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//L’Editoriale di Maria Luisa Mastrogiovanni

L’Editoriale

IL TACCO E’ "CAMPIONE” DI PUGLIA continua dalla prima

La giuria, composta da membri del Consiglio dell’Ordine insieme ai rappresentanti dell’Università di Bari, della Regione Puglia, del Comune e della Provincia di Bari e del Coni, hanno voluto premiare in generale tutta l’attività di inchiesta “pericolosa e scomoda”, così è stata definita nel corso della cerimonia. “E’ stata una rivelazione e una scoperta - ha detto la presidente dell’Ordine Paola Laforgia – vedere come nella nostra Regione, in particolar modo nel Salento, ci possa essere una tale vivacità intellettuale da riuscire a realizzare prodotti giornalistici ai massimi livelli”. In particolare l’inchiesta “Cose nostre”, pubblicata sul numero di dicembre del Tacco d’Italia, ha conquistato la giuria che così ha motivato il premio: “Per avere realizzato un’approfondita e articolata inchiesta sui beni confiscati alla mafia in Puglia, documentando cittadina per cittadina come nel Salento questi beni siano quasi tutti abbandonati e in uno stato totale di degrado”. Il premio, una targa in cristallo, una litografia del pittore Enzo Morelli e un assegno di mille euro, è stato consegnato dall’assessora regionale alla Cultura, Silvia Godelli, che ha dichiarato: “E’ un piacere per me e anche un onore premiare una giovane giornalista che si misura con temi fondamentali del nostro territorio: l’onore della terra, il senso e il significato dei valori condivisi

della legalità, la possibilità di salvare per sempre i territorio del Mezzogiorno da arcaici legami con la criminalità. L’informazione è un bene fondamentale in una società complessa. In assenza di un informazione libera, vera e autonoma c’è una regressione drammatica dei valori di una civiltà. Per questo alle giovani giornaliste e giornalisti che tutti i giorni si misurano con queste responsabilità e che negli occhi hanno il desiderio di guardare avanti, il senso di una profonda solidarietà. Noi abbiamo camminato a lungo, ora il testimone tocca a voi”. Sul Tacco abbiamo affrontato argomenti che ci hanno proiettato in prima linea, abbiamo ricevuto querele fatte con scopo intimidatorio, danneggiamenti e atti vandalici subiti su beni personali e del giornale. Ma il Tacco è solo un numero, solo uno di quei 200 casi di redazioni o singoli giornalisti che hanno subito intimidazioni, censiti in Italia da “Osservatorio Ossigeno per l’informazione” della Fnsi. Ma questa libertà è stata una conquista centimetro dopo centimetro, ed è la cosa più bella a cui non rinuncerò mai. Per questo ringrazio Mario e tutti i giovani colleghi che in questi anni hanno contribuito alla costruzione e alla difesa di questa libertà. In particolare Laura Leuzzi, che nell’inchiesta “Cose nostre” ha dato un grande contributo, come in ogni aspetto della vita del giornale. Ringrazio

il mio maestro Adolfo Maffei, un grande giornalista che ha pagato tutto in prima persona perchè la sua professione fosse sempre “al servizio” dei lettori e non dei potenti. Ringrazio infine tutti gli inserzionisti, che hanno deciso di investire su questo piccolo miracolo dell’informazione, sapendo di non poter chiedere nulla in cambio e sapendo che era proprio questo il valore aggiunto che derivava dalla loro presenza sulle nostre pagine: rappresentare l’adesione ad un progetto d’informazione onesta e scollegata da tutti i circuiti di potere. I numeri. Sono 150 i colleghi che quest’anno hanno aderito all’iniziativa dell’Ordine regionale dei giornalisti inviando oltre 300 elaborati, tra servizi e articoli, che sono stati esaminati dalla giuria. Quest’anno, per ognuna della tre sezioni, cronaca, cultura, sport, sono stati premiati un giornalista della carta stampata e uno delle televisioni-radioagenzie. Questi i nomi dei vincitori di questa settima edizione, in tutto sei: per la sezione cultura-costume Leo Lestingi (Corriere del Mezzogiorno) e Pietro Russo (Tele Blu); per la sezione cronaca Maria Luisa Mastrogiovanni (Il Tacco d'Italia) e Miki de Ruvo (Telebari); sezione sport Alvise Cagnazzo (Calcio 2000) e Pietro Francesco Cristino (Al Dente). Il premio speciale è andato a Ornella Bellucci (Radio Articolo 1).

Il mensile del salento Anno VII - n. 68 - 5 marzo 2010 Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE: Dinamica Scarl DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni HANNO COLLABORATO: Laura Leuzzi, Adolfo Maffei, Andrea Morrone, Enzo Schiavano, Mario De Donatis FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 3939801141

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BOLLETTINO DEI NAVIGANTI

// Opinioni dal Tacco TrA sONDAGGI E rECINTI DI POTErE, E’ AUsPICAbILE UN "NUOvO INIzIO” di MARIO DE DONATIS m.dedonatis@iltaccoditalia.info

I giochi delle candidature sono conclusi. Che cosa augurare alla Puglia? Tra la “Puglia migliore” della sinistra e la “Puglia prima di tutto” della destra, preferisco, semplicemente, un “Nuovo inizio”, riferimento emblematico del “Programma dell’Udc” del novembre scorso, che si raccorda, idealmente, al “Manifesto di Camaldoli” del ’43, espressione di una nuova cultura politica. Un “Nuovo inizio”. Perché c’è molto da ricostruire da parte delle classi dirigenti che saranno chiamate a guidare la Regione Puglia. I sondaggi sono tutti a favore di Nichi Vendola. Del resto il Pdl, a conduzione salentina, impegnato più che a riconquistare la Regione a salvaguardare il proprio “recinto di potere”, ha determinato la discesa in campo di Adriana Poli Bortone (espressione del “Terzo polo”)

aprendo la strada per il secondo mandato, da presidente, per Nichi Vendola. Certo, il contesto è ben diverso da quello del 2005. Nichi Vendola, che pure si è imposto nelle “primarie” e che vede vincente la sua strategia, non potrà governare da solo. Non si tratta di auspicare inciuci o di denunciare intese sottobanco. E’ questione di “sensibilità democratica”, che appartiene alla cultura di cui Vendola è espressione e che porterà lo stesso, necessariamente, ad aprire il dialogo con il “Terzo polo”. Perché Nichi Vendola – al di là della solida maggioranza elettorale che conseguirà, in ragione dei meccanismi del sistema elettorale – sentirà di dover dare voce alla maggioranza dei pugliesi. Tanto non potrà che indurlo ad elaborare un Programma di Governo ed a dar vita ad un esecutivo in grado

di corrispondere alle attese della sua coalizione (40-45%) ed a quelle (1520%) del “Terzo polo”. Non è questione di poco conto. Perché un tale processo, che è nelle cose, porterà alla costituzione di un Governo di coalizione, favorendo, pur nella continuità della Presidenza Vendola, una rivisitazione delle politiche nei settori e nei territori. In tale contesto, si consoliderà l’approccio al “bene comune”, quale superamento delle “visioni ideologiche” che, molto spesso, hanno condizionato le politiche di intervento, particolarmente nel comparto sociosanitario. Non solo. Tale scenario offrirà migliori prospettive al “laboratorio politico pugliese”, promosso dall’Udc, che è per il superamento del bipolarismo, obiettivo prioritario per una stagione politica nuova – in Puglia, come nel resto del Paese – che impone un “Nuovo inizio”.

INDOVINA CHI E’?

La soluzione a pag. 30

Il mensile d’inchiesta “il Tacco d’Italia” sospende le sue regolari uscite fino alla fine della campagna elettorale e diventa settimanale free-press. Ci troverete in tutte le edicole a partire dal 10 aprile con un nuovo numero monotematico d’inchiesta. Per chi vuole essere aggiornato 24 ore su 24 c’è invece la nostra web-tv www.iltaccoditalia.net, quasi 10.000 singoli lettori al giorno.

Notizie non modificate geneticamente. Inchieste senza coloranti aggiunti. Opinioni con fer menti lattici vivi.

LEGGI COME MANGI



// Opinioni dal Tacco IPSE DIXIT // Le nuove frontiere della medicina “Se il Pdl facesse una legge anti-corrotti, sarebbe una medicina omeopatica”. Nichi Vendola, candidato presidente per il centrosinistra Nuovo Quotidiano di Puglia 24 febbraio 2010 // Nessuno tocchi la mia lista “Pensassero ai loro candidati”. Adriana Poli Bortone, candidata presidente per il terzo polo Corriere del Mezzogiorno 28 febbraio 2010 // Sì, viaggiare “Vendola trova un pretesto al giorno per scappare dalla Puglia”. Rocco Palese, candidato presidente per il centrodestra Nuovo Quotidiano di Puglia 1 marzo 2010

commenti e opinioni da

www.iltaccoditalia.net

Avremo ben 4 candidati di Casarano... Remigio Venuti (Pd), Fernando Rizzello (Io Sud), Alberto Chiriacò (Udc) e Gianni Stefano (Pdl)... Cittadini di Casarano siate lungimiranti e votate uno tra questi… Casarano ha bisogno di essere rappresentata alla Regione... ELETTORE PDL @ 21:5-27.2.10 Commento alla news “Elezioni regionali: presentate le liste” www.iltaccoditalia.info/sito/indexa.asp?id=9689#commenti_articolo - no al nucleare, neppure in Albania; - no alla gestione privatizzata dell'Acquedotto pugliese; - no alla perforazione delle coste della puglia alla ricerca di idrocarburi; - no ai rigassificatori in puglia; - no alle nomine politicizzate nelle asl pugliesi; - no all'addizionale irpef regionale Basta questo per vincere le elezioni in Puglia. Salentino puro sangue. @ 16:26-24.2.10 Commento alla news “Salvemini nella lista di Nichi Vendola” www.iltaccoditalia.info/sito/indexa.asp?id=9613#commenti_articolo Per tutti gli operai la situazione è molto drammatica. Quindi giocare a chi è di destra, o a chi è di sinistra non serve. Serve la mano di tutti con serietà e con responsabilità. anonimo @ 12:4-20.2.10 Commento alla news “Poli. Nessuno ha informato il Governo del caso Adelchi” www.iltaccoditalia.info/sito/indexa.asp?id=9605#commenti_articolo

CONsIGLIErI rEGIONALI. CAsArANO A bOCCA AsCIUTTA DA 25 ANNI Casarano tenta di eleggere un suo rappresentante nel Consiglio regionale da 25 anni. Per registrare l’ultimo rappresentante casaranese in via Capruzzi bisogna fare un grande salto indietro nel tempo, quando c’era la Prima Repubblica, il Muro di Berlino non era caduto e il dibattito politico si giocava sui sistemi contrapposti Usa-Urss, con protagonisti assoluti la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano. L’ultimo consigliere regionale casaranese fu l’ingegner Emanuele Capozza, esponente della Democrazia Cristiana, erede di una delle famiglie allora più potenti della Provincia, grazie anche a parentele importanti nel mondo della politica. L’ingegner Capozza – per la giovane età, per il suo stile ricercato, per la sua prestanza

fisica – era considerato a quei tempi (stiamo parlando degli anni Settanta, inizio Ottanta) un rappresentante della nuova classe dirigente e un politico in ascesa. Aveva fascino e alleanze importanti all’interno del suo partito e avrebbe fatto una rapida carriera se non fosse prematuramente scomparso. Da allora, la nostra città non ha più avuto rappresentanti a Bari. E’ vero che rispetto a 25 anni fa è cambiato molto: il sistema dei partiti e il meccanismo elettorale, le competenze della Regione. Remigio Venuti (Pd), Gianni Stefano (Pdl), Alberto Chiriacò (Udc) e Sabrina Sansonetti (Idv) hanno l’arduo compito di portare a Bari un rappresentante degli interessi socio-economici di Casarano come epicentro del basso Salento. Venuti, sindaco per dieci anni

di ENZO SCHIAVANO e.schiavano@iltaccoditalia.info

della città, avrebbe, più di tutti, le carte in regola per poter ambire a un seggio nel Consiglio regionale. Per diversi anni, in quanto sindaco del Comune capofila, è stato presidente di quel piano integrato territoriale, più noto come Pit9, che ha gestito decine di milioni di euro distribuiti in opere pubbliche e consulenze che hanno interessato ben 69 comuni salentini. E’ stato, insomma, una specie di presidente di una sub-provincia, con i poteri adeguati. Le elezioni regionali del 28-29 marzo diranno quanto e come ha “lavorato” in questo ruolo e quanto è riuscito a farsi conoscere fuori dalle “mura amiche”, perché è nei cento piccoli paesi della provincia che si gioca l’elezione al Consiglio regionale.

