WOLFGANG SCHEIBE e DAVIDE RIZZI con la collaborazione di LORENA TURRINI
ORTO BIODINAMICO FAMILIARE Coltivare piccoli spazi secondo natura
Wolfgang Scheibe e Davide Rizzi con la collaborazione di Lorena Turrini
Orto biodinamico familiare
Terra Nuova Edizioni
Direzione editoriale: Mimmo Tringale e Nicholas Bawtree Autori: Wolfgang Scheibe e Davide Rizzi, con la collaborazione di Lorena Turrini La scheda sulla yam è tratta dall’articolo inedito “Una radice che accumula luce” di Wolfgang Scheibe e Ralf Roessner. Editing e curatela: Mimmo Tringale Direzione grafica e copertina: Andrea Calvetti Impaginazione: Daniela Annetta Quando non indicato diversamente le foto sono di Lorena Turrini e Davide Rizzi Illustrazione della copertina e disegni: Wolfgang Scheibe Le foto di apertura delle schede colturali sono di istockphoto.com Le foto di pag 132: la dorifera è di Scott Bauer, l’altica è di ©entomartIn ©2020, Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze - tel 055 3215729 - fax 055 3215793 libri@aamterranuova.it - www.terranuova.it I edizione: ottobre 2020 Ristampa VI V IV III II I 1017 2026 2024 2023 2022 2021 Collana: Coltivare secondo natura Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero dati o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, inclusi fotocopie, registrazione o altro, senza il permesso dell’editore. Le informazioni contenute in questo libro hanno solo scopo informativo, pertanto l’editore non è responsabile dell’uso improprio e di eventuali danni morali o materiali che possano derivare dal loro utilizzo. Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)
Se nella vita vuoi esser felice, un orto devi coltivare Antico proverbio cinese
In un tempo in cui il “Tempo” ci sfugge, in un tempo in cui il mondo della Sotto-Natura, con il pretesto di renderci la vita più comoda, crea un mondo illusorio in cui noi e i nostri figli veniamo risucchiati, sono benvenute e necessarie tutte le proposte come questa che indicano una strada diversa. Un grazie, quindi, a questo libro di orticoltura familiare che mostra una strada per ritrovare il nostro tempo, un tempo prezioso da passare nell’orto con i nostri figli, alla ricerca delle correlazioni della vita e del come poterle sperimentare in un rapporto più intimo con la natura. Un libro che suggerisce come assumerci la responsabilità della nostra nutrizione e, nel contempo, come trovare l’accesso allo spirito del mondo e tramite esso al nostro stesso spirito. Il mio augurio è che questo libro, oltre a insegnare i rudimenti dell’orticoltura biodinamica, possa aiutare molte persone a essere più felici. Christoph Simpfendörfer Agricoltore biodinamico e segretario generale Demeter-International
Dedicato ai nostri nipotini Emil, Tilda, Oskar, Rosa, Anton, Teo, Valentino, Giorgio e Vittoria. Orticoltori del futuro
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L’orto, un luogo molto speciale! Quando è possibile scegliere, il posto migliore per allestire un orto è vicino casa, in modo tale da essere sempre raggiungibile nel minor tempo possibile, soprattutto in caso di maltempo o variazioni repentine delle condizioni meteorologiche. Un altro elemento importante da non trascurare è la presenza di una solida recinzione, protezione indispensabile contro l’irruzione di eventuali animali selvatici. Entrare nell’orto è come fare un passo in un mondo altro... Come visitatori, si avverte quasi immediatamente una sensazione di grande “attenzione”, “presenza”, “movimento”. Si rimane come rapiti da una sensazione di cui, di primo acchito, non sappiamo dare spiegazione. Ma se ci fermiamo un momento e dirigiamo l’attenzione con consapevolezza verso quella sensazione, allora comprendiamo che diventa possibile “risvegliarsi” alla natura, riconoscerne l’essenza disegnata nei filari delle piantine, sentirne i profumi. I nostri occhi vengono attratti dai colori, si impara ad ascoltare il vento, gli insetti, gli uccelli; il nostro gusto riscopre il sapore autentico di un frutto o di un ortaggio appena colto. I nostri sensi si attivano in un tripudio di sensazioni ed emozioni sopite da tempo. Come ortolani responsabili dobbiamo sapere che ogni nostro piccolo gesto può agevolare o danneggiare la crescita delle piante di cui ci siamo auto-eletti custodi. Il risultato finale sarà la somma di tante piccole decisioni/azioni individuali ed è per questo che ogni orto-giardino è sempre diverso dall’altro. Con questo manuale pratico vorremmo incoraggiare e sostenere tutti coloro che hanno l’idea di avviare la coltivazione di un orto a carattere familiare. Tutto inizia con un’idea e le idee sono tutte individuali! Per questo motivo, in genere si inizia in totale solitudine, con un’idea da realizzare e un campo da coltivare, ma ben presto il nostro entusiasmo non mancherà di attirare altre persone... amici e vicini più esperti che sicuramente ci sosterranno nelle nostre “fragilità” da principianti.
L’orto è un enorme campo di esperienze che accoglie i vari aspetti nostro essere: il corpo fisico, che nei momenti di maggior impegno di lavoro sollecitiamo sino allo sfinimento per imparare a gestire i nostri limiti; il corpo eterico, nella vitalità, nella fertilità della terra costruita dal continuo movimento dei regni della natura; il corpo astrale, nell’espressione dell’anima, nutrita dagli odori, dai suoni, dai colori e dai sapori di un alimentazione intensa e naturale; il corpo spirituale, nella manifestazione dell’individualità, nella possibilità di creare il nostro paradiso, la capacità della coscienza di esprimere sempre nuove idee. Man mano che procediamo con i lavori nell’orto, il nostro spirito, attraverso la coscienza, è chiamato a riflettere e prendere decisioni, considerando anche l’ambiente circostante con cui collaborare attivamente. Come ha insegnato Rudolf Steiner agli agricoltori, più andiamo in profondità nella conoscenza dell’agricoltura biodinamica e delle leggi della natura, più diventiamo consapevoli di noi stessi e del mondo in cui viviamo. Nell’avviare un orto, il punto di partenza su cui dobbiamo concentrarci è la fertilità del suolo, ossia portare quanta più vita possibile nel terreno... il resto verrà da sé. La visione biodinamica rappresenta un’enorme sfida, ma allo stesso tempo ci mostra i passi giusti da compiere per comprendere le profonde correlazioni esistenti tra suolo, piante, animali, cosmo… con l’essere umano al centro. Nell’orto ci misuriamo continuamente con i nostri errori quotidiani, ma abbiamo da subito la possibilità di capire, migliorare e imparare per accompagnare il processo evolutivo della nostra Terra. Tutto ciò potrebbe sembrare un impegno assai gravoso, quasi impossibile da portare a termine... ma il segreto è iniziare, poi ognuno troverà il passo giusto per proseguire! Wolfgang Scheibe
L’orto, un luogo molto speciale!
