio Rotundo ed AngelaMaria Spagnolo in Lecce. L’ottuagenario Alfredo Reichlin, detto il cardinale rosso ed il consigliere regionale Antonio Maniglio in Squinzano. La deputata Teresa Bellanova in Tricase. Il sottosegretario alla Giustizia Alberto Maritati e l’assessora provinciale Giovanna Capobianco a Maglie. Cosimo Durante, sindaco di Leverano, ed Enzo Russo in Nardò. La sindaca Sandra Antonica ed il vicepresidente Regionale Sandro Frisullo in Galatina. Il sindaco Remigio Venuti in Casarano. Nel Collegio di Maglie è accaduto che il segretario provinciale Ds, Sergio Blasi, sia stato collocato all’ottava posizione nella lista regionale. Tale collocazione, in un sistema di liste bloccate, come nelle precedenti elezioni politiche, impedirà la sua elezione nell’Assemblea Costituente del Pd e l’attribuzione di importanti funzioni nel nascituro soggetto politico. La lista Riformisti per Veltroni è stata promossa dall’entourage di Sandro Frisullo: la moglie Rita Quarta, Carlo Benincasa (neo presidente del Sisri), il fido Zaterini, Andrea Cavalera. Quest’ultimo è l’ex segretario provinciale della Sinistra giovanile ed è stato protagonista di una fallimentare gestione, conclusasi con la dissidenza del 75% degli iscritti, che hanno preferito emigrare verso i lidi della Sinistra democratica. La cattiva gestione ha causato anche vicende congressuali paradossali, come la mancanza di candidati alla successione nella segreteria, appartenenti alla mozione a favore del Pd. La lista Democratici per Letta è promossa dalla diarchia margheritina del senatore Lorenzo Ria e del consigliere regionale Dario Stefàno. La sostengono un manipolo di diessini: Carlo Salvemini e Giuseppe Taurino. In Maglie vi è Giovanni Convenga, consigliere comunale dell’Udeur. Il coordinatore provinciale Dl Gigi Nestola in Nardò. Loredana Capone in Squinzano. La lista Con Rosy Bindi democratici, davvero è presente in tutti i collegi della provincia. È promossa dall’area Popolare della Margherita. Al momento, non possiamo commentarne le liste dei candidati, poiché non ci sono pervenute.

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ra rossa la trionferà (?) il tacco d’Italia

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con rosy bindi democratici, davvero

i democratici i democratici per walter per enrico veltroni letta Sergio Blasi, segretario provinciale Ds

Maria Rosaria De Lumè

“Conosco Rosy Bindi ormai da tantissimi anni da quando, molto giovani tutte e due, eravamo a Roma al Centro nazionale dell’Azione cattolica, io impegnata nell’Ufficio Stampa e lei per i Giovanissimi. Abbiamo in comune un’esperienza maturata negli anni Settanta, anni vivissimi anche in ambito ecclesiale vivificato dal Concilio Vaticano II. L’impegno e il ruolo di Rosy in questi anni sono noti a tutti: la sua coerenza, la sua testardaggine mitigata dalla volontà positiva di mediazione, la difesa degli ultimi, l’attenzione per la famiglia e per i minori, il riferimento ad un’etica politica al di là degli interessi dei singoli e dei partiti, la concezione laica dello Stato non conflittuale con un cattolicesimo praticato ogni giorno. A livello regionale appoggiamo la candidatura a segretario del Pd del sottosegretario alla Sanità, Antonio Gaglione, un politico di specchiata onestà e serietà. Il ticket Bindi - Gaglione è una garanzia sicura per un Pd trasparente, coerente e attento ai problemi prioritari del nostro Sud. Priorità del Pd è la questione morale. Fenomeni come il successo di libri (La casta) e del movimento di Grillo hanno scatenato reazioni di antipolitica dilagante che covavano già sotto la cenere del conformismo passivo e del disinteresse. Ora la buona politica deve subito intervenire in modo che non si arrivi a buttare e a vanificare anche le cose positive (esperienza, tradizione, cultura, ideali) che pure sono presenti nel mondo politico. Dopo le primarie ci si confronterà sul cammino che bisognerà fare insieme: DS, Margherita, movimenti, associazioni, quanti avranno aderito alla nuova compagine politica si metteranno alla prova confrontandosi non sulle teorie, ma sui fatti concreti, quelli che il territorio ci presenta ogni giorno”.

PRIORITÀ DEL PD È LA QUESTIONE MORALE. FENOMENI COME IL SUCCESSO DI LIBRI (LA CASTA) E DEL MOVIMENTO DI GRILLO HANNO SCATENATO REAZIONI DI ANTIPOLITICA DILAGANTE CHE COVAVANO GIÀ SOTTO LA CENERE

Dario Stefàno, consigliere regionale Magherita

“I Democratici di Sinistra, una parte significativa della Margherita, rappresentata sul territorio dall’assessore regionale Enzo Russo, e rappresentanti della cittadinanza attiva hanno lavorato insieme per costituire le liste Democratici per Veltroni e Democratici per Emiliano. I Democratici per Veltroni sostengono Walter Veltroni e Dario Franceschini alla guida della Segreteria nazionale del Pd, mentre i Democratici per Emiliano sostengono l’attuale sindaco di Bari alla segreteria regionale del partito. Le nostre liste sono presenti in ogni collegio elettorale della provincia. Ne fanno parte amministratori stimati, dirigenti prestigiosi, molte ragazze, persone impegnate nelle istituzioni, nel mondo del lavoro e delle professioni. Il criterio di scelta dei candidati è stato dettato dall’esigenza di dare rappresentanza ad uno spettro ampio della società. Abbiamo cercato di costruire liste fatte di persone in grado di esprimere una cultura politica nuova e libere da logiche di occupazione, a tutti i costi, della gestione del potere. Bisogna ridare fiducia a questo Paese. Le persone sono insoddisfatte del lavoro fatto dal Governo di centrosinistra. La sfiducia non è causata dalle proposte o dal programma del Governo. Essa deriva, invece, da un sistema malato, che rischia di vanificare gli sforzi fatti dal Governo. Spetta a noi mettere in campo un’idea della politica che crei una rigenerazione morale e culturale”.

“Con un’idea e un voto” è il manifesto con cui, noi democratici pugliesi, sosteniamo la candidatura di Enrico Letta a segretario nazionale del futuro Partito democratico. Un documento al quale abbiamo lavorato a più mani. Intorno al manifesto si sta registrando un’ampia e convinta condivisione di esponenti provenienti dal mondo politico, culturale, economico, della formazione e più in generale espressione di tutti gli spaccati della società pugliese. Presentiamo il manifesto insieme a numerosi amici: il ministro Paolo De Castro, i senatori Lorenzo Ria e Giannicola Sinisi, il professore Francesco Boccia, i consiglieri regionali Pina Marmo, Michele Pelillo, Francesco Ognissanti, Giacomo Olivieri, il diessino Giuseppe Taurino, oltre a numerosi amministratori locali pugliesi ed a quattro segreterie provinciali della Margherita. Abbiamo scelto di sostenere Enrico Letta perché vogliamo rappresentare un arco generazionale che non si riconosce più nelle divisioni ideologiche del passato ma condivide la necessità di dare vita ad una nuova politica del fare. Ci piace l'idea di contribuire alla creazione di un partito post-ideologico, capace di parlare a tutti, che sappia guardare con competenza ed impegno ai problemi ed alle soluzioni, alle cose concrete da fare, alle innovazioni da introdurre per modernizzare il Paese e la Puglia. In definitiva, proponiamo una politica responsabile e discreta, che non vuole fare tutto, ma esige di assolvere al dovere primario di dettare e far rispettare le regole; che non pretende di sostituirsi alla società, ma di aiutarla a crescere in sicurezza, in equità ed efficienza”.

BISOGNA RIDARE FIDUCIA A QUESTO PAESE. LE PERSONE SONO INSODDISFATTE DEL LAVORO FATTO DAL GOVERNO DI CENTROSINISTRA

INTORNO AL NOSTRO MANIFESTO SI STA REGISTRANDO UN’AMPIA E CONVINTA CONDIVISIONE DI ESPONENTI PROVENIENTI DAL MONDO POLITICO, CULTURALE, ECONOMICO, DELLA FORMAZIONE

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i grandi saggi della politica che fu

rocco merola

pasquale poso

Nato a Vignacastrisi di Ortelle il 2 dicembre 1942. Militante nel Pci dagli inizi degli anni Sessanta, diviene membro della Commissione federale di controllo del Partito. Promuove la fondazione di cooperative agricole.

Nato a Lecce il 12 maggio 1929. Iscritto al Pci dal 1945. Vicepresidente della Commissione federale di controllo del Partito. Consigliere comunale a Squinzano, alla fine degli anni ’70. È stato Consegretario provinciale della Cgil.

“Sono orgoglioso della mia lunga militanza nel Pci e nei Ds. Ma non provo nostalgia. Il Pci e la Dc sono stati due grandi partiti di massa ed hanno fatto crescere il Paese. Oggi non sarebbero adeguati ai tempi. Tuttavia, bisogna conservare la parte migliore che quanto è stato espresso da questi due grandi partiti per convogliarne le esperienze fruttuose nel Pd. Voglio ricordare le figure di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro, che ancora oggi suscitano rimpianto per il loro rigore etico e politico, nonché la capacità di dialogare ed incontrarsi, partendo da posizioni ideologiche diverse. Il Pd non dovrà essere la somma delle persone che hanno militato nei Ds e nella Margherita, ma un grande partito di massa, riprendendo dalla Dc la vocazione interclassista ed aprendosi a larghi settori sociali”.

“Ritengo che il Pd debba nascere, poiché sono legato al principio gramsciano dell’unità. Inoltre, i partiti che si riconoscono in questa nuova formazione, sono gli eredi dei partiti che hanno partecipato alla guerra di liberazione ed alla Costituente. Nella nuova formazione possono confluire molte altre istanze o aspirazioni politiche. Non solo quella socialista o cattolica, ma anche quella laica, che una volta faceva riferimento al Partito d’Azione. Occorre una grande forza democratica legata al popolo, fondamentalmente tesa ai valori della libertà e dell’uguaglianza. Non sono d’accordo con coloro che giudicano il Pd un’operazione verticistica, perché i grandi movimenti sorgono da manipoli che captano per primi le esigenze sociali nuove”.

ull’effettiva capacità del futuro Pd di essere sintesi del movimenti riformisti italiani, un partito capace sia di dialogo interno tra le più eterogenee posizioni, sia di dialogo esterno, con un nuovo centro illuminato e la sinistra radicale, abbiamo raccolto le opinioni di salentini che hanno militato nei tre grandi partiti di massa della storia repubblicana, con impegno, rigore etico e coerenza ideale.

S

cosimo abate

Nato a Maglie il 2 gennaio 1922. Iscritto al PSI nel 1951. Ha una lunga esperienza di amministratore: Consigliere comunale dal 1956 al 1993, consigliere provinciale nel 1960 e consigliere regionale nel 1970. È eletto deputato nel 1963 con la IV Legislatura. Il mandato coincide con il primo Governo nazionale di centrosinistra organico, presieduto da Aldo Moro, in cui la DC ed il PSI attuano un programma di incisive riforme economiche e sociali. Di lui ha scritto Lino De Matteis, giornalista di “Quotidiano”, nel suo ultimo libro Cosimo Abate, un socialista del sud.

“La nascita del PD determina un processo di aggregazione per altre formazioni politiche. Anche i figli della diaspora socialista progettano una nuova unità. Dagli inizi degli anni Novanta, con la scomparsa del PSI, essi sono dispersi in tante piccole formazioni. Oggi è necessario far risorgere il partito socialista. Lo scioglimento dei Ds causa la scomparsa dell’unica grande forza socialista e riformista del nostro paese. Mentre in molti altri paesi europei l’idea socialista trionfa. Per questa ragione i socialisti hanno bisogno di aggregarsi. Nel 2006 nasce la “Rosa nel pugno”, ispirata da principi laici e riformisti, con l’alleanza tra lo Sdi di Boselli ed i Radicali di Pannella. Tuttavia, critico tale alleanza, poiché le due compagini hanno sensibili differenze nelle istanze sociali e nell’agire politico. Il 14 luglio 2007 vi è stata in Roma una riunione tra Boselli, Craxi, De Michelis, Formica e molti altri compagni socialisti. Vi è il progetto di riunire le formazioni socialiste in un unico partito. Invece, i Socialisti Autonomisti di Claudio Signorile, insieme all’assessore regionale Alberto Tedesco, hanno aderito al Pd”.

giorgio de giuseppe

Nato a Maglie il 20 marzo 1930. Si forma politicamente nelle fila giovanili della Dc, di cui diviene dirigente negli anni ‘50. Segretario provinciale Dc dal 1968 al 1972. Assessore provinciale nel 1960. È eletto senatore nel 1972. Dal 1980 al 1983 presidente del gruppo parlamentare dei senatori Dc. Dal 1983 al 1994 vicepresidente vicario dello Senato.

“Oggi, i tanti partiti politici esistenti cercano di aggregarsi. Faccio alcuni esempi. I Ds e la Margherita creano il Pd. L’estrema sinistra farà la cosa rossa. La Destra discute di unirsi nel Partito della Libertà. Tuttavia, questi processi unitari sono viziati da errori. Nessuno conosce quale legge elettorale detterà le regole per la scelta della rappresentanza parlamentare. Il processo di aggregazione in atto è un’operazione corretta, se vigerà un sistema elettorale maggioritario. Invece, è sbagliata, se il sistema sarà proporzionale. Inoltre, i partiti non nascono a tavolino, con la semplice somma dei gruppi che si aggregano. Nascono da operazioni culturali che hanno come premessa la redazione di un programma, in cui si esprimano, in modo stringato e preciso, le idee e gli obiettivi che si perseguono. In questo modo le distinzioni fondamentali si ridurrebbero a due, al massimo tre. Inevitabilmente, in Italia non vi sarebbero decine di partiti. Non mi entusiasmano i nuovi soggetti politici che nasceranno dalle fusioni in atto, poiché non chiariscono una teoria o un manifesto che mi permetta di valutarli”.



antonio stomeo

mario toma

salvatore sicuro

Nasce a Martano il 05 settembre 1933. Iscritto al PCI nel 1956. Consigliere comunale a Martano ed a Corigliano D’Otranto. Membro della Direzione Provinciale del PCI.

Nato a Casarano il 1947, città in cui è stato consigliere comunale dal 1971 al 1992. Segretario provinciale Pci dal 1971 al 1981. Deputato al Parlamento dal 1983 al 1992.

Classe 1922. Partigiano in territorio jugoslavo. Iscritto al Pci nel 1943. Presidente provinciale Anpi. Organizzatore dei braccianti nell’occupazione delle terre in Arneo e Alimini. Consigliere comunale a Martano nel 1970.

“Ricordo che Togliatti, in un discorso tenuto a Bergamo nel 1952, lanciò un appello ai cattolici, per collaborare e favorire il benessere delle classi più disagiate. L’esigenza dell’unità dei riformismi laici, socialisti e cattolici è sempre esistita nel nostro Paese. L’obiettivo comune è di migliorare le condizioni di vita dei più deboli. Oggi le categorie più deboli ed indifese sono i giovani. Devono essere aiutati all’inserimento nel lavoro. Una volta, il Meridione esportava braccia da lavoro, ora esporta intelligenze. La loro formazione ha avuto un costo notevole per le famiglie e per la società. Ora questo patrimonio è dilapidato”.

“Il Pd accentua il carattere moderato della coalizione al Governo. Inoltre, nasce già con una propensione verso il sistema elettorale maggioritario. Spero che non sia progettato per formare maggioranze di ‘nuovo conio’ nella prossima legislatura. Non ho simpatia estrema per le forze di sinistra estrema. Tuttavia, ritengo che il rapporto con queste componenti debba proseguire. Mi auguro che il Pd svolga il ruolo che, in un certo qual modo, è stato della vecchia Dc. Deve essere un partito moderato che stabilisce alleanze con la sinistra. La lezione degasperiana ha insegnato a guardare a sinistra e non a guardare altrove. Bisogna stabilire un rapporto con la cosa rossa e favorire un processo in cui i partiti a sinistra facciano i conti con i loro estremismi. È una anomalia che solo in Italia non vi sia un grosso partito socialista. Le frizioni con l’estrema sinistra aumenteranno con la scomparsa dei Ds, che ha svolto un ruolo di mediazione tra le frange estreme del Prc e quelle moderate della Margherita ed Udeur”.

OGGI LE CATEGORIE PIÙ DEBOLI SONO I GIOVANI. DEVONO ESSERE AIUTATI ALL’INSERIMENTO NEL LAVORO

giacinto urso

Nato a Nociglia il 12 giugno 1925. Dirigente, ad ogni livello, della Dc. Fondatore dei Liberi Sindacati, delle Acli, dei Coltivatori diretti, dei Sindacati artigiani. Sindaco di Nociglia. Membro esecutivo Anci. Deputato al Parlamento dal 1963 al 1983. Oggi, Difensore civico della Provincia di Lecce.

BISOGNA STABILIRE UN RAPPORTO CON LA COSA ROSSA E FAVORIRE UN PROCESSO IN CUI I PARTITI A SINISTRA FACCIANO I CONTI CON I LORO ESTREMISMI “Il Pd è una aggregazione nuova con discendenze antiche. È irrealizzabile il progetto di creare una sorta di nuova Dc. Ossia, un partito di centro, moderato, con la caratteristica di orientarsi a sinistra nella scelta delle alleanze. Inoltre, il processo di creazione del Pd ha aspetti discutibili. Il procedimento corretto è di riunire gli aderenti, discutere i programmi e le finalità, eleggere le rappresentanze ed, infine, i dirigenti del partito. L’iter seguito per la creazione del Pd manca di queste fasi propedeutiche. Inoltre, discutibile è anche il modo della candidatura di Walter Veltroni alla Segreteria del Pd. Dapprima, vi è stata la sua designazione da parte di una ristretta cerchia di persone. Successivamente, Veltroni ha accettato la candidatura ed ha esposto un corposo e robusto programma al Lingotto di Torino. Il programma ha contenuti ragguardevoli. Tuttavia, ha origine da una intuizione di ordine personale e non è il frutto di una discussione collegiale o di un incontro democratico”.

