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IL PRIMO MENSILE ITALIANO DEL VIVERE BIO
dal 1977
Rivista in carta riciclata Steinbeis Silk - certificazione Fsc®, Der Blaue Angel, Ecolabel Ue
n° 378 · GENNAIO 2022
Vivere SENZA bollette FOOD FOREST
FRANCO BERRINO
Come progettare un giardino commestibile
Mangiare bio con 4 euro al giorno
ISBN 88-6681-698-0
€ 5,00
e altri spunti pratici per sottrarsi a un’economia insostenibile e costruire una società più umana
Daniel Lumera:
AROMATERAPIA
Guida agli oli essenziali
IMPARARE L’ARTE DELL’ESSERE • • •
SALUTE Il cibo «parla» al DNA ECOTESSUTI L’arte del riutilizzo VENTOTENE Isola di transizione
• • •
RICETTE Cucinare gli pseudocereali CAVALLI Un approccio nonviolento ECOTURISMO Slow-travel sostenibile
EDITORIALE
Un’informazione bio
Nicholas Bawtree direttore responsabile
D
opo nove anni di prezzi bloccati nonostante la crescita costante delle spese di produzione di questa rivista, la recente impennata dei costi della carta ci ha portati a ritoccare il prezzo di copertina, che da questo numero sarà di 5 euro (il prezzo dell’abbonamento rimarrà ancora invariato fino al 25 gennaio). È stata una decisione molto difficile da prendere, ma mi ha anche portato a riflettere su una cosa importante: la percezione di valore di quello a cui mi dedico ogni giorno con passione insieme ai miei colleghi e collaboratori. Già: quanto vale la rivista che tenete tra le mani? Ovviamente, come per molte cose, il valore è soggettivo. «Molto interessante il vostro giornale» ha commentato una persona qualche anno fa, sfogliando una copia ad una fiera. «Peccato che costi così tanto». Ecco, bisognerebbe chiedersi perché una pubblicazione che, se si contano le parole, ha più o meno la lunghezza di un libro, dovrebbe costare una frazione di quest’ultimo. I motivi sono molteplici e si legano in maniera complessa alla storia dell’editoria periodica: i finanziamenti pubblici, la pubblicità, il controllo dei grandi gruppi finanziari sui media, il fenomeno del free press e, relativamente agli ultimi decenni, l’avvento di internet. Tutti fattori che nel tempo sono andati a formare un’idea comune su quanto si debba pagare un periodico, ovvero: poco, pochissimo, meglio ancore se niente (perché «tanto posso leggere le notizie su internet»). Sappiamo tutti come l’industrializzazione del cibo ha aumentato la quantità dei prodotti alimentari, riducendone però le proprietà nutrizionali e, senza risolvere il problema della fame nel mondo, arrecando molti danni: allevamenti intensivi, ingiustizia sociale, semi brevettati, uso di sostanze tossiche e così via. Allo stesso modo la smaterializzazione della cultura ha portato improvvisamente alla diffusione di una quantità di informazioni senza precedenti, ma i «veleni verbali» sono ormai all’ordine del giorno e mai come adesso si assiste a un accentramento del potere nelle mani dei giganti del web. E così anche in questo campo si assiste a una generale riduzione delle proprietà nutrizionali di un «cibo per la mente» sempre più spesso fatto solo di titoli, slogan, meme e copia incolla che, proprio come gli alimenti industriali, ci rendono assuefatti e mai realmente sazi. In questo contesto, la rivista cartacea svolge il ruolo insostituibile di informazione bio, dà valore e dignità a chi la «coltiva» senza utilizzare gli algoritmi del web e ci fa riscoprire il sapore antico di una lettura lenta e priva di distrazioni. Oggi è più che mai necessario consolidare il rapporto tra chi produce informazione indipendente di qualità e chi ha cura della propria dieta mediatica. Terra Nuova, che non riceve finanziamenti pubblici, vuole rinnovare questa alleanza dando in primo luogo la parola ai lettori. A pagina 7, infatti, troverete un questionario che ci aiuterà a capire le vostre impressioni e accogliere le vostre proposte: saranno la nostra bussola per i numeri a venire.
IL PRIMO MENSILE ITALIANO DEL VIVERE BIO
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Questo numero è stato chiuso il 6 dicembre 2021
dal 1977
REDAZIONE (055 3215729 int. 4) info@terranuova.it
n° 378 · GENNAIO 2022
Direttore responsabile: Nicholas Bawtree
Editing e ricerca iconografica: Alessandra Denaro Impaginazione: Andrea Calvetti, Sabrina Scrobogna Stampa: Arti Grafiche Boccia S.p.A. Via Tiberio Claudio Felice, 7 Salerno
Vivvere SE ENZA bo ollet te e altri spunti pratici per sotttrarsi a un’econoomia insostenib bile e costruire un na società più umana u
€ 5,00
Direzione grafica: Andrea Calvetti grafica@terranuova.it
RICETTE
FOOD FOREST
FRANCO BERRINO
Com me progettare un giardino commestibile
Mangiare bio con 4 euro al giorno
ISBN 88-6681-698 8-0
Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Gabriele Bindi, Claudia Benatti, Franco Berrino, Barbara Chiodi, Alessandra Denaro, Sylvie Hampikian, Francesca Luise, Maria Grazia Mammuccini, Francesca Mastracci, Manlio Masucci, Alessandra Miraglia, Silvia Moro, Egidio Raimondi, Marta Ravanetti, Carlo Triarico.
Rivista in carta riciclata Stein nbeis Silk - certificazione Fsc®, Der Blaue Ang gel, Ecolabel Ue
Consiglio di redazione: Nicholas Bawtree, Mimmo Tringale, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Alessandra Denaro segreteria@terranuova.it
Daniel Lumera:
AROMA ATTERAPIA
IMPARARE L’ARTE DELL’ESSERE Guida agli oli essenziali
• • •
SALUTE Il cibo «parla» » al DNA ECOTESSUTI L’arte del riutilizzo VENTOTENE Isola di traansizione
• • •
16 Dall’amaranto al grano saraceno: guida agli «pseudocereali» Francesca Luise ECOCOSMESI
22 Aromaterapia Una guida base per il benessere di corpo e mente
Alessandra Miraglia
RICETTE Cucinare gli pseudocereali CAV AVVAALLLI Un approccio nonviolento ECOTURRISMO Slow-travel sostenibilee
I crediti relativi alle immagini utilizzate su Terra Nuova sono consultabili su: www.terranuova.it/credits
Web (055 3215729 int. 717) Sabrina Scrobogna - web@terranuova.it UFFICIO STAMPA ufficiostampa@terranuova.it PUBBLICITÀ e piccoli annunci (055 3215729 int. 5)
DEL MESE 6 L’ECO Notizie, idee, eventi per vivere l’ecologia tutto l’anno
Sergio Tonon - pr@terranuova.it (pubblicità) annunci@terranuova.it (piccoli annunci)
ECOTESSUTI
30 La seconda vita del tessile Da scarto o rimanenza a nuovo modello di business solidale
Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@terranuova.it skype: mariapia.tinaglia
Barbara Chiodi
Ignazio Presti (347 1365754) - igpresti@gmail.com Francesca Maggi (349 4510434) francescamaggi@terranuova.it Francesco Dardis (330 321405) francesco.dardis@alice.it - skype: francesco.dardis FIERE ED EVENTI Sabrina Burrelli Scotti 055 3215729 int. 3 - fiere@terranuova.it ORDINI RIVISTA E LIBRI Per negozi, librerie e altri punti vendita 055 3215729 int. 2 distribuzione@terranuova.it
ALIMENTAZIONE E SALUTE
9 Il cibo «parla» al DNA
Come gli alimenti influenzano il nostro codice genetico
Beatrice Salvemini
ESPERIENZE
34 Ventotene, isola di transizione La vocazione ecologica di un’isola sulla via del cambiamento
Per privati (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi libri@terranuova.it
Manlio Masucci ECOVILLAGGI.IT
e appuntamenti dalla 39 News Rete italiana villaggi ecologici
AMMINISTRAZIONE (tel 055 3215729 int. 6) Caterina Salamone caterinasalamone@terranuova.it
Francesca Mastracci
Olga Bossa olgabossa@terranuova.it
LA GUIDA NOMADE
Lavori in un centro di alimentazione naturale? Una Bottega del Mondo? Hai un punto vendita o un’attività in sintonia con la nostra testata?
Distribuisci Terra Nuova! Potrai usufruire di interessanti vantaggi di visibilità e promozione info: 055 3215729 int. 2 distribuzione@terranuova.it
antichi nell’antico orto 13 Grani dei monaci Gabriele Bindi
Quattro euro al giorno Perché non è vero che il biologico costa troppo
Franco Berrino
ECOTURISMO
40 Progetto eremita Slow travel e sostenibilità
Marta Ravanetti
Il prossimo numero sarà in edicola e nei negozi bio dal 26 gennaio! n. 378 (176) gennaio 2022
NUOVI PARADIGMI
bussola per apprendere 45 Una l’arte del Saper Essere
Reg. Tribunale di Firenze n. 4937 del 14/02/2000 ISSN: 1121-178X
Le basi e l’approccio educativo My Life Design® di Daniel Lumera
PROPRIETÀ DELLA TESTATA
Gabriele Bindi
Via del Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze tel 055 3215729 - fax 055 5390109 P. iva 05373080489
L’ALMANACCO di TERRA NUOVA
Editrice Aam Terra Nuova Srl
ANIMALI
76 Cavalli liberi per persone libere
GENNAIO
Gabriele Bindi
Orario ufficio abbonamenti:
lun-ven 9.00-13.30 Orario ufficio pubblicità:
Il rimedio del mese
lun-ven 9.30-12.30 / 14.30-16.30
Il carrubo
Orario altri uffici:
Sylvie Hampikian
lun-gio 9.00-13.30 / 14.30-17.00 ven 9.00-13.30 www.terranuova.it CANALE EDICOLA Esercente dell’impresa editoriale esclusivamente per l’edicola:
53 DOSSIER Vivere senza bollette… e tanti altri modi per «uscire dalla griglia»
Sprea S.p.A. L’INTERVISTA
80 Arianna Porcelli Savonof Fare satira in tempi difficili
Gabriele Bindi
Claudia Benatti IL PUNTO BIODINAMICO 56 Nei tempi più bui
Distribuzione in edicola:
85
pagine verdi
«amor vincit omnia» Carlo Triarico
tutti i contatti e gli eventi del mondo eco-bio-sostenibile
89 L’ECO-CIRCUITO DI TERRA NUOVA Uno spazio dedicato alle realtà che distribuiscono Terra Nuova, ognuna con una storia da raccontare!
AGRICOLTURA
forest: 69 Food il giardino commestibile Saviana Parodi Delfino
92 SEGNALIBRO Libri, teatro, video a cura di Alessandra Denaro
MONDO BIO 73 Nuova Politica agricola comune:
un’occasione mancata
DI VISTA 100 SPUNTI Supercaos 110%
Maria Grazia Mammuccini
Via Torino 51, 20063 Cernusco sul Naviglio (Milano) tel 02924321 - P. iva 12770820152 Iscrizione camera commercio 00746350149 CdA: Luca Sprea (Presidente), Alessandro Agnoli (AD), Maverick Greissing (Consigliere Delegato)
Egidio Raimondi
Quella che tieni in mano non è una rivista qualunque È stampata su carta STEINBEIS SILK 100% RICICLATA ed è prodotta interamente con carta da macero, con una produzione sostenibile e rispettosa delle risorse naturali. La carta è certificata dal marchio Der Blaue Engel (l’Angelo Blu) rilasciato dal Ministero dell’Ambiente tedesco. Il marchio FSC® (Forest Stewardship Council®), creato per iniziativa di numerose associazioni tra cui Greenpeace, assicura una gestione forestale responsabile secondo rigorosi standard sociali, ambientali ed economici. Ecolabel UE è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea che contraddistingue prodotti e servizi caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita.
Press-Di Distribuzione stampa e multimedia s.r.l. 20090 Segrate
ABBONAMENTI (055 3215729 int. 1) Valentina Claudi abbonamenti@terranuova.it Abbonamento Italia (11 numeri): € 38,00 Abbonamento biennale (22 numeri): € 65,00 (anziché 76,00) Abbonato regala abbonamento: € 35,00 (anziché 38,00) Rinnovo + abbonamento in regalo: € 68,00 (anziché 73,00) ARRETRATI dal numero 1 al 50 € 7,00 dal 51 in poi € 5,00 PREZZI VALIDI FINO AL 25 GENNAIO 2022 MODALITÀ DI PAGAMENTO c/c postale, assegno bancario, contrassegno, carta di credito, online su www.terranuova.it Per i dettagli vedi il modulo a pag. 5 La rivista è disponibile anche nei punti vendita del circuito www.negoziobio.info, nelle fiere di settore o per abbonamento. LIBRI I libri di Terra Nuova Edizioni si possono acquistare: • in libreria e nei negozi del circuito
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gennaio 2022
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IL MENSILE DEL NATURALE
PRESENTA
gennaio
dom 2
n°63 - Gennaio 2022
dom 9
mar 18
mar 25
NOTIZIE, IDEE, EVENTI PER VIVERE L’ECOLOGIA TUTTO L’ANNO
Gli autori di Terra Nuova anche alla radio 11 25 R
adio Antenna Uno Piemonte ospiterà il direttore di Terra Nuova e una delle nostre autrici della collana Terra Nuova dei Piccoli. Martedì 11 gennaio alle 11.15 Nicholas Bawtree presenterà agli ascoltatori il numero di gennaio, mentre il 25 gennaio, alla stessa ora, Martina Peri presenterà il suo albo illustrato per bambini dal titolo Nonno, io ti riconosco. Seguite la diretta con gli ospiti di Terra Nuova alle frequenze FM 104.7 e 104.6 o in streaming www.antennaunoradio.com. E
GEN
La salute dello stomaco l biologo Martin Halsey, direttore della scuola di cucina milanese «La Sana Gola», terrà un webinar dal titolo «Lo stomaco. Come risolvere problePL GL DFLGLWÄ UHpXVVR JRQoRUH H DQVLDz 3HU GHWWDJOL H LVFULzioni scrivere a info@lasanagola.com o inviare un messaggio utilizzando Whatsapp al numero 348 5800869. Martin Halsey è autore di diversi libri sulla salute, tra cui Come difendersi dai virus e Cucina che cura, ed è co-autore di La mia cucina contro il cancro.
12 GEN
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Eco-fiere del mese Venite a trovarci allo stand di Terra Nuova!
5-9 GENNAIO Tra sogno, magia e benessere Pisa, Stazione Leopolda Rassegna di arti per la salute, nutrizione etica e sostenibile, artigianato, cultura, tradizioni orientali
26 - 29 gennaio Klimahouse Lario Fiere, Erba (Co) (YHQWR LQWHUQD]LRQDOH SHU LO ULVDQDPHQWR H O·HIÀFLHQ]D
Il cibo ribelle sui Colli Bolognesi ncontriamo Gabriele Bindi, autore del libro Il cibo ribelle, presso l’azienda agricola biodinamica Al di là del Fiume, avamposto della Guida Nomade sui Colli Bolognesi, con strutture in bioedilizia,vigneti autoctoni, coltivazione di grani della traGL]LRQH HUEH RIoFLQDOL RUWDJJL H IUXWWL DQWLFKL 8QD JLRUQDWD GHGLFDta al cibo vero, alla terra e alle sue risorse. ( Info: Al di là del Fiume - Terra, Via S. Martino 10, Loc. Ca di Cò, Marzabotto (BO), WHO GDQLOD#DOGLODGHOoXPH LW
15 GEN
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Tieniti aggiornato sui nostri eventi Incontri con gli autori, approfondimenti su tematiche attuali, interviste, dirette sui social network e webinar: tutti gli eventi che Terra Nuova organizza vengono riportati sul nostro sito (www.terranuova.it) nella sezione «Agenda». E gli eventi sui social network vengono segnalati anche sulla nostra pagina Facebook (www.facebook.com/terranuovaedizioni H VXO SURÀOR ,QVWDJUDP Non perderti le nostre proposte di contenuti su salute, benessere, attualità, educazione, agricoltura, crescita personale e molto altro ancora. E se vuoi far circolare l’ecologia del pensiero e dell’informazione, condividi e diffondi!
Leggiamo sempre con grande attenzione i numerosi messaggi che ci arrivano ogni giorno in redazione, anche se non sempre riusciamo a rispondere a tutti. Il questionario che segue, presentato periodicamente, è un’opportunità preziosa per fare il punto insieme, capire meglio le vostre impressioni, accogliere proposte e valutare critiche. Si tratta per noi di un momento importante per metterci in discussione, valutare il taglio degli articoli, analizzare la reperibilità della rivista nelle varie aree del Paese… ma anche per iniziare da subito a programmare i prossimi numeri partendo da temi e argomenti proposti direttamente da voi. Quindi… chiedete e vi sarà scritto! Intanto, un grazie di cuore a tutte e a tutti per il vostro sostegno e la vostra partecipazione: noi ci mettiamo la testa e il cuore, davvero.
Tra i questionari compilati online su www.terranuova.it/questionario2022 oppure recapitati tramite posta (Terra Nuova, via del Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze), fax (055 5390109) o email (questionario@terranuova.it) entro il 15 gennaio 2022, ne verranno estratti a sorte 10 per vincere un libro a scelta dal catalogo di Terra Nuova (www.terranuovalibri.it).
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Qual è il tuo giudizio complessivo sulla rivista? ® Va bene così com’è ® Ci sono alcune cose da migliorare ® Va cambiata radicalmente
Ritieni il numero delle inserzioni pubblicitarie: ® Moderato ® Adeguato ® Eccessivo
Suggerimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...................................................... ...................................................... Il contenuto degli articoli ti sembra ® Adeguato ® Troppo tecnico
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Ritieni che rispetto ai contenuti della rivista le iniziative e i prodotti promossi dalle inserzioni siano: ® Coerenti ® Non coerenti Ti è mai capitato di contattare le aziende inserzioniste o di acquistare i loro prodotti? ® Sì ® No Se sì, puoi indicarci qual è stato il tuo grado di soddisfazione? ®1 ®2 ®3 ®4 ®5 INSODDISFATTO < – – – – – – – – – – – – – – – – > MOLTO SODDISFATTO
Seleziona quali sono le sezioni/tematiche della rivista che trovi più interessanti e per queste indica se sono trattate in modo adeguato e con la dovuta frequenza. INADEGUATO ADEGUATO ECCESSIVO
® L’eco del mese ® Inchiesta / In primo piano ® Alimentazione e salute ® Ricette ® Prodotti a confronto ® Cosmesi e detergenti ® Salute e medicina ® Finanza etica / equo e solidale ® Fai da te / ecobricolage ® Animalismo / Vegan ® Viaggi / Ecoturismo ® Almanacco ® Agricoltura ® Bioedilizia ® Ecovillaggi e cohousing ® Esperienze ® Spiritualità / Psicologia ® Pagine Verdi / Annunci ® Terra Nuova dei Lettori ® Segnalibro (recensioni) ® Spunti di vista
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Se vuoi, indica altri argomenti che vorresti fossero trattati: . . ...................................................... ...................................................... ......................................................
Eventuali osservazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...................................................... ...................................................... ......................................................
Diffusione della rivista Leggi regolarmente la rivista? ® Sì ® No Da quanto tempo? ® Meno di 1 anno ® Più di 1 anno ® Più di 3 anni Come ne sei venuto/a a conoscenza? ® Amici ® Fiera / evento ® Negozio bio ® Internet ® Social ® Edicola ® Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...................................................... ...................................................... ...................................................... Come acquisti la rivista? ® Tramite abbonamento ® In un negozio bio ® In edicola ® Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...................................................... ......................................................
Puoi compilare il questionario anche online su www.terranuova.it/questionario2022
Questionario 2022
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Se non sei abbonato, perché? ® Preferisco acquistare la rivista di volta in volta ® L’abbonamento ha un prezzo troppo alto ® Non trovo la rivista abbastanza interessante ® Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...................................................... Hai difficoltà a reperire la rivista nel tuo negozio o edicola di fiducia? ® Sì ® No Se sì, ti invitiamo a segnalarci l’indirizzo, il telefono o l’email: proporremo al titolare di aumentare il numero di copie tenute in vendita. NOME DELLA STRUTTURA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................ LOCALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CONTATTO (SE DISPONIBILE) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................
Sei a conoscenza di un negozio, associazione, edicola o altro interessato a tenere in vendita Terra Nuova? Se sì, lo puoi segnalare? NOME DELLA STRUTTURA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ................................................................ LOCALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I libri di Terra Nuova Hai mai acquistato un nostro libro? ® Sì ® No Se no, perché? ® Non li conoscevo ® Non mi interessano ® Trovo difficoltà a reperirli ® Sono troppo costosi ® Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Se sì, quanti libri di Terra Nuova hai acquistato nell’ultimo anno? ® Nessuno ® 1 ® da 2 a 5 ® più di 5 Dove hai acquistato i nostri libri? Puoi selezionare più risposte. ® Sullo shop online www.terranuovalibri.it ® Su altri shop online ® In libreria ® In un negozio bio ® In occasione di fiere o eventi ® Tramite il coupon presente sulla rivista ® Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Se hai utilizzato il nostro shop online www.terranuovalibri.it, ci puoi dare un’idea del tuo livello di soddisfazione? ®1 ®2 ®3 ®4 ®5 INSODDISFATTO < – – – – – – – – – – – – – – – – > MOLTO SODDISFATTO
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Questionario 2022
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Identità
Sesso: ®M ®F ® Altro Residenza: ® Città ® Paese ® Campagna Scelta alimentare: ® Vegetariana ® Vegan ® Macrobiotica ® Onnivora ® Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Se desideri partecipare all’estrazione del libro in omaggio, è necessario compilare in tutte le sue parti la scheda sottostante. Nome e cognome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...................................................... via . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. . . . . . . . cap . . . . . . . . . . . . . località . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . prov. . . . . . . . . . tel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . email . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nel caso in cui il mio nominativo venisse estratto, vorrei mi fosse spedito il seguente libro ................................................ ................................................ Vedi il catalogo completo su www.terranuovalibri.it, altrimenti puoi trovare un’ampia selezione a pag 94-99 di questo numero.
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ALIMENTAZIONE E SALUTE
Il cibo «PARLA» al Dna Oggi siamo in grado di spiegare come gli alimenti influenzano il nostro codice genetico, in negativo o in positivo, a seconda delle nostre scelte di vita, anche alimentari. Ecco perché è importante comprendere i meccanismi che possono garantirci un «destino» in salute.
di Beatrice Salvemini
«S
iamo ciò che mangiamo»: ormai tutti conoscono questa affermazione e le evidenze scientifiche hanno appurato che è effettivamente così, il cibo che scegliamo di portare sulle nostre tavole può fare la differenza per la nostra salute e il nostro benessere. Ma forse pochi sanno «come» questo avviene, cioè la potente azione che gli alimenti, nella loro complessità, possono avere sul nostro patrimonio genetico. Si chiama «azione epigenetica», cioè la capacità che qualcosa dall’esterno possa influenzare l’espressione dei nostri geni per con-
durci in una direzione o in un’altra. Ad avere questa capacità non è solo il cibo che mangiamo, ma anche alcuni aspetti importanti delle nostre abitudini di vita. A studiare da diversi anni questa tematica è la dottoressa Giorgia Gandolfi, naturopata, laureata in scienze dell’alimentazione e autrice del libro I nostri geni non sono una condanna (Terra Nuova Edizioni). E ha messo le sue competenze e conoscenze anche in un progetto che l’ha portata a curare la preparazione e la distribuzione di prodotti alimentari dall’elevato profilo salutistico; tie-
ne inoltre incontri, seminari, conferenze e corsi in materia di salute e cucina sana, abbinando la conoscenza degli aspetti delle medicine tradizionali e della fitoterapia con le più aggiornate evidenze scientifiche. Dottoressa Gandolfi, cosa si conosce oggi dei meccanismi con cui l’alimentazione agisce e influisce sul nostro codice genetico e quindi sulla nostra salute?
«Ci nutriamo per ottenere dal cibo il carburante che serve al nostro organismo affinché siano garantite tutte le funzioni vitali, ma non è sufTerra Nuova · gennaio 2022
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ALIMENTAZIONE E SALUTE ficiente assumere le macromolecole costituite da zuccheri, proteine e grassi. Abbiamo anche bisogno, benché in minore quantità, di sostanze che ci forniscono supporti essenziali, come vitamine, minerali, enzimi, sostanze fitochimiche, che possiamo ottenere soprattutto dal cibo fresco; si tratta di indispensabili cofattori per le reazioni biochimiche che avvengono al ritmo di migliaia e migliaia al secondo nel nostro corpo. Sono appunto effetti epigenetici; queste sostanze, cioè, vanno a modulare particolari enzimi, che si chiamano Hdac, che regolano il modo in cui la doppia elica di Dna è superavvolta intorno agli istoni. In parole semplici, immaginate il Dna come un filo avvolto su se stesso nonché avvolto intorno a questi istoni, come fossero bobine. Finché è avvolto è silenziato, i geni non si esprimono; quando invece il Dna si srotola, si apre l’accesso ai nostri geni che, proprio grazie agli enzimi Hdac, possono ottenere le istruzioni per esprimersi. Il cibo ha l’effetto di regolare l’espressione e la produzione di questi enzimi. L’obiettivo di una sana alimentazione è quello di ottimizzare quanto di positivo abbiamo impresso nel nostro patrimonio genetico e di limitare invece la slatentizzazione delle predisposizioni sfavorevoli che i nostri genitori ci hanno trasmesso. Il più importante mediatore dell’azione del cibo sui geni è il microbiota intestinale, cioè l’insieme della comunità microbica che vive nel nostro intestino e che è in grado di regolare la funzione degli enzimi in chiave epigenetica».
to localizzato a livello addominale, benché anche soggetti magri possano essere infiammati. Va evitata l’esposizione a fattori che portano a questa eccessiva infiammazione prolungata, cioè mangiare in eccesso con un apporto calorico maggiore rispetto al dispendio che abbiamo e avere una vita troppo sedentaria. Riguardo all’alimentazione, vanno evitati il più possibile i carboidrati raffinati, sia sotto forma di zuccheri che come prodotti a base di farine raffinate, che alzano la glicemia e possono nel tempo generare disturbi nel me-
tabolismo degli zuccheri con insulinoresistenza. Questa situazione va anche a influire sulla quantità e la tipologia dei grassi nel sangue, quindi colesterolo e trigliceridi. Uno stato infiammatorio prolungato porta inoltre a danni vascolari e ad alterazione nella risposta immunitaria, con possibilità di insorgenza di malattie autoimmuni. Anche con le proteine animali non bisogna eccedere, poiché si rischia di alterare significativamente il microbiota intestinale in una direzione patogena e putrefattiva. Bene invece l’aumento
Con le proteine animali non bisogna eccedere, poiché si rischia di alterare significativa-
mente il microbiota intestinale in una direzione patogena e putrefattiva. Bene invece l’aumento del consumo di legumi, che sono proteine vegetali ricche di fibre.
Al di là delle raccomandazioni generiche per una corretta e variata alimentazione, come possiamo concretamente modulare le nostre scelte alimentari per prevenire le patologie croniche che affliggono numeri così alti di persone?
«Le malattie cronico-degenerative e autoimmuni hanno in comune una condizione di infiammazione cronica di basso grado, che può essere causata non solo da abitudini alimentari errate ma anche da stili di In linea di massima, è preferibile scegliere un’alimentazione biologica. Se si vuole comvita poco sani. Spesso è indotta da un prare frutta, verdura o cereali e legumi integri ma convenzionali, è bene consumarli senza buceccesso di peso corporeo, soprattut- cia perché è qui che si concentrano i residui chimici dei fitofarmaci. 10
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ALIMENTAZIONE E SALUTE «L’obiettivo di una sana alimentazione è quello di ottimizzare quanto di positivo abbiamo impresso nel nostro patrimonio genetico e di limitare invece la slatentizzazione delle predisposizioni sfavorevoli che i nostri genitori ci hanno trasmesso». – Giorgia Gandolfi, naturopata, laureata in scienze dell’alimentazione
del consumo di legumi, che sono na ricca di fibre. In questo modo fac- crobiota intestinale, che nutrendoproteine vegetali ricche di fibre». ciamo un doppio regalo al nostro or- si di esse si mantiene in equilibro, poiché permettono una prepondeganismo». ranza di specie microbiche benefiche Quanto è importante, epigeneticamente parlando, la qualità degli ali- Quanto è importante dunque, sempre rispetto a quelle patogene. In caso di menti, cioè il fatto che siano privi di epigeneticamente parlando, avere carenza di fibre si va incontro a diresidui chimici, quindi biologici, bio- un’alimentazione ricca di fibre, quin- sbiosi intestinale e alterazione midinamici o comunque prodotti in di privilegiare alimenti integri e in- crobica, con induzione di infiammodo naturale? tegrali? mazione cronica». «È importante in quanto i pesti«Qui sta la parte cruciale dell’alicidi o i fitofarmaci in genere hanno mentazione e la carenza di fibre Oltre all’alimentazione, quali altri un effetto tossico sull’organismo e so- pare avere un ruolo importantissimo aspetti dello stile di vita sono imporvraccaricano i nostri sistemi disin- nella esplosione delle malattie cronico tanti per l’impatto epigenetico? «Senza dubbio l’attività fisica ha un tossicanti. Ci sono anche interferenti degenerative. Pare proprio che il endocrini che possono provocare passaggio dalla civiltà rurale a quel- forte impatto sulle complesse reti fidisfunzioni ormonali e infiamma- la urbana, con il cambio di abitudi- siologiche e metaboliche del nostro zione, e favorire quindi i disturbi au- ni alimentari che ha indotto, abbia organismo. Interessa cellule, sistemi toimmuni, per esempio alla tiroide. causato una diminuzione del 90% e organi, ha effetti benefici sulNon dimentichiamo inoltre che i fi- del consumo di fibre vegetali e un au- l’espressione dei geni e sul sistema tofarmaci si aggrappano alle fibre e mento di quattro volte delle calorie immunitario, stimola i fattori neuquindi, se si vuole consumare frut- provenienti da fonti animali e zuc- rotrofici cerebrali, aiuta il buonumore ta, verdura o cereali e legumi integri cheri raffinati. Di conseguenza è an- e agisce positivamente sul microma convenzionali, è bene consumarli che aumentata la durata del transi- biota. Da evitare sarebbero il consenza buccia perché lì si concentra- to intestinale delle scorie di cinque sumo di alcol (salvo qualche deroga no i residui chimici. La cosa migliore volte. Questo pare essere uno dei mo- ogni tanto) e il fumo, che impattaè privilegiare alimenti biologici e col- tivi principali del dilagare di certe no sulla metilazione dei geni. Anche tivati con metodi naturali, e consu- malattie. Le fibre sono il cibo pre- gli inquinanti ambientali e lo stress marli con la buccia o la parte ester- ferito e più nutriente del nostro mi- possono indurre cambiamenti epigenetici. In conclusione, è ormai evidente che il modo in cui viviamo e mangiamo può evitare che i nostri geni esprimano la loro parte “peggiore”, per così dire, garantendoci l’equilibrio che ci fa vivere e invecchiare in salute». l n PER APPROFONDIRE:
PERCHÉ I NOSTRI GENI NON SONO UNA CONDANNA La rivoluzione epigenetica: come vivere più sani e più a lungo di Giorgia Gandolfi pp. 192 Vedi tutte le opzioni di acquisto su www.terranuova.it/ecocircuito Giorgia Gandolfi Prefazione di Anna Villarini
La rivoluzione epigenetica: come vivere più sani e più a lungo
L’attività fisica ha effetti benefici sull’espressione dei geni e sul sistema immunitario, sti-
mola i fattori neurotrofici cerebrali, aiuta il buonumore e agisce positivamente sul microbiota.
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La Guida Nomade
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Una bussola per orientarsi nelle scelte quotidiane
Grani antichi nell’antico orto dei monaci Un altro passo in avanti per la Guida Nomade: grazie al lavoro della Fattoria di Selvoli, nei terreni adiacenti alla villa La Mausolea di Soci (Ar) si seminano le vecchie varietà di frumento. di Gabriele Bindi
U
n invito a ripartire dall’amore per la terra, dal cibo sano, dalle relazioni autentiche e dal lavoro inteso nel senso più nobile del termine, per poi spingersi sulle tematiche della consapevolezza e dell’ecologia profonda. Sono alcuni dei capisaldi della Guida Nomade, il progetto di Franco Berrino ed Enrica Bortolazzi, realizzato insieme a Terra Nuova, per promuove e sostenere le attività agricole, artigianali e di accoglienza turistica che abbiano a cuore l’ambiente, la bellezza, la salute, la cultura e l’etica. Una guida, consultabile online, con schede approfondite sulle singole aziende agricole a cui si accompagna questo spazio mensile su Terra Nuova. Ebbene, dopo dodici mesi di nomadismo, in questo nuovo avvio di inizio anno ripartiamo da qui, dalla Mausolea di Soci (Ar). E si ripar-
te dall’elemento primario: il pane. Non un pane qualsiasi, ma un pane speciale, che aveva attirato la nostra attenzione in occasione degli eventi presso il quartier generale de La Grande Via nel Casentino. Sul prato, tra i filari del frutteto, dietro l’imponente struttura della Mausolea, nei giorni degli eventi vengono allestiti gli stand. E tra tutti ce n’è sempre uno particolare, che si riconosce da lontano, con il naso, dalla fragranza inconfondibile del pane cotto a legna e appena sfornato. Davanti allo stand c’è una navicella spaziale, un cilindro metallico con un tubo rivolto verso il cielo. In realtà è un forno a legna sulle ruote, un pezzo artigianale costruito in Sardegna. E dietro a questo grande arnese c’è lui, Johannes Osthaus, trentotto anni, coltivatore e trasformatore di grani antichi, insieme al padre Andreas del-
la Fattoria di Selvoli. Un forno mobile che i due utilizzano presso i mercatini del biologico portando un po’ di calore nelle piazze.