//QUEsTIONE DI LOOK Maggio 2008, Tacco n. 47. Niente di nuovo sul fronte pugliese. Quando, nell’aprile 2008, il neo-eletto premier Silvio Berlusconi evidenziò la necessità di dare al Paese maggiore stabilità, lui, Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, per resistere al “terremoto”, lo prese in parola e si legò con saldi nodi alla poltrona. Missione compiuta: ci è rimasto per tutti e cinque gli anni di incarico. Ma non sperate che si sleghi; o perlomeno non sperate che lo faccia prima di aver tentato il secondo mandato.


// Bilanci //Donne in azienda

DONNE sULL’OrLO DI UNA CrIsI ECONOMICA

Vignetta di Iefclaessen.blogspot.com tratta da www.flickr.com

di LAURA LEUZZI l.leuzzi@iltaccoditalia.info

LE IMPRESE FEMMINILI HANNO DIMOSTRATO DI SAPER REAGIRE ALLA CRISI MEGLIO DI QUELLE MASCHILI. NELL’ULTIMO ANNO, IN PIENA RECESSIONE, LE ATTIVITÀ GESTITE DA DONNE SONO ADDIRITTURA CRESCIUTE. UNO STUDIO DI UNIONCAMERE ANALIZZA TUTTI GLI ASPETTI DELL’IMPRENDITORIA ROSA IN ITALIA

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uando si trovano sull’orlo della crisi economica, non ci stanno a buttarsi di sotto. Ma voltano le spalle al baratro e si rimboccano le maniche per affrontare i problemi con coraggio e determinazione.Le donne imprenditrici italiane subiscono la crisi meno degli uomini. E’ quanto è emerso dall’indagine relativa al giugno 2009 pubblicata a fine anno da Unioncamere sulla base dei dati del Registro delle

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il tacco d’Italia

Imprese delle Camere di commercio presso cui operano i Comitati per l’imprenditoria femminile. All’Italia va addirittura il primato europeo per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome. A metà 2009 se ne sono registrate 1,5 milioni contro gli 1,2 milioni della Germania e gli 1,1 milioni del Regno Unito. Merito dello spirito imprenditoriale tutto italiano ma anche voglia di reagire in un mercato del lavoro che non offre tante opportunità. 8

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Nell’anno che si è appena concluso, la galassia delle imprese guidate da donne o con forte presenza femminile (circa un quarto del totale delle imprese italiane) ha continuato a crescere nonostante il periodo di recessione, aggiungendo al 30 giugno scorso altre 21.342 unità a quelle esistenti un anno prima.

Il bilancio positivo ha portato così il totale delle imprese registrate presso le Camere di commercio a 1.446.543 unità, corrispondente ad una crescita dell’1,5% a fronte di una sostanziale stabilità delle imprese italiane nel loro complesso (diminuite dello 0,2% nello stesso periodo).

// LE AREE DI CRESCITA L’incremento più consistente di imprese femminili si è registrato al Centro Italia con oltre 8mila imprese in più (pari ad una crescita del 2,7% su base annuale). Al di sopra della media nazionale (+1,50%) si colloca il solo Nord-Ovest (+1,8%), mentre il NordEst (+1,4%) si ferma leggermente al di sotto. Meno brillante la performance del Mezzogiorno: le 3.335 imprese in più, infatti, corrispondono ad una crescita dello 0,65%. Il dato pugliese è anche più basso rispetto alla media registrata al Sud e isole: le imprese gestite da donne nella nostra regione sono cresciute in un anno di 132 unità, ovvero dello 0,14% (14esimo posto su 20).

I SETTORI DI ATTIVITÀ. PRIMO, I SERVIZI

// MENO “INDIVIDUALI” La crescita delle imprese in rosa è avvenuta nel segno della maturità imprenditoriale: nei dodici mesi analizzati, infatti, le iniziative individuali sono diminuite di 7.500 unità, mentre sono sorte circa 29mila nuove società di capitali che hanno determinato il saldo positivo del periodo (+14,8% su base annua). Pur essendo numericamente meno significativi (insieme rappresentano il 2% di tutto l’universo imprenditoriale femminile), cooperative e consorzi hanno registrato variazioni positive nei dodici mesi esaminati (rispettivamente +2,9 e +6%).

L’ITALIA E’ PRIMA IN EUROPA PER NUMERO DI IMPRENDITRICI: 1,5 MILIONI NEL 2009. MERITO DELLO SPIRITO IMPRENDITORIALE E DELLA VOGLIA DI REAGIRE ALLA CRISI

In evoluzione anche il profilo settoriale in cui le donne imprenditrici scelgono di operare: alla progressiva riduzione del loro numero in agricoltura (oltre 4mila in meno tra giugno 2008 e giugno 2009), corrisponde un aumento consistente nel settore dei servizi alle imprese (servizi immobiliari, attività professionali, informatica): 15mila imprese in più in un anno, ovvero il 70,2% delle imprese nate nel 2009. Seguono il settore delle Costruzioni (5.971 unità in più) e quello della ristorazione e della ricettività (+4.849). Molto bene anche il settore dei servizi alla persona, nel quale rientrano le attività legate al benessere, allo sport, allo spettacolo, ai servizi di pulizia (+4.322 imprese). E’ qui che si registra il tasso di femminilizzazione più alto tra tutti i settori dell’economia nazionale: il 46,4%, quasi un’impresa su due. La regione che ha contribuito in maniera più consistente al bilancio positivo è la Lombardia, dove si concentra il 28,5% del totale delle aziende gestite da donne, seguita da Lazio e Toscana (rispettivamente con 4.747 e 2.242 imprese in più).

L’APPORTO DELLE EXTRACOMUNITARIE Significativo il contributo dell’imprenditoria immigrata al risultato positivo: quasi il 15% delle imprese rosa si deve infatti alle attività individuali aperte da donne provenienti dall’estero (3.173 in più nel periodo considerato). Delle 21.342 imprese femminili in più rilevate tra la fine di giugno 2008 e la fine di giugno 2009, il 14,9% (pari a 3.173 unità) è costituito da iniziative imprenditoriali che hanno a capo una donna di nazionalità extracomunitaria. Escludendo la Svizzera, le nazionalità più rappresentate sono la cinese (13.365 attività), la marocchina (4.162) e la nigeriana

(3.094). Tra le prime dieci comunità per numero di presenze, le più dinamiche, nei dodici mesi considerati, sono state le albanesi (cresciute del 15,8%) e le ucraine (+12,6%).Le regioni in cui si registra la maggiore concentrazione di donne immigrate titolari d’impresa sono la Lombardia (7.738 imprese, pari al 16% del totale), la Toscana (5.323 imprese, equivalenti ad una quota dell’11%) e il Lazio (4.669 unità, il 9,7% del totale). La Puglia, con un +7,40% si colloca ad un ottimo posto (settimo su 20) per numero di attività gestite da straniere: in un anno ne sono sorte 133.

LA PUGLIA, CON UN +7,40% SI COLLOCA AL SETTIMO POSTO SU 20 PER NUMERO DI ATTIVITÀ GESTITE DA STRANIERE: IN UN ANNO NE SONO SORTE 133 il tacco d’Italia

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LA CLASSIFICA: LECCE IN CODA I dati non sono confortanti per la provincia di Lecce, che nella classifica relativa alla presenza di imprese femminili sul territorio si colloca in posizione 101 su 104, seguita solo da Aosta, Catanzaro ed Oristano. Nel Salento le imprese femminili sono diminuite di 4.357 unità nel periodo considerato (giugno 2008-giugno 2009), facendo registrare un tasso di crescita pari a -2,02%. // IL RISVOLTO DELLA MEDAGLIA Eppure la vita delle imprenditrici non è tutta rosa e fiori. Ci vogliono infatti passione, coraggio e tanta determinazione per mettersi in proprio. Almeno in Italia. Perché nonostante i dati che il Bel Paese fa registrare per numero di imprese al femminile, le donne che abbiano intenzione di dare vita ad un’attività indipendente sono costrette a scontrarsi con ostacoli non di poco conto. Uno su tutti: la conciliazione di famiglia e lavoro. Il 60% di 400 imprenditrici intervistate da Ispo per Confartigianato si è infatti dichiarata poco soddisfatta delle politiche nazionali a sostegno delle donne lavoratrici. Il giudizio sul welfare varia al variare dell’area geografica: le più insoddisfatte sono le imprenditrici del Sud. Così avviene che, soprattutto nel Mezzogiorno dove più scarsi sono i servizi di sostegno alla maternità, molte imprese artigiane guidate da donne sono costrette a chiudere perché le capitane d’azienda non riescono a conciliare il doppio ruolo in famiglia ed al lavoro.



//Imprese Rosa // Stefania Leuci “L’IMPRENDITORIA FEMMINILE NEL SALENTO È CARATTERIZZATA DALLA VIVACITÀ STESSA DELLE DONNE CHE LA RAPPRESENTANO. LE SALENTINE SONO DONNE FORTI E VOLITIVE CON ELEVATO SENSO ETICO”

DONNA E DEL sUD. sOLO sTIMOLI IN PIU’

STEFANIA LEUCI, AMMINISTRATRICE SOATEAM SPA, LECCE “Soateam Spa nasce nel 2000, all’indomani dell’entrata in vigore del Dpr 34 che, dando attuazione alla nuova normativa in materia di appalti, demanda a specifici organismi (le Soa appunto) l’attestazione di qualificazione per l’esecuzione di lavori pubblici. Nella sostanza le Soa svolgono, da privati, la funzione pubblica che prima della riforma era attribuita al soggetto (Ministero) preposto alla tenuta dell’Albo Nazionale dei Costruttori. Noi eseguiamo tutte le verifiche (su bilanci, certificati dei lavori eseguiti, capacità soggettive ecc.) in base alle quali l’impresa consegue l’attestato che la abilita a stipulare appalti con la Pubblica amministrazione”. Quali difficoltà nella “scalata”, quali ostacoli, discriminazioni, sgambetti? “La costituzione di Soateam ha rappresentato una sfida, in cui la difficoltà più grande è stata la necessità di competere con realtà non solo forti di risorse enormemente superiori alle nostre e di una platea di imprese clienti già acquisite, ma soprattutto di confrontarsi come realtà neonata e del Sud, ricca solo della convinzione nelle proprie capacità. Erano i tempi

in cui alcuni nostri competitori insinuavano che le attestazioni rilasciate da Soateam Spa non avevano valore perché eravamo di Lecce, o che saremmo falliti o ci avrebbero ritirato l’autorizzazione. Non ne saremmo usciti se queste difficoltà non avessero funzionato da stimolo”. Quali assi nella manica? Lei è una di quelle donne che ce l’hanno fatta: quale bagaglio si è portata dietro nel percorso? “Non mi definisco una persona che ce l’ha fatta. Piuttosto mi considero una donna realizzata nella vita, nel lavoro e con la famiglia. Ho tre figli che adoro; Soateam, che festeggerà quest’anno dieci anni, è coetanea della mia primogenita Delizia. Lo racconto perché questa attività mi ha consentito di conciliare al meglio i tempi di vita con il lavoro: infatti ‘nasco’ come avvocato (laureata nel 1987, nel 1989 gli esami di stato, sono stata vice Pretore, assistente universitario, componente di Commissioni Edilizia e in Pubblici Concorsi ecc..) ma come libera professionista ho compreso subito che l’impegno totalizzante di cui necessitava la riuscita professionale avrebbe richiesto sacrifici a scapito dell’organizzazione familiare. Nel 2000 nascevano la mia bambina e le nuove regole per l’attestazione Soa, e ho capito che sarebbe stato più facile delegare gli impegni lavorativi piuttosto che il ruolo di mamma; così avviata la macchina di Soateam il tacco d’Italia

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sono ben presto arrivati due fratellini a farle compagnia. Adesso che sono più grandicelli, è aumentato anche il tempo che dedico all’ufficio, con la soddisfazione di vedere crescere contemporaneamente l’organizzazione aziendale. Posso dire che il mio carattere e il modo di fare (anche perché donna) hanno contribuito non solo a scoprire, motivare e formare giovani talenti, ma anche a migliorare i rapporti interpersonali e nel contempo il clima aziendale, in funzione dei migliori risultati conseguibili dall’impresa”. Qual è la condizione della donna nel Salento rispetto al suo campo d’azione? “L’imprenditoria femminile nel Salento è caratterizzata dalla vivacità stessa delle donne che la rappresentano. Le salentine sono donne forti e volitive con elevato senso etico che si dedicano preferibilmente ai servizi (formazione e consulenza), al turismo e al commercio, settori in cui le donne dimostrano di conoscere meglio le attese dei clienti e sanno finalizzare le scelte produttive. Si tratta di imprenditrici che cercano di reggere l’urto di una congiuntura economica non favorevole con approccio dinamico e senso della competizione; caratteristiche che derivano dalla creatività, dall’affidabilità e dal buon senso, dalle competenze pratiche e dallo spirito di sacrificio che sono doti naturali delle donne”.


