TEATRO DELLE BRICIOLE
Centro di produzione per le nuove generazioni Riconosciuto dal Ministero dei beni e delle attività culturali come Centro di produzione, il Teatro delle Briciole ha attuato negli ultimi anni una progressiva trasformazione della propria identità, che si è venuta esprimendo in percorsi sempre più nuovi e diversificati di collaborazione e relazione con gli artisti, con gli spettatori, con il territorio. Produzioni realizzate a Parma che girano in Italia e all’estero convivono con creazioni che nascono per un’iniziativa specifica, come un festival o un progetto speciale, o che si rivolgono con particolare attenzione alla comunità. La relazione con la città si esprime attraverso la realizzazione di iniziative strutturate e continuative nello spazio storico del Teatro al Parco, dalle stagioni teatrali alle proposte formative rivolte a tutti i pubblici, e attraverso l’ideazione di progetti speciali, come Schiusi, l’itinerario con cui il teatro ha riportato la vita negli spazi abbandonati dalle attività commerciali del centro storico. Le scelte strategiche degli ultimi anni si sono caratterizzate significativamente per la volontà di avviare collaborazioni con artisti di spicco provenienti da esperienze e percorsi diversi, e per la propensione contestuale a favorire e coltivare l’emersione di nuove individualità artistiche. Seguendo questa linea di sviluppo il Teatro delle Briciole ha promosso un deciso rinnovamento nel linguaggio e nei contenuti delle produzioni di teatro per le giovani generazioni.
03
SOMMARIO NOVITA’
08 era ieri 10 ok robot
32
NOVITA’
NOVITA’
30 ACROSS THE UNIVERSE
il viaggio_OVVERO UNA STORIA DI DUE VECCHI
34
radio londra_ovvero la bambina che conobbe pippo e il dottor faust
36 John tammet gretel e hÄnsel 14 NOVITA’ rosso cappuccetto
16
38 W (provA di resistenza) 40 I’mnatura 42 i Passi ultimi 44 con la bambola in tasca 45 il brutto Anatroccolo
FELICE 20 NOVITA’ SHERLOCK HOLMES
22
POP-UP un fossile di cartone animato LA REPUBBLICA DEI BAMBINI 26
04
24
48 RENT A MOVEMENT 49 SPEaKERS’ CORNERS 50 DEL MONDO (NON) CAPISCO UN TUBo
05
Un progetto di Beatrice Baruffini e Agnese Scotti, che comprende tre creazioni, la prima sul passato, la seconda sul presente, la terza sul futuro. Tre storie che hanno come protagonisti rispettivamente i dinosauri, i robot e gli alieni. Tre storie senza l’uomo, che possono essere definite “anti antropocentriche” e che raccontano di esseri “superiori o inferiori alla natura umana” (def. disumano).
trilogia disumana
ok robot era ieri 06
07
TRILOGIA DISUMANA
(…) Noi ci dimentichiamo quanto siamo straordinari, ma i computer ce lo ricordano. (…) E anche se sarà un momento storico, l’anno in cui i computer supereranno il test di Turing non segnerà la fine della storia. Anzi, la gara dell’anno successivo sarà molto più interessante, perché sarà quella in cui noi esseri umani, dopo un brutto ko, dovremmo rialzarci. Sarà l’anno in cui impareremo a essere amici, artisti, insegnanti, genitori, amanti migliori. L’anno del ritorno. E saremo più umani che mai. (Brian Christian, scrittore e giornalista)
OK ROBOT
secondo capitolo Trilogia Disumana: il presente
di Beatrice Baruffini con Simone Evangelisti, Agnese Scotti regia Beatrice Baruffini assistente alla regia Yele Canali ideazione luci Emiliano Curà musiche originali Dario Andreoli
Non possono morire. Questo è certo. Al massimo si rompono. Perché dovrebbe voler morire se non prova niente? Un robot non può desiderare la morte. A meno che… Insomma… A meno che non voglia assomigliare a noi. In tal caso non sarebbe più così perfetto. Perché noi proviamo emozioni e le emozioni ci fanno sbagliare. Noi non siamo sempre giusti come loro. Ma di un robot così, non ne abbiamo bisogno. Ci siamo già noi. (Classe 4^B, scuola U. Adorni)
età: 6 - 11
Foto Jacopo Niccoli
08
NOVITA’
Il presente era delle macchine. Erano dappertutto. Aiutavano gli esseri umani a ottenere risultati superiori a quelli che l’uomo avrebbe mai raggiunto da solo. Lo aiutavano ad essere più veloce, più forte, più preciso. E così, l’uomo era più felice. Tra le macchine una più di ogni altra incarnava la perfezione: Ok Robot. Dall’aspetto umano, dotato di un cervello positronico di ultima generazione, Ok Robot era il più evoluto della sua categoria. Il mondo si stava lentamente riempiendo di Ok Robot. Tutto si muoveva perfettamente
e quando non era così, le macchine difettose venivano fatte allontanare immediatamente. Esisteva un posto dove le cose che non funzionavano più venivano buttate. Un limbo, un purgatorio, un non luogo dei difettosi. Ed è proprio lì che due Ok Robot si incontrano, dopo essere stati allontanati, senza sapere perché, dal mondo perfetto che altrove continuava ad andare avanti. Ok Robot è reale e poetico. E’ scienza e fantascienza. E’ quello che siamo o che diventeremo. E’ ciò che non riusciremo mai a essere. E’ meraviglioso. E’ meraviglioso, se visto con i nostri occhi.
