Scintilla mar 14

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PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!

Marzo 2014 n. 47

Scintilla ORGANO

DI ESPRESSIONE DI

teoriaeprassi@yahoo.it

Abbiamo di fronte mesi difficili, di più dura offensiva capitalista, di ulteriori aggressioni alle nostre conquiste. La crisi capitalista non è finita, l’aumento dell’occupazione non si vede. Il polo oligarchicoborghese che trascina alla sua coda i liberal-riformisti e si sbarazza delle ultime velleità socialdemocratiche, continua ad imporre i suoi diktat, applica dosi maggiori di reazione politica e controriforme per aumentare lo sfruttamento e calpestare senza pietà i residui di welfare state e di capitalismo dal “volto umano”, i diritti democratici. Le “riforme” del neoliberista Renzi si collocano in questo solco tracciato dall’alta finanza. Il polo proletario, i giovani senza lavoro, le donne e gli strati popolari colpiti dal capitalismo vedono peggiorare costantemente le loro condizioni di vota e di lavoro. Settori importanti si ribellano, non si arrendono. Ma c’è ancora strada da fare per sbarazzarsi delle vecchie e nuove illusioni, per unire i tanti torrenti in un solo fiume in piena. La piccola e la media borghesia cercano di mediare tra i due poli, si illudono sulla possibilità di una "terza via", perché temono sia la rivoluzione proletaria, sia la dittatura aperta del capitale monopolistico finanziario. Ma l’urto fra le classi antagoniste è inevitabile. Nostro obiettivo è dare coesione al fronte operaio, sviluppare le forme di lotta e di organizzazione delle masse sfruttate ed oppresse, nella prospettiva della rivoluzione socialista, la sola riforma sociale necessaria, urgente e radicale per risolvere i problemi dell’Italia e soddisfare le necessità dei lavoratori, dei giovani. Agitazione di classe, unità dei sinceri comunisti, avanzando nella lotta di fabbrica e di piazza, dove l’avanguardia proletaria cresce e si rafforza, dove si sente sempre più l’esigenza del Partito come strumento capace di orientare il proletariato nella lotta per il potere politico. Ecco cosa fare.

PIATTAFORMA COMUNISTA

www.piattaformacomunista.com

1 euro

Difendiamo uniti il lavoro contro il capitale Opposizione frontale al governo neoliberista e antioperaio di Renzi pag. 3

pag. 4-5

pag. 7

Unificare le lotte della classe operaia su una piattaforma anticapitalista

Il proletariato e la trasformazione reazionaria del regime borghese

Una pagina sulle prossime elezioni europee, per aprire gli occhi!


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Alle manovre dell’oligarchia rispondiamo col fronte unico di lotta proletaria Siamo al passaggio da un governo borghese illegittimo e antipopolare a un altro della stessa natura. Dopo i governi Monti e Letta-Alfano - installati a colpi di diktat e andati avanti a colpi di fiducia – ecco il terzo governo di seguito nominato senza suffragio elettorale, messo su con una manovra extraparlamentare che ha estromesso Letta, giudicato troppo timido e logoro dai gruppi dominanti del capitalismo. Il cambio a Palazzo Chigi non è solo una questione di poltrone, ma di contenuti e ritmi dell’offensiva capitalista, di voraci interessi. Il governo dell’ambizioso segretario PD si propone con un “programma radicale di riforme” reclamate dall’oligarchia finanziaria. Renzi non ha nulla a che fare col movimento operaio, la sua storia e i suoi principi. Dietro la sua ascesa ci sono le lobby USA e sioniste, i banditi dei paradisi fiscali. E’ un cattoliberista organico agli interessi dei monopoli finanziari, dei manager alla Marchionne, dei parassiti alla De Benedetti, che vuole “rottamare” tutte le conquiste dei lavoratori e portare avanti i disegni antipopolar.

Il governo che presiede infarcito di fondomonetaristi, confindustriali, filoatlantici e sfruttatori - è sostenuto da forze reazionarie come quelle rappresentate da Alfano, Lupi, Cicchitto, Giovanardi, Monti. Può contare sull’appoggio del Vaticano e del delinquente Berlusconi, rimesso in pista con l’intesa scellerata sulla nuova porcata elettorale. L’obiettivo del governo Renzi è far passare nuove misure antioperaie (Job Acts), taglio delle spese pubbliche, privatizzazioni e controriforme per soddisfare le esigenze del grande capitale, proseguire con le politiche di austerità e competitività imposte da UEBCE-FMI e con le missioni di guerra NATO. Ma ha scarse basi sociali, perciò non andrà lontano. Sarà la lotta di classe degli sfruttati a far saltare i suoi progetti. Cambiano infatti i governi, ma i problemi dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani si aggravano. Licenziamenti, chiusure di fabbriche, salari in picchiata, disoccupazione al 12% (quella giovanile al 40%), 5 milioni di poveri e un pugno di parassiti che si ingrassa di più. Dopo averci fatto pagare lunghi anni di crisi ora vogliono farci

Renzi e Marchionne, l’allievo e il maestro

pagare una ripresa inesistente. Perciò dall’Electrolux a Termini Imerese cresce la protesta operaia e popolare, che è destinata a estendersi ed acutizzarsi. La situazione spinge a costruire organismi di fronte unico operaio, a rafforzare l’unità di azione dal basso, a dar vita a iniziative in comune, in cui far convergere e spingere alla mobilitazione le masse lavoratrici, i movimenti e le forze politiche, sindacali, sociali, che resistono all’offensiva capitalista e governativa. Sarà lo sviluppo di un combattivo movimento di massa del fronte unico proletario che renderà possibile, in condizioni di acuta crisi politica, la costituzione di un governo che realizzerà le fondamentali rivendicazioni rivoluzionarie.