Cicli cosmici e fauna selvatica Andreas, il padre di Johannes, ci racconta la storia dell’azienda agricola. «Alla fine degli anni ’80 vivevamo a Roma, affaccendati in tutt’altre storie, impegnati nella costruzione di grandi acquari. Il mio sogno è sempre stato quello di trasferirmi in campagna, non solo per fare una vita più a misura d’uomo, ma per rendere un lavoro utile all’intera società. Fin da bambino avevo fatto conoscenza, grazie agli zii che vivono in Germania del Nord, delle aziende biodinamiche. Nel 1990 abbiamo acquistato il terreno nell’Alto Casentino e con fatica adesso raccogliamo i primi
Andreas Osthaus (a sinistra) con il figlio Johannes. Insieme coltivano diverse varietà di grani antichi alla Fattoria di Selvoli. Terra Nuova · gennaio 2022
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La Guida Nomade Una bussola per orientarsi nelle scelte quotidiane
Cerchiamo di utilizzare i cicli cosmici e scegliamo le giornate giuste per le semine. Per noi l’antroposofia è un aspetto fondamentale, senza di essa fare agricoltura avrebbe poco senso.
frutti. Il lavoro agricolo quassù è più duro, si coltiva in pendenza e abbiamo a che fare con un terreno sassoso. Rispetto alle coltivazioni di pianura le rese sono ridotte a un terzo. Ma le soddisfazioni sono enormi, prima di tutto quella di lavorare in un posto incontaminato». Se si includono i terreni presi in affitto, i seminativi, il bosco e i pascoli la Fattoria di Selvoli si estende complessivamente sui 50-60 ettari. Oltre ai campi di grano ci sono gli uliveti e poi un meleto con varietà antiche, ma è giovane e non ancora produttivo. «Ogni anno, se tutto va bene, raccogliamo circa 300 quintali di cereali» prosegue l’agricoltore. «Li maciniamo tutti nel nostro mulino a pietra e vendiamo la farina all’ingrosso, ai fornai e a qualche privato. La pandemia non ha intaccato la nostra economia. Anzi. Da due anni a questa parte finalmente riusciamo a far quadrare bene i conti. Si dice che non si riesce a vivere di agricoltura, ma insistendo è possibile».
Per fertilizzare i terreni non si usano concimazioni, ma ci si limita a fare sovesci e rotazioni. «Abbiamo un’impostazione biodinamica» spiega Andreas «cerchiamo di utilizzare i cicli cosmici, scegliamo le giornate giuste per le semine. Per noi l’antroposofia è un aspetto fondamentale, senza di essa fare agricoltura avrebbe poco senso. Seguiamo le indicazioni di Enzo Nastati, la cui associazione sviluppa metodi e valori che concorrono al benessere e all’evoluzione nostra e della natura, secondo un approccio olistico». Uno dei problemi principali qui è l’abbondanza di fauna selvatica. I recinti vanno continuamente controllati per non far entrare cervi, cinghiali e caprioli. «I cervi sono quelli che fanno più danni» testimonia Andreas, «non tanto ai cereali, ma ai meli e gli olivi. Arrivano a spezzare i rami delle piante. Il terreno richiede sempre lavori, dalle recinzioni al recupero dei terrazzamenti, alla sistemazione della strada sterrata». Il pane viene fatto tre volte a settimana, nel nuovo forno mobile, un po’ più grande di quello usato negli eventi. Nei fine settimana ci sono i mercati contadini, come quello di Ponte a Poppi, o La Fierucola di Firenze. I grani antichi sono diventati la nuova passione. «Abbiamo iniziato a coltivare varietà antiche, recuperando il Verna, originario di queste parti, e collaboriamo con il professor Stefano Benedettelli, agronomo dell’Università di Firenze» continua
Johannes panifica e cuoce in un forno a legna portatile.
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Andreas, che ci fa un elenco delle varietà di grano tenero: Andriolo, Sieve, Verna aristato, Andriolo Raticosa, Autonomia, e un miscuglio che dà molta soddisfazione.Tra gli ultimi esperimenti c’è la coltivazione del Sieve aristato, che si difende meglio dai cinghiali e ha ottime qualità organolettiche.
Il progetto alla Mausolea La collaborazione tra la Fattoria di Selvoli e la Grande Via è diventata sempre più stretta. «Per la prima volta quest’anno abbiamo lavorato terreni adiacenti alla villa della Mausolea, tra cui il vecchio orto dei monaci, su circa 5 mila metri di terra» racconta Andreas. «Abbiamo fatto piccole parcelle di 4-5 grani antichi seminati a mano e poi in un appezzamento contiguo più grande, dove abbiamo seminato la varietà Sieve. In questo modo i visitatori hanno modo di osservare tutte le fasi della crescita del grano. Poi c’è Johannes che presso la Mausolea è solito fare delle dimostrazioni di panificazione con grani antichi e lievito madre». Il vecchio edificio abitato dai monaci torna così ad essere operativo anche sul piano della produzione. «L’obiettivo de La Grande Via è aumentare la consapevolezza» conferma Franco Berrino. «Lavoriamo attraverso i libri e le conferenze, ma dobbiamo trovare qualcosa che arrivi alla gente. E la piccola agricoltura, così come abbiamo stabilito con la Carta della Mausolea, è il primo passo, quello più importante, per riappacificarci con la terra. La possibilità di conoscere direttamente chi coltiva ci dà una garanzia in più e rende pieno valore al lavoro che facciamo nella promozione di stili di vita sani, rispettosi della natura e di tutti gli esseri viventi. Al di là delle produzioni, che saranno per adesso limitate, per noi il valore simbolico di questa ripartenza alla Mausolea è enorme. Coltivare biodiversità e produrre buon cibo vuol dire seminare consapevolezza». n
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Quattro euro al giorno
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on è vero che il biologico costa troppo! È questo il messaggio che cerco di lanciare continuamente nei miei viaggi e nelle conferenze in giro per l’Italia. Qualche mese fa ho fatto un’esperienza. Per quindici giorni sono andato nel negozio più caro di Milano per acquistare prodotti biologici, comprando solo materie prime, tra cui cereali, legumi, semi, verdure e così via. L’unica accortezza è stata quella di astenermi dai cibi trasformati. Ebbene, ho calcolato che con una scelta attenta, evitando gli alimenti fuori stagione, si possono spendere 4 euro al giorno. E se si fa ricorso alla cassetta settimanale di verdura acquistata direttamente dal produttore si può spendere anche meno. Se si ha la pazienza di cucinarlo, il cibo salutare è molto economico. Ciò che costa è ricorrere ai cibi trasformati, che sono una delle cause dirette di gran parte delle patologie di cui soffriamo oggigiorno. Più mangi cibo ultralavorato, più ti ammali, soprattutto di malattie circolatorie e, molto probabilmente, anche di tumore: gli studi scientifici più accreditati oggi ci dicono questo. Meglio allora risparmiare: ci guadagniamo due volte, anche in termini di salute. È chiaro che non possiamo sempre cucinare o trasformare le materie prime, ma è sem-
pre meglio preferire gli alimenti semplici, una buona pasta di grani antichi macinati a pietra, una crema di semi come il tahin, un barattolo di miso, un buon yogurt hanno già subito una prima trasformazione, ma non hanno niente a che vedere con i cibi pronti e pieni di additivi della grande industria alimentare. Durante gli incontri e i seminari mi capita di parlare sempre con qualcuno che mi pone l’obiezione del costo del cibo biologico, ebbene credo che oggi dobbiamo fare un’operazione di informazione sul buonsenso, per dare valore alle nostre scelte quotidiane. Capisco le difficoltà economiche di alcune famiglie, ma credo che a volte si dovrebbe avere il coraggio di rivedere le proprie abitudini, per ricredersi. Se mangiamo prevalentemente cereali, verdure e legumi staremo meglio e spenderemo meno. Ciò che ci fa spendere troppo spesso è l’eccesso di alimenti pronti all’uso, già ampiamente conditi e aromatizzati, ma anche il ricorso a tutti quei cibi che dovremmo consumare solo occasionalmente, come i formaggi, i salumi, le carni rosse. Questo vale anche per gli acquisti biologici, che comunque ci danno sempre più garanzie. Lo ripeto: mangiare bene costa poco e ci può regalare tante soddisfazioni. l
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RICETTE
Dall’amaranto al grano saraceno: guida agli «pseudocereali»
Nutrienti, integrali e gluten-free: gli pseudocereali sono dei veri e propri super-food di cui possiamo godere quotidianamente, per una dieta sana e saporita. Ecco qualche nozione di base e qualche ricetta da cui partire. 16
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Testo e foto di Francesca Luise
È
ormai già da qualche anno che si sente parlare di «pseudocereali». Ma cosa sono? Con questo termine si intende un concetto non botanico che individua una serie di piante non appartenenti alla famiglia dei cereali, ma che producono comunque dei chicchi. Questi chicchi sono molto interessanti dal punto di vi-
CALDAMENTE CONSIGLIATE: Tisane allo
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RICETTE Ma vediamo un po’ di che piante si tratta. Parliamo di amaranto, quinoa, grano saraceno, i più diffusi, e semi di chia. Amaranto, quinoa e semi di chia provengono dal Centro e Sud America e possiamo considerarli come i super-food dell’antichità. L’amaranto, da cui si ricava anche l’omonimo colore, è infatti originario del Messico; la quinoa, cha appartiene alla famiglia delle barbabietole e degli spinaci, proviene dalla zona delle Ande (Perù, Bolivia ed Ecuador); e la chia, ovvero la Salvia hispanica, famiglia della menta, è originaria di Guatemala e Messico. Ormai affermate sul mercato alimentare europeo, che le accoglie a partire dagli anni ’70, queste piante inizialmente si trovavano solo da importazione. Poi, via via che se ne diffuse il consumo anche in Italia, iniziarono a essere studiate in modo più approfondito. Questi studi hanno permesso lo sviluppo di produzioni made in Italy, tant’è che oggi non è così strano poter acquistare, per esempio, quinoa italiana. Un discorso a parte merita invece il grano saraceno, che è tradizionalmente presente sulle nostre tavole, in particolare nel Nord Italia. Ci sono infatti diversi piatti tipici che lo vedono come protagonista, soprattutto sotto forma di farina, come nel caso dei pizzoccheri, della minestra polacca e della famosa schwarzplentetorte, ovvero la torta di grano saraceno altoatesina, farcita con confettura di ribes.
Come adoperarli in cucina? Trattandosi di alimenti con cui non tutti hanno confidenza, ecco qualche suggerimento per introdurre queste piante gustose, nutrienti e gluten-free nella nostra alimentazione quotidiana. Nel caso di quinoa e grano saraceno, possono essere degli ottimi sostituti del riso nelle insalate, sia quelle fredde e adatte all’estate, che quelle tiepide per l’autunno-inverno. Previo risciacquo, si cuociono per assorbimento seguendo la stessa proporzione del riso, ovvero 1:2, una parte di cereale e 2 parti (abbondanti) d’acqua. Possono poi essere conditi 18
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come più vi piace, con legumi, alimenti sott’olio, crudité o verdure arrostite. In alternativa possono essere usati per arricchire zuppe e minestre di verdure al posto della pasta. Il grano saraceno può poi essere tostato a secco per qualche minuto, fino a raggiungere una consistenza croccante e essere aggiunto a insalate e buddha bowl, o essere usato come topping croccante. Per quanto riguarda l’amaranto, una volta cotto ha una consistenza più simile a una polentina, che a un cereale in chicco. Ecco perché trovo molto interessante gustarlo proprio come se fosse una polenta che può essere mangiata morbida, accompagnata da brasati o umidi, oppure mescolata a verdure come zucca, porro, funghi e poi ripassata in forno, a mo’ di una polenta concia. Quando è pronto (per la cottura potete seguire in questo caso il criterio dell’assorbimento 1:3) può essere adoperato per farcire melanzane, peperoni, funghi, carciofi, zucchine, oppure come base per delle crocchette, che poi passerete nella farina e friggerete o cuocerete al forno. È molto interessante anche il pop-corn di amaranto; saporito e divertente perché davvero minuscolo, può essere usato come topping per lasciare a bocca aperta i vostri commensali. Se invece lo si aggiunge a una minestra, avrà un leggero effetto agglutinante, conferendole una consistenza più cremosa. Effetto che è amplificato tantissimo se si utilizzano anche i semi di chia, i quali sono noti proprio per questa caratteristica. Per il loro potere addensante sono considerati come un’alternativa all’uovo negli impasti. Infatti, se mettete a contatto un cucchiaio di semi di chia con del liquido, dopo alcune ore questo si sarà trasformato in una sorta di budino. Ecco perché la chia è protagonista di uno speciale pudding, il cosiddetto chia-pudding (trovate la ricetta nel numero di marzo 2021), che si ottiene lasciando i semi per una notte nel frigorifero dentro a un contenitore assieme a del latte o a un po’ di bevanda vegetale. Proprio per questa loro caratteristica, i semi di chia possono poi essere adoperati per addensare dei budini 100% vegeta-
li. Se volete provare, le dosi sono: 60 ml di latte e un cucchiaio colmo di semi di chia. Se al posto del latte si usa acqua semplice, questo gel può sostituire le uova nelle preparazioni vegane o anche solo per dei dolci che siano più leggeri. La proporzione da seguire per non sbagliare è: un uovo = 80 ml di gel di chia. Poi, una volta pronto, questo gel si conserva dentro un vasetto di vetro in frigorifero fino a dieci giorni. Oppure, in altro modo, i semi di chia possono essere usati crudi per guarnire piatti finiti o per arricchire le insalate. Di seguito vi propongo alcune ricette con cui potrete iniziare a sbizzarrirvi. In molte adopero la bevanda vegetale a base di pseudocereali o le farine. Entrambe possono essere autoprodotte, anche se da qualche anno sono facilmente reperibili nei negozi specializzati. Come prima ricetta ho preparato delle girelle che vedono i semi di chia come sostituti dell’uovo. Abbiamo poi la mujaddara di quinoa, che non è altro che una rivisitazione del classico piatto libanese e siriano a base di riso basmati e lenticchie. Al posto del riso vi propongo la quinoa e al posto delle cipolle fritte, delle cipolle caramellate. Un cambiamento che non stravolge i sapori tipici di questo piatto aromatico e fresco. C’è poi la crostata a base di grano saraceno e i frollini resi entrambi molto friabili dalla presenza del burro vegetale artigianale, ulteriormente arricchiti dalla presenza del «burro» di mele, ottenuto cuocendo le mele a lungo e a fuoco bassissimo. Infine vi propongo una polentina di amaranto, rapa rossa e porro, con cruditè di topinambur e qualche foglia di spinacino. E ora a sta a voi, buon divertimento! l n POTREBBE INTERESSARTI:
Quinoa, amaranto e grano saraceno
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Idee e ricette per riscoprire le alternative ai cereali tradizionali
i ricettari
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Ricette
Girelle con semi di chia, uvetta e mirtilli essiccati Ingredienti: 140 g di farina manitoba integrale • 140 g di farina 1 • 50 g di zucchero integrale di canna • 80 ml di gel di semi di chia • mezzo cubetto di lievito di birra • 125 ml di bevanda vegetale • 70 g di burro vegetale • 100 g misto di uva sultanina e mirtilli essiccati • latte vegetale e zucchero di canna integrale per spennellare la superficie Per il burro vegetale: 150 g burro di cacao • 110 g olio di sesamo • 50 g olio extravergine di oliva • 70 g di acqua fredda Per la crema: 60 g di farina di riso • 800 g di latte di quinoa • 10 g di scorza di limone biologico • 150 g di sciroppo di agave • 10 g zest d’arancia bio
Mettete il burro di cacao in un blender e riducetelo a farina, poi incorporate gli oli e lasciate andare la lama alla velocità minima per un paio di minuti. Il grasso diventerà trasparente, a questo punto aggiungete l’acqua e continuate a
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frullare finché otterrete la consistenza pastosa di un burro morbido. Sciogliete il lievito nella bevanda vegetale. Aggiungete lo zucchero, il burro vegetale e infine le farine setacciate, il sale, l’uva sultanina e i mirtilli. Fate lievitare fino al raddoppiamento del volume. Preparate la crema portando a ebollizione la bevanda di quinoa con le scorze d’arancio e lo sciroppo, incorporate poco alla volta la farina di riso fino a completo assorbimento. Cuocete un paio di minuti a fuoco moderato e poi toglietela dal fuoco. Stendete la pasta e spalmatevi sopra la crema, arrotolatela e tagliatela a dischi di circa 3 cm. Rivestite una leccarda con della carta da forno. Infornate le girelle a forno caldo a 180° C per 15 minuti, poi abbassate il fuoco a 170° C per altri 5 minuti. Toglieteli dal forno e spennellateli con una soluzione di acqua e zucchero di canna, poi infornate nuovamente per altri 5 minuti.
Mujaddara con quinoa Ingredienti: 320 g di quinoa tricolore • 320 g di lenticchie lessate • 2 cipolle di tropea • 10 g di menta essiccata • 5 g cumino di Malta in polvere • 5 cm di cannella • 20 g zucchero di canna integrale • olio extravergine di oliva • sale integrale
Sciacquate la quinoa, mettetela in un pentolino insieme ad acqua fredda pari a 3 volte il suo peso, un pizzico di sale e cuocete per assorbimento con coperchio e a fuoco minimo (circa 20-25’). Spadellate le lenticchie con il cumino, la menta e la cannella, unite la quinoa e lasciate insaporire per qualche minuto. Nel frattempo tagliate a rondelle le cipolle e rosolatele con poco olio, lo zucchero, un pizzico di sale e incorporate per ultimi i semi di zucca. Servite caldo o a temperatura ambiente con la cipolla come topping.
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LE RICETTE CONTINUANO A PAG. 26
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RICETTE
Amaranto alle rape rosse, con topinambur marinato e spinacini Ingredienti: 320 g di amaranto • 3 rape rosse • un porro • 2 foglie di alloro • 100 ml di vino bianco secco • 4 topinambur • olio extravergine di oliva • 10 g di sumack • un limone (succo) • qualche foglia di spinacino • sale integrale • pepe nero
Cuocete l’amaranto per assorbimento (1:3) con un pizzico di sale, mescolando di tanto in tanto in modo che non si attacchi al fondo della pentola. Lavate, sbucciate e tagliate sottile il topinambur (potete aiutarvi con una mandolina). Adagiatelo su un piatto piano e conditelo con olio, sale, pepe e succo di limone. Quando la polentina sarà pronta tenetela da parte. Lavate, mondate e tagliate le rape e il porro (taglio matignon, quadrati 6-8 mm), tenendo da parte la parte verde
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Frollini alle tre farine Ingredienti: 80 g di farina di amaranto • 80 g di farina di quinoa • 80 g di farina 0 • 60 g di farina integrale • 150 g di burro vegetale • 90 g zucchero di canna grezzo • 10 g di zest di limone • sale integrale n Setacciate le tre farine, aggiungete lo zucchero, lo zest, il sale e incorporate il burro, mescolate fino a ottenere un composto sodo e non appiccicoso. Se dovesse essere troppo asciutto, inumiditevi le mani fino a raggiungere la consistenza descritta. Stendete la pasta e, con l’aiuto di stampi da biscotto, coppapasta o bicchieri, formate dei frollini che andrete a cuocere per 10’ in forno caldo (180° C). Io ho fatto delle stelle e delle palline, che poi ho tenuto insieme utilizzando un cucchiaino di «burro» di mele.
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del porro. Rosolate le rape e il porro con olio extravergine e l’alloro, sfumate con il vino bianco e lasciate evaporare, poi mettete il coperchio e stufate le verdure finché non saranno morbide. Incorporate l’amaranto, aggiustate di sale e pepe e mescolate finché gli ingredienti non saranno ben amalgamati. Lavate, sbucciate e tagliate sottile il topinambur (potete aiutarvi con una mandolina). Adagiatelo su un piatto piano e conditelo con olio, sale, pepe e succo di limone. Ricoprite il bordo interno di un coppapasta (adagiato su un piatto) con il topinambur, riempite poi con la polentina di amaranto, rape e porro e per ultimo decorate con foglie di spinacino. Servite tiepido.
Crostata con farina di grano saraceno e «burro» di mele Ingredienti: 150 g farina di grano saraceno • 150 g farina di grano tenero • 80 g farina di castagna • 80 g amido di mais • 140 g di burro vegetale • 100 g bevanda vegetale di mandorla • 115 g zucchero di canna integrale • 80 g di farina di nocciole • sale integrale Per il «burro» di mele: una mela gialla • 10 g di zucchero di canna integrale • 5 cm di cannella • 100 ml di acqua
Preparate il «burro di mele», lavando e mondando il frutto. Se biologico, potete tenere la buccia, altrimenti sbucciatelo. Tagliatelo a tocchetti e mettetelo in un tegame dal fondo spesso insieme allo zucchero, all’acqua e alla cannella. Cuocete a fuoco bassissimo per un’ora e mezza, mescolando di tanto in tanto, poi frullate con un frullatore a immersione e, se necessario, rimettete sul fuoco per far ridurre ulteriormente la purea. Unire le farine setacciate e la farina di mandorle, il burro vegetale e la bevanda di mandorla, impastate e lasciate riposare almeno mezzora. Stendete l’impasto con l’aiuto di un mattarello e adagiatelo su una teglia da crostata precedentemente imburrata e infarinata. Stendere sopra alla pasta il burro di mele e con la pasta in disavanzo create delle decorazioni per la superficie. Infornate a 180° C per 20 minuti.
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ECOCOSMESI
Aromaterapia UNA GUIDA BASE PER IL BENESSERE DI CORPO E MENTE
Gli oli essenziali sono un concentrato prezioso di attivi utili per il benessere psicofisico e possono essere di aiuto per risolvere piccole problematiche cutanee o in caso di malanni di stagione. Una guida per conoscerli meglio ed utilizzarli in maniera sicura e corretta. 22
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di Alessandra Miraglia
L’
aromaterapia è una branca della fitoterapia che utilizza gli oli essenziali per promuovere il benessere del corpo e della mente. L’uomo ha sempre utilizzato le essenze e i profumi a scopo terapeutico e le prime testimonianze risalgono agli egizi e ai sumeri. Gli oli essenziali figurano come ingredienti preziosi in tutti i testi di medicina e negli speziali e sono alla base di numerose preparazioni. Ma il termine
L’aromaterapia conta numerosi studi di efficacia e gli oli essenziali possono essere considerati dei veri e propri principi attivi al pari di quelli di sintesi. Pertanto, è fondamentale che a consigliare o a prescrivere il loro impiego sia un farmacista o un medico specializzato in fitoterapia e aromaterapia.
«aromaterapia», per come lo intendiamo oggi, risale agli anni Venti del Novecento quando fu coniato dal chimico francese Gatefossé. Renè-Maurice Gatefossè sperimentò l’utilizzo degli oli essenziali durante la Prima Guerra Mondiale, per medicare le ferite di guerra in virtù delle proprietà antibatteriche e cicatrizzanti di alcuni di essi, come lavanda, timo, camomilla e limone. Gatefossè scrisse diversi libri sulle proprietà e gli utilizzi degli oli es-
senziali, incluso il famoso Aromatherapie (1928). Negli anni a seguire, i ricercatori italiani Gatti e Caiola, studiarono i benefici degli oli essenziali a livello medico, psicologico e cosmetico. Paolo Rovesti fu il primo a dimostrare l’attività di determinate essenze per problemi come ansia e depressione. L’uso degli oli essenziali nel massaggio e per il benessere psicologico risale, invece, agli anni ’70, quando divenne in voga, soprattutto nei paesi anglosassoni, sulla scia «New Age». Oggi l’aromaterapia, almeno nell’immaginario collettivo, è vista come parte delle varie medicine complementari e alternative (Cam), un raggruppamento che purtroppo include anche pratiche non riconosciute, utilizzate e prescritte impropriamente da «operatori» vari. In realtà l’aromaterapia conta di numerosi studi di efficacia e gli oli essenziali possono essere considerati dei veri e propri principi attivi al pari di quelli di sintesi. Pertanto, è fondamentale che a consigliare o a prescrivere il loro impiego sia un farmacista o un medico specializzato in fitoterapia e aromaterapia, che ha piena cognizione dell’anatomia e della fisiologia umana nonché delle proprietà officinali delle piante e degli oli essenziali, dei loro meccanismi di azione, della tossicità e di eventuali controindicazioni o effetti collaterali. Va sottolineato, inoltre, che l’aromaterapia non può curare patologie, ma può affiancarsi alla medicina tradizionale come supporto a disturbi di lieve entità non patologici.
Gli oli essenziali non dovrebbero essere utilizzati nei bambini sotto i due anni e in gravidanza poiché sono sostanze altamente penetranti e ad oggi sappiamo poco sul loro comportamento una volta che sono entrati nella circolazione sanguigna, in particolar modo dopo che hanno attraversato la placenta e sono arrivati al feto.
Che cosa sono esattamente? Gli oli essenziali sono prodotti molto concentrati estratti dalle piante. Sono miscele di sostanze diverse, chimicamente ben definite, classificate come metaboliti secondari, cioè prodotti del metabolismo che non sono essenziali per la semplice crescita, sviluppo o riproduzione dell’organismo; in questo senso sono detti «secondari». Il loro ruolo è fondamentalmente di natura ecologica perché vengono prodotti dalle piante per difendersi da predatori e patogeni, per la competizione interspecifica o per facilitare i processi riproduttivi. Gli oli essenziali si trovano per lo più già formati in alcune parti della pianta a cui donano l’odore caratteristico, in particolare nelle foglie, nei fiori, nei frutti, ma anche nello stelo, nella corteccia, nel legno, nella radice o nel rizoma e nei semi. Per esempio gli oli essenziali di arancio, di gelsomino e di rosa si estraggono dai fiori, dalla corteccia si estrae quello di cannella, dal rizoma quello di zenzero e dai frutti quelli di arancio, bergamotto, limone e pompelmo. Terra Nuova · gennaio 2022
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ECOCOSMESI Secondo la farmacopea ufficiale (F.U.) che regola la produzione dei rimedi naturali, gli oli essenziali destinati all’uso terapeutico si ottengono mediante due tecniche estrattive: distillazione in corrente di vapore e spremitura. Nella distillazione gli oli essenziali, sostanze molto volatili, vengono trascinate dal vapore acqueo che attraversa la pianta durante il processo di estrazione. L’olio essenziale viene quindi raccolto, insieme all’acqua aromatica, ottenuta dalla ricondensazione del vapore, e poi da questa separato. La distillazione in corrente di vapore interessa la maggior parte delle piante aromatiche come lavanda, anice, cannella, timo, salvia, sandalo, rosmarino, cipresso, geranio e menta. Generalmente le piante aromatiche si distillano appena raccolte, perché una loro conservazione protratta, anche per poche ore, può innescare processi fermentativi in grado di distruggere in parte l’essenza o alterare irrimediabilmente la fragranza.
li: assunzione per via interna o ingestione, inalazione, assorbimento attraverso la pelle. L’inalazione è uno dei metodi di assunzione più diffusi, particolarmente efficace nel trattamento di disturbi di tipo psicologico tra cui ansia, stress e insonnia; il naso, infatti, è direttamente collegato con il cervello che, stimolato dalle molecole chimiche dell’olio essenziale, innesca subito una serie di reazioni biochimiche riequilibranti. L’inalazione, inoltre, è il metodo migliore nel trattamento dei disturbi dell’apparato respiratorio. Raffreddori, catarro e congestione nasale trovano beneficio grazie ai classici suffumigi da effettuare ponendo il viso su un catino di acqua calda (coprire il capo con un asciugamano per non far disperdere il vapore) in cui sono state disperse 1-3 gocce di oli essenziali balsamici, come quello di eucalipto, pino, cajeput, o calmanCome si utilizzano ti e lenitivi come quello di camoGli oli essenziali penetrano nell’or- milla. È importante tenere gli occhi ganismo attraverso tre vie principa- ben chiusi, durante inalazione, per
L’estrazione per spremitura è solitamente riservata a quelle piante aromatiche che contengono gli oli essenziali in cellule superficiali e che non sopportano un’estrazione a caldo, come accade per il genere Citrus (limone, mandarino, arancio, bergamotto, pompelmo). Il metodo tradizionale prevede di porre la scorza (epicarpo) del frutto fresco in sacchetti di crine, sottoponendola a forte pressione in particolari torchi a mano oppure idraulici. L’azione meccanica conseguente alla pressione esercitata provoca la rottura degli otricoli, o cellule oleifere, e la fuoriuscita dell’olio essenziale che viene poi raccolto. Oggi questo tipo di estrazione è prettamente di tipo industriale e associata all’industria dei succhi in cui dallo scarto, rappresentato dalle bucce, viene ottenuto contemporaneamente l’olio essenziale.
Esistono diversi tipi di diffusori di oli essenziali per l’ambiente. Dal classico diffusore in ceramica di Nelson a quelli elettrici. Sono utili non solo per profumare la casa, ma anche per diffondere oli balsamici, preziosi in caso di malanni di stagione.
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evitare di irritare gli occhi. In alternativa si può utilizzare il classico diffusore in ceramica di Nelson, acquistabile in farmacia. Gli oli essenziali non devono mai essere utilizzati puri sulla pelle, perché ne causerebbero irritazioni e sensibilizzazioni. L’assorbimento attraverso la pelle viene favorito soprattutto con il massaggio e prevede l’impiego degli oli essenziali diluiti con un olio vegetale (mandorle dolci, oliva, girasole, sesamo, vinaccioli). In genere bastano 5-15 gocce di un olio essenziale o di una miscela di più oli per 25 ml di olio vettore. I massaggi a base di oli essenziali sono utili in caso di contratture e dolori muscolari localizzati, ma anche per massaggi total body rilassanti, in cui all’azione terapeutica del massaggio si unisce quella olfattiva dell’olio essenziale scelto (per esempio lavanda, neroli o camomilla romana). Gli oli essenziali possono essere utilizzati nel bagno, ma poiché non sono solubili in acqua è necessario diluirli in un po’ di latte o nel ba-
Raffreddori, catarro e congestione nasale trovano beneficio grazie ai classici suffumigi da effettuare ponendo il viso su un catino di acqua calda in cui sono state disperse da 1 a 3 gocce di oli essenziali balsamici.
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ECOCOSMESI gnoschiuma. Vanno aggiunti all’acqua della vasca poco prima di immergersi, agitando vigorosamente con la mano, nella misura di 8 gocce o di 1-2 gocce se si utilizzano oli essenziali irritanti, come cannella, chiodi di garofano, timo, menta piperita, origano, santoreggia e così via. Sono utili anche come profumatori ambientali da utilizzarsi nei diffusori elettrici a ultrasuoni o nei classici bruciatori a candela. Alcune gocce di olio essenziale possono essere poste anche su un fazzoletto di carta o su una pezzuola bagnata da appoggiare sul termosifone, in questo modo si renderà l’ambiente meno secco oltre che profumato. Quando si utilizzano i diffusori è bene areare gli ambienti più spesso del solito e, se compaiono irritazione agli occhi o alla gola è opportuno ridurre anche la quantità di olio essenziale utilizzato. Gli oli essenziali possono essere assunti anche per via interna – solo ed
Alessandra Miraglia, laureata in biotecnologie mediche, cosmetologa esperta in formulazioni cosmetiche naturali, imprenditrice, blogger e divulgatrice scientifica.
esclusivamente sotto indicazione medica – e in questo caso vengono ingeriti dopo essere stati diluiti in alcol, miele o olio. Al di là dell’aromaterapia, ovviamente, gli oli essenziali vengono ampiamente utilizzati nella profumeria (sebbene oggi abbiano lasciato abbondantemente il posto alle molecole di sintesi) e nei prodotti cosmetici, sia con l’intento di profumarli, sia come sostanze funzionali in grado di conferire particolari proprietà. Vengono impiegati anche come aromatizzanti e antibatterici nei dentifrici e nei colluttori, nei repellenti per gli insetti e come aromi alimentari. Sono, invece, prettamente inefficaci e inutilmente inquinanti all’interno dei detersivi per uso domestico; affinché possano esplicare una qualche azione anti-
batterica o «igienizzante», infatti, dovrebbero essere utilizzati in concentrazioni molto elevate che renderebbero il prodotto insostenibile dal punto di vista economico ed ecologico. Allo stesso modo, è bene diffidare delle varie ricette per la produzione di detersivi fai da te a base di oli essenziali che vantano proprietà igienizzanti o che promettono di rendere la biancheria profumata e pulita. L’unico modo per profumare la biancheria con gli oli essenziali è quello di aggiungerne poche gocce su un fazzoletto (o sulle apposite palline di lana) in caso si utilizzi l’asciugatrice, oppure nella caldaia del ferro a vapore durante la stiratura. Per prolungare il profumo, inserite anche nei cassetti dei fazzolettini imbibiti di qualche goccia del vostro olio preferito. l
Gli oli essenziali possono essere assorbiti anche attraverso la pelle, soprattutto grazie al massaggio. In genere bastano 5-15 gocce in 25 ml di olio vettore per avere benefici in caso di contratture e dolori muscolari localizzati, ma anche per massaggi total body rilassanti.
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PUBBLIREDAZIONALE
Alimenti funzionali a sostegno del sistema immunitario La conferma clinica italiana a supporto dell’efficacia del functional food giapponese Superbran: al Policlinico Gemelli di Roma uno studio di medicina integrata Per mantenere il sistema immunitario in piena efficienza la natura ci regala una serie di alimenti in grado non solo di soddisfare le esigenze nutrizionali di base, ma anche di procurare un vantaggio per la salute. A metà degli anni Ottanta in Giappone nasce il concetto di «alimenti funzionali» per indicare quegli alimenti lavorati i cui ingredienti, oltre ad avere un valore nutritivo, sostengono specifiche funzioni del corpo. Il principio «lascia che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo», espresso da Ippocrate circa 2500 anni fa, è quindi più che mai attuale. Oggi sappiamo che il sistema immunitario è il sistema che ci permette di mantenere lo stato di salute. Va pertanto rinforzato e modulato con tutte quelle sostanze presenti in natura, e non solo, capaci di prevenire il suo indebolimento e potenziarne la sua fisiologica attività.
Dott.ssa Giusy Messina, responsabile Scientifico Natur, divisione PneiPharma
SUPERFOOD FUNZIONALE In questa prospettiva esistono cibi curativi, cibi cioè che svolgono una funzione riparativa per il nostro corpo. Uno di questi è la crusca del riso Asamurasaki, una particolare varietà di riso viola antico coltivato in Giappone, utilizzato come medicinale in Cina fin dall’antichità, è presente sul mercato con il nome di SuperBran. Questo integratore è un functional food messo a punto dal prof. Hiroaki Maeda, ricercatore giapponese di fama mondiale, un’autorità nello studio e nello sviluppo delle sostanze immunoattive presenti in natura, che ha dedicato tutta la sua vita allo studio del sistema immunitario e ai derivati naturali che portano a una stimolazione immunitaria. È composto da oryzalose, una molecola ottenuta facendo fermentare con lievito e reagire con gli enzimi cellulasi ed emicellulasi l’emicellulosa della crusca del riso Asamurasaki. L’oryzalose è assorbito dall’intestino senza essere degradato. Una volta giunto nel circolo sanguigno non viene riconosciuto come self dal sistema immunitario e attiva le cellule Natural Killer (NK) e i macrofagi.
