Terra Nuova Edizioni - Copia omaggio

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il mensile per l’ecologia della mente e la decrescita felice · dal 1977

Scelta vegan • La

dieta: manca davvero qualcosa?

• Le

ricette: sostituire gli insostituibili

• Diritti

animali: la legge e la realtà

• Vivisezione:

l’alternativa c’è

• Mondo

vegan: iniziative e contatti

LE NOSTRE MAPPE

Il parto a casa in Italia

bioedilizia

La magia del tadelakt

• GIARDINO NATURALE

• esperienze

• ALIMENTAZIONE

• SALUTE

Si può fare!

Vino bio: nuove regole

Cibi irradiati

Orto collettivo a Venezia Il suono come terapia

raggi X a tavola


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Quando la natura è la scelta più felice ... Per mantenersi in buona salute è sempre più importante scegliere quei MICRONUTRIENTI che oggi, più di un tempo o, tempo, b scarseggiano nei nostri cibi. L’eccessivo sfruttamento della terra e i raccolti prematuri, impediscono a frutta e verdura di avere una quantità sufficiente di vitamine, minerali e altri importanti elementi nutritivi, utili alla sopravvivenza e vitalità dell’organismo.

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La scienza a al bivio

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Come scegliere il pannello più efficiente ed evitare fregature

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CONSIGLI E NOTIZIE DEL MESE E FRUTTETO AD APRILE 4 ORTO Enrico Accorsi e Francesco Beldì

ESPERIENZE

30 Spiazzi Verdi a Venezia Eliana Caramelli

LA ZAPPATA

Solidali o competitivi? Roberto Schellino

6 BIONEWS OPINIONI DI UN VEGAN

Macchia e Ercolino Troglodita Tribe ECOLOGIA DEL PORTAFOGLIO

Il portafoglio finanziario: dagli obiettivi ai criteri di costruzione

AGRICOLTURA NATURALE

34 Un giardino secondo natura Sabrina Sganga

Andrea Zanella

8 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI CONSIGLI PER I NON ACQUISTI

Caraffe filtranti Questo numero è stato chiuso il 7 marzo 2012 Tiratura: 23.500 copie REDAZIONE (055 3215729 int. 4) info@aamterranuova.it Direttore responsabile: Mimmo Tringale redazione@aamterranuova.it skype: mimmo.tringale Vicedirettore: Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Caporedattore: Nicholas Bawtree nicholas@aamterranuova.it - 340 5708387 skype: nicholas.bawtree Grafica e impaginazione: Andrea Calvetti andreacalvetti@me.com Hanno collaborato alla redazione di questo numero:

Enrico Accorsi, Francesco Beldì, Claudia Benatti, Gabriele Bindi, Eliana Caramelli, Silvia Carri, Adriano Fragano, Dora Grieco, Federica Del Guerra, Francesca Guidotti, Paolo Giordo, Giuliana Lomazzi, Marco Masucci, Giuditta Pellegrini, Roberto Politi, Pietro Pinti, Daniela Re, Silvia Ricci, Alice Savorelli, Roberto Schellino, Sabrina Sganga, Troglodita Tribe, Andrea Zanella. Editing: Nicholas Bawtree, Martina Rafanelli PUBBLICITÀ (055 3215729 int. 5) Sergio Tonon - pr@aamterranuova.it skype: sergio.aam Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@aamterranuova.it skype: mariapia.tinaglia Piccoli annunci (055 3215729) Federica Del Guerra - annunci@aamterranuova.it Ufficio stampa (366 4437458) Maria Patrelli Campagnano ufficiostampa@aamterranuova.it Ordini rivista e libri (055 3215729 int. 2) Silvia Farina ufficiodistribuzione@aamterranuova.it Distribuzione rivista (055 3215729 int. 3) Francesca Messinese distribuzione@aamterranuova.it Amministrazione (tel 055 3215729 int. 6) Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Massimo Bragagni amministrazione@aamterranuova.it Olga Bossa ufficioamministrazione@aamterranuova.it Responsabile magazzino: Antonella Ambrosi Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)

Silvia Ricci ECOLOGIA INFORMATICA

Far durare un computer 10 anni? Possibile Marco Masucci

PAROLE CONTADINE

Le storie di Beltordo Pietro Pinti INCHIESTA

sugli animali: 10 Test l’alternativa esiste.