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Coltivare con la natura Prima di tutto un grande grazie alla natura che ogni giorno mi dà la possibilità di fare le giuste esperienze. Guardando in basso, con la testa china sulle colture e i piedi, come vere e proprie radici, ancorati al suolo, ho avuto l’esigenza di alzare lo sguardo e ho sentito che in quella direzione, verso mondi a me sconosciuti e lontani, avrei potuto imparare. Un grazie a Rudolf Steiner che tanto mi ha insegnato e ispirato, riuscendo a trasmettere al mondo contadino le sue “conoscenze” sulla relazione tra la natura e il cosmo. Conoscenze che l’uomo di oggi ha dimenticato, privilegiando il progresso tecnologico e la produzione di beni ”artificiali” che la natura di fatto non riconosce e ha difficoltà a inserire nei suoi cicli naturali. Ringrazio questo pianeta e con esso la natura, sempre più sfruttata, che continuano a sostenere e ad assecondare, quasi in un gesto di amorevole compassione e rassegnazione, i nostri continui esperimenti che si traducono troppo spesso in disastri irreversibili. Chi si avvicina all’esperienza agricola deve essere consapevole che la natura incontra sempre più ostacoli nel suo manifestarsi. Le stagioni non sono più regolari, da un giorno all’altro si passa da temperature “normali” a escursioni termiche imprevedibili ed eventi atmosferici estremi, senza parlare dei danni dovuti agli attacchi di parassiti e di insetti fino a qualche anno fa sconosciuti. La manipolazione climatica, i sali di alluminio, bario o silicio che troviamo nell’aria, oltre ai residui di numerosi prodotti chimici di sintesi, ostacolano le funzioni vitali delle piante. La presenza sempre più diffusa dell’inquinamento elettromagnetiche causato da radar, satelliti, antenne per cellulari e onde radio, fino ad arrivare all’inquinamento radioattivo, soffocano il pianeta Terra, che essendo vivo, non riesce più a respirare col ciclo naturale di sempre. Il “nuovo” contadino dovrà occuparsi seriamente di aumentare la vitalità del terreno, dell’acqua, dell’aria e di conseguenza delle piante grazie soprattutto ai metodi naturali dell’agricol-
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tura biodinamica. Il “nuovo” contadino tornerà, come nell’antichità, a essere un saggio, un dotto, un “sacerdote”di Madre Terra. Chi oggi lavora nella natura deve sapere di chimica, fisica, meteorologia, genetica, agronomia, astronomia, ecc. tutte materie che si pensa siano strettamente relegate all’ambito accademico, ma le cui applicazioni ritroviamo quotidianamente nei nostri piatti sotto forma di cibo! Fare l’orto oggi vuol dire riappropriarsi del proprio cibo, riconquistare la propria salute. È un vero e proprio atto rivoluzionario che si dissocia dai profitti della grande distribuzione, proponendo alimenti di elevata qualità nutrizionale e a basso impatto ambientale. Solamente coltivando i “nostri” ortaggi possiamo essere sicuri della qualità e sanità degli stessi, dell’assenza in essi di residui di pesticidi e fertilizzanti di sintesi (causa di tumori e altre patologie invalidanti). D’altra parte, stando in stretto contatto con la natura è possibile creare un legame diretto che porta a una sorta di autoguarigione circolare: nell’atto di coltivare mettiamo in gioco noi stessi e da parte sua la natura ci ripaga producendo vegetali “migliorati” in funzione dei nostri squilibri, quando andremo a mangiare questi ortaggi sarà come introdurre nel nostro corpo una parte di noi stessi “migliorata” e “riequilibrata”. In questo modo noi possiamo “guarirci” nutrendoci dei prodotti del nostro lavoro! Non è tutto... fare agricoltura, nel nostro caso fare un orto, è fare cultura. Significa riscoprire e promuovere le usanze e i gusti di un paese attraverso i suoi prodotti più tipici. È raccontare la storia vera di un popolo. Lavorare in orto è una buona pratica per radicarsi ed essere sostenuti dal territorio, contribuendo a farlo crescere sia grazie alla coltivazione di prodotti tipici per lo scambio o la vendita sia creando nuove “alleanze” sociali e perché no, nuovi scambi commerciali. Non dimentichiamolo mai: l’agricoltura, e
nello specifico la coltivazione di un orto, è stata espressione di socialità, mai di individualismo. Si lavorava insieme, si cresceva insieme, si collaborava, si scambiavano prodotti, attrezzi e lavoro. L’orto ha i suoi momenti di inevitabile “individualismo” è vero, ma questi sono alternati ad altri di condivisione, di lavoro gruppo, ed entrambi sono importanti. Per questo motivo, questo libro è stato suddiviso in tre parti associate ognuna a una componente della famiglia: la prima riguarda la madre che è la terra che ci accoglie, nutre, sostiene e dà i frutti; la seconda è il padre, che “incarna” i semi portatori e rinnovatori di tutti gli impulsi
che arrivano dal mondo celeste, dai pianeti del sistema solare, dallo zodiaco, dalla via lattea e oltre; la terza e ultima parte è il figlio, ossia l’essere umano, che ha la responsabilità di equilibrare se stesso e tutti i regni della natura, senza distruggerli, bensì comprendendone il valore più puro e profondo. Lasciamo che la natura si manifesti in tutto il suo splendore e impariamo a coltivare con lei, non contro di lei. Buon lavoro e buona esperienza.
Daniele Rizzi
Coltivare con la natura
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Parte 1 L’ambiente: Madre Terra 8 - ORTO BIODINAMICO FAMILIARE
CAPITOLO 1
I quattro elementi Creare un orto significa interagire in modo pratico e concreto con la natura. La prima cosa da fare è osservare attentamente il luogo e riconoscere le piante già presenti, in particolare quelle già adattatesi all’ambiente e quelle che sono in salute e ben sviluppate. Queste ultime sono facilmente riconoscibili perché più rigogliose e, se è il periodo giusto, ricche di semi: in un orto sano, la natura è in equilibrio e ha già in sé tutte le informazioni necessarie per il sostentamento del mondo vegetale, animale e umano. Nella pratica dell’osservazione del mondo vegetale, in biodinamica si è soliti fare riferimento alla teoria dei quattro elementi del filosofo greco Aristotele (384-322 a. C.), secondo cui ogni sostanza esistente nel microcosmo e macrocosmo sarebbe costituita da una composizione di quattro elementi naturali: fuoco, aria, acqua e terra. La stessa origine dell’universo sarebbe frutto, così come descritto da Rudolf Steiner, ideatore dell’agricoltura biodinamica, dalla fusione di questi quattro elementi.1 All’inizio ci fu il calore primordiale (l’elemento fuoco) che condensandosi creò il gas dell’atmosfera (l’elemento aria), poi l’umidità (l’elemento acqua) e infine l’elemento terra, ossia la materializzazione delle forme sul pianeta Terra. Per la biodinamica questi quattro elementi: fuoco, aria, acqua e terra, sono alla base dello studio della pianta. Più esattamente si associa l’elemento terra alla radice e al tronco, l’acqua alla foglia e al fusto verde, l’aria al fiore e il fuoco, ai frutti e ai semi. Nella pianta, così come in natura, questi quattro elementi agiscono simultaneamente e in sinergia e ci permettono di avere una conoscenza più approfondita dell’essere “pianta” in interazione con il tutto. Per questo motivo, da sempre l’agricoltura biodinamica pone molta importanza all’osservazione dei processi naturali di cresci-
ta e morte/trasformazione, attraverso lo studio delle forme, delle sostanze e degli influssi planetari nel corso dell’anno solare. Come ha scritto Goethe2 “la morte è uno stratagemma della vita, per creare vita rinnovata”. Ed è proprio questa visione di fondo a segnare la principale differenza tra il metodo biodinamico, il biologico e l’agricoltura convenzionale. Mentre il primo considera tutti e quattro gli elementi (fertilizzare la terra: portare più vitalità all’acqua attraverso il caos e la dinamizzazione; porre particolare attenzione al valore nutrizionale degli alimenti attraverso la conoscenza degli elementi aria e fuoco); il biologico si limita a considerarne solamente due (l’elemento terra per le lavorazioni del suolo e l’elemento acqua, intervenendo sull’irrigazione). Da parte sua, il metodo agricolo convenzionale si limita a prendere in considerazione solo l’elemento acqua attraverso l’uso massivo e sistematico dei fertilizzanti di sintesi, che in alcuni casi vengono distribuiti direttamente sulle piante con l’irrigazione (metodologia utilizzata nella coltura idroponica), mentre in altri ancora, come nelle moderne colture aeroponiche, le piante vengono fatte crescere addirittura senza neanche l’uso di un substrato di terra. Questo tipo di osservazione più profonda permette all’orticoltore biodinamico di intervenire nel corso dell’anno con specifici trattamenti naturali potenziati a base di erbe e farine minerali. Lo scopo è quello di produrre alimenti in quantità, privi di residui tossici e soprattutto con un elevato valore nutrizionale, sviluppando nel contempo curiosità, volontà ed entusiasmo, sentimenti essenziali per il lavoro di tutti i giorni nell’orto. Tutto questo nel massimo rispetto della natura e quindi senza inquinare, anzi lasciando l’ambiente a chi verrà in seguito più sano, fertile e bello.
Capitolo 1 I quattro elementi
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Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: terra
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È possibile coltivare ortaggi in qualsiasi luogo al mondo in cui crescono piante e le condizioni idriche lo permettono. Non importa se il terreno è costituito da sabbia, limo, argilla di diversi colori, humus, da un miscuglio di tali elementi o da altre diverse tipologie di terreno. In ogni caso è possibile avviare un orto senza ricorrere all’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi, ma per ottenere risultati soddisfacenti è necessario tener conto di alcuni importanti fattori che elenchiamo qui di seguito.