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tirrico (GABA), un derivato della fermentazione del lievito con l’emicellulosa, che svolge un’attività calmante e ansiolitica, e il Lactobacillum plantarum, probiotico in grado di indurre la morte della cellula tumorale grazie all’attivazione della citochina TRAIL (Tumor necrosis factor (TNF) - related apoptosis-inducing ligand).
UNO STUDIO CLINICO Nel 2019 ha preso avvio una ricerca, la prima in Italia, presso il servizio di Medicina Integrata del Policlinico Gemelli di Roma, che si è conclusa nel settembre del 2020 sull’assunzione di SuperBran in donne over 65 operate al seno per carcinoma. Lo studio ha dimostrato un chiaro sollievo dalll’astenia, un miglioramento da 3 a 6 mesi della funzionalità fisica, della gestione del dolore, della vitalità e delle relazioni sociali. È stato evidenziato un miglioramento del sonno e una riduzione dell’ansia, auPERCHÉ IL RISO VIOLA? mentando in generale la qualità della vita in termini di beIl riso viola si caratterizza per l’alto contenuto di emicel- nessere psico-fisico. lulosa (la percentuale di crusca del riso Asamurasaki è circa del 21%, contro il 7% di un riso normale) e per la presenza di antocianine (molecole responsabili della co- SUPERBRAN lorazione viola del riso), che hanno una forte azione an- SuperBran è un integratore a marchio PneiPharma, divitiossidante. Diversi studi scientifici pubblicati su rinomate sione aziendale di Natur, che prende spunto dalle attuali riviste dimostrano l’efficacia dell’oryzalose nell’aumentare conoscenze derivanti dallo studio della Pnei, che supera la produzione di citochine correlate all’immunità e nel- la concezione psicosomatica della malattia e pone l’atl’inibire quella dei linfociti T-reg, da cui si deduce un pro- tenzione sui processi psicochimici alla base del nostro babile effetto anticancro in vitro della molecola. Il Su- stato di salute, enfatizzando l’importanza del sistema imperBran, infatti, attiva le cellule NK, potenzia il sistema munitario come tramite dell’emozione sul corpo. Sistema immunitario attivando i macrofagi e aumentando la pro- immunitario, sistema endocrino e sistema nervoso rapduzione delle interleuchine-1 e delle citochine correlate presentano le tre strutture fondamentali che integrano la all’immunità Th1, aumenta la produzione di TNF-alfa e ri- biologia umana. Fino a pochi decenni fa questi tre sistemi duce inoltre gli effetti collaterali dei trattamenti oncologici venivano studiati separatamente, tanto da parlare di cause chemioterapici, supporta la funzionalità epatica e mi- nervose, endocrine o immunologiche delle patologie gliora la qualità della vita nei pazienti oncologici, prolun- umane. A partire dagli anni Ottanta vari gruppi di sciengandone in alcuni casi la sopravvivenza. Inoltre, la pre- ziati dimostrarono l’esistenza di interazioni fra sistema imsenza di antocianine comporta un importante effetto munitario e neuroendocrino tali da costituire una sola anti-aging. Questo integratore svolge azioni generali sul- unità funzionale. Il SuperBran è disponibile in due diverse l’organismo, come migliorare la qualità del sonno, man- formulazioni: SuperBran Med che contiene 100 mg di orytenere lo stato di salute delle arterie e svolgere un’azione zalose, in confezione da 30 o 90 tavolette. Si consiglia 1anti-invecchiamento. Il SuperBran, oltre all’oryzalose e 2 tavolette al giorno per migliorare la qualità della vita alle antocianine, contiene anche l’acido gamma amino bu- nelle persone anziane e per rallentare l’invecchiamento. Il SuperBran contiene invece 400 mg di oryzalose, in confezione da 30 o 90 bustine. Si consiglia l’assunzione di 12 bustine al giorno per avere un effetto immunomodulante.
Bibliografia • Rossi C, Filippone A, Rossi MM, Guarino D, Magno S, et al. (2021) «Effects of a Symbiotic on the Quality of Life of Elderly Patients with Breast Cancer: a Randomized Controlled Pilot Trial». Cancer Stud Ther J Volume 6(1): 1–4. DOI: 10.31038/CST.2021613
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di Barbara Chiodi
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ggi, di modi per fare moda sostenibile ce ne sono tanti e tra le pagine di Terra Nuova ne abbiamo visti diversi: dall’utilizzo di materiali rigenerati da scarti, naturali e non, alla scelta di tessuti cruelty-free che non recano danno e sofferenza agli animali, dai modi di replicare la pelle ottenendola dalla frutta a tecnologie più avanzate, come i materiali creati in laboratorio o la stampa 3D per realizzare intere collezioni di abiti. Ciò che accomuna tutti questi metodi è che ci vogliono macchinari ad hoc insieme a studi, ricerche, sperimentazioni e
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una bella dose di high tech, vale a dire che, sì, la moda sostenibile si può fare ma con impiego di tempo e investimenti non da poco. Fortunatamente non è solo questione di tecnica, anzi, si può essere molto più etici ricorrendo a qualcosa che esiste già, che non va prodotto ex novo o trasformato in qualcos’altro. Parliamo delle rimanenze tessili che ogni azienda del settore avanza nei propri magazzini, perché invendute o perché sono campionari o, ancora, seconde scelte, che vengono reinserite sul mercato acquistando una seconda vita. Possono definirsi materiali «second life»
e negli ultimi anni questo sistema di valorizzazione delle rimanenze tessili è cresciuto fino a diventare anche un modello di business che coinvolge tanti operatori del settore moda. Si tratta di un approccio che fa bene un po’ a tutti: alle aziende produttrici, che hanno la possibilità di rimettere in circolo ciò che altrimenti verrebbe trattato come rifiuto, anche se nuovo di zecca, ai creativi e ai confezionisti per le proprie collezioni e, non meno importante, all’ambiente, perché si riducono i consumi di materie prime, l’uso di acqua ed energia e contemporaneamente si confe-
Anna Fiscale, fondatrice della cooperativa gliaia di metri di tessuto ogni anno. Coccadoro produce accessori, preProgetto Quid, le cui collezioni derivano quasi esclusivamente da rimanenze tessili e sono realizzate da persone con trascorsi di fragilità (crediti Progetto Quid).
riscono meno rifiuti in discarica o nell’inceneritore. Ma vediamo da vicino alcuni fra coloro che credono in questa rivoluzione tessile che, spesso, ha anche risvolti sociali positivi.
Quel quid in più Milleduecento km di tessuto: è questa la quantità che la cooperativa Progetto Quid è riuscita a recuperare dal 2013, anno della sua fondazione, a oggi, creando valore dal riutilizzo delle rimanenze tessili. Il marchio, creato da Anna Fiscale in quel di Verona, è un esempio di come l’accezione di sostenibilità possa essere intesa nella sua totalità, includendo, non solo la responsabilità verso l’ambiente, ma anche la dimensione sociale. La prima si basa sul concetto di riuso, con la creazione delle collezioni che parte quasi esclusivamente da eccedenze di produzione, spesso con metrature troppo ridotte per la grande produzione o dismesse per questioni legate a trend o caratteristiche del tessuto. Grazie a una rete di ventiquattro fornitori di tessuto, Quid è in grado di prolungare il ciclo vitale dei tessuti e di accorciare la carbon footprint di decine di mi-
La sostenibilità sociale riguarda invece l’inclusione di persone con trascorsi di fragilità che restano il più delle volte fuori dal mercato del lavoro ordinario e che la cooperativa assume nei propri laboratori, due aperti anche nel carcere di Montorio, sempre a Verona. Tornando all’utilizzo dei materiali provenienti da stock, fine serie o anche donati da noti brand internazionali o prestigiose aziende tessili italiane, la peculiarità di Progetto Quid è che è proprio dai tessuti che parte il processo di realizzazione delle collezioni perché è la metratura a disposizione, spesso limitata, o la tipologia, a dettare il mood necessario poi per sviluppare una narrazione che valorizzi sia i tessuti stessi che le persone che realizzano i capi. In questo senso sono significative le parole di Anna Fiscale che dice: «Dove il mondo della moda vede solo una rimanenza o un tessuto di fine serie, Quid vede una bellissima collezione».
Scampoli di libertà Anche per il brand siciliano Coccadoro le giacenze di magazzino sono una risorsa preziosa, a maggior ragione trattandosi di una realtà artigianale con una piccola dimensione distributiva. Progetto della cooperativa sociale tutta al femminile Aranceamare,
valentemente borse e collane, ricorrendo a quei tessuti che, per quantità residuale insufficiente o programmazione produttiva errata, non possono più essere utilizzati dalle aziende. Da qui nascono le capsule collection del marchio, con il valore aggiunto del pezzo unico o dell’edizione limitata perché realizzate con un tessuto sempre diverso in base alla disponibilità della stoffa. Spesso, poi, il materiale arriva anche in dono, trattandosi di campionature o tirelle che per i produttori diventerebbe costoso e impegnativo tenere in magazzino o smaltire e da cui le creative di Coccadoro ricavano le dust bag in cui riporre le borse realizzate. E sono eccedenze tessili speciali le protagoniste del nuovo progetto del marchio Da Libero a un Pensiero Libero: indossa la tua libertà; provengono infatti dall’azienda di Alice e Davide Grassi, figli di Libero Grassi, l’imprenditore siciliano ucciso dalla mafia nel 1991 per aver rifiutato di pagare il pizzo e aver collaborato con la polizia per fare arrestare i suoi estorsori. Parte del ricavato della vendita delle fasce realizzate con questi materiali sarà devoluto all’associazione Parco Libero, fondata da Alice e Davide per la riqualificazione di un’area molto degradata della costa sud di Palermo e intitolata al padre Libero. «Gli elementi della sto-
A sinistra: Un modello della nuova collezione di Progetto Quid. A destra: Una delle tante donne in condizioni di fragilità assunte dalla cooperativa Quid. Terra Nuova · gennaio 2022
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ECOTESSUTI
Due modelli di borse del marchio siciliano Coccadoro, che lavora con le giacenze tessili di magazzino (crediti Coccadoro).
ria di Pensiero Libero sono pochi e chiari: Palermo, un’amicizia personale con Alice Grassi, l’essere stati testimoni di un cambio epocale della propria città, un magazzino da svuotare e un’impresa pronta a trasformarsi, un bisogno profondissimo di contribuire al cambiamento. Poi c’è tutto il resto: uno sguardo creativo, l’abitudine alla progettazione e quella dose di coraggio e incoscienza che ti fa buttare sulle cose con entusiasmo e speranza». Insieme a qualche scampolo di tessuto.
Il recupero «certificato» Ma se a valle c’è chi dalle rimanenze tessili crea bellezza e inclusione sociale, a monte c’è chi per primo valorizza questi materiali, ritirandoli da altre aziende e immettendoli di nuovo sul mercato, dando vita al circo-
lo virtuoso del recupero. È il caso di Maeba International, realtà veneta con alle spalle una tradizione tessile quasi secolare, specializzatasi dal 2008 nella vendita di tessuti all’ingrosso, che recupera da imprese tessili e brand della moda e che ricolloca sul mercato dopo una serie di processi di tracciabilità e controlli qualitativi. Perché la particolarità dell’azienda, oltre appunto a valorizzare il pieno potenziale dei tessuti che riesce a recuperare, riportandoli ai produttori di abbigliamento e dandogli la possibilità di reperire anche piccole quantità di materiale, è quella della certificazione. Maeba International si distingue infatti per un’operazione che è la prima nel suo genere, ovvero poter assegnare a un’ampia selezione di tessuti un’etichetta di asserzione ambientale at-
Il vasto campionario di Maeba International, azienda veneta specializzata nella vendita di tessuti all’ingrosso, recuperati da imprese tessili e brand della moda (crediti www.maebaint.it).
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testata da Centrocot, Centro tessile cotoniero e abbigliamento, società che dal 1987 supporta le aziende del settore tessile fornendo servizi specializzati, tra cui le certificazioni. Nello specifico, l’etichetta ottenuta da Maeba International è di tipo II in conformità alla normativa UNI EN ISO 14021/2016, che riguarda le asserzioni ambientali auto-dichiarate dalle imprese per i propri prodotti, includendo verifiche sulla veridicità delle dichiarazioni rese e sulla trasparenza delle informazioni. Quindi, grazie all’iniziativa di certificazione dell’azienda veneta, i tessuti recuperati dai fornitori, comunque qualificati, vengono ispezionati nei magazzini dell’azienda, per poi essere contrassegnati dal logo «ReLiveTex by Maeba International». «La nostra certificazione vuole dare una grande opportunità» dice Savina Saporiti, Ceo di Maeba International e figlia dei fondatori Martina e Angelo Saporiti, «nel momento in cui tutti i settori, tra cui appunto anche quello della moda, sono sollecitati a rispondere al consumatore finale con scelte sostenibili. Le creazioni realizzate con i tessuti a marchio ReLiveTex hanno la possibilità di rendere concreto l’impegno ad avere un minor impatto ambientale, grazie all’utilizzo di prodotti già realizzati per esigenze di altre collezioni. In questo modo si promuove l’utilizzo di materiale recuperato da una parte e si rivalorizzano le proprie eccedenze tessili dall’altra, nella logica di una vera economia circolare». l
ESPERIENZE Turismo dolce, biodiversità, tradizioni alimentari e permacultura: la vocazione ecologica di un’isola sulla via del cambiamento. Testo e foto di Manlio Masucci
C’
è chi porta le lenticchie dai campi al paese, chi coltiva terreni in permacultura o semplicemente «come faceva mio nonno», chi installa pannelli per produrre energia elettrica per la comunità e chi si occupa della pulizia della spiag-
gia. C’è chi organizza incontri pubblici per parlare di politica e ambiente. Sullo sfondo, gli ultimi gruppi di turisti passeggiano per il paese in una calda giornata di tardo autunno. L’isola di Ventotene sembra riposare serafica in un lembo di mare,
uno spazio immaginario racchiuso fra il mito delle origini, quello di Ulisse che qui incontrò le fatali sirene, e gli eventi più recenti che videro l’isola divenire il luogo di esilio degli intellettuali antifascisti che qui redassero il manifesto «per un’Europa libera e unita». Poco distante, l’isolotto di santo Stefano, con il suo carcere settecentesco al centro di un progetto di riqualificazione che farà piovere sull’isola non meno di 70 milioni di euro. Un’opportunità, certo, ma anche una preoccupazione per molti re-
VENTOTENE isola di transizione
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sidenti che vorrebbero che i soldi venissero usati in maniera oculata tenendo conto delle caratteristiche dell’isola, al centro di una riserva naturale, e delle esigenze della popolazione locale. Gli abitanti di Ventotene sembrano infatti certi di una cosa: l’isola ha la sua anima, il suo cuore, il suo cervello. Un paradiso generoso e accogliente, una divinità da amare, ringraziare e proteggere. Pensare al futuro significa, necessariamente, pensare in termini di sostenibilità anche in virtù dell’enorme valenza simbolica di questo luogo.
Manlio Masucci, PhD, giornalista, responsabile comunicazione di Navdanya International. Ha lavorato con varie testate e Ong italiane oltre che con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Turismo consapevole È per sviluppare un dibattito intorno ai temi ambientali che l’associazione Spin Off ha organizzato il primo Ecofestival dell’isola. La sensibilizzazione e il coinvolgimento della popolazione è infatti indispensabile per garantire un futuro sostenibile a un’isola tanto piccola quanto immensamente simbolica. Il delegato alla cultura Aurelio Matrone, che ha
contribuito all’organizzazione del festival, è convinto che la direzione intrapresa sia quella giusta. «Siamo a metà ottobre e l’isola è ancora visitata dai turisti» ci spiega a margine dell’incontro «ed è una novità degli ultimi anni; il nostro obiettivo è quello della destagionalizzazione del turismo per alleggerire la pressione estiva sugli abitanti e vivacizzare le altre stagioni». In questo contesto, è da
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ESPERIENZE sottolineare come Ventotene sia stata accolta dall’Associazione europea delle vie francigene (Aevf ) come parte del percorso dei pellegrini e sia entrata nella rete della Convenzione di Faro, adottata da venti paesi europei, per la promozione di buone pratiche e la valorizzazione delle identità locali. Turismo e cultura. Un binomio che, troppo spesso, tende a disgiungersi. «Manca l’educazione ambientale e il rispetto» ci dice Salvatore che, insieme alla moglie, utilizza legno, vetro e residui edilizi rinvenuti sulle spiagge di Vento-
tene per dar vita a meravigliose sculture nel suo laboratorio artigiano al centro del paese. Salvatore non si occupa solo di ripulire le spiagge dando nuova vita e dignità ai materiali di scarto, ma si presta anche ad accompagnare i turisti alla scoperta dell’isola e, in particolare, del vicino isolotto di santo Stefano. Ma il ruolo di Salvatore travalica quello della semplice guida. «Indico la direzione e mi metto in coda ai gruppi perché voglio essere sicuro che non lascino immondizia dietro di loro. Purtroppo capita spesso e in questi casi non sto zitto per-
ché la gente deve capire che l’ambiente va rispettato». La preoccupazione di Salvatore è indice di quanto un determinato tipo di turismo possa essere ancora molto dannoso per un’ecosistema fragile come quello ventotenese. Gli esseri umani non sono, fortunatamente, gli unici turisti. L’isola rappresenta infatti un importante centro di passaggio per moltissime specie migratorie. La direttrice del Museo della migrazione e osservatorio ornitologico di Ventotene, Sara Riello, è preoccupata dai decibel e dall’illuminazione in eccesso. «Si dovrebbe tener sempre in conto che questo è un santuario ornitologico e che gli uccelli vengono disorientati da luci troppo forti» sottolinea. «Si dovrebbero utilizzare solo luci arancioni per l’illuminazione pubblica e servirebbe ridurre all’essenziale quella privata apponendo adesivi sulle finestre per evitare che gli uccelli si schiantino contro i vetri».
Vocazione biologica
Murales nell’isola di Ventotene.
Uno scorcio di «ltima spiaggia», la libreria dell’isola situata in piazza Castello.
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La sensibilità ambientale che riscontriamo in molti residenti è spesso sorprendente. Camminando per una delle principali vie del paese, incontriamo la signora Palma che raccoglie le olive degli alberi ornamentali. «Se non le raccogliessi andrebbero a male, cadrebbero e marcirebbero sulla strada; raccogliendole contribuisco a mantenere il paese pulito e riesco anche a farmi l’olio per la stagione, 100% biologico». La vocazione agricola di Ventotene è, d’altra parte, rinomata: lenticchie e cipolle sono forse i prodotti più conosciuti, ma il terreno tufaceo dell’isola sembra essere dimora ideale per molte colture, dagli olivi alle viti, dalla rughetta ai capperi, dai pomodori agli alberi da frutto. Con qualche sorpresa di carattere tropicale, come conferma la papaya, piantata con successo nel giardino di Daniela, o il banano che cresce invece nell’orto di Nicola. «Agricoltura biologica?» ci chiede Nicola Aiello, proprietario di un terreno di circa tremila metri quadri, «io mi attengo agli insegnamenti di mio nonno che non ha mai fatto ricorso alla chimica e che anzi face-
va riferimento alle fasi lunari». Nell’orto, ubicato al di fuori del paese, si può trovare una varietà vegetale invidiabile. L’impatto dei parassiti è mitigato proprio dalla biodiversità, che deve essere salvaguardata, protetta e incentivata. Ne è convinta Francesca Rizzi, titolare dell’omonima azienda agricola biologica operante in Veneto e fondatrice, nel 1997, della Lega Navale di Ventotene. L’obiettivo di Francesca è ripristinare la biodiversità originaria dell’isola attraverso la piantumazione di alberi autoctoni su una macchia degradata di circa un ettaro. In collaborazione con la fondazione francese Yves Rocher, sono già stati piantati oltre duemila alberi con l’aiuto di agronomi spe- Pulizia della spiaggia da parte dei volontari.
Una food forest per l’isola Fra permacultura e agricoltura simbiotica, le sperimentazioni per una produzione rigenerativa Mattia Matrone, 35 anni, rappresenta una delle anime bio di Ventotene. La sua attività è permeata da una ricerca continua per migliorare la fertilità del suolo, conservare le sementi, valorizzare i prodotti locali e promuovere la corretta modalità di fruirne. L’azienda agrituristica, Cinque Tomoli, è da considerarsi una delle aziende con la maggiore agrobiodiversità d’Italia. Gli studi di Mattia lo hanno recentemente indotto a sperimentare il funzionamento di un sistema forestale alimentare all’interno dell’isola. Lo abbiamo intervistato. Mattia Matrone, come nasce la sua passione per la sperimentazione nel campo agricolo? È una passione che eredito dalla mia famiglia, parte del gruppo dei primi coloni sbarcati sull’isola nel 1700. I Cinque Tomoli, il nome della mia azienda, è esattamente la quantità di terra che veniva assegnata ai coloni. Dopo aver acquisito gli insegnamenti dei miei nonni, ho cominciato a interessarmi alla permacultura, ai sistemi agroforestali sintropici, all’agricoltura simbiotica e rigenerativa con l’obiettivo di ricreare ecosistemi sinergici, resilienti e produttivi basati sulla biodiversità. Negli ambienti accademici c’è poca attenzione per gli agrosistemi. Si rischia così, a differenza della sperimentazione in campo, di distorcere le informazioni ed arrivare a conclusioni sbagliate. Lei ha piantato una food forest, una foresta alimentare, a Ventotene. Ci può spiegare questa iniziativa? Ho ricreato, su un appezzamento di circa mezzo ettaro, sei livelli di produzione con piante selezionate rispetto all’altezza dei sistemi di origine. Non aver cura di questi aspetti è uno dei motivi principali per cui le piante si ammalano nei contesti di agricoltura convenzionale che non tiene conto delle origini e della specificità di ogni coltura. Ho poi piantato alberi per assorbire anidride carbonica. I pioppi e gli eucalipti, per esempio, sono i più grandi produttori di ossigeno e assorbono anidride carbonica soprattutto attraverso la potatura. Questi alberi si piantano infatti per creare pacciamatura e per rigenerare il suolo, anno dopo anno, con l’aiuto dei funghi simbionti. L’orticoltura all’interno
della food forest prevede inoltre rotazioni ad hoc e lavorazioni del terreno che non lo rigirano, nel rispetto degli strati ecologici. Quali sono i dati sulla produttività di questo sistema? Posso affermare che la mia è una produzione intensiva perché, ricreando le condizioni ideali per le piante, quelle di origine, si ottiene da loro il massimo della produttività. È un modello intensivo produttivo ecologico e rigenerante, una tecnologia per ecosistemi resilienti. L’agricoltura simbiotica sfrutta le associazioni fra esseri viventi e, così facendo, migliora anche il profilo nutrizionale dei prodotti con grande beneficio per il microbiota intestinale e quindi per la nostra salute. La grande biodiversità presente nella sua azienda le permette di produrre una grande varietà di alimenti. Come si possono degustare i suoi prodotti? Conservo e seleziono i semi di frutti antichi, soprattutto di albicocche, gelsi e fichi, melanzane, cipolle e legumi. La mia scelta è stata quella di ottenere l’autosufficienza alimentare della mia famiglia e poi offrire questi prodotti per la degustazione direttamente nella mia azienda biologica di circa 2 ettari e mezzo. Quest’anno abbiamo organizzato cene per duemila persone con i soli prodotti dell’azienda, otto preparazioni diverse con ricette tradizionali e con un menu completamente vegetariano. Terra Nuova · gennaio 2022
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ESPERIENZE cializzati. Un numero che potrebbe ulteriormente aumentare nel corso dell’anno con l’obiettivo di ripristinare l’antica lecceta, oggetto di un processo di disboscamento iniziato addirittura ai tempi dell’impero romano.
Una comunità… energetica Le vicende delle persone che amano e cercano di salvaguardare Ventotene si dipanano parallelamente a quelle della politica. Sia il direttore della riserva naturale di Ventotene, Antonio Romano, sia il sindaco, Gerardo Santomauro, hanno
partecipato attivamente al festival ecologico di Ventotene prendendo nota delle osservazioni e delle richieste degli abitanti. Fra queste, quella per un approvvigionamento idrico pubblico, che porti a eliminare l’utilizzo di bottiglie di plastica nell’isola, e per ulteriori iniziative di valorizzazione delle produzioni locali biologiche. Fra le proposte ci sono anche le mense biologiche per le scuole e la costituzione di un biodistretto insulare. L’amministrazione continua a guardare con interesse alle sfide ecologiche del futuro, come dimostrano la recente co-
Nel laboratorio-orto di Salvatore, anche le sedie sono costruite con materiali di recupero.
Negozio di prodotti tipici dell’isola, fra cui compaiono le famose lenticchie.
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stituzione della prima comunità energetica del Lazio e la firma di un protocollo di sviluppo sostenibile con Enea. «L’obiettivo a lunga durata è quello di rendere Ventotene autosufficiente dal punto di vista energetico» ci spiega Gabriele Magni, l’ingegnere che ha dato impulso al progetto della Cer (Comunità Energetica Rinnovabile), «mentre nel medio periodo si potrebbe puntare a produrre il 50% del fabbisogno energetico entro i prossimi cinque anni». Un progetto promettente appoggiato dal Comune che ha immediatamente sposato un’idea nata all’interno della comunità ventotenese. La prima fase prevede l’allestimento di impianti fotovoltaici da 20 kW. Con la pubblicazione dei prossimi bandi per le comunità energetiche è probabile che il progetto otterrà, già dal prossimo anno, un ulteriore importante impulso. Di fronte alle sfide della sostenibilità, Ventotene sembra saper dunque rispondere attraverso un coinvolgimento attivo della comunità. Gloria Consoli è la coordinatrice della neonata Cooperativa di comunità Petra (attualmente cooperativa sociale in attesa del decreto attuativo della legge relativa) che punta sul lavoro come strumento di valorizzazione del territorio e di aggregazione per i suoi abitanti. Fra i vari progetti, quello della formazione per i guardiani dell’area marina protetta, di creazione di orti sociali e del recupero di terre abbandonate per favorire lo sviluppo di una filiera alimentare di cibo locale in un’ottica di economia circolare. La tutela del territorio può e deve passare attraverso la partecipazione attiva degli abitanti, come sottolinea Valeria Fiorelli della neonata associazione Sconfinata. La transizione diviene, da questo punto di vista, non solo questione ecologica ma anche etica, culturale e sociale mentre le risorse locali divengono elementi fondanti di una nuova espressione comunitaria. Una visione lucida che promette di proiettare la piccola isola di Ventotene, ancora una volta, sui grandi palcoscenici della storia europea. l
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News e appuntamenti dalla Rive - Rete italiana villaggi ecologici
Quando l’arte incontra la vita comunitaria Un nuovo progetto entra a far parte della famiglia Rive, è Gaia - La Nuova Umanità, un’esperienza itinerante composta da Antonio Bissiri, Fabio Sau e Angela Valeria Russo, insieme alla fotografa Lucia Baldini. I quattro sono in viaggio con il loro approccio multidisciplinare per indagare la relazione fra essere umano, natura, guarigione e spiritualità, attraverso comunità intenzionali, aziende agricole multifunzionali e altri innovativi laboratori di possibilità. «Quest’esperienza nasce quando, nel 2015, con Antonio abbiamo fondato l’associazione Prendashanseaux per sperimentarci nel far interagire la danza e la fotografia», ha spiegato Fabio. «Noi siamo sardi e la Sardegna è una terra in cui si sente ancora l’eco di usanze legate alla femminilità, alla morte, alla rinascita, al paganesimo. Abbiamo iniziato così un lavoro di ricerca artistica andando a toccare la spiritualità e i rituali che nel corso della storia hanno permesso agli umani di connettersi con il divino». Con l’arrivo della pandemia, Fabio e Antonio hanno avuto l’occasione di rallentare e dare corpo al progetto Gaia-La Nuova Umanità, coinvolgendo fin da subito anche Lucia, fotografa toscana, e Angela Valeria, performer e danzatrice. Insieme hanno visitato varie comunità e luoghi affini prima come volontari e poi ritagliandosi uno spazio in natura dove sublimare l’esperienza in arte. Ognuno di questi cicli di scoperta si è completato con un momento di restituzione, che ha visto gli artisti esibirsi in una performance a beneficio della realtà visitata e dei suoi invitati. A tutto questo si sono intervallati laboratori di movimento e di fotografia e nei mesi finali del 2021 i quattro hanno vinto il secondo premio al contest «Cosa cambia» del Reggio Festival presentando un cortometraggio che diventerà parte di un lavoro più ampio, che verrà prodotto al termine del progetto. n PER RESTARE AGGIORNATI SULLE LORO ATTIVITÀ,
PERFORMANCE E INIZIATIVE: www.gaialanuovaumanita.com
Assamil: una comunità urbana di Damanhur al centro di Rimini Avreste mai detto che a Rimini potesse esistere un germoglio della Federazione Damanhur? Ebbene sì, si chiama Assamil ed è una comunità urbana nata nel 2014, abitata da otto persone, tra ragazze e ragazzi tra i 20 e i 30 anni, e un bambino nato da non molto tempo. «Siamo in affitto in una villetta indipendente nel centro storico della città, ma abbiamo cercato di curarla molto e caratterizzarla con l’arte tipica del nostro popolo» raccontano Entello e Francesco, due componenti della comunità. «Siamo tutti di Rimini» proseguono. «Qualcuno di noi si è conosciuto a scuola, qualcuno è diventato amico strada facendo. Più che amici, nel tempo siamo diventati una famiglia vera e propria. Abbiamo conosciuto Damanhur attraverso un amico pranoterapeuta con il quale discutevamo dei nostri interessi, che erano inizialmente legati alla ricerca spirituale. A un certo punto abbiamo deciso di fare un viaggio per conoscere questa realtà da vicino e in maniera molto graduale ci siamo avvicinati alla sua scuola di pensiero. Dopodiché abbiamo deciso di abbracciarla». «Uno degli obiettivi principali di Assamil è la volontà di divulgare uno stile di vita comunitario ai ragazzi della nostra età e di farlo diventare un modello sociale sempre più “pop” se così si può dire, per dimostrare che è uno stile di vita che funziona e che è sostenibile. Tra in nostri scopi in Rive» concludono «c’è quello di fare fronte comune, connettersi e collaborare e far cose sempre più straordinarie per la via del cambiamento». n PER INFO:
@assamilfamily
n Tieniti aggiornato sulla realtà della Rete italiana villaggi
ecologici su www.ecovillaggi.it e su tutti i canali social: Rive - Rete italiana villaggi ecologici • Rive - Rete italiana villaggi ecologici • • RIVE - News dalla rete degli ecovillaggi
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ECOTURISMO
Progetto Eremita: slow-travel ed ecosostenibilità Il viaggio come luogo da vivere, non solo da osservare. L’esperienza del «qui e ora» e la scoperta di culture e abitudini differenti, in semplicità, lontani dal consumismo e dalla frenesia. L’esperienza di Elena e Matilde, 25 anni e tanta determinazione. 40
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di Marta Ravanetti
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iaggiare lento, vivere appieno luoghi e momenti, garantirsi l’alloggio in cambio di qualche ora di lavoro, ribaltare la logica del consumo, del «mordi e fuggi», dell’usare e passare oltre: è la scelta di Elena Viani e Matilde Zanotti, entrambe di 25 anni, che sono partite nel settembre scorso da Modena per un’esperienza di cui non hanno previsto il termine e grazie alla quale hanno tradotto la precarietà del momento nella riscoperta di un presente da vivere, assolutamente e consapevolmente, nel «qui e ora». Il nome che hanno dato alla loro avventura è Progetto Eremita, ma non per «estraniarsi» dai luoghi, bensì per rimarcare il cambio di paradigma del viaggio. E lo hanno fatto utilizzando anche con intelligenza e sobrietà la tecnologia disponibile, nello specifico una piattaforma di work exchange, che mette in contatto, in tutto il mondo, chi cerca un alloggio con chi è disposto a metterlo a disposizione in cambio di qualche ora di lavoro. «Per noi è stata una vera e propria scoperta, che ci è piaciuta e ha saputo dare una risposta alle esigenze di questo momento così disorientante» spiegano Elena e Matilde. «Andiamo alla scoperta del mondo che ci circonda, dei luoghi, scoprendone la cultura e immergendoci nella realtà locale. Abitiamo i paesi dove andiamo, usiamo tutti i nostri sensi per apprezzare ogni momento, senza ansie del futuro e senza scadenze o severe tabelle di marcia. Non “consumiamo” il viaggio e il luogo, li viviamo cercando di avere un impatto sostenibile, anzi positivo».
«Da qualcosa detto quasi per scherzo è nata poi la decisione di partire. Noi siamo così: entusiaste e impulsive, se un’idea ci stuzzica ci buttiamo. Nessuno si aspettava che lo avremmo fatto davvero».
Passione e determinazione Ma come nasce l’impulso a una simile avventura e come ci si prepara ad affrontare anche l’imprevedibile? «L’idea ci è venuta durante una passeggiata in montagna, un pomeriggio di dicembre» spiegano Elena e Matilde. «Da qualcosa detto quasi per scherzo è nata poi la decisione di partire. Noi siamo così: entusiaste e impulsive, se un’idea ci stuzzica ci buttiamo. Nessuno si aspettava che lo avremmo fatto davvero, almeno non con la modalità da «nomadi» che avevamo in mente; inveTerra Nuova · gennaio 2022
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ECOTURISMO ce la nostra determinazione ci ha guidate». «In un primo momento, come iniziale forma di autofinanziamento, ci siamo dedicate al cucito, che già era un nostro passatempo, creando capi di moda e accessori. Via via che il tempo passava e che la partenza diveniva sempre più concreta, abbiamo destinato tutto il ricavato del nostro lavoro a favore del viaggio. Ed è una cosa di cui siamo molto orgogliose, ci siamo completamente autofinanziate». «Erano anni che desideravo mollare tutto e partire per un viaggio che mi facesse conoscere il mondo e che mi permettesse di conoscere meglio anche me stessa» prosegue Elena. E Matilde la affianca e concorda: «Viviamo con un ritmo tranquillo e consapevole, e il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi e nel cuore ogni giorno: siamo felici». L’idea di Elena e Matilde è quella di proseguire nelle loro tappe, sen-
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za escludere un vero e proprio viaggio intorno al mondo. «Abbiamo cercato tutte le modalità che ci consentissero di viaggiare con il minimo dispendio economico possibile e la maggiore condivisione dei ritmi e della vita dei luoghi in cui ci fermiamo» spiegano. «In questo la piattaforma Workaway ci ha dato e ci sta dando una grossa mano. Si tratta di una piattaforma che raccoglie una rete di host in tutto il mondo: dopo essersi iscritti al sito come singolo o come coppia, è possibile creare un profilo con le proprie capacità, passioni e interessi per poi cercare un host, ovvero una persona, una famiglia o una comunità disposta a ospitare l’interessato per un determinato periodo. Normalmente vengono richieste dalle tre alle cinque ore di lavoro al giorno, con due giorni liberi alla settimana. Ci sentiamo di consigliare questa piattaforma a chiunque volesse viaggiare in modo economico e fare esperienze più in-
tense rispetto a quelle consentite dal cosiddetto turismo di massa. Ovviamente non si alloggia in hotel, spesso bisogna adattarsi a una quotidianità molto diversa da quella a cui si è abituati, ma le esperienze e i legami che si creano in queste circostanze sono davvero incredibili».
