Tempo n°23

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Settimanale di

15 giugno 2012

attualità, cultura, spettacolo, musica, sport e appuntamenti ANNO XIII N. 23

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teniamo botta! Paolo Zironi tra i “suoi” ragazzi

in una citta’ sconvolta dal sisma si moltiplicano gli atti di solidarietà e aiuto, perche’ la nostra vera forza siamo noi: teniamo botta!

Ph: Davide Dodo Righi

“Nessuno verra’ sgomberato dai parchi”

Fossoli - Via Mar Tirreno

Cara protezione civile ti scrivo...

volontari: la vera forza di carpi

la mappa degli edifici inagibili cittadini


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2 Tra le righe...

Cara Protezione Civile ti scrivo...

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ara Protezione Civile, dove eravate nei giorni del terrore? Quelli interminabili. Senza fine. Quelli che, a seguito delle grandi scosse del 29 maggio, hanno fatto ripiombare la nostra città nel panico? Chi siete voi, oggi, per dire alla gente di rientrare nelle proprie case? Chi siete voi per obbligare gli sfollati - oltre 2mila - di una città ferita a lasciare il proprio lavoro per andare a vivere nel ravennate o sull’Appennino o in un campo arroventato dal sole come quello del piazzale delle piscine? Chi siete voi per costringere chi ha perduto l’investimento di una vita intera, frutto del proprio sudore e delle proprie lacrime, a rinunciare anche all’amorevole aiuto di chi, a differenza vostra, è corso in loro aiuto dai primi istanti? E parlo dei volontari, quelli veri, non retribuiti, che hanno strappato dalla loro professione ore e ore, per preparare campi autonomamente gestiti, per offrire riparo, con tende e materassini e un piatto caldo, a chi, all’improvviso, si è ritrovato senza più nulla. Reti di persone che affrontano questa tragedia insieme. All’ombra dei parchi. Condividendo ansie e timori. Facendosi forza. Dove eravate voi quando Carpi gridava aiuto e nessuno ascoltava? La Bassa è in ginocchio. Le immagini dei crolli e dei morti ammazzati dalla malaedilizia sono ormai scolpite nei nostri occhi. Nei nostri cuori. Ma dopo le lacrime, quando voi ve ne sarete tornati alle vostre case, verrà il tempo della rabbia e allora, quando la nostra terra sarà di nuovo bella e sicura, noi saremo più forti. L’Emilia produce. La nostra terra martoriata fa pedalare questo farraginoso e vecchio Paese. Noi abbiamo bisogno di aiuto. Quello di tutti. Mai avrei pensato di invocare l’aiuto dell’Esercito. Mai avrei voluto veder passeggiare militari per le vie della mia città. Oggi le cose sono cambiate. Cara Protezione Civile non ce la fai da sola. Noi vogliamo gli Alpini, il Genio Guastatori... forze che con le loro ruspe possano venire qui a demolire le macerie e a portarle via. Gratis. Non c’è euro da perdere. Come può una famiglia spendere 100mila euro per smantellare una villetta di due piani? Chi presterà oggi il denaro necessario? Quando, nelle nostre mani, arriveranno i risarcimenti dello Stato? Non vogliamo un’altra Aquila. Spettrali quartieri dormitorio. Gli edifici inagibili continuano ad aumentare, che fine faranno gli immobili troppo costosi per essere rimessi in sicurezza? Dopo tre anni, all’Aquila, palazzoni pericolanti, come balene spiaggiate, sono lasciati lì a morire. Del tutto. L’Aquila non esiste più. Ci avete detto “tranquilli, l’Esercito arriverà”. E un contingente militare, infatti, è in arrivo, per aumentare il presidio però, ai fini della pubblica sicurezza, in particolare nelle zone rosse dei centri abitati colpiti, come richiesto dagli stessi sindaci di Finale Emilia, Cavezzo, Mirandola... a Carpi no (noi abbiamo 57 vigili urbani da Milano e non solo...). Presidiare non basta. Per gestire il campo tenda - l’unico in città - da 500 posti (di cui 360 occupati) ci sono 40 uomini della Protezione Civile della Basilicata, più altri 40 della Croce Rossa. A dar loro man forte, nei giorni scorsi, sono arrivati altri 70 operatori sempre dalla Basilicata! Cara Protezione Civile, perdonerai l’ardire, ma a noi paiono un po’ troppi... soprattutto quando li vedi bivaccare qua e là senza far nulla. Con le mani in mano. Sai com’è, in fondo li paghiamo pure noi e, nonostante la proverbiale generosità emiliana, oggi è decisamente tempo di risparmiare. “Si riposano”, risponderai tu. Forse, ma vederli occupare i locali della Polisportiva Dorando Pietri, con le loro brandine, è fonte di un certo prurito... Le tende non sono forse di loro gradimento? In effetti non piacciono nemmeno a noi. Il caldo, i moscerini, le formiche... ma si sa, quando la casa non ce l’hai più e non puoi permetterti un affitto - seppure con un contributo pro capite di 100 euro - allora non resta che una tenda. Sotto un tiglio però, che con la sua ombra e il suo profumo ci lascia ancora sperare che nulla è perduto e che qualcosa di bello tra tutte queste macerie, forse, può nascere ancora.

la Foto della settimana

Il graffio Se gli italiani vivessero e lavorassero in edifici costruiti con criteri moderni e manutenuti, i sismologi potrebbero tornare a dedicarsi al più proficuo studio scientifico dei terremoti reali, anziché rilasciare pronostici su quelli futuri.

La Iena

Frase della settimana...

“Quello che non ha fatto il terremoto lo sta facendo la burocrazia. Il nostro capannone è agibile, potrei chiudere l’azienda, ma come posso lasciare a casa le mie 11 dipendenti?”. Rosanna Crevatin, titolare di Rosanna & Co, azienda tessile di Carpi.

attualità, cultura, spettacolo, musica, sport e appuntamenti

DIRETTORE RESPONSABILE Gianni Prandi CAPOREDATTORE Sara Gelli REDAZIONE Jessica Bianchi, Valeria Cammarota, Francesca Desiderio, Enrico Gualtieri, Federico Campedelli, Francesco Palumbo, Marcello Marchesini, Clarissa Martinelli, Chiara Sorrentino.

IMPAGINAZIONE e GRAFICA Liliana Corradini

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STAMPA Centro stampa delle Venezie - 049-8700713

REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE Via Nuova Ponente, 24/A CARPI Tel. 059 645566 - Fax 059 642110 jessica@radiobruno.it, liliana@radiobruno.it COOPERATIVA RADIO BRUNO arl Registrazione al Tribunale di Modena N. 1468 del 9 aprile 1999 Chiuso in redazione il 13 giugno 2012


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Il nostro caro ospedale è ferito, ma non a morte. Grazie all’impegno di tutti, il Ramazzini sta lentamente riprendendo vita, a partire dal Pronto Soccorso e dalla parte ambulatoriale, come ci spiega il direttore del distretto, Claudio Vagnini

Le ferite dell’Ospedale di Carpi

Nei piani alti devono essere eseguite delle verifiche molto accurate in seguito alle quali occorrerà eseguire interventi strutturali per rimettere tutto in sicurezza. Non è quindi ancora possibile dare delle risposte certe sui tempi di riapertura dei reparti e delle degenze.

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l nostro caro ospedale è ferito, ma non a morte. Grazie all’impegno di tutti, il Ramazzini sta lentamente riprendendo vita, come ci spiega il direttore del distretto sanitario, Claudio Vagnini. “Da questa settimana dovremmo essere in grado di riaprire la parte ambulatoriale, Cup compreso. Vi sono però alcune aree che resteranno interdette poichè devono essere fatti dei lavori di sistemazione importanti: a restare chiusi saranno il servizio di Endoscopia e il primo piano della ex Tenente Marchi. Numerosi servizi saranno da ricollocare, tra cui la direzione del distretto ma ci stiamo lavorando”. Una buona notizia arriva invece sul fronte del Pronto Soccorso nuovamente operativo. Stessa sorte anche per una parte della Radiologia, del Centro Diabetologico e della Vestibologia. Anche grazie alla disponibilità del Comune di Carpi, alcuni servizi sono stati immediatamente delocalizzati: Pediatria di Comunità, Neuropsichiatria infantile e Psicologia clinica sono stati collocati all’interno della scuola materna Zigo Zago, di via Benassi. La scuola materna di Fossoli invece ospita alcuni medici di base rimasti senza ambulatori che in questi giorni frenetici, stanno garantendo assistenza agli sfollati, eseguendo visite e controlli nei campi. Dopo le verifiche di stabilità e i lavori di risistemazione gli operatori del Consultorio cittadino sono già tornati all’opera, e a partire da questa settimana, la struttura - vitale per il nostro territorio - riapre al pubblico. I malati cronici (cardiopatici, dializzati, oncologici) sono stati invece dirottati “verso altre strutture ospedaliere idonee, mentre per garantire le prestazioni legate a Ostetricia e Ginecologia abbiamo ricevuto piena collaborazione da parte di Policlinico e Ospedale di Sassuolo. Tra le nostre priorità - continua Vagnini - vi è poi la riapertura in tempi strettissimi del Servizio di Dialisi”. I fragili - ovvero malati terminali, anziani e persone seguite dal Servizio infermieristico domiciliare - sono stati per lo più spostati

Endocrinologia di Carpi

Cercasi tenda da campo tipo militare

“Vi prego ditemi che non è vero e che ho solo capito male”

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uesta è stata la mia prima reazione, le prime parole che sono uscite di getto dalla mia bocca dopo aver appreso che nella struttura sanitaria adibita al servizio di Emodialisi dell’Ospedale di Carpi, si era insediata la Direzione Sanitaria. Le mie orecchie non volevano sentire ma sopra tutto il mio cervello non voleva metabolizzare quell’affermazione che, in quel momento, mi sembrava così assurda, così stridente e lontana da ogni benché minima logica. Trovavo e trovo tutt’ora insensato, anzi, peggio, sgradevole e quanto mai inopportuno che si costringano pazienti con handicap così gravi a doversi sottoporre a turni di dialisi massacranti, che per qualcuno vuol dire anche sedute di 4 o 5 giorni alla settimana solo perché qualcuno ha avuto l’ardire di convertire in uffici, anziché rendere agibile, con Urgenza, un reparto definito salvavita! Allo stato attuale delle cose sapete come funziona il turno dei dializzati e come sono costretti a lavorare i dottori, infermieri, ausiliari degli ospedali di Carpi e Mirandola? Ve lo riassumo io: se sei fortunato, se gli “astri”, nel giorno dell’assegnazione dei turni, sono dalla tua parte, ti capita il turno delle 7,30 , che vuol dire alzarsi almeno alle 5 del mattino, oppure, se quel giorno hai “saturno contro” capita ti venga assegnato il turno delle 18,30 e questo comporta uscire verso le 22,30/23, poi, per un paziente bisogna prevedere la cena, ed è importante perché dopo il trattamento dialitico bisogna mangiare, altrimenti si rischia di svenire o collassare a causa dei cali di pressione che, credetemi, sono frequenti. Infine il rientro a casa che per più di qualcuno vuol dire anche dopo la mezzanotte perché si devono aspettare i mezzi di trasporto della Croce Rossa/Blu o i Volontari delle varie Associazioni di Volontariato (Santi subito) le tratte di trasporto partono dal Policlinico e dal Nuovo Ospedale Civile di Baggiovara. E, infine, per completare questo triste quadro c’è anche chi è costretto a dormire in un furgone nelle piazzole di sosta perché non ha la possibilità di pagarsi la benzina con questi continui andirivieni, consideriamo che ci sono persone che vengono da Mirandola, Finale Emilia dove gli ospedali non esistono più e già dopo la prima scossa del 20 maggio erano stati dirottati all’Ospedale di Carpi. E tutto questo perché? Perché i Signori della Direzione Sanitaria hanno deciso che la collocazione a loro più congeniale e sicura che ci fosse rimasta al Ramazzini é proprio il reparto destinato ai pazienti in dialisi! Ma come, io mi chiedo, e mi rivolgo a Voi gentili Signori, qui tutti, comprendiamo benissimo lo stato di emergenza nel quale ci siamo venuti a trovare nostro malgrado, qui tutti stiamo facendo enormi sacrifici, come mai Voi non avete pensato a soluzioni alternative, sono tante le aziende che si stanno attrezzando con tensostrutture, container adibiti e già predisposti per contenere uffici, laboratori con il solo scopo di poter avviare e riprendere il nostro lavoro, la quotidianità della nostra vita, quel po’ di normalità che ci rasserena e Voi che avete in mano la gestione di un Ospedale, che vorrei ribadire, nessuno vuole che venga trasferito altrove o, peggio ancora, chiuso, vi permettete di occupare uno spazio che potrebbe tornare a dare un po’ di serenità e aria di casa a persone così già di per sé provate? In questi frangenti tanto difficili le persone ammalate, anziane e sole si sentono fragili, deboli e inutili non credo sia proprio il momento di mantenere atteggiamenti quanto mai discutibili proprio da parte di chi dovrebbe avere più a cuore il loro precario equilibrio. Vi prego cari amici di Radio Bruno datemi una mano a sostenere la riapertura al più presto di questo indispensabile servizio. Daniela

’Apt, Associazione Pazienti Tiroidei, rivolge un appello a chiunque possa fornire una tenda da campo tipo militare per l’endocrinologia di Carpi (attualmente inagibile) per poter effettuare le visite endocrinologiche ed ecografie della tiroide ai pazienti in lista di attesa ai quali è impossibile erogare il servizio.

verso strutture dislocate in Regione poichè le residenze protette di Carpi sono ormai al collasso. Alcune ferite del Ramazzini restano però profonde e in attesa di cure. Nei piani alti devono essere eseguite delle verifiche molto accurate in seguito alle quali occorrerà eseguire interventi strutturali per rimettere tutto in sicurezza. Non è quindi ancora possibile dare delle risposte certe sui tempi: “purtroppo non sappiamo quando le degenze potranno essere ripristinate”, continuano il direttore sanitario e la direttrice dell’Ospedale Teresa Pesi. Altro nervo scoperto è rappresentato dal Centro Prelievi, posto nel seminterrato dell’ospedale, dove le grandi scosse del 29 maggio hanno fatto scatenare il panico. “Un servizio che deve essere assolutamente delocalizzato in un luogo più fruibile, che garantisca a operatori e cittadini maggiore tranquillità. Ad oggi il servizio è stato spostato al piano terra della ex Tenente Marchi con 5 postazioni prelievi”. Jessica Bianchi Lettera del primario del Reparto di Ostetrica e Ginecologia di Carpi, Paolo Accorsi

Grazie a tutti!

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arissime/i ci sono fatti e situazioni che non si possono tacere. Avrei il desiderio, e forse anche il bisogno, di dirlo al mondo intero. Al momento posso dirlo a voi. Grazie. A tutte/i. Martedì 29, un giorno che rimarrà nella memoria, ho avuto la fortuna di trovarmi al quarto piano e vi ho visto. In questa situazione irreale ho visto tutti, senza esclusione, attivarsi per l’evacuazione del piano. Gli occhi pieni di paura, la voce ferma nel dare gli ordini per uscire in modo ordinato e rapidissimo, ma anche pronti a rassicurare e “accompagnare” chi era attanagliato dal terrore. Grazie. A tutte/i. E dopo un attimo

tutto il piano era evacuato, pervaso da un silenzio irreale; e la vita “ostetrica” stava già partendo nel prato, un miracolo. Con le mamme, le operate (qualcuna portata giù di peso per 4 piani), le quasi mamme in travaglio, ricominciava l’assistenza, quasi come se nulla fosse accaduto. Grazie. A tutte/i. Pochi minuti dopo è arrivato di corsa al quarto piano chi stava lavorando al primo: dopo avere eva-

I lettori ci scrivono

cuato gli ambulatori si sono precipitati in reparto per offrire il proprio contributo. Per non parlare di chi era in sala operatoria: hanno tutti continuato imperterriti l’intervento in corso, iniziato da poco e portato perfettamente a termine... Grazie. A

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tutte/i. Subito dopo è iniziata la processione in senso contrario: dal prato al quarto piano per recuperare farmaci, materiali vari, attrezzature. Su quelle scale si è registrato un viavai mai visto sulle cosiddette scale di emergenza. E, carichi come dei somarelli, giù di corsa nel prato a portare quanto necessario, pronti a risalire subito dopo. Grazie. A tutte/i. Poi l’arrivo di chi non era al lavoro al momento della prima scossa, accorso a portare il proprio contributo nell’emergenza. E chi c’era già, rimaneva tanto oltre il proprio turno... A fine mattinata il dottor Ghirardini mi ha chiesto aiuto perché su Sassuolo si stavano riversando anche le donne modenesi. Un ringraziamento lo debbo anche a chi ha subito

accettato di andare a lavorare a Sassuolo; e a quanti stanno continuando ad andare. E’ un disagio importante, che continua: ve ne sono grato. Alla stessa maniera esprimo gratitudine a chi, nelle tende, è impegnato a lavorare nel modo più normale possibile, ma in un luogo e in situazioni che di normale non hanno nulla. Grazie. A tutte/i. In un paese dai tanti capitan Schettino, divenuto ormai l’emblema della codardia, ho ammirato i tanti operatori che hanno dimostrato coraggio, capacità e prontezza mettendo a rischio la propria incolumità per la salute degli altri. Grazie. A tutte/i. A nome delle donne, dei bimbi, delle loro famiglie. Siete persone stupende. Tenete duro, tra poco si ricomincia...