Ecco i consiglieri di Renzi Per la politica estera: Micheal Ledeen, consulente CIA e Dip.to di Stato USA, ultraconservatore legato a Reagan, implicato negli scandali Iran-Contra e nel finanziamento degli squadroni della morte in Nicaragua, consigliere di Bush Jr. e teorico della guerra in Iraq, consulente SISMI negli anni della strategia della tensione, accusato di aver collaborato con la P2, già “persona sgradita in Italia”. Per l’economia: Yoram Gutgeld, deputato economista israeliano, ex direttore della multinazionale McKinsey. Per la politica: Marco Carrai, costruttore e finanziatore di Renzi, buon amico di Leeden, ha forti interessi in Israele.

No alla criminalizzazione delle lotte sociali! 17 arresti a Roma fra gli attivisti del movimento di lotta per la casa, 10 arresti e 15 obblighi di dimora a Napoli fra i disoccupati in lotta per il lavoro. Sono chiari segnali politici che si aggiungono a quelli già lanciati nei mesi scorsi e preludono ad una ulteriore stretta per far passare il rullo compressore di Renzi. L’involuzione autoritaria – imposta dal capitale monopolistico produce aumento della repressione e del controllo statale. Si incarcera, si rafforza l’armamentario giuridico e poliziesco per perseguire i proletari e i giovani che rifiutano le politiche di austerità e saccheggio antipopolare, per disorganizzare e decapitare il movimento di lotta, eliminare le

realtà che resistono e non si piegano. Un dato comune delle ultime operazioni repressive è il salto di qualità nella contestazione dei reati: “devastazione e saccheggio”, ”rapina”, l’insostenibile accusa di “terrorismo” ai militanti No TAV arrestati a dicembre (mentre la Val Susa è terrorizzata e devastata dallo Stato borghese), l’“associazione a delinquere” ai disoccupati per attaccare l’organizzazione della lotta per il diritto al lavoro. La criminalizzazione della lotta e della protesta sociale è giocata su più fronti: politico, poliziesco, giudiziario, mediatico, etc. e rivela la volontà della classe dominante di intimidire e dividere la resistenza popolare alle

politiche del capitale finanziario e dei sui governi. Contro questo progetto è necessario rafforzare la denuncia della repressione e della giustizia asservita alla prepotenza padronale. La lotta contro l’offensiva capitalista e la reazione politica e quella contro la repressione si devono saldare usando il collante della solidarietà e dell’organizzazione di classe. Rilanciamo con il fronte unico proletario e il fronte popolare, per difendere i nostri diritti economici e politici, le libertà conquistate dalla classe operaia! Rivendichiamo l’abrogazione del Codice fascista Rocco e della legislazione “antiterrorismo” usata per colpire i movimenti di lotta e restringere i diritti e le agibilità

politiche e democratiche. Dopo le mobilitazioni del 22 febbraio continuiamo a batterci contro la repressione e per la difesa del diritto ad opporsi ai diktat del governo e della UE, per la libertà dei militanti No TAV e di tutti i compagni arrestati. Il 14 e il 15 marzo diamo forza al convegno e alla dimostrazione nazionale a Roma sul tema della repressione delle lotte sociali. Prendiamo coscienza che la repressione antipopolare è intrinseca al carattere di classe dello Stato borghese e sarà abolita assieme a tutti i suoi strumenti solo quando verrà eliminata dalla rivoluzione proletaria la causa della sua esistenza: lo sfruttamento capitalistico.


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Unificare le lotte della classe operaia su una piattaforma anticapitalista Riunificare la classe operaia in una situazione di crisi perdurante e di intenso attacco capitalista è un obiettivo prioritario per i comunisti, gli operai rivoluzionari, i militanti sindacali di classe. Centosessanta vertenze aperte, licenziamenti a raffica, CIG prorogata all’infinito e fondi esauriti, mobilità, brutale intensificazione dello sfruttamento (Electrolux è solo l’apripista). Mentre l’attacco prosegue, l’obiettivo dei padroni e dei loro governi è tenere le lotte separate, per batterle una alla volta. In ciò sono agevolati non solo dalla diversificazione contrattuale e dei diritti, ma anche dal collaborazionismo dei vertici sindacali. L’interesse di classe, al contrario, è unificare le lotte su una piattaforma basata sugli interessi economici e politici del proletariato, fuori dalle compatibilità capitalistiche. Una piattaforma che va discussa, sviluppata e sostenuta con l’indipendenza e la democrazia operaia come garanzia dell’affermazione delle esigenze vitali della massa

sfruttata. Quali sono le rivendicazioni urgenti da sostenere? Senza dubbio le questioni della disoccupazione di massa e della povertà operaia sono quelle più drammatiche, da affrontare con misure dirette a far pagare la crisi ai capitalisti, ai ricchi: -Blocco immediato dei licenziamenti per i profitti, le speculazioni finanziarie, le delocalizzazioni. -Nessun operaio deve perdere il posto di lavoro, nessuno stabilimento deve essere chiuso. -Piano straordinario per l’occupazione tassando capitali, rendite e profitti, liquidando l’evasione fiscale e la corruzione, stipendi e pensioni d’oro, utilizzando i fondi delle spese di guerra e delle opere inutili e dannose. -Riduzione dell’orario di lavoro senza decurtazioni salariali (in Italia la media delle ore lavorate è di 1.800 ore contro le 1.600 in Europa). -Abolizione del precariato in tutte le sue forme, un lavoro regolare e stabile per tutti, senza scambi sui dirtitti. -Forti aumenti dei salari operai, completamente detassati.

Difesa dei CCNL, senza deroghe e accordi separati. -CIG al 100% e senza limiti temporali in caso di sospensione o riduzione della produzione. -Indennità che copra i bisogni fondamentali dei disoccupati, a spese dei padroni e dello Stato. -Diritto alla pensione con 35 anni di anzianità contributiva, garantendo ai giovani una pensione adeguata. -No lavoro nero e subappalti. Sicurezza nei luoghi di lavoro, arresto per i padroni che violano le norme. -No agli accordi antidemocratici sulla rappresentanza sindacale.