BIOEDILIZIA

37 La magia del tadelakt

Claudia Benatti

Daniela Re

ALIMENTAZIONE E SALUTE

DECRESCITA FELICE

vegan: 14 Dieta manca davvero qualcosa?

Comunicare la decrescita a cura di Città Invisibile

Giuliana Lomazzi NUOVI PARADIGMI

gli animali 42 Tutelare è tutelare se stessi a cura di Progetto Vivere Vegan

SPECIALE vegan 19 La scelta vegan tra tradizione e innovazione Gabriele Bindi

ECOVILLAGGI

46 Questa è la nostra terra Francesca Guidotti

La carta utilizzata per questa pubblicazione è prodotta dalle cartiere Cariolaro e certificata dal marchio Der Blaue Engel (Angelo Azzurro) rilasciato dal Ministero dell’ambiente tedesco per i prodotti cartacei realizzati con fibre provenienti al 100% da carta straccia, di cui almeno il 65% proveniente dalla raccolta differenziata. La cartiera certifica che la cellulosa non è sbianchita con prodotti contenenti cloro o sbiancanti ottici, ma con ossigeno e acqua ossigenata.


I crediti relativi alle immagini utilizzate in Terra Nuova sono consultabili su: http://credits.terranuovaedizioni.it

Condannati alla bassa velocità

L’ALMANACCO DI TERRA NUOVA Vi

Serravez Sera vezza za IMENT TA AZIONE ZIONE · AMBIEN ALIMENTAZIONE AMBIENTE · MEDICINA

I CONSIGLI DEL MESE

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dal 27 APRILE al 1°° MA MAGGIO M GGIO

La difficile rinascita Silvia Carri IL RICETTARIO DI TERRA NUOVA

APRILE 2012 · n° 271 · € 3,80

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estate · autunno · inverno · primavera

Seitan al limone Ingredienti per 2 porzioni 3-4 cucchiai di olio di sesamo • 1 cucchiaio di salsa di soia • 1 spicchio d’aglio pelato • 300 g di seitan al naturale spezzettato • il succo di 1 limone • mezzo cipollotto pulito e tagliato a rondelle fini • il succo di 2 cm di radice di zenzero fresco pelato e grattugiato • mezzo cucchiaino di pepe bianco macinato • 1 cucchiaio di sciroppo di riso

Fate scaldare l’olio di sesamo a fiamma vivace in una padella dal fondo pesante, aggiungete la salsa di soia e l’aglio e fate insaporire brevemente. Togliete lo spicchio d’aglio poi unite il seitan, il succo di limone, il cipollotto e il succo di zenzero; abbassate la fiamma e fate cuocere per qualche minuto, fino a quando i pezzetti di seitan risulteranno ben dorati. Condite con il pepe, versate lo sciroppo di riso e proseguite la cottura per circa un minuto. Togliete dal fuoco, dividete il seitan in singoli piatti da portata, decorate con un po’ di cipollotto e qualche fetta di limone e servite subito.

Il ricettario di

Aprile 2012

2ª serie: sapori dal mondo

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sapori dal mondo: Cina

Le ricette da ritagliare e conservare

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s Diritti

animali: la legge e la realtà

s Vivisezione:

l’alternativa c’è s Mondo

vegan: iniziative e contatti

Terza sezione: Cina

LE NOSTRE M MAPPE

Alice Savorelli

s GIARDINO NA s GIARDINO NATURALE ATURALE T

BIOEDILIZIA BI OEDILIZIA

Il parto a casa in Italia

s ALIMENT s ALIMENTAZIONE TA AZIONE

CIBI C IIB BI IRRADIATI IIRRA RR A ADI DIA DIA AT T TII

L magia del tadelakt La tadela akt s ESPERIENZE s ESPERIENZE E

Si può far fare! re!

