// L’Editoriale
L’Editoriale
di Maria Luisa Mastrogiovanni
informazione sotto accusa DOPO TRE ANNI DALL’INCHIESTA “PAGLIARO, L’IMPERO VIRTUALE”, PER CUI CHI DIRIGE QUESTO GIORNALE È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER DIFFAMAZIONE, IL TACCO RITORNA UN PO’ SUI FATTI. ECCO CHE COSA È ACCADUTO NEL FRATTEMPO. ECCO I CAPI D’IMPUTAZIONE
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Rieccoci. Il Tacco d’Italia e chi scrive sono stati rinviati a giudizio dal gup di Lecce Carlo Cazzella, su richiesta del pm Antonio De Donno per il reato di diffamazione a mezzo stampa nel procedimento penale intentato dall’editore di TeleRama, costituitosi parte civile con richiesta di risarcimento danni di circa mezzo miliardo di vecchie lire. Torno quindi a parlarne sulla cronaca dei fatti recenti, ossia del mio rinvio a giudizio. Dall’inchiesta del mensile che dirigo, uscita nel dicembre 2005, da quanto scritto e detto dalla sottoscritta come persona informata dei fatti, sarebbero germogliati non solo i fascicoli su cui verterà il processo per diffamazione ma altri filoni di indagine e altri fascicoli della cui esistenza abbiamo appreso dai verbali delle udienze preliminari. La prima udienza si celebrerà l’11 novembre prossimo e ovviamente vi terremo informati. Dall’ultima volta che abbiamo scritto del signor Pagliaro - ops!, dottor Pagliaro, giacché il nostro nel frattempo ha conquistato una laurea ed è approdato all’insegnamento universitario, pubblicando anche un libro dall’ultima volta che abbiamo scritto di lui, dicevamo, cose gravi e imbarazzanti che lo riguardano ne sono successe tante.
DICEMBRE 2005 – 11 NOVEMBRE 2008: CHE COSA È ACCADUTO NEL FRATTEMPO // GLI ARRESTI DOMICILIARI L’ultima volta il Tacco l’ha lasciato appena liberato dopo una settimana di arresti domiciliari, coinvolto in un filone secondario della maxi inchiesta della Procura di Bari su presunte tangenti tra Fitto e l’imprenditore romano Angelucci. Quello che veniva contestato a Pagliaro e Fitto dal gip Giuseppe De Benedictis era il reato di corruzione e concorso in corruzione, con aggravanti. Da quanto ci risulta è stato poi prosciolto. Come emergeva dalle intercettazioni telefoniche Fitto aveva interceduto presso i vertici della Seap, la società che gestisce l’aeroporto di Bari Palese, affinché acquistasse pubblicità sulle reti di Pagliaro. Sempre dalle intercettazioni risultava che era stato Pagliaro a chiedere di “fare una chiamata” alla Seap. Da quel giugno del 2006 non abbiamo più potuto scrivere nulla sulle attività e la vita del personaggio pubblico Pagliaro e sulle sue emittenti, perché ad ogni fiato abbiamo ricevuto diffide e relative integrazioni di que-
rela (ne abbiamo perso il conto) in cui si lamentava un intento persecutorio nei suoi confronti. Persecuzione, dicevano le diffide, sebbene ci fosse sempre un forte elemento di cronaca, da cui discende il diritto-dovere di informare (noi non siamo l’Espresso e questo editore non è Berlusconi, ma ci domandiamo che ne sarebbe della libertà di stampa se un uomo di potere riuscisse ad azzittire un giornale libero). Non abbiamo più potuto informare i lettori dei fatti che riguardano un personaggio pubblico, dunque. Il tentativo di intimidazione è andato a segno, insieme a quello di indurre il giornale all’autocensura, che è la peggiore punizione per un giornalista libero. Dopo tre anni da quell’inchiesta, ritornando ai fatti di cronaca e al processo imminente e a i capi d’imputazione attribuitici, riteniamo doveroso nei confronti dei nostri lettori, ritornarci un po’ su. I lettori che si persero a suo tempo la nostra indagine, che fu cronologicamente anteriore al sequestro delle attrezzature televisive e agli arresti del dottor Pagliaro, troveranno più avanti i punti salienti della stessa, che hanno dato corpo all’azione giudiziaria contro il Tacco e chi lo dirige, con una richiesta di danni di quasi mezzo miliardo di vecchie lire. Non ci è mai pervenuta però, richiesta di rettifica: è un diritto previsto dalla legge che Pagliaro non ha ritenuto di esercitare. Se qualche fatto fosse stato non vero, se qualche virgola fosse stata fuori posto, avremmo chiesto volentieri scusa, ma il dottor Pagliaro non ce l’ha mai chiesto. Le richieste di pubblicazione di rettifiche sono state invece recapitate (e, come detta la legge, pubblicate) al direttore de Il Sole24 ore, il quotidiano economico al quale collaboro, all’indomani di una mia inchiesta e di alcuni articoli lì pubblicati sulla vicenda Fitto-Angelucci-Pagliaro. In realtà non rettificavano nulla, erano lamentazioni sui presunti intenti persecutori di questo giornale.
24 ore la mappa degli investimenti pubblicitari della Provincia: ben 140mila euro spesi nel solo mese di dicembre 2005 in pubblicità a Telerama, briciole sparse per le altre tv. Questo, a mio avviso, in contraddizione con almeno due leggi: quella che fissa la quota che le pubbliche amministrazioni devono spendere in pubblicità sulla carta stampata, cioè il 60% dell’intero importo calcolato su base annua; quella sugli appalti di servizi che fissa in 200mila euro in un anno il tetto da non superare, superato il quale, si deve indire un bando pubblico. Perché quel tetto, dimenticavo di dire, la Provincia l’aveva di gran lunga superato. Non tedierò i miei lettori con i riferimenti normativi. Roba da giornale economico nazionale. Giacinto Urso, difensore civico della Provincia, si espresse dicendo che l’Ente si trova in una situazione di “anomia”, cioè di assenza del regolamento che fissi quanto, come, a chi dare. (continua a pag. 9)
il mensile del salento Anno V - n. 52 - Novembre 2008 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004
EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Guido Picchi, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Francesco Ria, Donato Nuzzaci, Flavia Serravezza, Luisa Ruggio, Margherita Tomacelli, Valentina Chittano FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 3939801141
// PROVINCIA 2005: A TELERAMA 140MILA EURO IN UN MESE In quell’occasione, oltre a ricostruire la vicenda della pubblicità della Seap a Telerama, allargavo il raggio d’indagine per capire quale fosse il meccanismo di attribuzione delle pubblicità alle televisioni salentine da parte delle pubbliche amministrazioni. A tal proposito si era levata forte la protesta di Forza Italia, del consigliere Antonio Gabellone e del suo capogruppo provinciale, Raffaele Baldassarre, per i soldi spesi dalla Provincia di Lecce in pubblicità televisive: con le carte alla mano ricostruii per il Sole-
Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705 STAMPA: Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le) DISTRIBUZIONE: Italian Services Group - Lecce 0832.242214 - 348.0039271 ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 12 numeri c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - abbonamenti@iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1º DICEMBRE 2008
// Opinioni dal Tacco Eugenio Ozza, 66 anni compiuti pochi giorni fa, non diretti a qualcuno in particolare ma espressi a single o come si diceva ai suoi tempi scapolo, dot- livello generale. Anche perché non ci sono fatti tore commercialista in pensione, esponente storico amministrativi particolari, come appalti o opere dell’MSI eletto deputato con AN nel 1994, battenpubbliche, che possono spiegare questo gesto”. do a sorpresa nel collegio Tricase-Ugento il Ppi Concetto poi ribadito fino alla nausea, fino allo Serrano e il deputato uscente del Pds Abbaterusso; scontro frontale con don Stefano Rocca. L’augurio confermato onorevole per la legislatura seguente. del Golem è che Ozza abbandoni questo approccio Sempre molto presente in Aula e in Commissione e ascolti la voglia di reazione dei suoi concittadini, Bilancio, ha il merito di esprimere concetti politici i quali non vogliono più accettare con fatalismo le anche sofisticati in maniera chiara e diretta; tra le bombe davanti alla porta del Municipio (come sue parole d’ordine: la difesa della famiglia e la quella del luglio 2007) o la macchina del sindaco sicurezza dei cittadini. Da due mandati è anche bruciata e dal sindaco stesso liquidata come un sindaco di Ugento. Nelle ultime amministrative episodio di autocombustione o gli alberghi sulla sbaraglia la debole concorrenza di centrosinistra, sabbia (come il progetto della Orex denunciato dal incapace di esprimere un’alternativa credibile. Tacco molto prima che i lavori, oggi bloccati, iniL’affluenza alle urne è però solo del 63,5%, tra le ziassero) o i tanti piccoli e grandi abusi denunciati più basse nel Salento. Nel consiglio comunale seg- da Basile (vedi Tacco di luglio 2008). Lo invitiamo gono solo uomini: neanche una donna è stata elet- pertanto a leggersi gli oltre 170 “post” lasciati ta. Ugento è una cittadina di poco più di 10mila dagli ugentini su www.iltaccoditalia.net per comabitanti con un elevato tasso di criminalità, alcuni mentare la morte di Peppino: li legga e cerchi di gravi problemi (come la dispersione scolastica e la comprenderli. carenza d’acqua) e una potenzialità turistica largamente inespressa (a causa delCom’è Com’era l’approccio mordi e fuggi per tre o quattro settimane all’anno e l’atroce tendenza alla cementificazione). Ma da quella maledetta notte del 15 giugno 2008 molte cose sono cambiate. L’omicidio di Giuseppe Basile, esponente dell’Italia dei Valori, ucciso con varie coltellate al torace mentre rientrava a casa dopo una cena con la sua compagna e i suoi amici ha scosso le coscienze. Non se n’è avveduto però Eugenio Ozza che a poche ore dalla tragedia affermava: “Un fatto che ha sconvolto tutto il paese, talmente grave ed efferato che non ha nessuna spiegazione logica e non può essere collegato all’attività politica e amministrativa di Basile. (…) I suoi interventi in consiglio comunale e i suoi comizi erano attacchi
LETTERE AL DIRETTORE
foto protesta “capipopolo” bugiardi. si faccia quadrato attorno alle istituzioni Marx aveva ragione: quando la Storia si ripete è una tragedia, quando continua a ripetersi sembra che sia la farsa di quella tragedia. Bomba al nostro Comune, auto del sindaco Eugenio Ozza incendiata, tragico omicidio dell’amico e collega Peppino Basile, minacce di morte al parroco dell’Oratorio di Ugento, auto del sottoscritto danneggiata e col vetro frantumato. Da oltre un anno ad Ugento spirano forti venti di malcontento diffuso, povertà, esclusione sociale accompagnati da interessi ed appetiti vecchi e nuovi. Enormi sacche di povertà, lavoro stagionale “alli villaggi” sottopagato, lavoro nero, per lo più nell’edilizia, giovani che emigrano e che tornano l’estate, laureati che dopo aver preso la laurea sono spariti dalla città…
il tacco d’Italia
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dall’altro lato un territorio con una Storia, delle potenzialità uniche. Un terreno dove si è innestata la pianta dell’antipolitica. I comunisti di Ugento, inascoltati, da mesi hanno lanciato un grido d’allarme nei confronti dell’intera classe politica ugentina e dell’intero Consiglio comunale: qualcuno vuole creare tensioni, cavalcare l’onda del momento, destabilizzare la democrazia e, infine, porsi come “il principe” in grado di risolvere i problemi. In questo scenario, si innestano i ruoli di cittadini già “recidivi” alle sirene dell’antipolitica, vicini alla maggioranza di destra, talmente spregiudicati da buttare a mare il sindaco attuale, per poi prenderne il posto essi stessi in nome di una “rinata politica”. Questo Consiglio comunale deve discutere di Piano Novembre 2008
Eugenio Ozza, sindaco di Ugento
GOLEM
La croce che una volta dominava il Casale di Ugento, collocata nella campagna ugentina subito dopo la nomina di papa Giovanni Paolo II, era identica ad una croce innalzata dal pontefice polacco nella sua terra natale. Per un quarto di secolo ha illuminato le costole del Casale e ha indicato la via ai marinai e turisti. Essa è stata demolita immotivatamente per una corrosione alla base, che, a parere di onorevoli tecnici, poteva essere salvata togliendo la parte marcia oppure incamiciando il tutto con verzelle di ferro battuto, come viene fatto per i pali cadenti della pubblica illuminazione. Si dice che sia stata venduta al migliore offerente per 150 squallidi euro. La croce che l’ha sostituita risulta eseguita con orrende e fredde travi in ferro a doppia T, imbullonate ai due bracci con supporti, mentre l’originale era stata realizzata (da Clemente Dimo, artigiano ugentino)in ferro battuto lavorato con simboli religiosi. Ancora una volta: Ugento, né fede né sacramento. Lettera firmata
Urbanistico Generale, di come gestire il parco naturale e i finanziamenti che arriveranno, di zona artigianale, di distretti turistici, di porto, di piano delle coste. Ad Ugento deve arrivare una fiumana di denari; ecco perché qualcuno vorrebbe defenestrare l’attuale classe politica, per gestire quelle risorse. Al PdCi questo non piace. In un momento così delicato occorre fare quadrato intorno alle Istituzioni, riportare il confronto negli ambiti degli assetti democratici e non fidarsi di seducenti e sedicenti “capipopolo”, i quali fanno da spalla alla strategia appena descritta. Angelo Minenna Consigliere comunale PdCi Ugento
Leggi sul Tacco on-line l’intervista ad Angelo Minenna: www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5430
// Opinioni dal Tacco terzo grado di FRANCESCO RIA f.ria@iltaccoditalia.info
commenti e opinioni da
www.iltaccoditalia.net
I professori dovrebbero fare i prof prima come “missione” e poi anche con passione. Purtroppo, la maggior parte lo fa per godere di uno stipendio fisso (sia che nevichi, che tiri vento o cada giù la pioggia!) e di tante altre agevolazioni, ma della “formazione” dell’allievo gli importa quasi un fico secco. E diciamo la verità almeno una volta! la scuola l´hanno rovinata i prf e i genitor @ 11:43-2.10.08 commento all’approfondimento “PON(ti) d’oro” www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5312#commenti
flavio fasano
Una delle competenze maggiori in materia di edilizia della Provincia riguarda gli edifici scolastici. Solo a Lecce si spende un milione e mezzo di euro l’anno per affitti. Non è forse il caso di cambiare strategia? “Non solo spendiamo così tanto, ma abbiamo anche edifici non a norma. Immobili vecchi che non rispettano alcuna normativa e anche quelli più recenti, che comunque sono tutti antecedenti al 2000, sono nelle stesse condizioni”. Avete già in mente qualcosa? “La strada migliore per fare economia, ad iniziare proprio dalla città di Lecce, è quella di realizzare un campus di tutti gli istituti superiori. Stiamo predisponendo un bando di evidenza pubblica per un’indagine sul sito più idoneo per realizzare una struttura dove gli studenti possano trovare un luogo per studiare, ma anche tanti servizi comuni: penso alle infermerie, gli impianti sportivi, foresterie per chi viene dai paesi più lontani della provincia. E’ sicuramente un buon modo per ottimizzare e rendere più funzionali le strutture; su questo abbiamo già avuto l’assenso anche di Roberto Marti, assessore del Comune di Lecce, perché è una soluzione che potrebbe contribuire a razionalizzare maggiormente il traffico cittadino”. Quale tipo di siti state cercando? “Serve un’area di 12 ettari all’interno della città. Ci sono proprietari che hanno queste superfici che possono essere destinate all’edilizia scolastica in cambio di una locazione”. Sembra parte della storia già vista con l’ipotesi del Polo Umanistico dell’Università. Non c’è il rischio che si scatenino speculazioni su questo progetto? “Le aree devono già essere inse-
INDOVINA CHI E’?
La soluzione a pag. 46
Prima distruggono la costa permettendo la cementificazione con case abusive, strutture in cemento, causa principale dell’erosione, poi esultano perché portano via la sabbia ad altre località. I principali responsabili sono gli amministratori della città di Lecce che hanno permesso questi scempi e sono sempre lì seduti sulle loro poltrone a pontificare. salento libero @ 12:25-9.10.08 commento alla news “Manca la sabbia? Lecce la prenda da Brindisi” www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5390#commenti Avanti un altro. ha dichiarato che non si candida più. Poi però ha aggiunto che prima bisogna fare la coalizione. E lui è a disposizione per aiutare Capone. Poi si vedrà: quindi, fuori dal politichese, dice: io faccio la coalizione come dico io, poi, se la coalizione è come piace a me, voi mi candidate. Così si può sperare di vincere, altrimenti, caos e zuffe e lotte intestine nel centro sinistra! anonimo @ 11:29-20.10.08 commento all’approfondimento “Sì, no, forse” sulla candidatura di Giovanni Pellegrino alle Provinciali www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5405#commenti
Flavio Fasano, assessore ai Lavori pubblici e all’Edilizia della Provincia di Lecce
rite nel piano regolatore come aree a servizi; non si può verificare che qualcuno acquisti terreni agricoli e che successivamente si cambi la loro destinazione. Non ci sarà alcuna speculazione”. Altra nota dolente è quella degli impianti sportivi. Tante piccole realtà potrebbero esprimere al meglio le loro potenzialità se solo avessero a disposizione un palazzetto o un impianto attrezzato nel loro Comune. “Abbiamo appena fatto una proposta rivoluzionaria in questo senso: un affidamento di credito sportivo per interventi dove i Comuni contraggono mutui a 25 anni per la costruzione di impianti di qualità; la Provincia si accolla gli interessi del finanziamento”. Le nostre strade paiono inadeguate al volume di traffico che sopportano, soprattutto nei mesi estivi. State pensando di intervenire per migliorare la sicurezza stradale? “Spesso si dimentica che la Provincia di Lecce gestisce 2mila 400 kilometri di strade; spesso questo rappresenta un problema perché non sono tutte messe benissimo. Va detto, però, che molti degli incidenti che si verificano dipendono dall’imprudenza. Un esempio su tutti: sulla Lecce–Vernole, di recente messa in sicurezza, si verificano ancora più incidenti rispetto a prima. Ciò accade perché chi guida si sente più sicuro e schiaccia sull’acceleratore. L’altro problema è dato dall’abusivismo edilizio. La Galatone–Santa Maria al Bagno, che ha vissuto tragici episodi quest’estate, è una strada che non si può allargare a causa delle tante abitazioni che, abusivamente, sono sorte proprio sul ciglio della carreggiata”.
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Eccoli qua! […] Sempre pronti a gettare fango, comodi, a casa loro, dietro una scrivania o un computer, denigrando chi sta sempre in trincea, come mio figlio Angelo, a nascondersi dietro un vigliacco anonimato: proprio come hanno fatto l’altra sera, prendendo di mira solo la nostra auto, sperando forse di intimidire un ragazzo di 26 anni che fa politica per pura passione, cercando, anche con i suoi limiti ed i suoi errori COMUNI ALL’ESSERE UMANO, di portare uno spicchio di luce in un territorio che, al di là di convegni, discorsi, parole, mostre e passerelle varie aspetta da decenni il suo definitivo decollo. Smettetela! Abbiate un po’ di rigore e di onestà intellettuale: scendete in campo, mettetevi in gioco ed in discussione!!! Mio figlio, tralasciando l’appartenenza politica, lo fa: ma quanti sono i giovani e le persone come lui che lo fanno? Silvana Basile @ 22:20-22.10.08 Commento alla news di cronaca “Tensione ad Ugento. Giannuzzi chiede un consiglio urgente” nel box “In evidenza” dedicato all’omicidio Basile www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=4821#commenti Gli accademici ne sanno d’impresa, eccome! Perché gli imprenditori di oggi e di domani studiano all’Università come fare BUONA impresa. E gli accademici ne sanno di ricerca, perché l’impresa di oggi e di domani ha bisogno di innovazione tecnologica, nuovi prodotti, nuovi processi. E’ pur sempre un punto di partenza. mimma @ 9:50-24.10.08 commento alla news “New technology per il Tac” www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5445#commenti
BOLLETTINO DEI NAVIGANTI
// Opinioni dal Tacco
di MARIO DE DONATIS m.dedonatis@iltaccoditalia.info
amarcord di un amore per l’america che deve essere rivissuto oggi. con obama
A novembre, con alcuni amici, anche statunitensi, ci ritroveremo per la festa del ringraziamento, festa istituzionale che ricorda gli inglesi sopravvissuti al primo sbarco ed approdati nel nuovo continente. Non è la prima volta. Sento la ricorrenza come mia, perché ho un legame profondo con gli americani. Da piccolo risentivo dei discorsi dei miei nonni tarantini, che parlavano della Liberazione, dell’arrivo delle truppe americane, della fine di un incubo, di un regime che aveva nascosto tante verità, dello stesso andamento della guerra. E, poi, i discorsi della ripresa. Vivevo a Taranto e percepivo la speranza delle famiglie - all’epoca, tutte rigorosamente monoreddito ma tutte coinvolte dal circolo virtuoso del “Piano Marshall”. A Taranto fiorivano i cantieri navali e l’Arsenale militare. Lavoro, risparmio e investimento nelle abitazioni. La vita veniva scandita da queste modalità comportamentali. Vedevo le periferie crescere, anche disordinatamente, ma con questa crescita si percepiva la sicurezza delle nuove famiglie, che
Perché sento di amare l’America più di prima. Perché amo la democrazia, quel sistema che tanto ci fa soffrire, ma che è, anche, l’unica possibilità di essere liberi, per chi vuol esserlo. Ed oggi, dopo i fatti della Georgia, si dica quel che si vuole, sarò sempre dalla parte di una “Democrazia che può, anche, sbagliare”, mai dalla parte di un “sistema non democratico”, anche quando sembra possa avere ragione. Per quello che ho detto, mi auguro che si possa rivivere una rinnovata stagione, con un Barach Obama in grado di far innamorare la sua America, la nostra America, anche recuperando quei delusi che hanno smesso di amarla. Il mondo ha bisogno dell’America e l’America ha bisogno di essere amata, come il giorno dopo l’11 settembre 2001, cercando di rimediare agli errori ed agli orrori della guerra di Iraq, contro cui si levò, inascoltata, la voce di Giovanni Paolo II. E tanto per favorire la cultura della democrazia, che non può essere imposta, ma che deve poter affascinare.
veniva rafforzata dalla “casa in proprietà” e dalla speranza di partecipare al gioco della mobilità sociale. Poi, negli anni ’60, l’arrivo a Taranto degli americani impegnati nella base Nato, ed il dilagare, con la loro presenza, di luci e alberi di natale, esposti sui balconi. Nella mia famiglia c’era già la tradizione dell’albero di Natale - ovviamente insieme al Presepe - ma l’entusiasmo fu grande nell’osservare l’uso esterno di alberi e luminarie. Forse erano le prime tappe di un consumismo poco educativo. Ma gli Stati Uniti, per noi ragazzi, erano il Paese che ci aveva liberato, aveva creato le condizioni per lo sviluppo ed ora arricchiva il nostro immaginario con luci e colori, donandoci anche la “sicurezza”, perché protetti dalla presenza delle navi, con le caratteristiche “lettere e cifre bianche” impresse sugli scafi, alla fonda in “Mar Grande”. Poi, con la giovinezza, fu il fascino di J. F. Kennedy che fece sviluppare, su molti di noi, la percezione di far parte di un unico mondo, quello occidentale. Quest’anno parteciperò alla “festa del ringraziamento” con più convinzione.
di GUIDO PICCHI g.picchi@iltaccoditalia.info
Inviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi) a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano; oppure a redazione@iltaccoditalia.info. Verranno selezionati e pubblicati sul nostro giornale.
