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// L’Editoriale
L’Editoriale
di Maria Luisa Mastrogiovanni
IL TACCO, “BOLLENTI SPIRITI” E L’UNIVERSITÀ BOCCONI. SE LA FANTASIA INCONTRA LA REALTÀ E RIFUGGE IL POTERE
“
“Cosa Bolle in Pentola” è la prima indagine di respiro regionale sull’universo giovanile in Puglia. La ricerca, realizzata dal dipartimento di Scienze storiche e sociali dell’Università degli studi di Bari tra febbraio 2006 e febbraio 2007, è uno degli interventi di “Bollenti Spiriti”, il programma per le politiche giovanili della Regione Puglia. La ricerca è stata realizzata attraverso il lavoro di 25 ricercatori che hanno realizzato oltre 250 interviste in profondità, analizzato 90 esperienze come “casi” di studio scelti all’interno di oltre 400 censiti, condotto 17 focus group territoriali e tematici, realizzato una rilevazione sulle politiche giovanili delle amministrazioni locali. Tra i 90 “casi di studio” considerati esemplari in tutta la Puglia c’è il Tacco d’Italia. Questo ci ha riempito d’orgoglio, perché “oggetto di questa ricerca sono i giovani, ed in particolare coloro che in varia forma riescono a rendersi attivi all’interno della società, i giovani che riescono a diventare risorse per se stessi, per altri giovani e per la società nel suo insieme”. E’ evidente come già questa individuazione dell’area della ricerca abbia circoscritto considerevolmente il campo di analisi. Infatti delle 90 esperienze considerate casi da studiare (selezionate tra le 400 censite), solo 21 in tutta la Puglia riguardano le imprese e tra queste c’è il Tacco. Un bel regalo, per noi e per la nostra casa editrice che compie cinque anni. La ricerca ha fotografato una realtà in grande fer-
mento con persone di eccezionali qualità, che faticosamente sono riuscite ad emergere in un contesto che non offre un particolare sostegno. I giovani che riescono a trovare le strade per la loro realizzazione (e noi, che non abbiamo raggiunto la boa dei 40 siamo paradossalmente considerati tali) sono coloro che hanno riconosciuto le loro aspirazioni, le hanno perseguite attraverso un progetto e che hanno saputo trovare le competenze per realizzarlo. In tutti i contesti analizzati è emerso prepotentemente il fondamento motivazionale, la passione con cui si è perseguito un determinato obiettivo, le competenze che sono state messe in campo. L’amore per la propria terra, la “scelta di restare o tornare”, è un elemento ricorrente. E le esperienze hanno successo quando i giovani riescono a “guardare” il territorio e le sue carenze, non solo come ostacolo ma come risorsa. Anche partendo dai problemi, da ciò che manca o “non c’è ancora”. Tutto questo sempre superando la dimensione locale. Lo sguardo dei giovani oggetto della ricerca è uno sguardo lungo, si misura con uno spazio dentro il quale si intrecciano virtuosamente la dimensione locale, nazionale e internazionale. Le esperienze riescono a svilupparsi quando costruiscono reti di connessione locali e globali. La compressione delle distanze, l’allungamento dello spazio di riferimento è peraltro una delle caratteristiche salienti delle attuali generazioni. E qui tornia-
SOMMARIO
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IDEE DAL TACCO
CULTURA&PERSONE
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GOLEM, FOTOPROTESTA, LETTERE AL DIRETTORE
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TERZOGRADO LUIGI CALÒ di Francesco Ria, LINK
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BOLLETTINO DEI NAVIGANTI di Mario de Donatis LO STRANIERO di Guido Picchi ALL’INCROCIO DEI VENTI di Antonio Lupo
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LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo Schiavano L’ERBA CATTIVA di Crazy cat & Mad linx L’ARIA CHE TIRA di Luisa Ruggio
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QUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT, CURIOSITA’ CONTROCANTO ospita Antonio Silvestri: Un Testo Unico contro le morti bianche, macchia nera sulla coscienza civile
29 30 32 35 37
08
39
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CULTURA // LA “SUPERSTRADA” ROMANA CHE ARRIVAVA AL TACCO di Antonio Lupo
PAESE CHE VAI
VEDIAMOCI CHIARO COPERTINA // LAVORARE A TUTTI I COSTI // MANI SPORCHE. MA DI LAVORO di Laura Leuzzi INCHIESTA // O IL LAVORO O LA VITA di Cesare Mazzotta COPERTINA // LAVORARE A TUTTI I COSTI // CALZATURIERO, L’ECCELLENZA DOPO LA CRISI di Enzo Schiavano INCHIESTA // SENZA FUTURO DAVANTI di Flavia Serravezza
COSTUME E SOCIETÀ // LAVORI DI IERI, OGGI E DOMANI di Irene Toma SOCIETÀ // DA GRANDE FARÒ IL PAPA di Laura Leuzzi CULTURA // “MALEDETTA” POESIA di Marco Sarcinella LIBRI // IL BILANCIO DEI DESIDERI di Marco Sarcinella
41 42 43
LECCE E DINTORNI // MALORGIO, I MIEI OTTO ANNI DA SEGRETARIO GENERALE di Francesco Ria CASARANO E DINTORNI // CHI INVESTE NEL BASSO SALENTO di Enzo Schiavano GALATINA E DINTORNI // COLACEM. ENTRARE PER CREDERE di Valentina Chittano GALLIPOLI E DINTORNI // QUATTRO ECOCENTRI CONTRO GLI ECODISASTRI di Flavia Serravezza MAGLIE E DINTORNI // COMMESSE IN SALDO di Giuseppe Finguerra NARDÒ E DINTORNI // PORTO SELVAGGIO AI RAGGI X di Margherita Tomacelli TRICASE E DINTORNI // MUSARÒ A COLPI DI TACCO di Donato Nuzzaci
mo al Tacco: è stato oggetto di una tesi di laurea presso l’Università Bocconi, dove è stato analizzato l’innovativo sistema di gestione dei contenuti del nostro portale www.iltaccoditalia.net, il nostro essere parte della “blogosfera” e delle frontiere del web 2.0 e ancora una volta questo ci riempie d’orgoglio. Perché i riconoscimenti vengono, come spesso accade, da fuori e, come tutti i giovani che si attivano e che trovano nel territorio difficoltà ed ostacoli a causa di una difficile interazione con l’ambiente che li circonda e che spesso non riconosce e non facilita la realizzazione dei progetti, anche noi abbiamo incontrato indifferenza e disconoscimento, anche da parte di certa politica, che non ci ha trattato da “giovani” da incoraggiare, ma da fastidiosi e perniciosi ostacoli da neutralizzare. Ma i giovani vanno avanti, perché hanno dalla loro la capacità di sognare e, oggi, grandi competenze per applicare i sogni alla realtà e viceversa. E tutta la vita davanti.
Il mensile del salento Anno V - n. 47 - Maggio 2008 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004
EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Guido Picchi, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Francesco Ria, Giuseppe Finguerra, Flavia Serravezza, Luisa Ruggio, Cesare Mazzotta, Margherita Tomacelli, Irene Toma, Valentina Chittano, Donato Nuzzaci FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 3939801141
Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705 STAMPA: Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le) ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 12 numeri c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - abbonamenti@iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1º GIUGNO 2008
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// Opinioni dal Tacco GOLEM
LETTERE AL DIRETTORE
personaggio-simbolo dalla rubrica del Golem: è giovane, un “cervello” ritornato, una donna che ha deciso di investire su se stessa facendo l’imprenditrice e spendendo il proprio know how per accrescere il know how degli altri. Con l’offerta formativa di Aforisma contribuisce a migliorare il nostro mercato del lavoro e, grazie anche alle qualità manageriali del fratello Andrea e a un nutrito gruppo di collaboratori e (soprattutto) collaboratrici, è riuscita a vincere la sua personale sfida: creare, nel sud d’Italia, una business school di eccellenza. Poiché siamo convinti che la spinta in avanti nella società del domani dipenda dalla capacità delle donne di sprigionare le competenze derivate dalla loro elevata scolarizzazione, l’augurio del Golem è che Elisabetta Salvati con la sua creatura, Aforisma, contribuisca a creare le condizioni per trattenere i “cervelli in fuga”, impedendo che questa terra si inaridisca.
FOTO PROTESTA
LETTERE E LETTORI www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4471 Qui in Puglia, ci sentiamo ancora abbastanza sicuri perché possediamo delle discariche non del tutto sature ma il perseguire nell’andazzo attuale, il non ricorrere con urgenza ad un’inversione perentoria di marcia ci farà ritrovare tutti, in breve tempo, a fare i conti con le stesse situazioni di Napoli e dintorni. Le istituzioni pugliesi, da tempo, hanno cercato di propinare delle soluzioni per risolvere quella che, a loro dire, è “l’emergenza rifiuti”. Una di esse era la realizzazione, tra Lecce e Foggia, di una ventina di impianti di inceneritori che, probabilmente per ovviare a macabri accostamenti
con certe pratiche naziste, venivano eufemisticamente rinominati “termovalorizzatori”. Per grazia di Dio e per l’opposizione delle popolazioni, quelle realizzazioni sono state bloccate. Non vorrei però che, sull’onda emotiva dei fatti campani, i promotori e i fautori di questi impianti tornassero all’attacco. Ma esistono alternative più sicure degli inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti urbani? Questa domanda (magica internet!) l’ho inserita in un motore di ricerca e la risposta non si è fatta attendere. La soluzione ce l’abbiamo, prail tacco d’Italia
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Elisabetta Salvati, presidente Aforisma s.r.l.
Elisabetta Salvati, 38 anni, originaria di Ugento ma autentica cittadina del mondo, è la fondatrice e presidente della business school Aforisma con sede a Lecce che, superato il traguardo dei primi dieci anni di attività, è in grado di competere nel contesto europeo dell’istruzione e dell’apprendimento. Uno dei suoi libri cult è “Un grande futuro dietro di noi”, scritto nel 1996 dal sociologo Giuliano da Empoli, all’epoca 23enne. Nel saggio si metteva in guardia sul pericolo dell’appiattimento temporale delle scelte macroeconomiche e le politiche sociali, volte a privilegiare il breve termine rispetto ad una visione di lungo periodo. Dopo il devastante “buco” nei conti pubblici creato soprattutto negli anni ’80, si persiste nell’errore, continuando così a scaricare problemi e sacrifici sulle nuove generazioni. Le politiche del lavoro continuano ad essere ipergarantiste nei confronti di chi ha già un lavoro (citiamo su tutti il caso dei dipendenti Alitalia) e non per i giovani. Rispetto alla metà dei ‘90, la situazione si è ulteriormente involuta: gli stessi “giovani” (categoria che soltanto in Italia si estende fino quasi a comprendere i quarantenni), non hanno saputo costituirsi in blocco sociale in grado di influenzare le forze politiche. Bassa mobilità sociale, scarsa meritocrazia nelle carriere, persistente modello familiaristico basato sulla raccomandazione e l’involuzione del sistema della formazione sono tutti bocconi amari che i giovani devono ingoiare. Dovrebbe essere un problema di tutti, perché l’Italia di domani dipende dai 20enni di oggi ma in pochi sembrano occuparsene. E’ sulle competenze delle persone che si dovrebbe soprattutto investire: i neolaureati di oggi vengono descritti come arroganti, poco preparati e sfiduciati. Come dargli torto: vedono i propri fratelli maggiori barcamenarsi tra stage e contratti di pochi mesi, impossibilitati a lasciare la casa del padre per mettere su famiglia. Per questo numero del Tacco dedicato al lavoro, la Salvati è stata assunta a
TAURISANO. E’ sempre lì. Che sia giorno o notte, giorno di festa o di lavoro, non fa differenza. Quell’Opel Astra station wagon staziona sempre sullo scivolo di ingresso del monumento ai caduti, proprio sull’incrocio che porta a Casarano. Eppure lo sanno anche i bambini che è vietato parcheggiare in prossimità di un incrocio (peraltro uno degli snodi principali del paese). L’ignoto automobilista, inoltre, preferendo questo “parcheggio fai da te”, impedisce l’accesso al monumento a chi sia a bordo di sedia a rotelle. Ma Taurisano è trafficata al punto da rendere impossibile parcheggiare altrove? ticamente, in casa ed esattamente a Vedelago in provincia di Treviso. Basta collegarsi al sito www.centroriciclo.com. Attraverso un filmato viene spiegato come, senza bruciare alcunché, è possibile riciclare al 100% i rifiuti secchi urbani, gli assimilati agli urbani e, addirittura, gli speciali industriali.
Enzo Lattante
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// Opinioni dal Tacco TERZO GRADO di FRANCESCO RIA f.ria@iltaccoditalia.info
www.iltaccoditalia.net Lunedì 1/4, attraverso un seguitissimo telegiornale delle tredici, ho ascoltato la seguente analisi del candidato premier Veltroni, a proposito del delicato e vitale problema casa: “In Italia ci vogliono 100.000 nuovi alloggi popolari, pari ad un investimento di 3 miliardi d’euro”. Se la divisione aritmetica vale ancora, l’aspirante Capo del Governo sostiene, quindi, che con 30.000 euro si può costruire un alloggio. Quando mai? Si sia o no in campagna elettorale, dove vive l’illustre politico? Ha un’idea degli effettivi costi dell’edilizia? A meno che non abbia voluto farci semplicemente un pesce d’aprile. www.iltaccoditalia.info/blog/?b=6 dal blog “A Bocca aperta” di Rocco Boccadamo
LUIGI CALÒ
In Provincia di Lecce ci sono 152mila iscritti ai Centri per l’impiego. Significa che ci sono 152mila disoccupati? “Solo lo scorso anno sono confluiti in queste liste duemila persone che hanno terminato la mobilità e che provengono in particolar modo dal settore del tessile-abbigliamentocalzaturiero. Sicuramente c’è un ricorso al lavoro irregolare perché è davvero difficile che ci siano 152mila disoccupati effettivamente tali. Dai controlli effettuati sappiamo che circa il 50% delle aziende locali ha al proprio interno situazioni di irregolarità: sia dal punto di vista della sicurezza che da quello contrattuale e contributivo”. Pochi controlli in azienda o scarsa efficacia delle norme in materia di lavoro? “Nella nostra provincia abbiamo circa 80mila aziende, mentre i controlli sono stati 4.500. Gli organismi di ispezione hanno una loro autonomia sulla quale non possiamo intervenire, quello che cerchiamo di fare è di riunire tutti gli organismi di controllo e vigilanza attorno ad un tavolo per cercare di ottimizzare il loro lavoro, evitando che si disperdano le risorse, cercando di garantire un maggiore controllo su tutto il territorio. Proprio in questa direzione va il protocollo che abbiamo sottoscritto in Prefettura nel maggio 2007. Comunque non bastano i controlli, c’è un problema più generale, anche di cultura”. Che cosa sta facendo di concreto la Provincia? “C’è anche un modo positivo di guardare i numeri pur nella loro
commenti e opinioni da
INDOVINA CHI E’?
La soluzione a pag. 46
Mi sono ritrovata non troppi giorni fa ad avere bisogno dell’assistenza ospedaliera per una mia parente; è andato tutto bene, ma in quei momenti non mi sentivo tutelata; cioè non avrei messo la mano sul fuoco che tutto sarebbe andato bene: oggi gli ospedali non ci comunicano quella serietà ed affidabilità di un tempo. E’ segno che un cambiamento va pensato. Clelia @ 12:36-17.4.08 www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=4557 commento alla news “Sicurezza in ospedale”
Luigi Calò, assessore alle Politiche del Lavoro, Provincia di Lece
drammaticità. L’alto numero di iscritti ai CPI testimonia una fiducia diffusa verso queste strutture. Abbiamo messo in piedi alcuni progetti che hanno portato ad avere centinaia di assunzioni regolari nella nostra provincia. Mi riferisco al progetto “Artigiani” che prevedeva un contributo di cinquemila euro più diversi sgravi contributivi per le aziende artigiane che assumevano regolarmente. Speriamo di riuscire a prorogare questa iniziativa anche per il prossimo anno. Mi piace ricordare anche il progetto “Indulto” con 40 tirocini avviati per consentire il reinserimento lavorativo dei beneficiari di indulto. Grazie ad un accordo con il Governo ai partecipanti sarà corrisposto un assegno da duemila 700 euro per quattro mesi di tirocinio con l’obiettivo di far istaurare un rapporto di fiducia tra chi ha beneficiato dell’indulto e le aziende”. E per i giovani? “Lo scorso anno è partita una sperimentazione che ha coinvolto solo il Centro per l’Impiego di Lecce e che speriamo di estendere, con il prossimo Bilancio di previsione, anche al resto del territorio provinciale. Mi riferisco al progetto “PARI” che comprende un pacchetto di incentivi che vanno a beneficio del giovane laureato che si sta impegnando fattivamente nella ricerca di un’occupazione. Poi, nel momento in cui si dovesse concretizzare un contratto di lavoro, l’incentivo viene corrisposto all’azienda che assume. Il meccanismo è simile a quello di un salario d’ingresso”.
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Anche a me sarebbe piaciuto fare della ginnastica la mia vita, ma in famiglia vigeva la legge che “prima il dovere e poi il piacere”, dove naturalmente il dovere era la scuola e il piacere la danza. Ma a me delle scuola non importava più di tanto; cioè, ne capivo l’importanza ma non al punto da dover rinunciare alla mia passione… che poi, magari, non avrei fatto niente di che, ma sarei stata meno invidiosa delle amichette, tutte iscritte a danza classica! Anna @ 11:59-15.4.08 www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=4536 commento alla news “Piccoli ginnasti crescono” Era ora che anche in Ugento si costituisse una simile associazione. Auguro che non resti soltanto un punto di ritrovo per passare il tempo a giocare a carte o a bocce, perchè le problematiche degli ex-emigranti e quelle di coloro che sono ancora all’estero sono davvero serie e tante. Bisogna essere uniti per essere forti e far sentire la propria voce. La vostra associazione ha qualche consigliere/assessore presente nel Consiglio Comunale? Auguri, comunque, per la vostra crescita. da Corsano anomimo @ 21:56-10.4.08 www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=4512 commento alla news “Emigranti ritornati” 5000??????? Ma dove stavano??? A me sembrava che la gente che c’era era tutta lì per passeggiare vista l’ora e poi c’erano poliziotti, carabinieri, vigili, non avranno contato anche quelli...? Uccellaccio @ 12:40-2.4.08 www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id=4424 commento alla news “Gallipoli. In 5000 per il PdL”
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di MARIO DE DONATIS m.dedonatis@iltaccoditalia.info
AIUTIAMO I GIOVANI CERVELLI A RIPRENDERSI IL SALENTO
E’ ben noto quanto il Basso Salento sia stato interessato, a cavallo degli anni Sessanta, da flussi migratori che hanno investito, per la gran parte, la Francia, il Belgio, la Svizzera, la Germania. Il fenomeno, processo ineluttabile determinato da politiche post-unitarie – delle quali, solo di recente, si è avuto modo di verificare la gravità – e dai risultati catastrofici della seconda guerra mondiale, impone oggi, una più profonda rivisitazione. E tanto non solo per testimoniare quanto quel fenomeno – peraltro favorito per corrispondere alle esigenze energetiche del Paese – abbia contribuito alla ricchezza della comunità nazionale ma, anche, per analizzare i processi di sviluppo, che ha attivato nel Basso Salento. E’ tempo di avviare uno studio socio-economico sul Basso Salento che, nel ricondurre ad una unità tutto quanto è stato oggetto di ricerche specifiche e di approfondimenti accademici, possa delineare i punti forza di una area in bilico tra sviluppo e stagnazione.
Occorre procedere in tal senso per più da quelle nuove generazioni, interessate al ragioni. In primo luogo per dovere nei confronfenomeno dell’emigrazione di ritorno, che ti della Storia ma, anche, perchè ripensare al hanno avuto modo di fertilizzare il territorio mezzo secolo di vita vissuta potrebbe concorcon le competenze acquisite e/o di accedere rere a ricostruire il senso della Comunità nel agli studi accademici e di alta formazione. Basso Salento. Sono queste le energie nuove in grado di sconMi spiego. Il richiamato fenomeno emigragiurare fenomeni di stagnazione economica torio non può essere ridotto a sommatorie di che potrebbero interessare la parte meridionavissuti personali – che nell’ansia del riscatto e le del Salento, ancora molto legata ai finanzianella speranza del futuro – hanno assicurato menti pubblici (ieri a quelli dell’intervento prospettive di vita a famiglie e figli.Va interprestraordinario, oggi a quelli del POR 2007tato, al contrario, quale risorgimento di un ter2013). Sono queste le energie nuove in grado ritorio che, con il sacrificio di tanti – anche di di mettere in gioco tutti i fattori dello sviluppo quei morti nelle miniere di carbone (è interesdi cui il Basso Salento dispone (dalle risorse sante visitare il piccolo museo di Casarano) – professionali ai beni ambientali e culturali, ha dato vita ad una nuova stagione. dalle forze imprenditoriali ai capitoli finanziaUna stagione che va percepita quale risulri) e di costruire, soprattutto, una “democrazia tato di un processo che ha portato il Basso delle regole” per offrire opportunità ai più, Salento a caratterizzarsi da terra di emigraziooppressi, ancora oggi, da una democrazia dei ne ad area in cui i processi di sviluppo attiva“rapporti personali”. ti sono fortemente visibili. Avere consapevolezza di questo può signiSu questo risultato occorre ricostruire, ficare avviare un processo di rinnovamento paese per paese, la Comunità, per fare di tante della società in cui possano avere più peso storie personali, la storia vera ed autentica di quanti hanno vissuto, da figli o da nipoti, una una Comunità per ridisegnare il futumeravigliosa avventura – fatta di dolore e di ro, cogliendo le nuove opportunità. E le nuove opportunità, il tesoro speranza – e che, oggi, potrebbero essere gli di ANTONIO LUPO a.lupo@iltaccoditalia.info che, ancora, non viene pienamente attori veri ed autentici di un territorio, molto alla luce, anch’esso frutto dell’emigraspesso gestito per interposte persone, legate Inviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi) a zione degli anni ’60, è rappresentato ad ambienti lontani. Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano; oppure a redazione@iltaccoditalia.info e a.lupo@iltaccoditalia.info. di GUIDO PICCHI Verranno selezionati da Antonio Lupo, docente di materie letterarie g.picchi@iltaccoditalia.info
IL SILENZIO DEI RICORDI di Eugenio Giustizieri
Chiede amore e carezze l’azzurro sud invernale arrampicato tra gli aranci che fiuta l’aroma del mare e la mia vita. Gli anni mi coprono avidi come il silenzio dei ricordi ricamato d’astri.