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hi pensa che lo sport sia in grado di tirare fuori il meglio dalle persone forse non ha tutti i torti. Se il calcio delle star è travolto da uno scandalo dopo l’altro, in questi giorni a Carpi c’è una piccola storia che, come tutte le cose semplici, qualcosa sul significato reale del ‘giocare a pallone’ la racconta. Ogni pomeriggio nella tendopoli spontanea formatasi nel prato alle spalle del Centro sociale Graziosi, in via Sigonio, alle cinque spaccate iniziano gli allenamenti della Scuola calcio di Paolo Zironi. “Siamo accampati qui da martedì 29 – racconta Paolo, cappello calato sul capo per ripararsi dal sole e immancabile fischietto d’ordinanza al collo – e ho notato diversi ragazzini che giocavano in piccoli gruppi separati. Dal momento che da un anno sono diventato allenatore di una squadra di giovani alla Sanmarinese realizzando un sogno personale, ho pensato di proporre ai bambini che sono qui di fare ogni giorno un allenamento di un’ora e mezza circa con esercizi tecnici, corsa e, naturalmente, la partitella finale”. I gestori del campo della giovanile del Carpi Calcio, poco distante, hanno gentilmente prestato un paio di palloni, casacche e birilli, mentre ad aiutarlo sono Lorenzo e Lyla, volontari dell’Azione cattolica. Ad accorrere una decina di bambini di età differenti e Dunya e Yesra, due ragazze che scalpitano per giocare, dal momento che non si sentono certo da meno dei loro compagni maschi. Altro dato non secondario, a giocare insieme sono bambini di età e nazionalità diverse. Dai fratelli Samuele e Filippo Cipolli, italiani di 12 e 7 anni, ai loro compagni di squadra Amsa Yunus, nato 10 anni fa a Modena, ma la cui famiglia proviene dal Marocco, così come quella del giovanissimo fratello di Dunya che, ad appena 7 anni, dimostra un talento che lascia presagire un futuro da bomber. Una maniera per stare insieme, socializzare e soprattutto non pensare in ogni momento alla terra che trema e potrebbe continuare a farlo chissà per quanto. “Vengo

Ogni pomeriggio nella tendopoli spontanea formatasi nel prato alle spalle del Centro Graziosi in via Sigonio, alle cinque spaccate iniziano gli allenamenti della Scuola calcio di Paolo Zironi

Tendopoli Football Club

Paolo Zironi tra i “suoi” ragazzi

qui tutti i giorni perché è un bel modo di passare il tempo – racconta Federico Caffieri, 12 anni e un sor-

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’oratorio cittadino Eden c’è. E’ questo il messaggio che il vicario della diocesi di Carpi, Don Massimo Dotti, e gli educatori dell’oratorio di via Santa Chiara - che in questi giorni ha spostato il suo ingresso in via Curta - vogliono lanciare a tutti i bambini e i ragazzi della città, organizzando una serie di tornei estivi che hanno preso il via proprio nelle giornate di sabato 9 e domenica 10 giugno, a partire dalla ore 15, presso il campetto dell’Eden. “Nonostante il terremoto - ha spiegato Don Massimo - e i danni strutturali che lo sciame sismico ha arrecato all’edificio, l’Oratorio cittadino continuerà a essere

riso sornione – e ho anche conosciuto dei nuovi amici”. Zironi, prima di essere allenatore, ha fatto tante

altre cose. A tradire il fatto che sia tuttora consigliere comunale sono le domande che pone ai ragazzi, al posto

del classico testa o croce, per assegnare la palla. “Cosa abbiamo festeggiato il 2 giugno? Chi è il nostro

Presidente della Repubblica?”. “Oggi – conclude prima di dedicarsi con una serietà che gli fa onore ed è una grossa mano a questi bambini all’allenamento gli chiederò una cosa un po’ diversa: qual è il significato della parola solidarietà”. Quello che sta avvenendo sull’erba scottata dal sole di questo campo di terremotati, verrebbe da rispondere. Marcello Marchesini

Decine di bambini e bambine nei pomeriggi di sabato e domenica scorsi sono scesi in campo all’Oratorio dell’Eden per vincere la paura del terremoto

Un calcio alla paura

aperto e operativo presso il campetto da calcio, dove proprio oggi le guardie svizzere pontificie ci hanno aiutato a montare una tensostruttura di 10x10 e altre tende. Già dopo la prima forte scossa del 20 maggio gli educatori sono andati a coppie nelle tendopoli per allietare un po’ le giornate ai bambini con giochi e attività di animazione, ma poi ci siamo accorti che in questo modo non riuscivamo a raggiungere anche gli adolescenti e i ragazzi più Continua a pagina 5


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Ingenti gli sforzi che l’associazione pakistana Minhaj-ul-Quran sta mettendo in campo in questi giorni per assistere gli abitanti di Carpi in difficoltà a causa del sisma, senza lasciarsi in alcun modo condizionare da nazionalità o fede religiosa

Gli “integralisti” della solidarietà P er un episodio negativo che coinvolge cittadini stranieri, tanti altri – la maggioranza, per fortuna – testimoniano invece di una volontà di integrazione e collaborazione encomiabili. Come gli sforzi che l’associazione pakistana Minhaj-ul-Quran – La retta via – sta mettendo in campo in questi difficili giorni per assistere gli abitanti di Carpi in difficoltà a causa del sisma, senza lasciarsi in alcun modo condizionare da nazionalità o fede religiosa. A darci testimonianza del grande gesto di solidarietà è Muhammad Iqbal Shah, presidente di Pace e integrazione, la sezione dell’associazione che ha sede a Carpi. “Ci siamo immediatamente attivati martedì 29 quando c’è stata la prima scossa, perché sapevamo che il Comune era molto impegnato a intervenire nelle situazioni più difficili e delicate – racconta nel parco di via Montecarlo, sotto uno striscione

che recita Aiutare gli esseri umani è la preghiera più superiore – e così abbiamo comprato alcune tende per le famiglie che non ne avevano. Il primo giorno ne abbiamo montate una ventina”. Ma già mercoledì, con le scosse di assestamento che non cessano e la paura che sale, la situazione appare più grave, e così il numero dei bisognosi aumenta progressivamente. “Il giorno dopo abbiamo comprato altre 50 tende, tanto che in questo parco abbiamo ospitato quasi 400 persone di ogni provenienza: moldave, ucraine, pakistane, ghanesi, tunisine, marocchine e anche

all’esterno”. Nel campo di via Montecarlo è stata poi allestita una tenda-farmacia, con analgesici e antipiretici forniti gratuitamente per i bisogni più semplici. “Abbiamo anche dato da mangiare pasta e riso, vigilato tutte le notti con tre turni da tre persone l’uno, montato noi ogni singola tenda, tenuto pulito il parco facendoci arrivare alcuni cas-

quattro famiglie italiane. Minhaj-ul-Quran pensa a tutti, non solo ai musulmani o ai pakistani, perché il nostro fondatore ripete sempre che prima viene l’essere umano, e soltanto dopo la sua fede o la sua etnia”. Gli aiuti vengo-

no poi portati anche in altri quattro parchi, tanto che il numero delle tende supera le 150. “A un certo punto ci siamo accorti che mancavano tre tende, e i ragazzi della nostra associazione hanno ceduto le loro e hanno dormito

sonetti da Aimag, installato un bagno chimico e coperto ogni tenda con un telo impermeabile quando ha iniziato a piovere”. Muhammad racconta di aver ricevuto anche i ringraziamenti del vicesindaco e assessore alle politiche

culturali Alessia Ferrari, che si è detta impressionata dalla grande prova di solidarietà dimostrata dall’associazione, che ha speso complessivamente oltre 5mila euro. Anche l’imam (guida spirituale) Ghulam Mustafa Mashadi, presente nel parco di via Montecarlo, lancia un messaggio che di integralista ha solo la volontà di fare del bene. “Nostro compito non è soltanto quello di aiutare i fedeli musulmani, ma tutta la comunità italiana, perché nel momento del bisogno siamo tutti uguali. Il nostro messaggio è di pace e fratellanza, e ogni appartenente a Minhajul-Quran ha come fratello ogni essere umano si trovi in difficoltà”. Prima di andarcene, Muhammad ci indica la bandiera italiana che svetta sulle tende del campo. Salutiamo felici di poter dire che chi vede gli immigrati come un unico gruppo di persone indesiderabili e pericolose si sbaglia. Di grosso. Marcello Marchesini

Protezione Civile abbiamo deciso di intensificare

l’organizzazione di altre attività sportive per permettere ai ragazzi di sopperire alla mancanza del nuoto con altri giochi e sport”. Inoltre dopo aver aiutato i cittadini sfollati nei giorni scorsi, le guardie svizzere pontificie sono arrivate anche all’Eden, guidate dal capitano Lorenzo Merga e dal sergente Tiziano Guarneri che spiega: “la nostra decisione è nata spontaneamente, anche alla luce della nostra amicizia con il vescovo di Carpi, Monsignor Francesco Cavina che fino a qualche

mese fa era segretario dello Stato Pontificio, e veniamo qui a Carpi nei nostri giorni di riposo per offrire il nostro contributo al risollevarsi della città e dell’intera popolazione, e se gli impegni in Vaticano ce lo permetteranno ritorneremo anche nei prossimi giorni a dare una mano”. E dopo aver montato la tensostruttura e altre tende, anche le guardie svizzere sono scese in campo insieme ai ragazzi per allontanare, a suon di gol, e tanto divertimento la paura del terremoto. Chiara Sorrentino

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grandi, e proprio per questo motivo abbiamo deciso di organizzare dei tornei di calcio, a cui nei prossimi giorni si aggiugeranno anche tornei di pallavolo e pallacanestro che proseguiranno fino a luglio”. I bambini e i ragazzi della città continueranno così ad avere uno spazio dove poter ritrovarsi per giocare insieme, oppure studiare e fare i compiti, sempre affiancati da educatori qualificati e disposti all’ascolto. “In seguito alla sospensione - ha proseguito Don

Massimo - dei corsi presso la piscina comunale O.

Campedelli che è attualmente a disposizione della

La Coop Scai di Carpi, in collaborazione con Anziani in Rete, Ancescao e Cir, ha dato vita a un progetto che punta a stimolare la partecipazione della popolazione anziana alla vita del territorio

Anziani protagonisti

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e ritenete che l’habitat più naturale di vostro nonno nei torridi pomeriggi agostani, sia costituito dai corridoi al riparo dell’aria condizionata di un centro commerciale; se, parcheggiando per tutto il giorno la nonnina davanti alla televisione, lasciandola più del necessario tra quiz, televendite e telenovela, pensate di averle fatto un favore; se, più in generale, vivete la presenza degli anziani in famiglia come un peso invece che come una condizione che presenta criticità ma anche opportunità, allora il progetto Anziani protagonisti nel territorio

non fa per voi. Ideato dai membri della Cooperativa sociale Scai di Carpi - in collaborazione con Anziani in Rete che si occupa del trasporto, i Circoli Ancescao che forniscono le strutture e la Cir che prepara i pasti - il progetto punta a

stimolare la partecipazione della popolazione anziana autosufficiente o parzialmente nonautosufficienti alla vita attiva del territorio, attraverso la realizzazione di ritrovi di incontro e aggregazione per la Terza età presso i Centri sociali di quartiere. Avviato tre mesi or sono con due operatori socio-sanitari, alcuni animatori e quattro anziani, ora l’obiettivo è ingrandirsi. “Stiamo cercando di allargare il numero di partecipanti – spiega il presidente di Scai, Ilario De Nittis, perché sono numerose nella nostra città le situazioni in cui degli anziani

vivono soli e frequentano poco o per nulla la vita della propria comunità, rinchiudendosi in casa e conducendo un’esistenza fortemente passiva. Noi vorremmo invertire tale tendenza”. Molte richieste sono arrivate nell’ultimo periodo dalla frazione di Cortile, ma lì manca un Centro sociale aperto dal

lunedì al sabato, e perciò i membri di Scai stanno cercando una soluzione. Ora come ora le attività si svolgono tutti i giorni, esclusa la domenica, presso il Centro sociale Loris Guerzoni. “Intratteniamo gli anziani con attività ludico-ricreative che vanno dalla tombola ai giochi di gruppo, dalla conversazione al découpage. Ai nostri ospiti piace molto, tanto che abbiamo anche scoperto dei talenti, racconta Ilario tra il serio e il faceto. “C’è per esempio

un’arzilla signora di 91 anni che si è scoperta abile con la lana e non vuole più smettere di creare porta cellulari e altri oggetti, mentre sappiamo che a casa era totalmente inattiva. Un’altra anziana, che ha avuto un ictus che le ha immobilizzato un braccio, si è accorta di quante soddisfazioni possa dare la pittura, e così l’altra mano non è mai senza un pennello”. Insomma, se vostro nonno vi pare particolarmente annoiato, è forse perché manca dei giusti stimoli. Scai offre la possibilità di ricordare loro che la vecchiaia può essere un periodo della vita ancora ricco di soddisfazioni e divertimento. M.M.


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Rivedere il centro storico non più deserto e spettrale ha regalato a tutti noi Una ventata di speranza. Nonostante le transenne e i pericoli di crollo

Torre del Passerino

Riapre il cuore della nostra città I

terremoti del 20 e del 29 maggio hanno segnato una profonda linea di demarcazione nell’animo di ciascuno di noi, tracciando un indelebile prima e dopo. Ma è possibile tornare alla normalità? Rivedere il cuore della nostra città non più deserto e spettrale ha regalato a tutti noi una ventata di speranza. Nonostante le transenne e i pericoli di crollo. Malgrado le ferite e le immagini di rovina e dolore che ognuno di noi ha ancora davanti agli occhi e in-

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l centro storico ha ricominciato a sorridere. E’un sorriso sghembo ancora, sdentato, ma c’è! A differenza di tante altre piazze dei comuni a noi vicini, quella di Carpi è ancora in piedi. Sofferente ma eretta. E non è poco. Sabato 9 giugno in tanti sono corsi a vedere le sue cicatrici, a contare i danni. Tutti col naso all’insù commentavano ogni crepa, ogni barricata, ogni squarcio... Numerosi i commercianti che sono tornati al lavoro. Ne abbiamo intervistati alcuni per cercare di capire quale futuro li attende. Veronica Brina, titolare di Veronica B, insieme alla commessa Daniela Salvarani, è al lavoro per rimettere in sesto il negozio e ripartire. “Abbiamo tanta voglia di ricominciare. Il negozio che ho a Mirandola è in ginocchio; nella Bassa tutto è stato azzerato di colpo; tutto è crollato come un castello di carta, non ci sono più riferimenti commerciali. Ringrazio l’assessore al Centro Storico, Simone Morelli, per essersi dato da fare e avere riaperto la Piazza di Carpi il prima possibile, ridando alla gente una parvenza di normalità. Noi ci siamo, in negozio è sicuro, agibile e abbiamo intenzione di fare sconti a tappeto”. Marco ed Elena Valentini Via Tolomeo

Nuova collocazione per i mercati di Carpi

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na nuova collocazione per i tradizionali appuntamenti con i mercati settimanali di Carpi, in programma il giovedì e il sabato. La manifestazione verrà trasferita nella zona industriale di via Tolomeo a fianco della Ditta Liu Jo. Lo spostamento si è reso necessario a causa dei danni causati in città dal recente sisma e delle sue conseguenze. Confermati anche il mercato ambulante alimentare di via Ugo da Carpi e quello contadino in via Alghisi (presso il parco Papa Giovanni Paolo II).

cise nel cuore. “Il centro non è interamente fruibile - ha commentato l’assessore Simone Morelli - molte porzioni di portico resteranno transennate per garantire piena sicurezza a coloro che vi transiteranno. Tutti i camini pericolanti sono stati staccati mentre resteranno ben delimitate le strutture a rischio crollo”. Inavvicinabili quindi il Duomo, Palazzo Pio (il Torrione degli Spagnoli è la parte del Castello che desta maggiori preoccupazioni), la Sagra, il Vescovado, il Duomo,

la Chiesa di San Francesco, la Chiesa di Sant’Ignazio (tra le strutture maggiormente lesionate dalle scosse), il Teatro Comunale e il Tempio di San Nicolò. “Purtroppo - conclude l’assessore - il centro cittadino resterà in queste condizioni a lungo prima di essere rimesso in completa sicurezza”.