Orientamento e giacitura Quando ci avviciniamo a un orto per la prima volta è importante essere consapevoli dei nostri “sentimenti”, essere in ascolto, totalmente concentrati sulle nostre percezioni. In particolare: • cosa sentono i nostri piedi che poggiano sulla terra? • ci sentiamo sicuri? Sentiamo che la terra ci sostiene, ne sentiamo il calore? • che impressione abbiamo ascoltando i “rumori” dell’orto e annusando l’aria? Per raccogliere queste sensazioni serve prendersi tutto il tempo necessario, chiudere gli occhi, sedersi, passeggiare, vivere appieno il nostro essere lì, in quel luogo. Il passo successivo è quello di osservare l’orientamento e la giacitura dell’orto. Per conoscere l’orientamento dell’orto, può aiutare fare un sopralluogo a mezzogiorno, in una giornata di sole. Il sud è dove il sole è posizionato a mezzogiorno (ora solare); a sinistra, guardando il sole, si trova l’est; a destra l’ovest; dietro di noi c’è il nord. Fino a quando non abbiamo acquisito abbastanza familiarità con i punti cardinali possiamo servirci di bastoni o pietre per contrassegnarli. Se l’orto è a nord è importante verificare da dove arriva la luce, per facilitare l’esposizione ai raggi solari, cosa che potrebbe richiedere, nel peggiore dei casi, il taglio di qualche arbusto o persino di un albero. L’altro elemento importante riguarda la giacitura. L’orto è in piano o in pendenza? Se ci troviamo su un terreno pianeggiante ci possiamo ritenere molto fortunati. Quanto più il terreno è in pendenza, infatti, tanto più dob-
biamo pensare a soluzioni per evitare l’erosione a opera delle piogge, magari disponendo i filari degli ortaggi in linea con un angolo di 45° rispetto alla pendenza e valutando anche l’eventualità, nel caso di una pendenza notevole, di realizzare dei terrazzamenti.
I diversi tipi di terreno Oltre all’orientamento e alla giacitura, le caratteristiche e la capacità produttiva di un terreno dipendono ovviamente anche dalla sua composizione pedologica, dalla tessitura, dalla genesi e dalle modificazioni subite nel tempo a causa di fattori biotici e abiotici. D’altra parte i processi che sono alla base della formazione dei terreni si svolgono lentamente e continuamente, così in natura è possibile trovare diverse tipologie di suoli e loro miscele, con differenti strutture dovute agli innumerevoli cambiamenti naturali succedutisi nel tempo. Didatticamente, i terreni vegono suddivisi in cinque tipologie di base: argillosi, limosi, sabbiosi, ghiaiosi e umici, di cui è importante conoscere le caratteristiche principali per ottenere i migliori frutti nella coltivazione.
Terreni argillosi L’argilla deriva dalla disgregazione della roccia madre situata nelle profondità del terreno, di solito è di colore grigio tendente al verde (come l’argilla utilizzata dai ceramisti).
Quando sono bagnati, i terreni argillosi risultano molto malleabili e appiccicosi.
Capitolo 1 I quattro elementi
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Secondo la definizione della FAO, l’argilla presenta una grana molto fine, inferiore a 0,002 mm e si riconosce perché quando piove molto, tende a risalire in superficie formando una spessa crosta; mentre, quando la temperatura è molto elevata, tende a dare luogo a crepe molto larghe e profonde. Il terreno di tipo “argilloso” è quello che conserva più informazioni riguardo la storia passata di piante, animali ed esseri umani. È una sorta di
I terreni limosi si distinguono per la tendenza a formare una crosta superficiale.
memoria storica. Quando lo si riesce a migliorare è il terreno migliore per le piante, in quanto è il substrato che meglio trattiene elementi minerali e acqua.
Terreni limosi Il limo deriva dalla disgregazione del ciottolame che ricopre i letti dei fiume e della roccia madre erosa da venti e dal ghiaccio. In genere, è di colore tendente al marrone, presenta una grana meno fine dell’argilla, compresa da 0,05 a 0,002 mm. Quando piove si trasforma in una pasta molto malleabile e facilmente lavorabile con gli utensili. Come l’argilla, anche il limo porta con sé la memoria della vita presente nei fiumi da cui ha avuto origine: rocce, minerali, metalli, carcasse di animali, pesci e piante.
Terreni sabbiosi
Terreno ghiaioso, originato dalla disgregazione delle rocce superficiali per opera del freddo e del vento.
La sabbia deriva dalla disgregazione dei sassi dei fiumi e dall’azione del vento sulle rocce. In genere, il suo colore varia da quasi bianco a marrone/grigio. Presenta una grana fine che va dai 2 ai 0,05 mm e spesso, se osservata in contro luce, appare lucente perché ricca di quarzi e graniti provenienti da rocce silicee; quando invece proviene da rocce caratterizzate da un elevato contenuto di carbonato di calcio risulta di colore più opaco. È questo il classico terreno alluvionale e di fondovalle, dove ancora scorre il fiume o vi scorreva un tempo. Quello più vocato alla coltivazione di ortaggi perché spesso è pianeggiante, richiede quindi minor sforzo per le lavorazioni e per l’irrigazione, ma l’acqua, proprio per la natura stessa della sabbia, viene trattenuta con grande difficoltà e tende a defluire molto rapidamente. Migliorandone la “trama” con un’abbondante distribuzione di buon compost è possibile ottenere produzioni in grande quantità e di ottima qualità
Terreni ghiaiosi La ghiaia si origina dalla disgregazione delle rocce superficiali per opera del freddo e del vento. In inverno, l’acqua penetra nelle fenditure delle rocce e ghiacciandosi aumenta il proprio volume, causando la frantumazione della roccia stessa.
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Se adeguatamente irrigati e arricchiti di sostanza organica, i terreni sabbiosi sono i più adatti per l’orticoltura.
Terreni umici Questo tipo di terreno è la fortuna di ogni orticoltore! Si presenta come un terreno scuro, con forte profumo di sottobosco, umido, arieggiato e ricco di vita e colloidi (complessi argillo-umici di consistenza simile alla colla che solitamente si trovano come suolo del sottobosco). Questo tipo di terreno non necessita di concimazioni supplementari, perché sono già presenti in esso le sostanze nutritive e le forme archetipiche per le nuove piante.
I terreni umici si riconoscono per il colore scuro. Sono suoli fertili che non richiedono concimazioni supplementari.
Fertilità del suolo Per quanto riguarda la fertilità è fondamentale tenere presente uno dei principi cardine dell’agricoltura biodinamica: per avere ortaggi in buona salute non bisogna agire direttamente sulla pianta distribuendo fertilizzanti, ma arricchire e nutrire il suolo, rendere viva la terra. Fatta questa prima premessa, può essere molto utile osservare le specie spontanee presenti nell’appezzamento, dal cui stato di salute e diffusione è possibile ricavare importanti informazioni. Un terreno completamente inerbito è segno di elevata fertilità; quando invece le piante sono presenti solo a chiazze siamo al cospetto di un terreno meno fertile. Capitolo 1 I quattro elementi
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È importante osservare con attenzione anche il rigoglio, lo sviluppo in altezza, la conformazione e la colorazione delle foglie e l’eventuale presenza di piante “indicatrici”. In linea generale si può affermare che una prevalenza di piante di taglia alta sta a indicare che siamo in presenza di un terreno argilloso, mentre se c’è una prevalenza di piante a taglia bassa è probabile che abbiamo a che fare con un terreno limoso-sabbioso o secco. La presenza di piante a foglie grandi è segno di terreno umido, mentre se le foglie appaiono piccole e sottili con molta probabilità ci troviamo su un terreno secco o compatto. Più esattamente: • se le piante sono di un verde luminoso chiaro, tendente al giallo, siamo al cospetto di un terreno povero in minerali, poco fertile e di una maggior capacità della pianta di attingere al nutrimento cosmico; • se le piante sono di un verde scuro, tendente al blu, è segno che il terreno è ricco di minerali, più fertile, e che da parte delle piante vi è un
utilizzo minore di nutrimento cosmico. Per un approfondimento della questione si rimanda al paragrafo dedicato al controllo delle erbe spontanee. Già da una prima semplice analisi visiva si può dunque conoscere qualcosa in più riguardo le condizioni del suolo, che poi si rifletteranno direttamente su salute, forma e colore delle piante. Altri elementi utili per conoscere la fertilità di un terreno possono essere raccolti effettuando alcuni semplici test, che descriviamo di seguito.
