Tempo n° 25

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Settimanale di

29 giugno 2012

attualità, cultura, spettacolo, musica, sport e appuntamenti ANNO XIII N. 25

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L’abbraccio del papa

“voi non siete e non sarete soli: il papa è vicino al vostro cuore per consolarvi“, ha detto il santo padre tra gli applausi della folla che, commossa, lo ha accolto a rovereto Lorenza e Cristina

novi di modena: piccoli miracoli quotidiani

Rodolfo Biondi

parola d’ordine Ricostruire in sicurezza

LA VITA RICOMICIA ANCHE DAI CAMPI GIOCO

RINEGOZIARE GLI AFFITTI PER NON FAR MORIRE IL CENTRO


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2 Tra le righe...

Cambiare il passo Scuole elementari nel Comune di Mirandola

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RETTIFICA Il condominio di via Caduti del Lavoro la cui foto è stata pubblicata sullo scorso numero di Tempo fra quelli inagibili non sarebbe stato dichiarato tale secondo quanto sostenuto da uno dei residenti.

nemmeno dieci giorni dalle scosse del 29 maggio, l’assessore carpigiano Cleofe Filippi ha scritto in una lettera alle famiglie: “le nostre scuole non hanno avuto danni strutturali”. Il sindaco di Carpi Enrico Campedelli lo ha ripetuto l’altra sera in Consiglio Comunale: “non ci sono problemi strutturali”. Vasco Errani lo ripete da giorni: “Prima di tutto le scuole” che, per il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi Gian Fedele Ferrari, sono diventate “la priorità”. Ma qual è lo stato degli edifici pubblici scolastici in seguito al sisma del 20 e 29 maggio? I nostri amministratori non aggiungono altro a quanto già dichiarato (che è ben poca cosa) e le schede con le comunicazioni alla Regione dei danni causati dal terremoto alle scuole carpigiane non sono state ancora rese pubbliche. L’esigenza, che non ci pare fuori dal mondo a distanza di un mese dal terremoto, è quella di sapere che danni si sono registrati nelle scuole, che cantieri saranno attivati e che prospettive ci sono per settembre. Solo così i genitori di tanti alunni si metteranno il cuore in pace. In qualità di commissario straordinario Vasco Errani, con un’ordinanza del 16 giugno, ha consentito a Comuni e Province di procedere agli interventi di riparazione per gli edifici scolastici che non hanno subito gravi danni: il provvedimento prevede non solo il ripristino delle strutture, ma anche l’incremento della capacità di resistere a un sisma, mediante opere di rafforzamento (le spese sono a carico del fondo per la ricostruzione). Il Comune di Mirandola ha già provveduto a pubblicare on line le schede con la situazione aggiornata degli edifici comunali e pubblici da ricostruire (comprese le scuole di ogni ordine e grado, con tanto di storia, ricognizione dei danni e foto) nella sezione ‘progetti per la ricostruzione’. Qualcuno deve cambiare il passo.

Sara Gelli

la Foto della settimana Frase della settimana...

“Questo non è un teatro, è una tragedia”. Luisa Turci, Sindaco di Novi e Rovereto, su Repubblica del 20 giugno.

“Io ho una visione laica e non credo che il Papa possa incentivare l’arrivo dei fondi, ma tenere alta l’attenzione sul problema”. Luisa Turci, Sindaco di Novi e Rovereto, sulla Gazzetta di Carpi del 20 giugno.

Il graffio

La Iena

Dopo Benedetto XVI e il Dalai Lama, attesi anche il Patriarca di Mosca e l’Arcivescovo di Canterbury... Tira più una pianura che trema che un carro di buoi.

La stilista Anna Molinari (al centro) tra i suoi collaboratori. Dal settimanale Tu Style del 26 giugno.

attualità, cultura, spettacolo, musica, sport e appuntamenti

DIRETTORE RESPONSABILE Gianni Prandi CAPOREDATTORE Sara Gelli REDAZIONE Jessica Bianchi, Valeria Cammarota, Francesca Desiderio, Enrico Gualtieri, Federico Campedelli, Francesco Palumbo, Marcello Marchesini, Clarissa Martinelli, Chiara Sorrentino.

IMPAGINAZIONE e GRAFICA Liliana Corradini

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Benedetto, Benedetto”. “Grazie per essere qui”. E’ stato accolto così il papa, martedì 26 giugno, a Rovereto, tra cori, applausi e tanta commozione. Un’atmosfera composta, dignitosa. Solo qualche volto rigato di lacrime di gioia. Il santo padre è arrivato nella “zona rossa” della martoriata frazione a bordo di un pulmino insieme al suo segretario monsignor Georg Gaenswein e al capo della Protezione Civile Franco Gabrielli. Si è soffermato a pregare davanti alla Chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove ha perduto la vita l’amato parroco, don Ivan Martini. Prima di lasciare la parola a Benedetto XVI, il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, si è rivolto ai presenti con una promessa: “la nostra terra è stata colpita ma non piegata. La nostra gente non cede alla disperazione ma guarda avanti per ricostruire meglio e in fretta, senza burocrazia. Lavoreremo nel rispetto delle regole, alla luce del sole per ricostruire il nostro territorio, vigilando affinchè la Mafia ne resti lontana. E’ questa la nostra sfida da vincere. Insieme ce la faremo, per ridare un orizzonte di tanti colori ai nostri figli, offrendo un senso alle loro paure e ridando speranza al loro futuro”. Anche l’arcivescovo di Bologna, cardinal Carlo Caffarra, ha voluto lanciare un messaggio di speranza ai tanti presenti, ancora sconvolti dalla paura che questo maledetto sisma ha scolpito sui loro volti e nei loro cuori. “Alcuni giorni fa - ha raccontato - un bimbo mi ha detto: eminenza ci sono tante crepe nei muri delle nostre case, ma nessuna nei nostri cuori”. Un popolo, quello emiliano, che, nonostante il trauma subito, malgrado le ferite alle case e alle città, non vuole mollare, nè abbandonare questa terra che continua a tremare. “Ho sentito il bisogno di venire - ha sottolineato

Anche al Papa la T Shirt Teniamo Botta

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on l’aiuto della Diocesi di Carpi e la disponibilità di uno degli assistenti del Santo Padre, alcune magliette simbolo della volontà di resistere alle avversità Teniamo Botta! sono state donate anche a Papa Joseph Ratzinger in occasione della sua visita a Rovereto sul Secchia nella mattinata di martedì 26 giugno. Il Papa, circondato da bambini con la T shirt Teniamo Botta di Radio Bruno, poco prima di ripartire, ha sorriso citando le magliette ricevute in regalo.

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“Voi non siete e non sarete soli: il Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi”, ha detto il santo padre tra gli applausi della folla che, commossa, lo ha accolto a Rovereto, martedì 26 maggio

L’abbraccio del Papa

di Jessica Bianchi e Marcello Marchesini

Benedetto XVI - in mezzo a voi che, oltre a patire le conseguenze materiali del sisma, siete messi alla prova nell’animo. Il cuore del papa è vicino al vostro cuore per consolarvi ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi”. Parole accompagnate da un lunghissimo e accorato applauso. “Siete gente - ha aggiunto

il pontefice - che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò ora è messo a dura prova da questa situazione ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete Continua a pagina 4


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fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno”. E Benedetto XVI invita a confidare nella solidarietà e nell’aiuto di tutti coloro che si stanno spendendo, giorno dopo giorno, a ridare luce e speranza al nostro territorio ferito a morte. “La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli! In questi giorni, in mezzo a tanta distruzione e dolore, voi avete visto e sentito come tanta gente si è mossa per esprimervi vicinanza,

solidarietà, affetto; e questo attraverso tanti segni e aiuti concreti. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza. Guardando le vostre terre ho provato profonda commozione davanti a tante ferite, ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare insieme a voi; ho visto che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio e questo è il segno più bello e luminoso”. E, infine, il papa ha lanciato un forte appello alle istituzioni e a ogni cittadino a essere, pur nelle difficoltà del momento, “come il buon samaritano che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico

fino in fondo delle necessità dell’altro. La Chiesa vi è - e vi sarà - vicina”, promette il santo padre tra le ovazioni dei fedeli presenti. “Cari amici, vi benedico tutti e ciascuno, e vi porto con grande affetto nel mio cuore”. La speranza di tutti noi - cattolici e laici - è che la visita del papa rilanci con forza agli occhi dell’Italia intera le sanguinanti lesioni che questa serie infinita di scosse ha inferto alla nostra

terra e ai nostri animi, affinchè lo Stato non ci abbandoni a noi stessi. Se è vero infatti che “teniamo botta”, è altrettanto vero che non abbiamo le forze necessarie per fronteggiare da soli un’emergenza di questa portata. Dopo il sorriso e l’abbraccio del papa, ora abbiamo bisogno di risposte concrete e risorse. Tante. Per poter finalmente ricostruire le nostre case. Prima che crollino. Del tutto.


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Le testimonianze di coloro che erano a rovereto in occasione della visita di benedetto XVI

“Il Papa è nostro padre e ci aiuterà” di Jessica Bianchi e Marcello Marchesini Magda e Anna

Standing ovation all’arrivo del vescovo emerito Elio Tinti che si è fermato ad abbracciare numerosi fedeli

Chiara “Il papa può ridare speranza a chi ha perduto la casa, offrire conforto e aiuto a chi non ha più nulla”.

La visita del papa è stata benvenuta

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Raffaella “E’ importante che il pontefice sia qui. Vicino a noi, come un padre coi suoi figli. La sua visita non ci fa sentire soli e abbandonati a noi stessi”. Federica, Rita e Lorenzo “Quello del papa è un grande abbraccio. La sua visita ci aiuterà ad essere ancora più uniti. Più forti. Noi vogliamo ricostruire Rovereto. Questo è il nostro paese e non lo lasceremo morire. Il papa ci darà la forza per ripartire, dal basso, ma ripartiremo di certo”.

Barbara

Isa

Chiara

Lorenzo e Rita

Romano “La sua è una grande presenza. E’ un padre corso in aiuto dei suoi figli. Sono felice che il vescovo, monsignor Cavina sia riuscito a portare il papa sino a noi”. Mauro “Occorre rimettere il paese in sicurezza. Io ho perso la casa, mia moglie anche il negozio ma non ce ne andremo da qui. Qui ci sono i nostri affetti, le nostre radici... noi non ci vogliamo fermare ma qualcuno deve aiutarci. La burocrazia non deve ostacolarci. Non c’è tempo da perdere: occorrono fondi e velocità per ripartire. Speriamo che il papa possa aiutarci a dare visibilità alle nostre comunità”.

Federica

hi scrive non è cattolico. Chi scrive, dal cattolicesimo ha avuto, come tanti, un’educazione declinata in una sua strana versione tutta emiliana. Chi scrive vuole essere sincero e ammettere di non essere un particolare fan di Papa Benedetto XVI. Come successore al Soglio di Pietro, l’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini gli sarebbe parsa, per intenderci, una scelta più felice. Chi scrive, alle certezze del Catechismo preferisce le riflessioni più incerte e i più laceranti interrogativi di Ivan Karamazov; ai libri di Antonio Socci le meditazioni sull’anima di Vito Mancuso; alla diplomazia di Bertone l’impegno di Don Luigi Ciotti. Chi scrive, però, non può non invitare tutti – a partire da se stesso – a uno sforzo di riflessione, a una fatica di onestà intellettuale. C’è chi, in questi giorni, è andato ripetendo che meglio avrebbe fatto il pontefice a restarsene a Roma. Ma noi, che martedì mattina a Rovereto c’erava-

mo, abbiamo visto centinaia di persone - tra cui tanti terremotati della frazione e delle zone vicine - accogliere con canti, applausi, con il sorriso sulle labbra e un anelito di speranza nello sguardo l’arrivo del Papa. Inoltre, una frazione e un territorio che iniziavano a sospettare di essere ormai relegati nel dimenticatoio hanno potuto, grazie a questa visita, avere su di sé la volubile attenzione dei media nazionali e internazionali. Per questi due motivi dobbiamo tutti sforzarci di capire come, al di là dei nostri giudizi e, spesso, pregiudizi, la visita di Benedetto XVI sia stata benvenuta. Se non altro perché a tanti ha saputo portare un briciolo di speranza in più, in un momento in cui la speranza vale più dell’oro. Chi scrive non vuole dimenticare che essere emiliani significa anche saper godere della felicità di chi ci sta intorno. Anche quando si tratta di gioie differenti da quelle che soddisfano noi stessi.

Raffaella

David e Maria

Anna “Io faccio la missionaria in Malawi. Lo scorso aprile don Ivan è stato 15 giorni con me e la nostra comunità. Era un uomo di grande levatura spirituale, un dono di Dio per tutti noi. Seppure per pochi giorni, i nostri ragazzi avevano trovato un padre in lui. Io sono qui in rappresentanza di tutti coloro che nel paese africano gli hanno voluto bene”. Barbara “Questa visita per me è fondamentale. Ed è proprio da qui che vorrei ripartire”.

Mauro

Umberto “Rovereto è una piccola frazione, noi siamo sempre stati gli ultimi degli ultimi; ci voleva uno scossone come questo per ridare voce anche alla nostra comunità”. Isa “Questa visita ci aiuterà a risollevare gli animi. Siamo tutti con le ginocchia per terra ma, grazie alle parole di speranza e di conforto del papa, troveremo la forza di rialzarci”. Maria “Veniamo da Carpi e questa è la statua che raffigura la Mamma della Pace, che è venuta a richiamarci alla conversione, all’umiltà, alla carità,

Umberto

a noi che viviamo in una Carpi così chiusa in sé, così autosufficiente. Si possono distruggere le chiese come gli edifici, ma non la Chiesa che siamo noi fedeli. Pietre vive”. David “Nella nostra abitazione non abbiamo avuto danni significativi,

ma il giorno prima del terremoto del 20 maggio è caduto un arco che sosteneva la statua in giardino. La Madonna però non è caduta, altrimenti si sarebbe rotta in mille pezzi. Lì per lì non ci avevamo dato peso, ma il giorno dopo, ripensando all’episodio, non ne siamo stati più così sicuri”.

Romano


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Ospedale di Carpi: “ad agosto saranno ripristinate le degenze di area internistica (Cardiologia, Medicina, Lungodegenza) mentre dovremo aspettare l’autunno per la rimessa in funzione del comparto operatorio”, spiega il neo direttore generale dell’Azienda Usl di Modena, Mariella Martini

Il Ramazzini ha ripreso a respirare “A ottobre avremo le vecchie 6 sale operatorie riqualificate a cui se ne aggiungeranno 4 di nuova realizzazione”.