O Orto collettivo a Venezia Venezia s SALUTE s SALUTE S

Vino Vino bio: nuove regole regole

IIl suono come terapia terap pia

raggi X a tavola

67 PAGINE VERDI NATURALE 68 SALUTE Il suono che cura Silvia Carri

ALTROMONDO

53 Giù le mani dall’acqua Alexis Myriel

NATURALE 73 ALIMENTAZIONE Quand’è che si può dire

«vino biologico»? Giuditta Pellegrini TERRA NUOVA DEI LETTORI

89 La parola a Nonna Quercia La voce di un’ostetrica

DOSSIER

55 Cibi irradiati: raggi X a tavola Claudia Benatti SALUTE

62 Tossine nel latte per neonati Beatrice Salvemini

Parto in casa: nasce la mappa

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IL MEDICO RISPONDE Paolo Giordo

LE DOMANDE DEL MESE

Quali alternative alle lampade fluorescenti? Mulino a pietra o a cilindri? Quale cellulare per mia figlia? – VIDEO – TEATRO 96 LIBRI a cura di Federica Del Guerra 98 I libri di Terra Nuova Edizioni DI VISTA 100 SPUNTI Comunicare le ragioni della

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e questioni della Tav e dell’alta velocità si possono affrontare da tante angolature ma, visto l’ampio spazio che già hanno su tutti i media, vorrei dedicare queste poche righe a un tema solo apparentemente diverso: la bassa velocità. La bassa velocità a cui sono condannati migliaia di pendolari (2 milioni e 830 mila l’anno per esattezza), che si trovano a fare i conti con un servizio ferroviario sempre più scadente, carrozze affollate e ritardi cronici. Così, mentre da una parte il Governo si accinge a spendere 23 miliardi per una tratta quale la Torino-Lione, dove già ora i treni viaggiano vuoti e la domanda di traffico è in continuo calo, dall’altra depotenzia linee che registrano un continuo incremento di viaggiatori, arrivando a cancellare, come è successo in Veneto, un treno ogni cinque. Monti sostiene che non realizzare la Tav porrebbe l’Italia fuori dall’Europa. Ma anche costringere quasi 3 milioni di pendolari a viaggiare in carri bestiame in perenne ritardo fa dell’Italia il fanalino di coda d’Europa, oltre a comportare gravi danni alla «produttività» del Sistema Italia e ammorbare l’aria delle nostre città. Gli studi di settore dicono che i treni pendolari italiani sono i più lenti del vecchio continente: 35,5 km/h, contro i 51,4 dei treni spagnoli, i 48 di quelli tedeschi, i 46,6 dei francesi e i 40 degli inglesi. Secondo i parametri europei, per essere considerato di serie A, oltre alla velocità un treno dovrebbe assicurare corse con una frequenza inferiore ai 15 minuti nelle ore di punta, carrozze pulite e confortevoli, posti a sedere sufficienti e un sistema tariffario integrato con altri mezzi di trasporto pubblici. L’unica linea che in Italia presenta queste caratteristiche è la Fiumicino Aeroporto-Orte. In Germania si contano ben 11 linee pendolari di seria A, 8 nel Regno Unito, 7 in Francia e 6 in Spagna. La responsabilità di questo stato di cose non è solo del Governo ma anche delle Regioni, che dal 2000 hanno la piena giurisdizione in materia di servizio ferroviario locale. Pochissime sono le Regioni che si sono dimostrate in grado di governare la mobilità con intelligenza: la larghissima maggioranza ha privilegiato gli investimenti nel trasporto su gomma, stanziando risorse irrisorie per migliorare la vita dei pendolari che preferiscono le rotaie. Prima di montare sul treno per Lione, il nostro Governo e i nostri amministratori regionali dovrebbero prendere esempio dai loro colleghi tedeschi e francesi, che anche nel 2011 hanno investito più del 50% della spesa destinata alle opere pubbliche per realizzare nuove linee ferroviarie per i pendolari, tram, tratte di aggiramento per le merci, nuove stazioni con parcheggi e possibilità di integrare il servizio bici + treno. Farebbero felici migliaia di pendolari, e soprattutto renderebbero le nostre città più sane e vivibili.