1. Prova del pugno Prepariamo una pallina di terra umida (se non lo è, si può bagnare la terra con dell’acqua) prelevata a una profondità di 5 cm al massimo e osserviamo cosa accade quando là si fa ruotare tra i due palmi delle mani: • se rimane compatta è segno che il terreno è argilloso; • se la pallina si rompe (quindi non c’è sufficiente collante) è segno che il terreno è limoso o, se di colore scuro, ricco di humus; • se la pallina non si amalgama e si rompe subito è segno che il terreno è sabbioso.
2. Prova del bicchiere In un bicchiere o barattolo di vetro (vedi foto nella pagiba a fianco) riempito per tre quarti con acqua, introduciamo una pallina di terra. Lasciamo depositare per un giorno e osserviamo: • se la pallina di terra rimane intatta è segno di un buon contenuto di humus colloidale, e ciò indica una buona fertilità del terreno; • se la pallina di terra si sgretola, rendendo torbida l’acqua, è segno di scarso contenuto di humus colloidale e quindi di scarsa fertilità.
3. Prova della vanga La ragione principale per cui facciamo la prova della vanga è quella di conoscere la struttura del suolo subito al di sotto della superficie, proprio in quello strato di Madre Terra in cui si sviluppano le prime radici dei nostri ortaggi e dove trovano il loro primo nutrimento.
Terreno ricco di specie spontanee, come stoppione, equiseto e rumex, piante indicatrici di compattazione.
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Con l’aiuto di una vanga, si scava una buca e si porta in superficie una “fetta” di terreno ben compatto di circa 30 cm. Si potranno così osservare i diversi colori e spessore degli strati. Un colore marrone scuro è indice di un terreno molto fertile e ricco di humus, viceversa un suolo marrone chiaro sarà poco fertile. Con la prova della vanga è possibile conoscere nel dettaglio anche la struttura degli strati. In pedologia se ne distinguono almeno tre, ognuno contrassegnato con una lettera: • l’orizzonte “a” si riferisce allo strato più superficiale, compreso nei primi 10 cm di terreno. È questa la zona più ricca di ossigeno, dove le radici possono espandersi grazie a un’intensa attività microbiologica aerobica; • l’orizzonte “b” descrive lo strato subito sotto, compreso tra i 10 e i 30 cm di profondità. Questa zona è caratterizzata da una più intensa attività microbiologica anaerobica perché l’ossigeno è in quantità inferiore; • l’orizzonte “c” va a indicare quella parte di suolo vicino alla roccia madre sottostante dove di solito troviamo le radici più grandi, la cui funzione è molto importante perché assorbono acqua dagli strati più profondi. Grazie all’attività batterica, avremo un suolo più scuro nel primo strato e via via più chiaro man mano che si scende in profondità. Lo scopo dell’orticoltore sarà dunque quello di aumentare l’ossigenazione anche negli strati più profondi del terreno in modo da apportare fertilità. Un altro aspetto molto importante da analizzare è il colore delle radici: nei primi strati di terreno, dove c’è maggiore fertilità e quindi più intensa vita microbica, siamo in presenza di piante con un apparato radicale dotato di numerosi peli radicali bianchi piccolissimi, tendenti al trasparente. In un suolo asfittico, dove manca l’aria e dove i micro organismi non possono vivere e l’apparato radicale non può crescere, troveremo poche radici e queste saranno di colore marrone/giallo. Il nostro punto di arrivo sarà ottenere, grazie a sempre maggiori competenze, un terreno molto simile a quello del sottobosco, profumato, in grado di trattenere molta acqua (ma non troppa!) perché ricco di humus, di un intenso colore
Nel barattolo di destra è stato posto a bagno in acqua una manciata di compost, in quello di sinistra dello stallatico in pellet. Dopo poche ore, lo stallatico si sarà interamente disciolto, mentre il compost, essendo più stabile, manterrà la sua forma. Analogamente nel terreno, il compost assicura una fertilità più stabile con una lenta, ma costante cessione di elementi nutritivi.
marrone scuro, popolato da numerose colonie di batteri, funghi e insetti che con la loro azione, continuamente disgregano e ricostruiscono nuovo suolo. Insomma un suolo che può sostenere e far crescere qualsiasi tipo di vegetale.
Nella prova della vanga, per un buon campionamento, la buca dove estrarre la fetta deve essere profonda 30 cm e misurare cm 20-25 x 40.
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Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: acqua
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Com’è noto, la presenza dell’elemento acqua è di fondamentale importanza per la buona crescita delle piante, visto l’elevato contenuto di acqua che caratterizza tutti i vegetali. Per questo motivo dobbiamo assicurarci che nel terreno ci sia sempre una sufficiente dotazione di umidità (proprio come accade nei terreni argillosi e ricchi di humus) e verificare che l’atmosfera ne sia carica per favorire la nutrizione delle foglie attraverso gli stomi. In queste condizioni avremo piante con crescita più veloce e taglia più elevata (la pianura Padana, caratterizzata da un’elevata umidità atmosferica, è un perfetto esempio di ambiente adatto alle colture orticole). D’altra parte è bene evitare di coltivare su terreni troppo umidi e fangosi, dove l’eccesso d’acqua e la mancanza di aria in prossimità delle radici causa l’asfissia radicale e di conseguenza la morte delle piante. Solitamente nell’orto le zone più umide sono spesso quelle in ombra e quelle più a valle di un pendio, mentre quelle più secche sono quelle situate nella parte più elevata, dove è favorito il naturale sgrondo dell’acqua per caduta. In genere si tratta di aree molto soleggiate e senza vegetazione spontanea. In base alle caratteristiche del terreno possiamo dunque scegliere il tipo di ortaggio da coltivare: nelle parti più secche, ortaggi dei quali consumiamo il frutto e/o il fiore (es. pomodoro, peperone, zucchino, melanzana ecc.), nelle parti più in ombra e umide, ortaggi da foglia e radici commestibili, che avranno sicuramente bisogno di più acqua per crescere grandi e succose. Tra queste annoveriamo lattuga, cavoli, barbabietole, carote, rucola, e così via.
Approvvigionamento idrico Le fonti di approvvigionamento idrico naturali o artificiali a cui si può fare affidamento per assicurare un adeguato rifornimento all’orto sono numerose. Ovviamente, la fonte di maggiore utilità è costituita dalla pioggia, che è considerata la migliore forma di “fertilizzazione”, in quanto apporta al terreno numerosi e preziosi nutrienti come l’azoto, l’idrogeno e l’ozono, presenti nell’aria pulita. Qui di seguito alcuni accorgimenti pratici per gestire le altre fonti secondarie.
• Laghi, stagni e piccoli specchi d’acqua. La vicinanza di uno specchio d’acqua garantisce al nostro orto i benefici dovuti alla riduzione dell’escursione termica tra il giorno e la notte, favorendo un clima più mite e accogliente per la crescita notturna della pianta. Durante le ore di luce, infatti, la pianta assume nutrimento grazie alle radiazioni solari e alla fotosintesi; mentre di notte, a partire da una temperatura minima che dipende dalla varietà, cresce attraverso la divisione e moltiplicazione cellulare. • Mare. La vicinanza del mare è benefica in quanto, oltre agli effetti di mitigazione del microclima (vedi sopra) assicura una mite “brezza”, ricca di microparticelle, come per esempio lo iodio, che spesso mancano in montagna. Inoltre, grazie alla continua ventilazione, favorisce una crescita più sana delle piante, ostacolando la proliferazione di funghi, muffe e insetti nocivi. • Corsi d’acqua e canali. Anche i corsi d’acqua e i canali risultano molto utili per l’irrigazione dei campi e per la raccolta delle acque di scolo, purché si tratti di acqua non inquinata! In prossimità degli argini, l’acqua in movimento costante crea un ecosistema ricco di vita, caratterizzato dalla presenza di una grande varietà di piante, insetti e animali. Non è un caso che l’uomo, nel corso della storia, abbia edificato le propria città lungo importanti fiumi e corsi d’acqua. • Cisterne e grandi taniche. In mancanza di una fonte di approvvigionamento idrico di origine naturale ci si può aiutare con taniche (per 500 m2 di orto occorre un serbatoio di almeno un m3) riempite di acqua piovana filtrata con una rete “anti-foglie” per evitare l’ingresso di impurità. È bene evitare di utilizzare l’acqua piovana raccolta durante i primi 5 minuti di pioggia perché carica di polveri inquinate. In alternativa, tali contenitori si possono riempire con acqua dell’acquedotto, anche se il suo impiego presenta non piccoli inconvenienti a causa della presenza di residui di cloro, arsenico e piombo tossici per le piante e per la vita microbiologica del Capitolo 1 I quattro elementi
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L’acqua proveniente da un fiume è la migliore per irrigare l’orto, ovviamente sempre che non sia inquinata.