//Imprese Rosa // Lisella Dal Porto “TROVO SEMPLICISTICO RIDURRE TUTTO AD UNA FIGURA SPECIFICA: L’IMPRENDITORE CHE CE L’HA FATTA. PRALINA CE L’HA FATTA. E CIÒ GRAZIE A TUTTI GLI UOMINI E LE DONNE CHE IN QUESTI ANNI HANNO DATO LE LORO ENERGIE MIGLIORI NEL LAVORO AZIENDALE”

LA fOrzA DEL GrUPPO LISELLA DAL PORTO, AMMINISTRATRICE PRALINA SRL, MELPIGNANO “La mia azienda, Pralina, è una realtà nata negli anni 90 dalla fantastica tenacia e caparbietà di un gruppo di giovani donne che allora volevano dare un futuro al loro oggi. Il futuro c’è stato e Pralina è cresciuta fino a diventare una realtà complessa del settore agroalimentare che occupa uno spazio importante delle nostre vite. Come tutte le professioni che sono alimentate dal germe della passione, anche la mia non conosce la fatica e l’impegno, stemperati nella quotidianità di giornate sempre molto lunghe. Ma le piccole vittorie fatte di una intuizione, di una ricerca andata a buon fine, di un contratto chiuso che abbia ridato stabilità ad un momento economico traballante, sono l’energia da cui attingiamo per ricominciare ogni giorno. Imprenditore è colui che costruisce e fa crescere una attività economica; non esiste altro lavoro che per materializzarsi abbia necessità di una rete di collaboratori a vari livelli che possano portare avanti e migliorare l’idea imprenditoriale”. Quali difficoltà ha incontrato nella “scalata”, quali ostacoli, discriminazioni, sgambetti?

“Non mi è stato difficile arrivare dove mi trovo, lottare e battermi per il mio obiettivo perché è insito nella mia natura coltivare la dote dell’umiltà della conoscenza. Diverso e molto più impegnativo è stato riuscire a valorizzare il lavoro dei miei collaboratori anche perché questo ha comportato una grossa attività di introspezione psicologica che mi ha condotta fino alla consapevolezza che l’unità sta nella forza del gruppo”. Quali assi nella manica? Lei è una di quelle donne che ce l’hanno fatta: quale bagaglio si è portata dietro nel percorso? “La realtà imprenditoriale italiana fatta di medie e piccole - ed a volte piccolissime aziende, si basa proprio sul grande valore del gruppo, come dicevo prima. Pertanto trovo semplicistico ridurre tutto ad una figura specifica: l’imprenditore che ‘ce l’ha fatta’. Pralina ce l’ha fatta e nel caso specifico sono tutti gli uomini e le donne che in questi anni hanno dato le loro energie migliori nel lavoro aziendale che hanno permesso che questa realtà fosse riconosciuta nel mondo per i suoi prodotti e per la sua professionalità. Il ruolo che emotivamente sento di ricoprire in Pralina è quello di coordinatore di una idea imprenditoriale. L’impresa che cresce e si radica sul territorio deve essere riconosciuta come un bene della comunità non solo perché genera movimento economico ma soprattutto perché crea aggregazione ed identità nella comunità stessa il tacco d’Italia

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facendo crescere valori culturali a loro volta portatori di altre idee imprenditoriali sempre più innovative e più forti, capaci di agganciare un territorio ad una economia globale”. Qual è la condizione della donna nel Salento rispetto al suo campo d’azione? “La storia degli ultimi 50 anni ha portato, con una scolarizzazione di massa ed un benessere diffuso, la mia generazione e quella successiva ad una maggior presenza della donna a pieno titolo in tutti i settori. Adesso sta solo ad ognuno di noi, con più strumenti culturali a disposizione, con la propria struttura etica, con una maggiore presa di coscienza di sé, la capacità di ritagliarsi uno spazio nell’ambito del proprio lavoro. Il 1900 è stato il secolo dei grandi cambiamenti strutturali della società basata su di una gerarchia di ruoli definiti che ha aperto le porte ad un nuovo equilibrio in cui la donna se lo vuole, può essere protagonista della nuova storia che stiamo scrivendo non più come singola eccellenza ma come massa consapevole. Adesso dobbiamo ripensare a come portare avanti questa sfida e non limitarci al fatto che per arrivare ai vertici sia sufficiente essere superori alla media maschile. Non è importante solo ricoprire ruoli di potere, importante è riuscire a dare una impronta etica nuova cercando di non rinnegare la propria natura che tende a creare e ad aggregare, non a distruggere”.


//Politica, maschile singolare

QUOTE rOsA. MAGLIA NErA DUE ESEMPI DI SCARSA CONSIDERAZIONE DELLE DONNE IN POLITICA. CHE UNA MIMOSA L’8 MARZO NON PUÒ CANCELLARE

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emmeno una donna in Consiglio di Amministrazione né all’interno Collegio dei revisori dei conti. Il Tar di Lecce ha annullato le nomine della Lupiae Servizi, la società partecipata del Comune di Lecce, effettuate lo scorso giugno dal sindaco Paolo Perrone. L’azzeramento è stato deciso lo scorso 24 febbraio in seguito ad un ricorso per il mancato rispetto delle pari opportunità tra i sessi, presentato ad ottobre dalle consigliere comunali Rita Quarta ed Angelamaria Spagnolo che da tempo si battono sul tema assieme ai “colleghi” Paola Povero, Antonio Rotundo, Antonio Torricelli, Paolo Foresio, Carlo Benincasa e Gianni Colucci. Perrone aveva infatti nominato nel CdA della Lupiae Giuseppe Tamborrino (presidente), Mauro Mazzotta e Carlo Mignone e nel collegio dei sindaci Andrea Criscolo (presidente), Francesco Candido e Angelo Nocco come effettivi e Vittorio Trullo ed Alessandro Micati come supplenti. Solo uomini. Nonostante di donne ritenute idonee dalla dirigente Maria Luisa De Salvo ce ne fossero; per l’esattezza ce n’erano due tra i 38 professionisti che avevano partecipato al bando comunale per la nomina nel CdA e due anche tra i 39 del collegio dei sindaci, ed avevano totalizzato punteggi anche superiori a quelli dei candidati uomini. Le consigliere Spagnolo e Quarta si sono rivolte all’avvocata Valeria Pellegrino per presentare ricorso al Tar (la scelta della legale non è stata casuale; Pellegrino ha più volte sostenuto le battaglie delle donne, ad esempio ha curato i ricorsi presentati al Tar dalla consigliera di Parità); accettato, dai giudici

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della prima sezione del Tribunale amministrativo presieduta da Aldo Ravalli che hanno così annullato le nomine di Perrone (che ha annunciato di volersi appellare al Consiglio di Stato), ribadendo che gli enti pubblici e le società partecipate come la Lupiae, debbano sottostare alle norme costituzionali sulle pari opportunità. Una vittoria, è vero, ma “una vittoria amara”, come commenta la consigliera Spagnolo. “E’ davvero mortificante – dice –

IL TAR HA ANNULLATO LE NOMINE EFFETTUATE DA PERRONE AI VERTICI DELLA LUPIAE SERVIZI PER ASSOLUTA ASSENZA DI DONNE dover ricorrere alla sentenza di un Tribunale per vedere rispettati i diritti delle donne; diritti che dovrebbero essere sanciti non dalle leggi ma dal buonsenso”. E lancia un appello a tutte le donne leccesi, “affinché sentano loro questa battaglia e si facciano protagoniste dello svecchiamento di una mentalità che ancora risente di retaggi culturali conservatori”. “Le donne – aggiunge Spagnolo – oggi compiono un’enorme fatica ad assumere ruoli di esecuzione e gestione, quando è generalmente riconosciuto il valore aggiunto che sanno dare, dati il loro pragmatismo, il loro pugno duro, la loro spiccata sensibilità”. Quella sulla presenza delle donne ai vertici della Lupiae servizi non è la prima battaglia il tacco d’Italia

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di Spagnolo e Quarta nella città di Lecce. Quasi due anni fa le due consigliere avevano chiesto la modifica dello Statuto comunale con l’introduzione di un sistema di quote rappresentative tra uomini e donne all’interno della Giunta comunale. Anche in quel caso, la sentenza del Tar che seguì al ricorso impose a Perrone di adeguare la distribuzione dei sessi nell’assise leccese. Quell’adeguamento non è ancora avvenuto. “E’ una inaccettabile mancanza di sensibilità – aggiunge la consigliera -. Preferirei, da parte del sindaco, una mimosa in meno l’8 marzo, ed una donna in più in Giunta”.

// NIENTE DONNE? E LORO PAGANO L’avvocatura regionale manda il conto ai partiti. Responsabili di non aver rispettato, in occasione delle Regionali 2005, la parità di genere nelle liste (lr n.2, 28 gennaio 2005) e di aver così candidato un numero di donne inferiore (e di molto) a quello degli uomini. Il conto più salato è arrivato al nuovo Psi-Pr che dovrà corrispondere la cifra di 12mila euro; poca roba per i Ds: pagheranno 1.000 euro. Ecco i conti in tasca agli altri partiti: dovranno sborsare la somma di 10mila euro Forza Italia, la Puglia prima di tutto e l’Udc; 9mila euro l’Udeur; 8mila Margherita ed Italia dei valori; 6mila euro Socialisti autonomisti/Psdi/Repubblicani europei e Prc; 5mila euro la Primavera pugliese, Sdi ed An; 4mila euro Pdci. Se i pagamenti non verranno eseguiti entro 30 giorni, l’avvocatura procederà al recupero delle somme per vie legali.