scelta vegan: troppa violenza? Walter Bechisano

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Per saperne di più: Enrico Accorsi e Francesco Beldì, Il mio orto biologico e Il mio frutteto biologico (Terra Nuova Edizioni)

orto e frutteto

APRILE

Enrico Accorsi e Francesco Beldì 1

NELL’ORTO In aprile il lavoro nell’orto diventa frenetico: si susseguono semine, trapianti, cure alle piante e primi raccolti. In semenzaio (dis. 1) si possono seminare angurie, cetrioli, lattughe, indivie, meloni, porri, zucche e zucchini. All’aperto, fino a metà aprile, si possono mettere a dimora le patate. Per facilitare la raccolta e la lotta alle spontanee si può utilizzare il sistema della doppia pacciamatura (vedi box «Patate per i più pigri»).

Nel semenzaio le piante trovano le condizioni ottimali di crescita.

È consigliabile attendere che le minime si stabiliscano sopra i 10° C prima di iniziare i trapianti nelle aiuole di cetriolo, melanzana, peperone, pomodoro, sedano e zucchino (dis. 2). Mentre nelle zone a rischio gelate, soprattutto all’inizio del mese, si possono proteggere le piantine con tessuto non tessuto o con piccoli tunnel ed eliminare le protezioni da ravanelli, lattughe da taglio, spinaci, radicchi ed erbette.

Controllo delle spontanee e degli afidi Per controllare le erbe spontanee, che in questa stagione crescono rapidamente, è consigliabile pacciamare le aiuole con paglia, foglie, cippato e compost, ricoprendo l’aiuola con uno strato tra i 5 e i 20 cm. Se invece nell’orto sono presenti arvicole (topolini), grillotalpa o limacce è preferibile continuare con le zappature.

Solidali o competitivi? a un articolo su L’informatore agrario apprendiamo che l’Ismea attiva un portale a sostegno dell’acquisizione di una mentalità marketing oriented (orientata al mercato) dell’agricoltore verso la vendita diretta. Come operatori dell’agroalimentare, ci vengono presentate le strategie affinché il cliente «si rivolga a noi invece che al nostro concorrente», mentre le famiglie che acquistano nella vendita diretta aumentano e, ci dicono, ciò genera una crescente competizione tra agricoltori. Come fare per battere la concorrenza degli altri zappaterra? Secondo queste indicazioni bisogna cercare di avere una gamma di prodotti ampia, possibile grazie alla legge che permette di vendere fino al 49% di prodotti non autoprodotti, oltre ad avere una presentazione accattivante della merce esposta, fare il simpatico e curare l’abbigliamento, offrire fiori o merendine ai bambini, proporre stuzzichini; infine mettere sul banco i branding, cioè i marchi di garanzia, veri assi nella manica. Ecco come la società liberista cerca di annullare l’anomalia contadina fin nelle sue quotidiane azioni, trasformandoci in mercanti teatrali sponsorizzati. Una forma mentis che in fondo ci rende simili alla grande distribu-

