I gesti del nuoto sono i più simili al volo. Il mare dà alle braccia quella che l’aria offre alle ali; il nuotatore galleggia sugli
abissi
del
fondo.
(Erri De Luca)
Perché “A bit of freedom”? Perché senza un pizzico di libertà non si può volare, perché la libertà è il presupposto della serenità, della felicità, perché un minimo di libertà dev’essere presente sempre nella nostra vita, nella propria professione, nella famiglia, nella comunità in cui si vive. Un pasto cucinato senza amore non potrà mai essere un capolavoro, ma la libertà di esprimersi è e sarà sempre alla base di tutto, un lavoro svolto con una parte di autonomia decisionale sarà quello meglio presentato, una famiglia solida e serena non farà mai sentire costretto chi vive in essa. Non ho mai goduto della mia libertà, mi è mancata tanto, tantissimo: sono cresciuta nel ruolo di bimba tranquilla prima e di ragazzina giudiziosa poi, ma dentro di e smaniosa di essere libera di andare, di fare seguendo il mio istinto e i
miei desideri, libera di esprimermi secondo i miei pensieri, libera di scegliere di non vivere sotto una campana di vetro fatta di troppo amore e di ansie angoscianti. Le mie scelte sono sempre diventate le scelte altrui, i miei, seppur minimi, istinti di ribellione sono sempre stati stroncati sul nascere generando insoddisfazioni ed insicurezze, dando origine a continui errori nella ricerca di ciò che mi mancava. Sono tempi passati e oggi rivendico a gran voce la mia libertà di scegliere, nella vita, nel lavoro, nella famiglia: ho imparato che la libertà è il bene più prezioso, che sono nata libera e che niente e nessuno potrà mai cambiare le cose. Nel guardare il mare ho sempre visto la libertà, un’infinita distesa azzurra impossibile da contenere perché l’acqua trova sempre la sua strada, nel sentirne il profumo, ineguagliabile, di salsedine… beh, mi sembra di poter volare perché è vero che nuotare è come librarsi liberi nel nulla, è una sensazione meravigliosa come quella dell’acqua che scorre sulla pelle.
Amo il mio mare, quello che bagna la mia città, tuttavia quando i sono trovata affacciata sul Mediterraneo mi sono sentita perfettamente in sintonia con l’universo: questo primo numero è un doveroso tributo al paese che amo di più tra tutti quelli che ho avuto modo di visitare: la Grecia… con i suoi bianchi e blu, con la mitezza dei suoi abitanti, con il suo vento secco che ti bacia sul viso, con la sua vita semplice eppure completa di tutto ciò che si possa desiderare, con il suo mare sempre spettacolare e sinonimo di libertà!
Guardare il mare di notte come si guarda una madre che dorme. Avere cura di ogni suo respiro. Imparare a udire quel suo fiato che sembra dire “Apriti alle cose e sogna�. (Fabrizio Caramagna)
Trovarsi dinanzi questa immensa distesa blu cobalto ed avere alle spalle i fiori piĂš belli, stupendi oleandri bianchi e rosa con spruzzate fuchsia che riescono a sorgere su terreni brulli e seccati dal vento e dal sole cocente,
osservare i balconi adornati da enormi otri in terracotta dai quali spuntano fiori, fiori e ancora fiori, come delle pennellate variopinte a differenziare ciascuna casa da quella vicina, entrambe di un bianco abbacinante.
E talora addentrarsi nelle campagne lontane pochi metri dalla costa per incontrare vecchi casolari in pietra e distese infinite di uliveti circondate da fichi d’India a profusione, di rosmarini profumatissimi cotti dal sole, di aranceti e limonaie.
Ritrovare il blu nelle chiesette che sembrano tuffarsi nel mare sottostante, pennellate di cielo sulla calce che ricopre qualsiasi costruzione di paesini dove il tempo si è fermato.
Il blu cobalto e il turchese caratterizzano anche gli oggetti di uso comune, li ritrovi dove mai ti aspetteresti ed anche questo diventa parte interante della poesia che ti conquista il cuore.
Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile.
Ma
soprattutto:
il
mare
chiama.
(Alessandro Baricco)
Ho incontrato persone semplici,, umili, di una saggezza disarmante, lontani anni luce dalla vita frenetica di città, gente di mare che sa vivere, che fatica e vive di pesca, che il mattino rientra in porto con il bottino della notte e che, nel venderti il pesce, ha ancora la forza per regalarti un sorriso sdentato ed una ricetta di famiglia per trasformare anche il prodotto ittico più banale in qualcosa di eccezionale che racchiude in sé tutti i sapori di questa
magnifica terra e che ho voluto riprodurre con gli ingredienti del nostro Mediterraneo.
Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato piÚ possibile vedere, pensare, vivere come prima. (Jacques-Yves Cousteau)
Si tratta di un piatto semplice, che rispecchia perfettamente
la
tradizione
all’instancabile
attivitĂ
di
contadina
questa
bella
unita gente
costantemente a contatto con un mare meraviglioso che viene rispettato e che, come tale, regala prodotti meravigliosi.
La poesia di un pasto al porto: insalata di sgombro
Ingredienti: Sgombro fresco Cipolla di Tropea Capperi di Pantelleria Olive greche Basilico fresco Olio extra verginee di oliva Limone Procedimento: Cuocere lo sgombro, già pulito, al vapore (i tempi di cottura variano a seconda della pezzatura del pesce), inserendo del limone a pezzi e alcuni ciuffi di prezzemolo nell’acqua di cottura; una volta raffreddato deliscarlo e togliere le spine rimanenti, farlo a pezzi grossolani con la forchetta e mescolarlo ad anelli di cipolla rossa, capperi dissalati, olive greche e basilico; condire con olio extra vergine di oliva e una spruzzata di limone.