Per difendere i nostri interessi ci vuole l’azione comune e coordinata della classe operaia, scioperi, manifestazioni, occupazioni delle fabbriche. Va rilanciato il protagonismo, la mobilitazione e l’organizzazione delle masse, dando vita ad organismi di fronte unico proletario su ampia base - come i comitati di lotta, di sciopero, etc. in cui far entrare le masse non organizzate sindacalmente - le assemblee dei delegati, per ottenere una direzione autonoma delle lotte di massa contro il regime capitalistico, i suoi governi e la burocrazia sindacale.

Thyssenkrupp: la scoria infinita... Si inasprisce lo scontro in CGIL Riceviamo e pubblichiamo Come volevasi dimostrare, l'inquinamento industriale che si sta denunciando in questi giorni a Terni è ciò che è già successo a Torino, dove sulle scorie delle ex Fiat Ferriere sorgono centri commerciali, negozi e decine di caseggiati in cui vivono migliaia di persone, costrette a convivere con il gravissimo rischio alla salute che ciò comporta. La zona infatti è piena di tonnellate di materiali pericolosi e sostanze nocive, tra cui il cromo esavalente, un metallo utilizzato in siderurgia per la sua azione anti ruggine, dalle proprietà cancerogene e mutagene (modifica il DNA) di cui sono già noti e documentati gli sversamenti nel fiume Dora da parte della ThyssenKrupp. Ne ha parlato anche il quotidiano La Stampa nell'art. "Palazzi costruiti su scorie e veleni" di Alessandro Mondo del 25/05/2008.

Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza ai cittadini ternani, ai lavoratori della ThyssenKrupp e alle loro famiglie. Non si può barattare la salute con il ricatto occupazionale: la ThyssenKrupp ha tutti gli strumenti e le risorse (economiche e materiali) per mettere in sicurezza l'area, ma non ha alcun interesse a farlo! L'unica soluzione è che i cittadini ternani si organizzino per costringere la multinazionale tedesca a bonificare l'area prima che questa, come ha fatto a Torino, delocalizzi le produzioni (come fa presagire la poco trasparente operazione di riacquisizione, da parte del colosso tedesco, della Inoxum, dopo la finta vendita ai finlandesi di Outokumpu) lasciando come "regali" alla collettività esuberi e veleni. Comunicato ex lavoratori TK Torino

Lo scontro interno alla Cgil si fa più duro: marginalizzazione della Fiom che rifiuta il vergognoso accordo del 10 gennaio sulle relazioni sindacali, gestione autoritaria del congresso, procedure disciplinari e ceffoni a chi contesta Camusso e Renzi. Cosa c’è dietro questi fenomeni? C’è lo spostamento a destra dei vertici sindacali e la radicalizzazione di settori operai che rifiutano la politica di cedimenti e collaborazione di classe. La lotta di classe degli sfruttati in risposta all’offensiva padronale si riflette direttamente ed immediatamente all’interno di un sindacato avente base di massa come la Cgil. I licenziamenti e la CIG, i ribassi salariali, l’impoverimento dei lavoratori, la polarizzazione sociale e

politica, generano un conflitto più aspro fra linee, esigenze, rivendicazioni contrastanti ed opposte. Si verifica sia la degenerazione reazionaria dei capi crumiri, sia il formarsi di malcontento nei settori di burocrazia più bassi e a contattato con la massa operaia. I comunisti, gli operai avanzati devono approfittare della crisi della Cgil per conquistare posizioni e strappare le masse all’influenza riformista, senza uscire dal sindacato, ma accelerando la radicalizzazione della base, ponendosi alla testa delle lotte. Il NO all’accordo del 10 gennaio e l’opposizione alle tesi di Camusso vanno finalizzati alla costruzione di un segmento organizzato del movimento operaio e sindacale, composto da operai e militanti sindacali combattivi, non per farlo divenire “minoranza” in Cgil, ma per incidere nella classe!


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Il proletariato e la trasformazione Uno dei fatti politici più rilevanti dell’ultimo mese è stata la denuncia presentata dal Movimento Cinque Stelle (M5S) per mettere in stato di accusa il Presidente della Repubblica per attentato alla Costituzione. Un atto che ha provocato la levata di scudi dell’ex governo Letta-Alfano e dei suoi sostenitori, accompagnato da una strumentale campagna di accuse e falsificazioni orchestrata dai principali media e di criminalizzazione. E’ ormai evidente l’insofferenza verso qualsiasi forma di opposizione e dissenso, il tentativo di espellere dal dibattito il problema democratico, di normalizzare a forza il quadro politico in uno scenario di irrisolta crisi economica. Profonde modifiche dell’assetto politico e istituzionale Le accuse che il M5S ha mosso a “Re Giorgio Napolitano” sono le seguenti: 1. Prevaricazione governativa ed espropriazione della funzione legislativa del Parlamento, abuso ed espansione abnorme della decretazione d'urgenza, promulgata dal capo dello Stato. 2. Tentativo di stravolgere il carattere rigido della Costituzione (art. 138). 3. Mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale in relazione a leggi man ifestatament e anticostituzionali. 4. Rielezione del Presidente della Repubblica. 5. Improprio e distorto esercizio del potere di grazia. 6. Attacco alla autonomia e all’indipendenza della