di Roberto Schellino

Z appata D

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zione e dalla quale molti moderni agricoltori restano ammaliati, prestandosi a questo gioco, così come molti sono i cittadini che si soddisfano delle apparenze! Conoscere i processi reali della produzione del cibo è altra cosa e richiede ciò che oggi è un bene raro: la partecipazione attiva. Il dogma della competitività è invece veleno per l’agricoltura contadina. Da sempre il contadino è andato al mercato a vendere i suoi prodotti, ma quando lavoriamo per un’agricoltura contadina ecologica e solidale non costruiamo slogan commerciali, cerchiamo invece di coltivare una biodiversità anche culturale, per la costruzione di un mercato solidale inclusivo, dove la divisione di spazi e compiti sia condivisa attraverso soluzioni che permettano a tutti di coltivare e vendere, creando un’alternativa a questa logica competitiva ed escludente, ancora una volta fondata sulle capacità finanziarie, nella quale gli (ex) contadini devono eliminarsi tra loro. Un modello ormai fatto proprio da quell’imprenditoria agricola sempre più vicina al mondo confindustriale, alla quale aspirano ormai anche molti altri agricoltori. Per questo è così importante guardare a quei contadini moderni ma biodiversi, che cercano di costruire la qualità del cibo dentro le relazioni, oltre le etichette e le apparenze.


orto e frutteto

illustrazioni di Vittorio Belli

Patate per i più pigri Chi coltiva patate sa che la raccolta è la fase più faticosa e impegnativa. Dalla permacultura viene un suggerimento molto utile per ridurre al minimo il lavoro: si tratta di coltivare i tuberi tra due strati di pacciamatura: il primo, di circa 10 cm, viene steso direttamente sul terreno. Su questo si pongono i tuberi e quindi si stende il secondo strato spesso 25-30 cm. In questo modo i tuberi si sviluppano senza difficoltà fra le due pacciamature e le patate si raccolgono molto «pulite» e con poco sforzo. Questo sistema è particolarmente indicato ai terreni con un’elevata presenza di erbe spontanee e consente di «ripulire» il terreno anche per la coltura successiva. La stessa tecnica si adatta anche alla coltivazione di patate in spazi ridotti, come balconi o terrazzi, utilizzando come contenitori cassoni di legno, fusti o bidoni di almeno 200 litri di capacità.

Per contrastare la proliferazione degli afidi (pidocchi), che in aprile cominciano ad apparire numerosi, si può distribuire il macerato polivalente (vedi box «Macerato contro gli afidi»), che oltre a tenere lontani numerosi insetti (anche quelli terricoli se dato al piede delle piante), svolge anche un’azione corroborante e fertilizzante. n

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NEL FRUTTETO

Impollinazione e fertilizzazione Fra marzo e aprile fiorisce la maggior parte delle piante da frutto. Per favorire l’impollinazione è importante evitare trattamenti con prodotti tossici che possano danneggiare gli impollinatori (in particolare api, osmie, xilocope, bombi ecc.). In alcuni casi, anche la presenza di un tappeto erboso fiorito particolarmente appetito ai pronubi, come il tarassaco, in alcuni casi può distogliere gli impollinatori dalle piante da frutto, soprattutto da quelle poco nettarifere come il pero. In questa situazione è consigliabile sfalciare il prato per indirizzare gli impollinatori verso le piante da frutto. Se il terreno è sufficientemente ricco di sostanza organica,

Semine e trapianti del mese Ortaggio Bietola da coste e da orto Carota Cavolo cappuccio Cetriolo Fagiolo e fagiolini Indivia e Lattuga Lattuga da taglio Melanzana, peperone, pomodoro Patata Prezzemolo, Radicchio da taglio, Ravanello Sedano Spinacio (varietà tardive) Zucca e zucchino

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semina tutto il mese semina tutto il mese trapianto tutto il mese trapianto da fine mese semina dalla 2ª decade semina da metà mese trapianto e semina tutto il mese semina tutto il mese trapianto da fine mese semina fino a metà mese semina tutto il mese trapianto da fine mese semina tutto il mese semina dalla 2ª decade trapianto da fine mese