Dal Portogallo al Sud America Il viaggio di Elena e Matilde è iniziato in Portogallo. «Inizialmente il nostro progetto originale era di raggiungere i parenti di Elena in Australia, ma la chiusura delle frontiere ci ha costrette a un cambio di piani. Il Portogallo ci ha sempre incuriosito ed era un paese facile da raggiungere per iniziare la nostra avventura. Dopo un viaggio on the road in van nell’Algarve, una fra le prime tappe è stata Fundão, un paesino sperduto al centro del Portogallo. Siamo arrivate ad agosto e lì abbiamo condiviso una roulotte con altre due ragazze italiane. Sempre in que-
«Viviamo con un ritmo tranquillo e consapevole, e il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi e nel cuore ogni giorno: siamo felici».
sta tappa abbiamo sperimentato la «compost toilet», scoprendo che utilizzandola per sole due settimane si risparmia l’acqua che sarebbe necessaria in un wc normale per un anno e mezzo! Dopo Fundão ci siamo spostate più al nord, in un paesino che ospita un’interessante comunità internazionale. Qui negli ultimi quindici anni molte famiglie inglesi, tedesche e olandesi, alla ricerca di uno stile di vita più lento ed ecosostenibile, hanno comprato e risanato buona parte dei terreni abbandonati». Le due ragazze hanno poi proseguito per Canedo, dove hanno potuto scoprire e quindi soggiornare in un eco-resort, in cui gli alloggi sono stati costruiti con materiali di recu-
pero e impianti a basso impatto ambientale. In seguito si sono dirette in Sud America. «La nostra prima tappa ci ha visto atterrare in Costa Rica, proprio nella capitale, San Josè, dove siamo state ospitate per dieci giorni sempre grazie ai contatti di Workaway. Grazie alla fitta rete di conoscenze e collaborazioni del nostro host, abbiamo preso parte a numerosi progetti riguardanti la permacultura e l’ecologia». Successivamente Elena e Matilde hanno preso la via dell’ovest, facendo tappa a Cabuya. «Ad accoglierci c’era un ragazzo italiano, proprietario di una caffetteria con una piccola produzione di cioccolato artigianale, situata appena fuori dal parco na-
zionale di Cabo Blanco. Qui abbiamo imparato l’arte della lavorazione del cacao, partendo dai chicchi grezzi fino ad arrivare alle tavolette, ma non solo: abbiamo avuto anche l’opportunità di ricevere lezioni gratuite di surf dal nostro generoso host, grande appassionato di questo sport. Durante le tre settimane che abbiamo trascorso lavorando il cioccolato, abbiamo alloggiato in una palafitta costruita interamente con materiali ecosostenibili, totalmente immersa nella foresta tropicale. Al mattino venivamo svegliate dalle scimmie e dagli uccelli e, durante la nostra permanenza, abbiamo incontrato anche qualche tarantola e un boa». Il viaggio on the road delle ragazze continua in Messico, tra natura e nuove culture: «Ogni giorno possiamo scoprire le meraviglie del nostro pianeta e dei popoli che lo abitano. È qualcosa di semplicemente meraviglioso». l n Segui le ragazze sul loro canale
Instagram: ere.mitaa
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Il numero riportato accanto ai vari simboli rappresenta sempre l’ora esatta di inizio del fenomeno astrale.
첝 18 캸14
08
12 ore
19
20
Ag07
19
24 ore 03 ++++++
컈첨첩 03
첆 Luna Nuova 첇 Luna Piena 첅 Primo Quarto 첄 Ultimo Quarto Ritmo tropico e altre posizioni
++++++ 03
Luna
Giorni-Radice (elemento Terra). Quando la Luna transita in: 천Toro 철 Vergine 첤 Capricorno
첡 Bilancia
Giorni-Foglia (elemento Acqua). Quando la Luna transita in: 첚Pesci 첞 Cancro Scorpione Giorni-Frutto (elemento Fuoco). Quando la Luna transita in: 첛 Ariete 첟 Leone 첣Sagittario
significative
킈15
Inizio del periodo di Luna Ascendente (fondo di colore chiaro)
킉22
Inizio del periodo di Luna Discendente, equivale al Tempo di Piantagione (fondo di colore scuro)
48 ore
Ritmo siderale e qualità della
01 Nodo Mercurio disc.
Mercurio Periodo di influenza del nodo di o discendente 첦) (il nodo può essere ascendente 캸
첦찥01
13 15 Nodo Venere asc.
Venere Periodo di influenza del nodo di o discendente 첦) (il nodo può essere ascendente 캸
캸씸15
03
Nel caso di nodi, Apogei/Perigei e opposizioni Luna-Saturno, i due numeri più piccoli rappresentano l’ora di inizio e di fine dell’influenza positiva o negativa dell’evento. L’altezza del tassello colorato varia in proporzione alla durata di tale periodo di influenza.
Giorni-Fiore (elemento Aria). Quando la Luna transita in: 척 Acquario 첝Gemelli
Nodi planetari
Ritmo sinodico
Indicazioni generali
IL RISVOLTO DI COPERTINA A APRIRE
In passato, gli agricoltori sapevano SOLO 12 EURO molto bene con quale luna seminare, conoscevano i mesi più indicati per tagliare la legna e i giorni propizi per travasare il vino. Queste conoscenze, che con l’avvento dell’agricoltura industrializzata rischiavano di essere perdute per sempre, sono state sperimentate e aggiornate dal movimento biodinamico, in modo da stabilire con una certa esattezza i giorni più adatti per le diverse operazioni colturali. Il Calendario dei lavori agricoli 2022 raccoglie questi saperi per metterli a disposizione di tutti coloro che, per diletto o professione, sono interessati a CALENDARIO DEI LAVORI AGRICOLI 2022 coltivare sfruttando al meglio le Lunario e planetario secondo il metodo biodinamico di P. e V. Masson - cm 21 x 29,7 - cod. EA431 - pp. 32 - € 12,00 influenze della luna e degli astri.
g
첐 Sole in Sagittario
Sole Cambio mensile di posizione del rispetto alle costellazioni zodiacali
Eclisse di Sole 첐 09.51
Eclisse di Sole
Eclisse di Luna 첒 22.09
Eclisse di Luna
Trigono di Terra-Radice
Trigono di Acqua-Foglia
Trigono di Fuoco-Frutto
Trigono di Aria-Fiore
24 Nodo Marte disc.
Marte Periodo di influenza del nodo di o discendente 첦) (il nodo può essere ascendente 캸
첦씹24
12
Ritmo draconitico
lunare
08
캸14
20
Periodo di influenza del nodo ascendente
19
첦01
07
Periodo di influenza del nodo discendente
lunare
Ritmo anomalistico 13
19
Pg01
Periodo di influenza del Perigeo
lunare
13
Ag07
Periodo di influenza dell’Apogeo
lunare
19
Opposizione Luna-Saturno 03 ++++++
컈첨첩 03
la positività La sequenza ++++++ indica dell’opposizione Luna-Saturno posizioni negative. quando non è contrastata da altre
++++++ 03
ATTENZIONE: vista la grande richiesta per questo calendario, consigliamo a tutti gli interessati di reperire o ordinare con un certo anticipo la propria copia in tutti i negozi del circuito www.negoziobio.info oppure nello shop online www.terranuovalibri.it
Terra Nuova · gennaio 2022
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Trovare il posto giusto Finalmente, una guida online che mette al centro il rispetto per l’ambiente e per le persone, l’attenzione alla nutrizione consapevole, la cura e l’amore per il proprio lavoro.
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Entra anche tu a far parte della Guida! Se rappresenti un’azienda di produzione o trasformazione, un’attività ricettiva o un negozio di prodotti naturali, contattaci: Sergio Tonon, pr@terranuova.it - tel 055 3215729 int. 5
NUOVI PARADIGMI Empatia
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Coraggio
Gratitudine
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Una bussola per apprendere l’arte del Saper Essere Le basi e le finalità dell’approccio educativo My Life Design® di Daniel Lumera, per un’educazione alla consapevolezza, alla responsabilità e alla felicità, in cui anche gli educatori possono mettersi in gioco.
di Gabriele Bindi
C’
è un mondo che corre impazzito sul web. E un altro che fatica a stare al passo: le aule fatiscenti, i laboratori ricoperti di polvere e ragnatele. In mezzo ci sono i giovani che fanno i conti con una spaccatura che ancora fatichiamo a comprendere. C’è qualcosa che non va nella scuola più in generale, nei processi educativi? Il sospetto era già ben radicato, ben prima dell’arrivo della pan-
demia. Poi è arrivato il lockdown che ha dato una scossa violenta alla vita dei ragazzi, con l’emergere di sempre più casi di disagio emotivo e psicologico, soprattutto nella fascia adolescenziale. La frantumazione di molti progetti, la didattica a distanza, le limitazioni dei contatti con l’imposizione delle mascherine a banco, e una stretta significativa alla loro vita sociale, dentro e fuori alla scuola, hanno creato condizioni sempre più inso-
stenibili per i giovani, che sono i veri dimenticati della pandemia. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef La condizione dell’infanzia nel mondo, il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte fra i 15 e i 19 anni, ma in Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi su 100 mila, dopo gli incidenti stradali. Da diversi anni ci si domanda se i metodi educativi siano adeguati. Terra Nuova · gennaio 2022
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NUOVI PARADIGMI Mentre il mondo della formazione e quello del lavoro sembrano spingere sempre più verso una progressiva specializzazione delle competenze, sul piano psicologico appare sempre più urgente dare ascolto ai bisogni dell’individuo e alle relazioni interpersonali. Dove sono finiti i rapporti umani? Dove stiamo noi, con la nostra individualità, i nostri bisogni, la nostra sofferenza o, al contrario, il nostro benessere? Secondo il principio portato avanti da My Life Design®, il modello di educazione alla consapevolezza creato da Daniel Lumera, al sapere e al saper fare bisogna anteporre il Saper Essere. L’educazione non può essere considerata come una teoria da applicare o un fare prestabilito, ma come un processo in cui l’individuo si evolve consapevolmente creando la propria vita nell’autenticità dell’essere.
L’educazione che mancava Il concetto, almeno in teoria, l’abbiamo tutti ben chiaro: l’arte di educare, dal latino ex-ducere, «tirar fuori», non può essere intesa come travaso di nozioni, ma richiede una sfida ulteriore, che coinvolge tutti i soggetti, siano alunni, insegnanti o genitori, e mette in gioco l’intero essere umano al di là della sua capacità di immagazzinare informazioni. Il modello creato da Daniel Lumera in
collaborazione con un gruppo di ricerca e sperimentazione composto da medici, psicologi e scienziati, è l’Educazione dell’Essere, secondo uno dei progetti avviati nel 2020 per sostenere bambini, ragazzi, educatori e genitori nel difficile periodo dell’emergenza sanitaria, mettendo a disposizione strumenti semplici ed efficaci. Un percorso affiancato dal Movimento Italia Gentile che ha visto nascere le Scuole Gentili, per un impegno concreto verso un paradigma educativo che parta dal Saper Essere. A partire dal 2015 la My Life Design Foundation, ente precursore dell’associazione, ha attivato il progetto Dialoghi sul perdono, inserito nel Pof (Piano di offerta formativa) del Dipartimento servizi educativi e scolastici del Comune di Roma ed esteso poi agli istituti di tutta Italia, coinvolgendo, già dalla sua prima edizione, un migliaio di studenti e insegnanti. È nata una collaborazione attiva con diversi istituti scolastici e altri ambiti educativi per offrire percorsi di consapevolezza a bambini e ragazzi, abituandoli sin da piccoli all’ascolto di sé e alla relazione con l’altro, con il coinvolgimento di insegnanti e dirigenti scolastici. Per dare supporto sia ai giovani che a chi si prende cura della loro crescita, durante il periodo più cupo del lockdown sono poi stati attivati diversi progetti online.
Il coraggio dei propri sogni Saper Essere significa riuscire a vivere consapevolmente e con responsabilità, e determinare la propria realtà. Significa diventare responsabili dei pensieri che coltiviamo, di quali emozioni creiamo dentro di noi, delle parole con cui ci esprimiamo e delle azioni che scegliamo di compiere. Le ragazze e i ragazzi che si affacciano al mondo oggi appaiono disorientati e spesso faticano nel trovare prospettive coinvolgenti di fronte a sé. Forse ciò che è venuto meno è anche una certa capacità di sognare, che noi adulti attribuiamo sempre volentieri all’età giovanile, ma che oggi non viene restituita alla collettività come è stato per le generazioni precedenti. Siamo forse in una fase di cambiamento, di cui non riusciamo ancora a intravedere bene i contorni? Potrebbe essere il momento di rivedere anche questi aspetti, di imparare finalmente ad essere. Ci spiega il senso lo stesso Daniel Lumera. «Saper fare, saper avere, saper apparire: ognuno di noi costruisce la propria vita sviluppando uno o più di questi aspetti. Di solito cerchiamo di realizzare i nostri sogni in base a quello che sappiamo fare, come uno sport, la musica, programmare un computer. O in base a ciò che possiamo avere, come una bella macchina e la casa al mare, o a quanto riusciamo a piacere agli altri.
Saper Essere significa riuscire a vivere consapevolmente e con responsabilità, e determinare la propria realtà. Significa diventare responsabili dei pensieri che coltiviamo, di quali emozioni creiamo dentro di noi, delle parole con cui ci esprimiamo e delle azioni che scegliamo di compiere. – Daniel Lumera, ideatore di My Life Design®, il modello di educazione alla consapevolezza
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La forza dietro a ogni emozione Il saper essere si può dunque insegnare? La Onlus My Life Design oggi collabora con gli istituti scolastici e con realtà educative che desiderano offrire veri e propri percorsi di consapevolezza ai ragazzi, abituandoli sin da piccoli all’ascolto di sé, mediante strumenti pratici verso i quali hanno una naturale predisposizione. I percorsi sono sempre diversi, richiedono capacità di empatia e relazione, vengono strutturati e personalizzati secondo le diverse esigenze e modellati in base alle caratteristiche dei bambini o degli adolescenti a cui sono rivolti. Agli insegnamenti sul perdono, elaborati da Daniel Lumera, vengono affiancate diverse tecniche di riconoscimento e gestione delle emozioni, con pratiche di autoconsapevolezza e meditazione, per andare a stimolare l’autostima ed il benessere dei ragazzi, a livello comportamentale, emozionale e relazionale. Il carburante per la trasformazione è dato dalle emozioni che spesso consideriamo «negative» e che possiamo invece vedere come le energie che ci aiutano a realizzare i sogni. È importante sottolineare però che la comprensione psicologica non è sufficiente, c’è bisogno di uno spazio per riconoscerle, permettere loro di manifestarsi, per poi scoprire cosa c’è sotto. «Non esistono emozioni positive o negative, tutte servono e portano qualcosa di buono» spiega Daniel Lumera nell’introduzione del nuovo libro Il sentiero dei 7 valori (Terra Nuova Edizioni).
Il carburante per la trasformazione è dato dalle emozioni che
spesso consideriamo «negative» e che possiamo invece vedere come le energie che ci aiutano a realizzare i nostri sogni.
«Rabbia, paura, gioia, senso di colpa, gelosia, gratitudine, qualunque emozione può essere un potente motore che mette in moto la tua vita, crea situazioni, apre relazioni, porta a scelte e crea cambiamenti. Per questo è importante imparare a riconoscere questi grandi maestri, capire come si mostrano e apprenderne gli insegnamenti, per evitare situazioni che fanno soffrire e per realizzare i propri sogni. Il potere delle emozioni è una forza magica che smuove il mondo. Influenza i nostri comportamenti, ci fa prendere decisioni e ci permette di agire secondo il nostro sentire. La rabbia è una carica di energia molto forte, che può essere trasformata in determinazione, volontà e creatività». «Lo stesso vale per ogni emozione. La paura può essere trasformata in amore e gratitudine, che a loro volta si trasformano in scelte e decisioni che influenzano i comportamenti e via via così crei la tua vita. Anche nelle amicizie più solide può capitare un tradimento o un’ingiustizia che le mette a rischio. Ma se riusciamo a trasformare la rabbia e la delusione che proviamo nella forza necessaria per chiarire e affrontare la situazione, vincendo le nostre resistenze, allora quel legame potrà essere ancora più saldo e più bello» continua Lumera. «Nell’Arte dell’Essere si impara che ogni emozione ha un linguaggio nascosto, segreto, profondo. Prendiamo di nuovo ad esempio il primo grande maestro, la rabbia. Il suo linguaggio è molto particolare. Se rimaniamo in superficie vedremo solo la manifestazione della rabbia, ma andando più a fondo si trova ben altro. Po-
Scienza della Trasformazione di Fabrizio Busca pp. 300 - € 17,49 Edizioni StreetLib
PUBBLIREDAZIONALE
La bella notizia di oggi è che esiste un’altra possibilità, un altro sapere, molto più potente! Si tratta del Saper Essere. Il Saper Essere è una sorta di navigatore automatico che ci fa trovare la strada per scoprire e riconoscere i nostri sogni, quelli più veri. Gli altri tre saperi, saper fare, avere e apparire, servono poi a renderli reali attraverso le decisioni, i progetti, le situazioni e le relazioni. Ma tutto parte dal Saper Essere. Oggi, in questa vita, la felicità diventa un dovere sociale. Individui consapevoli generano atti consapevoli, atti consapevoli generano benessere, pace, felicità, gentilezza, bellezza su tutti i livelli dell’Essere. Educarsi ed educare a questo è possibile».
Il Libro mostra l’aspetto Organico della Realtà come il Processo Naturale e collaborativo da seguire per superare i limiti della società attuale, in ogni settore di vita, valorizzando l’unicità di ogni individuo. Analizza come le idee fondamentali del Meccanicismo generino invece uniformità, conflitto, competizione e consumo. È un percorso attraverso Fisica, Frattali e Scienze Cognitive e propone un’analisi originale del Linguaggio come strumento di creazione. Contiene infine un’Appendice di semplici Esercizi per risvegliare la Naturale Intelligenza Relazionale presente in ognuno di noi. Il Libro fa parte del Progetto Relazione Evolutiva @Relazione.Evolutiva relazione.evolutiva@gmail.com
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NUOVI PARADIGMI
L’esperienza, alla prova dei fatti Valeria Pompili, collaboratrice di Daniel Lumera, ci aiuta a capire come il percorso di crescita debba riguardare anche gli insegnanti e gli educatori prima ancora dei ragazzi. Valeria ha cominciato a lavorare come educatrice in una comunità minorile, dove i bambini sono inseriti dai servizi sociali. Poi ha incontrato Daniel Lumera e si è formata alla Scuola del Perdono (International School of Forgiveness), i cui pilastri fondamentali sono la responsabilità e il perdono stesso, inteso in un senso ben più profondo rispetto a quello che siamo soliti dargli. Oggi Valeria è responsabile dell’area educativa del My Life Design Educational, educatrice professionale con pluriennale esperienza in comunità per minori, tutor della International School of Forgiveness e di My Life Design Academy. Ha ideato lo «spazio dell’immaginazione» per i più piccoli e l’«educazione dell’Essere» per ragazzi, genitori e insegnanti, e coordina il progetto delle Scuole Gentili. «Il lavoro educativo è prima di tutto un lavoro su se stessi» conferma. «Continuando a lavorare in comunità, ho iniziato ad applicare la metodologia del perdono e vari strumenti di meditazione. Mi sono resa conto di come stava cambiando la mia relazione con i ragazzi. Ho sentito una maggiore presenza rispetto all’ascolto e alla relazione con loro. Approfondendo ulteriormente la relazione ho visto che attraverso di loro mi avvicinavo sempre più a me stessa. A volte le relazioni possono essere difficili e sovraccaricate di peso emozionale. Ho iniziato a donare quel carico ed è diminuito il livello di stress. Sono riuscita a stare in quello che c’era, mi sono tranquillizzata. Grazie al principio di interconnessione si riesce ad avere un dialo48
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go più profondo anche nei casi più difficili». «Tutte le cose che si trovano ne Il sentiero dei 7 valori sono strumenti» prosegue Valeria, «il passaggio ulteriore è quello di abitare consapevolmente gli stati emotivi, scegliere gli strumenti a seconda del tuo stato di presenza e di chi hai di fronte. È la stessa cosa che accade a un genitore: il figlio mette in evidenza al genitore gli aspetti di sé rinnegati. Si tratta di reintegrare in sé tutte le parti che abbiamo rinnegato o non ancora esplorato. Si può decidere di educare o per paura o per amore. Un genitore spesso agisce con la paura di perdere il controllo della situazione, fatica a sintonizzarsi sul bisogno del ragazzo. Dopo un po’ ti rendi conto che i ragazzi osservano il modo in cui riesci a stare nella relazione con loro. Si parte dal saper essere, poi tutto il sapere e il saper fare si allineano di conseguenza ad esso. Per me è stato importante fare meditazione quotidiana, esercitare la pratica del perdono».
Superare le divisioni Purtroppo oggi viviamo sempre più la divisione, che si è ulteriormente acuita con l’arrivo dell’emergenza del Covid e riguarda anche i metodi educativi. «Ciò che noi chiediamo non è di aderire all’una o all’altra idea, o di stravolgere l’andamento scolastico» spiega Valeria Pompili. «Si può cominciare semplicemente a inserire un momento di ascolto. Se sei in missione di pace non vai in un conflitto per schierarti. Cerchi di stare nell’unità, con gentilezza, perdono, gratitudine, ciò che in fondo accomuna ognuno di noi. Cercare di essere nell’unità e di agire portando le proprie azioni a questo». «Il metodo My Life Design® è un processo di sintesi e non di analisi. L’espressione «essere umani» è fatta di due parole, curare gli esseri umani significa coltivare sia l’essere che la stessa umanità o personalità, quella parte che io creo per stare nel mondo. Ma le nevrosi nascono perché ci troviamo sganciati dall’essere. Nel
processo educativo sperimentiamo quasi sempre la carenza di amore. Si può riconoscere una persona in modo condizionato, se si comporta bene o è bravo a scuola, ma ci sono poi le carezze incondizionate, una cura che do alla persona perché esiste e basta. Questa forma di riconoscimento la posso trasmettere solo quando è ben integrata in me. I permessi che non si sono dati i genitori difficilmente possono essere dati ai figli. In ognuno c’è sempre la possibilità di creare consapevolmente la propria vita, ma deve trovare qualcuno, almeno una persona al mondo, che lo faccia sentire amato incondizionatamente, che sia un insegnante, un genitore, un amico». Avanti, dunque, rimbocchiamoci le maniche, insegnanti, educatori, genitori! Non c’è solo il Covid e il pessimismo. Possiamo continuare a metterci in gioco e allenarci a rimanere di più in contatto con la nostra verità. In tempi di pandemia bisogna ribadirlo: anche la gentilezza, come la gratitudine, la felicità, l’ottimismo e il perdono, è virale e può contagiare! A volte basta solo ricordare. «Da piccoli sapevamo quant’era bello essere in una condizione di purezza, di gentilezza» sostiene Daniel Lumera. «Dobbiamo ricordarci come si fa ad entrare in quella frequenza, a vibrare in quella sequenza, ad aprirci alla luce della vita come un fiore ed emanare il profumo del nostro cuore, del nostro amore, della nostra gentilezza, della nostra leggerezza. In questo modo faremo entrare in risonanza con questa frequenza tutti i cuori che saranno disposti ad ascoltarsi di nuovo e avranno il coraggio di seguirsi». l n PER APPROFONDIRE: #O
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DANIEL LUMERA FABRIZI A DR AGONE DILETT TA MAR ABINI VALER RIA P OMPILI CL AUDIIO S AB AT O
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SE ENTIE ER O 7 VAL A ORI O
Dirittii d’autore dev d olluti a My Life Design ONLUS
trebbe trattarsi di gelosia, ansia, stanchezza, solitudine, disagio. La rabbia è l’emozione che ti permette di reagire a quella situazione, ma in realtà è una richiesta di altro. La maggior parte delle volte la rabbia è una richiesta di amore, presenza, attenzione e cura».
IL SENTIERO DEI 7 VALORI Un viaggio fuori e dentro di te di Daniel Lumera et al. pp. 224 Vedi tutte le opzioni di acquisto su www.terranuova.it/ecocircuito UN VIAGG GIO FUORI E D ENTR O DI TE
n Per saperne di più sul progetto My Life Design®
di Daniel Lumera: www.mylifedesign.org/cosa-facciamo/educazione
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a cura di Sylvie Hampikian De
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Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)
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Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili
i no Im b e v i a nc ern ar ic ia e re Pa ne
12a LUNAZIONE o del sogno (4 dicembre - 2 gennaio)
Luna fasi e transiti
Or t e go iar d
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VISTA L’EMERGENZA COVID19, INVITIAMO I LETTORI A VERIFICARE CHE GLI EVENTI SEGNALATI SI SVOLGANO REGOLARMENTE NELLE DATE INDICATE
Mercato del contadino (m), Macerata , c/o Ass. Idea 88, via Panfilo 19, ex Mattatoio, zona stadio, tel 348 3221483 - www.cisei.info [tutti i sab pomeriggio]
Mercato del bio (m), Bazzano (Bo), via Zanardi angolo via Mazzini, tel 347 5632650 AAA Mercato del contadino (m), Napoli, piazza Salvo D’Acquisto (piazza Carità), tel 334 3620639 [tutte le dom mattina]
Umbria terra viva (m), Perugia (Pg), piazza Piccinino - tel 075 888630 [1° dom di ogni mese] Bio Marché (m), Budrio (Bo), piazza Antonio da Budrio in estate, Galleria Sant’Agata in inverno, 7:38 tel 338 40039572 - www.associazione-eco.it [tutti i lun pomeriggio] 16:51 Meglio Bio (m), Toscolano Maderno (Bs), p.zza Nassiriya, tel 393 9242224 - www.labuonaterra.it Martedì gras (m), Ravenna, c/o Casa Spartaco, via Chiavica Romea - www.spartaco.org/gras 7:38 Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Vaag 61, via P. Fabbri 110, 16:52
tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [ogni mar sera] l Tra sogno magia e benessere (f), Pisa, Stazione Leopolda - fino al 9
7:38 16:53
Mercolbio (m), Imola (Bo), centro sociale La Stalla, via Serraglio 20 www.gasimola.ilbello.com [tutti i mer]
Mercatino bio (m), Genova, via Cesarea, tel 348 3138418 [tutti i gio] Mercatino bio (m), Verona, piazza Isolo, tel 045 8078574 [tutti i gio]
gio
7:38 16:54
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Bio marché (m), Lugo (Ra), c/o Logge del Pavaglione, ang. piazza Trisi - tel 347 3230485 7:38 Mercato 47 (m), Bergamo, Centro soc. magazzino 47 - via industriale 10 - www.magazzino47.org 16:55 Mercatino a filiera corta (m), Siena , viale Maccari - tel 0577 292401
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7:35 Bio Marché (m), Budrio (Bo), piazza Antonio da Budrio in estate, Galleria Sant’Agata in inverno, tel 338 40039572 - www.associazione-eco.it [tutti i lun pomeriggio] 17:06 7:34 17:07
Martedì gras (m), Ravenna, c/o Casa Spartaco, via Chiavica Romea
mar
Mercatino Bio (m), Carmagnola (To), piazza Sant’Agostino, tel 011 7808166
mer
7:34 17:08
gio
7:33 17:10
ven
7:32 17:11
sab
7:32 17:12
Mercatino bio (m), Forlimpopoli (Fc), piazza Paolucci, tel 340 5929368 [tutti i gio mattina]
Mercatino del biologico (m), Rovereto (Tn), piazza Erbe - tel 0464 452202 Mercato biologico ed altro... (m), Lesignano de’ Bagni (Pr), c/o Circolo San Martino, Loc. Stadirano, gastronauti.lesignano@gmail.com [secondo sab di ogni mese]
Mercatino del biologico (m),Traversetolo (Pr), via San Martino - tel 0521 344557 Naturalbergamo (m), Bergamo , piazza Dante - tel 333 6332432 - www.agribioart.it Appiano Natura (m), Appiano Gentile (Co), piazza Libertà - tel 349 8610196 Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o giardino Opiulesco, via Normandia,
Carrubo
Borgo Panigale - tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i lun pomeriggio]
Mercatino bio (m), Genova, Largo Lanfranco, tel 348 3138418 [tutti i mar] Mercato del contadino (m), Tolentino (Mc), c/o Ass. CiSei, via Gramsci 1,
baccelli.
tel 339 4473220 - www.cisei.info [tutti i mar e i sab mattina]
A’ fera bio (m), Caltanissetta, c/o Mercato Coperto, via L. Rizzo, via Malta,
- Proprietà:
tel 347 4355933 - www.aferabio.it [tutti i mer pomeriggio] Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Labas, via Orseo 46, tel 347 4083255 Mercatino bio (m), Venezia, zona Santa Marta, tel 049 8687176 [tutti i gio pomeriggio] Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Ex mercato 24, via Fioravanti, tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i gio sera]
anticatarrali, anticolesterolemiche, antinfiammatorie, antiglicemiche, astringenti, emollienti.
- Controindicazioni: possibili interazioni con farmaci per colesterolo e glicemia.
El Biologico en tram, Vigodarzere (Pn), piazzale del capolinea del tram della Frazione Pontevigodarzere - tel 049 8687176 [tutti i ven mattina]
Pianta mediterranea per eccellenza, il carrubo è originario proprio del bacino meridionale del Mediterraneo. Secondo la leggenda, le gustose e nutrienti carrube sfamarono Giovanni Battista nel deserto: perciò sono dette «pane di San Giovanni». Usate a scopo terapeutico nel Medioevo, nel Rinascimento le carrube erano molto apprezzate in cucina, tanto da essere usate nelle salse salate. Oggi questi baccelli (di fatto si tratta di legumi, anche se non vengono usati proprio come i fagioli e le lenticchie) sono utilizzati per ricavare due farine: una dai semi e una dalla polpa. La prima viene usata come addensante in cucina. Aggiunta all’acqua del bagno è rinfrescante, emolliente, reidratante e decongestionante per la cute arrossata e sensibile. La seconda, ricca di fibre e minerali, è usata come surrogato del cacao ed è pure un’alleata dell’apparato gastrointestinale. Aiuta infatti a frenare le diarree (al contrario, la polpa fresca è leggermente lassativa), a riequilibrare la flora batterica (funzione prebiotica), a calmare il bruciore di stomaco. È utile anche per alleviare il mal di gola.
La terra è la piazza (m),Cagliari, via Po, ang. via Elmas - tel 070 22125 [tutti i sab mattina] Ben-essere Biologico e Naturale (m), Grugliasco (To), piazza LXVI Martiri, via Lupo, tel 011 40131 [3° sab di ogni mese escluso ago] Mercato del biologico (m), Lecco, via Bovara Mercatino biologico in piazza (m), Cittadella (Pd), piazza Piero Bon, tel 049 9413438 La fierucolina (m), Firenze, piazza Santo Spirito - tel 055 697747
www.spartaco.org/gras [tutti i mar sera] www.piemontebio.eu [tutti i mer mattina]
Mercatino bio (m), Venezia, c/o cooperativa Rio Terà dei Pensieri, tel 049 8687176 Terra Terra (m), Ozzano dell’Emilia (Bo), viale del Municipio - tel 051 6521250 I mercatini del biologico (m), Caserta, piazza G. Marconi, tel 0823 326755
Sapone antinfiammatorio e ammorbidente alla carruba
Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o cortile della Scuola di Pace, Via Udine, Quartiere Savena, tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i ven sera]
dom
Farmers’ market (m), Misterbianco (CT), c/o Az. Agricola Cuba - tel 328 1137154 Il melograno (m), Bazzano (BO), via Zanasi - tel 051 6723060 Mercatino bio (m), Pisa, piazza Santa Caterina, tel 339 3178530 Mercatino Biologico Ecocompatibile (m), Cremona, piazza Stradivari, tel 339 5038973 7:31 Mercatino del contadino (m), Trevi (Pg), p.zza Mazzini - tel 0742 332269 - www.treviturismo.it 17:13 Mercato dei contadini critici (m), Roma, c/o circolo Forte Fanfulla, via Fanfulla da Lodi
lun
7:30 17:15
Bio Marché (m), Faenza (Ra), le Cappuccine - www.poderidiromagna.it [tutti i lun sera]
7:30 17:16
Mercatino di produttori biologici (m), Bologna, c/o Vaag 61, via P. Fabbri 110,
mar
Piccolissimo mercato del biologico ed equo e solidale (m), Cesena (Fc),
mer
7:29 17:17
c/o magazzino Parallelo, via Genova, zona Ex Mercato, tel 349 2202612 [tutti i mer sera]
gio
7:28 17:18
Mercatino bio (m), Genova, via Cesarea, tel 348 3138418 [tutti i gio]
7:27 17:20
Bio marché (m), Lugo (Ra), c/o Logge del Pavaglione, ang. piazza Trisi
ven sab
7:26 L’altromercatino (m), Ancona (AN), c/o Terzo Arco, via Marconi - tel 340 5108512 - www.equoebio.org Mercatino bio (m), Mestre (Ve), piazza Allegri - tel 049 8687176 17:21 Meglio Bio (m), Brescia, via della Maggia 3 - tel 393 9242224 - www.labuonaterra.it 7:25 17:22
Mercatino Bio (m), Bergamo, piazza Cittadella - tel 333 6332432
dom lun
7:24 17:23
Bio Marché (m), Faenza (Ra), le Cappuccine - www.poderidiromagna.it [tutti i lun sera]
Grattugiate 150 g di sapone di Marsiglia puro e versate il tutto in una ciotola resistente al calore. Unite mezza tazza di acqua, mettete il recipiente su una pentola con acqua a leggero bollore e fate sciogliere le scaglie a bagnomaria, coperte, per circa un quarto d’ora. Ogni tanto rimestate. Intanto macinate finemente 100 g di mandorle sgusciate aiutandovi con 2 cucchiai di farina di polpa di carruba. Quando vedrete che il sapone è cremoso unite questi ingredienti insieme a 3-4 cucchiai di olio di oliva. Rimestate bene e trasferite in uno stampo spolverizzato di borotalco. Attendente almeno sei giorni prima di sformare il sapone.
tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [ogni mar sera]
Tratto da La tua farmacia naturale (Terra Nuova Edizioni), di Sylvie Hampikian
Frutta e verdura di stagione Verdura: broccoli, cardi, cavolfiori, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles, cicoria, dolcetta, erbette, finocchio, funghi, patate dolci, porri, scalogni, sedano rapa, spinaci, topinambur, tartufi neri, verze. Frutta: alchechengi, arance, mandarini, mele, pere, pompelmo. Erbe aromatiche: alloro, aneto salvia, rosmarino, timo, prezzemolo.
tel 347 3230485 [tutti i ven sera]
L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o »
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Luna ascendente Luna discendente Nodo Lunare Nord (o ascendente) Nodo Lunare Sud (o discendente)
l Eventi dove potete trovare Terra Nuova
Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare. Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.