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l nostro caro ospedale ha una “pellaccia” dura. E’ inadeguato, vecchio e carente eppure è un resistente. Il sisma lo ha ferito ma non lo ha ucciso. Da qualche settimana ha infatti ricominciato a respirare. Assistito. Giorno dopo giorno. Con amore e perizia da parte di tecnici, operatori, medici... Alla faccia di chi inneggia a un nuovo ospedale (tema quanto mai urgente, soprattutto ora con i nosocomi di Mirandola e Finale Emilia in ginocchio) lui è rimasto lì: in piedi. Bisognoso di cure non ancora stimabili, poichè questa è la fase della ricognizione delle lesioni. E non della quantificazione del danno. Ma che senso ha spendere milioni di euro su un malato che, per anni, abbiamo definito terminale, per la sua inadeguatezza di spazi e la sua vetustà? A fugare ogni lecito dubbio ci ha pensato in due battute il primo cittadino di Carpi. “Non è questa la sede per discutere dell’eventualità di un nuovo ospedale”. Con queste parole il sindaco Enrico Campedelli ha aperto la conferenza stampa relativa allo stato di salute dell’Ospedale Ramazzini. Lapidario, ha poi aggiunto: “oggi siamo in emergenza ed è necessario riportare al più presto il nosocomio alla situazione pre sisma. Verrà il tempo in cui fare ulteriori riflessioni di carattere politico”. Dopo aver tagliato la testa al toro ed essersi accertato che nessun giornalista presente uscisse dal seminato, il primo cittadino ha poi passato il testimone a Mariella Martini, neo direttore generale dell’Azienda Usl di Modena che ha descritto con dovizia lo stato in cui versa il nostro vec-

Da sinistra Claudio Vagnini, Enrico Campedelli, Mariella Martini e Teresa Pesi

I medici di famiglia

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l terremoto ha dato un duro colpo anche ai servizi sanitari territoriali, ovvero tutte quelle attività legate alla salute svolte al di fuori della rete ospedaliera. Un punto di riferimento per la popolazione del Distretto sono stati, durante le fasi di prima emergenza, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, nonostante le gravi difficoltà in cui hanno dovuto operare, a causa dai seri danni subiti dalle strutture ambulatoriali. Nel distretto di Carpi su 99 ambulatori presenti, ad oggi, 13 sono ancora inagibili. Soltanto in città sono attivi 65 studi di medici di medicina generale. Di questi, 12, che fino alla scorsa settimana erano chiusi, sono tornati nelle loro sedi abituali dopo aver ottenuto dalla Protezione civile l’agibilità. Altri 4 medici operano in strutture d’emergenza. A Novi sono presenti 11 studi di Medici di Medicina Generale e pediatri, a Soliera 14 e 9 a Campogalliano. Al campo delle Piscine è operativo un pullman attrezzato di Emergency che ospita 2 medici volontari. E’ operativo il Consultorio Familiare mentre la Pediatria di comunità è collocata presso i locali della scuola per l’infanzia Benassi, che ospitava già la Psicologia Clinica e la Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

Assistenza sanitaria nei campi

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Carpi sono presenti 7 campi di accoglienza, per un totale di 944 posti letto disponibili. A questi vanno aggiunti 2 campi di Novi di Modena (uno a Rovereto); 2 punti di accoglienza a Soliera (uno presso un albergo della zona e un altro presso la parrocchia di Limidi di Soliera) e un altro in un hotel a Campogalliano. Gli operatori sanitari che lavorano in questi campi sono attualmente 47. Venti medici e ventisette infermieri, a cui se ne aggiungeranno - nei prossimi giorni - altri 10.

chio e sempre più ammaccato ospedale, non risparmiandosi nell’elogiare chi, il 29 maggio, a seguito della seconda scossa di terremoto, si è prodigato con grande spirito di sacrificio nell’evacuare in via cautelativa i 248 pazienti pre-

senti all’interno della struttura ospedaliera. “Io sono arrivata il 4 giugno quando la fase acuta dell’emergenza era già stata gestita egregiamente, con competenza e disponibilità, dal dottor Claudio Vagnini, direttore

sanitario del Distretto di Carpi e dalla dottoressa Teresa Pesi, direttrice dell’Ospedale, coadiuvati da medici, operatori e collaboratori. Quella che stiamo vivendo ora è la fase del disagio prolungato: numerose infatti sono state le attività trasferite nel sistema ospedaliero provinciale per garantire la cura e l’assistenza. Il nostro obiettivo primario è quindi quello di tornare alla normalità il più velocemente possibile”. Sul fronte strutturale, nel complesso, il “Ramazzini non ha subito danni anche se il suo recupero sarà necessariamente graduale”, ha aggiunto Martini. Il primo a essere ripristinato è stato il Pronto Soccorso unitamente alle funzioni diagnostiche strettamente connesse a tale reparto, tra cui la Radiologia. Anche le prestazioni ambulatoriali hanno ripreso la loro normale funzionalità”, (la maggior parte degli ambulatori e del piano terra della ex Tenente Marchi hanno riaperto. Lì è stato allestito anche il Centro prelievi che, su concessione del vescovo, Monsignor Francesco Cavina, verrà presto spostato all’interno della Cappella dell’ospedale, mentre sul medio e lungo ter-

mine “dovrà essere ricollocato, magari insieme alla sede dell’Avis, poichè non abbiamo alcuna intenzione di riattivarlo nel seminterrato”, assicura Vagnini. E’ inoltre nuovamente operativo nel Poliambulatorio il Servizio di Diabetologia). Si stanno completando poi i lavori di messa in sicurezza della Psico-oncologia del Day Hospital Oncologico (che dovrebbe tornare operativo a luglio) mentre i trattamenti chemioterapici sono stati ricollocati presso il nuovo Ospedale civile sassolese. Tra i pazienti cronici, i dializzati hanno vissuto una vera e propria odissea, spostandosi tra Policlinico, Baggiovara e Sassuolo. “Dopo i controlli effettuati sulla rete idrica - ha assicurato Martini - a Carpi è ripresa l’attività di dialisi. Saranno garantiti i trattamenti per circa 50 pazienti dell’area Nord al giorno (su un totale di circa 80) poichè gli spazi disponibili e fruibili, al momento, si sono notevolmente ridotti”. E sul fronte delle degenze, quando l’ospedale tornerà operativo? “Il primo corpo di fabbrica che sarà riaperto è il numero 4 (quello per intenderci che ha il Reparto di cardiologia a piano terra), lì

devono essere compiuti degli interventi di ripristino e messa in sicurezza che dovrebbero concludersi entro la metà di luglio. Nelle prime settimane - auspica il direttore generale - di agosto dovremmo essere quindi in grado di riattivare i ricoveri dell’area internistica (Cardiologia, Medicina, Lungodegenza). Stiamo inoltre valutando la possibilità di riportare in quell’ala anche l’attività di Ostetricia perchè occorre ripristinare al più presto un altro punto nascita”. Più complesso invece sarà riaprire il corpo di fabbrica nel quale sorgono sale operatorie e degenze chirurgiche (dove i collegamenti con il resto dell’ospedale non soddisfano i critieri antisismici e devono quindi essere rimessi in sicurezza onde evitare che, in caso di ulteriori scosse importanti, sollecitino in modo anomalo il resto della struttura) anche se, in tutto questo mare magnum, spunta, improvvisa, una buona notizia. “Abbiamo chiesto alla ditta che si è aggiudicata i lavori di rifacimento delle sale operatorie (il cantiere parte lunedì) di stringere i tempi (in 100 giorni) e di realizzare non 2, bensì 4 nuove sale. Ad ottobre quindi avremo le vecchie 6 sale operatorie completamente riqualificate a cui se ne aggiungeranno 4 di nuova realizzazione”. Entro la fine di settembre dovrebbero tornare operativi anche i piani superiori: “con gradualità, tutto tornerà in funzione, siamo però consapevoli - conclude Mariella Martini - che i prossimi mesi metteranno a dura prova operatori e cittadini ma, vi assicuro, ce la stiamo mettendo tutta”. Jessica Bianchi

I lettori ci scrivono

Rovereto deve rinascere

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a situazione a Rovereto è seria, io ci vivo da sempre, ma mio malgrado ho dovuto abbandonarla temporaneamente perchè la mia casa, pericolante, inagibile e da abbattare non può più accogliere me e la mia famiglia; nessuno è ancora passato a fare rilievi, ma dopo che mio padre ha fatto presente alla Polizia che la casa potrebbe cedere e finire su via Barberi allora qualche transenna in più è stata messa. Non me la sento di incolpare nessuno, nè il sindaco Turci, nè nessun altro perchè la situazione è stata inaspettata e, sinceramente, pensandoci a mente fredda, io non so come avrei reagito se fossi stata al suo posto; capisco però la rabbia dei Roveretani, in fondo siamo sempre stati un po’ messi nel

dimenticatoio dai novesi ma, come si suol dire, abbiamo sempre fatto pane per nostro conto. E stavolta non sarà diverso. Per ora io non sono in paese, ma non voglio abbandonarlo, non è il momento di scappare per la paura, è il momento di tornare per ricominciare! Ma su una sono d’accordo, qualcuno deve arrivare per dirci da che parte ricominciare, ingegneri della Protezione Civile, Vigili del Fuoco... insomma, a chi di dovere, per favore faccia uno sforzo in più di quello che già sta facendo cosicchè, anche Rovereto come tutti gli altri piccoli paesini lasciati un po’ soli, abbia la possibilità di rinascere dalle proprie macerie, e non dalle ceneri come la fenice, e alla fine essere altrettanto bello. Maura

La solidarietà non ha confini

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olevo mettervi al corrente dei piccoli gesti di solidarietà che si stanno verificando. Dieci anni fa io e mia moglie abbiamo condiviso una bella avventura in camper con un’altra coppia di astigiani conosciuti durante un viaggio. I nostri rapporti però non ebbero più seguito. Ebbene questa coppia dopo tanti anni, appena saputo del terremoto, ci ha contattati per sapere se avevamo bisogno di qualcosa. Nel nostro condominio di via Mozart è stata ospitata una famiglia la cui casa dovrà essere abbattuta. I nostri amici hanno preso a cuore la loro storia e hanno bonificato direttamente sul loro conto un primo aiuto di 500 euro, cui ne seguiranno

Fotografi come avvoltoi

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lcuni giorni fa ero nel giardino dietro la mia casa a Rovereto. I Vigili del Fuoco la stanno abbattendo completamente. Non avrei mai immaginato che casa mia passasse nei telegiornali nazionali. A un certo punto si avvicinano tre personaggi con fotocamere e obiettivi che sembravano

cannoni. Ho chiesto loro chi fossero e mi han risposto di essere dei freelance. Ho capito subito che il loro scopo era quello di fare alcune foto da rivendere poi ai giornali e, infatti, uno di loro stava facendo uno scatto alle cose personali che gli angeli rossi mi portavano nel giardino senza nemmeno chiedermi il

A cosa serve una nuova piscina?

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uongiorno, sono una semplice cittadina di Carpi, terremotata come tanti altri. Seguo attentamente quello che sta avvenendo e ho qualche proposta da fare. Già si sentono voci di fondi che tarderanno ad arrivare (sempre che arrivino), di problemi da parte dei comuni ad affrontare le spese per la messa in sicurezza dei vari edifici pubblici, difficoltà a pagare stipendi alle Forze

dell’Ordine che stanno lavorando per noi incessantemente da svariati giorni. Vorrei fare una proposta al Comune che secondo me potrebbe trovare riscontri positivi in tanti altri concittadini. Cosa ce ne faremo di una nuova piscina bellissima se le altre strutture pubbliche non sono sicure? Forse quei fondi stanziati già da tempo potrebbero, vista l’emergenza, essere investiti in modo diverso. Non

permesso. An gho’ più vist: le urla che ho fatto da Rovereto credo le abbian sentite fino a Carpi. Da tempo non mi arrabbiavo così. Queste persone sono degli avvoltoi che si arricchiscono sulle disgrazie altrui, ma non conoscono come siamo fatti noi emiliani. Vergognatevi! Concludendo, i tre se ne sono andati via mestamente. Cesare conosco voce per voce il bilancio del comune ma sicuramente, certe spese previste in tempi migliori, potrebbero essere riviste. Ho saputo che un numero folle di pasti offerti dalla Protezione Civile (e quindi pagati) ogni giorno vengono buttati, perchè? Solo a Carpi siamo circa 70mila abitanti. Se ci autotassiamo per una cifra di 20 euro a testa raccoglieremmo oltre 1 milione di euro. Non tantissimo ma qualcosa si potrebbe fare. Lara


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Mi chiamo Rosa. E vivo al campo del Piazzale delle Piscine. Scrivilo il mio nome. Io non ho paura”. Rosa è pensionata, viveva a Fossoli, al quarto piano di un condominio in via Mar Adriatico. Il terremoto ha cambiato la sua vita e quella della sua famiglia. “La nostra casa è inagibile, speriamo di poterla mettere in sicurezza per poter recuperare qualcosa ma, probabilmente, dovrà essere abbattuta. Ci sono tornata dentro solo 10 minuti con un Vigile del Fuoco, dopo qualche giorno, per prendere alcuni cambi per me, mio marito, mia madre... Siamo nudi e crudi. Abbiamo perso tutto quanto. Un dolore inimmaginabile”. Dopo le scosse del 29 maggio Rosa insieme alla sua numerosa famiglia è stata al Motocross di via Guastalla poi, quando è arrivata la Protezione Civile Lucana, è stata trasferita nella tendopoli allestita nel piazzale delle piscine. “Io non ho rubato niente, non ho ammazzato nessuno, eppure vivo come una carcerata. I miei parenti non possono entrare se non durante gli orari di visita e mia madre, troppo anziana

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Rosa è una delle poche sfollate italiane che, insieme alla sua famiglia, vive al campo del Piazzale delle Piscine e ne denuncia il caldo, le condizioni igieniche dei bagni e la monotonia del cibo. “Io non voglio l’elemosina. Io voglio tornare a casa mia, ma non posso, e allora chiedo giustizia”.

“Perchè nessuno ci aiuta?”

per restare con noi, (compirà 87 anni a luglio) è stata trasferita dagli assistenti sociali in una struttura protetta”. Anche a Rosa era stata prospettata la possibilità di andare in albergo ma lei risponde decisa: “i miei figli lavorano qui, non potevo lasciarli soli. Abbiamo preferito restare tutti uniti ma è dura stare qui”. Il cibo è un nodo scoperto al campo: “conosco persone che vivono in campi privati, autogestiti, che godono dell’aiuto di tante persone generose. Gente che arriva con camion pieni di abiti o alimenti che vengono poi suddivisi tra i vari campi. Da noi non arriva nulla: perchè non li fanno passare? L’ho chiesto alla Protezione Civile che mi ha mandato in Comune; sono andata in Comune e mi han rimpallata alla Protezione Civile. Cos’è questo scaricabarile? Perchè nessuno ci dà delle risposte? Perchè nessuno si assume delle responsabili-

tà?”. Al campo gli italiani sono solo un’ottantina su 450 ospiti: una percentuale esigua. “Noi siamo in 16 e occupiamo due tende. Quando siamo arrivati possedevamo solo i vestiti che avevamo addosso: nessuno ci ha dato nulla. Nè un paio di mutande, nè un canottiera. Ho speso la mia pensione minima per comprare del sapone, alcuni indumenti. L’essenziale, ma i soldi son finiti e ne riparleremo il prossimo mese”. Nella cucina della Croce Rossa Italiana, “nonostante le direttive del capo Rocco Cosentino, persona speciale, sempre pronta ad aiutarci e sostenerci, evidentemente qualcosa non va”, continua Rosa.

“Mangiamo sempre le stesse cose, la carne è un lusso ed è sempre e solo pollo: coscetta di pollo o wurstel di pollo, perchè la maggioranza degli sfollati è musulmana. E noi? Noi chiediamo solo uguali diritti per tutti. In un campo di sfollati, durante un’emergenza come questa, nessuno deve essere privilegiato. Se arrivi un po’ più tardi l’insalata è finita, lo stracchino o la mozzarella, pure... non si può mangiare pasta al pomodoro o in bianco a pranzo e cena. Sono tre giorni che mangiamo fagiolini. Il tema è che tutti devono poter mangiare le stesse cose: è una questione di giustizia. Se non ci sono abbastanza banane per tutti,

allora non si distribuiscono le banane. Persino l’acqua è razionata: tre bottigliette da 500 ml al giorno, una al mattino, una al pomeriggio e una alla sera e se non ci sei durante la distribuzione, salti”. E a esacerbare ulteriormente gli animi, c’è il caldo. “Qui non si respira. C’è un caldo soffocante. Mortale, nonostante i condizionatori. Il tendone dove si mangia poi è un forno, ogni tanto ci buttano l’acqua sopra per abbassare le temperature ma rischi di star male ogni volta che ci entri dentro. Io non voglio l’elemosina. Io voglio tornare a casa mia, ma non posso, e allora chiedo giustizia”. Anche le condizioni igieniche dei ba-

Il Campo Basilicata coi suoi 500 ospiti è una bomba a orologeria. Il caldo asfissiante e la convivenza forzata tra italiani e stranieri costituiscono un binomio a dir poco esplosivo

Dove sono i Servizi Sociali?