Numerosi i commercianti che sono tornati al lavoro. Ne abbiamo intervistati alcuni per cercare di capire quale futuro li attende

Il sorriso sghembo del centro Luca Cirelli

Giuliano Merighi

Massimo Poletti

titolari della Libreria Mondadori: “Non abbiamo subito danni stiamo rimettendo in sicurezza tutti gli scaffali, ma siamo aperti e operativi. Ora dobbiamo stare tutti vicini, richiamare gente in centro storico, perchè se muore il cuore della città, muore Carpi. Nessuno dovrebbe andarsene, dobbiamo farci forza e coraggio a vicenda. Non mollare”. Federico Massari, edicolante: “sono felice di essere di nuovo al lavoro e non posso che ringraziare il lavoro enorme svolto da Vigili del Fuoco e tecnici per rimettere in sicurezza il centro e all’Amministrazione per averci dato la possibilità, in tempi stretti, di tornare alle nostre attività”. Anche Marzio Marzi dell’omonimo negozio di scarpe è già all’opera per risistemare l’esercizio che chiuderà definitivamente ad agosto: “siamo agibili e ci stiamo dando da fare, speriamo di poter terminare la

vendita promozionale entro giugno”. Massimo Poletti titolare di Ventanni ha entrambi i negozi agibili, in via don Sturzo e in via Mazzini: “noi abbiamo ricominciato, dopo aver fatto esaminare i due esercizi per garantire ai nostri 15 dipendenti di lavorare nella massima sicurezza. Vedere le serrande aperte è un segnale importante di fiducia. Di speranza e normalità. L’ordinan-

Da sinistra Veronica Brina e Daniela Salvarani

Federico Massari

za che ci obbliga ad acquisire la certificazione di agibilità sismica per poter continuare a lavorare è una spada di Damocle sulla testa, speriamo che tutti facciano la loro parte per darci una mano. Chi ha riaperto oggi ha fatto un atto di coraggio, le istituzioni - a tutti i livelli - dovranno restarci vicini, perchè da soli non possiamo farcela. Quando le cose si quieteranno un poco, occorrerà ridiscutere termini Marco ed Elena Valentini

Marzio Marzi

dare l’esempio”. Giuliano Merighi della libreria La Fenice: “Non abbiamo avuto danni, il palazzo è agibile e siamo tornati al lavoro. Sono convinto che col tempo, la gente vorrà riabitare il centro, riprendere possesso del simbolo per antonomasia della propria città, per venire a vedere le proprie pietre. Per riavere fiducia. Oggi tutti dobbiamo stare uniti, la comunità coesa, per mantenere altissimo il livello di efficienza e di organizzazione poi, passata questa buriana terrificante, La Cattedrale

e condizioni con le banche, i fornitori, i proprietari degli immobili... il sistema dovrà essere rivisto, defiscalizzato, la burocrazia snellita, altrimenti il commercio e la piazza rischiano di morire. Anche i colleghi sono molto determinati, operosi, non vogliamo mollare ma le risorse per ricostruire devono restare qui. L’Emilia anche in questo momento difficilissimo deve

saranno numerosi i temi di cui discutere per far ripartire la nostra città e cercare di dare ossigeno al commercio e non solo”. Luca Cirelli del Bar 39: “Siamo qui anche noi, vogliamo riaprire con tanta musica, per cercare di ravvivare il centro, ridare un sorriso alla gente e riportare così un poco di normalità”. Jessica Bianchi


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Cupola del Duomo

Edifici pubblici e monumenti

Quando i restauri “crollano”

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’è una frase pronunciata dal sindaco di Correggio, Marzio Iotti, sabato 2 giugno dopo i primi sopralluoghi in seguito alla seconda scossa del 29 maggio, una sua dichiarazione che continua ad arrovellare la mente. “In generale - ha dichiarato Iotti - è motivo di soddisfazione poter dire che tutti gli edifici pubblici e privati compretamente ristrutturati dopo il sisma del 1996 non presentano alcun tipo di problema e questo significa che gli interventi eseguiti e i soldi spesi allora hanno dato risposte positive proprio in un frangente come questo”. Pur essendo stati oggetto di restauro 16 anni fa, edifici pubblici e monumenti di grande valore storico a Carpi hanno pagato un conto salatissimo: crolli si sono verificati nella maggior parte delle chiese e, in particolare, in Duomo, San Nicolò, San Francesco e Sant’Ignazio, in Teatro e a Palazzo Scacchetti e con il passare dei giorni le situazioni più problematiche emergono con maggiore chiarezza. Se la condizione delle persone in questo momento resta la priorità, dopo aver svolto tutte le verifiche del caso, converrà svolgere un ragionamento complessivo nei prossimi mesi prima di mettere nuovamente in campo restauri e denaro.

Sant’ Emidio, protettore dai terremoti

“Aiutaci tu”

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Monsignor Cavina al Tg 1 sollecita maggiore attenzione per la città e la Diocesi di Carpi duramente colpite dal terremoto. Ospedale e cattedrale le priorita’

Il vescovo protagonista in Tv “ L’identità e il futuro di Carpi si assicurano preservando l’ospedale Ramazzini e la Cattedrale”. E’ molto chiaro il pensiero di monsignor Francesco Cavina che dai microfoni dei telegiornali Rai ha lanciato un appello alle istituzioni nazionali, regionali e provinciali affinchè diano segnali espliciti di attenzione alla città di Carpi intervenendo con urgenza su queste due realtà che hanno un alto valore simbolico nell’ottica di una ricostruzione. “Da una parte – ha detto il vescovo – la cura dei corpi, la tutela di un bene supremo come la vita e la salute, dall’altro la cura delle anime e dello spirito senza la quale le fondamenta del vivere civile sono fortemente compromesse”. Interpellato sulla situazione della Diocesi di Carpi il vescovo ha ricordato l’agibilità di sole tre chiese oltre al patrimonio culturale e artistico gravemente compromesso. “Da un punto di vista materiale la Chiesa di Carpi è distrutta, a cominciare dal suo simbolo che è la Cattedrale, inagibile e pericolante che richiede un intervento urgente di messa in sicurezza per consentire a tutto il centro storico di Carpi di ritornare a vivere e alle attività commerciali di riprendere il lavoro. Intanto grazie all’aiuto delle Guardie Svizzere, giunte anche questo fine settimana in aiuto alla Diocesi di Carpi e ai Vigili del Fuoco, è stato possibile liberare il Palazzo Vescovile mettendo al

sicuro documenti e opere d’arte”. Anche davanti a medici e operatori dell’ospedale di Carpi al termine della messa celebrata nel Posto Medico Avanzato, monsignor Cavina ha ribadito il suo pensiero insieme alla necessità di essere uniti in questo momento nel richiedere che l’attività ospedaliera possa essere ripristinata al più presto. “Sappiate che il Vescovo è al vostro fianco in questa richiesta per il bene di tutta la popolazione”, ha poi concluso.

Nella foto a sinistra San Francesco In foto Sant’Ignazio

Cavina ha lanciato un appello perchè “tutti insieme si contribuisca alla rinascita del territorio”

Uniti nella ripresa

S

i è recato personalmente all’assemblea degli industriali modenesi il vescovo di Carpi monsignor Francesco Cavina per perorare la causa dei senza tetto e dei senza lavoro nella zona del carpigiano e della Bassa colpiti dal terremoto. E’ stata la prima volta che un vescovo ha parlato all’assemblea annuale degli associati. Quello di Cavina è stato un accorato appello perchè “tutti insieme si contribuisca alla rinascita del territorio seriamente danneggiato nel patrimonio edilizio, religioso, artigianale e industriale. Occorre trovare – ha aggiunto – valori e motivazioni autentiche per la ripresa della vita e del lavoro di fronte a tanta distruzione che ci rende attoniti per le persone scomparse, le case e le scuole

Francesco Cavina

crollate, le fabbriche, gli uffici e le chiese gravemente danneggiate. La prova cui ci troviamo dinnanzi farà vedere chi siamo, come sapremo affrontare la vita e le difficoltà, come seppe fare Gesù che abbracciò la croce per tutti noi”. Il vescovo ha concluso il suo interven-

to davanti a centinaia di industriali, al nuovo presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi e al presidente provinciale Pietro Ferrari, affermando che “il vero compito dell’imprenditore è quello di mobilitare le energie migliori per generare motivazioni che nascono dai valori più alti, in grado di capire che la società e l’impresa umana non sono solo un valore tecnico. I vostri collaboratori hanno sempre dato il massimo con professionalità e impegno contribuendo alla crescita di imprese che sono diventate vere eccellenze nazionali. Ebbene oggi queste realtà che voi avete creato hanno bisogno di voi, della vostra presenza e della vostra fiducia”. Cesare Pradella

I lettori ci scrivono

“Prima di aprir bocca è meglio azionare il cervello”

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iao Clarissa, ho letto l’articolo anzi la lettera che ha scritto qualcuno su Tempo della scorsa settimana e mi ha molto indignato! Vorrei sapere che cosa ha visto a Fossoli, dal momento che insinua che abbiamo solo il tetto della chiesa crollata, qualche comignolo e tegola saltati! Allora ti descrivo io come è Fossoli visto che ci abito da ben 40 anni: bar inagibile, Conad inagibile, edicola inagibile, forno inagibile, farmacia aperta ma solo una persona alla volta può entrare; via Mar Tirreno ha 6 palazzine

con 60 famiglie sfollate, via Mar Adriatico ha due pizzerie chiuse, la banca chiusa e in più girando per le strade si vedono case con crepe a dir poco preoccupanti! Ma quello che fa più male è veder demolire la casa del signor Malvezzi con tutti i mobili dentro e non poter far nulla. La Casaccia è pure inagibile e stanno pensando di abbatterla. Vicino a casa dei miei genitori altre due case sono inagibili con crepe bruttissime! Dopo averti descritto come è la mia Fossoli adesso mi sfogo un po’ io e ti chiedo se per cortesia quello che

ti scrivo venga pubblicato a grandi lettere sul giornale o detto anche per Radio. Io faccio parte di una di quelle famiglie che abitano in via Mar Tirreno e non so se tornerò nella mia casa perchè da fuori sembra solo intonaco staccato invece vi sono crepe nei muri portanti che non si vedono da fuori, così sono anche i restanti palazzi. Quindi è bello vedere solo una facciata della casa e dire che va tutto bene quindi, vengano da me a dire che non posso stare in tenda o in un campo pubblico. Mi hanno proposto di andare in

albergo a 250 chilometri da qui, ma io lavoro, mio marito pure, quindi mi dovrei fare 500 chilometri al giorno per poter avere un alloggio? Vorrei solo aggiungere un’ultima cosa: mio padre il giorno del terremoto ha ricevuto la bellezza di 100 chiamate da persone dell’Aquila, chiedendoci se avevamo bisogno di qualcosa quindi devi dire a quel lettore che prima di aprire bocca deve far azionare il cervello!Naturalmente non voglio paragonare la mia situazione a quella chee stanno vivendo a Rovereto, Mirandola, Cavezzo e Reggiolo... questo, mi raccomando, scrivilo! Sabrina

Tiziana Cappi, di Fossoli, replica alla lettera pubblicata su Tempo della scorsa settimana

“Non è vittimismo” “ S

ant’ Emidio (Treviri, 273 Ascoli Piceno, 5 agosto 303 o 309) è stato un santo e vescovo cattolico romano, oltre che un martire cefaloforo cristiano. Santo patrono delle città di Ascoli Piceno e Leporano, protettore dal terremoto. La sua festa per la Chiesa cattolica ricorre il 5 agosto. Protettore dai terremoti, patrono di Ascoli Piceno, viene venerato in molte zone a rischio sismico. Il suo culto è diffuso al livello mondiale e il santo è particolarmente venerato nei luoghi della terra soggetti a frequenti fenomeni di sismicità.

Sono fossolese e il mio non è vittimismo ma reale preoccupazione e ansia per ciò che sta avvenendo”. A parlare è Tiziana Cappi in completo disaccordo con la visione di quel lettore di Tempo che, nella missiva pubblicata sullo scorso numero, esortava a superare il panico da terremoto rientrando nelle abitazioni dichiarate agibili, ad abbandonare le tende e a mettersi al servizio della città cercando di reagire. Tiziana abitava in via Ivano Martinelli a Fossoli, oggi dorme nella tenda piantata nella terra vicino a casa. “L’abitazione di fronte alla mia è crollata, una famiglia con bambini

se n’è dovuta andare, le palazzine rosa di via Mar Tirreno sono distrutte. Quella persona che ha scritto la lettera ha percorso la Statale per venire a Fossoli e, arrivata alla chiesa, ha fatto retromarcia ripercorrendo la stessa strada”. Tiziana racconta di situazioni pesanti. “Nonostante non abbia problemi ai muri portanti, la palazzina in cui abitavo necessita di lavori che dureranno tutta l’estate, almeno tre o quattro mesi”. Nel frattempo Tiziana continua a vivere in tenda mentre per la madre settantenne ha pensato di noleggiare un container. La palazzina in cui abitava, tre piani per dodici appartamenti, è stata dichia-

rata inagibile e, per ora, la può solo guardare da fuori, tutta puntellata e messa in sicurezza. “Il mio non è vittimismo ma preoccupazione per il prossimo futuro. Mi consolo guardandomi intorno: ovunque è devastazione e c’è chi ha perso ben più di me. C’è chi la propria casa la dovrà demolire facendo svanire un investimento costato anni di lavoro e fatica. Guardo Rovereto, Novi e, ancora più in là Concordia e Cavezzo. Non ho il coraggio di immaginare cosa stiano passando laggiù”. Per Tiziana, la paura è da comprendere e occorre un linguaggio adeguato e rispettoso nei confronti di chi oggi soffre a causa del terremoto.

Tiziana Cappi


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8 Rivara - La Magistratura indaga

Ers: “Noi non abbiamo trivellato”

Nonostante le numerose smentite sullo svolgimento di qualsiasi attività, sistematici interventi di disinformazione sulla stampa e su internet hanno coinvolto Ers con gravi ripercussioni sull’immagine della società e dei suoi azionisti. Purtroppo le autorità locali responsabili hanno gravemente tardato nello smentire attività illegali quali le perforazioni senza autorizzazione”. Lo dice una nota di Erg Rivara Storage (Ers), dopo la notizia che la Magistratura ha avviato un’indagine conoscitiva, senza ipotesi di reato, per chiarire se siano state fatte o meno trivellazioni per il progetto di mega deposito di gas a Rivara. Progetto che nei giorni scorsi, dopo il sisma, è stato definitivamente accantonato con lo stop alle autorizzazioni dato dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ha preso atto del no della Regione Emilia Romagna. Ma dopo la notizia del fascicolo della Procura di Modena, Ers ha diffuso un testo in cui “plaude all’iniziativa della Magistratura che verificherà se sono state svolte attività geologiche non autorizzate nell’area coinvolta dal terremoto in Emilia, in riferimento al permesso di ricerca sismica chiesto dalla società. Ers ribadisce che non ha effettuato alcuna attività di esplorazione sul territorio di Rivara e non avrebbe potuto perché il Ministero dello Sviluppo Economico, decisore finale nell’ambito della procedura amministrativa, non l’aveva autorizzata a fare alcunché. Vista la gravità dell’accaduto Ers dichiara di essere a disposizione dei magistrati per offrire la massima collaborazione”.

S

opra è una pianura soffice, riempita dai sedimenti del Po, ma basta andare una manciata di chilometri in profondità per trovare una struttura geologica a dir poco aggrovigliata. Un domino di faglie che si dividono e si ricongiungono. Siamo su un “fronte di guerra”, a Sud del quale preme la grande zolla dell’Africa, con l’Europa che a Nord oppone tutta la sua resistenza. In mezzo, stretta come in una tenaglia, c’è la Pianura Padana. Tanto placida sopra, quanto tormentata sotto. A Silvia Castellaro, dottore di Ricerca in Scienze della Terra e titolare dell’insegnamento di Sismologia Applicata, corso di laurea specialistica presso l’Università degli Studi di Bologna chiediamo: Cosa sta accadendo? “La Terra è un pianeta “vivo”, ossia al suo interno esiste un mantello caldo che, alla scala dei tempi geologici, è plastico e si muove. In questo movimento il mantello porta con sé la crosta che è fredda e fragile e non fluisce ma si rompe per accomodare gli spostamenti della materia sottostante. Le morfologie che osserviamo (montagne, terre emerse, terre sommerse, vulcani) sono frutto di questi movimenti che proseguono da milioni di anni e che coinvolgono tutto il pianeta. Per cui non siamo di fronte ad alcuna catastrofe: siamo di fronte a un fenomeno naturale che è sempre esistito e continuerà fino a che il pianeta rimarrà vivo”.

U

n video semplicissimo ma altrettanto esplicativo sta girando in Rete in questi giorni tormentati dal terremoto emiliano. In spiaggia, un signore riempie un secchiello di acqua di mare; dopodiché lo ricolma di sabbia fino a raggiungere il pelo dell’acqua; vi appoggia sopra un sasso, preme con forza: nessuna deformazione. Ma poi, picchiettando con le mani il secchiello, l’acqua inizia a fuoriuscire dalla sabbia, che a questo punto cede, diventa una pappa: il sasso sprofonda. Non è un banale gioco per bimbi, ma la spiegazione perfetta di quello che accade ai terreni

Il terremoto ha scatenato in questi giorni numerose polemiche. Molti segnalano che le scosse del 20 e del 29 maggio scorso sarebbero state, secondo alcuni siti internazionali, di magnitudo maggiore rispetto a quelle date dall’Istituto di Vulcanologia italiano. Perchè tali incongruenze? Lo abbiamo chiesto tra le altre cose alla dottoressa Silvia Castellaro, titolare dell’insegnamento di Sismologia Applicata all’Università degli Studi di Bologna

“E’ come se noi pesassimo le masse in kg e loro in libbre”

Fossoli - Via Mar Tirreno

E’ plausibile dire che lo sciame sismico di questi giorni durerà ancora a lungo? “Non è prevedibile se non in senso statistico (che significa in media). In media gli sciami sismici durano settimane o mesi (a volte anche anni)”.

La Pianura Padana, secondo i geologi, non ha le potenzialità per un terremoto di magnitudo ancora più alte. Conferma? “La dimensione dei terremoti è legata in qualche modo alla dimensione delle strut-

ture sismogenetiche (faglie). La nostra conoscenza delle strutture sismogenetiche è legata a rilievi sismici a grande scala effettuati nei decenni passati e a studi geologici di varia natura. La dimensione dei terremoti ipotizzabili è inoltre legata

alla sismicità storica. L’Italia ha la fortuna di possedere uno dei cataloghi sismici più completi al mondo per cui conosciamo i terremoti maggiori degli ultimi 2000 anni almeno. Lo studio della sismicità Continua a pagina 9

Il sisma ha provocato la fuoriuscita dal terreno di una melma sabbiosa: è il fenomeno della Liquefazione

Esce sabbia dalla terra Ampia fenditura del terreno con rigetto di 1,5 metri dalla quale è uscita una gran quantità di sabbia liquefatta presso San Carlo (FE)

sabbiosi saturi d’acqua in caso di sisma di forte intensità, un fenomeno conosciuto come “liquefazione”.