//Palazzi romani //L’intervista // Teresa Bellanova

DIAMO A NIChI vENDOLA ALTrI 5 ANNI PEr COMPLETArE IL sUO PrOGETTO IL PRIMO IMPATTO A ROMA, IL SUO PUNTO DI VISTA SULLA POLITICA NAZIONALE E SU QUELLA LOCALE; UN PARERE SU ROCCO PALESE E SU ADRIANA POLI BORTONE. INFINE, PERCHÉ VOTARE PER NICHI VENDOLA. TERESA BELLANOVA, DEPUTATA SALENTINA, A 360 GRADI SU POLITICA, MEZZOGIORNO, ELEZIONI REGIONALI di ADOLFO MAFFEI

Teresa Bellanova, già dirigente della Cgil, è oggi parlamentare del Pd alla Camera dei Deputati. La prima domanda non può che riguardare l’esaltante esperienza di una donna, come lei, che viene dal mondo del lavoro. “Il primo impatto con il Parlamento è stato anche di timore, perché mi sono subito posta la domanda se sarei stata all’altezza di portare in quel luogo le tante aspettative e i tanti progetti che avevo elaborato in tanti anni di attività sindacale proprio per essere istruiti in quel luogo sacro della democrazia. Da dirigente della Cgil e, soprattutto, da segretario nazionale dei lavoratoti del Tessile, Abbigliamento Calzaturiero, ritenevo che le domande dovessero trovare nel Parlamento le risposte. Ora, mi trovavo nel posto dove tali istanze e aspettative venivano ricevute. Una responsabilità grande quanto affascinante. Ma la soddisfazione e la disillusione si sono alternate, in modo da rettificare quello che era il mio concetto di Parlamento, che dovrebbe essere il luogo della rappresentanza delle esigenze del Paese e che invece sta diventando sempre più un’altra cosa”. Ricorda il suo primo impatto? “Era il 2006 e fu molto positivo perché, durante il Governo Prodi, stavo nella Commissione Lavoro come vicecapogruppo per il Pd e lì ho potuto mettere in atto una serie di attività e portare a compimento una serie di proposte che per me erano molto importanti rispetto

ai bisogni dei quali mi facevo portavoce. E’ stata mia, ad esempio, la proposta di legge per evitare le dimissioni in bianco delle lavoratrici. A quel testo ho lavorato con grande intensità anche con le colleghe del centrodestra così da ottenere una legge approvata quasi all’unanimità dal Parlamento e che finalmente vietava quella brutta abitudine, secondo cui molte aziende chiedevano alle lavoratrici, al momento dell’assunzione, di firmare un foglio in bianco che in genere veniva utilizzato quando le donne andavano in maternità o per malattie molto lunghe, una modalità doppiamente odiosa; senza dimenticare il ricorso a quelle dimissioni in bianco quando le lavoratrici alzavano la testa, chiedendo l’applicazione del contratto di lavoro. Avevamo messo in atto un meccanismo molto semplice: le lavoratrici si potevano dimettere firmando un modulo che trovavano in internet nel quale, con un codice alfanumerico, veniva certificato il giorno dell’abbandono, per qualunque motivo, del posto di lavoro. Un’operazione senza costi, una garanzia per le imprese regolari, un grande diritto per le donne lavoratrici e una prova di rispetto verso le donne, in particolare. La Legge 188 è stata approvata da entrambi i rami del Parlamento ed è stata anche una grande soddisfazione personale. Quasi pari alla grande rabbia e all’indignazione nel momento in cui il Governo Berlusconi tra i primi il tacco d’Italia

atti prodotti, l’ha cancellata, come ‘legge inutile’”. Dal suo osservatorio nazionale quale idea si è fatta rispetto alla disoccupazione nel Mezzogiorno? “Un altro punto importante della mia attività ruota proprio intorno a questo grave fenomeno. Le statistiche ufficiali sono impietose quanto eloquenti. Le donne nel Sud Italia lavorano poco perché non c’è l’opportunità; a fronte del 47% delle donne italiane che lavorano, contro una media del 57% dell’Europa, nel Mezzogiorno questa media scende rispettivamente di 20 e 30 punti percentuali. Bisognava agire con uno strumento concreto per stimolare le aziende ad assumere le donne e dare loro un’opportunità in più. Nella prima Legge Finanziaria del Governo Prodi c’era un mio emendamento, che è passato in Parlamento, che riconosceva un assegno di 437 euro al mese per due anni alle imprese del Sud che assumevano a tempo indeterminato una lavoratrice, 10mila euro per le aziende che creavano un sostegno di qualità alle donne. Anche in questo caso, con Berlusconi ho provato la stessa delusione perché nella prima Finanziaria di Tremonti il provvedimento non è stato più rifinanziato”. Come se lo spiega? “Politicamente è frutto di cecità, non si capisce che abbiamo un patrimonio inutilizzato che sono le tante competenze femminili che sono fuori dal pro14

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cesso produttivo e che se non inseriamo le donne nel mondo del lavoro l’economia non riparte. Tra l’altro, le donne sono più acculturate e spesso prendono voti più alti dei maschi; una società in crisi che non riesce a trovare un equilibrio per un nuovo modello di sviluppo, si permette il lusso di tenere fuori dai processi grandi competenze. C’è poi un altro elemento che concorre alla cecità politica del centrodestra ed è la subalternità alla lega Nord che è ostile ad ogni provvedimento che può dare una risposta ai bisogni del Sud. I nostri avversari non capiscono che l’Italia non ripartirà se non riparte il Mezzogiorno, non comprendono che il Sud è un tesoro inutilizzato dal punto di vista economico, ambientale e delle risorse umane. Si è preferito non finanziare strumenti automatici e semplici come questo: gli imprenditori non dovevano andare da alcun parlamentare con il cappello in mano, ma dovevano solo dimostrare di assumere donne e avevano il beneficio automaticamente. Si è invece preferito inserire una norma devastante ed incivile, quella della lista territoriale, secondo cui tutti i cittadini italiani possono fare concorsi nella pubblica amministrazione ma titolo di merito sarà la residenza. E’ un vulnus per l’unità nazionale e per la democrazia al limite dell’incostituzionalità”.


Qual è la differenza tra modalità nazionale e locale di fare politica? “Credo che sia la stessa, i temi sono quelli; bisogna recuperare un’autorevolezza alla politica e alla rappresentanza territoriale, a Roma come nel territorio. Io ho adottato un metodo:

“I NOSTRI AVVERSARI NON CAPISCONO CHE L’ITALIA NON RIPARTIRÀ SE NON RIPARTE IL MEZZOGIORNO, CHE IL SUD È UN TESORO INUTILIZZATO DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO, AMBIENTALE E DELLE RISORSE UMANE” come meridionale non sento di avere alcuna inferiorità rispetto a quelli del Centronord, ma questa dignità della rappresentanza territoriale, purtroppo, spesso viene vanificata, così che registriamo un Nord che alla fine sa fare squadra ed un Sud spesso subalterno ad altre impostazioni, che spesso sono imposizioni dettate dalla Lega”. Alcuni accenni alla “meridionalizzazione” della politica riecheggiano il progetto di Io Sud. “E’ semplicistico quel progetto. Contrapporre alla Lega del Nord una Lega del Sud è un errore, parlo di autorevolezza della rappresentanza nazionale. La divisione del territorio non fa bene, io pretendo dal mio partito e dalla politica in generale, un progetto di inclusione, in cui se c’è un territorio che ha uno svantaggio, non deve essere vissuto come un peso ma bisogna pensarlo come un insieme sociale nel quale determinare investimenti e creare condizioni di evoluzione, raggiungere risultati migliorativi. Perfino nelle lotte politiche feroci dell’imme-

diato dopoguerra tra la Dc e Pci, sul tema dello sviluppo e su come evolvere insieme per competere a livello internazionale si è avuta la capacità di trovare punti di unità; oggi c’è una regressione nella politica. Anche il mio partito non ne è stato immune, privilegiando il Nord ma quelle ricette stanno dimostrando il loro fallimento. E’ il sistema Paese che deve competere, non solo una parte di territorio. Come si può pensare di rispondere alla Cina se siamo disuniti? In questa provincia c’erano tra i 25 e 30mila operatori nel settore della moda, oggi sono 11mila e molti a rischio; alzando barriere doganali non si va avanti mentre dobbiamo investire in innovazione, dando opportunità di fare produzioni di qualità, non possiamo avere un Paese diviso che non investe nel Sud, mentre i nostri competitori avanzano a ranghi compatti. Il nostro Paese è diventato grande perché ha saputo produrre con qualità e creatività; e nel Sud la grande risorsa sono le persone con la loro capacità di fare e di saper fare, ci sono aree industriali inutilizzate mentre al Nord ci sono distretti industriali ormai saturi, con aziende distribuite su edifici a cinque piani”. Veniamo alla Puglia e alla candidatura che non le piace. Che lettura dà di Rocco Palese? “Non attacco mai le singole persone ma il progetto di cui sono portatrici. E a me non piace. Il risultato della presenza di Raffaele Fitto, leader pugliese del centrodestra e sponsor di Palese, nel Governo è percepibile in maniera oggettiva dall’opinione pubblica. Sono stati tolti al Sud i fondi Fas e utilizzati al Nord per finanziare gli ammortizzatori sociali e le quote latte. In Parlamento ho chiesto per i nostri allevatori di applicare una rateizzazione delle somme dovute all’Inps ma non ho avuto risposte, mentre il Governo, con il silenzioso ministro pugliese Fitto, si è fatto carico di quello che doveva pa-

gare il Nord all’Europa come sanzioni per le quote latte, ma non ha avuto il tempo di pensare ai nostri allevatori. Il ruolo di Fitto a livello nazionale è inefficace quanto inconcludente. In Puglia ha imposto il suo candidato: non so se è stata la scelta giusta, lo decideranno gli elettori”. La candidatura della senatrice Poli Bortone secondo alcuni è un favore a Vendola, molto meno di quanto la lista di sinistra guidata da Rizzi danneggerà il governatore uscente. Che opinione si è fatta, onorevole Bellanova? “Avere più candidati rende tutti più competitivi. Quanto alla senatrice leccese, dopo aver condiviso la politica di destra, si è ritagliato un ruolo più legato al Sud che agli schieramenti: spero che faccia valere questi valori anche a livello nazionale, essendo una parlamentare. Con lei, su questi temi potremmo trovare anche dei punti di convergenza in futuro”.

“CONTRAPPORRE ALLA LEGA DEL NORD UNA LEGA DEL SUD È UN ERRORE. LA DIVISIONE DEL TERRITORIO NON FA BENE. IO PRETENDO DALLA POLITICA UN PROGETTO DI INCLUSIONE” Infine, perché votare per Nichi? “Perché i cittadini possono valutare quello che ha fatto in questi cinque anni. In alcuni settori si è registrato veramente il buon governo, come i settori produttivi. Questa regione, anche grazie al grande lavoro svolto dal vicepresidente Sandro Frisullo, si è posta all’avanguardia per le energie alternative e per l’istituzione dei distretti industriali, che erano uno strumento di

//Regionali //La Regione in una striscia LA GEOGRAFIA La Puglia è una regione dell'Italia meridionale che si estende su una superficie di circa 20.000 km² con un popolazione di oltre 4 milioni di abitanti. Confina a nord-ovest con il Molise, a ovest con la Campania e la Basilicata ed è bagnata dal mare Adriatico a est e nord e dal mar Ionio a sud. Il capoluogo è Bari, le altre province sono Barletta-AndriaTrani, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. IL MANDATO Il presidente della regione rimane in carica per l'intera durata della legislatura, fissata in cinque anni (art. 5 della L. 165/2004). In due casi, previsti entrambi dall'art. 126 della Costituzione, il mandato presidenziale può cessare prima di tale termine Nel primo caso è il presidente della Repubblica a

disporre lo scioglimento del consiglio regionale e la rimozione del presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Nel secondo lo scioglimento e la rimozione possono essere disposti per ragioni di sicurezza nazionale. IL PRESIDENTE USCENTE Nel 2005 Nichi Vendola è divenuto il candidato della coalizione di centrosinistra dopo aver sconfitto alla primarie l'economista Francesco Boccia con 40.358 voti (50,8%) contro le 38.676 (49,2%) preferenze ottenute dal suo avversario. Nel voto delle elezioni regionali del 3 e 4 aprile del 2005 Vendola ha superato il presidente uscente Raffaele Fitto, ottenendo il 49,8% dei consensi, e sovvertendo così i pronostici che lo davano in svantaggio rispetto al candidato del centrodestra.

cui Nord andava fiero, si è sforzata, con successo, di costruire relazioni tra le imprese, un concetto nuovo da noi, e di mettere insieme piccole e grandi aziende per dare linee comuni di sviluppo, creare lavoro e fare autentiche economia di scala, portare qui produzioni innovative. Il Governo Vendola ha posto in essere un grande progetto strategico, non interamente realizzato per la scadenza della legislatura regionale, che punta non solo al turismo che è un pezzo importante ma è un pezzo del sistema, un progetto che guarda al Mezzogiorno come ad un territorio competitivo in grado di dare risposte anche sui temi del lavoro. Il Sud non può fare a meno del manifatturiero, anche se da intendere in modo diverso: più qualificato, più specializzato verso prodotti di nicchia ma anche verso settori che erano prerogativa del nord, come l’avionica e la meccanica. Questo progetto può dare una risposta economica duratura ed enormi opportunità di lavoro, specialmente quello intellettuale che da noi è un vero e proprio dramma sociale. Un giovane che ha studiato e si è formato con grandi sacrifici e che non trovando uno sbocco qui è costretto ad andare fuori è un vulnus per la nostra coscienza collettiva. I nostri giovani non vogliono andarsene, basta parlare con loro: se hanno l’opportunità vogliono rimanere qui. Ebbene, noi dobbiamo rispondere a quel bisogno perché altrimenti diventeremo sempre più poveri, economicamente e socialmente, tagliando fuori la Puglia da qualunque opportunità per il futuro. Nichi Vendola ha spezzato questa maledizione, ha invertito la tendenza, ha interpretato correttamente il disagio giovanile e ha dato strumenti innovativi efficaci. Un altro quinquennio alla guida della Puglia sarà utile ai pugliesi perché completerà questo grande progetto. Spero che la maggioranza dei pugliesi glielo permetta”.

a cura di ANDREA MORRONE

IL VOTO La Puglia si prepara al voto del 28 e 29 marzo e all’elezione del nuovo presidente in base alla legge regionale numero 2 del 2005. Non ci sono ballottaggi ma turno unico: vince il candidato che ottiene più voti (anche uno solo) rispetto agli altri. Il presidente eletto ottiene anche la maggioranza in consiglio regionale (per ovvie ragioni di governabilità), mentre il primo dei candidati non eletti diventa consigliere. Ogni elettore può votare un candidato presidente, una lista e un candidato consigliere di quella stessa lista. In alternativa è possibile esprimere il cosiddetto voto disgiunto: esprimendo la propria preferenza per un candidato presidente e, al tempo stesso, per una lista o un candidato consigliere che fanno parte di un’altra coalizione.



//Camera di Commercio // Roberta Mazzotta

hO PErsO IL sONNO MA LO rIfArEI

ROBERTA MAZZOTTA, AMMINISTRATRICE ROMA MULTISERVIZI SRL 35 anni, sposata, un figlio di quattro anni. Amministratrice dell’azienda Roma Multiservizi Srl, di Lecce, dove è coadiuvata da uno staff di sole donne. Roberta Mazzotta è l’unica donna eletta nel Consiglio di AmmiHa incontrato difficoltà, da donna, ad imporsi come imprenditrice? “Non ho dovuto faticare in maniera particolare sul luogo di lavoro per impormi sugli uomini, anche perché mi sono ritrovata a lavorare con colleghi molto solidali, che pertanto non mi hanno reso la vita difficile. Mi rapporto a loro da collega a collega e non da donna a uomini. Poi si sa che le donne hanno una marcia in più. E’ nella nostra storia la capacità di faticare, e nel nostro dna la predisposizione ad impegnarci per vincere le battaglie”. Quale lato “maschile” del suo carattere l’ha maggiormente aiutata nella scalata? “E’ una conquista che ho raggiunto nel tempo:

nistrazione della Camera di commercio. L’unica su 32 consiglieri. Eletta in quota Confcommercio, la sua posizione di “unica donna” non le pesa. Perché con i consiglieri uomini si rapporta “da collega a collega”.

la capacità di essere diplomatica. Ho esercitato l’autocontrollo e l’autodisciplina, il che mi ha reso sempre più familiare sedere ad un tavolo di concertazione, anche se circondata da uomini”. Le donne continuano ad essere meno degli uomini nei tavoli che contano. “Perché ancora oggi hanno su di sé il peso di tante responsabilità e devono conciliare impegni, doveri ed anche hobby, ai quali è sempre un peccato rinunciare”. Lei a che cosa ha dovuto rinunciare per dedicarsi alla sua carriera? “Ho rinunciato alla pallavolo che praticavo a livello agonistico, a qualche spazio per me, ed ho perso qualche ora di sonno. Tutte rinunce che rifarei e che mi hanno portata dove sono”. Lei crede che la nostra cultura ancora precluda le posizioni verticistiche di enti ed istituzioni alle donne? “Gli uomini, spesso a differenza delle donne, sono molto solidali tra loro e riescono bene a fare gruppo. In tal modo riescono a chiudere le

porte dei luoghi che contano a giovani e donne. In politica, trovo assurda la legge elettorale che non permette ai cittadini di nominare direttamente i deputati; succede che i luoghi della politica, che sono tradizionalmente maschili, restino maschili perché i presidenti di partito collocheranno i loro prescelti nelle posizioni della lista considerate utili all’elezione, mentre rilegheranno in basso i volti giovani e le donne. E le quote rosa saranno servite solo a rispettare certe percentuali consigliate e nulla di più. Ciò non accade per fortuna in Camera di commercio dove un presidente giovane, Alfredo Prete, è riuscito ad imporsi per il secondo mandato e ad essere rieletto all’unanimità. Ha lavorato e questi sono stati i frutti”.

“GLI UOMINI, A DIFFERENZA DELLE DONNE, SONO MOLTO SOLIDALI TRA LORO”



//Pari opportunità //Serenella Molendini

MAINsTrEAMING, LA sTrADA E’ LUNGA INTERVISTA A SERENELLA MOLENDINI, CONSIGLIERA PROVINCIALE E REGIONALE DI PARITÀ SULLA PRESENZA DELLE DONNE IN POLITICA E NEI LUOGHI ISTITUZIONALI CHE CONTANO di LAURA LEUZZI l.leuzzi@iltaccoditalia.info

La sottorappresentanza femminile nei luoghi di decisione economica, nelle istituzioni politiche, nelle professioni e nelle carriere è uno dei principali temi verso i quali si rivolge l’attività della consigliera provinciale e regionale di Parità. A lei, Serenella Molendini, abbiamo chiesto un’analisi su quale sia la situazione in Puglia e nella provincia di Lecce. Non buona. Una serie Quali fattori, in breve, determinano una minore presenza in politica delle donne rispetto agli uomini? “I motivi per i quali le donne sono per lo più assenti nelle istituzioni rappresentative sono diversi e legati sia alla crisi della Serenella Molendini rappresentanza, sia a fattori socioculturali. Oggi, la partecipazione politica femminile va analizzata e promossa modificando una cultura politica che considera l'uomo il legittimo protagonista della gestione del potere pubblico. Si tratta di un processo lungo. Ciò non significa che non occorra attivare azioni positive per favorire il cambiamento: presenza paritaria nelle liste, tempi della politica che favoriscano la conciliazione vita-

di stereotipi radicati nella nostra cultura, ci ha spiegato, determinano l’autoesclusione delle donne dai luoghi della politica e la scarsa presenza femminile anche nei partiti. Tuttavia sono diverse le iniziative intraprese per svecchiare la mentalità. “Il processo sarà lungo – ha commentato la consigliera - ma non per questo non bisogna provarci”.

lavoro, condivisione culturale della ‘cura’, superamento di stereotipi che spesso conducono le donne ad una sorta di autoesclusione dovuta ad una sorta di sfiducia e disillusione provocate da un certo modo di fare politica e da una presenza marginale delle donne anche nei partiti”. Nella Giunta della Provincia di Lecce sono presenti tre donne (una delle quali, Simona Manca, riveste la carica di vicepresidente) a fronte di nove uomini più il presidente Antonio Gabellone. I dati relativi alla composizione del Consiglio provinciale sono ancora più sproporzionati: su 36 consiglieri solo due sono donne. Come commenta questo dato? “La lista con cui Antonio Gabellone, attuale presidente della Provincia di Lecce, si presentava alle elezioni amministrative del 2009, era composta dal 91% di uomini e dal 9% di donne. Il totale delle donne candidate in tutte e tre le liste in gara con carica di consigliere era di 114, ossia solo il 14 % di tutti i candidati. Tuttavia, lo Statuto il tacco d’Italia

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della Provincia di Lecce prevede che ai fini delle Pari Opportunità tra uomo e donna debba essere assicurata la presenza di entrambi i sessi nella Giunta e a tal fine nelle nomine nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a 3/4 quando i componenti da nominare superano le tre unità. In qualità di Consigliera regionale di Parità ho condotto anche delle battaglie giudiziarie al Tar (regolarmente vinte) per l’inserimento delle donne in giunta. Ma anche questa è una sconfitta: sindaci e presidenti ostinatamente continuano a non voler considerare l’intelligenza e l’apporto delle donne”. Relativamente alla distribuzione delle deleghe in seno alla Giunta provinciale, si nota come alle “assessore” vengano assegnati settori generalmente considerati femminili, come le Pari opportunità, la Pubblica istruzione e la Cultura. E’ una forma di discriminazione o ritiene che alla base di questa scelta ci sia una logica di genere? “Il ruolo femminile non è sempre valorizzato piena-


mente, essendo escluso sistematicamente dalla gestione economica e dagli assessorati strategici quali le infrastrutture, i trasporti e la sanità. Non voglio dire che gli altri settori non siano importanti per il benessere di una comunità, ma le competenze delle donne sono molteplici e trasversali e non sono solo quelle della ‘cura’. Le donne presenti nella Giunta regionale, invece, sono ben cinque ed anche con assessorati di peso e strategici che vanno dall’Urbanistica, alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione, al Turismo, alle Politiche sociali. E’ anche interessante notare come, in realtà, non ci sia bisogno di un assessorato alle Pari Opportunità, ma sia invece necessario un approccio traversale di genere in tutte le politiche e le programmazioni. Il mainstreaming è un concetto che ha costituito un

“PRESENZA PARITARIA DELLE DONNE NELLE LISTE, TEMPI DELLA POLITICA CHE FAVORISCANO LA CONCILIAZIONE VITA-LAVORO, CONDIVISIONE CULTURALE DELLA ‘CURA’, SUPERAMENTO DI STEREOTIPI; SONO LE ARMI ATTRAVERSO LE QUALI È POSSIBILE GARANTIRE UNA MAGGIORE RAPPRESENTANZA FEMMINILE NELLE ISTITUZIONI” punto di svolta nelle politiche di genere ed è diventato un costante riferimento nella programmazione delle politiche europee dell'ultimo decennio. Decisioni politiche, rispetto a tutti i settori, che appaiono neutre riguardo al sesso possono avere un differente impatto sulle vite delle donne e sulle vite degli uomini. Il mainstreaming costituisce una strategia volta a introdurre il principio di pari opportunità, trasversalmente rispetto alla tipologia, in tutte le politiche con il fine di renderle valutabili sia per l’effetto che producono sulle donne, sia per l’effetto che producono sugli uomini”. Nel settembre 2009 il Tar di Lecce ha ordinato lo scioglimento della Giunta provinciale di Taranto nella quale erano totalmente assenti le donne. Tentativi di uniformarsi al rispetto delle “quote rose” sono stati poi effettuati anche in altre parti d’Italia. Il Consiglio comunale leccese composto in tutto da 42 membri oggi conta sette donne; in Giunta invece non siede nemmeno un’“assessora”. Qual è la situazione nel resto del territorio provinciale? “La prima sentenza favorevole in realtà è quella del Tar di Lecce contro il sindaco di Veglie nel 2005, a cui ha fatto seguito quella del Tar di Bari contro il sindaco di Molfetta del 2008, ma anche in altre realtà fuori dalla Puglia e sempre promosse dalle Consigliere di parità (Campania e Lazio) ci sono state sentenze favorevoli al principio di non discriminazione. Nella provincia di Lecce la media della presenza delle donne nelle giunte comunali è del 16,35%; un dato positivo riguarda i Comuni di Bagnolo del Salento, Cursi, Giuggianello, Sanarica e Casarano che hanno raggiunto l’uguaglianza del 50% nella composizione della giunta. A questo dato fa da contraltare quello relativo a più di un terzo dei Comuni in cui si sono tenute elezioni amministrative nel 2009, che non contemplano alcuna donna nella composizione delle giunte”.