magistratura nel processo StatoMafia. Il 10 febbraio il Comitato parlamentare per la messa in stato d'accusa ha rapidamente archiviato la denuncia del M5S. Ma l’insabbiamento politico non può rimuovere la realtà dei fatti, a cui andrebbero aggiunte le manovre e le ingerenze nella formazione dei governi Monti, Letta e Renzi, la violazione dell’art. 11 della Costituzione che Napolitano compie in quanto capo delle Forze armate impegnate in missioni di guerra all’estero. Questi fatti stanno determinando una profonda modificazione dell'assetto politico e istituzionale dello Stato italiano - quale era stato delineato dalla Costituzione borghese del 1947 – determinata dal comportamento del capo dello Stato, che non esercita una "funzione di garanzia" ma è un vero e proprio regista dell’involuzione autoritaria nel nostro paese. Un ruolo svolto contemporaneamente al sostegno di politiche di saccheggio sociale dettate da UE-BCE-FMI. Un processo diretto dal grande capitale La trasformazione reazionaria dovrebbe - secondo la borghesia dominante e la sua oligarchia finanziaria - colmare un ritardo storico e allineare l'Italia ai sistemi politici e costituzionali di grandi paesi capitalistici come gli USA, l'Inghilterra, la Francia, la Germania, dove la "governabilità e la stabilità" sono garantite dal presidenzialismo, da un semipresidenzialismo, o da un "premierato forte", ecc.

A ciò mira anche la progettata legge-truffa elettorale, nata dall'accordo scellerato fra il PD a guida renziana e il pregiudicato Silvio Berlusconi, sostenuta da Napolitano, che delinea un «bipolarismo di coalizione» fra due schieramenti contrapposti, ognuno dei quali esprime interessi, tendenze e propositi dei gruppi dominanti della borghesia capitalistica e monopolistica. I piccoli partiti (espressione di frazioni della borghesia o della piccola borghesia) ne risultano schiacciati, e per sopravvivere dovranno necessariamente allearsi in posizione subalterna ai due maggiori schieramenti, o addirittura sparire. La perdita di consenso dei partiti borghesi e il processo reazionario che vediamo avanzare nei cambi di governo (Monti, Letta, Renzi), nelle misure e nelle politiche applicate, dimostrano che la borghesia non può sopravvivere senza violare la sua stessa Costituzione, non è in grado di governare per mezzo dei vecchi metodi parlamentari e della democrazia borghese, senza calpestare la volontà e la sovranità popolare. Perché? Perché ciò risponde alle sempre più fameliche esigenze dell’oligarchia finanziaria, che in una situazione di profonda crisi economica e più acuta concorrenza internazionale, di declino profondo e rapido dell’imperialismo italiano, impone assetti e politiche ferocemente antioperaie e antipopolari, distrugge una dopo l’altra tutte le conquiste e i diritti dei lavoratori, cerca di

dominare in tutti i suoi gangli l’apparato statale, tende ad esercitare direttamente la sua dittatura in forma violenta. Questo processo reazionario ed antidemocratico diretto dall’oligarchia finanziaria può avanzare grazie alla politica di cooperazione e cogestione della crisi seguita dai capi liberalriformisti, che rappresentano un puntello politico e sociale fondamentale del grande capitale. Chi deve guidare la lotta? Chiarito ciò, il punto su cui vogliamo attirare l’attenzione è il seguente: quale forza può e deve guidare la lotta contro la trasformazione reazionaria dello Stato e della società? Ripercorriamo brevemente gli eventi, guardando alla sostanza di classe dei problemi, sempre più importante di chi li esprime personalmente. Il M5S in occasione della porcata sul decreto su ImuBankitalia ha messo in scena una goliardica “insurrezione parlamentare”, a cui la maggioranza ha risposto con il dispotismo parlamentare: la ghigliottina della Boldrini. Poi ha presentato la denuncia contro Napolitano. Si è trattato di un episodio della lotta politica fra la piccola e la grande proprietà all’interno di paese imperialista declinante. Il M5S rappresenta la piccola e media borghesia, specialmente quella urbana, declassata, impoverita, arrabbiata. Vuole difendere la forma repubblicana parlamentare, ma coincide sul contenuto fondamentale della segue a pagina 5


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reazionaria del regime borghese Repubblica borghese: la difesa della proprietà privata dei mezzi di produzione, dello sfruttamento, della divisione in classi antagoniste della società. Il M5S si scontra con la borghesia nelle Camere e nelle commissioni parlamentari, ma è incapace di azione fuori dal Parlamento. Lo ha dimostrato più volte. Grillo dopo la rielezione di Napolitano gridò al “colpo di Stato” e affermò che eravamo di fronte a “momenti decisivi nella storia di una Nazione”. Ma non seppe fare di più che salire sul tetto di un automobile per strillare “Arrendetevi!” e fare dietrofront su consiglio della polizia. Niente di strano dunque nel vedere, dopo l’archiviazione della messa in stato di accusa di Napolitano, il M5S scendere dal carro dell’impeachment senza nemmeno convocare uno straccio di manifestazione di piazza. Sono in grado i rappresentanti della piccola e media borghesia minacciate dal grande capitale da un lato, e sostenitrice dei suoi “buoni diritti” dall’altro (meno tasse, niente “canea sindacale”, più libertà di delocalizzare e licenziare...), sono in grado i seguaci dell’ordine sociale esistente depurato dai suoi “inconvenienti” più negativi (inseparabili da quelli “positivi”), di portare avanti e sino in fondo la lotta contro la grande borghesia reazionaria? Assolutamente no. Possono favorire soluzioni ancor più reazionarie? Assolutamente si. Solo una classe, la classe operaia, la classe più rivoluzionaria della società, è in grado di guidare la massa dei lavoratori sfruttati e oppressi e spezzare il giogo del capitale monopolistico finanziario e dei