Tenera isola di stelle lungo il cielo fuggita slega il fuoco dall’eterno sole cocente nel mio sangue perché venga a dissipare i confini dell’universo che rendono la notte più nera. Al mio amico Ercole Ugo d’Andrea Eugenio Giustizieri
bolle di sapere Sassi. Un conto è stato raccoglier sassi dalla terra e ammucchiarli. Altra storia è disporre di credito e investirlo nel mattone. L’attualità cerca di dirci ogni giorno che il sistema è andato già oltre il suo limite sebbene molti siano indaffarati ad agitar le braccia nel tentativo di rassicurare il mercato (cioè il popolo) (o viceversa?). Poche cose sono certe in questa tragica vita: la morte, la fame e la sete e il fatto che il denaro sia “un’allucinazione collettiva” (Franco Battiato). Gia due secoli fa ci si era resi conto che “la proprietà è un furto”. Dunque con quale “spirito” mi appresto a comprare o costruire una casa? Meglio esser razionali e lasciar perdere il sentimento.
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Ciò nonostante se proprio vi state sbilanciando nell’acquisto così come nella costruzione di una casa abbiate almeno a cuore lo “spirito” dei vostri figli e optate per soluzioni che riducano l’inquinamento e l’abbruttimento di questo povero pianeta: - L’estetica dell’architettura dovrebbe sempre esser subordinata a quella del paesaggio. - L’abitabilità ed i comfort connessi non possono più essere subordinati all’uso del petrolio. Infine ricordatevi che ancor prima della casa andrete ad abitare una terra: rispettatela come se fosse il vostro giardino.
LO STRANIERO
P U B B L I C A L O S U L TA C C O
// Opinioni dal Tacco l’aria che tira
di LUISA RUGGIO l.ruggio@iltaccoditalia.info
salentini su facebook. poke e “quantiere”
Eppure deve esistere una livella. Un non luogo dove tutte le strade si incrociano e le persone rendono possibile la spettacolarità del saluto multiplo e compulsivo, come nella piazza di una volta. Ed ecco spiegato Facebook, ed ecco il profilo salentino del Libro delle Facce. C’é persino la direttora di questo giornale, ci sono financo io, pensa tu. E’ il fenomeno virtuale del momento, persino Vendola sta al gioco del social network acchiappa proseliti, ma il dubbio è che la sua homepage - come quella di tutti i vip mescolati al popolo nel grandangolo della Rete - sia una specie di sagoma di cartone, ecco. Il sindaco di Lecce ha annunciato che pure lui pensa di aggiustarsi un suo profilo su Facebook, l’ha confessato a una mia collega che lo intervistava circa l’importanza di mantenere alto l’effetto sorpresa, dopo quella campagna elettorale che lo vide sorridere nudo e con le mani sul pacco. Facebook è come una rubrica del telefono piena di numeri di gente che se incontri per strada non saluti, epperò on line gli mandi un poke. Che cos’è un poke? E’ una pacca sulla spalla virtuale, un trillo notificato dal pc. Assurdo no? E delirante. Ma qualcosa significa, malgrado tutto. Forse che Internet è
diventato la nostra coda. Possiede doti riunite che riescono a compensare gli scompensi che potrebbe creare. Chi storce il naso è come quelli che si lamentarono, ai tempi, dell’invenzione del telefono che rese meno romantiche le finestre. Non saprei dire se i salentini su Facebook in realtà siano più ammiccanti del resto dell’utenza mondiale, certo è un bel termometro, non so nemmeno se faciliti la comunicazione perché poi funziona anche come una segreteria telefonica che tu lasci a testimoniare per te. E di colpo ci sono un mucchio di segreterie telefoniche che si azionano e parlano tra loro. C’è dentro quella indispensabile frivolezza che serve alla vita di tutti i giorni per non prendersi troppo sul serio, ed è sorprendente scoprire quanti professionisti si colleghino dai posti di lavoro per una pausa cazzeggio. E’ il tributo che l’umanità salentina paga al progresso, essendo noi un popolo di pettegoli non potevamo mancare da un’agorà del genere. E’ anche un modo per evitare il disagio di reggere a certi strani revival tra amici e compagni di scuola che non vedevi da un pezzo e di cui fai fatica a ricordare il nome o il cognome, ma quelle facce ti parlano ancora benissimo. Così ti
aggiorni, invece del caffè ti scambi un link e adesso la comunità dei facebookati salentini ha messo a punto pure un’offerta gastronomica di doni virtuali da spedire come si faceva una volta col cosidetto “presente”, ovvero la “quantiera” (n.d.r.) di dolcetti che ti salva dal presentarti con le mani in mano come un miserrimo. Devo dire con costernazione che so di gente che attraverso Facebook, tra le altre cose, si accoppia. Credo avvenga perché siamo al triste punto di godere del razionalissimo privilegio del ritrovarci senza alcun costo e senza alcun rischio elementare. Il mio lato Nikita mi fa respingere le chat, il mio lato Amelie Poulain mi ha fatto digitare il nome di Jean-Paul Belmondo nel cerca persone di Facebook. Tu pensa Romeo e Giulietta, su Facebook. Maisia. Tutto quel dramma si risolverebbe in una banale complicità tecnica tra un uomo e una donna. E’ incredibile come il progresso conservi quel retrogusto di evoluzione regressiva. Ci vediamo su Facebook. Luisa Ruggio sta per concludere questo articolo. Luisa Ruggio si è scollegata. E vi manda un poke.
di ENZO SCHIAVANO e.schiavano@iltaccoditalia.info
area vasta e pit9: casarano come una “provincia” La tornata elettorale della primavera del 2009, che rinnoverà i consigli comunali di decine di Comuni della nostra provincia, mette la città di Casarano al centro dell’attenzione generale. Casarano, infatti, oltre ad essere uno dei Comuni più popolosi del Salento, e quindi decisivo per l’elezione del presidente della Provincia, negli ultimi anni si è ritagliato un ruolo molto importante: il capoluogo di una sub-provincia che gestisce ingenti fondi pubblici. Un ruolo che, se non è riconosciuto a livello istituzionale, esiste però nei concreti atti amministrativi e nel passaggio dei fondi strutturali nell’ambito del Pit9 e, nei prossimi anni, nel progetto dell’area vasta del Sud Salento.
Lasciamo perdere per un momento le controversie che hanno accompagnato la gestione delle risorse del Pit9. Proprio queste polemiche hanno messo in secondo piano un fatto non certo trascurabile: che il Comune di Casarano ha avuto la stessa funzione che la Provincia di Lecce ricopre quando deve deliberare per le materie di sua competenza. Proprio come un’amministrazione provinciale, infatti, Palazzo dei Domenicani ha distribuito risorse pubbliche verso 68 Comuni, e tra questi ci sono città importanti come Nardò (il secondo Comune per numero di abitanti dopo Lecce), Gallipoli, Tricase, Maglie. Il Pit9 è giunto ormai alla scadenza, ma nei prossimi anni sentiremo parlare il tacco d’Italia
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di Area vasta. In provincia di Lecce sono state già attivate due di queste aree: una nel nord Salento, che ha come Comune capofila il capoluogo; l’altra nel sud Salento, che ha Casarano come Comune di riferimento. Anche Area vasta può essere definita una sub-provincia che ha la gestione su oltre 60 enti locali, più o meno gli stessi del Pit9. Questo grande progetto gestirà i fondi strutturali 2007-2013 necessari a realizzare, tra gli altri, i punti qualificanti del Piano strategico e della mobilità denominato “Salento 2020”. Ecco perché la nostra città sarà sotto i riflettori nella prossima tornata elettorale.
//Copertina //Pagliaro porta il Tacco alla sbarra //Lecce e l’articolo 21 ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET to al tavolo del giudice delle indagini preliminari, che vede Pagliaro sotto la lente di un pm. Ci limitiamo solo a citare il titolo del faldone aperto da un paio d’anni: fallimento dell’Editoriale il Corsivo spa, la società per azioni che pubblicava il settimanale omonimo fondato e diretto nel 1994 dal giornalista Adolfo Maffei. Dopo quattro mesi di presidenza del padrone di TeleRama, nel gennaio 2004 le pubblicazioni si interruppero, Pagliaro si fece nominare liquidatore della sua società (salvo poi mettere al suo posto un ragioniere) e alla fine di quell’anno il Tribunale ne decretò il fallimento. Velocemente accenniamo anche alle vicende civilistiche che lo riguardano. Ne conosciamo almeno tre.
// LA CAUSA PER LA PROPRIETÀ DI RTS (ORA TELERAMA1)
La copertina del Tacco d’Italia nº 21, dicembre 2005 (continua da pag. 3)
In realtà la legge dello Stato c’è. Sarebbe stato sufficiente applicare quella. Per quanto ne sappiamo più nessuno di Forza Italia si è poi rivolto alla Corte dei Conti per vederci chiaro, come avevano annunciato, Fitto in primis; il regolamento non è stato fatto e son passati tre anni. E la pubblicità va. E tanta. Ma questa era solo una digressione per stigmatizzare che l’editore di Telerama non ha chiesto rettifiche al Tacco. Al Sole sì, ma per non rettificare nulla. Andiamo avanti, cercando di ricostruire i fatti da dove li avevamo lasciati quel giugno 2006. Paolo Pagliaro è inquisito in più di un procedimento, accusato, da solo e in concorso, di vari reati. I due incartamenti più pesanti, al momento, riguardano due procure diverse.
// LA 488
A Lecce per aver tentato di frodare lo Stato gli sono state sequestrate (lasciandogli la facoltà d’uso) delle attrezzature tecniche di TeleRama ed ha dovuto restituire oltre un milione di euro che evidentemente non gli competevano in base alla ormai famigerata legge 488: secondo l’accusa voleva proprio truffarli quei denari e lui si è affrettato a sbarazzarsene prima che le cose peggiorassero; a Bari, come detto, gli venne contestato il reato di corruzione e concorso in corruzione, con aggravanti. Per questo nel giugno 2006 gli fu notificata un’ordinanza di custodia cautelare: il pm gli risparmiò il transito per l’ufficio matricola del carcere, disponendo la detenzione al domicilio dell’inquisito. Ci risulta come detto che sia stato poi prosciolto.
// INDAGINI SU FALLIMENTO “IL CORSIVO”
C’è poi un altro procedimento in corso, avviato nel frattempo, che non è ancora approda-
Prima: i destini della seconda rete del Gruppo Mixer Media Management di Pagliaro, ex Tele Salento, ex RTS, recentemente rinominata TeleRama 1, sono legati all’esito di una causa civile in corso, la cui udienza del prossimo 5 novembre potrebbe essere determinante per l’assegnazione della proprietà. Pagliaro, a quanto ne sappiamo, rischia di vedersi togliere questa emittente dal giudice civile; se la terrà, potrebbe sborsare alla società che gli ha fatto causa una cifra importante.
// LA DIASPORA DI GIORNALISTI
Seconda: i giornalisti della redazione di TeleRama, qualche mese dopo la nostra inchiesta (ma questa è solo un’annotazione temporale) se ne andarono dall’oggi al domani approdando alla prestigiosa Telenorba che stava per lanciare il primo Tg del Grande Salento, fra essi la stessa direttora, Gabriella Della Monaca. E alcuni fecero vertenza di lavoro. A due tra quelli che andarono via l’Ordine dei giornalisti riconobbe il “praticantato d’ufficio”, cioè il rapporto di lavoro di praticante giornalista svolto di fatto ma non contrattualizzato dall’editore e il diritto a sostenere gli esami di Stato per diventare giornalista professionista. Forte di questo importante riconoscimento da parte dell’Ordine, per Mimmo Carulli si partì, per transigere di fronte al giudice del lavoro, da 10 anni di contributi arretrati per un totale di circa 180mila euro. Sia Carulli, sia Paola Ancora, la prima di quel gruppo a lasciare la redazione per approdare al prestigioso incarico di addetta stampa del Ministero delle politiche agricole, sono in attesa che si chiuda il tentativo obbligatorio di conciliazione con la CCC, la cooperativa cui Pagliaro delega, tra le altre cose, anche il lavoro giornalistico.
// AFFITTI STRACCIATI E LAVORI NON PAGATI
Terza: il Nuovo Quotidiano di Puglia ha recentemente scoperto un’altra imbarazzante vicenda. Le redazioni e gli studi televisivi di il tacco d’Italia
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Telerama si trovano in locali nati per accogliere una scuola materna per i figli dei lavoratori e delle lavoratrici della zona industriale di Lecce. Era un’idea di grande significato civile tenere i bambini ben assistiti nella stessa area lavorativa dei genitori. Di proprietà del consorzio Sisri, i locali furono ceduti in locazione per una cifra che a stento basta per prendere in affitto un bilocale arredato in centro: diecimila euro l’anno più ottomila in pubblicità (il mitico scambio merce di Pagliaro) mai trasmessa. Adesso pare che l’emittente stia trattando con il Cda e con il presidente del Sisri, Carlo Benincasa, per una cifra più congrua - 3.500 euro al mese è l’offerta dell’emittente - ma comunque ritenuta dal Cda dell’Ente ancora al di sotto del valore di mercato. Ci risulta che vi sia più di una società che richiede di poter affittare quei locali qualora si liberassero. I cronisti del Nuovo Quotidiano hanno anche indagato su un’altra storia (questa apparentemente ancora più brutta) di lavori assegnati alla società mista Lupiae Servizi per ristrutturare la scuola materna, pardon, ex scuola materna, insomma la sede di Telerama. Lavori (oltre 170 mila euro) non pagati, a quanto ha scritto il quotidiano leccese. Ancora una volta da tutte queste vicende emerge la coincidenza, la sovrapposizione tra la C.C.C., la cooperativa di giornalisti a cui l’emittente affida il lavoro (anche) giornalistico, con la stessa proprietà di Telerama, come ha sottolineato il Nuovo Quotidiano di Puglia. Siamo arrivati alla fine del “dove eravamo rimasti”. Ed ecco un paio di “ultim’ora”. Una riguarda i contributi da versare ai vari Enti previdenziali – Inpgi, Enpals, Inps – con cui ogni emittente ha a che fare. L’altra le interferenze prodotte da Telerama sulle frequenze Rai. Entrambe le questioni sono tecniche ma vale la pena di seguire per un momento il filo del discorso perché di entrambi gli argomenti non possiamo prevedere gli esiti ma ne stiamo seguendo gli sviluppi, già noti ai lettori dei quotidiani locali.
// LA 448 E I FINANZIAMENTI ALLE TV
La prima. Ne avevamo sinteticamente tracciato il profilo nell’inchiesta “Pagliaro, l’impero virtuale” e ne abbiamo riferito alla polizia giudiziaria come persona informata dei fatti. Riguarda i finanziamenti che spettano alle tv private ai sensi della legge 448/98. Probabilmente questo numero, 448, diventerà familiare ai cittadini come un altro, la 488, perché l’inchiesta di cui stiamo per parlarvi ha avuto dei risvolti a livello nazionale e potrebbe provocare degli effetti a cascata in tutte le Regioni, tanto che mentre scriviamo sono stati arrestati gli editori di una tv campana, Italiamia, e sono indagati l’attuale presidente del Corecom campano, il suo predecessore e un giornalista, direttore della rete televisiva. Cominciamo a sfilare la matassa dicendo che le tv possono attingere ai fondi della 448 presentando domanda al Corecom della regione
di appartenenza. Il Corecom, Comitato regionale delle comunicazioni con sede presso il Consiglio regionale, riceve le domande, analizza i documenti e stila le graduatorie immettendo i dati delle tv in un software che calcola i punteggi in base a una serie di parametri tra cui il fatturato (più è alto, più si sale nella graduatoria) e il numero di dipendenti (punteggi più alti per chi ha più dipendenti, più giornalisti professionisti e pubblicisti). Per presentare domanda è necessario possedere alcuni requisiti, tra cui i più importanti: mandare in onda un telegiornale regolarmente registrato al tribunale ai sensi della legge sulla stampa (la 47/48) ed essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali ai dipendenti. Questo secondo requisito è autocertificabile: all’atto della presentazione della domanda si può presentare una autodichiarazione in cui si dice di essere in regola con i contributi. Se non si ha il primo, si rischia addirittura di perdere la concessione governativa delle frequenze; se non si possiede il secondo, non si entra in graduatoria. Ma il requisito di correttezza contributiva deve essere dimostrato con documenti all’atto della presentazione della domanda o al momento dell’erogazione del finanziamento, cosa che può avvenire anche due anni dopo per le lungaggini burocratiche? Questa è una trattazione al centro del fitto carteggio che negli ultimi due mesi è intercorso tra Ministero dello sviluppo economico e delle comunicazioni, istituti previdenziali (Enpals, Inpgi, Inps) e di due interrogazioni a risposta scritta (risposta ad oggi non pervenuta) indirizzate al presidente del Consiglio dei ministri e al Ministero dello sviluppo economico, firmate da Adriana Poli, senatrice di An ed ex sindaca di Lecce. Infatti, come stabilisce il regolamento, per accedere ai finanziamenti le televisioni ogni anno devono presentare una domanda con allegata una “dichiarazione di essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali” relativi all’anno precedente: secondo la senatrice Poli «è evidente che per “regolarità” si intenda che l’emittente sia in regola all’atto della presentazione della autodichiarazione». E questo perché, dice la parlamentare leccese: «Laddove la regolarizzazione dovesse avvenire successivamente all’atto della presentazione della domanda, si avrebbe come effetto una dichiarazione mendace ed una distorsione del mercato perché attraverso una indebita erogazione di fondi pubblici si sanerebbe una situazione debitoria precedente che, se onestamente dichiarata, avrebbe impedito l’accesso alla fruizione dei fondi stessi». A quale distorsione del mercato, a quale situazione debitoria precedente si riferisce la senatrice?
// CHI È E CHE COSA FA IL CORECOM
Adesso è il momento di spiegare come funziona quel software del Corecom, con cui si stilano le graduatorie e quali controlli il Corecom metta in atto: i quattro quinti dei fondi della legge 448 sono distribuiti in base ad una classifica che considera il fatturato dei tre anni precedenti e il numero di dipendenti; il restante quinto del totale dei fondi annuali è suddiviso in parti uguali tra i richiedenti. Lo Stato paga a chi è ai primi posti in classifica una cifra pari a circa il 50% del fat-
DA GIUGNO 2006 NON ABBIAMO PIÙ POTUTO INFORMARE I LETTORI DEI FATTI CHE RIGUARDANO IL PERSONAGGIO PUBBLICO PAGLIARO PERCHÉ AD OGNI FIATO ABBIAMO RICEVUTO DIFFIDE E RELATIVE INTEGRAZIONI DI QUERELA turato. E’ evidente che l’obiettivo delle televisioni è rientrare nei posti alti della classifica, per accedere a quei quattro quinti del totale. C’è chi, per schizzare in alto, è disposto a gonfiare il fatturato e il numero di dipendenti dichiarati: è quanto viene contestato all’emittente campana. Ma, come detto, per accedere ai fondi della 448 è indispensabile possedere il requisito di regolarità contributiva, anche autocertificabile all’atto della presentazione della domanda. E qui si casca. Ragionando per assurdo, si può autocertificare di essere in regola con i contributi, essere ammessi in graduatoria, con la graduatoria in mano (una vera e propria promessa ministeriale che quei soldi arriveranno) presentarsi in una banca, farsi fare un fido, pagare i contributi arretrati, richiedere il certificato di correttezza contributiva agli Enti previdenziali, e con questo battere cassa: prendere i soldi dallo Stato e pagare il fido. Rimane però il neo di quell’autocertificazione di correttezza contributiva presentata all’atto della domanda e quindi prima di aver sanato i contributi. Ma chi controlla che le autodichiarazioni siano veritiere e chi chiede i certificati che lo comprovino? Dovrebbe farlo il Corecom, entro sessanta giorni dalla presentazione della domanda. Ma se invece le indagini sono fatte a campione, per qualcuno particolarmente “fortunato” quei controlli potrebbero non arrivare mai e non ci sarebbe neanche bisogno di presentare i certificati di sanatoria ex post. Qualcuno potrebbe accedere ai fondi pubblici con una semplice autodichiarazione e trovarsi in alto nella classifica grazie ai fatturati gonfiati. Perché il meccanismo è contorto e chi riesce a infilarsi nelle pieghe dell’interpretazione della legge, la spunta. E lo stesso Domenico Giotta, direttore del Corecom della Puglia, scrive al presidente del consiglio regionale Pietro Pepe: “Chi ha reso dichiarazioni mendaci dovrà pagare. La verifica delle autocertificazioni è partita e per il 2008 saranno motivi di esclusione la mancata e inadeguata certificazione cartacea della correntezza della regolarità contributiva. Delegheremo alla Guardia di Finanza il controllo”. Ora, tornando alle interrogazioni della Poli: queste hanno innescato un processo ispettivo: gli agenti del comando provinciale della Guardia di finanza di Lecce hanno acquisito tutti i documenti presso la sede barese del Corecom e a Roma presso il Ministero dello sviluppo economico e delle comunicazioni. Pare che presso la Procura di Bari siano stati aperti due fascicoli e almeno due a Lecce. Ancora una volta non entro nel dettaglio dei riferimenti normativi, ma sul quotidiano on line www.iltaccoditalia.info troverete gli articoli del Sole-24 ore dove analizzo gli articoli di legge. Tra le 42 emittenti che l’anno scorso hanno presentato domanda ben 22 non hanno fornito tutti i documenti, sostituendoli con autocertificazioni. Le tv di quegli elenchi tuttavia erano state ammesse in graduatoria per aver presentato autodichiarazioni di correttezza il tacco d’Italia
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contributiva relative al 2006, autodichiarazioni che pure, ripeto, sono ammesse dalla legge. Ora arriviamo all’oggetto di questa “ultim’ora”: il 3 settembre scorso l’Enpals comunicava al Ministero che Telerama aveva sanato i contributi previdenziali spettanti all’Ente per i mesi di luglio e agosto 2006 solo quattro mesi prima, nell’aprile 2008. In virtù di questo a Telerama, postazione numero 4 in classifica, spetterebbero un milione e 100mila euro di soldi dello Stato.
