P O R T F O L I O
A R C H I T E T T U R A
Alessio Tenti
CONTATTI Telefono: 347-0385650 E-mail: tentialessio95@gmail.com Indirizzo: Via Rio 57 C
ISTRUZIONE I.T.C.G. Pasini, Istituto tecnico e per geometri I.U.A.V., Istituto universitario di architettura di Venezia
WORKSHOP Prof. Giovanni Marras e J. Chun DEMOGO VMX architects
LINGUE 99%
Italiano Inglese
50%
ABILITA’ autocad
90%
sketchup
90%
photoshop
80%
illustator
80%
indesign
80%
ESPERIENZA LAVORATIVA Direzione Pianificazione e gestione del territorio, Comune di Valdagno (Vi)
I.U.A.V.
DISEGNO E RAPPRESENTAZIONE Pag.3-10 Prof. Richelli Giorgio
CARATTERI TIPOLOGICI Pag.11-22 Prof.essa Serena Maffioletti
LABORATORIO INTEGRATO 1 Pag.23-36 Prof. Pierantonio Val Prof.essa Elena Giacomello
LABORATORIO INTEGRATO 2
LABORATORIO INTEGRATO 3 Pag.51-66 Prof.essa Serene Maffioletti Prof. Dario Trabucco
RESTAURO Pag.67-84 Prof.essa Sorbo Emanuela
W.A.V.E. 2015 Pag.85-94 Prof. Giovanni Marras Prof. J.Chun
W.A.V.E. 2016 Pag.95-104
Pag.37-50 Prof.essa Esther Giani Prof. Emilio Meroi
DEMOGO
W.A.V.E. 2016 Pag.105-116 VMX architects
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DISEGNO E RAPPRESENTAZIONE
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prof.
Richelli Giorgio
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Le conoscenze del disegno e della rappresentazione imparate durante il corso, sono state le base sulle quali costruire il mio percosro accademico. Grazie al ridisegno e studio di architetture importanti dei grandi maestri, sono riuscito ad analizzare al meglio i metodi architettonici e le architetture che durante che man mano studiavo. RIdisegnare progetti a mano libera mi ha permesso di prendermi il tempo di conoscere e capire a pieno le strategia progettuali dei vari architetti. Imparando il disegno ortogonale, assonometrico e prospettico ho capito come esso sia il linguaggio universale dell’architettura sia come strumento di studio e indagine del soggetto raffigurato.
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Uno degli obbiettivi del corso era anche quello di insegnarci il rilievo architettonico di manufatti esistenti. Una delle esercitazioni da noi svolte, in questo ambito, ci ha portato al rilievo dell’oratorio a Santa Marta. Divisi in gruppi abbiamo cercato di rilevare piÚ dettagli possibili aiutandoci con gli strumenti appositi. Una volta prese le misure, siamo poi passati al ridisegno e alla costruzione di eloborati che rappresentassero le misure da noi prese. Grazie a questa esercitazione ho capito l’importanza di un buon rilevo e un corretto metodo di analisi dei manufatti antichi.
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Durante il corso abbiamo deciso di applicare le conoscenze da noi imparate per combinarle al laboratorio integrato 1. Attraverso il rilievo in sito e alla creazione di un eidotipo siamo riusciti a ricostruire prima con metodo ortogonale e in un successivo momento anche assonometrico i prospetti e le piante della nostra Osteria da Maria. Riuscendo cosÏ ad analizzare in dettaglio i vari aspetti costruttivi e architettonici del nostro edifico. Grazie al rilievo in sito e al suo successivo ridisegno abbiamo cosÏ capito con relazionarci con esso e con l’intorno.
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CARATTERI TIPOLOGICI
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prof.essa
Serena Maffioletti
Il corso mirava a conoscere e interpretare l’esperienza progettuale elaborata nei secoli XX e XXI sul tema dell’abitazione, spaziando dal Movimento Moderno ai più recenti e significativi casi internazionali. Durante il corso si sono svolte una serie di esercitazioni finalizzate a elaborare alcune semplici soluzioni di cellule residenziali riferite ai tipi abitativi fondamentali: a corte, a schiera, in linea, a torre. Inoltre abbiamo svolto anche delle attività di ricerca per comprendere più affondo l’architettura residenziale. Qui ho riportato quelle più significative per la mia esperienza universtaria.
