RASSEGNA STAMPA 24 MAGGIO 2021

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ATTUALITÀ

LUNEDÌ 24 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI

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Coronavirus: la ripartenza in Veneto

Zaia: campagna dei vaccini frenata da ritardi nella consegna delle dosi «Quantità scarse e tempi incerti, apriamo le prenotazioni sui “pagherò” per evitare l’ansia sociale»

la parte Pedemontana - a fronte del “tutto esaurito” dichiarato dalle aziende restanti, con conseguente impossibilità dei cittadini di accedere all’appuntamento. Redistribuzione dei flaconi in vista? «È un’eventualità ma stiamo ancora valutando la situazione in rapporto al consumo reale e all’effettivo fabbisogno dei territori». SUL VERSANTE POST OSPEDALIERO

Filippo Tosatto / VENEZIA

Varcata nelle ultime ore la soglia dei 2,5 milioni di vaccinazioni, il Veneto è chiamato al colpo di reni per estendere e completare la copertura antivirale nelle fasce di popolazione tuttora a rischio di infezione: i quarantenni (ad oggi il 14% ha ricevuto almeno la prima dose), gli over 50 (siamo al 34,2%), le persone disabili (73,8%), i soggetti vulnerabili (71,2%). La rete dei sessanta hub regionali è in grado di esprimere un potenziale quotidiano di 80-100 mila somministrazioni ma la realtà è ben diversa. LO SPAURACCHIO DEL DAY BY DAY

«Riceviamo 180-200 mila dosi settimanali, una fornitura evidentemente insufficiente, ma a frenare la nostra campagna concorre soprattutto l’assenza di certezze circa i tempi e l’entità rea-

le delle consegne», lamenta Luca Zaia; «Intendiamoci, non è colpa del Governo né del commissario Figliuolo, semmai scontiamo le conseguenze dei contratti inadeguati con le case farmaceuti-

Sono migliaia i veneti affetti dai postumi del Covid: «Abbiamo chiesto al Governo l’esenzione a vita dal ticket sanitario statale per quanti soffrano danni permanenti» che stipulati dall’Unione europea. Qualche esempio? I ritardi di Moderna che ci costringono a rinviare migliaia di appuntamenti, AstraZeneca che nell’ultima settimana ha dato forfait senza preavviso, di qui al 16 giugno abbiamo una tabella di arrivi fon-

data sulle previsioni, non sulle conferme, tanto che i manager della nostra sanità mi dicono: stiamo aprendo le agende sui pagherò». Morale della fiaba? «Abbiamo deciso di incentivare comunque le prenotazioni sul portale, ormai siamo vicini al milione, l’alternativa sarebbe stata il day by day con l’ansia sociale che ne deriverebbe». LA REDISTRIBUZIONE DI FIALE TRA ULSS

Ma la stagione ristrettezze sembra agli sgoccioli, il generalissimo Francesco Paolo Figliuolo promette l’arrivo di 20 milioni di vaccini in Italia entro giugno... «È l’annuncio del commissario ma ad oggi non abbiamo conferme formali», la replica del governatore. A proposito di prenotazioni, i 40 mila posti liberi tanto sbandierati al punto stampa di Marghera, risultano, di fatto, concentrati in un pugno di Ulss - Marca Trevigiana, Scaligera e in picco-

Il generale Paolo Francesco Figliuolo e il governatore veneto Luca Zaia

C’è un altro versante delicato e riguarda una quota significativa dei 30 mila uomini e donne che, contratto il Covid in forma acuta, sono stati ricoverati, curati e infine dimessi; secondo le stime cliniche, da un terzo alle metà di costoro ha riportato postumi quali stanchezza, aritmia, encefaliti, affanno respiratorio. Disturbi passeggeri o danni cronici? Nel dubbio, un decreto statale riserva loro due anni di esenzione dal ticket ma la scelta non convince affatto Zaia: «In conferenza delle Regioni, la rappresentanza veneta ha chiesto al Governo che l’esenzione sia a vita. Non stiamo parlando di bazzecole, ci sono casi di malati usciti dall’ospedale in sedia a rotelle, altri sono affetti da patologie strutturali che investono cuore, reni, fegato che esigono terapie costanti dai costi proporzionali». —

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12 CRONACA

Lunedì 24 Maggio 2021 L'ARENA

INTERVISTA IL BILANCIODELL’EURODEPUTATOLEGHISTA ADUEANNI DALL’ELEZIONE

Paolo Borchia

Meno campanilismi e più visione d’insieme per far ripartire Verona Luca Mantovani

luca.mantovani@larena.it

Bruxelles è diventata la •• sua seconda casa. Prima co-

me assistente parlamentare poi come deputato europeo, eletto nelle liste della Lega Nord il 26 maggio 2019. Due anni particolarmente intensi per il veronese Paolo Borchia, 41 anni fra qualche giorno, che si è confrontato quotidianamente non solo con le vicende economiche e politiche che caratterizzano il lavoro al Parlamento europeo ma anche con l'emergenza Covid che ha lasciato il segno sulla vita del nostro Paese La campagna vaccinale ora viaggia a pieno ritmo ma cos'è successo all'inizio quando non arrivavano le dosi?

Ho seguito costantemente lo sviluppo della campagna vaccinale: da un punto di vista organizzativo, il sistema sul territorio ha funzionato bene, è stata realizzata una struttura di livello che ha dato le risposte che si attendevano. I problemi registrati in alcuni centri sulla reperibilità delle dosi vanno invece imputati ad altri. In fase iniziale, l’Ue ha accumulato ritardi dai due ai tre mesi rispetto a Stati Uniti e Gran Bretagna: colpa della burocrazia e di un iter autorizzativo troppo articolato. Inoltre, ci sono state precise responsabilità della Commissione europea nella fase di negoziazione delle dosi, con contratti troppo aleatori sui quantitativi forniti. Ha generato insicurezza diffusa anche Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, in particolare nel caso Astra Zeneca, prima considerato sicuro, poi non più, poi nuovamente affidabi-

le, ma solo per certe fasce di età. Questo fa capire anche quanto sia limitata l’autonomia strategica dell’Ue: tranne Astra Zeneca tutti gli altri vaccini sono extraeuropei, e i prezzi si stanno facendo sempre più alti. Nella prima fase della pandemia c'è stato un grande lavoro diplomatico per riportare a casa gli italiani bloccati all'estero

In effetti in quel periodo ho denunciato l’inerzia del secondo Governo Conte sulla mancata attivazione del Meccanismo europeo di Protezione Civile per riportare a casa tanti nostri connazionali, in particolare veronesi e veneti, bloccati all'estero a causa della pandemia. L’allora Ministro Di Maio dimostrò una totale incomprensione dello strumento, certificando l’inefficacia del Governo su questo tema. Il Meccanismo è invece stato utilizzato in forma massiccia da diversi paesi europei, in primis la Germania, permettendo il rimpatrio a costi contenuti di connazionali in difficoltà e beneficiando del cofinanziamento dell’Ue. L’Italia in questo è stata colpevolmente assente. Lega nel Mondo si è messa a disposizione di decine di persone attivando contatti con le ambasciate e con le compagnie aeree per trovare soluzioni di rientro molto complicate. Tra i casi di veronesi seguiti abbiamo avuto gli alpinisti in Tagikistan e alcuni pensionati in Repubblica Dominicana. In questo momento di grande emergenza possono ricoprire un ruolo fondamentale i finanziamenti europei per enti pubblici e imprese

È un’attività a cui tengo molto perché dall’ascolto del ter-

ritorio, degli amministratori locali e degli imprenditori è emersa questa difficoltà dei comuni ad accedere ai finanziamenti europei. Per questo, come primo impegno ho creato un team che potesse essere un riferimento per migliorare l’approccio ai fondi, organizzando iniziative di informazione e formazione in diversi comuni del Veronese e del Veneto, rivolte proprio agli addetti ai lavori; pubblici ma anche privati. La prima fase, che si è conclusa poco prima della pandemia, ha portato ai primi risultati concreti in fatto di presentazione di progetti e assegnazione di fondi ad alcuni privati. Passo avanti anche sui contributi per installare il wi-fi: nelle ultime due scadenze utili del programma WiFi4EU, i comuni veronesi beneficiari sono saliti da tre a undici. Ma nella seconda parte del lavoro, successiva alla pandemia, ci stiamo occupando anche di progetti di ampia portata, su Verona ad esempio, con il reperimento delle risorse per il Museo del Vino, per le quali ci siamo già attivati. Come può ripartire Verona?

Serve visione. E meno campanilismi. Alla fine della pandemia troveremo una Verona più povera, privata di molte sicurezze. Con il Recovery fund e gli altri strumenti del Next Generation EU ci siamo indebitati fino al 2056, serviranno investimenti accurati. Sono fiducioso in un passo avanti infrastrutturale, nonostante i tempi della burocrazia, senza dimenticare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede stanziamenti importanti per i giovani, la ricerca e la formazione: Verona deve ripartire da lì. Senza dimenticare il tu-

rismo: la città deve dialogare con il lago, con la Valpolicella, la Lessinia e gli altri poli di attrazione. Il futuro di Fiera o aeroporto?

La Lega da sempre ritiene che Verona non possa ripartire senza i suoi asset di maggior valore, come Fiera e Aeroporto, infrastrutture vitali per il territorio. Sulla Fiera ci siamo attivati per il superamento delle regole comunitarie sugli aiuti di stato. Il Governo aveva stanziato somme importanti per il settore ma a causa delle normative europee sulla concorrenza, in particolar modo il regime de minimis, ci sono dei tetti oltre i quali non si può andare. Se per le fiere minori, che presentano fatturati inferiori, ciò non rappresenta un problema, per Verona la questione è molto più delicata. Il limite è un danno quasi irreversibile e stiamo lavorando da settimane per risolvere il problema. Sull’aeroporto esprimo da tempo grande preoccupazione per quelli che sono i numeri e perché rispetto al Catullo altri scali sono già ripartiti e con maggior convinzione. Avere un partner industriale che ha un evidente conflitto di interessi non facilita le cose e per questo va valutata l’ipotesi di avere una discontinuità. L'unità d'intenti dimostrata dai soci di Aerogest verso l'aumento di capitale del Catullo va nella direzione giusta, in linea con quanto espresso dalla Lega veronese. Auspichiamo che nelle prossime trattative con Save, uno dei cardini principali sia la definizione di un amministratore delegato e di un commerciale aviation, proposte che insieme alla Lega ho avanzato da tempo.

EurodeputatoIlveronese PaoloBorchia èstato elettonelle liste dellaLega Nordil 16maggio 2019

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La scheda Ha 41 anni Paolo Borchia è nato il 27 maggio del 1980 a Negrar, cresciuto a Sandrà di Castelnuovo ora abita a Bussolengo. Laureato in scienze politiche all'Università di Padova con una tesi d'eccellenza su «Anarcosindacalismo e catalanismo nella Spagna repubblicana», inizia l'attività lavorativa nell'azienda di famiglia, operante nel marmo e successivamente lavora come consulente per una società di servizi finanziari. Nel 2010 inizia a lavorare al Parlamento europeo nel 2010. Coordinatore federale di Lega nel Mondo, è stato eletto eurodeputato nelle liste della Lega Nord il 26 maggio del 2019. Attualmente unico capogruppo italiano in commissione Industria, membro della commissione Trasporti. Componente del Gruppo di contatto sui vaccini tra Parlamento europeo e Commissione europea.

LA SVOLTA GREEN Arriva il primo test in Europa di un trasporto multimodale interamente decarbonizzato

Interporto, prove di logistica sostenibile «Quadrante Europa e Gruber sono due esempi di lavoro per abbassare le emissione e tutelare l’ambiente» I due elementi sui quali •• le politiche dell’Unione Europea puntano con maggiore decisione per la decarbonizzazione del trasporto merci sono lo shift modale e l’utilizzo di carburanti alternativi. Per shift modale si intende spostare per quanto possibile le merci dalle strade a diverse modalità di trasporto quali la rotaia o vie d’acqua (es. marittime o fluviali).

Mentre per quanto concerne i carburanti alternativi si fa sempre più riferimento a carburanti che derivino da biomasse e che quindi siano capaci a pieno titolo di rientrare nel concetto di economia circolare. Dal punto di vista operativo ed economico, queste soluzioni risultano, tuttavia, spesso difficili da implementare con successo tanto che il 90% del trasporto merci viene ancora effettuato via gomma e che i carburanti alternativi provenienti da biomasse sono disponibili in scarsissime quantità. Purtuttavia, oggi, l’applicazione del

concetto di “logistica sostenibile” non è solo immaginabile ma può essere concretamente testata nella realtà. Gruber Logistics, società altoatesina di logistica e trasporti operante nel mondo attraverso trentacinque sedi operative, è stata la prima in Europa ad aver effettuato un trasporto multimodale interamente decarbonizzato Un carico da 24 tonnellate in partenza dal veronese e diretto nel nord ovest della Germania è stato effettuato attraverso l’impiego di diverse tecnologie sfruttando la disponibilità di soluzioni utilizzabili

EcogreenIlpresidentedi InterportoQuadranteEuropaMatteo Gasparato

In questa logica di sviluppo e di difesa dell’economia nazionale vanno risolti anche nodi infrastrutturali come le tematiche legate al trasporto e all’autostrada del Brennero...

A proposito di difesa del territorio e dell'economia locale, ultimamente hanno fatto discutere l'acqua nell'Amarone o il latte vegetale

Altra questione molto preoccupante: quella sulle limitazioni al traffico imposte dal governo del Tirolo è una battaglia la cui portata è ancora troppo sottovalutata, invece bisogna tenere alta la guardia. Il problema non è limitato ad un territorio ma riguarda l’economia del paese. La Lega è in prima linea dall’inizio. Ho promosso diversi incontri con ambasciatori e categorie, incassando tante promesse di collaborazione. La Commissione europea, immobile per settimane, si è attivata solo dopo le nostre pressioni, ma è ancora ferma alle buone intenzioni e non sono arrivati fatti concreti. La disponibilità del governo di Vienna finora c’è stata ma non ha portato a risultati concreti. La narrativa promossa dal Tirolo sulla presunta natura ambientale delle limitazioni introdotte ha molte contraddizioni. Ciò che emerge con chiarezza è invece il danno economico che stanno subendo le nostre aziende e il sistema Italia.

Il Made in Italy non si tocca. Va difeso con le unghie. I casi più recenti sono significativi: la regolamentazione del vino dealcolato è una proposta contenuta nella nuova Pac, la Politica agricola comune che dovrebbe entrare in vigore nel 2023. Il dibattito è delicato, verte anche sulle indicazioni geografiche per questi “vini”: l’arma è a doppio taglio, vale la pena generare confusione tra i consumatori meno attenti per cercare sbocchi in nuovi mercati, tipo quelli arabi? Poi c’è il caso del latte vegetale estratto dalle farine di piselli, ma c’è anche il piano di etichettature Nutriscore, un inganno per i consumatori che, convinti di comprare cibi salubri, si trovano invece dei prodotti lavorati al posto della vera eccellenza. Come Lega continuiamo a denunciare il comportamento dell'esecutivo europeo che mira a privilegiare le multinazionali e, da sempre, siamo in contrapposizione a questo sistema, ripeto: l’eccellenza italiana va tutelata. Tutelata e premiata.

a livello locale. Il primo miglio in Italia è stato effettuato con un mezzo BIOlng, cioè in grado di utilizzare metano liquefatto derivante da biomasse provenienti da scarti di produzione agricola. Tale tecnologia permette un abbattimento delle emissioni di CO2 fino al 95 per cento. Il mezzo ha effettuato la prima tratta dalla zona di carico, fino all’interporto di Verona, zona in cui il mezzo è stato caricato su treno. La riduzione di CO2 sulla tratta intermodale elettrificata è calcolata in un -60. Infine, l’ultima tratta, dall’interporto di Colonia fino al punto di scarico è stato effettuato con un mezzo Biodiesel con una riduzione di CO2 pari al 55 per cento. Matteo Gasparato, presidente del Quadrante Euro-

pa, rileva come la sostenibilità significhi meno costi per la collettività. «Grazie ai 15000 treni movimentati annualmente - spiega - l’Interporto Quadrante Europa di Verona contribuisce ad evitare che una serie di costi esterni possano ricadere sulla comunità. Li abbiamo stimati, ovviamente attraverso una media delle percorrenze e delle destinazioni, per il 2020, in oltre 140.000.000 € derivanti dallo spostamento del traffico merci dalla gomma alla ferrovia, con oltre 500.000 tonnellate di CO2 non emesse nell’atmosfera grazie al nostro lavoro. Interporto Quadrante Europa e Gruber Logistics sono quindi due esempi di lavoro quotidiano a favore della sostenibilità del nostro pianeta».

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PRIMO PIANO

LUNEDÌ 24 MAGGIO 2021 CORRIERE DELLE ALPI

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La tragedia del lago Minella, presidente regionale Anef, non sa darsi spiegazione della tragedia ma garantisce circa l’affidabilità degli impianti sulle Dolomiti

I gestori veneti: «Le nostre funivie? Ipersicure E chi risparmia sulla manutenzione non apre» sistema frenante sulla portante che pone in sicurezza la cabina. Così è accaduto sul Lagazuoi» . Perché non è accaduto ieri? «Saranno le indagini a certificarlo. Posso assicurare però che ci sono controlli annuali sulle funi dopo il decimo anno dall’installazione e vengono effettuati con strumentazione elettronica da parte di aziende specializzate». Sulle Dolomiti bellunesi ci sono 25 impianti di risalita da sottoporre a revisione. Significa che potrebbero non essere sicuri? «I nostri impianti sono ipersicuri. Ciascuno, ogni 5 anni, è sottoposto a revisione specia-

L’INTERVISTA Francesco Dal Mas

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uestione di vita o di morte. Funivia del Lagazuoi, 1987. Quando il conducente della cabina della funivia, ormai staccata dalla stazione d’arrivo a quota 2.700 metri e sospesa nel vuoto, ha visto l’areo militare tranciare con l’ala il cavo di trazione ha pensato che non ci fosse più nulla da fare. Invece il freno di emergenza e i sistemi di sicurezza hanno funzionato alla perfezione e la cabina non è precipitata. La scena si è ripetuta alla stazione di partenza, dove nella cabina c’erano 25 turisti dei quali soltanto cinque sono rimasti feriti a causa del contraccolpo. Oggi Renzo Minella, il presidente veneto dell’Anef (l’associazione nazionale esercenti funiviari) è sotto choc per la tragedia della funivia del Mottarone: «Siamo senza parole. Non solo per l’immensità della tragedia, ma anche perché sembra che l’ultimo controllo magnetoscopico della fune, nel novembre scorso, non abbia rivelato alcuna criticità». Un errore umano? «La professionalità del personale è assoluta. Le indagini certificheranno cos’è successo, a priori nulla è da escludere ma si sappia che gli impianti a fune sono tra i mezzi di trasporto più sicuri. Basti pensare che gli ultimi incidenti in Italia, entrambi sul Cermis, risalgono al 1976, provocato da un errore umano, e al 1998 quando un aereo tranciò i cavi della struttura. L’attenzione alla manutenzione e allo stato degli impianti è la nostra priorità». E quella volta sul Lagazuoi? «Una bravata dei piloti. La funivia nemmeno centrava». Anche nel caso del Lagazuoi, come al Mottarone, si è spezzata la fune traente... «Se si spezza la traente, c’è un

«Controlli di sicurezza incrociati, c’è chi fa un mutuo per garantire revisioni agli impianti»

i numeri

Sospesi nel vuoto 25 gli impianti nel Bellunese Tante le funivie sulle Dolomiti bellunesi. In alto tre viaggiatori all’interno di una delle due cabine della funivia Lagazuoi, che collega l’omonimo rifugio con il passo Falzarego. Qui a sinistra Renzo Minella, il presidente veneto dell’Anef (l’associazione nazionale esercenti funiviari). Sulle Dolomiti bellunesi ci sono 25 impianti di risalita.

le, ogni 15 o 20 a revisione generale e poi ci sono le scadenze di vita: 30 anni per le sciovie, 40 seggiovie e cabinovie, 60 per le funivie». Ma in presenza della pandemia e delle sue conseguenze voi avete chiesto la proroga. E l’ha sollecitata di recente anche il consiglio regionale. «L’impianto in proroga non è meno sicuro degli altri, il ministero dei Trasporti impone comunque controlli e interventi, affinché la garanzia sia massima anche perché la responsabilità penale di eventuali incidenti riguarderebbe una catena di soggetti». In ogni caso dopo quello che è accaduto difficilmente il Governo darà la proroga ... «Gli impiantisti stanno già provvedendo alle revisioni altrimenti non potrebbero aprire gli impianti. Ogni struttura, prima dell’entrata in esercizio, estivo o invernale, viene verificato dai tecnici, non solo delle società titolari ma anche delle

il precedente

Nel 1998 la strage del Cermis causata da un caccia Usa Un areo dei Marines partito dalla base di Aviano tranciò il cavo dell'impianto volando a bassa quota Morirono 20 persone VENEZIA

La tragedia sul Mottarone ha richiamato subito alla memoria la strage del Cermis del 3 febbraio 1998 quando nei pressi di Cavalese, località

sciistica delle Dolomiti a 40 chilometri a nord-est di Trento, in val di Fiemme, un aereo statunitense del corpo dei Marines, decollato dalla base di Aviano, volando a una quota molto più bassa del consentito e in violazione dei regolamenti, tranciò il cavo della funivia, facendo precipitare la cabina da un’altezza di circa 150 metri e provocando la morte dei venti occupanti: il manovratore e 19

passeggeri di varie nazionalità. Successivamente, il 26 maggio la procura di Trento rinvia a giudizio i 4 militari autori della strage che però non saranno giudicati in Italia. Essendo sotto la tutela Nato, l’equipaggio viene trasportato e messo sotto inchiesta in America. Il l4 marzo 1999 la corte marziale assolve Richard Ashby, pilota dell’aereo giudicandolo

I resti della funivia del Cermis dopo lo schianto del febbraio 1998

case produttrici e dall’ufficio per la sicurezza trasporti». Quanto costano le revisioni? «Un cambio di funi costa 700mila euro, circa mezzo milione la revisione generale, ogni 15 anni. Il sistema elettrico, che più di frequente è sottoposto a rinnovo, varia dai 100 mila euro in su». Si ipotizza anche un guasto elettrico nella tragedia. «Il sistema elettrico da monte a valle, non può generare problematiche che portano ad incidenti come quello di oggi. La sicurezza viaggia su due canali, una serie di microinterruttori di relè e logica digitale che operano in autonomia e non può essere che entrambi siano entrati in guasto nello stesso momento». Può accadere che le società, private quest’inverno del fatturato di 60 milioni, si trovino con le casse vuote e, quindi procedano al risparmio? «Per le revisioni tante società hanno acceso mutui in banca. Senza revisione un impianto non può entrare in esercizio». Private ancora dei 430 milioni del primo Decreto Sostegni, non può essere che alcune società si trovino costrette a rinunciarvi? «Sì, infatti quest’estate non tutti gli impianti riapriranno». La Gazzetta Ufficiale dell’11 marzo ha comunicato la concessione della sospirata proroga alle revisioni generali e speciali quinquennali, nonché agli scorrimenti e alle sostituzioni delle funi e al rifacimento dei loro attacchi di estremità degli impianti. «Ma le nuove scadenze non valgono per tutti gli impianti: sono escluse le strutture che hanno già beneficiato di tempi allungati, le funi tenditrici in scadenza, la cui età massima è prefissata in 12 anni o 18 mila ore di esercizio, e gli attacchi di estremità delle funi a teste fuse metalliche con limite a cinque anni di esercizio». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

“non colpevole per tutti i capi d’imputazione”. In Italia si alza un coro di vergogna. Il 10 maggio 1999 il pilota Richard Ashby e il navigatore Joseph Schweitzer vengono condannati per intralcio alla giustizia. Distrussero infatti il filmato girato durante il volo. Per loro espulsione dal corpo dei Marines. Ma anni prima, il 9 marzo del 1976, sempre il Cermis era passato alle cronache per un incidente ben più grave: una cabina della funivia si staccò dal cavo d’acciaio che la sorreggeva schiantandosi a terra. Morirono 42 delle 43 persone a bordo (21 turisti provenienti da Amburgo, 11 italiani, 7 austriaci, un francese, il manovratore e alcuni operai dell’impianto). —


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Primo Piano

Lunedì 24 Maggio 2021 www.gazzettino.it

Le divisioni nel governo

Licenziamenti, è scontro l’ira della Confindustria: «Ministero inaffidabile» Da Sud a Nord la rivolta degli industriali ` Respinte le richieste di correzione contro il nuovo blocco: «Un colpo basso» Orlando: «Tutti d’accordo nel governo» `

LO SCONTRO ROMA Confindustria è sulle barricate. Di più. Da Nord a Sud gli industriali sono in rivolta. Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, parla di «un colpo basso alle imprese». Angelo Camilli, che guida gli industriali romani, dice che la decisione «danneggerà l’economia». Il presidente di Federchimica, Alberto Dal Poz, chiede che il governo apra immediatamente un confronto. Marco Bonometti (Confindustria Lombardia), Enrico Carraro (Confindustria Veneto), Pietro Ferrari (Confindustria Emilia Romagna) e Marco Gay (Confindustria Piemonte) hanno diramato un comunicato congiunto in cui parlano di «disorientamento» delle imprese. Alessandro Spada, di Assolombarda, chiede «certezze» al governo. Insomma, per gli imprenditori il blocco dei licenziamenti fatto approvare in Consiglio dei

ministri da Andrea Orlando, titolare del dicastero del Lavoro, è stato uno choc. «Quella norma», dicono, «non solo non era mai stata discussa, ma nemmeno mai ventilata». Sulla fine il 30 giugno del blocco dei licenziamenti c’era un accordo preso non solo con Orlando, ma avallato dallo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi: di un allungamento fino al 28 agosto «non si era mai discusso». Il ministero si difende. Chi ha parlato con il ministro Orlando racconta che quello sorpreso sarebbe lui. La norma, fanno sapere fonti del ministero, «è stata approvata all’unanimità» in Consiglio dei ministri. E se ne sarebbe discusso anche nel preconsiglio, tanto che il ministero dell’Economia avrebbe dato il suo via libera. La linea di Orlando è chiara ed è rivolta soprattutto agli altri partiti della maggioranza: nessuno provi a prendere le distanze da una norma condivisa e approvata tutti insieme. In

verità dell’episodio circolano più versioni, e anche la dinamica con la quale è stato portato in Cdm lascia supporre che la vicenda possiede aspetti da chiarire. E comunque, ormai gli industriali parlano apertamente di una «inaffidabilità» del ministero del Lavoro.

I TIMORI Ritengono che da due anni, quindi già con il governo Conte, la guida del dicastero sia stata utilizzata solo per costruire consenso politico. La speranza era che dopo la parentesi grillina, con il Reddito di cittadinanza e

CONFINDUSTRIA VENETO «SIAMO DISORIENTATI» GLI IMPRENDITORI ORA CHIEDONO SUBITO UN CONFRONTO SUL LAVORO

le altre misure bandiera, si potesse arrivare a una gestione diversa dei delicatissimi temi del lavoro. Insomma, c’è grande delusione. L’impressione degli industriali è che non si stia dedicando alla formazione delle competenze la stessa cura che ricevono la transizione ecologica e quella digitale. Un problema serio per un sistema produttivo che ha scelto di posizionarsi sulla fascia alta del mercato. Ma perché prima di uscire allo scoperto gli industriali hanno atteso tre giorni dal Consiglio dei ministri? In realtà, da quanto è trapelato, Confindustria in questo lasso di tempo ha provato a riaprire un confronto con il governo, inviando a Palazzo Chigi una serie di proposte di modifica al blocco dei licenziamenti. Proposte che, tuttavia, si sarebbero infrante sul muro eretto dal ministro Orlando. Non solo, gli industriali contestano il fatto che le nuove norme sono state approvate in Consiglio dei ministri

Ifis, un euro per salvare Aigis Banca: «Tutelati risparmi e personale» L’INTERVENTO Importante operazione di Banca Ifis: sono stati infatti condivisi con il Fondo interbancario di tutela dei depositi i termini e le condizioni dell’intervento volto a garantire i depositanti di Aigis Banca, posta in liquidazione coatta amministrativa dal ministero dell’Economia e delle Finanze. La Banca d’Italia, che ha nominato il commissario liquidatore di Aigis Banca, ha approvato la cessione di attività, passività e rapporti giuridici della stessa in favore di Banca Ifis. Il commissario di Aigis Banca ha ieri stipulato con Banca Ifis l’atto di cessione definitivo. «L’intervento di Banca Ifis – spiega Frederik Geertman, amministratore delegato dell’istituto veneziano – permette di evitare le gravi conseguenze sociali ed economiche determinate dalla situazione che si è creata in Aigis Banca, in conseguenza dell’esposizione di quest’ultima verso Greensill Bank AG, da marzo 2021 in procedura di insolvenza. L’intervento di Banca Ifis avverrà tutelando i risparmi dei clienti retail, garantendo la continuità dei finanziamenti alle imprese e salvaguardando l’occupazione delle persone che ci lavorano. Aigis Banca è focalizzata sul credito alle piccole e medie imprese ed effettua raccolta attraverso conti correnti remunerati e conti deposito. La similitudine con le attività di Banca Ifis - conclude l’Ad, che ha condotto così a termine la prima operazione dopo la nomina in aprile - ci consentirà di gestire in maniera efficace il processo di integrazione».

Il perimetro oggetto di acquisizione da parte di Banca Ifis riguarda prevalentemente i crediti alle piccole e medie imprese per finanziamenti di medio lungo termine assistiti da garanzia Mcc e factoring (298 milioni di euro), titoli di stato e di Cdp (135 milioni di euro), i depositi, inclusi quelli della clientela retail (440 milioni di euro), nonché il relativo personale presente sulle sedi di Milano, Roma e Bari. Sono esclusi dal perimetro di acquisizione i titoli collegati a Greensill Bank AG in insolvenza, le attività fiscali, il prestito obbligazionario subordinato emesso da Aigis Banca, nonché alcuni altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’operazione. Gli attivi ricompresi nel ramo d’azienda oggetto di acquisizione sono pari a circa il 5% del totale attivo del gruppo Banca Ifis al 31 marzo 2021, per corrispondenti Rwa nell’ordine dei 100 milioni di euro. Il prezzo corrisposto da Banca Ifis, a titolo simbolico, pari a un euro, insieme all’intervento del Fondo interbancario di tutela depositi dei depositi, per complessivi 48,8 milioni di euro, e ai termini del contratto garantiscono l’assenza di impatti materiali sui ratios patrimoniali (Cet1), di asset quality e sul conto economico del gruppo veneziano.

LA PRIMA OPERAZIONE SOTTO LA GUIDA DEL NUOVO AD GEERTMAN «CI SARÀ CONTINUITÀ NEI FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE» 2e949494-ac00-4c84-8e11-69e571195583

Andrea Orlando, ministro del Lavoro: ha tenuto a precisare che la scelta è stata condivisa dai colleghi

LA NORMA CHE ALLUNGA IL DIVIETO FINO AL 28 AGOSTO SAREBBE STATA AVALLATA ANCHE DAL TESORO

proprio mentre il Parlamento ha dato il via libera al primo decreto Sostegni, quello che conteneva l’accordo per lo stop selettivo a partire dal 30 giugno del blocco dei licenziamenti. La frattura tra il governo e gli industriali arriva proprio alla vigilia della partenza del Piano di ripresa, con i suoi 248 miliardi di investimenti. E si tratta di una frattura considerata «grave» dagli industriali. Proprio perché mette a rischio l’affidabilità del governo. Non proprio il massimo alla vigilia del maxi piano. Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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