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l Campo Basilicata coi suoi 500 ospiti è una bomba a orologeria. Il caldo asfissiante e la convivenza forzata tra italiani e stranieri costituiscono un binomio a dir poco esplosivo che, la settimana scorsa, si è già tradotto in rissa e minacce. “Là dentro - spiega Barbara Papotti, responsabile dell’Ufficio di piano dell’Unione delle Terre d’argine che coordina le iniziative tra comuni, Ausl e Unione nel campo dei Servizi Sociali - si stanno acuendo tutte le criticità che già esistevano prima del sisma ma che erano latenti. Un conto è parlare di immigrazione, di usi e costumi differenti, un conto è viverci a pochi centimetri, in una situazione di emergenza e di

Barbara Papotti

difficoltà oggettiva”. Al campo tende allestito nel Piazzale delle Piscine, la situazione è particolarmente complicata a causa della massiccia presenza di stranieri (circa l’80%) perlopiù pachistani. “Sino ad oggi, i controlli all’ingresso del campo non sono stati incisivi;

alcuni si scambiavano il pass per far entrare anche persone non ospiti e questo ha creato difficoltà ma sono in arrivo i braccialetti e la situazione dovrebbe iniziare a migliorare”. Intensa l’attività dei mediatori culturali, presenti “giornalmente all’interno del campo, impegnati in questi giorni in uno screening puntuale delle famiglie presenti per verificare la possibilità di mettere in atto delle soluzioni alternative alle tende, in modo particolare la sistemazione autonoma con contributo, anche se - ammette Papotti - non c’è ancora molta chiarezza relativamente all’elargizione di tale contributo”. Il campo è un concentrato di regole che, spesso, non vengono rispettate:

“il problema più grave è proprio quello relativo al rispetto delle regole - continua Barbara Papotti - persino i mediatori si sorprendono dinanzi a certi comportamenti”. I pochi italiani presenti lamentano di non essere ascoltati e che la gestione del campo ruota intorno agli immigrati. Conferma? “Dipende solo dal fatto che costituiscono la maggioranza degli ospiti, ma sono convinta che la verità del campo non sia una verità assoluta. All’inizio dell’emergenza ad esempio, i volontari e, più in generale, la macchina che si è messa in moto per portare soccorso, non erano preparati a gestire le comunità straniere. Non sa

quante volte mi sono sentita ripetere che i musulmani rifiutavano il cibo, seppur regalato. Il tema è sempre lo stesso: un conto è sapere che i musulmani non mangiano maiale e consumano carne macellata halal, un conto è rispettare tali assunti in condizioni contingenti. Tutti questi disguidi hanno creato molta tensione”. Circa un centinaio i minori presenti: avete pensato a qualche intervento per tutelarli? “I piccoli al di sotto dei due anni di età sono stati dirottati insieme alle madri verso gli alberghi, seppure con grandi difficoltà. Ora, in collaborazione con la Pubblica istruzione, stiamo cercando di inserire i minori all’interno di centri

gni impensieriscono Rosa: “i bagni sono sempre sporchi e puzzolenti. Le donne straniere non si curano degli altri, buttano la carta sporca a terra... è uno schifo. Noi non siamo morti sotto le macerie, di certo non vorremmo morire per qualche strana malattia. Lo ripeto: le regole devono essere uguali per tutti, italiani e stranieri, ma abbiamo paura a ribellarci perchè siamo una minoranza e perchè qualche rissa tra stranieri qui c’è già stata”. Rosa è stanca. “Vivo qui da 45 anni, sono venuta a Carpi dalla provincia di Avellino, quando avevo 19 anni. Non mi sono mai lamentata, ho sempre pagato le tasse, ma ora mi sto arrendendo. Dov’è l’Emilia Romagna ricca di cui tutti parlano? Dove sono finiti gli aiuti? Perchè nessuno ci dà una mano? Cosa sta succedendo? Perchè nessuno si cura da noi?”. Domande che meriterebbero una risposta. Jessica Bianchi

estivi e campi gioco”. La Protezione Civile lucana lamenta l’assenza degli operatori sociali del Comune all’interno del Campo. Come commenta? “Ogni mattina si tiene un incontro con tutti gli enti coinvolti nella gestione dell’emergenza e tutte le esigenze che vengono segnalate sono prontamente verificate e affrontate, comprese quelle sociali; i mediatori sono presenti ogni giorno e riferiscono continuamente delle condizioni del campo. E comunque Carpi fuori dal campo c’è ancora. Non credo che la nostra città debba essere riprodotta all’interno di una soluzione temporanea e problematica come quella. Scegliere di mantenere altrove alcuni servizi significa anche favorire l’uscita degli ospiti, aiutandoli a mantenere un legame forte con la città”. Jessica Bianchi

I lettori ci scrivono

“Abbiamo assoluto bisogno di normalità per poter ritrovare un po’ di pace”

Q

uesta notte è così, come le altre. Da quel giorno non ho dormito niente, mi sono svegliata alle due. Basta un rumore o che qualcuno si muova per rivivere quei momenti. La paura è dentro ai nostri cuori, il boato e i ricordi dentro le nostre teste. Ero andata a dormire dai miei figli lassù al settimo piano obbligata poichè la mia casa è in fase di rifacimento e non abitabile. Alle nove il caso fortuito ha voluto che tutti e tre fossimo ancora lì, per riordinare, per mettere a posto le nostre cose per mettere avanti il pranzo visto che a quell’ora eravamo sempre cronometrati... Il ter-

rore: abbracciata a mia figlia urlavo, mentre tutto ruotava e cadeva intorno, faticavi a reggerti e urlavo con tutta la voce che avevo. Urlavo, urlavo a mio figlio di raggiungermi, era vicinissimo, impietrito sotto la porta della sua camera, gli urlavo di venire da me quasi io, come madre, fossi stata in grado di proteggerlo. Poi la fuga, le urla della gente, i pianti, la disperazione, 14 rampe di scale, correre per scappare per trovare una via di fuga. Io che correvo con la mia anca displasica in lista per l’intervento di protesi. Il panico: era stato peggio del primo, quello del 20 di notte alle 4... più forte e devastan-

te. Le macchine, la fila per le strade, le ambulanze, le sirene da lontano, i cellulari bloccati senza segnale. Ci siamo trovati così, proiettati in altro mondo e a pochi chilometri di distanza. Amici, parenti che non avevano più niente e niente vuol dire niente. Sono cambiati i punti di riferimento. Poi alle 13 di nuovo, senza tregua, come le innumerevoli scosse che si stanno ancora susseguendo in questi giorni. Allucinante: tutto è allucinante. Mia cognata che abita a San Felice, il paese non c’è più. La Lorella arriva verso le 14,30 con suo figlio che fa il geometra; lei piange, trema, lei non lo sa ma suo figlio alle

9 era sopra a un’impalcatura al quarto piano, era riuscito a scendere mi abbraccia, non ci siamo mai abbracciati... Sono cambiati i punti di riferimento, tutti abbiamo reciprocamente bisogno l’uno dell’altro per sostenerci. Mio nipote, mio cognato con il bimbo di 4 anni, tutti ci siamo ritrovati, insieme agli amici più cari che sono rimasti in campagna con noi, prima nelle macchine che sono diventate di tutti, poi nelle tende, per non essere soli, per non avere paura , per essere “in di più” se arriva qualcuno indesiderato. Per proteggerci a vicenda. Ci sono le ragazze che dopo notti di disagio vanno a fare

volontariato, un nostro amico in pensione che va a fare il volontariato e al ritorno ci aggiorna. Vediamo alla televisione una cara amica che piange disperata non ha più niente e, lo ribadisco, niente vuol dire niente. C’è anche chi continua a studiare per gli esami all’Università, come mia figlia. La stimo molto per la forza che ha avuto sinora, me lo aspettavo lei ha sempre studiato e si è trovata un lavoro in regola che di questi tempi non è da poco. Il centro storico è chiuso e lei lavora là, chissà quando ci potrà tornare, come ci si potrà trovare in quel negozio. Siamo muti, siamo stanchi. Ci si sente spossati,

inermi, disperati e impotenti. Poi la fila alla Protezione Civile per mettersi in lista per i sopralluoghi e lì capisci che le Persone, quelle vere, esistono. Capisci che sono persone di più alto spessore che fanno cose che non hanno prezzo. E i discorsi sono solo quelli, sempre quelli; con parole sinora usate raramente: magnitudo, strutture portanti, imprevedibile, agibilità delle case, dei capannoni, dei centri storici, evacuazione... Nessuno può sapere o capire se quei momenti non li ha vissuti sulla pelle . Solo questa è la verità e nessuno la può negare. Abbiamo bisogno di normalità per poter vivere la nostra vita e ritrovare un po’ di pace. Laura


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in base al decreto del commissario le aziende nelle zone colpite dal terremoto sono obbligate a effettuare dei miglioramenti antisismici, mentre in zone limitrofe questo obbligo pare non valga. Intervista all’ingegnere strutturista Rodolfo Biondi

Fatta la legge trovata la proroga I

n questi mesi gli edifici da mettere in sicurezza e ristrutturare non saranno pochi. Abbiamo chiesto qualche consiglio a Rodolfo Biondi, ingegnere strutturista. Partiamo dall’inizio: la mia casa presenta crepe in diversi punti, e prima dei sopralluoghi tecnici potrebbe passare diverso tempo. Come posso capire, grossomodo, se si tratta di danni preoccupanti? Cosa occorre osservare per comprendere lo stato della propria abitazione, se non si è un professionista? “L’analisi del quadro fessurativo di un fabbricato è un’attività complessa, che richiede la conoscenza di una serie di parametri di non immediata individuazione. Oltre a dati relativamente semplici come la tipologia strutturale dell’edificio - per esempio muratura portante - è infatti necessario individuare l’orditura dei solai, le sezioni resistenti efficaci dei maschi murari... Consiglio di attendere l’analisi da parte di un professionista, in quanto è necessaria una preparazione specifica e una visione critica della situazione”. Cos’ha di diverso – per sommi capi – un’abitazione costruita secondo criteri antisismici rispetto ad una edificata senza tali criteri? “Le strutture costruite con criteri antisismici prevedono un comportamento resistente anche nei confronti delle azioni orizzontali prodotte dal sisma, e non solo alle usuali forze verticali originate da pesi permanenti e sovraccarichi. In pratica viene progettato un sistema resistente tridimensionale che garantisce, con un’attenzione ai particolari costruttivi dei nodi e alla gerarchia delle rigidezze degli elementi, un margine di sicurezza anche in fase post-elastica alla struttura. Dal punto di vista operativo la progettazione antisismica, per le strutture in muratura, consiste nel garantire, oltre a un dimensionamento efficace, il corretto collegamento fra i vari elementi costitutivi dell’organismo edilizio: fondazioni, murature portanti e solai; evitando situazioni, per esempio coperture spingenti, che possono portare a situazioni critiche in caso di sisma”. Ora è obbligatorio costruire abitazioni antisismiche? Se sì, da quando? Prima era facoltativo? Se invece

ancora non è obbligatorio, a suo avviso dovrebbe diventarlo? “La Regione Emilia Romagna ha riclassificato i Comuni sismici in data 23/10/2005: da allora è obbligatorio, per i Comuni rientranti nella classificazione, costruire con criteri antisismici. Purtroppo, dall’ordinanza 3274 del 20/03/2003 sino al 01/07/2009, data di entrata in vigore delle nuove normative tecniche (NTC2008), si sono avuti una serie di provvedimenti legislativi di proroga e di possibilità di utilizzo di diversi approcci normativi che hanno creato forte incertezza nel settore”. La mia abitazione non è antisismica: cosa comporta renderla tale? Cosa si va a modificare? “La normativa vigente prevede che, per le costruzioni esistenti, si possa intervenire su tre diversi gradi: riparazione (intervento locale e isolato), miglioramento (intervento su alcuni elementi strutturali per un migliore comportamento del fabbricato) e adeguamento (atto a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle norme). L’intervento sul costruito è sempre un’operazione delicata in quanto in prima analisi si deve conoscere nel dettaglio non solo il sistema resistente ma anche la qualità dei materiali utilizzati (per questo le norme definiscono i livelli di conoscenza e fattori di confidenza da applicare al modello strutturale in fase di calcolo), è quindi difficile generalizzare un intervento di adeguamento ‘tipo’, avendo ogni fabbricato la sua “storia edilizia”. Quindi il progetto e i lavori dovranno essere previsti di conseguenza”. La mia casa è seriamente lesionata, ma non tanto da doverla abbattere. Quali sono gli interventi più comuni che posso-

portare a delle situazioni di instabilità non solo globale - crollo del fabbricato o di sue macroparti - ma anche a cinematismi locali - caduta di parti di muratura, sfilamento di porzioni di solaio... In genere, fermo restando la necessità di rivolgersi a un professionista specializzato per una valutazione globale del fabbricato, le lesioni innocue sono quelle di piccola ampiezza ed estensione e che non interessano per intero un elemento strutturale in pratica non sono passanti; non destano infine particolari preoccupazioni le fessurazioni presenti su elementi

no migliorare, sin da subito, la stabilità di un edificio? “Numerosi sono gli interventi possibili e per questo vorrei fornire, a titolo informativo, un decalogo di norme tecniche messe a punto dal Genio Civile di Arezzo dopo il terremoto del 26 aprile 1917 che, con i dovuti aggiornamenti sulle tecnologie edilizie, risultano attuali e compatibili con le NTC2008 (tratto da “Analisi strutturale per il recupero antisismico” ed. DEI autori Giovanni Cangi, Mauro Carboni. Alessandro De Maria)”. Con le scosse che si susseguono, le persone sono ormai così esasperate da prolungare il soggiorno in tenda per tutta la famiglia, con gli immaginabili disagi che ciò comporta. Quali sono le crepe davvero pericolose, e quali invece quelle ‘innocue’ o comunque trascurabili? “Le lesioni pericolose sono quelle che possono

non portanti - tamponamenti - anche se si deve comunque controllare che non possano portare a un cinematismo di crollo locale dell’elemento stesso”. E’ obbligatorio che gli edifici pubblici e strategici – scuole, ospedali, sedi istituzionali – siano antisismici? “L’ordinanza 3274 del 2003 prevedeva che le opere/edifici strategici (sedi enti pubblici, ospedali, ponti strade tipo A e B) e le opere/edifici rilevanti (scuole, stadi, chiese) dovessero essere sottoposti a una verifica sismica a cura del proprietario nel termine di cinque anni dall’entrata in vigore dell’ordinanza stessa, in via prioritaria per le zone 1 e 2. A seguito di questo atto sono poi subentrate una serie di proroghe e indicazioni legislative, di carattere più forense che ingegneristico, che hanno sfuocato i termini e la scadenza della prescrizione: del resto non basta la verifica ma servono anche gli interventi di messa a norma. Comunque un cer-

to numero di proprietari ha avviato le verifiche richieste, mentre poche sono le opere di adeguamento sismico eseguite, stante anche la scarsa chiarezza del quadro normativo applicabile fino al 2009 e la cronica mancanza di risorse da dedicare a questo settore. Il problema di un’amministrazione efficiente è comunque quello non solo di fornire delle indicazioni normative che individuino delle responsabilità, ma di dare al contempo gli strumenti finanziari per realizzare le opere necessarie a rispettare le normative imposte. Ad oggi molti edifici strategici e rilevanti non solo non rispettano le normative vigenti in quanto costruiti molti anni fa, ma sono stati progettati, realizzati e talvolta ristrutturati senza nessun criterio antisismico; sarebbe quindi opportuno intervenire rapidamente con le risorse necessarie senza attendere l’ennesimo evento catastrofico”. Dopo il crollo di diversi capannoni industriali di recente costruzione, è tornato alla ribalta il tema della sicurezza sul lavoro. Nei giorni scorsi è stato promulgato un Decreto del Commissario della Protezione civile che ha fatto molto discutere, perché in nome della sicurezza – sostengono i suoi detrattori – avrebbe paralizzato l’economia della Bassa. Dato che tale Decreto è in corso di evoluzione e progressiva ridefinizione, qual è lo stato dell’arte? “Gli edifici realizzati nella zona del terremoto prima del 23/10/2005 non erano sottoposti alla normativa sismica e, nel rispetto delle normative di settore, erano pienamente agibili. La situazione in merito alla procedura di riattivazione dell’edilizia industriale esistente è in evoluzione. Recentemente è stata fornita dall’ordine degli Ingegneri di Modena agli iscritti la bozza 19 giugno 2012 – v. 1.0 di “Linee di indirizzo per interventi locali e globali su edifici industriali monopiano non progettati con criteri antisismici” redatta a cura del Dipartimento di Protezione Civile Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei Capannoni Industriali, in cui si ribadisce il concetto di valutazione dell’agibilità sismica: La valutazione di agibilità in emergenza postsismica è una valutazione temporanea e speditiva – vale a dire formulata sulla

base di un giudizio esperto e condotta in tempi limitati, in base alla semplice analisi visiva ed alla raccolta di informazioni facilmente accessibili – volta a stabilire se, in presenza di una crisi sismica in atto, gli edifici colpiti dal terremoto possano essere utilizzati restando ragionevolmente protetta la vita umana Inoltre le linee guida prevedono di intervenire sui capannoni con un processo in due fasi. Prima fase nella quale si garantisce l’eliminazione delle carenze strutturali più rilevanti, nel rispetto del comportamento complessivo dell’organismo strutturale. Seconda fase nella quale si interviene in maniera estesa e sistematica per il conseguimento delle prestazioni richieste dal comma 10 dell’art. 3 del DL 74/2012 (il livello di sicurezza dovrà essere definito in misura pari almeno al 60% della sicurezza richiesta ad un edificio nuovo), integrando in un contesto più ampio e incisivo i correttivi posti in essere nel corso della prima fase. Nelle bozza delle linee guida si legge: “Le due fasi, in altri termini, appartengono a una strategia generale di tipo additivo, in cui gli interventi di prima fase, oltre a consentire il rilascio del certificato di agibilità sismica e, con esso, la ripresa delle ‘...normali condizioni di vita e di lavoro...’, costituiscono una parte del più complesso insieme di opere che consentirà il raggiungimento delle prestazioni di sicurezza sismica previste dalle vigenti norme tecniche NTC 2008”. I tempi indicati dal DL 74/2012 del 6 giugno 2012 sono: verifica di sicurezza entro 6 mesi, intervento di miglioramento - fase 2 - entro ulteriori 18 mesi. E’ chiaro che sono ancora molti gli aspetti operativi di questo nuovo apparato normativo che richiederanno di essere approfonditi e chiariti. L’aspetto singolare di questa vicenda è che le aziende nelle zone colpite dal terremoto sono obbligate a effettuare dei miglioramenti antisismici fino a raggiungere un livello di sicurezza pari al 60% di quello previsto per le nuove costruzioni secondo le NTC2008, mentre in zone limitrofe e nel resto d’Italia, cioè in zone classificate sismiche recentemente, quindi in analoga condizione, questo obbligo pare non valga”. Marcello Marchesini