Sfogliando le pagine di casella del luglio/agosto 2014, mi ha colpito il progetto di Alberto Campo Baeza, Casa dell’infinito. Una delle prime cose che mi ha portato a scegliere questa abitazione, tra i molti progetti contenuti in Casabella è stata la sua forma, dalle geometrie regolari che ricordano un cubo di pietra, all’interno del quale sono stati creati gli ambienti privati. In secondo luogo, mi ha colpito il rapporto che la villa ha con il paesaggio a lei circostante, un prolungamento della collina affacciata sulla spiaggia di arenaria sul mar Atlantico. Vista dal mare ha le sembianze di una piattaforma, la sua struttura le permette di dialogare con il paesaggio circostante, senza disturbare l’osservatore che gode della vista dell’oceano.
della vista dell’oceano. Questo monolite silente, che Adolf Loos stesso avrebbe in simpatia, grazie al suo rigore, visto dalle spiagge si fonde con il crinale della collina circostante, mentre scorto dalla sua copertura si mescola con la linea dell’orizzonte. L’operazione progettuale è stata quella di scavare all’interno del solido roccioso i luoghi per il vivere; la pianta è il risultato di un procedimento puro e razzionalista, sviluppato su un modulo preciso, la purezza compositiva continua fino alla facciata, materica e mutevole, in base al cambiare della luce. Questa abitazione dal linguaggio classico, ma allo stesso tempo contemporaneo delle dimensioni 20x36x12, si sviluppa su tre livelli, due dei quali seminterrati.
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Al piano terra è situata la zona notte, la più privata e riservata, con un collegamento diretto alla spiaggia, unico grande foro presente nella facciata per questo piano; le finestre delle camere, le troviamo solo nei prospetti laterali. La pianta di questa zona è molto regolare, consiste in un serie di tre stanze, poi specchiate, in mezzo alle quali troviamo un grande spazio dove è possibile ammirare in mare, qui troviamo anche la scala di collegamento al piano destinato alla zona giorno e diverse zone di servizio. Salendo le scale arriviamo alla zona più luminosa e ariosa della casa, grazie alle tre grandi finestre affacciate sul mare, una delle quali su una grande terrazza interna; non solo grazie a loro, ma anche dalla sapiente disposizione che l’architetto Campo Baeza è riuscito a creare, infatti le tre grandi stanze principali sono collegate tra loro da finestre che permettono un dilatamento dello spazio e della luce, oltre a questi dispositivi abbiamo diversi lucernari circolari. Arriviamo infine al piano più caratterizzante di questa abitazione, il tetto; su questo grande spazio ricoperto di lastre di travertino romano, omaggio al vicino insediamento romano di Bolonia, troviamo diversi fori regolari destinati a diverse
attività, la piscina a sfioro, il piccolo anfiteatro all’aperto e la grande rampa d’accesso al piano inferiore, ci sono poi i lucernari circolari di diverse misure. Tutte le aperture sono state “scavate” all’interno del blocco, le uniche costruzioni in elevazioni che troviamo in questo piano sono i muri di delimitazione della casa. Il muro principale, della stessa lunghezza del lato corto della villa, percepito dalla strada sembra una trincea, infatti ci maschera la vista dell’oceano, sulla sua facciata troviamo tre aperture destinate all’ingresso; troviamo sempre sulla copertura altri due elementi, menzionati poco fa, corti muri posti vicino all’ingresso per la protezione dalle forti raffiche di vento molto frequenti in questa zona. Concludendo, a mio parere questa è una casa che vibra in sintonia armonica con il suo contesto, e che da esso è generata, ma non creata.
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Lo studentato progettato dallo studio Bevk Perovic Arhitekti è un edificio ai margini del centro di Lubiana, nei pressi della riva del fiume, composto di 56 unità abitative per gli universitari della città, è stato creato e pensato interamente attorno al patio interno, dal quale si estendono poi tutte le attività in esso concentrate. Da qui si passa poi alla cellula abitativa dedicata ai futuri abitanti del complesso, troviamo dunque un elemento base prefabbricato dotato di zona giorno e zona notte ben articolate tra di loro, con l’ottimizzazione dello spazio. Le facciate dell’edificio sono in continuo mutamento, grazie alle persiane movibile che nascondono le terrazze quando lo si desidera, permettendo così un movimento nei prospetti, questa articolazione, non la troviamo nei prospetti laterali corti dei due blocchi, ma solo nelle parti lunghe. La facciata dell’edificio presenta delle grandi vetrate rettangolari, a mio avviso somiglianti ad un gigantesco schermo, attraverso il quale si può assistere al trascorrere della vita quotidiana che si sviluppa all’interno, allo stesso tempo, dall’interno si può scorgere il paesaggio circostante della città.
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Troviamo anche delle terrazze, nascoste da delle persiane a soffietto in alluminio traforato, creando così una sorta di tenda pieghevole, permettendo agli abitanti dei piccoli appartamenti di proteggersi dai rumori della strada, dagli sguardi indiscreti dei numerosi passanti e dai raggi solari, essendo tutto il complesso costruito in vetro. La facciata materica è continua, una delle caratteristiche fondamentali dell’opera, molto importante è anche la contrapposizione che lo studio ha sviluppato attraverso i pieni e i vuoti presenti. All’interno di ogni piano, tra le cellule abitative dedicate alle abitazione degli studenti, si trovano le aree comuni, organizzate in modo da renderle il più fruibili possibili. Osservando questo edificio mi ha particolarmente colpito l’utilizzo dello spazio dedicato alla
collettività in rapporto con quello dedicato al privato. Generato dal programma collettivo che deve svolgere, al suo interno troviamo dei programmi collettivi, spazi dedicati all’insegnamento, alla vita in comune e al tempo al libero, concentrati tutti al piano terra dell’edificio in un unico grande basamento trasparente, il curtain wall mentre la serie di unità abitative si somma nei due blocchi che poggiano sullo stesso. All’esterno è presente un percorso ciclo-pedonale che mette in relazione lo studentato con la collettività. Sempre in relazione al contesto, notiamo come quest’opera minimalista e moderna riesce ad relazionarsi con il quartiere circostante e con il già presente complesso scolastico con il quale si collega.
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LABORATORIO INTEGERATO 1
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OSTERIA DA MARIA prof.
Pierantonio Val prof.essa
Elena Giacomello
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L’Osteria su cui abbiamo lavorato ha sede a Valdobiadene in località Follo, conosciuto per la coltivazione di vigneti. Il paese è immerso nel verde, e di questo durante la progettazione abbiamo sempre tenuto conto. Siamo partiti con l’idea di non sconvolgere completamente l’esistente, e di invece andare a creare un nuovo volume che occupasse una piccola parte del lotto che avesse comunque un rapporto di contrasto. Questo è stato possibile grazie all’utilizzo di nuovi materiali. Il nuovo volume si presenta con una forma semplice ed organica, il suo compito è quello di avere una distanza critica nei confronti dell’esistente, il progetto è concepito come dialogo con l’esistente ma anche come riconoscimento di una distanza tra esso e il nuovo. E’ importante che come dice Gregotti nel suo libro, al giorno d’oggi gli architetti riescano a dare nuove forme, o comunque nuove necessità a ciò che già esiste. Quindi noi siamo riusciti a riqualificare una parte di questo edificio, adibita a granaio, deposito. L’edificio è interamente costruito in calcestruzzo così da distaccarsi totalmente dall’esistente che è costruito con materiali tradizionali come pietra e mattoni . Abbiamo creato due singoli epi-
sodi dando però uniformità al tutto. Possiamo ammirare l’intero edificio senza essere disturbati da questo parte ma allo stesso tempo coglierne la novità. Al pian terreno abbiamo creato grazie al muro di recinzione una divisione delle due parti lasciando sempre una continuità con il muro esistente. Come possiamo vedere anche nelle foto, l’Osteria gode della sua vista migliore nella parte retrostante, infatti abbiamo previsto nel piano terra una terrazza chiusa in cui il foro d’uscita (indica) permette di appoggiarsi su un bancone di vetro che crea una continuità tra due ambienti, l’abitazione e il paesaggio. Al piano primo abbiamo pensato ad una grande vetrata che desse anche continuità tra l’ambiente esterno ed interno, mentre nelle altre zone abbiamo creato delle aperture che possano fare ammirare delle zone specifiche del paesaggio.
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Prospetto ovest
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Prospetto nord
Prospetto sud
Sezione C-C’
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Sezione B-B’
Il progetto del bed & breackfast trova al piano terra dell’edificio una zona di accoglienza e reception, entrando in questo primo ambiente possiamo anche torvare un piccolo negozio di prodotti tipici locali della zona, abbiamo deciso di collegare questo ambinete con l’esterno, facendo anche attenzione alla memoria del luogo. La via nella quale si trova il progetto prende il nome dal Follo restostande all’edificio, abbiamo perciò deciso ci trasformare questa piccola costruzione in un’estenzione del negozio, trasformandolo in un lugo di degustazione e ritovo, per conoscere e riscoprire i sapori e le tradizioni del lugo. Sempre al piano terra si trova una grande terrazza coperta che permette di guardare i meravigliosi vigneti retrostanti.
All’interno troviamo una piccola zona per una prima colazione, e un bagno dedicato, decidendo di creare uno spazio arioso e confortevole abbiamo scelto di progettare zona a doppia latezza. Salendo le scle possiamo apprezzare il collegamento tra il nuovo edifico, da noi creato completamente in calcestruzzo e il vecchio, che mantiene i materiali tradizionali e il tipico tetto a capanna. Al piano primo torviamo due ampie camere doppie con annesso bagno privato, entrambe le camere godono di una buona vista sull’esterno, alla prima abbiamo deciso anche di aggiungere una grande terrazza per una vista migliore sui vigneti, mentre l’altra sulla piccola corte interna, ha invece delle grande finestre, che una volta aperte trasformano la stanza in un tutt’uno con l’esterno.
Pianta piano primo
Pianta piano secondo
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LABORATORIO INTEGERATO 2
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LA FAVORITA prof.essa
Esther Giani prof.
Enrico Meroi
Il tema da noi scelto è corpo a corpo. Abbiamo deciso di affrontare questo progetto perché volevamo riqualificare un vecchio edificio per attualizzarlo nel presente, trattandolo come un’ architettura antica in rovina. L’architettura è per noi una rappresentazione del presente, che si appropria anche del passato rappresentato in questo caso dall’edificio con la sua propria struttura e i suoi materiali. Nella visita al sito, abbiamo potuto analizzare l’edificio concretamente, soffermandoci in alcuni dettagli che ci hanno colpito particolarmente, i tamponamenti fatti alle bucature delle finestre, dove abbiamo il mattone che viene assemblato formando involontariamente un disegno, che ci ha rimandato nello studio del tracciato regolatore ai quadri
del movimento De Stijl o neoplasticismo. Le relazioni con il contesto che abbiamo considerato per la progettazione dell’edificio sono stati l’analisi delle strutture pubbliche esistenti nelle vicinanze, pensando ai futuri fruitori e ai loro spostamenti, cercando anche di creare una fascia permeabile in modo tale che, anche se non ci sono gli atleti ad usufruire delle strutture, i cittadini dil Lido possano utilizzare gli spazi esterni dell’area. Per quanto riguarda alla strategia strutturale abbiamo deciso di optare per una struttura mista con il mantenimento parziale dell’assetto statico esistente con inserimento di nuovi elementi strutturali che siano collaboranti e in dialettica con la pre-esistenza.
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Alessio Ten Thuy Hong Ng
SPLOSO VOLUMETRICO
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Nella progettazione dei vari spazi interni abbiamo preso come riferimento Aires Mateus, a Azeitao in Portogallo del 2007, il volume dell’edificio lineare e regolare, al suo interno crea un certo movimento attraverso volumi di vari dimensioni destinati a camere da letto, quindi dove dove la pianta ce lo permetteva abbiamo cercato di ricreare la stessa situazione, nei volumi sospesi abbiamo posizionato le camere e al di sotto una grande zona relax all’aperto. Durante la progettazione abbiamo deciso di optare per l’inserimento di celle prefabbricate, munite di tutti i servizi per quanto riguarda le camere, esse, una volta arrivate in sito posso essere semplicemnte inserite nella grande griglia stutturale da noi ideata. Le celle si dividono in singole e doppie, entrambe dotate del proprio bagno privato. La particolarità di questa stanza è la grande finestra dal qual quale si puo ammirare il paesaggio esterno. Questa grande finestra è dotata di un particolare meccanismo che consente a tutto l’infisso di aprirsi e all’occorrenza diventare una piccola terrazza, così facendo la stanza integra al meglio l’esterno rendendolo un tutt’uno con l’interno.
Le varie stanze sono collegare tra loro tramite corridoi sospesi , dai quale è possibile guardare guardare sotto. Al piano terra come già detto troviamo una grande zona relax, con spazi aperti, dove si trovano delle sedute, ma anche delle piccole stanze chiuse dedicate a varie attività, come palestra, bagni e una zona ristoro. Nella parte vicina agli impianti sportivi abbiamo collocato la reception e una grande sposgliatoio. Nella corte interna tra i due edifici, aiutati dal nostro traccaito regolatore, che ha dato forma a tutto il nostro edificio, abbiamo progettato delle sedute, per creare un ambiente coviviale e aperto, cercando di renderlo il più possibile collegato al resto dell’edifico. Grazie al materiale e alle forme siamo così riusciti a creare un manufatto all’interno del quale convivono diverse epoche, stili, materiali e funzioni, tutti tra loro collegati e in continuo dialogo. Il nostro intento di ridare vita a una vecchia rovina ha trovato forma grazie all’assemblaggio.
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Pianta piano volumetrico
Sezione longitudinale prospettica
Pianta piano secondo
Pianta piano primo
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LABORATORIO INTEGERATO 3
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NEW LINE prof.essa
Serena Maffioletti prof.
Dario Trabucco
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Il progetto da noi sviluppato cerca di ottenere la massima integrazione degli edifici da noi progettati, attraverso un percorso presente sia all’interno che all’esterno di essi. Cerca, inoltre, di costruire un nuovo «carattere» per l’area di Padova da noi scelta. La zona una volta ospitava un passaggio ferroviario, che si può ancora vedere grazie al percorso pedonale, da cui siamo partiti tendendo a monito l’importanza di avere un percorso sia all’esterno che all’interno dei nostri edifici. Il progetto prevede essenzialmente due elementi, uno compositivo e l’altro formale. L’elemento compositivo è la costruzione di tre forme geometriche semplici, aventi caratteristiche costruttive simili così da rendere il tutto parte di un unico complesso pur mantenendo l’idea di tre edifici divisi. L’elemento formale è dato invece, dal percorso che unisce i nostri edifici all’esterno dando un nuovo carattere alla zona, il percorso si ripete, poi in maniera diversa negli spazi interni, così da collegare i vari ambienti. Altro punto di interesse era dare importanza al lotto da ambo i lati d’accesso. Scegliendo di mettere lo spazio espositivo da un lato e lo spazio per il ristorante e bar dall’altro.
Due edifici ad uso pubblico che per differenti motivi rendono importanti le due testate della zona. Al centro abbiamo collocato le residenze per studenti che ospita al piano interrato una biblioteca ad uso sia dei residenti del complesso, sia dal pubblico esterno. In questo modo tutti gli edifici possono essere usufruiti da tutti, aumentando l’importanza della zona che attualmente è priva di interesse. Analizzando il contesto possiamo vedere subito che la nostra area e divisa in due zone sia in senso orizzontale che verticale. Il lotto è infatti posizionato tra due strade: una ad alta percorrenza, l’altra di minori dimensioni, a bassa percorrenza. Guardando le preesistenze notiamo come arrivando da Largo Meneghetti ci sia una maggior presenza di scuole superiori, Università e edifici museali, per questo si è deciso di posizionare lo spazio espositivo all’inizio del lotto, arrivando da questa direzione, mentre gli altri due spazi (residenze per studenti e ristorante) di seguito. Continuando, così, quello che è attualmente la situazione edilizia.
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Pianta piano terra
Pianta piano secondo
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Pianta piano primo
Pianta piano interrato
Sezione longitudinale
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Prospetto Est
Prospetto Ovest
Lo spazio espositivo è costituito da due volumi: un primo, più stretto, che costituisce l’entrata all’edificio, l’altro più lungo in cui troviamo lo spazio espositivo. Questo secondo volume viene spezzato in cinque parti di altezze differenti. Il tutto finisce in uno spazio interrato aperto che si collega con la biblioteca sita nel secondo complesso, la residenza per studenti, anch’essa è formata da tre diversi volumi aventi differenti altezze, come nello spazio espositivo. I due volumi laterali sono interamente vetrati e tengono insieme lo spazio residenziale centrale. Di seguito nell’altro lato del lotto troviamo due edifici che formano un unico complesso grazie ad uno spazio interrato aperto, che come per i precedenti, collega un ristorante e uno spazio bar. Anche
Pianta camera sgingola
qui ritorna sempre il tema delle differenti altezze e dei diversi volumi. La diversità dei volumi serve anche ad identificare una diversa funzione. In ambito compositivo un elemento caratterizzante del progetto sono le finestre che in tutti gli edifici si ripetono con la stessa modalità ma a ritmi differenti, a simboleggiare sempre la diversità degli spazi che siamo andati a creare. Per concludere abbiamo voluto dare una caratteristica di materialità al nostro progetto, rivestendo gli edifici di pannelli in GRC grigi. Questo ritornando al discorso iniziale, ci permette di creare tre spazi differenti ma che riescono comunque a dialogare tra di loro grazie all’utilizzo di uno stesso linguaggio architettonico, sia nelle forme, negli spazi che nell’esteticità.
Pianta camera doppia
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I.P elartemirep arutaruM
I.P oialoS
Muratura perimetrale
Copertura
Solaio
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Muratura perimetrale P.I
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RESTAURO
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MEMORIE prof.essa
Emanuela Sorbo
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L’esercitazione progettuale del laboratorio si è svolto a partire dall’inquadramento generale della problematica dei complessi manicomiali. Proseguendo poi in particolare con lo studio dell’Ex O.P.P. dI Rovigo, dove grazie alle fonti iconografiche e bibliografiche si è giunti ad una prima interpretazione del luogo e della sua storia. Grazie alla documentazione data in classe è stato possibile avere già un’idea della struttura generale del complesso, arrivando così alla visita diretta, consapevoli e muniti degli elementi necessari per riuscire ad estrapolare i dati necessari all’analisi architettonica dei manufatti, oltre che verificare la lettura critica e spaziale elaborata in precedenza. Durante la visita è stato possibile studiare meglio il manufatto da noi scelto in classe, nel nostro caso è stato la Chiesa, il padiglione 22. Quindi dal tema già definito si è poi studiato il rapporto tra grandi avvenimenti storici e le trasformazioni che hanno interessato l’O.P.P sin dalla sua fondazione. Da questo si è poi individuato le tematiche principali, che analizzate cronologicamente, hanno permesso di trovare le problematiche e i punti salienti per delineare il progetto finale. Dopo aver analizzato i dati e le informazioni raccolte, ci si è
interrogati sugli interventi necessari e sulla linea progettuale più consona, la quale permettesse di valorizzare la memoria storica del complesso ed al contempo attribuire una nuova funzione al sito e darle una nuova vita per valorizzare le nuove caratteristiche morfologiche. L’analisi da noi affrontata è stata sviluppata secondo questi punti: il rapporto tra il centro urbano di Rovigo e l’area dell’ospedale, la funzione del verde, la morfologia dell’area, i percorsi e le funzione dei vari padiglioni e infine l’evoluzione della chiesa. La prima cosa che emerge è come l’ospedale non abbia un legame al centro urbano di Rovigo, che si esplicita anche attraverso la presenza di un canale di scolo che lo isola, nonostante lo sviluppo edilizio dell’area circostante. Tutto questo crea come un muro tra le due aree, sia mentale che fisico. L’intervento di progetto individua l’attribuzione della funzione di centro polifunzionale, dove grazie alla destinazione di varie funzioni dei padiglioni e alla aree da noi create come l’area sportiva, l’area centrale dedicato alla attività sociale e al bosco dedicato alla cura della natura, il complesso possa diventare rompere questo muro e diventare una vera e propria parte della città.
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COnnessione tra due mondi
LInea del tempo
Funzione del verde
EX O.P.P.
BOSCO
centro storico
GIARDINI
zona servizi
zona AGRICOLA
ACCESSIBILITA' E CENTRALITA' Edifici modificati nel tempo FULCRO DELLA CHIESA nuovo fulcro
Espansione citta'
1906 PIANO PROGETTO
1930 Nuova costruzione
1953 NUOVA COSTRUZIONE
1998
dismissione struttura
2016 aBBANdono
sintesi interpretativa
LIneamenti di progetto
LABORATORIO DI RESTAURO A.A. 2016 17 PROf. ssa emanuela sorbo arch. leila signorelli arch. marco chiuso
EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI ROVIGO
SPAZIO E ATTIVITA'
EVOLUZIONE DELLA CHIESA
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ALESSIO TENTI MARTA POZZER
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MOSAICO FOTOGRAFICO DELLA FACCCIATA SUD
MOSAICO FOTOGRAFICO DELLA FACCCIATA SUD
Punti di presa fotografici
MOSAICO FOTOGRAFICO DELLA FACCCIATA SUD
MOSAICO FOTOGRAFICO DELLA FACCCIATA SUD
Fotoraddrizzamento
ALESSIO TENTI MARTA POZZER THUY HONG NGUYEN
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Il verde viene parzialmente conservato e riprogettato in un’ottica di valorizzazione della biodiversità data dalla presenza di numerose specie differenti di alberi e di risanamento e ottimizzazione della fruibilità degli spazi, infatti il verde viene usato non solo come sistema di separazione tra i spazi ma anche come organismo per il sistema del complesso, grazie anche un bosco utilizzabile per altre attività come camping o per passeggiate nella natura. La chiesa dell’Ospedale usato sempre come luogo di culto negli anni, è sempre stato un fulcro per l’area, grazie anche al fatto di essere posizionata al centro, diventa adesso nel nuovo progetto di recupero un nuovo fulcro non più di culto ma di memoria del luogo.
Si conserva il manufatto e si apportano delle ristruttura zioni alla struttura, progettando all’interno un’esposizione di reti uniti tra di loro che occupi tutto il volume della chiesa, per il sostegno di questa grande struttura si applica un consolidamento delle murature tramite iniezione, in modo tale che possa sostenere l’intero impianto di reti. Quest’opera vuol essere un elemento che faccia ricordare cosa era in passato questo luogo e la sua storia, tramite questa metafora fisica tra la mente degli ex pazienti del manicomio e questo sistema di reti, che porta le persone quando sono all’interno ad uno stato sia confuso sia divertito, mentre si prova ad entrare ed uscire.
ROVIGO 2016 17 80
LABORATORIO DI RESTAURO A.A. 2016 17 PROf. ssa emanuela sorbo arch. leila signorelli arch. marco chiuso
EX OSPEDALE PSICHIATRICO DI ROVIGO Progetto padiglione 1:100
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Il sistema dei percorsi originale, ancora adesso leggibile sebbene ricoperto dal verde, viene ripristinato e aggiungendo nuovi percorsi per collegare al meglio i vari padiglioni con le nuove aree create. Una parte importante è stata quella di assegnare delle funzioni che potessero essere utili alla città di Rovigo, quindi si è fatto una ricerca sulle mancanze che potesse avere il centro per i cittadini di Rovigo, trovando una lacuna sul fatto che non avesse un centro in cui i giovani fossero spinti a ritrovarsi. Tutto ciò ci ha spinti di delineare il progetto in base a questa mancanza di luoghi per i giovani, creando così questo nuovo centro che potesse accogliere persona di ogni età.
ALESSIO TENTI MARTA POZZER THUY HONG NGUYEN
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Sezione longitudinale
84 Sezione longitudinale
Sezione longitudinale
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W.A.V.E. 2015
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PROGETTO SUL PIAVE prof.
Giovanni Marras prof.
J.Chun
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Il paesaggio inteso come patrimonio: luogo in cui passato e futuro si realizzano nel presente attraverso azioni di memoria e invenzione. In cui complessi architettonici, habitat naturali, siti archeologici, aree industriali, insediamenti storicamente consolidati, antichi e nuovi sistemi infrastrutturali, costituiscono l’identità culturale delle persone che vi abitano. Durante il W.A.V.E. abbiamo sperimentato modi e tecniche della composizione architettonica per leggere e progettare questa eredità culturale complessa e stratificata; con l’aiuto dei professori abbiamo analizzato una porzione del paesaggio Veneto: un tratto del fiume Piave, “Fiume Sacro alla Patria”, in cui la storia ha depositato i segni di passate e presenti condizioni del lavoro dell’uomo, teatro di guerre e riunificazioni, luogo di una controversa memoria collettiva regionale e nazionale. L’architettura, per sua natura, si è sempre misurata con i valori culturali e materiali (come capitale, come patrimonio, ecc.) e ha sempre affrontato la questione della durata; temporalità e durata dell’architettura sono stati dunque temi trasversali sperimentati nella progettazione di sezioni significative di paesaggio lungo le sponde del fiume Piave.
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Mediante sopralluoghi mirati siamo riusciti a leggere i caratteri di questo complesso patrimonio identitario e a concettualizzare e identificare i temi di progetto. Abbiamo capito subito l’importanza di tenere insieme la scala dei manufatti architettonici e la grande dimensione del paesaggio, cercando di costruire scenari possibili a partire dalla lettura delle discontinuità formali e temporali del paesaggio, mettendo in relazione monumentalità e quotidianità, secondo una lista di temi: il tempo del lavoro, il tempo del gioco e della vacanza, il tempo della cultura materiale e immateriale, la mobilità – lenta e veloce. Durante il sopraluogo abbiamo dovuto distinguere tra elementi architettonici stabili, pensati per durare per un tempo più lungo, e nuovi elementi di invenzione destinati a durare un tempo limitato. Il workshop, ci ha permesso di mettere a punto alcune azioni strategiche, “casi studio”, che si concretizzeranno in progetti di architettura alla piccola e alla grande scala.
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Masterplan
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Nel nostro progetto abbiamo voluto attrezzare una grande zona verde con due aree dedicate al capeggio, una per camper e una per le tende; in questo modo abbiamo mantenuto una forte unione con la natura, che è l’elemento principale del nostro progetto. La zona che abbiamo scelto per il parco offre molti servizi vicini tra loro, così che possono esssere raggiunti a piedi dalle persone che scelgono questo luogo come zona di riposo. Possiamo infatti trovare un maneggio, che abbiamo collegato al parco con un piccolo ponte in legno che attraversa il canale, un persorso lungo cui si trovano i moumenti ai caduti della prima guerra mondiale, realizzati spontaneamente dagli abitanti del lugo, la pista ciclabile che attraversa un tratto del Piave e, infine, un noleggio per le canoe,
dal momento che in inverno la zona viene scelta dagli appassionati per praticare sport. L’area del parco è dotata di un’ampia zona barbecue attrezzata, pensata in maniera tale da ricordare qualcosa di arcaico. Il luogo è stato pensato per poter essere usufruito sia dai campeggiatori, sia da visitatori esterni. Creando così un nuovo polo per l’attività turistica e portare vita in quest’area al momento non sfruttata nel migliori dei modi.
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W.A.V.E. 2016
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ROMANTIC BRUTALISM Studio
DEMOGO
La dimensione poetica dell’archeologia industriale di Porto Marghera costituisce un carattere significativo nella lettura di un territorio complesso e disarticolato. Un terrain vague che vive in uno stato di sospensione tra il rovinismo post-industriale e il proprio futuro possibile. Oggi le architetture sono in attesa di ridefinire il proprio rapporto con il paesaggio lagunare, di acquisire un nuovo ruolo all’interno dell’immaginario collettivo, di essere ri-significate, sostanziandosi in un processo di rigenerazione guidata. Il contesto è contemporaneamente uno spazio fisico ed uno spazio teorico: da questo assunto deriva la lettura della città come un complesso registro dotato di una memoria ambivalente, memoria capace di restituire una presenza fisica nel territorio e di ali-
mentare un immaginario instabile, definendo un racconto sfumato ed esteso della propria evoluzione. L’approccio scelto duarante il W.A.V.E. mirava a stabilire un progetto in equilibrio tra presenza spaziale e narrazione, tra archeologia industriale e architettura, a produrre una sintesi in sospensione, votata ad alimentare un dialogo ambivalente tra le parti. Si trattava di leggere e interpretare Porto Marghera attraverso il suo potenziale archeologico, stabilire relazioni e connessioni non necessariamente fisiche tra gli elementi, incrementando l’intera sfera percettiva disponibile. La città costantemente si è costruita su se stessa, compiendo scelte, organizzando economicamente e culturalmente la linea temporale delle demolizioni e costruzioni in alternnza.