09
TRILOGIA DISUMANA
ERA IERI
primo capitolo Trilogia Disumana: il passato di Beatrice Baruffini e Agnese Scotti regia Beatrice Baruffini con Simone Evangelisti, Beatrice Baruffini ideazione scene e oggetti Andrea Bovaia assistente alla regia Yele Canali ideazione luci Emiliano Curà musiche Mario Asti, Valerio Carboni voce fuori campo Claudio Guain età: 3 - 7
Un osso viene ritrovato e si scopre che appartiene a un apatosauro vissuto milioni di anni fa. L’animale prende vita riportandoci indietro nel tempo, quando sulla terra c’erano pochi colori, il clima cambiava improvvisamente e dominavano i dinosauri. 160 milioni di anni fa è un tempo lontanissimo da qui. Questa grande distanza ha permesso di guardare al passato attraverso innumerevoli teorie scientifiche, dando la possibilità di preferirne alcune e scartarne altre. Nessuno sa dire con certezza di che colore fosse la pelle dei dinosauri, che versi facessero, perché si siano estinti.
10
Un viaggio all’indietro nel tempo attraverso una paleontologia teatrale che fonde con le armi del teatro scienza e immaginazione.
Foto Jacopo Niccoli
«Le ossa stanno sotto terra perché sono preziose e vogliono essere più belle da scoprire. Se le lasciavano sopra la terra passava uno senza cervello e le rubava. I dinosauri ce l’hanno il cervello, ma non lo usano. Non voglio sentire una storia sui dinosauri. Fa paura. Se te lo metti addosso ti spezza le ossa e te le lascia lì senza metterle sotto.» (Alcuni bambini di 4 e 5 anni, scettici e arguti)
11
Utilizzando i caratteri espressivi del teatro di figura, la trilogia di Emanuela Dall’aglio Storie sulle spalle, avvicina tre fiabe classiche trasferendole ognuna in un particolare congegno, un costume che porta in sé tutti gli elementi della fiaba. La scenografia, i personaggi, l’attrice, che è insieme animatrice e personaggio, abitano dentro un manufatto vivente e agente da cui escono al momento opportuno, e che mantiene allo stesso tempo la sua fisionomia e la sua funzione di abito. Questo progetto racconta fiabe classiche nelle quali si combattono paure ancestrali dei bambini: la paura del lupo, quella della strega. Raccontare fiabe classiche dà origine in questo progetto alla realizzazione di un museo di oggetti, d’icone, di elementi recuperati dalla storia stessa. Il pubblico li tocca, li conosce e ciò gli permette, durante il racconto, di immaginare e ritrovare l’oggetto citato, con la chiarezza di chi l’ha visto e ne ha conosciuto la storia e le funzioni. Il museo dei reperti di favola del RRFO, Recupero Reperti Fiabe Originali, si arricchisce ad ogni spettacolo di nuovi oggetti, fino a diventare esso stesso una Wunderkammer della fiaba.
12
PROGETTO STORIE SULLE SPALLE
GRETEL E HÄNSEL ROSSO CAPPUCCETTo 13
PROGETTO STORIE SULLE SPALLE
NOVITA’
gretel e hÄnsel un’idea di Emanuela Dall’aglio regia Mirto Baliani, Emanuela Dall’aglio interpretazione, costume e oggetti di scena Emanuela Dall’aglio ideazione luci Yannick De Sousa Mendes musiche e suoni Mirto Baliani collaborazione Jessica Graiani età: 4 – 7 Gretel e Hänsel, secondo capitolo del progetto: una fiaba senza tempo, tramandata nei secoli di bocca in bocca prima di essere raccolta e codificata dalla penna ordinatrice dei fratelli Grimm. «Per me parlare di paura con i bambini è sempre emozionante. Entrambi la temiamo e al tempo stesso la cerchiamo, a conferma del nostro coraggio. In questa fiaba incontreremo il buio della notte, un bosco pieno di rumori, animali sconosciuti e una strega cattiva. Questa è una storia di fame e di miseria, è il racconto di chi non ha nulla, è il riscatto di due fratelli e la loro sfida contro le difficoltà. Che cosa è la povertà? Avere una sola seggiola, una sola padella, un birillo rotto come bambola, il pane secco da mangiare o... da sbriciolare.
14
Con l’aiuto dei ricercatori del RRFO, Recupero Reperti Fiabe Originali, affronteremo l’argomento in maniera scientifica per capire cosa vuole dire non possedere niente. Ma il senso della fiaba è fatto anche di magie e illusioni, e a ricordarcelo saranno incredibili reperti: l’ossicino per ingannare le streghe, le briciole di pane vecchio per segnare la strada e le rarissime scarpe di strega, molto difficili da togliere. La fiaba narra di due bambini che sono abbandonati, come poteva accadere nelle famiglie più povere, nei lontani periodi di carestia. I protagonisti, spaventati e soli, si rivelano però ricchi di risorse. Alleandosi resistono a una notte buia nel bosco, combattono contro una strega malvagia, che li circuisce, li coccola, li schiavizza, li spaventa, e che in cuor suo vorrebbe solo mangiarseli.