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Attività commerciali: la zona più colpita è il Centro storico, con 72 inagibilità su 347, circa il 20%, mentre i danni in periferia si aggirano intorno al 6% ma la conta è ancora parziale

181 i negozi inagibili a Carpi S ono 181, su un totale di 1.232, i negozi inagibili a Carpi – frazioni comprese. Ammonta quindi a quasi il 15% del totale la prima conta dei danni causati dal sisma. Stima che lo stesso Assessore all’economia del Comune Simone Morelli, che sta monitorando la situazione insieme alle associazioni di categoria, definisce parziale. Dal censimento sono infatti esclusi tutti i servizi e le aziende di artigianato. Se si esaminano poi i dati nel dettaglio, si vede come la zona più colpita sia il Centro storico, con 72 inagibilità su 347, circa il 20%, mentre i danni in periferia si aggirano intorno al 6%. Per quel che riguarda le frazioni si va dalle più colpite, come le 39 inagibilità di Fossoli, alle più fortunate come Gargallo che

Simone Morelli

non registra alcun danno significativo. In questa situazione molti commercianti si stanno logicamente organizzando per cercare una sistemazione provvisoria fintanto che gli spazi danneggiati non verranno messi in sicurezza e ristrutturati. A questo proposito interviene Massimo Fontanarosa di Confcommercio, e lo fa senza peli sulla lingua. “Anziché essere calmierati gli affitti sono costantemente aumentati. Dal giorno della prima scossa in alcuni casi questi sono persino raddoppiati. E’ una vergogna vera e propria, qui si tratta di parassiti

della peggior specie”. Secondo le stime di Confcommercio sono circa 170 i locali sfitti in città, mentre tra i propri associati circa una decina stanno cercando una sistemazione temporanea. “Si tratta – si sfoga Fontanarosa - di una vergognosa speculazione che approfitta del disagio di molti piccoli imprenditori. Abbiamo chiesto al Comune di coordinare un tavolo al quale siedano anche le associazioni dei proprietari per stabilire dei contratti di locazione concordati”. All’appello risponde Morelli, chiarendo come l’Amministrazione stia sentendo

“Abbassate gli affitti in centro”

A

infliggere un altro serio colpo al fatturato degli esercizi commerciali del centro storico ci ha pensato, oltre a una crisi economica che da mesi fa sentire i suoi effetti, anche il sisma. Dato che il rischio di non riuscire a stare sul mercato si fa sempre più reale, in questi giorni stanno venendo al pettine tante delle questioni che il commercio cittadino si trascina da anni, come sottolinea Marco Valentini, che appena lo scorso novembre aveva spostato la sua libreria da via Berengario al portico di Piazza Martiri. “Sono molto preoccupato. Alla crisi si aggiunge un afflusso di persone notevolmente ridotto. Se consideriamo che il mercato bisettimanale

Marco Valentini

le associazioni dei proprietari e i mediatori. “Il mio appello è di non lucrare sulle disgrazie. Abbiamo intenzione di far sedere a un tavolo tutte le parti in causa per trovare accordi ragionevoli che tengano conto del momento che la città sta attraversando”. Come già ribadito in più occasioni, Morelli vorrebbe privilegiare, alle soluzioni drastiche come casette di legno e container, altre sistemazioni temporanee come i garage – con il cambio di destinazione d’uso quando non si tratti di esercizi alimentari – e lo sfitto. “La ristrutturazione di alcune

parti del centro non avrà tempistiche brevissime, perciò stiamo aspettando che la Regione stanzi un fondo per gli affitti perché – conclude l’assessore – senza l’aiuto di tutti i livelli istituzionali, Stato compreso, le 300 famiglie che lavorano in Centro non potranno farcela da sole”. Marcello Marchesini

non si sa quando ritornerà, che l’accesso alla Piazza da Corso Fanti è impraticabile, che il Duomo pericolante ha eliminato anche le tante persone che, uscite dalla messa domenicale, si fermavano per qualche acquisto, penso proprio che occorra ridiscutere gli affitti con i proprietari degli stabili”. Quello della rinegoziazione degli affitti in un centro per ora ‘ridimensionato’ è un punto fermo anche per Barbara Bulgarelli, responsabile di Cna Carpi. “Rappresentano un costo fisso importante e in una situazione così particolare credo che tutti dovremmo fare uno sforzo comune, proprietari compresi. Se ognuno rinunciasse a qualcosa oggi, tutti potremmo guadagnarne in futuro, perché la desertificazione non conviene a nessuno”.

Marco Valentini propone una soluzione temporanea: “si potrebbero disseminare le bancarelle per tutto il centro storico invece che solo in piazza. In ogni caso urgono soluzioni, perché siamo già stati costretti a lasciare a casa un collaboratore e, se i conti non tornano, molleranno in molti”. Sul tema interviene anche l’amministrazione comunale: la questione affitti riguarda trattative fra privati sulle quali l’Ente Pubblico non ha alcun titolo.Gli obiettivi sono due: ottenere una no tax area o meglio una fiscalità agevolata e una proroga ulteriore dell’Iva, con un suo pagamento dilazionato negli anni. Se la politica non può intervenire direttamente nel privato, queste due soluzioni possono dare ossigeno al commercio”.

Massimo Fontanarosa


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amminare per le strade di Novi di Modena è una sensazione straniante. Poca la gente che incontri per strada. Tutti corrono svelti. A testa bassa. Verso i parchi. La paura è ancora lì, scolpita sui loro volti. Le tende sono gli unici approdi sicuri verso cui tornare. Ed è proprio sull’erba dei parchi, all’ombra di qualche pianta amica che si stanno consumando piccoli miracoli quotidiani. Il Campo Benessere è uno di questi. A pochi passi dal campo tende ufficiale, quello della Protezione Civile, un gruppo di cittadini si è unito, rimboccandosi le maniche per poter vivere all’aria aperta. Lontano da pietre e cemento. Un luogo in cui riecheggiano scherzi e risa. Un angolo nel quale sentirsi a casa. Una grande famiglia allargata che condivide ogni cosa, anche le lacrime, quando si rievocano quei maledetti e interminabili istanti che hanno cambiato le nostre vite. Appena arrivata, Lorenza mi accoglie con un bacio, mi fa accomodare a tavola, all’ombra, mi offre un caffè e un bicchiere d’acqua e poi mi chiede chi sono. Ovviamente tutta questa ospitalità non può che scaldare il cuore. Sotto la tenda verde del Campo Benessere ci sono anche Bruna, Nerina, Cristina e Franca. Ognuna con una storia da raccontare. “Siamo qui dal 29 maggio racconta Cristina - e grazie all’impegno di tutti e alla solidarietà di tanti abbiamo allestito questo campo”. Ci sono bagni chimici, docce, cucina, un generatore elettrico (donato dai dipendenti del Gruppo Armani di Baggiovara)... ma la solidarietà arriva loro nei modi più disparati. “Un parrucchiere di Carpi - continua Lorenza - gratuitamente viene qui a farci i capelli, un forno di Montecatini una volta alla settimana ci fa arrivare un carico di pagnotte di pane toscano e degli straordinari ragazzi bresciani si sono immediatamente attivati

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on basta la terra che non vuol saperne di smettere di tremare. Non bastano gli enormi danni, le abitazioni crollate o da demolire, la paura, l’insicurezza per un futuro che, se con la crisi si prospettava difficile, ora appare ancora più incerto. No, tutte le tribolazioni che gli abitanti di Rovereto stanno affrontando in queste settimane probabilmente parevano troppo lievi alla Soprintendenza ai beni culturali, la quale ha perciò deciso di creare un ulteriore motivo di preoccupazione. La questione riguarda il campanile della Chiesa di Rovereto sul Secchia la quale, pericolante, incombe su una palazzina perfettamente agibile. Ma non solo: anche

Novi di Modena - Al Campo Benessere, ci si fa coraggio a vicenda. Tra un pezzo di gnocco fritto, una costina e un bicchiere di lambrusco, si tenta di superare il trauma, di vincere la paura. Insieme. Uniti. Perchè la vita, seppure zoppicando, va avanti

Piccoli miracoli quotidiani

per portarci ciò di cui avevamo bisogno. Tra campi poi ci si aiuta. Questo sisma ha dato uno scossone alle relazioni, ai rapporti umani, tirando fuori il meglio o il peggio delle persone”. “Di giorno - continua Cristina - c’é meno gente perché molti vanno a lavorare, ma la sera il prato si riempie ancora di macchine e tende. Tanti ancora oggi non hanno il coraggio di rientrare nelle proprie case per dormire”. E come biasimarli? “Questo terremoto ci ha dilaniati dentro. Elaborare quella paura, quel senso di impotenza... è difficile. Ogni rumore, ogni tremolio oggi ti scuote dentro, ti fa sobbalzare. Ci si sente abbandonati. Impauriti. Nulla tornerà più come prima”, ammette Lorenza che, al momento, non ha alcuna intenzione di rimettere piede a casa, seppure sia stata risparmiata dalla furia del sisma. “Il mio negozio di abbigliamento a Moglia è in ginocchio dal 20 maggio... la scossa del 29 ci ha distrutti dentro, io e mio marito eravamo fuori, abbracciati, non riuscivamo

con cautela, salgo le scale e vado a innaffiare le mie piante. Lo so, sembra una sciocchezza, ma lasciare tutto in completo stato di abbandono, mi scoraggia ancor di più”. E al campo, queste spettacolari “ragazze” hanno adottato anche le varie squadre di Vigili del Fuoco dislocate a Novi, a pochi passi da loro. “Sono degli angeli, con un cuore grandissimo. Persone che si danno da fare incessantemente per aiutare la gente, recuperando beni anche in condizioni pericolose pur di regalare un sorriso a chi lo ha perduto. Sono spesso nostri ospiti a cena e Nerina ad alcuni di loro lava i vestiti: sai com’è, con questo caldo e quelle loro polo sintetiche...”, sorride Lorenza. “Ogni aiuto che ci è stato dato - aggiunge - non sarà dimenticato. Tutto il bene che è piombato su di noi in questo momento difficile ci ha consolato e riempito il cuore”. E intanto, di chiacchiera in chiacchiera, qui, al Campo Benessere, ci si fa coraggio a vicenda. Tra un pezzo di gnocco fritto, una costina e un bicchiere di lambrusco, si tenta di superare il trauma, di vincere la paura. Insieme. Uniti. Perchè la vita, seppure zoppicando, va avanti. Jessica Bianchi

delle popolazioni colpite. “Non so cosa dire, mi arriverà un avviso di garanzia – sbotta Turci concedendosi uno sfogo – ma quel campanile o me lo mettono subito in sicurezza o io lo devo far

demolire”. Anche perché, se la Sovrintendenza dovesse metterci ancora molto tempo, c’è il rischio che siano gli abitanti stessi a provvedere alla bisogna. M.M.

Novi: “Nessuno verrà sgomberato”

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seguito dei controlli di sicurezza eseguiti dalle Forze dell’Ordine in merito alla visita di Papa Benedetto XVI a Rovereto, si era diffusa la voce di una rimozione coatta delle tende autogestite dai cittadini e che si trovano all’interno dell’area interessata. “Tutto ciò è assolutamente falso” ha commentato il sindaco Luisa Turci “anzi nell’ultimo incontro avuto con la Prefettura ho espressamente chiesto che nessuno venga spostato e il Prefetto mi ha dato ampie garanzie in tal senso”. Ad essere stata sospesa invece, dallo scorso 21 giugno, a fronte delle oltre 1.200 abitazioni risultate fruibili, è stata l’erogazione dei pasti alla popolazione (mentre quelli distribuiti all’interno del campo di Novi, coi suoi 530 posti, e quello di Rovereto coi suoi 360 posti, di cui 260 disponibili, continuano a essere distribuiti).

Campanile di Rovereto

“O lo salvano o me lo lasciano demolire”

la canonica, che potrebbe fungere da scuola, è inutilizzabile. Il sindaco Luisa Turci è, per questo motivo, a dir

a mantenere l’equilibrio, ma quella di domenica 3 giugno, quella che ha fatto crollare la torre con l’orologio del paese ci ha abbattuti del tutto”. Ci vorrà ancora del tempo per guarire, per far rimarginare le ferite ma, nonostante ciò, qualcuno ci prova, a rientrare in casa, anche se solo per pochi minuti. Bruna ha 77 anni e una protesi al ginocchio: “tornare a casa è difficile, ogni volta che ci entro mi viene il batticuore. Allora cerco qualcosa che mi serve, provo a sedermi in poltrona... un passo alla volta. Ma è davvero difficile”. “Le nostre case sono diventate delle gabbie: ti senti in trappola. Io cucino, lavo... ma dormirci dentro è dura. Ho messo una brandina in corridoio a piano terra, non credo la sposterò da lì. Non ancora”, aggiunge Nerina. E poi c’è chi, invece, alla paura unisce anche lo sconforto di avere una casa inagibile, come Franca, che preferisce dormire al Campo Benessere perchè in quello della Protezione Civile non si sente sicura, a suo agio. “Le tende sono da 10 - 12 posti e quando mio marito ha i turni io non me la sento di rimanere da sola in mezzo a tutti quegli sconosciuti, perlopiù egiziani. Ogni giorno, pian piano,

poco esasperata. “Circa due settimane fa sono venuti i tecnici della Sovrintendenza da Bologna e, dopo aver preso visione dell’entità dei danni, hanno dichiarato che il campanile si può salvare attraverso iniezioni di resina e una fasciatura per rinforzarlo”. Tutto bene, se non fosse che questi interventi sono ancora di là da venire, dato che da quel giorno nessun tecnico si è più fatto vedere, nè sentire, con l’Amministrazione di Novi. Tutto questo mentre con il solleone di questi giorni e un’estate che si preannuncia torrida le tende diventano dei veri e propri forni in

grado di causare più di un problema a chi è costretto a starci dentro. Insomma, il sindaco ha le mani legate, così come il Vescovo. “Persino la Diocesi ha dato la sua autorizzazione alla demolizione. Come sindaco – continua Turci – posso ordinare le demolizioni tranne nei casi di edifici vincolati. Abbiamo la gente in tenda per colpa del campanile pericolante”. La salvaguardia del patrimonio storico-architettonico è sicuramente tra gli obiettivi più importanti in caso di calamità naturali, ma non quando lungaggini tipicamente italiane vanno a confliggere con il benessere


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Divertimento e sicurezza alle scuole Gasparotto

A Fossoli si sorride per i più piccoli “ L’idea è nata prima del terremoto – spiega la responsabile del campo giochi Daniela Bertacchini - l’associazione dei genitori è sempre stata molto attiva, e da tempo era in cantiere la possibilità di creare un campo estivo della scuola stessa”. E’ così che le scuole Gasparotto di Fossoli, per la prima volta danno la possibilità ai genitori di lasciare i propri figli in un ambiente sicuro e conosciuto come quello della scuola, dove i bambini passano le loro giornate per tutto l’anno. La struttura, fortunatamente agibile, permette ai bimbi di svolgere attività al chiuso, anche se con l’estate che avanza, le belle giornate sono un’ottima scusa per organizzare tante attività all’aperto. Osservando la scena, sembrerebbe che il terremoto non sia arrivato a scuotere l’animo dei bambini, che sorridono e si divertono sotto lo sguardo attento dei responsabili e