LEGGE DELLA GIUNGLA O LEGGE NELLA GIUNGLA? Berlusconi stravince! Lasciando perdere la matematica, le proporzioni e la democrazia, vediamo come mai sempre più prevale la legge dei ricchi. L’uomo si crede superiore agli altri animali e per dimostrarselo crea delle “leggi” che servono a negare quella “naturale” esplicata semplicisticamente come “legge del più forte”. Nello scorrere incessante di un tempo che di per sé non esiste neanche, abbiamo aggiunto sempre nuove leggi per migliorare la condizione di superiorità umana con scuse bieche come “il benessere”, “la cultura” e “la sicurezza”. Ai miei occhi il vaso sembra colmo, per molti non è, evidentemente, così. La vittoria di BerLOSCO (così lo chiamano
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sui muri a Sesto San Giovanni, mitica roccaforte comunista nella “Milano da bere”) dimostra quanto stiamo imparando dalla globalizzazione: le leggi di mercato che influenzano economia e politica globale sanciscono e perpetuano la “legge del più forte”. Non è più il leone, però, il re della foresta. Le multinazionali de-personificate hanno da tempo preso il suo posto al comando, ma, come un tiranno che soverchia un bravo re, subirebbero l’ira delle masse se non si prodigassero quotidianamente e con ogni mezzo a loro disposizione (quindi ogni mezzo immaginabile) alla diffusione dell’ignoranza, dell’invidia e dell’odio per il diverso.
LO STRANIERO
A L L’ I N C R O C I O D E I V E N T I
BOLLETTINO DEI NAVIGANTI
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// Opinioni dal Tacco L’ARIA CHE TIRA
14 Aprile ore 14. Bari, terremoto in via Capruzzi. Berlusconi sale al Governo, plebiscito per Fitto (futuro ministro?). Il neopremier dichiara: “Il Paese ha bisogno di stabilità e l’avrà”. Vendola lo prende in parola. E si lega alla poltrona.
“LAVORARE PER FINTA È MORIRE PER DAVVERO”
L’ERBA CATTIVA
(il sud che il cinema non racconta) di LUISA RUGGIO
l.ruggio@iltaccoditalia.info
Osservo stupefatta, nel sussulto di chi si sofferma a valutare, lo sforzo del Salento di farsi set per il cinema. La sovrumana fatica di frotte di disoccupati benedetti dalla convinzione di poter rimediare ai dati satinati delle inchieste che non tengono conto di un fatto fondamentale: i numeri del sud sono più imbarazzanti quando si parla di mancanza di lavoro solo perché qui quasi tutti lavorano in nero. I laboriosi abitanti della penisola d’acqua possono aspettarsi qualunque cosa e cominciano a credersi portati persino per il cinema. In ragione del fatto che molti registi scelgono questa porzione di sud per ambientarci dei film o delle noiosissime fiction dove, addirittura, capita che Lecce venga spacciata per Madrid. Ma gli habitué degli uffici di collocamento devono aver pensato che la divina provvidenza si sia manifestata con particolare prodigalità quando si sono resi conto che da queste parti per lavorare non resta altro da fare che dare spettacolo di sé, offrendo all’esaminatore di turno in un casting surreale la fotografia-ritratto migliore, per giunta con vista mare. Inteneriscono il cuore questi disoccupati disperati costretti a indossare costumi d’epoca, parrucche e camminare avanti e indietro nelle vie di un centro storico transennato perché si gira una scena con Monica Bellucci o Sophie Marceau. Qualcuno dovrebbe girare un film sulla vita non comune delle comparse per necessità, comparse forzate. Questo film sarebbe un capolavoro tragicomico, pieno di gag talmente comuni nella vita dei poveri cristi da sembrare false. Aver assistito a quelle interminabili file di gente imbellita fino a un
informazione, di educazione, piena di incontri a porte chiuse e protocolli d’intesa dalla psicologia disturbata che si invischiano a fondo solo nei problemi senza alcuna importanza. Lavorare a tutti i costi è un delitto banale e merita un conflitto più complicato delle solite reazioni da trafiletto politico sul giornale del giorno dopo. Dopo la tragedia, l’incidente, la svista, dove le dinamiche sono sempre le stesse e cambiano solo i nomi di quelli che cadono senza manco passare nei titoli di coda. Con un’inverosimile assiduità, quest’orrore sta diventando una nostra cattiva tradizione. Ho la sgradevole sensazione di aver appena detto una verità.
estremo di pacchianeria per ottenere un posto al sole, è una professione dell’incubo. E mi capita di documentare anche questo. Significa aver conosciuto come in un luogo di sogno, dai profondi interminabili viali e leggende riconosciute ora anche dalla macchina del cinema assolutamente fotogeniche, vivono moltissime persone che non hanno assolutamente nulla da fare, per via di una deficienza immunitaria di questa terra: il lavoro. Il tutto si risolve morendo. Morendo di lavoro nei cantieri irregolari di una provincia che paga un prezzo di vite umane alla mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro, una provincia difettosa in termini di controlli, di
di ENZO SCHIAVANO e.schiavano@iltaccoditalia.info
LO TZUNAMI SUL PARTITO DEMOCRATICO Casarano. Popolo della Libertà 47%, Partito Democratico 36%. Così si sono espressi i casaranesi alle elezioni Politiche del 13 e 14 aprile scorsi. E’ un risultato clamoroso perché il maggior partito di opposizione ha letteralmente stracciato il centro-sinistra, che governa la città sin dal 1993, infliggendogli oltre dieci punti di distacco. Francesca Fersino, la candidata al Senato del PdL che rappresentava il territorio, ha stravinto il confronto indiretto con Gabriele Caputo, il suo avversario locale nel Pd, attuale vice sindaco. Questa partita tutta casaranese serviva come test proprio in vista delle elezioni del 2009, anche
perché i due mancati senatori potrebbero sfidarsi nuovamente tra dodici mesi e questa volta per la carica più importante di Palazzo dei Domenicani. Per il Pd è stato uno tzunami elettorale, inaspettato e clamoroso nelle proporzioni. Tuttavia questo tracollo è stato incredibilmente assorbito come se nulla fosse accaduto, sebbene sia il secondo consecutivo segnale importante che la città manda a Venuti, e nonostante stavolta sia stato molto più forte del precedente. Non soltanto per i tanti consensi al PdL, ma anche per il sensibile calo dei votanti (mille in meno rispetto al 2006) che ha danneggiato soprattutto il cen-
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tro-sinistra. Palazzo dei Domenicani a rischio? Il Pd confida, evidentemente, nel recupero della maggioranza dei consensi alle Amministrative. In effetti, ad ogni sconfitta subita in consultazioni nazionali, è seguita una vittoria del centro-sinistra a livello locale, grazie soprattutto ai cosiddetti “portatori di voti” che riescono a ribaltare il risultato. Il centro-sinistra, però, non si illuda: i pacchetti confezionati di voti dei suoi uomini più rappresentativi non possono durare in eterno.
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//Copertina //Lavorare a tutti i costi //Indulto, il giorno dopo ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET Una volta tanto, hanno trovato luoghi di lavoro accoglienti e non si sono sentiti discriminati né dai titolari né tanto meno dai colleghi. Alcuni beneficiari del progetto Indulto, realizzato sul territorio da Italia Lavoro S.p.a. e volto al reinserimento nel tessuto sociale di soggetti in condizione di svantaggio come gli ex detenuti, ci hanno raccontato le loro storie. Il carcere, l’esclusione, l’assenza di orizzonti. Poi oggi, finalmente, il ritorno alla vita. Molti di loro hanno trovato la forza di rialzarsi nell’amore di una compagna o dei figli. Altri, nella soddisfazione lavorativa. Rimettersi in carreggiata, dopo averla persa di vista, si può. La Puglia, con la Provincia di Lecce quale fiore all’occhiello, ha dimostrato che interventi che agevolino l’occupazione sono possibili. A patto che, come è avvenuto con il progetto Indulto, tutti gli attori coinvolti facciano la loro parte.
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TEMA DEL MESE www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4603
// ERO UN RAGAZZO A RISCHIO Daniele ha 40 anni, un paio di diplomi, geometra e ragioniere, e qualche anno di Università alle spalle. Vive a Castrignano del Capo con la compagna e le due figlie di due anni e sette mesi. Pratica il tirocinio formativo come receptionist in una struttura ricettiva; titolari e colleghi non l’hanno mai discriminato per i suoi trascorsi giudiziari. Ha trovato l’equilibrio personale nell’affetto e anche nella responsabilità nei confronti della famiglia. “Alle mie bimbe non dovrà mai mancare nulla - dice -. Le ho messe al mondo quando mi sono sentito in grado di prendermene cura ed ho promesso a me stesso che non sarei mai venuto meno ai miei doveri”. I problemi con la giustizia per Daniele sono iniziati quand’era ragazzino: a 17 anni si è trovato a capo di una banda giovanile, i “Diavoli neri” li chiamavano, che a bordo di motorini causava risse e vendeva hascisc nella zona di San Cesario.“Dalla vendita del fumo alla vendita di qualunque altra sostanza il passo è stato breve. Un ragazzo che trascorre tutto il suo tempo per strada è molto più a rischio rispetto a chi conduce una vita in casa. Io non avevo una madre, perchè mi ha abbandonato quando avevo poco più di otto mesi, e nonostante non abbia mai nascosto le mie responsabilità dietro questo abbandono, credo che sia stato determinante”.
31.979 persone, nel luglio del 2006, hanno beneficiato dell’indulto votato dal Parlamento (legge 141/2006) con una maggioranza trasversale. Di queste, 25.694 erano detenuti e sono stati liberati. In Puglia i beneficiari dell’indulto sono stati 3160, di cui 1545 detenuti. Il 7% degli “indultati” pugliesi sono donne e 41 sono minorenni. Di questi 18 erano detenuti (Fonte: assessorato politiche sociali, Regione Puglia; Sappe-sindacato autonomo polizia penitenziaria). Dopo sei mesi dall’approvazione della legge sull’indulto sono rientrate in carcere un totale di 3.268 persone su scala nazionale A Lecce sono uscite dal carcere 484 persone. Numeri. Siamo voluti andare oltre. Siamo voluti entrare nelle vite di chi ha fatto di tutto per ricostruirsela, una vita. Di chi ha voluto lavorare, prima di tutto, a tutti i costi, santificando il primo e fondante articolo della Costituzione italiana (che festeggia i suoi Sessant’anni), per essere finalmente cittadini italiani, a tutti gli effetti. Da qui, da questo “lavorare a tutti costi”, è partita la nostra inchiesta sul lavoro, per capire quale costo, nel Salento, bisogna sostenere per poter essere cittadini italiani, ai sensi dell’articolo uno. Sicurezza, accordi programmatici, politiche attive del lavoro, servizi per l’impiego, servizi e sgravi alle imprese: ingredienti necessari, per una ricetta, la piena occupazione, che oggi sembra solo una formula alchemica. Soprattutto quando l’ingrediente che non manca, essendo italiani, è la fantasia. Perché inventarsi un mestiere e cavarsela in ogni occasione è quello che sappiamo fare meglio e ce lo riconoscono anche studi di accreditate università straniere. Ma non può essere l’ingrediente segreto perché la barca vada avanti. Costi quel che costi. M.L.M
MANI SPORCHE. di LAURA LEUZZI
l.leuzzi@iltaccoditalia.info
Daniele è entrato in carcere per la prima volta nel 1990. “Dentro si sopravvive - commenta -. Dal momento che sei costretto a starci, cerchi di prenderla bene. Io sono riuscito anche ad instaurare rapporti di amicizia”. Da allora ci è ritornato diverse volte, fino al 2004 quando, preso per spaccio, ha ottenuto i domiciliari ed iniziato a porre le basi per costruire una famiglia. “Ho lavorato come bibliotecario; ho fatto anche volontariato in una struttura di San Cesario. Sono sempre stato molto amato dalla gente, per il mio modo di pormi. Anche quando sono finito nei guai, è accaduto perchè non ho saputo dire di no”. Oggi tutto questo non succederebbe più, perché Daniele ha un sogno ben preciso da realizzare: “Garantire alle mie figlie la presenza costante. Ed aiutarle a finire ciò che io ho solo cominciato, l’Università. Spero di dargliene la possibilità – conclude -; e spero che, da grandi, riescano a capirmi”.
// MI SENTIVO IN DIFETTO Sergio ha 48 anni, una licenza media alle spalle e, pur non avendo una famiglia, una vita piena di impegni. Il tirocinio che sta svolgendo presso una pizzeria di Melissano gli occupa buona parte della giornata. “Di mattina sbrigo le commissioni – spiega – mentre, a sera, il lavoro vero e proprio in pizzeria. Il mio compito è prendere le ordinazioni e passarle al pizzaiolo, ma all’occorrenza me la cavo in tutte le il tacco d’Italia
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mansioni; ho sempre lavorato nella ristorazione, anche al Nord Italia e all’estero”. Al rapporto con colleghi e titolari Sergio non potrebbe chiedere di meglio; nessuno gli ha mai fatto pesare la condizione di ex detenuto. Del resto, in carcere, dove era finito per spaccio di droga nel 2003, ci è stato pochissimo: appena due giorni perché poi, essendo incensurato, ha ottenuto i domiciliari. “Ciò che mi spaventava non era il carcere, ma il giudizio della gente. Inizialmente, infatti, mi imbarazzava uscire di casa perché mi sentivo in difetto e temevo che le persone mi avrebbero additato come un delinquente; invece mi sono sorpreso nel constatare che hanno compreso che ho solo fatto un incidente di percorso”. Oggi Sergio si sente sereno, perché ha la stima della gente ed il calore degli amici. “Solo amici veri – precisa – perché dopo i brutti fatti che mi sono successi, ho deciso di fare una selezione. Troppo spesso mi è capitato di aver pagato colpe di altri, solo per via del mio carattere troppo disponibile”. Il suo modo di fare è sempre stato molto apprezzato. E’ anche grazie alla sua giovialità, oltre che alla sua conoscenza del settore, che ha già avuto delle proposte di lavoro per la stagione estiva. “Mi resta solo da scegliere. Credo che opterò per una località balneare, perché d’estate sono piene di vita. Mi riempie di orgoglio il fatto che chi mi ha visto lavorare, mi ha apprezzato per ciò che so fare”.
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MA DI LAVORO DANIELE VUOLE GARANTIRE LA SUA PRESENZA COSTANTE ACCANTO ALLE FIGLIE. SERGIO HA VINTO LA PAURA DI ESSERE ADDITATO COME “DELINQUENTE”. GIONNI È STATO ASSUNTO DALL’AZIENDA, ANCOR PRIMA DI TERMINARE IL TIROCINIO. TORNARE AD UNA VITA NORMALE PUÒ ESSERE UNA VITTORIA il tacco d’Italia
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// PROGETTO INDULTO IN NUMERI
// HO VISSUTO L’OSCURITÀ Per Gionni, 37enne di Sanarica, l’esperienza del tirocinio presso un’azienda di costruzioni metalliche è stata più che positiva dal momento che si è conclusa con l’assunzione, ancora prima del termine previsto. Ma di positivo Gionni non ha trovato solo questo sul posto di lavoro, bensì anche un piacevole clima di familiarità ed accoglienza. “Mi sono sentito subito a mio agio con i titolari – racconta – e, dato il mio passato di tossicodipendente, per me non è così scontato”. Diverse volte gli è capitato che i titolari delle aziende alle quali aveva lavoro, si stringessero nelle spalle e rifiutassero di farlo entrare nel gruppo. Attualmente Gionni è alle prese con l’apprendimento del funzionamento di alcuni macchinari da lavoro; “non li avevo mai usati finora – spiega -; mi ero sempre occupato di smerigliare, saldare, verniciare, mansioni che sapevo già svolgere visto che nella vita ho sempre lavorato. Certo – continua – non sono mai stato molto costante visto che la droga ti porta ad allontanarti da tutto. Piano piano pensi solo a lei e del resto ti importa sempre di meno. Quella è la fine”. Quando è stato arrestato per droga Gionni aveva appena compiuto 18 anni (faceva uso di sostanze stupefacenti da quando ne aveva 15) ma in carcere ha trascorso poco più di un mese perché ha intrapreso subito il cammino comunitario, portato a termine in due anni.
Nonostante la breve permanenza in cella, ricorda quell’esperienza ancora con i brividi sulla schiena. “Non la auguro a nessuno. E’ l’oscurità; non c’è tramonto, non c’è futuro, non c’è nulla. Sei in quelle quattro mura due metri per due; hai due ore d’aria al giorno. Sempre rinchiuso. Sempre in gabbia”. Una volta uscito dal carcere, dopo la comunità, Gionni ha voluto voltare pagina. “Da solo non ce l’avrei mai fatta – dice -; è stato tutto merito della mia compagna, che mi ha aiutato sotto tutti i punti di vista, rimanendo al mio fianco. Grazie a lei, ogni mattina mi sveglio e mi impegno per costruire un futuro. Oggi sono in grado di mettere su famiglia; finalmente mi sento pronto ad accogliere quel figlio che, qualche anno fa, non avrei saputo crescere”.
IN APPENA CINQUE MESI NEL SALENTO SONO STATI ATTIVATI 40 TIROCINI ED ALTRI DIECI SONO PARTITI A FINE APRILE. I RISULTATI DEL PROGETTO INDULTO IN PROVINCIA DI LECCE SONO INCORAGGIANTI. COSIMO PRISCIANO: “MERITO DELLA SINERGIA”
Progetto Indulto nasce da un accordo tra il Ministero del Lavoro e il Ministero della Giustizia finalizzato al sostegno economico e al reinserimento nel tessuto sociale di individui beneficiari di indulto. La realizzazione del progetto è stata affidata ad Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, che da gennaio 2007 ha operato dapprima su 14 aree metropolitane, allargando poi il proprio raggio d’azione. In Puglia sono stati così coinvolti, oltre a quello di Bari, anche i territori di Lecce, Foggia e Taranto. Il progetto originale prevedeva che su ogni area metropolitana si realizzassero 70 tirocini ai quali se ne sarebbero aggiunti altri 70, se i primi fossero andati a buon fine, fino a 2mila tirocini in tutta Italia. Dal momento che le aree metropolitane hanno attivato tirocini in quantità soddisfacente, sono state autorizzate a realizzarne altri. Attualmente sono circa 200 i tirocini attivi in Puglia, che, dopo la Sicilia, è stata la Regione che ha risposto meglio al progetto. I tirocini possono avere durata di quattro o sei mesi; nel primo caso, comportano un impegno di 30 ore settimanali per il tirocinante ed un sussidio di 675 euro mensili; nel secondo caso, l’impegno è di 20 ore settimanali mentre il sussidio è di 450 euro. A fine percorso formativo, i candidati si sottopongono ad un colloquio di orientamento che consente loro di ottimizzare l’esperienza del tirocinio formativo. Le aziende che alla fine del tirocinio decidono di stabilizzare il tirocinante (anche tramite contratto a tempo determinato, purché superiore a 12 mesi) percepiscono un incentivo di mille euro ad assunzione; qualora questa arrivi prima della fine fisiologica del tirocinio, ai mille euro si aggiunge il residuo della dote che sarebbe andata al beneficiario.
IL SUCCESSO DELLA SINERGIA Dottor Prisciano, come ha risposto la Puglia al progetto Indulto? “In maniera molto vivace: tra Bari, Lecce, Foggia e Taranto si è svolto il 20% dell’attività di progetto su scala nazionale, con oltre 200 tirocini attivati (al 17 aprile), tre assunzioni, una risposta notevole da parte delle imprese, non solo cooperative sociali ma Spa, Srl, e piccole Cosimo Prisciano, imprese artigiane. E poi un dirigente Italia Lavoro Puglia buon numero di cooperative e consorzi di cooperative, provenienti dalle ‘centrali’ più importanti, soprattutto Confcooperative e Legacoop. Circa 70 imprese hanno messo a disposizione oltre 230 posti per tirocini formativi”. Quale bilancio si può trarre dell’esperienza in provincia di Lecce? “Un bilancio positivo. In provincia di Lecce, le attività sono state avviate a novembre 2007, leggermente in ritardo rispetto alla provincia di Bari, dove sono partite a marzo 2007. Inizialmente, infatti, il Ministero del Lavoro aveva indicato solo 14 aree metropolitane sulle quali intervenire. In appena cinque mesi nel Salento sono stati attivati 40 tirocini ed altri dieci sono partiti a fine aprile. Un lavoratore è stato assunto a tempo indeterminato ancora prima del termine del tirocinio”.