“Il Pd accomunerà laici e cattolici. Le posizioni degli uni e degli altri sono inconciliabili in un programma comune. Non mi sento rappresentato da una classe politica distaccata dai bisogni e dalle esigenze delle persone. Democrazia significa che ogni persona ha una particella di potere che esprime con il voto. Se con il sistema delle “liste bloccate” tale potere si svuota di ogni contenuto, non siamo più in democrazia, ma in una oligarchia. La classe dirigente dei Ds e Margherita ha utilizzato tale sistema per divenire rappresentanza parlamentare ed anche per la scelta dei rappresentanti dell’Assemblea costituente del Pd. Per questa ragione, io non ho fiducia in tale gruppo dirigente”.

DEMOCRAZIA SIGNIFICA CHE OGNI PERSONA HA UNA PARTICELLA DI POTERE CHE ESPRIME CON IL VOTO. SE CON IL SISTEMA DELLE “LISTE BLOCCATE” TALE POTERE SI SVUOTA DI OGNI CONTENUTO, NON SIAMO PIÙ IN DEMOCRAZIA, MA IN UNA OLIGARCHIA

IL PROCESSO DI CREAZIONE DEL PARTITO DEMOCRATICO HA ASPETTI DISCUTIBILI. IL PROCEDIMENTO CORRETTO È DI RIUNIRE GLI ADERENTI, DISCUTERE I PROGRAMMI, ELEGGERE RAPPRESENTANTI DIRIGENTI. L’ITER DI CREAZIONE DEL PD NON HA SEGUITO QUESTE FASI


il pd secondo noi Su “Quale partito democratico” si stia dando forma in Italia si è discusso in un seminario organizzato dall’associazione Identità e dialogo. In tale occasione Mario De Donatis, presidente dell’associazione, ha espresso interesse per il percorso costituente del Partito Democratico, al di là delle luci e delle ombre, proprie di ogni iniziativa umana. “E’ importante – ha detto – con il contributo di ognuno – far prevalere le luci. Ed il Partito Democratico può alimentare le luci assicurando una forte partecipazione della gente e venendo incontro alla stessa. Sostenendo politiche di sviluppo, riservando priorità al sostegno delle famiglie, comunque

costituite, e ricorrendo al principio di sussidiarietà orizzontale per costruire una comunità con meno Stato è più società civile”. Angelo Grasso, coordinatore del Comitato scientifico dell’Associazione ha proposto tre temi di discussione. Il primo ha riguardato la possibilità che il Pd sia il luogo nel quale espressioni pur diverse tra loro ricercano soluzioni condivise, in funzione del bene comune, superando il rischio di improbabili “mescolanze”, che potrebbero preannunciare nuove visioni ideologiche, elitarie, distanti dalla realtà popolare. Il secondo tema proposto è stato quello della partecipazione della società mediante l’effettivo del coinvolgi-

mento dei cittadini nel governo delle istituzioni e la promozione della politica come servizio civico alla comunità. Infine è stato posto il tema delle grandi riforme del Paese e della capacità del costituendo Partito di conseguire tra le altre forze politiche, anche al di là delle logiche del bipolarismo e dell’alternanza, il consenso più ampio possibile per superare quegli effetti del “bipolarismo muscolare” che impedisce qualunque iniziativa di lungo respiro, anche quando nel Paese è ampiamente condivisa. In occasione del seminario abbiamo raccolto le testimonianze di Michele Emiliano, candidato alla segreteria regionale del Pd per la lista Veltroni, Paola Binetti e Nicola Latorre, senatori rispettivamente della Margherita e dei Ds.

come schillaci ai mondiali ’90:

assomiglio solo a me stesso Dal suo sito internet emerge la figura di un Michele Emiliano “rissoso e strafottente” da giovane ma via via sempre più appassionato alla politica e alla storia d’Italia. Chi è Michele Emiliano oggi? “Sono lo stesso di allora, però in questi anni ho imparato anche a mettere d’accordo le persone. Non solo i miei concittadini, ma anche i politici professionisti con i quali lavoro ogni giorno”. Lei ha un passato da sportivo: al liceo giocava a pallacanestro. Le piace il calcio? Che cosa ne pensa della rivalità Bari-Lecce? “Non riuscite a immaginarlo? Sulla questione i piccoli baresi vengono addestrati in un certo modo, e io non ho fatto eccezione. Da sindaco di Bari la mia posizione è che vinca il migliore”. Prima della laurea in giurisprudenza e della pratica in uno studio di avvocato, Lei ha svolto diversi lavori, alcuni dei quali piuttosto pesanti. Meglio la professione del politico? “Credo che l’importante sia avere un lavoro e riuscire a vivere dignitosamente. Poi decide il destino. E comunque il lavoro più faticoso e complicato che abbia fatto in vita mia è proprio quello di sindaco”. Il V-day di Beppe Grillo è stato un successo di pubblico. Eppure i politici ne hanno parlato poco. Lei che cosa ne pensa? “Quello dei ‘grilli’ è un fenomeno al quale sono molto interessato, anche perché io sono il prodotto del movimento civico più importante d’Italia, che ha addirittura conquistato il capoluogo di regione. Con questi ragazzi abbiamo molti punti in comune e dobbiamo continuare scambiarci esperienze per cambiare in meglio la politica”. Molte delle personalità politiche che confluiranno nel Partito Democratico prendono ad esempio della loro attività Aldo Moro. Lei a quale politico pugliese si ispira? “Rispondo come Schillaci ai Mondiali del ‘90: ho paura di assomigliare solo a me stesso. I giganti della politica pugliese sono nella mia memoria e nella mia identità”. Sia i sostenitori di Veltroni sia quelli di Letta l’appoggeranno in Puglia. Non teme il rischio maggioranza “bulgara”? “Quod abundat non vitiat”. Si sente più vicino all’intransigenza teo-dem di Paola Binetti o al pragmatismo dalemiano di Nicola Latorre? “Devo essere un errore genetico, non assomiglio né all’una né all’altro”. Ci dica un difetto e un pregio del Presidente della Provincia di Lecce Giovanni Pellegrino.

Michele Emiliano, sindaco di Bari; candidato alla segreteria regionale del Pd

MELTIN’POT, FILANTO E ITALGEST SONO TRE OTTIMI ESEMPI DI IMPRESA DEL SUD, CHE SA CRESCERE E AFFERMARSI A LIVELLO NAZIONALE E INTERNAZIONALE. LE ISTITUZIONI DEVONO ACCOMPAGNARE PROCESSI DI SVILUPPO COME QUESTI il tacco d’Italia

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“Il pregio: la sua grandissima capacità di apprendimento e di saper vedere oltre le contingenze. Il difetto: è un cacciatore, con tutto il rispetto. E comunque è un grande uomo, ricco di talento e umanità. Le sue contraddizioni mi affascinano”. Il basso Salento ha caratteristiche diverse dal resto della provincia. Che cosa ha capito del territorio che ruota intorno a Nardò, Casarano e Tricase? “Parliamo di tre poli importanti per il turismo e per l’industria. Meltin’ Pot, Filanto e Italgest sono tre ottimi esempi di impresa del Sud, che sa crescere e affermarsi a livello nazionale e internazionale. Le istituzioni devono accompagnare processi di sviluppo come questi favorendo l’inserimento occupazionale, contrastando il lavoro nero e sostenendo aziende e lavoratori. Perchè non può esserci piena crescita del territorio senza una contestuale crescita delle famiglie. Nardò e Tricase: due luoghi meravigliosi, che fanno innamorare i turisti di tutto il mondo. Ma la bellezza è tale che il turismo in quelle terre dovrebbe puntare ancora di più sulla qualità dei servizi piuttosto che sulla quantità”. Esiste davvero un’identità salentina? Come è percepita nel Barese e nella Capitanata? “Molti pensano che il Salento sia solo Taranta e sagra della pìttula o dellu municeddu. Per me la salentinità è un valore di apertura verso l’altro, di accoglienza. Come il Salento è aperto ai mari, così è il salentino, proteso verso la gente che viene. Però non dite ai baresi che vi ho fatto tutti questi complimenti”. Costa ionica e costa adriatica salentine. Quale sceglierebbe per le sue vacanze? “La cosa unica del Salento è che ti permette di essere sia adriatico sia ionico. L’Adriatico è l’alba, il lavoro, l’aria fresca, le attività, le relazioni, la natura incontaminata. Lo Ionio è più mistico, è tramonto, è il caldo, con i toni che accendono il cuore, più riflessivo, che aspetta la notte”. Manifestazioni come la Notte della Taranta o il Premio Barocco sono diventate eventi di grande richiamo. Il turismo sembra organizzarsi verso la destagionalizzazione. Che cosa manca al Salento, a suo avviso, per compiere il salto di qualità? “La coraggiosa difesa del territorio, l’attenzione all’ambiente come condizione irrinunciabile, la salvaguardia dei luoghi che racchiudono l’anima del Salento. Le manifestazioni sono importanti, ma è fondamentale che la gente prenda coscienza del territorio, che non va svenduto o rovinato. Il nuovo che avanza deve fare attenzione alla radici, perché su quelle si fonda l’attrattività di una terra”.


IL DIALOGO ALLA BASE DEL PD Esiste il rischio che nel nuovo Partito democratico si ripresenti una suddivisione correntizia nei modi della Dc della Prima Repubblica? “E’ proprio questa la sfida della Costituente. Paola Binetti, Con le prossisenatrice della me Primarie Repubblica, andremo ad gruppo l’Ulivoeleggere un Margherita pensatoio di 2500 persone, che già di per sé è un esperimento di integrazione complesso. Il vero obiettivo dell’assemblea è valutare fino a che punto la diversità delle storie, degli stili e dei modi di intendere la vita politica riesca a trovare un punto di incontro, che non sia vissuto come mortificazione della propria identità ma come un’opportunità per esprimere valori”. Anche Forza Italia, che inizialmente sembrava rigettare l’idea di un partito unico, ora sembra stia arrivando allo stesso traguardo. “Democrazia è il percorso dalla pluralità alla sintesi. Se ne stanno accorgendo tutti gli schieramenti”. Le individualità che parteciperanno al Pd avranno la maturità per accettare il responso che dovesse uscire al termine di una dia-

VELTRONI-EMILIANO. MEGLIO UNA VITTORIA SCHIACCIANTE

lettica interna su temi importanti come il lavoro, l’etica, la famiglia? “Dovrà essere necessariamente così”. Il Salento è la terra che ha espresso la personalità importante di Aldo Moro. Che tipo di immagine si ha a Roma del Salento e della figura del politico magliese? “La personalità di Aldo Moro costituisce, anche nella prospettiva del Pd, una personalità in grado di anticipare i tempi. E’ stato il politico che con maggiore incisività ha segnato l’esigenza di passare da quel bipolarismo puro e forte che contrapponeva Dc e Pc, ed è stato il primo a capire che governare il Paese significa esprimere leggi in cui gli italiani si possano riconoscere. Non è molto differente da quello che stiamo cercando di fare oggi attraverso il Partito democratico. Inoltre, se dobbiamo guardare al bene del Paese e superare radicalmente la cultura dell’antipolitica che sta diventando pericolosamente sotterranea e deflagrante e se vogliamo restituire alla dignità dei politici la responsabilità di gestire la cosa pubblica, dobbiamo riuscire a lavorare affinchè le leggi esprimano realmente i bisogni del Paese e affinché i politici facciano da garanti dell’utilità delle stesse. Bisogna, a questo fine, almeno per ciò che riguarda le leggi strutturali del nostro Paese, non solo sviluppare il già difficile dialogo all’interno della maggioranza, ma anche estenderlo all’opposizione”.

Senatore Latorre, perchè scegliere Walter Veltroni? “Veltroni è la candidatura che più di ogni altra può interpretare il senso del Partito democratico. E’ un progetNicola Latorre, to di cui senatore della l’Italia ha Repubblica, bisogno, che vicepresidente risponde ad gruppo L’Ulivo-Ds un’esigenza del sistema politico nazionale: raccordare le eredità delle grandi culture politiche alla capacità di rinnovamento. Ciò significa anche accogliere nuove sensibilità”. La trasversalità di posizioni nel Partito democratico, da quella di Paola Binetti a quelle dei reparti più a sinistra dei Ds, non può potenziare fenomeni correntisti? “Escludo questo rischio. Il Pd sarà democratico per definizione e dunque sarà il partito nel quale deve potersi riconoscere una pluralità di sensibilità unite da una comune visione della società italiana. Un confronto, anche serrato, tra sensibilità diverse sarà una ricchezza”. Il nuovo partito avrà la maturità per riuscire a fare sintesi e a presentarsi in Parlamento o

all’opinione pubblica con una proposta univoca? “Questa maturità c’è già. In Camera e Senato esistono i gruppi unitari dell’Ulivo; alle ultime Politiche le liste dell’Ulivo alla Camera si fondavano su una comune idea dell’Italia. Il tema del Pd è già maturo nella vicenda politica italiana. Resta solo da costituirsi in partito”. Veniamo alla Regione Puglia. Si è creato un pieno consenso attorno al nome di Michele Emiliano? “E’ molto positivo che a livello regionale si formino maggioranze ancora più ampie di quelle che, a livello nazionale, sostengono Veltroni. Esistono l’asse politico che propone Emiliano e l’asse politico che sostiene Veltroni, ma è positivo che chi sostiene Enrico Letta a livello nazionale confluisca su Emiliano in ambito regionale. L’unica candidatura alternativa, quella di Antonio Gaglione, è di grande prestigio, ma Emiliano è il più adatto, in Puglia, a guidare questo processo”. Preferirebbe una vittoria schiacciante dell’asse Veltroni-Emiliano o buoni piazzamenti anche per gli altri candidati? “Io appartengo alla categoria di chi, quando compete, vuole prendere il massimo dei voti possibile. Più voti prenderanno Veltroni ed Emiliano, più soddisfatto sarò”.

// REGOLE E NUMERI Il “Regolamento quadro per l’elezione delle Assemblee Costituenti dell’Ulivo-Partito Democratico” è stato approvato a luglio dal Comitato 14 ottobre, 45 personalità chiamate a stabilire le norme di voto. Sedici articoli scanditi in undici pagine, più una serie di altri regolamenti e circolari formano lo schema entro cui deve muoversi chiunque voglia partecipare alle Primarie. Innanzitutto, i numeri: il 14 ottobre dalle 7:00 alle 20:00 gli elettori sceglieranno il segretario nazionale, i segretari regionali, 2400 componenti l’Assemblea nazionale e 4800 membri delle Assemblee regionali. Nella provincia di Lecce, i seggi saranno 34 per il nazionale e 70 per il regionale. È ammesso al voto e può candidarsi chiunque abbia compiuto i 16 anni, gli studenti universitari ed i lavoratori fuorisede, gli stranieri che risiedano regolarmente in Italia, purché dichiarino di voler partecipare alla fondazione del nuovo Partito, versino un contributo minimo di un euro e si presentino presso i seggi con un documento di identità e la propria tessera elettorale. Ovvie eccezioni, in questo caso, i minorenni ed i non cittadini. Gli italiani residenti all’estero eleggeranno 60 rappresentanti. Le liste sono formate alternativamente da uomini e donne e non può candidarsi chi appartenga a movimenti o partiti ispirati ad ideologie non riconducibili al Pd, né chi sia legato ad associazioni mafiose. Il confronto tra i candidati è ordinato da un Regolamento di Autodisciplina che sottolinea la lealtà tra i contendenti e la sobrietà della loro campagna, fissandone i tetti di spesa. I seggi sono assegnati su base proporzionale e con il conteggio dei resti.

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Provincia di Lecce, riepilogo seggi: Naz reg Lecce 5 9 Squinzano 5 10 Tricase 5 10 Maglie 5 10 Casarano 5 11 Nardò 4 9 Galatina 5 11 Totale 34 70 Totale seggi Puglia: 316


//Attualità //Università //Elezioni al vetriolo

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on è passato molto tempo dall’ultima inchiesta del Tacco sull’Università del Salento. Nel numero 25 (maggio 2006), in “Atenei in guerra” analizzavamo le mosse e contromosse della strategia espansionistica dell’Università di Lecce su Brindisi e Taranto, in competizione con Bari. Con numeri e dati (anche di bilancio) alla mano, dimostravamo come la proliferazione dei corsi di laurea e delle facoltà allargasse l’offerta formativa ma non necessariamente coincidesse con l’impennarsi della sua qualità: corsi per pochi intimi, strutture spoglie, servizi inesistenti. Inoltre l’amara considerazione che ne veniva fuori era che, in tali condizioni, istituire nuovi corsi o facoltà fosse un metodo utile più a consolidare le posizioni dei “baronati”, nelle loro perpetue mosse e contromosse di pedine (tu dai una cattedra a me, io do tre ricercatori a te) che ad allargare gli orizzonti conoscitivi degli studenti. Da allora i problemi per l’Università che nel frattempo ha cambiato nome (Università del Salento) sono solo aumentati, soprattutto in seguito all’inchiesta giudiziaria che ha portato alle dimissioni del già rettore Oronzo Limone. Conseguenza dell’inchiesta e delle dimissioni di Limone, l’elezione del nuovo rettore, il primo della neobattezzata Università del Salento. E’ già partito dunque il toto-candidature per eleggere il nuovo Magnifico. Dopo il “passo indietro” di Ernesto Sticchi Damiani, presidente del corso di laurea in Giurisprudenza, Vincenzo Zara, presidente di Biologia, e in extremis, anche di Stefano Adamo, preside di Economia, (quest’ultimo indignato dalle mosse basse infertegli dallo sfidante Laforgia attraverso il suo forum), ad oggi, per certo, daranno l’assalto alla poltrona più alta dell’ateneo il preside di Ingegneria Domenico Laforgia (in tandem con Carmelo Pasimeni, candidato prorettore), Marcello Strazzeri, preside di Scienze sociali, politiche e del territorio, e Alfredo Castellano, docente di Fisica. L’Università che sarà consegnata nelle mani del neo rettore sarà un’Università in crisi: crisi finanziaria, crisi d’immagine, crisi “produttiva”. Sono previsti tagli pesanti, perché mancano circa 4 milioni di euro per chiudere in pareggio il bilancio di previsione 2008; l’immagine del rettore come riferimento non solo per la didattica ma come faro morale per la sua “alterità” derivante dall’essere uomo di cultura, è crollata rovinosamente; crolla la qualità del “prodotto” offerto, ovvero il titolo di studio,

