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//L’Editoriale di Maria Luisa Mastrogiovanni

L’Editoriale

LA SuRReALe nORMALItà deLLA pROStItuzIOne LegALIzzAtA continua dalla prima

Abbiamo dimenticato la legge Merlin: in quei tempi (leggete il Controcanto di Nello Mongelli) le prostitute erano tremila, ora siamo a quota 70mila. Abolire le case chiuse è servito solo ad incrementare il giro della criminalità organizzata. Un giro d’affari pazzesco. Tutto in nero. Che cosa sarebbe successo invece se dopo un focoso tête à tête Brendona avesse detto a Marrazzo: “Carta o bancomat”? Oppure: “A chi devo intestare la ricevuta”? A quel punto chi avrebbe potuto ricattare l’ex presidente della Regione Lazio?

Oppure: se Tarantini avesse pagato con assegno la D’addario, la quale avesse rilasciato ricevuta per l’avvenuta prestazione, e lo stesso avessero fatto le varie brasiliane ingaggiate per curare la cervicalgia di Bertolaso; ecco la prova certa del grimaldello usato per “ungere” l’asso, il potere. Ecco la prova del reato di corruzione. Anche le intercettazioni sarebbero inutili, con buona pace del ministro Alfano che rimprovera i magistrati di non saper più usare i metodi d’indagine tradizionali, ossia le analisi patrimoniali e dei movimenti ban-

//COME È ANDATA A FINIRE Brevemente informiamo i nostri lettori dell’esito positivo di alcune questioni giudiziarie che ci riguardano e delle quali avevamo parlato in passato. 1. Querela del direttore della Copersalento, Gabriele Verderamo. All’indomani dell’uscita dell’inchiesta “Copersalento: vent’anni di veleni”, aveva querelato il giornale perché sosteneva di non essere il direttore dello stabilimento come avevamo riportato noi e di non aver mai pronunciato la frase “ma lei sa che la Copersalento nasce dalla famiglia Fitto”? nel corso dell’intervista rilasciata ad Ada Martella. Verderamo ha ritenuto di ritirare la querela. Va da sé che tutto quello che avevamo scritto era vero. 2. Causa civile intentata da Paolo Pagliaro, presidente del gruppo Mixer media management, contro il Tacco d’Italia, per l’inchiesta pubblicata nel 2005 dal titolo “Pagliaro: l’impero virtuale”. Paolo Pagliaro si è costituito parte civile anche nel processo penale, tutt’ora in corso e riferito alla stessa inchiesta (la richiesta di rinvio a giudizio era stata formulata dal pm Antonio De Donno). Non entriamo nel merito delle vicende processuali perché è complicato. La notizia è che la causa civile contro il Tacco, su richiesta del nostro avvocato, è stata dichiarata estinta dal giudice Errico, tranne che per una posizione che riguarda la ditta Comunicazione e servizi che ha come socio unico Pagliaro ma

SOMMARIO OPINIONI DAL TACCO 05 BOLLETTINO DEI NAVIGANTI, CHI SALE CHI SCENDE 07 L’ARIA CHE TIRA, QUESTIONE DI LOOK

INCHIESTA 08 AAA AMORE OFFRESI. SUI QUOTIDIANI LOCALI di Laura Leuzzi 12 “LIBERA” TUTTE di Maria Buonsanto 13 IL MERCATO LECCESE DEL SESSO A PAGAMENTO di Maria Buonsanto 14 “REGINA” DI NOME, SCHIAVA PER FORZA di Maria Buonsanto 16 NEGLI OCCHI TUTTA LA TRISTEZZA DEL MONDO di Andrea Morrone

cari. Insomma, se il sesso a pagamento fosse legalizzato, che cosa succederebbe? Provate a immaginare. Dal canto nostro sappiamo solo quello che non accadrebbe: non si potrebbero più raccontare le agghiaccianti storie di Queen (leggete a pag. 14-15), né quelle di Oscar (a pag. 9) o di Cristina (a pag. 16). Non soldi in nero, non più sfruttamento, non più schiavitù, non più omertà, non più ipocrisia. Già, in Italia sarebbe surreale.

ha un altro legale rappresentante. Siamo stati difesi egregiamente dall’avvocato Roberto Fusco del foro di Brindisi, che ringraziamo pubblicamente. 3. Querela sporta da Paolo Pagliaro contro il Tacco d’Italia per l’articolo “Pagliaro porta il Tacco alla sbarra”. In quell’articolo ricostruivo brevemente una vicenda che anni fa aveva sollevato un polverone nell’opinione pubblica leccese e occupato non poche pagine di giornali. Riguardava i soldi dati dalla Provincia di Lecce (Giunta Giovanni Pellegrino) con affidamento diretto a Telerama, per la messa in onda di varie campagne promozionali. Il Gup Annalisa De Benedictis ha archiviato la richiesta di rinvio a giudizio formulato dal pm Antonio De Donno perché “il fatto non sussiste”. Quindi non c’era diffamazione. Quindi tutto ciò che era scritto era vero. Siamo stati difesi egregiamente dall’avvocato Massimo Manfreda del foro di Brindisi, che ringraziamo pubblicamente. Non sono state ancora Il mensile del salento pubblicate le motivazioni Anno VII - n. 73 - Maggio 2010 Iscritta al numero 845 del Registro della sentenza. della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 Le renderemo pubbliche EDITORE: appena saranno in nostro Coop. Dinamica scarl - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni possesso.

17 A CASA DI IVANA di Andrea Morrone

REPORTAGE 18 40 ANNI PER NON CAVARE UN “CENTRO” DAL BUCO di Maria Luisa Mastrogiovanni, reportage di Andrea Morrone

HANNO COLLABORATO: Laura Leuzzi, Andrea Morrone, Mario De Donatis, Luisa Ruggio, Maria Buonsanto, Nello Mongelli, Elisa Indraccolo FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: redazione@iltaccoditalia.info PUBBLICITÁ: marketing@iltaccoditalia.info - tel. 3939801141

UN PO’ DI LEGGEREZZA 20 NEMMENO PER UN PUGNO DI DOLLARI di Laura Leuzzi 23 IL PERSONAGGIO DEL MESE 26 LIBRI & LIBRI 27 30 GIORNI IN DUE PAGINE

CONTROCANTO 30 IL SOGNO DELLA MERLIN SI È INFRANTO CONTRO LA FORZA DEL DENARO di Nello Mongelli

Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705 STAMPA: MASTER PRINTING s.r.l. Via delle Margherite, 20-22 70026 Modugno (Ba) DISTRIBUZIONE: Italian Services Group - Lecce - 0832/242214 ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 10 numeri c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - abbonamenti@iltaccoditalia.info IL PROSSIMO NUMERO 15 GIUGNO 2010


dOVe tROVI “IL tACCO d’ItALIA” ACQUARICA C. - Bar Lecce Club - Corso Matteotti, 12 ACQUARICA C. - Edicola Carpe Diem - Corso Dante, 125F ALEZIO - Bar Villa Picciotti - Via Mariana Albina s.n. ALLISTE - Pasticceria Maggio - Piazza San Quintino, 15 ARADEO - Bar Minerba - Via Martiri Della Libertà, 65 ARADEO - Boa Vida Cafè - Piazza San Nicola BRINDISI - Bar Rouge e Noir - Via Santi, 15 BRINDISI - Gelatiamo - Corso Umberto I, 8 CAMPI SAL. - Bar L'Incontro - Via Stazione, 5 CASARANO - Bar Dosito - Via XX Settembre, 91 CASARANO - Bar Garol - Via Umbria, 4 CASARANO - Bar S. Paolo - P.zza San Domenico CASARANO - Caffè Greco - Piazzetta Petracca, 1 CASARANO - Martinucci - Via Carlo Magno, 37 CAVALLINO - Bar Pizzeria Agorà - Piazza Castromediano, 21 CAVALLINO - Reportage Cafè - Via A.R. Miglietta, 68 COLLEPASSO - Bar La Palma - Via Carabiniere Rollo, 16 COLLEPASSO - Cafè Quo Vadis - Via Roma, 41 COLLEPASSO - Caffetteria Caber - P.zza Dante, 26 COPERTINO - Bar Castello - Via Menga, 6 COPERTINO - Sud Est Caffè 2 S.n.c. - Via Bengasi, 1 CURSI - Bar Central - Piazza Pio XII, 13 CUTROFIANO - "da Perrino" - Via Capo, 6 CUTROFIANO - Bar Snoopy - Via XXV Aprile, 12 CUTROFIANO - Euro Bar - Piazza Unità D'Italia, 4 GALATINA - Bar "Piper" - Via Liguria, 37 GALATINA - Bar Delle Rose - P.zza Dante Alighieri GALATINA - Bar Pasticceria Contaldo Orazio - Via Roma, 261 GALATINA - Bar Stazione - Piazzale Stazione, 46 GALATINA - Caffè Dell'Opera - Via A.Diaz, 55 GALATINA - Eros Pasticceria - P.zza S.Pietro, 9 GALATONE - Bar Centrale - Via Chiesa, 5 GALATONE - Bar Garden - Via XX Settembre, 149 GALATONE - Bar S.Sebastiano - Piazza S. Sebastiano, 6 GALATONE - Caffetteria Mirò - Via XX Settembre, 35 GALATONE - Smart Bar s.r.l. - Viale XXIV Maggio, 2 GALLIPOLI - Bar Azzurra - Via Lecce, 62 GALLIPOLI - Bar Centrale - C.so Roma, 205 GALLIPOLI - Bar Garden - Viale Bari GALLIPOLI - Bar Rosso e Nero - C.so Roma, 21 GALLIPOLI - Caffè Bellini - C.so Roma, 9 GALLIPOLI - Gelateria Europea - C.so Roma, 116 LECCE - Ass. Culturale Transito - Corte dei Mesagnesi, 36 (Chiesa Greca) LECCE - Bar Antille - V.le Rossini, 96 LECCE - Bar Caffè Mondoni - Via Novantacinquesimo Reggimento Fanteria, 66 LECCE - Bar Centrum - Via Giovanni Paolo II, 3 LECCE - Bar Garden - Via Adriatica, 16 LECCE - Bar Il Palio - Via Imperatore Adriano, 44 LECCE - Bar Martinica - Via Vittorio Emanuele, 23 LECCE - Bar Rosso e Nero - V.le Gallipoli, 1 LECCE - Caffè Degli Archi - Via Cicolella, 7 LECCE - Caffè Foscolo - V.le Ugo Foscolo, 47 LECCE - Centro Turismo Culturale - Via Umberto I, 13 LECCE - Gestibar - P.zza Stazione FF.SS. LECCE - Old House Cafè - Via Taranto, 7 LECCE - Pizza & Co - Via Libertini LEQUILE - Ideal Bar - Piazza S. Vito, 21 LEVERANO - Bar La Plaza - Via I Maggio LEVERANO - Pizzeria Da Franco - Via Caracciolo LIZZANELLO - Bar Sport - Piazza S. Lorenzo, 35 MAGLIE - Bar Kenzia - Via Ferramosca, 53 MAGLIE - Bar Stazione - P.zza Satazione, 8 MAGLIE - Caffè 2001 - Via Trento e Trieste, 60

MAGLIE - Caffè Del Corso- Via V. Emanuele III, 168 MAGLIE - Caffè Della Libertà - P.zza Aldo Moro MAGLIE - Caffè Leopardi - Via De Gasperi, 7 MAGLIE - OltreCaffè - P.zza Mercato, 35 MARTANO - Caffetteria Marconi - Via Guglielmo Marconi, 84 MATINO - Caffe' Arco Antico - Via Roma, 108 MATINO - Cartoleria Parata Maria - Viale Italia, 27 MATINO - Gallery Bar - S.S. Collepasso – Casarano MELENDUGNO - SAN FOCA - Mini Market Pascali Giuseppa - Viale Argentina, 7 MELENDUGNO - Bar Roma - Via Roma, 31 MELENDUGNO - Pasticceria LM - Via Mazzini s.n. MELISSANO - Bar Movida - Via Felline, 114 MELISSANO - Bar Relax - Via Felline, 116 MELISSANO - Caffetteria Del Centro - Via Casarano MELISSANO - Gran Caffè - Via Mazzini, 4/6 MORCIANO L. - Bar - Pizzeria - Trattoria Mirage Corso Italia, 30 MORCIANO L. - Bar Max - Viale Degli Eroi, 2 NARDÒ - Bar Castello - Via XXV Luglio, 12 NARDÒ - Bar Il Gabbiano - Piazza Mazzini, 18 NARDÒ - Bar Tre Palme - P.zza Della Repubblica, 13 NARDÒ - Cafè RooM 77 - C.so Galliano, 61 NARDÒ - Cream & Caramel - Via Antonaci, 5 NARDÒ - Pasticceria Charlot - Via Rubichi, 48 NARDÒ - Spiedomania s.a.s. - Via Caduti di Via Fani - Box, 7 NEVIANO - Bar King's - Piazza Concordia, 59 NEVIANO - Bar Shop Cafè - Piazza Concordia, 6 NOVOLI (Villa Convento) - Bar Tabacchi Edicola Sozzo Elide - Prov.le Lecce-Novoli, 112 PARABITA - Francy Cafè - Via V.Emanuele, 52 PARABITA - Pisanelli Mario - Via Impero, 45 PRESICCE - Caffè Barocco - Via Roma, 140 PRESICCE - Smoke Shop - Via Castello, 1 RACALE - Caffetteria Roversi Martini s.r.l. - Via Gallipoli, 219 RACALE - Full Drink Snack Bar - Via Roma, 11 RUFFANO - Pasticceria Bar D'Annunzio - Via G. D'Annunzio, 45 SAN FOCA - Gelateria - Pasticceria - Bar Concepita - Piazza Fiume, 10 SAN FOCA - Ristorante Bar Gallo - Via Tevere, 5 SCORRANO - Edicola - Cartolibreria Minosi Massimiliano - Via G. Delli Ponti, 40 SECLÌ - Bar Alba Chiara - Via Galatone, 3 SOGLIANO C. - Alabhama Cafè - Via Galatina SUPERSANO - Caffè Margottini - Piazza Margottini, 16 SUPERSANO - Coffee Dream Via V. Emanuele TAURISANO - Caffè Verdi - Via Verdi TAURISANO - Cafè Universo - Via Silvio Pellico, 22 TAURISANO - Caffè Italia - Via Umberto I TAURISANO - Pasticceria - Gelateria - Caffetteria Le Parmente - Via Oberdan - C. L. Da Vinci TAURISANO - Pasticceria Tres Bon - Via Dispersi in Russia, 5 TAVIANO - Bar Del Corso - Via Vittorio Emanuele, 32 TAVIANO - Eden Bar - Piazza San Martino, 12 TAVIANO - PU.MA. s.n.c. - Via F. Fersini, 6 TRICASE - Bar Berimbau - Via Diaz, 26 TRICASE - Bar Conte Max - C.so Apulia, 32 TRICASE - Bar Stazione - Piazzale Stazione TRICASE - Caffè Peluso - P.zza Cappuccini, 26 TRICASE - Lo Chalet - Via Pio X, 13 TRICASE - Vittoria Caffè - Corso Roma, 31 UGENTO - Cafè Terenga - Via Capitano Giannuzzi, 10 UGENTO - Caffè Centrale - P.zza Colonna, 20

Ecco l’elenco parziale dei punti di diffusione Tacco. Nel prossimo numero pubblicheremo la seconda metà. Elenco completo e candidature per diventare PUNTO DIFFUSIONE TACCO su www.iltaccoditalia.net


IL nuOVO VOCAbOLARIO deL VendOLA bIS di MARIO DE DONATIS m.dedonatis@iltaccoditalia.info

La Giunta c’è. E’ l’avvio di un “nuovo inizio”, possibile preludio di una “cultura politico-istituzionale” che è chiamata a reintrodurre, nel proprio vocabolario, parole semplici, espressioni rassicuranti. Il pensiero va al “servizio”, al “bene comune”, all’“attenzione ai territori”, allo “sviluppo eco-sostenibile”, alla “questione meridionale”, alla “partecipazione democratica”, tutte cose da coniugare per restituire centralità alla “persona” e per combattere le “antiche e nuove povertà”. La grande visibilità delle donne nel Governo regionale e la forte attenzione alla questione morale (con specifici obblighi per i membri dell’esecutivo tenuti a segnalare redditi, patrimoni e comportamenti per favorire il “controllo sociale”) hanno creato un clima favorevole alla nuova Giunta. Da non sottovalutare, inoltre, il provvedimento approvato dalla Giunta regionale rivolto all’autorizzazione della “piattaforma eolica nell’area marina di Tricase”. Segnale che va ben oltre la pur grande potenza dell’impianto eolico per assumere lo spessore di un inequivocabile indirizzo programmatico per la Puglia e se vogliamo, anche, l’indicazione di una “opzione” per il futuro del Paese. “Indirizzo programmatico” che va letto