Muretto e abitazione lesionati dalla liquefazione a San Carlo (FE)

L’effetto osservato è quello della repentina fuoriuscita dal terreno di una melma sabbiosa, che si riversa in superficie attraverso fenditure lineari, condotti puntuali o dalla tubazione dei pozzi. Campi, giardini e cantine inondati di sabbia e limo è ciò che ha destato lo stupore di molti abitanti delle zone colpite dal sisma degli ultimi giorni, nonché l’interesse dei geologi che hanno avuto la possibilità di osservare questo fenomeno ben noto ma non ancora documentato in Italia. Dunque perché avviene

ciò? La pianura padana è un vasto accumulo di sedimenti alluvionali: sotto i nostri piedi sono sepolti gli antichi letti fluviali di Po, Panaro e Secchia. Nei sedimenti Accumulo di sabbia espulsa da un pozzo (già sabbiosi più reripulito) a Sant’Agostino (FE) centi, quindi non la sabbia è immersa nella ancora cementati, presenti falda acquifera, un intenso e in molte aree della Bassa prolungato scuotimento del emiliana, la resistenza terreno dovuto al passaggio del terreno è data dal solo delle onde sismiche provoattrito tra i granuli di cui essi sono costituiti. Se, poi, ca l’aumento della pres-

Dettaglio di terreno liquefatto con mulinelli di fango presso Cavezzo (zona epicentrale del sisma del 29.05.2012)

sione dell’acqua contenuta nei pori, annullando così la resistenza tra i granuli. Il sedimento assume un comportamento analogo a quello di un fluido viscoso: perde all’improvviso la sua capacità portante e collassa, “schizzando” in superficie da ogni scappatoia possibile. Il tutto in tempi brevissimi (anche pochi minuti). L’entità dei danni provocati agli edifici, compresi quelli costruiti secondo la normativa antisismica, da questo bizzarro fenomeno è immaginabile: dai cedimenti parziali, fino allo sprofondamento o ribaltamento tali da renderli irrecuperabili. Passato lo sgomento, facciamo tesoro di quanto osservato e rimbocchiamoci le maniche per provvedere, in futuro, alla mitigazione di questo rischio, a partire dall’individuazione delle aree più vulnerabili ed edificando di conseguenza. Domitilla Santi


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Sisma

storica e delle strutture sismogenetiche fa pensare che la dimensione massima dei terremoti avvenuti in questa zona sia intorno alla magnitudo 6.1. Però non bisogna dimenticare che gli studi su base storica sono affetti da grandi incertezze: un terremoto veniva risentito e documentato in un’area solo se l’area era abitata e se i documenti si sono conser-

vati fino ai giorni nostri. Pertanto questo non ci tutela dal fatto che possano esserci stati eventi di magnitudo maggiore in epoche precedenti a quelle storiche (2000 anni di documenti sono comunque pochi rispetto al tempo geologico). Così come la ricostruzione delle strutture sismogenetiche del Paese, per quanto accurata, presenta i suoi margini di incertezza e di soggettività. Non esistono, nelle scienze, dati senza incertezza. Oltre al fatto che un approccio come quello appena esposto implica che conoscere un pezzetto di passato basti a prevedere il futuro, il che non è sempre detto”. Perchè finora il rischio sismico dell’Emilia era stato tanto sottostimato? Nelle mappe del rischio sismico come verrà riclassificata la nostra area? “La classificazione sismica del territorio dà ovvia ‘precedenza’ alle aree in cui i terremoti sono più frequenti ma questo purtroppo non autorizza le altre aree a ritenersi in assoluto prive di rischio. La carta di pericolosità sismica attualmente in uso indica solo quali sono le aree in cui esiste una certa probabilità di avere terremoti di una certa dimensione in un certo intervallo di tempo. Questo non vuol dire che se la probabilità è massima in Sicilia-Calabria, allora a Modena si esclude categoricamente un evento. Tant’è infatti che la magnitudo massima attesa in queste zone era comunque già poco sopra 6 prima degli ultimi eventi (basta consultare un qualsiasi catalogo di sismicità storica dell’area). Come cambierà nei prossimi anni la classificazione sismica nazionale, dipenderà dagli algoritmi di calcolo specifici che verranno adottati. Al momento lo standard internazionale è un approccio piuttosto datato (risalente alla fine degli Anni ‘60) ma oggi ci sono diversi altri metodi di stima della pericolosità e il dibattito scientifico nei prossimi mesi o anni potrebbe portare alla compilazione di mappe diverse. Tuttavia va detto che in Italia esistono gli strumenti per costruire in modo ragionevolmente anti sismico ovunque (Norme Tecniche sulle Costruzioni entrate in vigore in via definitiva il 30 giugno 2009, dopo il terremoto

Informazione e disinformazione Torretta in via Garagnani

I

di L’Aquila). Quindi anche senza aspettare le nuove mappe, costruire o ristrutturare in modo migliore rispetto a quanto non si facesse fino al 2009 è già possibile”. Tutti siamo cresciuti pensando che il terreno alluvionale ci proteggesse dagli effetti di un sisma. La realtà però è un’altra... “Tutti forse siamo anche cresciuti convinti che gli Appennini fossero più vecchi delle Alpi perché erano più bassi di queste ultime ed erano stati lisciati dal tempo. In verità gli Appennini sono la catena italiana di più recente formazione (sono tutt’ora in formazione, grazie ai numerosi terremoti che avvengono proprio lungo la catena). E un bacino di sedimenti soffici come quello della Pianura Padana non è

violento. Casi in cui molte piccole scosse annunciano eventi molto violenti e così via. Un terremoto è un movimento di due lembi di Terra. Quindi se c’è un movimento sicuramente si dissipa energia ma lo spostamento può portare altre zone vicine a essere sottoposte a carichi maggiori e quindi avvicinarle alla rottura. Il sistema Terra è molto complesso e purtroppo non siamo ancora in grado di predire cosa avverrà quando si innesta uno sciame sismico”. Molti a fronte di un’attività sismica ridotta pensano alla calma prima della tempesta.

affatto favorevole in caso di sisma perché le onde sismiche rimangono intrappolate nei sedimenti e possono interferire, amplificandosi e/o prolungando la durata del moto sismico. Nei sedimenti poi si possono manifestare i fenomeni di liquefazione che abbiamo visto a San Carlo, Sant’Agostino e anche altri fenomeni”. Sciame sismico: è una leggenda metropolitana che piccole scosse consentano un rilascio di energia graduale, scongiurando l’arrivo di scosse violente? “Sì, è una leggenda perché la verità è che vediamo di tutto: casi in cui piccole scosse dissipano energia e non portano a nessun evento

E’ un bene o un male? “Restando sul pratico e onde evitare patemi inutili è bene ricordare che il terremoto è un evento che fa parte della natura e che non possiamo fermare. Dobbiamo semplicemente imparare a conviverci e per farlo al meglio dobbiamo imparare a costruire in modo adeguato in modo da non ferirci e minimizzare i danni alle persone e alle cose”. Pensa che il fracking avrebbe potuto generare manifestazioni sismiche tanto violente? Potrebbe aver innescato o potenziato in qualche modo le scosse? “Non mi risulta che si sia mai fatto fracking nelle aree coinvolte da questi terremoti, per cui la doman-

da in questo caso non si applica. Sicuramente esiste una correlazione tra certi tipi di attività (che non sono solo stoccaggi di idrocarburi o fratturazioni idrauliche di rocce ma anche riempimenti di laghi a monte di dighe) e una aumentata sismicità di intensità medio-piccola delle aree coinvolte. Va però notato che queste attività semplicemente accelerano l’accadimento di terremoti là dove già ci sarebbero per cause geologiche. In ogni caso, ripeto, in questo caso non mi risulta che nella zona si sia mai fatto nulla di simile”. Il terremoto ha scatenato numerose polemiche. Molti segnalano che le scosse del 20 e del 29 maggio scorso sarebbero state, secondo alcuni siti internazionali, di magnitudo maggiore rispetto a quelle date dall’Istituto di Vulcanologia italiano. Perchè tali incongruenze? “Questo è un errore comune di chi non legge accuratamente i dati di ciò che era già successo in occasione del terremoto di L’Aquila. Esistono diverse scale di magnitudo (almeno 20). La magnitudo si calcola a partire dall’ampiezza di determinate onde sismiche ma le onde attraversano il globo intero ed è facile intuire che quelle che abbiamo misurato a Bologna non sono le stesse che hanno misurato negli Usa. Per questo motivo a Bologna useremo una magnitudo che si chiama magnitudo locale (ML) e negli Usa useranno un’altra magnitudo (che non può essere locale perché dall’altra parte del mondo arrivano onde diverse). Nel caso specifico i dati forniti dal servizio geologico statunitense sono dati in Mw, ossia magnitudo momento e questa per magnitudo sopra circa 5.5 è sempre maggiore della magnitudo locale. Per cui è normale che noi diciamo ad esempio ML = 5.9 e loro dicano Mw = 6.1! E’ come se noi pesassimo le masse in kg e loro in libbre: misuriamo la stessa cosa ma con due scale diverse”. Jessica Bianchi

n occasione di questi terremoti, si sono diffuse notizie del tutto prive di fondamento, amplificate dai social networks. Nessuna attività dell’uomo (sondaggi, perforazioni, prelievi di idrocarburi, prelievi di acqua) può creare o indurre terremoti di intensità pari a quelli avvenuti. La profondità degli ipocentri dei terremoti registrati è generalmente superiore a 5-6 km, spesso oltre 10 km, e l’energia in gioco è tale da escludere qualunque possibile legame con attività umane. Nella nostra pianura terremoti di intensità simile si sono verificati anche in passato (vedi il terremoto interminabile e distruttivo di Ferrara e del ferrarese del 1570), anche quando le perforazioni per idrocarburi non esistevano. Fra l’altro – va ricordato - che le zone dove c’è attualmente un enorme prelievo di gas e petrolio (Arabia Saudita, Mare del Nord al largo della Norvegia) sono praticamente asismiche. Il fenomeno di Fracking di cui tanto si parla, è una tecnica utilizzata in Usa, Canada e solo marginalmente in nord Europa per lo sfruttamento di gas (metano) disperso in sedimenti argillosi (shale gas). Per aumentare il prelievo, si utilizzano tecniche di microfratturazione idraulica del sedimento. In alcuni casi questa tecnica crea una micro-sismicità che può essere problematica proprio perché riguarda sedimenti piuttosto superficiali. In Francia infatti hanno sospeso le prime ricerche. In Italia non esistono sedimenti che contengano metano sfruttabile in modo significativo (shale-gas). Inoltre nessuna di queste ricerche o sfruttamento può essere fatta “di nascosto” perché richiedono impianti complessi e visibilissimi. Non esistono nel sottosuolo della nostra pianura “caverne, voragini o vulcani”. La sabbia che abbiamo visto fuoriuscire dalle fratture e dai pozzi viene dagli strati sabbiosi presenti nelle prime decine di metri di profondità del sottosuolo, in corrispondenza di paleoalvei fluviali, trascinata dall’acqua per effetto della propagazione delle onde sismiche. Problema della magnitudo dei terremoti. Sono circolate notizie in base alle quali verrebbero diffusi dati volutamente errati sulla magnitudo per evitare risarcimenti dei danni. Si confonde la scala Richter (che misura la magnitudo) con la scala Mercalli (che si basa sulla valutazione dei danni). Il solo modo per far fronte a questi terribili eventi è fare in modo che le costruzioni e le infrastrutture siano costruite in modo idoneo e che ci sia una corretta conoscenza e classificazione sismica del territorio. Altrettanto importante è che la gente sia informata correttamente e non si diffondano notizie prive di fondamento che creano panico. Daniela Fontana, Docente di Geologia – Università degli studi di Modena e Reggio Emilia


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In Redazione fioccano le telefonate di cittadini preoccupati: “Il Comune ha distribuito dei volantini, vogliono mandarci via tutti. Fate qualcosa. Non sappiamo dove andare”. La posizione del Comune di Carpi è chiara: “non abbiamo alcuna intenzione di far sfollare la gente dalle aree pubbliche. Le persone sono traumatizzate, quando vinceranno la paura torneranno nelle loro case autonomamente, e chi una casa non ce l’ha più, potrà restare dove ha trovato riparo quanto vuole”.

“Nessuno verrà sgomberato”

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ualcuno inizia, timidamente, a rimettere il naso in casa. A piccoli passi. Lentamente, ricomincia a preparare un piatto di pasta tra le pareti della propria cucina. Ad appoggiarsi al divano per guardare un poco di televisione... ma le nostre case continuano a starci strette.

Una sorta di pruriginoso fastidio ci assale ogni volta che ne varchiamo la soglia, nonostante la nostalgia ci stringa la gola mentre, pigiama in spalla, ci rifugiamo in tenda per dormire qualche ora. Sereni. In giardino o in un parco. Fuori casa comunque. Lontano da muri e cemento.

E mentre le nostre piccole prove di ritorno alla normalità continuano, vi è una folta schiera di persone che, al contrario, il sapore della normalità non avrà il privilegio di gustarlo ancora per molto tempo. Sono gli sfollati: coloro che non hanno accettato di dormire nelle tende comunitarie allestite


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dalla Protezione Civile sulla spianata di cemento del Piazzale delle Piscine, nè di andare in albergo verso l’Appennino o i lidi ravennati poichè impossibilitati ad allontanarsi a causa della loro professione nè, tanto meno, di trovare un altro alloggio col contributo di 100 euro pro capite (come se i soldi piovessero dal cielo, a fronte di tutte le spese che i proprietari di case inagibili dovranno versare sull’unghia). Una fitta schiera di cittadini che hanno trovato riparo nei parchi, vicino a circoli, parrocchie e polisportive. In tenda o in camper vivono lì, sostenendosi a vicenda, facendo dell’unione la loro forza, pur tentando di preservare un minimo di privacy. Piccoli

riti quotidiani. Come andare a comprare il giornale. Leggere un libro. Far giocare i più piccoli, organizzare barbecue di gruppo o sedute di massaggio sull’erba... Recarsi ogni giorno davanti alla propria casa ferita a morte sperando con tutto il cuore che il terremoto dia

11 tregua fino all’inizio dei lavori di puntellamento e messa in sicurezza. Lui, la nuova entità che aleggia fra noi. E di cui tutti hanno reverenziale timore. Che stia fermo. Zitto. Ci dia tregua. Nei campi gestiti autonomamente dai cittadini, grazie al prezioso aiuto di tanti

volontari, giovani e meno giovani, le voci però girano. Veloci. A macchia d’olio. E in Redazione fioccano le telefonate di cittadini preoccupati. “Il Comune ha distribuito dei volantini, vogliono mandarci via tutti. Fate qualcosa. Non sappiamo dove andare”. La posizione del Comune di Carpi è chiara: “non abbiamo alcuna intenzione di far sfollare la gente dalle aree pubbliche. Le persone sono traumatiz-

zate, quando vinceranno la paura torneranno nelle loro case autonomamente, e chi una casa non ce l’ha più, potrà restare dove ha trovato riparo quanto vuole. Noi, da parte nostra, continueremo a far tenere aperte strutture e circoli sportivi per dare a chiunque la possibilità di fare una doccia e usufruire di un bagno. Non abbiamo alcuna intenzione di sgomberare nessuno”, rassicura l’assessore Simone Tosi. E

mentre le istituzioni nazionali paiono “snobbare” la nostra città, meno martoriata rispetto ad alcuni comuni e frazioni vicini, almeno i nostri amministratori hanno compreso la gravità della situazione. E, insieme a noi, aspettano, seppure operosi, che tutto torni, lentamente alla normalità, nel rispetto del timore altrui. Una paura che riconosciamo sulla faccia di tutti. Jessica Bianchi


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Sono oltre 2000, per la precisione 2097, alla data del 12 giugno le unitĂ abitative dichiarate inagibili, 901 avuto la possibilitĂ di rientrare a casa dopo aver effettuato lavori di ristruttu


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1 le famiglie sfollate e oltre 400 gli edifici interessati. Diverse famiglie (in tutto 160 persone finora) hanno urazione e ripristino delle condizioni di sicurezza nella loro unitĂ abitativa.

