Introduzione
“Spaventose”, “Terrorizzanti”, “Fuori controllo”. Giriamo per la stanza, chiedendo alle persone di dirci cosa viene loro in mente completando la frase: «Quando penso a come vanno le cose nel mondo, penso che siano...». Per decenni ormai abbiamo ripetuto questo esercizio con decine di migliaia di persone in ogni situazione possibile. Le risposte che abbiamo raccolto sono in linea con molti sondaggi che hanno rilevato negli ultimi anni alti livelli di preoccupazione nei confronti del futuro che ci aspetta1. Ci sono ottimi motivi per preoccuparsi. Il Pianeta si riscalda, i deserti si espandono e gli eventi meteorologici estremi diventano sempre più frequenti. La popolazione umana e i suoi consumi aumentano, mentre le risorse essenziali come l’acqua potabile, il pesce, il suolo fertile e le riserve di idrocarburi calano. Turbolenze economiche e finanziarie lasciano molte persone disperate a chiedersi come sbarcare il lunario, mentre trilioni di dollari sono spesi nella guerra2. Con tutto questo davanti, è naturale che manchi la fiducia nel futuro. Non possiamo più dare per scontato che le cose da cui dipendiamo, come il cibo, il combustibile e l’acqua potabile, saranno disponibili per le prossime generazioni. Non possiamo nemmeno avere la certezza che la nostra civiltà sopravviva, né che le condizioni sul Pianeta rimangano ospitali per forme complesse di vita. Un sondaggio svolto su un campione di 25.164 persone in 175 Paesi nel 2002 ha rilevato che il 67% pensa che le condizioni ambientali globali stiano peggiorando. Cfr. netpulseglobalpoll.politicsonline.com/results/highlights.doc 2 L’economista premio Nobel Joseph Stiglitz e la sua collega Linda Bilmes hanno calcolato che gli Stati Uniti avrebbero speso più di tre trilioni di dollari nella guerra in Iraq. Cfr. La guerra da 3000 miliardi di dollari, Einaudi, Torino 2009. 1