// FREQUENZE RAI OSCURATE
Ultimo aggiornamento: frequenze Rai. Il 17 ottobre la Rai Way, società che si occupa di tutti gli aspetti relativi ai ripetitori Rai e alle frequenze, presentava al solito Ministero dello sviluppo economico e delle comunicazioni la terza denuncia in sette mesi in cui rilevava «un comportamento dell’emittente privata Telerama al limite della legalità». Telerama, scrive Rai Way al ministero, opera «impropriamente su un canale e una frequenza dove dovrebbe trovarsi la Rai», a Trazzonara, in provincia di Taranto. Dai verbali allegati alla denuncia, dice Rai way, si evince come «Telerama dopo i sopralluoghi congiunti con l’Ispettorato territoriale, aumenta la potenza del trasmettitore, oscurando la ricezione di Rai 1 a circa 7500 utenti residenti in Calabria». Rai way chiede perciò che venga tutelato il servizio pubblico e scrive che in caso contrario adirà all’autorità penale. Su questo problema è depositata un’altra interrogazione di Adriana Poli.
// I CAPI D’IMPUTAZIONE DEL TACCO
E siamo arrivati all’inchiesta “Pagliaro, l’impero virtuale” del 2005. In quella sede, supportata da documenti, così sintetizzavo i risultati della mia indagine fin dal suo incipit: «I direttori dei telegiornali di Paolo Pagliaro La copertina del Tacco d’Italia nº 27, luglio 2006
non sono responsabili davanti alla legge ma soltanto, nella migliore delle ipotesi, coordinatori del lavoro giornalistico; una delle due testate televisive (leggi tg) addirittura non esiste in base alle norme – lì mi riferivo ad RTS, ma nel frattempo avrei verificato che anche Trnews all’epoca non era in regola con le norme sulla registrazione e i mutamenti delle testate previste dalla legge sulla stampa -; la proprietà effettiva di una televisione è messa in discussione in un processo in corso che si annuncia molto complicato per l’attuale editore; la cooperativa dei giornalisti e di quasi tutti i dipendenti è controllata dall’editore-cliente tramite le nomine dei suoi vertici, la pattuizione e l’erogazione dei compensi individuali; i locali di una rete tv e di tutte le radio del gruppo non rispettano le basilari norme sulla sicurezza sul lavoro, sono subissate da carte bollate e sono l’obiettivo di prossime ispezioni da parte di Asl e dei Vigili del fuoco, perché in odore di inagibilità». I capi d’imputazione a mio carico riguardano l’aver scritto: 1) «Rts è clandestina», un’opinione di Franco Abruzzo che analizzava il rispetto della legge sulla stampa da parte di quella tv; 2) «nel 2003 nessun dipendente dichiarato», tanto risultava da una visura Cerved; 3) una serie di circostanze su pignoramenti esattoriali di Max Persano, il vero direttore responsabile di tutte le sue reti; 4) un accenno allo scandalo delle false fatturazioni di Telerama, che per giorni aveva occupato le prime pagine dei quotidiani locali, più di 10 anni fa; 5) l’aver parlato dei debiti che l’ex proprietario di Rts lamenta, in un giudizio civile in corso, nei confronti della Broker PR, la concessionaria di pubblicità di Pagliaro; 6) l’aver parlato del processo relativo ai finanziamenti presi ai sensi della 488 e del rischio di prescrizione; 7) l’aver riportato il pittoresco episodio della sparizione di due serrature degli uffici di via Marugi, poi restituite dalle Autorità al legittimo proprietario, Fabio Chiarelli; 8) l’aver commentato come la citazione civile sia un tentativo di intimidazione, mentre la querela permette al pm di indagare e all’imputato di esprimere le proprie ragioni nel dibattimento; 9) l’aver dettagliato il non rispetto delle più basilari norme sulla sicurezza del lavoro in alcune sue sedi di via Marugi; 10) l’aver scritto che la Guardia di finanza potrebbe accertare a quanto ammonti il debito previdenziale accumulato nei confronti dei dipendenti in anni e anni; 11) l’aver scritto, a proposito dell’iniziativa benefica “Cuore Amico”, che mi sarebbe piaciuto sapere (domande inviate via fax al Comitato dei “garanti”, ma su cui non ho avuto risposta) a quanto ammonti il contributo totale degli sponsor; se gli spot di Cuore Amico su tutte le sue reti sono gratuiti o, diononvoglia, a pagamento. E mi chiedevo come mai non vadano in onda a tappeto su tutte le tv e i giornali, visto che obiettivo è promuovere il più possibile l’iniziativa. Scrivevo “diononvoglia” perché se fossero a pagamento, Pagliaro, proprietario delle reti e della concessionaria di pubblicità, prenderebbe soldi per un’iniziativa della cui onlus è presidente e questo aumenterebbe il suo fatturato; mi TEMA DEL MESE www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5465
chiedevo quanto personale viene impiegato per la “macchina” amministrativa e promozionale di “Cuore amico” e quanto viene pagato. 12) Infine sono imputata per aver scritto che “la citazione per danni è un’infamità che tende oggettivamente ad intimidire la libertà di stampa”.
PER IL DOTTOR PAGLIARO LE NOTIZIE PUBBLICATE ERANO DIFFAMANTI, PER NOI ERANO SOLO FATTI, ACCADUTI. IL GIUDICE DECIDERÀ SE A LECCE CI SONO FATTI CHE SI POSSONO SCRIVERE E FATTI CHE SI DEVONO TACERE // CHI È IL TACCO D’ITALIA
Ora, al di là delle virgole fuori posto, che in un’inchiesta così complessa possono sempre scappare, il processo dovrà stabilire se di questi argomenti in Italia (cioè a Lecce, Italia) si può ancora scrivere, se i cittadini hanno ancora diritto di sapere, se i giornalisti hanno ancora il dovere di fare cronaca e critica, fatta salva la buona fede e la verifica delle fonti. I colleghi che vorranno seguire questo processo ci troveranno nelle aule del tribunale, per la prima volta dietro al banco degli imputati e non nel settore dei cronisti. E’ la prima volta e forse non sarà l’ultima perché chi fa giornalismo d’inchiesta lavora sempre sul confine sottilissimo che separa il diritto di cronaca dal diritto del cittadino alla propria onorabilità. Inchieste ne abbiamo fatte tante e non abbiamo ricevuto querele: citiamo tra le altre quella sul mega albergo “Orex” nel Parco di Ugento, sulla statale 275, l’acquedotto, le ferrovie Sud est, il gasdotto di Otranto, la sanità e gli stipendi d’oro. La giovane storia del Tacco d’Italia ha già registrato, purtroppo, qualche colpo proibito, furti con scasso, minacce, danneggiamenti vari, ostruzionismo esercitato nelle stanze dei bottoni, che non frequentiamo, esclusione dai budget pubblicitari. Quanti potenti si sono scomodati per tagliare le gambe a questo piccolo giornale, con sede nel basso Salento, a Casarano, editato dalla sottoscritta, iniziato cinque anni or sono con spiccioli risparmiati sui compensi di giornalista precaria, senza potentati economici alle spalle (è bene ricordarlo, ogni tanto), ma alimentato solo da una grande passione civile per questa professione ed una buona scuola? Quanti fossero i potenti e quanto potenti fossero, ce ne siamo accorti quando sono spariti alcuni inserzionisti, alcuni personaggi pubblici e politici disposti a farsi intervistare. Eppure non abbiamo fatto grottesche manifestazioni perché si era interrotto il dialogo con un partito o con un deputato (ricordate il sit in del “direttore” Giuseppe Vernaleone contro Forza Italia davanti alla sede del partito in via Oberdan?). Solo chi racconta la realtà con gli occhi del manovratore, a qualunque categoria esso appartenga, non corre rischi e, anzi, farà carriera: il Parlamento è pieno di ex gioril tacco d’Italia
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nalisti molto capaci in questa attitudine. Con tutta la sproporzionata distanza, non solo geografica, da Lecce, anche Berlusconi e D’Alema querelano quando vengono attaccati perché il potere non ammette critiche.
// PERCHÉ L’INCHIESTA SU PAGLIARO
Ma se ci allontaniamo da faldoni giudiziari, vertenze di lavoro, sigilli alle telecamere e arresti domiciliari, e tentiamo di capire che cosa possa significare questa situazione per Lecce ed il Salento, scopriremo ciò che ci ha spinto a redigere un’inchiesta così scottante: capire come viene gestita l’informazione televisiva nel Salento, capire quanto l’informazione sia incarnata con il potere politico e quanto questo scellerato matrimonio produca finta informazione, informazione manipolata, manipolazione dell’opinione pubblica attraverso lo strumento televisivo, creazione di consenso politico basato su informazione manipolata. Dal processo sapremo se a Lecce esiste ancora la libertà di informazione e di opinione, se la costituzione italiana che sancisce tali diritti a Lecce è valida o siamo in una zona franca, se i giornalisti hanno ancora il dovere e il diritto di scrivere quello che interessa ai cittadini e se i cittadini hanno ancora il diritto di sapere. Per quanto ci riguarda, nonostante la fatica, le lacrime e il sangue che abbiamo versato su questa vicenda, siamo convinti di aver fatto il nostro dovere e sempre in buona fede, di averlo fatto al servizio dei cittadini e di essere stati semplicemente un tramite tra loro e la notizia che, ricordiamolo, se c’è, hanno il diritto di conoscere. Notizie ne abbiamo date tante e secondo noi tutte di prima scelta e provate. Per il dottor Pagliaro erano diffamanti, per noi erano solo fatti, realmente accaduti. Il giudice deciderà se e quanta libertà di stampa c’è ancora a Lecce, se ci sono fatti che si possono scrivere e fatti di interesse pubblico, perché riguardano un bene prezioso come l’informazione televisiva e l’uso di fondi pubblici, che si devono invece tacere. In questo momento convivo con due Maria Luisa Mastrogiovanni: la giornalista onesta che soffre e freme per questa condizione di imputata e la cittadina che non vede l’ora che inizi il processo.
Il Gruppo Mixer Media Management in un’illustrazione di Paolo Guido che reinterpreta il Narciso di Caravaggio (pubblicata sul Tacco nº 21, dicembre 2005)
//Inchiesta Speciale EDILIZIA //Infrastrutture //La bolla è ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
il traino non tira più l dieci per cento del prodotto interno lordo della provincia di Lecce deriva dal settore edile. E’ un dato in linea con quello regionale e nazionale. Ma è un dato destinato a colare a picco. I dati nazionali parlano di una diminuzione del 14% negli investimenti in infrastrutture in Italia. E il settore delle costruzioni, da sempre traino dell’economia, rischia di andare in tilt. La bolla edilizia, che ha spinto migliaia di italiani ad investire nel mattone, è scoppiata. Le cause legate alla congiuntura internazionale, come l’aumento dei prezzi delle materie prime, si innestano su una burocrazia e su un sistema d’appalti farraginoso che induce in molti casi le imprese ad indebitarsi per anticipare le spese degli appalti vinti e i cittadini a pagare di più (anche se sempre indirettamente)
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perché lo Stato a sua volta paga in ritardo e con gli interessi i lavori agli imprenditori. La soluzione sembrerebbe l’uovo di Colombo: se si rispettassero i tempi di pagamento le imprese potrebbero rispettare i tempi di consegna, andrebbero meno incontro al rischio di aumento dei prezzi delle materie prime, lo Stato dovrebbe sostenere meno costi, i cittadini avrebbero servizi più efficienti. Perché di servizi alle persone, stiamo parlando. Strade, scuole, ospedali, fognature, depuratori, acquedotti, ponti. Servizi primari. In questo sistema in stallo si è levata, forte, la protesta degli edili di Confindustria Lecce, che nel luglio scorso e recentemente in un convegno hanno avanzato proposte a partire da alcune criticità riscontrate nella loro prassi quotidiana. Il sistema degli appalti, dicono gli il tacco d’Italia
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industriali, è così farraginoso che le aziende sono costrette a lavorare in perdita: per legge dopo 45 giorni dalla presentazione dello stato di avanzamento dei lavori la pubblica amministrazione dovrebbe pagare alle aziende appaltatrici la prima trance delle somme. Passati i 45 giorni e fino a 60 scattano gli interessi legali a carico della pubblica amministrazione. E dal 61esimo giorno subentrano gli interessi di mora. Sempre a carico dello Stato. A questi si aggiungono penalità per il mancato pagamento. La media nazionale di realizzazione di un’opera pubblica è di 750 giorni. In Puglia vi sono opere finanziate con i fondi europei (Por) in ritardo di oltre nove mesi. A quel punto, chi paga? Come abbiamo chiarito, il prezzo lo pagano tutti. I cittadini, però lo pagano due volte.
// SEI REGOLE CHIARE
scoppiata
1. Reintrodurre la revisione dei prezzi, eliminata da Merloni. Significa che quando il costo dei materiali supera il 10% di quanto stabilito, all’azienda si riconosce un adeguamento del prezzo. E’ quanto già succede nel settore dei servizi e delle forniture. 2. In caso di mancato pagamento da parte dell’ente appaltante (ad esempio la pubblica amministrazione) degli stati di avanzamento lavori, il responsabile unico del procedimento è obbligato a sospendere i lavori per colpa dell’ente appaltante. 3. Obbligatorietà per l’ente appaltante ad adottare ogni anno prezziari aggiornati. 4. Predeterminazione di
//MONTINARI: I NODI STORICI DELLA CRISI
Piero Montinari presidente Confindustria Lecce
A COLPI DI TACCO www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5458
// L’EDILIZIA IN NUMERI E’ tradizionalmente stato uno dei settori trainanti dell’economia salentina. Quello che ha sempre reagito alle crisi e rappresentato l’oasi di sicurezza per gli investitori. Eppure negli ultimi mesi anche l’edilizia ha avvertito in provincia di Lecce una battuta d’arresto rispetto al trend positivo di crescita cui il territorio era abituato; un dato non eccessivo e non allarmante, per il momento, che però se dovesse essere confermato nei trimestri a venire, potrebbe essere sentore di una condizione di stallo economico più generale. Negli ultimi dieci anni (dal 1998 al
L’attuale situazione di crisi, secondo Piero Montinari, presidente di Confindustria Lecce, deriva da “nodi storici ed emergenze contingenti”. Sebbene il prezzo delle materie prime stia scendendo per Montinari il problema del “prezzo congruo” rimane. “Perché – dice – quando si
LE PROPOSTE DI SERGIO GOFFREDO, PRESIDENTE DELLA SEZIONE EDILI DI CONFINDUSTRIA LECCE, PER USCIRE DALLA CRISI verificano oscillazione nei prezzi dal 60 al 100 % significa che chi specula lo fa a danno delle aziende, che comunque non riescono a far fronte ad una forbice così ampia”. Inoltre per Montinari “è sbagliato pensare che il criterio del prezzo più basso nell’aggiudicazione degli appalti vada incontro alla pubblica utilità, perché è necessario considerare parametri qualitativi”. Le imprese registrano poi il problema delle “validazioni progettuali”: “I progetti quasi mai sono esecutivi e realizzabili. I direttori dei lavori dovrebbero stare sul cantiere e timbrare il cartellino”. Montinari passa in rassegna altri capitoli della crisi. Edilizia privata: la casa non è più un bene rifugio, in Italia, l’82% dei cittadini ne possiede una. Il settore deve essere quindi riposizionato
2007) il settore delle costruzioni aveva sempre fatto registrare risultati positivi, con l’eccezione di un anno, il 2003, quando si era fermato al -0,26% di crescita; segno negativo, ma non troppo preoccupante, dal momento che già l’anno successivo recuperò la defaillance con un 2,19% che non lasciò spazio ad equivoci. Tra l’altro, l’anno precedente si era chiuso con una crescita consistente (5,49%), di cui la successiva flessione può anche essere stata una conseguenza fisiologica. Tornando ai giorni nostri, il settore edile è diventato il terzo in provincia di Lecce per numero di imprese. Nel 2006 esso era il quarto, dopo il commercio (all’ingrosso e al dettaglio), l’agricoltura ed il manifatturiero; il tacco d’Italia
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parametri certi per la verifica della anomalia delle offerte. 5. Abolizione delle Soa, le società per azioni che certificano la qualità delle aziende edili. E’ una certificazione necessaria per partecipare agli appalti pubblici. Essendo società private, legate al profitto, hanno maglie troppo larghe nel certificare le aziende di qualità. 6. La validazione dei progetti ad opera di soggetti terzi dai professionisti. Spesso infatti succede che i progetti esecutivi non siano realmente tali. Ci sono esempi di progetti di messa a norma delle scuole senza scala antincendio, “regolarmente” appaltati. sul comparto dei risanamenti e della riqualificazione dei quartieri. Infrastrutture: si registra il sistemico ritardo nei pagamenti. Derivati: a furia di ridurre i trasferimenti dallo Stato agli Enti locali questi sono stati costretti a ricorrere ai famigerati “derivati”, di cui perdono il controllo. Spiega Montinari: “Se dovesse scoppiare la ‘bolla’ dei derivati insieme gli Enti locali sarebbero affossate le imprese edili. Si è pensato, erroneamente, di poter ricorrere a questi strumenti finanziari con leggerezza, tanto la patata bollente sarebbe stata di qualcun altro. Nelle pubbliche amministrazioni non ci sono competenze adeguate che permettano di ricorrere alla ‘finanza creativa’ con cognizione di causa”.
ma, la crisi, divenuta cronica, di quest’ultimo ha reso possibile il “sorpasso” del 2007. In quell’anno il settore edile aveva chiuso con un 2%: 9.752 imprese registrate; 8.949 attive; 985 iscrizioni a fronte di 798 cessazioni (saldo 187 unità). Eppure il 2008 si è aperto male. Il segno “meno” ha infatti caratterizzato il trend del primo trimestre (-0,6%), quando le cessazioni di attività impegnate nell’edilizia hanno superato di 55 unità le nuove iscrizioni. I tre mesi successivi hanno portato una timida boccata d’ossigeno al ramo costruzioni: 0,4%. Forse ancora troppo timida per poter avanzare previsioni ottimistiche. (Fonte: Camera di commercio Lecce)
mattoni nostri di ENZO SCHIAVANO e.schiavano@iltaccoditalia.info
ra le pubbliche amministrazioni che finanziano opere pubbliche, la Provincia di Lecce è, secondo Confindustria Lecce, la più virtuosa: applica il prezzario e paga ragionevolmente in tempo. Flavio Fasano e Giovanni Pellegrino, rispettivamente assessore ai Lavori pubblici e presidente della Provincia, hanno proposto che, per risolvere i problemi evidenziati nel settore degli appalti pubblici, la Provincia potrebbe essere unico ente appaltante, configurarsi cioè come erogatrice di servizi e di supporto nella stesura nei bandi e in tutte le procedure. Questo però comporterebbe un problema nell’identificazione della responsabilità nel caso di contenziosi nell’eventualità in cui i Comuni rimanessero responsabili di fronte all’impresa, dell’appalto e dunque dei pagamenti.
T
La Provincia è anche l’ente che spende più soldi in opere di edilizia pubblica sul nostro territorio. Il Piano triennale dei lavori pubblici 2008-2010, l’ultimo programma elaborato nel dicembre dell’anno scorso (in attesa che si definisca quello per il triennio 2009-2011), prevede una spesa complessiva di oltre un quarto di miliardo di euro, e precisamente 268.482.243,60 euro. Soldi pubblici da spendere in tre anni, comprese le risorse già assegnate negli anni precedenti. Molte opere, però, come ad esempio quasi tutta l’edilizia scolastica, sono finanziate con mutui a carico della Provincia, il cui andamento, come stiamo apprendendo in queste settimane, è incerto e verosimilmente al rialzo. Per le opere stradali invece, che costituiscono la voce di intervento più consistente, la Provincia ha ritenuto di non aumentare le spese di investimento a suo carico, decidendo di intercettare i cospicui finanziamenti a valere su alcune misure del Por Puglia 2000/2006, destinate al finanziamento di opere stradali e beni culturali. In questo settore, dal 2008 al 2010, la Provincia ha previsto una spesa complessiva
Il “presidente operaio”. Giovanni Pellegrino posa la prima pietra della circonvallazione di Casarano
SECONDO CONFINDUSTRIA LA PROVINCIA DI LECCE È L’ENTE PIÙ VIRTUOSO IN TEMA DI APPALTI: PAGA IN TEMPO E APPLICA IL PREZZARIO. E’ ANCHE QUELLO CHE SPENDE DI PIÙ IN EDILIZIA PUBBLICA di 140.389.666,17 euro. Il progetto più costoso riguarda la realizzazione della nuova Circonvallazione di Casarano (I e II lotto) per un ammontare di 14.500.000,00 euro (più del 10% dell’intera previsione per le opere stradali). Tra gli altri interventi qualificanti, che superano almeno il milione di euro come previsione di spesa (a parte il piano di manutenzione straordinaria delle strade provinciali), ci sono altre tangenziali, a cominciare dalla costruzione della Circonvallazione di Nardò, per la quale Palazzo dei Celestini ha stimato una spesa di 4 milioni e mezzo di euro, metà dei quali finanziati dai fondi Por 2000-06. Notevole anche la spesa prevista per la Circonvallazione sud-ovest di Galatina (3 milioni di euro), finanziata con fondi Por e Cipe e con il contributo (500mila euro) dell’amministrazione diretta da Sandra Antonica, che collegherà le provinciali SP 41 e SP 18. I fondi strutturali Por finanzieranno anche la tangenziale di Collepasso (3.500.000 euro) sulla provinciale GallipoliMaglie e i lavori di allargamento e rettifica della Lecce-Torre Chianca (4.480.000 euro). Le opere più significative finanziate con fondi Cipe sono: la costruzione della circonvallazione di Novoli (3 milioni di euro) e l’eliminazioil tacco d’Italia
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ne delle interferenze tra le strade provinciali e la ferrovia della Fse (7 milioni di euro). Importante e significativo, soprattutto per il carattere politico dell’azione, è il finanziamento previsto per il progetto relativo ai lavori di adeguamento e ammodernamento della Nardò-Avetrana, arteria vitale per il collegamento del sud Salento con il porto di Taranto e la Calabria. L’opera è finanziata per 3.200.000 euro con i fondi inseriti nel progetto “Grande Salento”.
grandi opere salentine IL SETTORE EDILE È TENUTO IN PIEDI SOPRATTUTTO DAI FINANZIAMENTI PUBBLICI. ABBIAMO SELEZIONATO ALCUNE OPERE SIGNIFICATIVE, REALIZZATE ATTINGENDO A VARIE OPPORTUNITÀ DI FINANZIAMENTO STATALE O EUROPEO, CHE NEL PROSSIMO FUTURO CAMBIERANNO IL PAESAGGIO SALENTINO // BORGO TERRA RINASCE Dai ruderi del XVII secolo, ormai decadenti e pericolosi, sorgerà una struttura ricettiva con annesso un auditorium da 137 posti. Così rinascerà Borgo Terra, il nucleo più antico della città, oggetto nei mesi scorsi di una diatriba tra l’amministrazione comunale e l’opposizione di centro-destra, con un’appendice da carte bollate. La vicenda giurisdizionale si è definitivamente conclusa e il progetto, proposto dalla società “Borgo Terra srl”, è in fase avanzata di realizzazione. L’idea è quella di ristrutturare le case a corte presenti nel degradato rione per farne un “albergo diffuso”, idoneo anche al turismo congressuale. Ristrutturare o abbattere per ricostruire: questo era il dilemma di Borgo Terra che le varie amministrazioni civiche e le forze politiche si sono posto per 14 anni. Finché non è giunta la proposta giusta che ha convinto il governo cittadino ad agire, anche se ha trovato la resistenza delle opposizioni. Nel dettaglio, il progetto, finanziato per 3.450.000,00 euro (rivenienti in gran parte dal Por Puglia 2000-2006, misura 4.14, “Supporto alla competitività ed all’innovazione delle imprese e dei sistemi di imprese turistiche”) prevede la realizzazione di un’attività alberghiera secondo la formula dell’albergo diffuso: le antiche case a corte si trasformeranno in una struttura alberghiera di 29 camere doppie, 2 singole e 2 mini alloggi (per un totale di 68 posti letto); saranno realizzate inoltre sale per ristorazione e una sala per conferenze dotata di 137 posti a sedere, con la possibilità di utilizzare gli spazi per attività culturali. I benefici per la comunità deriveranno dal recupero e dalla riqualificazione degli antichi immobili, restituendo ai casaranesi un pezzo importante della città, e dalla riapertura al pubblico dell’intera area che, com’è noto, è chiusa al traffico veicolare e dei pedoni dal novembre 1994 quando, a seguito di eccezionali fenomeni piovosi, gli immobili del quartiere furono dichiarati pericolanti e quindi pericolosi per la pubblica incolumità.