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14 Via Pola interna - Due giovani donne cadono dal quarto piano e danno la colpa ai ladri. Ma è una bufala

Non solo ladre, pure bugiarde

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’è chi, in questi giorni di abitazioni ancora parzialmente deserte per paura di nuove scosse, avrà pensato di poter approfittare della situazione per agire indisturbato. Qualcosa del genere è avvenuto a Carpi, al terzo piano di un condominio di via Pola interna. Se non fosse che, in questo episodio che pare uscito dalla penna di un improbabile giallista, i due topi d’appartamento erano proprio i vicini del piano di sopra. Tutto ha inizio intorno all’una di giovedì 7, quando il 118 soccorre due ragazze di 25 e 23 anni che, cadute sul balcone del primo piano dal loro appartamento al quarto, raccontano l’accaduto come il risultato di una colluttazione con alcuni ladri che, saliti dal piano sottostante dopo aver effettuato il colpo e cercando di introdursi nell’abitazione delle due, avrebbero deciso di defenestrarle. I Carabinieri però, probabilmente insospettiti dalla strana dinamica e dal fatto che le due ragazze fossero già note alla Forze dell’Ordine, hanno chiarito, dopo una rapida indagine, che le ladre in questione erano in realtà proprio le due giovani che, calatesi nell’appartamento sottostante, sono poi precipitate per diversi metri una volta che la corda con cui tentavano di risalire si è spezzata. Trasportate a Baggiovara e tuttora ricoverate a causa delle fratture multiple, sono state denunciate a piede libero. Ma non basta: rinvenute nel loro appartamento alcune piante di marijuana, un bilancino di precisione e, dulcis in fundo, residui di cocaina. “Sono sconvolta – racconta la proprietaria dell’appartamento visitato – dal momento che dormo dai miei genitori per stare più tranquilla, giovedì mattina sono tornata qui con un amico per far vedere la casa ai tecnici. Per fortuna non ero sola! Appena entrata ho trovato i vetri infranti e la zanzariera tagliata. In terra gocce di cera, tracce di sangue e in giro cassetti aperti. Ora ho molta paura e a tornare dentro non ci penso proprio”. Tra i condomini c’è chi racconta di come le due ragazze, in affitto da un anno e mezzo, avessero comportamenti strani e fossero conosciute anche nel quartiere. Marcello Marchesini

A scendere in campo per il bene della nostra città anche l’Associazione d’arma Paracadutisti d’Italia - Sezione di Carpi

Volontari: la vera forza L

’Associazione d’arma Paracadutisti d’Italia - Sezione di Carpi (riconosciuta dal Ministero della Difesa) è scesa immediatamente in campo, al servizio dei propri concittadini in difficoltà, dopo la terribile scossa del 29 maggio. “Questa è la nostra casa, è naturale che ciascuno di noi voglia fare la propria parte per dare una mano”, commentano il tenente Marcello Ferrarini, coordinatore, il vicepresidente della sezione, Maurizio Barillà e il caporale Stefano Turci. Una ventina di ex parà in congedo, già dopo la prima scossa delle 9, si è infatti messa a disposizione della Protezione Civile di Carpi. Quattro ore dopo, insieme alla sezione modenese, hanno portato al campo di Motocross una roulotte e una tenda da otto. “Per una settimana abbiamo affiancato i Vigili del Fuoco per recuperare persone (perlo-

più allettati e fragili), animali e beni. Poi - continua Ferrarini - ci siamo dedicati, coordinandoci con la Protezione Civile locale, al presidio del territorio (all’ospedale e non solo) in orario diurno e notturno e abbiamo contribuito allo

ore su 24 del Coc (Centro Operativo Comunale) è a nostro carico. Ogni turno vede impegnate due persone, in collegamento costante con la Polizia Municipale, affinchè possa essere immediatamente allertata in caso di problemi legati al mantenimento dell’ordine pubblico”. Un’opera volontaria la loro, non retruibuita, per “mettersi al servizio dei propri fratelli carpigiani in difficoltà”, spiegano. Loro, insieme agli studenti che hanno presidiato gli ingressi delle loro scuole, agli scout, alle Guardie ecologiche di Legambiente, Da sinistra Stefano Turci, Maurizio Barillà e Marcello Ferrarini ai volontari, giovani e meno giovani, che sgombero del piazzale del- cucinano nelle polisportive le piscine per far posto alla e nei centri anziani per gli colonna mobile del Gruppo sfollati e che ne tengono Lucano della Protezione puliti i bagni... sono i veri Civile della Basilicata che volontari. La vera forza ora gestisce un campo per della nostra città. A loro, gli sfollati del nostro terriva il nostro abbraccio più torio. Ora invece - continua grande. Grazie. Di cuore. il tenente - il presidio 24 Jessica Bianchi

Cai

Annullate tutte le attività

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seguito del sisma che ha colpito la nostra Regione, il Consiglio Direttivo del CAI sezione di Carpi nell’incontro del 4 giugno, ha deciso di annullare tutte le attività in program-

ma: corsi, escursioni, palestra fino al 31 luglio 2012. Il Consiglio ha inoltre deciso di mantenere aperta la sede di Via Cuneo 51 nelle serate di martedi e venerdi dalle 21 alle 23, per dare modo ai soci

e loro famigliari di potersi ugualmente incontrare e trascorrere qualche momento sereno in un ambiente amico. Il Consiglio a nome di tutta la sezione esprime la propria vicinanza a quei soci e tutte quelle persone che stanno vivendo questa tragica esperienza.

Al mè dialètt... di Massimo Loschi

di Massimo Loschi

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l tempo è tiranno e spesso vieta di concedersi un desiderio. Fantasia e un moscerino, a volte, possono realizzare ciò che sembra impossibile.

VÔJA ED CÙRÈR

DESIDERIO DI CORRERE

Prèe avêrt davanti a mè in cl’óra chiéta dal sòtt sira quand al sól... tê pó guardêrl’in facia, quand, l’êrb’élta di prìm fêin fà la cùnà e l’aria prôfumêda... la t’fà gnir vója, ‘na vója d’un quêl ch’è già scàpèe; ecco mè, s’is psùu per ciapêrèl, avrèv vlúu cùrèr, mò al griš, cal griš di mè cavìi m’ha rubèe al fiêe, avrèv vlúu... cùrèr e in cal mêr vérd a mè ch’sun šachèe. Il ciél, l’éra lè, côuntr’al nêš nùvlì cêri i m’rubêvn’i pinsér, sarènd i ôç a vdiva mas-cin šughêr cùrèr alšér e lìbèr cùmè pulidrêin, spàrpajêe damand farfali al vêint. ‘N’arìina frèsca, la m’pôrta susur luntan, la šmania dla gint, la frènèšia d’chi ha fuga e n’sà più cùrèr. Mìj srêr i ôç e... d’fantašia cùrèr a scàvèsàcôl da pêrdr’al fièe, cun chi mas-cin fêr scàvàrióli, saltêr la côrda, fêr ancòr cùcùu; a n’n’érn’ancòr imbèriêgh... alóra nè d’còmputêr, nè ed Ti-Vu. Un muscêin l’insìst...spàcôun, a fêrm’al blèdègh d’sóvr’al nêš mô mè, ed fantašia a cùrr, a cùrr cuciènd un sérç guidèe da un fil d’fêr e pò a rìdd.., a rìdd e al las fêr.

Prati aperti innanzi a me in quell’ora quieta del sotto sera quando il sole… puoi guardarlo in viso, quando, l’erba alta del primo fieno si dondola e l’aria profumata… ti fa venire il desiderio, un desiderio di una cosa che ti è sfuggita; ecco io, se avessi potuto per riprenderla, avrei voluto correre, ma il grigio, quel grigio dei miei capelli mi ha rubato il fiato, avrei voluto… correre e in quel mare verde mi sono sdraiato. Il cielo, era lì, contro al naso nuvole chiare rubavano i pensieri, chiudendo gli occhi vedevo ragazzini giocare correre leggeri e liberi come puledrini, sparsi come farfalle al vento. Un’aria fresca, mi porta rumori lontani, la frenesia delle genti, l’ansia di chi ha fretta e non sa più correre. Meglio chiudere gli occhi e… di fantasia correre a scavezzacollo da perdere il fiato, con quei ragazzini fare capriole, saltare la corda, fare ancora “Cu-cu”; non eravamo ancora ubriachi… allora ne di computer, ne di Ti-Vu. Un moscerino insiste… spaccone, a farmi il solletico sul naso ma io, di fantasia corro, corro spingendo un cerchio guidato da un filo di ferro e poi rido.., rido e lo lascio fare.


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a protesta dei cittadini cavezzesi nei confronti dell’Amministrazione Comunale per i presunti ritardi e manchevolezze nella predisposizione degli aiuti alla popolazione sfollata, soprattutto nei confronti del sindaco e della Giunta Comunale, non accenna a placarsi. “Noi ci chiediamo – dicono in coro Gianni, Paolo, Giovanni, Andrea e Francesca - dove stia tutto il giorno il sindaco Stefano Draghetti che, a differenza dei primi cittadini degli altri comuni terremotati che sono sempre in piazza, in mezzo alla gente disperata, non si vede che in qualche rara occasione, magari per comparire davanti alle telecamere delle televisioni. E quando non viene in mezzo a noi prende decisioni personali senza il coinvolgimento della popolazione e senza sentire il parere degli sfollati”. Quali, ad esempio? “Quella assurda di respingere un’unità sanitaria mobile che era giunta dall’Abruzzo con furgoni, tende e personale medico e infermieristico, pronta a entrare in funzione per assistere malati e feriti. Ebbene questi volontari abruzzesi se ne sono dovuti andare, come persone indesiderate, con l’assurda motivazione che all’assistenza sanita-

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L’Angolo di Cesare Pradella Cavezzo: infuriano le polemiche

ria provvede la Regione Emilia e l’Ausl, come se fosse ragionevole in queste situazioni di drammatica emergenza rifiutare un aiuto anche se viene da fuori comune. Con la conseguen-

za che chi ha bisogno deve rivolgersi all’unico intasato posto di soccorso pubblico del 118”. “Così come ci è parsa assurda la decisione – incalza Francesca, che sull’argomento ha rilasciato

una dichiarazione polemica anche all’emittente La 7 – di vietare l’ingresso dei giornalisti e delle troupe televisive negli spazi dove sono state innalzate tendopoli, quasi che si volesse

Un centinaio di persone si è organizzato autonomamente per continuare a vivere all’aperto e vincere la paura

A Novi spunta il Centro Benessere

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oro, quel pratone in mezzo al quartiere con le vie dei pittori rinascimentali, lo hanno ribattezzato “il centro benessere”. A due passi dal campo di accoglienza ufficiale, un gruppo di cittadini di Novi di Modena ha tirato su un campo alternativo accoccolato intorno a 4-5 tavoli messi in fila sotto una tenda verde legata agli alberi del parco divenuto, giorno dopo giorno, il centro della quotidianità di tante persone che, in casa, dopo le scosse infinite degli ultimi 15 giorni, si guardano bene dal tornare. “Dopo l’ultima grande scossa,

quella di domenica 3 giugno, che ha fatto crollare la torre con l’orologio del paese - racconta Lorenza - ci siamo ritrovati qui un po’ come dei polli impauriti e smarriti. Tutti qua in un grande spiazzo aperto, lontano dai mattoni e dalle pietre. Un rifugio improvvisato divenuto un luogo in cui si vive “come in un’unica famiglia” aperto ad accogliere chiunque arrivi. “Sotto la tenda verde ora ci sono i tavoli, un amico ha portato una cucina da campo per preparare da mangiare - racconta ancora Lorenza - il primo giorno non c’era niente poi ognuno ha ini-

ziato a portare qualcosa dal proprio garage. Un amico ristoratore, con i freezer spenti, ha portato tanta carne e la sera andiamo avanti a grigliate. Poi c’é sempre qualcuno che passa e lascia qualcosa”. Quello che eccede viene portato alle famiglie e agli anziani che non si allontanato dalle loro abitazioni. “Di giorno - chiarisce Cristina, giovane con addosso la maglia dell’organizzazione del campo volo 2011 di Ligabue

nascondere qualcosa e non si volesse il contatto diretto con gli sfollati e ascoltare le loro opinioni e le lamentele di chi sottolinea la carenza di tende. Gli altri paesi colpiti hanno invece favorito il

lavoro giornalistico affinché tutta l’Italia avesse un’idea precisa della drammaticità dell’emergenza umana vissuta. E i fabbricati crollati a Cavezzo non sono stati inferiori a quelli di Concordia, Mirandola, San Felice o Finale Emilia. Nulla da dire invece – è la conclusione di Francesca ma anche degli altri suoi giovani amici volontari – sull’attività svolta dalla Protezione Civile e sull’impegno continuo del personale addetto che si è prodigato giorno e notte in maniera del tutto straordinaria”.

- c’é meno gente perché molti vanno a lavorare, ma la sera si riempie di macchine e di tende, tanti vengono a mangiare qui e qualcuno si ferma per il caffé”. Nel ‘centro benessere’, tra chi, napoletano, porta delle cozze e prepara i friarelli con la salciccia, l’animazione è deputata ai giovani, “molti - ricorda Lorenza - hanno organizzato diversi eventi e la festa della birra”, sul pratone c’é spazio anche per una chiacchierata, una partita a rubabandiera e per un taglio di capelli. Tra le storie che si intrecciano c’é anche tanta solidarietà . “I datori

di lavoro di Cristina - racconta un altro abitante del campo hanno noleggiato un camper a loro spese e lo hanno lasciato qui con dentro abiti e tante cose da mangiare. Nell’accampamento, ammonisce Lorenza, “abbiamo portato tutto noi. La luce, anche se abbiamo chiesto al Comune di poterci allacciare alla rete, l’abbiamo grazie a un generatore privato e il bagno chimico lo abbiamo noleggiato”. A ogni modo pur con l’incombente presenza del terremoto la vita va avanti. “Ci siamo detti - chiosa Lorenza facciamo finta di essere andati a prenotare in un’agenzia sfigata di quelle che ti vendono un cinque stelle e ti ritrovi in un hotel a una stella”: funziona.


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Radio Bruno - Gente in fila per prendere la maglietta Teniamo Botta!

Teniamo botta! R

accogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate.

Come fare? Come muoversi? Ce lo siamo chiesti tra un Conto Corrente Nazio-

nale e uno locale, tra una Onlus e il numero di sms 45500. Radio Bruno ha

sposato da subito il Conto Corrente della Provincia di Modena con cui colla-

Le T-shirt, bianche o nere, taglie S, M, L, XL, si potranno ottenere con un’offerta minima di 10 euro presso la sede centrale di Radio Bruno in via Nuova Ponente 24/a. Ora è possibile richiedere la maglietta anche online (www. teniamobotta.com)! Ovunque voi siate aiutateci a risollevarci! In via di definizione anche un borerà anche sui progetti grande spettacolo musicale da mettere in campo; per incrementare le donazioni, a Modena il 3 luglio con i big della musica: anche in abbiamo ideato una maglietta con lo slogan emilia- quella occasione saranno no per eccellenza che invita raccolte offerte a favore a tenere duro: TENIAMO dei terremotati e saranno disponibili le T-shirt. BOTTA!


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ono stati per primi alcuni artisti, sconcertati di fronte alle immagini di distruzione del terremoto, a farsi avanti contattando gli amici di Radio Bruno e ponendo le stesse domande: “Come state? Come possiamo essere utili? Cosa facciamo per le aree devastate?”. La macchina organizzativa si è messa in moto immediatamente, trovando una disponibilità straordinaria, attenzione e persino un po’ di frenesia: facciamo qualcosa, ma facciamolo subito! L’evento, denominato Teniamo botta! come la fortunatissima T Shirt ideata per raccogliere donazioni pro ricostruzione, si preannuncia senza precedenti nella storia della città: per il luogo scelto, il Parco Ferrari, che consentirà al pubblico di stagliarsi nel verde in un’area molto ampia; per il cast, perchè diversi artisti hanno addirittura rinviato le vacanze o spostato esibizioni già previste altrove pur di non mancare; per l’entusiasmo, perchè c’è voglia di normalità, di ripresa, di rinascita e la musica e l’aggregazione sono in grado di guarire un po’ l’anima. In collaborazione con il Comune di Modena, sul palco del Parco Ferrari dalle 18 circa prenderà il via lo spettacolo Teniamo Botta! con: Modà, Francesco Renga, Nomadi, Noemi, Marco Mengoni, Stadio, Emma, Dolcenera, Zero Assoluto, Sonohra, Gemelli Diversi, Paolo Belli, Andrea Mingardi, Povia, Finley, Matteo Becucci, Simona Molinari, Antonino, Virginio, Ridillo, Controtempo, Irene Fornaciari e Annalisa Scarrone e Cisco. “Radio Bruno ha deciso di sospendere i previsti Radio Bruno Estate - spiega il presidente dell’emittente leader per ascolti in Emilia Romagna, Gianni Prandi - saremo a Cesenatico per la Notte Rosa il 6 luglio con lo spettacolo musicale che ci eravamo già impegnati a garantire, ma in questo contesto non abbiamo ritenuto opportuno andare avanti con spettacoli fini a se stessi”. Obiettivo dell’appuntamento del 3 luglio? Raccogliere fondi. “Un concerto collettivo in un grande parco cittadino, in una dimensione Controlli

Chiuso per alcuni giorni l’Hotel Touring

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seguito delle continue scosse telluriche, a Carpi ha provvisoriamente chiuso anche l’Hotel Touring. La proprietà e il management hanno motivato la chiusura momentanea con la necessità di un controllo delle strutture ricettive, che è svolto da tecnici incaricati, per accrescerne la sicurezza, anche se finora l’hotel ha risposto in maniera soddisfacente alle sollecitazioni dovute ai continui eventi sismici. La chiusura dell’albergo dovrebbe protrarsi soltanto per alcuni giorni. C.P.

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In collaborazione con il Comune di Modena, Radio Bruno organizza sul palco del Parco Ferrari dalle 18 lo spettacolo Teniamo Botta!