Luigi De Canio, 52 anni materano, è l’eroe di questa stagione calcistica dell’US Lecce: una vera e propria marcia trionfale che ha visto i giallorossi primi in classifica per quasi tutto il campionato (sin dal 28 novembre 2009). Non solo De Canio si appresta a vincere il campionato (mancano solo due punti) ma lo fa mostrando un gioco sempre spumeggiante, fortemente offensivo, con una capacità unica in serie B di interpretare diversi moduli e valorizzando il gioco sulle fasce laterali. L’allenatore del Lecce, in questa stagione da record (mai nelle precedenti sette promozioni in serie A il Lecce aveva chiuso la stagione al primo posto), ne registra anche un altro: è il primo in Italia ad aver accettato la sfida del modello manageriale all’inglese, fortemente voluto dal patron Giovanni Semeraro dopo l’allontanamento del direttore sportivo Angelozzi. De Canio è infatti anche il responsabile del mercato, della selezione dello staff tecnico, della supervisione del vivaio (storicamente punto di forza del Lecce). Un ruolo scomodo che ha accettato con coraggio, riuscendo a vincere, badando contestualmente all’equilibrio di bilancio, assumendosi la responsabilità di scelte controcorrente (come quella di privarsi di Edinho e di acquistare il 34enne Di Michele). De Canio ha anche saputo valorizzare nuovi talenti come Corvia, Mesbah e Marilungo e veterani come Angelo e Giacomazzi. Quindi un “bravo” al mister e un “in bocca al lupo” per la prossima stagione nella massima serie.

dA CIMA... A FOndO Daniele D'Odorico da Udine, 41 anni, presidente del Gallipoli Calcio per pochi mesi, di mestiere è imprenditore immobiliare. Nell’agosto dello scorso anno, dopo una straziante trattativa, ha rilevato dal petroliere e deputato del Pdl Vincenzo Barba il pacchetto azionario del Gallipoli Calcio, promossa in Serie B per la prima volta nella sua storia pochi mesi prima. Parte subito forte il giovane presidente friulano: rinnova i quadri dirigenziali e conferma l’allenatore Giuseppe Giannini, prende atto dell’inidoneità alla B dello stadio Antonio Bianco e opta per il Via del Mare. In pochi giorni allestisce una squadra che conquista successi a ripetizione (ben 28 punti nelle prime 21 giornate). Poi l’inarrestabile disastro: prima gli stipendi non pagati, gli allenamenti in condizioni al limite della decenza e le sconfitte sul campo; infine il caos societario: la denuncia penale di Barba, le eclatanti proteste dei giocatori, le dimissioni di Giannini. Ora D’Odorico se ne va sbattendo la porta lasciando la società in liquidazione. Se la prende con la città e promette che da ora in poi si difenderà esclusivamente in Tribunale. C’è da dire però che il Gallipoli era comunque destinato a patire per gli illeciti amministrativi della precedente gestione Barba.

CHI SCENDE

quale posizione di chiusura nei confronti delle “trivellazioni petrolifere”, già varate per il Gargano e per il Golfo di Taranto (al momento sospese, in adesione al “principio di precauzione”, alla luce degli ultimi disastri ambientali) e del “nucleare” che, oggi, sembrerebbe più un sostegno agli attuali detentori delle tecnologie che alle necessità energetiche del Paese. C’è, poi, una “verità” che Vendola ha tenuto a sottolineare segnalando la presenza, nel Consiglio regionale, di due opposizioni, quella che fa capo al Pdl e quella dell’UdC. Nessun inciucio, quindi, se non il riconoscimento che il “programma elettorale” dei centristi è, per Vendola, “in sintonia, per molti aspetti, con la cultura politica” che rappresenta. “Molta acqua sotto i ponti è passata” ed, oggi, ai più ha fatto piacere, anche, l’incontro tra Vendola e Palese, avvenuto prima dell’insediamento della Giunta. Un incontro di non poco conto, un segnale di reciproco riconoscimento dei ruoli, il ripristino di un galateo della democrazia, molto utile alla Puglia per la difesa degli interessi generali della regione. Un’ultima parola sulla Giunta i cui volti nuovi rafforzano, di certo, l’immagine della compagine governativa che affiancano i riconfermati voluti, certamente, da Vendola ma sostenuti, anche da vasti settori della cittadinanza attiva e dagli stessi ambienti nei quali hanno, precedentemente, operato. Ora occorre attendere. C’è grande interesse per le “Dichiarazioni programmatiche del Presidente” che, “al di là delle cose da fare”, indicheranno, molto probabilmente, i possibili percorsi per costruire una “nuova cultura politica”. Su questo terreno Vendola cercherà di recuperare ulteriori consensi tra i pugliesi ed in Consiglio regionale. In questo tempo di crisi dei partiti tradizionali, si porrà il problema su come offrire nuovi spazi alla partecipazione democratica ed ai processi decisionali. Di certo, in Puglia, occorrerà ripartire rafforzando i poteri del Consiglio regionale ed assicurando piena operatività ai due Organi statutari, il “Consiglio delle autonomie Locali” e la “Conferenza regionale permanente per la programmazione economica, territoriale e sociale”, per dare più voce al sistema dei poteri locali ed alle espressioni culturali, sociali ed economiche della società civile.

SeMpRe In teStA

CHI SALE

BOLLETTINO DEI NAVIGANTI

// Opinioni dal Tacco



// Opinioni dal Tacco L’ARIA Che tIRA

SALentInI SChIAVI dIStRAttI

di LUISA RUGGIO l.ruggio@iltaccoditalia.info

La questione è tacitamente impostata. Per forza, i salentini accoglienti si preoccupano molto poco di cosa deriva da cosa e per quali vie. Si limitano a percorrere chilometri su e giù sbarcando il lunario nella penisola, scorgendo di tanto in tanto una ragazza discinta sul ciglio della strada, vicino al guard rail oltre il quale comincia l’erba alta. Da dove vengono quelle ragazze che appaiono di tanto in tanto, dall’aria tropicale in equilibrio su tacchi di vernice a spillo, non se lo chiedono più di tanto. Chi le ha accompagnate e lasciate lì ad attendere, nell’anticamera del mattino, chi si sentirà in diritto di anLa soluzione a pag. 30 darle a ripescare a una

INDOVINA CHI E’?

//QueStIOne dI LOOK

certa ora per fargli i conti in tasca, non hanno fiato di chiederselo, i salentini accoglienti. Devono affrettarsi a racimolare il minimo per bilanciare il mese, sono schiavi di uno stipendio, di una cassa integrazione, di un’aspettativa di lavoro, di un contratto a progetto, di un part-time forzato che gli toglie il vigore di riflettere su altre forme di schiavitù fuorché la propria. La faccenda del mestiere, della sua origine, della sua clientela, di tutte le adolescenze in affitto in cantiere dietro Vittoria in volata per Onofrio Introna. Sarà lui il nuovo presil’angolo, intorno e dentro le città, non dente del Consiglio regionale. Vestirà la maglia (rosa) del rovina il sonno ai salentini accoglienti trionfatore e del giocatore leale. alle prese con la povertà. Distinti, colti, In queste settimane infatti non è mai incappato in cadute di ammodo, di buona famiglia, in gara stile, aspettando il verdetto di Vendola saldo in Sel-la. con la fortuna e la casualità assistono a schiavitù che gemmano. ne paga le spese? I termini dell’accordo si limitano Che si tratti di lavoro nei campi, sfruttamento sesal prezzo della marchetta, me l’ha spiegato una suale indoor o all’aria aperta, rischio di vita nell’edivolta una trans salentina che ha tirato avanti facenlizia o servizi nell’ambito della cura, non fa dosi schiava tra le schiave, non riuscendo a ottedifferenza. La miseria del giorno prima è la mannere un lavoro dai compaesani accoglienti. La canza di etica per oggi, un humus fastidioso che mattina che ha incamerato un prezzario si è consoddisfa le muffe, è una realtà rozza, enorme, incatrollata la lingua davanti allo specchio, ha cambiato pace di scoprire inflessioni sentimentali nella lotta, spenta dalla paura felina di cadere nell’acqua. Chi nome, ha eseguito esercizi respiratori.

Notizie non modificate geneticamente. Inchieste senza coloranti aggiunti. Opinioni con fermenti lattici vivi.

LEGGI COME MANGI


// Inchiesta // Schiave per sesso

AAA AMORe OFFReSI. SuI QuOtIdIAnI LOCALI

CHI L’AMORE LO VENDE AL MIGLIOR OFFERENTE. TRAMITE ANNUNCI PUBBLICATI SUI GIORNALI. DONNE, UOMINI, TRANS. ITALIANI E STRANIERI. QUANDO IL SESSO È MERCE DI SCAMBIO di LAURA LEUZZI

I

quotidiani locali, che in genere li relegano alle ultime pagine, quelle sportive, lette principalmente da uomini, li chiamano “annunci economici”. In effetti trattano rapporti d’affari, anche se praticamente di un solo tipo: prestazioni sessuali a pagamento. Ogni giorno sono decine e decine le promesse di ore di estremo piacere psico-fisico lanciate dalle colonne della carta stampata. Dietro ad ognuna si cela una storia, appiattita in un box assieme alle altre per via della apparente somiglianza che a quelle la lega. Sono le storie di Anushka, Wanda, Ramona, Diana.

I

Brasiliane, russe, thailandesi, cinesi, capitate nel Salento chissà come; sono anche le storie di donne italiane, di tutte le età. Rintracciabili in “riservati” appartamenti leccesi oppure in posti di mare, più comodi per i turisti, come località Rivabella, la più gettonata, a Gallipoli. Il lettore in cerca di “momenti indimenticabili” non ha che da scegliere, basandosi su sfrontate descrizioni fisiche fornite da loro stesse che dichiarano sensualità esplosiva declinata in misure da capogiro. Poi, nello stesso riquadro d’appendice, ci sono le offerte più

trasgressive, firmate da trans più o meno mulatti che garantiscono emozioni inedite. Tutti gli inserzionisti lasciano numeri di cellulari e mai di linea fissa: devono essere raggiungibili ovunque e soprattutto non facilmente localizzabili. Ai clienti assicurano la massima riservatezza, chiedendo in cambio appena un minimo di serietà, cioè di evitare di telefonare se non realmente interessati e di lasciare il proprio nome (“No anonimi”, si legge spesso), come se ciò bastasse a sgomberare il campo dai perditempo.

OGNI GIORNO SULLE PAGINE DEI QUOTIDIANI LOCALI CI SONO ALL’INCIRCA UN CENTINAIO DI ANNUNCI A SFONDO SESSUALE. A PUBBLICARLI SONO SOPRATTUTTO DONNE DI COLORE, CHE OFFRONO ORE INDIMENTICABILI E SPONSORIZZANO DECOLTÉ OLTRE MISURA. E POI CI SONO I TRANS. ANCHE QUESTI, SUPERDOTATI


Le CuRVe tIRAnO. deLLA SeRIe “MeLIuS AbundARe”

Ph. Andrea Morrone. Sole cocente e pioggia battente. Sulla Gallipoli-Lecce, 17 ore al giorno. Senza tregua

Per farci un’idea di quali siano le tendenze erotiche più in voga, ci siamo addentrati nella lettura dei cosiddetti “annunci economici”. Alla voce “messaggi” se ne trovano un centinaio al giorno; tra questi circa una decina sono di trans, ma il numero può variare. La stragrande maggioranza degli annunci riguarda donne di colore, anche se non mancano quelli di donne dell’Est. Il sesso “esotico” va. Brasiliane, cambogiane, marocchine, arabe, egiziane si dicono vere esperte nel donare ai propri compagni di un’ora o giù di lì piacere “totale” e relax “completo”. Eccole le parole che si ripetono in quasi tutti i messaggi: “totale” e “completo”. Lasciano intendere che nessun limite è invalicabile e rendono più appetibile l’offerta: “Gallipoli. Yenny ragazza brasiliana bellissima, con curve da sballo, massaggiatrice. Total relax 100%. Disponibile tutti i giorni”; oppure: “Cristina, bella argentina delicata di bella presenza, decolté abbondante, molto disponibile, massaggio completo a Rivabella”. Poi ci sono i messaggi più sfrontati che

scendono nel dettaglio della descrizione fisica o della prestazione; il cliente in tal modo ha più elementi sui quali basare la scelta. Giuly, ad esempio, rintracciabile nella zona di Taranto, si descrive come una “bellissima ragazza dalla pelle morbida e profumata”. Aggiunge di essere “molto riservata, elegante e seducente” e di sfoggiare “lingerie sexy e tacchi a spillo”. “Se desideri un incontro veramente diverso dal solito – conclude – devi solo chiamarmi”. E’ possibile farlo dalle ore 11 alle 23. Senza pause pranzo. A Rivabella si può incontrare “latina appena arrivata”; è “esperta in massaggi thailandesi” oltreché “dolce” e con un “decolté abbondante”. Sempre nella zona di Gallipoli, Angelina è di-

sponibile 24 ore al giorno, ogni giorno; si descrive come una “bellissima ragazza dalla pelle abbronzata, lunghe chiome, decolté abbondante”. Ed ecco un’altra considerazione: il decolté tira. C’è chi dichiara di averlo naturale al 100%; chi preferisce non specificare e invece sottolinea altre doti: “Brindisi, solo per pochi giorni trans italiana prima volta in città superdotata, bellissima, forme esuberanti”. Restando in tema di curve, sempre a Brindisi c’è Noemi, “bellissima, esotica ragazza 1,75 sconvolgente bellezza, curve da togliere il respiro, decolté avvolgente”, che promette: “Deliziose fantasie ti aspettano” e lancia la sfida: “Provare per credere”.

Offerte speciali in tempo di crisi In tempi di magra si fa quel che si può per ritagliarsi una fetta di mercato. Così a Stefania è venuta in mente l’idea dell’offerta promozionale. Il suo ci è sembrato il messaggio più originale tra le centinaia che abbiamo letto negli ultimi giorni: “Stefania occhi verdi italiana, causa cessazione attività a tempo indeterminato svende tutto a prezzi pazzi. Lecce 9-16. Annuncio valido entro 24 aprile”. Chissà se avrà sortito l’effetto sperato.