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STUDENTI, DOCENTI, PERSONALE AMMINISTRATIVO TRACCIANO L’IDENTIKIT DEL NUOVO RETTORE. A CUI SOTTOPONGONO POCHE PRIORITÀ CHIEDENDO TRASPARENZA E RINNOVAMENTO TOTALI La copertina del Tacco (n. 25, maggio 2006) dedicata all’inchiesta sulle strategie “espansive” dell’Università leccese

magnifica di Flavia Serravezza

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GLI STUDENTI: “CORSI DA SNELLIRE, ELIMINAZIONE DELLE, DUPLICAZIONI, EFFICIENZA AMMINISTRATIVA, SEGRETERIE INFORMATIZZATE, POSTI LETTO E AULE. SI PARTA DA QUI” che non ha come primo effetto conseguente al suo ottenimento, il posto di lavoro. A testimoniare la crisi dell’Università leccese sono gli stessi docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo chiamati a votare nelle elezioni straordinarie del 22, 23 e 24 ottobre. Apparentemente c’è voglia di rinnovamento. Vero è però che a ben guardare, i due candidati maggiormente papabili, Strazzeri e Laforgia, non si discostano poi troppo dall’area di influenza di Limone, ché il primo ha tenuto a battesimo la nascita della costola brindisina dell’Università del Salento sotto mandato di Limone e del Senato accademico, il secondo ha consolidato la sua posizione in ambiente umanistico proprio fianco a fianco di Limone, quando quest’ultimo ideò e realizzò il progetto “Orientamento”, chiamando a dirigere la Scuola d’italiano per stranieri, fiore all’occhiello del progetto, la moglie di Laforgia. A titolo di cronaca, poi, ci risulta che le indagini su Laforgia, riguardo ad una vicenda legata al distorto utilizzo dei finanziamenti “Pia - innovazione” siano ancora aperte. Ad oggi, dunque, Laforgia risulta indagato, per vicende diverse, né più né meno di Limone. Ma, se Limone per il fatto di essere oggetto di indagine da parte della magistratura, ha ritenuto di dimettersi, per permettere all’Università di ripartire con più slancio, Laforgia, toccato dal medesimo provvedimento giudiziario, non ha valutato l’ipotesi di dover rimanere in ombra. E anzi rilancia strali al vetriolo dal suo forum all’indirizzo dei contendenti (Adamo in primis). Ad oggi i giochi sono tutt’altro che chiusi e con docenti, studenti e personale tecnico-amminsitrativo abbiamo cercato di capire quali siano le qualità irrinunciabili per il nuovo Magnifico, quale Università erediterà, quali le priorità da risolvere e i nodi da sciogliere. A occhio e croce il futuro rettore avrà non poche gatte da pelare e pochi strumenti per farlo. Finanziare la ricerca e spingere per la qualità dell’offerta formativa o espansione territoriale e proliferazione di corsi: questo bivio dovrà prima o poi essere affrontato. Il futuro dell’Università del Salento è tutta una scommessa. M.L.M

STICCHI DAMIANI: “SUBITO: FACOLTÀ DI MEDICINA, L’AUTONOMIA DELL’ISUFI E LA RIORGANIZZAZIONE DELL’EDILIZIA”

scommessa il tacco d’Italia

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// I COLONNELLI SFIDANTI ALFREDO CASTELLANO Tiene con elevata perizia corsi di Fisica Applicata e Fisica Medica presso il battaglione di Scienze e Tecnologie Fisiche del campo di Lecce. Guida varie riviste scientifiche internazionali con cosciente sprezzo del pericolo. E’ responsabile di spiccata professionalità di accordi di interesse nazionale. E’ stato delegato scelto del magnifico comandante per Studi di fattibilità relativi alle esercitazioni inerenti la Salute e la Sanità che ha portato a compimento con dedizione e profondo senso del dovere.

DOMENICO LAFORGIA Formatosi con elette virtù in Ingegneria meccanica presso il campo di Bari, guida con alto spirito di servizio il corpo di Ingegneria dell’innovazione di stanza a Lecce dove tiene con polso duro esercitazioni in Sistemi per l’Energia e l’Ambiente. Fulgido esempio di elette virtù, è stato per sei anni delegato del magnifico comandante Angelo Rizzo per l’attività di assistenza agli Enti pubblici e privati, e di coordinamento per i programmi e i finanziamenti comunitari che ha svolto con eccezionale spirito di abnegazione, consapevole sprezzo del pericolo e straordinaria professionalità. Si è sottoposto a allenamenti speciali all’estero.

MARCELLO STRAZZERI Guida il corpo di Scienze della Formazione con spiccate doti di coraggio e ferma determinazione; con cosciente sprezzo del pericolo tiene esercitazioni di Sociologia della conoscenza, Sociologia e Sociologia del diritto presso il battaglione di Sociologia del campo di Lecce cui è legato da profonda lealtà ed immutata dedizione. E’ attualmente tra le prime fila del Consiglio di Amministrazione del campo di Lecce e della giunta esecutiva del Cirps (consorzio interuniversitario paesi in via di sviluppo) oltre che membro di indiscusse doti morali del comitato direttivo dell’Eurispes e del Cum (Comunità Università del Mediterraneo).



università senza sedi e con servizi retrò L’Ateneo salentino vuole crescere senza avere basi solide. Ma l’esistente funziona male: mancano strutture e servizi; il precariato del personale tecnico-amministrativo e dei ricercatori blocca la gestione dell’in-

Gilberto Indirli presidente del Consiglio degli studenti

“Esistono tre emergenze. Prima fra tutte la didattica: è da poco iniziata una politica di riorganizzazione e razionalizzazione dei corsi di laurea e dei piani di studio. Ma esistono ancora corsi di studio molto simili, pur afferenti a facoltà diverse, e corsi che non rispondono alle esigenze del territorio. In secondo luogo occorre riformare il sistema dei servizi agli studenti, in particolare le segreterie che vivono una

tero sistema; le segreterie affogano tra le carte e le code agli sportelli; in molti dipartimenti mancano postazioni informatiche; le biblioteche sono poche, vuote, inefficienti. Questo è solo il principio di un male che

carenza di personale e ricorrono a procedure troppo farraginose, come lo statino cartaceo. Infine, occorre perseguire una più precisa politica edilizia: il polo umanistico appare un’utopia e gli studenti delle facoltà umanistiche devono ancora dividersi tra i diversi plessi sparsi nella città, spesso privi delle basilari norme di sicurezza. Il nuovo rettore deve avere la volontà politica di rilanciare l’Università”.

Giovanni Invitto, preside della Facoltà di Scienze della Formazione

CINGOLANI: “DAL NUOVO RETTORE MI ASPETTO RISPOSTE CHIARE SU COME INTENDE RISOLVERE IL PROBLEMA DELLE INFRASTRUTTURE E SULL’ISTITUZIONE DELL’ISUFI”

Ernesto Sticchi Damiani, presidente del corso di laurea in Giurisprudenza

Tommaso Fracasso, coordinatore della Consulta del personale tecnico-amministrativo

“L’Università ha bisogno di una riorganizzazione complessiva. Poi c’è un problema di ricalibratura dei programmi e dei progetti universitari rispetto alle nuove esigenze del territorio e alle nuove domande del mercato del lavoro. Le emergenze sono tre: istituzione della Facoltà di Medicina, l’autonomia dell’Isufi e la riorganizzazione dell’edilizia, dato che ancora una serie di facoltà attendono la loro

“Il precariato riguarda il personale tecnicoamministrativo, ma anche i ricercatori e i lettori di madre lingua. Occorre inoltre puntare all’innovazione tecnologica e ad un maggiore radicamento sul territorio. Dal 1996 il settore amministrativo ha una pianta organica non adeguata alle esigenze, con impiegati oberati di lavoro. Quanto all’informatizzazione dei servizi, con le iscrizioni on line abbiamo fatto un passo

sede definitiva. Tra queste, c’è anche Giurisprudenza. Il nuovo rettore, poi, dovrebbe essere salentino non di nascita ma di cuore, nel senso che non dovrebbe avere altri interessi al di fuori del Salento, che non dovrebbe vivere o lavorare altrove e che non dovrebbe essere cresciuto in altre realtà universitarie con le quali mantiene i contatti. È fondamentale che si dedichi 24 ore su 24 all’Università”.

avanti ma bisognerebbe fare di più. Il nuovo rettore dovrebbe innanzitutto razionalizzare l’offerta formativa. Ci sono corsi di laurea che non hanno attinenza col nostro territorio e ne mancano altri che avrebbero maggiore ragione di esistere. Come Consulta, inoltre, vorremmo estendere il voto anche al personale tecnico amministrativo, visto che ora vota solo una percentuale scelta tra i grandi elettori”.

Roberto Cingolani, docente di fisica generale della Facoltà di Ingegneria

Rosario Coluccia, ordinario di Storia della lingua italiana e già prorettore dell’Università di Lecce; presidente dell’Associazione Italiana per la Storia della Lingua Italiana

rischia di mandare in coma l’Ateneo. Queste denunce arrivano direttamente dalla pancia dell’Università. Basta “ascoltare” per capire quale situazione il nuovo rettore si troverà a gestire.

“E’ necessaria una capacità di definizione degli indirizzi e di mediazione di diversi interessi. Dopo una fase di crescita poco razionalizzata, occorre strutturare l’esistente. Un punto nodale è il rapporto tra Facoltà e ed Isufi. Da una parte l’Isufi non è autonomo dal punto di vista istituzionale né da quello delle risorse; d’altra parte nelle dieci Facoltà sono presenti gruppi di ricerca di livello internazionale che dovrebbero fruire delle stesse risorse dei colleghi che sono stati cooptati nell’Isufi. Solo l’autonomia di questo isti-

tuto può legittimare, oggi, una presenza privilegiata dello stesso. Occorre poi ristrutturare il sistema bibliotecario. Tutte le procedure amministrative dovrebbero essere informatizzate. Va affrontato immediatamente il problema edilizio delle Facoltà umanistiche considerate “residuali” tra le quali Scienze della Formazione, rispetto a Lingue e a Lettere, è sicuramente la più disagiata. L’unico spiraglio è la possibilità di utilizzazione didattica, per sei anni, del complesso Cnoss. Bisogna adeguare a norma il Parlangeli”.

“L’ateneo leccese soffre di inefficienza amministrativa e infrastrutturale e necessita di un miglioramento della qualità della ricerca scientifica. C’è uno scollamento tra l’interesse di studenti e ricerca e quello della tecnocrazia universitaria. È importante saper usare le risorse in tempi brevi. Le procedure amministrative sono lente e pesanti. Il cartaceo dovrebbe quasi scomparire dalle segreterie. Manca anche l’idea della necessi-

tà di essere competitivi dal punto di vista scientifico. Il nuovo rettore dovrà prediligere un intervento forte sulla gestione amministrativa e sui regolamenti e dovrà indicare un piano di valutazione del personale. Da lui mi aspetto risposte chiare su come intende risolvere il problema delle infrastrutture e sull’istituzione dell’Isufi. Quel che serve all’ateneo leccese è una classe dirigente che porti avanti un piano strategico ben definito”.

“L’Università deve ritornare a fare quello per cui è nata: ricerca e didattica efficaci. Occorre valorizzare le quote di eccellenza: i docenti che fanno buona ricerca, producono buona didattica. Occorre migliorare i servizi, dalle biblioteche ai laboratori. Oltre alla ricerca applicata va potenziata la ricerca di base. Una piaga della nostra

Università è il precariato di personale docente e non docente. Il mio consiglio al nuovo rettore è di ritornare all’‘abc’ del sistema universitario, guardando anche ai modelli esteri. Non abbiamo risorse per creare nuove facoltà e corsi di laurea. Dovremmo piuttosto migliorare l’esistente. Potrebbe essere utile un ricambio generazionale ai vertici dell’Ateneo”.


una rosa

con tante spine

PRECARI Secondo i dati del 2006 ecco quanti sono i precari dell’Università del Salento: – personale tecnico amministrativo: 446; – assegni di ricerca: 147; – dottorati di ricerca (con borsa di studio): 492 (altrettanti svolgono il dottorato senza borsa di studio); – contratti di insegnamento (annuali): 83; – contratti di insegnamento per supplenze esterne: 15; – tutor: 31 POSTI LETTO Ai 300 posti-letto gestiti dall’Edisu a Lecce, si devono aggiungere i 60 del Centro Ecotekne di Monteroni. La popolazione studentesca dell’Università del Salento è pari a 27mila unità. Gli studenti fuori sede sono circa 7mila. Quest’anno è stata attivata una convenzione con l’Edisu per 60 posti alloggio all’interno della Cittadella della ricerca di Brindisi. Qui ci sono 60 posti-letto per poco più di un migliaio di studenti mentre a Lecce ci sono 350 posti per 27mila studenti. BILANCIO Per chiudere in pareggio il prossimo bilancio di previsione per il 2008 mancherebbero circa 3,5-4 milioni di euro. Per colmarlo si dimezzeranno le indennità di carica e i gettoni di presenza (già tagliati del 20% negli ultimi due anni) e si procederà a tagli delle spese.

1214 PRECARI SU 2500 ADDETTI CIRCA; 350 POSTI LETTO PER 27MILA STUDENTI; 4 MILIONI CIRCA PER CHIUDERE IN PAREGGIO IL BILANCIO DI PREVISIONE. QUANTO È VUOTO IL PORTAFOGLIO DELL’ATENEO Pare che i settori più a rischio sarebbero i servizi di portierato, pulizia, vigilanza e apertura dei plessi. La Commissione Bilancio non ha ancora elaborato una proposta formale. DIDATTICA Da tempo studenti e docenti chiedono un’offerta formativa “semplice e senza nomi di fantasia inventati per attrarre studenti”. L’organizzazione della didattica spesso non riesce ad evitare accavallamenti o buchi di ore tra le lezioni. Una situazione “anomala” riguarda l’esistenza di corsi di laurea molto simili in facoltà diverse e che sostanzialmente rilasciano lo stesso titolo. Ecco due casi di corsi-doppioni: 1° caso Corso di laurea in Filosofia della Facoltà di Lettere e filosofia.

Corso di laurea in Filosofia, scienze umane e morali della Facoltà di Scienze della formazione. 2° caso Scienze politiche e delle Relazioni internazionali della Facoltà di Lettere e Filosofia. Scienze politiche per l’area euro mediterranea nella Facoltà di Scienze sociali, politiche e del territorio che ha sede a Brindisi. EDILIZIA Palazzo Parlangeli, sede di gran parte delle Facoltà umanistiche, presenta evidenti carenze strutturali e necessita di lavori di messa in sicurezza. Serve una soluzione definitiva per la Facoltà di Giurisprudenza che da anni ricorre a stabili in affitto. Va inoltre completato il processo di delocalizzazione su Brindisi garantendo strutture, servizi e didattica di qualità. SERVIZI Le procedure on-line per iscrizioni, immatricolazioni e partecipazioni ai bandi sono ormai una realtà. Ma la prenotazione agli esami avviene ancora con la consegna dello statino, i tempi necessari per la verbalizzazione degli esami sono lunghi, le segreterie e le biblioteche sono sprovviste di personale. BIBLIOTECHE Ogni dipartimento ha la sua biblioteca (cui si aggiunge quella interfacoltà). Studenti e docenti da tempo segnalano la necessità di rifornirle di nuovo materiale per le ricerche. Inoltre il personale è insufficiente. Nella biblioteca di Giurisprudenza, ad esempio, non ci sarebbe quasi mai personale di front office. Le aule studio e multimediali sono insufficienti e restano aperte sino alle 20, mentre in molti atenei italiani ed europei funzionano sino alle 24.

// CHI VOTA, COME E QUANDO

// MEZZO SECOLO D’ATENEO

Entro il 7 novembre l’Università del Salento avrà il nuovo rettore. Il 22, 23 e 24 ottobre tutto il mondo accademico è chiamato ad eleggere il nuovo Magnifico che guiderà l’ateneo per i prossimi quattro anni. Si vota per tre giorni, da statuto, dalle 10 alle 17. Tre giorni per dare tempo ad ogni candidato di raggiungere il quorum necessario per essere eletto: la maggioranza dei voti più uno. Se l’assemblea dei votanti è compatta, si può risultare vincitori già al primo turno. Così avvenne per il rettore dimissionario Oronzo Limone: al secondo mandato fu eletto il primo giorno, anche perché era l’unico candidato in corsa. Nel caso in cui nessuno dovesse ottenere la maggioranza dei voti più uno, i due candidati che riceveranno più voti andranno al ballottaggio, fissato per il 26 ottobre. Se anche il ballottaggio non dovesse dare alcun risultato, si procederà con ballottaggi a oltranza, ogni due giorni, fino all’elezione. Il termine per la presentazione della candidature è il 12 ottobre. Gli aventi diritto al voto sono 1058: 423 docenti di prima e seconda fascia, 320 ricercatori confermati e non confermati, 149 rappresentanti del personale tecnico e amministrativo e 166 studenti (rappresentanti del Senato accademico, del Consiglio di amministrazione, del Comitato di gestione degli impianti sportivi, dei Consigli degli studenti e dei Consigli di facoltà).

La “Libera Università degli studi di Lecce” nasce nel 1955 con l’istituzione della Facoltà di Magistero (il riconoscimento giuridico arriverà nel 1959). Le lezioni iniziarono il 22 novembre; quattro i corsi previsti: Materie letterarie, Pedagogia, Lingue straniere e Vigilanza scolastica. Dopo 52 anni di storia l’ateneo leccese ha cambiato nome e raggio d’azione: si chiama “Università del Salento” e punta a diventare un importante polo di conoscenza diffuso sul territorio del “Grande Salento” (Lecce, Brindisi e Taranto). E se al primo corso di Magistero si iscrissero appena 77 studenti, oggi la popolazione studentesca supera le 27mila unità che affollano nove facoltà.

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// LE NOVE SORELLE L’attuale offerta formativa dell’ateneo comprende nove facoltà: Lettere e filosofia (la più antica; preside Bruno Pellegrino); Scienze matematiche, fisiche e naturali (preside Carlo Storelli); Economia (preside Stefano Adamo); Ingegneria (preside Domenico Laforgia; da quest’anno è attiva anche la facoltà di Ingegneria industriale, con sedi ripartite tra Lecce e Brindisi, presieduta da Saverio Monelli); Lingue (preside Antonio Fino); Scienze della formazione (preside Giovanni Invitto); Beni culturali (preside Marcello Guaitoli); Giurisprudenza (preside Nicola De Liso); Scienze sociali, politiche e del territorio (preside Marcello Strazzeri).