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a Chiesa di Sant’Agata a Cibeno è inagibile. Per questo i 140 bambini che partecipano al campo estivo organizzato dalla parrocchia hanno allestito una cappella nel parchetto sul retro dell’oratorio. Ci sono l’altare e gli sgabelli; a parte le quattro mura del luogo di culto non manca nulla. Questo è soltanto uno tra i tanti bellissimi esempi di come la comunità carpigiana stia rispondendo alla paura venuta dal sottosuolo. Un esempio di come le scosse non riescano ad arrestare la voglia di stare insieme, di giocare, di divertirsi, di riprendere a vivere quell’esistenza normale che il sisma sembrava voler cancellare a tutti i costi. E nulla come il suono delle risate e dell’eco dei piedi dei bambini che corrono spensierati su e giù per un prato può aiutare a trovare la voglia di andare avanti anche tra gli adulti. “Abbiamo iniziato l’11 giugno – racconta Jessica Carrabs, carpigiana di 23 anni coordinatrice del centro estivo – di solito il campo partiva più tardi ma le scuole quest’anno sono finite prima”. La decina di educatori volontari – studenti universitari o ancor più giovani ragazzi delle superiori – sarà qui, tutti i giorni, fino al 27 luglio. “Abbiamo oltre 80 presenze giornaliere, dato che altre scuole della zona non hanno avviato i campi gioco perché destinate ad altri scopi. Una volta a settimana li porteremo in gita, e la quota d’iscrizione è stata ridotta di circa la metà rispetto allo scorso anno per poter accogliere più bambini possibile”. Ad aiutare Jessica e i suoi compagni anche Don Carlo Gasperi e Don Riccardo Paltrinieri. I bambini sono tanti e di età diverse: da Pietro, il più piccino, 4 anni ancora da compiere, ai più grandicelli, che a 13 anni si sentono già ‘adulti’. “I genitori ci hanno detto che mandarli qui può essere un modo per non tenerli in tenda al caldo, e anche per distrarsi, per non tornare in continuazione con la mente a quei momenti di terrore”. E c’è chi il terrore vero l’ha

di qualche genitore. Che tipo di rapporto si è instaurato tra voi, educatori, e i vostri

ragazzi? “Una delle prime cose che impari – ci spiega Daniela- lavorando a contatto

Campo estivo di Cibeno per i piccoli terremotati

con i bambini, è che per quanto tu possa insegnare, saranno sempre loro a lasciarti qualcosa alla fine, anche

in questo brutto momento: la loro ingenuità e semplicità ci permette di affrontare la giornata con meno preoccupazioni, e sicuramente di sorridere di più”. Il campo estivo delle scuole Gasparotto ha anche aiutato chi ha subito i danni maggiori, collaborando gratuitamente più volte con le tendopoli. Ogni 8 bambini è presente un educatore e, per dare la massima disponibilità, verranno assunti tutti gli educatori necessari per offrire il servizio più ampio possibile, considerando che chiunque desiderasse portare i propri figli in questo centro sicuro e ben attrezzato, potrà farlo senza badare al comune di provenienza. Sono dunque competenza e professionalità le prime caratteristiche che risaltano, affiancate egregiamente dal desiderio di far passare ai nostri ragazzi momenti di svago e tranquillità nel massimo della sicurezza. Francesco Palumbo

Ricominciare per i bambini

sentito sulla pelle, come i bambini provenienti da Fossoli e Rovereto, alcuni dei quali si sono trovati d’improvviso a non avere più la

propria casa. Ricominciare da loro, e per loro, è forse il migliore degli stimoli. Marcello Marchesini


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Sono 3.256, le persone interessate a Carpi da un’ord Diverse famiglie (in tutto 181 persone finora) hanno avuto la possibilità di rientrare a casa dopo aver e


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dinanza di inagibilitĂ della propria unitĂ abitativa. effettuato lavori di ristrutturazione e ripristino delle condizioni di sicurezza nella loro unitĂ abitativa.

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sindaci, a contatto diretto coi loro amministrati, hanno già avuto la percezione della tensione che sale ogni giorno di più tra il ‘popolo delle tende’ e la pazienza che sta paurosamente calando. Le autorità comunali, provinciali e regionali continuano a dire che ‘si sta lavorando’. Sarà senz’altro così. Ma la percezione che si ha nei campi degli sfollati è diversa e l’idea che burocrazia e lentezze assurde e difficilmente spiegabili prendano il sopravvento, frenando e ritardando interventi e aiuti, si fa sempre più strada. Il grido di protesta e il crescente malumore si alzano soprattutto dai centri minori, dalle piccole frazioni: Fossoli, San Marino, Sant’Antonio in Mercadello, Vallalta, Fossa, San Possidonio, Medolla, i cui abitanti si sentono trascurati e abbandonati e temono, una volta passato il momento delle visite ufficiali e delle parate delle autorità, di essere dimenticati, come del resto lo sono stati in questo mese,

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niziati con un test d’ingresso il 28 settembre 2011, i corsi di Ero straniero, il progetto di alfabetizzazione ed educazione civica per immigrati adulti, si sono conclusi la prima settimana di giugno. Nato dalla collaborazione tra quattro realtà – Cooperativa sociale Il Mantello, Azione Cattolica, Unione Donne in Italia e Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani – Ero Straniero è stato realizzato con il fondamentale contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Fondazione Casa del Volontariato, Consulta del volontariato C

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L’Angolo di Cesare Pradella Frazioni dimenticate e intanto sale la tensione Il parroco di Vallalta di Concordia

dalla prima scossa del 20 maggio, nonostante vivano e

patiscano le stesse sofferenze, la stessa condizione umana, i

medesimi disagi degli abitanti dei centri maggiori. Ed è sufficiente fare un giro in queste piccole località per rendersene conto, con l’unica strada di attraversamento, magari chiusa alla circolazione, che dà un aspetto spettrale alla zona e che ricorda sinistramente certi film dell’orrore. “Non dimenticatevi di noi – è l’appello accorato che proviene dai residenti di queste

I risultati del secondo anno del corso di italiano ed educazione civica dedicato agli immigrati adulti

A scuola di integrazione

di Carpi e Commissione Pari Opportunità, col patrocinio del Comune di Carpi. Le lezioni si sono svolte presso la Casa del Volontariato che ha messo gratuitamente a disposizione le sue sale riunioni, presso l’Istituto su-

periore ITI Da Vinci e il Centro sociale – orti T. Righi. Anche il numero dei corsi ha registrato un incremento, passando da 9 a 11, con le ore di alfabetizzazione aumentate da 360 a 770. Se il numero di iscritti re-

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il loro servizio gratuitamente - sono stati ben 32 mentre il numero di volontari coinvolti ha raggiunto le 50 unità. 28 le nazioni rappresentate. La parte più consistente dei corsisti di origine pakistana – 71 persone – seguiti da Marocco e Ghana. 15 i cinesi. Numeri e risultati

ragguardevoli per Ero Straniero che si struttura attraverso lezioni frontali e veri e propri laboratori ‘sul campo’. I partecipanti hanno infatti imparato a confrontarsi con le situazioni di ogni giorno come la spesa, l’educazione stradale e quella sanitaria.

Al mè dialètt... di Massimo Loschi

Cosa c’è sotto? Il terremoto a casa mia

con l’aiuto della scienza e della fantasia, impara a convivere con “lui”. Il volume è stato realizzato a tempo di record! Visto che dall’idea, alle copie finite, sono trascorsi appena 11 giorni. I costi di produzione sono stati assorbiti completamente da un gruppo di persone e aziende, che nonostante la difficile situazione economica generale, hanno aderito con entusiasmo e grande generosità. (Roberto Armenia - Luigi Ottani - Alfa Prestampa - Architectural Printing - Legatoria Carfi - Plastificazione Cover Eidos Allestimenti Grafici - Euroservizi - Fedrigoni - Radio Bruno - Tipografia Negri). Il ricavato delle vendite sarà quindi interamente devoluto per la ricostruzione della Scuola elementare Dante Alighieri di Mirandola, comune dove il 19 giugno i bambini del

d’aria. Non siamo cittadini di Serie B”. Per questo occorre fare presto e passare alla ‘fase due’, come l’ha chiamata il presidente della Regione, Vasco Errani. Quella cioè degli interventi concreti e della distribuzione dei fondi che sono già arrivati e che continuano a giungere, come ha dimostrato lo spettacolo musicale allo Stadio Dall’Ara di Bologna.

sta sostanzialmente stabile – da 196 a 200 persone – si registra invece un consistente aumento delle donne – da 110 a 137 mentre gli uomini passano da 86 a 63. I docenti – insegnanti in pensione che hanno prestato

Un favola illustrata per spiegare il sisma ai bambini ’ passato un mese dal primo terremoto che ha cambiato il volto della pianura emiliana e, tra nuove scosse che non danno tregua, la situazione rimane difficile. Sono migliaia le persone assistite dalla protezione civile e moltissimi i bambini e i ragazzi costretti a terminare in anticipo la scuola e a sostenere gli esami in condizioni di emergenza. Ai bambini hanno pensato l’editore modenese Carlo Bonacini (Edizioni Artestampa) e la scrittrice/illustratrice Antonella Battilani nel realizzare un libro per l’infanzia dal titolo Cosa c’è sotto? Il terremoto a casa mia (con contributi della geologa Milena Bertacchini e dello scrittore Marco Pennacchio), partendo dalla diretta constatazione che non è facile spiegare ai più piccoli che cosa succede quando c’è un terremoto. Non è facile nemmeno riuscire a trasmettere la calma e la serenità necessarie ad affrontare e superare l’evento, e saper rispondere adeguatamente alla domanda “perché?”. Nato durante gli eventi sismici, il libro illustrato prova a invertire le parti, immaginando un bambino che spiega – a se stesso prima di tutto – il fenomeno del terremoto, e a piccoli passi,

frazioni – perchè siamo cittadini che vivono le medesime situazioni di disagio e di difficoltà degli altri e non è giusto che Comune, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, attraversino i nostri abitati senza fermarsi, diretti magari nel Comune capoluogo. Anche noi che abbiamo avuto la casa distrutta, abbiamo bisogno di tutto, luce, gas, acqua, viveri, tende, condizionatori

di Massimo Loschi

G

iusta l’informazione, sacrosanta la verità, forse sarebbe più giusto comunicare, evitando di frugare nei sentimenti, nei dolori.

TÊLÊGIÔRNÊL

Centro estivo hanno letto e recitato insieme il libro per la troupe Rai di Carlo Valentini. L’appuntamento è il primo di una serie: Cosa c’è sotto? Il terremoto a casa mia? verrà presentato e donato ai bambini dei campi di accoglienza di tutta la Bassa emiliana perché, come recita la filastrocca di Pennacchio, “E’ questa la mia terra, è questa la mia gente/ la forza e la speranza di chi non ha più niente./ Che venga questo mostro, siam pronti a fare i conti,/ perché, per sua sfortuna, adesso siamo pronti!/ Dormiamo anche all’aperto, al caldo o infreddoliti,/ però, ve l’assicuro, saremo sempre uniti”.

I ivèn curs scàdnèe, tùtt al dè chi mònghèr d’chi mas-cin adês, a têsta-bas d’sóvr’al piat, bianch e ròss damand pumêin i spalôtên cun n’aptit ch’a fà vója, in dl’aria, gnanch gh’in fùss bišògn l’udór dal pan, al calór dla famja. Ôt-ór, l’óra... per gôdêr dl’arsôr l’óra, per stêr insèm dôp al tribulêr, ôt-ór... e al per d’ònda ch’trabòcà ‘na ti-vu vin a scanšlêr prôfùm, a spartir la têvla parcêda… un linsól piêtóš quacia ‘na vìtà s-ciànchêda. A cùrr per la schina un šgrišór sutil: chi inquina, chi rôba, chi spêra; s’fà griša la sira, tùtt dvêinta più amêr, e d’piòmb… a s’fà anch al cuciêr. L’insist n’óbiêtiv a scavêr la mišéria, al ruvini, ‘na facia disprêda, incóo, dman; dal dómìlà a s’mór per guadagnêr al pan! Bišgnàris pianšèr... s’a n’fùss per lór, s’a n’fùss per chi facin pulìi, per al spêransi in chi ôç ed ciél chi dmandèn sê tùtt, tùtt è prôpria vér. A vrèv catêr, sêinsa cuntêr bušìi, sêinsa stràsìnêr cl’inôcinsa a vrèv catêr un nuvalôun d’rispôsti. Dio, s’lé difìcil..! Iutêm! Iutêm a catêrèn anch unà sóla, limpida, ed cristal è cl’inôcinsa puvrètt nuêtêr, puvrètt al mònd s’la dvêinta… indifêrêinsa.

TELEGIORNALE Avevano corso scatenati, tutto il giorno quei monelli di ragazzini ora, a capo chino sopra al piatto bianchi e rossi come piccole mele mangiano con un appetito che mette desiderio, nell’aria, nemmeno fosse necessario profumo di pane, il calore della famiglia. Le otto, l’ora per godere del ristoro l’ora, per stare insieme dopo il lavoro, le otto… e alla pari di un’onda che tracima una ti-vu vien a cancellare profumi, a dividere la tavola apparecchiata… un lenzuolo pietoso copre una vita spezzata. Corre sulla schiena un brivido sottile: chi inquina, chi ruba, chi spara; si fa grigia la sera, tutto diviene amaro, e di piombo… diventa pure il cucchiaio. Continua un obiettivo a scavare la miseria, le rovine, un viso disperato, oggi, domani; nel duemila si muore per guadagnare il pane! Dovremmo piangere… se non fosse per loro,, se non fosse per quei visini puliti, per le speranze in quegli occhi di cielo che chiedono se tutto, tutto è proprio vero. Vorrei trovare, senza raccontare bugie, senza distruggere quell’innocenza vorrei trovare un nuvolone di risposte. Dio, quant’è difficile! Aiutatemi! Aiutatemi a trovarne anche una sola, limpida, di cristallo è quell’innocenza poveri noi, povero il mondo se diviene... indifferenza.


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Radio Bruno - Gente in fila per prendere la maglietta Teniamo Botta!

Teniamo botta! R

accogliere fondi a favore delle popolazioni terremotate.

Come fare? Come muoversi? Ce lo siamo chiesti tra un Conto Corrente Nazio-

nale e uno locale, tra una Onlus e il numero di sms 45500. Radio Bruno ha

sposato da subito il Conto Corrente della Provincia di Modena con cui colla-

borerà anche sui progetti da mettere in campo; per incrementare le donazioni, abbiamo ideato una maglietta con lo slogan emiliano per eccellenza che invita a tenere duro: TENIAMO BOTTA!

Le T-shirt, bianche o nere, taglie S, M, L, XL, si potranno ottenere con un’offerta minima di 10 euro presso la sede centrale di Radio Bruno in via Nuova Ponente 24/a. Ora è possibile richiedere la maglietta anche online (www. teniamobotta.com)! Ovunque voi siate aiutateci a risollevarci! Da non perdere poi il grande spettacolo musicale a Modena il 3 luglio, al Parco Ferrari, con i big della musica: anche in quell’occasione saranno raccolte offerte a favore dei terremotati e saranno disponibili le T-shirt.


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Il Consiglio Comunale ha approvato il regolamento edilizio cittadino per consentire l’installazione di moduli abitativi e produttivi temporanei

Sì ai moduli abitativi a Carpi I proprietari di un immobile inagibile possono collocare su un’area di loro proprietà o di loro disponibilità moduli abitativi provvisori (casette in legno, ‘hangar’ per attrezzi e mezzi o animali, container) previa presentazione di una comunicazione d’inizio lavori in carta libera.