suoi rappresentanti politici. Perciò il proletariato, non può e non deve lasciare la guida della lotta politica all’offensiva capitalista, alla reazione politica e alle minacce di guerra alle mezze classi oscillanti e instabili, non può e non deve mettersi alla loro coda o fungere da loro ausiliario. Ha invece tutto l’interesse ad assurgere a classe dirigente in questa lotta, nella lotta di tutti i lavoratori contro gli oppressori e gli sfruttatori, sapendo attrarre una parte della piccola borghesia, quella spinta ad entrare in contrasto aperto con la classe dominante, e neutralizzandone un’altra, la più reazionaria. Sarebbe infatti un grave errore estraniarsi dalla situazione o sottovalutare le misure richieste dall’oligarchia finanziaria, la soppressione graduale delle libertà democratiche dei lavoratori, la restrizione dei diritti del Parlamento, l’intensificazione della repressione contro il movimento operaio e popolare. Porsi all’altezza della situazione Gli sfruttati non possono essere indifferenti al regime e al quadro politico esistente, che slitta sempre più a destra. Pur lottando per la democrazia dei lavoratori, per un nuovo sistema sociale mille volte più democratico e avanzato delle democrazia borghese, hanno la necessità di difendere strenuamente le conquiste e le libertà strappate in decenni di dure lotte, di battersi decisamente per la loro estensione, di sconfiggere i disegni reazionari, di impedire il rafforzamento dei loro peggiori nemici. Per fare questo è necessario

uscire dalla attuale situazione di debolezza e paralisi politica, di dispersione e isolamento delle lotte, dovuta alla politica socialdemocratica e riformista di collaborazione con la borghesia. Solo la resistenza e la mobilitazione, l’unità e la lotta delle organizzazioni del campo operaio e popolare possono far retrocedere la reazione. Non c’è altro mezzo! Nella fase attuale di crescente trasformazione reazionaria e oligarchica del regime borghese, delle sue istituzioni e dei suoi partiti, di offensiva capitalista e di crescente malcontento operaio e popolare, dobbiamo essere i portatori della parola d’ordine dell’unità di azione delle masse sfruttate in difesa dei propri interessi economici e politici, da realizzare sulla base di un programma di rivendicazioni unificanti e di organismi di fronte unico operaio dal basso (comitati, consigli, assemblee, etc.). Allo stesso tempo va dato impulso alla politica di fronte popolare. Bisogna lavorare per aprire spazi unitari, piattaforme e iniziative in cui aggregare e trascinare alla lotta ampie masse lavoratrici, movimenti e forze politiche, sindacali, sociali, che rifiutano le politiche capitaliste, sbarrando il passo alle destre populiste e fasciste. Le mobilitazioni della ormai prossima primavera a ciò dovranno servire, senza cadere nell’illusionismo e nel meschino elettoralismo socialdemocratico. Porsi all’altezza della situazione, combattere l’influenza politica e ideologica dei piccolo-borghesi pseudodemocratici, affermare

l’autonomia e la funzione storica del proletariato, aiutare le masse lavoratrici a compiere passi politici in avanti e acquisire una più chiara coscienza di classe per aprire la via a un Governo rivoluzionario degli operai e degli altri lavoratori sfruttati: tali sono i compiti irrinunciabili dell’oggi. Si tratta di una battaglia di grande importanza, in cui sperimentare e forgiare l’unità dei comunisti, per far avanzare nel nostro paese il processo di formazione del Partito comunista del proletariato.

Opuscoli in distribuzione - G. Dimitrov, Rapporto al 7° Congresso dell’I.C. (3 €). - Stalin, Del materialismo dialettico e del materialismo storico (2 €). - Stalin, Cinque conversazioni con economisti sovietici (2,50 €). - E. Hoxha, scritti in difesa del marxismo-leninismo (3 €). - “Tesi di Lione”, 3° Congresso del PCd’I, 1926 (3 €). - La prima Costituzione del potere proletario (2 €). - Tesi sulla struttura e l’organizzazione dei partiti comunisti (2,50 €). - “Un altro mondo è possibile, si chiama socialismo!” progetto di programma generale di Piattaforma Comunista (1 €). - Questioni del lavoro nel movimento sindacale (2 €). Invitiamo i compagni a richiedere gli opuscoli versando l’importo più le spese di spedizione (2 euro) sul ccp. 001004989958 intestato a Scintilla Onlus.


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Chiudere i CIE, abolire le leggi razziste! Nel mese di febbraio a Roma e in Sicilia si sono svolte dimostrazioni davanti ai CIE per esigere la loro chiusura immediata e cancellare le leggi razziste con cui sono stati istituiti. Anche il 1 marzo, in occasione della giornata internazionale dei migranti, si manifesterà gridando “libertà!”. E’ necessario proseguire la mobilitazione di massa, realizzando nuove giornate di solidarietà e di lotta, fino a raggiungere questi importanti e irrinunciabili obiettivi. I CIE sono campi di detenzione per donne e uomini che non hanno commesso alcun reato, colpevoli solo di essere nati nei paesi oppressi dall’imperialismo e da cricche ad esso legate, solo di essere fuggiti da realtà di miseria, distruzione delle economie locali, guerre di rapina, persecuzioni e violenze di ogni genere, anche sessuali. Donne e uomini che dopo aver rischiato la vita in traversate nelle quali molti di loro la perdono, dopo aver subito le vessazioni dei moderni trafficanti di schiavi, sono rinchiusi in campi di concentramento dove viene annullata la loro libertà e personalità, dove si verificano abusi e condizioni igieniche e sanitarie che costituiscono una grave violazione dei loro diritti e della dignità umana. I CIE sono apparati costosi, utili alla politica xenofoba e razzista dei governi antipopolari che individuano i migranti come un capro espiatorio nella attuale situazione di grave crisi economica del capitalismo. Così come sono utili ai partiti reazionari e fascisti che costruiscono sulla paura e le discriminazioni le loro sudicie campagne elettorali. La politica razzista che rinchiude i migranti nei CIE e nega loro i permessi di soggiorno è funzionale al super-