Radio Bruno organizza un concerto per la “sua” Emilia Ph Roberto Pagliani

che hanno dato la loro disponibilità per questa occasione di solidarietà da vivere insieme”. Alla serata prenderà parte anche una rappresentativa dei Comuni più colpiti dal terremoto con le problematiche più urgenti da gestire insieme a una rappresentativa del Comune di Modena che ha supportato l’evento. L’ingresso al parco sarà a offerta libera, per evitare di imporre pagamenti anche a chi ha perso tutto e vorrà partecipare a una serata di festa: negli stand, garantendo una somma non infe-

europea, è una occasione bella di vitalità, solidarietà e vicinanza. E’ una risposta forte alla paura - dice Roberto Alperoli, assessore alla Cultura del Comune di Modena - che viene ridimensionata dalla capacità di stare uniti e darsi una mano. La musica dal vivo è un linguaggio potente ed emozionante che parla a tutti, specialmente in momenti come quelli che stiamo vivendo. Per questo, a nome dell’Amministrazione e della città, ringrazio di cuore Radio Bruno e tutti gli artisti

riore ai 10 euro si potrà ricevere la T-Shirt Teniamo botta! che alcuni artisti si sono offerti di autografare per l’occasione. Con l’incasso, insieme ai sindaci e alla Provincia, si potrà mettere in campo un grande progetto finalizzato all’aiuto diretto alle persone rimaste senza casa. La serata è possibile grazie al contributo di: Wind, Grissin Bon, Youbet, Opel Auto, Sigma, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Cmb e Conad. Clarissa Martinelli

Gravi danni al Campo di Fossoli

La storia ha colpito ancora L a storia ha fatto nuovamente tappa, ancora in maniera infausta, all’ex Campo di Concentramento di Fossoli di Carpi. Le strutture che nei primi sette mesi del 1944 videro transitare oltre 5.000 prigionieri politici e razziali indirizzati poi dalle SS nei lager nazisti del Nord Europa sono infatti rimaste danneggiate dal terremoto che ha messo in ginocchio la Bassa modenese. Anche la baracca che ospitò Primo Levi risulta lesionata, pure se in misura minore rispetto alle altre. “Le parti più colpite e in parte crollate sono quelle che ospitavano le guardie - conferma Marzia Luppi, direttrice della Fondazione ex Campo Fossoli - ma anche i locali dove erano rinchiusi i prigionieri politici e la chiesetta risultano danneggiati”. Ogni anno sono circa 40.000 i visitatori che raggiungono Fossoli per compiere un percorso in una struttura che fu unica in Ita-

lia, campo ‘poliziesco e di transito’ che faceva da anticamera ai lager di sterminio. In gran parte si tratta di studenti. “Contando i dipendenti, i collaboratori e i tanti volontari precisa Luppi - sono più di trenta le persone impegnate all’ex campo. C’é grande attenzione per questa struttura anche all’estero e proprio in estate avremmo dovuto ospitare una delegazione di circa cento studenti degli Stati Uniti. Si sono già messi in contatto con noi dopo il sisma dandoci il loro sostegno, abbiamo dovuto concordare purtroppo una presentazione virtuale di quanto è presente a Fossoli”. Un destino di dolore ma anche di rinascita, quello che si lega all’ex campo. Dal 1947 al 1952 ospitò la comunità cattolica di Nomadelfia, poi fino alla fine degli Anni ‘60 diversi profughi giuliani e dalmati nel Villaggio San Marco. “Il 29 maggio e indipendentemente dal sisma è stata firmata una conven-

zione tra la nostra Fondazione e le Facoltà di Architettura di Bologna, Milano, Venezia e Genova - fa sapere la direttrice - per un recupero di tutte le strutture a partire dai documenti dell’epoca. E’ chiaro che ora si dovrà ripartire da altre basi visti i danni subiti, ma questo progetto nato da un finanziamento straordinario dello Stato deve farci sperare,

specialmente in questo momento”. Difficile ora prevedere quando l’ex campo potrà recuperare l’agibilità e riaprire. “Forse bisognerà aspettare tutta l’estate - dice Luppi - ma a ben vedere c’é un’area di camminamenti, lontano dalle baracche, non danneggiata e che potrà essere nuovamente fruibile. Cercheremo di ripartire da lì”.


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18 L’Agenzia Inps di Carpi

Riapre nel Piazzale delle Piscine

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a sede, temporaneamente inagibile, dell’Inps di Carpi si è trasferita in una tenda allestita nel Piazzale delle Piscine, ospite della Croce Rossa. Orari di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 12,30, il giovedì orario continuato fino alle 17.

Decreto per la ricostruzione

Coop inizia i lavori

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l Consiglio di Amministrazione di Coop Estense ha deliberato l’immediata applicazione delle misure previste dal decreto governativo per le attività presenti nei comuni colpiti dal sisma. Tra le strutture della cooperativa interessate da tale normativa vi sono i supermercati di San Felice, Finale Emilia, Novi e l’ipermercato di Mirandola, negozi le cui condizioni sono tali da veder confermata l’agibilità statica e nei quali sono in corso opere di ripristino conseguenti al terremoto. In questi negozi saranno realizzati gli ulteriori interventi necessari a ottenere i requisiti richiesti dal decreto in vigore da ieri per riprendere la normale attività. Anche i supermercati di Carpi Magazzeno e di Bondeno, pur non avendo subito alcun danno strutturale dal terremoto ed essendo regolarmente aperti e perfettamente agibili, dovranno essere chiusi per adempiere alle prescrizioni indicate nello stesso decreto.

Provincia di Modena

120 le domande di cassa integrazione

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ono 120 le aziende che hanno già presentato domanda per accedere agli ammortizzatori per il fermo produttivo causato dal terremoto. In particolare 81 le aziende hanno chiesto di accedere alla cassa integrazione ordinaria, per un totale complessivo di 6.641 lavoratori. Altre 39 imprese hanno richiesto la cassa integrazione in deroga per 211 dipendenti. Le istanze sono state inviate al tavolo provinciale per la gestione degli ammortizzatori sociali, coordinato dalla Provincia di Modena e dalla Regione. La validità degli ammortizzatori partirà dal 20 maggio, data del primo evento sismico.

Rovereto sul Secchia

“Aiutateci a ricostruire”

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hi volesse contribuire per ricostruire la frazione di Rovereto martoriata dal sisma, può fare una donazione con la Causale “Tutti insieme a Rovereto” codice iban: IT03B0503412802000000009170. Anche la più piccola donazione può fare la differenza!

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a AS Aston Seals s.p.a. azienda situata a Carpi, vicino a Fossoli, che si occupa di produzione di componenti meccanici per le aziende del settore oleodinamico e che occupa una settantina di persone, ha voluto dare un segno forte a tutto il tessuto produttivo locale, dopo le terribili scosse di terremoto che hanno sconvolto il nostro territorio. “Siamo stati colpiti da una grave calamità - commenta il rappresentante legale dell’azienda, Enrico Lugli - un evento eccezionale

“Io non mi muoverò da qui e mi assumerò tutti i rischi ma credo che molti se ne andranno”, ha dichiarato Gianguido Tarabini, amministratore unico di Blufin

“Andremo a chiedere lavoro alla Protezione Civile?” G ianguido Tarabini ha cercato risposte per giorni per capire esattamente come muoversi burocraticamente dopo il terremoto; nel frattempo, si è organizzato per continuare la produzione, facendo lavorare i suoi 140 dipendenti in container o sotto tendoni. L’amministratore unico di Blufin, azienda di Carpi controllata dalla sua famiglia che distribuisce i marchi Blugirl e Blumarine, figlio di Anna Molinari, è molto preoccupato per le nuove direttive. “Il decreto dice che ci sono 60 giorni di tempo perchè un ingegnere verifichi con una serie di esami tecnici lo stato dello stabile - spiega Tarabini - il 99% delle aziende non supererà i requisiti minimi richiesti nella nuova norma. L’imprenditore a quel punto avrà 18 mesi di tempo per eseguire i lavori per la messa a norma che dovrà portare il fabbricato ad avere almeno il

Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività nei locali della nostra azienda, libererà la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile sottoscrivendo detta liberatoria”. Sono queste semplici righe, poste a conclusione di un documento che spiega le disposizioni contenute nel Decreto n. 2637 del 2 giugno, emanato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, dove si stabilisce che “il titolare dell’attività produttiva, che è responsabile della sicurezza secondo il dlgs 81/2008, deve acquisire la certificazione di agibilità sismica a seguito della verifica della sicurezza prevista dalle norme antisismiche vigenti”, ad aver fatto suonare più di un campanello d’allarme alla Cgil dell’Emilia Romagna. L’azienda in questione, la Forme Physique, produce abbigliamento invernale, è sul mercato dal 1990 e ha sede, con i suoi 13 dipendenti, in un fabbricato della zona industriale a Carpi. “In questo terremoto - si legge nella nota della Cgil - ci sono stati 18 morti sul lavoro e il sisma ha evidenziato una criticità dell’edilizia industriale che dovrà essere affrontata con un piano generale e risolutivo per evitare nuovi disastri e per garantire la sicurezza per le persone. Tutti stiamo affrontando l’emergenza, con particolare attenzione anche alla ripresa produttiva e in tal senso la Regione e la Protezione Civile sono impegnate per ampliare il numero dei certificatori in grado di effettuare le verifiche negli stabilimenti. Di fronte a queste liberatorie agiremo segnalandole alla Procura della Repubblica e ribadendo che la vita dei lavoratori non può essere giocata per una questione di mercato”. Insieme alla liberatoria, ai dipendenti della Forme Physique è stata

Gianguido Tarabini

molti casi, occorrerà rifare un nuovo capannone con tempi di chiusura impossibili da sostenere per un’attività stagionale come quella del Tessile-Abbigliamento. In questo lasso di tempo, poi, l’imprenditore si deve prendere pure la responsabilità penale per tutti i dipendenti che continuerà a far lavorare”. Ed ecco che diventa facile intuire come molti, soprattutto le multinazionali, potrebbero essere invogliati a trasferirsi altrove, magari all’estero, dove la burocrazia non è un ostacolo alla ripresa economica. “Io non

mi muoverò da qui e mi assumerò tutti i rischi personalmente - spiega Tarabini - ma credo che molti se ne andranno. I nuovi disoccupati andranno a chiedere lavoro al signor Gabrielli della Protezione Civile?”. Domanda più che legittima. E osservando la disorganizzazione e il mancato coordinamento, soprattutto nei primi giorni post sisma da parte dei Centri di Coordinamento della Protezione Civile (su cui anche ora tanto si potrebbe scrivere), c’è poco da stare allegri. Clarissa Martinelli

Simone Morelli sull’ordinanza della Protezione Civile

“Ci saremmo aspettati maggiore lucidità” 60% dei requisiti di un capannone di nuova costruzione antisismico. E già questo appare molto complicato da ottenere. Tali adeguamenti saranno costosi e complicati e, in

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ra inizia un lungo percorso di riattivazione del tessuto produttivo. In tutto questo, però, l’Ordinanza della Protezione Civile ha creato più confusione del necessario. “Tutti noi siamo per la sicurezza dei luoghi di lavoro – spiega l’assessore alle Politiche Economiche, Simone Morelli – ma questa si deve e si può conciliare con la ripresa dell’attività economica. Questa ordinanza ha lasciato spazio a tante interpretazioni differenti e in parte stiamo ancora aspettando di avere lumi. Diciamo, per essere gentili, che in un momento drammatico come questo ci saremmo aspettati maggiore lucidità”.

La Cgil grida “al lupo, al lupo” nei confronti dell’azienda tessile carpigiana Forme Physique: “La sicurezza dei lavoratori prima di tutto” ma la titolare Paola Zerbini non ci sta

Il caso Forme Physique

consegnata copia del testo integrale del Decreto del Capo Dipartimento Franco Gabrielli e la perizia di idoneità statica che accerta l’agibilità della struttura in cui ha sede l’azienda. La voglia di lasciarsi alle spalle il sisma è tanta, soprattutto tra gente laboriosa e combattiva come gli emiliani. Proprio per questo l’Ordinanza è stata criticata da più fronti, associazioni di categoria in primis ma anche politica locale, perché calando dall’alto e pretendendo che tutti gli edifici produttivi siano in regola con la vigente normativa antisismica – cosa impossibile, dato che il territorio non era considerato sismico sino a pochi anni fa - finirebbe per paralizzare il 99% del comparto produttivo modenese, aggiungendo ai danni delle scosse quelli di una burocrazia ‘cieca’ e incapace di trovare soluzioni efficaci a problemi reali. Ciò detto, la salute di qualsiasi lavoratore deve essere al primo posto, non essendoci fatturato che possa giustificare la perdita di una vita umana. Paola Zerbini, titolare di Forme Physique (in foto), protesta: “alla

Cgil non potevano fare una telefonata a qualcuno dei dipendenti per accertare la situazione prima di uscire con una sparata del genere? Ho detto e ripetuto a tutti coloro che lavorano con me che devono ritenersi liberi di fare quello che ritengono più opportuno. Poiché non sono proprietaria dello stabile, ma in affitto, e dato che la perizia eseguita dall’ingegnere dichiara che l’edificio è agibile ma non antisismico, volevo che chi lavora per me potesse decidere se venire o meno al lavoro conoscendo tutti i dati, e il documento è stato concepito per declinare la responsabilità del proprietario del capannone, non certo quella del datore di lavoro che non viene mai meno. Comunque nessuno di loro ha firmato nulla, né gli sarebbe stato chiesto di farlo. Il documento - consegnato il 4 giugno - è stato redatto per far sì che potessero decidere insieme alla proprie famiglie, tant’è che oggi (martedì 5) 2 dei 13 dipendenti non sono venuti. Io sono una lavoratrice come tutti gli altri”. Dopo le prime scosse la titolare racconta di essersi informata circa la possibilità di poter avere dei container per continuare il lavoro all’esterno, ma di aver ricevuto un netto rifiuto da parte dei propri dipendenti, che le avrebbero detto di non vederne il bisogno, dato che si sentivano al sicuro dentro il capannone. A confermare la versione della Zerbini sono gli stessi dipendenti.

“Con la nostra titolare - commenta Elisabetta Zanoli - abbiamo un rapporto familiare, quindi nessuno ci ha obbligati, non abbiamo firmato nulla. Farò di tutto per sapere chi ha divulgato queste false informazioni. Subito dopo la scossa di martedì 29 ha inviato un messaggio a tutti noi con su scritto di non entrare in azienda fino alla verifica della struttura. Qui mi sento tranquilla e penso che grazie al cielo abbiamo ancora la possibilità di lavorare. L’immobile non è della signora, e il titolare del capannone voleva delle garanzie”. A dare man forte alla sua collega anche Enzo Vaccarini: “lavoro qui da tre anni, e non c’è stata nessuna pressione, nemmeno indiretta, per tornare a lavorare”. Dello stesso avviso anche Stefania Colarusso: “abbiamo deciso liberamente di lavorare e questa lettera non comporta alcuna firma. Io stessa sono stata a casa un giorno e mezzo perché non me la sentivo. Abbiamo tante porte per uscire e la perizia dichiara che l’edificio non ha subito danni. E’ nel mio appartamento al terzo piano che non mi sento sicura. Non qui. Pensate che, volendo, avremmo avuto la possibilità di tirar fuori i tavoli per lavorare in cortile. Vogliamo andare avanti e nessuno ci sta dando una mano. Nessuno di noi è in cassa integrazione e l’azienda va bene nonostante la crisi. Questa questione diventa un ostacolo ulteriore. La colpa, semmai, è di un’ordinanza nient’affatto chiara, stilata da uno Stato che non conosce cosa succede qui. Il terremoto è per i titolari come per i dipendenti”. Marcello Marchesini

La direzione della ditta carpigiana AS Aston Seals s.p.a. ha stabilito che per tutto il mese di giugno ai clienti del nostro territorio sarà applicato un extra sconto incondizionato

Aiuti per il terremoto purtroppo non ancora concluso che costringe noi, le nostre famiglie e tantissime altre persone della nostra zona a dormire nelle strade,

nelle macchine o in tenda sperando di rientrare al più presto nelle abitazioni (se agibili). Gli sfollati sono più di 15mila, ma ciò che preoccupa, soprattutto in un contesto di generale crisi economica, sono i crolli di centinaia di

capannoni che rischiano di sferrare un colpo durissimo a un tessuto industriale fra i più sani e vitali del paese. Anche noi siamo stati colpiti da questa calamità ma, per il momento, siamo fortunatamente in grado di ripartire. Non è più una questione di utile e nemmeno finanziaria, ma è un momento di

riflessione dove i rapporti umani devono prevalere. Pertanto AS Aston Seals s.p.a. ha stabilito che per tutto il mese di giugno 2012 a tutti i clienti della nostra sfortunata zona sarà applicato un extra sconto incondizionato, quale segnale di voler ripartire e buttare alle spalle quanto accaduto”.