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GLI AVENTI DIRITTO AL VOTO SONO 1.058: 423 DOCENTI DI PRIMA E SECONDA FASCIA; 320 RICERCATORI CONFERMATI E NON; 149 RAPPRESENTANTI DEL PERSONALE TECNICO-AMMINISTRATIVO; 166 STUDENTI

TUTTI I RETTORI DELL’ATENEO SALENTINO Libera Università degli Studi di Lecce Giuseppe Codacci Pisanelli dall’a.a. 1960-’61 all’a.a. 1965-’66 Università degli Studi di Lecce Giuseppe Codacci Pisanelli dall’a.a. 1966-’67 all’a.a 1975-’76 Saverio Mongelli dall’a.a. 1976-’77 all’a.a. 1978-’79 Mario Marti dall’a.a. 1979-’80 al 26-6-’81 Alberto Sobrero dal 27-6-’81 al 1-10-’83 Donato Valli dall’ a.a.1983-’84 all’a.a. 1991-’92 Angelo Rizzo dall’a.a. 1992-’93 all’a.a. 2000-’01 Oronzo Limone dall’a.a. 2001-’02 all’11-7-2007

// L’EX MAGNIFICO L’11 luglio, Fabio Mussi, ministro dell’Università e della ricerca, ha preso atto delle dimissioni di Oronzo Limone, rettore dell’ateneo salentino dal 2001. La nuova elezione dovrà avvenire entro il 7 novembre. Nel frattempo, le funzioni rettorali sono esercitate da Armando Blanco, prorettore vicario. Limone sarebbe scivolato sulla questione del Polo umanistico che doveva nascere nell’ex manifattura Tabacchi. La Procura della Repubblica di Lecce lo ha iscritto nel registro degli indagati con le ipotesi di falso e abuso d’ufficio alle quali si è aggiunta anche quella di voto di scambio riconducibile alla campagna elettorale dell’ex assessore all’urbanistica di Lecce Angelo Tondo (An), anche lui sotto accusa. L’inchiesta ha coinvolto una ventina di persone tra cui anche il capo di gabinetto di Limone, Gianfranco Madonna. Undici mesi di intercettazioni telefoniche hanno portato gli inquirenti ad ipotizzare l’esistenza di una rete di favori tra Ateneo e settore urbanistica di Palazzo Carafa. Assunzioni e pratiche edilizie di favore in cima alla lista. Altri materiali sarebbero emersi dalle perquisizioni domiciliari. A casa di Tondo, sarebbe spuntata anche una lista di persone “da sistemare”, mentre nell’abitazione di Limone sarebbero state trovate delle fatture intestate all’Università per l’acquisto di spumanti, vini pregiati, elettrodomestici. Di qui, anche l’ipotesi di peculato a suo carico. Nel mirino degli inquirenti è finito anche Pierpaolo Limone, figlio del Magnifico, indagato per truffa legata a una ristrutturazione edilizia. Limone si è detto “totalmente estraneo” ai fatti e ha parlato di “gogna mediatica”. Limone ha dichiarato di volersi dimettere il 10 luglio scorso, durante una stringata conferenza stampa.

ORONZO LIMONE, già rettore dell’Università del Salento, è stato anche preside della Facoltà di Lingue e letterature straniere dalla sua istituzione, nel 1996, fino al 2001. Da preside di Lingue ha tenuto a battesimo il “progetto Orientamento”, che gli ha permesso di rafforzare il feeling con gli studenti, spianandogli la strada verso il rettorato. PRINCIPALI PROGETTI REALIZZATI: – realizzazione del Polo Tecnologico dove ha sede il Laboratorio Nazionale di Nanotecnologie; – apertura della Facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio e della Facoltà di Ingegneria Industriale destinate al nuovo polo universitario brindisino; – nascita dei servizi on-line per gli studenti: iscrizioni, immatricolazioni, presentazione di domande ai vari bandi sono tutte procedure che si possono espletare solo per via informatica; – cambio di denominazione in Università del Salento; – potenziamento della Scuola Superiore ISUFI con la nascita di nuovi settori disciplinari.


// Forum //Esclusione sociale //Cervelli fuori/2

DALLA NOSTALGIA DEGLI AFFETTI ALLA VOGLIA DI RENDERSI UTILI ALLA PROPRIA TERRA. ECCO PERCHÉ, DOPO AVER STUDIATO FUORI, ALCUNI ILLUSTRI “RITORNATI” HANNO FATTO LA VALIGIA E SONO PARTITI. STAVOLTA GIÙ, VERSO CASA

Primo ’900. Emigranti salentini arrivano nella stazione di Torino in cerca di fortuna (foto tratta dal calendario 2005 del Comune di Taurisano dedicato all’emigrazione)

tutti giù per (la propria) terra di Laura Leuzzi

a scelta di ritornare nella propria terra, dopo aver studiato o essersi specializzati altrove, dovrebbe essere naturale. Il senso del rientro dovrebbe coincidere con la voglia di mettere a frutto ciò che si è avuto modo di apprendere negli anni della formazione. Ma non per tutti fare ritorno a casa è semplice. Non lo è per i salentini che al momento della decisione si trovano, ancora oggi, di fronte ad un bivio: dare ascolto alla testa, e dunque rimanere fuori, per compensare con una professione soddisfacente gli sforzi compiuti sui libri; oppure ascoltare il cuore, e ritornare nella propria terra d’origine, dagli affetti e dai luoghi di sempre, senza sapere che cosa succederà. Prendendo spunto da un dibattito sviluppatosi spontaneamente su iltaccoditalia.net, già nello scorso numero abbiamo trattato il tema del ritorno, chiedendo ai massimi rappresentanti istituzionali del Salento che cosa abbiano fatto per arginare il fenomeno della fuga dei cervelli e per incentivare il rientro delle professionalità formatesi fuori. Stavolta abbiamo interpellato illustri “ritornati” di casa nostra ai quali abbiamo chiesto perché abbiano scelto di rientrare in Salento, dopo gli studi lontano da casa. Abbiamo capito che i salentini sono un popolo di cuore: in molti casi ci hanno confidato di aver fatto ritorno nonostante non avessero la prospettiva di una “sistemazione” professionale, spiccando un salto nel buio, badando di più agli affetti che alla sicurezza economica. E a conti fatti rifarebbero oggi la stessa scelta di qualche anno fa, pur riconoscendo che questa terra, dalla quale è così difficile stare lontani, non offre ai suoi figli le condizioni necessarie per spingerli a fare ritorno.

L

Settembre. La copertina del Tacco n. 40, dedicato al fenomeno della fuga dei cervelli e al tema del ritorno nella propria terra


Conoscere i “cervelli” per aiutarli a tornare

Cosimo Prisciano, dirigente Italia Lavoro Puglia

Per arginare la fuga dei cervelli pugliesi occorre rispondere a delle domande: quanti sono, che titolo di studio hanno, quale esperienza professionale hanno maturato, quanti sono disponibili a tornare ed a quali condizioni. Questo è il presupposto per la definizione di un piano di intervento che tenga conto delle condizioni di ciascun giovane interessato a “tornare” e che consenta di mettere in campo

domanda e offerta di lavoro (tali interventi devono essere accompagnati da strumenti di sostegno al reddito e da una serie di incentivi per le imprese, voucher formativi e bonus assunzionali); integrare le politiche di sviluppo del nostro territorio alle politiche attive del lavoro. Infatti non basta favorire l’incontro tra chi cerca e chi offre lavoro; occorre aumentare il tasso di occupazione com-

strumenti di politiche attive del lavoro. Successivamente occorre muoversi su due direttrici: attivare una rete di servizi per il lavoro da parte di operatori pubblici e privati in grado di garantire servizi di orientamento, valutazione dell’occupabilità, redazione di un piano d’azione individuale e supporto alla ricerca attiva del lavoro, servizi per favorire l’incrocio tra

Piero Montinari, presidente Confindustria Lecce Ho studiato Scienze bancarie a Siena perché a Lecce quella facoltà non esisteva, ma non ho mai pensato che sarei rimasto fuori dopo gli studi. Il rientro è stato naturale, come l’inserimento nel mondo del lavoro. Ho sempre respirato l’aria di impresa e sapevo benissimo a che cosa andavo incontro e come dovevo affrontarlo. Al mio ritorno ho vissuto la voglia di mettere in pratica quello che avevo studiato all’Università. Ambientarmi non è stato traumatico.

Paolo Perrone, sindaco di Lecce La decisione di ritornare a Lecce è stata molto sofferta, perché già lavoravo all’estero, dopo gli studi alla Bocconi di Milano. Ho dovuto scegliere se tornare a Lecce per dedicarmi all’attività di famiglia o rimanere fuori e lavorare per terzi. Nella decisione ha influito il richiamo della mia terra. Ma mi chiedo ogni giorno, ancora oggi, se ho fatto la scelta giusta. Al Nord e all’estero ho respirato un fermento culturale che, una volta a Lecce, mi è mancato molto. Poi ho iniziato a fare l’imprenditore e dal ’98 ho portato avanti il mio impegno politico. Fino a quando mi sono candidato alla carica di sindaco. Oggi, nonostante questi successi, non so se rifarei la stessa scelta.

Grazia Manni, imprenditrice Manni editrice, Lecce Dopo la laurea a Bologna, ho lavorato per cinque anni fuori Lecce. E’ giusto fare i conti con bollette, cucina, spese e vedere ciò che offrono le altre città a livello di formazione professionale. Ma poi è necessario fare ritorno nel proprio territorio, perché nessuno lo conosce meglio di noi e quindi può meglio di noi contribuire alla sua crescita. Al rientro ho avvertito una differenza sostanziale dal punto di vista culturale rispetto a città come Bologna e Roma, che offrono un enorme ventaglio di possibilità. Ma non mi sono pentita della scelta perché a casa avevo gli affetti. Professionalmente sono stata fortunata perché ho assunto subito la presidenza del consiglio di amministrazione dell’azienda di famiglia che ho trasformato in Srl. La difficoltà maggiore è stato comunicare a distanza, quando internet non era diffuso come oggi.

PAOLO PERRONE: “AL NORD E ALL’ESTERO HO RESPIRATO UN FERMENTO CULTURALE CHE, UNA VOLTA A LECCE, MI È MANCATO MOLTO. OGGI, NONOSTANTE I SUCCESSI, NON SO SE RIFAREI LA STESSA SCELTA”

ANTONIO SCARLINO: “SONO RIMASTO DELUSO DALLO SCOPRIRE UN’IMPROVVISAZIONE DI FONDO SIA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, SIA NELLE ISTITUZIONI, SIA NEL PRIVATO. HO VISSUTO ANCHE LA DIFFICOLTÀ DI AFFERMARMI A LECCE VENENDO DALLA PROVINCIA. L’UNICO MODO PER FARCELA È MATURARE UNA VISIONE COSMOPOLITA”

plessivo, intervenendo sulla creazione di nuovi posti di lavoro, legando gli investimenti (ed i relativi incentivi) agli interventi di accompagnamento al lavoro con strumenti come il tirocinio, incentivi all’assunzione da parte delle imprese, sistemi premianti le imprese che assumono giovani disponibili a ritornare in Puglia ed una rete di servizi di accompagnamento al lavoro.

Ylenia Sambati, event planner YLTOUR, Lecce Grazie ad una borsa di studio Erasmus, ho studiato Lingue a Nancy. Non ho mai perso il contatto con l’Italia né con importanti agenzie internazionali di eventi. Ma ad un certo punto ho fatto sintesi e mi sono detta che potevo mettere a frutto quello che avevo imparato sia dal punto di vista universitario sia da quello lavorativo. Così ho scelto di tornare a Lecce e non me ne sono mai pentita, perché oggi faccio esattamente quello che sognavo di fare. Non è necessario andare lontano per affermarsi; molte volte, anzi, è più difficile fare un lavoro come il mio all’estero, dove ti aspetta una lunga gavetta nelle reception degli alberghi oppure nei ristoranti. L’importante è far fruttare, una volta a casa, le esperienze maturate fuori.

Antonio Scarlino, responsabile finanziario Salumificio Scarlino, Taurisano Ho studiato Economia aziendale a Modena. Ho scelto questa città perché era un grande centro delle carni. Dopo la laurea, ho lavorato per un anno nella direzione marketing della Unilever, la prima multinazionale al mondo, e poi sono tornato. Per me è stata una scelta obbligata, che ho fatto volentieri perché sono molto legato al nostro territorio. Sono rimasto deluso dallo scoprire un’improvvisazione di fondo sia nella pubblica amministrazione, sia nelle istituzioni, sia nel privato. Qui lo stimolo è forte ma anche sconfortante perché, nonostante gli sforzi, questa terra è ancora indietro rispetto ad altre realtà. Inoltre, ho vissuto anche la difficoltà di affermarmi a Lecce venendo dalla provincia. L’unico modo per farcela è maturare una visione cosmopolita.

Stefania Mandurino, commissaria Apt Provincia di Lecce Mi sono laureata in Economia aziendale alla Luiss di Roma ed ho lavorato in giro per l’Italia per cinque anni; sono stata anche in Francia, nel sistema bancario. Poi per una casualità ma anche per un desiderio personale, ho preso la decisione di ritornare a Lecce, nonostante avessi molte opportunità di crescita professionale, per fare l’imprenditrice nel settore turistico. Le difficoltà sono state tante, ma l’amore per il fare impresa e per il settore turistico e la voglia di tornare a casa hanno reso la mia scelta meno traumatica di quanto sarebbe potuta essere.



Da sinistra: Alessia Bambi, responsabile comunicazione Eminart; Corrado Brigante, presidente Confartigianato Lecce; Amedeo Giuri, segretario provinciale Confartigianato Lecce; Ettore Bambi, project manager Eminart; Maria Pia Panzera, coordinatrice equipe Animazione; Antonio Zippo, dirigente Cisl


Debora Gravili, ginecologa “Vito Fazzi” di Lecce e presidentessa Ail Lecce

Valeria Lupo, responsabile marketing Bpp Ho studiato Economia a Roma e sono ritornata in Salento venti anni addietro quando le condizioni erano differenti rispetto a quelle odierne. Il mio rientro è stato condizionato dal fatto di aver vinto un concorso, quindi mi è stato semplice inserirmi nel mondo del lavoro. Oggi lo rifarei ma solo se sapessi che le condizioni sono cambiate veramente. Il Salento non offre possibilità ai giovani quindi è meglio andare a studiare, e magari anche a lavorare, fuori e tornare solo una volta acquisita una certa esperienza.

Sandra Antonica, sindaca di Galatina Ho sempre considerato l’esperienza universitaria a Modena come una parentesi. Mi sono laureata nel ’93 e fino al ’96 ho lavorato ad un dottorato di ricerca. Sono tornata nel Salento ed ho aperto uno studio dentistico in un quartiere popolare, per rendere accessibili a tutti determinate cure. L’ho sentita come una missione. Non ho faticato per affermarmi, ma ho vissuto un isolamento professionale che al Nord non sentivo. Frequentare corsi di aggiornamento lì era una cosa abituale; inoltre, tra professionisti c’era maggior dialogo ed una maggiore collaborazione. Nonostante queste condizioni, rifarei la stessa scelta. Il Sud, se si affida al senso civico dei suoi figli, ha grandi prospettive.

Remigio Venuti, sindaco di Casarano La scelta di ritornare al mio luogo di origine, dopo aver studiato Veterinaria a Bologna, non è stata così scontata. Sono stato combattuto tra la voglia di continuare a vivere in una città e il richiamo degli affetti. Poi questo ha prevalso sul resto. Eravamo un gruppo di amici, tutti partiti nello stesso periodo. E poi ritornati con il sogno di portare nella nostra terra competenze, entusiasmo, idee. Al nostro rientro il contesto era cambiato per cui riambientarsi ha richiesto un periodo di rodaggio. Il mio punto di riferimento è stato la politica: la sezione era sempre stata un luogo di socializzazione. Dal punto di vista lavorativo è stato più complicato. Mi sono collocato professionalmente ben nove anni dopo la laurea, scontrandomi con la condizione per cui i vincitori dei concorsi erano decisi ancora prima dei concorsi stessi. Nel frattempo ho gestito con un collega un ambulatorio veterinario che mi ha dato la soddisfazione di contribuire a far crescere la cultura dell’amore per gli animali.

REMIGIO VENUTI: “AL RITORNO IL MIO PUNTO DI RIFERIMENTO È STATO LA POLITICA: LA SEZIONE ERA SEMPRE STATA UN LUOGO DI SOCIALIZZAZIONE. DAL PUNTO DI VISTA LAVORATIVO È STATO PIÙ COMPLICATO. MI SONO COLLOCATO PROFESSIONALMENTE BEN NOVE ANNI DOPO LA LAUREA, SCONTRANDOMI CON LA CONDIZIONE PER CUI I VINCITORI DEI CONCORSI ERANO DECISI ANCORA PRIMA DEI CONCORSI STESSI”

Ho studiato a Chieti, dove avevo già trovato un posto di lavoro; mi era stato offerto anche un incarico da ricercatrice. Ma non ritenevo giusto che tutti i professionisti andassero a lavorare fuori dal Salento. Ritornare mi è costato moltissimo soprattutto dal punto di vista dell’inserimento professionale. Sono riuscita a farcela rimboccandomi le maniche. Questa gavetta mi è servita, perché il fatto di non avere la “pappa pronta” mi ha maturata molto. E di questo hanno beneficiato i miei pazienti.

Enrico Ampolo, presidente Ordine architetti Provincia di Lecce Ho studiato a Pescara dove avevo contatti con l’Università; ma ho preferito tornare a Lecce, dove ho intrapreso la libera professione, scontrandomi con tante difficoltà. Ad esempio, un numero di professionisti di troppo superiore rispetto a quelli che il mercato richiede e, di conseguenza, la necessità di trovare i giusti appoggi per potersi affermare. Io ho iniziato a lavorare con mio fratello che è un ingegnere. Ma da circa 13 anni ho anche uno studio con un collega architetto. Noi architetti avremmo bisogno di committenti illuminati che sappiano chiedere qualità progettuale. Il Salento sta crescendo da questo punto di vista ma ha ancora tanta strada da fare.