terreno… oltre che ovviamente per gli esseri umani. • Pozzi. In alcuni casi, si può contare sulla presenza di un vecchio pozzo; nulla di male, anzi, se l’acqua è buona porta in superficie la forza di madre terra. Bisogna però fare molta attenzione nel bagnare le piante in estate, soprattutto quelle più giovani. L’acqua dei pozzi, provenendo da notevole profondità, spesso è molto fredda e questo può causare uno shock termico alle piantine, con relativo blocco della crescita.
La qualità dell’acqua L’acqua è di fondamentale importanza per l’irrigazione perché è il principale solvente naturale e portatore di informazioni, per questo motivo dovremmo cercare di utilizzare il più possibile un’acqua di buona qualità, viva e non contaminata. L’acqua migliore è quella piovana e quella di fiume che viene informata dal sole,
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continuamente rivitalizzata dai micro vortici che si formano nel proprio fluire e che porta spesso con sé particelle preziose per la nutrizione delle piante. Se disponiamo di acqua per l’irrigazione con un pH compreso tra 6 e 8 possiamo irrigare le nostre piante sicuri che non ci saranno carenze minerali. Gli unici inconvenienti si potranno evidenziare a carico delle piante cosiddette acidofile, come le fragole, i lamponi, le more, i mirtilli e le ortensie, che vivono bene in ambiente acido, ossia con pH compreso tra 5 e 6,5. Possiamo servirci di un metodo semplice per analizzare l’acqua valutandone la componente di acidità e basicità che viene misurata in pH: • con valore uguale a 7 il pH è neutro; • con valore minore di 7 il pH è acido (questo valore si ritrova, ad esempio, nelle zone con acqua ferrosa); • con valore maggiore di 7 il pH è basico/alcalino (questo valore, ad esempio, si trova in zone ricche di carbonato di calcio).
L’acqua con pH neutro è la più bilanciata in quanto gli elementi minerali contenuti nel terreno diventano disponibili per l’assorbimento dalle radici. Il pH dell’acqua viene misurato con un semplice tester, detto “cartina al tornasole”, che possiamo acquistare facilmente in farmacia. Si immerge il tester (un pezzo di cartina) in un bicchiere riempito con l’acqua utilizzata per l’irrigazione, separatamente si immerge un secondo tester nello stesso bicchiere d’acqua dopo aver aggiunto una manciata di terra dell’orto. Possiamo in tal modo osservare se il nuovo risultato conferma un pH compreso tra il 6 e l’8, valore ideale per la buona crescita delle piante.
Le cartine al tornasole sono uno strumento molto utile per conoscere il pH dell’acqua.
Metodologie di miglioramento dell’acqua
forme sono utilizzate per farvi scorrere al loro interno acqua corrente allo scopo di vitalizzare stagni, piccoli specchi d’acqua e laghetti artificiali.
• Acqua con pH inferiore a 6: aggiungere 1 kg di bicarbonato di sodio nella tanica da 1 m cubo subito prima dell’irrigazione. • Acqua con pH superiore a 8: aggiungere 1 litro di sostanze acide come aceto di mele, vino o succo di almeno 3 limoni alla tanica da 1 m3 subito prima dell’irrigazione. • Acqua della rete idrica: far evaporare il cloro lasciando il tappo sempre aperto e, una volta a settimana aggiungere il succo di 3 limoni nella tanica di 1 m3 d’acqua. • Acqua di sorgente molto fredda (non idonea all’irrigazione): per non stressare le radici, lasciare l’acqua al sole fino a che non raggiunge la temperatura ambiente. • Acqua troppo calda: se, in estate, l’acqua contenuta nella tanica o nelle cisterne è troppo calda, cioè al di sopra dei 35° C, si può mettere una coperta, magari di colore chiaro, per riflettere i raggi solari ed evitare di far innalzare eccessivamente la temperatura (che potrebbe causare la proliferazione di batteri indesiderati).
Scorrendo attraverso queste speciali formelle, l’acqua viene rivitalizzata, migliorando le sue qualità.
Sempre per migliorarne la vitalità si potrebbe realizzare un piccolo mulino a vento o alimentato da pannelli solari, munito di apposite pale, in modo da smuovere continuamente l’acqua della cisterna. In commercio si trovano anche delle “forme”, chiamate flow forms, realizzate con materiali di natura diversa, come pietre carbonatiche o silicee, che rilasciano nell’acqua microparticelle utili alle piante. In genere, queste Capitolo 1 I quattro elementi
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Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: aria e luce
20 - ORTO BIODINAMICO FAMILIARE
Il ruolo della luce e dell’aria nel nutrimento delle piante Con il termine “aria” si intende tutto ciò che esiste nell’atmosfera a livello gassoso e che penetra nelle viscere del terreno per arieggiarlo e vivificarlo, proprio come accade per l’essere umano. “L’atmosfera è composta da innumerevoli gas, quali idrogeno, azoto, ossigeno, anidride carbonica e tante piccole particelle, in dose omeopatica (R. Steiner)”. Oltre ai macroelementi, quindi, dall’aria vengono assorbiti anche numerosi microelementi, tutti utili alla crescita delle piante. I vegetali, infatti, assorbono dall’aria più del 90% dei nutrienti indispensabili al loro sviluppo. La luce visibile all’occhio umano esiste grazie al supporto dell’aria che le permette di manifestarsi sotto forma di biofotoni. Saremmo molto limitati se ci fermassimo a considerare solamente lo spettro del visibile quando sappiamo bene che la pianta, quale sofisticato organo di senso cosmico e terrestre, percepisce anche dalle frequenze udibili dall’orecchio umano (da 20 a 20.000 hz), passando per gli infrarossi, il visibile, gli ultravioletti, i raggi x, i raggi gamma e oltre. È esperienza comune che un ortaggio coltivato in serra è quasi sempre meno gustoso rispetto allo stesso cresciuto all’aperto. Il motivo è molto semplice: la copertura della serra, sia essa in vetro o in plastica, impedisce ai raggi UV di esplicare la loro azione sulla pianta, limitando di conseguenza lo sviluppo del sapore, dei profumi e del contenuto nutrizionale. La pianta, quindi, utilizza principalmente la luce per il suo nutrimento. Nella foglia, grazie alla fotosintesi, avvengono i principali processi di trasformazione chimica degli elementi grezzi in composti elaborati. Dalla terra, attraverso le radici, vengono assorbiti gli elementi minerali di cui è ricca la linfa grezza, principalmente azoto, fosforo e potassio, resi vivi dai microrganismi del suolo. Sempre attraverso la foglia, la pianta assorbe il nutrimento dall’aria in forma di luce solare, anidride carbonica, ossigeno e altri microelementi. Nella foglia, attraverso un ciclo continuo, scorre la linfa elaborata costituita in prevalenza da carboidrati (zuccheri, amidi, cellulosa) e pro-
teine, nuova energia che nutre e produce nuove cellule vegetali. Una piccola parte di questa linfa elaborata verrà rilasciata nel terreno attraverso le stesse radici sotto forma di essudati radicali. Questi ultimi hanno l’importantissimo compito di nutrire funghi e batteri utili che, a loro volta, assicureranno poi alla pianta il nutrimento necessario per il suo sviluppo, creando in tal modo un ciclo costante di perfetta simbiosi naturale. Ecco perché con il metodo biodinamico si cerca di portare sempre più fertilità nel terreno, evitando di utilizzare prodotti come fungicidi e anticrittogamici che impediscono lo sviluppo della vita: infatti il nome BIO-DINAMICA sta a indicare “vita in movimento”.