“La strega” bozzetto a colori di Emanuela Dall’aglio
Gretel e Hänsel si riscattano ed escono dal costume-congegno che li contiene. E la narratrice? Quella che porta la storia e il costume, quella che è diventata sia strega che notte buia, cosa farà, cosa diventerà? Nessuno lo sa». Emanuela Dall’aglio
15
PROGETTO STORIE SULLE SPALLE
ROSSO CAPPUCCETTO un progetto di Emanuela Dall’aglio regia di Mirto Baliani, Emanuela Dall’aglio musiche e suoni Mirto Baliani ideazione luci Emiliano Curà assistente Veronica Pastorino età: 4 - 7
Foto Agnese Scotti
16
Fiaba antica di cui si sono fatte diverse versioni e altrettante letture, Cappuccetto rosso è ora riavvicinata in questo progetto con tutto il rispetto che si deve ad una favola classica, originale come gli elementi che la compongono e che vengono mostrati all’inizio dello spettacolo. Oggetti concreti generatori di storie, evocatori di un tempo e quasi magici nella loro semplicità, le fragole, il sasso, la torta sono i realissimi reperti di un’esposizione che i bambini possono osservare da vicino, alimentando la curiosità dello spettatore e disponendo gli animi alla riflessione sulla natura rituale della favola. Come la narrazione orale suggerisce, un’unica figura riunisce l’intera architettura dello spettacolo, fondendo scenografia, costumi, oggetti e animazione in un unico manufatto, che genera così unitariamente personaggi, azioni, oggetti e colpi di scena: quasi un pop-up dalle sembianze umane, una favola vivente che si indossa come un abito e viene agito dall’interno. Un dramma “portatile”, portabile. Ambiente e personaggi trovano solidità e compattezza nella particolare matrice che li origina, se
il bosco, l’emblema di tutte le nostre paure e insicurezze, e la casa della nonna, atteso rifugio che nasconde il più grande dei pericoli sono, nella loro concretezza visiva, parte del manufatto umano, familiare e perturbante. La fiaba come nasce nella sua prima versione scritta da Perrault, dove si narra delle vicende di una bambina che si avventura nel bosco e dell’incontro con il lupo che cambierà il suo destino, nasce tutta da un unico congegno che è di volta in volta scena e sipario, paesaggio e baracca: lì si consuma la tragedia e lì la storia e il vestito si esauriscono. Il lieto fine, quello che i bambini attendono, quello che tutti vogliono, quello che i fratelli Grimm hanno aggiunto, arriva da lontano, come un cacciatore o un innamorato, come un elemento esterno casuale, dove la casualità si fa necessità rituale.
17
Convinto dell’importanza di un confronto con esperienze teatrali differenti rispetto all’universo tradizionalmente definito “teatro-ragazzi”, nel 2010 il Teatro delle Briciole inaugura Nuovi Sguardi per un Pubblico Giovane, un “cantiere produttivo” con cui si propone di affidare a gruppi della ricerca italiana il compito di creare uno spettacolo per bambini. Sono nati così Baby don’t cry, affidato a Babilonia Teatri (2010), La Repubblica dei bambini (Sotterraneo, 2011), PopUp un fossile di cartone animato (I Sacchi di Sabbia, 2013), tre lavori che costituiscono il primo capitolo del cantiere. Il secondo capitolo, inaugurato nel 2015 con Play, affidato a Mirto Baliani, e Sherlock Holmes a CollettivO CineticO, si è concluso con Felice, affidato a Silvia Gribaudi.
CANTIERE «NUOVI SGUARDI PER UN PUBBLICO GIOVANE» felice sherlock holmes pop-up un fossile di cartone animato la REPUBBLICA DEi bAMBINI
18
19
CANTIERI NUOVI SGUARDI PER UN PUBBLICO GIOVANE 2° capitolo
NOVITA’
FELICE regia affidata a Silvia Gribaudi ideazione Silvia Gribaudi e Matteo Maffesanti con Susi Danesin, Alberto Soncini ideazione luci Emiliano Curà musiche e suoni Dario Andreoli età: 4 – 7 Lo spettacolo mette in relazione il tema della nascita e dell’identità e il tema della capacità del bambino di riconoscere e di vivere liberamente le emozioni, attraverso il motivo della trasformazione che coinvolge l’individuo nella sua interezza: corpo e interiorità, forme del visibile e dell’invisibile. I personaggi nascono come apparizioni frammentarie, qualcosa che non è compiuto e che si trasforma. Da un semplice ciuffo di capelli prende il via un itinerario di metamorfosi di forme, di crescita e di scoperta di sé e dell’altro. Adottando un linguaggio teatrale senza parole, lo spettacolo si sviluppa come una composizione di visioni, di immagini, di movimenti, di improvvisazioni, in una trama di ascolto e relazione con gli spettatori. Un’esperienza
20
di immersione emotiva che rispecchia, dal punto di vista dei bambini, il processo di scoperta e di riconoscimento delle emozioni vissuto dai personaggi.
Disegno a cura della Scuola Mago Merlino (Pr)
Silvia Gribaudi Coreografa e performer, artista visiva. Vincitrice premio pubblico e giuria GD’A Veneto 2009, selezionata nel 2010 in Aerowaves Dance Across Europe, finalista premio equilibrio nel 2013 è ospite in numerosi festival nazionali ed internazionali tra cui nel 2009 alla Biennale di Venezia Ground 0 e nel 2012 alll’ Edinburgh Fringe Festival. Dal 2012 collabora con il coreografo israeliano Sharon Fridman e inizia progetti di Art in Action sui diritti umani con l’artista visiva Anna Piratti.