// CIRCONVALLAZIONE A TEMPO DI RECORD La prima pietra per la realizzazione della Circonvallazione di Casarano è stata posata dal presidente della Provincia, sen. Giovanni Pellegrino, il 16 luglio scorso. L’opera è tra le più costose appaltate negli ultimi anni dal-
l’ente di Palazzo dei Celestini e dovrebbe dare respiro al complesso sistema della viabilità di Casarano. Il costo dell’opera, relativa solo al I e II lotto, ossia ad una parte, pur consistente, dell’intervento è finanziato per l’83% con fondi ministeriali (Cipe 20/2004 e 35/2005), la cui erogazione è regolata da apposita convenzione con la Regione Puglia, e per il restante 17% con mutuo a carico della Provincia di Lecce, l’ente pubblico proprietario dell’opera. Circa due mesi prima dell’avvio dei lavori, si era giunti all’approvazione del progetto esecutivo e all’indizione dell’incanto pubblico per l’appalto dei lavori, con bando europeo, per l’importo a base d’asta di euro 9.184.805,41, oltre euro 122.210,70 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso d’asta, per un importo complessivo di euro 9.307.016,11, poi aggiudicati, sulla base della qualità dei diversi progetti proposti, all’Ati (associazione temporanea d’imprese) formata da “Co.Ce.Mer. spa” e “Pal Strade srl” con sede in Soleto. Il criterio di aggiudicazione ha consentito di ottenere, come era nelle intenzioni della Provincia, un considerevole miglioramento progettuale col medesimo impegno di spesa, nonché una riduzione del tempo di realizzazione da 730 a 630 giorni. A norma del capitolato d’appalto, quindi, l’ultimazione dei lavori è prevista per il 25 marzo 2010. La prima fase dei lavori interesserà tre chilometri della tangenziale e collegherà la statale per Taurisano (SS 475) alla provinciale per Taviano (SP 321). Questo tratto comprende cinque rotatorie e tre viadotti nei pressi della linea ferroviaria delle Ferrovie Sud-Est. In questi punti l’altezza dei cavalcavia previsti arriverebbe a sfiorare i 9 metri d’altezza.
// UNA “PIATTAFORMA” PER LE IMPRESE Per ora si vede un desolante piazzale in cemento, in un’area incolta compresa tra la statale Gallipoli-Leuca e la zona industriale di Melissano. Tra qualche mese, se il progetto confermerà le prescrizioni, diventerà un interporto a supporto di tir, autoarticolati, autocarri e di ogni mezzo di trasporto che potrebbe cambiare il volto economico del sud Salento. Si tratta del “Centro Logistico Polifunzionale di Casarano” (questa la denominazione ufficiale) una delle opere pubbliche più importanti del Pit 9, il grande progetto di rilancio dell’economia salentina. il tacco d’Italia
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La piattaforma intermodale è destinata al riordino del traffico delle merci di un vasto territorio intercomunale, con particolare riferimento alla conservazione, movimentazione, imballaggio, spedizione e commercializzazione delle produzioni locali. Questo intervento permetterà, inoltre, di esaudire la domanda di trasporto dei prodotti ottenuti dalle lavorazioni locali in forma moderna, efficace ed efficiente, soddisfacendo, allo stesso tempo, le esigenze di consegna rapida delle merci, di flessibilità, di sicurezza e di contenimento dei costi di trasporto. Il 4 aprile scorso la giunta municipale di Casarano – comune capofila del Pit 9 – ha approvato il progetto definitivo del centro logistico localizzato nel Comune di Melissano. L’importo relativo alla prima fase dei lavori ammonta a euro 2.800.000 ma, secondo le previsioni del 2003 quando partì il primo studio, l’intero investimento dovrebbe raggiungere almeno i 7 milioni di euro. Le risorse finanziarie provengono da quelle assegnate nell’ambito della misura 4.2 del Por Puglia 2000-2006, relativi agli “Interventi di completamento e miglioramento delle infrastrutture di supporto e qualificazione dei bacini logistici dei sistemi produttivi locali”. L’interporto di Melissano è stato concepito anche con l’obiettivo di interagire con il porto di Gallipoli e con il sistema informativo della Capitaneria di Porto (altro progetto in via di realizzazione), che possa permettere la tracciabilità delle merci che transitano da Gallipoli e che sono dirette nei porti del Mediterraneo orientale. La piattaforma intermodale, infatti, sarà collegata con una linea ferroviaria diretta con il porto della città jonica.
268 MILIONI IN EDILIZIA PUBBLICA PER I PROSSIMI TRE ANNI, DI CUI 140 MILIONI PER LE STRADE. L’OPERA PIÙ COSTOSA: 14 MILIONI PER LA CIRCONVALLAZIONE DI CASARANO
13 febbraio 2002. Il taglio del nastro della tangenziale di Lecce
// LA STRADA NON SI MUOVE
Nuovo look alle zone industriali. Ben 24 Comuni salentini hanno usufruito di contributi Por per la infrastrutturazione delle aree industriali o artigianali
// ZONE INDUSTRIALI A NUOVO La misura 4.2 dei fondi rivenienti dal Por 2000-2006 (“Interventi di completamento e miglioramento delle infrastrutture di supporto e qualificazione dei bacini logistici e dei sistemi produttivi locali”) è il sostegno più diffuso tra quelli proposti dall’Ufficio del Pit9. Sono infatti ben 24 i Comuni (singoli o associati) che hanno usufruito o che stanno per usufruire dei contributi specifici per infrastrutturare le varie zone industriali o artigianali, per un importo pari a 8.023.554,00 euro. Da alcune settimane, i relativi lavori sono già stati completati nelle zone industriali di Sanarica, Supersano e Taurisano. I lavori nel Comune di Sanarica hanno interessato la zona Pip intercomunale Sanarica-Giuggianello, con la realizzazione di opere stradali, la formazione di marciapiedi, l’installazione dei sistemi di pubblica illuminazione e l’allestimento di aree a verde. Un intervento praticamente identico è stato realizzato nella zona Pip di Supersano. Nel Comune di Taurisano, invece, è stata finalmente realizzata la fognatura nera e sono state completate alcune strade dell’area Pip. Stanno per concludersi, invece, i lavori di infrastrutturazione nei Comuni di Alessano (lavori di pubblica illuminazione e di rete idrica), Alliste, Botrugno (lavori per l’ultimazione della rete del metano), Collepasso, Martano e Specchia. Il progetto è in dirittura d’arrivo e può già vantare i risultati dei lavori cantierizzati anche negli insediamenti produttivi dei Comuni di Calimera, Cursi, Minervino, Racale, Sannicola, Tuglie e l’Unione dei Comuni dell’entroterra idruntino (i lavori si stanno svolgendo nel sub comparto della zona industriale di Cursi). Di recente, inoltre, sono stati indetti i bandi di gara per il completamento e miglioramento delle infrastrutture delle zone industriali di Nardò (la base d’asta è di 319.541,11 euro), Diso (238.467,06 euro) e Neviano-Seclì (contributo Por di 372.000,00 euro). A Nardò saranno realizzate nuove strade, la rete idrica e la pubblica illuminazione; a Diso, infine, saranno sistemate le strade.
Niente di nuovo sul fronte 275. La strada statale che da Maglie porta a Santa Maria di Leuca ha sempre avuto vita tormentata. I numerosi incidenti stradali, alcuni dei quali mortali, di cui l’arteria è stata teatro nel corso degli anni, hanno spinto l’opinione pubblica e le istituzioni a chiedere una sua riprogettazione che garantisse agli utenti standard di sicurezza più alti. Niente di più difficile: la delicata conciliazione tra sicurezza stradale e tutela dell’ambiente ha rallentato, e di molto, i giochi. Di 21 anni, per la precisione. Si iniziò a discutere di una nuova 275, infatti, nel 1987 quando il Dipartimento del Mezzogiorno inserì l’infrastruttura tra le opere prioritarie per la viabilità salentina. Il progetto preliminare all’epoca venne affidato ad Angelo Sticchi Damiani ma non venne approvato. Serviva un nuovo progetto, che fosse meno invasivo per l’ambiente circostante. Nel frattempo la 275 divenne una strada statale, di competenza dell’Anas; l’incarico della sua ridefinizione restò a Sticchi Damiani e alla società Pro.Sal di Lecce che realizzarono diverse varianti al progetto fino ad ottenere, nel 2005, l’approvazione di tutti gli organi preposti. Nel frattempo però anche il costo del progetto era variato: da 165 a 201 milioni di euro di fondi Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Esso prevedeva due differenti ordini di intervento: un allargamento dell’infrastruttura esistente fino a Montesano e la realizzazione di una strada ex novo nel tratto MontesanoLeuca. Contro l’intervento progettato sul secondo tronco si sono levate, da allora, numerose proteste: troppo cemento era stato previsto in una zona troppo delicata. Finalmente l’anno scorso si è deciso di realizzare, in un primo momento, solo un lotto del progetto, quello fino a San Dana (tra Montesardo e Gagliano del Capo) e riservarsi per il futuro la discussione sull’ultima parte dell’infrastruttura. Tutti d’accordo, dunque. Eppure la nuova 275 ancora non c’è. Non solo: i lavori non sono ancora stati appaltati. Lo scorso gennaio Onofrio Introna, assessore regionale alle Opere pubbliche, ha inviato una lettera ad Alfonso Pecorario Scanio, allora ministro all’Ambiente, e alla direzione generale dell’Anas, perché sbloccassero le procedure e accelerassero l’affidamento dei lavori. Ma i governi cambiano in pochi mesi. Tutto il resto, evidentemente, no. E la Maglie-Leuca ancora aspetta di essere rimodernata.
// ETERNA TANGENZIALE Lato Est. La tangenziale Est di Lecce (il progetto originario è del 1989 poi adeguato più volte fino al 1997) si sviluppa su quattro corsie per circa 14 chilometri: un primo lotto di 6,5 km congiunge la statale Lecce-Maglie alle statale per San Cataldo, passando per le provinciali per Lizzanello, Merine, Melendugno; il secondo lotto, lungo 7,5 km, va dalla strada per San Cataldo alla superstrada Lecce-Brindisi con uscite per le provinciali che portano a Frigole, Torre Chianca, Casalabate. L'appalto del primo lotto (23.796.166 euro) fu affidato nel 1998, dietro regolare gara, alla ditta LeadriCocemer che, a trattativa privata, ottenne anche il secondo lotto (24.633.274 euro). Ai costi per la realizzazione della tangenziale est vanno aggiunti 2.800.000 euro che servirono per realizzare lo svincolo definitivo della statale Lecce-Maglie secondo le indicazioni fornite dall'Anas che ha provveduto al finanziamento. Lato Ovest. Della tangenziale Ovest di Lecce si cominciò a parlare nel 1978. Ma di modifica in modifica solo nel 1989 si arrivò all'approvazione del tracciato e si diede il via alla gara d'appalto. Nel 1992 venne approvata una nuova variante in zona Condò. Ma quando nel 1993, le ruspe tentarono di entrare nella proprietà di Carmelo Pascià, egli le fermò col fucile in mano, uscendo poi assolto dal processo penale che ne seguì. L'anno successivo il Tribunale di Lecce (presidente Alfredo Mantovano) emise sentenza di censura nei confronti di chi operò illegittimamente per l'approvazione della variante in zona Condò, salvando le proprietà di alcuni proprietari a danno di altri; al termine di una battaglia che si combatté a suon di carte bollate la variante in zona Condò venne bocciata. L'Anas fu dunque costretto a rivederla e propose ai proprietari una transazione che venne accettata. Via libera ai lavori, dunque. Oggi, dopo anni di blocchi ai lavori e di ricorsi al Tar ed al Consiglio di Stato e dopo lunghe lotte in tribunale, l'intera infrastruttura è stata completata
Ferma da 20 anni. Una nuova 275 Maglie-Leuca è stata progettata ma i lavori non hanno ancora avuto inizio il tacco d’Italia
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//Inchiesta //Edilizia scolastica //Caschi gialli in Provincia n questa nostra ricognizione nel settore edile, riscontriamo come il comparto dell’edilizia scolastica sia il più dolente. Perché tutti i meccanismi burocratici causa di ritardi e slittamenti nella consegna dei lavori, che abbiamo illustrato nelle pagine precedenti, amplificano una situazione di partenza già drammatica. La Provincia di Lecce è quella con il più alto numero di edifici scolastici in Puglia: 754 scuole in tutto, di ogni ordine e grado, di cui solo 77 possiedono il certificato di prevenzione incendi (Fonte: comando provinciale dei Vigili del fuoco). Significa che solo 77 scuole, il 10%, sono a norma e rispettano i basilari requisiti di sicurezza. Ma il dato non è definitivo, perché è sufficiente che un’aula cambi destinazione d’uso, che per accogliere più studenti si apportino elementari modifiche, che la scuola non possa più essere considerata a norma. Ce lo spiega Rocco Merico, dirigente del settore edilizia scolastica della provincia.
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Lo scenario. Secondo il rapporto di Legambiente sullo stato delle scuole italiane, la maggior parte di quelle pugliesi è stata costruita tra il 1965 e il 1990 (le restanti sono precedenti e una insignificante percentuale è posteriore), cioè prima dell’entrata in vigore delle norme sulla sicurezza. I dirigenti. Il capo d’istituto è tenuto, in quanto “datore di lavoro”, a controllare che le scuole siano in regola e a chiedere formalmente agli Enti locali di eseguire i lavori. I lavori spettano ai Comuni, dagli asili nido alle scuole medie, e alla Provincia, per le scuole superiori. Tuttavia, anche a seguito della trasformazione dei Provveditorati agli studi e della modifica delle loro competenze, non esiste un organo di coordinamento che monitori lo stato degli edifici scolastici. I dirigenti scolastici si trovano a essere responsabili del rispetto di una normativa che non possono applicare, perché non hanno i mezzi finanziari, che dovrebbero provenire dagli Enti locali. Il dirigente scolastico nomina anche il “referente per la sicurezza”, di solito un tecnico, nella maggior parte dei casi un ingegnere, che predispone i piani di evacuazione, la segnaletica ed è anche responsabile delle simulazioni di evacuazione della scuola. I costi. Ogni intervento di adeguamento
UNA RICOGNIZIONE DELLO STATO DELL’EDILIZIA SCOLASTICA IN PROVINCIA DI LECCE. QUELLA MENO A NORMA IN PUGLIA
scuole fuori norma OLTRE 42 MILIONI DI EURO. E’ LA CIFRA SPESA DALLA PROVINCIA IN TRE ANNI, IN MANUTENZIONI, ADEGUAMENTI, AMPLIAMENTI. MA NON BASTA. GLI ISTITUTI SCOLASTICI SONO TROPPO VECCHI richiede opere strutturali per una media stimata di circa 400mila euro per istituto: uscite di sicurezza, porte antipanico, scale di sicurezza, materiali ignifughi, piani di evacuazione, segnaletica, simulazioni, formazione sui docenti e gli alunni I lavori della Provincia. Sono sotto la responsabilità della Provincia di Lecce 130 scuole. Su queste, dal 2004 ad oggi, l’ente guidato da Giovanni Pellegrino, ha speso 42milioni 210mila euro in ristrutturazioni, adeguamenti, ampliamenti, completamenti. Altri nove milioni e 100mila in manutenzioni d’ufficio. La maggior parte di queste opere (come abbiamo illustrato a pag. 12 e segg.), sono finanziate tramite mutui a carico dell’Ente. Però come hanno spiegato Flavio Fasano, assessore ai Lavori pubblici e all’Edilizia scolastica (si legga Terzogrado a pag. 5) e Guido il tacco d’Italia
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I lavori in corso. Nel piano delle opere pubbliche 2008-2010, Palazzo dei Celestini ha destinato grandi risorse alle scuole con indirizzo turistico e professionale. Per Ugento: il completamento dell’attuale istituito alberghiero di Ugento (2.500.000 euro) e la programmazione, dal 2010, del nuovo alberghiero (altri 3 milioni di euro); a Santa Cesarea Terme, invece, sono stati previsti 2.500.000 euro per i lavori di completamento dell’alberghiero (4° lotto). Nel 2009 è stato programmato, infine, il finanziamento dell’alberghiero di Otranto (2° lotto 3.500.000 euro). Nel prossimo numero: monitoreremo nel dettaglio i lavori in corso più significativi. Scoditti, in riferimento agli ospedali, è acqua gettata nel mare: gli edifici sono vecchi, si rompono in continuazione, costa troppo metterli a norma. Per questo Fasano sta pensando ad un Campus per la sola città di Lecce, dove accorpare tutti gli istituti superiori.