Se bOCCA dI ROSA SI ChIAMA OSCAR AL TELEFONO CON OSCAR, GIGOLÒ PER PASSIONE PIÙ CHE PER NECESSITÀ Oscar è di Brindisi. Ha voce calda e coinvolgente ed appena 27 anni. Una compagna ed un figlio a carico. Di giorno fa il fruttivendolo. Di notte il gigolò. Il suo annuncio ci ha colpito in quanto è stato una vera rarità: è stato l’unico messaggio in mezzo a tanti, rivolto da un uomo a sole donne. Inoltre, l’abbiamo letto solo una volta, in un quotidiano del 20 aprile, e mai più. Sparito. Immediato, dritto al sodo, concreto, così recita: “Ragazzo offresi per sole donne. Massima riservatezza”. Non potevamo non telefonare. Dall’altro capo della cornetta ci risponde un ragazzo come tanti. Ha solo voce più impostata. Probabilmente già conosce il contenuto della chiacchie-

LE DONNE GLI CHIEDONO “EMOZIONI”. LUI LE ACCONTENTA E ARROTONDA LO STIPENDIO. DI 4MILA EURO AL MESE rata che sta per fare. Di certo non la persona con cui sta per parlare. Ci presentiamo: siamo una donna giovane, sposata da pochi mesi; rimasta intrigata dal suo annuncio sul giornale ma intimorita dalla “prima volta”. Chiediamo di saperne di più, così, per scioglierci. Oscar ci mette a nostro agio:

“Non bisogna avere alcun imbarazzo: fare l’amore è la cosa più naturale del mondo”. E’ vero, ancora più naturale sarebbe farlo col proprio marito, pensiamo. Ma sono dettagli, al giorno d’oggi. Oscar perché lo fai?, gli chiediamo. “Perché mi piace fare l’amore”, risponde. Ri-eccoci. Gli piace proprio. Non ti senti sfruttato? “E perché dovrei? Sono io che l’ho deciso”. Quando hai cominciato e come? “Una cliente della mia frutteria me l’ha proposto, una volta, circa due anni fa. Ed ho accettato. Poi ho continuato”. Qual è l’età media delle donne che si rivolgono a te? “Non hanno mai più di 50 anni. A volte sono anche molto giovani, tipo ventenni”. Qual è la tua tariffa? “Una vera e propria tariffa non c’è. Dipende dalla soddisfazione della donna”. Bene, ma in genere quanto ti pagano? “Circa 150 o 200 euro. Ma se mi danno di meno non mi lamento. Lo faccio per piacere più che per soldi. Poi se ci posso anche guadagnare qualcosa, meglio”. Quindi non è una questione di soldi: Oscar lo fa per passione, un po’ come Bocca di Rosa della canzone di Fabrizio De Andrè. Vogliamo altri dettagli. … ehm, quanto dura? “Dura circa un’ora ma poi dipende”. In sintesi: mai mettere freni alla passione. E come dargli torto? il tacco d’Italia

In che cosa consiste la prestazione? “Faccio tutto, ma poi sta alla donna. C’è chi vuole solo un rapporto tradizionale, perché è intrigata semplicemente dal tradire il proprio compagno; chi mi chiede cose che al marito non ha il coraggio di chiedere tipo sesso orale o altro”. Ci descrive altre pratiche (…) che teniamo per noi. Pensiamo: oddio, e che sarà mai? Eppure al compagno non lo chiedono, ma ad Oscar sì. E intanto loro tradiscono il marito e si sentono appagate; ancora più appagato si sente Oscar che ama così tanto fare l’amore e che, giacché ci si trova, arrotonda pure lo stipendio! Quanti incontri ti capitano in una settimana? “Circa quattro o cinque”. Facciamo un po’ di conti. Cinque incontri da 200 euro l’uno: un totale di mille euro a settimana; in tutto 4mila euro al mese. Mica male come “arrotondamento”. Continuiamo a fare domande, mentre lui ci chiede di vederci per “rompere il ghiaccio”. Certo, certo, ci vedremo, ma prima dicci ancora qualcosa. Per l’appuntamento potremmo incontrarci a metà strada, per esempio a Lecce. Sì, ma dove? “In un motel di fiducia nei pressi della zona industriale. Ogni volta che fisso degli incontri a Lecce, vado lì. Sono discreti. Posso lasciare il mio documento, se ti imbarazza lasciare il tuo, tanto mi conoscono già”. 9

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Affare fatto, ci vedremo lì. Se ci decidiamo a vincere anche le ultime resistenze.

Sesso da star. Un cult degli anni ‘80, “America gigolò”, con Richard Gere


SI SCRIVe “MASSAggIO”. SI Legge “pReStAzIOne SeSSuALe” CHE COSA SI PUÒ CELARE DIETRO LE INSERZIONI DI CENTRI BENESSERE E DIETRO LE OFFERTE DI LAVORO COME MASSAGGIATRICE aremmo pure nell’era dello stress cronico ma la proliferazione su giornali ed internet di annunci che promuovono centri benessere capaci di far provare al cliente sensazioni inspiegabili sembra fuori misura per un territorio come il Salento. Ci siamo chiesti: è possibile che dietro le innovative tecniche sponsorizzate nelle inserzioni si celino, come per gli annunci di incontri (vedi p. 9), non semplici massaggi ma qualcosa di più? Fuori di metafora: è possibile che in questi centri benessere, qualora il cliente lo richieda, vengano fornite anche prestazioni sessuali? Per scoprirlo siamo partiti nuovamente dai quotidiani locali, dove ogni giorno vengono pubblicati circa cinque o sei annunci di strutture relax o simili. Tutti promuovono tecniche di ispirazione orientale importate in Italia da veri guru della disciplina che la inten-

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dono come una vera e propria filosofia. “Centro massaggi olistici. Si eseguono trattamenti rilassanti integrali”; oppure: “Novità assoluta. Trattamento innovativo integrale a Lecce”; e ancora: “Massaggi, sauna, terme, sconti, nuovo personale altamente qualificato, per il tuo benessere totale” ed “Esclusivo centro tantra a Lecce, nuovi trattamenti anche con veli e nuovo personale”. Veli, massaggi, personale qualificato e soprattutto, ancora una volta, proprio come nelle inserzioni di incontri, le parole magiche “totale” ed “integrale”. Per andare più a fondo abbiamo utilizzato una doppia strategia: ci siamo finti potenziali clienti e potenziali massaggiatrici in cerca di occupazione. In questo secondo caso, abbiamo allargato il raggio prendendo in considerazione le offerte di lavoro (come massaggiatrice, appunto) presenti su internet.

nessuna informazione via telefono Da clienti desiderosi di “intenso benessere difficilmente spiegabile” abbiamo telefonato ai numeri indicati negli annunci, tutti riconducibili a rete mobile, eccetto uno. Tutti ci hanno risposto che per maggiori informazioni sarebbe stato necessario recarci di persona presso il centro e che per telefono potevano solo ribadirci ulteriormente gli incredibili effetti dei trattamenti eseguiti ma nulla di più. In pratica: la segretaria incaricata di rispondere al telefono non è invece autorizzata a rilasciare informazioni; previo appuntamento si può però visitare la struttura, conoscere il titolare ed il personale e sapere di più sulle innovative tecniche praticate.

QuAnt’È FACILe CAdeRe neLLA Rete Veloce, immediato, gratuito. Internet è oggi il mezzo più utilizzato per cercare un’occupazione. Ogni giorno migliaia di navigatori di ogni età affidano alla rete le proprie speranze di trovare un impiego soddisfacente. Accedere ai siti che contengono offerte di lavoro è semplicissimo. A noi è bastato digitare sul motore di ricerca google le parole “lavoro”, “massaggiatrice” e “Lecce”, che ce ne è apparsa una lunga sfilza: www.lecce.bakeca.it, www.bachecalavoro.com, www.annuncigratuiti.org, www.kijiji.it per citarne alcuni. Li abbiamo tenuti d’occhio per circa dieci giorni ed abbiamo notato che per il settore di nostro interesse, quello delle cure estetiche, le offerte sono una decina in tutto, sempre le stesse,

ripetute in tutti i portali anche più volte. In genere all’aspirante massaggiatrice si richiedono bella presenza ed un’età compresa tra i 18 ed i 35 anni. In alcuni casi, anche buona dialettica e particolare predisposizione ai rapporti interpersonali. Spesso l’annuncio non riporta alcun numero di telefono da contattare, ma solo l’indirizzo mail al quale scrivere per inviare curriculum e foto. Il curriculum per la verità non è obbligatorio; la foto sì; a volte ne vengono richieste due, un primo piano ed una a figura intera. Anche quando il numero di telefono vi sia – è in genere un cellulare – è staccato o spento. Insomma, bisogna per forza mandare una mail. E noi l’abbiamo fatto. il tacco d’Italia

Abbiamo creato identità ed e-mail ad hoc ed abbiamo risposto agli annunci. “Ho letto l'offerta di lavoro come massaggiatrice – abbiamo scritto -. Potrei avere maggiori informazioni o un numero da contattare? Mi chiamo Luana Rossi ed ho 29 anni”. Per essere più credibili e per fare “sbottonare” i nostri interlocutori, abbiamo aggiunto: “Ho assoluto bisogno di lavoro, ed una certa esperienza come massaggiatrice, ma vorrei sapere di quale azienda si tratta ed anche la retribuzione perché ho necessità di una certa sicurezza economica”. La nostra Luana ha bisogno urgente di lavoro ed anche di soldi. E c’è stato chi le è subito venuto incontro. 10 Maggio 2010

CANDIDANDOCI PER UNA OFFERTA DI LAVORO COME MASSAGGIATRICE PUBBLICATA SU INTERNET CI SIAMO IMBATTUTI NEL “SIG. RAFFAELE”. NEL SUO CENTRO DI PROSSIMA APERTURA A LEVERANO CI HA PROPOSTO DI PRATICARE MASSAGGI EROTICI. E DI ESAUDIRE, MA SOLO SE LO AVESSIMO VOLUTO, ANCHE I DESIDERI SESSUALI DEI CLIENTI. CON TANTO DI PREZZI DA LISTINO E PERCENTUALE PER SÉ


MASSAggIO eROtICO. ChIAMAteLO “SeRVIzIO” COMpLetO

Più chiaro di così... La mail con cui il “sig. Raffaele” ci propone di effettuare degli “extra” presso il suo centro benessere

ercasi massaggiatrici ed estetiste di bella presenza max 30 anni x massaggi relax, linfodrenanti, aiyurvedici. Apertura nuovo centro relax nella prov. di Lecce (Leverano-Porto Cesareo). Compenso da decidere”. Firmato il “sig. Raffaele” con annessi recapiti. Questa offerta di lavoro pubblicata su www.lecce.bakeca.it, ed in particolare il passaggio sulla retribuzione – da decidere! -, ha attirato subito la nostra attenzione. Abbiamo pertanto inviato la nostra mail di presentazione e candidatura al posto di massaggiatrice. Anche la risposta ricevuta ci ha colpito:

sentimentali, e chiediamo se ci sia la possibilità che il cliente, oltre al massaggio erotico, possa volere anche dell’altro. Aggiungiamo: “Per le tariffe, dipende dal massaggio... Voi in genere quanto date e come vi organizzate? E’ un pagamento a percentuale”? Nelle mail successive, il nostro fantomatico datore di lavoro, che non ci ha ancora mai chiesto un colloquio o di inviargli il curriculum, ci spiega che “su altre situazioni” possiamo metterci d’accordo. Ovvero: decidere noi una tariffa e poi proporla al cliente. Ma “altre situazioni” è una definizione troppo vaga, così chiediamo chiarimenti: “Ci stiamo riUN MASSAGGIO RILASSANTE ferendo alla stessa cosa? Cioè, il cliente, dopo o durante il massagNEL CENTRO BENESSERE gio erotico tantra, può chiedermi PREVISTO A LEVERANO È DI 50 di avere un rapporto sessuale? E in quel caso voi in genere come vi EURO DI CUI 20 VANNO regolate? Decido io con il cliente? ALLA MASSAGGIATRICE. Ci si accorda prima? E poi la ‘cosa’ si svolge presso il centro? QUELLO EROTICO COSTA DI PIÙ, Vi è capitato altre volte? Non sono 80 EURO, MA SALE ANCHE nata ieri, ma vorrei delle rassicurazioni perché è comunque una LA PERCENTUALE PER LA questione da definire bene”. E alMASSAGGIATRICE, IL 50%. lora il nostro “sig. Raffaele” la definisce bene. Ritornando sul POI CI SONO GLI “EXTRA” massaggio erotico, ci fa sapere IL CUI PREZZO È DA STABILIRE; che “saremo su un prezzo listino FA TUTTO LEI ED AL TITOLARE di 80 euro”. Aggiunge: “lavoriamo ad una percentuale pari al 50% VA IL 30% IN PIÙ per il massaggio tantra... per un il “sig. Raffaele” infatti non ci invita, semplice massaggio benessere euro licome gli altri, ad inviare un curriculum o stino 50.00, a voi 20.00”. E poi finala fissare un appuntamento per un col- mente arriva al sodo: “Per altre loquio de visu, ma ci scrive che “a tutti situazioni tipo orale, decidete voi con i tipi di massaggi rilassanti se richiesto me la richiesta da listino, a me il 30% dal cliente dovremmo aggiungere un del ricavato in più. Il tutto presso il cenmassaggio erotico tipo Tantra”. Poi ci tro” (vedi foto in alto). Poi ci chiede di chiede una foto, informazioni sulla no- incontrarci per un caffè e ribadisce la stra vita privata e quanto chiediamo al- necessità che gli inviamo una foto. In l’ora (“Siete sposata libera o cosa? sintesi: ancora prima che il centro apra, Quanto la vs richiesta minima ad ora?”). dunque prima di conoscere i clienti che Piuttosto sfrontato come primo contatto. lo frequenteranno, il titolare ha pensato Dopo esserci documentati sul massag- anche alle possibili richieste di “extra”, gio erotico Tantra (vedi box in alto), con tanto di prezzi da listino già definiti stiamo al gioco e rispondiamo alla mail e percentuale da tenere per sé. Il tutto dichiarando di non avere alcun pro- da svolgersi lontano da occhi indiscreti, blema a praticarlo, di non avere legami presso la struttura. Peccato che, nono-

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stante gliel’abbiamo chiesto più volte, non ci abbia mai neppure detto dov’è. Di lui invece abbiamo scoperto un po’ di cose. Incrociando le informazioni che ci ha fornito nelle e-mail rivolte a quelle che credeva aspiranti massaggiatrici ma che in realtà erano profili di donne inventati da noi ad hoc (tra queste, anche una minorenne, vedi box in basso), siamo arrivati a conoscere il suo nome e cognome, la sua età, la sua professione, il suo numero di cellulare personale, il suo indirizzo mail e persino il suo contatto facebook; in tal modo ci è stato possibile cercarlo sul social network (è stato lui stesso a suggerircelo, vedi box in basso) e, di conseguenza, vedere le sue foto, dunque dargli un volto. Inoltre, abbiamo scoperto che è l’autore anche di un altro annuncio pubblicato sullo stesso sito internet e contenente un’offerta di lavoro come segretaria presso un’azienda agroalimentare: “Cercasi una persona di sesso femminile, dai 19 ai 30 anni, che abbia voglia di lavorare presso un ufficio di una cooperativa settore alimentare a Leverano. Si cerca massima discrezione, impegno nell'apprendere, voglia di conoscere e relazionare. Compenso: da decidere”. Anche in questo caso, la retribuzione è da stabilire. Troppe analogie. Abbiamo risposto all’inserzione; anche in questo caso non ci è stato mai richiesto il curriculum; la foto invece ci è stata chiesta, ed a caratteri cubitali (“MI ALLEGHI FOTO”), al termine di una mail in cui ci è stato as-

Che cos’è il massaggio erotico tantra Non è difficile scoprire che cosa si intenda per massaggio erotico tantra. Su internet sono presenti numerosissimi siti sull’argomento, spesso corredati di foto o video. Viene definito il massaggio più completo che possa esistere, in cui il massaggiatore, nudo (ma non necessariamente), tramite “strisciamenti” e “scivolamenti” sul corpo del cliente, nudo anche lui, prima punta a farlo rilassare al meglio, poi a fargli raggiungere il piacere, un vero e proprio orgasmo i cui effetti benefici possono protrarsi anche per giorni. Non mettiamo in dubbio l’efficacia, riconosciuta in tutto il mondo, dei trattamenti orientali. Ma, a voler pensar male, dal massaggio tantra ad una pratica sessuale il passo può essere breve. sicurato che se avessimo trovato il giusto accordo saremmo stata regolarmente assunta (“Mi dica la sua cifra minima ad ora, sarò io a valutare se posso accontentarla, stando alla vs cifra richiesta o aumentarla o magari ancora non trovi accordo nella mia disponibilità. La informo che se ci saranno le basi di un accordo sarà regolarmente assunta”). Come dire: una foto ed un po’ di elasticità nell’accordo in cambio della promessa di un posto di lavoro. Non è certo che anche questo annuncio fosse un’esca per giovani donne in cerca di occupazione. Ma il dubbio è legittimo.

nOn hO L’età E se a rispondere alle offerte di lavoro come massaggiatrice fosse una minorenne? Abbiamo inventato una seconda identità, Claudia Manco, 17 anni, con un diploma da estetista alle spalle e tanta voglia di mettere a frutto i suoi studi, ed abbiamo risposto all’offerta del “sig. Raffaele”. Il fatto che Claudia sia minorenne non lo preoccupa affatto; anzi nei suoi confronti assume un tono amichevole; le dice di essere quasi suo coetaneo e le dà il contatto facebook chiedendole di aggiungerlo tra le sue amicizie sul social network (contatto realmente esistente, che abbiamo verificato). Quando il discorso, nel corso di diverse mail, ritorna sui tipi di massaggi da praticare, le elenca una serie di trattamenti “usuali”: relax, snellenti, drenanti. Poi aggiunge: “Ad altre richieste di massaggio mi deve dire lei come si vorrà comportare. Da decidere insieme se sul massaggio lavorare in percentuale o se andare con un fisso ad ora”. E quando Claudia chiede chiarimenti sulle “altre richie11

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ste di massaggio”, spiega che i clienti “potrebbero chiedere anche un massaggio erotico, ma quello sta a te volerlo fare o meno... lo deciderai tu, magari quello ha un prezzo più alto e quindi su quel tipo se vorresti farlo si farebbe il 50% a te. Per il resto possiamo parlare di un mensile”. Ri-ecco il massaggio erotico e ri-ecco la percentuale del 50% a testa. “Potrebbero chiedermi anche di andare oltre? Voglio dire, è mai capitato?”, continua Claudia. E lui: “Potrebbero chiederti solo un massaggio erotico, altro non se ne parla ma sta a te decidere e dirmi se dobbiamo accettarli tali massaggi o meno”. Bene, “altro non se ne parla”, eppure con Luana Rossi, la massaggiatrice maggiorenne, ne aveva parlato eccome. Poi le lascia il suo numero di cellulare, si offre di andare a trovarla nel suo paese per un caffè, per evitarle di spostarsi fino a Leverano e sollecita più volte una sua risposta ed un appuntamento. Un vero galantuomo, non c’è che dire.


dieci anni in numeri L’azione di informazione e sensibilizzazione ha coinvolto 2564 persone migranti. Con 967 di loro si sono avuti incontri individuali, per un totale di 1541 incontri. Sono stati seguiti 274 programmi di protezione sociale (dati aggiornati al 21 gennaio 2010). Di questi, il 60% ha visto coinvolte donne vittime di sfruttamento sessuale, il restante 40% vittime di tratta a scopo lavorativo e di sfruttamento nelle economie illegali forzate. Dalle 16 persone in regime di protezione nel 2000, si è assistito ad una crescita del numero, con punte di 45. Nell’ultima annualità, sono state 29 le persone ad averne beneficiato.

Sulla Gallipoli-Lecce. La reazione di una prostituta nigeriana al nostro avvicinamento

l mercato della tratta è in continua evoluzione. Venirne fuori non è facile. Nelle diverse fasi di uscita dalla condizione di sfruttamento, le vittime devono imparare a convivere con paura, senso di colpa, vergogna. È per aiutare queste donne che dieci anni fa è nato “Libera”, un progetto di protezione sociale che le accompagna nel difficile percorso dell’emancipazione: accoglienza, denuncia, rilascio del titolo di soggiorno, iter processuale, inserimento socio-lavorativo, autonomia abitativa. “Libera” si inserisce nei “Progetti di assistenza ed integrazione sociale ex art. 18 del T.U. disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”. Avviato dalla Provincia di Lecce nel marzo 2000, sotto la Giunta Ria, il 22 luglio 2009 ha avviato la decima annualità. È annualmente approvato dalla “Commissione Interministeriale per l’attuazione dell’art. 18” e finanziato con fondi della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità. L’area geografica d’intervento comprende i territori di Lecce, Brindisi e Taranto. Essenziale in questo processo è il raccordo con le forze dell’ordine e l’Autorità Giudiziaria che garantisca sicurezza e tutela alle persone trafficate.

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TABELLA Le persone in protezione sociale dal 2000 al 21 gennaio 2010

“LIbeRA” tutte HA APPENA COMPIUTO DIECI ANNI. E’ IL PROGETTO DELLA PROVINCIA DI LECCE PER AIUTARE LE VITTIME DEL “TRAFFICKING”

di MARIA BUONSANTO

// enAt. Le MAgLIe dI unA Rete

CI SONO TRE FORME DI PROSTITUZIONE: INDOOR, IN STRADA E “DEI 15 GIORNI”, LA PIÙ DIFFICILE DA CONTROLLARE PERCHÉ LA DONNESCHIAVE VENGONO CONTINUAMENTE SPOSTATE DI CITTÀ

Sulla scorta di “Libera”, nel 2006 è nato il progetto ENaT, che mira a creare una Rete Europea di Cooperazione a favore di donne e minori vittime di tratta e sfruttamento sessuale. Italia, Slovenia, Albania, Spagna, Francia, Romania e Croazia i paesi coinvolti. Gli stessi paesi che rappresentano i luoghi “più caldi” di origine, transito

e arrivo per il traffico finalizzato allo sfruttamento sessuale. In Europa esiste un'ampia molteplicità di modelli e pratiche locali per la lotta alla tratta. Modelli che spesso - in assenza di integrazione tra le azioni coinvolte - si traducono in un allungamento dei tempi di emersione e, di conseguenza, di sofferenza per le vittime.

OGNI ANNO IN MEDIA LA PROVINCIA HA LIBERATO 25 DONNE VITTIME DI SFRUTTAMENTO SESSUALE

“COME A CASA” Ines come è nato “Libera”? “Il progetto è nato alla fine del 1999 in un contesto storico influenzato dai risultati dell’ondata migratoria del ’91, che aveva portato alla costituzione di grandi centri di accoglienza. In Salento, Lorizzonte ed il Regina Pacis. Un Ente pubblico come la Provincia non poteva esimersi dal dare risposta a questo problema e così su volontà dell’allora presidente Ria partecipò al primo bando nazionale dell’art. 18 T.U. sull’immigrazione, per la protezione sociale delle vittime di tratta”. Con quale metodologia avete scelto di operare? “Sul nostro territorio non c’erano esperienze di centri antiviolenza come in Umbria, Toscana o Lombardia, dove si utilizza un modello basato sulla presenza di case di accoglienza e di un

Ines Rielli, coordinatrice del progetto “Libera”

centro antiviolenza, dove le donne possano sentirsi ‘a casa’, senza perdere la propria libertà. La metodologia che abbiamo scelto nasceva proprio dall’esempio di queste regioni”. Quale evoluzione ha avuto il progetto? “Nel 2003 abbiamo incontrato donne vittime di sfruttamento lavorativo e abbiamo diversificato la nostra azione. Allo sfruttamento sessuale si sono unite altre forme di sfruttamento e si è aperto un nuovo capitolo per il nostro Centro con il progetto ‘Libera - Percorsi integrati per l’individuazione e l’accoglienza di persone ridotte o mantenute in schiavitù e in servitù’. Poi abbiamo capito che era necessaria una rete sovranazionale ed è nato E.N.a.T.”. Quali differenze ci sono nell’ambito della prostituzione forzata? “Tre sono le forme principali: prostitu-

zione indoor, prostituzione in strada e la cosiddetta ‘prostituzione dei 15 giorni’, in cui l’organizzazione di trafficanti sposta le donne ogni due settimane”. Qual è il vostro maggior successo? “Ce ne sono diversi. Abbiamo due primati nazionali. Siamo state le prime e credo le uniche a lavorare all’interno di un Cpt, quello di Brindisi, dove avevamo uno sportello autonomo, grazie al quale molte donne sono entrate in protezione. Secondo primato: la Provincia di Lecce, con il suo progetto ‘Libera’, è stato il primo Ente pubblico a costituirsi parte civile in una causa di tratta a scopo sessuale. Abbiamo costituito un precedente giurisprudenziale”. Che cosa sperate per il futuro del progetto? “Speriamo di essere capite”.

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“LIbeRA, A teMpO deteRMInAtO” Il progetto “Libera” è cofinanziato dal Ministero delle Pari Opportunità e dalla Provincia, che deve garantire una quota pari al 30% e che nel corso delle dieci annualità, era passata a quote maggiori. Nei dieci anni è costato meno di 3 milioni di euro, per una media di circa 250mila euro l’anno. Ben poca cosa se si pensa che per strutture quali il Cpt Regina Pacis di San Foca erano erogati annualmente 3 milioni e mezzo di euro; praticamente il costo di “Libera” in dieci anni. Con la nuova Giunta provinciale, però, le cose sono cambiate. La soglia finanziabile è stata ricondotta al 30% ed il progetto ha potuto contare solo su 172mila euro. Ne abbiamo chiesto conto a Filomena D’Antini Solero, attuale assessora alle Pari Opportunità. Come si pone l’attuale Giunta nei confronti del progetto? “Il progetto è ancora in piedi. Non avremmo potuto sostenerlo per l’esiguità delle risorse. I fondi, infatti, sono fondi governativi che arrivano dal Ministero delle Pari Opportunità”. Quindi non eroga più risorse? “Il co-finanziamento era eccessivo, non serve. Anche perché il personale che lavorava a ‘Libera’ inizialmente era personale a progetto. Poi è stato stabilizzato e, quindi, non c’era motivo per co-finanziarlo. Si parla di oltre 200mila euro che arrivano tra i due progetti in capo a ‘Libera’: per lo sfruttamento sessuale e quello lavorativo”. Quale futuro prevede per “Libera”? “Mi auguro ci sia un decremento dei casi perché significherebbe che il fenomeno è controllato”. Pensate alla chiusura del servizio? “Finché l’utenza c’è, il servizio continuerà ad esistere. Certo se non ci fosse utenza il Ministero non erogherebbe più finanziamenti”. Quale bilancio può trarne? “Positivo, anche perché c’è stata una riduzione dell’utenza, secondo i dati aggiornati a qualche mese fa. Abbiamo anche previsto l’attivazione di altri servizi correlati a ‘Libera’: l’avvocato che lavorava nel progetto non c’è più e dobbiamo preparare un bando per nominarne uno nuovo”. A quali altri servizi pensa l’assessorato alle Pari Opportunità? “A servizi rivolti non soltanto agli immigrati. Stiamo valutando di aprire uno sportello antiviolenza e vogliamo creare un servizio indirizzato alle donne vittime di stalking”.

IL MeRCAtO LeCCeSe deL SeSSO A pAgAMentO LE PRINCIPALI OPERAZIONI DI CONTRASTO CONDOTTE DALLA SQUADRA MOBILE DI LECCE di MARIA BUONSANTO Analizzando il “mercato del sesso a pagamento” leccese, si possono rintracciare due tipologie principali di prostituzione: quella indoor e quella di strada. La prima è quella di maggior portata economica. Protagoniste ne sono soprattutto le sudamericane. La prostituzione di strada è più visibile. Nel centro di Lecce è accertata soprattutto la presenza di donne dell’Est, in particolar modo romene. La periferia e la provincia sono, invece, appannaggio delle africane. Prime fra tutte le nigeriane. // APRILE 2007. “PASSAPAROLA” Prende il nome dalla modalità in cui si svolgeva lo sfruttamento della prostituzione: ragazze extracomunitarie (soprattutto sudamericane) si avvicendavano con frequenza quindicinale, secondo la regola del “passaparola”, in alcuni appartamenti del centro storico. Quattordici quelli scoperti, per un valore pari a 2 milioni di euro. Tredici degli appartamenti sequestrati erano di proprietà di Fabrizio Elia, transessuale noto con il nome di “Amanda”, impegnato in prima persona nell’attività di prostituzione il quale, dopo aver comprato il primo appartamento con i soldi derivanti dalla sua stessa attività, aveva cominciato ad ospitare altre prostitute, incrementando il suo patrimonio immobiliare con i proventi dell’attività svolta dalle donne a cui affittava le stanze. Tra gli 80 e i 100 euro la tariffa giornaliera richiesta da Elia ad ogni donna. Rilevante il ruolo assunto dall’avvocato Gianluca Starace, al quale molte si rivolgevano per regolarizzare la loro posizione in Italia. // DICEMBRE 2007. “PASSAPAROLA 2” Sulla scorta delle indagini iniziate durante l’operazione “Passaparola”, a dicembre 2007 vengono sequestrati undici appartamenti di proprietà di Giuseppe Calabrese, transessuale noto come “Silvana”. Otto degli appartamenti sottoposti a sequestro, tutti concessi in locazione a cittadine extracomunitarie provenienti dall’America Latina, si trovavano in una

Sono poche le prostitute “per scelta”. Tuttavia non ci sono prove che frange della criminalità organizzata salentina siano coinvolte nello sfruttamento della prostituzione. Esiste poi un terzo tipo di prostituzione, quella detta “dei 15 giorni” (leggi l’intervista ad Ines Rielli, a pag. 12). Con l’aiuto di Annino Gargano, dirigente della Squadra Mobile di Lecce, abbiamo tracciato la fisionomia di queste modalità di mercificazione del corpo umano, ripercorrendo le principali operazioni di contrasto condotte negli ultimi tre anni.

ben circoscritta zona del centro storico di Lecce, compresa tra via Vico del Sole, via Argenteris e via Piccinni, un vero e proprio quartiere “a luci rosse”. Viene riscontrata la presenza di oltre 60 straniere, la maggior parte delle quali proveniente da Genova, una delle città italiane con maggiore concentrazione di comunità latinoamericane. Alcune delle ragazze erano state indotte alla prostituzione da donne che, precedentemente prostitute, erano diventate favoreggiatrici. // 2008-2009. “ROTTAMI” “Rottami” venivano chiamate dai loro sfruttatori le ragazze romene vittime del giro di prostituzione su strada scoperto nel febbraio 2009 in un’operazione congiunta svolta dalla Squadra Mobile della Questura di Lecce a Novoli e dalla Squadra Mobile di Pistoia a Montecatini Terme. Sei i romeni fermati, facenti capo ad un agguerrito sodalizio criminale a carattere transnazionale finalizzato allo sfruttamento e al favoreggiamento aggravato della prostituzione, con ramificazioni su più parti del territorio italiano. Le giovani ragazze venivano reclutate nel paese di origine e inviate in Italia, dove erano costrette a prostituirsi. Erano controllate da una loro connazionale, Larisa Pakala, che rivestiva il duplice ruolo di sfruttata e sfruttatrice. Era lei a mantenere la contabilità dei proventi e a dare conto dei sempre maggiori guadagni al capo dell’organizzazione, Mladin Gheorghe. Almeno 40 le donne sfruttate, di età compresa

tra 17 e 30 anni, secondo quanto accertato nel corso dell'indagine partita nell'estate del 2008, in seguito all'aumento della presenza in strada di giovani donne romene dedite alla prostituzione. Durante le perquisizioni negli appartamenti dell’organizzazione, è stata sequestrata una pistola emittente scariche elettriche, utilizzata per minacciare le donne non in linea con gli ordini. Dopo i primi sei arresti sono stati individuati altri nove soggetti che avevano cercato rifugio all’estero, intercettati e ricondotti in Italia grazie alla cooperazione della polizia romena e dell’Interpol. Altri due sono ancora latitanti all’estero. Allo stato attuale è in corso il processo in capo a Mladin Gheorghe e sembra che il “giro” non sia ancora stato sgominato completamente. // NOVEMBRE 2009. CONTRASTO ALLA PROSTITUZIONE DOMICILIARE Vengono individuati 20 immobili e 25 donne intente all’esercizio. Sono sudamericane, per lo più provenienti dalla Colombia e dalla Repubblica Dominicana. Tutte in regola con il permesso di soggiorno, rilasciato quali collaboratrici domestiche. Riscontrata in due casi anche la presenza di madri con figlie: le figlie erano nella stanza adiacente a quella in cui le madri si prostituivano. Nel corso delle indagini è stato rilevato che la profferta sessuale avveniva mediante l’inserzione di annunci pubblicitari su giornali locali e, soprattutto, su specifici siti web, anche a circuito internazionale.


// L’intervista // La storia di Queen LA STORIA DI “QUEEN”, UNA RAGAZZA AFRICANA COMPRATA PER 50MILA EURO E COSTRETTA A PROSTITUIRSI di MARIA BUONSANTO

“RegInA” dI nOMe, SChIAVA peR FORzA ueen, un nome comune tra le prostitute africane. È così che vuole essere chiamata la ragazza che ha deciso di raccontarmi la sua storia. Un nome che possa permetterle di non essere riconosciuta. Di lei non racconteremo particolari che possano permettere di risalire alla sua identità: rischierebbe la vita, perché i suoi aguzzini sono sulle sue tracce. Non solo non diremo il nome, dunque, ma neanche l’età e la nazione di provenienza. La storia di Queen inizia poco più di tre anni fa. Costretta a migrare dall’Africa per assicurare alla sua famiglia un futuro migliore, ar-

riva in Italia con la promessa di un lavoro onesto. Ad attenderla, invece, una vita da schiava. Dopo due anni di abusi ha trovato il coraggio di denunciare il suo carnefice ed oggi vive a Lecce, in protezione sociale, grazie al progetto “Libera”. Una storia, quella di Queen, drammaticamente simile a quella di tante ragazze che battono le strade italiane e che genericamente definiamo “prostitute”, senza alcun distinguo. Delle differenze, invece, ci sono. C’è una prostituzione non scelta, non voluta. Il suo nome è tratta e Queen ne è stata vittima.

Queen, perché sei migrata? “Per cambiare vita. Per stare meglio. Per avere maggiori possibilità di lavoro ed aiutare la mia famiglia. Mia madre è malata di cuore e mio padre, mentre frequentavo il secondo anno di Università, cadde in rovina. Soffrii quando fui costretta a lasciare la scuola, ma ancor di più stetti male per i miei fratelli più piccoli. E così decisi che avrei dovuto fare qualcosa per aiutarli, per garantirgli un’istruzione. Volevo lavorare duro”. Come sei diventata vittima di tratta? Come funziona questo mercato? “Una donna del mio paese, in Africa, mi propose di partire in Europa per lavorare come assistente in un negozio. Ne ero entusiasta. Ringraziai Dio di avermi dato questa possibilità proprio quando ne avevo più bisogno. Mi disse che aveva un grande negozio di oggetti africani e che necessitava di un aiuto perché era sempre in viaggio. Venne a casa per conoscere la mia famiglia e rassicurò i miei genitori dicendo che si sarebbe occupata di me, che mi avrebbe fatto da tutrice. La parola prostituzione non fu mai pronunciata durante i preparativi per il viaggio. Una cosa però mi suonò strana. Mi disse che avrei dovuto pagare 50mila euro per arrivare in Europa e, visto che la mia famiglia non disponeva di una tale somma, ci ac-

Che cosa è accaduto al tuo arrivo in Umbria. Quando hai realizzato ciò che stava accadendo hai provato a ribellarti? “Arrivata in Umbria ormai avevo capito tutto. Ma era troppo tardi. Indietro non si poteva tornare. Mi sequestrarono il passaporto. Non avevo soldi per tornare in Africa e, anche se li avessi avuti, provavo troppa vergogna. La mia famiglia non sarebbe più potuta uscire di casa. Quando una ragazza decide di partire per l’Europa è una scelta senza ritorno. È per questo che i miei genitori non erano d’accordo, perché secondo loro le ‘europee’ – è così che vengono chiamate le donne del mio paese che vivono qui –

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“PER VENIRE IN EUROPA DOVEVO PAGARE 50MILA EURO. SOLO DOPO HO SCOPERTO CHE AVREI DOVUTO GUADAGNARLI, VENDENDOMI. MA ERA TROPPO TARDI” cordammo di estinguere il debito attraverso il mio lavoro. Allora pensavo veramente che fare la commessa in Europa potesse ripagare un debito di 50mila euro”. Che cosa ricordi del tuo viaggio? “Nel dicembre 2006 partimmo per Lagos dove, con mia grande sorpresa, ad aspettarci c’erano moltissime altre ragazze. Ma anche in quel momento non capii. Il giorno dopo arrivammo a Madrid in aereo. Mi consegnarono un passaporto italiano falso. Lasciammo in Spagna alcune delle ragazze e partimmo per Parigi, dove ne lasciammo altre. Io ed altre cinque fummo condotte in Italia. Ci separarono, vendute tutte a protettrici (maman) diverse. Io fui mandata in Umbria, dove diventai schiava di una donna africana. Erano i primi giorni del 2007. L’inizio di un nuovo anno per gli altri. Per me, la fine delle mie illusioni”. il tacco d’Italia

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sono solo portatrici di lacrime e sventura. Ci sono ragazze che, partite a sedici anni, in un paio di anni riescono a costruire ville enormi per i loro genitori. Questo era quello che volevo fare anch’io, volevo renderli orgogliosi. Non avrei mai pensato di dover pagare un prezzo così alto. Se fossi tornata in Africa tutti li avrebbero additati. Chissà cosa avrebbero detto di noi. E poi c’era sempre il debito di 50mila euro che dovevo pagare alla ‘mum’ (è così che voleva essere chiamata la trafficante che mi aveva convinta a partire). Ed i primi a farne le spese sarebbero stati proprio i membri della mia famiglia. E così mi rassegnai. Inizialmente piangevo, provavo orrore. Poi ci si abitua e si diventa furbe. Si impara, quando si può, a prendere in giro il cliente, a simulare soltanto la penetrazione. Si prega di non essere scoperte – a tante hanno rotto la testa per questo motivo - e si va avanti”. Che cosa ti ha condotta in Puglia? “Dopo qualche mese iniziai ad avere problemi con la maman. Era una donna terribile e non sopportava che difendessi le ragazze più giovani. Così decise di sbarazzarsi di me e fui venduta ad un gruppo di donne africane che vivevano a Bari”. In quali condizioni eri costretta a prostituirti? “Mi prostituivo per strada. Venivo


accompagnata ogni giorno al ‘mio’ marciapiede da una di queste donne. Venivo controllata in tutto: quello che facevo, come mi truccavo, il numero di clienti che incontravo. Tutto veniva registrato. Lavoravo dalla mattina alla sera – la mattina dalle 9 alle 17 e la sera dalle 19 alle 4. Ero esausta, spesso crollavo a letto distrutta. Nessuno aveva pietà di me, né le maman né gli uomini. Lavoravo in tutte le condizioni. Se pioveva a dirotto non potevo ripararmi perché erano proprio quelli i momenti in cui la maman faceva più giri di controllo per vedere se ero al mio posto. Lavoravo malata, lavoravo con le mestruazioni, lavoravo dopo esser stata picchiata un’intera nottata dalla maman. Non importava a nessuno e per i clienti non era un problema”. Era la maman a gestire il denaro che guadagnavi? “Quasi tutto finiva nelle sue tasche perché per prostituirti devi pagare. Il mercato funziona così e le mie spese erano altissime: 1000 euro al mese per il pezzo di marciapiede dove aspettavo i clienti e altri 1000 per le spese di affitto, luce, gas e cibo. Dormivo in casa della maman, in cucina. Ogni domenica, poi, dovevo dare 1.500 euro come rata del debito di viaggio (i famosi 50mila). In tutto 8mila euro al mese. Ciò che rimaneva lo inviavo alla mia famiglia, anche se era proibito”. Perché dici che era proibito? Quali regole ti venivano imposte oltre quelle della strada? “Durante il periodo di estinzione dei miei debiti non potevo inviare privatamente soldi a casa altrimenti avrei pagato una multa di 5mila euro. Non potevo entrare in nessun luogo pubblico, neanche per mangiare. Non potevo chiamare in Africa, se non in loro presenza. Tutto quello di cui avevo bisogno mi sarebbe stato acquistato perché da sola non potevo andare a fare compere. Era assolutamente vietato avere fidanzati, soprattutto africani. Infine, non avrei mai dovuto

rivelare in caso di fermo da parte delle forze dell’ordine il nome della mia maman. Non ho mai rispettato nessuna di queste regole”.

QUEEN LAVORAVA 17 ORE AL GIORNO, TUTTI I GIORNI SENZA TREGUA, MAI. CONTROLLATA A VISTA DA UNA “MAMAN” CHE LE STRAPPÒ VIA I CAPELLI Hai, quindi, denunciato la tua maman alla polizia? “Sì. Una domenica non riuscii a pagare la mia quota di debito. Quando succedeva bisognava pregare che Dio avesse pietà di te. Quel giorno non la ebbe. Si infuriarono e mi aggredirono per strada. Una di loro mi strappò tutti i capelli. Mi ritrovai con la testa piena di sangue e tutti i miei capelli nelle sue mani. Ci mise tutta la forza che aveva in corpo. La paura ed il dolore furono così forti da non farmi pensare più a niente. Chiamai il 112 per farmi portare in salvo”. È stata, quindi, la disperazione a permetterti di liberarti dalla tua condizione di schiavitù? “A quel punto si trattava di scegliere tra la vita e la morte e tutte le altre paure, le minacce, il debito, il ter-

rore che potessero farmi il rito voodoo sparirono. Pensai solo a mettermi in salvo”. Di quale rito voodoo parli? “Mi rendo conto che per voi europei è difficile da capire, ma in Africa ci sono cose che vanno al di là della logica, dell’istruzione o dell’educazione che hai ricevuto. Ci sono cose a cui si crede. Punto e basta. Appena arrivata dalla maman c’è un’operazione che ogni prostituta africana è costretta a fare. Ti chiedono di spogliarti e ti danno un rasoio e delle forbici. Poi ti costringono a tagliarti le unghie delle mani e dei piedi, i peli pubici ed i capelli. Consegni tutto insieme agli slip che hai indosso. La maman “prende in ostaggio” queste cose minacciandoti di praticarti un rito voodoo capace di farti impazzire, di toglierti l’anima. Ho visto delle ragazze a cui era stato praticato suicidarsi, buttarsi sotto un camion senza alcun motivo”. Nonostante questo hai comunque trovato il coraggio di opporti. Che cosa è successo dopo esserti rivolta alle forze dell’ordine? “Fui portata in ospedale, raccontai tutto e lei fu arrestata. Dopo fui trasferita a Roma, nel Cpt di Ponte Galeria come immigrata clandestina e non come vittima di tratta. A Roma mi dissero che sarei stata rimpatriata. Invece così non fu. Entrai in regime di protezione sociale grazie al progetto “Libera”, presso cui oggi sono in ca-

rico, e fui condotta a Lecce”. Quali sono gli ostacoli maggiori che hai trovato lungo il cammino verso l’emancipazione, l’indipendenza di poter scegliere chi essere e cosa fare del tuo corpo? “I pregiudizi. I tuoi e quelli degli altri. I pregiudizi di genere, quelli di razza. Ma anche i pregiudizi che tu stessa hai nei tuoi confronti. È un ‘lavoro’ che ti entra nel sangue. Ti porta persino a dubitare di poter fare qualcos’altro. E poi ci sono i soldi. Sei abituata a guadagnare 2/3mila euro a settimana e ti ritrovi a non avere più i soldi per mangiare. Ci vuole molto coraggio e soprattutto bisogna volerlo. Si deve riuscire a capire che non è mai troppo tardi per cambiare. Se non si pensa così non ci si toglie più dalla strada. E si convincono altre a finirci”. Da vittime si diventa così carnefici? “Spesso succede. Tante ragazze perdono la speranza di ritornare ad essere libere e decidono di passare dall’altra parte. Dopo un paio d’anni di strada o per estinguere il debito nei confronti della maman fanno arrivare dai loro paesi altre ragazze, con la promessa di un futuro migliore. E così il ciclo ricomincia e loro stesse diventano maman”. Che legame hai con le donne che sono rimaste nel tuo paese? Con le tue amiche, le tue sorelle e tua madre? Che cosa hanno saputo della tua esperienza? “Se mia madre sapesse ciò che mi è successo morirebbe. Invece a mia sorella ho detto tutto. Avrei subito qualunque umiliazione per risparmiare a lei quello che ho passato io. L’ho voluta mettere in guardia. Avrei voluto che qualcuno lo avesse fatto con me”. Come guardi al futuro? “Questa esperienza sarà sempre presente. Ha ucciso quella che ero, ma spero ancora di poter tornare a studiare, di finire in Italia gli studi che avevo iniziato nel mio paese e di diventare quello che avevo sognato. Ho ancora speranza”.


negLI OCChI tuttA LA tRIStezzA LA SUA TARIFFA È DI 40 deL MOndO EURO DI CUI A LEI VA LA METÀ. SETTE ORE SULLA STATALE 101 AD ASPETTARE CHI SI PRENDERÀ IL SUO CORPO. E, ALLE 17, CHI LA RIPORTERÀ IN STAZIONE A PRENDERE IL TRENO PER BARI Su e giù da Bari. Le ragazze africane sulla Gallipoli-Lecce

Testi e foto di ANDREA MORRONE

ristina ha un viso dolce, color caffè, con zigomi sporgenti che rendono ancor più affascinanti gli occhi neri, dal taglio lievemente orientale, profondi e scuri come la grande notte africana. Occhi scintillanti di vita e di sottile malizia, a nascondere nel profondo, dove si racchiudono le emozioni più vere, le difficoltà di una vita che le ha ben presto insegnato come i sogni possano trasformarsi in illusioni. Indossa una maglietta bianca e shorts color aragosta, colori che spiccano ancor di più sul suo corpo di ebano, snello e flessuoso, quasi di gazzella. Cristina, però, non è né una modella né un’atleta, anche se usa il suo corpo per vivere. E’ semplicemente una “puttana da strada”, come lei stessa si definisce, evitando gentili sinonimi che non muterebbero la sua condizione e la sua storia. Cristina ha 23 anni e viene da un quartiere alla periferia di Lagos, una delle città più popolose (oltre 12 milioni di abitanti) e più povere dell’intero continente africano. È in Italia da otto mesi, dove è arrivata al termine di un lungo viaggio. Lagos, Ibadan, Kontagora, Birmin-Konni (città di frontiera al confine con il Niger), Tahoua e Agadez, le tappe infinite di una fuga verso il miraggio dell’occidente. Nomi esotici che nascondono il cammino infernale di un popolo di disperati che attraverso migliaia di chilometri sperano di conquistare il sogno di una vita migliore. Lo stesso cammino che ha compiuto Cristina, con pullman, camion, battelli o su minibus stracolmi, fino ad Agadez, in Niger. Lì ini-

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zia il tratto più difficile, bisogna affrontare il Teneré, il deserto dei deserti, e poi il Sahara. La Libia è l’ultimo avamposto prima della meta ambita: poi sono il mare e la salsedine a cancellare la sabbia del deserto; l’ultimo tratto bisogna affrontarlo con una nave di fortuna (boat come la chiama lei) e quindi si arriva sulle coste della Sicilia. Nel mezzo fatica, attese, incidenti, violenze, soprusi e dolore. Ad attenderla, dall’altra parte del mondo, non c’è il paradiso, solo una vita diversa ma ugualmente difficile. Vita da clandestina, senza documenti, sfruttata da organizzazioni criminali senza scrupoli, pronte ad arricchirsi con il suo corpo. Cristina, come altre sue connazionali, si prostituisce sulla strada statale 101. Una lunga lama d’asfalto che taglia il Salento da Lecce fino a Gallipoli, punteggiata da campagne, piccoli e grandi paesi, e donne di colore che mettono in mostra il loro corpo avvolto in abiti dai colori sgargianti, che lasciano poco alla fantasia. Basta precorrere pochi metri di una strada secondaria, a ridosso di una grande pineta, ed eccola venirmi incontro. Fa cenno di fermarsi, poi, in pochi istanti, si infila nell’auto. La sua tariffa è di 40 euro, per un “servizio completo” spiega con un sorriso provocante. Provo a convincerla del fatto che non voglio sesso ma solo parlarle. Mi guarda come se fossi un marziano o un folle. Non è fa-

cile vincere la sua diffidenza, continua a chiedermi se sono un poliziotto e a guardarmi dritto negli occhi. Mastica nervosamente un chewing-gum, poi mi fa cenno di infilarmi nella pineta, fino ad un piccolo spazio. Per terra i segni inequivocabili di ogni luogo deputato ad incontri di sesso clandestino o mercenario: fazzoletti di carta e profilattici. Dobbiamo fingere di essere clienti mi spiega, qualcuno potrebbe vederci. “Solo cinque minuti”, ripete poi come un mantra.