Esposizione e orientamento dell’orto Per fare in modo che le piante si sviluppino al meglio è bene garantire una presenza di luce adeguata, minimo 8 ore giornaliere in primavera e 10-11 ore in estate. Se questo non è possibile, si possono verificare numerosi inconvenienti, come cipolle che non formano il bulbo, peperoni e melanzane che non fruttificano ecc. Viceversa, durante estati molto luminose e molto calde, può accadere che si blocchi la fotosintesi. In questo caso sarà necessario coprire la vegetazione
La fragola ha bisogno di almeno 10 ore di luce al giorno per assicurare ai suoi frutti la caratteristica colorazione rossa.
Capitolo 1 I quattro elementi
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Esposizione e pendenza dell’orto influiscono direttamente sulla qualità e quantità del raccolto.
con tessuto non tessuto bianco in modo da ombreggiare e abbassare la temperatura di almeno 2-3 gradi. A questo scopo si possono installare nell’orto dei pali in bambù di 2 cm di diametro ogni 2 metri circa, fissandovi una rete ombreggiante leggera per costruire una piccola struttura temporanea. La migliore esposizione per l’orto è sempre a sud; a est si possono seminare le piante più soggette agli attacchi fungini, come pomodoro, sedano, zucchino, cetriolo, in quanto l’arrivo del sole asciugherà la rugiada mattutina che è veicolo di infestazioni; a ovest si collocheranno principalmente piante di cui si consumano i frutti, come pomodori, zucche, peperoni, meloni ecc, in quanto al tramonto si sviluppa più sapore negli ortaggi, perché la presenza del sole li fa maturare prima.
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Non esiste un’esposizione ideale dell’orto, possiamo solo indicare quali sono i parametri ideali per la crescita dei vari ortaggi e cercare di assicurarle tutto il nutrimento di cui necessitano per ottenere una produzione di quantità e qualità, ossia avere massa vegetale e valore nutrizionale. Andiamo ora a valutare, con alcuni esempi concreti, le diverse condizioni che si vengono a creare a seconda della pendenze dell’orto e il diverso effetto dei raggi solari sulle piante in funzione della posizione del sole durante le stagioni. • Orto in pianura a livello del mare, in inverno. Nel solstizio del 21 dicembre il sole si presenta nel punto più basso dell’orizzonte visivo. I raggi solari sono molto deboli e la luce è diffusa e tenue. In queste condizioni, la pianta svi-
lupperà foglie grandi, in modo da assorbire la maggiore quantità possibile di luce, a discapito del sapore e del profumo, che risulteranno meno accentuati. Con questo tipo di esposizione si sviluppano meglio gli ortaggi a radice e a foglia. • Orto in pianura a livello del mare, in estate. Nel solstizio del 21 giugno il sole si presenta nel punto più alto dell’orizzonte visivo. Le radiazioni solari sono molto forti e la luce colpisce le foglie perpendicolarmente, quindi con maggiore intensità per unità di superficie. Le piante svilupperanno molto sapore e profumo e le foglie saranno più piccole. In queste condizioni si svilupperanno meglio gli ortaggi a fiore e a frutto. • Orto in montagna con una pendenza importante (anche del 45%), in inverno. Con una massima esposizione a sud, il sole è più basso e colpirà quasi perpendicolarmente le foglie, in modo da nutrire meglio la pianta, temperature minime permettendo, altrimenti sotto la minima di accrescimento la pianta tenderà a sopravvivere per poi perire. • Orto in montagna con una pendenza importante (anche del 45%), in estate. In estate, con la stessa pendenza, la pianta svilupperà più foglie per via della luce più diffusa. È questa una situazione idonea per coltivare ortaggi con più uniformità, per più mesi all’anno (in estate lattughe con foglie grandi). Da valutare sempre la temperatura stagionale. • Orto in piano in montagna, in estate. In queste condizioni si avrà un maggiore impulso dei raggi solari che colpiscono perpendicolarmente le foglie, stimolando così lo sviluppo di foglie più piccole ma molto saporite e profumate. Ideale per frutti, fiori ed erbe aromatiche e medicinali. • Orto in piano in montagna, in inverno. Le temperature invernali di sicuro non consentiranno di coltivare, ricordiamo che ci devono essere minimo 10° C di notte e 15° di giorno perché ortaggi da radice come patate, carote,
cipolle ecc. e da foglia come lattughe, bietole, cavoli ecc. possano crescere. In montagna, questo è possibile solo se si utilizza una serra riscaldata. Oltre che direttamente dalle radiazioni solari, la luce che colpisce le piante può essere riflessa e amplificata da altre superfici, come la parete bianca di un edificio situato a ridosso dell’orto o uno specchio d’acqua. Può essere una superficie di grandi dimensioni, come il mare o un grande lago, o più ridotta come uno stagno o un piccolo invaso, o ridottissima, come le gocce di rugiada delle prime ore del giorno, che appese alle foglie si comportano come una microscopica lente di ingrandimento. Dopo una forte pioggia estiva si nota la presenza di acqua sulle foglie e un’accentuata luminosità (che insieme potrebbero addirittura causare ustioni alla vegetazione, provocando, nei casi più gravi, la morte della pianta). In questi casi, se notiamo che durante l’estate le piante bloccano la loro crescita per troppa luce e troppo calore, si può intervenire applicando una copertura ombreggiante di tessuto non tessuto bianco o di retinato nero. Gli agricoltori professionisti stanno sempre più utilizzando grandi serre, coperte solo nella parte superiore, per proteggere le coltivazioni dalla pioggia, che è causa di marciumi, e per ombreggiare le colture e difenderle dall’eccessiva insolazione. In questo modo diventa più facile difendersi dagli eventi atmosferici ed evitare numerosi trattamenti con antifungini di sintesi a base di rame e zolfo.
I venti Non esiste alcun luogo privo di masse d’aria che si muovono costantemente, per questo la natura ha imparato a utilizzare il vento a proprio vantaggio per la trasmissione del polline da un fiore all’altro o la diffusione dei semi. Non sempre però i venti sono così “collaborativi” e spesso possono diventare insidiosi a tal punto da provocare la desertificazione dei terreni, qualora la superficie del suolo sia nuda e priva di una copertura permanente di piante. D’altra parte, l’osservazione ci suggerisce che in natura, che si tratti di un bosco o di un campo Capitolo 1 I quattro elementi
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fiorito, la superficie del terreno appare sempre coperta dalla vegetazione o da residui organici che fungono da vera e propria pelle di protezione. Una leggera brezza costante ci può aiutare nel mantenere sano il sottochioma dall’attacco di funghi patogeni e può contribuire a infastidire alcuni insetti ostacolando il loro volo verso le piante. Per assicurare condizioni sanitarie ottimali è quindi importante conoscere la direzione e l‘intensità dei venti che interessano il nostro orto e verificare che ci sia sempre una buona circolazione d’aria e sufficiente passaggio di luce tra le piante. In condizioni di scarsa circolazione d’aria, è consigliabile posizionare le piantine dell’orto un poco più lontane tra loro; di contro, in presenza di una buona circolazione d’aria, sarà possibile adottare distanze minori. Della costanza e dell’intensità dei venti bisogna tener conto anche quando si vanno a stabilire le distanze tra e lungo i filari degli ortaggi, posizionando le piantine più vicine tra loro se c’è troppo vento o al contrario definendo distanze maggiori se si tratta di una zona con scarsa circolazione di aria. Se, invece, i venti sono generalmente molto forti, si dovrà prevedere la piantumazione di una siepe frangivento o di una recinzione con rete a maglie larghe ricoperta con tessuto non tessuto per frenarne l’azione, ma non il passaggio dei raggi solari. In quest’ultimo caso il vantaggio è di poter facilmente installare o rimuovere la protezione secondo le esigenze. Anche le piante erbacee, annuali o perenni, possono essere utilizzate per allestire siepi frangivento. Allo scopo potrebbero essere scelte anche specie edibili come fagioli e piselli rampicanti (sostenuti da reti fisse in plastica o di metallo), bamboo, mais (dolce o da farina), girasoli, ribes, lamponi, piante arbustive perenni, come noccioli, viti o kiwi (una pianta maschio ogni quattro femmine) o ancora alberi da frutto come pere, pesche e altri ancora allevati, a spalliera. L’importante è non bloccare totalmente il vento, ma ingentilirlo, in modo che passando tra le fronde della nostra siepe ne venga rallentata la velocità.