//Inchiesta //Ospedali, lavori infiniti //Le mappe degli interventi ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
cantiere salute di FLAVIA SERRAVEZZA f.serravezza@iltaccoditalia.info
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li ospedali leccesi non godono di buona salute. Lavori di ristrutturazione e ammodernamento interessano oggi gran parte delle strutture della Asl ma il più delle volte procedono a singhiozzo. Da diversi anni. I motivi dei rallentamenti risiedono nell’attuale sistema di appalti, che porta le aziende edili ad indebitarsi per poter far fronte ai lavori che saranno pagati con comodo dallo Stato. Accade quindi
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COME SARANNO SPESI I SOLDI STATALI E REGIONALI PER GLI OSPEDALI SALENTINI. TRA TAPPE CHE SI INCEPPANO E TOPPE DA METTERE. PERCHÉ L’EDILIZIA SANITARIA FA “MALE ALLA SALUTE”. DEGLI IMPRENDITORI EDILI E DEI PAZIENTI che, ritardando troppo i pagamenti, l’azienda sia costretta a sospendere i lavori in attesa che vengano accreditate le somme. Tra l’incudine e il martello è il cittadino, che vede negarsi il diritto ad essere curato in strutture quantomeno dignitose. In Salento la situazione è cronica in quanto, denuncia alla collega Serrravezza Guido Scoditti, direttore generale della Asl di Lecce, i lavori in corso, che pure sono sempre il tacco d’Italia
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in ritardo, servono solo come toppe a strutture vecchie e fuori norma. Attualmente sulle strutture sanitarie salentine ci sono cantieri aperti per 29 milioni e ne saranno attivati altri per 166 milioni. Ma il rischio è che i pazienti vengano comunque curati in strutture obsolete. A COLPI DI TACCO www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5459
cantieri infiniti. ecco perché I lavori in corso attualmente negli ospedali della provincia di Lecce sono stati finanziati grazie all’Accordo di programma StatoRegioni del 2004, con un importo pari a 29 milioni 698mila 741 euro. Tanti i cantieri avviati nei vari presidi ospedalieri, diversi quelli fermi da mesi a causa di intoppi burocratici. Così è accaduto per la ristrutturazione dei nuovi locali che ospiteranno il day hospital dell’Unità operativa di Oncologia e l’Unità di Pediatria del “Ferrari” di Casarano. Un caso “esemplare”, lo ha definito Guido Scoditti, direttore generale della Asl di Lecce, per capire perché le tempistiche dei lavori difficilmente vengono rispettate dalle ditte che si sono aggiudicate l’appalto. Abbiamo chiesto il perché di tanti intoppi e ritardi a Guido Scoditti che ci ha mostrato le “carte” dei lavori in corso e il piano dei futuri interventi di edilizia sanitaria finanziati dallo Stato e dalla Regione Puglia per 166 milioni 463mila 800 euro. Soldoni di cui si parla da circa un anno in attesa del completamento dei vari, tanti, passaggi burocratici. A tutto questo si aggiungono le novità previste dal Piano regionale della Salute 2008-2010, approvato di recente, e che prevede, nel mediolungo termine, la nascita di due nuovi ospedali nei quali far confluire le strutture di Maglie-Poggiardo-Scorrano e CopertinoGalatina-Nardò. Tutti da dismettere. “La prima cosa da comprendere - spiega il direttore - è che i finanziamenti assegnati per i lavori di edilizia sanitaria non arrivano direttamente alla Asl. Piuttosto è la ditta che si aggiudica l’appalto a dover anticipare il denaro che gli viene restituito man mano, ogni volta che viene completato uno stato di avanzamento dei lavori, firmato dal direttore dei lavori. Succede spesso però che le imprese non ce
166 MILIONI SARANNO SPESI PER RISTRUTTURARE GLI OSPEDALI SALENTINI. MA LA CIFRA È VIRTUALE: NON SI SA NÉ QUANDO FINIRANNO I LAVORI NÉ QUANTO SI SPENDERÀ IN PIÙ PER L’AUMENTO DEI PREZZI E PER GLI INTERESSI A CAUSA DEI RITARDI NEI PAGAMENTI la fanno a sostenere tutte le spese, che nel frattempo possono anche aumentare. Magari quelle stesse imprese avevano chiesto un prestito in banca. Poniamo che l’avanzamento dei lavori previsto è di 140mila euro ma la ditta lavora per 100mila euro: ecco l’intoppo. L’impresa non può continuare perché non ha più i soldi e il direttore dei lavori non può firmare lo stato di avanzamento da inviare al Ministero che poi eroga il finanziamento tramite la Banca d’Italia. Un caso del genere è quello che si è verificato per i lavori di ristrutturazione fermi da mesi nell’ospedale di Casarano. La situazione si è sbloccata di recente solo dopo un mio incontro con i titolari della ditta e il direttore dei lavori. Spesso faccio il cantierista per verificare come procedono gli interventi nei diversi ospedali”. Insomma, considerata la difficoltà delle imprese ad anticipare ingenti somme di denaro per portare a termine i lavori, anche alla luce della recente crisi economica che non facilita i prestiti bancari, il vero problema resta sempre quello dei tanti, lunghi e complicati passaggi burocratici.
nuovi finanziamenti Nel mese di luglio del 2007, la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa sull’accordo di programma per gli investimenti in sanità (ex art.20 legge 67/2008) della Puglia predisposto dal Ministero della Salute e della Regione. Per la Puglia si è trattato della prima integrazione dell’Accordo di programma del 2004 con uno stanziamento di 432,7 milioni di euro (oltre 166 milioni dei
SCODITTI: “OSPEDALI OBSOLETI. I FINANZIAMENTI SONO SOLO PEZZE DI APPOGGIO”
Guido Scoditti, direttore generale Asl Lecce
Guido Scoditti, neo-direttore generale Asl Lecce nominato il 9 maggio scorso (ma in attività dalla fine di giugno a causa di problemi di salute) non usa mezzi termini nel descrivere il quadro dell’edilizia sanitaria leccese. “Gli ospedali di questa Asl sono vecchi e difficilmente accreditabili a norma di legge. Tutti
quali destinati al Salento). Una somma che si aggiunge ai 224 milioni del precedente accordo per un totale di 656,7 milioni di euro di investimenti dello Stato nella sanità pugliese. I finanziamenti assegnati alla Asl di Lecce ammontano a 166milioni 463mila 800 euro (di cui 158.140.610 euro a carico dello Stato e 8.323.190 euro a carico della Regione) e saranno destinati alla costruzione della nuova palazzina all’interno del Fazzi (117 milioni di euro per quello che viene impropriamente definito “nuovo Fazzi”), a lavori di ristrutturazione del Fazzi (nove milioni e mezzo), al completamento dell’Oncologico (5.926.000), alla realizzazione della sede del distretto di Campi Salentina (2.932.000), alla ristrutturazione dell’ospedale di Copertino (5.331.000), al completamento dell’ospedale di Nardò (2.933.800), alla ristrutturazione dell’ospedale di Galatina (6.341.000), alla ristrutturazione dell’ospedale di Casarano (14.210.000), alla ristrutturazione dell’ospedale di Poggiardo (2.290.000). Sono già stati pubblicati i bandi per l’assegnazione degli appalti e c’è tempo fino a dicembre per la presentazione di tutti i progetti che dovranno essere esaminati e approvati dalla Regione Puglia e poi inviati al Ministero dei lavori pubblici. Ecco nel dettaglio che cosa accadrà nei prossimi mesi negli ospedali interessati dai lavori finanziati, secondo lo schema riepilogativo degli interventi approvato con delibera regionale 73 dell’8 febbraio del 2007 e la delibera del commissario straordinario Rodolfo Rollo del 27 settembre 2007.
questi finanziamenti sono solo pezze di appoggio per adeguarli alle norme di sicurezza. L’individuazione nel nuovo Piano regionale della Salute di due nuovi ospedali nei quali far confluire Copertino-Nardò-Galatina e Maglie-Poggiardo-Scorrano, mi auguro che si possa realizzare in futuro. Soldi non ce ne sono, bisognerà sfruttare altri fondi, ma è l’unica cosa utile da fare. Le strutture ospedaliere di questa Asl sono state realizzate negli anni Sessanta, naturalmente secondo le conoscenze e la logica di allora. Sono passati 40
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anni, non basta sostituire le sale operatorie, l’edilizia sanitaria oggi è totalmente cambiata. Per il momento, tra le mie priorità c’è la ristrutturazione del pronto soccorso del Vito Fazzi per la quale prevedo circa due anni di lavori. Nel frattempo il Pronto soccorso sarà spostato provvisoriamente nell’attuale sede di Fisioterapia e Riabilitazione, mentre quest’ultimo reparto sarà collocato nell’ospedale di San Cesario, pensato come un vero e proprio centro riabilitativo. Il 118, invece, sarà collocato all’ingresso del Fazzi dove rimarrà stabilmente”.
TUTTI I LAVORI CHE VERRANNO OSPEDALE
TIPOLOGIA DI INTERVENTO
FINANZIAMENTO
ONCOLOGICO DI LECCE
Opere necessarie all’attivazione completa del padiglione medico oncologico: realizzazione dell’area di Ematologia e trapianti; adeguamento degli ambienti di Medicina, Medicina nucleare e Medicina antalgica con diagnostica per immagine dedicata; adeguamento a norma e completamento dell’area Day Surgery; realizzazione dell’impianto di climatizzazione
5.926.000 euro (5.629.700 euro a carico dello Stato e 296.300 euro a carico della Regione)
VITO FAZZI DI LECCE
Adeguamento alle norme di prevenzione incendi; ristrutturazione di reparti ubicati nel plesso principale; acquisto arredi ed attrezzature, anche per attività libero professionale
9.500.000 euro (9.025.000 euro a carico dello Stato e 475mila euro a carico della Regione)
NUOVO FAZZI DI LECCE
Realizzazione di un nuovo plesso ospedaliero all’interno del Vito Fazzi dove collocare le aree: emergenza urgenza, chirurgica, trauma center, Terapia intensiva-Rianimazione, medica iperbarica, patologia cardiovascolare, dipartimento di diagnostica per immagine ed interventistica, centro ustionati e centro trapianti; realizzazione delle opere impiantistico-strutturali di collegamento tra i plessi. Spostamento nel nuovo plesso di 490 posti letto (su un totale di 844 presenti oggi nel “Presidio ospedaliero” Vito Fazzi di cui fa parte anche l’ospedale di San Cesario)
117 milioni di euro (111milioni 150mila euro a carico dello Stato e 5milioni 850mila euro a carico della Regione)
CAMPI SALENTINA
Realizzazione della sede del Distretto di Campi Salentina, del poliambulatorio distrettuale e ospedaliero all’interno del presidio ospedaliero di Campi; spostamento in nuovi ambienti dei servizi di prevenzione, riabilitazione territoriale, consultorio familiare e servizi al pubblico; collegamento strutturale con l’ospedale di Campi; adeguamento di un’ala di degenza a servizi di degenza connessi all’ospedale di comunità; acquisto di arredi ed attrezzature elettromedicali
2.932.000 euro (2.785.400 euro a carico dello Stato e 146.600 euro a carico della Regione)
OSPEDALE DI COPERTINO
Adeguamento alle norme sulla prevenzione incendi ed impiantistica; riorganizzazione e ricollocazione delle unità operative di Medicina, Servizi diagnostici, UrgenzaEmergenza; acquisto di arredi; ampliamento del corpo centrale per adeguamento a norma del blocco operatorio con area di osservazione intensiva post chirurgica. Sopraelevazione dell’attuale palazzina destinata a Pediatria per la realizzazione di ambienti destinati all’attività libero professionale
5.331.000 euro (5.064.450 euro a carico dello Stato e 266.550 euro a carico della Regione)
OSPEDALE DI NARDÒ
Adeguamento alle norme sulla prevenzione incendi ed impiantistica; riorganizzazione logistico-strutturale dei reparti; acquisto arredi
2.933.800 (2.787.100 euro a carico dello Stato e 146.690 euro a carico della Regione)
OSPEDALE DI GALATINA
Adeguamento a norma antincendi; ristrutturazione e riorganizzazione di vari reparti per lo spostamento dell’unità operativa di Medicina; messa a norma della nuova sede di Nefrologia e Dialisi e realizzazione di area critica; collegamento strutturale tra il padiglione “De Maria” ed il plesso principale. Acquisto di arredi ed attrezzature
6.341.000 euro (6.023.950 euro a carico dello Stato e 317.050 euro a carico della Regione)
OSPEDALE DI CASARANO
Completamento ed adeguamento impianti; restauro strutturale; sopraelevazione del terzo piano nel terzo monoblocco per la collocazione di Ortopedia; acquisto di arredi ed attrezzature sanitarie
14.210.000 euro (13.499.500 euro a carico dello Stato e 710.500 euro a carico della Regione)
OSPEDALE DI POGGIARDO
Adeguamento dei locali di deposito nei vani interrati; completamento della messa a norma dei reparti; restauro strutturale; costruzione dell’impianto centralizzato di climatizzazione con controsoffittatura dei corridoi; adeguamento degli impianti; acquisto di arredi e attrezzature sanitarie
2.290.000 euro (2.175.500 euro a carico dello Stato e 114.500 euro a carico della Regione)
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//Inchiesta //La faccia sporca dell’edilizia //Abusi ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
APPROFONDIMENTI www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5463
ARRIVANO
gli ecomostri ABUSI SCOPERTI, SVENTATI, AUTORIZZATI. QUANDO EDILIZIA NON FA RIMA CON TUTELA AMBIENTALE
Bari, 2 aprile 2006. L’abbattimento di Punta Perotti, uno degli ecomostri pugliesi divenuto simbolo dell’abusivismo edilizio. La gente assiste con partecipazione alla vittoria della legalità sulla speculazione ambientale
el dossier Ecomafie 2008, pubblicato da Legambiente, la Puglia è sul podio. La nostra regione è la terza su scala nazionale nella classifica dei reati nel ciclo del cemento perpetrati nell’ultimo anno. Con 721 infrazioni (il 9% del totale italiano), 941 persone denunciate e 292 sequestri, è preceduta solo da Campania (1346 reati) e Calabria (972 reati). La banda del mattone negli ultimi mesi ha dunque rialzato la testa, dopo un declino fatto registrare subito dopo l’abbattimento di Punta Perotti a Bari nell’aprile del 2006. Il mattone selvaggio in Puglia
N
di LAURA LEUZZI l.leuzzi@iltaccoditalia.info
Con 721 infrazioni, 941 persone denunciate e 292 sequestri, la Puglia è terza dopo Campania e Calabria nella classifica nazionale dei reati nel ciclo del cemento perpetrati nell’ultimo anno. E’ quanto emerge dal dossier Ecomafie 2008 pubblicato da Legambiente il tacco d’Italia
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è diffuso ovunque. Il Salento non smentisce la tendenza regionale. Sulla costa o nell’entroterra, in aree più o meno vaste, i crimini ai danni dell’ambiente sono diffusissimi. In molti casi si tratta di progetti di tipo turistico, che spesso hanno grandi estensioni, numerosissimi posti letto ed un target di riferimento medio-alto. Nella maggior parte dei casi tali strutture sono pensate per clienti dai borsellini pieni e dalle esigenze raffinate; a questi offrono servizi di prima classe quali centri benessere, strutture sportive, campi da golf. Prevedendo
al proprio interno spazi differenti, questi centri turistici provocano una eccessiva frammentazione dell’area nella quale sorgono, attraggono migliaia di persone con relativi mezzi di trasporto in un territorio caratterizzato da un delicato equilibrio, causano inquinamento, anche acustico e luminoso (la manutenzione dei campi da golf di cui spesso sono dotati, in particolare, richiede un elevato consumo d’acqua, circa due milioni di litri al giorno per un 18 buche). L’economia del villaggio vacanze, inoltre, non porta effettivo beneficio al territorio circostante, in quanto è un’economia “chiusa”, che mira a mantenere il turista nella struttura (molti villaggi sostituiscono addirittura il denaro con fiche da spendere al proprio interno). Ma irregolarità edilizie riguardano anche progetti di minore entità, in molti casi destinati ad abitazioni civili: immobili che sorgono a pochi metri dalla costa o che oltrepassano l’estensione consentita per legge. Individuarli non è sempre semplice. E, anche una volta individuati, è difficile correggerli. In molti casi essi sono sorti in un periodo di “Medioevo” legislativo, gli anni ’80, in cui l’edilizia non era sottoposta a vincoli restrittivi come oggi. La liste di ecomostri salentini stilata da Legambiente conta circa 40 casi di abusivismo edilizio, tra strutture turistiche e civili abitazioni. Alcuni di questi progetti sono stati bloccati da anni di battaglie da parte di ambientalisti, cittadini ed istituzioni. Altri sono riusciti a “passare” sancendo la vittoria delle ragioni del cemento sulle ragioni della tutela ambientale. Altri ancora sono stati realizzati in passato con tipologie costruttive oggi considerate invasive per il territorio e ritornano periodicamente alla ribalta quando si discute della riqualificazione dell’area in cui sorgono. E’ questo il caso del porto turistico di Leuca, additato dagli ambientalisti come un esempio negativo di edilizia. Esso è stato dato in gestione cinquantennale alla Porto Turistico Marina di Leuca Spa, la società mista composta dal Comune di Castrignano del Capo (49%) e dalla Igeco (51%), la ditta che l’ha realizzato. Le motivazioni per cui il porto viene annoverato tra gli ecomostri non vanno ricercate esclusivamente nella quantità di cemento utilizzata (sembra che il progetto sia stato sovradimensionato per giustificare l’impiego di una quantità di materiali superiore al necessario), ma anche in fattori di godibilità visiva del paesaggio: così com’è, esso precluderebbe la piena fruizione di un luogo che, per posizione e conformazione geografica, è unico in Italia.
// L’ECOMOSTRO SVENTATO La vittoria. Il parco di Punta Pizzo, a Gallipoli, è salvo da speculazioni edilizie. Le battaglie di ambientalisti e cittadini hanno sventato la nascita di ecomostri
La storia di Punta Pizzo è emblematica. E’ lunga 20 anni (ha avuto inizio negli anni ’80) ed è stata caratterizzata dal nascere contemporaneo di progetti di tutela ambientale e di progetti di speculazione edilizia. Ovvero: man mano che venivano individuati elementi, vegetali e animali, da proteggere venivano a galla progetti di investimenti da realizzare proprio in quell’area (tra questi un eliporto, un villaggio, una serie di campeggi e lottizzazioni di varia natura). L’intento dei privati che avevano interessi economici nella zona era concluderli al più presto, prima che il territorio si dotasse di strumenti di tutela che avrebbero di fatto posto il veto su ogni ambizione speculativa. Risalgono agli anni ’80 infatti scempi di proporzioni immense, come la realizzazione del parcheggio di Lido Pizzo (circa due ettari di sbancamento e relativa viabilità di accesso), il riempimento di altri cinque ettari di area umida con scarto di cava e rifiuti nell’area retrostante gli alberghi, ed infine l’eliminazione di 50 ettari di area umida “li Paduli”, tramite l’incendio del canneto (venne constatato l’uso di benzina), l’aratura profonda con asportazione dei bulbi di piante rare, il successivo livellamento della zona con scarto di cava. Fortunatamente nel decennio successivo una mutata sensibilità per i temi ambientali fece in modo che si acquisissero dati e si conoscesse il sito più a fondo. Gli studi condotti dall’Università di Lecce, dalla “Bocconi” di Milano e da un gruppo di tecnici del posto permisero di inserire l’area tra le località protette (legge regionale 19/97) e in vari registri europei contenenti l’elenco delle zone da sottoporre a tutela. I progetti nel Parco. I principali erano quattro: Praia del Sud, un villaggio vacanze con Santa Maria di Leuca, campo da golf, attrezzail porto turistico. ture sportive, balneari e Legambiente per il tempo libero annovera (superficie territoriale l’infrastruttura tra gli ecomostri 26.50.00 ettari; volumeper quantità tria 23.900 mc); di cemento utilizzata Immobiliare S. Anna, un e perché essa villaggio turistico dotato preclude la piena di attrezzature sportive, godibilità per lo spettacolo ed il del paesaggio tempo libero, percorsi fitness e centro benesseil tacco d’Italia
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Il Parco di Punta Pizzo, a Gallipoli, è salvo. I progetti previsti al suo interno non verranno realizzati. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale dichiarando legittimo, una volta per tutte, l’iter di istituzione dell’area protetta. E’ il primo caso, nel Salento, di ecomostro bloccato sul nascere re (superficie 9.21.66 ettari; volumetria 72.552 mc); Gallipoli Beach Club, una struttura turistico-balneare costituita da 150 mini-bungalow, chioschi, parcheggio e servizi (superficie 3.10.00 ettari); Torre Pizzo Investimenti, un villaggio turistico di proprietà Valtur con campo da golf, attrezzature sportive, balneari, per lo spettacolo ed il tempo libero (estensione 34.88.85 ettari; volumetria 61.000 mc). La conferenza di servizi convocata per discutere dei progetti (38 in tutto) in deroga al prg si concluse negativamente per i privati; anche la Soprintendenza per i beni ambientali diede parere negativo. Ma fatto il parco, presentato il ricorso. Subito dopo l’istituzione del parco “Punta Pizzo – Isola di Sant’Andrea”, si susseguirono una serie di ricorsi al Tar da parte delle proprietà private che avevano interesse nei territori inseriti nel perimetro del parco; gli imprenditori dichiaravano illegittima la legge istitutiva dell’area protetta perché, a loro dire, essa non avrebbe tenuto conto dei principi di partecipazione e di pubblicità previsti per legge. Insomma i privati lamentavano di non essere stati coinvolti a sufficienza nel processo di realizzazione del parco regionale. La battaglia a suon di carte bollate ha avuto fine sono la scorsa estate, quando la Corte Costituzionale ha giudicato legittimo il percorso legislativo della Regione Puglia. Parco salvo, dunque. Ed ecomostro sventato. Il primo, nel Salento, ad essere stato bloccato sul nascere.
// LA SCONFITTA DELL’AMBIENTE Iberotel Apulia, ex Orex. Ovvero: il villaggio nel parco
800 posti letto su 160mila metri quadrati. La Iberotel Apulia, ex Orex, della Ugento Srl è un esempio di ecomostro realizzato senza intoppi. In pieno parco naturale “Litorale di Ugento”. Come è stato possibile? E’ bastato “riconsiderare” il perimetro del nascente parco Se quella di Punta Pizzo è la storia di un ecomostro sventato, quella del complesso turistico-ricettivo Iberotel Apulia (ex Orex) è la storia di una sconfitta. E’ la storia di interessi economici privilegiati a discapito della tutela ambientale. Anche in questo caso, infatti, l’ecomostro sorge in un’area di elevato interesse paesaggistico. Anche in questo caso, le ragioni del cemento e quelle della tutela ambientale
sono andate avanti di pari passo. L’ecomostro, però, è arrivato prima. Prima, cioè, che venisse istituito ufficialmente il parco naturale regionale “Litorale di Ugento” (maggio 2007). Il progetto. Il progetto originale della struttura turistico ricettiva chiamata “Orex”, di proprietà della società Ugento Srl (amministratore Damiano Reale), prevede 800 posti letto su un’area di 160mila metri quadrati. Il piano di lottizzazione della zona è regolarmente inserito nel Piano regolatore generale del Comune di Ugento come “insediamento dei servizi turistici”. Pare che successivamente il progetto sia stato ampliato (sarebbe stato addirittura raddoppiato); abbiamo chiesto conto al Comune di Ugento di eventuali varianti al progetto di partenza ma, ad oggi, non abbiamo ottenuto risposta. Al Settore Urbanistica e Territorio del Comune abbiamo inoltre chiesto (anche in questo caso senza ottenere risposta) se la struttura si sia dotata di tutte le autorizzazioni necessarie. Nel 2005, infatti, quando ci occupammo del mega albergo che stava nascendo in area protetta (il parco non era ancora stato istituito), esso non aveva ancora ottenuto la concessione edilizia (la pratica era in itinere) né autorizzazione paesaggistica da parte della Sovrintendenza. Aveva avuto però il nulla osta da parte di Luca Limongelli, responsabile del Settore Ecologia della Regione Puglia, in seguito a valutazione di impatto ambientale (Via) realizzata dalla Ecosystem Srl di Bari. Nonostante la mancanza di tali permessi, i lavori di infrastrutturazione primaria (quelli per la realizzazione delle strade) erano stati autorizzati dal Comune di Ugento ed affidati dalla proprietà alla Damiani costruzioni (titolare Rinaldo Damiani). Eppure, nonostante la celerità con cui
sono andati avanti i lavori di realizzazione della struttura, dopo il giorno di inaugurazione (quest’estate) essa non ha mai funzionato. Ma come è stato possibile realizzare un albergo di tal portata in un ambiente così delicato? Semplice: è bastato escludere dal perimetro del nascente parco l’area lottizzata e destinata a villaggio. Nella perizia presentata dal Comune nel 2002 l’area nella quale sarebbe dovuto sorgere l’albergo venne infatti indicata come terreno utilizzato a seminativo, ovvero una zona franca da vincoli ambientali. Il 26 giugno 2006 la Regione stilò un disegno di legge istitutiva del parco naturale e diede il via alla conferenza dei servizi. In una delle riunioni di conferenza il Comune di Ugento presentò una nuova perimetrazione dell’area che escludeva dai confini diverse zone interessate da progetti di nuovi insediamenti abitativi con la motivazione di tutelare gli interessi di chi aveva avviato i procedimenti per realizzare nuove strutture prima del 26 giugno (data del disegno di legge). Ci sono voluti diversi mesi per vedere giungere a conclusione l’iter di istituzione del parco “Litorale di Ugento”. Dallo scorso gennaio una piscina ed un anfiteatro della Iberotel sono state poste sotto i sigilli da parte della Polizia Municipale che ha ritenuto di dover fare chiarezza sui nulla osta degli Enti preposti e della Soprintendenza ai beni ambientali. La vera pericolosità di Orex è che essa costituisce il presupposto perché anche altri privati, titolari di lottizzazioni approvate prima dell’istituzione del parco naturale, avanzino le loro pretese. Intanto, la scorsa estate la Ugento Srl, proprietaria del mega-albergo, ha ricevuto la bandiera nera di Legambiente, vessillo che ogni anno viene attribuito ai nuovi pirati del mare.