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Gemmazioni preziose di nuove parti su elementi storicizzati hanno definito un capitale spaziale e culturale nuovo, dimostrando come nello sfalsamento dei sistemi sia possibile individuare un territorio di ricerca sensibile alla natura specifica dei luoghi. La strategia da noi utilizzata è l’attuale criticità economica e il difficile processo di riequilibrio ambientale di Porto Marghera, inducono a sviluppare una strategia policentrica, un processo volto a definire una rete di elementi inter-connessi rispetto ad una visione strutturale univoca. L’impostazione scelta esplora la possibilità di trasformare un’area così estesa a partire dall’autonomia delle singole architetture, considerando gli elementi del sistema come tasselli capaci di produrre cambiamenti scalari e riconnettere le macrostrutture generali presenti. Il valore assoluto di alcune
delle archeologie industriali esistenti può rappresentare una nuova spazialità dotata di un elevato potere di sintesi, una genealogia capace di amplificare il carattere specifico di questo habitat. Il processo è indirizzato verso un nuovo linguaggio e una poetica attenta a una dimensione intermedia tra umanesimo e tecnica. Romantic Brutalism è un’apparente dicotomia votata a sviluppare una sintassi compositiva evoluta, una doppia accezione che interpreta un racconto esteso nel progetto. Lo scopo finale del lavoro era costruire un immaginario spaziale possibile, partendo dalla scala delle architetture per perseguire una nuova dimensione atmosferica declinata come un’archeologia del futuro, stabilenndo un territorio di mezzo capace di gestire la transizione ambientale che Porto Marghera attende lungamente.
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W.A.V.E. 2017
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MEZZEH Studio VMX
I temi che la Siria ci pone oggi non sono solo archeologici, abitativi, architettonici, ma riguardano la ricostruzione di un’identità culturale molto forte. La (Ri)costruzione inizia con la comprensione. I media ci forniscono, in occidente, molte informazioni sul conflitto in Siria. Televisione, interviste, documentari, immagini, social media; ma cosa sappiamo veramente? In che modo la guerra, in tutte le sue dimensioni, influenza il popolo della Siria? Come individui e come comunità. Per avvicinarci a una comprensione reale dobbiamo guardare dentro di noi. Cosa prenderemmo quando saremmo costretti a fuggire dalla nostra casa? Cosa prendono i nostri cari (madri, padri, sorelle, fratelli, nonni e amici)? Come ha affrontato il popolo siriano che ha avuto e deve ancora occuparsi della re-
altà del conflitto? Siamo diversi? Immagina che la tua città sia demolita, vuoi andare o rimanere? Che cosa apprezzi così tanto che continuerai a lottare per riaverlo? Famiglia, dignità, individualità, amore, lavoro, orgoglio, memoria. Sono questi valori che dovrebbero essere al centro della (ri)costruzione di una comunità. Comprendere questi valori è stato il punto di partenza del nostro workshop allo IUAV e sarà quindi anche il punto di partenza dal quale noi tutti dobbiamo partire per comprendere le difficoltà e le sfide che queste persone hanno dovuto affrontare.
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Durante il W.A.V.E. ad ogni gruppo sono state assegnate delle specifiche zone a Mezzeh, nelle quali ogniuno doveva affrontare le diverse tematiche che si potessero trvovare. Il nostro gruppo ha deciso di concentrarsi sulla nuova costruzione di abitazione per i cittadini Siriani che in futuro potrebbero tornare. In previsione del loro ritorno abbiamo deciso di dublicare la densità abitativa con la costruzione di nuovi alloggi. Non solo le abitazioni devono essere ricostruite, ma anche le piccole aere di ritovo. La strategia da noi sviluppata consiste nel ricostruire gli edifici distrutti durante il conflitto, migliorandone le prestazioni costruttive e prestazionali, così facendo abbiamo iniziato a creare diverse possibilità progettuali, con molteplici scelte in base alle necessità. Riqualificando l’area si è deciso in oltre di migliorare la situazione esistente, creando nuovi parcheggi e zone commerciali in linea con le nuove necessità che si avranno dopo l’entrata degli abitanti nelle loro case.
La strategia per la costruzione è quella di mettere in comunicazione i nuovi edifici da noi costruiti con i preisentienti, cercando di ricreare il senso di comunità che la distruzione ha portato via. Questi collegamenti, che solitamente vengono fatti al piano terra, in questa situazione si sono pensati ad un piano intermedio, con la creazione di grande terrazze giardino. Questo strateggia, oltre ad aiutare la socializzazione, porta alla costruzione una migliore vivibilità. Un altro problema che abbiamo cercato di risolvere in vista delle numerose persone che andranno ad abitare queste nuove costruzioni è il numero di parcheggi, che già al momento creano difficoltà alla popolazione. Abbiamo così deciso di costruire al di sotto di questi grandi palazzi, molteplici posti auto per permettere a tutti di parcheggiare in sicurezza. Grazie a questa (RI)qualificazione e (RI)costruzione, tutti possono beneficiare di un miglore stile di vita.
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FINE
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