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Trenitalia - Entra in vigore dal 10 giugno il nuovo orario estivo. Cambia l’offerta sulla Modena – Carpi

60 treni al dì e cadenzamenti ogni mezz’ora

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ra le principali novità in fatto di trasporto su rotaia vi è la nuova offerta ferroviaria sulla linea Modena – Carpi – Mantova - Verona, richiesta

dalla Regione Emilia Romagna, committente e finanziatrice del servizio ferroviario regionale, e definita insieme a Rfi e Trenitalia. Queste le caratteristiche

principali: 60 treni al giorno fra Modena e Carpi, di cui 32 con origine o destinazione Mantova; l’introduzione del cadenzamento orario con un treno ogni mezz’ora

da Carpi per Modena (ai minuti 00 e 30) e altrettanti in direzione opposta (ai minuti 05 e 34); corrispondenze sistematiche da Modena in direzione Bologna e Reggio Emilia/Parma e da Mantova verso Verona (28 collegamenti), con tempi di interscambio di circa 15 minuti; inserimento di un ulteriore collegamento da Carpi a Modena, effettuato con bus, per consentire l’interscambio con il Regionale delle 6.34 per Bologna, garantendo un primo arrivo nel capoluogo emiliano già per le 7.08; interscambio a Modena anche per i passeggeri diretti a Bologna e provenienti da Mantova con il primo collegamento diretto del mattino, grazie al leggero posticipo e alla velocizzazione del R 11407 Piacenza – Ancona (Modena ore 6.52); una nuova fermata nella località di Quattro Ville, fra Modena e Carpi; due collegamenti diretti Bologna – Mantova: il primo, di nuova introduzione, partirà da Bologna alle 18.33, nella fascia di maggiore utilizzo per il rientro serale; il secondo,

già esistente, mantiene invariata la partenza da Mantova alle 9.31 e, infine, tra Modena e Mantova saranno utilizzati esclusivamente convogli elettrici, più confortevoli di quelli attualmente in circolazione (parte diesel e parte elettrici), con composizioni variabili e più posti a disposizione nelle fasce di maggior affluenza. Il nuovo orario cadenzato riguarda tutti i giorni feriali dall’inizio del servizio fin oltre le 22, con la sola eccezione della fascia oraria di metà mattina riservata all’esecuzione di lavori di manutenzione dell’infrastruttura ferroviaria. Il servizio festivo viene incrementato nel numero e soprattutto regolarizzato, con un treno ogni 2 ore, in entrambe le direzioni. L’offerta regionale da e per la Riviera sarà incrementata con l’inserimento di due nuovi treni, che circoleranno nei giorni festivi dal 10 giugno al 26 agosto. Si tratta di un Bologna (9.21) – Rimini (10.55) e di un Pesaro – Rimini (18.07), con fermate a Castel San Pietro, Imola, Castelbolognese, Faenza, Forlì e Cesena.

L’intervento di Angelo Frascarolo, Comitato Utenti e Renza Barani, Federconsumatori Modena

Per Carpi - Suzzara - Mantova: questa volta si cambia

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on l’avvio del prossimo orario estivo del 10 giugno avrà luogo una radicale modifica delle abitudini degli utenti della ModenaCarpi-Mantova. Con l’attestazione dei treni a Mantova e l’utilizzo di elettrotreni più moderni e funzionali sarà forse possibile archiviare lunghi anni di disservizi, culminati nel 2011 con la soppressione di 555 treni. Un nuovo servizio che avrà come punto di forza l’orario cadenzato, con “coincidenze” regolari e sistematiche a Modena e Mantova. Un risultato sofferto, che Federconsumatori e Comitato Utenti hanno contribuito a realizzare con proprie proposte, non tutte accolte. Necessaria anche la determi-

nazione della Regione Emilia-Romagna che, in collaborazione con le istituzioni locali, ha pervicacemente insistito sull’obiettivo. Ora è finalmente possibile delineare gli aspetti più significativi del nuovo servizio: il vecchio materiale rotabile totalmente sostituito da treni a trazione elettrica Ale582 e Vivalto, forniti da Trenitalia della Direzione Emilia-Romagna e Tper/FER; un nuovo cadenzamento degli orari nella tratta ModenaMantova e viceversa: ogni mezz’ora tra Modena e Carpi e ogni ora tra Modena e Mantova, con partenze da Modena per Mantova al minuto :05 e partenze da Modena per Carpi al minuto :34; anticipazione della

Il carpigiano Francois Verrini pestato da un gruppo di magrebini

Un’altra rissa al Caffè dei Pio

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i risiamo. Domenica scorsa, intorno alle 23.30, il dehor del Caffè dei Pio, storico locale di viale Carducci a pochi passi dal Centro storico di Carpi, è stato teatro di un’altra violenta rissa. Ad appena un mese dalla colluttazione – avvenuta nella notte di domenica 6 maggio - culminata nel pestaggio del disabile Matteo Ghizzoni a opera di alcuni giovani nordafricani, ora, a essere gravemente feriti sono stati il 35enne carpigiano Francois Verrini (in foto) e un suo amico. “Eravamo seduti nei tavolini esterni – racconta Francois, il collare al collo e un taglio visibile che gli attraversa il labbro superiore – e sono arrivati questi sei ragazzi visibilmente ubriachi. Si sono messi accanto a noi, ridendo e provocandoci”. Quando l’amico, secondo il racconto di Francois, ha domandato se ci fosse qualche problema, gli animi si sarebbero scaldati e dal gruppo di magrebini sarebbero iniziati gli spintoni presto trasformatisi in una vera e propria scarica di violenza. “Mi sono messo in mezzo per cercare di dividerli, ma loro erano furiosi, si sono messi a picchiarci con bottiglie, posacenere e bicchieri”. Risultato: una prognosi di 21 giorni per Francois, che dovrà portare il collare a causa di

una frattura scomposta all’osso del collo, oltre a dei punti nelle gengive e una vistosa ferita sul labbro. “Mi fa malissimo il collo, ma poteva finire anche in modo drammatico se mi avessero lesionato una vertebra. Il mio amico invece ha un taglio molto profondo alla guancia, gli hanno dato una trentina di punti”. L’episodio sarebbe grave già di per sé, ma Leon Wu, il titolare del bar che ha chiamato subito i Carabinieri, purtroppo arrivati sul luogo quando il gruppo di nordafricani si era già dato alla fuga, è sicuro che tra gli aggressori ci fossero anche coloro che avevano già malmenato Ghizzoni un mese fa. “Non so più come fare, vorrei solo liberarmi di questi ceffi che non fanno altro che rovinarmi il locale – spiega Leon – il terremoto ha ritardato l’installazione delle telecamere di sicurezza, ma il tecnico arriverà entro pochi giorni. Chiediamo che le Forze dell’Ordine pattuglino di più questa zona almeno nel fine settimana, quando questi personaggi si fanno vivi”. Esterrefatto e arrabbiato Cristian, fratello di Francois: “questi delinquenti devono andare galera. Non è concepibile che le persone non possano neppure sentirsi libere di conversare in un bar con serenità”. Marcello Marchesini

traccia oraria (attuale treno 20703) del mattino, con arrivo a Modena ore 7:38 per consentire l’accesso alle scuole e ad altre attività; l’anticipazione del primo treno per Modena, che sarà effettuato per il periodo estivo con un servizio di autobus (poi sostituito da treno) in arrivo a Modena in tempo utile per treno delle 6:34 per Bologna; al primo treno in arrivo a Modena alle 6:45 verrà garantita la coincidenza immediata (posticipata alle 6:52) per Bologna; predisposte coincidenze a Modena entro 10-15 minuti per treni da/per Carpi e Mantova con i treni regionali della Bologna-Piacenza; attivazione della fermata a Villanova/Quattro Ville;

mantenimento dell’offerta complessiva con un incremento del numero di treni nei festivi. Una riorganizzazione completa del servizio che, dopo anni di abbandono e i recenti tagli di risorse, lascia intravedere la possibilità di un rilancio del trasporto ferroviario. Una profonda riorganizzazione del servizio che rende necessari e inevitabili successivi aggiustamenti per limitare al minimo le possibili conseguenze negative. A questo proposito sono stati segnalati dagli utenti, oltre che da Federconsumatori e Comitato Utenti, alcuni limiti e sollecitati correttivi al nuovo orario che al momento non sono stati soddisfatti: riduzione dei tempi d’attesa a Carpi per i treni provenienti da Mantova e dei tempi di percorrenza nella tratta

Carpi-Modena; mantenimento del collegamento Carpi-Modena delle 7:42 (attuale 20741) prevedendo la sua provenienza almeno da Suzzara; effettuazione di alcune prosecuzioni per Suzzara per treni limitati a Carpi del tardo pomeriggio funzionali agli orari di lavoro dei pendolari diretti oltre Carpi; corrispondenza assicurata da Modena per l’ultimo treno per Mantova con Frecciarossa in arrivo da Roma a Modena alle 22. Federconsumatori e Comitato Utenti considerano questa riorganizzazione dell’orario come sperimentale, soggetta a verifica sul campo e al giudizio di utenti e pendolari. Eventuali esiti negativi della sperimentazione andranno corretti, anche in corso di validità dell’orario.

Bilancio 2011: a causa del terremoto le operazioni di voto si sono svolte sotto la tensostruttura allestita all’esterno

Cmb alle prese con la crisi S egnata dagli eventi, si è comunque tenuta presso la sede centrale di via Marx, a Carpi, sabato 9 giugno, l’Assemblea dei Soci di Cmb per la presentazione del Bilancio 2011. Per garantire la massima sicurezza, sono stati occupati in sala solo i posti laterali e le sedute larghe mentre le operazioni di voto si sono tenute nella tensostruttura allestita all’aperto nell’area esterna del parcheggio. Il Bilancio 2011 si chiude con un giro d’affari di 620 milioni di euro, 7 milioni di utile e 202 milioni di patrimonio netto. Sul piano commerciale il 2011 si è chiuso senza aver raggiunto il budget previsto per le acquisizioni, con 463,6 milioni di euro, che alimentano un portafoglio lavori di 1.350 milioni. Tra le acquisizioni più significative del 2011 si segnalano la nuova sede della Regione Piamonte a Torino, la viabilità di accesso all’Expo 2015 a Milano,

gli ospedali Borgo Roma e Borgo Trento a Verona, i Dipartimenti di Chimica, Scienze Farmaceutiche e Scienze della Terra a Modena, la

realizzazione di un edificio industriale per conto di Thales Alenia Spazio, all’Aquila. S.G.


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La studentessa carpigiana Greta Marani, classe 1990, dal 18 settembre scorso studia a Jaén in Andalusia e a settembre di quest’anno partirà alla volta di Fuerteventura per un tirocinio di lavoro

La nuova meta di studio? L’Andalusia L a studentessa carpigiana Greta Marani, classe 1990, dal 18 settembre scorso studia a Jaén in Andalusia e a, settembre di quest’anno, partirà alla volta di Fuerteventura per un tirocinio di lavoro. Greta, per quale ragione e con quali aspettative sei partita alla volta dell’Andalusia? “Fin da piccola mi è sempre piaciuto viaggiare e studiando al Liceo Linguistico, la mia passione per le lingue e per i viaggi si è rafforzata sempre più, anche in ragione della partecipazione alle numerose esperienze all’estero organizzate dalla scuola. Abbiamo infatti compiuto gite in vari Paesi, ma soprattutto scambi culturali: a Chambery, Flone, Salamanca, San Francisco e Montreal. E dopo la maturità ho voluto continuare con lo studio delle lingue, iscrivendomi al corso di laurea in Lingue e Culture Europee della Facoltà di Lettere e Filosofia. Poiché credo che, per una persona che studia lingue straniere, sia molto importante andare a studiare in loco e immergersi nella cultura di un paese - sia per la propria crescita personale e culturale, ma anche per ampliare le proprie prospettive di lavoro - una volta arrivata al secondo anno universitario ho fatto richiesta per l’Erasmus, ottenendo di studiare presso la Facoltà di Jaén, un paese dell’Andalusia”. Come si svolge la tua vita lì?

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fila in passerella e ama cucinare torte Sacher e cannoli alla siciliana. E’ la carpigiana Chiara Bracali, classe 1988, una laurea in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti a Bologna e due grandi passioni: la moda, ma soprattutto l’arte pasticcera. Lo scorso 2 giugno Chiara, 176 centimetri di bellezza non convenzionale che ricorda quella di Twiggy, la modella simbolo degli Anni Sessanta, ha partecipato alle selezioni di Miss Italia a Gualtieri classificandosi al quinto posto e conquistando la fascia di Miss Rocchetta Bellezza. Dopo la bella sopresa per il risultato ottenuto, Chiara è già pronta per le prossime selezioni del concorso di bellezza più famoso d’Italia: il 15 giugno a Fontanellato di Parma, e il 24 giugno a San Martino in Rio. “E’ stata la mia prima esperienza a un concorso di bellezza - racconta Chiara - e ho deciso di partecipare per gioco, per conoscere una realtà nuova e devo dire che, una volta superato l’imbarazzo iniziale di sfilare in costume davanti a decine di persone, mi sono davvero divertita”. Ma Chiara, con la sua innata eleganza, aveva già sfilato in un’altra occasione: per la presentazione della prima collezione di abiti dello stilista nippo-carpigiano Eita Nakamura, presentata lo scorso 30 settembre al Caffè Concerto di Modena. “Eita è un amico di vecchia data, e quando ha ultimato la sua prima collezione e ha chiesto

Greta Marani

Hai trovato delle difficoltà ad ambientarti? “Condivido l’appartamento con due ragazzi italiani e una ragazza spagnola con i quali mi sono trovata molto bene sin da subito, anche se ovviamente le differen-

ze nello stile di vita tra italiani e spagnoli sono piuttosto marcate. Innanzitutto i ritmi in Andalusia sono molto più dilatati e, in generale, si vive con meno frenesia. Si pranza intorno alle 14.30/15, dopo pranzo c’è la siesta obbligatoria

e la vita riprende solo intorno alle 17, tant’è che tutti i negozi non aprono prima delle 17.30. Si cena verso le 22/23 e per le strade c’è movimento fino a tarda notte. Inoltre prima di cenare c’è l’abitudine di andare “de tapas”, ossia di andare a bere una birra in uno dei tantissimi bar dove la bevanda è sempre accompagnata da un assaggino gratis che può essere un piccolo panino, uno spiedino, patate cucinate in vari modi o anche pesce. Soprattutto qui in Andalusia esiste una vera e propria cultura delle tapas, che rappresenta anche un momento per rilassarsi dopo la giornata di lavoro o studio e riunirsi con amici e familiari. Infatti i bar, nonostante la crisi, sono sempre pieni, forse per i costi veramente bassi delle tapas (una birra costa intorno a 1,60 euro e la tapa è gratis), ma anche per l’attitudine “festaiola” degli spagnoli che, almeno qui nel Sud, prendono la vita con più tranquillità rispetto a noi italiani. Ogni giorno esco di casa alle 9 per andare all’università, dove quasi sempre ho lezione fino alle 14.30. Appena uscita, torno a casa per pranzare insieme ai miei coinquilini, con i quali, dopo pranzo, faccio la siesta fino verso le 16. Nel pomeriggio, quando non si deve studiare o fare i fatidici “trabajos” (i lavori di gruppo assegnati dai professori) ci si riunisce fra studenti Erasmus: si va nel parco

dove si suona la chitarra, si canta, si fanno giochi o semplicemente si fanno due chiacchiere”. Come vivono i giovani a Jaén e con quali opportunità di studio e lavoro? Hai rilevato delle differenze rispetto a Carpi? “Le opportunità di studio per i giovani qui a Jaén sono molte. Infatti l’Andalusia riceve tantissimi fondi per borse di studio di mobilità internazionale (Erasmus, Seneca...), e per borse assegnate in base al merito, anche se adesso si stanno facendo vari tagli. Invece per quanto riguarda le opportunità di lavoro, la situazione è più critica, infatti la maggior parte dei ragazzi che terminano gli studi non trovano lavoro e coloro che hanno le possibilità economiche si spostano altrove. La disoccupazione tra i giovani in Andalusia ha toccato la soglia del 50%”. Sogni e progetti per il futuro? “Non ho ancora fatto programmi per il futuro e per il momento l’unica certezza che ho è che il 1° settembre partirò per il tirocinio a Fuerteventura, dove resterò per tre mesi lavorando come receptionist in un hotel. Mi sono innamorata della Spagna e proprio per questo motivo ho deciso di fare qui anche la mia prima esperienza lavorativa. Una volta tornata dal tirocinio mi concentrerò sulla tesi, per laurearmi il prima possibile. Poi si vedrà”. Chiara Sorrentino

Capelli corti, lineamenti delicati e fisico longilineo: ecco l’identikit di Chiara Bracali, la nuova promessa carpigiana alle selezioni di Miss Italia che ci svela la sua passione per i dolci

Una miss con la passione per la pasticceria

a me e ad altre ragazze di portare le sue creazioni in passerella, ho accettato volentieri”. La prima a intravedere in Chiara un futuro da modella è stata però la sua compagna di studi all’università Samina Seyed, fotografa di moda a livello internazionale, che l’ha voluta per uno dei suoi set fotografici.

In seguito, il destino di Chiara ha continuato a incrociarsi più volte con l’ambiente della moda e sempre in maniera quasi casuale. “Proprio in occasione della sfilata di Eita - spiega la bella carpigiana - uno dei fotografi dell’evento, Fausto Furgeri, mi ha notata e mi ha chiesto di posare per un ser-

vizio fotografico. Dal primo incontro con Fausto, è nata poi l’idea di coinvolgere nel progetto anche il mio ragazzo Giuseppe Davide Di Muro che sta muovendo i primi passi da stilista e ha disegnato alcuni degli abiti da me indossati sul set. Chiara, che ha posato anche per lo stilista Contecain, al secolo Luca Mammarella, fotografata in quell’occasione da Elena Lasagni, non sogna però un futuro né da mannequin, né da fotomodella. “Fare la modella per il momento mi piace e mi diverte, e quindi ogni volta che mi si presentano occasioni in questo settore le accetto di buon grado, ma il mio più grande sogno è un altro: diventare una pasticcera professionista e aprire un negozio tutto mio”.