I

l Consiglio Comunale di Carpi ha approvato all’unanimità una delibera di modifica al Regolamento edilizio cittadino che consente di semplificare l’iter burocratico per l’installazione di moduli abitativi provvisori e la delocalizzazione temporanea delle attività produttive dopo il terremoto. “Questa modifica – ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Simone Tosi – ha l’obiettivo di agevolare il ritorno alle abitazioni private e l’avvio dei processi di ripristino delle aziende interessate dalle scosse. Già i nostri uffici hanno ricevuto diverse richieste, anche da residenti di comuni vicini. Tra Fossoli e Cortile almeno il 50% delle case e dei fabbricati rurali è crollato e la restante parte ha subito danni. In futuro dovremo poi provvedere a modificare il Regolamento edilizio comunale e gli stessi strumenti urbanistici visto che il nostro territorio, ormai è chiaro, è zona sismica. Stiamo tra l’altro coordinando questi provvedimenti anche con gli altri comuni delle Terre d’Argine e non va sottovalutato il fatto che per i prossimi anni i nostri uffici tecnici dovranno sobbarcarsi una grande mole di lavoro: servirà dunque un loro potenziamento per dare risposte celeri a cittadini e aziende”. Il provvedimento - immediatamente eseguibile - prevede che i proprietari di un immobile dichiarato inagibile possano collocare

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ino all’altro ieri c’erano le chiacchiere in piazza. Oggi, in pieno XXI secolo e nell’era dell’Information Technology, le discussioni si tengono anche in quell’agorà virtuale che è il World Wide Web. E’ perciò naturale che il terremoto, e soprattutto la reazione a esso, si sia riversato su Facebook. Migliaia i ‘post’ sull’argomento, tanto che riassumerli sarebbe impresa impossibile se non si suddividessero gli interventi dei cybernauti in alcune macro tipologie, per forza di cose schematiche. Sono sette i ‘tipi’ del terremotato virtuale. Primo tra tutti spicca, per la leggiadria quasi dionisiaca con la quale commenta l’evolversi del sisma, il Ballerino. “Si balla!” lo si vedrà commentare ad ogni tremor di suolo. Pare che questo strano individuo prenda le scosse come un’occasione in più per continuare a dimenarsi anche al di fuori dell’orario del corso di tango che frequenta con un’assiduità tale che qualsiasi essere umano sano di mente stenterebbe a comprendere. Non potrebbe esistere in natura un personaggio più diverso dal nostro ‘Bolle delle scosse’ di quel terremotato noto come il Certificatore: la sua missione è quella di segnalare con maniacale precisione l’avvicendarsi delle scosse,

su un’area di loro proprietà o di loro disponibilità moduli abitativi provvisori, come casette in legno, ‘hangar’ per attrezzi e mezzi o animali e container previa presentazione di una semplice comunicazione d’inizio lavori in carta libera. Questa consentirà di avere 180 giorni di tempo per presentare un’autorizzazione edilizia per l’esecuzione dei lavori all’immobile inagibile e altri 30 per rimuovere il modulo temporaneo. Sono previste poi deroghe alle disposizioni vigenti per la collocazione totale e parziale in altre sedi di attività economiche produttive, e anche con destinazione d’uso diversa, rispettando determinate condizioni. Tutte le aziende agricole e zootecniche

che hanno subito danni potranno poi attuare interventi edilizi relativi al ripristino dei fabbricati danneggiati in deroga alle disposizioni vigenti e potranno anch’esse delocalizzare in parte o totalmente la loro attività nelle vicinanze e anche in moduli provvisori, con le stesse tempistiche previste per le abitazioni private. Tutti gli interventi edilizi saranno esentati dal pagamento di qualsiasi onere di urbanizzazione. Subito dopo l’approvazione della delibera è stato votato dal Consiglio comunale, anch’esso all’unanimità, un ordine del giorno sottoscritto dal sindaco e dai capigruppo consiliari, oltre che da Luca Lamma di Fli, relativo all’emergenza terremoto per le aziende

agricole della zona. Con questo atto il civico consesso chiede al presidente della Regione Vasco Errani, nominato Commissario straordinario per la ricostruzione, di derogare alla legge urbanistica dell’Emilia Romagna che impone di ricostruire in zona agricola in modo fedele per dimensioni, materiali e tipologia architettonica. “Chiediamo alla Regione – si legge nel testo dell’odg - di modificare le normative affinché si possa permettere la ricostruzione in zona agricola permettendo tipologie costruttive differenti come il legno e dimensioni minori degli edifici preesistenti, pur mantenendo alcune caratteristiche tipologiche come tetti spioventi e intonacatura delle facciate”.

Il sindaco Enrico Campedelli

“Due miliardi e mezzo sono pochi”

A Carpi ci sono oltre 3mila persone in difficoltà e servono circa 700 alloggi. Con le associazioni di categoria ho avviato un percorso per mettere sul mercato le abitazioni disponibili. I sindaci hanno anche il potere di requisire gli alloggi sfitti”. Pone l’accento sul tema delle abitazioni il sindaco di Carpi Enrico Campedelli, nel corso del primo Consiglio Comunale indetto dal 17 maggio scorso e iniziato con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del sisma. E annuncia che, se non fosse concessa una deroga, l’Amministrazione si assumerà la responsabilità di sforare il patto di stabilità. D’altronde, l’attenzione affinché quanto annunciato dal presidente Napolitano si concretizzi resta alta. “Due miliardi e mezzo sono pochi – ha aggiunto il primo cittadino - e soprattutto al di là dei 500 milioni dell’aumento delle accise sulla benzina non è chiaro da dove si ricaverà la parte mancante”. Campedelli ha ringraziato quanti si sono impegnati sul campo nei giorni dell’emergenza, plaudendo anche al clima di collaborazione espresso da tutte le forze politiche presenti in Consiglio. “Ora è il momento perché le ragioni di partito cedano il posto a quelle della città” ha dichiarato Giliola Pivetti di Apc, mentre Lorenzo Paluan del Movimento 5 Stelle ha sottolineato come anche la Regione debba rivedere profondamente i suoi piani di investimento infrastrutturale, “perché le priorità sono cambiate”. Sul tema dei risarcimenti è poi intervenuto Roberto Andreoli del Pdl: “è fondamentale che imprenditori e cittadini sappiano quanto possono ottenere di indennizzo”. M.M.

Facebook e i sette ‘tipi’ del terremotato virtuale

Il terremoto corre in Rete Sismografo fai da te...

indicandone orario – in decimi di secondo – magnitudo ed epicentro. E non solo nella nostra zona! Ogni Certificatore che si rispetti non tralascia neppure un secondo grado della scala Mercalli in Nuova Guinea. Tutto merita

d’essere segnalato a lettori ormai giustamente esasperati. Oltre a questi scarni dati, nessun altro commento - a parte il link all’immancabile sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – uscirà dalla

tastiera del Certificatore. Se non gli manca la scrupolosità, egli difetta però nella comprensione del senso del limite: ogni minimo movimento, anche quello della vicina che batte i tappeti in terrazza, diventa degno di attenzione. Tra i più negativi personaggi della Rete c’è poi l’Apocalittico, che ritiene il terremoto non sia un fenomeno naturale, ma il sintomo dell’approssimarsi della fine dei tempi, del Giudizio Universale, dell’avverarsi della profezia dei Maya e, per non farsi mancare nulla, anche di un’invasione aliena; lo si potrà vedere spesso andare a braccetto con il suo compare più fidato, il Dietrologo – che vede nelle scosse null’altro che l’azione di qualche malvagio governo straniero o multinazionale del petrolio – mentre si recano, ben attenti a non essere seguiti da qualche agente del Mossad, verso il bar all’angolo, dove trascorrono, tra una birra e un sospetto, la maggior parte delle loro giornate. Non si spiega, altrimenti, dove troverebbero il tempo per immaginare teorie così scombiccherate. Per fortuna, a rallegrare i pomeriggi estivi ci

sono il Mistico e l’Umanizzatore. Se il primo esorta a cogliere nella sciagura l’occasione per tornare a vivere una vita più naturale, a contatto con mucche, capre e conigli – magari in capanne di paglia le quali, pur crollando, non potrebbero causare danni significativi ai propri abitanti - il secondo affronta il sisma da pari a pari. Per lui infatti il terremoto è un’entità da sfidare: “Continua, non ci fai paura!” esclama con coraggio. E ribadisce più volte la sua posizione a suon di: “Non ci spezzi!” e “Non hai capito con chi hai a che fare!”. Peccato che la terra, non essendo dotata di volontà propria, se ne freghi bellamente, continuando indisturbata a fare quello che ha sempre fatto da miliardi di anni a questa parte. Chiude la nostra galleria di ritratti l’Ottimista a prescindere. Crolli, pianti, disperazione e generale distruzione non riescono a scalfire neppure di un pelo la sua convinzione che, in fondo, noi si viva nel migliore dei mondi possibili. E questo, va detto, è il post più bello da leggere. Marcello Marchesini


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“Chiederò fondi suppletivi dalla riserva” ha anticipato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Gian Fedele Ferrari, per contribuire a ricostruire nei prossimi mesi e con urgenza un territorio martoriato dal terremoto

La Fondazione Cassa di Risparmio c’è L

a Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi è una delle poche che non ha diminuito le erogazioni: 6.514.970 sono stati destinati nel 2011 a sostenere progetti di utilità sociale e di sviluppo per il territorio grazie ai risultati di un ‘buon’ bilancio integrato da un prelievo di 1.800.000 dal fondo di stabilizzazione, quello accantonato per i tempi di magra in anni ottimi dal punto di vista dei rendimenti (2005, 2006, 2007, 2009). Di certo non basteranno 6 milioni e mezzo di erogazioni per ricostruire nei prossimi mesi e con urgenza un territorio martoriato dal terremoto e per il quale la Fondazione è già pronta a fare la propria parte. “Chiederò fondi suppletivi dalla riserva” ha anticipato il presidente Gian Fedele Ferrari che definirà le priorità nella riunione del Consiglio d’Indirizzo convocata il 5 luglio, nella speranza che, per quella data, “lo Stato e la Regione abbiano definito la direzione del loro intervento”. Ci sono da ripristinare gli ospedali, da ripa-

rare le scuole e da sostenere le persone oggi in disagio, in particolare gli anziani: questo l’ordine con il quale verranno disposti gli interventi. “L’Azienda Usl si farà completamente carico dell’ospedale di Carpi che sarà nuovamente operativo entro il mese di ottobre/novembre con quattro nuove sale operatorie. Per l’ospedale di Mirandola – aggiunge Ferrari – i tempi saranno più lunghi ma è tramontata l’ipotesi della demolizione avanzata in un primo momento: durante la ristrutturazione, i pazienti di Mirandola verranno assorbiti dalla struttura di Carpi con un conseguente superlavoro per il nostro ospedale”. Particolarmente critica la situazione delle

definita “incomprensibile”. Poi ha azzardato una previsione sull’euro: “credo che terrà”. E’ un’analisi attenta quella di Gian Fedele Ferrari secondo cui “la situazione peggiorerà. Gran parte del mondo è in recessione: anche India e Cina hanno rallentato notevolmente il passo. Per fortuna - ha detto - la soluzione non dipende da me”. Sara Gelli Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi

Bilancio 2011 in numeri

N scuole di Novi, Carpi e Soliera: una decina non possono essere utilizzate e richiedono un intervento radicale a cui contribuirà la Fondazione che manterrà alta la guardia anche sul fronte sociale, così come già avvenuto durante questi anni di perdurante crisi economica, attivando fondi per sostenere le famiglie, incentivare la ricerca di

Sottoscrizione per la Festa del Patrono

Biglietti vincenti

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i è svolta domenica 24 giugno l’estrazione dei biglietti vincenti della Sottoscrizione per la Festa del Patrono. Ecco i numeri estratti: 1° Weekend per due persone a Praga offerto da Moda Viaggi - 5.573; 2° Kit Eco Casa Sicura del valore di 545 euro offerto da Zetech - 6.514; 3° Kit Eco Casa Sicura del valore di 435 euro offerto da Zetech - 7.604; 4° Servizio di posate 76 pezzi offerto da La Casalinga - 9.604; 5° Prosciutto Premio Patrono - 4.059; 6° Buono spesa da 100 euto offerto da Geox Respira - 1.398. I vincitori riceveranno comunicazione direttamente da un responsabile del Comitato Festa del Patrono.

un lavoro e aiutare chi sta perdendo la casa. La Fondazione Crc ha dovuto rivedere le proprie priorità in conseguenza del momento storico: non è più ‘Arte, attività e beni culturali’ l’ambito di intervento che raccoglie la maggior quota di risorse e detiene il primato delle erogazioni. Oggi è sugli interventi di taglio sociale che si con-

centra l’attenzione della Fondazione che ha destinato al settore 3.482.997 con un incremento di oltre il 40% rispetto agli anni passati. Il presidente Ferrari ha speso, infine, una parola sulla situazione finanziaria internazionale che condiziona inevitabilmente il bilancio della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e l’ha

sicurezza a carpi - I fatti della settimana Arrestati sei moldavi pregiudicati e alcuni clandestini

Fermata una banda di sciacalli

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vevano effettuato sopralluoghi in alcuni comuni dell’Emilia colpiti dal sisma diversi membri della banda di moldavi dedita a furti e rapine sgominata con sei arresti e tre denunce a piede libero dalla squadra mobile di Brescia. Il sodalizio criminale si stava predisponendo a compiere rapine a imprenditori lombardi e azioni di sciacallaggio nelle province dell’Emilia colpite dal sisma. I

malviventi a inizio giugno avevano fatto sopralluoghi a Modena, Poggiorusco, Mirandola, Correggio e Carpi. L’obiettivo era verificare la facilità e la sicurezza di accesso in abitazioni ed esercizi commerciali. La banda aveva anche agganci in Emilia, persone fidate, tutte straniere, con cui comunicava via telefono usando schede dedicate, intestate a ignari cittadini cinesi, pakistani, indiani.

20 anni per Bellarosa Daniele Bellarosa, 48enne di Carpi, è stato condannato a 20 anni di carcere per l’omicidio dei genitori, Enzo e Francesca Benetti, i cui corpi furono trovati nelle acque del lago di Garda a Peschiera, nel Veronese, nel settembre 2010. Il giudice, Paola Losavio, ha concesso le attenuanti generiche ma l’avvocato difensore Stove non ha escluso l’ipotesi di impugnare la sentenza, sostenendo la semi infermità di Bellarosa.

ell’esercizio 2011, il patrimonio netto è salito a 316.778.882, incrementato di 2.350.874 euro rispetto al 2010. I Fondi accantonati per la futura attività di erogazione ammontano complessivamente a 18.121.152 euro. I ricavi complessivi conseguiti nell’esercizio si attestano a 9.920.678, dei quali 5.119 euro per interessi e proventi assimilati, 4.248.401 euro per dividendi e 383.268 euro quale risultato delle negoziazioni di strumenti finanziari, dato quest’ultimo frutto della scelta di limitare fortemente le attività di negoziazione degli strumenti finanziari compiuta dall’Ente, a fronte dell’incerta situazione dei mercati finanziari globali. L’avanzo di esercizio ha raggiunto i 6.716.783 euro registrando un incremento del 33,5% rispetto allo scorso anno. Tale somma è stata destinata per 4.190.377 euro ai fondi per l’attività istituzionale, per 175.532 euro al fondo per il volontariato, per 1.343.357 euro alla riserva obbligatoria, al fine di tutelare il valore economico del patrimonio e di garantire l’attività futura della Fondazione, e per 1.007.518 euro alla riserva facoltativa per l’integrità del patrimonio.

Dopo due violente risse ai danni di Matteo Ghizzoni e Francois Verrini, il titolare del caffè dei Pio, Leon Wu, è corso ai ripari

“Basta risse: abbiamo il buttafuori”

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eon Wu ha ventidue anni e insieme alla sua famiglia gestisce da oltre un anno il Caffè dei Pio di Carpi. “All’inizio non avevamo problemi poi, con l’aumento della clientela, un gruppo di ventenni magrebini ha cominciato a frequentare il bar, arrecando disturbo agli altri. Facinorosi e sempre ubriachi non hanno fatto altro che creare problemi”. Tutti noi infatti ricordiamo le due violente risse scatenatesi nel dehor del locale di viale Carducci, a pochi passi dal Centro storico, ai danni di Matteo Ghizzoni e Francois Verrini. “Noi vogliamo lavorare con tranquillità,

Da sinistra Taibou Yare e Leon Wu

spazzare via la gentaglia e tutelare la nostra clientela. Ci diamo da fare - continua Leon - e per offrire un servizio a tutto tondo alla cittadinanza teniamo aperto ogni giorno dalle sei del mattino alle 2 e il venerdì e il sabato non chiudiamo mai. E’ un’attività impegnativa questa, che implica uno sforzo notevole da parte di tutta la mia famiglia. Lavorare in queste condizioni però non è più possibile. Le due risse ci hanno davvero mandato al tappeto”. Per garantire maggiore sicurezza e serenità, Leon ha allora deciso di passare alle maniere forti, ingaggiando un volto noto in

città: il senegalese Taibou Yare, Sylla per gli amici. Sylla, cintura nera 3° Dan di Karate, dagli Anni Novanta in Italia, è lo storico “buttafuori” dell’Officina. “Conosco bene questa città - racconta - e i giovani che frequentano i locali del centro. Per anni ho allontanato gruppi di ragazzi in cerca di guai dall’Officina. Sempre le stesse facce. Ora ricomincerò a farlo qui”. La presenza di Sylla, ogni sera dalle 10 alle 2 e il sabato fino alle 5 del mattino, costituisce di per sè un forte deterrente: “da quando abbiamo attivato il servizio di buttafuori - aggiunge il titolare del Caffè dei Pio - le cose sono già

migliorate. Alcuni ragazzi lo vedono e passano oltre”. Oltre ad essersi assicurato la presenza di Sylla, Leon si è anche recato dai Carabinieri di Carpi per chiedere il loro aiuto: “grazie alle mie sollecitazioni, i militari passano molto più spesso davanti al locale e questo rassicura me e i clienti”. Anche il progetto per il posizionamento del sistema - interno ed esterno - di videosorveglianza è già pronto. “Col terremoto i tecnici hanno procrastinato i tempi del montaggio ma a giorni il sistema sarà operativo. Vogliamo fare il massimo per proteggere i nostri clienti”. Jessica Bianchi


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opo il successo dei grillini a Parma abbiamo intervistato il carpigiano Lorenzo Paluan, consigliere comunale in carica per il Movimento 5 Stelle - Prc. Il caso di Parma segna un turning point, una svolta nella politica italiana: quale? “Prima di tutto una premessa: le risposte che seguono non sono a nome “del movimento”, perché nessuno, oggi, può parlare a nome dell’intero Movimento Cinque Stelle fuori da quello che sono i programmi e le azioni già concordate a livello locale, regionale o nazionale, tantomeno io. Per tornare alla domanda: sarà una svolta se saranno tanti i “Pizzarotti” in Italia, ovvero i semplici cittadini che decideranno di metterci la faccia e partecipare. Nelle infinite analisi politologiche di sedicenti esperti susseguitesi alle elezioni di maggio, questo passaggio è sempre mancato. Il M5S a Parma ha vinto per un lavoro partito due anni fa dalle elezioni regionali, per un impegno disinteressato, protratto nel tempo da parte di semplici cittadini che si sono messi in gioco, risultati alla fine più credibili dei partiti tradizionali (anche perché questi ultimi hanno fatto pervicacemente di tutto per scavarsi la fossa da soli)”. Molti accusano Grillo di criticare senza proporre e di fomentare l’antipolitica. Che ruolo ha Beppe Grillo rispetto al M5 Stelle: ispiratore, leader o padrone? “Grillo ha avviato l’attività politica del movimento con una campagna di raccolta firme per tre leggi di iniziativa popolare, che per anni tutti i partiti hanno voluto ignorare e lasciare marcire in Parlamento, nonostante avesse raccolto 350mila firme in appena un giorno. Si trattava per di più di temi divenuti oggi di incredibile attualità: riforma elettorale con il ripristino delle preferenze, ineleggibilità dei condannati in Parlamento, limite di due mandati parlamentari per obbligare il ceto politico a rinnovarsi. Quattro anni dopo, in Parlamento, i partiti stanno discutendo di questo, obbligati dal discredito che loro stessi hanno alimentato nei confronti delle

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Dopo il successo dei grillini a Parma abbiamo intervistato il carpigiano Lorenzo Paluan, consigliere comunale in carica per il Movimento 5 Stelle e Prc

Una rivoluzione a 5 stelle

Lorenzo Paluan

istituzioni democratiche di questo Paese. Nel 2009 sono poi venute le prime liste civiche del movimento, e chi segue il nostro lavoro sa che non passa mese senza che si avanzino proposte per le nostre comunità, proposte che partono dal programma concordato e discusso con quei cittadini che hanno dato vita alle liste civiche e al movimento. Si può essere d’accordo o meno, ma in questi gruppi c’è l’umiltà di mettersi a studiare i problemi e la voglia di partecipare veramente alla vita democratica, altro che movimento di protesta. Io stesso ho aderito al movimento solo un anno dopo la sua nascita. Non per Grillo, ma per quello che facevano i consiglieri eletti in Regione e gli attivisti della Provincia di Modena. E’ un potenziale di partecipazione e democrazia che deve ancora dispiegarsi del tutto, e lungo la strada il movimento ha fatto e farà parecchi errori, ma nessuno di questi è minimamente paragonabile allo sfascio della politica nazionale e locale che abbiamo sotto gli occhi”.

partei – Partito Pirata - porta in I risultati delle Germania, ma che ha tutta una sua Amministrative originalità e specificità, a partire si sono ripercossi molto rapidamente dal suo “catalizzatore”, ovvero Grillo”. a livello nazionale, come testimoniano E a Carpi? Arriverà anche qui la ‘rivoluzione’ a 5 Stelle? i recenti sondaggi. Come trasformare il “Quello che succederà a Carpi nel 2014 sarà il risultato della volontà ‘movimentismo’ in un programma poli- dei cittadini che vorranno metterci tempo, energie e la propria faccia. tico realizzabile? “Molti punti di un pro- Chi vuole un’alternativa a questo modello di amministrazione del gramma nazionale ci sono già e sono chiari e territorio non potrà aspettare che gli cada dal cielo, deve mettere in concreti: sulla legalicomune le proprie competenze e tà, sugli strumenti di partecipazione diretta, la propria voglia di fare e non dare sull’idea di un modello nulla per scontato. Chi ci sarà deeconomico slegato dal- ciderà programma e candidati, e in realtà anche il simbolo. Io oggi le logiche del consunon do per scontato neanche che il mismo a favore delle difesa della natura pub- M5S si presenti in questa forma, a blica dei beni comuni e Carpi, nel 2014. Quel che è sicuro è che alla città di modelli sostenibili servirà ancora una proposta in di gestione dei rifiuti. grado di delineare un diverso Per gli altri, servirà un modello di partecipazione dei lavoro di redazione collettiva, attraverso la rete e altri cittadini alla vita pubblica, ribalstrumenti di partecipazione diret- tando tutte le proposte che questa maggioranza ha bocciato in questi ta, e nessuno può anticipare ora anni. Che difenda la proprietà di le decisioni che verranno prese lungo questo processo. Quel che è Aimag contro gli appetiti di Hera certo è che esprimiamo una chiara e la voglia di far cassa del PD, che riaffermi la necessità di rivedere idea alternativa di politica, ecoaree e cubature costruttive previnomia e società, rispetto a quella che viene presentata dai partiti di destra come di centrosinistra, su una base che in Europa sarebbe sostanzialmente quella di un movimento ecologista, ma con forti temi di innovazione simili a quelli che oggi Beppe Grillo il Piraten-

Dopo la batosta elettorale delle comunali a Novi, il capogruppo Argio Alboresi, tira le somme

La tardiva autocritica della Lega Nord

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opo la batosta elettorale delle comunali a Novi di Modena arriva, per bocca del capogruppo Argio Alboresi, l’autocritica della Lega Nord locale. Il Segretario decide, dopo i dovuti ringraziamenti a quanti hanno continuato ad assegnare la propria preferenza alla Lega, di iniziare con una chiara presa d’atto della sconfitta: “Il risultato del 10.4% è nettamente inferiore alle aspettative e impone una serie di riflessioni”. Le cause della disfatta? Alboresi riconosce che “il nostro candidato a Novi, provenendo da Carpi era poco conosciuto, e quindi svantaggiato”. Come dargli torto? Per quanto nei giorni precedenti le elezioni, i simpatizzanti del Carroccio ripetessero che Euro Cattini a Novi è molto conosciuto e ha parecchi pazienti, questo non è evidentemente bastato a fargli guadagnare la fiducia degli elettori. Fare il dentista in una città dove non si risiede è diverso da esserne il

primo cittadino. Ma i suoi strali, Alboresi li scaglia per la maggior parte verso Milano, alla sede nazionale del partito in via Bellerio. “I vertici hanno usato i soldi dei rimborsi elettorali, risorse che dovrebbero servire per far politica sul territorio, in modo arbitrario, senza mai dare spiegazioni”. E, subito dopo, una frase che soltanto qualche mese fa si sarebbe guadagnata le prime pagine di tutta la stampa locale. “E’ deleterio il fatto che, dopo le dovute dimissioni, Bossi si sia ricandidato. Questo comportamento, come federalista convinto, provoca profondo disagio personale e porta a manifestazioni di disgusto da parte di simpatizzanti ed ex-elettori”. Ma da Carpi ne hanno anche per la consigliera capogruppo uscente Federica Boccaletti. “Già da tempo sta lavorando a Roma. Inevitabilmente, vista la lontananza, ha dato la sensazione di trascurare il territorio”. Insomma, secondo l’analisi del segretario, quello di Novi è, per

Argio Alboresi

la maggioranza “un voto politico e certo non sul programma presentato. Siamo stati puniti perché i nostri dirigenti nazionali non hanno capito il ruolo assegnato loro dagli elettori”. Se in parte questo è vero, tali dichiarazioni rispecchiano solo metà della realtà. Se il voto fosse stato solo e principalmente politico, non si spiega come a Verona Flavio Tosi sia stato riconfermato con una maggioranza quasi bulgara. Anche

lui, evidentemente, avrebbe potuto risentire dell’effetto Trota, ma essendo stimato e conosciuto sul territorio, in quel caso le preferenze sono andate più alla persona che al partito che rappresenta. Seconda questione: l’autocritica è sempre positiva, perché aiuta a migliorare. In questo caso, però, giunge un po’ troppo tardivamente. Chi infatti segue i dietro le quinte della politica del territorio sa benissimo che la Lega Nord carpigiana simpatizza da tempo con la linea di Roberto Maroni, rispetto a quella di Umberto Bossi. Forse, un po’ di coraggio in più – unito a una candidatura più azzeccata – avrebbe potuto far guadagnare al Carroccio qualche altra manciata di voti. Troppi distinguo, troppe sottigliezze, troppe cautele hanno accompagnato le prese di posizione della Lega locale in questi anni. Da una forza politica che ci ha abituati alla schiettezza, le strizzate d’occhio a Tosi mentre si continuava a tacere sulle scelte ‘romane’ del partito, non sono state comprese. M.M.

ste da questo PRG che non verranno messe in discussione dal nuovo PSC, secondo la volontà espressa da Campedelli e Tosi, e guidi la ricostruzione del dopo terremoto nel modo più trasparente e partecipativo possibile, che dia un taglio a diversi privilegi ancora presenti nella macchina comunale, mentre si tagliano lavoratori precari e in appalto”. Cosa ne pensa dell’affermazione di Grillo secondo la quale sarebbe auspicabile uscire dall’Euro? “Il tema dell’euro è stato riproposto non solo da Grillo, ma anche da premi Nobel dell’economia come Paul Krugman. Non so se quella sia la via giusta, ma sicuramente, dopo aver rivoluzionato il modo di far politica negli enti locali e a Roma, il prossimo passo sarà ribaltare una Unione Europea che ha sostanzialmente tradito lo spirito iniziale di grandi europeisti che ne sono stati promotori, come Altiero Spinelli, per consegnare il destino di questi uomini a un corpo burocratico dove pochi portatori di specifici interessi economici decidono il destino di intere nazioni. Fatto questo, saranno i cittadini di un’Europa veramente unita a decidere se e come mantenere in piedi una moneta unica, ma che sia sottratta al puro dominio della finanza speculativa privata”. Vi si accusa spesso di essere il ‘movimento del no’. Quali sono i vostri sì? Ma è proprio vero che la politica ‘tradizionale’ è tutta da buttare? “Sì alle reti di economie solidali, a un sistema di produzione che limiti lo sfruttamento di risorse finite a favore di modelli di vita non puramente consumistici, di buon senso, dove le libertà civili incontrano la corretta interpretazione dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione, fino ad oggi incompiuta: casa, lavoro, istruzione e nuovi diritti civili. Io non ho la visione, reale o mistica che sia, di un sistema politico senza partiti, credo che esisteranno sempre differenze valoriali lungo il crinale destra-sinistra che disegnava Norberto Bobbio, ma credo anche che in questo momento nessun partito sia in grado di interpretarli correttamente. Questi partiti sono macchine elettorali e di difesa di interessi oligarchici, le cui differenze sulle decisioni concrete sono sempre più sfumate. Di fronte alla “minaccia” costituita dal M5S, i partiti o sapranno cambiare o soccomberanno. Fra cinque anni forse ci troveremo in un sistema politico nuovo, che potrà anche non essere quello teorizzato dai fan più sfegatati di Grillo, ma sicuramente, senza questo movimento, il cambiamento non sarebbe iniziato, perché abbiamo uno dei peggiori ceti politici d’Europa, che ha dimostrato di non essere in grado di riformarsi da solo”. Marcello Marchesini


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l 26enne carpigiano Cosimo Bulgarelli dal dicembre 2010 vive a Londra come Graphic Designer. Quando e come è nata la tua passione per la grafica? “Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Scientifico il mio desiderio era quello di diventare un illustratore. Il percorso però era fitto di incertezze, anche dal punto di vista economico, quindi ho optato per la professione di grafico riconoscendola come più sicura e remunerativa e in grado di offrirmi la possibilità di sviluppare anche il mio lato artistico. Dopo aver frequentato diversi corsi per perfezionare le mie competenze con i principali programmi di grafica, ottenendo certificati con validità europea, ho lavorato presso alcune agenzie della zona fino alla svolta di Londra lo scorso dicembre. Oggi voglio tornare a concentrarmi sull’illustrazione, continuando però una carriera che mi dà molte soddisfazioni”. Dopo le prime esperienze di lavoro presso agenzie di pubblicità e comunicazione prima a Carpi e in seguito a Reggio Emilia, perché hai deciso di partire alla volta di Londra e con quali aspettative? “Volevo mettermi alla prova in una città straniera e come per molti altri ragazzi che prima di me hanno preso questa decisione, la mia scelta è ricaduta su Londra. E’ stata la scelta più ovvia per varie ragioni: innanzitutto per la

Il 26enne carpigiano Cosimo Bulgarelli dal dicembre 2010 vive a Londra come Graphic Designer

Disegnarsi un futuro a Londra Cosimo Bulgarelli

vicinanza geografica, poi per la lingua inglese che ancor prima di partire parlavo abbastanza bene, e poi perchè là avevo già qualche contatto su cui poter fare affidamento. Inoltre la capitale del Regno Unito è tuttora una delle città più produttive e creative in fatto di comunicazione. Non ci sono rovesci della medaglia nel

provare. E’ una vittoria comunque vada”. Che differenze hai riscontrato nelle strategie pubblicitarie e di comunicazione tra la cultura italiana e quella inglese? “Il fine è sempre quello. Sono i mezzi che cambiano. Il potenziale culturale e artistico di una pubbli-

cità è spesso accantonato in Italia. Da queste parti invece si prova ancora a elevare qualitativamente il livello di comunicazione del mercato. L’imbarbarimento però comincia a notarsi anche qui”. L’ultimo progetto che hai realizzato o quello a cui stai lavorando attualmente? “Abbiamo appena completato

un interessante progetto con gli studi di registrazione della BBC e attualmente stiamo gareggiando con altre tre aziende per una collaborazione con BMW. Nel frattempo sto collaborando con Helmut, uno studio di comunicazione nato recentemente a Reggio Emilia”. Come vedi la situazione economica italiana in questo momento? Ritieni che a Londra e, in generale, nel Regno Unito, ci siano maggiori opportunità di sviluppo professionale, soprattutto per i giovani? “La situazione economica inglese è difficile quasi quanto in Italia. A Londra forse si percepisce meno perché tutto sommato si tratta di un’isola felice. Ma il sistema è imploso in ogni stato. E’ l’arbitrarietà con cui si sceglie il capro espiatorio che lascia senza parole. L’economia ha mostrato i suoi punti deboli e non vedo solidarietà e programmaticità nel volerli risolvere tutti insieme”. Dove vedi il tuo futuro? “Non saprei fare una previsione. La voglia di vivere in Italia è tanta e se mi si presentasse l’occasione tornerei. Ma intanto qui sono riuscito a costruire una situazione positiva che penso possa ancora migliorare”. Chiara Sorrentino

Dal 22 giugno hanno preso il via gli esami di maturità anche per i ragazzi dei comuni colpiti dal sisma

La Maturità al tempo del terremoto Mattia Regattieri

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iente prove scritte, ma solo esami orali, a cui, in molti casi, ci si deve preparare studiando col caldo torrido sotto una tenda o a casa di parenti e sempre col timore di sentire un’altra scossa. E’ la maturità per gli studenti degli Istituti Superiori di Carpi e degli altri comuni feriti dal terremoto. Come prevede l’ordinanza del Ministero dell’Istruzione sugli esami di maturità nei comuni colpiti dal sisma, l’esame è solo orale e sono le commissioni stesse a stabilire autonomamente il calendario delle interrogazioni. All’Istituto Professionale Vallauri, “tutta l’area dell’indirizzo meccanico e molti laboratori sono inagibili - ha spiegato la vicepreside Cristina Fregni - ma il Comune ci ha assicurato che farà del suo meglio per riportare le strutture in condizioni di sicurezza per l’inizio del prossimo anno scolastico. Per il momento svolgiamo gli esami solo nelle aree sicure individuate dai tecnici della provincia

e interroghiamo quattro studenti al giorno”. Tra questi il sanmarinese Daniel Marchesi dell’indirizzo meccanico che, pur essendo tra i fortunati nel carpigiano avendo la casa agibile, preferisce continuare a dormire in tenda insieme alla famiglia. “Non è stato affatto facile studiare con l’afa di questi giorni dentro a una tenda, ma io e la mia famiglia ci sentiamo più sicuri lì che in casa nonostante questa non abbia riportato danni rilevanti. In tenda almeno sono riuscito a trovare la giusta concentrazione e a non allarmarmi più di tanto quando sentivo delle scosse”. Superato lo stress da esame, Daniel è già concentrato sul futuro: “vorrei iniziare a lavorare nel settore delle macchine utensili. I capannoni al momento fanno un po’ paura, ma dopo che li avranno adeguati alle norme antisismiche saremo tutti più tranqulli”. Per bilanciare la mancanza delle prove scritte, quest’anno il colloquio orale dura un po’ di più per tutti, e prevede