VITA DA CLANDESTINA. A 23 ANNI, DAL NIGER IN PUGLIA. DOVE AD ATTENDERLA NON C’ERA IL PARADISO. C’ERA UN ALTRO INFERNO

il tacco d’Italia

Le chiedo subito come mai fa questa vita: “E’ necessario – risponde in un italiano essenziale –, per comprare da mangiare, per la casa, per pantaloni”. Quando le chiedo se vorrebbe cambiare lavoro scuote il capo con rassegnazione: “Non è possibile, niente documenti niente lavoro”. Il suo lavoro è la strada, sei o sette ore al giorno lì, ad esporre l’unica mercanzia che può offrire sul palcoscenico della sua vita. Il suo turno finisce alle 17, a quell’ora c’è qualcuno che passa a prenderle (“qui siamo in tre”, precisa) e le accompagna in stazione, dove le attende il treno per Bari. Ogni giorno lo stesso copione, su e giù per la Puglia prima, e per una piccola strada dopo. Lo chia16

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mano il treno delle puttane; ogni mattina da Bari al capoluogo salentino e viceversa. “A Bari vivo con un’altra ragazza, siamo in due in una piccola casa”. Difficile calcolare il guadagno di un giorno: “Ogni giorno i clienti cambiano, a volte sono pochi a volte un po’ di più. Oggi solo due per esempio. Qualche camionista – racconta –, uomini sposati, ragazzi, a volte anche persone anziane”. “Alcuni sono gentili, altri chiedono un rapporto anale, oppure vogliono scattare fotografie o filmati con il telefonino”. Poi ci sono anche gli insulti, le pietre e i modi brutali. “E’ peggio lavorare di notte – spiega –, è pericoloso. Meglio di giorno in strade di campagna come questa”. Ogni compenso è diviso a metà, 20 euro per lei e 20 da consegnare ad un’altra persona, di cui però non vuol parlare. Provo a farmi raccontare la sua storia: “In Nigeria non avevo lavoro, da mangiare, nulla. Sono andata a scuola fino a 13 anni, poi sono finita sulla strada”. Prima di arrivare fin qui pensava che questo fosse un Paese dove si trova lavoro, si guadagnano tanti soldi. Pensi che l’Italia sia meglio della Nigeria?, le chiedo: “Sì, l’Italia era un sogno – dice con amarezza –, ma questo lavoro non è buono. Non mi piace”. Quando provo a domandarle se spera un giorno di avere una famiglia, dei figli, i suoi occhi si induriscono: “Io?! No, io sono solo una puttana”. Il mondo di Cristina è un mondo senza sogni, di speranze disilluse. Giorni tutti uguali, con qualche cliente a interrompere la monotonia delle lunghe ore di attesa. C’è poi la paura che arrivi la Polizia, di essere arrestate o espulse. “Il tempo è finito – mi dice –, dobbiamo andare”. La riaccompagno lì dove i nostri destini si sono incrociati per pochi minuti. Mentre mi allontano, provo a guardarla nello specchietto retrovisore e mi accorgo che mi sta fissando: nei suoi occhi c’è tutta la tristezza del mondo.


letto matrimoniale, una sedia e un piccolo armadio. Su una mensola sono poggiati giochi erotici e preservativi. In fondo una porta che conduce al bagno. Proviamo a fare qualche domanda. I suoi clienti, ci spiega Ivana, sono (ovviamente) tutti uomini, molti dei quali sposati e in alcuni casi anche insospettabili (sorride n.d.r.). Per lo più gente dai quarant’anni in su. Inizia ad innervosirsi e chiederci il perché di tante domande. Le spieghiamo che si tratta solo di curiosità. La sua, al contrario di altre “colleghe”, è una vita itinerante, non rimane mai più di qualche giorno nella stessa città. E’ una sorta di imprenditrice di se stessa. Il Brasile, dice, non le manca molto. Gli uomini si rivolgono a lei perché in cerca di trasgressioni, di emozioni forti e di provare qualcosa di diverso. La maggior parte di loro, sottolinea con un sorriso malizioso, ama essere posseduta. Nei pochi minuti che trascorriamo in questo appartamento dal vago sentore claustrofobico, i suoi tre cellulari squillano di continuo. Le informazioni sono sempre le stesse, come un disco che continua a girare in loop. Il nostro tempo invece è finito: “Non ho tempo da perdere – ci dice bruscamente –, voglio vedere i soldi. Altrimenti via”. Preferiamo senza dubbio la seconda I SUOI CLIENTI SONO TUTTI ipotesi. Usciamo in fretta, UOMINI, SPESSO SPOSATI, non a riveder le stelle, ma almeno il cielo azzurro che coDAI 40 ANNI IN SU. lora il pomeriggio primaverile. La sensazione è IN ALCUNI CASI, di essersi lasciati alle spalle “INSOSPETTABILI” un mondo parallelo, con regole diversi da IN CERCA DI EMOZIONI FORTI. quelloe inprincipi cui si è abituati a A LORO CHIEDE vivere tutti i giorni. Un mondo di segreti inconfessabili, vizi UN “REGALINO” DA 80 EURO privati e recondite perversioni. tacchi a spillo. Al di là Incrociamo un signore distinto che del trucco pesante e abita non lontano dal pordel seno in evidenza, si tone della nostra avvenintravedono inequivocatura. Chiediamo a bili fattezze maschili. I bruciapelo: “Ma lo sa modi sono piuttosto che in questa via ci sono spicci. Il tempo, è proprio il dei trans?!”. Ci guarda caso di dirlo, è denaro. L’atprima con sospetto mosfera è quasi retrò, da lue poi commenta panare o bordello anni a mezza Cinquanta. Ci invita a spov o ce: gliarci e a consegnarle il de“Certo naro, poi penserà a tutto lei. che lo Proviamo a prendere tempo e a so, qui è guardarci attorno. L’appartamento un via vai è piccolo e ordinato, la pulizia e i continuo. pochi mobili non riescono ad evitare Fortunataun vago senso di squallore. Nella mente prima stanza-ingresso c’è un angolo sono molto cucina, un tavolo con un notebook discreti, acceso (sulla pagina degli incontri anche se bidove abbiamo trovato il suo nusognerebbe mero), uno stereo e un televifar qualcosa”. sore. Al centro della seconda stanza troneggia un grande

STORIA DI UNA TRANS A LECCE. ITINERANTE PER SCELTA, IMPRENDITRICE DI SE STESSA, E NON TROPPO NOSTALGICA DELLA SUA TERRA D’ORIGINE

A CASA dI IVAnA V Testi e foto di ANDREA MORRONE

ia del Delfino è una piccola strada nel cuore di Lecce, non lontana dal centro storico, ed unisce idealmente due simboli istituzionali del capoluogo salentino: la Questura e la sede della Dia, la Direzione investigativa antimafia. Una strada stretta e poco trafficata, di case basse e gente tranquilla. Molti probabilmente ignorano che in quella strada, protette dall’anonimato, ci sono anche alcune abitazioni dove, come dimostrano alcuni annunci facilmente accessibili su Internet, ci sono i trans. Vere e proprie “case chiuse” post litteram, esempi di un fenomeno che il “caso Marrazzo” ha portato alla grande ribalta dei media. La ricerca è abbastanza semplice, basta usare un motore di ricerca come Google e si viene subito indirizzati a siti di annunci personali. Per accedere alle pagine bisogna prima garantire di avere almeno 18 anni (una sorta di autocertificazione) e il gioco è fatto. L’offerta è piuttosto ampia e variegata: italiane, brasiliane e perfino tailandesi. Quasi tutti gli annunci sono corredati da foto (piuttosto esplicative) e un breve messaggio. Così come le origini, variano anche le tariffe. Da 50 a 80 euro, questo il prezzo da pagare per provare sensazioni forti e indimenticabili (almeno secondo gli annunci). Le telefonate sono piuttosto rapide ed esplicite, vengono descritti luogo, prezzo, nazionalità, doti (in tutti i sensi) e modalità. La condizione richiesta è di chiamare solo ed esclusivamente da un numero visibile. Niente

telefoni pubblici e numeri nascosti. Voci suadenti, ma leggermente cavernose e maschili. Proviamo a conoscere più da vicino questo fenomeno così diffuso e a fissare un appuntamento: Ciao, ho letto il tuo annuncio.. “Tesoro senti mi trovo in via del Delfino, la conosci”? In centro? “In centro, bravo, dietro la Questura, tesoro”. Il prezzo? “Allora, il regalino per me è di 80 euro. Sono brasiliana, una bellissima mulatta cioccolatina di 25 anni, per pochi giorni ancora qui. Tutta per te, sia attiva che passiva, con un bel culo e molto dotata”. Eh, come funziona?! “Quando sei vicino alla Questura mi richiami e ti dico precisamente dove sono. Ciao, tesoro”.

Circa un’ora dopo siamo nei pressi della Questura, richiamiamo il numero della trans brasiliana. Ciao, ci sentiamo sentiti prima.. “Ciao tesoro, allora devi venire in via del Delfino al numero XXX. Citofona e ti apro…” La strada è quasi deserta. Troviamo facilmente il numero civico. Citofoniamo e dopo pochi istanti si apre il portone. L’appartamento è a piano terra, Ivana (presumibilmente un nome d’arte o così almeno si fa chiamare) ci riceve in baby-doll e autoreggenti. Il fisico statuario è ancor più slanciato dai il tacco d’Italia

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Posa da star. Così Ivana nel suo annuncio sul web


// Il Reportage // Presicce: storie di ordinaria mala-amministrazione

di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI Reportage di ANDREA MORRONE

40 AnnI peR nOn CAVARe COSTRUITO, ARREDATO E MAI ENTRATO IN FUNZIONE. MILIARDI DI SOLDI PUBBLICI SPESI PER REGALARE TUTTO A VANDALI E LADRI

oveva diventare un centro per accogliere ragazzi disabili e anziani. Non solo una residenza, ma un luogo in cui far incontrare culture, storie, famiglie. In 40 anni, sono tanti gli anni impiegati per trasformare una struttura perfettamente funzionante in un rudere, avrebbe migliorato la vita di centinaia di migliaia di persone. Invece non è mai entrato in funzione ed è diventato facile preda dei tanti vandali che lo hanno sventrato. I veri motivi si perdono nella memoria dei poco più di cinquemila cittadini di Presicce. Uno dei paesini più belli del Salento, con un centro storico curato e silenzioso. Nessuno ha mai ricostruito i tanti passaggi di mano e di responsabilità che di amministrazione in amministrazione hanno consegnato questo imponente Centro per anziani e disabili all’oblio. Abbiamo cercato di capire, insieme al sindaco di Presicce Lorenzo Lapuma e al dirigente dell’ufficio tecnico Gianluca Saracino, e quel Centro ci è sembrato una sorta di tela di Penelope: per beghe politiche quello che uno faceva l’altro ostacolava, non appena insediato. Quando poi si finì di costruirlo, di realizzare gli impianti e gli arredi – “c’erano perfino le coperte!” ricorda stupefatto il sindaco - doveva essere consegnato alla Asl che lo avrebbe gestito. La consegna però non avvenne mai e, rimasto in un eterno limbo – la proprietà del Comune, la gestione della Regione; l’uno non lo possedeva, l’altro non lo poteva usare – ritornò allo stato di rudere a causa delle 18 Maggio 2010

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violente incursioni dei ladri. Negli anni Novanta Lapuma (sindaco dal 1999 al 2004 e dal 2009 ad oggi) diede ordine di trasferire gli arredi e gli oggetti di valore rimasti in un’ala del mercato coperto, dove tutt’ora giacciono impolverati. Fece poi murare un’ala del Centro per impedire che i ladri portassero via gli ultimi quadri elettrici rimasti. Nel 2004 - questo è uno dei passaggi più eclatanti di questa storia surreale la giunta Lapuma, poco prima della fine del mandato, riesce ad arrivare alla firma del contratto con una cooperativa “rossa”, la Cons Coop di Forlì, che completamente a sue spese avrebbe dovuto ristrutturare il Centro in cambio della gestione pluridecennale. Subentrata la nuova Amministrazione, il Comune (sindaco Antonio Luca) rescinde il contratto consensualmente e incassa una penale di 40mila euro invece dei 75mila previsti. Ricapitolando: il Comune per costruire e arredare il Centro in 40 anni ha sottoscritto una serie di mutui le cui ultime rate sta finendo di pagare ancora oggi. Non si riesce a ricostruire l’intero importo dell’indebitamento. Quello che per certo riusciamo a dire è che ha speso in totale, a più riprese, quasi cinque miliardi (4.670.399.156 per la precisione) di lire pagati con indebitamenti presso la Cassa depositi e prestiti. Soldi pubblici. E veniamo ad oggi. Perché quel Centro pare proprio che “non s’ha da fare”. Infatti il Comune di Presicce nel 2006


un “CentRO” dAL buCO decide di partecipare ad un bando regionale per la ristrutturazione e, finalmente, per l’attivazione del Centro. Il progetto è presto detto: 250mila euro a carico della Regione Puglia e 250mila a carico del Comune. Poiché l’amministrazione non riesce a far fronte alla sua quota decide di indire un bando per selezionare un’azienda che si faccia carico della ristrutturazione spettante al Comune in cambio della gestione della struttura. Intanto la Regione Puglia paga la sua quota: 250mila euro sull’unghia giacciono nelle casse del Comune, inutilizzati. Va avanti la procedura per l’assegnazione dei lavori: prima una procedura ristretta, cui partecipa la Rinascita srl di Racale. Questa ditta però non consegna la documentazione prevista dal bando e il Comune con una delibera di Giunta dichiara deserta la gara. Si passa quindi ad una procedura negoziata per un importo complessivo in appalto di un milione 840mila euro. L’obiettivo è sempre quello far ristrutturare il Centro a privati senza oneri per il Comune, in cambio di una gestione trentennale. Partecipa solo una ditta, la Salento salute srl di Tuturano, che si aggiudica il bando. Intanto il Comune aveva già incassato i 250mila mila euro della Regione, la quale comunica che si deve dare avvio ai lavori entro 180 giorni e che si devono concludere entro due anni. Pena la revoca del finanziamento. I due anni sono scaduti il 29 aprile scorso. Il geometra comunale, ora in pensione, in quanto responsabile del procedimento sottoscrive con la ditta il docu-

mento che prova l’avvio dei lavori e lo comunica alla Regione. Così il finanziamento è salvo. Peccato che quei lavori non siano mai iniziati. Nel frattempo subentra il nuovo responsabile dell’ufficio tecnico, l’architetto Saracino, che cerca di capirci qualcosa in tutto quell’andare e venire di carte. E quello che capisce non gli piace affatto. Il Comune segnala così quella situazione anomala a Carabinieri e Finanza, che aprono due filoni d’indagine: le Fiamme gialle portano via 30 faldoni di documenti per ricostruire 40 anni di malamministrazione. Si riscontrano così una serie di incongruenze: la ditta Salento salute aveva inviato al Comune il progetto esecutivo dopo un anno e mezzo dall’assegnazione del bando, e ciò è avvenuto dopo che era stato certificato l’avvio dei lavori. Come è possibile dunque comunicare l’avvio dei lavori senza aver mai presentato un progetto esecutivo? Senza aver mai neppure sottoscritto il contratto? Non solo: la Salento salute ha esperito una gara di evidenza pubblica con la quale ha selezionato la ditta Edilpaiano di Presicce per la realizzazione dei lavori. E lo ha fatto un anno dopo aver comunicato alla Regione l’avvio dei lavori. Cioè prima dice che i lavori sono iniziati e poi seleziona la ditta che deve realizzarli. Una brutta vicenda per cui ha già pagato l’intera comunità: non solo per i soldi spesi male, ma anche per i servizi di cura e assistenza ad anziani e disabili mai ricevuti e di cui pure il Salento è carente. La Finanza di Lecce intanto ha concluso le indagini, inviando il fascicolo contenente la notizia di reato in Procura. il tacco d’Italia

Indagini chiuse. La Finanza di Lecce ha chiuso le indagini inviando il fascicolo contenente la notizia di reato in Procura. Nella foto il comandante, colonnello Patrizio Vezzoli

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//Un po’ di leggerezza

neMMenO per un PUGNOdi dOLLARI CHE COSA I VIPS SALENTINI NON VENDEREBBERO AL MIGLIORE OFFERENTE. CHECCHÉ NE DICA VIOLA VALENTINO di LAURA LEUZZI

omprami… io sono in vendita”, cantava qualche anno fa Viola Valentino. Eppure la saggezza mediatica insegna che ci sono cose che non si possono comprare. Né tantomeno vendere. Sono spesso quelle alle quali non sapremmo dare un valore, perché per noi ne hanno troppo e perché neppure per una vantaggiosa offerta potremmo rinunciarvi. E’ l’affermazione del cosiddetto principio del “valore affettivo” su quello del valore economico.

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Nulla di me è in vendita. Ma ciò di cui in assoluto non mi priverei mai è il mio modo di essere, caratterizzato dalla voglia di stare tra la gente, dalla facilità nell’intessere rapporti interpersonali, nel socializzare. Non cambierei per alcuna ragione questa mia essenza più profonda.

Ma, oltre che di “cose”, cioè di beni materiali, difficile risulta anche fare a meno di beni immateriali: un ideale, un modo di essere, un piccolo sfizio che sappia rendere meno amara la giornata. Ad alcuni volti noti di terra salentina abbiamo chiesto che cosa, di loro, non è in vendita. Ci hanno dato le risposte più disparate. A conferma del fatto che i soldi non comprano la felicità. Per tutto il resto… ci si può pensare.

Rocco Palese, leader di opposizione, Regione Puglia, Acquarica del Capo

Raffaele Baldassarre, eurodeputato Pdl, Lecce Non vendo la mia dignità perché non mi piace che qualcuno possa comprarla. In tal modo sono sempre libero.

Angela Maria Spagnolo, Consigliera comunale (PD), Lecce

Non svenderei mai i valori in cui credo: onestà, coerenza, fedeltà, amicizia, lealtà. il tacco d’Italia

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Non è in vendita il mio attaccamento al Salento. Non potrei mai fare a meno di sentirmi parte della terra in cui vivo, dei mille fiori di primavera, dei colori dei prati, delle pietre, dei muri a secco, del fruscio del mare. Non vendo per alcun prezzo l'emozione di scoprire una masseria abbandonata ed immaginarne la frenetica vita che l'animava; le tracce dei popoli che hanno dato i natali alla nostra "civiltà" e che spesso ignoriamo. Non potrei mai dare un prezzo all'odore del pane fatto a legna, delle cicureddhe e della paparina con l'olio fresco. Ma la cosa più preziosa che mai venderei è la consapevolezza che l'uomo è ospite e non padrone della terra e che il rispetto dell'ecosistema, della biodiversità non è un optional ma un obbligo di civiltà e pertanto non può restare isolato.