24 - ORTO BIODINAMICO FAMILIARE
La tradizionale raffigurazione della rosa dei venti.
Regola dei venti Esiste un semplice stratagemma usato dai vecchi contadini e pescatori liguri per conoscere le condizioni meteorologiche e decidere il momento più indicato per ciascuna operazione colturale (semina, potatura, trapianto, raccolta...). Basta accendere un piccolo fuoco in campo nel tardo pomeriggio e osservare il movimento del fumo che va verso l’alto (attenzione alla stagione in cui si fa: ricordate che è vietato accendere fuochi in campagna in estate, per via della siccità e dell’elevato rischio incendi!). Se il fumo crea vortici in senso orario, quindi con direzione da sud verso nord, è in arrivo tempo buono. Se invece il vortice si muove in senso antiorario, quindi da nord verso sud, si preannuncia tempo instabile e probabilmente pioverà. Nel caso i venti spirino da ovest e/o da nord (in ordine: ponente, maestrale, tramontana e grecale), trattandosi di venti freddi è probabile che sia in arrivo tempo secco/sereno. Infine, se i venti soffiano da est e/o da sud (in ordine: levante, scirocco, ostro e libeccio), trattandosi di venti caldi è probabile che stia per arrivare pioggia.
La temperatura dell’aria nelle diverse stagioni Ecco alcuni semplici consigli per il controllo della temperatura dell’aria e dei venti nell’orto.
• Inverno. Per mitigare l’azione paralizzante del vento freddo sulle piante, si possono proteggere le colture in campo con tessuto non tessuto (tnt). • Primavera. All’inizio della primavera, quando il suolo è ancora bagnato, il vento risulta molto utile per asciugare più velocemente il terreno, permettendoci così di entrare prima nel campo per l’inizio delle lavorazioni di stagione, esigenza particolarmente sentita per i terreni argillosi e pesanti. Nel caso sia presente ancora la pacciamatura dall’anno precedente è bene rimuoverla con un rastrello. • Estate. In questa stagione è molto utile il vento del nord che raffredda l’aria e la superficie delle foglie. Queste ultime in estate, col troppo calore, tentano di abbassare la temperatura fisiologica attraverso l’evapotraspirazione, ossia la fuoriuscita di acqua dagli stomi presenti sulle foglie. Se si coltiva in serra o tunnel, dove non c’è circolazione d’aria, è necessario fare attenzione ai momenti di maggior calore (effetto forno), poiché potremmo, infatti, andare incontro a patologie fungine, come il mal bianco (oidio), e soprattutto sulle piante di cetriolo, zucchino, pisello, fagiolino e zucca, all’attacco di insetti come bruchi, acari, ragnetto rosso. Attacchi che nei casi più gravi possono portare al collasso delle piante stesse. In questi casi, la migliore soluzione sta nell’ombreggiare e arieggiare, a volte anche con ventilatori elettrici, l’interno della serra.
Il gallo segnavento In passato, quando non esistevano App e bollettini meteo, era di fondamentale importanza avere dei riferimenti per prevedere le condizioni meteorologiche. Ecco perché c’era l’usanza di porre sul tetto, vicino al camino, da dove usciva quasi sempre del fumo, il famoso gallo segnalatore del tempo meteorologico con i quattro punti cardinali. Bastava un colpo d’occhio e il contadino poteva prevedere con una buona approssimazione che tempo avrebbe fatto quel giorno e quindi decidere il lavoro più opportuno da effettuare.
• Autunno. È questo il momento di maggior maturazione dei frutti, spesso caratterizzato dalla presenza invadente dei venti freddi che possono compromettere la sanità del prodotto. Stato sanitario che invece viene salvaguardato dai venti caldi, che favoriscono il processo di maturazione e incrementano il valore nutrizionale dei frutti.
Capitolo 1 I quattro elementi
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Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: fuoco
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Temperatura del suolo e germinazione Per germinare, la maggior parte delle nostre piante ha bisogno di temperature che non troviamo in inverno, ecco perché molte colture iniziano il loro ciclo in primavera. Ovviamente, per quanto riguarda la temperatura del terreno, molto dipende dall’altitudine a cui è situato l’orto. In linea di massima verso la fine di febbraio ci si può aspettare che le temperature del suolo siano abbastanza elevate. Un primo segno della primavera imminente è il profumo della terra che gradualmente comincia a farsi sentire, per poi toccare il culmine a primavera inoltrata. Toccando la terra con le mani si ha una sensazione di risveglio, di tepore, di un passaggio dall’inverno alla primavera. Quanto più caldo diventa il terreno tanto più velocemente i semi degli ortaggi germogliano. È chiaro che se disponiamo di un terreno scuro e fertile, questo si scalderà con maggior velocità a causa del suo colore. Molti orticoltori professionisti utilizzano teli plastificati neri di “bio-plastica” per riscaldare più velocemente il terreno e quindi risvegliare la flora microbica che poi nutrirà le piante attraverso le radici. Ovviamente, ogni ortaggio ha le proprie esigenze termiche per germinare, crescere e maturare (vedi tabella per le semine a pag. 104). Mentre i semi di carota e lattuga non risentono
molto delle basse temperature, per il pomodoro e la melanzana se non c’è abbastanza caldo i semi non germinano e marciscono per eccesso di umidità. In primavera, la temperatura cambia molto velocemente e si registrano vistosi sbalzi termici tra il giorno e la notte. Per proteggere gli ortaggi appena seminati, in questa stagione si possono coprire i filari con teli di tessuto non tessuto; allo stesso scopo si può distribuire sul terreno anche del fieno o della paglia, avendo cura però di scostare la copertura se questa dovesse oscurare troppo le piantine, che per crescere hanno bisogno della luce del sole. In estate, il problema è opposto: se si superano i 35° C la maggior parte degli ortaggi, compresi quelli da frutto, se non innaffiati adeguatamente cominciano ad avere seri problemi di impollinazione con conseguente “aborto” del frutto/ seme. Allo stesso modo gli ortaggi a foglia e radice possono andare in pochi giorni a seme, con la conseguente perdita del prodotto, fenomeno oggi sempre più diffuso anche grazie alla scarsa fertilità dei terreni.. In generale, possiamo ritenere che per quanto riguarda le diverse regioni italiane, temperature comprese tra i 20° C durante le ore notturne e i 30 gradi di giorno siano quanto di meglio possa servire alle nostre piante.
Schema del fosso di drenaggio per lo sgrondo dell’acqua in eccesso.
Capitolo 1 I quattro elementi
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I diversi microclimi dell’orto Per cercare di comprendere più facilmente i microclimi del nostro orto, può essere utile immaginare di essere una formica o un altro piccolo insetto. Sì, perché anche in un piccolo orto ci possono essere zone più asciutte e zone più umide, lati più ventosi e aree più calde o più fredde. Per sviluppare un più delicato microclima della pianta, cioè di quella zona compresa tra il terreno e l’apice del vegetale si possono applicare alcune semplici soluzioni, come quelle che seguono • Clima secco. I motivi per cui un terreno risulta eccessivamente secco, ossia caratterizzato al suo interno da scarsa umidità, posso essere diversi: eccessiva presenza di sabbia che tende a sgrondare l’acqua velocemente, eccessivo calore esterno, eccessivo vento caldo e freddo, as-
La temperatura è un fattore centrale nel processo di maturazione degli ortaggi.