Tra le numerose piante che si possono trapiantare in aprile c'è anche il peperone. Si utilizzano piantine di 10-15 cm d'altezza (con 5-7 foglie) messe a dimora con il colletto fuori terra. Per evitare la rottura dei rametti a causa del peso dei frutti, è consigliabile utilizzare come sostegno fili sostenuti all’estremità da due picchetti.

perché costantemente inerbito, e il cotico erboso viene gestito correttamente, è molto difficile che le piante manifestino carenze nutrizionali. Quando queste si sono manifestate l’anno prima, si può eseguire una concimazione organica con dosi di azoto di 300-500 g ogni 100 m2 di frutteto. In presenza di inerbimento, evitare di interrare il concime: lasciamo alle piogge o all’irrigazione il compito di portarli in profondità. n

Macerato contro gli afidi L’utilizzo preventivo del macerato polivalente riduce o addirittura annulla la presenza di afidi e di numerosi altri insetti. Ingredienti per 10 litri d’acqua: le foglie di due piante di ortica, 30 spicchi d’aglio, 3 manciate di rosmarino (foglie e fusti), 3 manciate di lavanda (fiori, foglie e fusti). Preparazione: porre gli ingredienti a macerare per una settimana in un sacco di juta, mescolando 1-2 volte al giorno. L’aggiunta di 10-20 grammi di litotamnio (farina di alghe calcaree) o di bentonite contribuisce a ridurre notevolmente il cattivo odore. Una volta filtrato e diluito 1:10 (1 litro di macerato per 10 di acqua), può essere irrorato sulle piante. Impiego: se un intervento in primo mattino non è sufficiente, ripetere l’irrorazione la sera, aggiungendo al macerato un litro d’acqua in cui è stato sciolto del sapone di Marsiglia (20 g) e/o alcol alimentare a 90° (1,5 cucchiai). Se necessario ripetere il trattamento per tre volte a distanza di 3-5 giorni.

Terra Nuova · aprile 2012

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bionews

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opinioni

di Troglodita Tribe - trogloditatribe.wordpress.com

di un

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La mela della discordia

egan Macchia e Ercolino

Nella nostra vita veniamo spesso in contatto diretto con delle ingiustizie e, sempre, abbiamo la possibilità di fare qualcosa. Fare qualcosa, però, è un po’ scomodo, complicato, faticoso ed ecco perché, in molti casi, si preferisce accettare l’ingiustizia fingendo che vada tutto bene, anche se ci sono delle vittime. Michele è un ragazzo che vive in una comunità dove si produce latte. Ad un certo punto, come accade in tutti luoghi che usano gli animali per i loro prodotti, Macchia, una mucca che non rende più abbastanza, deve essere portata al macello insieme al suo piccolo, Ercolino. Michele è vegan, e non può fare a meno di notare la profonda ingiustizia di questa situazione. Dopo aver regalato latte per anni, dopo essersi ammalata di mastite per questo, come ringraziamento Macchia verrà uccisa insieme al suo piccolo. Michele fa partire un tam tam su internet, ma occorre fare in fretta perché si tratta solo di animali da reddito, che non possono essere mantenuti quando non rendono. Trovare dimora a una mucca e a un vitello poi non è certo semplice. Si fanno avanti Egon e Christian della Fattoria della Pace Ippoasi, ma anche loro stanno passando un momento difficile perché sono sotto sfratto. Poi le cose si complicano perché Macchia non è registrata. L’ingiustizia si copre di altre ingiustizie. Macchia non ha il suo numero e può essere solo macellata e dimenticata, non è più neppure un animale da reddito, non è più niente, e considerarla come un essere con il diritto a continuare e a terminare la sua vita in modo pacifico e naturale è ancora più difficile. Intanto il tempo stringe. Ma Egon e Christian non si arrendono e, con l’aiuto di altre associazioni, riescono a trovare i soldi per una rotoballa di fieno; così alla comunità accettano di dare altro tempo. Mentre scrivo non si conosce ancora la fine di questa dolorosa vicenda, direttamente e indissolubilmente connessa al consumo di latte e a tutti gli altri prodotti animali. Una cosa però è certa: finché ci saranno persone come Michele, Egon e Christian, e tante altre persone che scelgono di non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, che almeno ci provano, resta ancora intatta la speranza di un mondo migliore. Macchia e Ercolino sono due vittime del dominio di una specie su un’altra, della negazione del diritto alla vita. E questa non è soltanto una scelta alimentare o una questione di tolleranza, qui occorre decidere se attivarsi contro l’oppressione e la violenza su chi non ha voce, o se continuare ad essere complici di tutto questo.