Vito Lisi, presidente comitato, “Sos 275”, Tricase

Teresa Bellanova, deputata Pd, Ceglie Messapica In generale ritengo che nulla debba essere in vendita dell'animo umano. Nella mia vita mi sono sempre fatta guidare da un imperativo: mantenere sempre viva la volontà di esprimere la mia opinione, nel rispetto degli altri certamente, ma non appaltando mai i pensieri a nessuno. Da sempre sono fermamente convinta che una persona è anche la forza delle proprie idee, e le mie non sono in vendita!

Raffaele Casarano, sassofonista, Sogliano Cavour … non è vendita il mio Breil… scherzo! Di me non vendo nulla. Meno che mai la mia libertà in ambito artistico. La piena autonomia nelle scelte che riguardano la mia carriera ha un valore inestimabile dunque è invendibile. E’ capitato anche a me, come credo a tutti, che qualcuno abbia cercato di mettere dei paletti alla mia libertà, ma non ho mai ceduto ad alcuna offerta in tal senso. Sta a noi saper tutelare la ricchezza più grande che abbiamo, la nostra originalità.

Gianni De Benedictis, designer orafo, Nardò La mia creatività non ha prezzo. Non perché sia di particolare valore in sé, ma perché è importante per me. Se la vendessi, sarei finito, in quanto è una condizione di base dalla quale non potrei prescindere. Per il resto, non essendo un materialista, non saprei individuare un oggetto dal quale mi possa risultare difficile separarmi. Non ho neppure la macchina (e infatti mi muovo a piedi o in moto)! Non potrei mai fare a meno della mia pappagalla, Wanna, dal nome dell’amica che me l’ha regalata. Per lei sarei disposto a tutto.

Non svenderei mai i valori in cui credo: onestà, coerenza, fedeltà, amicizia, lealtà. Ahimè! Le statistiche dicono che mediamente solo una persona su cento ha buone attitudini alla vendita e di certo questa non sono io. Sinteticamente, di me non sono in vendita: affetti, valori, tutto quello che … si vendeva Renato Zero nella famosa canzone del 1977 e... la mia mini-collezione di macchine fotografiche antiche (anche se, solo per quest’ultima, una buona offerta mi farebbe capitolare!). Per chi ha invece voglia di vendere o comprare qualcosa, ricordo Talleyrand-Périgord, secondo cui “il commercio più lucroso sarebbe quello di comprare le persone per quello che valgono e di rivenderle per quello che credono di valere”: occhio alle stime individuali prima della vendita, dunque!

Alessia Ferreri, consigliera di parità supplente, Provincia di Lecce, Lecce

Dores Sacquegna, curatrice di mostre d’arte e co-direttore della galleria Primo Piano LivinGallery, Lecce "Vivi la vita attimo per attimo, come se fosse l'ultimo"... non ricordo chi l'ha detto... ma io sono così, vivo tutto molto intensamente, anche nell'arte, non mi fermo mai... vado come un treno, tra mostre in galleria e internazionali… Sono coerente e controcorrente… dipende. Non sono in vendita per niente… e questo forse causa qualche interferenza nei miei obiettivi... ma c'est la vie! Sembra banale ma chi mi conosce può capirmi.



//Il personaggio del mese // Gianni Stefàno CARTA D’IDENTITÀ COGNOME: Stefàno NOME: Gianni NATO IL: 15 maggio 1964 A: Casarano OCCHI: castani CAPELLI: castano-brizzolati STATURA: 1,90 m PESO: 99 kg TAGLIA: 54 NUMERO DI SCARPE: 46 STATO CIVILE: coniugato TITOLO DI STUDIO: laurea PROFESSIONE: commercialista CARICA POLITICA: assessore provinciale alle Politiche energetiche

Toro (dal 21 aprile al 20 maggio)

reatività ed una spiccata passionalità sono le parole d’ordine. La tua vita è infatti dominata da Venere, che è il pianeta del Toro. Hai inoltre Venere e Luna in Cancro; Mercurio, Marte, Giove e Sole in Toro. Questa particolare congiuntura ti rende molto originale e portato per le cose belle. Ad affascinarti è la bellezza in sé, per questo affronti la giornata guardandoti attorno alla ricerca di suggestive istantanee da scattare e trattenere nella mente. Il legame con il territorio d’origine è per te un valore imprescindibile. Ciò si declina in un grande attaccamento alla tua terra ed alla natura, ai fiori, ai colori. Senti l’istinto primordiale di respirarla in ogni momento e quando ciò non ti è possibile, per un sovraccarico di lavoro o di impegni in generale, ti senti come in trappola. Sei una persona buona, dall’indole pacata, ma nello stesso tempo capace di guizzi creativi che non vuoi tenere sopiti. Tuttavia spesso tendi a dare un’immagine sbagliata di te, quella di uomo troppo riservato ed a volte anche un po’ schivo e refrattario alla compagnia. Forse potresti fare un piccolo sforzo in più per aprirti al mondo esterno, affinché anche gli altri riescano a penetrare fino nel profondo del tuo io. Le stelle dicono che il momento per dare il via alla rivoluzione è proprio questo; non perdere tempo dunque. Da buon Toro, hai un forte senso della famiglia e dei rapporti interpersonali. Sei infatti schietto e sincero e concedi tutto te stesso nelle amicizie. Spesso soffri di umore altalenante. Attenzione: questo fa male a te più che agli altri, visto che ad avere la peggio in quelle circostanze sei proprio tu, che preferisci tenere le emozioni dentro piuttosto che esplodere. Hai la capacità di svolgere anche più attività contemporaneamente e spesso una passeggiata all’aria aperta può stimolare in te questa predisposizione al multitasking. Attento a non strafare. La primavera può affaticare. Tuttavia, è ora di uscire dal tuo guscio e stare tra la gente. Forza, determinazione, caparbietà e soprattutto Energia sono le tue doti principali. Sei molto attaccato ai valori tradizionali ed alla cose autentiche. Riscoprile. Ama, come già fai, tutto ciò che è famiglia, legame, rapporto sincero. E mostra anche a chi ti circonda quell’enorme scorta di sensibilità che spesso ti imbarazzi ad esternare.

C

tRAdIzIOne ed InnOVAzIOne Abat-jour: ha base in ottone e corpo in vetro la bella abat-jour classicheggiante. Il paralume biancocandido ad onde conferisce al tutto un aspetto rassicurante. Centrino ricamato: è il legame con le tradizioni; parzialmente coperto dalla lampade, l’importante è sapere che c’è. Notebook: ha pen drive ancora inserita; l’assessore Stefàno avrà appena finito di lavorarci, oppure ha solo sospeso per una breve pausa. Telecomando: la tv non si vede, ma c’è ed il telecomando ne è la prova. Servirà forse a prendere sonno più fretta, una volta a letto. Orologio: tenerlo sul comodino significa solo una cosa: non è permesso perdere tempo. Libri: ne contiamo otto, riposti in una pila non troppo stabile. Multitasking anche prima di dormire!

Sopra un comodino dallo stile classico, con tre cassetti in legno decorato e maniglie in ottone, c’è di tutto. E’ lì che si gioca la perfetta fusione tra passato e presente, cha dà un tocco retrò ad una vita sempre di corsa. Abat-jour e centrino ricamato sono infatti perfettamente a loro agio accanto a libri, telecomando, tecnologia varia.

Cartellina: in pelle marrone, moto classica e raffinata. La cartellina da lavoro di Gianni Stefàno sostituisce in tutto e per tutto la borsa. Contiene tutti i documenti da tenere a portata di mano.

L’assessore Stefàno non usa borse, ma una cartellina in pelle con bottone dove trovano posto i documenti più urgenti. Non possiamo fare a meno di notare gli altri oggetti sulla scrivania: una foto ricordo, una lampada (probabilmente fa pendat con quella sul comodino), anche in questo caso poggiata su un centrino; statuette di ispirazione ellenica. il tacco d’Italia

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SUL COMODINO E NELLA BORSA

L’OROSCOPO A CURA DI IULY FERRARI

eneRgIA e CReAtIVItà



//La foto del mese CORRuzIOne. FASAnO e SICILIAnO AI dOMICILIARI Corruzione ed illeciti commessi nella gestione di appalti pubblici e nelle procedure di nomina di pubblici dirigenti. Con queste accuse è finito ai domiciliari Flavio Fasano, avvocato di Taviano, ex sindaco di Gallipoli ed ex assessore provinciale ai Lavori pubblici (Pd). Lo stesso provvedimento, per le medesime ipotesi di reato, è stato emesso per Gino Siciliano, imprenditore di Salve ed ex presidente della Lupiae servizi in quota An, società partecipata del Comune di Lecce. Le notifiche sono arrivate all’alba del 17 maggio, a conclusione di indagini nell’ambito di “Galatea”, l’inchiesta dai carabinieri del Ros

coordinati dalla pm Elsa Valeria Mignone e sviluppatasi lateralmente al filone principale relativo all’omicidio di Salvatore Padovano, detto “Nino Bomba”, gallipolino boss della Scu. Gli accertamenti condotti, tramite intercettazioni ambientali ed acquisizione di atti, dimostrano le responsabilità di Fasano in riferimento a tre distinte vicende: la gara d'appalto per la rimozione della cartellonistica pubblicitaria e la gestione degli spazi pubblicitari sulle strade provinciali; il progetto per la realizzazione dell'Istituto Nautico di Gallipoli; l'assunzione di un funzionario presso il Comune di Parabita.

Qui in basso la vignetta “Indovina chi è”, pubblicata sul Tacco d’Italia n. 65, del dicembre 2009 Flavio Fasano

Gino Siciliano

bRuCIAtA VIVA E’ morta dopo un’agonia durata una settimana. Aura, una cagnetta di otto mesi, si è spenta il 3 maggio scorso per le ustioni riportate su tutto il corpo. Due ragazzini nemmeno 14enni hanno trovato un rimedio alla noia, prendendosela con lei e bruciandola viva. Le hanno cosparso il corpo di benzina e poi le hanno dato fuoco. E’ accaduto a Trepuzzi. Il cucciolo è rimasto in quelle condizioni per giorni, da sola, nascosta chissà dove. Quando è stata soccorsa, ancora viva, aveva già le larve delle mosche nelle ferite. Rodolfo Ippoliti, medico del servizio veterinario della Asl Lecce, che l’ha visitata, ha subito riscontrato sul suo corpo vaste aree interessate da ustioni di terzo grado. Anche il muso e la zona intorno agli occhi erano bruciate: forse aveva provato a spegnere il fuoco leccandosi. La storia di Aura ha fatto velocemente il giro della rete. Su Facebook si sono creati gruppi di discussione e di sensibilizzazione contro le violenze nei confronti degli animali. La rabbia per l’accaduto non si è ancora sopita. La speranza è che questa triste vicenda non si sia verificata invano.


//Libri & libri Senza storie Luisa Ruggio Besa editore

Dopo il successo dei suoi due primi romanzi (Afra e La nuca), la scrittrice, blogger e giornalista Luisa Ruggio apre al lettore un corridoio di storie che confluiscono nella fatale sintonia tra il reale e il narrato: la vanità senile di un’attrice mancata, il dialogo di un bambino col suo amico immaginario, una viaggiatrice che ha perso la memoria, un bar che ogni notte si materializza come una nave che attracca in un porto per accogliere gli inconsolabili degli appuntamenti mancati, l’amore fatale di una maestrina di scuola e l’educazione sentimentale degli allievi di prima elementare. Ecco alcuni dei personaggi che fanno capolino in Senza storie, una raccolta di racconti brevi sul tema del contrasto tra mondo immaginario e mondo reale, gli slittamenti della memoria e i ritratti rapidi di personaggi che hanno troppa vita da confessare e tornano sulla pagina scritta sotto forma di apparizioni.

Messi a 90 Argentina/Baini - Manni

Il paradiso delle galline Dan Lungu - Manni

Le partite più raccapriccianti dell’Italia ai mondiali e altre storie di ordinaria follia calcistica, in questo libro di letteratura che aiuta a non prendere sul serio il calcio e a restituire alla memoria alcuni scampoli dei mondiali del passato, scampoli di seconda scelta, collocati in una zona d’ombra. Laterale. Lo stile è quello surreale, divertente, a tratti folle, dei due autori che hanno rispolverato dal passato schegge di cronaca da trasformare poi in situazioni improbabili.

Il proverbio griko salentino Storia, Cultura e Tradizione di Franco Corlianò Barbieri Editore Storie, culture e tradizioni amorevolmente raccolte in anni di ricerca e consegnate alle future generazioni: un tesoro che altrimenti rischierebbe di essere dimenticato. Vi si svela la vera natura dei proverbi: l’interpretazione della civiltà contadina da parte del popolo grikosalentino, nel periodo che va dalla fine dell’800 e la prima metà del ‘900, tempi in cui l’uomo matura un rapporto simbiotico, anche se non necessariamente armonico, con la Natura.

“Falso romanzo di voci e misteri”, opera di una delle voci più importanti della letteratura rumena contemporanea: un romanzo elegante, traboccante di umorismo, scritto in un linguaggio pittoresco e frizzante. Nella Romania ex comunista alla periferia dell’Europa, si muove una variegata umanità di ex operai che da “eroi” di un regime politico sono divenuti “zavorra” della modernità, comunque in grado di elaborare progetti grandiosi e fantasmagorici.

Il governo strategico dell’impresa di William De Luca (editore) Perché un’impresa ha successo o insuccesso? Con questo saggio tecnico ma di facile fruizione il manager salentino William De Luca, propone una vasta panoramica ragionata dei principali modelli economico-aziendali e relativi contributi teorici. L’opera è finalizzata alla corretta analisi del contesto competitivo in cui un’azienda opera e alla successiva individuazione della formula imprenditoriale innovativa, flessibile, di successo.

Via Matino, 10 • 73042 CASARANO (Le) • Tel. e Fax +39 0833 502016 info@salentoilibri.it

Gente strana Racconti Mempo Giardinelli Manni Il grande scrittore latinoamericano, reso famoso in Italia da Guanda, racconta l’anima profonda dell’Argentina in quattordici racconti inediti: il dolore della memoria, gli inferni della colpa, i sogni frustrati, l’invidia, l’erotismo delle città della provincia argentina. In queste pagine si affacciano l’aura borgesiana e lo splendore abbagliante dei momenti più intensi della storia e della cultura argentina. Sempre sospesi tra humor malinconico e dramma senza lieto fine.

Il Sistema Maria Luisa Mastrogiovanni Il Tacco d’Italia editore A quasi due anni dall’omicidio con 40 coltellate di Peppino Basile e l’individuazione dei presunti colpevoli, resta attualissimo il libro-inchiesta che, carte alla mano, ha smascherato grandi imbrogli, silenzi istituzionali, connivenze e indifferenze. Un omaggio postumo alle battaglie del consigliere di Idv e verso le centinaia di ugentini e salentini che dalla sua morte hanno tratto il coraggio per uscire allo scoperto, in un movimento crescente di impegno etico e sociale.


//30 giorni in due pagine ACCADDE UN ANNO FA

C’È IL g8. LeCCeSI ChIuSI In CASA di ELISA INDRACCOLO Chi, dei leccesi, non ricorda quella sensazione di “domicilio forzato” provata in concomitanza con l’evento degli eventi, il G8 dell’economia, che ha richiamato in città otto ministri della finanza oltre a giornalisti, operatori, forze militari di ogni ordine e grado? Gli argomenti all’ordine del giorno del supervertice tenutosi il 12 e 13 giugno dello scorso anno non erano non di poco conto: l'avvio ufficiale del progetto pilota per finanziare la ricerca del vaccino contro lo pneumococco nei paesi poveri, oltre alla redazione e successiva approvazione del “Lecce Framework”, un documento da trasmettere al G8 previsto per lo scorso luglio 2009 a L’Aquila, con le regole per proteggere la proprietà, l'integrità e la trasparenza dell'attività economica e finanziaria mondiale. Ed allora i salentini hanno chiuso un occhio, non senza borbottare (in salentino) qualche rivendicazione tra sé e sé. Le zone rosse individuate nel centro di Lecce, aree

IPSE DIXIT

La sala del Carlo V, dove si è svolto il G8

vietate alle auto e praticabili a piedi solo dai residenti muniti di documento di riconoscimento, erano sei; a garanzia che venissero rispettati i limiti invalicabili c’erano circa 1.000 divise. A rendere più complesso il tutto, manifestazioni, cortei e convegni organizzati dal Coordinamento NoG8.