“E se felice fosse… Se fosse maschio? Se fosse femmina? Se fosse pianta? Pianta grassa? Forbice? Se fosse fuoco? Se fosse piangere? Se fosse ridere? Se fosse mare? Tempesta? Se fosse mio? Se fosse per sempre? Se fosse buio? Se fosse prima di tutto? Se fosse alla fine? Se fosse … se fosse”
21
CANTIERI NUOVI SGUARDI PER UN PUBBLICO GIOVANE 2° capitolo
SHERLOCK HOLMES regia affidata a Francesca Pennini e Angelo Pedroni | CollettivO CineticO concept Francesca Pennini drammaturgia Angelo Pedroni, Francesca Pennini coreografie e partiture fisiche Francesca Pennini in collaborazione con gli interpreti con Giulio Santolini, Daniele Bonaiuti, Roberto De Sarno ideazione luci Emiliano Curà realizzazione scene Paolo Romanini età: 8 - 13
Foto Jacopo Niccoli
22
Sherlock Holmes, il suo celebre metodo fondato sul binomio osservazione e deduzione, si reincarna sulla scena in un anomalo terzetto di investigatori contemporanei, animati da una inesauribile voglia di andare oltre il volto immediato e ingannevole della realtà, di analizzare i dettagli e ipotizzare possibili soluzioni. Nella sua sorprendente somiglianza con i meccanismi profondi della curiosità infantile, l’applicazione rigorosa e nello stesso tempo umoristica del metodo deduttivo è lo strumento di un viaggio di scoperta e investigazione di quel pezzo di mondo, di quel vero e proprio microcosmo che è il teatro. Un viaggio che diventa esplorazione della relazione ambigua tra realtà e finzione, verità e apparenza, artificio tecnico e autenticità di emozione. Quella che si viene compiendo sulla scena, “teatro del crimine” in una inedita accezione, è dunque una vera e propria anatomia in presa diretta, uno sguardo telescopico che si irradia sull’intero spettro del visibile e del sensibile. L’analisi clinica e interattiva di un campione del pubblico (lo spettatore non è forse parte integrante dell’accadimento teatrale?), con-
vive allora con lo smontaggio e il rimontaggio della creazione artistica, innescando una riflessione sull’arte performativa e la sua relazione con la vita.
Collettivo Cinetico Compagnia in residenza stabile presso il Teatro Comunale di Ferrara, vincitrice del premio Rete Critica come migliore compagnia 2014, CollettivO CineticO nasce nel 2007 come fucina di sperimentazione performativa tra teatro e arte visiva. Nella forma di rete flessibile di artisti e ricercatori il collettivo indaga la natura dell’evento performativo discutendone meccanismi e regole. Uno dei caratteri salienti del lavoro coreografico è l’ideazione di metodologie di composizione e organizzazione del movimento che permettano di creare danze complesse ed articolate con corpi estremamente differenziati.
23
CANTIERI NUOVI SGUARDI PER UN PUBBLICO GIOVANE 1° capitolo
POP-UP
un fossile di cartone animato regia affidata a Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri | I Sacchi di Sabbia ideazione Giulia Gallo e Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Giulia Solano con Beatrice Baruffini/Chiara Renzi, Serena Guardone/ Arianna Benvenuti/Francesca Ruggerini e Paolo Romanini libri di Giulia Gallo Ideazione luci Emiliano Curà realizzazione scene Paolo Romanini età: 3 - 6
24
Reinventando il libro animato in forma teatrale, Pop-up intreccia le microstorie di un bambino di carta e di una piccola enigmatica sfera: le evoluzioni ritmiche, cromatiche e sonore del loro rapporto, i loro incontri, le loro specularità, le loro trasformazioni. La scansione cromatica dei diversi cartoon, di cui si compone lo spettacolo, è un mezzo potente per indagare le emozioni-base e per creare insiemi di associazioni tra sentimenti, forme e colori. La forma delle variazioni sul tema, assecondando musicalmente la ricerca rumoristica, si fa strumento flessibile per un’esplorazione sperimentale dell’immaginario infantile. Le avventure del bambino e della sua piccola palla danno così origine a un gioco simbolico di geometrie e di metamorfosi che tocca aspetti centrali di quell’immaginario: la fantasia, l’invito, la minaccia, il sogno. Due attrici, che sono insieme animatrici, danno vita e voce ai due protagonisti di carta, giocando sull’apparizione delle figure e delle forme nel tempo, sugli intrecci di esse con i loro corpi, sul movimento e sull’illusione del movimento, sulla sincronicità tra voci e tra voci e immagini.
I Sacchi di Sabbia Negli anni la Compagnia si è distinta sul piano nazionale, ricevendo importanti riconoscimenti per la particolarità di una ricerca improntata nella reinvenzione di una scena popolare contemporanea. Già vincitori di due Premi ETI “Il Debutto di Amleto”, I Sacchi di Sabbia ricevono una nomination al Premio Ubu 2003 per lo spettacolo Orfeo. Il respiro (“...per il loro intreccio di ironia, storia e metafisica”) e vincono il Premio Speciale Ubu 2008. In perenne oscillazione tra tradizione e ricerca, tra comico e tragico, il lavoro di I Sacchi di Sabbia ha finito per concretizzarsi in un linguaggio in bilico tra le arti (arti visive, danza, musica), nella ricerca di luoghi performativi inconsueti, e sempre con uno sguardo vivo e attento al territorio in cui l’evento spettacolare è posto.