Che cosa sta facendo la Consigliera di Parità per sensibilizzare ad una maggiore presenza femminile negli organi di governo? “Al di là delle azioni in giudizio promosse innanzi al Tar, ho sempre cercato di privilegiare il rapporto con il territorio e soprattutto la strategia della rete tra gli organismi di parità e il supporto alle assessore comunali. La legge 7/2007 della Regione Puglia, voluta fortemente dalla Rete delle Donne, ha contribuito a fare della Puglia una delle Regioni più avanzate per le politiche di genere. Abbiamo inoltre organizzato campagne informative sui diritti delle lavoratrici e sugli strumenti legislativi che permettono una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Abbiamo firmato un importante protocollo d’Intesa con l’Asl di Lecce (verrà presentato alla stampa il 3 marzo), grazie all’impegno del Comitato Pari Opportunità di Ente e alla sensibilità della Dirigenza, che ci consentirà di effettuare un’informazione capillare in tutti i reparti maternità degli Ospedali salentini sui diritti e le opportunità legislative delle neomamme lavoratrici. Credo che per favorire la presenza delle donne in politica è necessario sia approvare norme di legge coerenti con l’art. 51 della Costituzione, sia, soprattutto, apportare modifiche nella vita democratica dei partiti che poi esprimono le candidature con la

speranza che tengano conto della competenza più che dell’aspetto fisico”. Dal Bilancio di genere della Provincia di Lecce, pubblicato nel 2009 a cura dell’Ufficio della Consigliera di Parità, emerge un costante squilibrio tra le presenze maschile e femminile nel personale dipendente dell’Ente (il 69% degli occupati a tempo indeterminato sono uomini); tale differenza decresce proporzionalmente all’età. Il personale tra i 30 ed i 34 anni è per il 52% donna. Quali fattori sociali hanno determinato questa inversione di tendenza? “La condizione della donna nella società italiana è segnata da profonde contraddizioni. Se, in generale, il nostro Paese è caratterizzato da un forte innalzamento del livello di scolarizzazione femminile, ormai superiore a quello maschile, dall’altro lato persistono segnali di ritardo: un notevole squilibrio che vede le donne concentrarsi prevalentemente nelle discipline umanistiche che comporta una segregazione non solo formativa ma anche lavorativa. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro è ancora costellata da differenziali di genere notevoli nell’accesso, nella permanenza e nel rientro nel mercato del lavoro dalla maternità che continua a rappresentare un fattore fortemente discriminante e l’origine principale dello scivolamento verso l’inattività”.

I QUADErNI DI PArITA’ La condizione della donna nel territorio salentino e regionale. E’ questo il tema delle due collane di libri, “I quaderni di Parità” ed “I quaderni regionali di Parità”, curate e pubblicate dagli uffici provinciale e regionale della consigliera di Parità. Sotto la lente finiscono il rapporto donna-lavoro, le condizioni lavorative delle donne e le strategie per la loro emersione dall’irregolarità, le misure in ambito occupazionale che tengano conto delle differenze di genere, l’attività della consigliera. Queste pubblicazioni sono state una assoluta novità in Puglia. E la Provincia salentina in particolare è stata la prima su scala regionale ad aver intrapreso un’attività di analisi della realtà occupazionale femminile rendendo successivamente noti i risultati di tali studi.

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I volumi inquadrano i temi trattati da un punto di vista scientifico, utilizzando come fonti dirette gli Uffici dell’Istat, i Centri per l’impiego, gli Uffici Statistici, gli Osservatori sull’occupazione femminile. Della collana “I quaderni di Parità” fanno parte, ad oggi, quattro volumi: “Le dinamiche dell’occupazione femminile nel Salento”, “Universo Lavoro: prove tecniche di trasparenza”, “Bilancio di genere della Provincia di Lecce”, “L’attività della consigliera di Parità – Report attività 2008”, ma nuove pubblicazioni sono in cantiere. Per la collana “I quaderni regionali di Parità” sono finora usciti due volumi: “Ufficio della Consigliera di Parità della Regione Puglia – Report delle attività 2008”, e “Rapporto sulla situazione del personale femminile nelle aziende della Puglia per il biennio 2006-2007”.


//Megafono a... // Adriana Poli Bortone

IO, MADrE E DONNA MErIDIONALE ADRIANA POLI BORTONE, CANDIDATA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE E’ l’unica candidata donna alla Presidenza della Regione Puglia. A fine marzo se la giocherà infatti con tre “colleghi” uomini. Ciò non la spaventa, perché lei, Adriana Poli Bortone, classe ‘43, coniugata, mamma e nonna, la sfide contro l’altro sesso le ha sempre affrontate “alla pari”. “Non in quanto donna – dice - ma in quanto persona”. Anzi l’essere donna a volte l’ha penalizzata. Nella sua vita, professione ed impegno politico hanno proceduto di pari passo. A Le donne in politica sono un'esigua minoranza. Quanto è difficile per una donna farsi strada in un mondo tradizionalmente appannaggio maschile? “Non mi ha mai appassionato particolarmente il femminismo militante. Quanto sono riuscita a fare nella politica, nelle istituzioni e nell’amministrazione della mia città l’ho fatto in quanto persona, non in quanto donna, anche se l’essere donna sicuramente all’inizio non mi ha aiutata. E’ evidente che non esistono pari opportunità effettive uomo-donna, a cominciare dal mondo del lavoro per finire a quello della politica. Ma da madre e da donna meridionale io dico alle giovani generazioni pugliesi di lottare per

nessuna delle due cose ha mai rinunciato, sfoderando in ogni occasione il doppio dell’impegno. “Ed anche la soddisfazione è stata doppia”. Da sempre nell’Msi, poi diventato An, lo scorso anno ha fondato un movimento tutto suo, “Io Sud”, che si è trasformato in partito pochi mesi dopo. Si presenta alle Regionali con una coalizione costituita da Io Sud ed Udc.

far valere le loro qualità, senza aspettarsi corsie privilegiate in quanto donne. La soddisfazione sarà doppia”. Ha mai subito episodi di discriminazione, anche velata, sul lavoro o in politica? “Forse sono stata fortunata ma mi piace credere di aver fatto la mia strada solo per i miei meriti. Ho avuto un incarico universitario a 25 anni perché sono stata giudicata all’altezza del compito, ricordo ancora che in aula venivano alle mie lezioni ex compagni del liceo. Le candidature alla Camera e al Senato me le sono sudate e i voti sono andata a cercarmeli casa per casa. E’ possibile che in tanti anni di carriera politica qualcuno abbia provato a discriminarmi o a ricattarmi, ma credo che se ne sia pentito”. Se sarà eletta su che cosa si concentrerà, in quanto donna? “Se sarò eletta farò il presidente della Regione e metterò mano al programma che mi

ha consentito il successo, come si aspettano i pugliesi. Una sola cosa farò in quanto donna: invertirò la tendenza secondo cui noi siamo sempre la seconda scelta, se la prima non è occupata da un uomo. A parità di requisiti, evidentemente di alto profilo, sceglierò sempre le donne: sono quelle che per natura sono abituate a risolvere i problemi, anziché crearli, e a far quadrare i conti”.

“SE SARÒ ELETTA INVERTIRÒ LA TENDENZA SECONDO CUI LE DONNE SONO SEMPRE LA SECONDA SCELTA, SE LA PRIMA NON È OCCUPATA DA UN UOMO”



//Megafono a... // Filomena D’Antini Solero

LA POLITICA, UNA PAssIONE IrrEfrENAbILE FILOMENA D’ANTINI SOLERO, CANDIDATA AL CONSIGLIO REGIONALE PER IL CENTRODESTRA Avvocata civilista, abilitata all’insegnamento, Filomena D’Antini So- Pdl. Ha 39 anni, è sposata ed ha una bambina di quattro anni. Tra lero, assessora provinciale alle politiche sociali e Pari opportunità, i suoi principali obiettivi, da assessora ed aspirante consigliera di si candida alle Regionali a sostegno di Rocco Palese nella lista del via Capruzzi, il sostegno alle famiglie. Le donne in politica sono sempre assai meno degli uomini. Quanto è difficile per una donna farsi strada in un modo troppo maschile? “Per le donne è molto difficile affrontare e superare le barriere culturali che ancora oggi la società interpone tra loro e la vita politica. A differenza dell’emancipazione lavorativa, che in un periodo di regressione come quello che stiamo vivendo è diventata una necessità, l’emancipazione politica è considerata accessoria e riguarda le più temerarie di noi, che non vogliono arrendersi a rinunciare alle proprie passioni. Io credo che le istituzioni dovrebbero agevolare questo processo, organizzando corsi di formazione destinati alle donne e piani di conciliazione vita-lavoro”.

Nel suo caso come è avvenuto l’“avvicinamento” alla politica? “Seguivo mio marito e piano piano mi sono ritrovata coinvolta, senza accorgermene. Non potevo più dire di no a quella che era diventata una passione irrefrenabile. L’impegno politico è comunque sempre stato una tradizione di famiglia; mio zio era un militante dell’Msi”. E’ mai stata vittima di episodi di discriminazione, nella vita lavorativa come in quella politica? “In ambito lavorativo non mi è mai capitato. Nel foro le donne sono ormai più numerose degli uomini. In politica, purtroppo sì, alcuni anni fa, quand’ero consigliera di opposizione a Giorgilorio. Mi dedicai a quell’incarico con grande partecipazione, fino all’ultimo giorno di gravidanza. E quando firmai un’interrogazione assieme ai miei colleghi di opposizione, al sindaco la mia firma proprio non andò giù; mi querelò per diffamazione a mezzo stampa e ne seguì una causa penale che è tuttora in corso. Se fossi stata un uomo tutto questo non sarebbe suc-

cesso”. Se sarà eletta, quali saranno le sue priorità, in quanto donna? “La mia priorità assoluta sarà la famiglia e tutte le politiche a suo sostegno. Ritengo di fondamentale importanza la mediazione familiare ed il recupero della genitorialità. Da figlia di genitori separati, ho vissuto queste realtà da dentro e ho maturato l’idea che i contrasti tra genitori non debbano intaccare il loro rapporto con i figli. Da assessora provinciale ho dato il via a quella che ho battezzato con il nome di ‘didattica di genere’: una serie di incontri nelle scuole per sensibilizzare contro la violenza alle donne. Non ha senso continuare a parlarne sono tra donne; è necessario coinvolgere nel dibattito anche gli uomini, in particolar modo i giovani”.