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TRA PROGETTI REALIZZATI E DA REALIZZARE, ECCO COME LA PROVINCIA DI LECCE TIENE IN FORMA LE STRUTTURE SPORTIVE DEL TERRITORIO. SIANO ESSE DESTINATE A DISCIPLINE “MAGGIORI” O “MINORI”
UN NUOVO SPORT
ai
DI PARTENZA
a dinamica degli investimenti negli impianti sportivi della Provincia mostra un sempre più consistente giro di soldi dirottati verso la ristrutturazione o la costruzione di nuove strutture: si va da un minimo di un milione ad un massimo di tre milioni di euro all’anno. Ciò significa che negli anni va crescendo l’interesse che l’Ente provinciale riserva alla pratica sportiva. Palazzo dei Celestini non partecipa quasi mai in toto all’investimento predisposto dai vari Comuni salentini; piuttosto tende a sobbarcarsi la metà o un terzo della spesa complessiva per la realizzazione di un progetto. Palestre semplici e polivalenti, impianti sportivi, piscine comunali, campi di bocce, calcio e calcetto, impianto natatori, altri complessi sportivi, impianti per centri termali, piste di ciclismo, campi da tennis, parchi attrezzati. Le opere messe in cantiere (in alcuni casi già portate a termine) dall’ente provinciale nel periodo che va dal 2001 al 2007 soddisfano praticamente tutti gli appassionati di sport, anche chi si diletta nelle discipline meno diffuse.
L
di DONATO NUZZACI
“LO SPORT È DI TUTTI” L’era Fasano ha avuto inizio. Il neoassessore provinciale allo Sport la chiama “rivoluzione”. E’ un nuovo modo di intendere lo sport nella Provincia di Lecce e consiste nel chiamare tutti gli amministratori comunali alla cooperazione. Anche per ciò che riguarda gli impianti sportivi. “La nostra rivoluzionaria idea - spiega Fasano - va nella direzione di dividere il territorio provinciale in tre macro aree, nord, centro e sud Salento, in cui possano trovare spazio strutture sportive di eccellenza. Tali strutture devono poter accogliere un numero cospicuo di utenti provenienti da ciascuna area”. L’intuizione di Fasano consiste, in pratica, nel considerare lo sport come affare di tutti, non del singolo Comune che ospita in senso fisico l’impianto sportivo. Ciò può portare risultati positivi in termini di partecipazione delle istituzioni, dei cittadini e, perché no?, anche dei privati e di qualificazione delle strutture sportive. Insomma, non piccoli edifici in cui si pratiil tacco d’Italia
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Flavio Fasano, assessore provinciale allo Sport
ca lo sport, ma contenitori culturali più vasti e meglio attrezzati che possano offrire un servizio di alto livello.
Tre macro aree sovacomunali dotate, ognuna, di strutture sportive di alto livello, in grado di contenere tanti appassionati. E’ questa la “rivoluzione” di Flavio Fasano, neoassessore provinciale allo Sport, che per metterla in pratica chiama tutti i Comuni a collaborare
PIÙ SPAZIO ALLE DUE RUOTE Due milioni e 400mila euro. A tanto ammontano i fondi che la Provincia di Lecce ha messo a disposizione del Comune di Monteroni per il progetto di riqualificazione del Velodromo degli Ulivi, collocato sulla provinciale per Porto Cesareo, che stando alle ultime notizie dovrebbe partire ufficialmente entro marzo prossimo. Non più solo calcio o i cosiddetti sport “maggiori”; le attenzioni della Provincia si
rivolgono anche verso sport solitamente poco considerati in passato. Le novità tecniche del “Velodromo del terzo millennio”, come è stato già denominato, in cui, a lavoro concluso troveranno grande spazio il ciclismo agonistico e specialistico ma anche la pratica sportiva in un’area polifunzionale ed attrezzata, riguardano una pista ciclistica in cemento lunga esattamente quanto quella attuale, cioè 333 metri; la realizzazione di una nuova tribuna ad est del circuito in cui si prevedono 15
Un progetto ambizioso. Il velodromo di Monteroni diventerà presto una struttura per il ciclismo di alto livello
Due milioni e 440mila euro. La Provincia di Lecce ha avviato il progetto di riqualificazione del Velodromo degli Ulivi di Monteroni. L’impianto, destinato al ciclismo agonistico e specialistico, dovrebbe essere attivo già a marzo prossimo
Ph: Daniele De Pascalis
I NUMERI DELLO SPORT
Corsano, per il completamento dell’area esterna del palazzetto dello sport (40.419,48 euro); a Gagliano, per il completamento dell’impianto di illuminazione dei campi da calcio e tennis (35.928,43 euro); a Lequile, per l’adeguamento alle norme di sicurezza del campo di calcio comunale (101.946,91 euro); a Martignano per mettere in sicurezza l’impianto sportivo comunale (18.725 euro); interventi di completamento ed adeguamento alle norme sono stati realizzati anche a Melpignano (messa a norma, recupero e completamento dell’impianto sportivo polivalente di via Annunziata per 140.809,79 euro), a Racale (completamento dell’impianto natatorio comunale per 296.409,52 euro), a San Cassiano (realizzazione del tappeto in erbetta sintetica del campo di calcetto; 8.624,04 euro), a Sogliano Cavour (completamento e adeguamento del complesso sportivo comunale; 116.767,39 euro), a Specchia (completamento dell’impianto natatorio coperto comunale; 435.516,74 euro), a Tricase (completamento del campo di pallavolo e basket per un importo di 89.821,07 euro), a Zollino (rifacimento della superficie di
IN PROVINCIA
li investimenti provinciali nel settore dello sport sono numerosi. Ecco a quali opere sono destinati i principali: palestra di Aradeo (322.785,56 euro); impianto sportivo di Alezio (158.810,50 euro); impianto polisportivo di San Donato (129.114,23 euro); palestra polivalente di Corsano (247.899,31 euro); palestra polifunzionale di Campi Salentina (247.899,31 euro); palestra polivalente di Casarano (77.468,54 euro); piscina comunale di San Cesario (165.266,20 euro); Centro sportivo polivalente di Galatone (49.063,41 euro); Impianto sportivo polivalente di Sogliano (165.266,21 euro); campi da bocce e calcetto di Vernole (49.063,41 euro); Complesso sportivo di Matino (405mila euro); impianto natatorio di Specchia (262.101,88 euro); Centro sportivo polivalente di Sannicola (235mila euro); impianti del Centro termale di Santa Cesarea (242.734,74 euro); campo sportivo di Trepuzzi (121.367,37 euro), palestra polifunzionale di Alessano (309.874,13 euro).
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E ancora: impianto polisportivo ad Ortelle (228mila euro); impianto sportivo a Castrì (36.151,98 euro); pista ciclismo di Tuglie (130mila euro); campo sportivo di Cutrofiano (103.300 euro); campi da tennis di Calimera (85mila euro); Palazzetto dello sport di Corigliano (165.266,21 euro); campo sportivo di Leverano (75mila euro); impianto sportivo di Martignano (35mila euro); impianto sportivo di Salice (180.759,90 euro); tensostruttura polivalente di Racale (250mila euro); campo sportivo di Taurisano (175mila euro); impianto sportivo di Lizzanello (75mila euro); Palazzetto dello sport di Scorrano (377.672,77 euro); impianto sportivo di Carpignano (150mila euro); impianto sportivo di Melissano (180mila euro); impianto polisportivo di Collepasso (150mila euro); sistemazione del parco attrezzato di Diso (40mila). A Casarano la Provincia si è impegnata finanziariamente per l’ampliamento della copertura geodetica della palestra polifunzionale (44.820,71 euro); a
il tacco d’Italia
gradinate e circa 1.300 posti a sedere e una ad ovest che incrementerà a 1.600 posti la sua capienza. Dalla Provincia si avverte fiducia per questo grande progetto. Una volta avuta una visione complessiva di come funzionerà il nuovo velodromo, Palazzo dei Celestini si attiverà per ricercare ed attivare un partenariato con altri enti pubblici (Regione, Università degli Studi, Comuni) e privati per la gestione dell’impianto.
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gioco del campo sportivo polifunzionale; 13.922,27 euro), ad Arnesano (recinzione del campo sportivo comunale; 30.539,16 euro). A Castrignano dei Greci è stata finanziata la realizzazione di un campo polivalente (11.227,63 euro); a Leverano la sistemazione di campi di calcetto (76.347,91 euro); a Cutrofiano il completamento ed il miglioramento dei campi da tennis (38.173,95 euro); a Maglie la copertura di un campo da tennis (79mila euro); a Giuggianello la realizzazione del tappeto in erba sintetica per il campo di calcetto (10mila euro); a Seclì il completamento del campo di calcio (35mila euro). Altri fondi sono serviti per l’adeguamento del campo di calcetto di Sternatia (22mila euro), la manutenzione straordinaria del bocciodromo di Nociglia (20mila euro) e la sistemazione di campi da calcetto e tennis a Cannole (34mila euro). Sono state finanziate, inoltre, tre grosse piscine a Lecce, Poggiardo e Salve ed un campo da calcio alle spalle di zona Salesiani a Lecce (900mila euro), che sarà sede di raduni sportivi e arbitrali.
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Indietro nel tempo. I “vagnoni” di un cantiere salentino degli anni ‘60
I “mesci” di oggi ricordano i primi passi in un cantiere. Tra la voglia di imparare e la difficile scalata dei gradi del mestiere
qUANDO ERAVAmO
i vagnoni de la conza di VALENTINA CHITTANO
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ontro la teoria dei libri la concretezza delle mani sporche e callose. Cinquant’anni fa si iniziava fin da piccoli a respirare l’aria di un cantiere. Era il tempo in cui i genitori, per sottrarre i figli dal vagabondaggio per le strade, li mandavano ad imparare un mestiere, affiancandoli “alli mesci”. Oggi sono quei bambini di una volta ad esser chiamati “mesci”, un titolo raggiunto non senza sacrifici ed impegno. Nei loro racconti il ricordo si lega alla malinconia del passato, alla soddisfazione di un buon presente, in cui tirano le somme del lavoro effettuato, e a qualche dubbio sui giovani che raccoglieranno la loro eredità.
C
mESCIU, mA COL PALLINO DEL DISEGNO
Quando al cantiere si andava in bici. Vittorio Maglio “qualche” anno fa
Vittorio Maglio, 73 anni, Casarano
“Mi reputo nu mesciu scalpellinu. Mio padre avrebbe voluto che io diventassi geometra ma la scuola non faceva per me. Così mi sono ritrovato in un cantiere ad imparare l’arte del fabbricatore. Era il 1948 quando iniziai a fare qualcosa. Ricordo ancora quando mi misero a fare conza per Palazzo Vantaggiato, a Cutrofiano. Tutti i ragazzi iniziavano così. Io però dimostrai fin da subito di non essere fisicamente molto forte e, per quelli che si dicevano essere i ‘lavori forzati’, non ero molto adatto. Ero invece particolarmente portato per il disegno, cosa ereditata da mio padre. Mesciu Nuzzu, di Soleto, notò i miei lavori e mi definì “futuro intagliatore’. Nonostante ciò, però, anch’io mi sono dedica-
to alla scalata dei gradi del muratore perché, con l’avvento del cemento, il lavoro di scalpellino ha iniziato un forte declino. Così ho fatto il fabbricatore, lavorando insieme a mio padre e prendendo la strada dei miei fratelli. Per un certo periodo siamo stati tutti insieme, in società. Poi sei fratelli e sei imprese diverse, a causa delle piccole incomprensioni che a volte si creavano. Ho dato spesso una mano a mio fratello maggiore, morto nel 1963 per incidente stradale. Quando aveva dei lavori particolarmente importanti lo accompagnavo. Tra questi ricordo il tabacchificio di Galatina, vicino alla stazione. Lavorando in famiglia non c’era paga, al massimo si sperava in 200 lire la domenica per poter uscire un po’. Ricordo che in cantiere mio zio ed un certo Angiulillo preparavano tutti i materiali, mentre mio padre, molto attivo per queste cose, faceva la costruzione vera e propria. Nel ’57-’58 ho intuito che avrei potuto mettermi per conto mio. Allora, facendo anche dei lavoretti grazie alla gente che, per risparmiare, non chiamava le imprese ma i ragazzi come me, più economici, sono arrivato il 18
ottobre del 1960 ad aprire la mia impresa. Ho anche ricevuto un diploma perché la mia era la più giovane impresa d’Italia (avevo 25 anni). Da allora ho fatto decine e decine di costruzioni, nonostante soprattutto in quel periodo la concorrenza fosse moltissima. Rozzulu e pala si usavano per fare la conza mentre la calce si vendeva a zolle. Era
necessario quindi curarla, cioè farla sciogliere in acqua bollente. Una volta, durante una costruzione, uno dei miei fratelli è caduto nella calce bollente e si è ustionato. Ma questo è l’unico inciden-
te sul lavoro che io ricordi in tanti anni. Prima, infatti, la sicurezza era all’ordine del giorno. Non capisco come mai oggi, con tutti i mezzi a disposizione, ci siano così tante tragedie nei cantieri. Non ho mai abbandonato la mia passione per il disegno, anzi l’ho messa anche a disposizione per altre occupazioni, come la creazione di immagini per ricamatrici. Oggi non si trovano più i veri intagliatori o se c’è qualche lavoretto di questo genere non è fatto in maniera precisa come dovrebbe. Da quando sono a riposo, per non farmi prendere troppo dalla nostalgia, ho continuato a tenere in mano lo scalpello nel mio laboratorio”.
CHE GUSTO LI CAPUCANALI Aldo Lisi, 72 anni, Galatina “Era il 1952 quando ho cominciato. Facevo la quinta elementare. Eru nu vagnone della conza de nome e de fattu. Il fabbricatore era una vera e propria arte perché i conci venivano manipolati. La conza si faceva a mano cu la rozzula. Ora invece si trova nei sacchetti già pronta. A quell’età lavoravo gratis perché la cosa più preziosa era imparare ed evitare di stare per strada. Tra i miei primi mesci ricordo Luigi Faraone. Quanti sacrifici si facevano!
Per un periodo andavamo addirittura a lavorare a Lecce in due su una bicicletta. Impiegavamo quasi due ore per arrivare, a seconda del vento. Una volta lì ci costruivamo una capanna con l’eternit sul cantiere in modo da dormire senza affrontare la sfacchinata di fare avanti e indietro troppe volte. La scalata del muratore (malta, conci, cornice, cucchiara) si percorre con soddisfazione fino all’ultimo gradino, quello dove mi trovo oggi che sono socio insieme ai miei fratelli della Ditta Lisi. Ci siamo riuniti intorno al 1955 e abbiamo fatto il primo lotto di case popolari a Scorrano. Allora per la certificazione (cioè per l’iscrizione all’albo dei fabbricatori, ndr) era necessario dimo-
strare di Il piacere del cantiere. Aldo Lisi al lavoro in una foto d’epoca aver fatto dei lavori a non accettavamo mai nessuno regola d’arte. Grande orgoglio per che non fosse completamente in me, Gino, Piero, Ninì, Pippi, Benito regola. e Vittorio quando alla nostra ditta Tra i ricordi più spensierati è stato affidato un importante c’è sicuramente quello de li capulavoro in Colacem. Erano gli anni canali, dopo l’ultima gettata. Si ’83-’85. Col tempo però siamo mangiava su enormi tavolate di stati messi fuori perchè i nostri legno preparate dal proprietario. prezzi erano diventati un po’ più Sono contentissimo di aver alti rispetto agli altri ma chi è imparato questo mestiere e fiero subentrato non ha garantito le di tutto quello che ho fatto. Ogni norme di sicurezza come facevavolta che sto in mezzo ad un canmo noi e ci sono stati degli incitiere godo, nel vero senso della denti. In cose come queste bisoparola”. gnerebbe usare il cervello. Noi
IL LAVORO, UNA PALESTRA DI VITA Rocco Sabato, 56 anni, Casarano
“Ho cominciato a lavorare ad undici anni, appena ho terminato la scuola elementare. Ho preferito trovare una fatica anziché proseguire gli studi. Ricordo ancora il mio primo maestro, mesciu Lupo. Lo guardavo con ammirazione e rispetto. A quei tempi il cantiere era una vera famiglia. Ognuno di noi operai aveva il suo compito e non si sarebbe mai sognato di non portarlo a termine. Il mio, quando ho iniziato, era raddrizzare i chiodi che erano serviti per costruire l’impalcatura. Era una faticaccia! Una volta terminato il lavoro, bisognava togliere, uno per uno, tutti i chiodi e
poi raddrizzarli per poterli utilizzare nuovamente. Si occupavano di questa mansione i più giovani: io ed un mio coetaneo. Il maestro mi dava 50 o 100 lire, era più che altro un regalo. Ricordo che li mettevo da parte per pagare il cinema, la domenica, l’unico sguario dell’epoca. I primi tempi nel cantiere servono a responsabilizzare u tiscipulu (l’apprendista). Ricordo che il mio maestro una volta mi regalò un metro rigido per premiarmi dell’impegno e della buona volontà. Eravamo un gruppo molto affiatato anche se c’erano segreti del mestiere che preferiva tenere per sé. Piano piano ho imparato a svolgere mansioni sempre più complesse; ho lavorato con la macchina squadratufi: tagliavo i tufi di pietra che servivano per le
volte a stella ed un mio collega, poi, li passava con la mannara che li rendeva ancora più precisi. Anche se ho maneggiato strumenti pericolosi non mi sono mai infortunato; credo che gli incidenti sul lavoro capitino a chi non è concentrato. Quando si lavora su un cantiere non bisogna pensare a nient’altro che al lavoro che si sta facendo, altrimenti è la fine. Se non ti concentravi il maestro o il capocantiere ti cridava (rimproverava); a volte non era poi così gentile e non si limitava alla critata. Ma erano modi di fare che accettavi senza lamentarti perché facevano parte di quell’ambiente. Dopo varie avventure (sono stato anche a Bruxelles), ho deciso di mettermi in proprio perché ho capito di essere più bravo di tanti capi-cantiere. Così nel 2004 ho fatto il ‘salto’. Non lo rimpiango. In tanti anni me ne sono successi di fatti strani, ho lavorato sotto il sole a 50 gradi e sotto i temporali improvvisi. Il lato positivo è che
ho sempre un’abbronzatura perfetta e non ho bisogno di lampade! I tempi passati mi mancano. Mi manca soprattutto il bel rapporto che si instaurava con i colleghi. Oggi i giovani vengono solo a dire ‘Quantu me tai?’ ed avanzano pretese sin dal primo giorno. Prima il lavoro era come una palestra dove si imparavano due mestieri: fare le case e vivere”.
I tempi di Bruxelles. Rocco Sabato al lavoro sul tetto di un edificio. Erano gli anni ‘70
UNA SCIURNATA DA SOLE A SOLE Paolo Esposito, 65 anni, Noha
“Ho iniziato all’età di 15 anni. Ho lavorato a Noha, ad Aradeo, a Santa Maria al Bagno, cangiando sempre mesciu pe la panella, pe la sciurnata. Era il periodo in cui la conza si faceva con i piedi e che per far bene dovevi essere ideatu: fare il muratore è qualcosa che ti devi sentire dentro. Ricordo che la mia prima paga, nel 1958, è stata di 200
lire al giorno, ma non sempre si riceveva il compenso. Si aspettava la domenica per andare a casa dellu mesciu e si sperava di essere pagati ma spesso ti ritrovavi solo a carisciare acqua per la moglie dellu mesciu e ritornavi a casa a mani vuote. Lavoravamo alle lammie a squadre; le volte si facevano con il tufo di Cutrofiano mentre per le porte si usava la pietra leccese. Dopo che cu lu trainu ni purtavanu cagge e rena, lavoravamo tutti alla conza, anche dieci ore al giorno. La nostra giornata si contava da sole a sole. Il mio primo mesciu è stato ‘Ntoni Lagna di Noha. A Corigliano sono stato sotto mesciu Luigi Tundo che mi dava 800 lire al giorno. Sono diventato caposqua-
dra alla fine degli anni Settanta. Con Michele Tundo, che aveva circa 17 operai, io seguivo setteotto persone. Ci dedicavamo quasi sempre alle costruzioni di piano terra, quindi lavoravamo abbastanza in sicurezza. Tra i miei ricordi più belli ci sono certamente li capucanali dopo la gettata. Il proprietario organizzava una tavola e se mangiava e se vivia comu li dannati. Ma du pocu dhe crassu ca ivi pijatu lu lassavi allu cantiere lu giurnu dopu. Oggi che sono capu cucchiara ripenso alla mia gioventù e a quanta passione ho dovuto mettere per arrivare al punto in cui sono adesso. I giovani di oggi non hanno più quell’ardore, non ven-
gono per imparare ma solo per la sciurnata. Bisogna quindi stare sempre attenti con loro. Solo il vero desiderio di apprendere può far nascere le cucchiare. Ora sto tentando di insegnare qualcosa a mio figlio, piano piano. Ma non voglio andare in pensione perché mi sento ancora in grado di lavorare bene”.
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Casa
dolce casa
APPROFONDIMENTI www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=5462
di LAURA LEUZZI l.leuzzi@iltaccoditalia.info
“La casa è dove posso stare in pace”, cantava anni fa Lorenzo Jovanotti. Ecco dove e quando si sentono a casa i vip di “casa” nostra
A volte basta un piatto di spaghetti per sentirsi a Lo ha affermato per anni anche una nota marca di pasta italiana che ha costruito la sua fortuna propr attorno ad una tavola imbandita e a commensali - sorri denti. Soddisfatti di essere l . Il sentirsi a casa uno stato prettamente fisico. E? pi uno stato menta Ci si sente a casa quando ci si trova esattamente l dove si vorrebbe essere, quando si prova la sensazio di assoluto benessere, quando la compagnia quella giusta. La situazione ideale , ovviamente, del tutt personale: ognuno ha la sua. Abbiamo chiesto ad alcu
Vincenzo Barba, deputato PdL, Gallipoli Quanto torno a casa e accosto la porta alle spalle, allora sì che mi sento veramente e finalmente a casa. Chiudo dietro di me i frastuoni di un’intera giornata trascorsa tra la gente e nei miei uffici, a colloquio telefonico con ogni parte del mondo, e, inizio a dedicarmi a me stesso. Ciò significa togliere la giacca e appenderla sull’attaccapanni, snodarmi la cravatta e dirigermi a passi veloci in cucina, alzare i coperchi delle pentole che le mie collaboratrici hanno lasciato coperte dopo aver preparato pietanze come ho suggerito loro al mattino, e lasciarmi inebriare dai profumi. E lì comincia un momento di gusto e, al contempo, di vero relax. Sì, perché è necessario che prima di sedere a tavola dia il mio tocco nel condimento o nel giusto riscaldamento delle pietanze. E poi mi piace preparare i piatti e portarli in tavola agli ospiti con cui di giorno mi accompagno, perché non c’è niente di più bello di una mensa genuina condivisa con i propri amici. Prima di andare via, amo fare un altro gesto che mi fa sentire veramente a casa: fermarmi in cucina dinanzi alle buste della spesa e riporre quanto acquistato nella dispensa. Poi una sistematina alla cravatta, alla giacca e via nuovamente in strada, aspettando una cena… in compagnia di chi?