25
CANTIERI NUOVI SGUARDI PER UN PUBBLICO GIOVANE 1° capitolo
LA REPUBBLICA DEI BAMBINI regia affidata a Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Claudio Cirri, Daniele Villa | Sotterraneo con Chiara Renzi, Daniele Bonaiuti grafica Marco Smacchia ideazione luci Emiliano Curà in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana
età: 6 - 10
26
Esistono nel mondo alcune “nazioni in miniatura”. Piattaforme petrolifere abbandonate, isole o piccole porzioni di terraferma dove non vige alcuna giurisdizione o controllo politico-militare e dove alcuni soggetti, preso il controllo del territorio, hanno emanato proprie leggi, coniato una nuova moneta, strutturato proprie istituzioni e avviato rapporti con territori vicini. Qui l’esercizio di cittadinanza può ripartire da zero, porsi domande originarie sul fare società e rispondere con modalità inedite. Si parte dalla scena teatrale come piattaforma vuota su cui costruire una micro nazione. Due attori irrompono sulla scena e cominciano a progettare il loro paese in miniatura. Servono delle leggi. Servono dei luoghi. Servono delle cose. Si parte da zero, tutto è da costruire, liberi di costruirlo come vogliamo. La micro nazione è una scena vuota, deserta, che lentamente si popola e riem-
pie, magari anche degli stessi elementi che compongo il panorama teatrale (luci, musiche ecc) oppure di segnali che diano regole (cartelli, striscioni ecc) di modo che ai bambini sia dato vedere come da un vuoto si possa edificare una Polis. L’incognita è sul tipo di Polis.
Sotterraneo è un collettivo di ricerca teatrale nato nel 2004. Dopo la partecipazione alla Generazione Scenario 2005, nel 2009 riceve il Premio Speciale Ubu come “uno dei gruppi guida dell’attuale ricambio generazionale”. Teatro Sotterraneo lavora da sempre su due piani: il coinvolgimento diretto e decisionale dello spettatore e la dimensione ludica dell’interazione teatrale, nel tentativo di conservare il riso e il tragico quasi nello stesso frammento.
27
Custodi Nuovi Talenti è il cantiere produttivo ideato dal Teatro delle Briciole con il fine di sostenere giovani artisti cresciuti nella sua officina, per accelerare e favorire la nascita di nuove produzioni, da loro ideate e dirette, rivolte al pubblico giovane. Dopo Il viaggio ovvero una storia di due vecchi, di Beatrice Baruffini e Agnese Scotti, la seconda produzione concepita nell’ambito di Custodi Nuovi Talenti è Across the Universe, di Daniele Bonaiuti e Chiara Renzi.
CANTIERE «custodi nuovi talenti»
ACROSS THE UNIVERSE il viaggio_ovvero una storia di due vecchi 28
29
CANTIERE CUSTODI NUOVI TALENTI
NOVITA’
ACROSS THE UNIVERSE di Daniele Bonaiuti, Chiara Renzi con Daniele Bonaiuti, Chiara Renzi e Riccardo Reina ideazione luci Emiliano Curà musiche e suoni Simone Arganini oggetti di scena Paolo Romanini età: +11 Across the Universe, il nuovo spettacolo del Teatro delle Briciole, diretto e interpretato da Daniele Bonaiuti e Chiara Renzi, trasferisce sulla scena la percezione che l’universo, la sua infinità di mondi, contengano in sé il seme di una grammatica teatrale, la potenzialità di una trasfigurazione scenica e, insieme, la convinzione di una relazione sottile e pervasiva tra cosmo e uomo, tra i fenomeni dell’universo e quelli dell’interiorità umana, tra i buchi neri distanti milioni di anni luce da noi e quelli che invece stanno dentro di noi, tra le esplosioni delle galassie e il magma dei sentimenti umani. Il cosmo attraversa i cortocircuiti emotivi e le libere associazioni di idee di due personaggi e delle molte maschere che im-
30
personano, la serrata composizione di quadri scenici in cui si esprime nello spettacolo la relazione non astratta, ma tangibile, tra uomo e universo. Così l’infinità del tempo e dello spazio si confrontano ironicamente con il conto alla rovescia sempre sotteso alla finitezza e fugacità umane. La grandiosità dell’universo genera, comicamente ma non troppo, le paure connesse al catalogo obbligato di sfide che il presente ci impone. Ma il cosmo è anche suprema bellezza che relativizza e cura, e la luna può accompagnare la capacità di abbandono alla compenetrazione tra cosmo e amore.
Foto Jacopo Niccoli
ll Teatro delle Briciole incontra Daniele Bonaiuti e Chiara Renzi nel 2011 in occasione di La Repubblica dei Bambini, un progetto affidata al Teatro Sotterraneo di cui Daniele Bonaiuti e Chiara Renzi sono attori. La collaborazione prosegue nel 2013 con la realizzazione di un progetto ad hoc per la prima edizione di Schiusi, Viaggio teatrale nei negozi “chiusi per crisi” dal titolo All you can wish. Daniele Bonaiuti è anche attore, selezionato da Collettivo Cinetico, di Sherlock Holmes.