Giuseppe Mattiello

tico che abita a Concordia ha scelto invece il garage per le sue sessioni di studio. “Fortunatamente la mia casa non ha riportato lesioni gravi, ma il centro del paese è stato duramente colpito: sono tanti gli edifici crollati e l’atmosfera che si respira è un misto di tristezza e angoscia e riuscire a focalizzarmi sullo studio non è stato facile”. Stesse sensazioni per gli allievi del Liceo Scientifico Fanti: anche loro sono stati protagonisti di un esame insolito e molto anche degli esercizi scritti da svol- lontano dalle aspettative che si erano gere sul momento. Ed è così anche prefigurati fino a qualche settimana per i ragazzi dell’Istituto Tecnico fa. “Mi è dispiaciuto non aver potuto Industriale Da Vinci che è solo sperimentare anche l’emozione deparzialmente agibile. “L’esame gli scritti - ha raccontato Albanita è durato più di un’ora - racconta Cokaj dello scientifico tradizionale Giuseppe Mattiello dell’indirizzo - avendo la scuola completamente elettronico - inizialmente ero un po’ agibile, credo che almeno qui si preoccupato, ma poi è andato tutte sarebbero potuti fare. E’ come se bene, o almeno così spero! Non c’è si trattasse di una maturità incomstato nessun riferimento alle tracce pleta, ma capisco che la priorità sia e agli esercizi delle prove scritte la sicurezza di tutti. In ogni caso ministeriali, però mi han fatto fare l’esame penso sia andato bene: mi delle dimostrazioni grafiche che, hanno tenuta dentro più di un’ora solitamente, agli orali, non ci sono”. Anche per Giuseppe, che abita in un edificio agibile, ma al quarto piano, studiare non è stato facile: “l’esame di maturità è già pesante di per sé, ma con la paura del terremoto è ancora peggio. Le due settimane successive alle violente scosse del 29 maggio abbiamo vissuto in tenda e studiare in quelle condizioni di disagio e canicola è stata un’esperienza che spero di non rivivere più”. Mattia Daniel Marchesi Regattieri dell’indirizzo informaAlbanita Cokaj

Beatrice Cotugno

e le domande vertevano sia sulla tesina che sulle altre materie”. E anche per Beatrice Cotugno, che vive nella zona rossa è stata una maturità sofferta. “La mia casa non ha subito alcun danno - ha spiegato - ma l’atmosfera nella zona rossa è molto tesa e pertanto ho preferito trasferirmi da mia nonna che invece abita in zona industriale. Tuttavia anche lì, ogni volta che sento un rumore mi metto all’allerta. Questo sciame sismico ci ha davvero cambiati: credo che per tutti noi, ancora non passi giornata che non si pensi al terremoto. Il 29 maggio è stata un’esperienza irreale: quando abbiamo avvertito la prima scossa eravamo in piedi per il cambio d’ora e ci siamo subito riparati sotto i banchi, salvo poi uscire in preda al terrore, quando finalmente la terra ha smesso di tremare. Fare gli esami nel luogo in cui abbiamo vissuto tutto ciò è stata una sensazione che non scorderò mai”. Chiara Sorrentino


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a strana estate biancorossa è cominciata con una piccola paradossale certezza in mezzo a una nebulosa di dubbi. La Waterloo del Braglia ha chiuso un’epoca di cui rimarrà una scia lunga almeno un anno. Nella stagione 2012/2013 non nascerà un nuovo Carpi. Finirà probabilmente il vecchio. Ma è praticamente certo che la squadra che si formerà entro il 31 agosto rimarrà legata al cordone ombelicale che l’ha nutrita fin qui. E con essa anche la società, vedova del pilastro cardinale ma non delle fondamenta. Si va verso un lento trapasso, non ci sarà rottura immediata. Il riassetto è un ridimensionamento significativo, ma nient’affatto tranciante. Il piano è sostanzialmente uno solo: attrezzare la sala d’attesa per il prossimo uomoguida. Sempre ammesso che esista. Una svolta minimal, verso un futuro che al momento non c’è. Il presente sta nelle decisioni dei quattro protagonisti baricentrici intorno a cui ruota il destino di un’imbarcazione in cerca di rotta. BONACINI – Si è congedato a suo modo, cioè senza pesare il primato della diplomazia. Ha promesso di lasciare senza polemiche, poi si è tolto

tutti i sassi che aveva nelle scarpe. Senza risparmiare nessuno. E’ la sua prerogativa. Un chiaro sintomo della sua indubbia forza corrosiva e gravitazionale. Ma anche il grande limite che gli resta da superare per sfondare nel calcio di oggi. In cui i media sono la prima fonte di ricavo per chi ci investe. E a loro volta abbeverano la seconda e ultima: ovvero la gente, che tifa e sponsorizza. Tutto comincia sempre, inevitabilmente, dalla comunicazione. E finisce col risultato del campo, che comunque è l’unica cosa che conta. Ma per

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Calcio – I dubbi, le certezze e gli uomini del prossimo Carpi

L’anno che verrà

Bonacini lascia, ma non abbandona. Giuntoli finirà il mandato da lontano. I nuovi ruoli di Cioffi e Caliumi in una stagione di fondamentale transizione. moltiplicare le vittorie e rimanere competitivi, non bastano solo le vittorie. Servono anche buone strategie d’immagine. A questo, Bonacini prima o poi dovrà convenire. Ovunque andrà. L’impressione del sottoscritto è che alla fine della telenovela comprerà il Modena lasciandone i debiti all’attuale proprietà. Subito dopo le prime sentenze di “Scommessopoliter”. Ma non è affatto una verità, semplicemente la mia sensazione. Quindi non prendetemi troppo sul serio perché potrei aver torto. E’sicuro che già da molto tempo studiasse un eventuale “piano B”. Però non credo che avesse stabilito la destinazione già in autunno. Più probabilmente è stato il sisma ad accelerarne la decisione definitiva. Lì si è trovato nuovi conti in tasca. Ed è cambiato il tono di molti suoi discorsi. Fino a oggi, per veicolare il marchio Gaudì ha messo soldi nel pallone. Ora può ricavarne. Ha cioè l’opportunità di rovesciare completamente il business plan come stanno facendo gli Agnelli con Juve e Fiat. Può ingrassare la propria azienda con i dividendi di quel calcio televisivo non completamente fruibile in un palcoscenico distratto come Carpi. Che comunque non abbandona del tutto. Da via Marx scompare il suo centrismo, buona parte del portafoglio. Ma vi resta il 50% di Gaudì, cioè Roberto Marani. E con lui rimane “ad interim” anche la migliore idea di questo ciclo: Cristiano Giuntoli. GIUNTOLI – Attende un progetto importante che lo porti via fisicamente da Carpi, verso il vertice del calcio italiano. Con o senza Bonacini. Lo seguirà certamente a Modena, se l’affare andrà in porto. Sono una cosa sola, si nutrono reciprocamente. L’uno dà forza alle competenze dell’altro con denaro e autorità decisionale. Si sopportano perché non

riescono a fare altrettanto con chi è diverso da loro. Sono identici nella carne, la stessa spregiudicata smania di successo. E’ un legame saldato in modo elettivo e sanguigno fin dal primo incontro. Autunno 2009, Bonacini ha appena unificato Carpi e Dorando ed è in un mare di guai. Ha scelto buoni giocatori in completa autonomia. Omettendo cioè ogni forma di collegamento tecnico tra società e squadra. Il Carpi non ha un’anima, non gira, e sprofonda in classifica. Giuntoli arriva in città su invito di Costi. Non ha soldi, né

curriculum, né grandi raccomandazioni. Si fa largo a sportellate nel calcio di periferia solo grazie ad intuizioni, piccole conoscenze. E una fame senza pari, che nutre studiando tutto quello che si muove intorno a ogni palla che vede rotolare. Bonacini lo nota e gli domanda chi rappresentasse. Risposta: “me medesimo. Io sono il numero uno”. In quel preciso istante rivede in lui sé stesso, genio del brand partito dalla campagna tra la diffidenza dei salotti storici della maglieria carpigiana. E capisce di aver trovato ciò che stava cercando: la pentola d’oro oltre l’arcobaleno. Un uomo che parlasse la sua stessa lingua per dar voce ai suoi stessi sogni impossibili. Oggi, nessun dipendente di Bonacini tra calcio e tessuto può dire di avere lo stesso potere incondizionato che Giuntoli s’è guadagnato in questi tre anni. Ha ancora un anno di contratto, scadenza Giugno 2013. Lo rispetterà, pur seguendo il suo destino che non può più attendere molto. Finirà il

mandato da lontano. Il Carpi avrà presto un altro direttore sportivo, che sarà lui a scegliere. E non c’è dubbio che la squadra che scenderà in campo sarà una sua emanazione diretta. Di cui piloterà continuamente i fili. Ha già cominciato a sistemarla, assicurandosi le compartecipazioni di Concas e Memushaj. Una volta ceduti al miglior offerente (insieme a Laurini, e forse Poli), garantiranno il tesoretto con cui ricostruire l’attacco, unico reparto attualmente azzerato. Il resto è la conferma di un blocco consumato ma ancora solido (Mandrelli, De Paola, Perini, Perrulli, Di Gaudio, Pasciuti, Cenetti), qualche cavallo di ritorno in buona crescita (Dascoli, Obeng, Cortesi, Paganelli), e l’aggiunta di una nuova batteria di giovani da valorizzare secondo convenienza regolamentare. A garanzia della continuità di Giuntoli, presente benché partente, è infine la scelta dell’allenatore: Gabriele Cioffi. CIOFFI – Volendo fare una battuta molto giornalistica si può tranquillamente affermare che il Carpi ricomincerà dalla conferma del mister. Non c’è dubbio che in questi due anni Cioffi lo sia stato effettivamente in campo. Talvolta anche troppo. Per Giuntoli è una sorta di fratello germano. Pensano e respirano calcio in risonanza. Stessa ossessività, toscanissima e vincente. E’ quasi naturale che la transizione passi da lui, secondo scommessa ragionata. Un rischio calcolatissimo. Verrà affiancato da un secondo con patentino

(Papone o Galantini). Può darsi che decida anche di giocare (non sempre, magari a gettone) qualora in difesa non arrivi un veterano ad affiancare quei due ragazzi d’assalto che ne sono stati a lungo i garzoni (Dascoli e De Paola) e ora ne ereditano la bottega. Comincerà da ovviamente da lì. Vorrà una squadra duttile e cattiva. Che sappia prima di tutto resistere, coprire il campo d’insieme, soffrire leggendo bene l’avversario. Certamente corre il pericolo dei grandi ex calciatori che si siedono in panchina subito dopo aver appeso le scarpette al chiodo. Quello di parlare di sé stessi. Qualunque costruttore sbaglia se parte dal tetto. Non potrà perciò immaginarsi uno spogliatoio a sua immagine e somiglianza. Dovrà anzi mettersi al livello del gruppo, pretendendo il giusto, ma mai troppo. Sta qui la sfida più difficile che è chiamato a vincere. CALIUMI – Lascia lo scranno presidenziale per due motivi. 1) Tornare in azienda a tempo debito. 2) Preparare il posto al prossimo patron. Gli succederà molto probabilmente Raffaello Papone, con delega provvisoria. Ma non è affatto un passo indietro. Anzi, è una presa di responsabilità. Con meno impegno per gli impicci burocratici, Caliumi acquista adesso un ruolo cruciale. Dovrà far leva sulla sua passione per aggregare nuove forze e riportare la città al Cabassi. Tutta, nessuno escluso. Tanto la gente della piazza e i bambini delle scuole, quanto i colleghi imprenditori. La mission è convincere definitivamente Gianguido Tarabini. Il main sponsor è libero. Sarà di Blumarine. Se questo matrimonio prende forma, allora il pallone carpigiano avrà un futuro stabile e importante. Enrico Gualtieri


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’Universal Volley Modena resta nella propria città, giocherà al PalaPanini nella stagione 2012/13 e nelle prossime settimane ufficializzerà anche quello che sarà il nuovo title sponsor. E’ questo, in sintesi, ciò che è emerso nell’attesa conferenza stampa di lunedì 25 giugno dove il presidente Rino Astarita, il direttore sportivo Davide Astarita e il direttore generale Pierluigi Vigo hanno dissipato ogni dubbio su quella che sarà la prossima stagione. L’appuntamento era atteso sia tra gli addetti ai lavori che tra i tifosi dopo che, nelle ultime settimane, si era fatta largo l’ipotesi di un possibile trasferimento della società a Verona nel caso fosse andata in porto la trattativa con uno sponsor locale. “Siamo arrivati in pianta stabile a Modena due anni fa – ha esordito Astarita in una sala stampa gremita – e qui vogliamo rimanere. La decisione di continuare la nostra avventura qui è stata presa la settimana scorsa e l’ho comunicata in anteprima all’assessore allo Sport del Comune di Modena, Antonino Marino e alle giocatrici. Non è stata una decisione di comodo, ma volevamo

Pallavolo femminile - L’Universal Volley Modena resta nella propria città, giocherà al PalaPanini nella stagione 2012/13 e nelle prossime settimane ufficializzerà il nuovo title sponsor

“Vogliamo rimanere qui”

fortemente questa scelta e domani William Bellei depositerà in Lega tutta la documentazione per l’iscrizione”. Astarita ha poi descritto l’attuale situazione e i suoi progetti per la stagione. “Abbiamo pagato nove stipendi su dieci perché l’ultima scadenza, ovviamente, non è ancora arrivata. Non ci manca nessun documento e parlando con gli sponsor la mia volontà sarebbe quella di offrire ai tifosi residenti nella provincia di Modena ben 3.000 abbonamenti fra

parterre e tribuna. Per quello che abbiamo vissuto, che ha unito ancora di più tutti, credo che quest’anno sarà veramente dura venire a vincere al PalaPanini”. Infine un aggiornamento per quanto riguarda il title sponsor: “entro metà luglio ne ufficializzeremo uno, mentre fino ad agosto non avremo una risposta dal secondo. Purtroppo quello che nei programmi originari doveva essere il title sponsor è stato colpito, come tante altre aziende, dal terremoto”. Il direttore

Da sinistra Pierluigi Vigo, Antonino Marino, Rino Astarita e Davide Astarita

sportivo Davide Astarita, invece, ha fatto il punto sul mercato della squadra: “dopo l’ingaggio di Alisha Glass ufficializziamo anche quello di Dora Horvath. Con lei abbiamo stipulato un accordo annuale e credo sia un ottimo acquisto anche perché l’abbiamo strappata alla concorrenza in un momento in cui tutti la volevano. Annuncio anche che Simona Rinieri resterà con noi anche la prossima stagione. Sul mercato ci resta da ingaggiare ancora un terzo

martello e siamo interessati a due giocatrici: Valentina Tirozzi e Aleksandra Crncevic, la giocatrice serba che aveva sostenuto con noi un provino all’inizio di questa stagione, ma poi non l’abbiamo ingaggiata poiché la squadra era già completa e avevamo solo bisogno di una sparring partner in allenamento. Per il ruolo di secondo opposto, invece, stiamo seguendo Natalia Brussa”. Infine il dg Pierluigi Vigo ha comunicato alcuni nuovi ingressi nell’organigram-

ma societario. “Si tratta del consigliere responsabile delle pubbliche relazioni Maria Melluso, già dirigente e azionista del Chieri Volley nella stagione sportiva 2009 – 2010, esperta in comunicazione, logistica e organizzazione. Barbara Boni, invece, sostituisce Ginelli e rivestirà l’incarico di primo dirigente con delega ai rapporti con la Lega. Infine, Stefano Barberini, libero professionista, sarà il nuovo direttore marketing”. Andrea Lolli


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