Quali imprese hanno aderito al progetto Indulto? “La gamma dei settori di attività è ampia: dalle officine meccaniche all’edilizia, dai servizi di pulizia alla lavorazione del marmo, fino alle cooperative di servizi; un tessuto imprenditoriale assai vitale. A Lecce, diversamente dall’area di Bari, dove prevalgono cooperative sociali, hanno risposto per il 90% piccole imprese artigiane”. Di chi è il merito di una risposta così positiva? “Il merito è della collaborazione che si è creata tra tutti gli attori coinvolti nel progetto. Un tale risultato è stato possibile sono grazie all’immediata attivazione dell’assessorato al Lavoro e dell’assessorato ai Servizi Sociali della Provincia, del coordinatore e degli operatori dei Centri per l’Impiego, degli uffici provinciali della Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), delle associazioni datoriali e di volontariato, dei consulenti del lavoro dei tutor di Italia Lavoro, degli Ambiti territoriali di Zona, dei consorzi di cooperative sociali. Ognuno ha svolto il suo compito al meglio. Gli operatori dei Centri si sono occupati della promozione dell’intervento verso le imprese, dell’accoglienza e del colloquio con gli utenti. E’ stato il primo intervento in provincia in cui sono state attivate sinergie così efficaci tra politiche sociali e politiche attive del lavoro”. Con il progetto Indulto termina l’impegno di Italia Lavoro in provincia di Lecce o sono previsti altri interventi finalizzati alla promozione dell’occupazione? “Altri interventi sono in corso, in collaborazione con i Centri per l’impiego della Provincia. “Lavoro & Sviluppo il tacco d’Italia
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– Tirocini per l’occupazione” è realizzato da Italia Lavoro con la collaborazione dell’Ipi (Istituto per la Promozione Industriale) ed intende agevolare, con una formazione mirata sui bisogni delle imprese, l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani e adulti in cerca di occupazione, anche con alti livelli di scolarità, residenti in area Obiettivo 1; “Progetto artigiani” sostiene le imprese artigiane in percorsi di sviluppo e di modernizzazione e nella creazione di nuove opportunità occupazionali; “Progetto FIxO – Formazione e innovazione per l’occupazione” coinvolge l’Università del Salento in un’azione di sistema che prevede il potenziamento del ruolo di intermediazione ed accompagnamento al lavoro dei laureati, lo sviluppo dei servizi di placement universitario, l’integrazione tra ricerca scientifica e trasferimento di innovazione tecnologica al sistema delle imprese al fine di accrescere e migliorare l’occupazione”. Qual è il ruolo dei centri per l’impiego nella ricca serie di iniziative promosse da Italia Lavoro sul territorio salentino? “I Centri per l’impiego della Provincia di Lecce consentono di svolgere al meglio ogni intervento volto ad aumentare l’occupabilità, assistendo i datori di lavoro ad utilizzare al meglio i servizi, gli incentivi e i progetti finalizzati a creare occupazione. Dalla ormai consolidata collaborazione con i Cpi si può concludere che interventi per favorire nuova occupazione nella provincia di Lecce sono possibili, solo e soltanto grazie alla sinergia che si riesce ad attivare tra tutti gli attori che si occupano di lavoro”.
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//Copertina //Inchiesta //Lavorare a tutti i costi-Sicurezza sul lavoro ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
O IL LAVORO O LA VITA OLTRE OTTOMILA INFORTUNI SUL LAVORO E 28 MORTI DENUNCIATI LO SCORSO ANNO IN PROVINCIA DI LECCE. INAIL, SPESAL, ISPETTORATO DEL LAVORO, NUCLEO CARABINIERI DELL’ISPETTORATO DEL LAVORO: LA MAPPA DELLA MORTE. PERCHÉ SI DEVE LAVORARE A TUTTI I COSTI SÌ, MA NON A COSTO DELLA VITA. A COLPI DI TACCO www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4604
di CESARE MAZZOTTA c.mazzotta@iltaccoditalia.info
Stanchi delle morti sul lavoro. Nel mese di marzo la Cooperativa Paz ha disposto 235 caschi gialli da cantiere sulle gradinate dell’anfiteatro romano, in piazza S. Oronzo a Lecce, manifestando la necessità di affrontare seriamente il problema delle morti bianche. Ph: Repubblica Salentina
l lavoro può uccidere. Le chiamano “morti bianche”, ma sono più nere del lutto che spargono, fra le famiglie, fra gli amici e presso intere comunità. Il lutto nel cuore per l’impatto emotivo che suscita sempre un infortunio; per la drammaticità dei fatti e per l’età delle vittime, molto spesso giovani, precari e in gran vigore lavorativo. E’ terribile pensare che si possa incontrare la morte durante lo svolgimento del proprio lavoro. Non si riesce ad immaginare che possa accadere. Soprattutto in un ambiente vissuto giorno per giorno, che dovrebbe darci dignità e gratificazione. Invece l’Imprevisto, molto spesso prevedibile, è dietro l’angolo. Una figura evanescente che non è di colore nero, che non brandisce la grande falce, pronta all’appuntamento. E’ la
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morte bianca, per significare che tutto è affidato al caso, al fato dei romani, al destino che ci portiamo dentro. In molti casi la morte risparmia il lavoratore, ma lo costringe su una sedia a rotelle, in un letto o lo priva di qualche senso (la vista, il tatto...). Si chiamano “inabilità permanenti”, elencate dagli istituti assicurativi con tanto di codice “gabellare” e segnano il calvario per il lavoratore e per le famiglie che dovranno assisterlo. Le cause degli infortuni, le più diverse e a volte impensabili, sono quasi sempre prevedibili e sono oggetto di studio e di intervento da parte delle istituzioni chiamate a prevedere e prevenire gli eventi dannosi. La distrazione dell’operatore, la carenza di controlli e di verifiche, la superficialità del lavoratore il tacco d’Italia
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portato a sottovalutare una situazione di rischio, la inadeguatezza dei mezzi di protezione, la mancata applicazione delle norme, ma soprattutto la fretta, la scarsa concentrazione e l’impreparazione. Il “destino”, come causa di un infortunio, lasciamolo ai romanzi dell’epopea cavalleresca, quando si veniva inghiottiti dai draghi o si moriva fra atroci dolori, provocati da una pozione preparata dalla strega fattucchiera. Oggi gli eventi sono prevedibili. In una macchina che presta servizio da moltissimi anni, prima o poi qualcuno dei componenti collasserà; si sa che un palo metallico della rete di illuminazione, viene corroso alla base dalla ruggine; una mano di vernice serve a prevenire la corrosione. E via dicendo.
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// LA RABBIA SCENDE IN PIAZZA. E SALE IN CATTEDRA
// IL DRAMMA DEGLI INFORTUNI NEL SALENTO
Il mese di aprile la Filca Cisl di Lecce, uno dei sindacati che si occupano di lavoro nell’edilizia, l’ha dedicato proprio alle morti bianche. Una serie di appuntamenti nelle piazze dei Comuni salentini per denunciare le situazioni di rischio nei luoghi di lavoro e per promuovere la formazione dei lavoratori. “Creare un esercito di operai consapevoli delle norme sulla sicurezza, dei diritti e dei doveri – ha detto il segretario provinciale della Filca Cisl , Sandro Russo – è la ricetta giusta per sconfiggere questo cancro della modernità”. Il 19 aprile scorso lo stand della Filca ha sostato in piazza sant’Oronzo a Lecce; il sabato successivo, il 26 aprile, è stata la volta di Casarano. Un’occasione per promuovere una più consapevole cultura della sicurezza, attraverso strumenti sempre nuovi, come il Durc, il documento unico di regolarità contributiva, introdotto di recente, che si propone di contrastare il fenomeno del lavoro nero e sommerso, fonte molto spesso di sciagure nei cantieri. “Più prevenzione e più controlli” è la formula dettata dal commissario della Asl Rodolfo Rollo che il 18 aprile scorso ha siglato un patto fra lo Spesal, il servizio di prevenzione della Asl e l’Inail, l’Istituto per gli infortuni sul lavoro, con l’obiettivo di realizzare sinergie operative. Il direttore del Dipartimento di prevenzione della Asl, Giovanni De Filippis ha illustrato le opportunità offerte dal nuovo “Testo unico” sulla sicurezza del lavoro, firmato il 9 aprile scorso dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano e in via di pubblicazione. Un altro progetto della sicurezza sul lavoro, illustrata nelle scuole del Salento, porta la firma della
Le drammatiche condizioni di lavoro nel Mezzogiorno erano state denunciate, senza mezzi termini, anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, subito dopo la sua elezione, nel maggio del 2006. Il capo dello Stato aveva puntato il dito, in particolare, sulla stretta relazione che c’è fra lavoro precario e infortuni gravi. E ogni anno, in occasione della festa del 1° maggio, il presidente non manca di onorare la memoria di quanti sono caduti sul fronte del lavoro. Soprattutto nel sud arretrato e affamato di occupazione. Le cifre delle vittime bianche in provincia di Lecce, comprese le sezioni di Maglie e Casarano, sono state confermate dal direttore provinciale dell’Inail, Emanuele Ingrosso. “L’Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro, nella sola provincia di Lecce, paga ogni anno 45 milioni e 239mila euro per le rendite di inabilità e 5 milioni e 382mila euro per gli infortuni (giorni lavorativi trascorsi a riposo dall’infortunato presso la propria abitazione)”. “I settori più a rischio sono l’edilizia e la metalmeccanica – fa sapere il direttore Inail -; al terzo posto c’è l’agricoltura. Ma c’è ancora molto da lavorare nel sommerso”. Gli studi di settore elaborati sui dati statistici dall’Istituto, consentono di individuare anche le operazioni e le attività dalle conseguenze più gravi e pesanti. In edilizia sono senza dubbio le cadute dall’alto, la movimentazione dei mezzi meccanici, come ruspe, betoniere e bracci mobili – spiega Ingrosso - In metalmeccanica sono micidiali gli organi in movimento, come cinghie, catene di trasmissione, presse e ingranaggi”. I dati del sangue versato sui luoghi di lavoro nel Salento parlano da soli.
“Lunch at Rockefeller center”, 1932. Il celebre scatto fotografico di Charles Ebbets
Cooperativa Paz, impegnata dallo scorso novembre a diffondere l’importanza della sicurezza ai giovani 18enni futuri geometri, periti e tecnici. Nel mese di marzo la Paz ha “comunicato” al territorio tutta l’indignazione per le morti bianche. Sulle gradinate dell’anfiteatro romano, in piazza Sant’Oronzo, ha sistemato 235 caschi gialli da cantiere, a rappresentare le vittime del lavoro. Per promuovere la cultura della sicurezza, la cooperativa Paz ha coinvolto 13 Comuni del Salento e ha organizzato una serie di dibattiti sull’argomento. L’iniziativa è stata finanziata dalla regione Puglia con fondi Por. La frammentarietà delle piccole imprese, che nel Salento rappresentano il 92 per cento delle strutture produttive, secondo il segretario generale della Cgil salentina, Biagio Malorgio, è alla base della scopertura sindacale e quindi dell’esposizione ai rischi dei lavoratori. “Gli appalti pubblici – osserva inoltre Malorgio – si assegnano con la logica del sub-sub appalto e dell’esternalizzazione, in particolare nell’edilizia, dove cresce il lavoro nero e irregolare e dove vince sempre la logica del massimo ribasso. Così le imprese, per aggiudicarsi i lavori, sacrificano l’aspetto della sicurezza. Un’altra questione riguarda i rappresentanti dei lavoratori in azienda e di sito. C’è una pesante responsabilità degli enti pubblici preposti ai controlli. Le imprese che trasgrediscono devono essere sanzionate”.
I SETTORI DOVE SI REGISTRANO MAGGIORI INCIDENTI SUL LAVORO SONO L’EDILIZIA E LA METALMECCANICA. SEGUE L’AGRICOLTURA. MA È SUL SOMMERSO CHE BISOGNA INTERVENIRE
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// OGNI MORTO NON È UN NUMERO Nel 2006 nell’intera provincia di Lecce sono stati denunciati 7.980 infortuni sul lavoro, che nel 2007 sono passati a 8.079, con un incremento dell’1,24 per cento (esclusi quelli relativi al lavoro nero e sommerso). “Un 2007 che registra più infortuni – spiega Ingrosso – perché legati alla ripresa del Tac (le imprese del comparto tessile, abbigliamento, calzaturiero); è un incremento fisiologico”. Nel 2006 sono stati denunciati dieci casi mortali, di cui due respinti (non riconosciuti). Gli otto accolti si sono verificati: due in edilizia, due in aziende metalmeccaniche, uno negli autotrasporti, uno ai danni di casalinghe, uno nel terziario, uno in altri settori. L’anno successivo, nel 2007, si passa a 28 casi mortali denunciati, di cui 9 respinti. I 18 rimanenti sono da attribuire: 4 edilizia, 4 metalmeccanica, 6 terziario, 1 agricoltura, 1 trasporti, 1 stato, 2 altri settori e 1 malattia professionale. Nel 2008, fino al 14 aprile, si registrano sei casi di morte, di cui due respinti (un infar-
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to e un pensionato nella sua campagna). “Numerosi casi mortali – spiega Ingrosso sono incidenti stradali “in itinere”; vale a dire lungo il percorso che il lavoratore fa per raggiungere il posto di lavoro o la sua abitazione”. Il responsabile provinciale dell’Inail fa riferimento poi alle numerose riunioni in Prefettura, attorno al tavolo convocato dal prefetto, dove siedono le forze di polizia, lo Spesal, l’Ispettorato del lavoro e dove si focalizzano i problemi rappresentati dal caporalato e dalla manodopera di immigrazione clandestina. “Per fortuna a Lecce il tasso di presenze di questo tipo non è molto alto – precisa - come invece in Capitanata, dove molta
manodopera era stata ridotta in schiavitù. L’Inail non si interessa di vigilanza, che compete solo alla Asl e all’Ispettorato del lavoro, che si sono divise le ispezioni per settore: alla Asl la metalmeccanica, all’ispettorato l’edilizia”. “La sicurezza sul lavoro è un compito che abbiamo rafforzato – aggiunge - e che diventerà il fulcro del nostro motivo di essere. Con i decreti legge 626/94 e 242/96 all’Inail sono stati assegnati compiti di formazione, informazione e consulenza, dirette soprattutto alle piccole e medie imprese. Adesso la nuova legge (del 3.8.2007 n. 123) ha delegato all’Inail il compito di redigere il Testo unico sulla sicurezza, in via di pubblicazione sulla
// ALLERTA, ARRIVANO I CARABINIERI MEDICI DEL LAVORO E ISPETTORI A CACCIA DI IRREGOLARITA’ iomba senza preavviso sui cantiePsi costruisce, ri, nelle più sperdute località dove mattone su mattone. E’ l’Ispettore del lavoro, accompagnato dal Nucleo Carabinieri dell’ispettorato del Lavoro, l’ente del Ministero del Lavoro che ha il compito di vigilare sul rispetto delle norme di sicurezza. L’Ispettorato di Lecce è diretto da Giocondo Lippolis e svolge l’attività a tutto campo. Ogni mattina si parte dagli uffici di via Lupiae, pronti a dare la caccia alle irregolarità e alle situazioni di rischio. Dalla mancanza degli elmetti alla presenza di ponteggi senza parapetto, dalle prese di corrente fuori norma all’assenza di protezioni. L’ultima verifica, in aprile, si è conclusa con 60 violazioni penali, 33 maxi sanzioni per lavoro irregolare, 110 illeciti amministrativi, 51 imprenditori denunciati e due cantieri chiusi. Tutto questo in soli cinque giorni di controlli nel settore dell’edilizia. Un’attività frenetica, che non riesce tuttavia ad arginare il preoccupante fenomeno degli infortuni. A dare manforte all’attività di vigilanza e di controllo c’è anche lo
Spesal, il servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della Asl di Lecce, diretto dal Giovanni De Filippis, che si interessa degli aspetti medici e di tutela della salute dei lavoratori. L’unità operativa di vigilanza e ispezione nei luoghi di lavoro, per la ex Asl Lecce 1, è diretta da Brizio Tamborino, medico specializzato in medicina del lavoro. Nella Asl Lecce 2, il servizio di prevenzione è diretto da Marino Torsello e l’unità di vigilanza è affidata alla direzione di Achille Abate, medico del lavoro. Per l’intera provincia il dottor Tamborino sintetizza in poche cifre l’attività dell’ufficio. Nel 2007 sono stati notificati 4.516 cantieri, sui quali viene fatto un programma di interventi, in base alla grandezza e al contenuto delle notifiche. Di questi ne sono stati “visitati” 346 , con la presenza di 542 aziende (in ogni cantiere ci possono essere più imprese). Nelle ispezioni viene coinvolto anche l’Inps, per accertare eventuali evasioni contributive. Nei primi tre mesi del 2008, sono stati ispezionati 131 cantieri. “La prima cosa che si guarda,
Gazzetta ufficiale. Una raccolta di tutta la legislazione in materia e una rivisitazione delle sanzioni, che i rappresentanti delle imprese hanno ritenuto troppo onerose. Ci sono funzioni che lo Stato non può delegare e la tutela della salute è una di quelle”. E a questo proposito, il Testo unico ha introdotto due nuove variabili nel complesso sistema che registra le cause di un infortunio grave: la “familiarità con il posto di lavoro” e il “ tipo di rapporto di lavoro”. Questo perché è emerso che circa il 50 per cento dei casi mortali sono occorsi a persone che non si trovavano a svolgere il loro lavoro routinario, nel consueto posto di lavoro. Una considerazione che allunga un’ombra di problematicità sulle attuali forme di lavoro atipico, che portano sempre di più i lavoratori a contatto con posti di lavoro a loro poco noti per dislocazione e risvolti tecnologici. Quest’anno, per la prima volta, in occasione del 1° maggio, la cerimonia di consegna delle medaglie e delle stelle al merito dei caduti sul lavoro, da parte del presidente della Repubblica Napolitano, è previsto che non avvenga al Quirinale, ma nella sede nazionale dell’Inail (tanto è stato reso noto mentre scriviamo, ndd). A metà dello scorso aprile è partita a Lecce, a Casarano e in tutta la Puglia, la settimana della “customer satisfaction”. Una sorta di indice di gradimento rilevato attraverso la distribuzione di un questionario con dieci domande. Viene somministrato in forma anonima, ai formatori, ai datori di lavoro e ai lavoratori. Lo scopo è quello di eliminare le criticità, anche nei tempi di corresponsione delle rendite.
NEL 2006 NELL’INTERA PROVINCIA DI LECCE SONO STATI DENUNCIATI 7.980 INFORTUNI SUL LAVORO, CHE NEL 2007 SONO PASSATI A 8.079. DUE STRUMENTI PER COMBATTERE IL FENOMENO: IL DURC E IL NUOVO TESTO UNICO SULLA SICUREZZA anche da lontano – spiega il dottore Tamburino – è la presenza di impalcature e di gru. Si fanno subito delle foto. Possono mancare alcune tavole dell’impalcato, i correnti intermedi e superiori. Molte irregolarità si commettono per smontare e montare più in fretta”. Da qualche anno esiste una legge che obbliga alla frequenza di un corso teorico-pratico di 28 ore, per essere abilitati al montaggio e allo smontaggio dei ponteggi. Oltre alle cadute dall’alto gli infortuni più frequenti sono dovuti alla movimentazione dei mezzi meccanici e di sollevamento. Nel 2007 lo Spesal ha fatto 29 verbali in edilizia, mentre ha visitato 25 aziende in agricoltura e ha fatto quattro verbali. Sempre nel 2007, lo Spesal ha fatto 95 inchieste di infortuni. Se si esclude l’edilizia e l’agricoltura, lo Spesal, nel 2007, ha fatto 422 sopralluoghi in altre aziende, dove ha elevato 174 verbali. Lo Spesal interviene anche in fase preventiva. Nel 2007 ha rilasciato 831 pareri sui nuovi insedia-
menti. Nei primi tre mesi del 2008 i pareri sono stati 180. In sostanza l’Ente si pronuncia sulla idoneità o meno di un locale o un’azienda di insediarsi in un certo contesto, per produrre alcune tipologie di prodotti. L’attività dello Spesal è diretta anche alle aziende metalmeccaniche. Nel 2007 ne sono state ispezionate 38 e istruite 19 inchieste infortuni di cui tre mortali. Pochi e irrilevanti gli infortuni nel comparto chimico. Lo Spesal interviene infine anche nelle inchieste, affidate dall’Inail e dalla Procura, per le malattie professionali. L’ente è chiamato a stabilire se ci sono responsabilità del datore di lavoro nella determinazione dell’evento. Un altro settore di interesse dello Spesal sono gli impianti elettrici e le possibili folgorazioni. Gli ispettori verificano la messa a terra, i certificati di conformità alla “direttiva macchine”, i cavi e le prese volanti, la cui presenza viene a volte segnalata anche dai comuni cittadini.
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//Copertina //Lavorare a tutti i costi //L’intervento DA COSTRUIRE UN TERRITORIO DIGITALE IN GRADO DI FAVORIRE L’INTERCONNESSIONE CENTRO PER L’IMPIEGO-IMPRESE-CITTADINI ERA L’OBIETTIVO CHE SPINSE LA PROVINCIA, NEL 2002, A REALIZZARE IL PORTALE. UN’INTUIZIONE BRILLANTE, TESTIMONIATA DAI DATI SU CUI OGGI IL PORTALE PUÒ CONTARE: 9.500 VISITATORI GIORNALIERI DI MEDIA E 136.400 PAGINE LETTE QUOTIDIANAMENTE
di ADRIANA MARGIOTTA*
PUGLIAIMPIEGO.IT, L’UFFICIO DI COLLOCAMENTO È IN RETE ugliaimpiego.it è attivo dal gennaio del 2002, anno in cui fu realizzato con i fondi Por, Misura 3.1 riguardanti l’acquisizione pubblica di nuove risorse per la gestione innovativa dei servizi per l’impiego in rete. Oggi Pugliaimpiego.it è in linea con il piano d’azione di egovernment e confluendo nel progetto R.I.S.O. (Rete Ionico Salentina per l’Occupazione) ha risposto all’esigenza di modernizzare e razionalizzare le attività di comunicazione sull’incontro domanda-offerta di lavoro, rivolgendosi a cittadini, imprese e soggetti coinvolti nelle attività di miglioramento dell’occupabilità e della competitività del territorio, a cominciare dai dieci Centri per l’Impiego leccesi. hiave di volta del progetto è stata la capacità di “fare rete”: il portale si basa su un’architettura che garantisce il massimo grado di fruibilità del “pianeta lavoro” della Provincia. Il sistema di navigazione consente percorsi tematici differenziati a seconda del tipo di utenza, con molteplici sezioni cui poter attingere informazioni di diversa natura. Con Pugliaimpiego.news, la newsletter settimanale interattiva, il portale garantisce un aggiornamento costante delle novità sul mondo del lavoro, integrando l’offerta informativa con un forum di discussione. La chiarezza espositiva e la facilità di consultazione forniscono poi gli spunti informativi adeguati per azzerare il deficit conoscitivo in merito alle novità introdotte dalla Riforma del mercato del lavoro, unito ad una necessità di
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sopperire alla carenza progettuale dell’ambito regionale, dove, seppure una legge (n. 19 del 5/1999) prevede l’istituzione di un SIL locale, Pugliaimpiego.it rappresenta l’unica esperienza attiva al momento. Oggi Pugliaimpiego.it, in base a quanto previsto dall’articolo 15 della Legge Biagi, è un portale interattivo, grazie all’attivazione di Jobtools, una sorta di Borsa Lavoro di bacino alimentato a back-office dagli operatori dei Centri per l’impiego che si presentano come una cassetta degli attrezzi utile a gestire l’agenda di chi nel mercato del lavoro cerca oppure offre opportunità occupazionali: possibilità di gestire direttamente i dati personali, archiviare curricula da inviare in funzione della tipologia di soggetto che offre lavoro, visualizzare in tempo reale le offerte di lavoro ricevute dalle aziende e accedere al database di concorsi, corsi di formazione e aziende accreditate. Le imprese possono poi avere un proprio spazio sul portale. Il portale rappresenta anche un punto di raccordo tra i Centri per l’Impiego, grazie ad una intranet di collegamento tra essi e tra essi e gli uffici provinciali, un sistema di messaggistica interno tra operatori e una intranet dei referenti di progetto per ciascun centro. Mediamente i Centri per l’impiego della provincia diffondono 2.500 contributi annui di redazione. Successo anche per Pugliaimpiego.live, chat diretta con i Centri con risposta tempestiva e a misura di utente. Con Pugliaimpiego il tacco d’Italia
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dunque, la Provincia di Lecce ha dimostrato di saper ascoltare il territorio, integrando la tradizionale politica per l’occupazione con una nuova cultura di rete. E per il futuro c’è un ampliamento delle sezioni del portale, per dare visibilità anche alle altre province. Attualmente infatti, Pugliaimpiego.it resta un’iniziativa della sola Provincia di Lecce, ma aperto alla disponibilità, data ufficialmente nel novembre 2004 dall’assessore al ramo Mario Pendinelli, ad accogliere i contributi provenienti dalle altre Province.
//ANTENNA EUROPE DIRECT “Costola” europea di Pugliaimpiego.it è l’Antenna Europe Direct, uno specifico spazio internet (www.europedirect.le.it) dedicato alla diffusione di informazioni sulle più importanti tematiche comunitarie. Tramite questo servizio, il cittadino europeo può conoscere meglio l’Unione, le sue politiche e le opportunità che offre (ad esempio, di lavoro e formazione), grazie a un percorso di avvicinamento e interazione che lo renda partecipe del processo decisionale europeo. Con lo slogan “l’Unione Europea entra nel Salento”, la Provincia di Lecce diviene attore di informazione sul territorio, contribuendo alla costruzione dell’Europa dei cittadini. I servizi dell’Antenna Europa della Provincia sono aperti a disoccupati, studenti e a chiunque altro sia interessato a proiettarsi in una dimensione europea e voglia provare a competere con i suoi pari in un’Europa a 27 Stati membri. * Responsabile U.O.C.: Politiche del lavoroe Centri per l’impiego
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//Copertina //Lavorare a tutti i costi //Accordi sul Tac
CALZATURIERO, L’ECCELLENZA DOPO LA CRISI di ENZO SCHIAVANO
e.schiavano@iltaccoditalia.info
I DETTAGLI DEI DUE ACCORDI CHE PUNTANO A DARE UNA BOCCATA D’OSSIGENO AL SETTORE CALZATURIERO CASARANESE
ccordo di programma sul Tac casaranese per scongiurare la perdita di 340 posti di lavoro e il progetto “Due passi per il made in Italy” che potrebbe portare nel basso Salento la produzione di scarpe di lusso delle imprese del Veneto. Lo scenario futuro del distretto industriale di Casarano potrebbe essere disegnato da questi due accordi che prevedono, nello stesso tempo, sia la diversificazione della produzione sia la specializzazione del settore economico tradizionale. Mentre il primo accordo, infatti, dovrebbe trasferire 340 lavoratori dalle fabbriche di scarpe nei settori metalmeccanico ed energia, l’altro prevede consistenti investimenti e la creazione di 250 nuovi posti di lavoro nel settore calzaturiero.
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Accordo di Programma per l’attuazione coordinata dell’intervento nell’area di crisi industriale del Pit 9. Il documento è stato firmato a Roma il 1° aprile scorso e regola in 12 articoli l’obiettivo di ricollocare 340 lavoratori in esubero delle imprese del Gruppo Filanto. All’accordo – firmato dal Ministero dello Sviluppo economico, Ministero del Lavoro, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Casarano,Agenzia nazionale per l’attrazione di investimenti e Confindustria Lecce – si è giun-
ti dopo una serie di incontri che hanno coinvolto le organizzazioni sindacali di categoria, Confindustria Lecce, la Provincia di Lecce e 16 aziende dei settori metalmeccanico e delle energie alternative. Saranno proprio queste imprese ad assorbire i lavoratori espulsi dal ciclo produttivo dell’industria calzaturiera del cavalier Antonio Filograna. Secondo i relativi accordi di reciprocità, infatti, dieci aziende metalmeccaniche salentine hanno presentato proposte di investimento e di occupazione aggiuntiva, mentre altre quattro hanno dato la disponibilità a ricollocare i lavoratori in esubero. Gli investimenti complessivi raggiungono 70 milioni di euro per un totale di circa 200 occupati. L’accordo con il settore delle energie alternative prevede, invece, la ricollocazione di 120 unità lavorative nelle due società che hanno manifestato l’interesse (Italgest Energie e Blu Silicon Sardegna), prevedendo un investimento di 120 milioni di euro in due anni. Il programma di investimento delle aziende dei settori metalmeccanici ed energia sarà finanziato con i fondi per il piano di ristrutturazione presentato dal Gruppo Filanto. Si tratta di un inconsueto do ut des tra aziende (tu mi sistemi gli operai e io ti finanzio l’investimento con i fondi del piano di ristrutturazione) il tacco d’Italia
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reso possibile grazie all’inserimento dell’area del Pit 9 tra quelle eleggibili per l’applicazione della Legge 181/89 per la riconversione delle aree di crisi. Due passi per il made in Italy. E’ una manifestazione di interesse consistente, formulata dall’Acrib (Associazione dei calzaturifici della riviera del Brenta), che sviluppa il progetto “Due passi per il made in Italy”, sottoscritto con Confindustria Lecce. Undici aziende venete sarebbero pronte ad attivare investimenti nel Comune di Casarano per un ammontare complessivo di 20 milioni di euro e la previsione di 250 nuovi posti di lavoro. Nel dettaglio, le nuove iniziative imprenditoriali corrispondono a otto calzaturifici, un formificio, un tacchificio ed un accessorista. L’Acrib – il cui presidente è quel Giuseppe Boiardo che ha già realizzato nel nostro distretto la “Iris Sud”, fabbrica di scarpe di alta qualità – ha anche pianificato i tempi di realizzo: entro la fine del 2008, cinque nuove aziende, 100 occupati e 8 milioni di investimento; entro il 2010 il resto delle iniziative. Nel distretto di Casarano sarà insomma sviluppata la filiera produttiva della scarpa di eccellenza prodotta nel Brenta, trasferendo tecnologie, esperienze, formazione e anche l’intero sistema di relazioni industriali.
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//Copertina //Inchiesta //Senza futuro davanti ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
L’ESERCITO DELLA CORNETTA UN’OPPORTUNITÀ DI LAVORO IRRESISTIBILE PER GIOVANI LAUREATI E NON. IN PUGLIA CE NE SONO UN CENTINAIO E IMPIEGANO CIRCA DIECIMILA UNITÀ. UN ESERCITO DI “PRECARI DELLA CORNETTA”, QUELLI CHE HANNO “TUTTA LA VITA DAVANTI”, COME RECITA IL TITOLO DEL FILM DI PAOLO VIRZÌ SULLA GIUNGLA DEI CENTRI DI CHIAMATA. NEL SALENTO, ESISTONO 16 CALL CENTER. NEL DETTAGLIO, CE NE SONO SEI A LECCE, TRE A NARDÒ, DUE A GALLIPOLI E TAURISANO, UNO A CASARANO, ALEZIO, SQUINZANO. PER CAPIRE VANTAGGI E SVANTAGGI DI QUESTO SETTORE, IL TACCO D’ITALIA HA MESSO A CONFRONTO DUE ESPERIENZE MOLTO DIVERSE.
// “UNA BUONA ESPERIENZA” Uno dei modi più semplici per entrare nel mondo dei call-center è dare un’occhiata ai numerosi annunci pubblicati sui giornali e sul web dove si ricercano giovani tra i 20 e i 35 anni per occupazioni part time o full time. La breve esperienza di Claudia e Alessandro (i nomi sono fittizi) - una giovane coppia salentina, laureata lei e diplomato lui, entrambi con diversi anni di lavoro alle spalle nel settore della comunicazione – in un call center di Lecce che opera per conto di Enel Energia, è iniziata proprio così. “Abbiamo risposto ad un semplice annuncio trovato sul web, poi ci hanno contattato. Dopo un corso di formazione di una settimana ci hanno messi a rispondere alle telefonate. Abbiamo firmato subito un contratto nazionale di categoria di un mese. Con noi c’era gente di tutti i tipi, di tutte le età e con alle spalle le esperienze più svariate”. In che cosa consisteva il vostro lavoro? “Il nostro era un turno serale di otto ore. Si arrivava, ci si sedeva in postazione, si avviava il pc e si rispondeva alle telefonate dei clienti. Facevamo “inbound”, cioè non vendevamo niente. Il nostro compito era di sopportare le lamentele e di risolvere i problemi degli utenti. Sul lavoro erano consentite tre pause. L’ambiente non era male, il tipico call center con moltissimi lavoratori, più di un centinaio. Eravamo divisi in gruppi, ciascuno con a capo un supervisore. Ogni telefonata era registrata in un database e c’era chi a fine giornata controllava il tutto”. Impressioni? “Tutto sommato positive, non siamo rimasti delusi”. Come lavoro è stressante? “Non più di tanti altri impieghi. La giornata passava velocemente ed era anche molto divertente parlare con gente di ogni tipo ed estrazione sociale. Le domande più assurde, i casi umani, gente che chiama solo per parlare con qualcuno, incredibile...”. Quanto è durata la vostra esperienza? “Abbiamo lavorato solo un mese e non hanno assunto nessuno, perchè ‘l’azienda al momento
di FLAVIA SERRAVEZZA f.serravezza@iltaccoditalia.info
non ha necessità’ ci hanno detto. Speravamo di rimanere perché il lavoro ci piaceva e soprattutto eravamo ben retribuiti: una busta paga mensile di 800 euro fa gola anche se il lavoro non è il massimo. Speriamo di essere richiamati tra qualche mese”.
// “UN INCUBO” Valeria (il nome è fittizio), 24 anni, nel 2006 ha lavorato per tre mesi in un call center di Lecce che si occupa del recupero-clienti di Telecom Italia. Com’è iniziata la tua esperienza? “Ho trovato l’annuncio su un volantino. Mi hanno chiamata per il colloquio circa due mesi dopo aver consegnato il curriculum personalmente”. Di cosa ti occupavi? “Eravamo in 300 e ci occupavamo del recupero clienti di Telecom Italia: in pratica telefonavamo alle persone che ancora pagavano il canone ma avevano scelto un’altra compagnia telefonica e cercavamo di convincerli a tornare ad usare Telecom”. Impressioni? “Eravamo tutti ragazzi, i più grandi avevano sui Precariato in sala. La locandina del film di Paolo Virzì
30 anni. Tutti molto diversi, perché alla fine il lavoro non richiede nessuna competenza particolare. Non sopportavo le smorfie e i pettegolezzi che sentivo ogni giorno”. Difficoltà? “Il lavoro non è difficile. Durante la formazione ti insegnano cosa dire, come parlare e una telefonata non dura mai più di dieci minuti. In sostanza, ripeti come un pappagallo quello che ti hanno imboccato loro per tutto il giorno, non sei neanche tu a fare le telefonate, che sono avviate in automatico dal computer. Ti dicono pure quali parole evitare: ad esempio, “offerta”, perché ricorda che per telefonare si spendono soldi. Meglio usare “opportunità”. E il responsabile della commessa era autorizzato ad “entrare” nelle nostre telefonate per controllate che dicessimo esattamente quello che volevano loro”. Quando hai mollato e perché? “Dopo due mesi e mezzo sono uscita da quell’incubo. Ascoltando le lamentele della gente mi sono accorta che tutto ciò di cui i clienti si lamentavano in realtà era vero. Ho capito che i nostri “team leader” ci avevano dato delle informazioni non esatte, in modo che potessimo convincere la gente. Mi sono sentita colpevole, se avessi saputo la verità io non avrei mai fatto una cosa del genere. E poi non sopportavo più il mal di testa alla fine della giornata, ero diventata apatica, non avevo voglia di studiare, addirittura di parlare al telefono anche con mia madre, che mi chiama al massimo per dieci minuti al giorno…”. La busta paga? “Ci davano 5 euro all’ora, più redemption. La redemption si calcolava dividendo il numero di contratti stipulati in un mese per le ore di lavoro. In base a delle fasce stabilite da loro, se avevi una redemption alta ti potevano dare 50 centesimi o 1 euro in più all’ora, e così via. In media, lavorando quattro - cinque ore al giorno, ho preso da 350 a 400 euro al mese”. A COLPI DI TACCO www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4605
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//Costume e società //Arti e mestieri //Tra passato e futuro TRA MESTIERI SCOMPARSI, IN VIA DI ESTINZIONE ED APPENA NATI, ECCO COME SONO CAMBIATE LE OCCUPAZIONI DEI SALENTINI
isogni che cambiano e necessità che crescono. La società non è più quella di una volta. È diventata sempre più esigente, tesa ogni giorno a raggiungere l’obiettivo di un maggiore benessere e una maggiore ricchezza. Per guadagnarsi da vivere oggi non basta ricorrere alle risorse della propria terra, come si faceva un tempo, ma è richiesta una maggiore capacità di adattamento, spostamenti verso nuove mete, competenze a 360 gradi, audacia e intraprendenza. Non meno nella profonda terra del Sud, il Salento. Spesso trovare un’occupazione è un’impresa e per questo le persone più
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LAVORI DI IERI, OGGI di IRENE TOMA i.toma@iltaccoditalia.info
creative e coraggiose decidono di provare lavori ex novo ottenendo anche grandi successi personali. Dando un’occhiata ad un passato, neppure troppo lontano, ci accorgiamo che sono tante le attività della tradizione scomparse nel Salento e molte altre sono in fase di estinzione. Tutta colpa di un mercato che muta in continuazione e condiziona economia e vita della gente giorno per giorno. Ma forse deve andare così. Il Tacco ha guardato non solo al passato ma anche al futuro, tra lavori di ieri ormai scomparsi (o quasi) e lavori di oggi che determineranno il prossimo avvenire. il tacco d’Italia
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SEMBRA UN’ALTRA REALTÀ, EPPURE ERA CIÒ CHE SI VEDEVA, VARCATA LA SOGLIA DI CASA, NEPPURE 50 ANNI FA. I MESTIERI SI PRATICAVANO PER LO PIÙ PER STRADA. I PIÙ GETTONATI ERANO U PORTALATTE, U CONZAMBRELLI, U CONZALIMMI, L’OMMU TA MURGA, U CONZASEGGE, U RICCOJCAPIDDHRI
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Tre generazioni di falegnami. C’era un tempo in cui l’incertezza del domani era una preoccupazione sconosciuta. Ogni giovane in età da lavoro sapeva già quale sarebbe stata la sua attività: quella del padre. E, spesso, del nonno (foto tratta dal calendario 2004 del Comune di Taurisano)
E DOMANI
vano sentire urlando “U conzambrelli, u conzambrelli” e la gente accorreva per effettuare le dovute riparazioni realizzate tramite ferri che sostituivano o modificavano quelli esistenti (i soliti ferretti che si rompono anche solo con un colpo di vento più forte!).
// CUCIRE LA CERAMICA. U CONZALIMMI Un piatto rotto o un bicchiere scheggiato? Non era un problema. U conzalimmi girovagava tra le viuzze del paese per sistemare i limmi ovvero i manufatti in ceramica. Tramite un trapano venivano effettuati dei buchi legati insieme da un filo di ferro. Sembrava come se il piatto o il bicchiere subissero un vero e proprio intervento chirurgico.
// LISCIO COME L’OLIO. L’OMMU TA MURGA “Ci tene la murga”? Il compratore di olio gridava così spostandosi su un asinello per raccogliere l’olio fritto, quello che si butta via perché dopo le fritture di patatine e panzarotti non è più buono. Sino ad una decina di anni fa quasi tutti conservavano la murga raccolta da questi personaggi che la usavano per ricavare il sapone. In cambio dell’olio fritto davano pentole in plastica.
// SEDIE KO. ARRIVAVA U CONZASEGGE Passava per le case più raramente rispetto ai suoi colleghi. Era forse l’unico ad avere clienti fissi. Effettuava lavori all’istante, sul posto ovunque si trovasse, quando questi erano semplici da realizzare. Le riparazioni più complesse, invece, avvenivano nel giro di alcuni giorni. Erano i conzasegge a riparare le sedie tramite appositi attrezzi come ferri e paglia.
// IL PREGIO DELLA DONNA È IL CAPELLO. U RICCOJCAPIDDHRI
// MESTIERI SCOMPARSI // LATTE A SUON DI CAMPANA. U PORTALATTE Una bicicletta. E via. Si partiva di mattina presto, insieme al sole nascente, dopo aver munto le mucche e dopo aver posto il latte negli apposti contenitori di lamiera sistemati con corde e agganci nel cestello della bici che portava il venditore in giro per il paese. Appesi al lato si intravedevano i misurini usati per fissare la quantità di latte da vendere casa per casa. Si definiva al momento quanto latte acquistare: un litro intero che costava 400 lire,
o mezzo o una “quarta”. Sino ad una trentina di anni fa il latte si comprava così. Si iniziava a gustarne il sapore già mentre si aspettava il suono della campana del portalatte.
// PIOVE SENTI COME PIOVE. U CONZAMBRELLI Erano i Rom del paese a riparare gli ombrelli. Viaggiavano portando una sacca di ferri sulle spalle. Appena il tempo si faceva cupo e le nuvole oscuravano il sole, insieme alla pioggia spuntavano i conzambrelli. Si faceil tacco d’Italia
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Le donne di un tempo avevano quasi tutte capelli lunghi raccolti in un cosiddetto ttoppu ovvero una specie di cipolla sul capo, per sporcarli il meno possibile. Raramente si aveva la possibilità di lavarli: per avere l’acqua calda bisognava scaldarla al fuoco del camino. Ad ogni lavaggio e ogni volta che si pettinavano, le donne e a volte gli uomini, mettevano da parte i capelli che cadevano che poi venivano consegnati all’uomo che passava per raccoglierli. Per non farli disperdere la gente li posizionava nei buchi delle serrature. Erano poi rivenduti e servivano per fare tessuti. L’omone passava urlando “Ci tene capiddhri” e li metteva nel sacco appeso sulle spalle, spaventando i bambini più dispettosi che minacciava di portare via con sé nella sacca.
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// I MESTIERI RARI // SPAZZACAMINI SI NASCE
// IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO
Rocco Isernia, 69 anni, venditore ambulante, Casarano
Donato Gerbino, 45 anni, spazzacamino, Matino
“È ormai da un po’ di anni che lavoro sia come spazzacamino sia come imbianchino. Nel Salento non ci sono tante persone che fanno questo mestiere. Il problema è che molta gente non è neppure a conoscenza della necessità di dover pulire il caminetto mettendo così a rischio la propria incolumità e quella della stessa abitazione. Appena giungiamo sul posto chiudiamo la bocca del camino con un telo per non far uscire la fuliggine. Dopo si va in terrazza per pulire la canna fumaria grattando via lo strato più sporco e ripassando con delle scope particolari. Ritornati giù bisogna entrare nel camino per pulire per bene la cappa. Sono alto un metro e settantacinque e spesso nei camini con bocche piccole ho bisogno che il mio collaboratore mi aiuti ad arrampicarmi. Per fortuna non soffro di claustrofobia”!
// VERDURA DI PRODUZIONE PROPRIA
Luigi De Giorgi, 38 anni, arrotino, Galatone (l’identità dell’arrotino rimane un mistero; per tutti sarà sempre e solo una voce mitica)
“Ho iniziato a fare l’arrotino nel 1991. Mi è stato insegnato dal mio ex titolare. Non ci sono molti arrotini ma Galatone per questo lavoro è un vero e proprio centro. Il nostro mestiere è cambiato molto nel tempo. Oggi per affilare qualsiasi tipo di lama si usano le mole elettriche, che nel passato erano esclusivamente a pedali. Un tempo, inoltre, si girava su una bici che sulla ruota anteriore aveva una pietra legata al pedale da una cinghia. Fatta ruotare con il piede la mole veniva azionata per limare il coltello. Questo va affilato, di tanto in tanto, in base all’uso che se ne fa. Per limarlo e farlo diventare come nuovo mi bastano tre minuti”.
“Con me siamo alla terza generazione di venditori ambulanti della famiglia. Sono nato in questo lavoro e almeno a Casarano non ci sono molte persone che come me vendono prodotti di produzione propria. I più non fanno altro che rivendere la roba degli altri. In questo periodo si vende molto la cicoria, quest’inverno la rapa ma poi tutto dipende da che cosa offre la terra. D’estate c’è molta più frutta e le vendite vanno meglio; ci sono invece i periodi neri come la Quaresima e gli ultimi giorni di Carnevale. Per lavorare mi sveglio ogni giorno all’alba, raccolgo la verdura dalla campagna e, dopo, inizio la vendita andando per le vie della città sino a mezzogiorno. Il mio lavoro è in continuo movimento: la legge impone di non stazionare per più di un’ora nel punto della città scelto per la vendita”.
DONATO GERBINO, SPAZZACAMINO: “NEL SALENTO NON CI SONO TANTE PERSONE CHE FANNO QUESTO MESTIERE. IO SONO ALTO 1,75 METRI E, SE DEVO PULIRE CAMINI STRETTI, SPESSO HO BISOGNO CHE IL MIO COLLABORATORE MI AIUTI AD ARRAMPICARMI. PER FORTUNA NON SOFFRO DI CLAUSTROFOBIA”
// QUELLI CHE...IL LAVORO BISOGNA INVENTARSELO // IL LAVORO: UNA FILOSOFIA DI VITA
Roberto Schiavano, in arte Robertino, artista di strada, 26 anni di Casarano
“Lavoro con Daniela, la mia ragazza, e Gerardo al progetto circo Rodegè dal 2002. Si tratta di una parodia dei circhi equestri nei
quali poche persone devono ricoprire tanti ruoli. Abbiamo iniziato per gioco ma abbiamo avuto da subito un riscontro sia economico sia di pubblico. Così il gioco è diventato un vero e proprio impegno. Ognuno ha una filosofia di vita e per quello che mi piace fare questo lavoro è l’ideale. Vado a letto intorno alle quattro del mattino perché preferisco lavorare di notte. La giornata comincia con un allenamento che può durare dalle due alle quattro ore. Dopo mi cimento nella micromagia e nelle tecniche teatrali. È una professione che consente di viaggiare e realizzare i propri spettacoli anche esibendosi “a cappello” cioè in rappresentazioni estemporanee che consentono di guadagnare sul momento grazie alle offerte degli spettatori. È permesso farlo solo in Puglia e Piemonte. In altre regioni occorre il consenso dei vigili urbani o del comune. Violando tale legge si incorre in sanzioni pecuniarie e nel sequestro del materiale. Acquistiamo gli attrezzi in negozi specializzati. A Lecce ce n’è uno solo ma non è molto fornito. Buoni negozi si trovano da Napoli in su. Una sola clava costa in media 30 euro e per lavorare ne servono il tacco d’Italia
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almeno tre. L’artista di strada è colui che svolge un tipo di arte per strada ma esistono vari personaggi come il fachiro, il clown, il madonnaro, il giocoliere di fuoco. Io sono il clown e prendo spunto dai personaggi del paese. In questo lavoro non si finisce mai di imparare anche se nella giocoleria i primi risultati si ottengono già in due settimane. Ho cominciato come autodidatta ma lo scambio è il modo migliore per apprendere. In Italia infatti esistono delle convention, ovvero raduni di una settimana con open stage, che creano lo scambio tra i partecipanti. Ognuno mostra il suo lavoro e, così, impara anche dagli altri. Esistono poi i festival organizzati da Comuni e Province durante i quali vengono rappresentati vari tipi di spettacoli di strada; il pubblico assiste con grande partecipazione. Purtroppo però manca in questo settore una vera formazione e strutture idonee che si trovano con facilità in altre città, ad esempio Torino e Roma. In Italia è nata da pochi anni una scuola circense dedita allo studio delle discipline incentrate sull’uomo a differenza del circo equestre incentrato sugli animali”.
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// FIORI D’ARANCIO SALENTINI
sulla mia tavola: lo mangio due volte alla settimana. Non mi posso lamentare del mio lavoro ma durante il periodo dell’aviaria abbiamo avuto sei mesi di blocco. La gente aveva paura di comprare e noi di vendere perché la salute dei clienti è nostra responsabilità”.
// SCOMMETTIAMO CHE…
Maria Domenica, Silvia e Giovanna Coricciati, wedding planners, Matrimoni nel Salento, Martano
“Siamo tre donne e da più di tre anni organizziamo matrimoni; pensiamo a tutto noi: dai documenti alla cerimonia. Non ci sono orari di lavoro, bisogna essere sempre reperibili in base alla disponibilità degli sposi che si presentano facendo le loro richieste in qualsiasi momento. Noi cerchiamo la soluzione giusta per le loro esigenze. L’aiuto che ci viene chiesto più spesso riguarda la ricerca della location. Non trattiamo ristoranti ma solo luoghi ricercati come ville o masserie. I periodi più gettonati per sposarsi sono maggio o settembre e solitamente il giorno preferito è il sabato. Molti degli sposi che si rivolgono da noi non sono salentini: la gente del posto non ha la mentalità di farsi organizzare un matrimonio da altri pensando che questo comporti spese maggiori. Gli sposi più lontani che abbiamo servito erano irlandesi”.
// POLLO E PATATE. ACCOPPIATA VINCENTE
Rocco Stefàno, 32 anni, titolare Re dei Polli, Casarano
“Diventato maggiorenne ho cominciato ad inserirmi nel commercio. Prima gestivo un punto per la vendita di pasta fresca a Cutrofiano. Poi l’idea di aprire il “Re dei Polli” è arrivata mentre mi trovavo in giro per le fiere, dove si viene a conoscenza delle novità riguardanti noi commercianti. Aprire un’attività come questa oggi significa rischiare. Si lavora 16 ore al giorno. Apro alle sei del mattino per cucinare. Chiudo alle 14, ma già un’ora dopo mi tocca pulire le macchine e preparare la cena. Vendo in media 50 polli al giorno. Nel mio futuro spero di investire nella ristorazione. Gestire un ristorante anche per cerimonie è il mio sogno. Il pollo è un alimento che non può mancare
Stefano Iula, 20 anni, titolare di Scommesse sportive Eu-robet, Taviano
“Devo ringraziare mio padre per il suo aiuto. Appena conclusi gli studi ha cominciato aprendo una piccola tabaccheria e dando a noi figli l’opportunità di lavorare.Abbiamo aperto questo punto scommesse lo scorso settembre ma ho lottato per più di un anno per ottenere l’attività. Nella tabaccheria di mio padre, dove lavoravo prima, c’è la ricevitoria e si può giocare lotto, tris e totocalcio. Dato che sono un appassionato del calcio questo mi ha spinto a metter su un punto dedicato al gioco e alle scommesse. A differenza di molti, il nostro è un centro scommesse legale, perché in possesso di licenza; per questo motivo chi si rivolge a me non può subire truffe. Ormai per molta gente questo è un luogo di ritrovo: i giocatori, soprattutto uomini, vi studiano i palinsesti e scommettono in calcio, pallavolo, tris, totocalcio, totogol e big match; inoltre, dal momento che è possibile seguire in diretta televisiva le gare di equitazione, spesso si trattengono anche dopo aver effettuato la puntata. Sono il primo a dirlo: come tutte le cose anche il gioco dev’essere gestito con criterio altrimenti diventa pericoloso. La giocata minima è di tre euro quindi non occorre spendere troppo per giocare. La più grossa vincita è stata di 11mila euro al gioco del tris”.
// LA MUSICA COME CURA
Giuseppe Memmi, 51 anni, musicoterapeuta “Il campo di applicazione della musicoterapia varia dalle tossicodipendenze agli handicap fisici e mentali, ai problemi psichiatrici. Cerco di aiutare la gente che soffre di tali patoil tacco d’Italia
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logie attraverso il potere della musica. L’approccio è fondamentale. La persona che utilizza gli strumenti terapeutici deve avere capacità empatiche che ti permettono di essere in collegamento diretto con le persone.Ansia e stress infatti sono i disturbi più frequenti e per alcune persone piene di pensieri e ossessioni questo porta a rifiutare anche situazioni piacevoli perché viste come negative. Ciò accade, ad esempio, per chi non riesce ad ascoltare la musica. Bisogna fare in modo che liberino la mente e scarichino le tensioni. Il bravo musicoterapeuta deve trovare capacità di adattamento della giusta soluzione ad un determinato problema. Purtroppo nel nostro territorio non esiste un progetto di legge che regolamenti questa professione; esisterà forse, a livello regionale, al Nord. Esistono anche delle scuole ma tutte private. La musica è uno strumento privilegiato che ti consente di raggiungere prima i risultati che cerchi. È terapia e cura in ogni ambito della vita”.
// GIOCARE CON I DISCHI
Stefano Todisco, in arte Tobia Lamare, 32 anni, dj, Lecce
“Faccio il dj da una decina d’anni. Quando ne avevo sei giocavo con le cuffie e il registratore a cassette. Ho iniziato nelle feste private poi mi sono inserito anche nel pubblico, girando per locali e discoteche. Purtroppo questa in Italia non è considerato un lavoro e ho difficoltà a livello burocratico, quando devo segnalare la mia professione. Spesso non mi credono. In realtà oltre a fare il dj nell’ambito musicale mi occupo di sonorizzazioni, teatro, colonne sonore, concerti indi-rock. Separatamente mi dedico all’agricoltura biologica. Purtroppo oggi anche le discoteche sono in crisi perché non si sono rinnovate e questo non ci fa guadagnare come dovremmo. Un problema è che spesso le disco sono all’esterno del centro abitato perché altrimenti creano disturbo. Questo incide molto sull’abuso di alcool nei ragazzi quindi sulla pericolosità alla guida. La disco è colpita anche dal boom di altri locali e dalla crisi economica. Il biglietto d’ingresso è spesso elevato. Nonostante questo, il mio lavoro mi piace. Ho circa 4mila vinili, soprattutto 45 giri che compro principalmente all’estero. I cd non li conto più. Il vinile ha un suono migliore e dura nel tempo. In Italia i compact disc costano troppo; il prezzo si potrebbe abbassare. La pirateria, ad esempio, è stato un riflesso di questa situazione”.
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// Società //Il lavoro di domani //Che cosa faranno da grandi ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
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di LAURA LEUZZI
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l.leuzzi@iltaccoditalia.info “Voglio fare il pompiere”. Il draghetto Grisù, cartone animato degli anni ‘80, aveva ambizioni lavorative in controtendenza rispetto alle tradizioni di famiglia: spegnere le fiamme piuttosto che appiccarle
IN EVIDENZA www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4606
TRA CAMICI BIANCHI, COMPUTER E TELEFONI CELLULARI, ECCO COME I BAMBINI DI OGGI SI IMMAGINANO TRA QUALCHE ANNO. ALLE PRESE CON IL LAVORO DEI LORO SOGNI, CHE NON SEMPRE È QUELLO DEI GENITORI
DA GRANDE FARÒ IL PAPA a domanda è stata la più classica: “Che cosa vuoi fare da grande?”. L’abbiamo rivolta a chi ancora ha tanti anni davanti per poterci riflettere: i bambini. Abbiamo scelto quelli di cinque e sei anni, che frequentano l’ultimo anno di scuola materna o il primo di elementari. Ci saremmo aspettati rispo-
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ste fantasiose tipiche dell’età, al limite dell’immaginazione per un adulto. Invece non è stato così. Tutti gli intervistati hanno dato prova di grande maturità e senso pratico, rispondendo e spiegando il perché della loro scelta. I mestieri di medico e parrucchiere sono andati forte raccogliendo molti consensi. Ma non sono
state le uniche professioni menzionate. C’è stato chi ci ha confidato di voler fare il geometra, chi l’infermiere, chi il cantante. Chi il Papa, “perché – ha spiegato – lavora poco e solo di domenica”. E poi c’è stato chi, ad appena cinque anni, ci ha confessato, con gli occhi lucidi lucidi, di sentirsi troppo piccolo per risponde-
re alla nostra domanda. Perché un bambino non può, al giorno d’oggi, sapere quali opportunità gli si presenteranno davanti nella vita. Allora, l’unico modo per sapere che cosa si diventerà da grandi, è aspettare di crescere. Poi, una volta cresciuti, magari, prendere l’occasione al volo.
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// Parrucchiere sì, ma in grande stile
// Manette e pistola. E il carabiniere è fatto
Marina Moscara, Marika Pecoraro, Denise Tundo, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano Marina: “Da grande farò la parrucchiera perché mi piace molto inventare le acconciature. Mi piacciono quelle difficili, con le code che fanno tanti giri”. Marika: “Io voglio fare la parrucchiera da cerimonia per inventare pettinature piene di boccoli per le signore eleganti”. Denise: “Mi piace molto lavare i capelli e usare i prodotti da parrucchiera. Conosco già molte cose di questo mestiere perché quando la parrucchiera fa i capelli alla mamma, io la guardo lavorare e sto attenta a tutto quello che fa. Voglio imparare tutti i suoi segreti”.
Francesco Raganato, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
“Io sarò un carabiniere perché mi piacciono molto le manette e la divisa. Il mio papà è un maresciallo dei carabinieri, ma io non voglio fare il maresciallo, voglio fare il carabiniere semplice. Molte cose mi piacciono di questo mestiere. Per esempio, mi piace poter andare in giro in macchina con la sirena accesa, poter passare ai semafori col rosso, usare il telefonino. La pistola non mi spaventa nemmeno un po’. Se mi troverò di fronte ad un ladro, la userò”.
// Camici bianchi. Nonne, tranquille
// Meglio dirlo coi fiori
Federico Melileo, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
“Da quando mio cugino mi ha fatto vedere delle piante bellissime, il mio sogno è aprire un negozio di fiori. E’ un lavoro che mi piace molto perché mi permette di scegliere il fiore giusto per ogni occasione. Quando sarò grande la gente verrà nel mio negozio ed io la saprò consigliare. I miei fiori preferiti sono le rose, ma mi piacciono anche i fiori di campagna e le piante. Quando sono per strada o in giro per i giardini, raccolgo sempre i fiorellini che mi piacciono”.
// Scuola materna per amore dei bambini
Federico: “Voglio diventare un capitano della nave; questo lavoro mi piace molto perché posso trascorrere molto tempo all’aria aperta, decidere in quali mari navigare e comandare su tutti i marinai. Inoltre mi piace la divisa bianca”. Lorenzo: “Io sarò un capitano della nave perché avrò imparato a guidarla benissimo. Questo mestiere mi è sempre piaciuto”. Alberto: “Il mio papà è un capitano della nave e a me piace molto il suo lavoro. Io sarò un capitano buono, non guiderò la nave dei pirati. Potrò conoscere tanti posti nuovi e vedere tanti pesci che nel nostro mare non ci sono”.
“Voglio fare la dottoressa dei bambini perché voglio aiutarli a stare sempre bene. Quando i bambini ammalati verranno da me, io riuscirò sempre a trovare la medicina giusta per loro. Non mi spaventa fare le punture o mettere i cerotti sulle ferite. Però userò il disinfettante che non brucia. Voglio essere brava proprio come la mia dottoressa”.
Marta e Laura Schito, Jiulia Alfieri, Giorgia Toma, Damiano D’Anna, III materna Viale Stazione Casarano Marta: “Voglio fare la dottoressa per prendermi cura della mia mamma, anche quando diventerà anziana”. Laura: “Mi piace fare la dottoressa. In particolare la dottoressa degli animali, perché mi piacciono molto”. Julia: “Voglio diventare una dottoressa per curare le persone che non si sentono bene”. Giorgia: “Farò la dottoressa per poter curare mia nonna. Lei mi dice sempre: ‘Quando ti fai grande, diventa dottoressa, così a me ci pensi tu’”. Damiano: “Sarò un dottore per poter curare mia nonna. Quando diventerà vecchia vecchia e non si sentirà bene, io la potrò aiutare. E così potrò aiutare anche la mamma”.
Dalila Santoro, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
// Geometra, come papà
“Io vorrei essere un maestro di Storia e di Educazione fisica, perché mi piacerebbe insegnare ai miei alunni i mesi e anche ciò che è successo tanto tempo fa. Mi piacerebbe anche insegnare Ginnastica ai bambini, perché li farei muovere e mi manterrei in forma anch’io”.
Alessandra Martinese, Emma Costa, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
Luca Micaletto, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano Yuri Aprile, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
// Oggi, dettato
“Io ho deciso già da molto tempo che cosa fare da grande: voglio fare il geometra, perché lo fa papà mio. Questo lavoro mi piace perché permette di usare il computer”.
// Lisci, ricci, per tutti i gusti “Voglio diventare una maestra di Italiano perché mi piace insegnare questa materia ai bambini. Mi piace in particolar modo il dettato. Sarò paziente, come la mia maestra”.
Angela Santoro, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
Federico Pennetta, Lorenzo Orlando, Alberto Margarito, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano
// Per i bambini una dottoressa ad hoc
// Insegnare il passato stando in forma
Alessandra: “Il mestiere che vorrei fare è la maestra di scuola materna perché mi piacciono molto i bambini. A quelli più grandi insegnerò cose più difficili; con quelli più piccoli sarò più buona: li prenderò in braccio e li coccolerò di più”. Emma: “Da grande sarò una maestra di scuola materna, perché già da ora amo molto i bambini: li faccio giocare, li prendo in braccio, li faccio ridere. Sarò una maestra buona. Ai bambini di cinque anni, oltre ai giochi, farò scrivere la paginette di letterine dell’alfabeto, così già potranno imparare cose di scuole elementare”.
// Capitani della nave, all’arrembaggio
Giulia Natale, Chiara Giordani, William Caroli, Federica Pia Ferilli, Alexia Sabato, Greta Di Paola, III materna Viale Stazione Casarano
Giulia: “Da grande sarò una bravissima parrucchiera, perché mi piacciono i capelli ricci. Farò sempre acconciature ricce a tutte le signore”. Chiara: “Il lavoro della parrucchiera è il mio preferito; mi piacciono soprattutto i capelli lisci”. William: “Io voglio fare il parrucchiere da uomo, quindi non mi interessano le acconciature strane, ma i tagli. Mi piace questo mestiere per poter tagliare i capelli”. Federica: “Io vorrei fare la parrucchiera perché mi piacciono i capelli lisci”. Alexia: “Voglio fare la parrucchiera perché mi piace inventare acconciature nuove”. Greta: “Mi piace molto il lavoro della parrucchiera. A casa gioco sempre a pettinare le bambole. Quando sarò grande e sarò una parrucchiera non avrò un’acconciatura preferita, ma farò tutto quello che mi chiederanno le mie clienti. Per ora continuo ad esercitarmi sulle bambole”.
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//Ragioniera: veloce con penna e pc
// Infermiere: soldi in tasca
//In campagna con papà
Rosa Attanasio, I elementare, “Giulio Cesare Vanini” Taurisano “Da grande sarò una ragioniera come la mia mamma, che scrive tanto ed è velocissima sia con il computer sia con la penna”.
//Sempre la mossa giusta
Alessio D’Amato, III materna Viale Stazione Casarano
Francesco Ligori, III materna Viale Stazione Casarano
“Voglio fare l’infermiere come mia madre. Questo lavoro mi piace perché mi fa guadagnare dei soldi. A volte la mamma mi porta con sé ed io la aiuto, ad esempio passandole le cose che le servono”.
“Mio padre lavora in campagna e, da grande, vorrei lavorare insieme a lui per poterlo aiutare. E’ un lavoro che mi piace perché posso stare nella terra”.
//Al box Ferrari
//Velocità a bordo
Marco Ivagnes, Alberto De Nigris, Daniel Parrotto, Francesco Scupola, Chiara Ferilli, III materna Viale Stazione Casarano Marco: “Sarò un istruttore di karate per potermi mantenere in forma”. Alberto: “Io vorrei fare l’istruttore di karate perché mi piace andare in palestra e mantenermi sempre in allenamento”. Daniel: “Io vorrei imparare bene il karate per combattere contro i miei amici; e poi vorrei anche insegnare questo sport agli altri”. Francesco: “Voglio fare l’istruttore di karate perché mio zio ha una palestra ed io potrei andare a lavorare con lui”. Chiara: “Mio fratello si è iscritto in palestra e anche a me è venuta voglia di farlo. Io però vorrei iscrivermi ad una palestra di karate e poi diventare istruttrice”.
Paolo De Marco e Antonio De Mastrangelo, III materna Viale Stazione Casarano Paolo: “Farò i rally perché il mio papà ha i camion e quindi, se farò un incidente, potrà venire subito a salvarmi. Poi potrò incollare gli adesivi sulla macchina e usare il casco”. Antonio: “Io voglio fare il rally perché mi piacciono la macchine che vanno veloce; non mi fa paura correre in macchina. Il rally mi piace perché posso incollare gli adesivi sulla macchina e perché il sedile del pilota è abbassato”.
Jacopo Casto, III materna Viale Stazione Casarano “Io voglio fare il meccanico di macchine grosse, in particolare il meccanico della Ferrari. Mi piacciono le macchine di Formula 1 perché vanno forte. La cosa più divertente è sistemare le ruote durante le gare”.
//Che sarà, sarà
//Il Papa. Poco lavoro e poi a nanna
//Pizzica in tour
“Da grande farò il Papa, perché è il mio lavoro preferito. Infatti il Papa si riposa per tutta la settimana. Poi, quando arriva la domenica, di mattina dice le preghierine e la sera già si prepara per andare a nanna. Mica voglio dire le preghiere tutto il giorno”! Giorgio Micaletto, III materna Viale Stazione Casarano
Mattia Ingrosso, III materna Viale Stazione Casarano “Come posso sapere, adesso che sono piccolo, quale lavoro farò da grande? Ancora non riesco dirlo. Quando sarò grande, si vedrà. Magari farò quello che mi capita”.
Matteo Sergi, III materna Viale Stazione Casarano “Da grande voglio diventare un cantante famoso come mio zio. Come lui voglio cantare la pizzica. Farò tanti concerti in giro per i paesi; conosco già molte canzoni”.
FRANCESCO RAGANATO: “SARÒ UN CARABINIERE PERCHÉ MI PIACCIONO LE MANETTE E LA DIVISA, ANDARE IN GIRO IN MACCHINA CON LA SIRENA ACCESA, PASSARE AI SEMAFORI COL ROSSO”
// Classico o pizzica? L’importante è ballare Sara: “Mi piace molto ballare la pizzica perché amo muovermi sulla musica. Mi piacerebbe diventare una brava ballerina”. Valentina: “Io voglio fare la ballerina perché mi piace insegnare ballo classico alle altre bambine”. Anna Rita: “A me piace molto ballare; già frequento un corso di pizzicarella. Per questo da grande sarò una ballerina”. (Sara Stefàno, Valentina Memmi, Anna Rita Rizzello, III materna Viale Stazione Casarano)
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//Cultura //I grandi di ieri //Girolamo Comi
“MALEDETTA” POESIA
di MARCO SARCINELLA m.sarcinella@iltaccoditalia.info
A QUARANT’ANNI DALLA SUA SCOMPARSA, IL RITRATTO DI GIROLAMO COMI, POETA DI SOLITARIA GRANDEZZA, INAUGURA LA COLLANA “IL SALENTO NELLE SCUOLE” a recente iniziativa editoriale, la collana “Il Salento nelle scuole”, ideata da Donato Valli e da Maria Occhinegro e promossa dall’editore Cosimo Lupo, fornisce l’occasione per presentare, sia pur nei suoi tratti salienti, la figura umana e letteraria di Girolamo Comi, cui è dedicato il primo volume, la cui autrice è proprio Maria Occhinegro. Girolamo Comi è stato uno dei poeti più importanti e originali nel panorama letterario salentino, personaggio unico, capace di portare la brezza dell’innovazione là dove tutto era ancora tradizione consolidata e formale ossequio per una poetica tutta tesa alla registrazione e alla descrizione del dato oggettivo. Il Salento, sua terra natia, è il luogo, o forse è meglio dire il “non-luogo” (così sarà infatti nella sua poesia) di continui ritorni ideali e fisici dal suo incessante peregrinare tra i centri più importanti della cultura europea di inizio ‘900: Parigi, Losanna e Roma sono infatti i luoghi in cui si compie la sua formazione intellettuale e poetica. Comi nasce il 23 novembre del 1890 a Casamassella, piccolo centro in provincia di Lecce, da Giuseppe, cui spettava il titolo baronale di Lucugnano e da Costanza De Viti De Marco, sorella del noto economista e deputato radicale Antonio De Viti De Marco. Tra il 1890 e il 1908 la sua vita si svolge interamente tra Lecce e Lucugnano: nel 1901 si iscrive all’istituto “Capace” di Maglie, frequentandolo con scarso profitto e nel 1905 si trasferisce all’istituto “Calmieri” di Lecce, dove rimane fino al 1908. E’ quest’ultima una data decisiva nella vita del poeta. Infatti, in seguito alla morte del padre è costretto ad allontanarsi dal suo paese, per proseguire gli studi in un collegio ad Ouchy, presso Losanna. Qui inizia la sua attività letteraria con la pubblicazione, nel 1912, della sua prima raccolta di poesie dal titolo “Il lampadario”. Il 16 novembre del 1918 sposa Erminia De Marco da cui, il 7 ottobre del 1919, ha una figlia, Miriam Stefania Giuseppina; sempre nello stesso periodo, scoppia il primo conflitto mondiale,nei cui confronti Comi assume un atteggiamento di netto rifiuto e di
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aperto anti-militarismo, in linea con la tradizione di famiglia, in particolare con quella legata alla figura dello zio Antonio De Viti De Marco. Questi eventi precedono quella che è la fase più intensa della vita del poeta e che va dal 1920 al 1946, in cui si concentra gran parte della sua produzione letteraria: è in questo periodo che vedono la luce le raccolte di poesie “I rosai di qui”, “Smeraldi”, “Boschività sotterra”, “Cantico dell’albero”, “Cantico del tempo e del seme”, “Nel grembo dei mattini”, “Cantico dell’argilla e del sangue”, “Poesia(1918-1938)”, nelle quali giunge a maturazione la sua poetica, che si configura nei termini di una radicale rottura con gli orientamenti poetici locali e nazionali. A Parigi, Losanna e Roma, centri della sua formazione culturale, Comi si misura con gli influssi e le novità provenienti dalla contestazione del modello positivista, centrato sull’esaltazione del dato oggettivo e su una fede incrollabile nella capacità della conoscenza scientifica di conseguire sempre nuove verità, conducendo l’uomo sulla strada di un continuo progresso morale e materiale. In quelle città fioriscono riviste e dibattiti che logorano in profondità le certezze positivistiche e che si traducono sul piano più strettamente letterario nell’affermazione del Decadentismo, movimento che approda ad un punto di vista opposto, in virtù del quale non conta tanto la realtà oggettiva, quanto quella soggettiva, radicata nelle profondità della psiche, più difficile da afferrare, ma più vicina alle contraddizioni e alle sofferenze dell’uomo moderno. In linea con questi orientamenti e nutrito degli influssi che su di lui esercita la poesia simbolista francese (risalente a poeti della grandezza dei “maledetti” Rimbaud, Baudelaire, Verlaine e Mallarmè), con cui viene in contatto nei suoi soggiorni parigini, Comi elabora una poetica tesa a polverizzare il dato oggettivo aprendo il verso a infinite e prima di allora impensate potenzialità creative. La parola cede così il posto al suono, perdendo il suo riferimento al dato reale, i suoni infatti si lasciano cogliere più facilmente e introducono alla dimensione del sogno e quindi alla libera produzione di immagini personali. La ricerca della musicalità, quale nuovo linguaggio poetico, l’assen-
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a Maria Occhinegro
TRE DOMANDE TRE
za di elementi umani e biografici e l’assenza di reali riferimenti paesaggistici, caratterizzano la poesia di Comi. In riferimento proprio all’ultimo aspetto della sua poetica si rileva una totale indefinitezza delle coordinate spazio-temporali, i suoi paesaggi si dilatano, diventano irreali e per tanto, stimolano suggestioni, fantasie ed emozioni nuove, “il suo Salento, quando c’è, c’è…in astrazione, destoricizzato,…privo degli uomini, delle opere e dei suoi giorni. Predomina un’assoluta atemporalità di descrizione, un’immobile spazialità:spazi astratti in cui alimentare il fermento di una tumultuosa tensione immaginativa.” (Beccaria, “Lingua, ritmo e tecnica nella poesia di Comi”). Il Salento è il vero polo attrattore dell’esperienza umana e poetica di Comi. Nel Salento torna definitivamente nel 1946 e vi trascorre gli ultimi anni, i più dolorosi: nello stesso anno rompe il matrimonio con Erminia e in quelli successivi vede fallire il tentativo di avviare un oleificio in società con le sorelle e altri azionisti che lo porterà ad una situazione di totale povertà. S’interrompe anche l’attività editoriale della “Casa editrice dell’albero” da lui fondata e diretta. Il 3 gennaio del 1948 fonda l’Accademia Salentina che vede la partecipazione di importanti letterati, tra cui Oreste Macrì, Mario Marti, Vincenzo Ciardo, Michele Pierri, Giuseppe Macrì, Maria Corti ed altri. Il 3 aprile del 1968 muore a Lucugnano, con lui scompare un poeta colto e raffinato, forse il più rappresentativo nel contesto salentino e a cui spetta senz’altro un posto di “solitaria grandezza” nel ben più vasto panorama letterario nazionale. Qual è il posto occupato da Comi nella letteratura locale e nazionale? “A livello locale, Comi è il capostipite di una generazione di poeti che ha portato nel Salento un’eco di modernità molto forte, tra cui soprattutto Bodini e Pagano; a livello nazionale il suo inserimento è piuttosto limitato, nonostante i suoi contatti con le più importanti avanguardie letterarie del periodo”. Qual è il messaggio più profondo della poetica di Comi? “Il suo messaggio è quello di una straordinaria generosità del verso: Comi non si pone mai su un piano puramente descrittivo, egli produce catene di metafore, di suoni che inducono il lettore ad una maggiore libertà interpretativa, stimolandone l’immaginazione e la fantasia, e non imbrigliandolo nei lacci della descrizione del vissuto reale”. Che riscontro ha avuto la collana “Il Salento nelle scuole”? “Direi positivo nonostante non sia facile tradurre sul piano didattico una poetica complessa come quella di Comi, ma d’altronde lo scopo della collana è proprio quello di portare sui banchi di scuola le opere degli autori salentini. C’è comunque un orizzonte di attesa, di desiderio e di bisogno di conoscenza nei confronti del nostro patrimonio letterario”.
// Libri // movida Esordi //Daniela Preite //Salento’s
IL BILANCIO DEI DESIDERI di MARCO SARCINELLA
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“Il bilancio dei desideri” edito da Sperling & Kupfer, segna l’esordio letterario di Daniela Preite, docente presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano e l’Università degli Studi di Lecce. Si tratta di una fiaba, la cui morale rivela quella che oltre che una verità, è anche un consolidato luogo comune, tanto comune da aver perso gran parte del suo senso originario: per essere felici bisogna realizzare i desideri autentici, questo l’insegnamento che ricaviamo dalla vicenda di Perfettino, protagonista della fiaba, apparentemente felice e appagato, ma improvvisamente messo in crisi dalla voce di una statua che lo invita a stare più attento ai propri desideri e a ciò che veramente sente come autentico, perché proveniente da lui stesso, dalle sue più profonde aspirazioni. Perfettino è il prototipo dell’uomo realizzato, ha un ottimo lavoro, una moglie di cui è innamorato, dei figli, degli amici, è amato e rispettato e, d’altronde, lui si prodiga molto per incontrare il favore del prossimo, tanto che la sua attenzione ai desideri degli altri ha completamente obliato i suoi veri desideri, sogni ormai, come quello della musica. Ma per arrivare a capire, o meglio a riscoprire i propri desideri autentici, Perfettino dovrà stilare una serie di bilanci e, proprio come il bilancio d’azienda permette di valutarne la performance, così, quello dei desideri lo aiuta a rivedere la propria vita e a giudicare in che misura possa ritenersi felice e realizzato. Sono molte, in verità, le occasioni in cui si è spinti a fare dei bilanci, in cui ci si ritrova faccia a faccia con se stessi, soli, con i propri sogni irrealizzati, le delusioni, i successi, i vuoti lasciati dai punti di vista che cambiano e che ci dicono che stiamo entrando in una nuova fase di vita. Ma cosa avviene se i nostri desideri autentici ci pongono di fronte a delle scelte drastiche? E come trovare il modo di far coincidere la realizzazione esteriore (i desideri degli altri o i falsi desideri) e l’appagamento interiore (i desideri autentici)? Le risposte a lettura ultimata.
PER ESSERE FELICI BISOGNA REALIZZARE I DESIDERI AUTENTICI. PERFETTINO, IL PROTAGONISTA DELLA FIABA, SE NE RENDE CONTO A SUE SPESE
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Che cosa attualmente ti rende felice? “Mi rende felice il fatto di aver cominciato a conoscere Daniela Prete meglio me stessa e di aver compreso le mie reali aspirazioni”. La felicità è uno stato duraturo? “Direi che la felicità è già dentro di noi, si tratta solo di vederla e il contatto con la propria interiorità è il mezzo migliore per riuscirvi”. Perché spendere 13 euro per l’acquisto del tuo libro? “Perché vale la pena imparare a conoscersi, ma ritrovare la propria felicità non ha prezzo”.
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//Cultura //Archeologia //La via Sallentina LA VIA SALLENTINA, POSSENTE “SUPERSTRADA” DELLE ORIGINI ROMANE, AGGREGA ANCORA OGGI. UN TRAIT D’UNION TRA DUE ANTICHI LUOGHI SACRI, META DI PELLEGRINAGGI: LA CRIPTA DEL CROCEFISSO A UGENTO E LA CHIESA DI S. MARIA DELLA CROCE, A CASARANO. UN ITINERARIO CHE VALE LA PENA DI PERCORRERE
testimonianza della viabilità del Sud Salento in età romana, riemerge un tratto della via Traiana, detta Sallentina (I sec.d.C.), prolungamento della via Appia: da Roma a Brindisi (porto per l’Oriente) e Leuca, risalendo poi verso Taranto, secondo un tracciato probabilmente pre-esistente.
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di ANTONIO LUPO a.lupo@iltaccoditalia.info
LA “SUPERSTRADA” ROMANA CHE ARRIVAVA AL TACCO e infrastrutture dell’impero romano, le diramazioni e i prolungamenti della via Appia, la più antica della Puglia, (RomaBenevento-Taranto-Brindisi-S. M. di Leuca) rendevano certamente più agevoli le comunicazioni, costituendo un’alternativa alle millenarie rotte marittime. Era perciò diventato più facile muoversi “via terra più che via mare”, sosteneva Strabone. Per avere un’idea: una sola giornata si impiegava per il tratto da Lecce (Lupiae) a Otranto (Hydruntum). Come era organizzata la rete stradale del tempo? I percorsi che dalla capitale conducevano alle città dell’impero romano, attraverso le prime monumentali arterie stradali a doppia corsia, erano dotati di piazzole per le stazioni di sosta, utili ai viandanti che potevano rifocillarsi e dissetarsi. Oltre alle mutationes provviste di abbeveratoi e indispensa-
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bili per il cambio dei cavalli, potenti e insostituibili mezzi di locomozione del tempo, non mancavano gli alberghi di riposo (mansiones), per i tragitti più lunghi. Il tracciato viario era scandito dalle pietre miliari, ubicate in modo equidistante al fine di indicare i “passi”: un miglio equivaleva a 1481 metri circa. Insieme ad esse sono giunte fino a noi anche lapidi e colonne con epigrafi, testimonianze oggi conservate nei musei pugliesi. Tra le informazioni incise sulle colonne miliari: le distanze, i nomi dei promotori, le date, i finanziamenti. Non mancano testi con espressioni di gratitudine da parte della popolazione locale per i magistrati che avevano diretto i lavori di pavimentazione e di acciottolato stradale. Oltre alla documentazione archeologica e alle fonti letterarie (Strabone, Plinio, Orazio), è soprattutto la cosiddetta “Tabula il tacco d’Italia
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Peutingeriana” copia medioevale dell’originale carta topografica del IV sec. d.C. che costituisce una preziosa fonte di informazioni. Certo, i tracciati odierni se ne sono allontanati, ma in alcuni casi ricordano ancora oggi con qualche inevitabile deviazione, le antiche vie di comunicazione. Questo è il caso dell’ultimo rinvenimento sulla Ugento-Casarano, una pavimentazione che oggi finalmente può riemergere grazie agli scavi archeologici condotti nell’area della Cripta del Crocefisso, alle spalle della Chiesa di S. Maria di Costantinopoli. Qui gli archeologi hanno infatti portato alla luce un tratto della via Salentina che terminava a Finisterrae (Santuario di S. M. di Leuca). Un asse viario che, congiungendo Veretum (Patù) a Uxentum, continuava a nord in direzione Alezio-Nardò. Ci si avvicinava così ad un altro luogo fortemente segnato dal culto: la chiesa
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Santa Maria della Croce, Casarano. Gli eleganti mosaici della volta absidale
di Santa Maria della Croce. Un trait d’union tra due antichi luoghi sacri, lungo la via di età romana, meta di pellegrinaggio verso il santuario di Leuca, documentato anche da alcuni toponimi delle stazioni di sosta, come quello della stazione dei “Vetti” nei pressi di Casarano, “Culine” ad Alezio o da “Pozzu Latu” nella stessa Ugento. Proseguendo oltre le mura messapiche di località Porchiano, ben visibili dalla provinciale Ugento-Casarano, è oggi possibile verificarne la direzione extra-urbana e il prolungamento viario, testimoniato dalle lastre di pavimentazione in calcare. Dopo i lavori dello “Studio di consulenza archeologica”, i blocchi litici della pavimentazione stradale in allineamento, il piano di acciottolato, insieme a pietrame ed a frammenti di ceramica di varie dimensioni sono infatti tornati alla luce. “Alcuni resti sono da contestualizzare in ambienti chiusi con pareti, di cui rimangono i laterizi. Sono stati inoltre rinvenuti contenitori dagli impasti giallo-ocra, ma anche a vernice nera, ceramica antica e frammenti in vetro” ci dice Paolo Schiavano, archeologo dello
“Studio di consulenza archeologica”, e aggiunge: “Tutte queste ricerche non solo sono la prima tappa per il parco archeologico ugentino, ma dovrebbero anche farci capire l’importante aggregazione storica delle vie di comunicazione e la ricchezza culturale che dalle stesse deriva”. Ci troviamo quindi di fronte a un percorso aggregante all’insegna dell’archeologia e del culto religioso e dell’arte. Due straordinari contesti storico-artistici, a poca distanza l’uno dall’altro, che nelle loro volte, se pur con esiti stilistici del tutto diversi, rinviano, tra l’altro, ad un campionario figurativo composto prevalentemente di motivi animali, vegetali e geometrici e astrali. Dagli effetti di elegante compostezza che caratterizzano gli straordinari mosaici della volta absidale di S. M. della Croce (V-VI sec.d.C.) a quelli fantasiosi ed espressionistici della volta della cripta del Crocefisso (XIII sec.), realizzati ben sei secoli dopo, secondo un registro del tutto differente. Un itinerario che vale la pena di percorrere, per entrare in una dimensione che, sotto lo sguardo ieratico delle icone bizantine e gotiche, assume comunque le stesse valenze culturali e simbolico-religiose.
// I PRIMI INDIZI ATTRAVERSO LE RELAZIONI TECNICHE… IL PROGETTO Già nel 1990, durante i lavori eseguiti dall’Enel, nei pressi della Chiesa della Madonna di Costantinopoli, vengono alla luce “tre battuti stradali e alcune lastre di pavimentazioni in calcare”, insieme alle tombe medioevali. Nel 2000, durante i lavori pubblici per la rete fognante, riemerge l’asse viario coincidente con la via Salentina (livelli archeologici dello spessore di un metro circa). Si giunge così alla realizzazione del progetto esecutivo (Regione Puglia, Provincia di Lecce, Assessorato alla Cultura del Comune di Ugento; Por 2006) per il completamento degli interventi per la fruizione del complesso monumentale rurale della cripta del Crocefisso e della chiesetta di S. M. di Costantinopoli, già destinato a luogo di culto, centro archeologico e per eventi culturali. Cripta del Crocefisso, Ugento. I motivi fantasiosi e geometrici impressi sulle pareti
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//Paese che vai //Lecce e dintorni
MALORGIO, I MIEI OTTO ANNI DA SEGRETARIO GENERALE
BIAGIO MALORGIO È DOCENTE DI DIRITTO DEL LAVORO PRESSO LA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO. DAL 2000 È SEGRETARIO GENERALE PROVINCIALE DELLA CGIL DI LECCE. PRIMA DI RICOPRIRE QUESTA CARICA È STATO PER OTTO ANNI RESPONSABILE DELL’ORGANIZZAZIONE DELLA CAMERA DEL LAVORO DI LECCE E, ANCORA PRIMA, SEGRETARIO GENERALE DI FEDERBRACCIANTI. IN SCADENZA DI MANDATO, NON POTRÀ ESSERE RINOMINATO SEGRETARIO GENERALE PROVINCIALE. LO ABBIAMO INCONTRATO PER TRACCIARE INSIEME UN BILANCIO DELLA SUA ATTIVITÀ, ANALIZZANDO CON LUI LE TENDENZE DEL MERCATO DEL LAVORO SALENTINO
Contro il nero. Una campagna pubblicitaria Cgil per contrastare il lavoro irregolare
di FRANCESCO RIA f.ria@iltaccoditalia.info
el 2007 la Camera del Lavoro Provinciale di Lecce conta 56.121 iscritti, con un aumento di oltre 700 iscritti rispetto al 2006. Aumento generalizzato nelle categorie attive, in particolare nel terziario e nel N.I.Di.L (la categoria dei lavoratori precari).
Perché accomunare lavoro nero e lavoro precario? Ci sta dicendo che il lavoro precario non è regolare? “Il lavoro precario è uno status che mortifica il lavoratore perché non dà prospettiva di crescita professionale e di vita al giovane che, nella maggior parte dei casi, ha un livello di formazione e di istruzione medio-alta. Nel lavoro irregolare vogliamo inserire anche quelle tipologie di rapporto di lavoro a collaborazione e a progetto che, in provincia di Lecce, sono cresciuti in modo abnorme poichè sotto il Co.co.co. e il lavoro a progetto si nasconde un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente. E questo è un modo che consente alle imprese di abbassare il costo del lavoro: scarsa tutela, salario insufficiente, salario previdenziale insufficiente. Dobbiamo superare questo sistema di precarietà che non va bene neanche alle aziende: perché un’azienda seria, che vuole competere, ha bisogno che il lavoro sia valorizzato. Se noi ripartiamo dal lavoro, dalla sua tutela, dalla
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Segretario, quali battaglie caratterizzano la Camera del Lavoro di Lecce rispetto al resto del sindacato italiano? “Noi stiamo insistendo molto sulla lotta costante contro il lavoro precario, il lavoro nero, il lavoro irregolare perché siamo convinti che la tutela del lavoro, la qualità del lavoro, la valorizzazione del lavoro delle persone, sia il punto di forza essenziale per determinare un sistema di qualità; per costringere le associazioni imprenditoriali a puntare sulla qualità dell’impresa, a puntare sulla qualità dell’offerta: formazione, innovazione, ricerca”. il tacco d’Italia
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Festa dei lavoratori. La campagna di Cgil per la sicurezza sul posto di lavoro
sua valorizzazione, riprendiamo un sistema di relazioni industriali, di lavoro, andiamo verso una competizione alta. Purtroppo così non è. Perché c’è una stragrande maggioranza di imprese, qui in provincia di Lecce, che è ancora con la testa ad una competizione bassa: quindi lavoro nero, irregolare, scarsa tutela del lavoro, scarsa qualità della produzione, ma così non si va da nessuna parte perché si hanno prospettive di crescita solo se si compete in alto su un sistema di qualità”. Quindi è solo un fatto di competizione? “Noi abbiamo un trend preoccupante di infortuni sul lavoro, con conseguenze anche mortali (si legga inchiesta a pag. 12, ndr). Noi abbiamo lanciato una sfida alle associazioni imprenditoriali: quella delle relazioni sindacali corrette, costanti e quelle dello sviluppo della contrattazione di secondo livello, un’esigenza vitale in questa provincia. E’ nell’azienda, nel territorio che si misura la qualità delle relazioni sindacali. Quando tu affronti azienda per azienda i problemi della sicurezza, degli orari, di come si organizza il lavoro, della produzione, dell’applicazione delle norme contrattuali, della formazione. La sfida è questa”. Da un po’ di tempo diversi lavoratori lamentano una certa assenza del sindacato in alcuni luoghi di lavoro. Che cosa c’è di vero dal vostro punto di vista? “Noi abbiamo svolto un ruolo importante in alcuni settori: in particolare nel settore manifatturiero, soprattutto di Tricase e Casarano, la presenza della Cgil, delle strutture di categoria, dei delegati, delle strutture territoriali, in qualche modo ha modificato quel territorio. La Cgil è un punto di riferimento, è uno strumento formidabile della tutela dei diritti delle persone che lavorano in quell’area. In particolare le vertenze del settore calzaturiero (Adelchi e Filanto) hanno dimostrato la grande determinazione della Cgil nel difendere le prospettive del settore e, allo stesso tempo, i posti di lavoro, scongiurando il pericolo che quel settore fosse smantellato. In effetti, lì, c’è stato un problema di riposizionamento e la nostra battaglia è stata per riposizionare il settore, su un target medio-alto e di costruire anche una filiera. In parte ci siamo riusciti perché la qualità della produzione non è
più quella di un decennio fa. Abbiamo svolto una grande battaglia per la trasformazione a tempo indeterminato dei rapporti di lavoro nei call-center. Abbiamo operato a livello nazionale e locale, sul territorio, sulle aziende. Abbiamo ottenuto risultati importanti con una presenza nella Transcom, nella Call&Call di Casarano, dove abbiamo sottoscritto accordi che puntano a trasformare i rapporti di lavoro in rapporti a tempo indeterminato. Ci siamo anche trovati di fronte aziende molto restie a contrattare con il sindacato e con la Cgil, ma un processo l’abbiamo avviato”. Quale battaglia l’ha colpita maggiormente in questi anni alla guida della Cgil leccese? “Queste del settore manifatturiero sono state emblematiche perché il rischio era quello di perdere il settore. Con l’apertura dei nuovi mercati il settore era in forte difficoltà, ma la battaglia per il riposizionamento verso l’alto, aver avuto questa strategia come Cgil fin dall’inizio, ci ha consentito di difendere il settore e i livelli occupazionali”. E dal punto di vista umano, cosa la Cgil ha dato a Biagio Malorgio? “L’esperienza della Cgil è stata un’esperienza positiva. E’ un patrimonio politico, culturale, umano immenso. Quello di aver celebrato il centenario della Cgil in provincia di Lecce è stato un fatto straordinario. Abbiamo valorizzato la storia della Cgil che è la storia di tante compagne e di tanti compagni che in modo umile hanno costruito, pezzo per pezzo, la Cgil in questa provincia. Credo che questo patrimonio di valori, di esperienze, vada valorizzato sempre perché consente di affermare il ruolo insostituibile di un
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BIAGIO MALORGIO: “LA CGIL HA SVOLTO UN RUOLO IMPORTANTE NEL SETTORE MANIFATTURIERO, IN PARTICOLARE NEI COMUNI DI TRICASE E CASARANO”
sindacato così rappresentativo, così radicato nel mondo del lavoro, sul territorio, che è un punto di riferimento straordinario per la tutela del mondo del lavoro e per la democrazia di questo paese”.
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//Paese che vai //Casarano e dintorni
CHI INVESTE NEL BASSO SALENTO COME CAMBIA IL TESSUTO IMPRENDITORIALE DI CASARANO, DOPO LA CRISI DEL SETTORE TAC. DUE ESEMPI DI INSEDIAMENTI VIRTUOSI
di ENZO SCHIAVANO e.schiavano@iltaccoditalia.info
// CONSORZIO CISS Non solo scarpe. La zona industriale di Casarano, da alcuni anni ormai, ha cominciato a diversificare i settori economici per garantire alla città e al suo distretto un futuro più tranquillo. Tra i nuovi insediamenti una menzione particolare merita il Consorzio “Ciss”, costituito da 17 aziende con attività in vari settori economici, non solo per l’investimento programmato, ma anche per la procedura amministrativa che è stata avviata per ottenere le aree sulle quali realizzare i vari capannoni, anche se i ritardi causati dalla burocrazia hanno fatto perdere alle aziende già sette anni. Nel 2001, infatti, il Consorzio aveva chiesto al Comune di Casarano l’avvio di una procedura di variante al Prg per l’ampliamento della zona industriale. In sostanza, chiese ed ottenne che 9 ettari di terreno, necessari alla costruzione dei laboratori, venissero trasformati da terreni agricoli a lotti industriali. L’ultimo ostacolo, burocratico e materiale insieme, è stato rimosso di recente: uno dei lotti è stato spostato con un’altra variante, deliberata il mese scorso dal Consiglio Comunale, perché era “occupato” da un traliccio dell’alta tensione. Dopo sette anni sembra finalmente giunto il momento di realizzare il progetto. Le aziende sono pronte ad investire 12 milioni di euro in infrastrutture e 8 milioni in macchinari, e prevedono di attivare 150 nuovi posti di lavoro, più altri 100 nell’indotto. Le aziende che costituiscono il consorzio sono: Smac, Sea Edp sas, ITC srl, Reni Antonio, Gia.Ra srl, Creazioni Vinel, Saltur srl, Esse, Realtà Virtuale srl, Fimac srl, Res srl, Sabato Carmelo, Cavalera Leonardo, Azienda Agricola Calò ss, De Nuzzo Salvatore & C. snc, De Mitri Andrea. I settori delle imprese sono diversi: artigianato (falegnameria, riparazioni di autocarri e macchine movimento terra, autocarrozzeria); industria (calzaturifici, materassifici, produzione materiale edile; produzione canali in poliuterano ed alluminio, produzione vino e distillati); commercio (computer, calzature, carta, autoricambi), servizi.
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// CALL&CALL SALENTO Call center uguale precariato. Quando si analizza la condizione degli operatori di queste strutture la conclusione è quasi scontata. Nella zona industriale di Casarano, però, da circa un anno si è insediata una società di call e contact center, la “Call&Call Salento” del gruppo “Call&Call”, che sta sperimentando un nuovo tipo di contratto che potrebbe diventare un modello per il settore. Anticipando la recente sentenza della Cassazione che ha definito gli operatori dei call center dei lavoratori subordinati, nello scorso mese di febbraio la società ha sottoscritto un accordo con le organizzazioni provinciali di categoria ed ha iniziato un percorso di stabilizzazione dei propri collaboratori con l’assunzione a tempo indeterminato, per almeno 30 ore settimanali, di 60 giovani. L’accordo su cui l’azienda si è impegnata prevede altre stabilizzazioni dei contratti a progetto. Nello specifico, saranno assunti a tempo indeterminato, sempre con contratti di almeno 30 ore settimanali, altri 60 giovani entro il 31 maggio, ulteriori 80 a settembre e 80 a dicembre. A fine 2008 “Call&Call Salento” occuperà oltre 280 dipendenti a tempo indeterminato. Attualmente il personale della società è composto all’82% da donne e al 18% da uomini; l’età media è di 28 anni e il 78% dei dipendenti ha un titolo di studio di scuola media superiore, mentre il 5% è laureato. Nel 2007 la società di Umberto Costamagna ha fatturato, in otto mesi, un milione e 300mila euro, mentre la previsione di budget per l’anno in corso è di circa 5 milioni di euro. Il gruppo “Call&Call” ha iniziato ad operare a Milano nel febbraio 2002 per espandersi sul territorio nazionale in pochi anni, diventando uno dei principali network di contact center con sedi a Milano, La Spezia, Genova, Pavia, Cosenza, Roma, Locri e ora anche a Casarano. Nel gruppo sono oggi impiegate 2.400 persone, di cui il 60% assunto con contratto a tempo indeterminato. La previsione del fatturato consolidato di Gruppo per l’anno 2008 è di circa 30 milioni di euro. Costamagna, presidente e fondatore insieme a Simone Ratti di “Call&Call”, è anche il presidente di “Assocontact”, l’associazione nazionale di categoria di call e contact center in outsourcing, aderente al settore “Servizi innovativi e tecnologici” di Confindustria.
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//Paese che vai //Galatina e dintorni IL 10 MAGGIO COLACEM APRIRÀ LE PORTE AI CITTADINI. MA LA CITTÀ È CON IL FIATO SOSPESO IN ATTESA DEI RILEVAMENTI ARPA SU ARIA E TERRENI ATTORNO ALL’AZIENDA NATA 54 ANNI FA
di VALENTINA CHITTANO
COLACEM: ENTRARE PER CREDERE
rescere a pane e clinker. Come dire “nutrire il corpo e proiettarsi nel futuro”. Così Giovanni Vincenti, attuale dirigente dello stabilimento Colacem, ricorda la sua infanzia a tu per tu con il lavoro dell’industria galatinese che il padre, tra i suoi fondatori, portava a casa nei suoi racconti e nelle caratteristiche palline del componente base del cemento. “Credo che Colacem faccia parte della cultura della nostra città, fin dai tempi in cui si chiamava Fedelcementi – spiega Vincenti – da quel lontano 1954, in cui è sorto lo stabilimento, siamo cresciuti tanto. Conosco la sua realtà tecnica, dall’Italia a Santo Domingo, e conosco tutto ciò che Colacem ha fatto e continua a fare nel mondo. È questa una delle prerogative di questa industria: portare ovunque sviluppo, sia tecnologico sia occupazionale, trasferendo da Galatina un’esperienza forte e lavorando al meglio in termini di prodotto e di ambiente”.
C
// RISCHIO AMBIENTALE? SI ATTENDE L’ARPA Tasto dolente quello premuto da Vincenti. La questione ambientale legata alla presenza sul territorio del cementificio preoccupa da sempre Galatina ed i paesi limitrofi. Lo scorso anno, infatti, i dati Istat sull’incidenza delle patologie tumorali in provincia, allarmarono i cittadini. Tra i primi nomi dell’area in cui si concentra un’alta percentuale di neoplasie c’era quello di Cutrofiano. Le elaborazioni Istat relative al biennio 2005/06 non avevano fatto altro che confermare
ciò che già era emerso nel 2003: 55 casi di tumore in questo Comune. La paura dilagò non solo tra gli abitanti di Cutrofiano ma anche tra quelli dei Comuni che si trovano nelle immediate vicinanze, ovvero Sogliano, Soleto, Galatina, Corigliano e Maglie. A Cutrofiano Rodolfo Rollo, direttore generale della Asl di Lecce, fece il quadro della situazione parlando del registro tumori, esistente in Provincia ma arenatosi dopo una falsa partenza di due anni. Più volte chiamata in causa al riguardo, da Colacem arrivarono dei chiarimenti che, soffermandosi sul problema aereo, sottolinearono come l’anidride carbonica prodotta dall’industria non si debba considerare tra gli inquinanti, perché non ha conseguenze sull’essere umano, se non quelle indirette concernenti l’effetto serra. Su macro e micro inquinanti la Colacem afferma anche oggi di essere sempre in continua attività di monitoraggio, con un’attenzione particolare agli elettrofiltri industriali il cui stacco potrebbe produrre grandi quantità di polvere ed ingenti sprechi economici. L’Arpa (Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente) si disse pronta ad effettuare i dovuti controlli nel territorio di Galatina, su incarico della Provincia di Lecce. Gli interventi sono già iniziati sui terreni, in collaborazione con il laboratorio microinquinanti organici dell’Inca dell’Università di Lecce (l’esito di tali indagini non è ancora disponibile), ma non sono ancora stati fatti i nuovi rilevamenti sulle emissioni aeree del cementificio.
VERIFICATE DI PERSONA “Il 10 maggio, con l’iniziativa “Cementerie aperte” voluta dall’associazione europea dei cementieri, i cancelli di Colacem si spalancheranno a tutti – annuncia Vincenti –; chiunque avrà così modo di venire a contatto con questa Giovanni realtà così importante per la Vincenti, città e non solo. È un momendirigente stabilimento to che coinvolgerà, oltre a Colacem quello di Galatina, anche i nostri stabilimenti in provincia di Arezzo e di Isernia”. Anche dalla Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) di Colacem traspare entusiasmo per questa novità. “Finalmente è arrivato il momento di visitare la nostra industria – dichiara Antonio Del Coco, responsabile Rsu –; le preoccupazioni che la gente ha sullo stabilimento sono solo strumentalizzazioni che vengono da non so chi e lo si potrà verificare di persona. Il rapporto che questa industria ha con la sua città non può non essere come quello esistente tra i dipendenti e la dirigenza: costruttivo”.
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//Paese che vai //Gallipoli e dintorni ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
Qui via Firenze. Una delle zone, in prossimità del municipio, dove dovrebbe sorgere un ecocentro
QUATTRO ECOCENTRI CONTRO GLI ECODISASTRI G allipoli si affida agli ecocentri per “spingere” la raccolta differenziata. Si tratta di aree recintate e attrezzate in cui i cittadini potranno conferire tutti i materiali recuperabili e i rifiuti per i quali è vietato lo smaltimento in una normale discarica. Un servizio indispensabile che si integra con la raccolta “porta a porta” o per mezzo dei contenitori multicolore. Agli inizi del mese scorso, il commissario prefettizio Angelo Trovato ha individuato i quattro siti, la metà urbani, per la realizzazione degli ecocentri progettati dai tecnici del Consorzio Ato Le2. Il costo delle opere non graverà sulle casse comunali. Con fondi Por regionali, infatti, sarà realizzata la piattaforma per la raccolta dei rifiuti che dovrebbe sorgere nell’area compresa tra via Pavia, Imperia e Spoleto, e con fondi della Provincia quella prevista nella zona Peep. Un altro ecocentro dovrebbe essere finanziato dall’Ato, forse in area ex-Codaj.
//COME SI “USANO” Negli ecocentri, i cittadini residenti e le aziende, potranno conferire sia i rifiuti “classici” della differenziata (vetro, plastica, alluminio, altri metalli, carta e cartone), sia: beni durevoli (frigoriferi, surgelatori e congelatori, televisori e monitor, computer, lavatrici e lavastoviglie, condizionatori d’aria); beni ingombranti (poltrone e divani, materassi e reti per letti, mobili vecchi, materiale ferroso e altri oggetti in metallo di grandi dimensioni, damigiane e grosse taniche, lastre di vetro e specchi, lavatrici e stendi-biancheria, biciclette vecchie); rifiuti spe-
ciali urbani (materiali composti o contaminati da elementi chimici pericolosi); rifiuti inerti (ceramiche, terre, cemento, mattoni, ecc.) in modiche quantità e non derivanti da interventi di demolizione; altri rifiuti (oli esausti vegetali, animali e minerali, polistirolo in grandi quantità o derivante da imballaggi, lastre di vetro, pneumatici usati, batterie al piombo, ecc.); verde e ramaglie (scarti d’erba e fiori recisi, piante, potature di piccoli arbusti, siepi, residui vegetali da pulizia dell’orto).
//LA PROTESTA SULLA LOCALIZZAZIONE Pochi giorni prima di lasciare Palazzo Balsamo, il commissario Angelo Trovato con un’apposita delibera (la numero 75 dello scorso 13 marzo) ha approvato il progetto esecutivo per la realizzazione del primo ecocentro nella zona antistante la sede degli uffici comunali di via Pavia. E puntuale è scattata la protesta dei residenti del quartiere, che hanno segnalato la presenza della scuola elementare, del parco di via Firenze, del mercato settimanale e dello stesso municipio. Indicazioni poi riprese “a voce alta” dagli allora candidati a sindaco di Gallipoli, tanto che la questione è entrata prepotentemente nell’ambito dei temi più dibattuti della campagna elettorale cittadina. Ciò che non convince, in sostanza, è la scelta di realizzare l’ecocentro nel cuore della città, a due passi da abitazioni private e scuole pubbliche, piuttosto che in una zona più periferica e magari isolata.
di FLAVIA SERRAVEZZA f.serravezza@iltaccoditalia.info
NASCERANNO NEL CUORE DELLA CITTÀ PER INCENTIVARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA. ED È GIÀ POLEMICA Ma alle richieste di modifica del progetto esecutivo, il commissario ha risposto che “gli ecocentri assolvono la loro funzione se sono facilmente fruibili dai cittadini, atteso che il loro obiettivo è quello di evitare le scene indecorose frequenti, ad esempio, nel centro storico della città, sulle cui riviere compaiono quotidianamente rifiuti durevoli e ingombranti”. E ha assicurato: “Il conferimento dei rifiuti avverrà in cassoni differenziati, per cui l’ambiente rimarrà sempre pulito”. Oggi, i residenti di via Firenze (la strada in cui nei mesi scorsi si è aperta un’enorme voragine) si aspettano che il nuovo sindaco della Città bella cancelli la scelta fatta dal commissario Trovato. C’è da dire che l’utilità degli ecocentri in città non è mai stata messa in dubbio. D’altronde il “lodo rifiuti” in quel di Gallipoli resta una delle emergenze da risolvere per la nuova amministrazione comunale. Le inefficienze dell’attuale servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti sono evidenti e continuano a penalizzare fortemente la vocazione turistica della città. La colpa, però, è anche di chi contribuisce con scarso senso di civiltà a sporcare strade e aree verdi. Se questi comportamenti non cambiano, c’è il rischio che un ecocentro possa diventare una discarica dove si getta di tutto. In fondo, come recita il titolo del film di Tony Greco girato di recente, “A Gallipoli tutto può succedere”. APPROFONDIMENTI www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4608
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COMMESSE IN SALDO di GIUSEPPE FINGUERRA g.finguerra@iltaccoditalia.info
500 ATTIVITÀ PRODUTTIVE, 400 ESERCIZI COMMERCIALI, 15 BANCHE, MILLE DIPENDENTI. IL FLORIDO COMMERCIO MAGLIESE, TRA LAVORO NERO E COMMESSI SFRUTTATI. IL BILANCIO DI MARCELLO ADAMUCCIO el corso degli anni, l’economia di Maglie si è radicalmente trasformata. I laboratori artigianali e le manifatture sono stati sostituiti da attività di servizi e dagli esercizi commerciali. Il settore terziario ha assunto nella economia cittadina un ruolo predominante ed ha creato centinaia di posti di lavoro. I benefici sul tasso di occupazione sono indubbi: resta da valutare, in ogni caso, non solo l’aspetto quantitativo, ma anche quello qualitativo del lavoro. Ossia, bisogna verificare quale sia il grado di rispetto dei diritti dei lavoratori dipendenti nel settore commerciale. Abbiamo provato ad accertarcene, intervistando le commesse di alcuni negozi magliesi. Tuttavia, abbiamo subìto il rifiuto a rilasciare dichiarazioni. Per questa ragione, ci siamo rivolti alla Cgil di Maglie per capire meglio le ragioni del “muro di gomma”.
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Marcello Adamuccio
Dott. Adamuccio, qual è la situazione dei lavoratori negli esercizi commerciali di Maglie? “Lo svolgimento di funzioni presso l’Ufficio di Maglie del sindacato Cgil mi permette di avere una conoscenza diretta dei problemi che investono il rispetto dei diritti dei lavoratori in questa città. Per parlarne parto da alcuni dati. Maglie ha circa 15mila abitanti. Annovera quasi 500 attività produttive. L’attività commerciale è predominante. Vi sono circa quattrocento esercizi commerciali. Una quindicina le banche presenti in loco. La città presenta un tessuto economico con netta predominanza del terziario. I lavoratori dipendenti nel settore commerciale
sono quasi un migliaio. La retribuzione di una commessa o cassiera è prevista in 1.234,75 euro al mese. Tuttavia, appena il 10% di esse percepisce questo importo”. Quali sono i problemi salienti? “Il rispetto dei diritti salariali, previdenziali ed assicurativi dei lavoratori del settore commerciale è fortemente minato da prassi illegali. Innanzitutto, vi è il lavoro nero. È particolarmente evidente nei periodi delle festività natalizie e pasquali o nella stagione dei saldi. In tali momenti vi è il maggiore afflusso di clientela. Allo stesso tempo aumenta il numero di commesse negli esercizi commerciali, spesso senza un regolare contratto di lavoro. In secondo luogo, vi è il problema della sottopaga. Ossia, a fronte di una busta paga formalmente in regola, la lavoratrice percepisce un salario inferiore rispetto a quello in essa dichiarato. Poi, vi è il mancato rispetto dei contratti. Una lavoratrice è assunta part time, per lavorare invece otto ore al giorno, e talvolta anche nei giorni festivi. Ovviamente, le ore di lavoro straordinario non vengono retribuite. Il diritto alla maternità viene calpestato. Se una commessa diviene incinta, è ‘amichevolmente’ invitata a dimettersi. Infine, i lavoratori negli esercizi commerciali risiedono, in gran parte dei casi, in altri comuni salentini. Per
questa ragione, devono sostenere delle spese di trasporto per raggiungere il posto di lavoro, che incidono sensibilmente sul salario percepito, poiché non sono quasi mai indennizzate dal datore di lavoro. Vi è una situazione diffusa di illegalità che dovrebbe essere contrastata più incisivamente”. Come contrastare il fenomeno? “Occorre costituire in Maglie l’Osservatorio sul lavoro nero. L’Osservatorio svolge una attività di indagine specifica del problema, in modo da affrontarlo con mezzi idonei. La Provincia di Lecce ha promosso l’istituzione di questa struttura. Alcuni anni fa il Comune di Maglie aveva proposto alla Provincia di costituirlo anche nella nostra città, impegnandosi a trovare una sede. Tuttavia, la procedura è inspiegabilmente arenata. È il caso che l’amministrazione comunale si impegni maggiormente, altrimenti si fa la politica dello struzzo. Si nasconde la testa per non vedere il problema. Certo è che avere un osservatore che certifichi il problema non è positivo per l’immagine della città. Tuttavia, bisogna avere il coraggio anche di dare risonanza al fatto che questa è la città commerciale con il più alto numero di lavoratori in nero, ovvero precari o irregolari. Non è un bel biglietto da visita verso chiunque venga a farvi acquisti”.
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//Paese che vai //Nardò e dintorni
PORTO SELVAGGIO AI RAGGI X di MARGHERITA TOMACELLI m.tomacelli@iltaccoditalia.info
E’ STATO INDIVIDUATO QUALE AREA PILOTA PER LA PUGLIA NEL PROGETTO COMUNITARIO INTERREG IIIA. NEL PARCO NATURALE NERETINO SI STUDIANO I CRITERI PER GESTIRE LE AREE PROTETTE nire ambiente, economia e gastronomia. Tutelare la natura, valorizzare la cultura e le tradizioni con uno sguardo al sistema produttivo. E’ un’impresa ardua, ma possibile. Anche nel Salento. Il parco naturale regionale “Porto Selvaggio e Palude del Capitano”, ricadente nel territorio del Comune di Nardò è stato individuato come area pilota per la Puglia per prendere parte ad “Integra”, il piano di lavoro Interreg IIIA (Transfrontaliero Adriatico), finalizzato alla valorizzazione sostenibile e alla corretta gestione delle aree naturali protette.
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Il progetto, proposto dall’Istituto agronomico del Mediterraneo di Bari (durata prevista 18 mesi), coinvolge Albania, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Unione di Serbia e Montenegro e, in Italia, le Regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Molise, Puglia e le Province di PesaroUrbino e di Lecce. Finanziato per un totale di 854.930 euro (23.430 euro a carico della Regione Puglia; la restante parte, a carico del Fers, Fondo europeo di sviluppo regionale), si inquadra nelle azioni di valorizzazione del territorio che la Comunità europea sta attuando sia nei Paesi membri, sia nei Paesi baltici che a breve entreranno a far parte dell’Unione, per favorire la cooperazione tra le Amministrazioni pubbliche dei Paesi e sviluppare standard di gestione delle aree protette validi a livello comunitario. L’obiettivo finale dell’iniziativa è, infatti, la valorizzazione sostenibile e condivisa delle aree naturali che si affacciano nello spazio adriatico. A questo fine sta lavorando, sul territorio del parco, un team di 25 unità, impegnate a racco-
gliere cartografie, mappe e dati di ogni tipo relativi all’area naturale. Tutti i rilevamenti andranno a costituire una banca dati informatizzata che servirà a monitorare e pianificare la gestione della zona. Una volta raccolto il materiale da analizzare, i tecnici stileranno una serie di obiettivi generali e specifici di tutela che dovranno essere raggiunti.
// ANCHE IL CIBO SOTTO TUTELA Ma il progetto Integra non si ferma alla raccolta di dati naturalistici; l’area protetta è vista, infatti, quali contenitore custode di specificità a 360 gradi. In un contesto così allargato si inserisce la cultura gastronomica: anche l’associazione internazionale Slow food ha aderito al progetto e presentato, in occasione del Local Focus Group, che si è tenuto nel mese di aprile proprio all’interno del parco (presso la Masseria Torre Nova), l’evento “Comunità del Cibo”, nato per valorizzare le risorse agroalimentari locali, diffondere l’agricoltura biologica e sostenibile nei ter-
reni agricoli del parco, promuovere lo sviluppo rurale ed agrituristico del territorio.
// TRE PARCHI IN UNO Esteso per circa mille ettari, il parco (istituito con legge regionale n.6 del 15 marzo 2006) unifica in una sola area il parco naturale attrezzato già istituito nel 1980 e l’area naturale protetta della Palude del Capitano, già classificata dalla legge regionale 19/97. L’area comprende tre siti di interesse comunitario (Sic), ovvero Torre Uluzzo, Torre Inserraglio e Palude del Capitano, e numerose aree di interesse archeologico e paleontologico; la sua gestione è affidata dalla legge regionale istitutiva al Comune di Nardò.
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//Paese che vai //Tricase e dintorni
MUSARÒ A COLPI DI TACCO BOTTA E RISPOSTA TRA I DUE SCONFITTI ALLE ULTIME AMMINISTRATIVE E IL NEO SINDACO di DONATO NUZZACI
ra il suo sogno è portare Tricase “in serie A” sia a livello amministrativo sia a livello calcistico. Nelle dichiarazioni post-elettorali Antonio Musarò con la schiettezza che lo contraddistingue lascia trapelare un sogno, privo di falsa modestia, forse il sogno di tanti tricasini. A sessant’anni suonati il nuovo sindaco, consulente aziendale dal 1976 ad oggi, revisore dei Conti per quasi dieci presso l’Asl Le/2, segretario politico D.C. nella sezione di Tutino dal 1970 al 1980 e consigliere comunale dal 1993 al 1997, si dice pronto a far ripartire “più e meglio di prima” la macchina amministrativa intruppata, politicamente parlando, da dieci mesi di commissariamento ad acta, successivo alle dimissioni dell’ex primo cittadino Antonio Coppola. “Accoltellato alle spalle”, se così possiamo dire, da alcuni suoi stessi alleati che nel 2006 lo avevano appoggiato senza remore. E stavolta Musarò, investito da un’ondata di settemila schede crociate (oltre il 60%) sul suo nome e sul simbolo dei partiti della coalizione di centrodestra, non intende fallire l’appuntamento, in un tempo in cui l’economia tricasina non vive un periodo allegro, anzi è più corretto dire che il sistema produttivo si trova incuneato in una crisi strutturale terribile che coinvolge diversi settori: manifatturiero, edilizio e commerciale. Molte aziende preferiscono scappare per lo più in lidi esotici, dove la cosiddetta “manodopera” è solo un numero stampato sul cartellino appeso ad una maglia e i costi complessivi per le imprese tendono quasi allo Antonio Musarò zero, mentre quelle che rimangono preferiscono mungere dal pubblico denaro il sostentamento per tirare a malapena a campare. Noi del Tacco, con l’intento di ravvivare già da subito il dibattito politico in città, abbiamo chiesto ai due sfidanti sconfitti da Musarò, Antonio Coppola (Pd) e Alfredo De Giuseppe (Pes), di rivolgere un paio di domande al neoeletto sindaco. A quest’ultimo abbiamo chiesto di rispondere, senza freni, alle provocazioni.
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ENTRAMBI GLI SFIDANTI DI ANTONIO MUSARÒ, TRIONFATORE INASPETTATO ALLE URNE CITTADINE, SI SONO SOFFERMATI SUL SUO PROGRAMMA AMBIZIOSO CHIEDENDOGLI IN CHE MODO INTENDA REALIZZARLO. MUSARÒ: “CON TUTTE LE MIE FORZE”
// CHE NE SARÀ DELLE RESPONSABILITÀ? Antonio Coppola: “I tuoi sogni sono ambiziosi almeno quanto il tuo programma. Quanto ti batte il cuore prima di intraprendere un’impresa così ardua”? Antonio Musarò: “Quando sei alle prese con una nuova avventura è naturale che batta il cuore. Perché no, anch’io ho avuto un certo batticuore. Ciò non significa che io non mi senta all’altezza di ciò che ho promesso ai miei concittadini in favore Antonio Coppola dei quali impegnerò ogni minuto della mia giornata. Infatti, sono state proprio le responsabilità nei confronti del popolo di Tricase a far sparire ogni timore di non farcela”. Antonio Coppola: “Quando ho cominciato io, avevo una grande gioia e una grande paura di non riuscire a reggere un così grande peso sulle spalle. E’ così anche per te o non avverti la responsabilità”? Antonio Musarò: “E’ come avere uno schermo con un’avventura che pensi non debba toccare a te. La gioia è stata grandissima, esilarante, a tratti sconcertante. Ma la paura non fa parte del mio bagaglio. Ciò non significa che non avverto la responsabilità. Anzi, il fatto che essa sia forte mi spinge ad osare ed a combattere con tutte le mie forze. Ma ho tra i compagni di viaggio tanti amici, di cui molti giovani sui quali so che potrò contare”.
il tacco d’Italia
//GRATIS È MEGLIO Alfredo De Giuseppe: “Visto il tuo articolato programma, pensi di essere in grado di indicare ai cittadini delle priorità con tempi certi”? Antonio Musarò: “La mia priorità assoluta è ridare a Tricase la dignità perduta. Rifaremo il look alla città mortificata da un anno di commissariamento”. Alfredo De Giuseppe: “Noi abbiamo lanciato l’idea di una giunta che lavorasse Alfredo De Giuseppe gratis al fine di eliminare i costi della politica. Saresti in grado di garantire altrettanto ai cittadini”? Antonio Musarò: “E’ questa una decisione che va presa col concorso di tutti. Ma non mi sembra questo il momento di parlarne. Avrei voluto vedere il mio amico De Giuseppe, vincitore della competizione elettorale, dover rispondere ad una domanda del genere”.
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// Un mese in una pagina
// QUESTIONE DI LOOK La tavola è imbandita, gli amici sono arrivati, la torta è tagliata. Con la speranza che sia l’ultima… mangiata scandita dalla legge “porcata”. Tanto, ormai, il “porcellum” è stato immolato.
IPSE DIXIT “A Palazzo dei Celestini hanno portaborse esterni per un costo di oltre 60mila euro, mentre a Palazzo Carafa le borse ce le portiamo da noi”. Paolo Perrone, sindaco Lecce Il Paese nuovo, p.7; 27 aprile 2008 “Sono comunista e cattolico. Non è una contraddizione in termini, dal mio punto di vista”. Nichi Vendola, presidente Regione Puglia Corriere del Mezzogiorno, p.3; 25 aprile 2008 “Mia figlia mi riempie la casa di cani”. Adriana Poli Bortone, senatrice PdL Nuovo Quotidiano di Puglia, p.7; 18 aprile 2008 “Ho detto che avrei portato a termine il mandato e lo farò. Di mezzo, però, c’è la questione anagrafica”. Giovanni Pellegrino, presidente Provincia di Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, p.9; 18 aprile 2008 “I calciatori del Gallipoli sono strapagati e dovrebbero vergognarsi”. Vincenzo Barba, patron Gallipoli calcio La Gazzetta di Lecce, p.1; 22 aprile 2008
SE NE PARLA SE NE PARLA SE NE PARLA Handball Italgest. Non c’è due...
Ivan De Masi, presidente della Handball Italgest Salento d’Amare
E sono due. Di fila. Per il secondo anno consecutivo infatti la Handball Italgest Salento d’Amare si è affermata campione d’Italia, esponendo in bacheca il quinto trofeo nazionale. Che si aggiunge al titolo nazionale ottenuto lo scorso anno, alle due Coppe Italia e alla Supercoppa nazionale. E che conferma tra gli astri dello sport quella rosa messa su dal presidente Ivan De Masi che solo l’anno scorso era una matricola sconosciuta, mentre quest’anno, già ad inizio stagione, la squadra da battere. Segno che i rosso-azzurri ci sanno fare. E che sanno anche guardare lontano. Archiviati i festeggiamenti, infatti, la dirigenza è già alle prese con un nuovo, ambizioso, progetto. “Se guardo alle prime tre posizioni della paule scudetto ha dichiarato De Masi subito dopo la vittoria - oltre al Casarano, vedo Conversano e Fasano: ebbene, il mio sogno è riuscire ad unire le forze e formare una squadra pugliese che potrebbe, a quel punto, dire la sua in campo internazionale. E’ difficile - ha aggiunto -, ma mi piace sognare”. Sogni d’oro, allora. E prepariamoci a nuove emozioni visto che, conoscendo la determinazione dell’intera società, c’è da aspettarsi che quei sogni diventino presto realtà.
Habemus papam? Se ne parla da mesi. E da mesi sindaci, presidenti di associazioni e politici di vario ordine e grado non perdono occasione per riempirsi la bocca ricordando la bella opportunità che è toccata al Salento, pardòn che il Salento ha saputo cogliere: la visita di papa Benedetto XVI, prevista per il 14 giugno prossimo. Da quando la notizia è diventata ufficiale, Papa Benedetto XVI non è passato giorno senza che tv e carta stampata ricordassero, analizzandolo metro per metro, il percorso di Ratzinger nell’estremo lembo d’Italia. “Atterrerà a Galatina”, si è detto; “anzi no, sarà prima a Brindisi, poi chissà dove”, si è continuato. Si sono fatte previsioni su ciò che il papa mangerà, su dove dormirà, su che cosa penserà della nostra bella terra. Si è parlato (tanto) di un ambizioso progetto di ristrutturazione di santuario e ambienti limitrofi per l’occasione, con tanto di preventivi di spesa chiacchierati, buone intenzioni dei politici, eccetera eccetera. Ma di fatti, al momento, se ne sono visti pochi. Le certezze sono due. Uno: ogni Comune salentino ha devoluto mille euro alla causa. Due: per l’impreparato Salento già si annuncia una “emergenza turisti religiosi”.
COME È ANDATA A FINIRE Gigi Bruno
A volte ritornano
Dalle pagine del nostro portale www.iltaccoditalia.net aveva dato il via ad un vero e proprio dibattito attorno al tema della fuga dei cervelli. In particolare, da cervello fuggito, aveva evidenziato le difficoltà che i giovani salentini, che si sono formati al Nord o all’estero, incontrano nel tornare a lavorare nella propria terra, la quale spesso si rivela inadatta a creare le condizioni per un “ritorno”, ed aveva lanciato la proposta di creare un movimento dei ritornati, che potesse far sentire la sua voce a chi si occupa di governare il Paese. Oggi Gigi Bruno, dopo 16 anni di vita e lavoro in giro per il mondo, è ritornato a Lecce, dove ha creato una società di servizi tecnico-ingegneristici nel settore dell’energia, la Emmec2. “Ho sfruttato l’esperienza ed i contatti maturati all’estero per invitare società straniere ad investire capitali nel Salento”, spiega. Qui, oltre a portare avanti il suo progetto lavorativo, vorrebbe riprendere quello sul partito dei ritornati. Da dentro, potrebbe infatti occuparsene meglio. Il Tacco fa gli auguri a Gigi Bruno e anche ai tanti giovani salentini, già ritornati o in attesa di farlo.
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//Controcanto
di ANTONIO SILVESTRI*
UN TESTO UNICO CONTRO LE MORTI BIANCHE, MACCHIA NERA SULLA COSCIENZA CIVILE IL DECRETO LEGISLATIVO SULLA SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO VOLUTO
CHI HA FIRMATO CONTROCANTO
DAL PASSATO GOVERNO E FIRMATO DA NAPOLITANO: 13 TITOLI, 306 ARTICOLI E 52 ALLEGATI TECNICI CHE SI SPERA POSSANO ALMENO RALLENTARE LO SGRANARSI DELL’APPARENTEMENTE INARRESTABILE ROSARIO DI DISGRAZIE
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Morti bianche, le chiamano. Morti bianche, le chiamiamo anche noi dei giornali e della televisione. Quasi che il candore dell’aggettivo possa rendere meno crudele l’insensata fine di un lavoratore. Nell’Italia “fondata sul lavoro”. Ma è già inconsueto che una “morte bianca” diventi notizia: spesso è relegata tra le brevi di cronaca, tra un furtarello e la dichiarazione del politico locale. A meno che non sia uno “choc”, un pugno nello stomaco come quello di Molfetta o prima ancora di Torino. Ma ci vuole quasi la strage, la strage per giunta cruenta: i sette morti, praticamente arsi vivi nell’incendio dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino; i cinque intossicati a due passi da qui, nell’autocisterna di Molfetta. E allora sale lo sdegno, la sensibilità aumenta, qualche intervento si concretizza. Si mobilita persino il Quirinale, che proprio qualche giorno fa ha “sigillato” con la firma – apposta in poche ore, alla faccia delle lungaggini burocratiche – di Giorgio Napolitano il nuovo Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Così il decreto legislativo (che attua finalmente la legge delega 123 dell’agosto 2007), voluto dal passato Governo con l’ampio consenso di molte forze politiche, potrà vedere la luce in Gazzetta Ufficiale. Sono 13 titoli, 306 articoli e 52 allegati tecnici che si spera contribuiscano a migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro, che possano almeno rallentare quest’orrida litania di morte, lo sgranarsi dell’apparentemente inarrestabile rosario di disgrazie. Si spera. Già, lo speriamo! Ma nel frattempo si continua a morire. Anche qui, a Lecce. E non in qualche oscura fabbrichetta o in un cantiere clandestino. L’ultimo incidente fatale che abbiamo registrato è quello di Antonio Carlino, 53enne originario di Strudà e abitante a Pisignano (frazioni di Vernole, nella nostra provincia), operaio della Telecom. Ha fatto un volo di tre metri da una scala, mentre stava lavorando in via Toma, nel cuore del rione San Pio, periferia di Lecce. La pensilina su cui era poggiato
ha improvvisamente ceduto, facendolo rovinare per terra. In un primo momento l’incidente sembrava meno grave del previsto. Ma sono subentrate complicazioni che nel giro di qualche ora hanno causato il decesso dell’uomo. Appena il tempo di celebrare un funerale (i colleghi di Antonio Carlino vi hanno partecipato in tuta da lavoro, per sensibilizzare sulle loro condizioni) che arriva la notizia di un altro morto. Nelle ore in cui scriviamo, ecco di nuovo un incidente fatale in una fabbrica del gruppo ThyssenKrupp. Stavolta è accaduto a Terni; ancora una volta un operaio. Umberto Aloe, 59enne originario di Napoli, era dipendente di una ditta esterna alla multinazionale tedesca. Stava realizzando alcune opere per la messa in sicurezza di uno dei reparti dello stabilimento quando è stato colpito violentemente dal braccio meccanico di un escavatore. Paradossalmente, verrebbe da commentare che per fortuna stavolta il morto è uno soltanto. Le stime dell’Inail riguardanti gli incidenti mortali sul lavoro per l’anno 2007 parlano di circa 1.260 morti sul lavoro a fronte dei 1.341 dell’anno precedente. Sono tanti, ancora troppi. Certo, qualche costante progresso vi è stato rispetto ai 4.644 del 1963, anno di massimo storico. Ma molto resta ancora da fare. Auspicando che il cambio alla guida del Paese non comporti anche un ripensamento sui temi della sicurezza del lavoro, un campo ove le differenziazioni ideologiche o politiche dovrebbero lasciare il passo al rispetto della vita umana. Per rinviare il più possibile il momento in cui giungerà – un’altra volta – la notizia di un incidente sul lavoro, l’ennesimo, fatale. Per non dover scrivere ancora e ancora e ancora un nuovo nome su quell’enorme immaginaria lapide che elenca i “morti per lavoro” d’Italia. *giornalista, addetto stampa Inps Lecce
Vincenzo Magistà Direttore “TgNorba”
Rosanna Metrangolo Caporedattore “Nuovo Quotidiano di Puglia”
Marco Renna “Studio 100 Lecce”
Mimmo Pavone Direttore responsabile “Il Paese nuovo”
Vincenzo Maruccio Giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”
Tonio Tondo Inviato “La Gazzetta del Mezzogiorno”
Roberto Guido Direttore “quiSalento”
Lino De Matteis caposervizio “Nuovo Quotidiano di Puglia”, vicepresidente regionale Assostampa
Renato Moro capocronista “Nuovo Quotidiano di Puglia”
Gabriella Della Monaca coordinatore TG NORBA GRANDE SALENTO
Luisa Ruggio redattrice Canale8, scrittrice
Walter Baldacconi direttore responsabile Tg Studio 100
Paola Ancora Addetta stampa Ministero delle Politiche agricole
Michele Mauri Direttore editoriale L’ATV
INDOVINA CHI È
“Bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”
il tacco d’Italia
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