“LA MIA PRIORITÀ ASSOLUTA SARÀ LA FAMIGLIA E TUTTE LE POLITICHE A SUO SOSTEGNO”



//Megafono a... // Sabrina Sansonetti

rIPArTIrE DALLA fAMIGLIA SABRINA SANSONETTI, CANDIDATA AL CONSIGLIO REGIONALE Sabrina Sansonetti, classe 1968, sposata e con un bimbo, Lorenzo, di undici anni. Commercialista e docente formatore di diversi corsi e nelle scuole. Nella pubblica amministrazione ha ricoperto incarichi di dirigente amministrativo e revisore in Enti locali e territoriali. In qualità di esperto per gli aspetti tecnico-giuQuanto è difficile per una donna farsi prendere sul serio in un mondo che viene ancora oggi considerato appannaggio maschile? “Le donne nella storia italiana, se si eccettuano rare personalità, sono state sempre nell’ombra dell’uomo. Pur presenti, agenti, sono rimaste invisibili alla società, destinate com’erano esclusivamente alla cura della famiglia e comunque a svolgere ruoli secondari, mai decisionali. Solo negli ultimi decenni, le donne hanno preso coscienza delle proprie capacità di conseguenza espresso la volontà di essere presenti ed attive nei diversi ruoli della società. Nasce un graduale cambiamento, fatto da donne che vogliono dire, proporre, fare, confrontarsi, concretizzare”. Si è mai sentita discriminata, in quanto donna, sul lavoro e nella sua attività politica? “Per quanto riguarda il mio approccio al mondo politico non ho avuto al momento atteggiamenti

ridico, amministrativi ed economici ha svolto attività di consulenza ed assistenza. Ha ideato ed organizzato un salone nautico di portata internazionale che ha coinvolto Enti, Ministeri, Aziende Televisive locali e nazionali. Si candida al Consiglio regionale con la lista Italia dei Valori.

di discriminazione però so che tale problema esiste, anche in altri campi. La mia idea di affrontarlo è quella di mostrare serietà e competenza, umiltà per imparare ciò che non si sa, rifiuto di ogni forma di compromesso e di atteggiamenti che possano inquinare i rapporti. Insomma praticare il rispetto dell’altro”. Se sarà eletta, su che cosa si impegnerà, anche in quanto donna? “Il mio avvicinarmi alla politica è scaturito dal bisogno profondo di contribuire alla crescita femminile di cui parlavo prima. Mi occuperò, spero, della famiglia, nucleo che porta in sé i semi delle generazioni future, dei cittadini e degli uomini che governeranno e per il compito che le è dato di svolgere ha il bisogno primario d’essere supportata dallo Stato e quindi dal governo regionale. Una nuova e crescente attenzione dovrà determinare un supporto sociale supporto alla coppia ed ai genitori con servizi di consulenza specializzata; riqualificazione dei consultori) ed un supporto economico (erogazione di provvidenze per le singole famiglie; progettazione di un fisco regionale a misura di famiglia). Nel contesto famiglia vedo la tutela dell’am-

biente, perché ritengo che questo debba essere accogliente se si vuole che i nostri discendenti continuino a godere delle ricchezze ambientali. La bellezza concorre alla crescita armonica dell’individuo, concorre alla conservazione della salute psico-fisica concorre alla crescita spirituale e alla crescita economica-sociale. Ognuno di noi è in grado di operare per salvaguardare l’ambiente con piccole azioni quotidiane, con corrette comportamenti, ma le problematiche che investono il futuro è evidente che spettino al Governo Regionale e in tali decisione sarò ferma nel condividere scelte responsabili. Sarà anche mio obiettivo supportare il diritto allo studio perché nello studio vedo una rinascita sociale ed economica del territorio”.

“IL MIO AVVICINARMI ALLA POLITICA È SCATURITO DAL BISOGNO PROFONDO DI CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA FEMMINILE”


//Megafono a... // Francesca Conte

LE DONNE sONO LA sPINA DOrsALE DELLA sOCIETA’ FRANCESCA CONTE, CANDIDATA ALLE REGIONALI CON IL TERZO POLO 49 anni, notissima penalista, Francesca Grazia Conte è uno degli astri nascenti della politica locale. Dopo l’esperienza come consigliere comunale (sotto l’egida di An prima e Forza Italia poi), l’avvocata leccese tenta la scalata al Consiglio regionale nelle Questa non è la sua prima volta in politica. Che cosa le hanno lasciato le esperienze passate? “Sono un avvocato che si è sempre dedicato alla politica, tenendo ovviamente distinte le due attività. Del passato conservo un grande arricchimento interiore e la consapevolezza che in ogni schieramento c'è bisogno di una nuova classe dirigente e di nuovi codici etici vincolanti”. Come mai ha deciso di ricandidarsi? “Credo che in un momento come questo, attraversato da grandi decadimenti politici, le persone impegnate in prima persona nella società debbano mettere al servizio dei cittadini le proprie capacità. Ritengo che il mio partito, l’Udc,

fila dell’Udc. Una scelta dettata anche dalla profonda amicizia e militanza politica con Adriana Poli Bortone, impegnata da sempre, proprio come la Conte, nel promuovere il Sud e la forza delle donne.

sia la scelta migliore per impegnarsi per questo territorio al fianco di Adriana Poli Bortone (una mia “vecchia” amica), che ha già dimostrato un profondo attaccamento al nostro Sud. L’onorevole Ruggieri mi ha convinto a sposare questo progetto, noi dobbiamo impegnarci per far decollare la Puglia e il Salento, lavorando con convinzione e abnegazione”. Se sarà eletta, quale sarà il suo principale impegno? “Se sarò eletta al primo posto della mia azione politica ci saranno le politiche per la famiglia e le politiche del lavoro, per le quali sino ad oggi non si è fatto abbastanza. Occorre lavorare per far rinascere l’economia di una terra come la nostra che ha grandi potenzialità. La mia campagna politica è rivolta principalmente ai giovani e alle donne, che sono la spina dorsale della società. Le donne rappresentano la maggioranza dell’elettorato attivo, un dato, però, spesso ignorato dai partiti, incapaci di comprendere che senza il loro apporto non si va da

nessuna parte”. In quanto donna, ha mai dovuto affrontare episodi di discriminazione nella carriera professionale e nella vita politica? “In quanto donna ho dovuto affrontare grandi discriminazioni ed impegnarmi il doppio dei miei colleghi uomini per emergere ed affermarmi. Ma sono felice di averlo fatto perché il mio carattere si è forgiato anche grazie a questo. Il mio impegno, in politica come nella vita professionale, è la dimostrazione pratica che ogni donna può perseguire i propri obiettivi”.

“IN QUANTO DONNA HO DOVUTO IMPEGNARMI IL DOPPIO DEI MIEI COLLEGHI UOMINI PER EMERGERE ED AFFERMARMI. MA IL MIO CARATTERE SI È FORGIATO ANCHE GRAZIE A QUESTO”


//Megafono a... // Roberta Culiersi

hO IMPArATO A “sUDArE” sUL CAMPO ROBERTA CULIERSI, CANDIDATA ALLE COMUNALI DI MAGLIE E AL CONSIGLIO REGIONALE 31 anni, avvocato, con un master in Sistemi di gestione ambientale, qualità e sicurezza sul lavoro, è esperta giuridica ambientale e per la sicurezza sul lavoro. Ha lavorato presso l’Ambasciata italiana in Colombia e al Parlamento europeo seguendo i lavori della Commissione parlamentare Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare. Insegna come esperto nelle scuole superiori di Come fa una donna a farsi strada in politica? “La strada dell’impegno politico per una donna è piuttosto impervia. Ma credo ci sia un solo modo per percorrerla nel migliore dei modi: dimostrando competenza, libertà di pensiero, passione e determinazione. Insomma ce la si può fare solo ‘sudando’ sul campo”. Sul lavoro e nella sua attività politica ha mai dovuto affrontare episodi di discriminazione? “Purtroppo sì, soprattutto all’inizio del mio percorso politico. Ho dovuto tirare fuori gli artigli per meritare il rispetto dei miei colleghi uomini.

Casarano, Maglie, Ugento e offre consulenza sui sistemi di gestione ambientale e di sicurezza sul lavoro. E' segretaria regionale dei Repubblicani europei e segretaria nazionale dei Giovani repubblicani europei. Si candida per le comunali a Maglie nella lista di sinistra "Per cambiare Maglie" e per le regionali nella lista del presidente "La Puglia per Vendola".

E ancora oggi alcuni di loro hanno atteggiamenti velatamente discriminatori. Ma ho conosciuto colleghi che hanno avuto nei miei riguardi un profondo rispetto”. Se sarà eletta, su che cosa si impegnerà, anche in quanto donna? “Metterò a disposizione della collettività le mie competenze nel settore della programmazione comunitaria e della tutela ambientale. La Malfa diceva: ‘Senza l’Europa avrete il deserto’. Grazie a Vendola la Puglia è diventata oggetto di grande attenzione da parte dell’Ue. Al contrario Maglie, pur essendo la città di un ministro, non ha mai puntato all’Europa per crescere. Mi adopererò affinché venga creata una task force progettuale per accedere ai finanziamenti possibili; affinché non ci sia più alcuno sconto per chi viola la normativa ambientale e si proceda al censimento delle attività insalubri; si in-

centivi la certificazione energetica degli edifici, partendo da quelli comunali e dalle scuole; si introducano gli appalti verdi pubblici per orientare le imprese alla produzione di beni a basso impatto ambientale; si avvii il compostaggio domestico e si raggiunga entro il 2014 l’obiettivo minimo di raccolta differenziata pari al 50%. Potenzierei i servizi per l’infanzia e all’attivazione di un servizio di baby-sittering in orario di chiusura degli asili-nido per le donne che svolgono lavori in fasce orarie non coperte dai servizi per la prima infanzia”.

“LA STRADA DELLA POLITICA PER UNA DONNA È IMPERVIA. C’È UN SOLO MODO PER PERCORRERLA: DIMOSTRARE COMPETENZA”

Raffaele Cesari Sindaco

GIUsEPPE fINGUErrA al Consiglio Comunale di Maglie

Maglie Re-

VOTA

LA PUGLIA FINGUERRA PER VENDOLA


//Ricandidature // Loredana Capone

“hO MErITATO LA fIDUCIA DI vENDOLA” LOREDANA CAPONE, VICEPRESIDENTE USCENTE, CANDIDATA ALLE REGIONALI All’alba dei 46 anni, Loredana Capone, avvocata amministrativista, sposata e mamma di quattro figlie, di carriera in politica ne ha fatta tanta. Il suo ultimo impegno è stato in Regione. A Bari ha ricoperto, in seguito al rimpasto voluto da Vendola all’indomani dello scandalo nella sanità, la carica di vicepresidente ed as-

Tempo di bilanci: è stata chiamata direttamente dal presidente Vendola all’indomani dell’azzeramento della Giunta per lo scandalo sanità. Con quale animo ha ricoperto l’incarico di vicepresidente? “Con l’animo di una piena riconoscenza per la fiducia dimostratami dal presidente Vendola e di assoluta volontà di fare tanto e bene, di lasciare una traccia positiva del mio operato in questi mesi con l’importante compito di promuovere uno sviluppo economico che sostenesse le piccole imprese, agevolasse il credito e sviluppasse uno sguardo attento ai tanti disoccupati in cerca di lavoro. Lavoro e sociale; necessità di essere più competitivi: sono state queste le parole d’ordine della mia attività. Penso di aver dato un buon contributo”.

sessora allo Sviluppo economico. Era il 6 luglio 2009. In pochi mesi è riuscita a dare la sua impronta all’assessorato che ha guidato. E, alla vigilia delle Regionali che la vedono in lista per il Pd, il bilancio che traccia del suo operato è tutto positivo.