Dario Stefàno, presidente gruppo regionale La Margherita Mi sono laureato in Scienze Economiche a Siena e sono tornato per mettere a disposizione del mio territorio le esperienze acquisite. Ho vissuto come una sfida il fatto di abbandonare la carriera in una azienda come la Pirelli in cambio di un’incertezza. Purtroppo il sistema economico salentino lascia poco spazio alle figure manageriali esterne ad un’azienda che non siano l’imprenditore o il figlio dell’imprenditore. Inoltre ho dovuto fare i conti con la residualità della posizione geografica di questa terra e quindi con la impossibilità di avere rapporti quotidiani con altre aree strutturalmente avanzate. Questo ti porta ad abbandonare via via, senza accorgertene, stimoli importanti per la crescita professionale. Negli ultimi dieci anni questa condizione si è fortunatamente affievolita grazie ai nuovi sistemi di comunicazione.

Fulvio Tornese, architetto e artista, Lecce Non solo ho studiato (Architettura a Firenze), ma ho anche lavorato fuori. Negli undici anni che ho trascorso lontano da casa ho avuto modo di vedere la vita dal punto di vista dei tempi della produttività. E anche se la Toscana è una zona straordinaria le condizioni di lavoro non erano ideali per me. Ho ritenuto invece che il Salento fosse più adeguato alle attività creative. Infatti lo è, sia nei rapporti umani sia nei tempi tecnici, che qui sono più facili rispetto alle città più grandi. Naturalmente dev’essere migliorato perché tutti tendiamo a migliorare i luoghi dove viviamo, ma confermo la scelta compiuta tanti anni fa.


Paolo Stefanelli, presidente Ordine nazionale degli ingegneri

Giovanni Delle Donne, giornalista Gazzetta del mezzogiorno

Ho studiato a Bologna perché Lecce non aveva la facoltà di Ingegneria, ma non ho mai cercato di radicarmi dal punto di vista lavorativo in un’altra terra che non fosse il Salento. Ho cominciato a lavorare nel Barese e poi mi sono spostato a Lecce. Il rientro è stato naturale perché lo avevo previsto dall’inizio, ma anche difficoltoso per quei problemi tipici del nostro territorio, che sembrano ancor più insormontabili dopo aver conosciuto l’efficienza di zone come Bologna. Col tempo ha avuto modo di allargare gli orizzonti, stringere contatti ed andare avanti. E’ naturale che l’avvio della professione avvenga laddove si hanno le radici.

Ho studiato a Napoli ed lì ho lavorato per varie fondazioni di divulgazione scientifica e varie testate giornalistiche. Intanto mi occupavo anche di cinema e di teatro. Nel ’92 in attesa di un passaggio di ruoli (dovevo diventare direttore generale del centro San Camillo) tornai a Lecce per scrivere alcune sceneggiature. Furono gli eventi a spingermi a rimanere: mi venne offerto di lavorare alla Gazzetta. Inoltre avevo il sogno di realizzare un Centro di produzione cinematografica in Salento. Nel settore giornalistico ho avuto grandi soddisfazioni. La delusione più forte è stata constatare l’incapacità di questa terra di guardare in avanti: quel progetto di un Centro di produzione che, dopo tanti anni, qui è ancora in forse, a Milano è già operativo.

Giuseppe Attanasi, professore a contratto all’Università del Salento, Soleto Sono partito per studiare alla Bocconi di Milano con l’intenzione di ritornare. Ho creduto, forse erroneamente, che altre persone stessero ritornando insieme a me. Quando mi è stata data la possibilità di insegnare all’Università del Salento ero contentissimo perché pensavo di poter realizzare qui le cose che avevo fatto fuori, ma poi ho preso atto del fatto che l’ambiente non è meritocratico come in Bocconi o nelle Università straniere; la mancanza di fondi mi ha impedito di intraprendere iniziative che avrebbero reso più appetibili agli studenti le mie lezioni. Questa terra non dà la possibilità di tornare con un progetto. Mi dispiace notare che è tornato solo chi aveva l’opportunità individuale di inserirsi in un sistema. Questo frena ogni cambiamento strutturale.

Elisabetta Salvati, presidente scuola di formazione manageriale “Aforisma”, Lecce Ho preso la decisione di fare del Salento la mia casa quando, nel 2002, mi venne proposto di trasferirmi definitivamente a Milano per questioni lavorative; l’azienda Aforisma per la quale lavoravo aveva, infatti, sedi a Torino, Milano e Roma. La scelta è stata legata alla nostalgia per le persone e per i luoghi; ero consapevole anche delle peculiarità negative di questa terra, per cui non ho avuto aspettative deluse. Le difficoltà ci sono state e ci sono. In altri territori impegno e professionalità si affermano con maggiore facilità e si scontrano meno spesso con logiche clientelari e di nepotismo. Inoltre i salentini sono per cultura esterofili. Tuttavia confermo ogni giorno la mia decisione.

Giuseppe Serravezza, primario del Polo oncologico del sud Salento, Casarano Era il ’78 a Bologna. Le sollecitazioni a restare erano tante, soprattutto da parte dei miei docenti, però il richiamo del Salento era forte; mi allettava la sfida di operare in un territorio vergine sotto l’aspetto dell’organizzazione sanitaria, specialmente nel settore dell’oncologia. Da un lato mi atterriva e dall’altro mi attirava il fatto di proiettarmi in un contesto del tutto privo di organizzazione. Infatti è stato molto difficile. Era impensabile parlare di cancro in una realtà in cui gli stessi direttori sanitari credevano che per chi si ammalasse di tumore, l’unica alternativa fosse andare a curarsi a Milano. Nel frattempo si è verificata una crescita culturale che ha portato anche i responsabili delle istituzioni a prendere coscienza della situazione. Forse a Bologna sarei stato un buon medico accanto a tanti buoni medici, ma non avrei raggiunto questo risultato finale che ripaga di tutte le batoste prese.

GIUSEPPE SERRAVEZZA: “FORSE A BOLOGNA SAREI STATO UN BUON MEDICO ACCANTO A TANTI BUONI MEDICI, MA NON AVREI RAGGIUNTO QUESTO RISULTATO FINALE CHE RIPAGA DI TUTTE LE BATOSTE PRESE”

Franco Tommasi, socio fondatore Clio e professore all’Università di Lecce Ho studiato Ingegneria elettronica a Pisa ed ho preparato la tesi in Olanda. Andai a finire a Torino nei laboratori di Telecom Italia, poi a Trento e a Venezia. Sono tornato a Lecce richiamato da una fortissima nostalgia, non avendo alcun aggancio, né alcuna idea di ciò che avrei fatto. Sono rientrato nel ’91, quando la facoltà di Ingegneria dell’Università di Lecce muoveva i primi passi ed aveva bisogno della mia esperienza. Realizzai per l’Ateneo l’attacco ad internet che a quei tempi era molto più complicato di quanto non sia adesso. Nel ’94 ho cominciato ad insegnare e intanto ho fondato insieme ad amici la società Clio. Non mi sono mai pentito di aver deciso di tornare però ritengo di essere stato abbastanza pazzo e abbastanza fortunato.

Albisa Lezzi, architetta Lecce Nonostante avessi un lavoro a Milano, il desiderio di stare vicino alla famiglia e nel mio paese, dove le radici sono molto forti, mi ha spinta a tornare a Lecce. Anche con il dubbio di non trovare nulla, perché ho lasciato un’occupazione certa senza avere un’alternativa valida. Ma il risultato è stato sorprendente, perchè ho trovato un lavoro superiore alle mie aspettative e anche più gratificante di quello che facevo a Milano. Adesso sono riuscita anche ad aprire uno studio professionale autonomo.


// Cultura //Casi strani //Il Bodini rimosso titoli divisi in 14 collane. Ed una viva attenzione per ambiti letterari generalmente penalizzati dal grande circuito editoriale. Sono questi i numeri e le intenzioni del progetto Besa, casa editrice di Nardò diretta da Livio Muci che volge in lingua italiana le produzioni culturali scaturite da grandi bacini di idee molte volte sottovalutati. Ma Besa non è solo avanguardia. Un’intera collana, la Bodiniana, curata da Lucio Giannone, è infatti dedicata al recupero della figura di Vittorio Bodini, poeta salentino scomparso negli anni ’70, non sufficientemente valorizzato dalla sua terra. Nei suoi confronti Besa ha compiuto una vera e propria rivalutazione pubblicandone l’intera produzione poetica; in tale opera di recupero, la casa editrice ha potuto contare solo sulle proprie forze, data la sostanziale sordità all’impresa da parte delle istituzioni locali, pur costantemente sollecitate. E’ questa la denuncia di Muci, secondo il quale l’editoria salentina, abbandonata a se stessa dagli Enti pubblici, sarebbe governata da logiche di difficile comprensione. Le stesse per cui un’antologia sui “poeti maledetti”, preparata dalla sua casa editrice, attende da anni di essere editata.

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di Vittoria De Luca

chi insabbia la cultura

“Afra” di Luisa Ruggio. Una delle ultime uscite in casa Besa

INTERVISTA A LIVIO MUCI, DIRETTORE DI BESA, SULL’EDITORIA SALENTINA. TROPPO SPESSO ABBANDONATA, SECONDO LUI, DALLE ISTITUZIONI

Dottor Muci, perché Besa ha scelto di valorizzare territori letterari solitamente poco esplorati dalle altre case editrici? “Per offrire una proposta culturale ampia, consegnando ai lettori il meglio che la cultura internazionale può dare, dall’Australia alla Cina, al Giappone sino ad altre geografie della scrittura, ancora inesplorate ma che hanno ancora molto da dire e da raccontare”. Come si sceglie se pubblicare un manoscritto oppure no? “Tutto il materiale che perviene in casa editrice viene valutato da un comitato che esprime il suo giudizio sulla pubblicabilità o meno degli inediti, considerando se questo risponda alla linea editoriale di Besa e se possa avere un mercato”. Quante copie deve vendere un libro per pareggiare i costi di stampa e marketing? “Un minimo di 800 copie. Questa indicazione è suscettibile di oscillazioni, in base alla tipologia di prodotto editoriale”. Con decine di titoli pubblicati ogni anno, lei si considera un piccolo editore? “Nella forma potrei considerarmi un piccolo editore, ma nella sostanza la nostra attività rientra nella categoria della media editoria italiana, dal momento che abbiamo un bacino di relazioni che varca i confini europei”. Besa è la casa editrice di Vittorio Bodini. E’ un’etichetta che le fa piacere o le sta stretta? “Certamente fa piacere. Ma Besa è anche la casa editrice che pubblica Jan Luc Nancy, Ismail Kadarè, Gezim Hajdari, ed altri illustri esponenti del panorama culturale internazionale”. Che tipo di aiuto concreto ricevete dalle

gli amministratori locali e provinciali dall’incombenza di occuparsi di Vittorio Bodini fino al punto che la Besa attende ormai da anni alla pubblicazione delle opere di questo autore ma anche di altre tipologie di scritture fondamentali, rimanendo però circondata da ‘un rumoroso silenzio’. Tutto ciò avviene nonostante non si perda occasione di citare Bodini come icona della poetica salentina”. Quali altri autori nel Salento, come Bodini, sono “decantatati” senza essere concretamente valorizzati e promossi dalle istituzioni? “Il mettere da parte alcuni autori, anche

Livio Muci

istituzioni per la vostra opera di conservazione e rilancio dell’anima più nobile e profonda del Salento letterario? “La macchina della programmazione culturale delle amministrazioni salentine è continuamente oggetto di richieste, da parte di associazioni e privati, di coinvolgimenti nell’organizzazione di eventi culturali. Questi possono spaziare dalla valorizzazione dell’eno-gastronomia locale sino alla rivalutazione di tradizioni non sempre autentiche del nostro patrimonio culturale. Evidentemente queste pressioni distolgono il tacco d’Italia

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LIVIO MUCI: “LA VALORIZZAZIONE DELLE IDENTITÀ ENOGASTRONOMICHE SALENTINE DISTOGLIE GLI AMMINISTRATORI LOCALI DALL’INCOMBENZA DI OCCUPARSI DI VITTORIO BODINI, NONOSTANTE QUESTI NON PERDANO OCCASIONE DI CITARLO COME ICONA DELLA POETICA SALENTINA”


// Cultura //Casi strani //Japigiamara molto importanti, non dipende solo e sempre dalle istituzioni pubbliche, ma spesso da stranissime ‘sabbie mobili’ create dai soggetti più disparati. Besa, ad esempio, ha da anni preparato l’antologia dei “poeti maledetti” tradotta e curata da Vittorio Pagano, ma di fatto non riesce ad editarla, con grande danno per la cultura”. Qual è secondo lei il criterio che spinge le istituzioni a finanziare una pubblicazione preferendola ad un’altra? “Mi faccia un’altra domanda…” Ha stilato una “statistica”? Ovvero: quali tipologie di pubblicazioni vengono finanziate? “Come sopra…” La Provincia di Lecce circa un anno fa promosse la costituzione di un consorzio o associazione degli editori salentini. Si partì con la partecipazione collettiva ad una fiera. E’ un progetto che va avanti? E quale editoria è stata promossa? “A lei risulta che negli ultimi anni, la politica abbia assunto iniziative che non siano state solo auto-referenziate e auto-referenziali? La manifestazione a cui lei si riferisce, ha consentito solo di fare un bel viaggio al Cairo, a spese della collettività, a qualche rappresentante della Provincia. L’editoria salentina non è stata promossa né nell’iniziativa a cui fa riferimento né in altre occasioni”.

“Squinzano, vino a Milano”. Uno dei testi di Vittorio Bodini pubblicati da Besa

japigiamara vince il “delfino” IL MEDICO SCRITTORE CASARANESE SI AGGIUDICA IL PREMIO LETTERARIO NAZIONALE di Renata Laterza l medico scrittore Giuseppe Ruggero Negro (originario di Ruggiano, vive e lavora a Casarano) è stato proclamato vincitore per l’anno 2007 del prestigioso concorso letterario nazionale “Il Delfino” per il suo romanzo “Japigiamara” edito da Laterza (Bari). C’è nel libro un gusto della scrittura che spesso si abbandona a squarci di autentica prosa d’arte, fatti di costruzioni sintattiche armoniosamente disposte e organizzate secondo un gusto innato di istintiva musicalità discorsiva, lasciando dietro di sé un antico profumo di classicismo. Gli attori dell’umana vicenda narrata non sono solo i protagonisti, che appaiono più vittime che dominatori degli eventi, ma l’esperienza di un popolo di contadini martoriato da una squallida miseria sostenuta e vissuta con grande dignità. Il simbolo concreto, col quale l’uomo può misurare l’idea dell’infinito in “Japigiamara”, è il mare che diventa il protagonista reale della vicenda narrata. Si ha così una bipartizione del romanzo: da una parte la terra abitata dagli uomini ed intrisa dai loro affanni, dall’altra il mare col mistero dei suoi abissi e con la violenza scatenata delle sue tempeste. Negro è dentro questo fascino, avverte il mare come detentore di una energia che non è solo materiale, ma è fonte di suggestioni ed eccitatrice di sogni che vanno

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Il delfino a “JapigiAmara”. Un momento della premiazione e, in alto, la copertina del libro

al di là dell’ordinario, sconfinando nel desiderio di possesso di mondi invisibili. C’è un momento in cui l’autore si caratterizza come interprete ed illustratore delle bellezze della propria terra; e c’è un momento successivo, in cui egli scava nelle radici e, attraverso la fantasia esprime ciò che empaticamente lo lega ai suoi paesi, con l’intento manifesto della diffusione della conoscenza delle terre e dei paesi del Sud. Si recuperano parole dialettali, più che vocaboli che fanno tutt’uno con l’anima, sedimentate nel tempo e rimastre inalterate nella loro dimensione significante, spesso sfuggita alle pur copiose compilazioni di linguisti di professione. C’è un nesso forte esistente tra forme incidentali di scrittura e relativa risonanza di

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eventi forti, la cui memoria è affidata proprio al suono delle sillabe. Assumono esse, in tal modo in “Japigiamara”, una veste di sacralità che suggella un fatto, un evento, una fatalità evocandoli dalle tenebre dell’oblio. In questo pregevole romanzo non è solo notevole la pregnanza dell’intreccio, che è da segnalare sotto il profilo strutturale e contenutistico, ma anche il dato formale, cioè la veste che ricopre la trama, contribuendo a rendere più che mai godibile la lettura. Accanto a “Finibusterre” di Luigi Corvaglia e a “L’Ora di tutti” di Maria Corti, “Japigiamara” di Giuseppe Ruggero Negro si è conquistato una ragguardevole collocazione tra i romanzi storici che trattano del Salento, la terra dei nostri antichi padri: gli Japigi.


// Cultura //Salentini d’elezione //Jean-Louis Besson SI È FERMATO PRESSO MASSERIA SPIGOLIZZI PER COSTRUIRE IL SUO NUOVO, ECCENTRICO, CARRO. PER PARTIRE IN DIREZIONE TRANSILVANIA. IN COMPAGNIA DI UN PASTORE DEI PIRENEI

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una vita da gitano

di Antonio Lupo e Nicholas Gray

Jean-Louis Besson, di origine francese (della Tremblade, costa atlantica), ma di temperamento gitano, ha deciso di fare vita nomade molto tempo fa. Oggi ha alle spalle la felice esperienza di ben trentaquattro anni di viaggi: “A volte con tre cavalli, o con un carrello per tutta la famiglia, ma anche da solo con mulo al seguito, un percorso tra i più entusiasmanti.” Una scelta dovuta alla sua esigenza di cambiare vita e maturata fin da giovane, quando aveva iniziato a lavorare come operaio in una fabbrica del Belgio. Così, insieme alla moglie con la quale a quel tempo abitava in un caravan, parte alla ricerca della libertà e della strada, praticando i lavori più diversi: da quelli agricoli a quelli artigianali, come impagliatore di cestini e sedie, maniscalco, arrotino, ecc. Un carro zigano, trainato da un cavallo, li porta di qua e di là, in giro per tutta la Francia. La loro casa in legno dipinto sarà poi fissata su quattro pneumatici con la nascita dei due figli. Una vita sempre in movimento che continua in Spagna e in Portogallo. Dopo aver viaggiato per tanto tempo con la famiglia, il nomade Jean Louis continuerà la sua avventura di grande camminatore da solo, con un piccolo carro mono-posto, trainato da una giumenta... fino ad approdare nella penisola salentina. E’ qui che l’anno scorso, purtroppo, il cavallo subisce un preoccupante incidente, saltando la barriera stradale. L’animale va in pensione e Jean Louis riprende la strada a piedi portandosi un carrello a mano. Anche questo modo di viaggiare però gli pare troppo pericoloso: troppa differenza oggi rispetto agli altri viandanti motorizzati!