Ceratonia siliquaa
- Parti usate:
Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve. Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.
ORTO. Giorni favorevoli per raccogliere erbe aromatiche e medicinali, trapiantare e seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Con l’eccezione, tra gli ortaggi da foglia, di lattuga, spinaci, cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave, mais e piante da radice si seminano in luna calante. FRUTTETO. Piantumare e trapiantare alberi e arbusti da frutto a debole vigoria. GIARDINO. Seminare fiori, piantumare alberi, arbusti e siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.
il mensile del naturale · dal 1977
ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono (cavoli, sedano, bietole da coste) o che non devono andare prematuramente a seme (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare cipolle, aglio e porro. Lavorare e concimare il terreno. FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Lavorare e concimare il terreno. GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno. Disegni di Massimo Astore
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DOSSIER
Vivere senza bollette… di Claudia Benatti
E tanti altri modi per «uscire dalla griglia». Riflettere, scegliere, decidere, agire per un nuovo paradigma che sia veramente e urgentemente rivoluzionario. Ricostruendo le comunità e accogliendo la complessità.
• No, non dobbiamo reinventare il capitalismo... Partiamo dalla riflessione, per comprendere le diverse implicazioni, cause, declinazioni di ciò che sta accadendo.
• Ripensarsi, resistere, rinnovarsi. Guida all'azione local Proseguiamo addentrandoci nelle azioni concrete che possiamo attuare da subito nel nostro quotidiano per iniziare a costruire il ponte che ci può portare al nuovo approdo.
• Di esperienza si vive e si cresce Concludiamo conoscendo esperienze e accogliendo suggerimenti da chi ha già compiuto almeno parte del cammino. Terra Nuova · gennaio 2022
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DOSSIER Vivere senza bollette
No, non dobbiamo reinventare il capitalismo…
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el dossier The great greenwashing pubblicato nel febbraio scorso su Terra Nuova, venivano poste due domande: dobbiamo fidarci della versione rassicurante e caritatevole con cui ci viene presentato il «nuovo capitalismo green»? E poi: una «nuova» versione del sistema che ci ha condotto fin qui può essere veramente la soluzione per uscire dall’empasse? Gli esperti intervistati, impegnati nel sociale, nell’economia solidale dei beni comuni, nello sviluppo di un nuovo paradigma necessario, già allora erano arrivati alla conclusione che no, non era possibile. Oggi quella conclusione è divenuta una convinzione sempre più diffusa: stiamo assistendo a un tentativo di greenwashing di dimensioni globali che reitera i principi della crescita infinita, del neoliberismo, del consumo e del consumismo, e che va di pari passo col rifiuto di considerare tutto ciò che potrebbe far deragliare dai binari l’utilissimo e vantaggioso (per pochi) treno del capitalismo a oltranza. Con un «aggravante»: lo sdoganamento del concetto che se all’obiettivo non si arriva con le buone, sono lecite anche «le cattive». Ma andiamo per ordine e proviamo a mettere insieme qualche tassello in più. Tenendo presente che, sebbene possa sembrare una tenzone fra Davide e Golia, non è affatto il momento di gettare la spugna. Nel 2007 Naomi Klein pubblicò il suo libro sulla shock economy, che coniava il concetto e il termine di un «capitalismo dei disastri» che coglie l’occasione di uno stato di shock per effettuare un cambiamento rapido, permanente e irreversibile nella società. Ora, non vale la pena domandarsi se ciò che si sta protraendo dall’inizio del 2020 non sia una sorta di «cavallo di troia», di shock funzionale (politico, sociale ed eco-
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nomico) atto a consentire di bruciare ancor più le tappe? E vale la pena domandarsi se questa «urgenza estrema» che viviamo da quasi due anni non abbia di fatto sdoganato una subordinazione di diritti e libertà fondamentali funzionale a garantire che si possa procedere come previsto senza rallentamenti? O queste ipotesi potrebbero rivelarsi un’interpretazione azzardata? Intanto, vale la pena prendere nota che sul sito dell’ormai famoso World Economic Forum si può leggere un articolo dal titolo «Per ricostruire meglio, dobbiamo reinventare il capitalismo»1 firmato da Peter Bakker, Ceo del Wbcsd, World business council for sustainable development (notare le ultime due parole: «sviluppo sostenibile»), organizzazione di cui fanno parte2 colossi come Bayer, Arcelor Mittal, Cargill, Chevron, Daimler, DuPont, Edf, Enel, Eni, Roche, Gsk, Google, Microsoft, Michelin, Mitsubishi, Nestlè, Novartis, Philip Morris e così via.
La «spinta gentile» «Per passare dal business-as-usual alle trasformazioni accelerate che sono necessarie» si legge nella presentazione del Wbcsd3 «i business leader devono fare propri tre nuovi approcci di pensiero: reinventare un capitalismo che premi la creazione di vero valore; focalizzarsi sulla costruzione di una resilienza a lungo termine; adottare un approccio rigenerativo che non faccia danno. Il business deve assumere un ruolo guida, deve lavorare sulle trasformazioni dei sistemi progettandole, insieme a scienziati, decisori politici, esponenti della finanza e investitori, innovatori e consumatori. Solo una collaborazione che raggiunga livelli senza precedenti creerà l’impatto e la velocità necessari per raggiungere
l’obiettivo di far vivere tutti bene sul Pianeta entro il 2050». Quindi, tutti «insieme» ma per rimanere strettamente entro i confini progettati proprio da quel sistema super centralizzato che ha generato i problemi e che oggi si presenta con l’abito nuovo per risolverli in nome del bene dell’umanità. Diciamolo: non è che ci sia bisogno di essere «complottisti» per trovare queste dichiarazioni un po’ dure da digerire. A ben vedere, si tratta di una «impalcatura» compatibile e affine all’idea che si ricava da alcuni passaggi del libro Nudge. La spinta gentile di Richard Thaler, premio Nobel nel 2017 per «il suo contributo negli studi sull’economia comportamentale», e Cass Sunstein, docente alla Harvard Law School; testo che può sedurre o inquietare, a seconda di chi legge. «Ci consideriamo paternalisti» scrivono Thaler e Sunstein «in quanto pensiamo che sia lecito per gli architetti delle scelte cercare di influenzare i comportamenti degli individui al fine di rendere le loro vite più lunghe, sane e migliori. In altre parole, siamo convinti che le istituzioni del settore privato e del settore pubblico debbano fare uno sforzo consapevole per indirizzare le scelte degli individui in modo da migliorarne le condizioni di vita. Per come lo intendiamo noi, un provvedimento è “paternalistico” se cerca di influenzare le scelte in modo da migliorare il benessere di coloro che scelgono». Dunque, a stabilire cosa è «bene» per gli individui saranno i «paternalisti», che evidentemente considerano non accettabile né auspicabile il diritto all’autodeterminazione degli individui stessi. Infatti spiegano: «Attingendo ad alcuni risultati comprovati nell’ambito delle scienze sociali, dimostreremo che, in molti casi, gli individui prendono
No, non dobbiamo reinventare il capitalismo...
cattive decisioni: decisioni che non avrebbero preso se avessero prestato piena attenzione e se avessero posseduto informazioni complete, capacità cognitive illimitate e totale autocontrollo». E ancora: «Gli architetti delle scelte pubblici e privati […] cercano attivamente di spingere gli individui in una direzione che possa migliorare le loro condizioni di vita, pungolandoli».
Il concetto di homo oeconomicus Ci sono altri passaggi del libro che meritano di essere letti e conosciuti: «Chi rifiuta un approccio paternalistico spesso sostiene che gli esseri umani sono perfettamente capaci di fare le proprie scelte o, se non perfettamente capaci, sicuramente più capaci di chiunque altro (specialmente se quel chiunque altro lavora nella pubblica amministrazione). Che abbiano studiato economia o meno, molti sembrano accettare almeno implicitamente il concetto di homo oeconomicus: l’idea, cioè, che ognuno di noi sia in grado di ragionare e di scegliere in modo infallibile, conformemente all’immagine degli esseri umani che ci viene proposta nei libri di testo di economia. Se leggete un manuale di economia, scopri-
paternalismo. Vogliono che il governo lasci i cittadini liberi di scegliere autonomamente. […] Si oppongono al paternalismo, o credono di opporvisi, e guardano con scetticismo alla possibilità di ricorrere ai pungoli. Noi crediamo che il loro scetticismo sia basato su un falso presupposto […]. Il presupposto da cui partono è che pressoché tutti gli individui, quasi sempre, compiono scelte che sono nel loro migliore interesse o, come minimo, migliori delle scelte che verrebbero fatte da qualcun altro. Noi pensiamo che questo presupposto sia falso, palesemente falso. Anzi, pensiamo che nessuno, riflettendoci sopra, ci creda davvero». Si inizia così; poi magari, se il pungolo o la spinta gentile non bastano più, per non perdere tempo nel rete che l’homo oeconomicus ha le raggiungere gli obiettivi stabiliti dai facoltà intellettuali di Albert Einstein, «paternalisti», c’è chi non esclude mauna capacità di memoria paragona- niere più forti… e sempre in velocità. bile a quella del Big Blue, il supercomputer della Ibm, e una forza di Inflazione, privatizzazione, volontà degna di Gandhi. Davvero. Ma le persone che conosciamo non privacy sono fatte così. Le persone vere rie- È una escalation che si è vista in Itascono a malapena a fare una divisione lia, per esempio, nella gestione dellunga senza usare la calcolatrice, le restrizioni per la pandemia, nella qualche volta dimenticano il com- diffusione di un sentimento di propleanno del marito o della moglie e fonda paura e nel discredito di quail giorno di Capodanno accusano i lunque forma di dissenso. Qualunque sia l’idea che ognuno postumi di una lunga bevuta. Non appartengono alla specie dell’ho- di noi si è fatto su questo delicato e mo oeconomicus, ma a quella complesso argomento, è innegabile dell’homo sapiens. Per evitare di che ci sia stata una polarizzazione delusare il latino, d’ora in poi nel rife- le posizioni che ha scavato un solco rirci a queste due specie, una im- nella società generando divisioni, maginaria e una reale, useremo le ostilità ed esasperazione. E una delle conseguenze più evidenti del conespressioni “Econi” e “Umani”». «Centinaia di studi confermano testo che stiamo vivendo è che semche le previsioni degli Umani sono brano passare inosservati, o vengoimprecise e distorte; anche il loro no accettati con rassegnazione, feprocesso decisionale presenta nu- nomeni come l’inflazione galopmerosi difetti» continuano Thaler e pante, lo sblocco dei licenziamenti Sunstein. «[…] Secondo la nostra de- che ha visto falcidie significative finizione, un pungolo è qualsiasi ele- negli stabilimenti produttivi, l’aumento che incide in misura signifi- mento dei prezzi delle merci e delle cativa sul comportamento degli bollette, lo smantellamento implaUmani ma che viene ignorato dagli cabile del servizio sanitario pubbliEconi. Gli Econi reagiscono soprat- co a vantaggio dei privati, i decreti tutto agli incentivi. […] Molte per- legge del potere esecutivo (strusone, essendo favorevoli alla libertà menti che dovrebbero avere carattere di scelta, rifiutano qualsiasi forma di eccezionale e che invece sono diTerra Nuova · gennaio 2022
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DOSSIER Vivere senza bollette
Il punto BIODINAMICO di Carlo Triarico
Nei tempi più bui «amor vincit omnia» Cosa avviene nella natura e in noi nel periodo che dall’autunno porta all’inverno? Durante l’estate giunge e maturazione quanto nato in primavera. La natura arriva a scaldare ed espandersi fino a una vera e propria cottura. I frutti e i semi manifestano quanto il caldo abbia agito in estate. Nell’autunno osserviamo ovunque le ceneri di quell’incendio. Le foglie e i semi cadono. Una grande quantità di carbonio organico piove sulla terra dalla vita che ha bruciato in estate. Con le piogge autunnali quella cenere si scioglie in acido carbonico e tutto quel nutrimento è pronto a essere assorbito dalla terra, dove il freddo lo conserverà. Mentre ciò che è esterno pare impoverirsi di vita, il terreno che non vediamo si arricchisce di vitalità e nell’inverno tutta quella forza penetra nella terra. Sotto la fredda luce invernale, sotto la neve, si concentrano i nutrimenti che proprio in autunno si erano accumulati con straordinari fenomeni di vita microbica. I contadini concimavano in autunno, fiduciosi che la terra avrebbe restituito tutto trasformato e rafforzato per le semine di primavera. Così nell’inverno l’essere umano coltiva l’interiorità. Il lavoro dei campi diventa essenziale, si risistemano tutte le condizioni per i lavori a venire. La terra, apparentemente spoglia, è interiormente al massimo se stessa. Raccogliamo anche noi le nostre forze e le coltiviamo interiormente, specie in questi tempi difficili. La stessa alimentazione invernale è orientata a rafforzarci. Dal lato opposto alla Terra, nella periferia, si manifesta un fenomeno polare: il sole, che al solstizio invernale era arrivato al suo minimo, inizia la risalita. Proprio quando per noi inizia l’inverno, in cielo il sole prende a risalire, le giornate ad allungarsi e ciò provoca quell’elevazione del nostro essere che altrimenti si sentirebbe solo in sé per affrontare l’inverno. Questo è il momento in cui, come uomini, possiamo vivere con più consapevolezza. Tanto più buio vogliono farci sentire, tanto più amor vincit omnia. Carlo Triarico, storico della scienza, presiede l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. È vicepresidente di Federbio e direttore dell’Istituto APAB.
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ventati la prassi, tutti ratificati dal Parlamento spesso con l’imposizione del voto di fiducia) che hanno visto, tra l’altro, l’assalto alla diligenza dei servizi pubblici locali4 e la macellazione della privacy5, il freno posto all’abbandono delle fonti fossili, poi una legge di bilancio6 all’insegna del neoliberismo e delle privatizzazioni.
Distruzione degli ecosistemi e degli spazi democratici E se vogliamo guardare anche oltre i nostri confini, vediamo gli ennesimi fallimenti dei vertici sul clima, le continue distruzioni di habitat ed ecosistemi, l’ipersfruttamento di risorse (anche umane) e la «pianificazione di un salto di qualità nello sfruttamento della natura e dei territori, che ci verrà venduto come l’unica scelta possibile per “riattivare l’economia” dopo la crisi pandemica», come scrive l’Osservatorio sulla Repressione nel libro Umanità a perdere.
Cambiare schema di pensiero Un problema non può essere risolto dallo stesso livello di conoscenza che lo ha generato: lo ha detto Albert Einstein. Se si accetta questa considerazione, allora per risolvere quel problema occorre cambiare schema di pensiero. Si può realisticamente affermare che a farlo possano essere gli stessi che da quel paradigma non vogliono uscire né farne uscire popoli e Pianeta? Il lupo può travestirsi da agnello; ma può diventare agnello? Se si conclude che non può diventarlo, allora andiamo incontro a
una epocale operazione di greenwashing, che avrà in sé una trasformazione globale e capillare della società. E se si pensasse invece di cambiare la sostanza? E se ci si cimentasse nel cambiare radicalmente schema di pensiero? Che magari vada esattamente dalla parte opposta rispetto al «modello» appena descritto e che potrebbe esprimere un mix preoccupante di capitalismo-totalitarismo? E se si desse ampiezza, corpo, azione e voce a quella rete di relazioni che ancora sopravvive (anzi, vive) e che vede connesse tante persone che invece delle divisioni e delle diffidenze vogliono coltivare sensibilità comuni, reciprocità, affinità, rispetto e vera sostenibilità umana, economica e ambientale? Potrebbe costituire una risposta/reazione sufficientemente forte da invertire la tendenza? Utopia? Se non si prova, non lo si saprà mai. Se si cominciasse a spostare tante più caselle e a giocare con tutt’altre regole, qualche circuito comincerebbe ad andare in tilt? In sostanza, si può agire e vivere smarcandosi dal capitalismo eterno? Non ci sono ricette semplici o semplicistiche per individuare cosa si possa fare e come si possa agire per arginare la marea incombente. Ma sicuramente possiamo porci nella complessità, rimboccarci le maniche, uscire dalla nostra zona di comfort e diventare protagonisti di un paradigma differente. Di seguito abbiamo voluto provare a fornire input, spunti, suggerimenti ed esperienze, che non sono affatto esaustivi ma che possono dare forma, corpo e voce a un’altra prospettiva. n
Note 1. www.weforum.org/agenda/2020/07/to-build-back-better-we-must-reinvent-capitalismheres-how 2. www.Wbcsd.org/Overview/Our-members 3. www.Wbcsd.org/Overview/About-us/Vision-2050-Time-to-Transform 4. www.terranuova.it/News/Attualita/Marco-Bersani-Draghi-all-assalto-dei-servizi-pubblici-locali 5. www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/10/21/capienza-governo-garante-privacy/?refresh_ce=1 6. www.terranuova.it/News/Attualita/Giulio-Marcon-di-Sbilanciamoci-legge-di-bilancio-liberista-e-filosofia-economica-fondata-sui-privati
Ripensarsi, resistere, rinnovarsi. Guida all’azione local
Ripensarsi, resistere, rinnovarsi. Guida all’azione local
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rospettiva nuova e azione local, poche parole per un grandissimo significato: non solo cercare espedienti per riadattarsi alla meglio nel mutare veloce delle situazioni, ma anche e soprattutto per passare a un differente modo di concepire acquisti, consumi, relazioni, denaro e impatti delle nostre azioni quotidiane. Non si tratta di novità sconvolgenti, ma la loro forza sta nell’inserirsi in un contesto complessivo di cambiamento necessario; queste scelte possono essere concretamente calate, declinate e realizzate in un periodo difficilissimo come è quello in cui ci troviamo ad annaspare. Se un numero crescente di persone mettesse in atto da domani anche solo la metà delle azioni riportate di seguito, ce ne sarebbe a sufficienza da far incanutire precocemente tutti i neocapitalisti, filantrocapitalisti e navigati del greenwashing, che stanno solo aspettando che venga posato anche l’ultimo metro di recinzione. Si ringrazia per la collaborazione Local futures, l’associazione di cui è promotrice Helena Norberg-Hodge, autrice del libro L’economia della felicità.
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n CONTATTI UTILI: nell’impossibilità di fornire contatti capillari
riferiti alle tantissime realtà presenti sul territorio nazionale, ci limitiamo a qualche riferimento. • L’Associazione Rurale Italiana mette a disposizione una mappa di scuole di agricoltura, piccoli produttori, case delle sementi e Gas che trovate qui www.assorurale.it/mappaturacontadina • Elena Tioli anima da anni il sito di informazione www.viveresenzasupermercato.it • Potete consultare anche il sito della Rete Semi Rurali https://rsr.bio, quello della Rete dell’Economia solidale www.economiasolidale.net, quello dei gruppi d’acquisto www.e-circles.org
Il cibo Gli sforzi vanno indirizzati verso un’economia alimentare locale per avere cibo sano, rivitalizzare relazioni e fiducia, supportare l’agricoltura biologica e la biodiversità e per non dipendere da un sistema centralizzato. l Frequentate i mercati contadini (se non ne avete vicino a casa, pensate a organizzarne uno) e acquistate dai produttori; può tornare molto utile stabilire relazioni di fiducia per un cibo sano e sicuro. l Raccogliete i vegetali che crescono spontaneamente nelle aree meno inquinate vicine a voi. Ci sono ottimi libri per imparare a riconoscerle. l Organizzate (o partecipate a) frutteti o orti comunitari e food forest; si possono anche richiedere spazi pubblici. Spesso in molte aree urbane esistono già e attendono di essere rivitalizzati. l Organizzate una (anche se piccola) autoproduzione alimentare coltivando vegetali commestibili nel giardino o sul balcone. l Non acquistate alimenti, vegetali o animali, provenienti da coltivazioni o allevamenti intensivi. Cercate di ridurre il più possibile gli acquisti dalla grande distri-
buzione organizzata; in caso di scarsità di approvvigionamenti, la differenza la faranno appunto le relazioni e i contatti con chi vi può garantire cibo in loco. Cercate modi di recuperare o redistribuire il cibo che andrebbe sprecato: aiutate a raccogliere dove le coltivazioni sono in eccedenza e accordatevi per trattenerne per il vostro consumo personale o dei vostri conoscenti; accordatevi anche per recuperare e utilizzare e/o distribuire alimenti che andrebbero gettati ma che sono ancora buoni. Preservate i semi di tutto ciò che coltivate e ripiantateli; procuratevi semi autoctoni e coltivate vegetali robusti che possono essere riprodotti. Individuate produttori della vostra zona e andate personalmente a conoscerli; sostenendoli, si preserva anche l’accesso alla terra. Individuate Gruppi d’acquisto solidale (Gas) nelle vostre zone o piccoli empori di comunità e acquistate tramite questi canali locali.
Commercio, acquisti, artigiani l
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Cercate di fare acquisti in piccoli negozi e di servirvi da artigiani locali; anche così si conquista e si consolidano indipendenza e autonomia sia vostre che della rete di economia di prossimità, che può garantire approvvigionamenti anche nei momenti di difficoltà. Se fate parte di un circolo, di un’associazione, di un Consiglio comunale, organizzate campagne di sensibilizzazione per favorire gli acquisti locali. Individuate (o create) Gruppi d’acquisto locali anche per generi non alimentari: mezzi di trasporto a bas-
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DOSSIER Vivere senza bollette
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so impatto ambientale, energie rinnovabili (sono state normate anche le comunità energetiche), accessori ecologici per la persona, ecc. Persino le occasioni per godere di espressioni artistiche e per trascorrere il tempo libero possono essere organizzate da gruppi determinati che prendono l’iniziativa. Organizzate una rete di baratto con i contatti di chi risiede nel vostro quartiere o tra la vostra cerchia di amici e conoscenti; gli oggetti (persino il cibo), dagli abiti agli utensili ai libri, fino addirittura ai mezzi di trasporto, possono rispondere a esigenze diverse e continuare a essere utilizzati (e riparati) senza innescare il bisogno di nuovi acquisti. Ideate anche vostre iniziative autogestite aprendole alle cerchie di amici e conoscenti.
n CONTATTI UTILI: valgono i riferimenti del paragrafo precedente e
potete anche cercare, online e con il passaparola, reti di baratto.
vostro tempo. Un sistema che spinge tutti nel collo di un imbuto può essere spiazzato dall’imprevisto e dai paradigmi differenti. n CONTATTI UTILI
• Le Reti comunitarie di scambio mettono a disposizione le
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Energia e mobilità l
Denaro e finanza l
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In questo campo le difficoltà e la centralizzazione sono massimi, quindi non c’è nulla di scontato. Innanzitutto si può partire dalla scelta dell’organizzazione o ente a cui affidare i risparmi. Se optate per la banca assicuratevi che non abbia investimenti nei settori che non volete finanziare con il vostro denaro e che privilegi magari progetti locali e virtuosi; Banca Etica può essere una buona opzione. Poi ci sono le Mag, acronimo che sta per Mutua auto gestione, piccole cooperative che applicano criteri etici nella gestione del denaro che viene loro affidato. In Italia non sono molte, ma se i cittadini conoscessero meglio questa possibilità potrebbero anche rafforzarsi. Anche in questo caso, la creatività e la fantasia possono essere di aiuto. Se avete denaro da investire, perché non pensare ad accordarsi con modalità certe per mettere a disposizione piccole somme (con prevista restituzione) a chi ha progetti virtuosi, local, a impatto positivo ed etici? Informatevi sulle monete alternative e magari aggiornatevi consultando anche le informazioni fornite dall’International movement for monetary reform, che porta avanti il progetto della creazione di moneta libera da debito e per il pubblico interesse, e sul sito delle Reti comunitarie di scambio. Conoscete o avete contatti con fondazioni, bancarie e non? Allora sollecitate i referenti e i rappresentanti a disinvestire dagli ambiti delle fonti fossili, delle armi o delle attività che sfruttano risorse e bypassano diritti. Sappiamo quanto può fare la pressione dell’opinione pubblica che fa sentire la propria voce. Non sottovalutate l’efficacia e il potere dell’economia del dono e dello scambio, anche se si trattasse solo del
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informazioni sul loro sito www.retics.org, dove trovate anche i contatti dei progetti di monete alternative e di sistemi di credito. Potete anche consultare il sito di Banca Etica www.bancaetica.it e delle Mag attive, quella di Verona (www.magverona.it), quella di Reggio Emilia (www.mag6.it), di Milano (www.mag2.it), in Piemonte (www.mag4.it), in Calabria (www.magdellecalabrie.org) e a Firenze (www.magfirenze.it).
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Passi importanti da muovere in questo ambito sono la riduzione dei consumi, il progressivo superamento di impianti che utilizzano fonti fossili e, laddove possibile, la realizzazione di sistemi che consentano l’autosufficienza energetica. La scelta di far parte o di promuovere la nascita di comunità energetiche è un buon passo (si veda l’articolo sul numero di novembre della rivista Terra Nuova) ed è necessario cercare il più possibile di approvvigionarsi da fonti rinnovabili. Ormai è fin troppo ovvio: una mobilità differente può fare la differenza e non è possibile né sostenibile pensare di convertire l’intero parco mezzi privato attuale in mezzi elettrici. Occorre fare ricorso molto di più ai mezzi pubblici (quelli, sì, magari elettrici), alla bicicletta e… spostarsi di meno e con meno frenesia. Ciò diventa possibile e realistico se si cambia modo di concepire il lavoro e i ritmi di vita. Non dimentichiamo poi i bike e car sharing, servizi di condivisione dei mezzi. Pensate a quale potenza e impatto potrebbe avere, per esempio, ridurre della metà in un anno l’acquisto di automobili! E non cadete nel tranello «eh, ma così si perdono posti di lavoro», perché quelli si stanno già perdendo per i licenziamenti selvaggi e liberalizzati, le modalità capestro di sfruttamento, il subordinare qualsiasi scelta alla logica del profitto a ogni costo e la mancanza di rispetto per competenze, talenti e persone. È il modello capitalistico il problema, non ciò che può portare al suo superamento.
n CONTATTI UTILI
• Sicuramente attivi dal punto di vista della consulenza e
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della progettazione in tema di energie rinnovabili, risparmio e autosufficienza energetica e casa passiva sono l’associazione Paea (www.paea.it) e il Parco dell’Energia Rinnovabile (www.per.umbria.it). Ènostra è una cooperativa energetica che produce e fornisce ai soci energia sostenibile, etica, 100% rinnovabile (www.enostra.it). Per bike e car sharing informatevi nella vostra città rispetto alle reti attive.
Ripensarsi, resistere, rinnovarsi. Guida all’azione local Consumi: riduci, riusa, ripara l
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Eliminare il superfluo, evitare tutto ciò che sappiamo essere stato prodotto con la «filosofia» dell’obsolescenza programmata, resistere a quella spinta che ci vorrebbe uniformati alla monocultura del consumismo e dello spreco: ecco, partiamo da qui. Organizzate (o partecipatevi, se sono già attive) reti di vicinato per alimentare lo scambio, la condivisione, le relazioni, l’auto mutuo aiuto: dagli oggetti al cibo, dall’aiuto pratico quotidiano al tempo libero, tessete reti, cucitele con altre reti, investite la vostra creatività e vi stupirete delle potenzialità e della potenza di ciò che potrete costruire «dal basso». E su cui potrete continuare a contare anche nei momenti peggiori. Praticate l’economia del dono, un passo ancora ulteriore rispetto al pur utilissimo baratto; il dono disinteressato e amorevole moltiplica «reazioni positive». Quando le persone sono unite, quell’unione funziona come il cemento: difficile da forare! Cercate di eliminare il più possibile l’uso di ciò che non è recuperabile o il cui riciclo non è sufficiente, soprattutto la plastica e ancor più se usa e getta. Ri-
scoprite i materiali come il legno, il metallo, la ceramica e riparate, riusate, recuperate. Oltre a risparmiare denaro e rifiuti, assaporerete una nuova soddisfazione personale di maggiore libertà perché ci si riscatta dalla schiavitù del consumo e dell’acquisto infinito. n CONTATTI UTILI: informatevi nella vostra città se sono attivi dei
Restart Cafè, luoghi dove ci si ritrova per conoscersi e scambiarsi le informazioni per riparare e aggiustare un po’ tutto; poi ci sono anche le ciclofficine, i mercatini dell’usato e tanto altro che possa incentivare scambio e recupero.
Comunità, lavoro, relazioni l
Chi l’ha detto che non c’è alternativa al lavoro ripetitivo, sfruttato, che ci costringe a essere «pezzi» manovrabili di un sistema che trasforma le persone in soggetti passivi o sottomessi? Una cosa è chiara: trasformare e cambiare un paradigma ormai cronicizzato nel nostro quotidiano non è facile né immediato, non si può improvvisare né realizzare gettandosi senza criterio in un mare di incognite. Ma iniziare a programmare e pianificare usando la creativi-
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DOSSIER Vivere senza bollette
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tà e ascoltando se stessi con fiducia può condurci verso lidi sorprendenti, accompagnandoci nell’azione e nella realizzazione. Teoria? Non proprio. Basta mettercisi, con impegno e convinzione. Chiedete a Paolo Ermani e Alessandro Ronca che sono arrivati alla cinquantesima (e oltre) edizione del workshop «Cambiare vita e lavoro. Istruzioni per l’uso» con una lista infinita di ringraziamenti e plausi per la «spinta» e le informazioni preziose che hanno fornito a centinaia di persone! Organizzate e/o create (o partecipate a) spazi di coworking, provate a dare vita a piccole «officine artigiane» per fornire risposte alle tante esigenze oggi senza risposta, esplorate il mondo del lavoro nei campi, provate a «catturare» la domanda esistente di servizi e mettetevi in gioco con le vostre competenze per fornire risposte gestendo voi, in proprio, la vostra attività. Sì, ci vogliono mente aperta, creatività e determinazione. E, sì, forse non è per tutti, ma badate che potreste scoprire in voi un pozzo di risorse inesplorate.
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Interessatevi a come vengono spesi dalle amministrazioni locali le vostre tasse e iniziate a organizzare campagne di sensibilizzazione e pressione per censurare scelte negative per l’ambiente, la salute e il benessere ed esigere investimenti in ciò che veramente può avere effetti positivi. I «rompiscatole» a fin di bene sono una splendida «invenzione sociale» che purtroppo è stata dimenticata e/o messa da parte! Avviate e/o organizzate (o partecipate a) gruppi in grado di proporre momenti musicali, artistici, teatrali autogestiti, persino biblioteche, da condividere in piccoli gruppi o con le reti di vicinato. È un modo splendido per fare conoscenza, condividere bellezza, risollevarsi lo spirito e comprendere che la vita si nutre anche di cose semplici auto-organizzate. Tessete relazioni, conoscete il vicinato, sorridete, sgombrate il campo da pettegolezzi o diffidenze, fate il primo passo, non irrigiditevi di fronte alle rigidità altrui ma cercate di scioglierle, portate fiducia e smuovete l’aria dove cala la pesantezza. Sarete medicina per voi e per gli altri. Esiste anche la possibilità di cercare altre famiglie o persone per avviare progetti di co-abitazione, a vari livelli di impegno, dal cohousing al vero e proprio ecovillaggio. In questo può aiutare sondare e conoscere le esperienze che nel nostro paese sono raccolte nella Rive, la Rete italiana degli ecovillaggi.
n CONTATTI UTILI: la Rete italiana degli ecovillaggi ha un proprio
sito - www. ecovillaggi.it - dove potete trovare informazioni e contatti; cercate nella vostra zona gli spazi attivi di coworking e coliving, si possono sempre tessere relazioni utili.
Paolo Ermani e Alessandro Ronca insegnano come cambiare vita e lavoro a chi lo desidera. Per saperne di più: www.per.umbria.it
CONSIGLI DI LETTURA
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VIVERE SENZA BOLLETTE
VIVERE SENZA SUPERMERCATO
Una scelta alla portata di tutti per salvare il Pianeta e risparmiare denaro. di Alessandro Ronca pp. 160
Storia felice di una ex consumatrice inconsapevole. di Elena Tioli pp. 144
SPERANZA ATTIVA Per un attivismo consapevole e nonviolento, in grado di far crescere la coscienza e arginare il degrado del Pianeta. di C. Johnstone, J. Macy pp. 304
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L’ECONOMIA DELLA FELICITÀ La rinascita delle economie locali per una società più giusta. di Helena Norberg-Hodge pp. 144
Di esperienza si vive e si cresce
Di esperienza si vive e si cresce Scegliere, agire, vivere, cimentarsi, mettersi alla prova, programmando, realizzando, verificando, osservando. Anche così si avanza, ci si affranca da certi legacci, si mettono in pratica e si rendono vere, praticabili e reali le opportunità che abbiamo, ma che spesso avvertiamo inaccessibili o impossibili per noi. Qui trovate qualche esempio di persone che hanno agito e che si raccontano.