senza di copertura o pacciamatura, mancanza di irrigazione o pioggia assente da lungo tempo. Per ovviare a questi limiti, risulta molto utile seminare all’interno del solco appena scavato e poi bagnato e quindi richiudere il tutto con terra asciutta, lasciando 3-5 cm di dislivello all’interno del solco di semina. Questo farà in modo che le nuove piantine siano protette dagli argini del solco e che rimangono più umide. Un altro accorgimento consiste nel tracciare i solchi di semina nella stessa direzione in cui soffia il vento. In questi terreni è sconsigliato trapiantare ortaggi con elevate esigenze idriche ed è buona norma coprire sempre il suolo con della pacciamatura (paglia ed erba sfalciata senza semi) in modo da mantenere l’umidità. Nel caso in cui non sia possibile fare altrimenti, è consigliabile ricorrere all’irrigazione ed effettuare il trapianto nel tardo pomeriggio, in modo che le radici possano attecchire meglio. • Clima umido. Nei casi di terreno umido è sufficiente tracciare un solco e seminare sulla terra di riporto che va a formare un sorta di collinetta. Essendo più ossigenato, questo terriccio perde velocemente gran parte dell’umidità in eccesso. Nel caso di terreni molto umidi è necessario realizzare un drenaggio. Il modo più semplice è quello di scavare un piccolo fosso in modo che l’acqua in eccesso possa sgrondare più facilmente. Per bonificare un terreno che rimane bagnato per gran parte dell’anno si può scavare, a una profondità di almeno 40 cm, un fosso largo circa 30 cm, dotato di una leggera pendenza. Sul fondo si dispone poi uno strato di 15 centimetri di sassi o ghiaia grossa e infine si riempe tutto con della terra. Alla fine del fosso va scavata una buca, delle dimensioni di almeno 50x50 cm da colmare con uno strato di ghiaia. • Clima caldo. Nelle zone dell’orto dove il sole batte forte è possibile intervenire creando una condizione di semi-ombreggiato mettendo a dimora degli alberi da frutto come ciliegi, susini, peschi e albicocchi oppure girasoli o fagioli rampicanti (con l’accortezza di collocare queste piante sempre nella parte sud dell’orto). Basteranno poche piante sparse qua e la per
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dare un po’ di respiro alle colture in atto, facendo comunque attenzione a non eccedere con l’ombra. • Clima freddo. Nelle zone dell’orto più esposte ai venti forti e freddi del nord si possono realizzare pareti in legno o pietra. Durante il giorno queste strutture si riscaldano al sole e di notte rilasciano il calore.
Modalità di sviluppo dell’elemento calore nella pianta Nelle pagine precedenti è stata già sottolineata l’importanza del calore per la germinazione dei semi e lo sviluppo delle radici e dei tessuti vegetali così come per la vita dei microrganismi che vivono nel suolo e sulla pianta. Com’è noto, sotto i 12 gradi nel suolo l’attività batterica è pressoché dormiente. Quando dalla primavera in poi la temperatura inizia a crescere, le piante cominciano a differenziare le cellule che poi daranno luogo a fiori e frutti in funzione dell’estate, che come sappiamo è la stagione dei frutti più sa-
poriti, come angurie, pomodori, meloni, pesche, albicocche ecc. Possiamo dire che l’elemento del calore nella pianta si sviluppa con il processo di maturazione per poi estrinsecarsi nel valore nutrizionale del frutto stesso. È un processo naturale che va dalla nascita verso la morte e la trasformazione con la creazione di uno o più semi che cadranno a terra per dare vita alla nuova generazione. Un esempio fra tutti è quello del grano, la cui pianta, per creare i propri semi, investe tutte le sue energie fino a seccarsi e poi morire! Solitamente un solo seme di grano dà origine a circa 150 chicchi , ma spesso anche molti di più. In questo modo, la natura ogni anno ci dona miriadi di nuovi semi che porteranno a nuove piante migliorate geneticamente dall’esperienza vissuta. È come se la natura ci suggerisca che per migliorarci dobbiamo lasciar morire i vecchi pensieri in modo da dare spazio a quelli nuovi rigenerati. Note 1. Rudolf Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali, Antroposofica Editrice. 2. J. W. Goethe, Frammento sulla natura.
La tradizionale consociazione mais-fagiolo, praticata per millenni dai nativi americani.
Capitolo 1 I quattro elementi
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Indice Prefazione L’orto, un luogo molto speciale! Coltivare con la natura
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Parte 1 - L’ambiente: Madre Terra
8
Capitolo 1 - I quattro elementi
Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: terra Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: acqua. Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: aria e luce. Valutazione dell’ambiente in base ai quattro elementi: fuoco.
Capitolo 2 - La pratica
9
10 16 20 26
31
Gli attrezzi da lavoro 31 Preparazione del terreno 33 35 Aumentare la fertilità del terreno con i preparati biodinamici Il compost 41 50 Il sovescio Irrigazione 55 Pacciamatura 66 Portare calore nell’orto 69 72 L’orto in produzione
Parte 2 - La semente: Il Padre Cosmico
82
Capitolo 3 - Il seme portatore di vita
83
I semi sono ovunque L’influsso dei pianeti sulle piante Rivitalizzazione delle piante Rigenerazione della semente Modalità ed epoca di semina Il Trapianto Cure post trapianto Le consociazioni Le rotazioni
Parte 3 Valore Umano: il figlio, l’agricoltore Capitolo 4 - Il controllo delle erbe spontanee Lavorare con la natura La comparsa delle erbe “infestanti”
186 - ORTO BIODINAMICO FAMILIARE
83 89 92 96 102 105 109 112 116
120 121
121 122
Capitolo 5 - Le cause della comparsa dei parassiti e le strategie di controllo
127
Capitolo 6 - Acquisire il pollice verde per incrementare la biodiversità
139
Capitolo 7 - Suggerimenti per la coltivazione degli ortaggi
149
Gli autori
184
Funghi e batteri 128 Virus 129 Fitofagi 130
Cos’è il pollice verde? Ricostruire l’equilibrio: la biodiversità Sequenza dei lavori e costi-ricavi
139 141 144
Aglio 150 Anguria 151 152 Asparago Barbabietola 153 154 Bietola da coste Carota 155 156 Cavoli Cetriolo 157 158 Cicoria, endivia riccia e scarola Cipolla 159 160 Fagiolo e fagiolino Fava 161 162 Finocchio Fragola 163 Lattuga 164 165 Melanzana Melone 166 167 Patata Peperone e peperoncino 168 169 Pisello 170 Pomodoro Porro 171 172 Prezzemolo Rapa 173 174 Ravanello 175 Rucola 176 Sedano e sedano rapa 177 Spinacio 178 Topinambur 179 Yam 180 Zucca Zucchino 181 182 Erbe aromatiche e medicinali 183 Fiori edibili
Bibliografia 185 Capitolo 7 Indice
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Questo manuale, scritto da tre orticoltori biodinamici di lunga esperienza, è un invito a sperimentare il piacere e la bellezza del coltivare, coniugando una pratica agricola profondamente rispettosa dell’ambiente con la riscoperta dei cicli naturali come solo l’agricoltura biodinamica sa fare. Una guida dedicata a chi è alle prime armi, ma anche a chi desidera approfondire la conoscenza dell’influsso dei pianeti sulla coltivazione delle piante, imparare a realizzare i preparati biodinamici e i macerati vegetali, allestire un cumulo di compostaggio, costruire un semenzaio, utilizzare sovesci e pacciamatura. Completano il volume oltre trenta schede con le indicazioni dettagliate sui tempi e le modalità di semina, le cure colturali, le consociazioni consigliate e i suggerimenti per la raccolta e la conservazione dei principali ortaggi.
Wolfgang Scheibe e Davide Rizzi
Nutrirsi di quello che si è fatto crescere con le proprie mani arricchisce l’anima, stimola l’osservazione, rilassa, gratifica, ci mette in connessione con il ritmo delle stagioni e soprattutto ci assicura alimenti freschi, di elevato valore nutrizionale e privi di residui tossici. Purtroppo non è sempre così: l’agricoltura convenzionale, anche quando viene praticata su piccola scala come in un’orto familiare, fa ricorso a concimi e pesticidi di sintesi, che oltre a contaminare l’ambiente e gli alimenti mettono in pericolo in primo luogo chi quei prodotti li utilizza.
ORTO BIODINAMICO FAMILIARE
I motivi per occuparsi di un orto familiare e i benefici che se ne ottengono sono davvero numerosi, ma certo l’esperienza più pregnante è proprio quel “mettere le mani nella terra”: seminare, trapiantare, curare la crescita, raccogliere i frutti e alla fine mettere in tavola il risultato di quella misteriosa trasformazione di un piccolo seme in una croccante insalata o in una paffuta melanzana.
www.terranuovalibri.it
€ 18,00
ecologica 100% • carta in Italia • stampa inchiostri naturali • rilegatura di qualità • circuito solidale •
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ISBN 88 6681 547 1
WOLFGANG SCHEIBE e DAVIDE RIZZI con la collaborazione di LORENA TURRINI
ORTO BIODINAMICO FAMILIARE Coltivare piccoli spazi secondo natura