Decide perciò di cambiare mezzo di locomozione e di acquistare un tre-ruote ape-Piaggio, sul quale ripartire insieme al suo inseparabile cane. Ospitato a Masseria Spigolizzi (Salve) dai suoi amici Nick e Maggie, si mette all’opera nel loro atelier, per trasformare l’ape in un piccolo camper, con l’idea di poter arrivare fino in Turchia, poi Georgia e in Transilvania. Con la sua tenacia, in due mesi riesce a costruire con le sue mani, pezzo per pezzo, l’alloggio sul triciclo a motore, nel quale non manca proprio nulla, dai finestrini per l’aerazione al lettino, dalla cucina alla stufa, alle tendine. Tutto è pronto per rimettersi in viaggio, in compagnia di Patou, il suo fedele e imponente pastore dei Pirenei, con il quale comunica da sempre in lingua rom. Fisico asciutto e abbronzato, capelli brizzolati e lunghi baffi, poco più di sessant’anni, riparte con il suo congeniale spirito d’avventura sorridendo. “Non avrò più da temere i pericoli che correvo quando mi muovevo a cavallo o a piedi”, dice. Si lascia indietro i ricordi di grandi viaggiatori che lo accomunano ai suoi ospiti: quelli del Circo Bidone; di Fabienne Martinez che ha trasformato la sua chiatta in casa galleggiante e navigante; di Fabrice, figlio di Fabienne, arrivato insieme al suo gruppo musicale (Croque Mule) prima a Bucarest e poi anche lui nel Salento, dove ha suonato con Cesare Dell’Anna e Vinicio Capossela. Come gli amici di un tempo, sempre in giro per il mondo, Jean Louis continua a vivere nel modo più semplice e autentico che, secondo lui, e’ da sempre quello nomade. il tacco d’Italia

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//Paese che vai //Lecce e dintorni ata con una legge nazionale del 1998 la Commissione Provinciale per l’emersione al Lavoro Nero si costituisce in Provincia di Lecce solo nel 2002. La legge sull’istituzione delle Commissioni sancisce che queste, composte da membri designati dalla Provincia, vengano operativamente messe in funzione dalla Camera di commercio per essere poi istituite dalla Giunta provinciale. Sorta con lo scopo di analizzare le cause precise dell’esistenza del lavoro nero in Provincia di Lecce, in questi anni la Commissione ha cercato anche di capire perché alcune aziende ricorrano più frequentemente di altre a questo malcostume. In effetti, già nel luglio scorso la Commissione ha esibito il risultato delle proprie attività attraverso la presentazione di due importanti documenti. Il primo è un protocollo di intesa tra tutte le parti sociali per la costituzione di un patto sull’emersione del lavoro nero nel settore dell’artigianato. Il secondo è un report sulla vita di giovani donne immigrate che hanno combattuto contro lo sfruttamento sul luogo di lavoro. Oggi, dopo tanto impegno profuso, la Commissione non riceve più dalla Regione il sostegno necessario per poter andare avanti. Per capirne di più abbiamo ascoltato Ettore Bambi che, dal 2002, ricopre il ruolo di presidente della Commissione.

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ANNI DI ATTIVITÀ SULL’EMERSIONE DEL LAVORO NON REGOLARE. ORA LA COMMISSIONE PROVINCIALE PER L’EMERSIONE DEL LAVORO NERO RISCHIA DI CHIUDERE

la commissione vede nero di Irene Toma

Presidente, si può quantificare il lavoro nero in Provincia di Lecce? “Purtroppo la media è piuttosto alta. Su tre lavoratori uno è in nero, tenendo conto della presenza anche dei cosiddetti lavoratori ‘grigi’ che non sono in regola ma non possono definirsi completamente in nero”. In quali settori questa pratica è maggiormente diffusa? “In quelli tradizionali che, non a caso, sono quelli più a rischio. Ad esempio nel manifatturiero e nel calzaturiero, senza escludere i settori dell’agroalimentare, dei servizi innovativi e dei servizi terziari come alberghi, studi professionali e call center, dove pure si registra un’alta percentuale. Nessun settore è escluso”. Con quali fondi è stata finanziata ad oggi la Commissione? “Con un contributo ordinario di 23mila euro l’anno che la Provincia ha voluto concedere. Proprio tramite tali fondi, sino ad oggi, siamo riusciti a pagare le spese ordinarie come il mantenimento della struttura. Il mio impegno invece non ha previsto alcun tipo di indennità. Un’altra serie di attività sono state possibili grazie ad un primo contributo del Ministero del Lavoro di 150mila euro, attraverso la Regione Puglia (nel 2003) ed un secondo contributo di 200mila euro (del 2006), che al momento è stato erogato solo per metà”.

Ettore Bambi

Quale sarà il futuro della Commissione da lei presieduta? “Sono pessimista. Ritengo che la Commissione abbia avuto il grande merito di attivare politiche contro l’emersione durante gli anni del Governo Berlusconi, quando sembrava che a nessuno importasse del lavoro nero. Ciò nonostante in quel periodo la Commissione è rimasta in sella ed è riuscita ad operare. Quando finalmente anche a livello legislativo sono state

ETTORE BAMBI: “DAL 2003 AL 2006 LA REGIONE HA SOSPESO I FONDI. IL CONTRIBUTO DEL 2006 È STATO PAGATO PER METÀ. DI QUESTO PASSO LA COMMISSIONE NON POTRÀ PIÙ REGGERE” il tacco d’Italia

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colte appieno le esigenze di attivare politiche contro tale problema, paradossalmente, con il Governo di centro-sinistra (sia a livello nazionale che regionale), del nostro lavoro non si è interessato più nessuno. Credo che l’esperienza della Commissione sia alla fine”. Come legge l’assenza della Regione di fronte alle necessità finanziarie della Commissione? “Dopo il contributo assegnatoci nel 2003 sono passati un paio d’anni in cui la Regione è stata completamente assente. Solo dal 2006 ha ripreso ad occuparsi di lavoro nero ed ha scoperto di avere dei fondi che il ministro aveva concesso in favore delle politiche per il lavoro nero. Ed a quel punto si è attivata insieme alle Commissioni. Questa stagione felice in cui la Regione ci aveva valorizzato e considerato, rispettando sempre la nostra autonomia, non sta dando più segnali incoraggianti”. Se la Commissione chiude, chi avrà fallito? “Questo è già successo in altre parti d’Italia. Le Commissioni non sono obbligatorie ma sono uno strumento in più al servizio del territorio e dunque sono volontarie. Tale servizio è gratuito ma è pur sempre uno strumento in favore del territorio. Se un giorno chiuderemo, non sarà difficile giudicare che cosa si sarà perso”. Operatori di call center. Una delle categorie in cui si verificano più spesso casi di lavoro irregolare


//Paese che vai //Casarano e dintorni l sud Salento verrà presto cancellato dalle mappe tematiche sul digital divide. Quindici comuni dell’area di Casarano hanno deciso che sia giunto il momento di colmare il divario esistente tra questa area periferica del Paese e le zone che hanno già un alto livello di sviluppo delle nuove tecnologie. Entro il gennaio del 2008, infatti, i 15 enti locali aderenti al progetto “Sal.go – Salento Goverment” rivoluzioneranno la loro macchina burocratica, facendola diventare più veloce e più moderna, attraverso il passaggio da un sistema basato sulla carta ad una struttura impostata sull’uso dell’informatica.

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scripta volant. bit manent di Enzo Schiavano

LA RIVOLUZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI DEL BASSO SALENTO Comuni di Casarano (ente responsabile dell’attuazione del progetto), Acquarica del Capo, Alessano, Alezio, Alliste, Morciano di Leuca, Melissano, Nardò, Parabita, Racale, Sannicola, Supersano, Taurisano, Taviano e Ugento sono stati i primi in Provincia di Lecce, e tra i primi nella Regione Puglia, ad iniziare questo complesso processo di passaggio dalla carta al bit (obbligatorio ai sensi della Legge 445/00) che li porterà ad adeguarsi a tutti i dettami del Codice dell’amministrazione digitale, in tema di protocollo informatico, firma digitale, gestione documentale e workflow. In sostanza, la formazione, la trasmissione e la conservazione della documentazione amministrativa sarà realizzata interamente in forma elettronica. Immaginate un sistema grazie al quale tutti i documenti in entrata ed in uscita dai Comuni

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PENSATO TRE ANNI FA COME UN NETWORK DI COMUNI CHE RIUSCISSERO, CONSORZIANDOSI, AD INFORMATIZZARE I PROCESSI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, “SAL.GO” HA MANTENUTO LE PROMESSE: ENTRO IL 2008 I 15 MUNICIPI ADERENTI PASSERANNO DEFINITIVAMENTE DALLA CARTA AL DIGITALE

Il Municipio di Casarano. E’ questo l’ente responsabile dell’attivazione del progetto “Sal.go” che coinvolge 15 Comuni

saranno in formato digitale, adeguatamente protocollati, classificati, fascicolati, quindi archiviati e conservati secondo precise norme condivise a livello nazionale. Un sistema che, laddove i documenti arrivino ai Comuni in formato cartaceo, vetusto e ormai non eco-sostenibile, permetta la loro scansione, trasformandoli in file pdf, che possano “viaggiare” dentro e fuori l’ente ormai digitalizzati. Il sistema sarà la base per servizi futuri da remoto, ossia la possibilità di avere un certificato in tempo reale, ricevendolo direttamente a casa senza andare fisicamente in Municipio, il tacco d’Italia

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oppure controllare una pratica di interesse direttamente dal proprio pc ed altri servizi innovativi. L’innovazione della pubblica amministrazione è l’obiettivo principale di “Sal.go”, ma non l’unico. Il progetto si prefigge altri obiettivi, come la diffusione tra i cittadini, soprattutto giovani in età scolare e anziani, la conoscenza e l’uso dell’Ict, concretamente legata alla fruizione di servizi pubblici. In questo ambito, da segnalare l’organizzazione del più imponente concorso a premi per studenti nella storia del Salento. Oltre 20mila bambini, ragazze e ragazzi di età compresa tra i sei e i 18 anni, 42 scuole con sede nei 15 Comuni partecipanti al progetto, hanno avuto la possibilità di concorrere per aggiudicarsi un montepremi davvero consistente (51.500 euro in totale). Insieme, con spirito di collaborazione e mossi da una sana competizione, hanno pensato a come poter progettare il futuro di questa porzione di territorio, facendone “salire” la qualità della vita e promuovendone i beni culturali. Le loro idee in concorso sono state tradotte in prodotti multimediali, per la cui realizzazione sono stati affiancati da una squadra di consulenti. Un’altra originale iniziativa è stata il “Nonno point” e il “Corner creativo” destinata agli anziani e ai giovani con il fine di rendere Internet accessibile a tutti. Postazioni multimediali dotate anche di strumenti per la produzione di


OGGI “SAL.GO” È UN CASE STUDY, UN PROGETTO ANALIZZATO AL “FORUM PA”, CHE SI È TENUTO A MAGGIO A ROMA, E AL CONGRESSO SULLA DEMATERIALIZZAZIONE DEI CONTENUTI CHE SI È SVOLTO A GIUGNO A LECCE audio-foto-video, sono installate in tutti gli Informagiovani e in tutti i Centri anziani dei 15 Comuni partecipanti al progetto. I consulenti di Sal.go affiancano i giovani e gli anziani per accedere ai servizi pubblici on line. Un’altra linea di intervento è il sostegno allo sviluppo dei sistemi produttivi locali, in particolare agro-alimentare, agro-industria, turismo e fruizione dei beni culturali. “Sal.go” svilupperà contenuti multimediali necessari all’integrazione e al completamento dei portali e delle funzionalità realizzati attraverso altri progetti finanziati dall’Unione europea, affinché tali portali siano reali leve di promozione dell’area (marketing territoriale). Si tratta di una vera e propria vetrina attraverso il web, un vero e proprio portale per un marketing territoriale dei 15 Comuni aderenti, al servizio di cittadini, imprese ed enti locali. Infine, l’ultima linea di azione riguarda la progettazione, la definizione e la realizzazione di sistemi infotelematici, procedure applicative e soluzioni organizzative, destinate agli enti locali dei Distretti industriali di Casarano e di NardòGallipoli, in grado di realizzare un concreto processo di innovazione, snellimento e semplificazione amministrativa. Tutto questo è frutto di un progetto pensato tre anni fa che, precorrendo i tempi, immaginava un network di Comuni che riuscissero, in maniera unitaria, consorziandosi,

a trovare le forze, anche finanziarie, per informatizzare i processi della Pubblica amministrazione, adeguandoli ai programmi nazionali dell’egovernement. Oggi “Sal.go” è diventato un case study, un progetto studiato ed analizzato in occasione del “Forum PA”, che si è tenuto a Roma nello scorso mese di maggio, come best practice in tema di protocollo informatico e del primo Congresso sulla dematerializzazione dei contenuti, patrocinato dal Cnipa e dal Ministero dell’Innovazione, tenutosi a Lecce nel giugno scorso. “Sal.go”, infine, ha anche inaugurato una collana editoriale scientifica denominata “S’innova – strumenti per l’innovazione dei territori”. Il primo volume della collana (dal titolo “15 Comuni ci mettono la firma. Protocollo informatico, gestione documentale e workflow. Case study del Comune di Casarano e del Basso Salento”) è stato scritto da Antonio dell’Anna, Giuseppe Polimeno, Maria Pia Accogli di “Area Sistema di Casarano e Comuni associati”, partner del progetto “Sal.go” per gli aspetti di innovazione tecnologica.



//Paese che vai //Galatina e dintorni

l’ospedale malato

di Maria Giovanni Sergi

gli interventi previsti L’ospedale di Galatina beneficerà presto di due diversi finanziamenti per interventi di tipo strutturale. Il primo (un milione e 900mila euro messi a disposizione dal Ministero della Salute e 100mila euro dalla Regione Puglia; progettista Frediano Russo) permetteranno di adeguare a norma le Sale Operatorie ed il Pronto Soccorso, di realizzare una astanteria, di rimuovere l’amianto attualmente presente sui tetti dei padiglioni A e B (l’amministrazione comunale ha aperto una vertenza per accelerare quest’ultimo intervento). I lavori, in fase di cantierizzazione, sono stati affidati alla ditta Gaetano De Simei di Villabaldassarre. Un secondo finanziamento di sei milioni e mezzo è stato erogato dal governo centrale per la ristrutturazione e l’adeguamento a norma di diversi reparti; questi fondi saranno spesi secondo un Piano programmatico delle priorità previste nel triennio 2007/2009 attualmente in fase di realizzazione da parte della direzione dell’ospedale.

REPARTI D’ECCELLENZA. MA ANCHE SCORTESIA E MALASANITÀ. LE CONTRADDIZIONI DEL “SANTA CATERINA NOVELLA” DI GALATINA “E’ l’ospedale ad essere malato. Ancor più dei pazienti”. Con queste parole Enzo Del Coco, consigliere comunale di Galatina delegato dal sindaco all’ospedale, descrive la situazione del “Santa Caterina Novella”. Malato da anni nella struttura (nato negli anni Sessanta, non è mai stato oggetto di interventi di ristrutturazione significativi), ma non solo. Perchè i muri vecchi si riparano, gli impianti si rendono conformi a norma, i servizi si aggiornano. Ma il clima che si respira nei corridoi e nelle stanze, nelle sale d’attesa in cui la gente aspetta il proprio turno, non si cambia così facilmente. Il cambiamento, in quel caso, deve assumere le dimensioni di una rivoluzione. Alla struttura sanitaria di Galatina, la seconda in provincia per dimensioni e bacino di utenza (210 posti letto), dopo il “Vito Fazzi” di Lecce, manca, infatti, secondo Del Coco, l’armonia delle parti. “Quando non c’è coesione tra medici - sostiene - o tra medici e personale, un ospedale non può funzionare. E il paziente, che sta in mezzo e già vive un dram-

Enzo Del Coco

ma personale dovuto alla malattia, ne fa le spese. Non è un dettaglio da poco – aggiunge – perché si ha a che fare con la gente, con le sue emozioni, le sue paure; in certi casi, una parola di conforto assume un’importanza inimmaginabile”. Invece, nell’ospedale che brilla per l’eccellenza di alcuni reparti, come Cardiologia e Malattie infettive, che sono il fiore all’occhiello della struttura e l’esempio che l’armonia del personale porta effetti positivi, si susseguono anche casi di scortesia ai danni degli utenti: appuntamenti

per visite mediche presi e non mantenuti, attese estenuanti dietro le porte chiuse degli uffici, indisponibilità a fornire informazioni sono solo i disagi meno gravi con i quali i cittadini devono fare i conti. Quando non si verifichino casi di mancanza di posti letto o di operazioni chirurgiche sbagliate che costringono il paziente a ritornare sotto i ferri o a rivolgersi ad altri centri, come ci raccontano le nostre fonti, che vogliono mantenere l’anonimato. “Il problema – secondo Del Coco - si può risolvere solo rafforzando il ruolo della dirigenza. Un maggior dialogo tra le due figure dirigenziali, amministrativa e sanitaria, gioverebbe all’ospedale ed ai pazienti. In qualsiasi ambiente di lavoro, se non c’è la volontà di fare sintesi, tutto il personale perde la voglia di svolgere il proprio compito al meglio delle possibilità”. Giuseppe De Maria, direttore sanitario, non cede, invece, ad allarmismi. Gli interventi di riqualificazione previsti sulla struttura infonderanno, secondo lui, nuovo entusiasmo nel personale demotivato.