Vivere senza bollette: l’autosufficienza energetica non dipendeda una rete centraÈlizzatarepossibile che eroga servizi su-
ti fossili che è saldamente in mano proprio alle multinazionali. E ci si accorgerà che siamo totalmente dipendenti, anche perché non sappiamo fare più nulla. Del resto, a non fare più nulla ci prepara ormai fin da bambini l’attuale modo di fare scuola, che insegna tanto, tranne ciò che
serve veramente. Così un bambino o un ragazzo, oltre che rimanere chiuso dentro quattro mura durante gli anni della sua vita più bisognosi di movimento, non sa nulla di come si coltiva la terra, non sa quali sono le energie rinnovabili o le caratteristiche del suo territorio, non sa ri-
bordinandoli a determinate condizioni e tariffe? Oggi, di fatto, la situazione è questa: risorse fossili sempre più limitate e a prezzi sempre più alti, con un sistema di estrazione, distribuzione ed erogazione che assoggetta il «consumatore finale» a una serie di imposizioni, condizioni SERRA CLIMATICA PER IL RISCALDAMENTO DELL’ABITAZIONE e tariffe decise dall’alto. Come uscirne? Che significato potenziale avrebbe smarcarsi quasi completamente da questa «griglia»? «Con il cosiddetto boom economico degli anni Sessanta è iniziato un totale assoggettamento delle persone al sistema industriale» spiega Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea per le energie rinnovabili. «Da una parte lo hanno alimentato le persone stesse con il loro lavoro, dall’altra ne sono diventati dipendenti pressoché completamente: per il cibo, l’energia, lo svago, le relazioni, la cultura. Ma trasformare e far percepire tutto come merce non significa progresso; anzi, Non occorre sviluppare tecnologie costose ed elaborate per sfruttare intelligentemente le risorse naturali, soprattutto se si vive in Italia, il paese del sole. è il contrario, perché così si regala la Per esempio, è facile estrarre, da una serra esposta a sud e addossata all’edificio o propria esistenza a chi detiene soldi su un terrazzo ben esposto, fino al 30% del fabbisogno termico di un’abitazione, sfrute potere e si diventa «ostaggi» di una tando semplici aperture che permettono all’aria calda di penetrare all’interno. manciata di multinazionali che deAttraverso un sensore viene rilevata la temperatura della serra e quella della casa. cidono ogni nostro respiro. In queSe il sensore riscontra che la serra supera di 5-6 gradi la temperatura interna della sta logica, basta una catastrofe amcasa, vengono attivati semplici ventilatori che aspirano il calore della serra e lo bientale, una virata politica, oppuspingono nell’abitazione. Contemporaneamente, l’aria fredda della casa, che si troverà nella parte bassa degli ambienti, viene spinta all’esterno attraverso bocchette re uno stato di emergenza con reladi areazione. tive misure «urgenti e indiscutibili», per chiuderci il rubinetto delle fon-
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DOSSIER Vivere senza bollette pararsi niente, non conosce nemmeno la basi per sapere come funziona il suo corpo e come funzionano i processi naturali fondamentali. E questo lo porterà a essere dipendente per ogni aspetto della sua vita reale». «La soluzione quindi non può che essere la costruzione di una società fondata sull’indipendenza, sulla conoscenza, quella vera e utile, sul saper fare, sulla tutela di persone e ambiente, sull’autosufficienza» prosegue Paolo. «Per costruire una società del genere in un paese come l’Italia abbiamo tutto: conoscenze, tecnologie, capacità, intelligenza e una na-
Trasformare e far percepire tutto come merce non significa progresso; anzi, è il contrario, perché così si regala la propria esistenza a chi detiene soldi e potere e si diventa «ostaggi» di una manciata di multinazionali che decidono ogni nostro respiro. tura ricchissima. Però dobbiamo fare necessariamente un passaggio mentale, cioè convincerci che noi possiamo. Che unendoci agli altri e
unendo competenze, lavoro, idee, capacità possiamo costruire una società dedicata al benessere per tutti e non al profitto per pochi».
SCHEMA DI PRINCIPIO DI UNA CASA OFF GRID IN AMBIENTE RURALE
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Struttura abitativa ben isolata termicamente. Esposta a sud. Infissi performanti. Serra climatica. Solare termico in copertura. Fotovoltaico a isola con accumulo e utilizzo di energia 220 V in corrente alternata e 12 V in corrente continua.
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Generatore microeolico in combinazione complementare con fotovoltaico. Riscaldamento a bassa temperatura alimentato da termocompost e solare termico. Raffrescamento geotermico estivo naturale. Recupero e trattamento della acque meteoriche. Recupero delle acque grigie per uso wc.
Di esperienza si vive e si cresce Off grid, uscire dalla griglia Un esempio di off grid efficace e intelligente è il PeR, il Parco dell’energia Rinnovabile, in Umbria. «Al PeR abbiamo realizzato un modello che diffondiamo, raccontiamo, mostriamo attraverso le nostre attività divulgative proprio per dimostrare che è possibile uscire dalla griglia» spiega Alessandro Ronca, direttore scientifico del PeR. «Possibile, anzi possibilissimo e reale, ma non per tutti. O almeno, non è pensabile muoversi in questa direzione se prima non si lavora in maniera scrupolosa sulla nostra abitudine a consumare risorse. Il primo passo consiste nel non delegare a un tecnico o a un professionista questo compito, ma rimboccarsi le maniche e prendere di petto la questione. Solo dopo aver compiuto una serie di azioni, di osservazioni e di scelte, ci si potrà rivolgere a un professionista. Molte volte mi è capitato di ragionare con persone o con famiglie che sognano l’autosufficienza ma che premettono subito che di energia elettrica, di idraulica o di isolamento termico non capiscono nulla e nemmeno interessa loro saperne di più; eppure vogliono essere indipendenti. Questa contraddizione rappresenta il primo e maggiore ostacolo, poiché così diventa quasi impensabile raggiungere l’obiettivo, se non a costi per molti proibitivi. Personalmente ritengo, soprattutto in ambito di autosufficienza, che se si utilizza per esempio l’energia
elettrica bisogna conoscerne i principi, così come dell’idraulica e in definitiva di tutte quelle tecnologie di cui necessitiamo. Bisogna insomma responsabilizzarsi, essere consapevoli e informati». «È prioritario smettere di pensare che “non siamo capaci”» aggiunge Ermani «ce lo vogliono far credere, ma non è così. Invece va favorita l’autonomia dei cittadini». «Dopo avere appreso almeno i rudimenti di ciò che ci è utile» prosegue Ronca «dobbiamo passare ad analizzare in maniera accurata e dettagliata tutte le apparecchiature e tecnologie che utilizziamo quotidianamente e misurare per quanto tempo le facciamo funzionare e come, per poter avere uno schema che rappresenti in maniera precisa i nostri reali consumi energetici. Così facendo, spesso ci si rende anche conto degli sprechi e di ciò a cui si può rinunciare. Semplice è bello e duraturo è meglio, oltre al fatto che è inu-
tile fare con più ciò che si può fare con meno». «Dopo il passo della riduzione dei consumi, si può procedere con l’efficientamento tecnologico, le energie rinnovabili o con l’eliminazione delle tecnologie ridondanti. Altro passaggio importantissimo è ipotizzare un piano B per la propria abitazione, ossia avere sempre pronta una contromisura pianificata low tech in caso di avaria del sistema autosufficiente che si è installato». «Dobbiamo porci nell’ottica di un uso consapevole delle energie; finché siamo attaccati alla rete pensiamo che l’energia sia infinita, basta che si paghino le bollette, peraltro sempre più salate» conclude Ronca. «Invece non è così. Se arrivate ad autoprodurre ciò che consumate, ecco che vi accorgete subito che c’è un limite che non va superato; è come il limite naturale che hanno le risorse di questo meraviglioso luogo chiamato Terra. Che dobbiamo rispettare». n
Dopo il passo della riduzione dei consumi, si può procedere con l’efficientamento tecnologico, le energie rinnovabili o con l’eliminazione delle tecnologie ridondanti. Altro passaggio importantissimo è ipotizzare un piano B per la propria abitazione, ossia avere sempre pronta una contromisura pianificata low tech in caso di avaria del sistema autosufficiente che si è installato.
Autoproduzione, solidarietà, comunità essere relazioni e scamTciproco bi, coltivare l’aiuto ree il senso di comunità può fare la differenza e portare verso una sempre maggiore autosufficienza e autonomia. Ciò può accadere creando un vero e proprio ecovillaggio, ma anche semplicemente condividendo intenti e parte del quotidiano con
qualcuno che abita vicino a noi, op- una meravigliosa terrazza panorapure ancora in una famiglia aperta e mica, ci siamo incontrati per parlaallargata o creando reti di ecovicinato. re dei nostri sogni, della ricerca comune di un significato più profondo nelle nostre esistenze e di ciò che L’ecovillaggio avremmo voluto dalla vita per esseTempo di vivere è un ecovillaggio che re felici» spiega Katia Prati, una ha mosso i primi passi nell’estate delle fondatrici. «Abbiamo intuito 2010 con una piccola comunità che poteva diventare realtà quotispontanea. «Attorno a un tavolo, su diana: un luogo in cui vivere, un proTerra Nuova · gennaio 2022
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DOSSIER Vivere senza bollette
Uno scorcio dell’ecovillaggio «Tempo di vivere» che si trova a Bettola (Piacenza).
getto creato insieme, in cui esplorare talenti e passioni per metterli al servizio del collettivo». Nel 2011 nasce quindi un’associazione no profit, spiega Katia, «e nel 2014 abbiamo individuato un casale in affitto dove poterci mettere alla prova. Io e il mio compagno avevamo già una casa, un figlio, lavori sicuri; Gabriella e Antonio vivevano una situazione simile, ma a noi non bastava. Dunque abbiamo compiuto una scelta maturata con amore, entusiasmo e passione. Nel tempo sono passate molte persone, alcune hanno scelto di fermarsi e si sono impegnate a far crescere il progetto. E sono cambiate le modalità con cui portiamo avanti la nostra realtà, alcune rigidità si sono sciolte, l’osservazione degli errori fatti è diventata stimolo a cambiamenti utili». Sul fronte dell’organizzazione quotidiana, «non abbiamo turni, ma facciamo settimanalmente una riunione organizzativa in cui stabiliamo i compiti da portare a termine, date di scadenza e creiamo gruppi operativi. Per cucina, pulizia, animali, bambini, ci affidiamo gli uni 64
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agli altri. Non abbiamo lavori esterni o economie private, ognuno di noi fa ciò che sa e ama fare e lo fa per sé e per l’insieme. Ogni attività ha lo stesso valore, sia quelle che portano concretamente una liquidità economica (corsi di formazione, eventi residenziali, progetti internazionali ecc.), sia quelle che si prendono cura della collettività (orto, cucina, homeschooling e così via), cerchiamo di ruotare i nostri ruoli in un’ottica di condivisione e sostegno reciproco e lasciamo spazio ai nuovi arrivati. Gestiamo diverse attività, come autoproduzioni per l’igiene personale e della casa, mediazione, facilitazione di gruppi, cucina naturale, orto, piccolo artigianato e molto altro. La
cura e la crescita dei bambini è affidata al gruppo. Da qualche tempo si sono trasferiti vicino a noi famiglie di amici homeschooler con progetti individuali e comunitari e stiamo creando una bella rete di scambio e supporto anche sul territorio». Katia vede oggi «molte persone che vorrebbero scappare dalla realtà attuale, ma è importante non dimenticare che ogni cambiamento deve essere supportato da un reale processo interiore di consapevolezza».
Reti di vicinato Ci sono poi innumerevoli famiglie che nel nostro paese hanno scelto di trasferirsi lontano dalle città, magari
Tessere relazioni e scambi, coltivare l’aiuto reciproco e il senso di comunità può fare la differenza e portare verso una sempre maggiore autosufficienza e autonomia.
Di esperienza si vive e si cresce ferenza a chi in quella zona si occupa di coltivare la terra o allevare animali; si cercano fonti energetiche alternative per essere il più possibili autonomi, si osserva e si studia il territorio circostante per utilizzare le risorse che offre. Ciò può comunque avvenire, e sta già avvenendo, anche nelle città dove nei quartieri nascono e si organizzano gruppi di vicinato solidale.
nesi, ha scelto di puntare all’essenziale, coltiva l’orto, alleva galline e api. I suoi figli seguono l’approccio dell’unschooling. «Siamo ricchi di tempo insieme, di condivisione, chiacchiere e musica, aria aperta e attività che ci fanno stare bene» spiega Elena. «Il nostro quotidiano è vivace, la casa e il giardino sono “selvaggi” ma pieni di vita. Fuori ci sono erbe spontanee, fiori selvatici e tantissimi insetti e dentro pentole, barattoli, manovelle, teglie e taglieri, liFamiglia a impatto positivo bri, fumetti, disegni e matite, struElena Piffero vive con il marito e i menti musicali, la porta aperta al via quattro figli nelle campagne mode- vai di amici e apprendisti anglofoni delle non-lezioni di inglese con cui ci manteniamo». Non è sempre semplice, spiega Elena, «ci sono anche rinunce, ma «Siamo ricchi di tempo insieme, di ciò è dovuto all’assoluta inadeguatezza del sistema commerciacondivisione, chiacchiere e musica, le, delle relazioni e dei trasporti, per nulla a misura di chi vuole fare aria aperta e attività che ci fanno scelte differenti e non impattanti». stare bene. Il nostro quotidiano è «Comunque, con una buona dose di determinazione e creatività anche le vivace, la casa e il giardino sono “selvaggi”, ma difficoltà possono diventare occasioni per creare reti. Scambiamo con pieni di vita». gli amici prodotti dell’orto, miele e Elena Piffero ha scelto l’unschooling per i suoi figli. cose che autoproduciamo, mettiamo a disposizione utensili e macchina-
in campagna o in montagna per respirare aria buona, ritrovare i ritmi della natura e ritrovare relazioni più sincere con i figli e con il vicinato, senza farsi per forza condizionare dagli schemi imposti dalla società. In questi casi, di solito, si parla non di veri e propri ecovillaggi ma di comunità diffuse, dove ogni famiglia ha la propria casa, salvaguarda la propria intimità e individualità, ma allo stesso tempo mette a disposizione della comunità locale talenti e conoscenze. Ed ecco allora che gli acquisti, non solo alimentari, si fanno con i gruppi d’acquisto, magari rivolgendosi di pre-
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LA SCUOLA PARENTALE
ECOVILLAGGI E COHOUSING
Come farla diventare una vera opportunità formativa per bambini e ragazzi. di Cecilia Fazioli pp. 168
Dove sono, chi li anima, come farne parte o realizzarne di nuovi. di Francesca Guidotti pp. 272
IO IMPARO DA SOLO L’apprendimento spontaneo e la filosofia dell'unschooling. di Elena Piffero pp. 192
IO LO FACCIO DA ME Il meglio del fai da te ecologico, con un occhio al portafoglio e uno all'ambiente. di Giovanna Olivieri pp. 208
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DOSSIER Vivere senza bollette ri che si usano raramente per chi ne avesse bisogno, e persino un’auto a sette posti prestata quando serve diventa un pretesto per rinsaldare una relazione di amicizia. È bello perché si finisce per attrarre altre per-
sone e famiglie in ricerca, si impara che da soli non si arriva da nessuna parte e si accetta di aver bisogno degli altri, così ci si riconnette. Si ricrea una comunità insomma, di supporto e anche di vero e proprio
affetto reciproco nei variegati modi e nei tempi che ciascuno può offrire. E i figli, per natura empatici e sensibili, capiscono sempre la ragione profonda delle scelte consapevoli di coerenza». n
Un nuovo sguardo al senso dell’educazione arlare di educazione Pte allarimanda naturalmenscuola e, in quest’epoca, a situazioni in cui i bambini, invece di socializzare attraverso il contatto con gli altri, la vicinanza anche fisica, gli scambi percettivi sensoriali, il gioco comune, l’imitazione spontanea, sono costretti al distanziamento e sono impossibilitati a vedere l’espressione del volto di chi hanno di fronte, che spesso diviene sorvegliante più che pedagogo. «Siamo entrati velocemente nell’era dell’homus sanitario, dobbiamo esserne consapevoli. Un’era in cui pare che gli educandi siano visti come soggetti da medicalizzare» sottolinea non senza una certa amarezza Cecilia Fazioli, pedagogista, counselor, cofondatrice di una scuola parentale e oggi consulente per diversi progetti che vanno in questa direzione. «E questo si innesta su un impianto educativo già fondato su una prassi omologante; chiunque non risponda alla visione educativa “da protocollo” viene considerato sbagliato. Invece l’educazione dovrebbe sostenere il processo identitario del bambino. Di fronte a una società smarrita e terrorizzata, si inducono bambini e ragazzi ad aggrapparsi a illusorie sicurezze, a stare sulla superficie con il rischio di perdere il senso della propria esistenza e così il controllo del proprio destino. Non essere capaci di attingere alle proprie risorse, quindi dipendere da processi indotti, significa rinunciare alla possibilità di essere liberi e all’autenticità». «C’è poi una inesorabile demolizione delle origini e ciò non aiuta a coltivare le radici di cui tutti neces66
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sitiamo per rimanere in piedi e restare umani» prosegue Cecilia. «L’ideologia del progresso senza identità invece della valorizzazione della persona preclude lo sviluppo del senso di appartenenza. Educare alla frammentazione del sé giova a un sistema che del controllo fa il suo scopo principale».
C’è bisogno di esperienze autentiche Cosa fare dunque? «Occorre incentrare il lavoro educativo esercitandosi nell’umiltà, nell’ascolto e nel coraggio creativo e sto seguendo diversi progetti che hanno queste caratteristiche. Diviene un imperativo allestire vere e autentiche esperienze, affinché il virtuale sia esperienza successiva, quando la coscienza ha preso la forma adulta. La tecnologia utilizzata in età sempre più precoce crea dipendenza e il bambino si smarrisce». «Stiamo rischiando di trasformare l’educazione e la scuola nell’ambien-
te dove il capitalismo dell’informazione organizza contenuti e contenitori. Quindi è urgente aprirsi a nuovi paradigmi, cercare spazi e luoghi di rottura con un sistema sociale, culturale ed economico che insegna a dividere e comandare, a rincorrere bisogni effimeri. È necessario sbarazzarsi di testi che sono un impasto di ideologie e pensiero unico, ed è meglio allestire contesti e atmosfere di apprendimento che offrano una strada per tutti. E non si formano i bambini con i laboratori il cui fine è il lavoretto, sotto lo stretto controllo dell’adulto, ma per superare questo l’io adulto non può restare imprigionato nelle pseudo verità che il sistema offre, deve uscire dalla propria zona di comfort, essere autentico, consapevole, coraggioso, onesto, coerente. È di questi valori che hanno bisogno bambini e ragazzi». Per Cecilia Fazioli importantissimo è anche «il rispetto della libertà di pensiero, perché bambini e ragazzi
«Siamo entrati velocemente nell’era dell’homus sanitario, dobbiamo esserne consapevoli. Un’era in cui pare che gli educandi siano visti come soggetti da medicalizzare. E questo si innesta su un impianto educativo già fondato su una prassi omologante». Cecilia Fazioli, pedagogista, counselor, cofondatrice di una scuola parentale.
Di esperienza si vive e si cresce non divengano semplici rotelle di un ingranaggio. Piace tanto la parola inclusione, ma poi, con evidente incoerenza, si chiude la porta in faccia a chi esprime dubbi. Gli educatori devono darsi valore e riconoscerlo ai bambini, altrimenti si fa solo addestramento».
Nuovi spazi, occasioni di sviluppo «La vita educativa oggi tende a escludere chi non è inquadrabile in qualche forma di categoria, ma le persone motivate si ritagliano spazi che nessuno ha ancora occupato e che non tolgono occasione di sviluppo ad altri» spiega Francesco Bernabei, sviluppatore sociale impegnato in ambito educativo. Infatti, in questi ultimi tempi sono aumentate le richieste delle famiglie di nuove risposte all’interno della scuola statale, ma anche i progetti di esperienze educative al di fuori di essa. «Per quanto riguarda l’istruzione parentale, la domanda è cresciuta e ritengo sia l’inizio di una nuova fase che può liberare energie sociali che erano
«Ci sono tante persone capaci che sarebbero in grado di unirsi ad altre e far partire percorsi sociali e civili di risposta a bisogni vecchi e nuovi e che rappresenterebbero una terza via, assolutamente praticabile ed economica, fra lo Stato che fa assistenza e il privato che la vende con servizi a pagamento». Francesco Bernabei, sviluppatore sociale impegnato in ambito educativo.
sopite o non ancora pienamente riconosciute» prosegue Bernabei. «Ci sono tante persone capaci che sarebbero in grado di unirsi ad altre e far partire percorsi sociali e civili di risposta a bisogni vecchi e nuovi e che rappresenterebbero una terza via, assolutamente praticabile ed economica, fra lo Stato che fa assistenza e il privato che la vende con servizi a pagamento. È importante dare ossigeno, e non soffocare o reprimere, a tutti i
nuovi attori sociali che nascono nelle situazioni di difficoltà, perché sono estremamente adatti a rispondere in modo elastico ai bisogni nuovi». Segnaliamo anche il progetto attivo ormai da diversi anni Tutta un’altra scuola, coordinato da Terra Nuova, che nel tempo ha cercato di mettere in rete realtà educative all’avanguardia, sia statali che non, anche molto diverse e lontane fra loro: www.tuttaunaltrascuola.it. n
Un’altra economia tentativi di realizzare Imeno qualcosa di più etico e utilitaristico rispetto al sistema economico finanziario dominante hanno visto nascere, negli anni, istituti di credito virtuosi come Banca Etica ed esperienze della cosiddetta Mutua auto gestione, cioè le Mag che permettono l’accesso al credito di soggetti che verrebbero ritenuti «non bancabili» dal circuito convenzionale (si veda il paragrafo «Denaro e finanza»). Poi ci sono i sistemi di credito mutuale propriamente non monetari, e qui si entra in un paradigma completamente differente, come spiega Maurizio Ruzzene, coordinatore del gruppo di studio e ricerca che anima Retics, una realtà che ha messo in re-
lazione le varie esperienze di «monete altre», complementari e sociali o comunitarie attive in Italia, anche se appunto il termine «monete» non rende appieno l’idea della base su cui queste realtà fondano la loro azione. «Nel nostro paese sono attive diverse esperienze che hanno sviluppato un sistema virtuoso di crediti mutuali propriamente non monetari» spiega Ruzzene, «si va dalle Banche del tempo ad Arcipelago Scec, al circuito Sardex e ad altri minori». «Le banche del tempo aiutano a praticare lo scambio di attività valutate equamente in unità di tempolavoro, a prescindere dal tipo di attività o lavoro svolto. E hanno la loro funzione principale nel ricostruire relazioni di comunità in ambito locale, alimentando pratiche di coope-
razione e solidarietà in ambienti dove prevalgono logiche competitive, caratterizzate da ampi fenomeni di emarginazione e isolamento individuale. Per lo Scec, sostanzialmente un buono sconto circolante, l’obiettivo prioritario è stato quello di sostenere non solo i singoli e le famiglie, ma anche le imprese, cercando di affrontare la mancanza di liquidità e rivitalizzando legami di scambio sul proprio territorio, anche per contrastare gli effetti più negativi della globalizzazione economica» prosegue Ruzzene. Poi c’è appunto il Sardex «che è destinato principalmente alle imprese, ma sviluppa anch’esso crediti mutuali: le imprese scambiano beni e servizi a livello locale, ricostruiscono relazioni di fiducia tra di loro e non fanno uso Terra Nuova · gennaio 2022
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DOSSIER Vivere senza bollette di moneta durante gli scambi, applicando di fatto il sistema del baratto, regolato dai principi della compensazione periodica dei crediti di tutti gli aderenti. Infine, in una fase di crisi molto grave, tutto questo è stato di grande aiuto all’economia sarda, particolarmente bisognosa di forme di sostegno che si possono autoalimentare dal basso». Si può dire che questi tre modelli di scambio sono risultati importanti per più ragioni. Perché hanno cercato di conciliare la dimensione locale con la dimensione nazionale. E soprattutto perché dal recupero e dalla combinazione di alcuni dei loro elementi principali sono derivate tutta una serie di sperimentazioni, specie nell’ambito delle pratiche eco-solidali del nostro paese: dal Bus (il Buono di uscita solidale nel Distretto dell’economia solidale di Reggio Emilia) alla Rete di mutuo credito, dal progetto Mi fido di noi (del
Des Brianza) all’Ora (Oltremercato, di Pesaro e Urbino)». «Tutte le esperienze ricordate qui hanno partecipato in modi diversi al progetto Laboratorio Monete e alle scuole estive promosse negli ultimi anni da Retics» aggiunge Ruzzene (per chi volesse farsi un’idea è consultabile il sito www.retics.org). «Ritengo sia ormai essenziale, in questa epoca di crisi profonda e
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AUTOCOSTRUZIONE DI UN PANNELLO SOLARE TERMICO Desideri costruire un pannello solare termico per la tua abitazione? Questo manuale ti spiegherà come fare, guidandoti nelle diverse fasi. di Lucio Sciamanna pp. 104
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diffusa, cercare di diffondere relazioni in grado di ridimensionare l’uso della moneta, la quale vive di vita propria e impone le sue regole impadronendosi di fatto della nostra esistenza» prosegue Ruzzene. «Accogliere e praticare il sistema del credito mutuale significa ridare valore a chi lo genera, a chi lo alimenta e a chi cerca di ripianare le proprie relazioni di credito e debito, con tutto ciò che questo richiede, in termini di cura, di tempo, e di responsabilità. Sono i principi su cui dovrebbe fondarsi un’economia sostenibile del prendersi cura di sé, degli altri, del territorio». «Dunque, occorre porsi come obiettivo proprio questo: un nuovo modo di produrre valore e di mettersi in relazione, che non può essere di tipo monetario e che deve metterci nelle condizioni di non essere più succubi del denaro e della speculazione finanziaria». n
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La balla di paglia, come materiale di costruzione, garantisce una notevole riduzione dei costi e dei consumi energetici. di Barbara Jones pp. 133
Un approccio zen per trasformare il nostro rapporto con il lavoro, il denaro e il tempo libero. di Kai Romhardt pp. 256
AGRICOLTURA
Food forest:
il giardino commestibile Si tratta di un metodo di coltivazione che si ispira all’ecosistema del bosco per creare un giardino ricco di funzioni vicino casa. Una tecnica che inaugura una nuova convivenza con la natura e le sue risorse, a partire dalle piante commestibili.
di Saviana Parodi Delfino
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ood forest. Il nome ha un qualcosa di esotico, che ci rimanda a un paradiso lontano. Ma è solo una suggestione della lingua inglese, che ci rimanda a chissà quale foresta e che forse è del tutto inadatta a esprimere il concetto di «giardino commestibile». La necessità di usare il suolo per la produzione di cibo nei pressi delle abitazioni, in luoghi protetti da
animali selvatici, è da sempre presente in quasi tutte le culture e le epoche, ed è quanto di più sano ed economico possiamo considerare oggigiorno. Solo a una società scissa e parcellizzata come quella occidentale appare come una novità, o addirittura come un vezzo intellettuale. Ciò accade proprio perché la cultura occidentale separa, più che integrare. Non siamo più abituati a perce-
pire l’armonia della multifunzionalità in un elemento che abbia varie sfaccettature e multiformi sfumature. Per questa ragione, troviamo nell’organizzazione del territorio, del lavoro e del sociale, tutti elementi separati l’uno dall’altro. Ad esempio, la produzione di cibo viene separata della fase di trasformazione e del consumo; l’arte viene racchiusa in spazi dedicati e Terra Nuova · gennaio 2022
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AGRICOLTURA non fruita nella quotidianità; le vacanze sono ben distinte dal lavoro; gli anziani vengono sistemati in moduli separati dal resto della società e non stanno a contatto coi bambini, della cui relazione godrebbero entrambi. E per connettere tutti questi elementi separati diventano necessari mezzi di trasporto energivori e inquinanti. Senza rendercene conto continuiamo a creare elementi divisi con gran dispendio di energia: un orto separato dal frutteto, a sua volta separato dal giardino o dalla casa, e i rifiuti che ne conseguono ormai prendono un posto centrale, davanti all’entrata delle nostre case, con contenitori dai colori sgargianti. Siamo culturalmente condizionati a vedere in un giardino solo un luogo estetico, un elemento d’obbligo che accompagna le dimore, troppo spesso non vissuto abbastanza e separato drasticamente dai luoghi preposti alla produzione di cibo. Le funzioni di base che può svolgere un giardino commestibile sono molte e, come in ogni sistema complesso, con il tempo altre caratteristiche sorprendenti emergono spontaneamente. Il giardino può essere uno spazio per produrre parte del nostro cibo, trasformare i rifiuti, creare un luogo armonioso ed estetico,
può anche modificare l’andamento del clima, formando zone di microclima dove temperatura, umidità e altri parametri si alterano meno drasticamente. Si possono creare zone d’ombra, con presenza di stagni, radure aperte al sole, parti impenetrabili e altre aree più ampie e comode. Anche il lavoro fisico che vi dobbiamo svolgere, se fatto con una consapevole reUn nuovo approccio alla salute spirazione e attenzione ai moviLa food forest, o più propriamente menti del corpo, può diventare fonla macchia commestibile in clima te di benessere. mediterraneo, offre un incredibile arricchimento alla nostra dieta, con il Saper leggere il libro necessario apporto di oligoelemen- della natura ti, sempre meno presenti negli ali- Un giardino commestibile può avementi industrializzati, ma di cui re diverse dimensioni, da qualche denon possiamo più ignorare l’indi- cina di metri quadri a interi ettari, a spensabile funzione di regolazione del seconda delle nostre esigenze e dinostro organismo. Inoltre, la maggior sponibilità. Possiamo partire con parte della piante selvatiche che una piccola estensione, per poi ampossono essere integrate nel nostro pliarla in seguito, o lasciarne alcune sistema sono sia commestibili che zone in totale autonomia, destinanmedicinali, ovvero sono dei veri e dole alla raccolta di erbe, radici e frutti spontanei, così come si fa con un propri nutraceutici. Oltre a permetterci di variare la terreno selvatico. La complessità del tutto dipende nostra dieta, dandoci nuovi e ricchi alimenti, il giardino commestibile dallo stato del giardino, ma anche da può anche stimolare i nostri sensi. noi, dalle capacità fisiche, l’età, il temL’armonia che si crea attraverso i suoi po a disposizione, le nostre necessiprofumi, colori e suoni, è importante tà e le molte funzioni che quello spaper la nostra salute psicofisica ed è un zio specifico è in grado di svolgere. piacere poterla vivere. La presenza di Nel modificare un luogo, volenpiante, se disposte con giudizio, do realizzare un giardino commeospitare fauna e flora selvatica, ripristinare l’autofertilità naturale del suolo, passare del tempo ossigenando il nostro corpo col movimento, accumulare legna da costruzione e da ardere, ricevere spunti per nutrire il lato artistico presente in ognuno di noi, raccogliere piante per preparare tisane, tinture, rimedi per la salute e tanto ancora.
In questa mappa è possibile vedere le vaste aree del mondo con clima mediterraneo, con le tipiche estati secche a rischio di siccità ed inverni piovosi con temperature miti.
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stibile, non dobbiamo farci limitare da nessun concetto prestabilito, solo così potremo scoprire molte caratteristiche inaspettate. E tenendo presente che il viaggio è più importante della meta. La nostra meta è certo quella di creare un ecosistema che sia il più indipendente da noi, e per fare questo dobbiamo imitare la natura nei suoi numerosissimi aspetti, anche se molti di essi ci sono ancora incomprensibili. L’obiettivo è lavorare in alleanza con essa e non contro. Nell’osservare la natura così come si manifesta in un bosco, nel comportamento di un animale selvatico, nella ciclicità delle stagioni, è necessario liberarci dei preconcetti provenienti dalla nostra cultura ed evitare di appioppare etichette che Un suolo sano si riconosce anche dal verde brillante del fogliame delle piante che vi crescono. bloccano la nostra osservazione. Forse questo aspetto è quello più difficile per noi umani occidentalizzati, che troppo spesso rileggiamo il tutto sotto una visione antropocentrica e culturale, anche dove l’uomo non c’entra nulla, non c’è mai stato o non ci dovrebbe essere.
Passaggi graduali, tra il selvatico e il domestico Quando ci accingiamo a creare un giardino commestibile dal «nulla», dobbiamo seguire il più possibile questo schema e non affrettarci a bruciare le tappe, aiutati dalla potente tecnologia che abbiamo a disposizione. Più il sistema che organizziamo è indipendente dalle nostre tecnologie e meglio risponderà a eventuali cambiamenti, impossibili da prevedere. Ad esempio, pompare acqua dalle falde con motori a turbina e irrigare troppo soventemente le piante appena trapiantate non permette alle giovani radici di penetrare in profondità o di utilizzare l’acqua di condensa, come farebbero se appartenessero a un sistema selvatico. Così facendo, non creiamo altro che organismi «viziati», dipendenti dai nostri input, non più capaci di badare a loro stessi. Inoltre, una crescita esagerata attira un gran numero di «commensali», quelli che noi chiamiamo «parassiti», e può facilitare l’insorgere di Il giardino commestibile di Max Petrini a Bolsena (Vt), con camminamenti tra le aiule di patologie inaspettate, il cui tratta- produzione. Terra Nuova · gennaio 2022
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AGRICOLTURA mento porta via ulteriore energia e tempo. Certo, l’aspettativa che ogni elemento aggiunto possa svilupparsi completamente è da relativizzare; molto spesso in natura ciò che muore è nutrimento o sostegno per altri elementi, senza dramma alcuno. Difficile questo passo per noi animali colti! L’obiettivo non è quello di creare un sistema sotto il nostro rigido controllo, come può essere un bel giardino all’italiana, che rischia di diventare uno sterile «status symbol», energivoro e non funzionale, bensì qualcosa di molto più complesso, le cui caratteristiche si muovono tra il selvatico e il domestico. Si tratta di realizzare un ecosistema dove molti sono gli elementi multifunzionali, le connessioni inaspettate e le qualità emergenti in grado di sorprenderci; un «luogo» quadrimensionale di cui facciamo parte inevitabilmente, in cui lavoriamo e di cui godiamo.
Creare luoghi fertili: le conoscenze necessarie Metà della popolazione umana abita in centri urbani dove è molto raro incontrare ecosistemi sani e in pieno sviluppo. Dell’altra metà, la maggior parte abita campagne ormai degradate, inquinate e ridotte a sterili luoghi di duro lavoro. Sono relativamente pochi gli umani che vivono a stretto contatto con una natura intensa da cui, essendone indissolubilmente inglobati, apprendono quelle leggi naturali che sussistono da quando la vita è apparsa su questo Pianeta. È da queste leggi che do-
vremmo ripartire per poter, imitando la natura, creare giardini commestibili resilienti ai cambiamenti, ma il più indipendenti possibile da noi. Per quello che conosciamo delle leggi naturali, affinché la vita si sviluppi (nascita, trasformazione, morte e rinascita) sono necessarie alcune particolari condizioni. A livello dei processi, nella rizosfera vi è ancora molto da indagare e comprendere, ma possiamo identificare alcune condizioni fondamentali da cui dipende la fertilità dei nostri suoli: l’umidità, la perfusione dei gas, il tepore e la diffusione di luce. Giocando con queste quattro condizioni, una interrelata con l’altra, è possibile migliorare la situazione anche di terreni dall’aspetto esausto. In queste condizioni limitanti per la fertilità, possiamo trovare due situazioni base opposte. Da una parte terreni calcarei, generalmente drenanti, sabbiosi, con una percentuale di carbonato di calcio (CaCO3) superiore al 15%, un pH superiore a 8.5, con formazione di sali sodici (carbonato e bicarbonato di sodio), bassa disponibilità di ferro (Fe), zolfo (S) e potassio (K). Dall’altra suoli per lo più pesanti, facilmente compattati, con un pH acido (inferiore a 6.8), dove calcio (Ca), magnesio (Mg), sodio (Na) e potassio (K) vengono facilmente lisciviati. Dunque, troppo spesso ci troviamo nella situazione in cui nel terreno sono presenti tutti gli elementi indispensabili, ma dove gli stessi non sono disponibili per mancanza di connessioni benefi-
che. Per tutte queste ragioni, forse è meglio agire sulle condizioni dell’ambiente in toto e ridare vita alla fertilità, piuttosto che incaponirsi a voler modificare i singoli parametri.
Riconoscere le piante utili La vegetazione presente, alberi e arbusti sia spontanei che piantumati dall’uomo, rappresenta un ottimo punto di partenza per il nostro percorso di trasformazione. Ciò che già c’è non va mai eliminato senza apprendere le relazioni esistenti e senza dimenticare che nella rizosfera ci sono microrganismi simbionti strettamente legati alla flora caratteristica del luogo. Anche la parte aerea, che queste piante occupano con le loro fronde può fornire utili indicazioni circa l’andamento dei venti, l’umidità, l’esposizione al sole e altre informazioni indispensabili per evitare madornali errori di ubicazione. Ma, in realtà, le indicazioni che possiamo ricavare da un’attenta osservazione delle piante spontanee sono davvero numerose. Le ginestre, per esempio, essendo leguminose, si legano quasi tutte in simbiosi a livello delle radici con dei batteri (i rizobi) in grado di fissare l’azoto atmosferico. Queste piante simboleggiano l’umiltà e la capacità di resistenza. Sono specie pioniere, tra le prime presenti dopo devastazioni dovute a eruzioni o incendi. Possono attecchire in terreni semi-aridi, ma ricchi di minerali, e preparano il terreno ad altri arbusti più esigenti. Hanno un turnover di
A volte è richiesta molta immaginazione per modificare un suolo piatto e compattato, ma anche con poche e semplici movimentazioni del terreno, la natura può iniziare a «lavorare» alla fertilità.
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pochi anni e quindi creano molta sostanza organica. Un’altra pianta molto interessante è l’inula viscosa, un piccolo cespuglio presente in tutte le zone mediterranee, spesso vive lungo il ciglio delle strade. La sua presenza denota una grande quantità di metalli pesanti dispersi nel terreno e la necessità di sequestrarli e accumularli, attività di cui è capace questa pianta e i microrganismi ad essa legati. Fiorisce nel periodo più caldo dell’anno, nutrendo api e altri insetti e contiene resine dal forte aroma. La sua presenza nei pressi degli oliveti aiuta al contrastare la mosca dell’olivo. L’ortica, erbacea perenne e ubiquitaria ai nostri climi, è invece una nitrofila (cresce bene in presenza di molto azoto disponibile), ama l’umidità e la mezzombra. Svolge un’azione fertilizzante, aumenta la sostanza organica e rende disponibili i metalli presenti nel suolo. È una pianta molto interessante dal punto di vista nutrizionale, si può consumare quotidianamente e costituisce «un pasto completo» non solo per il suolo, dove si può distribuire sotto forma di
macerati, ma anche per noi, poiché è ricca di tutti gli amminoacidi essenziali, di vitamina C e minerali. La sua presenza ci mostra, inoltre, dov’è l’umidità, e da dove ripartire per risanare la fertilità di un suolo. Questi sono solo alcuni esempi di come, attraverso lo studio delle piante spontanee sia possibile individuare, con un po’ di ricerca, le caratteristiche principali di un suolo e conoscerne le sue condizioni al momento dell’osservazione. In definitiva, le piante presenti su una determinata superficie di terreno ci possono aiutare a riconoscere le zone più protette di quel suolo, la presenza di erosione o di fertilità, ma soprattutto dove e come iniziare a modificare quel luogo per realizzare un giardino commestibile.
Trasformare gli scarti con il compostaggio Implementare la rigenerazione del terreno è essenziale, soprattutto se il suolo è molto povero e compattato. È una pratica che può continuare all’infinito, poiché permette di riciclare anche i nostri scarti di cucina. Qua-
MONDO BIO
Nuova Politica agricola comune : un’occasione mancata La proposta originaria della Commissione europea risale al 2018. Da allora tra crisi climatica, sanitaria ed economico-sociale, si pensava ad una svolta verso un altro modello di produzione fondato sull’agroecologia, tenuto conto anche del Green Deal europeo. Invece per la Pac (Politica agricola comune), che sarà in vigore dal 2023 al 2027, si è fatto addirittura qualche passo indietro rispetto alla proposta iniziale, senza recepire gli obiettivi delle strategie «Farm to Fork» e «Biodiversità 2030» e continuando a sostenere un modello di agricoltura industriale ad alto impatto ambientale. Mentre i giovani spingono per azioni concrete e urgenti per il contrasto al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità e per un sistema economico sostenibile si è persa di nuovo l’opportunità di dare avvio ad una transizione agroecologica dei sistemi agricoli e alimentari. La riforma non affronta in maniera adeguata i problemi del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità e continua a concedere sussidi in base agli ettari piuttosto che alle pratiche agricole sostenibili, premiando le imprese di grandi dimensioni piuttosto che le piccole e medie aziende diffuse sul territorio. Di fatto si continua ad insistere su un approccio agricolo di tipo industriale che non solo ha avuto impatti disa-
si tutto può essere trasformato attraverso il compostaggio, dai materiali di origine organica (vegetale e non) a quelli inorganici, come cenere e metalli. L’importante è tener presente che, in generale, le sostanze inquinanti lo sono per la loro quantità, più che la qualità. Ovvero, se aggiungo poco di qualche sostanza sospetta e permetto a una grande quantità di microrganismi, con a disposizione molto margine e parametri adeguati, di metabolizzarla, questa viene scissa e ridistribuita o accumulata in parti specifiche, ma in genere non crea problemi al sistema. A tutto c’è rimedio e la natura ci insegna a trasformare tutto quello che ci può ostacolare. Il compostaggio non è altro che l’azione senza sosta che fa la vita da sempre. Il metabolismo (vita) si divide tra il costruire corpi e organismi (concepimento e nascita) e smontarli (morte e decomposizione). In questo continuo fare e disfare, noi, novelli Penelope, possiamo solo beneficiare del movimento per aumentare la qualità delle nostre vite e di ciò che ci sta attorno. di Maria Grazia Mammuccini, Federbio
strosi sull’ambiente ma non ha neanche garantito un reddito adeguato agli agricoltori. È invece necessario e urgente un approccio innovativo verso un modello, come quello rappresentato dal biologico e dalle pratiche agroecologiche, in grado di dare valore al cibo, al lavoro degli agricoltori e costruire sistemi locali di produzione e consumo alimentare. Adesso la responsabilità passa agli Stati membri con i Piani strategici nazionali (Psn) nei quali, partendo dai livelli minimi fissati dalla Pac, ognuno potrà puntare di più o di meno sulle pratiche green. E parliamo di cifre considerevoli visto che alla Pac va un terzo delle risorse del bilancio dell’Unione europea: 387 miliardi fino al 2027 dei quali 50 destinati al nostro Paese. Al momento, per il nostro Paese, nella prima bozza di Psn non vediamo la svolta necessaria verso alcune priorità strategiche come la conversione della zootecnia intensiva e la diffusione del biologico che viene considerato nel solo obiettivo dello sviluppo sostenibile. Per il biologico dobbiamo puntare al 30% di superficie coltivata al 2027 e al riconoscimento esplicito del ruolo dell’agricoltura biologica in tutti i nove obiettivi del Piano strategico nazionale, compresi gli obiettivi relativi al mantenimento del reddito degli agricoltori e quelli legati al clima e alla biodiversità, per non rischiare di perdere un’opportunità strategica per il nostro Paese.
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AGRICOLTURA Un modo molto rapido per trasformare resti organici, come la massa proveniente dalle compost-toilet, gli abbondanti sfalci di potatura, le foglie del bosco e i resti di cucina, è il bokashi (vedi box a lato per un approfondimento), una tecnica di origine giapponese praticata da anni in Sud America per colture intensive a basso costo e di ottima qualità, di cui Jairo Restrepo (2007) è divulgatore attento anche in Occidente. A seconda delle circostanze, del materiale che abbiamo in abbondanza, del tempo e delle finalità, possiamo modificare le modalità e permettere ai microrganismi di fermentare propriamente (ovvero scomporre) e ottenere come risultato un humus con minerali e oligoelementi facilmente disponibili per le piante.
Piante autoctone e non solo Il giardino commestibile è organizzato a imitazione della natura nella sua complessità, una scelta che permette di mantenere l’omeostasi e di conseguenza una buona salute. Uno dei cardini della complessità è certamente la biodiversità. Per questo nella scelta delle piante non dobbiamo limitarci alle specie autoctone. Le piante sanno viaggiare e lo fanno da prima dell’arrivo dell’essere umano, attraverso il vento, l’acqua e gli animali. Il nostro lavoro è so-
Il bokashi, la tecnica del compostaggio rapido Per realizzare un bokashi base di circa un metro quadrato, è necessario almeno 1/3 di letame, 1/3 di terra e 1/3 di sostanza organica fibrosa (paglia, foglie, crusca, segatura ecc.). Si mescolano questi ingredienti, aggiungendo in proporzioni minime: carbone vegetale in piccoli pezzi (0.05-0.2%), zucchero o melassa (1 kg), cenere e polvere di roccia (una manciata), pasta madre (una tazza), yogurt (una tazza) e possibilmente dei microrganismi efficaci (E. M.). Quindi si aggiunge dell’acqua di fonte o piovana, fino a ottenere un impasto di consistenza umida. Si lascia al riparo dal sole e dalla pioggia e si rigira con un forcone una/due volte al giorno. In 24 ore dovrebbe innalzarsi la temperatura, ma attenzione che non superi i 60° C. Se tutto va bene, in una settimana il bokashi è pronto. Può esser usato per stimolare le germinazioni delle piantine nel vivaio, ma può essere distribuito direttamente in loco, in buche vicino alle piante. A seconda delle carenze del terreno, si possono aggiungere gli elementi mancanti e farli complessare, in modo da renderli meglio disponibili per le piante.
prattutto quello di creare diversi microclimi, in cui poter integrare anche piante venute da lontano o specifiche di altri climi. Inoltre, la scelta delle specie da seminare, trapiantare o piantumare non dev’essere effettuata solo badando alle nostre esigenze, nella fase iniziale dobbiamo fare in modo di avere nel nostro giardino le piante essenziali per la fertilità del suolo e per la salute della flora e della fauna del luogo. Le prime piante da prendere in considerazione sono le cosiddette «piante pioniere»: specie estremamente adattabili a terreni esausti o a condizioni climatiche estreme, dove riescono a conservare capacità riproduttiva e colonizzatrice. Inoltre, sono piante a crescita rapi-
Il giardino commestibile di Marco Carlino a San Cataldo (Le), organizzato attorno ad al-
cune piante spontanee, o già ben adattate, e irrigato col troppopieno di una cisterna dell’abitazione (foto di Marco Carlino).
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da, anche in condizioni di ridotta presenza di nutrienti. Possiamo utilizzarle per molte altre funzioni, in attesa che il sistema diventi idoneo a ospitare specie più esigenti o delicate. Tra le pioniere più utili ritroviamo le specie azoto-fissatrici arboree, come ontano, robinia, mimosa, pisello siberiano; arbustive, come ginestra, olivello, coronilla (caratterizzata da un esteso apparato radicale); ed erbacee, come lupino, veccia, sulla, erba medica, trifoglio nano e trifoglio sotterraneo. Altre erbacee pioniere perenni, particolarmente efficienti nell’accumulare azoto, potassio e fosforo a livello della parte aerea sono ortica, consolida e le specie appartenenti alla famiglia delle Brassicacee. Con lo sfalcio di queste piante utilizzato come pacciamatura è possibile reintegrare molti nutrienti, contribuendo così a rendere disponibili, unitamente agli alberi e arbusti azoto-fissatori, gli elementi indispensabili provenienti dal suolo e dall’atmosfera. Altre piante caratterizzate da una crescita rapida, in grado dunque di apportare molta sostanza organica, essenziale per ricostruire una struttura sana del suolo sono il bagolaro, o spaccasassi, il cui legno è utilizzabile per modellare manici resistenti, l’olivo d’autunno, il Teucrium (particolarmente indicato per i terreni calcarei), il timo greco, la salvia di Gerusalemme, la phillica, la felisia (per terreni sabbiosi) e l’albero del paradiso, più noto come ailanto.
Per contenere lo sviluppo, delle altre piante molto vigorose, ad esempio la robinia, è consigliabile lasciare solo pochi individui ed effettuare potature molto decise, a «bonsai». Quando incontriamo una pianta più «espansiva» di altre, soprattutto quando si tratta di una specie indesiderata, o di cui ci vogliamo sbarazzare, dobbiamo comprendere che
la sua presenza è utile al sistema e che se è lì, è perché ci sono delle nicchie (di energia, spazio o tempo) vuote che quella pianta è andata a utilizzare. Dunque, prima di eliminarla è bene affiancarla con altre piante dalle simili esigenze. Una volta che altre piante espleteranno le sue funzioni indispensabili, la specie infestante tenderà a scomparire. l
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Da dove cominciare per realizzare una food forest? Di seguito, un elenco di piante commestibili adatte per realizzare una food forest in ambiente mediterraneo.
Piante commestibili caratterizzate da organi sotterranei ben sviluppati
• Acetosella 1 • Allium • Arracacha sudamericana • Arundinaria o canna gigante • Asfodelo 2 • Asparago costiero • Carciofo cinese o tuberina • Carota dolce o yacòn • Giglio di mare • Giglio di San Giuseppe 3 • Igname kobi • Olluco • Phyllostachys • Sasa • Sedanina perenne • Silene • Tulbaghia 4 • Yucca
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Piante commestibili a portamento strisciante
• Portulaca comune 5 • Portulaca invernale • Spinacio brasiliano • Spinacio della Nuova Zelanda 10 • Spinacio di Malabar • Kiwi • Zucca siamese 6 • Rosmarino prostrato • Timo serpillo Piante commestibili rampicanti
• Glicine tuberosa • Luppolo • Nasturzio 7 • Passiflora 8 • Vite • Zucca amara Piante commestibili a portamento prostrato-ricadente
• Cappero 9 • Fico degli Ottentotti
Piante erbacee spontanee
• Amaranto • Artemisia • Bietola • Borragine • Calendula • Camomilla • Cardo o carciofo selvatico • Cardo mariano 10 • Cascellore • Cavoli • Centocchio o stellaria
• Chia • Erba viperinao echio • Falsa camomilla • Farinaccio • Finocchio selvatico 11 • Granio di San Roberto • Levistico • Liquirizia • Malva • Malva moscata • Prezzemolo • Quinoa • Romici • Ricino • Ruta autoctona • Scorzonera
• Senape 12 • Smirnio • Verbena • Violaciocca antoniana Altre piante Achillea, Ambrosia, Armeria maritima, Aterisco spinoso, Biscutella, Caccialepre, Calcatreppola marina, Centaurea, cicoria, Cipero perenne, Crespigno, Dolico egiziano o Lablab, Farinello buon Enrico, Fieno greco, Ginestrino, Ortica membranosa, Piantaggini, Rabarbaro, Ravastrello, Rucola selvatica, Santoreggia, Sedano, Tagete, Tarassaco. Terra Nuova · gennaio 2022
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ANIMALI
Cavalli liberi per persone libere Sulle colline toscane, l’azienda Aquila Nera ha creato un modello di inserimento sociale e lavorativo che coniuga l’agricoltura sinergica con l’allevamento dei cavalli secondo la monta indiana. Un nuovo modo nonviolento di fare ippicoltura e creare reddito in aree marginali.
di Gabriele Bindi
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Nativi delle grandi pianure d’America, i Sioux, vivevano come in simbiosi con i cavalli e sapevano bene come dovevano trattarli. Il rapporto tra uomo e animale era
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vissuto senza nessuna coercizione, i cavalli erano liberi e montati senza sella, senza morso, né redini e ferri. Questa cultura, per fortuna, non è andata del tutto perduta. Anche in
Italia c’è qualcuno che ne ha ereditato modi e stili di vita. Davide Bassi ha appreso i segreti di questo insegnamento a soli diciassette anni, grazie a uno sciamano Lakota. E
oggi, nel comune di Santa Luce (Pi), a poche centinaia di metri dal centro buddista Lama Tzong Khapa, con l’azienda Aquila Nera Horses, custodisce i cavalli con amore, all’interno di una fattoria agricola biologica. Qui vivono, allo stato semibrado, 40 cavalli salvati dal macello o dalle corse clandestine, su una superficie di una ventina di ettari di terreno recintato. I cavalli salvati dalla morte o dall’incuria si possono anche adottare a distanza, versando una quota mensile all’associazione che comprende il foraggio e tutte le cure necessarie.
Oltre le finalità sportive e ludiche Ma l’amore per i cavalli è un insegnamento anche per gli umani. La «monta indiana» proposta da Aquila Nera rappresenta un approccio di vita fuori dagli schemi, che richiede una buona dose di empatia e la disponibilità a lavorare sulle proprie emozioni. Recentemente sono stati creati nuovi corsi di specializzazione sull’attività per il benessere psicofisico della persona e l’attività ludicoassistita per i ragazzi dai 6 ai 12 anni. Il cavallo rimane sempre al centro di ogni percorso formativo e motivazionale: c’è il corso di Guida equestre naturale per insegnare a gestire i ca-
Davide Bassi ha appreso le tecniche della monta indiana dei cavalli da uno sciamano La-
kota. Oggi il metodo è stato ufficializzato anche in Italia ed esiste anche un albo di periti esperti.
valli allo stato brado e ad organizzare passeggiate a cavallo, e ci sono i percorsi formativi per le aziende, con attività di team building. Le istituzioni, dopo anni, si sono finalmente accorte che il modello funziona. L’attività didattica ha avuto un riconoscimento da parte del Ministero di grazia e gustizia, attraverso la creazione di un albo di esperti nella gestione del cavallo, con finalità che vanno oltre a quelle lu-
diche o sportive. Sono state firmate delle convenzioni con varie facoltà dell’Università di Pisa, come veterinaria, scienze naturali, etologia, agraria, scienze delle politiche agricole, al fine di far fare dei tirocini a laureandi e laureati per imparare le tecniche di gestione dei cavalli e dell’azienda. Nel 2019, grazie all’intervento di Monica Citti, counselor, anche lei fondatrice e protagonista del progetto Aquila Nera, è stato portato avanti con successo un progetto contro il bullismo e la violenza in età scolastica in una scuola secondaria superiore di Livorno.
Il buon uso delle risorse
Il corso di guida equestre naturale prevede attività formative per gestire i cavalli allo stato brado, senza alcun tipo di violenza.
Sulla costa livornese, in certi giorni, si sente arrivare l’alito del Mar Tirreno. Si arriva al recinto dell’azienda su un lungo sterrato. Al margine del recinto ci sono le «rotoballe». «Sono 560 balle di fieno, ma non è fieno qualunque» ci spiega Davide «perché il foraggio in realtà è di diverse varietà: erba medica, sulla e loglietto. I terreni vengono seminati, ogni anno, con nuove varietà di erbe polifite al fine di creare prati ricchi di biodiversità e di sostanze necessarie per una sala alimentazione degli animali. A fine gennaio, i cavalli vengono trasferiti negli ampi paddock, i recinti più vicini alle stalle, per conTerra Nuova · gennaio 2022
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ANIMALI La monta indiana richiede una buona dose di empatia e la disponibilità a lavorare sulle proprie emozioni.
mila euro abbiamo fatto tutto» commenta Davide. «Attraverso il corso di guida equestre naturale, vogliamo offrire anche questo insegnamento di tipo ecologico, dando le conoscenze necessarie per poter utilizzare tutti i materiali di recupero che vengono scartati dalle aziende durante il ciclo produttivo».
Un modello esportabile
sentire la crescita del foraggio, che viene sfalciato ai primi di maggio e utilizzato per l’alimentazione durante l’inverno successivo. Dopo due settimane dallo sfalcio, quando l’erba è ricresciuta, i cavalli vengono di nuovo liberati per godere del foraggio fresco». Il modello di allestimento delle strutture segue una filosofia ben precisa, che ricorda la permacultura, ma che forse è anch’esso eredità della cultura nativa americana: il buon uso delle risorse. A delimitare l’ingresso c’è una palizzata frangivento realizzata con le riseghe dei tronchi, il primo scarto delle segherie nella preparazione del tavolame. L’edificio adibito all’area ristoro ha i tavoli fatti con pancali dei motori delle navi trattate con il fuoco. «È tutto in funzione del riciclo e del recupero» spiega Davide. «I legnami sono recuperati dall’interporto o da scavi ferroviari, non si usano le vernici, ma tutte le tavole sono trattate con il fuoco sulla parte esterna, un antico metodo che serve a renderle resistenti alle piogge e agli altri eventi atmosferici. Le finestre sono state acquistate da aziende di costruzione costrette a disfarsi dei vecchi infissi, per soddisfare le nuove normative sul Superbonus del 110%. Il pavimento è realizzato con tavole di plastica riciclata, recuperate a poco prezzo. E il forno esterno è rea78
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lizzato con tegole e mattoni di un rudere che era franato. Ci è bastato chiedere il permesso per prendere il materiale». La struttura in legno, centro di accoglienza per chi collabora e per gli stagisti, è fatta con gli scarti di falegnameria e all’interno, per circa 30 cm, è riempita con argilla, pietre e sterco di cavallo. Qui si trova il laboratorio dei mangimi, dove ogni giorno si prepara il cibo per i cavalli. Anche il locale è fatto tutto con scarti di legnami. «Per fare 110 m2 ci sarebbero voluti circa 75 mila euro e invece con 15
«Aquila Nera è sempre stata antesignana sia di una nuova etologia equina, sia di progetti di reinserimento e intervento nel sociale. L’azienda agricola oggi si avvale dei principi dell’agricoltura sinergica, con circa un ettaro coltivato a ortaggi in successione. Non si fanno lavorazioni del terreno e come concime si utilizza semplicemente lo sterco di cavalli» racconta Davide. L’azienda agricola produce principalmente ortaggi e foraggio per i cavalli, poi c’è un nuovo frutteto di un ettaro con tutte le piante antiche. «Stiamo facendo una ricerca di piante e di semi locali per ritrovare le specie più adatte al terreno e ricostruire quell’ambiente che è andato scomparendo. All’interno dell’azienda abbiamo fattoria didattica
Passeggiate a cavallo lungo il litorale tirrenico a pochi chilometri di distanza dall’azienda Aquila Nera Horses.
PUBBLIREDAZIONALE
con animali da cortile e un laghetto. Gli animali sono liberi e ogni tanto subiamo le scorribande di volpi e faine». La buona notizia è che grazie alla diffusione di queste buone pratiche, e allo sforzo comunicativo di Davide Bassi, la scorsa estate Aquila Nera ha ottenuto un ulteriore riconoscimento. «Alcune istituzioni, come Confcommercio e Regione Toscana, si sono interessate a noi, e sono venuti qui a vedere da vicino cosa facciamo. Il progetto è stato approvato come modello replicabile adatto ai terreni marginali, in cui inserire la conduzione dei cavalli seguendo la monta indiana, mettendo insieme l’orticoltura alla componente zootecnica. La Regione Toscana, ispirandosi alla nostra attività, sta recependo una normativa sulla ippicoltura per migliorare la normativa e permettere la creazione di nuove aziende capaci di generare reddito unendo entrambi gli aspetti: l’agricoltura con la gestione degli animali per altre finalità. La differenza è che gli equini non sono destinati
né alla produzione di carne, né alla pratica sportiva, ma sono parte integrante della vita agricola e dell’attività sociale. Per noi è un’altra grande soddisfazione» conclude Bassi. «L’idea elaborata insieme alla Regione è di poter esportare in altre
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L’INTERVISTA
ARIANNA PORCELLI SAFONOV
Fare satira in tempi difficili Dal mito dell’enogastronomia al finto biologico, dall'idillio della campagna all’assenza di pluralismo nell’informazione: riprendersi la libertà di ridere di tutto.
di Gabriele Bindi
S
crittrice e autrice di monologhi pungenti e coraggiosi, Arianna Porcelli Safonov ha uno sguardo critico sui costumi della nostra epoca, scrive delle nostre idiosincrasie, dei nostri vezzi e delle sicumere. E li distrugge amabilmente. La sua satira irriverente non risparmia nessuno ed entra a pieno diritto nel nostro mondo del biologico e dei consumi consapevoli. Nel libro Fottuta campagna si è divertita a demolire il mito bucolico della vita rurale, dipingendone la cruda realtà e
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le contraddizioni. Ha potuto farlo perché ne ha avuto esperienza diretta. Dopo aver lavorato per dieci anni come manager organizzatrice di eventi tra Roma e Madrid, la Safonov ha mollato tutto e si è ritirata in campagna, dedicandosi alla scrittura di monologhi comici e a un blog di racconti umoristici, Madame Pipì. Far ridere è diventata da allora la sua missione. Ci troviamo di fronte a una parlantina sciolta, un pensiero ben strutturato, una bella presenza, che non fa sconti a nessuno.
Cara Arianna, cominciamo col ringraziarti. Difficile trovare una satira più tagliente della tua verso la moda del radical chic e del biologico a tutti i costi. Abbiamo tutti bisogno di prenderci un po’ in giro. Non pensi anche tu che ci sia poca autoironia nel mondo dell’ecologia e dell’agroalimentare?
Io ci ho trovato pane… per la mia penna. La mia esperienza nel mondo del biologico e della vera agricoltura è nata dall’esperienza raccolta in sette anni vissuti sull’Appennino, nell’Oltrepò pavese. Ci sono arriva-
ta a trent’anni e lì ho avuto lo scontro con la realtà. Un conflitto con l’onestà intellettuale, con la vita sociale e agricola. Ci sono tante storie da raccontare. La storia del produttore che sceglie di fare agricoltura perché è una scelta cool, ma si accorge in un secondo momento che è un lavoro troppo impegnativo. Ci sono i finti agriturismi che non producono quello che vendono e così via. Devo dire che sull’agricoltura biologica siamo ancora capaci di ridere. L’ambito dell’enogastronomia invece è un campo minato. In generale è quello in cui ho ricevuto il maggior numero di critiche.
mentali e per questo motivo bisognerebbe scherzarci di più, così come per l’ecologia di cui tutti oggi fingono di parlare seriamente. Cos’è che fa ridere nel mondo dell’ecologia?
Gli esempi sono numerosi. Ti dico che il monologo sul biologico è quello che ha attirato maggiormente i favori del pubblico. Diciamo che fa sempre fico giocare a fare gli estremisti. E si cade facilmente nei paradossi, come fare 700 km per andare a scoprire i sette formaggi della capra girgentana. Sono fenomeni che costruiscono il fico perfetto, almeno qui da noi in Italia.
che che ha ricevuto il professor Barbero, una figura sicuramente più importante e raccomandabile di me. Eppure è talmente chiaro che il green pass abbia creato fenomeni di emarginazione e di esclusione… Il punto è che non sto sindacando sulla questione sanitaria, ma mi permetto semplicemente di dire la mia sulla questione politica e sull’intera gestione della faccenda. Io non ho mai detto che il vaccino sia inutile, o che faccia crescere la coda. Ho detto che il green pass è un elemento nocivo e mi sembra che a livello esperenziale sia del tutto evidente. Basta uscire di casa e osservare cosa sta succedendo.
Come mai? Cosa hai combinato?
Ho creato uno spettacolo con un’ora di monologhi dedicato al vino naturale, una delle poche passioni personali che mi sono rimaste. Alla fine ho ricevuto una caterva di insulti memorabile. Certa gente tende davvero a scaldarsi facilmente, forse proprio perché è un argomento su cui la maggior parte del pubblico soprassiede e in cui invece gli esperti di settore si sentono toccati nel vivo. Un argomento su cui pochi sanno e quei pochi cercano di determinare a tutti i costi la loro verità. Una verità basata sul commercio e sullo status symbol. Fa fico oggi intendersi di cibo e di vino.
Torniamo all’argomento scomodo della pandemia. Riguardo alla questione green pass ti sei espressa in modo critico senza peli sulla lingua. Ti sei guadagnata qualche insulto anche per questo?
Sono quotidianamente bersagliata. E questa è una cosa piuttosto evidente per chi segue il mio lavoro. Ma il periodo è questo. Pensa alle criti-
Eppure non sono poi così tanti gli intellettuali e i colleghi artisti che hanno deciso di esporsi o riderci sopra. La pandemia ci ha colto impreparati e c’è chi pensa sia meglio non parlarne?
Non so dirti, questa cosa mi lascia perplessa. Personalmente, lavorando sulla comicità non potrei non parlarne. Il solo fatto di non doverne parlare è lesivo della libertà di espressio-
A noi la satira piace. Ma chi si occupa di ecologia come noi spesso rischia di apparire come una Cassandra che predice le catastrofi. Come si fa a rendere più accettabile il messaggio che vogliamo trasmettere?
L’antidoto è quello di prendersi in giro. Questo può essere applicato un po’ in tutti i contesti, cosa che purtroppo non sta avvenendo in quello sanitario, dove ci sarebbe tanto da dire, ma ci sono un sacco di cose su cui non si può scherzare. È la morte che fa paura?
Credo che si tratti in realtà di un grande pregiudizio. Qualche anno fa ho fatto uno spettacolo che si occupava di cancro con un tecnico dell’istituto oncologico di Milano. Il pubblico si incazzò anche lì. Ma invece io trovo che siano cose fonda-
Devo dire che sull’agricoltura biologica siamo ancora capaci di ridere. L’ambito dell’enogastronomia invece è un campo minato. In generale è quello in cui ho ricevuto il maggior numero di critiche.
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L’INTERVISTA ne. Come si fa a non accorgersi di questo? Il pubblico dovrebbe poter comprendere cosa succede, a prescindere da come la si pensi sull’intera questione. La satira ha la funzione di far riflettere. È ingiusto che ci siano argomenti sui quali non si può scherzare. Ma oggi è così: guai a mettere in discussione il green pass, o a dire, che so, che certe femmine sono cattive!
prima, senza grandi cambiamenti. Detto questo, una delle mie preoccupazioni più forti è che questa che stiamo vivendo sia percepita come la nuova normalità. Temo che ci si abitui troppo in fretta. Che nessuno tra un po’ riuscirà più ad immaginarsi un mondo senza mascherina e distanziamento sociale. Ho paura che non si sia più in grado di tornare indietro. Questo è il mio più grande timore.
In che modo è cambiato il tuo lavoro in questo periodo?
Lavoriamo su due fronti, uno è quello dei teatri, dove obbediamo a tutte le disposizioni del caso. L’altro, decisamente più inclusivo, è un esperimento realizzato nei boschi dell’Appennino, un luogo aperto a tutti dove evidentemente si può ancora fare cultura. Abbiamo delle guide ambientali che ci conducono lungo il percorso. Si cammina, si mangia insieme, e faccio delle letture di Fottuta campagna in 5-6 posti diversi. Tutto questo ricorda la salita sui monti dei Partigiani…
Sì, esatto, è una forma di resistenza. L’Appennino è una terra spopolata, che io amo tanto. Sono convinta sia il nostro salvagente sotto tanti aspetti. Questa formula ha attirato tantissimo pubblico creando una sorta di selezione naturale, con cento o duecento persone che arrivano tutte ben preparate e attrezzate per la montagna. Sono appuntamenti inclusivi che mi hanno dato tantissimo a livello umano. La gente si parla, fa amicizia, c’è un tipo di socialità antica. Riprenderemo questi spettacoli a primavera.
Ho notato che alcuni tuoi monologhi si concentrano sull’analisi e la scomposizione del linguaggio. Senti il bisogno di un’ecologia della parola?
La parola è il mio strumento di lavoro. E credo che l’italiano sia ancora qualcosa che non potranno toglierci tanto facilmente, anche se a dire il vero è già peggiorato parecchio. Quando ero bambina c’erano programmi televisivi dove parlavano un linguaggio elevato che mi bevevo a bocca aperta. Sono legata un po’ alla forma? Mi piace tirare fuori dei termini che siano magari meno utili a farmi trovare marito, ma molto più utili a tenere una lingua viva in un momento in cui apparentemente non ci serve più, visto che ci scriviamo «perké» con la kappa. Siamo di fronte a una rarefazione della lettura e dell’informazione. Che fine farà la carta stampata di fronte alla prepotenza del web?
Non credo che la gente non abbia più voglia di leggere, anzi. Io scrivo i testi, sono partita dalla scrittura e utilizzo l’umorismo per farmi leggere. Se tra le righe Se escludiamo il lavoro, qual è la tua preoccupazione più fai ridere, è più accattivante. Il web mi è servito solo a grande rispetto al Covid? promuovere quello che scrivevo. Se escludi il mio lavoro escludi quasi tutto. Io faccio Il problema è cosa leggere. In questo momento mi spauna vita molto semplice e riservata, vivo come facevo venta l’assenza del pluralismo nei principali canali di informazione. Non vedo opinioni diverse, c’è un pensiero unico, fuori dalla realtà, perché nel frattempo là fuori succedono tante cose. C’è solo una narrazione parziale di ciò che sta avvenendo. Il dissenso non viene documentato, come se fosse pericoloso dargli voce. Io al contrario credo che sarebbe meglio per tutti parlarne.