Come utilizzare Nel ringraziare i compagni che ci sostengono economicamente, i vecchi e i nuovi abbonati, ricordiamo a tutti coloro che ci seguono alcuni compiti essenziali per sviluppare un giornale comunista. Scintilla non è un giornalemerce, ma un organo vivente che presuppone il più stretto

sfruttamento di padroni e padroncini che utilizzano la forza-lavoro irregolare e sotto ricatto dei migranti come “variabile di aggiustamento” delle imprese che non possono delocalizzare la produzione. Allo stesso tempo, è funzionale alle mafie che approfittano della clandestinità dei migranti per sviluppare i loro sporchi traffici. Dobbiamo dire basta alle misure razziste, repressive e securitarie, alle politiche migratorie reazionarie coordinate da un’Unione Europea (UE) fortezza imperialista che rifiuta ai popoli ciò che questi ultimi hanno offerto ai suoi migranti. Una UE sostenitrice del neoliberismo e delle misure di austerità antipopolari, che non vuole riconoscere l’immenso debito storico, economico, ecologico che i paesi imperialisti hanno nei confronti dei paesi dipendenti e che continua, al pari delle altre potenze imperialiste, a saccheggiare le loro ricchezze. Grazie alle ribellioni dei migranti reclusi diversi CIE sono stati chiusi. E’ ora di chiuderli tutti e di abolire le leggi razziste! Esigiamo il permesso di soggiorno e documenti di viaggio per tutti i migranti, l’asilo politico per le vittime delle guerre e delle persecuzioni. Legalizzazione e parità dei salari e dei diritti per i lavoratori migranti. Galera per i padroni del lavoro nero e illegale! La politica razzista antimigranti è rivolta contro l’insieme dei lavoratori e perciò deve trovare una risposta unitaria e più ampia possibile. La lotta va strettamente collegate a quella contro la causa principale dell'immigrazione, della miseria, della guerra: l’imperialismo, un sistema barbaro che va abbattuto per costruire il socialismo. legame fra redazione e lettori, la crescita del senso critico e della militanza. Cosa bisogna fare dunque per utilizzare al meglio Scintilla? Bisogna leggerla e studiarla per informarsi ed educarsi politicamente. Inviare corrispondenze, articoli, comunicati, critiche, proposte, materiale utile per la pubblicazione, sentendosi parte

L’unità comunista Prosegue senza soste - e con significativi riconoscimenti – la nostra attività volta ad unire i sinceri comunisti e gli operai avanzati, per la formazione di un forte e combattivo Partito comunista basato sul marxismo-leninismo, strettamente legato al Movimento Comunista Internazionale. Alcuni compagni ci hanno chiesto di precisare questa nostra visione dell’unità. Lo facciamo in poche righe. Noi intendiamo il Partito come parte integrante e dirigente del proletariato, rifiutando una concezione che lo riduce a sua avanguardia solo ideologica, estranea alla iniziativa e all’intervento politico rivoluzionario nella classe. In questo senso, uno dei problemi più scottanti dell’oggi è lo scarso insediamento, la distanza fra comunisti e movimento operaio. Questa separazione indebolisce entrambi e pregiudica sia la presa di coscienza di settori decisivi del proletariato, sia la trasformazione degli elementi

rivoluzionari in dirigenti effettivi della classe. Affinchè si realizzi questa unione – politica e “fisica” - è necessario non solo condurre la lotta sul fronte teorico, contro le posizioni borghesi e riformiste, ma assumere precise responsabilità nel vivo della lotta di classe, nel lavoro quotidiano. In questo senso, i partiti e i gruppi marxisti-leninisti esistenti possono e debbono sviluppare la loro attività in comune tra le masse. Essi rappresentano una garanzia importante per gli operai avanzati e quanto più la coscienza e le parole d’ordine comuniste verranno portate nella lotta di classe, tanto più essi disimpegneranno un ruolo vitale per l’unità degli operai avanzati in Partito. Senza un’attitudine positiva verso l’unità di azione, senza una stretta collaborazione, non è possibile progredire nella lotta per il Partito, strumento indispensabile per organizzare e dirigere vittoriosamente la rivoluzione proletaria.

Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista

Visitate il sito www.conuml.weebly.com Aderite! attiva e integrante della sua redazione. Usarla per sviluppare contatti fra le masse a cominciare dal proprio luogo di lavoro, di studio, di vita. Farla circolare nel modo più ampio possibile (riprodurla, affiggerla, inviarla per email, inserirla sui siti internet, etc.) per ampliare il suo raggio di influenza. Adoperarla per l’agitazione a

voce, per produrre manifesti e volantini nella fabbrica, nella scuola, nei quartieri, etc.. Cercare appoggio economico e inviare le sottoscrizioni al nostro c.c.p. (vedi riquadro a pag. 7). Facciamo di Scintilla un giornale che contribuisca sempre più allo sviluppo della lotta di classe degli sfruttati e degli oppressi dal capitalismo! La redazione


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Cosa è l’U.E. e perchè va delegittimata Tra pochi mesi si terranno le elezioni europee. Gli stessi partiti politici che continuano a sfornare governi senza passare per le elezioni, già ci chiamano, con faccia tosta al voto. Per dare consenso a quale istituzione, per rafforzare politicamente quale entità? Vediamo un po’. L’UE, nonostante la retorica borghese e riformista, è una organizzazione internazionale di carattere imperialista e neoliberista, voluta dalla borghesia degli stati europei più forti per competere nella spartizione del mondo tra grandi potenze. Essa è uno strumento dei monopoli capitalistici e dell’oligarchia finanziaria diretto contro il movimento operaio e comunista. Serve a garantire il loro sistema di sfruttamento e i loro profitti, a installare governi di rapina, a imporre sacrifici ai popoli, a liquidare le conquiste e i diritti ottenuti con decenni di lotte, ad intervenire militarmente nei paesi dipendenti. La UE è l’ artefice e il garante