L’inclinazione per l’arte culinaria e in particolare per quella pasticcera, Chiara ce l’ha nel sangue. “I miei nonni avevano una piccola bottega a Valdibrana, una frazione di Pistoia, dove il nonno faceva il pane cotto nel forno a legna ed è stata soprattutto mia nonna paterna a trasmettermi la passione per la cucina e i dolci. Tra i miei principali desideri c’è appunto quello di proseguire questa tradizione familiare, con un occhio di riguardo per le persone che hanno intolleranze alimentari. Oltre a preparare tradizionali torte e crostate e i classici biscotti e pasticcini, vorrei infatti specializzarmi anche nella produzione di dolci senza glutine per celiaci”. Finalmente una miss che sfata la storica contrapposizione tra ambiente della moda e quello della cucina e che, nonostante la sua giovane età, ha già le idee chiare per il proprio futuro. Da tutti noi di Tempo un grande in bocca al lupo affinchè la tua avventura con Miss Italia continui, ma soprattutto affinchè tutti i tuoi desideri si possano avverare! Chiara Sorrentino


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Calcio – Il Carpi crolla ad un passo dal Paradiso: trionfa la Pro Vercelli (1-3) e torna in B dopo 64 anni

La fine di un sogno. E di un’epoca Biancorossi mai in partita: una resa senza spiegazioni. Sfuma il miracolo, cominciano gli interrogativi. Come ripartire? Con quale società?

I

l sogno finisce e il risveglio è il peggiore degli incubi. Il Carpi si ferma nuovamente ad un passo dal Paradiso. Volta le spalle alla chiamata del destino. Fallisce l’appuntamento con la storia. Perde il treno per l’avvenire. Ripiomba nel passato, torna indietro di 15 anni. Rivive l’amarezza di una finale buttata da favorito. Dilapida i due risultati disponibili insieme ad una stagione leggendaria. E ad un’occasione probabilmente irripetibile. Dunque, dopo 64 anni la Pro Vercelli sale in B con merito inconcusso. Completando così il nuovo risorgimento del calcio piemontese. Evapora invece il rinascimento biancorosso. Proprio nel picco della parabola, sul punto di compiere il massimo dei miracoli. Finisce con esso anche l’epoca Bonacini, i migliori anni della vita del Carpi. Inevitabilmente uscirà di scena. Lascia un patrimonio di ricchezze e interrogativi: una società sana, ma disperatamente bisognosa di futuro. Non può esserci analisi perché non è esistita la partita. I biancorossi

si riassumono e si arrestano nell’illusorio vantaggio di Ferretti. Sono stati fin quasi scherzati dagli avversari, che hanno colpito dove invece avrebbero dovuto subire. Per aggiramento, pur non avendo ali. E per vie aeree, sebbene privi di saltatori. Con una facilità drammaticamente ironica. Non c’è stata reazione, solo una somma di confusioni ed errori individuali. Ognuno può dire d’aver sbagliato almeno una singola giocata fondamentale e decisiva. È cioè mancata completamente la squadra: una resa di massa, inesorabile, plateale. Non essendoci istruttoria, diventano assai complesse le

spiegazioni. Non ne hanno avute i giocatori, smarriti in lacrime, dentro un labirinto di dispiacere, rabbia ed incredulità. Giuntoli e Notaristefano hanno debolmente riparato nel logorio del ritiro infinito. In pratica, non ne hanno trovate nemmeno loro. Diversi tifosi sono andati molto oltre, teorizzando la combine. Attenzione. Nel nostro calcio di oggi, continuamente a processo, ogni sospetto nasce spontaneo. Può venire a chiunque. Ma è legittimo finché

resta un cattivo pensiero. Nel momento in cui lo si esterna, o si hanno prove del reato, oppure si commette un reato (diffamazione). È giusto e doveroso che il Carpi si difenda dalle accuse (come in effetti ha fatto). E difenda il proprio sacrosanto diritto di perdere una pessima partita (benché la più importante) dopo tre anni favolosi. Ha sbagliato però a non difendere la squadra nella vigilia avvelenata dalla bomba giornalistica deflagrata sulla proprietà. Secondo alcuni, già in accordo col Modena indipendentemente dall’esito della finale. Lì è mancata clamorosamente una smentita secca, provvida, immediata, puntuale e liberatoria. Di

cui tuttora se n’avverte un enorme bisogno. Qualunque società si formi dopo quest’ultima, dovrà immediatamente apprendere grandi lezioni. La prima è senz’altro una dialettica migliore. Depurata dagli eccessi fragorosi, e dai silenzi assordanti. Non si può raccogliere fidelizzazione e senso d’appartenenza senza seminare in modo corretto. Il calcio di oggi, nell’era di internet, inizia dalla capacità di comunicare. Con i giocatori e con gli allenatori (sia quando si scelgono, sia quando si cacciano). Con i giornalisti e con il pubblico. Da qui deve necessariamente cominciare la diversità del nuovo Carpi. Che in tutti i casi, non potrà somigliare al precedente, il migliore di un secolo. Ma nemmeno potrà sottrarsi al confronto. Ne è praticamente condannato. Non ha quasi il tempo di nascere. Deve crescere subito, senza fertilizzante, sopra le ceneri di una sconfitta apocalittica. Non più tardi del giorno dopo. Quello in cui ognuno ha il destino che può. Enrico Gualtieri

IL FUTURO – I ruoli dei tre personaggi-chiave: Bonacini, Giuntoli e Caliumi BONACINI – VERSO L’ADDIO Patron Gaudì è sull’uscio di via Marx. Nel weekend, al rientro da Dubai, comunicherà al CdA la sua decisione. Quasi certamente non rilancerà. Probabilmente spedirà i suoi quattrini e la sua personalità vincente ad un indirizzo nuovo. Collocato nel calcio vero, quello televisivo: dove si può investire tutto quello che altrove si può solo spendere. Modena è l’ipotesi, forse l’unica rimasta. Non è però detto che vi trovi le condizioni ideali per atterrarci a modo suo. Cioè

da massimo protagonista, senza guinzagli né debiti, ma con aiuti comodi e silenziosi. Potrebbe anche prendersi un anno sabbatico. Lascia con tre promozioni consecutive (due in biancorosso, più quella della Dorando propedeutica alla fusion), una lunga collana di record assoluti, e un rapporto mai del tutto decollato con la piazza. Ma non c’è dubbio che sia stato lui il principale artefice di quest’epoca. Perdendolo, il Carpi non rimane semplicemente senza portafoglio. Cambia proprio vita: identità, profilo, orizzonti. GIUNTOLI – SICURO PARTENTE Non si può parcheggiare un incrociatore nel lago d’Iseo per troppo tempo. Né si può chiedere a Leonardo da Vinci di rifare la Gioconda. La missione de “ìddirettore” è conclusa. Partirà sicuramente, ha troppe capacità per arrivare in cima. Non può fermarsi, deve obbligatoriamente proseguire più in alto. È l’addio più duro, lascia il vuoto più ampio. Senz’altro i soldi e la mentalità di Bonacini hanno stabilito questo ciclo, segnandone l’inizio, dettandone la

un’anima funzionale. Sarà infatti Giuntoli stesso a pilotare il passaggio tra questa e la prossima proprietà. Entro fine mese provvederà a liquidare il patrimonio tecnico: risolverà le compartecipazioni (Concas, Memushaj, De Paola, Cesca, Potenza), poi venderà chi può e chi riesce (Poli, Laurini, Di Gaudio, Perini, Cenetti). Infine, consegnerà il tesoretto ad un successore fidato, che lui stesso raccomanderà al nuovo CdA.

velocità, e decretandone oggi la fine. Ma è altrettanto fuori discussione che la massima differenza sia stata la toscanità maniacale di Giuntoli. Una competenza ossessiva, vorace, senza fondo nè fine. Il Carpi ne è diventata l’effettiva protesi. Il risultato del suo respiro, la forma delle sue idee, l’esperimento continuo della sua scienza. Più che una sua creatura: il suo avatar in simbiosi. Ora rimane un PC senza software. Non può auto-formattarsi. Ha ancora bisogno del sistema operativo che gli ha dato

Calcio a Cinque - Virtus

Depressione Virtus: addio C1

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’ amaro e paradossale l’epilogo dell’anno virtussino, di una squadra annunciata onnivora e pigliatutto, ma che certo ha faticato più del previsto nel sempre insidioso acquitrino di una C2 indecifrabile. Al termine di un palpitante tete- a -tete con i maratoneti di S.Felice, nel post season il capolinea gialloblù si chiama Artusiana: certamente più bravi gli avversari nel doppio confronto (a nulla vale il successo Virtus per 4-3, dopo l’1-4 rimediato nel primo match), anche se a sorridere più di tutti, ora, sarà forse il Magnifico de’ Medici, che un giorno cantò al mondo che del ‘dimàn’ lui proprio non si fidava,

ma nessuno lo ascoltò. Così quando il Vallauri fu deciso sede del play-off, l’aquila virtussina prese a rimirarsi gli artigli, convinta di sbranare chiunque facesse capolino tra le mura amiche. Il primo week end di post season carpigiano non ebbe tuttavia l’atteso “domani”, ma fu sferzato da un colpo basso, uno di quei colpi imprevedibili che inquietavano anche gli eroi omerici, impotenti quando a percuotere era “Zeus scuotiterra”. Dopo una lunga attesa, lo scuotitore batte un’altra tremenda stoccata e i virtussini, a corto di sonno, energie psicofisiche e allenamenti, strappati

dalla propria terra violentata, sono catapultati a Cesena, sede d’emergenza di un play off maledetto. La storia è nota, e quella squadra che tutti si attendono in finale, si ferma prima: la delusione è estrema, e non esistono alibi. Ci piace pensare che a trapassare la nostra terra sia stata la stessa forza che Hegel vide nell’invasore Napoleone, “lo spirito del mondo che andava a cavallo”: a San Felice son stati più bravi, e a quel puledro si son attaccati per la coda, concedendosi una minima gioia, nel dramma. Da te il diabolico purosangue si è tenuto un po’ più lontano e, per ora, è fuggito. Assimilata l’amarezza, si torni a guardare avanti perché l’anno prossimo c’è da sporcarsi le mani ancora: tu Virtus tieni pronta l’artiglieria pesante, però, chè nemmeno i puledri furiosi dovranno più spaventarti. Federico Campedelli

CALIUMI – SPERANZA E CONTINUITA’ Claudio Caliumi è il punto di ripartenza. Conclude l’epoca da presidente, e apre la prossima da collante. Dovrà garantire continuità, ma anche rompere con il “Bonacinicentrismo”e raggruppare novità. Inevitabilmente sarà costretto a profondere sforzi superiori. Lo affiancherà Marani, rinnovando l’operatività sul settore giovanile. Rimarrà anche Salami, sebbene con un impegno più limitato dopo 10 anni di dedizione alla causa biancorossa. Va dunque allargata la base. È necessario ripartire da un socialismo lussuoso, e mai antagonista. È vitale

Ginnastica Artistica

Andrea Depietri Campione Nazionale Uisp

A

lla gara nazionale di Ginnastica Artistica Uisp, svoltasi a Forlì, lo scorso 20 maggio, la Patria di Carpi ha partecipato nelle diverse categorie e fasce di età. Mattia Coluccia (prima categoria e prima fascia) si è classificato 6° mentre Diego Landini (terza categoria Junior) si è classificato 2°. Andrea Depietri (quarta categoria Junior) ha conquistato 4 medaglie d’oro e una d’argento vincendo lo scudetto e il titolo di Campione nazionale Uisp 2012. Buone anche le prove di Elia Lessmann (fuori classifica per motivi famigliari), Micail Graziosi e Salvatore Schisano.

l’ingresso di nuovi soci, o quantomeno la moltiplicazioni degli sponsor intorno al Cabassi che tornerà ad essere stabilmente la casa del tifo (entro qualche modifica riparatrice al progetto sbagliato). Molto ruota intorno al coinvolgimento di Gianguido Tarabini. È lui la linea di confine che separa l’incertezza dalla stabilità. In tutti i casi, il Carpi verrà iscritto alla C1 e nascerà giovane, poco sopra il minimo contrattuale. Magari con qualche senatore confermato a facilitarne l’anno zero. E.G.


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L’Universal vola in Serie A dopo 27 anni

Cec riporta Carpi in Serie A S ono le 20,14 di domenica 10 giugno: Piccinini mette a terra l’ultimo punto di Golden Game Bassano - Cec Carpi, l’Universal è in Serie A ventisette anni dopo. Un epilogo pazzesco per una stagione straordinaria, conclusasi col 3-2 biancoblu in gara 2 di finale sul campo di una Golden Game Bassano che, quest’anno, non aveva mai perso sul campo di casa in 15 apparizioni. Impresa è termine spesso abusato nello sport, ma mai come in questa occasione calza a pennello a quanto hanno combinato i ragazzi di coach Luciano Molinari che, dopo il 3-2 di mercoledì sera sul “campo di casa” di Cesenatico, hanno regalato il bis chiudendo la serie di finale in due partite. “E’ un miracolo sportivo – dice coach Molinari mentre si asciuga lacrime finalmente di gioia dopo quelle di paura e dolore per gli ultimi terribili accadimenti che hanno devastato l’Emilia – andare in Serie A non è un miracolo, ma come l’abbiamo fatto noi lo è”. La Cec degli eroi riporta infatti Carpi in Serie A al termine di un play-off che era cominciato con i favori del pronostico (i biancoblu erano testa di serie numero 1 grazie al piazzamen-

to in regular season) ma che si è ben presto trasformato in un girone dantesco. “Dopo i terremoti del 29 maggio, alla vigilia della gara 2 di semifinale con Ortona, avevamo addirittura pensato di ritirare la squadra, – dice il presidente Stefano Allorini – invece il nostro staff, guidato dal ds Paolo Michelini, ha fatto un capolavoro e ora, pur tra mille peripezie, siamo in Serie A”. Da sinistra Muzzioli, Michelini e Chiossi

Una Serie A festeggiata a Bassano al termine di una partita dal profumo e dai contenuti già da Serie A. Al PalaBruel non è infatti mancato nulla: i padroni di casa della Golden Game hanno azzannato il match con il servizio e in un primo set tutto in salita la Cec ha faticato a entrare in partita. La prima sosta arriva sull’8-4, la seconda sul 16-8 ma Carpi non molla e con i

muri di Piccinini e gli attacchi di Lirutti e Guerrieri arriva anche al -2 (22-20); ma Bassano non lascia più niente, lo stesso Guerrieri spara out il pallone del 21-24 e il set resta in Veneto. La rimonta finale dona però convinzione alla Cec e mina le certezze della Golden Game che, nel secondo set, si ritrova sotto 5-8 e 9-16 con De Marco a dare man forte ai “big-three”: la battuta flot spazza via la seconda linea giallorossa e il 12-25 che vale la parità è stampato a terra da un muro di Guerrieri su Roman. Si riparte da 1-1 e da una Cec decisa a chiudere i conti già nella notte di Bassano: 8-7 Golden Game, sorpasso sul 13-14 con De Marco e 14-16 messo a terra da Lirutti; Pedron mura Roman per il 14-17, break che Carpi

difende fino al 22-25 messo a terra ancora da Pedron, questa volta di seconda. Cec a un set dal sogno, Bassano a due dalla “bella”. Nei primi tredici palloni del quarto set Guerrieri e Piccinini con tre vincenti a testa sembrano spedire Carpi verso la serie A, ma la Golden Game rientra e sul 5-8 Spiga cicca il rigore del potenziale 5-9 che diventa un durissimo 15-9 con un parziale di 10-1 per i veneti. Una mazzata troppo dura da digerire e quindi è tie-break. E qui tornano in scena gli eroi di Cesenatico, gli stessi che sul 2-2 di gara 1 hanno tirato fuori quelle energie che non sapevano nemmeno di avere: si lotta punto su punto e sono Volpato e un muro di Meneguzzo a portare al cambio campo sull’8-6. Entra Spiga per Zaghi e Carpi impatta subito col muro di Pedron su Pianese (8-8), poi mette la freccia con Guerrieri e Lirutti che dal 9 pari spediscono la Cec 9-13. A due punti dal sogno, a due punti dalla serie A: ci pensa allora Piccinini a cucire la prima lettera dell’alfabeto sulle maglie Teniamo Botta con ricavato devoluto ai terremotati con cui la Cec ha fatto riscaldamento. E con cui la Cec ha fatto centro: è Serie A!

L’Universal per i terremotati

T

ra le tante iniziative di solidarietà ai terremotati messe in atto da associazioni, enti e privati, ve n’è una molto significativa rivolta ai ragazzi carpigiani. 50 di loro, che partecipano alle attività della Società Sportiva Universal Volley Carpi, saranno ospiti dell’Euro Camp di Cesenatico. “Abbiamo voluto andare incontro alle esigenze dei ragazzi e delle loro famiglie terremotate e messe a dura prova dal sisma – spiega Luciano Molinari, team manager dell’Universal - ospitando a spese nostre ma, soprattutto, dell’Euro Camp romagnolo, 50 ragazzi dagli 8 ai 17 anni, per allontanarli dalle zone colpite dal sisma. Durante la settimana i ragazzi svolgeranno attività sportive al mare lontano dalla paura e dall’incubo delle notti in tenda. Ma stiamo anche organizzando un secondo gruppo di altri 50 ragazzi di Carpi e Mirandola che, in collaborazione con gli assessorati comunali dei due Comuni e sempre con la disponibilità dell’Euro Camp, porteremo a Cesenatico la prossima settimana per fornire un ulteriore tangibile contributo alle famiglie e far dimenticare ai ragazzi il trauma delle scosse telluriche allontanandoli dalle zone terremotate”.Quindi una duplice ‘spedizione’ quella organizzata dall’Universal Volley, che interesserà cento ragazzi di Carpi e Mirandola. Cesare Pradella


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