31
CANTIERE CUSTODI NUOVI TALENTI
il viaggio
Ci siamo imbattute nel testo Il Viaggio di Tonino Guerra mentre cercavamo un racconto delicato che non avesse le caratteristiche classiche della fiaba, che fosse pieno di suggestioni e di sogni tangibili. Cercavamo dei protagonisti che non avessero vite straordinarie, né esperienze fuori dal comune, tutt’altro: volevamo uomini e donne assolutamente reali perché pensavamo che fosse necessario tornare a guardare all’uomo, ad amare l’uomo, in ogni suo aspetto. Due vecchi, che altro non sono che un uomo e una donna con una vita lunghissima alle spalle, ci hanno immediatamente convinto che avremmo potuto prendere il rischio di raccontare del loro viaggio, dove non ac-
ovvero una storia di due vecchi un omaggio alla poetica di Tonino Guerra di Beatrice Baruffini e Agnese Scotti con Beatrice Baruffini, Agnese Scotti disegni Matteo Salsi costumi Patrizia Caggiati ideazione luci Paolo Gamper musiche e suoni Dario Andreoli realizzazione scene Paolo Romanini voce fuori campo Davide Doro età: 3 - 7
cade nulla di sorprendente, ma gli eventi si srotolano uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità, come nella vita reale. Lavorare, amare, tradire, arrivare a ottant’anni, avere dei ricordi sbiaditi da evocare a pezzi, addormentarsi, alzarsi, incontrare persone, camminare, desiderare ancora qualcosa. Questo è stato sufficiente a ritenere Rico e la Zaira due degni rappresentanti del genere umano nella loro pienezza. Questa storia ci ha commosso. Ci ha fatto sorridere. Sognare. Ci ha fatto desiderare di invecchiare. Il che, equivale a dire: ci ha fatto desiderare il domani.
Come uomini e come donne, è un omaggio a quello che siamo, o meglio che dovremmo essere tutti: pieni di vita e di sogni. Purtroppo questo è sempre più difficile. Lo raccontiamo ai bambini perché, per fortuna, loro sono così. Pieni di vita e di sogni. E noi ci auguriamo che restino esattamente come sono. Beatrice Baruffini e Agnese Scotti Foto Jacopo Niccoli
32
33
radio londra
ovvero la bambina che conobbe Pippo e il dottor Faust di e con Paola Crecchi scene Paola Crecchi realizzazione scene Andrea Bovaia assistente alla produzione Riccardo Reina musiche e suoni Dario Andreoli età: 11 - 13
Foto Jacopo Niccoli
34
La seconda guerra mondiale vista dagli occhi di una bambina, in una Liguria di Levante dove l’odore e il colore del mare sono lo scenario di una vita familiare povera e serena, finché l’appuntamento con la Storia non arriva a sovvertire l’ordine dei giorni. Radio Londra, ovvero la bambina che conobbe Pippo e il dottor Faust, è il ritratto di un’infanzia ambientata a La Spezia negli anni del fascismo, della guerra e della resistenza, ricco di risonanze autobiografiche mediate dalla memoria familiare, quella dei nonni e della madre dell’autrice, ai quali lo spettacolo è dedicato. E’ la storia di una famiglia di umili origini, padre operaio e madre casalinga, che si confronta con l’irruzione della guerra nel quotidiano mescolando narrazione, teatro di figura e teatro d’oggetti. Le vicende drammatiche che cambiano il volto del Novecento sono però guardate e ricreate di scorcio dalle fantasie visionarie della bambina. Ecco allora la traccia lasciata nella sua immaginazione dai messaggi cifrati diretti ai movimenti resistenziali che aprivano le trasmissioni di Radio Londra. Ecco la bambi-
na nei rifugi anti-aerei mentre ascolta le letture del Faust di Marlowe fatte dal babbo Mendis, le filastrocche, le fiabe e le ricette della mamma Iolanda, mentre sopra di lei incombe il rumore del bimotore di ricognizione Pippo, l’aereo più amato dai bambini durante la seconda guerra mondiale. Confondendo i personaggi del Dottor Faust con quelli dei protagonisti della seconda guerra mondiale, Linda riscriverà ed interpreterà la storia a modo suo. Mussolini diventa una sorta di Dottor Faust che, in cambio di potere e grandezza su questa terra, ha venduto l’anima al Diavolo (Hitler), stringendo con lui un patto che lo renderà schiavo per l’eternità; gli americani e partigiani invece saranno gli angeli buoni che cercheranno inutilmente di salvarlo e farlo desistere dai suoi intenti per poi mettere fine alle scelleratezze del Dottor Faust. L’aereo Pippo, con le sue bombe piccole che assomigliano alle caramelle, sarà per la bambina una sorta di angelo dispettoso che un po’ aiuta e un po’ castiga.
35
john tammet fa sentire le persone molto così : - ? uno spettacolo di Davide Giordano scritto e diretto da Davide Giordano e Federico Brugnone collaborazione artistica Daniele Muratore con Davide Giordano e Riccardo Reina premio scenario infanzia 2012 età: + 9 «Il tuo modo di fare fa sentire le persone molto così :- ?», cioè molto perplesse, dice un adulto a John Tammet, un ragazzo che fa calcoli complicatissimi a mente ma non riesce a stare con gli altri, e sogna quindi di diventare astronauta e di andare sullo spazio, dove si può stare da soli e guardare i pianeti e le galassie. Autoritratto di un adolescente difficile, Jonn Tammet fa sentire le porsone molto così :-? è uno spettacolo costruito intrecciando i suoi sogni di fuga da una realtà indecifrabile, i dialoghi e i contatti amorevoli con l’amico immaginario, l’interazione diretta con gli spettatori, occasione di una presa di coscienza e, attraverso uno schietto confron-
36
to emotivo, di una scoperta più vera della dimensione complessa della diversità. Ma nello stesso tempo lo spettacolo travalica i confini dell’indagine su una patologia, per diventare strumento di esplorazione del tessuto profondo delle relazioni tra le persone e dell’ambiguità che le governa. Pensando in modo «non conforme», egli disvela la natura doppia delle parole, la loro capacità di essere usate in modo ingannevole.