Giuseppe De Maria, direttore sanitario “Santa Caterina Novella”

nuova struttura, nuova motivazione “La mancanza di entusiasmo che si respira ancora oggi in questo ospedale deriva dal fatto che il Piano della Sanità firmato da Raffaele Fitto, allora presidente della Regione Puglia (2004), ne aveva previsto la chiusura a beneficio di altri complessi ospedalieri che invece sarebbero stati potenziati. Quel Piano aveva chiuso i reparti di Neurologia, Oculistica, Urologia e Geriatria del “Santa Caterina Novella”, prevedendo per questa struttura una progressiva riduzione di funzioni. E’ stata la prospettiva della chiusura a determinare una mancanza di interesse diffusa. Ma nel nuovo Piano di riordino ospedaliero che stiamo realizzando è prevista la riapertura di quei reparti chiusi nel 2004 e la nascita del reparto di Terapia intensiva. I lavori che ci accingiamo a fare daranno certamente nuova motivazione a tutto il personale”.



//Paese che vai //Gallipoli e dintorni a oltre un anno, grazie alla spinta decisiva dei pazienti e all’attenzione delle Istituzioni, è entrata in funzione la Struttura complessa di Oncologia medica del Sud Salento, ripartita tra l’ospedale “Francesco Ferrari” di Casarano e il “Sacro cuore di Gesù” di Gallipoli. La direzione della Struttura è stata ufficialmente affidata a Giuseppe Serravezza. La nomina è un importante riconoscimento alla professionalità e caparbietà dell’oncologo casaranese, che da oltre 25 anni combatte a fianco dei malati di cancro per garantire loro le cure più adeguate.

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serravezza da primato L’ONCOLOGO CASARANESE NOMINATO PRIMARIO DEL POLO ONCOLOGICO DEL SUD SALENTO di Margherita Tomacelli opo aver creato e diretto per ben 25 anni il della malattia. La mia fissa era proprio questa. servizio di oncologia dell’ospedale di Siamo consapevoli che le attuali migliori condizioni Casarano, ormai consolidato punto di riferidei servizi ospedalieri ci daranno finalmente l’opmento per oltre tremila malati di tumore, ora l’oncoportunità di realizzare il nostro progetto: un modello logo Giuseppe Serravezza, 56 anni, è anche direttodi lavoro che coniuga il rigore scientifico al rispetto re dell’Unità operativa di oncologia dell’ospedale di dei valori etici e umani. Saremo sempre fedeli ai Gallipoli, istituita di recente. Da una sua ennesima principi di una Medicina libera ed indipendente, clamorosa protesta, ossia l’abbandono del reparto lontana dalle lusinghe del mercato della salute”. che dirigeva per opporsi alle condizioni, al limite La Struttura complessa è operativa al cento della decenza, in cui si trovavano i suoi pazienti, è per cento? partito il movimento d’opinione che ha portato il “Bisogna aspettare ancora un po’ per l’attivapresidente della Giunta regionale, Nichi Vendola, a zione del reparto di degenza a Casarano, dove da sollecitare il provvedimento per l’istituzione della poco sono iniziati i lavori di ristrutturazione degli Struttura complessa di ambienti che lo ospiteoncologia del Sud Salento. HA CREATO E DIRETTO PER 25 ANNI ranno. Intanto a Tante battaglie hanno Gallipoli, da oltre un IL SERVIZIO DI ONCOLOGIA portato a un risultato anno, è stato attivato il importante. Come si servizio di day hospital A CASARANO. ORA NASCERÀ sente? con dieci posti-letto e il IL CENTRO “ILMA”, PER PREVENIRE, “Sono felice per i miei reparto di degenza con pazienti e per il personale 14 posti-letto costanteCURARE, STUDIARE I TUMORI medico con cui lavoro da mente occupati. In futuanni. L’istituzione della Struttura complessa di oncoro, nella rete oncologica sarà coinvolto anche l’ologia rappresenta un traguardo importante per l’inspedale di Scorrano. Intanto siamo in attesa dell’artero Salento. È il risultato di lunghe e difficili battarivo di altri tre medici specialisti che completeranno glie che hanno visto in prima fila tanti nostri malati, un organico composto da nove oncologi e da una molti dei quali purtroppo non sono più tra noi. Il psico-oncologa”. loro coraggio e sacrificio, oggi premiati, hanno porProgetti futuri? “Come presidente della Lega contro i tumori di tato alla ribalta nazionale una vicenda, quella delLecce, sono impegnato insieme ai volontari nella l’oncologia del basso Salento, per certi versi esemrealizzazione del Centro Ilma che sorgerà sulla plare”. strada provinciale Gallipoli-Alezio, ad est dell’ospeDa primario pretenderà di più dalla sua équipe dale civile. Si tratta di una struttura polivalente medica? che riunirà diversi servizi: un centro di prevenzione “Io e i miei collaboratori continueremo a lavoclinica e di riabilitazione dei malati oncologici, un rare con la responsabilità e la dedizione di sempre. hospice con 15 posti letto per malati terminali, un Porteremo avanti anche il servizio di assistenza centro di studi e ricerche oncologiche con annesse domiciliare gestito dai volontari della Lega contro i aree didattiche e biblioteca aperta al pubblico e tumori e cha da otto mesi viene eseguito in convenun auditorium. I lavori partiranno tra poco, non zione con l’azienda sanitaria pubblica. Si tratta del primo caso in Puglia di Oncologia territoriale che appena saranno espletate le procedure per gli concretizza la continuità assistenziale in ogni fase appalti”.

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UNA VITA PER LA GENTE Giuseppe Serravezza nasce a Casarano nel 1951. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia (nel 1978), la specializzazione in Allergologia ed Immunologia clinica (1982) ed in Oncologia (1985), l’idoneità primariale in Oncologia (1987), nel 1979 riveste il ruolo di assistente presso la divisione di Medicina dell’ospedale di Gallipoli. L’anno successivo svolge lo stesso ruolo ma presso l’ospedale di Casarano. Nel 1996 è coordinatore di Assistenza oncologica domiciliare alla Ausl Lecce 2, nel 2002 dirigente dell’Unità di Onocologia presso l’ospedale di Casarano, nel 2007 direttore dell’Unità complessa di Oncologia medica dell’ospedale di Casarano e di Gallipoli.


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//Paese che vai //Maglie e dintorni CITTADINI IN ATTESA DELLA BONIFICA DI CONTRADA BONGIOVANNI. PROMESSA TRE ANNI FA E MAI REALIZZATA di Laura Leuzzi

bongiovanni “schiacciato” dai metalli I PARAMETRI DI RAME, ZINCO E PIOMBO RILEVATI NELLA ZONA DELL’EX INCENERITORE, CHE SAREBBERO PREOCCUPANTI PER UN’AREA RESIDENZIALE, SONO INVECE ACCETTABILI PER UN’AREA AD USO INDUSTRIALE. AI CITTADINI QUESTA RASSICURAZIONE NON BASTA MA IL COMUNE NON HA I SOLDI PER INTERVENIRE on si dormono sonni tranquilli sapendo che il terreno di colore grigio scuro, proprio fuori dalla porta di casa, contiene metalli pesanti che possono costituire un danno per l’ambiente e, di conseguenza, per la salute. I residenti in contrada Bongiovanni, a Maglie, non riposano come vorrebbero da ormai tre anni. A fine 2004, infatti, in occasione di lavori di scavo nella zona, dal sottosuolo riaffiorarono delle ceneri scure (sono queste a determinare il colore del terreno) prodotte dell’inceneritore, oggi inattivo, che bruciava rifiuti negli anni ’70 (questo venne chiuso poco dopo l’apertura, in seguito ai fatti di Seveso, nel 1976, quando per un incidente ad un impianto analogo, si sprigionò una nube tossica altamente pericolosa, che impose l’evacuazione dei residenti).

Il timore per un rischio ambientale nell’area dell’ex inceneritore di Maglie venne portato alla luce, nel 2004, da Nicolino Sticchi, presidente della Commissione Ambiente della Provincia di Lecce, contattato dai residenti nella zona. Sticchi sollecitò un sopralluogo della Polizia provinciale, l’organo che si occupa delle questioni ambientali. I rilevamenti della Polizia vennero sottoposti all’attenzione dell’Arpa, l’agenzia ambientale della Regione, che analizzò le ceneri raccolte: i parametri esaminati di rame, zinco e piombo superavano il limite stabilito dal decreto ministeriale 471/99 colonna A, previsto per i suoli ad uso verde pubblico, privato e residenziale, ma rientravano nei limiti dello stesso decreto alla colonna B, che disciplina i valori dei suoli ad uso commerciale ed industriale. E la zona dell’ex inceneritore rientrava, e rientra tuttora, nella seconda tipologia; non vi era emergenza, dunque, ma la situazione non andava sottovalutata. Francesco Chirilli, l’allora sindaco del Comune, dichiarò infatti che, nonostante gli indici raccolti fossero accettabili per un’area industriale, avrebbe disposto un intervento di bonifica dell’area. Questo non venne realizzato allora. Né mai. Inoltre, se qualche anno fa questi dati benché preoccupanti non erano allarmanti, oggi, a distanza di tre anni, lo sono, perché nel frattempo la zona, pur essendo ancora indicata come industriale, si è notevolmente popolata rispetto ai tempi dei rilevamenti. Abbiamo chiesto ad Antonio Fitto, attuale sindaco di Maglie, come mai non abbia ancora disposto la bonifica del sito. Questi ci ha risposto che il Comune non ha i fondi necessari per farlo.

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“VORREI MA NON POSSO”

Antonio Fitto, sindaco di Maglie

Sindaco, come mai non è ancora stata realizzata la bonifica della zona dell’ex inceneritore di contrada Bongiovanni che già Francesco Chirilli, tre anni fa, aveva indicato come un’opera da compiersi nel più breve tempo possibile? “Per una questione economica. Ad oggi abbiamo bonificato il sito dell’ex discarica di via Gallipoli perché per quell’opera esisteva già un progetto; per cui non abbiamo avuto difficoltà nel chiedere il finanziamento dei lavori. Per intervenire nell’area dell’ex inceneritore è necessario un significativo impegno economico, che abbiamo stimato aggirarsi attorno al milione di euro. Non è semplice reperire una cifra così alta. Ad ogni modo, i dati in nostro possesso non sono allarmanti in quanto gli indici di metalli pesanti presenti nelle ceneri non superano le soglie consentite per un’area industriale, come è contrada Bongiovanni. Naturalmente non abbiamo dimenticato l’esistenza di questo problema da risolvere,

ma la situazione non è così urgente”. La bonifica del sito in contrada Bongiovanni non è stata inserita nel Piano triennale delle opere pubbliche del Comune di Maglie. Per quale ragione? “Perchè quando abbiamo redatto il Piano era esclusa ogni possibilità che l’opera venisse finanziata. Quando si inserisce un intervento nel Piano triennale delle opere pubbliche bisogna avere la possibilità o la prospettiva di una copertura economica che allora non c’era. Sicuramente nei prossimi finanziamenti Por questa possibilità ci sarà e allora certamente la sfrutteremo”. Che cosa risponde ai residenti nella zona che, nell’attesa della bonifica, sono allarmati per il rischio ambientale che si corre? “I cittadini sono giustamente impensieriti. Infatti, un intervento di bonifica va certamente effettuato. Ma non c’è fretta; verrà realizzato con i prossimi stanziamenti di fondi Por. Nel frattempo non é il caso di cedere ad eccessivi allarmismi.



//Paese che vai //Nardò e dintorni

di Irene Toma

NUOVO LOOK PER LE MARINE DI NARDÒ. CHI È D’ACCORDO E CHI NO CON GLI INTERVENTI DI RESTAURO

SOSTITUZIONE DELL’ASFALTO CON IL BASOLATO E RINNOVAMENTO DEGLI IMPIANTI ELETTRICO E FOGNARIO. AI CITTADINI IL RESTYLING DI SANTA MARIA AL BAGNO E SANTA CATERINA PIACE. L’OPPOSIZIONE: “STRUMENTO DI PROPAGANDA ELETTORALE”

voci di piazza

Antonio Vaglio, sindaco di Nardò

è stato un anno di transizione

e al tempo dei greci le agorà erano il centro dell’attività cittadina attorno al quale ruotava la vita della polis, anche oggi le piazze sono al centro. Delle polemiche. E’ così per quelle di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina, marine di Nardò, di recente restaurate. I lavori, che hanno avuto inizio prima dell’estate, hanno dato il via a discussioni che non accennano a placarsi tra chi, come il primo cittadino e le Pro-loco, sostiene la necessità dei cambiamenti effettuati e chi, come gli esponenti dell’opposizione, dichiara che oltre che inutili essi sono stati una mera manovra elettorale.

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Con il posizionamento delle panchine nella piazza di Santa Caterina i lavori saranno conclusi, anche se entrambe le piazze sono agibili già da tempo. I disagi al traffico che i cantieri hanno causato, ad inizio estate, sono stati inevitabili. Ma è stato un anno di transizione. Il vero banco di prova sarà la prossima estate. Il nuovo look delle piazze ha attirato più gente nelle marine che, quest’anno, hanno ottenuto le cinque vele Legambiente. Attualmente stiamo valutando assieme a cittadini e commercianti di chiudere al traffico la piazza di Santa Maria al Bagno durante le ore serali e la domenica e di mantenerla aperta, durante gli altri giorni, in un unico senso di marcia.

// GLI INTERVENTI REALIZZATI La piazzetta di Santa Caterina è stata interessata, nella zona centrale, da lavori di restauro che hanno eliminato l’asfalto in favore del basolato e rinnovato l’impianto di illuminazione. Il progetto dell’Ufficio Lavori pubblici del Comune di Nardò, importo 660mila euro, è stato realizzato dalla Trio costruzioni di Surbo (ditta subappaltatrice è la Panelectric di Nardò). Nella piazza di Santa Maria al Bagno, oltre ad una nuova pavimentazione e ad un nuovo impianto elettrico è stato realizzato l’impianto fognario (progetto del Comune; 670mila euro); se n’è occupata la Ipr costruzioni di Salice Salentino.

Cosimo Caputo, presidente Pro Loco Santa Maria al Bagno

SIAMO TORNATI A VEDERE IL MARE

PIAZZA VIVIBILE. MA IL VERDÈ DOV’È?

SOLO MANOVRE PRE-ELETTORALI

Gli interventi sulla piazza hanno messo d’accordo tutti i cittadini, che ora possono trascorrere nella nuova area le serate in tranquillità. Una buona percentuale di gente vorrebbe che questa rimanesse isola pedonale. Le automobili che circolavano in entrambi i sensi di marcia, infatti, rendevano il traffico assai caotico e anche i bar ed i locali, invadendo con sedie e tavoli buona parte della piazza, impedivano di passeggiare serenamente. I gestori di attività commerciali sono soddisfatti dal cambiamento perché una migliore percorribilità della piazza ha portato un maggior afflusso di clienti. Adesso l’area è più vivibile e si gode di una migliore vista del mare e dell’intero paesaggio.

Non posso che esprimere parere positivo sul restauro della piazza. Il successo delle manifestazioni culturali estive è infatti stato determinato, in buona percentuale, anche dal nuovo assetto di questa, che oggi è più vivibile e che, con il suo stile moderno, si intona di più alle costruzioni che vi si affacciano. La determinazione dell’amministrazione a mantenerla chiusa al traffico ne ha permesso una migliore fruibilità ai cittadini ed ai turisti. L’unica nota dolente è il disinteresse che la ditta appaltatrice ha dimostrato nei confronti del verde pubblico, previsto nel progetto, ma tenuto in scarsa considerazione.

I lavori sono stati realizzati in tempi che non hanno consentito la piena fruizione delle due aree nel periodo estivo; inoltre sono stati avviati a ridosso delle elezioni, perché servissero da specchietto per le allodole per gli elettori. Così, pur di dimostrare un immediato interesse per il territorio, la maggioranza si è dedicata ad opere di ristrutturazione che hanno mortificato il turismo e le attività ad esso connesse. Le scelte progettuali non sono state compiute in maniera oculata, in quanto non hanno esaltato a sufficienza le bellezze naturali ed, in primis, il mare. Mi sarei aspettato grandi aiuole con fiori colorati ed un arredo di qualità che accogliesse meglio i turisti. Non so come possa l’amministrazione dichiarare che il turismo non ha subito danni dai cantieri aperti; i dati ufficiali della Camera di commercio non sono ancora stati resi noti; se ne potrà parlare solo numeri alla mano.