Teresa Bellanova, deputata Pd, Ceglie Messapica Sono a casa quando ho la possibilità di stare con le persone; non con la gente, ma con le persone. Con chi ha voglia di costruire, di dialogare, di confrontarsi su certi temi. Quella che ho in mente non è la “casa del Mulino Bianco”, ma la casa del confronto, dove si possono anche accendere i toni del dibattito, ma sempre in vista di un obiettivo comune e della concreta voglia di risolvere i problemi. Teresa
BELLANOVA: “Sono a casa quando ho la possibilità di stare con chi ha voglia di costruire, di dialogare. Quella che ho in mente non è la ‘casa del Mulino Bianco’,
MA LA CASA DEL CONFRONTO”
Maurizio Buttazzo, presidente Manifatture Knos, Lecce
Sara Alemanno, campionessa italiana assoluta Pesistica cat. 63 Kg, Copertino Mi sento a casa quando ho la possibilità di dedicarmi ai miei pensieri. Questo, in genere, avviene nella mia stanza, ma può accadere anche in palestra, durante gli allenamenti, se riesco a ritagliarmi degli spazi solo miei di riflessione.
Non mi sento a casa da nessuna parte. Il mio modello di casa corrisponde ad un sentimento di tolleranza e di rispetto tra la gente e l’ambiente circostante. Cosa alquanto rara. Diciamo che il profumo e il gusto di una cozza pelosa appena aperta mi fa sentire quasi a casa.
Alessia Tondo, voce Notte della Taranta, Merine Quando creo mi sento a casa. Avverto una sensazione di benessere quando posso dare forma alle mie emozioni. Così aspetto che casa sia vuota e che i miei siano fuori per mettermi all’opera. Provo una sensazione di euforia; viceversa, se non sono euforica non riesco a creare nulla di buono. Posso sentirmi a casa anche in un pub o in una dance hall, se con me ci sono i miei amici. Quello è il mio habitat naturale.
Mamadou Lamine
TOURÈ: A Lecce mi sento a casa. Non posso dire, per , di non- sen Vittorio Tapparini, tirmi straniero, in certe - occa artista, San Pietro in Lama sioni: quando sento discorsi Mi sento a casa quando sono a casa. A casa ho i miei luoghi, le mie cose. A casa di intolleranza e di discrimi -
SONO I POLITICI”
Mamadou Lamine Tourè, 41esimo consigliere del Comune di Lecce, Senegal A Lecce mi sento a casa. In questa città ho la mia famiglia, una moglie e due bambini; in questa città ho il mio lavoro e pago le tasse. In Senegal ci torno solo in vacanza, circa una volta ogni due anni. A Lecce mi trovo bene, rivesto anche un ruolo di rappresentanza della popolazione extracomunitaria. Non posso dire, però, di non sentirmi straniero, in certe occasioni: quando sento discorsi di intolleranza e di discriminazione, soprattutto se a pronunciarli sono i politici che dovrebbero battersi per una convivenza armonica tra etnie. In quelle circostanze mi rendo conto di quanta strada si debba ancora percorrere per svecchiare le mentalità. il tacco d’Italia
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mi sento bene. La casa per me è il rifugio, il luogo della tranquillità, dove sono me stesso senza freni. La casa è il luogo dove dipingo, dove ritrovo gli strumenti del mio lavoro. Lì non potrei non essere a mio agio.
Pierluigi Piscopo, maestro internazionale di scacchi, Copertino Da giocatore professionista di scacchi, ogniqualvolta il mio sguardo si posa su una scacchiera mi sento a casa. Ogni altro tipo di imbarazzo o di preoccupazione quotidiana sparisce. Da salentino che viaggia per gran parte dell’anno, mi sento a casa ogni volta che scopro il mare dove non me lo aspetto o quando il sole appare improvviso. Mi sento a casa in maniera del tutto fisica quando dopo mille giri raggiungo finalmente il divano della mia casa... Io penso che una parte di noi si trovi nelle cose e nei luoghi a prescindere da noi stessi. Quando riconosciamo questa parte di noi nel mondo, siamo felici. Perché è facile sentirsi a casa ovunque, benché solo un posto sia concesso di chiamare propriamente casa.
Raffaele Fitto,
Che io mi senta a casa a Maglie è naturale. Sono i luoghi dell’infanzia, della giovinezza, degli affetti più profondi. I luoghi dei quali si riconoscerebbero gli odori anche a occhi chiusi e, a occhi aperti, si riconosce la luce, i colori, il paesaggio così come il modo di parlare, l’accento, l’espressione dialettale. Ci si sente a casa dove la memoria corre facilmente nell’orientarsi tra il dedalo delle strade salentine e ogni campanile, anche da lontano, rimanda al nome di un paese. Poi la vita e le scelte portano altrove, in altre città e in altri paesi e la casa magliese e otrantina diventa la casa pugliese fatta di luoghi differenti e modi di parlare diversi e, via via, fino a Roma dove ora lavoro. Ma una casa non scaccia l’altra. E’ la casa originaria che si allarga, si arricchisce di altre stanze. Il punto è dare un senso ai luoghi nei quali si vive. Attraversarli e lasciarsi attraversare, coglierne le particolarità e fare in modo che restino nella memoria. E’ inevitabile, in tempi di globalizzazione diventare cittadini di mondi diversi e in tutti sentirsi un po’ a casa.
Ugo Lisi, deputato PdL, Lecce
ministro Affari regionali, Maglie
Loredana Capone, vicepresidente Provincia di Lecce
Sandro Rielli, amministratore Joy Division e titolare Kalì, Maglie Mi sento a casa sulla tavola da windsurf di fronte all’onda giusta. Nell’istante in cui capisci che è quella l’onda che aspettavi, per determinate caratteristiche anche piuttosto tecniche, ti senti bene. In quei momenti provo una sensazione di libertà estrema, di ricerca e di raggiungimento dell’assoluto. I windsurfisti sono alla continua ricerca della condizione giusta. Serve un determinato vento, una determinata inclinazione; non è facile che tutte queste variabili si verifichino, assieme. Per questa ragione, quando accade è bellissimo. E’ il raggiungimento di un traguardo inseguito a lungo ed anche la condivisione di un momento con un ristretto numero di compagni. Questa gioia mi sorprende ancora oggi, dopo tanti anni. Si tratta di un’euforia che, appena trovata, svanisce perché vengono meno le giuste condizioni atmosferiche e la ricerca ricomincia. Il rapporto così ravvicinato con la natura è un’emozione difficile da spiegare. Quando la provo mi sento a casa.
Mi sento a casa tra le quattro mura di casa mia ma anche in un territorio più aperto come quello dell’intero Salento. In particolar modo mi sento a casa nella mia Lecce, ma anche nel mio mare, purissimo e dai colori inconfondibili, quello dello Ionio tra Gallipoli e Porto Cesareo. Sono un salentino nostalgico della proprio terra. Che mi è mancata da ragazzo, quando per studio le sono stato lontano (vivevo a Bologna), e che mi manca oggi che per lavoro mi trovo spesso a Roma. Ogni volta che torno nella mia terra capisco che è quello il mio habitat naturale e che non potrei mai sentirmi a casa se non lì.
Due sono le situazioni che mi fanno sentire completamente a mio agio, anche se diverse tra loro: stare a casa, in libertà, tra le mie figlie e mio marito; e stare tra la gente in luoghi aperti o ristretti, sempre, a chiacchierare o a discutere di questioni importanti. Avverto molto l’emozione di un buon rapporto con le persone. Il colloquio con i giovani poi mi dà una piacevole allegria.
Luigi Marrella, docente Storia e Filosofia, storico, Casarano Mi è difficile non sentirmi a casa; in genere mi sento a casa quando sono in sintonia con la gente che ho intorno e con l’ambiente in cui vivo, quando sono con la mia famiglia e sto bene con i miei amici. Ma, più che in ogni altro luogo, mi sentivo a mio agio a scuola. Quella è sempre stata la mia casa, dove sono riuscito a stringere rapporti diretti con gli studenti, che ho considerato miei figli. Ero a mio agio quando potevo respirare l’atmosfera di complicità che ci legava. I miei studenti mi hanno mantenuto giovane. A volte ne re-incontro qualcuno e rivivo le situazioni di tanti anni fa. In quei momenti mi sembra di fare ritorno a casa.
Raffaele Baldassarre, consigliere regionale PdL Per me la casa è sempre stata un luogo di passaggio. Sia da giovane sia da adulto ho avuto molti impegni che mi hanno spesso allontanato da casa. Da giovane, cercavo di star fuori più tempo possibile; da adulto, tra impegni di lavoro e impegni politici, sono costretto a farlo. Mi sento a casa, però, quando mi concedo una pausa tra le incombenze della giornata, e mi dedico per qualche minuto ai miei pensieri. Non ho un luogo specifico per questa attività; mi basta fermarmi, chiudere il mondo fuori dalla porta e riprendere fiato. A volte mi accade anche in viaggio. Nel bel mezzo della gita ho bisogno di tornare in albergo, ritagliarmi i miei minuti di riflessione e poi ricominciare. E’ un “ritorno alla base” che per me è necessario, sia nelle giornate particolarmente fitte di impegni sia in quelle più leggere. Per la stessa ragione, ogni sera prima di andare a dormire, anche quando è tardi, accendo la tv ed inseguo i miei pensieri. E poi, ancora, prima di chiudere gli occhi, mi dedico alla lettura di un libro.
Sebastiano Schito, presidente del consiglio di amministrazione Ergho Sas, Lecce
Luciana Delle Donne, amministratrice unica “Made in carcere”, Officina creativa, Lecce Mi sento a casa quando sono al lavoro mentre quando sono a casa mi sento in vacanza. Trascorro talmente tanto tempo al lavoro, che ormai l’azienda è la mia prima casa. Mi ci trovo bene per il clima di armonia che ho instaurato con i miei collaboratori e anche perché ho cercato di rendere gli ambienti il più confortevole possibile. Stare al lavoro deve essere un piacere, oltre che un dovere, quindi se si entra in contatto stretto con i propri colleghi al punto di considerarli una famiglia, allora è tutto più semplice. Al lavoro mi sento a casa anche perché mi è assolutamente congeniale accettare sempre nuove sfide, programmare nuovi investimenti, non fermarmi mai. Trascorro a casa così poco tempo, che quando ci torno mi sento in vacanza.
Per me casa vuol dire famiglia e il momento in cui riesco a rilassarmi e a sentirmi veramente libero è quando gioco con le mie figlie.
Leonardo Scollato, amministratore delegato centro olistico Casarano, Cutrofiano
Raffaele
FITTO:
“Ci si sente a casa dove la memoria corre facilmente nell'orientarsi tra il dedalo delle strade salentine e ogni campanile, anche da lontano, rimanda al nome di un paese”
Mi trattengo talmente tante ore nel mio centro olistico, che è lì che mi sento a casa. Oggigiorno la gente ha bisogno di prendersi i suoi tempi, di concedersi dei momenti di relax e di cura della propria persona. Per questa ragione, noi cerchiamo di dare ai nostri clienti tutto ciò di cui essi hanno bisogno, ricreando un clima di perfetta armonia. E’ un’atmosfera che si avverte in ogni angolo della nostra struttura e della quale beneficiamo anche noi soci. Mi sento a casa quando vedo le persone soddisfatte di aver ritrovato se stesse, di essersi concesse del tempo per ricaricare le energie. Quando ritornano a trovarci, sento di aver fatto il mio dovere. In quei momenti mi sento perfettamente in pace con me stesso. Non potrei sentirmi a casa in altro luogo.
Dunja Zajec, coltivatrice diretta, Lubiana (Slovenia)
Cesare Liaci, amministratore Cooclub, Lecce Mi sento a casa quando mi trovo tra quattro pareti. Non importa che siano le pareti di casa o di casa di un amico intimo o del mio ufficio, l’importante è che siano delle pareti “familiari”. Quando mi trovo in un luogo con il quale ho confidenza, allora mi sento perfettamente a mio agio.
Mi sento a casa mia dappertutto. Vivo a Lecce da 35 anni ed ormai sono perfettamente inserita in quel contesto; mi considero leccese a tutti gli effetti. Sono a mio agio con i contadini della grandi campagne del Capo di Leuca o in altri ambienti della città di Lecce, con la gente semplice e con quella “più impegnativa”. Mi sento a casa a San Gregorio. Ci sono delle situazioni, però, in cui non mi sento a casa: nei salotti o nei circoli chiusi della città bene, nelle situazioni tutte apparenza e frasi di circostanza. Per fortuna sono sempre stata molto libera ed indipendente ed ho sempre saputo evitarle. Preferisco scegliere con chi trascorrere il mio tempo.
//Cultura //Il fenomeno è salentino //Pop porno ENTRA ANCHE TU NELLA COMMUNITY DEL TACCO D’ITALIA E DISCUTI DI QUESTO ARGOMENTO SU WWW.ILTACCODITALIA.NET
qUANDO si dice
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IL GENIO
VIENE DAL SALENTO IL NUOVO FENOMENO INDIE-POP. ALZI LA MANO CHI NON HA MAI CANTICCHIATO, NELLE ULTIME SETTIMANE, IL SINGOLO “POP PORNO”
di FLAVIA SERRAVEZZA f.serravezza@iltaccoditalia.info
a tempo la produzione musicale indipendente non guarda alla Francia degli anni Sessanta. Quella di Delon e Gainsbourg, della Bardot e di Anouk Aimèe, del pop di France Gall e le mossette di Françoise Hardy (Tous les garçons et les filles…). I Baustelle ne attingono a piene mani da anni shakerando atmosfere romantiche da tardo bianco e nero e amori languidi consumati su auto lanciate a tutta velocità. Alcune di queste suggestioni sono state riprese anche dal duo salentino che si fa chiamare “Il genio”. Attivi dai primi mesi del 2007 e arrivati ai clamori mediatici con sorprendente velocità, Gianluca De Rubertis (tastierista Studiodavoli), di Matino, e Alessandra
D
Prima gli accessi su MySpace, poi l’apparizione in tv, ospiti di Simona Ventura. E dopo l’album d’esordio per l’etichetta indipendente Disastro records si è fatta avanti anche la major Universal. Il successo de Il Genio non ha tardato ad arrivare. Merito di ironia, originalità e sonorità vintage-parigine che,
SORPRESA, HANNO RADICI NEL SALENTO Contini, di Supersano, hanno dichiarato la cifra trasgressivamente ironica del loro progetto con l’accattivante cavallo di battaglia “Pop porno”. Singolo che li ha portati di recente alla ribalta sugli schermi di Rai 2, ospiti di un’entusiasta Simona Ventura. il tacco d’Italia
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Dopo un album d’esordio dalle sonorità vintage-parigine e dall’iconografia Nouvelle vague, uscito per l’indipendente Disastro records (ultima creazione di una label di culto come la Cramps), ha fatto presto ad arrivare anche un contratto con la major Universal.
Il “Foxy tour”, ovvero il tour de Il Genio (che riprende il nome del rotolone di carta igienica più lungo del mondo, di reminiscenza hendrixiana) toccherà tutta Italia ma nella prima fase si concentrerà da Roma in su. Non si escludono delle date nel Salento,
DURANTE LE FESTIVITÀ NATALIZIE Gianluca, si può dire che il vostro successo arriva da MySpace? “Direi proprio di sì, superpotere di internet. Sul nostro profilo c’erano giusto alcune canzoni divertenti nate quasi per gioco, in casa. Vivo a Milano da un paio di anni e in un primo periodo è stata proprio Alessandra ad ospitarmi. Siamo amici da più di un decennio. Le nostre canzoni e il numero di accessi al Myspace hanno incuriosito un’etichetta storica come la Cramps. Ci hanno contattato per proporci di fare un disco che abbiamo registrato con la collaborazione di diversi musicisti tra i quali due salentini, Osvaldo Piliego e Francesco Sanfrancesco. Poi c’è stata la spinta del singolo ‘Pop porno’, una canzoncina ironica nata con un bicchiere di vino in mano in una serata leccese. Naturalmente i passaggi del brano su Mtv e dalla Ventura ci hanno aiutato molto”. Di recente avete firmato un contratto con Universal, una major che vi può assicurare ancora più visibilità. “Confermo, conviviamo con due etichette discografiche. A novembre uscirà per Universal questa nuova edizione dell’album ‘Il Genio’ realizzata in digipack, che conterrà due nuove tracce: un inedito, intitolato ‘Aria’, e una cover di ‘I wanna be your lover’ dei fratelli La Bionda”.
Dalla copertina e dalle vostre foto che circolano sul web, o ancora dal video “La Pathetique” girato da voi, si nota un certo amore per le atmosfere retrò. Immagini in bianco e nero, sigaretta in bocca, gonna e caschetto nero. Un immaginario musicale che accompagna sonorità sixties dall’erotismo soffuso appoggiate su basi elettroniche… “Abbiamo sempre avuto un approccio ironico e divertito al progetto. In fondo siamo un po’ malinconici, il bianco e nero ci sta bene…” Ascoltate molta musica francese di quegli anni? “Sicuramente ne abbiamo ascoltata tanta, soprattutto Alessandra. Personalmente ascolto pochissima musica pop ma le influenze sono moltissime, comprese quelle che vengono dall’ascolto passivo derivante dal bombardamento mediatico. Se devo scegliere un disco da ascoltare in casa metto su musica classica, io vengo da lì. Ho studiato al Conservatorio di Lecce, pianoforte, ma ho sempre lavorato a progetti musicali abbastanza diversi. Ho iniziato a suonare seriamente nel 1999, durante gli anni
dell’Università. Tra le varie esperienze, sono passato da un gruppo rock come gli Psycho Sun agli Studiodavoli”. Avete iniziato un tour ricco di date. Quando sarete nel Salento? “L’abbiamo battezzato ‘Foxy tour’, come il rotolone di carta igienica più lungo del mondo. Che è anche un po’ hendrixiano come nome. A Lecce abbiamo suonato in estate. In questa prima fase, i concerti si
concentrano da Roma in su, ma da gennaio gireremo un po’ tutta l’Italia. Forse faremo qualcosa nel Salento durante le festività natalizie ma è tutto da decidere”. Anche se avete ancora poche date alle spalle, vi siete fatti un’idea di come reagisce il pubblico alla vostra musica? “Sta rispondendo davvero bene. L’approccio per noi è devastante. Molta gente viene ai nostri concerti perché conosce il singolo, tanti altri perché hanno sentito il disco. Che alla fine mette insieme sonorità un po’indie con dei testi in italiano che credo abbiano un richiamo diverso per il pubblico di questo Paese. Ci si ritrova molto più facilmente. Insomma, le reazioni sono buone, e noi ci divertiamo”.
//Cultura //Personaggi //Helmut Dirnaichner
IL DEmIURGO
TerraeMundi
della terra
ROSSA
HELMUT DIRNAICHNER, “HELMUT DIRNAICHNER E LE TERRE DEL SALENTO”, CHIESA DI SAN FRANCESCO DELLA SCARPA, LECCE. 18 OTTOBRE 30 NOVEMBRE, ORE 10.00-18.00
di ANTONIO LUPO
a.lupo@iltaccoditalia.info
Helmut Dirnaichner
stata inaugurata lo scorso 18 ottobre, nel capoluogo (chiesa di San Francesco della Scarpa), l’esposizione di 20 opere di Helmut Dirnaichner, tutte realizzate con elementi naturali dell’habitat salentino, un repertorio attinto come sempre al mondo della natura, nell’inconfondibile stile dell’artista bavarese. Un suggestivo percorso “a ritroso” che riporta all’essenza originaria della materia, suggerendo nuove percezioni in una originalissima sintassi di forme e colori tenuti insieme dalla cellulosa. Nato a Kolbemoor nel 1942, Helmut divide il suo tempo tra Monaco, la Brianza ed il Salento. Fin da quando, negli anni Ottanta, ha messo piede nell’estremo lembo di Finisterrae, ha deciso di mettervi le radici, organizzando nei vecchi locali con volta a
E’
Apulisches Feld 2000
Asche
DOPO VARIE ESPOSIZIONI IN EUROPA, HELMUT DIRNAICHNER RITORNA NEL SALENTO CON LA SUE INSTALLAZIONI REALIZZATECON ELEMENTI DALLA NATURA botte di una masseria nei pressi di Gemini, l’ambiente ideale per dare vita alle sue installazioni, alla creatività delle sue opere, frutto del silenzio e della meditazione. Del capo di Leuca lo hanno attratto subito la terra rossa, le pietre, l’erba palustre, le conchiglie, le rocce, i minerali e la luce. Tanto che ha deciso di farne opere d’arte: i colori puri e le essenziali forme archetipiche, sia che provengano da ceneri d’ulivo, sia da alghe marine, sprigionano la loro bellezza e la loro essenziale autenticità. Sono nate così le performance che lo hanno fatto conoscere non solo all’estero, ma anche al pubblico locale, la sua partecipazione a Crocevia (Casarano, 1992), le mostre che lo hanno visto collaborare in sintonia con lo scultore Norman Mommens a Casarano e a Matera (Materia Sorgente, Costellazioni terra e pietre). A distanza di qualche anno, dopo la produttiva esperienza didattica con gli studenti
Bauxit 2003
dell’Accademia delle Belle Arti di Lecce, dove è stato invitato qualche anno fa a tenere un seminario, Helmut ritorna a testimoniare il suo amore per il Salento, con l’intento di offrire un omaggio ad una terra che ha ispirato molta parte delle sue opere. Una mostra dedicata a chi vive nel nostro territorio e può godere delle meraviglie del paesaggio, della cultura, delle tradizioni.
//Cultura //Libri //Roba da bambini // COSÌ SEMPLICI CHE FANNO MALE
// SE LE FIABE NON SONO SOLO COSE DA RAGAZZI
“L’uomo nero non usa porte o finestre e nemmeno il camino per entrare. Non bussa, né ti chiama con la voce grossa, chiedendo di aprire. È già lì che ti aspetta, nella casa, da sempre. Un tempo che non puoi ricordare perché non eri ancora nato”. “Ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Con questa frase semplice e verissima di Pablo Picasso si apre la presentazione, a firma Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, del volume “Sognando nuvole bianche”. La pubblicazione, nata da un preciso impegno di Vendola con gli alunni di alcune scuole elementari di Taranto, è stata distribuita nelle scuole primarie pugliesi per sensibilizzare i più giovani al problema dell’inquinamento. Autori sono gli stessi giovani abitanti del capoluogo tarantino; il libro è infatti stato realizzato riunendo i disegni e le lettere con cui essi hanno chiesto al presidente un aiuto concreto per scacciare le nuvole nere dal cielo della loro città. Allarmati per ciò che sentono in tv e vedono quotidianamente sotto la finestra di casa: una città grigia, inquinata, pericolosa. Una città che non è fatta per loro, dove non ci sono spazi per giocare tranquilli e si scende a compromessi: l’Ilva dà lavoro, quindi anche se inquina, pazienza. Un bambino scrive che non è giusto
mettere in pericolo la salute per il posto di lavoro (“Nella mia città si dice che bisogna sopportare questo inquinamento perché altrimenti le industrie chiudono e lavoro non ce ne sarebbe. Questo mi sembra un ricatto perché non bisogna barattare la vita con il posto di lavoro”), un’altra che vorrebbe che l’azienda chiudesse, anche se ci lavora suo padre (“Vorrei anche l’Ilva non ci fosse più anche se ci lavora mio padre”). Sono frasi semplici e vere come quella di Picasso; schiette, oneste, durissime. Sono le frasi di chi ha così pochi anni che non servono due mani per contarli, ma ha già avuto modo di scontrarsi con le malattie e le sofferenze dei propri cari (“L’ambiente è molto importante perché se avvelenato, possiamo ammalarci e perdere la voglia di vivere”). Anche i disegni sono inequivocabili: dalle ciminiere a strisce rosse e bianche viene fuori fumo denso e nero; i pesci muoiono nel mare ed i palazzi sono ricoperti di fuliggine. Forse è il caso di trovare davvero una soluzione, visto che stavolta sono i bambini a chiederlo.
“SOGNANDO NUVOLE BIANCHE. I BAMBINI DI TARANTO CONTRO L’INQUINAMENTO DELLA CITTÀ”, A CURA DELLA REGIONE PUGLIA, PRESIDENZA DELLA GIUNTA REGIONALE SETTORE COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE
(Gianluca Moro in quarta di copertina)
Dopo il Lupo, il Cavaliere e le Stelle, stavolta tocca all’Uomo nero. E’ infatti dedicato alla paura infantile per eccellenza (conosciuta anche come Baubau, Babao, Mamao, Barabao, eccetera eccetera), il nuovo numero di “UnduetreStella”, la rivista trimestrale di Lupo Editore dedicata al mondo delle fiabe, che accoglie e pubblica illustrazioni e testi inediti su temi sempre diversi. Il periodico (direttore responsabile Osvaldo Piliego) diffonde bandi di concorso rivolti ad autori ed illustratori che vogliano cimentarsi con un tema fiabesco, inviando alla redazione le loro opere e concedendo l’autorizzazione alla pubblicazione. Per accedere al concorso è sufficiente che le opere non siano mai state pubblicate e che rispettino determinate regole (i testi non devono superare le 5mila battute; le illustrazioni devono avere dimensione 30x45cm).
Si sono aggiudicati la pubblicazione in questa edizione Efrem Barrotta, Michele Bee, Philip Giordano, Laura Giorgi, Iroki, Marco Montanaro, Gianluca Moro, Donatella Neri, Emiliano Properzi, Francesca Quatraro, Giuliana Zeppegno. Tutti loro hanno dato forma e colore all’Uomo Nero; gli hanno dato un’anima, lo hanno inserito in una storia. Ciò che sorprende è che il personaggio più temibile della fantasia assume, in questa pubblicazione, chissà perchè, carattere quasi sempre positivo. Forse perché è una figura talmente misteriosa, che è meglio immaginarla innocua; in fondo chi l’ha detto che essere neri vuol dire essere spaventosi? A volte basta accendere la luce per non avere paura di una stanza buia. Ma questa edizione di “UnduetreStella” è nuova anche per veste grafica e carta. “Per vedere – dice Piliego nella presentazione – l’effetto che fa”.
“UNDUETRESTELLA”, LUPO EDITORE 28 EURO PER QUATTRO NUMERI
//L’intervista //Personaggi //Ivan De Masi
LA SfIDA
di IVAN
FINORA È STATO TUTTO FAMIGLIA, IMPRESA, SPORT, SOCIALE. ORA GUARDA ALLA POLITICA. FORSE. IL PROFILO DI UNO DEI PIÙ BRILLANTI IMPRENDITORI SALENTINI. TARGATO DE MASI
di MARGHERITA TOMACELLI m.tomacelli@iltaccoditalia.info
e dieci anni fa aveste chiesto ad un casaranese qualcosa su De Masi, vi avrebbe parlato di Paride; se lo fate oggi per prima cosa vi sentirete dire “quale dei due?”. E se oggi Ivan De Masi si fa quattro passi in una giornata di sole state sicuri che saranno in tanti a salutarlo e a stringergli la mano, perché il “ragazzo”, che l’anno prossimo compirà 40 anni, oggi possiede a tutto tondo il suo profilo personale e manageriale: netto e distinto, da suo fratello Paride. Gli resta legato saldamente come accade nelle belle famiglie del sud quando c’è affetto puro, autentica stima e comunione di interessi professionali, ma gli ambiti dei quali si occupa Ivan sono cose di Ivan. Come la Pallamano, fortemente voluta da entrambi i fratelli ma gestita, sofferta e condotta ai trionfi nazionali ed internazionali dal fratello più piccolo. Qualcosa del genere sta succedendo nella politica, materia vischiosa per tutti ma non per lui: “Non sarò mai un politico di professione, questo mondo per me può rappresentare un’altra sfida”, chiosa sorridendo (il sorriso di Ivan è un punto di forza in tutto quello che fa). Il suo nome è stato sussurrato, poi enunciato infine commentato pubblicamente, per la carica di sindaco, nella tornata elettorale del prossimo anno. In pochissimi anni i casaranesi hanno avuto molte occasioni per conoscere le individuali capacità di questo imprenditore, quello che ha imparato nel tempo lo ha riversato nei vari ambiti in cui si sta cimentan-
S
do: professionalità, correttezza nei rapporti, rispetto che si dà, ma anche che si esige. La Pallamano casaranese spopola, il calcio sta coagulando l’entusiasmo dei fasti del Cavaliere del Lavoro Antonio Filograna, quando le maglie rossoazzurre giunsero alla soglia della serie B. Inoltre, grazie ai progetti della Italgest, di cui Ivan è vicepresidente, del calcio di Casarano e del suo stadio si parla in tutto il Paese, perché Ivan è riuscito a realizzare il sogno di tutti i presidenti dei grandi club italiani: guidare la società, ristrutturare l’impianto di proprietà pubblica, gestirlo. E chi verrà dopo di lui continuerà a gestire il glorioso “Capozza”. Presidente De Masi, i tifosi di calcio di Casarano stanno tornando agli entusiasmi della C/1, quando il sogno della serie B si trovò a portata di mano; la sua squadra è infatti prima nel suo girone dell’Eccellenza. Come spiega questo successo? “Il successo del Casarano Calcio, spero duraturo, è la conseguenza di un metodo di lavoro che ho introdotto tre anni fa quando ho iniziato l’avventura nella Pallamano, con i risultati che tutti sanno. Abbiamo vinto due volte consecutivamente il Grande Slam (Campionato, Coppa Italia, Super Coppa di Lega) posizionando la Italgest Casarano al gradino più alto della massima competizione nazionale di pallamano portando così Casarano a fregiarsi del prestigioso titolo il tacco d’Italia
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“Non sarò mai un politico di professione”. La candidatura nata da una intuizione giornalistica, il fermento tra gli addetti ai lavori
E I COMUNI CITTADINI assegnato nel centro sud. L’approccio, anche se le discipline sono diverse, è lo stesso: programmazione, organizzazione, serietà e rispetto delle regole. Il successo arriva se tutti i parametri funzionali sono a regime. Come in un’azienda, anche in una società sportiva ognuno deve avere il suo ruolo e dare tutto quello che può per il miglior risultato possibile, con la differenza che l’azienda consegue la finalità del profitto, lo sport genera solo la soddisfazione del successo collettivo. I presidenti delle società passano, le squadre con le loro bacheche restano. E’ ovvio che per ottenere questi risultati incoraggianti occorre il contributo della componente più importante di questo sport: il pubblico. I tifosi del Casarano erano additati come i peggiori della provincia di Lecce, poco meno che delinquenti organizzati. Anche con loro ho fatto un discorso chiaro e leale, non ho parlato solo di valori sportivi ma di ambizione comune, non solo di interesse a non farci multare continuamente
Il calore dei tifosi. Il sostegno della curva alle partite della Virtus
per le intemperanze, ma anche del mio entusiasmo a continuare ad investire per far tornare grande i nostri colori. E per dare l’esempio ho stabilito in un euro, il minimo per gli obblighi fiscali che hanno le società, il prezzo del biglietto per le gare interne. I nostri sono tifosi caldi ma perbene e la loro disponibilità è andata ben oltre il nostro patto di rispetto reciproco. Inizialmente additati come teppisti, (nella stagione 2006-2007 la Società è stata multata per 15mila euro a causa di alcune intemperanze degli ultrà), con il dialogo e la collaborazione nell’ultima stagione la Virtus Casarano ha subito sanzioni pari solo a 200 euro. Inoltre dagli ingressi gratuiti allo stadio con una semplice tessera da sostenitore il ricavato delle partite di calcio è stato destinato alla Fondazione Onlus Daniela e Paola Bastianutti (ad oggi sono stati raccolti 50mila euro). In questo contesto di rinnovato entusiasmo si inserisce la ristrutturazione dello stadio Capozza di cui hanno parlato anche i giornali nazionali. Perché tanto interesse? “Intanto perché una cosa così bella è stata fatta al sud. Ma le ragioni principali sono due. La prima è antecedente ai lavori di ristrutturazione e, dal mio punto di vista, è anche la più importante. Per la prima volta in Italia una società di calcio stipula una convenzione con l’ente pubblico proprietario dell’impianto, nel nostro caso il Comune di Casarano, con cui si fa carico dei costi di ristrutturazione e di illuminazione, in cambio del diritto di gestione dello stadio. Questo accordo è permanente. Quando non sarò più io il presidente, il mio successore erediterà anche questa convenzione. Da tutta Italia ho avuto i complimenti per essere riuscito dove tutti, finora, avevano fallito. Il secondo motivo
“I successi sono il risultato di un metodo di lavoro”. Lo stadio “Capozza” preso come esempio da San Siro per l’autosufficienzaenergetica
GRAZIE AL FOTOVOLTAICO di vanto, che condivido con i tecnici e le maestranze che hanno lavorato anche di notte, è l’avere oggi uno stadio da 5mila posti tutti a sedere, con due tribunette da 250 poltroncine ciascuna per gli ospiti, servizi igienici e di sicurezza a norma europea. A questo si aggiungerà una ciliegina che ancora non ha nessuno in Italia. Realizzeremo un impianto fotovoltaico sulla copertura totale delle tribune che renderà autosufficiente l’impianto di illuminazione
per le gare in notturna. Dall’Inter ci hanno chiesto dettagli di questo progetto e la nostra società, l’Italgest, sta già lavorando per l’autosufficienza di San Siro. Il futuro per risparmiare energia passa anche da queste soluzioni e sono particolarmente orgoglioso che a cominciare questa rivoluzione sia la Virtus Casarano”. Parliamo delle voci, sempre più insistenti, di una sua candidatura alle elezioni del prossimo anno per l’elezione del sindaco di Casarano. “Guardi è presto detto, non ci sono manovre inconfessabili né misteri. Tutto nasce da un articolo di un suo collega giornalista il quale, nel passare in rassegna lo scenario della politica casaranese a un anno circa dal voto, gettò l’idea dell’outsider fuori dal sistema dei partiti. Di me, bontà sua, segnalava la giovane età, i successi sportivi, le ottime referenze imprenditoriali, l’indiscussa passione per la città. Tutto si potrà dire del sottoscritto e di mio fratello Paride, presidente dell’Italgest, tranne che non siamo malati di salentinità. Da quell’articolo che, lo ripeto, non era centrato su di me, è nato un dibattito a cui hanno partecipato tutti, sia l’area di riferimento del sindaco uscente, poiché tutti sanno che Remigio Venuti non potrà essere ricandidato, sia il centrodestra. Quel dibattito non si è concluso. Non ho chiesto di fare il sindaco di Casarano, ma se convergeranno tutte le volontà sul mio nome non mi tirerò indietro. Una cosa è certa: è bastato quel poco che si è scritto a far scattare un entusiasmo che non mi aspettavo intorno a me, non solo da parte delle tifoserie dello sport, ma anche di decine e decine di cittadini comuni. Vedremo”.
Tempo di presentazioni. Prima dell’avvio del campionato di calcio, De Masi fa gli onori di casa e fa conoscere la squadra ai tifosi
// Un mese in una pagina
// qUESTIONE DI LOOk Per contrastare la crisi i commercianti invocano l'apertura domenicale. Ma Sandro Frisullo, non ci sta. Altro che assessore alle attività produttive! "La domenica non s'abbia a produrre un bel nulla! E' il giorno del Signore e del riposo"! E, agguantato un rosario sprofonda in pantofole nella poltrona. Ah, gli imprevedibili risvolti di questa giunta cattocomunista...
IPSE DIXIT // Meritato riposo “Stamattina avrei voluto dedicarmi alla mia antica passione della caccia, poi nel pomeriggio avrei voluto vedere in televisione il gran premio di Formula1, mi sarebbe piaciuto quindi vedere il mondiale di ciclismo e in serata il derby di Milano”. Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, p.11, 29 settembre 2008 // Psicoanalisi “Raffaele Baldassarre dà segni di nervosismo perché la destra non riesce ad impedire che emergano i risultati del governo Vendola”. Piero Manni, consigliere regionale (Rifondazione comunista) Nuovo Quotidiano di Puglia, p.4, 9 ottobre 2008 // La dolce attesa “Sono alla finestra ad aspettare, se ci sarà, un’eventuale chiamata. Ma non intendo partecipare al teatrino delle strategie che propone ora quello ora quell’altro nome”. Raffaele Baldassarre, consigliere regionale PdL Corriere del Mezzogiorno, p.7, 10 ottobre 2008 // C’è chi può “A volte i leccesi dovrebbero accontentarsi della sartoria di qualità anche se non griffata”. Loredana Lecciso, showgirl Corriere del Mezzogiorno, p.6, 23 ottobre 2008 // Ghe pensi mi “Io sono il garante dell’intero Consiglio comunale eletto dei cittadini… Controlleremo tutto. Anche gli scontrini della carta igienica, se necessario”. Eugenio Pisanò, presidente del Consiglio comunale Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, p.11, 27 ottobre 2008
SE NE PARLA SE NE PARLA SE NE PARLA Scuola Edile. E son due La Scuola Edile della Provincia di Lecce raddoppia. Alla presenza di importanti autorità e di numerosi operatori del settore delle costruzioni, è stata presentata il 29 ottobre scorso la nuova sede decentrata di Casarano, presso Sviluppo Italia (ex Cisi) nella zona industriale. Con gli uffici di Casarano la Scuola si avvicina all'utenza del basso Salento, venendo incontro alle esigenze di lavoratori e imprese edlili.
Shopping salato per Maddy Ha parcheggiato il suo due-ruote nel bel mezzo di via Montenapoleone a Milano, la centrale dello shopping “ultimo grido”, forse pensando che quando sei una ex velina di “Striscia la notizia” te lo puoi pure permettere. Ed ha dato il via allo shopping. Peccato che il vigile che ha “scritto” e poi staccato il foglietto della multa non l'abbia pensata come lei. Sì è concluso in maniera “salata” un pomeriggio di compere all'ombra della Madunina per Maddalena Corvaglia, showgirl salentina trapiantata a Milano. Della serie: ci sono cose che non si possono comprare.
COME È ANDATA A FINIRE Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce
Me ne vado. Forse Il “gran rifiuto” è arrivato il 9 ottobre. “Grazie ma non mi ricandido” ha dichiarato Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce in scadenza di mandato, prima di abdicare al trono. Non ne vuole più sapere di gareggiare per la presidenza. Non ha voglia (e nemmeno l'energia di un tempo, come lui stesso ha più volte ripetuto) di gareggiare per qualcosa ha già avuto; di sottoporsi alla pre-prova delle Primarie men che meno. Vuole lasciare da imbattuto, il presidente. Vuole ritrovare il tempo di andarsene a caccia, la sua grande passione, vuole guardare il gran premio in tv, vuole avere più momenti da condividere con i propri affetti. Vuole, però, contribuire a creare la coalizione. Praticamente vuole continuare a metterci il naso. Vuole, forse, anche la possibilità di ripensarci, in extremis. Lascia, dunque. Ma forse no.
//Controcanto
di GIANCARLO MINICUCCI*
INfORmAZIONI AL SUD COmE AL NORD. SULLE BARRICATE O SUGLI STRAPUNTINI TROPPI POTERI E TROPPI EDITORI INGANNANO LE PERSONE CON FINTA INFORMAZIONE. QUANDO LA SMETTERANNO, SARÀ UNA BATTAGLIA VINTA DA QUESTA TERRA
I
Informazione al Sud o il sud dell’Informazione? I luoghi comuni si sprecano, le banalità pure. Decine di libri di presunti esperti infestano le librerie del Paese. Come in tantissimi settori il Sud brilla di eccellenze e nel contempo è penalizzato da una massa di volgare e presuntuoso ciarpame. Centinaia di brillanti, capaci e autorevoli giornalisti sono del Sud, lo hanno raccontato, lo hanno vissuto sulla propria pelle. E poi se ne sono andati. Centinaia di altrettanto bravi giornalisti sono rimasti sulle barricate per continuare a dare il loro contributo alla crescita di un’area del Paese prosciugata di risorse dalla mala gestione del potere, usata, sfruttata e ridotta a discarica a cielo aperto di mezza Europa. Fare informazione al Sud è esattamente uguale che farla al Centro e al Nord. Il problema è professionale, non ambientale. Chi ha voglia, chi ci crede, chi capisce che i poteri forti sono ovunque, chi è determinato nel suo mestiere vive la professione al Sud alla grande. Le cose da dire e da fare, le cose da raccontare, su cui investigare giornalisticamente sono talmente tante che di giornali e giornalisti ne servirebbero molti di più. E poi non è vero che il Sud non legge. La cultura, il senso di appartenenza, il senso di responsabilità di cittadini appartengono più al Sud che al Nord. Là, al nord, per decenni si è prodotto e ci si è arricchiti col lavoro e l’intelligenza della gente del sud. Quaggiù il Nord ha esportato molto meno del nostro contributo e del nostro sacrificio. L’informazione può tanto. Ho parlato di eccellenze che ci sono. Ci sono anche alcuni for-
CHI HA FIRMATO CONTROCANTO
Vincenzo Magistà direttore “TgNorba”
midabili fenomeni editoriali: per la carta stampata ad esempio Il Nuovo Quotidiano di Puglia lo è: al nord, i santoni del Gotha dell’editoria lo guardano come un ufo. Un giornale cresciuto sul suo territorio di riferimento Lecce, Brindisi e Taranto in maniera impressionante dove detiene il 50 per cento della quota di mercato, un giornale che da oltre dieci anni non ha avuto bisogno di aiuti esterni e che ha raggiunto un equilibrio economico invidiabile. Un giornale che il territorio sente suo e lo premia. L’altro fenomeno, nelle Tv, è Telenorba: da 30 anni un colosso dell’informazione non solo in Puglia, ma anche un colosso, tra i “piccoli” nella produzione di fiction e di eventi. Due esempi di informazione che non possono che fare bene al Sud e che lottano ogni giorno contro i tanti muri di gomma dei poteri forti che continuano a gestire la cosa pubblica e le poche risorse di queste terre come fossero cose loro. La politica della buona informazione del Sud non sa cosa farsene. Per la politica, chi si occupa del territorio, dei problemi della gente, chi scende in strada e racconta piccoli e grandi misfatti di malagestione, insomma chi disturba il manovratore di turno, prima va blandito, poi accarezzato, poi intimidito (querele, denunce civili) e poi fatto tacere. Chi non si piega va spezzato. Ma nel panorama queste sono eccezioni. I più non vedono l’ora di essere accarezzati e di potersi sedere su uno strapuntino, vicino al presunto potente di turno. Che non lesinerà mai le mance. Ecco, quando certi poteri e certi editori finiranno di ingannare con finta informazione la gente del sud, queste terre avranno vinto una delle loro tante battaglie. *direttore Il Nuovo quotidiano di Puglia
Rosanna Metrangolo caporedattore “Nuovo Quotidiano di Puglia”
Marco Renna “Studio 100 Lecce”
Mimmo Pavone direttore responsabile “Il Paese nuovo”
Vincenzo Maruccio giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”
Tonio Tondo inviato “La Gazzetta del Mezzogiorno”
Roberto Guido direttore “quiSalento”
Lino De Matteis caposervizio “Nuovo Quotidiano di Puglia”, vicepresidente regionale Assostampa
Renato Moro capocronista “Nuovo Quotidiano di Puglia”
Gabriella Della Monaca coordinatore TG NORBA GRANDE SALENTO
Luisa Ruggio redattrice Canale8, scrittrice
Walter Baldacconi direttore responsabile Tg Studio 100
Paola Ancora addetta stampa Ministero delle Politiche agricole
Michele Mauri direttore editoriale L’ATV
Antonio Silvestri addetto stampa Inps Lecce
Dionisio Ciccarese presidente homepage Group, società di consulenza di comunicazione strategica ed editrice di grandi giornali e siti internet
Nunzio Pacella addetto stampa Apt di Lecce
Loredana Di Cuonzo giornalista pubblicista dirigente scolastico Istituto d’arte “G. Toma” Galatina-Nardò
INDOVINA CHI è
“Bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”
il tacco d’Italia
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