Foto Marco Caselli Nirman
John Tammet fa sentire le persone molto così :-? è nato nel 2012 da un’idea dell’Organizzazione, un gruppo che si è occupato di ricerca e sviluppo di idee nell’ambito dell’arte contemporanea, composto da Davide Giordano, Federico Brugnone e Daniele Muratore. Nel 2013, lo spettacolo è entrato a far parte delle produzioni del Teatro delle Briciole.
37
w (PROVA DI RESISTENZA) di e con Beatrice Baruffini collaborazione artistica Ilaria Mancia ideazione luci Emiliano Curà montaggio audio Dario Andreoli voce fuori campo Marco Musso La prova di resistenza è una prova caratteristica del mattone forato. Viene fatta applicando un carico di peso sempre maggiore su tutti e tre i lati del mattone, fino a raggiungere il carico di rottura e stabilire così il grado di resistenza del mattone forato. W è il grido di vittoria di chi supera quella prova senza morire.
segnalazione speciale premio scenario 2013 per adolescenti e adulti
Parma 1922: prova di resistenza. Nei quartieri popolari dell’Oltretorrente e del Naviglio, gli abitanti resistettero, innalzando le barricate, all’aggressione dei fascisti guidati da Italo Balbo.
Questa è una storia di povertà e di vendetta. Di buoni e cattivi. Di rossi e neri. E’ un racconto dove le passioni nascono in strada, fuori dalla finestra, perché in casa si sta stretti. Si fa l’appello dei figli per vedere quanti sono. Si fischietta Verdi, ci si prende a pugni, ci si allena alla lotta. Si sceglie la guerra. Si alzano marciapiedi. Muri. Barricate. E’ una storia di ribellione e di resistenza. Di mattoni forati e di donne e uomini tutti d’un pezzo.
Foto Jacopo Niccoli
38
39
I’MNATURA
percorsi per spiare strane creature itinerario per giardini, parchi, boschi, musei progetto di Emanuela Dall’aglio con la collaborazione di Sara Ghini e Massimiliano Sacchetti guida del pubblico Simona Ori con Emanuela Dall’aglio, Sara Ghini, Gaia De Luca, Veronica Pastorino voci di Laura Cleri e Isabella Brogi musica Faiano Fiorenzani suono Andrea Salvadori per bambini e adulti
40
Un’esplorazione notturna, accompagnati da una hostess atipica, armata di torcia e microfono, svela la presenza di creature fantastiche, alla scoperta dei loro pensieri. Ecco allora le stazioni di un viaggio misterioso verso possibili evoluzioni: animali silvestri, una vecchina-topo che tesse baffi di pesce gatto, decine di “lumacoscidi” e, per i più coraggiosi, la tana del “nero-lupo”, figure immaginarie intorno alle quali Emanuela Dall’aglio ha creato nuove biografie.
I’Mnatura è un progetto flessibile. Può essere allestito all’aperto, nei giardini, nei parchi e nei boschi, ma anche negli spazi chiusi, come i musei di scienze naturali o le gallerie d’arte contemporanea.
41
I PASSI ULTIMI cabaret danzante in atti da definire a un passo dalla fine di e con Elisa Cuppini e Savino Paparella collaborazione drammaturgica Matteo Bacchini musiche dal vivo Mauro Casappa e con la partecipazione di Giancarlo D’Antonio, Jessica Graiani, Riccardo Reina, Marianna Toscani ideazione luci Emiliano Curà per adulti
Una serata danzante in una balera di periferia al centro dell’universo. Gli artisti conducono le danze con numeri di arte varia, un copione bisunto di parole prese in prestito e illusioni da due soldi che si ripetono uguali sera dopo sera, anno dopo anno, perdendo, ogni volta che si apre il sipario, un po’ della magia e della poesia. Sudore, valzer e polvere di stelle. Ma questa sera non è come le altre sere. L’imprevisto irrompe sulla scena. Il tempo rallenta, i passi si fanno incerti, nascono domande e desideri.
Si può ingannare il tempo? Si può fermare il tempo? Sì. Ma non si può fermare la musica. Perché una mazurca, come la vita, non è finita finché non è finita. E allora musica, maestro! Ricordandosi che per ballare bisogna essere almeno in due, ma non più di due.
I passi ultimi è realizzabile con la partecipazione delle comparse originali oppure con nuove presenze che i territori ci potranno suggerire, attraverso incontri condotti da Elisa Cuppini e Savino Paparella.
Foto Mary Corradi
42
43
CON LA BAMBOLA IN TASCA
IL BRUTTO ANATROCCOLO
ispirato alla favola “Vassilissa la bella” di Afanasiev
liberamente ispirato alla favola di Andersen “Il brutto anatroccolo”
testo Bruno Stori regia Letizia Quintavalla con Laura Magni musica Alessandro Nidi scene e costumi Armenzoni/Quintavalla
testo Marina Allegri regia Maurizio Bercini con Elena Gaffuri, Piergiorgio Gallicani, Claudio Guain assistente alla regia Manuela Capece luci Christian Peuckert scene Maurizio Bercini e Serena De Gier costumi Marina Allegri e Patrizia Caggiati musiche Alessandro Nidi
si ringrazia per la collaborazione Dominique Tack
in coproduzione con T.J.P - Centre Dramatique National di Strasburgo
età: 3 - 7
età: 3 - 7
Più di duemila rappresentazioni in Italia, Portogallo, Francia, Inghilterra, Spagna, Canada. Dal 1994, anno del debutto, Con la bambola in tasca ha vissuto e rivissuto in lingue diverse, in paesi diversi, ricreando ogni volta il suo nucleo dallo sviluppo imprevedibile: il particolare gioco di relazio-
44
ne che si crea tra una bambina “catturata” tra il pubblico e l’attrice in scena. Vassilissa è la storia del passaggio di madre in figlia, da una generazione all’altra, del potere femminile dell’intuito, simbolizzato dalla bambola che Vassilissa tiene sempre dentro la tasca, cioè la capacità
di vedere dentro, di ascoltare, di sentire e sapere veloci come il fulmine, di comprendere che spesso le cose non sono come appaiono e si ricorre all’intuito per scoprirle. Nell’antico racconto russo l’iniziazione è messa in atto dall’esecuzione di determinati compiti.