Poco tempo per un assessorato “pesante” come le Attività produttive, l’innovazione, l’energia. Che cosa è riuscita a portare a termine? “Io ritengo, con orgoglio, che la Puglia oggi sia più competitiva. Certamente è una Puglia migliore di quella che abbiamo trovato. Una Regione che si distingue dal solito Sud, fatto di inefficienza. Le abbiamo dato la certezza non solo di poter uscire dalla crisi, e siamo perciò, dopo il Trentino, la regione che ha perso meno reddito, ma anche di guardare ad un futuro migliore. Abbiamo investito più di 100 milioni di euro in ricerca: 59 nei laboratori, altri 50 per progetti di ricerca fatti da piccole imprese. Così 249 piccole imprese hanno dimostrato che non solo le multinazionali possono fare ricerca, ma il tacco d’Italia

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Marzo 2010

si possono impegnare anche le piccole realtà che diventano d’eccellenza. Ma poi abbiamo impegnato 25 milioni di euro per le borse di studio per i ricercatori, per supplire all’assoluta assenza dello Stato sul piano dell’Università. L’impegno per la ricerca e l’innovazione è stato un obiettivo prioritario. La Puglia nel 2005 era la Regione con il più basso livello di impegni e spesa in Ricerca & Sviluppo d'Italia. Il livello di spesa delle istituzioni pubbliche era, infatti, pari a 57 milioni di euro, in un sistema regionale che complessivamente spendeva 426 milioni di euro. Le risorse investite nel nuovo ciclo di programmazione regionale 2007-2013 in Ricerca & Innovazione ammontano a 1.762 milioni di euro, di cui 581 destinate alla promozione, valorizzazione e diffusione della Ricerca e dell’Innovazione per la Competitività. Oggi la Puglia è un laboratorio che parla al mondo. Un esempio a Lecce? L’Isufi, la scuola di eccellenza della Puglia, rischiava di rimanere senza ‘tetto’ ad aspettare il Governo. Abbiamo stanziato 10 milioni di euro e ora i lavori sono stati aggiudicati. Il prof Roberto Cingolani potrà ancora lavorare da noi. Spesso la fuga di cervelli e delle competenze in questi campi avviene proprio per l’inerzia del sistema. Noi non possiamo permettercelo. La ricerca richiede risorse e impegno delle istituzioni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la Puglia è diventata un luogo di eccellenza apprezzato a livello internazionale. Sperimentando la capacità d'innovare, la Puglia vuole essere al centro di un sistema innovativo di eccellenze”. Qual è stata l’impresa più ardua ma che le ha dato maggiore soddisfazione? “Dare massima trasparenza e garanzia alle piccole e medie imprese e agevolare il credito da parte delle banche. Un’azione che ha reso un servizio al territorio ed ai cittadini, davvero unico in Italia. Con l’‘operazione trasparenza’ finalmente le banche hanno aperto i rubinetti verso le piccole imprese facendo triplicare, a dicembre 2009, i finanziamenti del luglio dello stesso


anno. E ora, finalmente gli interessi bancari sono sotto gli occhi dei cittadini. I tassi praticati dagli istituti di credito che lavorano con i bandi regionali sono visibili in tempo reale sul portale dell’Assessorato allo Sviluppo economico www.sistema.puglia.it. Così la Regione Puglia ha dato vita ad un’esperienza inedita in Italia. Dopo aver creato una pagina dinamica che elenca nomi delle banche e numero di pratiche avviate, svela un altro tabù: i tassi di interesse. Lo fa per sollecitare le banche a non chiudere i rubinetti del credito ma allo stesso tempo le induce a concederlo alle giuste condizioni. Le imprese così possono guardare e scegliere, tra un ventaglio di offerte, non solo la banca che lavora di più ma anche quella che offre condizioni migliori”. I cittadini sono preoccupati per la corsa selvaggia agli impianti da energia rinnovabile: eolico, fotovoltaico, biomasse. Recentemente la Regione ha vietato il fotovoltaico a terra in zone agricole. E’ un dietrofront rispetto al Pear o una presa di coscienza? “Gli investimenti che la Regione ha promosso nell'ambito delle energie rinnovabili sono fondamentali, ma mentre noi cerchiamo il giusto equilibrio tra esigenze del paesaggio e quelle delle imprese, il Governo nazionale non detta ancora le linee guida che attendiamo dal 2003. In materia di energia, la Puglia è diventata in questi mesi prima in Italia per l’uso di tutte le fonti rinnovabili, fotovoltaico, eolico, biomasse. Abbiamo fatto una scelta: riduzione dell’inquinamento da uso di fonti fossili ed un deciso “no” al nucleare. Abbiamo scelto l’energia compatibile con l’Ambiente pulito e sano. Il Governo ha ostacolato e continua contrapporsi a questa nostra presa di posizione: ha impugnato la nostra legge contro il nucleare ed ha individuato nel Salento, a nord di Nardò e di Otranto, due siti di interesse per la nascita di centrali che sfruttino questo sistema per la produzione di energia. Per

“OGGI LA PUGLIA È UNA REGIONE CHE SI DISTINGUE DAL SOLITO SUD, FATTO DI INEFFICIENZA. LE ABBIAMO DATO LA CERTEZZA NON SOLO DI POTER USCIRE DALLA CRISI, MA ANCHE DI GUARDARE AD UN FUTURO MIGLIORE” promuovere l’uso delle fonti rinnovabili e, al contempo, rispettare le caratteristiche del nostro fantastico paesaggio naturale, abbiamo fatto una legge che semplifica le procedure ma pone dei vincoli molto severi all’insediamento di impianti in aree rilevanti. Il Governo ha impugnato anche questa legge. Tutto questo ci sembra assurdo, soprattutto perché viene da chi poi parla di federalismo. Una cosa è certa: ci opporremo con tutte le nostre forze alla realizzazione di impianti nucleari e continueremo ad impegnarci per uno sviluppo sostenibile. Anzi, abbiamo previsto che le imprese possano realizzare impianti fotovoltaici sui tetti per l’autoconsumo senza problemi con le banche, ricorrendo ai Cofidi ai quali abbiamo dato 50 milioni di euro”. Come la Regione può aiutare le piccole e medie imprese, che rappresentano il tessuto più consistente della nostra economia? “Proseguendo il percorso già intrapreso da tempo soprattutto in questi mesi, come ci riconoscono tutte le associazioni di categoria e i sindacati, con i quali, insieme al Presidente Vendola, abbiamo costituito una cabina di regia. Assicuro che l’impegno della Regione a fianco delle piccole imprese che costituiscono il tessuto vero del sistema produttivo pugliese sarà sempre più forte e incisivo, se continueremo a governare. È per questo che abbiamo integrato l’architettura della manovra anticrisi rendendo disponi-

bile ogni strumento di agevolazione per le aziende più piccole che rappresentano più del 99% del totale delle imprese. Ed è per questo che abbiamo promosso i distretti produttivi in cui le piccole imprese si rafforzano stando insieme. Non solo. Siccome uno dei principali problemi per le piccole imprese è il credito, abbiamo agevolato le garanzie finanziando i Cofidi perché rassicurino le banche accanto alle imprese”. Qual è la prima cosa che farà se sarà eletta? “Mettere il mio impegno a favore dello sviluppo economico collegato ai giovani e al sociale. La nostra regione è quella che sta superando in modo migliore i momenti di difficoltà. Siamo secondi solo al Trentino e lo possiamo dire a testa alta. Nonostante ciò, bisogna combattere contro l’inerzia di un Governo nazionale che trattiene nel cassetto 1 miliardo 200 milioni di euro dei fondi Fas riservati alla Puglia . Voglio dare il mio contributo per fare della nostra Puglia un Sud diverso che continui ad essere apprezzato, in Italia e nel mondo e divenga davvero un pilota di novità e di certezze per giovani lavoratori, per chi è disoccupato e chi vuole uscire dalla sua condizione di precarietà”.

“L’ISUFI, LA SCUOLA DI ECCELLENZA DELLA PUGLIA, RISCHIAVA DI RIMANERE SENZA TETTO AD ASPETTARE IL GOVERNO. ABBIAMO STANZIATO 10 MILIONI DI EURO E ORA I LAVORI SONO STATI AGGIUDICATI. IL PROF ROBERTO CINGOLANI POTRÀ ANCORA LAVORARE DA NOI”


//Minima immoralia

di ADOLFO MAFFEI

DIMIssIONI fIrMATE IN bIANCO E LEGGE 188: ChE LA METEOrA rITOrNI A sPLENDErE

L

a Legge 188 è stata una meteora, come una stella cadente che illumina il cielo nelle notti di metà agosto, affascina tutti per pochi istanti e scompare nel nulla. E’ stata approvata nel 2007 (Governo Prodi) ed è stata abrogata nel 2008. Motivo: era una legge inutile. Come milioni di italiani disinformati sull’attività legislativa del Parlamento, anche il sottoscritto un po’ per (colpevole) disinteresse culturale, un po’ perché i quasi mille nostri rappresentanti si dedicano ormai prevalentemente, con una “pausa” di due anni, a tematiche di interesse personale, ignorava quale materia trattasse la 188. Ne ho preso coscienza nell’intervistare una donna che siede alla Camera dei Deputati, Teresa Bellanova, che quella legge fortemente volle e che riuscì a mettere insieme un gruppo sufficiente di parlamentari, anche della parte avversa alla sua, perché fosse approvata. Ma che cos’era? Una legge tanto breve quanto essenziale, tanto asciutta quanto rivoluzionaria,

L

utile come ogni azione preventiva di un danno che rendeva impossibile uno degli abusi di potere più praticati nelle relazioni industriali: le dimissioni volontarie firmate in bianco. Specialmente da donne lavoratrici. Questa volgare contraffazione delle regole è sempre stata la modalità più diffusa imposta dai datori di lavoro, far firmare una lettera di dimissioni in bianco, senza data, al momento dell’assunzione, una modalità che è stata da sempre la condizione obbligatoria di un’assunzione, ad ogni latitudine del Paese, in ogni settore produttivo, qualunque fosse il livello di quell’assunzione. Vittime predestinate i lavoratori dell’industria pesante dove più alto è il rischio di infortuni mortali dovuti quasi sempre allo scarso livello di sicurezza degli impianti e, soprattutto, le donne i cui diritti di tutela, come il congedo per maternità e allattamento, conquistati dopo decenni di battaglie civili, sono stati considerati sempre una specie di limitazione del diritto di vita e di morte del rapporto di lavoro da parte degli imprenditori.

Si può dire con certezza che soltanto la pubblica amministrazione sia stata risparmiata dalla logica diffusa delle dimissioni in bianco, mentre si può sostenere, con buonissima approssimazione, che almeno la metà delle imprese italiane abbia fatto almeno un’assunzione con dimissioni incorporate. Questo metodo, acuito dai momenti di crisi, doveva essere combattuto proprio nei momenti di crisi, quando la parte debole di un contratto rischia di più, invece è stata scelta la parte forte, consentendo di fatto il ripristino di questa formula che, specie oggi, colpisce i giovani e gli extracomunitari, oltre che le donne, i cui datori non possono proprio correre il rischio che restino incinte. La norma approvata e poi abrogata prevedeva che se proprio il lavoratore voleva dimettersi doveva farlo per il tramite di un modulo alfanumerico, quindi non manipolabile, da scaricarsi da internet.Questi moduli, avendo una data certa e una numerazione progressiva, non possono essere compilati prima del loro utilizzo. Le stesse donne che l’avevano proposta rilanciano ora l’appello

per ripartire con una raccolta di firme, come già avvenuto a giugno, attraverso la costituzione di comitati territoriali, per arrivare o a un referendum o a una legge di iniziativa popolare. Non pago di aver fatto abrogare dal Parlamento la 188, il Governo ne ha proposta un’altra, varata nell’agosto 2008, con una tempestività degna dello zelo verso certe scadenze giudiziarie. In sostanza essa rafforza, oltre alla possibilità di reintrodurre le dimissioni in bianco, il ruolo dell’”altra parte” di un contratto di lavoro, perché detassa, quindi incoraggia, gli straordinari dei lavoratori; procrastina oltre i 36 mesi la durata dei contratti a termine e taglia nettamente ogni ipotesi di durata minima dei contratti di apprendistato. Piccolo e sommesso consiglio alle donne che, come me, non sapevano niente di questo delitto legalizzato contro la dignità delle lavoratrici: se non proprio una battaglia, che almeno l’8 marzo sia dedicato a ragionare un po’ sulla Legge 188 che non c’è più, come una stella cadente di qualche anno fa.

Nella vignetta in basso: Tacco d'Italia n. 54, febbraio 2009. E' già passato un anno da quando Adriana Poli Bortone diede vita, a sorpresa, ad un movimento che si poneva a difesa delle ragioni del Sud. "Io Sud", lo chiamò ed i malpensanti malpensarono che avrebbe resistito qualche mese o giù di lì. Nel frattempo il movimento è diventato un partito politico e la sua fondatrice è oggi candidata alla presidenza della Regione. Buon compleanno, intanto. Sarà mica che chi la dura la vince?

INDOvINA ChI è

“bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”




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