delle politiche e delle misure di austerità, dei diktat antipopolari, del Fiscal compact, del Patto di stabilità, delle direttive antioperaie e di quelle contro i migranti, dell’abbattimento dello stato sociale. La lunga e profonda crisi economica capitalista ha rafforzato le sue tendenze antipopolari e profondamente antidemocratiche. Altro che l’Europa dei popoli, l’UE strumento di sviluppo, pace e solidarietà, di cui blaterano le forze borghesi “illuminate” e i riformisti per dare copertura e sostegno sociale alle politiche criminali del grande capitale. Lo vediamo in Ucraina e in Africa il vero volto della UE! Dopo anni di illusioni, milioni di lavoratori stanno comprendendo sulla base della propria esperienza il vero ruolo dell’UE, la sua irriformabilità e insostenibilità. Il proletariato e le masse popolari hanno tutto l’interesse, a denunciare, smascherare e

delegittimare le istituzioni dell’UE, avanzando nella politica di fronte con tutte le forze che sostengono una netta posizione di rottura con questa istituzione e lavorando per un’alternativa rivoluzionaria al sistema capitalista, per il socialismo. Opponiamoci con le lotte di massa all’austerità, al Fiscal compact, alle politiche di austerità, all’Europa dei monopoli che sta distruggendo un secolo di conquiste sociali. Nessun voto al Fiscal compact, all’austerità, ai sacrifici, all’UE imperialista!

Lenin l’aveva capito! “Dal punto di vista delle condizioni economiche dell'imperialismo, ossia dell'esportazione del capitale e della spartizione del mondo da parte delle potenze coloniali "progredite" e "civili", gli Stati Uniti d'Europa in regime capitalistico sarebbero o impossibili o reazionari....In regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa equivalgono ad un accordo per la spartizione delle colonie.” (Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa, 1915)

Lista Tsipras: come ti riformo l’imperialismo In vista delle elezioni europee del prossimo maggio, alcuni intellettuali (Spinelli, Camilleri, Gallino, Flores d’Arcais, Revelli) hanno lanciato la lista “L’Altra europa con Tsipras”, capeggiata dal leader di Syriza. L’obiettivo è quello di lavorare alla nascita di una “Europa più amica delle persone” (intervento di Tsipras alla direzione del PRC), per “cambiare gli equilibri politici a favore del lavoro” (intervento di Tsipras, all’assemblea del 7 febbraio scorso a Roma). Questa lista ha finora visto l’adesione del PRC, di SEL, di alcuni settori dei “movimenti”, più una sfilza di reduci in ordine sparso. Da qui alle elezioni è probabile che molti altri opportunisti e saliranno su un carrozzone che è peggio dell’infausto ”Arcobaleno” e della fallimentare “Rivoluzione Civile” messi insieme. Ancora una volta la socialdemocrazia ed il codazzo al suo seguito, si confermano nel ruolo di spacciatori di

illusioni per rilegittimare le marce istituzioni del grande capitale, riciclare politici e amministratori trombati, intellettuali falliti, e soprattutto per deviare e fiaccare la resistenza operaia e popolare, deprimere i militanti rivoluzionari che ancora sono nei partiti opportunisti a fare i manovali per una lista che di comunista, di rivoluzionario e perfino di “sinistra” non ha proprio nulla. E non sarà certo qualche candidato ” “gradito” in più a cambiare la natura di questa operazione ingannevole e pericolosa. Ci vuole infatti una faccia di bronzo per raccontare favolette come la rinegoziazione dei trattati europei e la cancellazione di parte del debito senza liquidare l’UE, il new deal europeo, la lotta al neoliberismo salvando però il capitalismo che lo ha generato. Insomma, la lista Tsipras, un fervente ammiratore dei revisionisti e dei socialdemocratici italiani, è per

un’Europa dei monopoli più “sociale e democratica”, contro qualsiasi ipotesi di rottura e uscita dalla gabbia imperialista. Il “progetto Tsipras” è un anello della lunga catena socialdemocratica e riformista. I voti serviranno a contrattare un diverso posizionamento del Partito Socialista Europeo (PSE), in nome della fantomatica “altra Europa possibile”. Il vero riferimento della lista Tsipras è Martin Schulz, il presidente socialdemocratico del parlamento europeo, non certo il proletariato. In Italia servirà a Vendola e per la lotta interna al PD. Le aperture e le proposte per iniziative unitarie con Tsipras da parte degli “oppositori” Civati e Fassina, la dicono chiara sui moventi e gli intenti della lista “radicale”. Diciamo dunque no ai dispensatori di leggende, così come riteniamo profondamente errata la posizione di coloro che rimandano la uscita dall’UE imperialista all’uscita congiunta

di vari stati, ossia alle calende greche, che condanna i lavoratori all’inerzia e nega il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Prendiamo finalmente coscienza solo una posizione politica di rottura rivoluzionaria con l’UE, per l’abbattimento del sistema capitalista, può servire a riorganizzare il campo operaio e popolare e conquistare migliori rapporti di forza.

Scintilla

organo di Piattaforma Comunista Mensile. Editrice Scintilla Onlus Dir. resp. E. Massimino Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012 Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma Chiuso il 24.2.2014 - stampinprop.