In una terra di ghiaccio, una casa di legno nasconde al suo interno il cuore meccanico di un orologio a cucù che scandisce il tempo della storia con rintocchi precisi e dà vita e calore ai tre personaggi che vi abitano, un omino vecchio e magro il signor Hans e i suoi due aiutanti, il signor Tric e la signora Trac. L’omino trascorre il tempo scrivendo le storie che sono già nella sua testa come piccoli semi e germogliano con il sole, il vento, qualche goccia di pioggia.
Il racconto si sviluppa in uno spazio dai colori e dall’atmosfera avvolgente di un acquarello di Carl Larsson, dove tutto è a vista, per terra e per aria. Il brutto anatroccolo resiste, sfida la forza della natura, fugge dagli incontri sbagliati, pensando, mentre il ghiaccio del laghetto gli gela il corpo, che dopo l’inverno viene la primavera. E alla fine vede ricompensata la sua caparbietà quando specchiandosi riconosce finalmente l’immagine esteriore che gli appartiene.
45
Abbiamo scelto di inserire tra le proposte alcune creazioni anomale che partono da una riflessione su teatro e comunità, per restituire all’ideazione teatrale la dimensione che le è propria, attraverso un’esplorazione del mondo delle relazioni. Le proposte sono adattabili a spazi teatrali e non, possono essere pensate anche per luoghi all’aperto.
CREAZIONI ANOMALE
RENT A MOVEMENT speakers’ CORNERS DEL MONDO (NON) CAPISCO UN TUBO 46
47
CREAZIONI ANOMALE
rent a movement
speakers’ corners
perché mi presti questo gesto?
piccoli monologhi egocentrici
di e con Elisa Cuppini video maker Lorenzo Bresolin
a cura di Beatrice Baruffini con la collaborazione di Agnese Scotti
Rent a Movement è il racconto collettivo di una città sotto forma di danza. E’ un progetto in divenire, per sua natura mutevole, ogni volta inedito perché creato dai cittadini. Durante la prima parte, per alcune giornate, la coreografa e danzatrice Elisa Cuppini accoglie gli abitanti invitandoli a lasciarle in prestito un mo-
48
vimento che può attingere al passato, al presente o al futuro. I gesti raccolti, documentati in un video, diventano una partitura coreografica, a cura dell’artista. Il progetto si conclude con la restituzione del prestito: una danza collettiva e partecipata, creata dagli abitanti e messa in forma dalla danzatrice che cu-
cirà in un vocabolario comune i singoli movimenti. La necessità dei gesti, il luogo in cui sono stati consegnati, la specificità di quel piccolo grande momento, restituiscono un disegno emotivo di un qui e ora, una mappatura fisica che diventa istantanea, testimonianza e memoria di una città.
con un gruppo di bambini Il progetto nasce da un’indagine teatrale condotta da Beatrice Baruffini e Agnese Scotti con un gruppo di bambini dagli otto ai dieci anni. Ispirato al modello anglosassone degli speakers’ corners, i piccoli monologhiorazioni affrontano temi differenti scelti dai bambini perché argomenti ritenuti
molto importanti, dei quali è necessario parlare. All’infanzia intendiamo affidare il compito di fare da portavoce della nostra intera comunità. Infanzia come luogo dove ritrovare le espressioni pure di chi sta imparando il mondo, ma non per questo non ha nulla da dire. Tutt’altro.
Lì ritroviamo la prima volta di tutto. Quella prima volta che non si scorda mai. Speakers’ Corners, piccoli monologhi egocentrici è un progetto politico e poetico per mantenere vivi gli sguardi dell’infanzia sul mondo, e con quelli, i nostri.
49
CREAZIONI ANOMALE
I T T A CONT
del mondo (non) capisco un tubo
cal herini rco Du c a c P a – Z Giulia elle Briciole d 44 Teatro 1 9920 llearti.it 2 5 0 39 de tel. 00 rini@solares e gzacch
a cura di Beatrice Baruffini e Agnese Scotti con un gruppo di bambini Il progetto nasce dalla necessità di raccogliere e raccontare i punti di vista dell’infanzia su tematiche che riguardano il mondo. Poesia, filosofia, cinema, scienza, teatro, cucina, politica: che cosa ne pensano i bambini? Crediamo che le visioni dell’infanzia debbano trovare spazi per
50
essere ascoltate, reinventate, alimentate nei temi e nelle forme artistiche. Per questo abbiamo creato un progetto che possa essere adottato in diversi contesti e in più occasioni, così che la indagine sui contenuti sia in costante aggiornamento e i sussurri siano infiniti.
3125 e, 1 – 4
La ricerca dei contenuti è guidata da Agnese Scotti e Beatrice Baruffini (e, se necessario, da collaboratori esperti) e coinvolge un gruppo di 10-15 bambini tra i 9 e gli 11 anni, per cinque giorni. L’azione performativa può essere pensata per un teatro o per un luogo all’aperto.
Parma
catalogo on-line:
www.bricioleproduzioni.com www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole