GLI ABBECEDARI DELLA FIDUCIA
a cura del Teatro dell’Argine e dei volontari e delle volontarie Anteas
La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore.
Lao-Tzu
Questo abbecedario è un abbecedario dell’anima. Precisazione inutile, forse. Ma va fatta per marcare la distanza dalla “freddezza” di un abbecedario qualunque. Qui tutto è molto “caldo”, appassionato. Abbecedario: ovvero libricino che serve a insegnare l’alfabeto e le prime letture. Ecco un’altra differenza: qui non si insegna nulla, ci si autorappresenta perché chi legge possa recuperare, di là dalle parole, il senso di un’esperienza comune e la voglia di farne parte. Tutti i testi nascono da dialoghi e interviste fatte con i volontari di Anteas: ognuno di loro, dal proprio osservatorio privilegiato, ha declinato le parole che ritiene importanti nel percorso svolto dentro Anteas, quelle da cui si fa guidare nel realizzare la propria esperienza di solidarietà e volontariato. Avrebbe potuto venirne fuori, a tutta prima, un’antologia di riflessioni individuali, un po’ slegate e, invece, l’unità del discorso che ne esce è chiaramente il frutto di un sentire comune, nato dall’attitudine non tanto, appunto, di insegnare, quanto piuttosto di imparare quotidianamente l’arte difficile della condivisione e del sostegno, dello stare insieme oltre le fatiche e i disagi, o di alleviarli per quanto possibile. L’“io” dei volontari e delle volontarie di Anteas si declina sempre in un “noi” partecipato ed entusiasta, ad onta di quelle stesse fatiche, perché si ha la consapevolezza di non essere soli, di portare il proprio mattoncino nell’edificazione di una casa comune. Ecco anche perché in queste parole, e nelle definizioni che sono scaturite, tutti si possono riconoscere: perché sono parole “calde”, come si diceva, che comunicano passione e affetto, vicinanza e partecipazione. Un abbecedario dell’anima, appunto.
Teatro dell’Argine
GLI
 ABBECEDARI DELLA FIDUCIA
Che è la prima lettera dell’Alfabeto. Che è A di Anteas, intanto. E quindi A di Aiutare, Amare, Accogliere. È A di Attesa, di qualcuno che non c’è. E quando non c’è, diventa A di Abbandono, di Amaro in bocca, di Assenza. Ma spesso è A di qualcuno che Arriva. Per esempio Antonio, Alberto, Anna, Angela, Arianna, Alessandro… Loro, quando Arrivano, portano Armonia, che è poi suonare insieme la stessa musica. E Ascoltano, che si fa col cuore e non solo con le orecchie. Perché a volte basta Ascoltare per regalare Allegria. Che solo a dirla, Allegria, Allunga la vita. E ti fa dire: Ancora e Ancora! Ancora di questo Affetto che riempie le giornate. Ancora di questa Attenzione che cura. Ancora di questo Arcobaleno di colori Accesi. Ecco: Accendere, Accendersi, come una fiamma, qualcosa che brucia. Come un Ardore, la voglia di fare, di Andare, di stare (stare o Andare? Stare, ma insieme). Con gli Ammalati, gli Anziani. Che li vedi che non vedono l’ora di Avere qualcuno al proprio fianco. Che si Adopera per loro. Adoperarsi e non Adoperare. Accontentare e non Accontentarsi. È in quel piccolo scarto tra una parola e l’altra che si passa dal dire al fare. Che si comincia ad Agire. Chi ben comincia è a metà dell’opera. Dunque: è nella A che si vede se l’inizio è buono.
a
b
Buono, appunto. Che ormai sembra un insulto è invece è il sapore delle cose gentili. Come quando si dice Benvenuto e Bentornato. Come quando si prova a fare del Bene. Per esempio realizzando il Banco alimentare: allora le cose Buone diventano ancora più Buone. Buono a sapersi che c’è. Buono a sapersi che c’è Anteas. Perché del Buono (che non è un insulto ma una cosa gentile) c’è sempre Bisogno. E Bisogna, Bisognerebbe, che il Buio, il Buco nero che hanno dentro le persone diventasse Bianco di luce splendente. E perché accada Bisogna - di nuovo - dire Basta, dire che Bisogna - di nuovo - cambiare le cose. E mettere Benzina nella testa delle persone, Blindare i nostri pensieri più Belli e issarli come una Bandiera. Ma senza Boria: anzi, con la stessa noncuranza delle chiacchiere da Bar. Mentre si Beve un Bicchiere colmo di gentilezza. E si sta Bene. Si fa Bene. In una parola: Benessere.
C come Casa Comune, la nostra casa che vogliamo sia di tutti. Una Casa con un Cuore che pulsa. E la gente pensa: che parola vecchia, Cuore! Una parola così Consolatoria! (Come la parola Buono, vedi alla voce B…) E invece è una parola Corroborante, Conciliante, Coraggiosa. Perché ci vuole Coraggio a usare il Cuore. A usare parole, a fare azioni che ti fanno Camminare in avanti. Che ti fanno Correre. Che ti fanno Crescere. Che Costano anche fatica. Ma una fatica che genera Contentezza. Che per una volta ti viene da dire: bene, siamo a Cavallo. Perché abbiamo Capito, finalmente, che è meglio un mondo dove si sta insieme, invece di un mondo dove si sta da soli. Abbiamo Compreso, finalmente, che la Comprensione umana passa da una semplice stretta di mano, da un guardarsi negli occhi, da questo senso di Comunità dove puoi bere un Caffè con gli altri, Cantare una Canzone con gli altri, giocare a Calcio, Calcetto, Calciobalilla, tutti quei giochi che si fanno Con gli altri. Ecco: Con è la parola giusta. Chiedi qualcosa e sai che ti sarà risposto. Con. Un filo. Una relazione. Una speranza. La Cura migliore.
c
d
Annullare le Distanze. Dire che si può Dare, che si può Donare. Togliere armi al Disagio: Disarmare il Dolore. E fare subito quello che potresti fare Dopo. Tanto Dopo c’è tempo. Dopo è già Domani. E invece c’è bisogno ora: di Difendere, di Decidere, di fare la Differenza. Dire che le Differenze non esistono. Che si può essere Diversi, ma nell’uguaglianza. Tutti Dentro, nessuno fuori. Non Deludere. Dare un’opportunità ai Desideri. Dopo c’è tempo. Dopo è già Domani. Ma ora ci vuole Dolcezza, Delicatezza, Determinazione. Ora. Come se ora fosse il Dopo di prima. Come se ora fosse già un Domani più bello: il Domani che vogliamo, che ci auguriamo, che Desideriamo.
Eh. Eh no. Eh no, qui bisogna fare qualcosa. Per bloccare l’Emergenza, per combattere l’Emarginazione. Perché siamo tutti Esseri umani. Tutti abbiamo bisogno di Essere. Essere qualcuno. Essere per Esserci. Esserci per gli altri, con gli altri. Essere gli altri. Quindi: Essere Empatici. Perché Empatia significa mettersi nei panni degli altri e immaginare che siamo noi. È così che si incrociano Esistenze. Così che si Erigono ponti, si sprigionano Energie, si Edificano case comuni (vedi alla voce C…) In Equilibrio permanente tra mille Emozioni diverse.
e
f
Siamo alla F di Festa, perché aiutare gli altri non è mica sinonimo solo di Fatica e Frustrazione. C’è da Fare, certo. Ma anche Fare genera Felicità. Perché sai che non lo stai Facendo solo per te stesso. E genera Fiducia, che vuole dire Fidarsi. Aprirsi agli altri come un Fiore. Avere la Forza di stringere una relazione. Io ci sono? Tu ci sei? Ci siamo. Siamo uno per l’altro, siamo una Forza della natura, siamo una Farfalla che spiega le ali, siamo la Fantasia al potere. Magari siamo una piccola cosa. Ma Fondamentale.
Grazie. Che bella parola, una parola che si dice poco, oppure che si dice troppo. Così è diventata senza spessore. E invece la Gratitudine è una faccenda importante, pesante, lunga e larga, Grande e Grossa. Che quando qualcuno ti dice Grazie te la puoi appuntare al petto come una medaglia, quella parola. Perché ti Gratifica. E ridà fiato alla Generosità. Una Generosità Gratuita, perché essere Generosi non costa nulla. E ti ripaga di tutto. Grazie a chi dice Grazie. Grazie perché la Giornata acquista un colore diverso. Non Grigio opaco. Ma Giallo come il sole. Una Giornata che splende di Gioia. Puoi anche non dirmelo Grazie. Me lo fanno vedere i tuoi occhi, me lo dicono le piccole mani che stringono le mie. Sono Garanzia di un legame non effimero. Grande come il tuo Grazie. Grande come i tuoi occhi che dicono Grazie. Grande come l’emozione che ci unisce quando mi dici Grazie anche senza dirmelo.
g
h
Di solito si dice H di Hotel. Invece io dico H di Handicap. Una parola che Ha bisogno di affetto. Avere bisogno o non avere bisogno, questo è il problema. Avere voglia o non avere voglia. Avere tempo o non avercelo. Non Ho voglia che qualcuno mi aiuti. Non Ho più voglia di aiutare. Non Ho più voglia di fare fatica per arrivare a fine giornata. Non Ho voluto io queste complicazioni. Non Ho tempo per aiutare. Non Ho bisogno che qualcuno si occupi di me. Ma anche: Ho fame. Ho paura. Ho voglia di ridere. Ho bisogno che qualcuno mi tenga la mano mentre attendo i risultati di un esame. Ho bisogno di tenere la mano a qualcuno mentre si gode la frescura del parco, prima di tornare a letto. Ho per questa persona che aiuto un affetto vero. Ho per questa persona che mi aiuta un affetto vero. Ho bisogno di essere in più d’uno, per sentirmi felice.
Siamo alla I di Impegno. Questa sì che è una parola Importante. Perché solo Impegnandosi si può riuscire a cambiare il mondo. Magari non ci riesco, ma Intanto ci provo, Intanto lo faccio. Io, mica un altro. Cioè mi Impegno in prima persona. Non aspetto che lo faccia qualcuno al posto mio: Instauro una relazione, Istituisco un legame. Oltrepasso ogni tipo di Imbarazzo. E Invento giochi e risate perché il tempo passi lieve. Ѐ nello spazio dell’Incontro che si cambia il mondo. Possiamo pure non farcela, ma Intanto ci proviamo. Sentito? Prima parlavo al singolare, ora parliamo al plurale. Perché il mondo non lo si cambia da soli. Ma sempre Insieme.
i
l
L come Latte, una cosa buona, una delle prime cose che si cerca di procurare per i più piccoli. L come Luce, quella che illumina il buio dell’anima. L come Leggerezza, che serve a non sentire il peso della fatica o della malattia. L come Lentezza, perché cambiare il mondo (vedi alla lettera precedente) è un processo che richiede tempo. E anche cambiare la testa delle persone. O anche solo cambiare le Leggi, che ogni tanto basterebbe il buon senso. L come Lavoro. Che poi non è un Lavoro, è volontariato. Ma richiede la stessa dedizione, la stessa cura, lo stesso impegno. E come un Lavoro ti dà qualcosa in cambio. Ti dà la certezza di un Legame, quello che c’è tra me e te: chi l’avrebbe mai detto che sarebbe nata un’amicizia, un affetto. E invece è proprio così. Prima dicevi Loro, adesso dici noi. Ogni tanto ti spunta anche una Lacrima per questo. Di felicità.
M di Mani da accarezzare, da stringere. M di Mancanza da colmare. M di Malattia: non si può far finta che non ci sia, ma si deve fare in modo che non dia fastidio. M di Mistero, quello che si crea nella relazione imprevista tra due persone. M di Magia: idem come sopra. M di Menefrego, che in questo abbecedario non esiste. M di Mondo, che lo ricreo con le parole di questo abbecedario. M di Memoria: quella di chi l’ha persa, di chi la sta perdendo, di chi ce l’ha e vuole conservare ogni istante del buono che ha ricevuto o che ha donato. M di Mediocre: quello che ero prima di diventare Migliore. M di Migliore: quello che spero di essere diventato. E siccome non è una condizione permanente, quello che spero di diventare in continuazione. M di Ma: Ma se avessi cominciato prima? M di Massimo: provo a darlo tutto i giorni. M di Mille, M di Motivi: Mille Motivi per cominciare a fare volontariato. M di Momenti: belli, brutti, ma tutti indimenticabili. M di Mattino: quando mi sveglio, mi viene da sorridere. M di Magari: cioè se una cosa la penso e non esiste, provo a farla esistere. Magari ci sono altre parole con la M, belle quanto queste: provate voi ad aggiungerle.
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Tre parole sole con la N, ma importanti. Nessuno. Noi. No. Nessuno escluso. Nessuno che si senta tagliato fuori. Nessuno che pensi di non essere importante. Nessuno che resti indietro. Nessuno che sia costretto a fare fatica, a soffrire, a non riuscire. Noi: non io, non tu, loro, gli altri, ma tutti insieme. Noi, insomma. No: No, non sto a casa se posso uscire. No, non faccio finta di Niente se c’è qualcosa che posso fare. No, non lo faccio perché così posso sentirmi dire “Bravo”. No, non lo faccio per questo. Lo faccio per i mille diversi motivi di cui sopra. Ma soprattutto lo faccio perché Nessuno si senta escluso e per poter dire Noi invece di “io”.
Per esempio c’è la O di Ospedale: una O che non mi piace. Mi piace invece la O di Ospitare, di Ospite, di Ospitalità. Poi penso che Ospitare ed Ospedale hanno la stessa radice, vogliono dire quasi la stessa cosa. E allora penso che le parole sono come luoghi comuni da scardinare, da ribaltare. Per esempio si potrebbe ribaltare la parola Ostruzionismo, la parola Ostracismo, la parola Opposizione. Si potrebbe ribaltarle nel loro contrario: cioè in collaborazione, sostegno, accordo. La parola Ostacolo la si potrebbe ribaltare in aiuto o agevolazione. La parola Oppressione in libertà e autonomia. Le parole sono fatte per essere ribaltate, contraddette. La parola O. O questo O quello. E perché non tutte due insieme? La parola Operosità invece proviamo a tenerla così com’è: sa di movimento, di sollecitudine, di darsi da fare. Anche la parola Ognuno la teniamo così. Perché è il contrario di nessuno. Ognuno è importante, Ognuno ha la sua dignità. Non questo O quello. Ma tutti. Cioè Ognuno.
o
p
Sfilano la P di Partecipazione, di Pazienza. Sfila la P di Parcheggio, quello per disabili, che va lasciato libero! Non che qualcuno fa il furbo e dice: ho appoggiato la macchina solo per qualche minuto‌ Sfila la P di Pane, quello che tanti volontari vanno a prendere dai forni, quello invenduto, da consegnare a chi ne ha bisogno. Sfila la P di Progetto: immaginare cose ed essere capaci di realizzarle. Sfila la P di Presenza: esserci, esserci sempre, esserci per gli altri. Sfila la P di Persona: ciascuna con la propria identità , la propria importanza. Sfila la P di Potere: non quello della Politica, ma quello delle Persone comuni che Pensano di Potere fare qualcosa. Di Potercela fare. E che tutti ce la Possano fare. Sfila la P di Parole, quelle del nostro abbecedario: non sono tutte, non sono le uniche, ma sono quelle nelle quali ci riconosciamo di PiÚ.
Ci vuole Qualità, anche nelle azioni più piccole. Qualità nei rapporti, nelle parole, nei piccoli gesti Quotidiani. Quotidiani come la lettura di un Quotidiano a chi da solo non riesce a leggere. Quasi quasi ci provo. Mi appunto le cose da fare in un Quaderno e via. Un Quaderno dove alla fine della giornata segno tutto quello che ho fatto nella colonnina dei più. Quasi quasi. Quasi quasi continuo. Perché mi fa stare bene. Mi fa stare bene sapere che Qualcuno (uno tra tanti, che non è mai uno Qualunque) può chiedermi: Quando torni? Quando. Sempre.
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r
Raccontare. Che parola straordinaria. Ogni volontario è una storia, un Racconto, una somma di Racconti. I Racconti delle persone che ha incontrato nella sua attività di volontario. I Racconti di tante vite, di tante esistenze. Il Racconto di tutto quello che si è Ricevuto. Perché fare il volontario significa Ricevere più che dare. Significa Regalarsi agli altri senza chiedere nulla in cambio. In maniera gratuita e disinteressata. Col cuore. Come si dice? Il cuore conosce Ragioni che la Ragione non conosce. Più o meno una cosa così, ecco. Ѐ per questo che Resisto alla fatica. Alla stanchezza. Al disagio. Perché non c’è Ragione per non farlo. E mi viene da Ridere o da soRRidere quando qualcuno mi chiede quanto ci guadagno. Niente. Al massimo un Racconto.
Cosa dicevo poco fa? Sorridere. La prima cosa che bisogna ricordarsi di fare Sempre. E Salutare, naturalmente. Perché Salutare è Salutare. Cioè fa bene alla Salute. Scusate il gioco di parole. E Scusarsi, appunto. Quando Serve. Per esempio arrivo in ritardo: mi Scuso. Non costa niente. E Servire, appunto. Mettersi al Servizio degli altri. Perché non si sentano mai abbandonati, mai Soli. Ecco, per esempio, quel signore anziano che gioca al Solitario, non va bene. Giochiamo in due, facciamo una briscola. Visto? Basta poco. Se si vuole, la Soluzione si trova. Supportare, non Sopportare. La lettera che cambia è una sola, ma il Significato cambia tutto. Significare qualcosa per qualcuno. E Saperlo. Sentire che si sta facendo una cosa piena di Senso. Questa S regala un sacco di Soddisfazioni!
s
t
T come Tentare. T come Trasmettere. T come Tranquillizzare. T come Tutto non lo puoi fare. Ma Tutto quello che puoi fare fallo. T come Tempo, che dai e che non torna indietro. Ma non importa. Tanto che me ne faccio di Tanto Tempo libero? T come Tutela, dei fragili, dei più indifesi, magari anche dei più arrabbiati perché non hanno una vita facile. T come Tu. Che sei Tu, ma anche l’altro da Te. Cioè il contrario di io. Cioè Tutti gli altri. T come Temporale. Che arriva e squassa tutto e bisogna provare a riportare il sereno. T come Terapia. Che sembra una cosa medica, e invece è l’amicizia, l’affetto, il prodigarsi per gli altri. Tutte cose molto Terapeutiche. T come Tendere la mano. T come Tenere la mano. E in quel Tenersi vedere scomparire la Tristezza. E in un sorriso scoprire che quello che do mi Torna sempre indietro.
Umanità. Nessun Uomo è un’isola, diceva un poeta. Siamo tutti un continente. O un Universo. Ognuno Unico, ma parte di un tutto. Tutti diversi, ma tutti Uguali. Perché siamo Umani. Essere Umani. Esseri Umani.
u
v
Vestiti da donare. Viaggi da intraprendere. Reali o immaginari. Voglia di fare qualcosa insieme. Visita. Fare Visita a qualcuno. Stargli accanto per un po’ di tempo. Chiacchierare di cose futili, magari inutili, però utili a passare il tempo. A stare meglio. Perché anche nell’inutilità c’è un Valore. Il Valore dell’assoluta gratuità. Volontariato, la parola più importante. Che basta un piccolo sforzo di Volontà per cambiare il mondo (vedi alla voce C, vedi alla voce M). O cambiare le persone. E Vedere come va a finire.
Va a finire che finisce con la Z, come tutti gli abbecedari. Con la Z di Zorro per esempio, perché il volontario è un po’ come un eroe. Con la Z di Zero, che è uguale a niente, cioè il contrario esatto di quello che è il valore di ogni persona. Con la Z di Zuzzurellone, perché è una parola simpatica, che fa sorridere, come ogni volontario, come ogni azione ben fatta. Come Anteas.
z
A
Abbandono, Abbracci, Accoglienza, Aiuto, Allegria, Ambulatorio, Amicizia, Amore, Áncora, Ancóra, Anteas, Antipatia, Anziani, Ascolto, Assistenza, Attenzione, Autenticità.
B
Banco alimentare, Bandiera, Barba, Barlume, Barriere, Bello, Bene, Benessere, Benvenuto, Boomerang, Buio, Buono.
C
Caffè, Calma, Cammino, Canzoni, Carità, Carnevale, Carrozzina, Casa, Chiamata, Chiusura, Colleghi, Combattere, Comune, Comunità, Confronto, Contraddizioni, Coraggio, Cordialità, Curiosità.
D
L’alfabeto
del volontario
Dado, Dialogo, Diatriba, Dietrologia, Differenze, Difficoltà, Diffidenza, Dimenticare, Disagio, Distribuzione, Diversità, Dividere, Divisione, Dolcezza, Dolore, Domanda, Donare, Donazione, Dottore, Dovere, Dubbi.
E
Efficienza, Elaborazione, Emarginare, Emergenza, Empatia, Energia, Ente, Errore, Esclusione, Esempio, Esercitare, Espansione, Esprimersi, Esserci, Esternare.
F
Falsità, Fantasia, Fare, Fascino, Fatica, Favorire, Federazione, Felicità, Festa, Fiaba, Fiducia, Fisioterapia, Folklore, Formazione, Forza, Furioso.
G
Garanzia, Generosità, Gestione, Gioia, Gratitudine, Gratuità, Grazie, Gruppo, Gusto.
H Hai, Handicap, Ho, Humour. I Ignoranza, Illusione, Imbarazzo, Imparare, Impegnativo, Importante, Importanza, Incanto, Incontro, Ingratitudine, Iniquità, Insofferenza, Insopportabile, Insufficiente, Istinto.
L Lavoro, Legame, Lettera, Limiti, Luce. M Madre, Maneggione, Mani, Margini, Migliorare, Misteri, Moderazione, Momenti, Moralità, Muro, Musica.
N
Naturalezza, Navetta, Necessità, Neutralità, Noi, Noia, Nonni, Notorietà, Notte, Nubi, Nutrimento.
O
Oltre, Omertà, Onirico, Operosità, Orario, Organizzazione, Ospedale, Osservare, Ostacoli.
P
Palpitazioni, Pane, Parcheggio, Parlare, Parole, Partecipazione, Passione, Pazienza, Peculiarità, Pentimento, Percezione, Permessi, Pesante, Piacere, Pianificare, Popolare, Possibilità, Potere, Povertà, Pranzo, Presidente, Priorità, Progetti, Pronto Soccorso, Proporre, Pullmino, Punto infermieristico.
Q Quaderno, Qualcuno, Qualità, Quando, Qui. R Raccogliere, Raccolta, Raccontare, Raccontarsi,
Rammarico, Rendicontazione, Rendimento, Restituire, Ricevere, Richiesta, Rientrare, Rifondare, Rigenerare, Rimediare, Rimorso, Rinuncia, Rinviare, Risolvere, Risorse, Ristoro, Ristrutturare, Risultato, Risveglio, Ritorno, Rivincita, Rompere, Rumore.
S Salutare, Sapere, Schiavitù, Scrutare, Semplicità, Sempre, Sensibilità, Sentire, Servizio, Silenzio, Sincerità, Soccorrere, Società, Sognare, Solidarietà, Solitudine, Sollevare, Sollievo, Sondaggio, Sorprendere, Sorridere, Sospiri, Spaghettata, Speranza, Surrogare, Sveglia, Svelto.
T
Tacere, Tempo, Tenerezza, Tentare, Tirocinio, Toccare, Torte, Traffico, Tranquillizzare, Trattare, Turbare, Tutelare.
U Uguali, Umanità, Umore, Unico, Unificare, Unire, Urtare, Utile. V Valori, Valorizzare, Verificare, Versare, Vestiti, Viaggiare, Vincere, Violenza, Visione, Vivere, Voce, Vociare, Volare, Volere, Volontari.
Z Zelo, Zoccolo, Zucchero, Zuppa.
Gli abbecedari della fiducia realizzato da Nicola Bonazzi in collaborazione con Micaela Casalboni, Mattia De Luca, Silvia Lamboglia, Andrea Paolucci, Vincenzo Picone e con il contributo di oltre cento volontarie e volontari incontrati tra febbraio e aprile 2018 nelle sedi Anteas di Bologna, Padova e Trani. Si ringraziano i volontari e le volontarie di Anteas Si ringraziano tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione de La Bottega della Fiducia Si ringrazia Giorgia Rabitti Comunicazione
La Compagnia del Teatro dell'Argine nasce negli anni Novanta con un progetto culturale e artistico rivolto a tutta la comunità: non solo produzione di spettacoli, ma anche formazione del pubblico, didattica teatrale per professionisti e non, azioni speciali legate alle fragilità, ideazione e gestione di spazi artistici e sociali, collaborazioni con compagnie, teatri, università ma anche carceri, ospedali, centri d’accoglienza in Italia, Belgio, Svezia, Inghilterra, Francia, Lussemburgo, Polonia, Danimarca, Turchia, Senegal, Tunisia, Marocco, Palestina, Bolivia, Brasile. Nel corso degli anni il Teatro dell’Argine è diventato un punto di riferimento in campo nazionale ed internazionale non solo sul piano artistico (premio della Critica 2006, premio Hystrio alla drammaturgia 2009, premio speciale Ubu 2011, premio Camillo Grandi 2012, premio della Critica 2015, premio Nico Garrone 2015, premio Ubu 2015, Premio della Critica 2017, Eolo Awards 2018) ma anche nell'ideazione e realizzazione di progetti in cui il teatro si mette a disposizione di contesti interculturali, sociali, educativi e pedagogici.