Enzo Lega, presidente Pro Loco Santa Caterina

Gregorio Dell’Anna, leader dell’opposizione Comune di Nardò


unico di eventi estivi, “Finibus Terrae a Provincia si avvicini al basso 07”, che per le principali manifestazioSalento. Lo chiede il progetto “Il ni ha coinvolti i dieci Comuni dell’area Sud-Salento chiama la Provincia del Capo di Leuca. di Lecce”, promosso da Palazzo dei Celestini in collaborazione con la Cisl di Lecce, nato con l’obiettivo di avviciLa cultura come nare l’azione politica dell’ente provinintegrazione ciale al territorio. Il percorso tracciato è il frutto di numeLa prima fase del processo di integrarosi incontri programmatici che si zione tra i Comuni ha previsto la reasono svolti nei mesi scorsi e che lizzazione del “Finibus Terrae 07 – hanno coinvolto sindaci ed assessori Rete Culturale per il Capo di Leuca”, dei Comuni pilota del Capo di Leuca un cartellone unico di eventi culturali (Alessano, Andrano, Castrignapromossi dalle amministrazioni comuno del Capo, Corsano, Gagliano nali in collaborazione con la Provincia. del Capo, Morciano di Leuca, Questo rientra nel contenitore progetPatù, Salve, Tiggiano e Trituale per il territorio del Capo di Leuca case). che mira a costituire un circuito proIl progetto elaborato dalle amministragetti nei diversi settori dello sviluppo zioni chiede di ridurre locale. Lo scopo per il le “criticità comunicatiprimo anno è stato Un questionario ve” tra gli organi proper valutare il grado proporre un cartellone vinciali centrali e le di eventi e di appuntadi partecipazione comunità del Sudmenti culturali integradei cittadini alla vita Salento,; favorire il to per il Capo di coinvolgimento attivo politica della provincia Leuca, da proporre è stato sottoposto, di enti pubblici, cittadialla popolazione, ai a campione, a 500 ni, organizzazioni, imvisitatori, alle istituzioresidenti in dieci prese in un’ottica di ni, alle imprese ed sistema locale; impleulteriori attori. Per i Comuni del Basso mentare una politica prossimi anni il proSalento. Ciò che d’ascolto del territorio; getto potrebbe avere è emerso è che decentrare alcuni oruna rinnovata identità l’interesse verso ganismi come la Poculturale, originata la politica è un lizia provinciale ed i dalla combinazione di fenomeno elitario Cantonieri per garantiproposte artistico-cule soggettivo re una presenza turali ideate ed orga“strutturale” dell’istitunizzate “ad hoc”, zione provinciale; potenziare e svilupsecondo un filo conduttore itinerante pare le funzionalità di alcuni uffici e di legame per l’intero territorio. attività come i Centri per l’impiego; creare un Osservatorio permanente Il questionario. che sia centro nevralgico e strategico Analisi dei dati di ascolto delle esigenze locali e di Il questionario è stato sottoposto a interlocuzione attiva con la Provincia. 500 cittadini (50 per Comune) differenti per età, sesso, professione e E già i Comuni e gli enti coinvolti si titolo di studio. sono mossi in maniera concreta per Dalla sua analisi scaturisce che l’interaggiungere gli obiettivi prefissati, ad resse verso la politica è un fenomeno esempio dando il via ad una importanelitario. Molto spesso è l’interesse te azione di ascolto dei bisogni della personale ad orientare la valutazione popolazione sulle tematiche inerenti le sull’operato dei decisori pubblici, utilizpolitiche della Provincia e degli Enti zando una ridotta oggettività nel misulocali del Sud-Salento. A questo fine è rare le performance di governance stato elaborato un questionario che è pubblica. I motivi di disagio sono legastato sottoposto ad un campione di ti alla distanza geografica e socio-cul500 cittadini tra i Comuni interessati e turale tra le comunità locali e le sedi poi elaborato un report riassuntivo di centralizzate del potere provinciale. monitoraggio. Sono state inoltre attiUlteriore elemento di riflessione emervate le pratiche necessarie alla deloso è la scarsa rappresentanza politica calizzazione di alcuni operatori e uffici che proviene dai territori indagati, istidel Corpo di Polizia Provinciale nel tuzionalmente deputata a portare le Capo di Leuca. Ma non è tutto perché istanze di un’area vasta per numero di anche la cultura ha fatto sistema graComuni. zie alla organizzazione di un cartellone

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Tutti insieme. Ai confini della terra Dieci Comuni. E poi la Provincia e gli altri enti istituzionali. Con l’obiettivo condiviso di costituire un circuito di relazioni e progetti permanenti nei diversi settori dello sviluppo locale

“Creiamo l’incontro” Spesso il Sud Salento non ha contatti diretti con quanto avviene in Provincia; ciò può sembrare strano nell’epoca di internet. Il problema non risiede solo nei chilometri che separano i Comuni del Basso Salento dalla Provincia, ma dalla costituzione stessa del territorio, composto da un’innu-

Antonio Musio, assessore provinciale al Bilancio, già consigliere provinciale delegato al Sud Salento

merevole quantità di piccoli Comuni che a volte si sentono trascurati. Lontananza fisica, però, non significa impossibilità a portare a compimento opere fondamentali. Molto infatti si è realizzato in infrastrutture ed edilizia scolastica. Naturalmente la Provincia deve maturare ulteriormente

la capacità di avvicinarsi alle amministrazioni, pur con scarse risorse finanziarie. La parola d’ordine dev’essere coinvolgimento. Io mi sono impegnato in questa direzione, da consigliere provinciale delegato al Sud Salento; il percorso è faticoso. Nel basso Salento ci sono centri come Tricase e Casarano

che non hanno nulla da invidiare a quelli del Salento settentrionale; solo che nella nostra zona si fa più fatica a creare uniformità del territorio. L’impresa, ad ogni modo, non è impossibile. Bisogna creare momenti di unione fra istituzioni. Questo dev’essere l’imperativo della Provincia: creare l’incontro.


//Paese che vai //Specchia e dintorni Specchia. I Branca durante un collegamento con Maurizio Costanzo

I BRANCA GARANTISCONO: “CIÒ CHE SI VEDE SULLO SCHERMO È VERO: NON UN COPIONE DA RECITARE, NÉ UN GETTONE PRESENZA DA INTASCARE”. SEMPLICEMENTE DUE ORE DI DIRETTA AL GIORNO, CON I VIP AL PARIOLI E QUATTRO FAMIGLIE COLLEGATE DA CASA di Laura Leuzzi

siamo “stella” del reality CONFIDENZE E RESOCONTI, A WEB CAM SPENTA, SUL DIVANO PIÙ FAMOSO DI SPECCHIA. PROTAGONISTI I BRANCA, IN UNO SHOW TARGATO COSTANZO SULLA TV SATELLITARE

coloro che ancora, davanti ai reality show si chiedono se sia tutto vero o se gli autori ci abbiano messo lo zampino (i reality show sono quei programmi tv della nuova generazione che si caratterizzano per il fatto di mostrare al pubblico la vita, che sia di vip o gente comune non fa differenza, così com’è), possiamo rispondere a gran voce che nessun intervento dall’esterno c’è stato. Almeno in questo caso. Ovvero nel programma televisivo “Stella”, che va in onda su Sky Vivo, canale 109, tutti i giorni dal lunedì al giovedì, dalle ore 12 alle 14, ed il venerdì, stessa ora, quando viene trasmesso il meglio della settimana. Lo garantisce la famiglia Branca, specchiese doc, che a quel programma ha preso parte. Non come pubblico. Come protagonista. Una web cam puntata sul divano della stanza più vissuta, la cucina, ed il gioco è fatto. Ogni giorno sotto i riflettori e sotto lo sguardo curioso di tutto il mondo. Non uno schema da seguire, non un copione da recitare, non un gettone presenza da intascare. Unico must: vivere la propria giornata come sempre, senza lasciarsi condizionare da quell’occhio fisso addosso; indiscreto, è vero, ma solo all’inizio, “perché poi riesci a non farci più caso – mi spiegano a più voci – e ad essere disinvolto”. Non è stato difficile abituarsi all’idea e prenderci gusto pian piano, anche perchè i Branca, al secolo Rocco (papà-idraulico), Donatella (mamma-titolare di una sanitaria), Anna (figlia-studentessa allo Stamms di Lecce), Giovanni (figlio-carabiniere a Roma), Mariangela (fidanzata del figlio-studentessa di Lingue a Lecce) con il pubblico e le telecamere avevano già una certa confidenza, dal momento che fanno parte di una compagnia teatrale, “La ribalta”, che gode anche a livello locale, di un discreto consenso.

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Specchia, bar Fernando. Titolari e clienti seguono la famiglia Branca in tv

Quando li incontro ad esperienza quasi conclusa (è il 10 settembre; la fine della loro partecipazione allo show è prevista per il 15), nella loro casa di Specchia, lì dove tutto ha avuto inizio e si è svolto per l’intera estate, ancora non sanno spiegare con esattezza che cosa sia successo. “La produzione – mi riferiscono – ha contattato il sindaco del Comune perché aveva avuto notizia, via web, della nostra compagnia teatrale; poi il sindaco ha contattato noi. E così ci siamo ritrovati a fare provini, a rispondere a domande e, da un momento all’altro, ad avere a che fare con tecnici, computer, web cam e con palinsesti, messe in onda, tecnici audio e video. Noi non abbiamo fatto altro – continuano - che vivere le nostre vite di sempre, inizial-

mente tradendo un certo imbarazzo, ma poi adeguandoci perfettamente alla situazione”. Due ore di diretta televisiva, è questo l’impegno quotidiano imposto dalla trasmissione, con Maurizio Costanzo al Parioli di Roma (e tanto di ospiti al seguito, dai politici, agli attori, agli sportivi, alle veline) e le famiglie, quattro in tutto (le altre, oltre a quella di Specchia, sono di Ascoli Piceno, Salerno, Bologna) collegate da casa. Con la possibilità anche per loro di coinvolgere ospiti, dai parenti agli amici ai personaggi noti. Sul divano di casa Branca si sono susseguiti il sindaco Antonio Lia, grazie al quale tutto è iniziato, i pasticceri del Bar Fernando di Specchia, il nonno Pippi di 102 anni che a metà diretta ha pensato bene di andare a dormire. E con la costante interazione del pubblico da casa, tramite telefonate, mail, sms. Una notizia Ansa dà, ogni giorno, il via al dibattito. Che rimbalza via etere dal palco del teatro di Roma al divano di casa. “E’ stata un’esperienza che non dimenticheremo mai – dice mamma Donatella -. Ha stravolto le nostre vite, cambiato i nostri ritmi e ci ha tanto divertiti. Ma è stata solo una parentesi: siamo pronti a ritornare alle nostre giornate di sempre”. “Quando cammino per strada – aggiunge Anna, occhioni neri ed una simpatia travolgente – sento sussurrare la gente alle mie spalle. Non tutti vedono di buon occhio la nostra partecipazione allo show. C’è chi è contento per noi, chi ci sostiene, chi ci riconosce per averci visti in tv. Ma c’è anche chi è geloso e ci guarda male. Chi pensava già da prima che fossimo una famiglia di pazzi. Insomma, il paese è piccolo e la gente mormora. Ma ci importa poco. Anzi, ce lo aspettavamo. E’ il prezzo della celebrità”.



// Un mese in una pagina // Questione di look Sgomento e trepidazione nel regno di Lupiae. Un messo reca nelle mura di sua signoria Paolo Perrone l’epistola di Domenico Mennitti, cavaliere del Regno di Brundisium. “Ci sia resa la colonna di Santo Oronzo - scrive il messere – la quale cedemmo al vostro popolo nel 1658 per onorare il santo che ci liberò dalla peste”. “Giammai”, risponde prontamente sua signoria Perrone ed aggiunge: “La restituzione di un dono è cosa scortese. Scegliete pure un altro monumento”.

IPSE DIXIT “In Municipio non ci sono problemi di liquidità”. Paolo Perrone, sindaco di Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, p.11, 4 settembre 2007 “Non sono disponibile a ricevere insulti e falsità sulla mia vicenda politica. Troppe le volgarità nei miei confronti”. Alberto Tedesco, assessore regionale alla Sanità Nuovo Quotidiano di Puglia, p.3, 1 settembre 2007 “Sono preoccupata per questo clima di rabbia e di vendetta. La rabbia di chi, forse, è stato sconfitto da me”. Adriana Poli Bortone, assessora alla Cultura Comune di Lecce coordinatrice An in Puglia europarlamentare Nuovo Quotidiano di Puglia, p.9, 10 settembre 2007

SE NE PARLA SE NE PARLA SE NE PARLA Parte (male) la tangenziale di Maglie Inaugurata tre volte (due in forma ufficiale dalla Provincia ed una in forma polemica da Ernesto Toma, consigliere provinciale magliese) e mai effettivamente ultimata (gli automobilisti la percorrevano ugualmente con grande rischio) la tangenziale ovest di Maglie è diventata realtà lo scorso 10 settembre. Ma aspettino a cantar vittoria coloro che, davanti alle transenne si sono chiesti, in questi anni, se il passaggio fosse consentito o meno. “Due La pericolosa manovra cui erano mezzi pesanti, all’ingresso del nuovo raccordo, non potrebbero costretti gli automobilisti prima percorrerlo”, ha fatto notare Antonio Fitto, primo cittadino, mendell’apertura della tangenziale tre Giorgio Tronci, assessore comunale alla Qualità della vita, ha anticipato che saranno impiegate forze di polizia e poi un autovelox per la sicurezza dell’arteria. Il tutto in attesa che vengano realizzati gli innesti, più sicuri, previsti nel progetto della statale 275. Questo, a sua volta, attende di essere attuato da più di 20 anni.

Troppo grande per essere vero Avrebbe costituito una seria minaccia per l’economia non solo galatinese ma dell’intero Salento. Con questa motivazione il Consiglio di Stato ha definitivamente respinto l’ipotesi della nascita, in territorio di Galatina (località Cascioni) di un ambizioso parco commerciale firmato Pantacom Srl: 405.037 metri quadrati totali con due strutture vendita (una struttura food di 25mila metri quadrati, una no food di 24.258 con la capacità di Il Consiglio di Stato ha detto “no” almeno 100 negozi), poi un albergo, un cinema, un distributore al parco commerciale di Galatina di carburanti e 165mila metri quadrati di parcheggi. Con queste dimensioni, il mega-centro sarebbe stato il primo nel Salento e uno dei primi in Puglia.

“Barba? Meglio che faccia il presidente della nostra squadra”. Giovanni De Marini, esponente Udc Gallipoli Nuovo Quotidiano di Puglia, p.15, 11 settembre 2007 “Strazzeri in questi anni è stato strettissimo collaboratore di Limone. Occorre una rottura netta col passato. Lui è persona intelligente, dovrebbe capirlo da solo”. Egidio Zacheo, ricercatore e docente di Scienze politiche presso l’Università del Salento La Gazzetta del mezzogiorno, p.3, 19 settembre 2007

Crisi Filanto. Un timido accordo

Crisi Filanto. Lavoratori e azienda sembrano aver raggiunto un accordo

il tacco d’Italia

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Gli annunciati licenziamenti del Gruppo Filanto sono sospesi. L’incontro che si è tenuto il 21 settembre presso il Municipio di Casarano (su iniziativa di Sandro Frisullo, vicepresidente della Regione Puglia) sembra aver prodotto l’effetto sperato. L’azienda calzaturiera ha dichiarato di riconfermare l’accordo del 23 aprile, ovvero il reintegro di 60 lavoratori entro maggio 2007 e di due catene di montaggio entro dicembre 2007, a patto però che vi siano i “numerosi dispositivi finanziari a disposizione delle aziende per la soluzione della crisi” prospettate da Frisullo e da Teresa Bellanova, deputata Ds. Le organizzazioni sindacali hanno sospeso lo stato di agitazione. Permane la situazione di cassa integrazione per le aziende satelliti. Remigio Venuti, sindaco di Casarano e gli altri amministratori hanno promesso il loro appoggio, se non altro morale, ai lavoratori in difficoltà. Questi aspettano, ancora, incrociando le dita.

Ottobre 2007


//Controcanto

di Renato Moro*

media e procura: due fari per scegliere un rettore più forte dei poteri forti IL FUTURO DELL’ATENEO È AD UN BIVIO: INCENTIVARE LA RICERCA O ESSERE FABBRICA DI LAUREE, PER COMPIACERE LE “RAGIONI DELLA POLITICA”. INTANTO L’ECCELLENZA SOPRAVVIVE NEL MAGAZZINO PER LE SCOPE

T

perché si è tentato di proseguire in entrambe le direzioni, complici pure gli input che continuano a pervenire dalle forze politiche, dai sindacati o dall’intellettuale di turno. Un rettore forte, con le idee chiare e in grado di creare consenso e partecipazione attorno ad un programma concreto. E’ questo il regalo più grosso che le prossime elezioni potrebbero dare all’Università e al Salento tutto. Ma allo stesso tempo è anche il risultato più difficile da raggiungere, poiché i giochi di potere e gli interessi che attraversano trasversalmente le varie facoltà potrebbero indurre a sacrificare i programmi in nome delle “ragioni della politica”. Il rischio è più concreto di quanto si possa immaginare. Del resto l’Università non è solo il luogo in cui si studia per laurearsi ma è una grande azienda, una delle più grandi di questo territorio. Muove una montagna di euro, assegna grossi appalti, costruisce o demolisce carriere, gestisce un mercato di nomine, incarichi e convenzioni sul quale gravano anche gli interessi della politica, degli ordini professionali e dei potentati economici e non solo. E’, insomma, un centro di potere e sarebbe da stupidi pensare che l’elezione del rettore – ovvero di colui che

nei prossimi anni dovrà governare tutto questo possa avvenire sulla base di scelte che riguardino strettamente i programmi di sviluppo. Che fare, dunque? Abbandonare la speranza che le prossime elezioni possano essere quelle di una svolta? No, perché sarebbe da sciocchi lasciare il campo libero ai registi dei giochi di potere. Meglio, invece, sperare che tutta l’attenzione mediatica e tutto l’interesse che l’inchiesta della Procura e le dimissioni di Limone hanno catalizzato sul mondo dell’Università possano rendere più facile la scelta di un candidato forte e con le idee giuste. Idee che davvero siano in grado di dare un futuro all’Ateneo, magari anche passando attraverso scelte dolorose ma necessarie. Perché non dimentichiamo che questa è l’Università che finora è riuscita a produrre faraonici progetti di campus rimasti sulla carta o finiti nei fascicoli della Procura, ma non è riuscita ancora a dare alla sua punta delle eccellenze un laboratorio che sia qualcosa di più di un magazzino per le scope. Vero, professor Cingolani? * Capocronista “Nuovo Quotidiano di Puglia”

CHI HA FIRMATO CONTROCANTO

Tra poche settimane l’Università del Salento avrà un nuovo rettore. Si tratta, giusto per rinfrescare la memoria, di un’elezione non prevista, nel senso che giunge in anticipo per via di un’inchiesta che la Procura leccese sta conducendo su una serie di presunti illeciti e che nei mesi scorsi ha costretto Oronzo Limone alle dimissioni. Un particolare non trascurabile, perché – al di là di quelli che saranno gli sviluppi e poi le conclusioni delle indagini – richiama sull’appuntamento molta più attenzione di quanta solitamente chi è fuori dalla vita universitaria riserva ad un evento simile. In pratica ci si aspetta che queste possano essere le elezioni della svolta, che dalle urne possa uscire il nome di un rettore in grado di restituire credibilità, autorevolezza e soprattutto capace di indicare un percorso da seguire. Cioè un percorso che faccia finalmente capire quale possa essere il futuro dell’Ateneo salentino: se legato alla ricerca e alle eccellenze o se invece si preferisca puntare su una Università-fabbrica di lauree con una offerta sempre più vasta – vedi Medicina – ma allo stesso tempo necessariamente meno selettiva. Questo percorso finora non ci è stato indicato

VincenzoMagistà Direttore “TgNorba”

Rosanna Metrangolo Caporedattore“Nuovo Quotidiano di Puglia”

Marco Renna “Studio 100 Lecce”

Mimmo Pavone Direttore responsabile “Il Paese nuovo”

Vincenzo Maruccio Giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”

Tonio Tondo Inviato “La Gazzetta del Mezzogiorno”

Roberto Guido Direttore “quiSalento”

Lino De Matteis caposervizio “Nuovo Quotidiano di Puglia”, vicepresidente regionale Assostampa

indovina chi è

“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”

il tacco d’Italia

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Ottobre 2007




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