Fino a dieci anni fa a nessuno fregava di ciò aveva nel piatto. Certo, oggi facciamo i sofisticati, perdiamo quaranta minuti a scegliere il vino e poi ci portano del pane di merda e non ce ne frega niente. Altro che grani antichi! Però dai, piano piano ci arriviamo. 82
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Sono pochi i canali e gli strumenti in cui mi piace abitare come lettore. Eppure ne sento il bisogno, anche solo per il fatto che non vivo in città e non ho altri strumenti a disposizione. Ma se vado in giro per le strade vedo una realtà che non viene rappresentata dai media. Conosci Terra Nuova?
Sì, certo, e ho parecchi amici abbonati in Appennino. È una delle poche riviste che sono riuscita a leggere, non me ne vengono in mente altre, a parte Internazionale…
parte dei casi oggi tutte queste persone tando la pandemia, dicendo: «Fisiano in grande difficoltà economica. nalmente ho tempo di fare figli». Anche di questo un giorno forse si penIl ritorno alla campagna è ancora tiranno… (sorride). possibile e auspicabile?
Certamente, il ritorno è un’occasione per ricordarsi che in realtà non è affatto un ritorno. Noi non siamo tornati in montagna, nella ruralità. Noi non ci siamo mai stati. Siamo nati da genitori e nonni che erano scappati. L’occasione di Scappo dalla città era mettere in guardia la gente, cercando di capire che sì, è una scelta fichissima, ma che potresti anche non essere in grado di sostenere. La cosa che mi affascina è che queste storie sono sempre quasi appenniniche.
La tua scelta di fuggire dalle città e vivere in campagna è stata un’azione controcorrente. Oggi però il fenomeno sembra prendere quota e ti sei ritrovata Ci sono altre tendenze che vedi attorno a condurre un programma su LaF che a te e che avrebbero maggior bisogno si intitola «Scappo dalla città»… di essere raccontate?
Sul ritorno alla campagna ci sono tantissime storie, molto diverse tra loro, tutte belle da raccontare. Ce ne siamo accorti ancor di più facendo il programma. La pandemia ha ulteriormente incentivato la partenza dalle città. Ma credo che nella gran
Ci sono scelte coraggiose fatte dalle nuove generazioni. Una è quella della vita in campagna e l’altra è questa straordinaria riproduzione a cui stiamo assistendo. Sono circondata da gente che ha deciso di concepire proprio in questo momento, sfrut-
ARIANNA PORCELLI SAFONOV è romana con padre italo-russo. Laureata in Lettere e Filosofia, con indirizzo storia del costume, ha vissuto a New York e a Madrid e ha lavorato per dieci anni nell’organizzazione di eventi internazionali fino al 2010, quando ha deciso di lasciare la sua professione di Project Manager per dedicarsi full-time alla scrittura satirica, a partire da un blog di racconti umoristici, Madame Pipì. Per Fazi Editore ha pubblicato Fottuta campagna e Storie di matti. Dal 2014 è in tour con diversi progetti di satira e critica umoristica al costume sociale nazionale. Piaghe, Il Rìding Tristocomico, Diritto civile ed altre parolacce, Tumorismo, Omeophonie e Cibo, vino ed altri castighi sociali sono alcuni dei suoi monologhi coi quali viaggia in Italia. Dal 2018, collabora con l’Università di Pavia con una docenza legata alle tecniche di improvvisazione applicate agli ambiti manageriali. Nel 2020 ha scritto e condotto il format TV per LaEffe «Scappo dalla città». I suoi monologhi sono diventati virali sul web, suo malgrado. n LE DATE DEI SUOI PROSSIMI SPETTACOLI:
• 4 febbraio, Torino (Teatro Superga). • 8-11 febbraio, Roma. • 18 e 19 febbraio, Catania.
• 12 marzo, Trieste. • 26 marzo, Bologna. • 7 aprile, Milano.
n PER INFORMAZIONI: www.ariannaporcellisafonov.com
Lasciamo stare la campagna, e i figli… Cosa pensi delle città, sono ancora un luogo ostile o non stanno cambiando anch’esse?
Mamma mia quanto mi mancano le città. Ultimamente ho sviluppato una predilezione per quelle del Sud Italia. Le capitali del Sud, senza quasi farsene accorgere, stanno esplodendo di vitalità. Napoli, Palermo sono due città che, in questo momento, credo brillino di più a livello nazionale. C’è stata tanta contaminazione, anche dall’estero. E a queste persone è stata data la possibilità di fare cose estremamente diverse rispetto al tessuto esistente. Sono città, lo vedi, che vogliono cambiare e soprattutto ti permettono di farlo. Città che non hanno bisogno di fare del marketing, come Milano, dove c’è tutta questa febbre di creare nuovi brand per ogni cosa. Palermo e Napoli sono meno stressate, tutto viene da un flusso spontaneo che nasce da contaminazioni secolari. Mi ci sto preparando. Senti… sono diversi anni che parliamo di biologico, di filiera corta, di grani antichi, ma a volte ci sembra che tutto venga poi fagocitato dalla grande distribuzione. E che il tritacarne del marketing faccia il resto. Vedi un pericolo in tutto questo?
In questo senso mi sento più ottimista: nel tritacarne c’è anche un invito a documentarci. Oggi abbiamo un po’ di sensibilità, che arriva anche all’assurdo. Fino a dieci anni fa a nessuno fregava di ciò aveva nel piatto. Certo, oggi facciamo i sofisticati, perdiamo quaranta minuti a scegliere il vino e poi ci portano del pane di merda e non ce ne frega niente. Altro che grani antichi! Però dai, piano piano ci arriviamo. Se oggi c’è un po’ più di attenzione è anche grazie anche al marketing del biologico. Le buone notizie ci sono. Il consumo di carne negli ultimi anni è diminuito enormemente. Il biologico 2.0. è di chi non si fa più fregare. l Terra Nuova · gennaio 2022
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EcoNovità Le aziende del naturale presentano i loro nuovi prodotti
Organko Daily: pattumiera da cucina La pattumiera perfetta per l’uso quotidiano di una gestione responsabile e sostenibile dei rifiuti organici della cucina. Realizzata in plastica riciclata da post-consumo. Facile da pulire e lavabile in lavastoviglie. Apertura e svuotamento con una mano. Volume 3,3 litri. Servicom srl - Trieste (Ts): tel 040 661111, info@casazelena.it - www.casazelena.it
Barrette «Solo da frutta»
L’ECO-CIRCUITO DI
Le grandi novità di prodotto di Baule Volante sono le barrette Solo da frutta, disponibili al gusto pesca e albicocca, prodotte con sola frutta italiana, controllata e selezionata, senza ingredienti aggiunti. Si tratta della versione «solida» degli ormai storici Solo Frutta da bere, la linea di purea di sola frutta da gustare on-the-go senza zuccheri aggiunti. Baule Volante - Bentivoglio (Bo): www.baulevolante.it
Bis-Free farciti al gusto vaniglia Probios Gustosi biscotti al cacao farciti con una golosa crema al gusto vaniglia. Naturalmente senza lattosio e senza uova, sono specificamente formulati per una dieta senza glutine e vegan, inzuppati nella tua bevanda vegetale preferita a colazione o, grazie al comodo formato monodose, pronti per un break gustoso anche fuori casa! Disponibili in astuccio in carta da 125 g anche con biscotto bicolore (cacao e vaniglia) con farcitura al cacao. Probios SpA - Calenzano (Fi): tel 055 886931 info@probios.it - www.probios.it - shop.probios.it
Noci biologiche italiane certificate Prodotte da un’azienda specializzata nella produzione e vendita diretta di noci biologiche italiane certificate nella regione Emilia Romagna, che già nel 2008 ha messo a dimora il primo ettaro di noci. Provenendo da varie generazioni di agricoltori a conduzione familiare, l’azienda ha deciso di puntare sulla noci-coltura, sfruttando il clima favorevole dei terreni romagnoli che si prestano molto bene a questo tipo di coltivazione. Fabbri Denis - Forlì: tel 347 3314168, info@agricolafabbridenis.it - www.agricolafabbridenis.it Terra Nuova · gennaio 2022
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NegozioBio.info Dalla parte di chi dà spazio a prodotti biologici e naturali
Scaldare inquina: occhio alla legna! In inverno, circa il 50% delle emissioni di PM10 sono prodotte dal riscaldamento domestico, a causa di tecnologie obsolete. Attenzione però al tipo di riscaldamento. Quello a base di legna (e carbone) in piccole stufe e caldaie emette circa la metà di tutto il particolato fine (Pm2,5) e il nerofumo all’interno dell’Unione europea. Lo afferma uno studio dal titolo «Dove c’è fuoco c’è fumo, le emissioni dal riscaldamento domestico con legna» di European enviromental bureau (Eeb), la più grande rete europea di organizzazioni ambientaliste insieme alla danese Green transition. Le moderne tecnologie nel riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato possono comunque ridurre le emissioni di polveri sottili. Ispra però riporta che nel 2019, in Italia, il 40,3% dell’energia termica da riscaldamento a biomassa veniva prodotta da camini aperti ed il 18,4% da stufe a legna, mentre solo il 7,9% dell’energia è prodotta mediante stufe a legna «evolute» e solo il 13,6% da stufe a pellet. Il consiglio aureo è sempre lo stesso: isolare meglio le abitazioni.
ca e sostenibile. «La turbina, situata in località Cerrone, lontano dai centri abitati e fuori dalla fascia di rispetto dei crinali e della viabilità panoramica» spiega la cooperativa «è un aerogeneratore Ewt da circa 900 kw che produrrà 2gwh l’anno di energia elettrica, sufficiente a soddisfare la domanda di 900 famiglie ed eviterà l’emissione di 878 tonnellate di CO2 all’anno». L’impianto è stato realizzato grazie alla collaborazione con Banca Etica che nel progetto ha avuto il ruolo di finanziatore e sostenitore.
Mobilità sostenibile in ascesa
La mobilità condivisa ha ripreso a crescere dopo la battuta d’arresto del lockdown. Nel 2021 scooter, bike e monopattini in sharing hanno superato i valori del 2019 prepandemia e il car sharing li sta raggiungendo in queste settimane. È quanto segnala l’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility nel suo quinto rapporto. In Italia sono oltre 5 milioni e mezzo le iscrizioni ai servizi di mobilità condivisa, con 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015). Circa 15 milioni di italiani possono utilizzare almeno un servizio, con quasi 90 mila veicoli in condivisione tra auto, L’energia eolica a beneficio di tutti scooter, bici e monopattini. Tuttavia, segnala il rapporto, le È stato inaugurato a Gubbio il più grande impianto eo- città dove sono presenti tutte e quattro le tipologie di veilico collettivo di Italia realizzato da ènostra, la cooperativa coli con i relativi servizi di sharing sono solo quattro: Mienergetica che offre energia elettrica 100% rinnovabile, eti- lano, Roma, Torino e Firenze.
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Varietà antiche e pasta madre
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a Forneria Astori ha iniziato la sua attività nel 1968 come panificio tradizionale. Si tratta di un’azienda familiare che ha preso la via della produzione biologica su impulso di Daniele Astori, che ha avviato una appassionante ricerca delle farine, rivalutando e riscoprendo varietà di grani antichi che erano ormai in via di estinzione. Una scommessa vincente che ha riportato sulle tavole il farro monococco, la segale, la timilia e altre varietà che regalano sapori unici e sono più digeribili. Il lievito madre utilizzato nel forno è nato nel 1992 dal ceppo fermentativo di un caco e da allora viene ogni giorno alimentato e tenuto vivo. Il negozio apre solo al mattino per il ritiro degli ordini, per il resto consegna a diversi negozi biologici tra le province di Brescia e Bergamo.
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Avanguardia bio a due passi da Rimini
ui colli riminesi, a pochi chilometri dal mare, nell’immediato entroterra di Rimini c’è un’accogliente azienda Sagrituristica che produce ortaggi e frutta, e li rivende nei mercati locali. «In tutto abbiamo circa 11 ettari e posso dire che siamo più che biologici» racconta Patrizia. «In agricoltura utilizziamo gli insetti e i funghi, secondo l’agricoltura simbiontica. Abbiamo anche ulivi e frutti antichi. Per combattere i parassiti utilizziamo macerati vegetali, evitiamo di far uso di quei prodotti consentiti anche nel biologico, che non hanno nessuna selettività nei confronti del complesso degli insetti utili, propri di un determinato ambiente, mantenendo così un giusto equilibrio». L’ottima posizione rende Pian del Pigro strategico per le escursioni nei borghi e nei castelli della Val di Conca e della Val Marecchia. n PIAN DEL PIGRO, via Panoramica 6, San Lorenzo In Correggiano (Rn),
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#NonUnLibroQualunque Una filiera sostenibile della cultura passa dalle librerie indipendenti, presidi di bibliodiversità
Modus Vivendi, la libreria come stile di vita N
Una ricetta che funziona Salvo, oltre a praticare percorsi di consapevolezza sul sentiero di Thic Nath Hanh, non ha mai abbandonato lo sguardo dell’uomo che studia i numeri e le tendenze del mercato. «Abbiamo fatto una ricerca accurata in Italia e all’estero. Non ci interessava una libreria qualunque, volevamo dare spazio alla piccola e media editoria, sottraendoci al marketing aggressivo dei grandi gruppi editoriali. Proprio in quegli anni nascevano gli algoritmi con l’invio d’ufficio di tot copie dei principali titoli di successo, in base alla metratura e all’importanza della città. Noi volevamo «fare libreria» a modo nostro. E dopo venticinque anni siamo ancora qui a scegliere i titoli, uno per uno, dando un taglio culturale ben preciso».
Se la libreria gode di buona salute, secondo Salvo, è perché la ricetta funziona. I pilastri sono tre: la libreria con vendita da banco, il settore del no book e i progetti di lettura nelle scuole. Ma bisogna intenderci bene. «Non vendiamo gadget come penne e magneti» spiega il titolare. «Abbiamo inserito dei prodotti ad alto contenuto etico e culturale: pregiati manufatti e tessuti, come le pashmine del Caschmire, i broccati di Banaras, i Kantha del Bengala. Sono manufatti che hanno una storia e noi la raccontiamo. Abbiamo iniziato a importare da questi paesi, promuovendo delle realtà col microcredito o favorendo cooperative di donne che si riscattano. A Palermo la gente sa che se vuole fare un regalo particolare può venire da noi». Per le scuole ci sono progetti di lettura per ogni ogni ordine e grado di istruzione, anche fuori provincia.
L’ECO-CIRCUITO DI
el cuore di Palermo, a poche centinaia di metri dal mare, sorge Modus Vivendi, una libreria indipendente che dà spazio alla piccola e media editoria di qualità. Un luogo dove si tengono letture, presentazioni di libri e concerti, e dove fanno di tutto per farti sentire un po’ a casa: alla domenica mattina ti servono addirittura la colazione letteraria, con caffè e cornetto. Il nome è tutto un programma. «L’abbiamo scelto non perché siamo latinisti, o semplicemente perché suona bene. C’è un motivo preciso» sorride Salvo Spiteri, che è titolare della libreria insieme alla moglie Marcella. Salvo inizia a raccontare in un tono calmo e pacato. Le parole sono dense. E il tempo che ci dedica è insolitamente lungo. «La libreria nasce nel 1997» racconta. «Allora facevo il direttore commerciale nel mondo della moda. Ma io e mia moglie volevamo cambiare modo di vivere. Ho dato le dimissioni da direttore commerciale, un lavoro prestigioso e ben retribuito, e così ci siamo presi un anno sabbatico, viaggiando per India, Tibet e Nepal».
Il pensiero critico si nutre a partire dalla scuola «Presentiamo sempre una rosa di titoli ben selezionati, grazie all’infaticabile lavoro dei nostri due collaboratori Loredana Mancino e Fabrizio Piazza. La proposta viene sviluppata dalle classi e culmina nell’incontro con l’autore a scuola. Di volta in volta affrontiamo temi che possono arricchire i programmi scolastici, su temi come il razzismo, l’inclusività, il senso civico, le questioni di genere. Le scuole acquistano il libro e noi ci facciamo carico di tutte le spese per le trasferte degli autori. Alcune classi ci restituiscono presentazioni o elaborazioni teatrali. Abbiamo avuto autori come Stefano Benni, Erri de Luca, Nino di Matteo, Vecchioni o Baricco». A Modus Vivendi si ha la sensazione di capitare dentro una vera comunità di lettori. Non è un posto per chi insegue i bestseller. È un posto dove fare consumo critico dentro e fuori le pagine di carta. Ci salutiamo con la voglia di tornare. Magari in una domenica mattina a colazione. n LIBRERIA MODUS VIVENDI, via Quintino Sella 7, Palermo,
tel 091 323493 - info@modusvivendi.pa.it
Sei una libreria indipendente e vuoi raccontarci la tua storia? ENTRA NEL NOSTRO CIRCUITO! Scrivi a: nonunlibroqualunque@terranuova.it Terra Nuova · gennaio 2022
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«TI CONSIGLIO LA VITAMINA C»
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ontinua la serie di libri di approfondimenPaolo Giordo to medico del dottor Paolo Giordo, laureato in medicina e chirurgia e specialista in meLE VERITÀ NASCOSTE DELLA VITA AMINA N C dicine non convenzionali, che in questo libro spiega tutti i benefici della vitamina C per la nostra salute. Si tratta di una vitamina non bre(Iˉ IˉFDFH SHU SUHYHQLUH H FRQWUDVWDUH vettabile e per questo non rappresenta una fonte di guadagno per l’industria farmaceutica. Anche per questo motivo i suoi reali benefici vengono minimizzati, lasciando solo le sue proprietà marginali all’attenzione del pubblico. In questo libro se ne svelano dunque le enormi potenzialità, alcune ancora in fase di studio, a partire dalle più aggiornate ricerche scientifiche. Malattie vascolari, infezioni virali e batteriche, cancro, stress ossidativo, scorbuto e infiammazione sono solo alcuni dei problemi che possono beneficiare della sua azione. Tra le pagine viene spiegato al lettore come assumerla e come varia il fabbisogno individuale a seconda delle diverse condizioni fisiche e patologiche. Paolo Giordo è già autore di diversi apprezzatissimi libri, tra cui Alimentazione e menopausa (2009), Osteoporosi senza medicine (2010), Prostata: cure naturali e alimentazione (2011), Prevenire e curare il cancro con l’alimentazione e le terapie naturali (2012), Ipertensione, prevenire e curare con il cibo (2013), Vitamina D (2017) e Aloe (2019), pubblicati sempre per Terra Nuova. malattie vascolari
infezioni virali e baatteriche cancro
stress ossidativo
scorbuto subclinico o
ALESSANDRA DENARO E LINDA MAGGIORI
LQˉDPPD]LRQH
n Le verità nascoste della vitamina C Paolo Giordo Terra Nuova Edizioni - cod. EA441 pp. 160 - € 13,00
A CURA DI
LA TUA SALUTE È NELLE TUE MANI!
N
on sono solo i nostri geni a decidere le sorti della nostra salute. È ormai chiaro che hanno grandissima importanza anche il nostro stile di vita, il modo in cui ci alimentiamo e l’ambiente in cui viviamo, ed è proprio per questo che l’epigenetica studia. Dunque, rimbocchiamoci le maniche, perché se è vero che nasciamo già con predisposizioni e caratteristiche definite, è vero anche che siamo noi a poter cambiare in meglio o in pegLa rivoluzione epigenetica: come vivere più sani e più a lungo gio le cose: mangiare sano, vivere all’aria aperta, privilegiare il movimento e le relazioni positive, adottare abitudini sane ci permette di non subire passivamente un «destino» che non per forza è già scritto per noi dalla nascita. Questo libro ci accompagna alla scoperta delle potenzialità e degli strumenti che abbiamo per diventare i primi custodi della nostra salute, fornendoci informazioni, consigli e strumenti pratici da mettere in campo subito. L’autrice, Giorgia Gandolfi, vive e lavora in provincia di Modena. Laureata in Scienze dell’alimentazione, è naturopata e presidente dell’associazione Rinascere. È molto impegnata in attività di formazione e di consulenza, che svolge in presenza e attraverso i principali canali social. Giorgia Gandolfi
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Prefazione di Anna Villarini
n Perché i nostri geni non sono una condanna Giorgia Gandolfi Terra Nuova Edizioni - cod. EA435 pp. 192 - € 15,00
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Nascere nell’acqua ´ € 13,00 Erik Sidenbladh Red! Edizioni
Questo libro illustra le esperienze condotte dal ricercatore russo Igor Tjarkovskij sui benefici che un contatto abituale con l’acqua, fin dal momento della nascita, può produrre sullo sviluppo psicofisico del bambino. Attraverso immagini, interviste, testimonianze, contributi diversi, l’autore ci invita a conoscere e praticare questo straordinario approccio all’acquaticità: un metodo che desta interesse in tutto il mondo. Ma il libro non illustra solo il momento della nascita: indica nel rapporto costante con l’acqua un modo efficace per favorire lo sviluppo psicofisico del bambino.
Assistere e sostenere un familiare anziano ´ € 9,00 Catherine Hoss-Mesli Red! Edizioni
Vedere i propri cari invecchiare e doversi occupare della loro quotidianità è una situazione a cui nessuno è mai preparato. È un compito difficile e spesso la solidarietà, la buona volontà, l’amore non bastano. Ci vuole una guida. Questo libro insegna a prendersi cura dei parenti anziani da un punto di vista psicologico e di accudimento materiale, aiutando a scegliere tra le varie soluzioni possibili (l’accoglienza a casa propria, l’aiuto a domicilio, il trasferimento in una struttura). Spiega i vari aspetti del processo di invecchiamento, sul piano fisiologico, sensoriale, cognitivo. Affronta il tema della salute e dei disturbi tipici dell’età. Infine tratta l’argomento degli aiuti finanziari e della gestione del patrimonio.
Musiche per la pratica reiki ´ Nirodh Fortini € 9,90 Red! Edizioni
Questa musica, creata appositamente per le sessioni di reiki a tutti i livelli, ricorda l’atmosfera originale in cui è stata creata questa disciplina, l’antico Giappone con i suoi giardini zen, le piccole cascate, i suoni dell’acqua, i flauti di bambù, il koto e il suono di piccoli gong che segnano ogni 3 minuti il cambio della posizione durante la pratica.
Covid e le saggezze nascoste di Marinella Correggia € 10,00 Ecoistituto Edizioni
L’ultimo libro di Marinella Correggia, scrittrice e giornalista, attivista per la pace e la giustizia socio-ecologica Nord-Sud, ci aiuta a comprendere la pandemia Covid-19 e la sua gestione in tutto il mondo. Una visione «altermondialista», ecopacifista, lontana dalle teorie del complotto ma anche alternativa alla narrazione dominante. Il libro-inchiesta ripercorre le strategie adottate dai vari paesi in tutto il mondo, tra prevenzione, cura e abbandono, presunzione e umiltà, rovinosi fallimenti e saggezze nascoste.
Wabi-Sabi. La bellezza della vita imperfetta di Selene Calloni Williams € 10,90 Pickwick
Principio cardine della cultura giapponese, il Wabi-Sabi ci insegna come l’imperfezione sia la forza in grado di condurci a un cammino di gioia. In questo suo nuovo libro Selene Calloni Williams, psicologa junghiana, sciamana ed esperta di yoga sciamanico ed estetica giapponese, svela il segreto per raggiungere uno stile di vita unico e positivo, trasformando il tuo mondo attraverso la via della bellezza imperfetta. I libri di Terra Nuova Edizioni possono essere acquistati in libreria, nei punti vendita del circuito nazionale negoziobio.info, oppure utilizzando il coupon a pag. 115 e nella nostra eco-libreria online www.terranuovalibri.it, dove troverete anche i titoli di altri editori, contrassegnati qui da una stella´. Tutti gli altri volumi possono essere acquistati in libreria o direttamente presso le case editrici indicate.
podcast Scacco matto al re!
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osa porta una persona a tentare di assassinare un sovrano, un principe, un potente, mettendo a repentaglio la propria stessa vita? E quando il tiranno muore, succede quello che l’attentatore si era immaginato? Ci sono momenti in cui alcune persone decidono di cambiare il corso della storia in maniera drammatica, con la violenza. A volte riescono, altre volte falliscono, ma in entrambi i casi le cose di solito non vanno mai come avrebbero immaginato, perché la storia non è così semplice da riscrivere, e non sempre segue una logica. In A morte il tiranno, lo scrittore Matteo Cavezzali corre su e giù per la storia per raccontare fatti noti e meno noti di alcuni celebri regicidi, riusciti o solo tentati, dell’epoca moderna e contemporanea, avvalendosi dei contributi dello storico Alessandro Luparini e dello psicologo Enrico Ravaglia.
n A morte il tiranno a cura di Matteo Cavezzali Liberamente fruibile su: www.storielibere.fm
VIDEO L’ambientalismo oltre il green washing di Manlio Masucci uella ambientalista è una vocazione che, molto spesso, può risultare frustrante. Gli sforzi individuali si scontrano infatti con una cultura ambientale non ancora interamente sviluppata nella società civile e, soprattutto, con sistemi produttivi industriali e di smaltimento rifiuti che hanno un impatto sull’ambiente apparentemente inarginabile. I tentativi individuali, per quanto animati da buona volontà, sembrano necessariamente destinati ad essere avversati e sviliti dalle dinamiche intrinseche di una società disegnata, originariamente, per produrre, consumare e contaminare. Una lotta titanica con un mondo esteriore ma anche con un mondo interiore che, forgiato da questa stessa società dei consumi, ci spinge ad acquistare, usare e gettare in modo compulsivo. Impulsi spesso inconsci, presenti in ognuno di noi. Si tratta di una dimensione esistenziale tragica, perché ci parla della nostra sostanziale impotenza di far fronte ai grandi moti della storia e della psicologia collettiva. L’essere umano rimane sospeso in un difficile equilibrio tra una pulsione innata alla compassione individuale e l’atavica lotta per la sopravvivenza che si trasforma, molto spesso, in desiderio inconscio di sopraffazione collettiva. Man Kind Man, come direbbe, in tre semplici parole, Iacopo Patierno, regista di un film documentario che indaga, con visionaria lucidità, le contraddizioni che stanno divorando il nostro ambiente e il nostro stesso animo. Man Kind Man è un’opera non convenzionale, a tratti onirica, che non si affida ai soliti strumenti del genere. Il regista non pretende di spiegarci nulla, o di farci spiegare nulla da presunti esperti del settore, ma piuttosto vuole metterci di fronte alla cruda realtà di cui noi tutti rappresentiamo un piccolo ingranaggio. Attraverso il sapiente uso del montaggio parallelo, Patierno racconta la vicenda di cinque personaggi, umani e animali, che sviluppano la loro storia lungo il filo conduttore dell’acqua. La macchina da presa segue il percorso di due tartarughe Caretta Caretta, ferite e accolte nel centro di ricerche tartarughe marine di Portici, e di tre uomini che, a modo loro, cercano di dare una risposta alla crisi ambientale. Quella stessa crisi che ha portato le due tartarughe fra le mani dei chirurghi del centro. La regia di Patierno asseconda il naturale svolgimento delle vicende che si fondono in un’unica grande storia mitica, quella di un uomo gentile ma fragile obbligato a confrontarsi con l’incoerenza della sua specie e con il rimorso derivante da un rapporto con la natura difficilmente sanabile.
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n Man kind man di Iacopo Patierno Per maggiori informazioni sul film e le proiezioni: www.iacopopatierno.com/man-kind-man
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Letture per un’ecologia della terra, della mente e delle relazioni
CARTA ECOLOGICA
STAMPA IN ITALIA
INCHIOSTRI NATURALI
RILEGATURA DI QUALITÀ
CIRCUITO SOLIDALE
I NOSTRI BEST SELLER LA MIA CUCINA CONTRO IL CANCRO
AGRICOLTURA SINERGICA
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Guida pratica per sopportare meglio le cure, migliorarne l’efficacia, accelerare la ripresa e cercare di prevenire nuove malattie di L. Castoldi e M. Halsey pp. 192 - € 15,00
Un manuale di orticoltura che illustra i principi cardine dell’agricoltura sinergica di Emilia Hazelip e La libera Scuola di Agricoltura Sinergica «Emilia Hazelip» pp. 234 - € 20,00
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HUMAN DESIGN Un manuale pratico dedicato a coloro che vorrebbero cambiare la propria vita ma non sanno in che direzione volgersi. di Chetan Parkyn pp. 232 - € 16,50
FARE PACE CON SE STESSI Guarire il bambino interiore, trasformando le ferite e il dolore dell’infanzia in forza e consapevolezza. di Thich Nhat Hanh pp. 192 - € 14,00
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Come alimentazione e microbiota intestinale influiscono sulla salute e la bellezza della pelle. di L. Lodi e M. Pignatti pp. 220 - € 14,00
Venti fiabe scritte da medici per trasmettere ai bambini valori che possono guarire la Terra e i suoi abitanti. di Franco Berrino et al. Illustrazioni di Daniela Costa pp. 112 - € 16,00
sul rapporto d’amore e conoscenza tra le generazioni. di M. Peri e L. Colombini pp. 32 - €14,50
SEMI DI FELICITÀ Un percorso educativo condotto dal maestro Thich Nhat Hanh, per genitori e insegnanti, volto ad avvicinare i bambini a una maggiore concentrazione e consapevolezza di Thich Nhat Hanh pp. 236 - € 20,00
ORTO BIODINAMICO FAMILIARE Manuale pratico per coltivare un orto familiare. Con oltre 80 schede di ortaggi, per raggiungere i migliori risultati senza impiego di concimi e pesticidi di sintesi. di W. Scheibe e D. Rizzi pp. 168 - € 15,50
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CUCINA CHE CURA Consigli e ricette per rafforzare il sistema immunitario e contrastare i disturbi più comuni Tutto quello che bisogna sapere per un’alimentazione sana, in grado di rafforzare il sistema immunitario, prevenire e curare i disturbi più comuni di Martin Halsey pp. 280 - €23,00
Le verità nascoste della VITAMINA C
VITE CONNESSE L’approccio sistemico nella realzione col cane Un libro che affronta, in modo originale, il rapporto tra benessere umano, animale e ambientale di V. Armani, S. Cattinelli e P. Venezia pp. 224 - € 16,00
PERCHÉ I NOSTRI GENI NON SONO UNA CONDANNA La rivoluzione epigenetica: come vivere più sani e più a lungo Come vivere meglio e più a lungo. La rivoluzione epigenetica spiegata in modo semplice e comprensibile di Giorgia Gandolfi - pp. 192 - € 15,00
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I consigli utili per utilizzare un rimedio molto efficace per vivere in salute e più a lungo di Paolo Giordo pp. 160 - € 13,00
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MAMME IN-SOSTENIBILI Manuale di sopravvivenza per mamme ecologiste alle prese con figli in età di ribellione Se un figlio adolescente si aggira per casa non puoi fare a meno di questo manuale, che ti aiuta ad affrontare questo periodo difficile anche per quanto riguarda i consumi e la sostenibilità. di Alessandra Guatteri pp. 200 - € 15,00
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11 novembre scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto Decreto Antifrodi (D.L.11/11/2021 n. 157), ennesima misura che cambia le regole dei bonus edilizi, attualmente in vigore. Nello specifico la misura non riguarda il Superbonus 110% ma influisce sul clima di confusione e incertezza che regna ormai dal luglio 2020, quando è stato varato il Decreto Rilancio (articoli 119-121-122bis del DL 34/2020) che, come faceva intuire il nome, doveva dare impulso alla ripresa economica post-pandemia, in un settore strategico come quello della riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano. Come di consueto sono stati fatti annunci roboanti su un testo ancora approssimativo, lacunoso e difficile da applicare nel panorama eterogeneo e complesso dei nostri territori. E allora cittadini, professionisti e imprese sono rimasti ad aspettare decreti attuativi, circolari esplicative, risposte a interpelli o semplici quesiti, cercando di interpretare e spesso decifrare atti emessi da Ministero, Agenzia delle entrate, Enea, eccetera… Se ciò non bastasse, la norma ha subito vari aggiornamenti, oltre alla conversione in legge dei vari decreti. Le modifiche più importanti sono arrivate con il Decreto Semplificazioni (D.L. 31/05/2021 n. 77, convertito in legge ad agosto con voto di fiducia) che ammette al beneficio nuove categorie catastali di immobili, deroga alle distanze dai confini ma, soprattutto, rende non più vincolante il requisito della conformità urbanistica e catastale dell’immobile. In pratica, pur non agendo in alcun modo sull’eventuale abuso, che comunque andrà sanato o rimosso, esso non inficia l’ottenimento del Superbonus. Questa è la vera svolta per una misura che, fino ad allora, aveva indotto la stragrande maggioranza della committenza a ripiegare sul bonus facciate al 90%, privo di paletti e condizioni. Tutto fin troppo facile, al punto che molti «furbetti» se ne sono approfittati frodando lo Stato con benefici incassati per lavori non eseguiti e importi dei lavori gonfiati all’inverosimile. Ad oggi i controlli hanno accertato frodi per 800 milioni di euro! Da settembre in poi, quindi, diradate le nebbie interpretative della norma, partono in numero consistente i cantieri frutto del lavoro dei mesi precedenti, volto a stabilire la fattibilità degli interventi. Ma dopo appena due mesi arriva dal Governo l’ulteriore proposta di modifica, tutt’ora in discussione, che darebbe un duro colpo a tutto l’impianto normativo, rendendolo praticamente inefficace. Mi astengo dal commentare la proposta di legge per fare una semplice considerazione. Il Superbonus è uno strumento formidabile per il rilancio del Paese dopo la pandemia, con ricadute positive in termini di riduzione di emissioni climalteranti, miglioramento della qualità dell’aria e della vita nelle aree urbane, innalzamento del valore degli immobili e della loro vita utile, considerando anche il miglioramento antisismico. Ebbene, continuare a cambiare le regole del gioco mentre si gioca ha effetti devastanti: aumentano la sfiducia nelle istituzioni e le frodi, si rinuncia al beneficio per le incertezze sull’iter e i rischi connessi alle responsabilità degli operatori del settore, si ritorna alla stagnazione economica del settore e si perde l’occasione di migliorare gli immobili, la città e il contesto ambientale circostante. Chiudo quindi con un accorato appello al legislatore, che riassumo in due parole: stabilità e certezze!
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