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Venezuela: 2014 un anno di scontri decisivi In Venezuela l’estrema destra è all’offensiva per estromettere il governo Maduro. Si acutizza lo scontro fra le forze reazionarie e fasciste - dietro le quali vi sono gli USA e i paramilitari colombiani - e quelle rivoluzionarie e comuniste. Di seguito ampi stralci di un articolo tratto da “Acero Revolucionario” di febbraio, organo del Partito Comunista Marxista Leninista del Venezuela. L'anno da poco iniziato lascia vedere un cambiamento nelle condizioni della lotta in Venezuela, che ha iniziato a verificarsi dall'inizio del 2013, quando la borghesia ha intensificato la sua campagna economica, politica e ideologica contro le masse per creare disperazione e allontanamento rispetto il progetto bolivariano. L’intensificazione delle contraddizioni implica una modifica delle forme di lotta, nella quale si esprime un nuovo periodo nella fase democraticoborghese, causato dagli effetti della crisi del capitalismo nell’economia venezuelana, dalla malattia e morte di Chavez e dalla necessità di creare in

cammino una nuova direzione, compito che è spettato a Nicolas Maduro, il quale ha dovuto superare ostacoli enormi, utilizzati dall'imperialismo per colpire il processo bolivariano, con l’intento di indebolirlo e distruggerlo. Questo periodo sicuramente vedrà nel 2014 momenti di scontro aperto e di massa per due motivi : - perché non ci saranno le elezioni, il che determinerà il fatto che l’acutizzazione dello scontro politico si esprimerà non già a livello elettorale, ma nella lotta economica delle masse e negli scontri di piazza; - perché si approfondisce l’attacco economico per mezzo dell’accaparramento, la scarsità e la speculazione per generare penuria nelle masse popolari.... ....Dobbiamo capire che la destra intensificherà la sua offensiva, che può creare alti livelli di penuria, speculazione e incertezza tra le masse; la ricetta dello scorso anno è stata quella dell’accaparramento dei prodotti, del creare scarsità fittizia attraverso una bassa offerta, dello stimolo di acquisti nervosi e dell’aumento speculativo dei prezzi.

Ucraina: nazionalismo e mene imperialiste In Ucraina un movimento armato e organizzato, diretto da forze nazionaliste e fasciste, ha rovesciato il regime di Yanukovich, sventolando le bandiere della UE imperialista e con la benedizione della chiesa ortodossa. I capi della sommossa - ora reclutati nel Ministero degli interni - sono gli stessi squadristi che hanno abbattuto la statua di Lenin, svelando il loro volto anticomunista e antioperaio. L’inetto Yanukovich – che vinse le elezioni nel 2010 - si è sempre barcamenato fra Russia, UE e USA (inviò perfino le truppe in Iraq). Ma con il rifiuto di firmare l’accordo di associazione con la UE, indigesto a Mosca, si sono rotti gli equilibri fra borghesia di stato e forze filooccidentali. Nella crisi ucraina sono evidenti le ingerenze dei

briganti USA e NATO che avanzano nella strategia di accerchiamento della Russia del loro degno compare Putin. L’Ucraina è anche il banco di prova delle ambizioni imperialiste della Germania, che considera il paese dell’Europa orientale come il proprio “cortile di casa”. La presa di Kiev da parte del blocco della Tymoshenko prelude a una situazione che può evolvere verso una guerra civile reazionaria e la spaccatura del paese, con gravi ripercussioni internazionali. La classe operaia ucraina non ha nulla da guadagnare schierandosi con la borghesia dell’uno o dell’altro blocco. L’unica via di uscita positiva, passa attraverso il recupero della sua autonomia politica, ideologica e organizzativa, per riprendere con decisione la via della rivoluzione socialista nel nome di Lenin e di Stalin.

Nonostante i dubbi, il governo ha risposto con misure forti per mettere in vendita le merci accaparrate a prezzi accessibili, con grande sostegno popolare. Di fronte agli effetti positivi di tale politica governativa, ferma e giusta, che ha aumentato il sostegno popolare al governo, i borghesi sono passati a boicottare la produzione.... ....Ci troveremo di fronte a un ambiente surriscaldato nel quale la classe operaia e il popolo devono essere pronti a partecipare e dirigere le azioni contro il nemico di classe, contro la borghesia e l'imperialismo, mettendo da parte le posizioni conciliatrici e riformiste che portano il popolo alla sconfitta, capitolando davanti al potere economico della borghesia, un potere che le deve essere strappato, per mettere tutte le capacità produttive dei suoi

oligopoli privati al servizio del popolo, così da soddisfare le sue necessità. In questa complessa situazione è indispensabile l’organizzazione, la mobilitazione e l'energia rivoluzionaria per fermare l'offensiva borghese, sconfiggerla nelle piazze, sbarazzarsi del riformismo e andare avanti senza esitazioni, con pugno di ferro, verso la dittatura del proletariato, periodo di repressione dei cospiratori e di concentrazione di tutte le capacità per raggiungere l’approvvigionamento in tutti i rami della produzione, senza la limitazione dell'egoismo privato della borghesia. IL SOCIALISMO SI PUÒ COSTRUIRE SOLO CON L’ALLEANZA OPERAIOCONTADINA AL POTERE E CON IL POPOLO IN ARMI!

Haiti: assassinati due compagni Comunicato CIPOML A nome del Comitato di Coordinamento della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML), porgiamo al movimento popolare e rivoluzionario di Haiti la nostra solidarietà di fronte al vile assassinio del compagno Daniel Dorsainvil. Il Partito Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana ben conosceva le qualità rivoluzionarie di Daniel e della sua compagna, Girldy, anch’essa assassinata. Egli è stato militante per più di 20 anni nella lotta popolare e rivoluzionaria. Attualmente era impegnato nel movimento che esige il ritiro da Haiti delle truppe straniere, coperte dalla missione MINUSTAH dell'ONU, per cui non si può escludere che l’assassinio sia legato a questa lotta. Alla luce delle loro qualità rivoluzionarie e della lotta che porta avanti il popolo haitiano affinché le forze militari straniere lascino immediatamente il territorio di Haiti, il Comitato di Coordinamento della CIPOML esprime la sua solidarietà ai compagni e ai familiari dei militanti uccisi, si impegna a denunciare il crimine ed a continuare a rivendicare il ritiro da Haiti delle truppe straniere, tra le quali i contingenti inviati da governi demagoghi e populisti, come quello di Correa dell'Ecuador. 21.2.2014 Comitato di Coordinamento della CIPOML


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