COME E’ ANDATA A FINIRE Lupiae servizi senza donne? Poco male. "L'amministrazione comunale ha piena autonomia di scegliere i soggetti da designare nelle società controllate dall'ente, prescelti sulla base Paolo Perrone di criteri di professionalità". Cioè: la società partecipata del Comune di Lecce può scegliere in totale libertà i propri manager. Lo ha deciso lo scorso 26 aprile il Consiglio di Stato (ordinanza n.2125) accogliendo l'istanza di sospensione cautelare della sen-

// “SOTTERRIAMO L’ASCIA DI GUERRA” “Con Palese è bene parlarci, è bene rendere limpido il terreno della contesa politica affinché non sino il gossip e la dietrologia o un’immagine di trame dietro le quinte a prevalere”. Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia Nuovo Quotidiano di Puglia, 5 maggio 2010, p.6 // LA POLITICA SI FA CON I “SE” E CON I “MA” “La coalizione di centrosinistra ha vinto perché il candidato era Vendola, altrimenti avrebbe perso come nella maggioranza delle regioni italiane”. Michele Losappio, presidente regionale Sel Nuovo Quotidiano di Puglia, 7 maggio 2010, p.7 // MEGLIO CREDERE AD “AL LUPO, AL LUPO” “Gli errori del passato dovrebbero aver insegnato che è da irresponsabili voltarsi dall’altra parte quando qualcuno avverte che un incendio sta per scoppiare”. Carlo Salvemini, ex consigliere Comune di Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, 11 maggio 2010, p16 // PERICOLO TEMPORALI ESTIVI “Nel Pd emergono quotidianamente contraddizioni antiche che mi portano a diventare un parafulmine”. Sergio Blasi, segretario regionale Pd Nuovo Quotidiano di Puglia, 11 maggio 2010, p4 // MENO MALE CHE PAOLO C’È “Se non avessi messo riparo ai danni del passato, il Comune di Lecce sarebbe già in dissesto. In questi anni ho fatto il Commissario dell’emergenza, ho fatto l’idraulico che ripara i tubi rotti, il sarto che mette le pezze agli abiti strappati”. Paolo Perrone, sindaco di Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, 12 maggio 2010, p10

LupIAe pOCO ROSA. AnzI peR nIente tenza con la quale il Tar di Lecce aveva ordinato al sindaco Paolo Perrone di nominare rappresentanti femminili all'interno degli organi della società (almeno una donna nel Consiglio di Amministrazione ed una nel Collegio sindacale). La sentenza del Tar accoglieva invece il ricorso presentato dai consiglieri comunali di centrosinistra Rita Quarta, Angelamaria Spagnolo, Paola Povero, Antonio Rotundo, Antonio Torricelli, Paolo Foresio, Carlo Benincasa e Gianni Colucci. Altroché “prima le donne”, dunque. La loro presenza non può essere un'imposizione all'alto ma sta alla totale libera scelta dei vertici. Ed i vertici così hanno deciso.

pROCeSSO A dOn CeSARe. Se ne pARLA Ad OttObRe L’esterno del Regina Pacis

Per impedimenti di alcuni avvocati della difesa, è stato rinviato al 29 ottobre il processo d'appello nei confronti di don Cesare Lodeserto, ex direttore del Cpt Regina Pacis di San Foca, la più importante struttura detentiva in Italia, in cui venivano reclusi i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno. Si è aperto il 12 maggio il giudizio immediato nei confronti di Vittorio Luigi Colitti, il 19enne accusato, in concorso con il nonno, dell'omicidio di Peppino Basile, il consigliere dell'IdV assassinato ad Ugento la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008. Peppino Basile Il presidente della Corte, Aristodemo Ingusci (subentrato a Maria Rita

Don Cesare è imputato a vario titolo e in concorso con altre tre persone, il nipote Giuseppe detto Luca, Natalia Vieru e Armando Mara, per i reati di violenza, minaccia, ingiuria, sequestro di persona a calunnia. Già condannato in primo grado con rito abbreviato a cinque anni e sei mesi di reclusione, oggi si trova in Moldavia. L'ultimo numero del Tacco ha dedicato un'ampia inchiesta alla storia dell'ex Cpt, pubblicando anche un reportage esclusivo nel Regina Piacis fantasma.

OMICIdIO bASILe. AL VIA IL pROCeSSO A COLIttI jR Verardo) ha accolto tutte le richieste della difesa: la citazione dei testi, 83 in tutto (accettati tutti tranne l’assistente sociale che ha accolto per prima la testimonianza della baby-testimone), l’acquisizione di tutti gli atti irripetibili, tra cui l'esame autoptico sul corpo di Basile, le prove e la trascrizione delle intercettazioni ambientali. Si tratta di elementi che secondo i legali di Colitti jr scagionerebbero in via definitiva il loro assistito. La prossima udienza si terrà il 28 maggio.



//30 giorni in due pagine SOS unIVeRSItà Ciò che Domenico Laforgia, rettore dell’Università del Salento, aveva previsto ad inaugurazione dell’anno accademico si è puntualmente verificato: l’Ateneo salentino è in affanno. Con la prospettiva che nel 2011 si possa verificare un disavanzo di 21 milioni di euro. Difficile da colmare. E’ il risultato dei tagli di fondi all'Università pubblica previsti dal Ministero romano e dal discusso Ddl Gelmini. Tagli lineari, cioè uguali per tutti,

eOLICO OFF ShORe? OF COuRSe che non tengono conto delle specificità del territorio il quale, pertanto, è destinato a perdere in qualità della ricerca e della didattica. Dunque, a tagliare a sua volta. Corsi, personale. E, tanto per cambiare, ad assistere alla fuga di cervelli altrove. Gli studenti hanno manifestato, hanno costituito gruppi sui social network per chiedere aiuto e per sensibilizzare alla proposta di devolvere il “5x1000” all’Ateneo. I ricercatori hanno protestato ed hanno avanzato proposte. I politici si sono sentiti, si sono visti, si sono riuniti ma senza arrivare ad alcuna conclusione notevole. Il tempo stringe purtroppo e sarebbe il caso di fare in fretta. Per non finire fuori corso.

Il Comitato per la valutazione di impatto ambientale ha detto sì. Il parco eolico offshore al largo di Tricase si farà. Firmato da Sky Saver, sarà il primo in Puglia. La novità è stata annunciata i primi di maggio da Lorenzo Nicastro, neoeletto assessore regionale all’Ambiente, che ne ha sottolineato gli aspetti innovativi.

L’impianto sorgerà lungo il canale d’Otranto, a 22 chilometri dalla costa di Tricase. Non avrà impatto visivo perché sufficientemente distante dalla terraferma. Sarà dotato di 24 torri eoliche con turbine di 92 Mw di potenza. Sarà posizionato su un sistema di piattaforme sommerse a spinta bloccata, ancorate ad un corpo morto, inabissate a 200 metri e disposte su un’isola triangolare di 5 chilometri quadrati. Un progetto avveniristico che, invece, presto sarà realtà e che porta il nome anche di un’azienda del Grande Salento, Cantieri Balsamo Shipping, che realizzerà i basamenti.

RAdIOFARMACI A CASARAnO, tuttO In RegOLA L’iter di autorizzazione dell’impianto per la produzione di radiofarmaci a Casarano è regolare. Lo ha stabilito il 28 aprile il Tar di Lecce, che ha giudicato inammissibili il ricorso ed i motivi aggiuntivi presentati dalla società Itel di Ruvo di Puglia. Contro la Itel si erano costituiti, insieme alla Sparkle Srl, ovvero una delle società facenti parte del Consorzio Radon, titolare del progetto, anche la Regione Puglia

ed il Comune di Casarano. La Itel contestava la legittimità degli atti procedurali relativi al progetto, finanziato con fondi regionali Por (4.125.130 euro a fronte di un investimento complessivo di 7.914.080 euro) nell'ambito del programma Pia-Pit 9. Ma la sentenza del Tar lascia poco spazio ai dubbi: ricorso inammissibile e 4.500 euro di spese processuale a carico della società di Ruvo.

un CInepORtO ALLe KnOS Le Manifatture Knos saranno ancor più "centro culturale del Salento", ha detto Simona Manca, vicepresidente della Provincia di Lecce, nell’inaugurare la nuova veste della struttura leccese. Dall’incontro con l’Apulia Film Commission è infatti scaturita la destinazione di un segmento dell’ex scuola per operai, già dal 2007

contenitore culturale, a sede di un Cineporto, cioè luogo all’interno del quale troveranno collocazione uffici di produzione audiovisiva, sala casting, costumi e trucco, deposito e laboratorio scenografico, mostre e installazioni. Il Cineporto di Lecce si aggiunge a quello sorto a Bari lo scorso gennaio.

eMendAMentO gALLO: ChIudeRe un OCChIO SuLLe AutO bLu Doppia patente agli autisti di auto blu. Ergo: il doppio delle possibilità di commettere infrazioni al Codice della strada. Come dire: c’è chi può. E’ la proposta contenuta nell’emendamento firmato da Cosimo Gallo, parlamentare salentino del Pdl per “venire incontro”, così ha spiegato, a chi è costretto, nell’esercizio del proprio lavoro, a venire meno alle regole della strada. L’emendamento era stato presen-

tato alla Commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama che stava discutendo delle modifiche al Codice della strada, ma poi ritirato per non “intralciarne i lavori”. Sarà il Governo a decidere in merito. Intanto ricordiamo al senatore che le regole della strada andrebbero rispettate anche per garantire la sicurezza degli altri utenti, e non solo per mantenere tutti i punti sulla patente.

commenti e opinioni da

www.iltaccoditalia.net

E’ strano sentire parlare di natura e servizi per i turisti quando metà del Salento sta lottando per non avere una discarica sulla falda acquifera (Corigliano), una centrale sotto casa (Calimera, Casarano, Cavallino), un mega impianto di energie presunte rinnovabili che va a rovinare paesaggi, a espiantare ulivi, a compromettere la salute! Questo non è un NO a tutto, ma il fotovoltaico si può fare sui tetti invece che nelle campagne, le biomasse hanno senso dove vi è biomassa non importando biodiesel dal terzo mondo o bruciando legno di ulivo! Abbiamo la necessità di investire in servizi per il turismo! OPERATORE @ 13:19-12.5.10 Commento alla news “Bandiere blu. Il Salento fa tris” http://www.iltaccoditalia.info/sito/indexa.asp?id=10553#commenti_articolo Credo che sia arrivato il momento che una classe dirigente logora e stanca vada a casa. Ancora una volta Sergio Blasi ha dimostrata la propria inadeguatezza al ruolo rivestito. Ancora una volta il PD Leccese ha dimostrato la propria debolezza nonché la mancanza di guida. Ancora una volta la Politica con la "P" maiuscola ha perso. Piena solidarietà ad Antonio Maniglio In seno al dibattito interno al PD LECCESE auspico che Remigio Venuti diventi il Presidente del PD perché oggi lui incarna la politica con la "P" maiuscola. marcello @ 16:14-13.5.10 commento alla news “Consiglio regionale. Via libera su Introna” http://www.iltaccoditalia.info/sito/indexa.asp?id=10562#commenti_articolo Capisco i disagi presenti in città, le preoccupazioni delle mamme, la mancanza di luoghi verdi, di parchi, però credo che non si possa accusare questa amministrazione di immobilismo in particolare nel settore dei servizi sociali. Infine diamo tempo a questa amministrazione di attuare il programma presentato alla città. Lucio @ 22:24-6.5.10 Commento alla news “Casarano. Nasce la newsletter del Piano sociale di zona” http://www.iltaccoditalia.info/sito/indexa.asp?id=10483#commenti_articolo


//Controcanto

di NELLO MONGELLI*

IL SOgnO deLLA MeRLIn SI È InFRAntO COntRO LA FORzA deL denARO LA PROSTITUZIONE C’È DOVE C’È DENARO. CHIUDERE I BORDELLI È SERVITO SOLO A FAR DECUPLICARE IL FENOMENO. ERANO 2500 ORA SONO 70MILA

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l mestiere più antico del mondo. Ma anche il più attuale. La prostituzione non accenna a calare: professionale, abituale o saltuaria. Nel 94 per cento dei casi a praticarla sono le donne e i clienti sono tutti uomini, una valanga di uomini. Il capo della Procura di Bari, Antonio Laudati, ricorda spesso un dato che taglia le gambe a ogni speranza di cancellare questa piaga: in Italia i clienti sono 9 milioni. Di ogni genere, di ogni censo, belli e brutti, ricchi e poveri. Pure i poveri sì, perché sulle strade ormai invase, soprattutto da nigeriane, le tariffe sono da saldo: anche 20 euro, talvolta si scende a 15. Dall’antica Grecia sino ai giorni nostri la prostituzione è sempre esistita, specie dove ci sono grandi masse di uomini. Come gli eserciti. In Italia fu Cavour nel 1859 a emanare il primo decreto che autorizzava l’apertura di “case” in Lombardia controllate dallo Stato. Il grande stratega dell’Unità d’Italia aveva bisogno dei francesi, e per favorire l’afflusso dei soldati pensò di risolvere uno dei problemi: le donne. Si chiamarono di tolleranza perchè lo Stato, appunto, le tollerava.

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Quasi trent’anni dopo Crispi le regolamentò: stabilì gli standard igienici e le tariffe (bassissime per evitare la prostituzione di strada pericolosa dal punto di vista sanitario). Vietò danze e canti in modo che nulla trapelasse. Gli immobili non dovevano trovarsi vicino alle chiese e alle scuole. Lo Stato decise anche che le persiane non dovessero mai aprirsi. Per questo da allora la gente le chiamò “case chiuse”. Poi un bel giorno, un secolo dopo Cavour, la senatrice socialista Angelina Merlin, “Lina” per tutti, vinse la sua lunga battaglia. Non fu facile in quell’Italia pudica che mal tollerava persino parlare di tali argomenti. La nazione si divise: con la Merlin c’erano anche molti cattolici. Dall’altro lato chi meglio rappresentò coloro che si opponevano alla chiusura delle case fu un giornalista, Indro Montanelli, che sintetizzò le sue ragioni in un memorabile scritto: “Addio Wanda”. Il 20 febbraio 1958 la legge fu approvata dal Parlamento italiano con il voto contrario dei soli monarchici e missini: abolita la regolamentazione statale, pesanti sanzioni per lo sfrut-

tamento. Sette mesi dopo la pubblicazione, alla mezzanotte del 20 settembre, furono contemporaneamente chiusi quasi 700 “bordelli”, molti riconvertiti in enti di patronato per aiutare le ex prostitute. Fece bene l’Italia o compì un errore? Il dibattito è ancora aperto, e va detto che negli anni ‘50 in varie nazioni d’Europa si approvarono leggi tipo la Merlin. Poi qualcuno pian piano è tornato indietro. Olanda, Germania, Svizzera, Austria, Ungheria ad esempio hanno legalizzato la prostituzione. Altri come la Svezia sono invece rigidi. Ma anche lì non è servito a molto. Una recente inchiesta de ‘Il Sole 24 Ore’ ha dimostrato che proprio nel civilissimo paese scandinavo la prostituzione è forse la più diffusa d’Europa. Appare evidente che non è la repressione dei costumi a generare il fenomeno. La Svezia è l’antesignana di ogni liberalizzazione sessuale, eppure... La tesi prevalente è che a muovere tutto sia il denaro. Più gli uomini ne hanno più vanno a donne. Non è un caso che le nigeriane vengano in Italia. Lì in Africa ben pochi potrebbero pagarle.

Quel famoso 20 settembre del ‘58, quando le “case” chiusero, risultavano registrate 2500 ragazze. Secondo l'ultima indagine della commissione Affari sociali della Camera, le prostitute sarebbero ora dalle 50mila alle 70mila, di cui 25mila immigrate e 2mila minorenni. Oltre 2mila le donne che lo fanno perché ridotte in schiavitù. Il racket ormai controlla quasi tutto. Il 65 per cento lavora in strada, il 29 in albergo, il resto in case private. Il 94,2 per cento sono donne, il 5 transessuali e lo 0,8 travestiti. La maggiore concentrazione è in Lombardia con il 40 per cento dell’intero mercato italiano. Poi il Piemonte con il 20. Secondo gli addetti ai lavori questo dato deriverebbe dal potere economico di quelle zone. Che dire? Le 2.500 ragazze del 1958 si sono moltiplicate per 30. Non sono molti i settori in Italia che possono vantare una performance del genere. *direttore responsabile “Bari sera”

IndOVInA ChI È

“bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”




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