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Agricoltori schiacciati dall’Imu Nel 2011 circa 20 mila aziende agricole italiane hanno chiuso i battenti. Questa è la dura analisi di Coldiretti, che sottolinea un diffuso pessimismo tra le imprese per l’anno in corso, sia per il maltempo che per gli effetti dell’entrata in vigore dell’Imu, sulla base dei dati Unioncamere relativi al terzo trimestre 2011. Nel settore agricolo operano 845 mila imprese iscritte al registro delle Camere di Commercio, delle quali circa un terzo condotte da donne, la cui competitività rischia tuttavia di essere fortemente compromessa dalle nuove imposizioni finanziare che, solo con l’Imu, nel 2012 costerà alle imprese agricole un miliardo di euro in più. La nuova Imu avrà infatti – sottolinea la Coldiretti – un impatto pesante su terreni agricoli e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili, fino alle cascine e ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi, andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese agricole. Secondo la Coldiretti nel trattamento fiscale è bene fare dei distinguo tra chi il terreno lo usa per vivere o fare vacanze, e chi lo usa per lavorare.

Il TAR di Trento ha riconosciuto il diritto dei cittadini alla tutela della propria salute contro l’irrorazione ravvicinata di pesticidi da parte dei coltivatori di mele. Con una storica sentenza per l’applicazione del principio di precauzione, lo scorso gennaio il Tar ha infatti bloccato il ricorso di alcuni grandi melicoltori contro il regolamento del comune di Malosco (Tn), che vietava di spruzzare pesticidi in prossimità delle abitazioni. La sentenza del Tar rileva testualmente che «l’esposizione a pesticidi, anche a dosi bassissime, rappresenta un rischio per la salute umana, in special modo durante le prime fasi della vita, comportando una documentata associazione a specifiche patologie cancerogene». Il piccolo comune della Val di Non ha messo al bando i fitosanitari più tossici e ha vietato l’utilizzo di pali metallici e cemento per la realizzazione degli impianti di frutticultura intensiva.

L’opposizione alle biomasse

I giapponesi ci invidiano le mense Nel settore agroalimentare del biologico, l’Italia produce modelli di avanguardia che tutto il mondo ci invidia. Ha fatto scalpore la notizia di una delegazione giapponese in visita presso l’asilo nido di Terranuova Bracciolini (Arezzo), preso come modello di cultura e formazione alimentare e di mensa scolastica con prodotti a km zero. Anche il Giappone ha evidentemente qualcosa da imparare dalla nostra capacità di costruire sistemi alimentari a filiera corta. Purtroppo i recenti tagli imposti alle mense pubbliche potrebbero mettere in difficoltà anche le nostre eccellenze.

La rapida diffusione di impianti a biogas e biomasse per la produzione di energia rinnovabile pone dei problemi ecologici, sociali ed etici che non possono essere certo trascurati da chi ha a cuore l’ambiente e la salute. Si sta infatti diffondendo la coltivazione di piante a fini energetici, che lascia sconcertati molti agricoltori e sempre più ambientalisti. Le centrali a biomasse richiedono spesso monoculture che hanno un serio impatto sull’agricoltura e possono costituire un pericolo anche per la biodiversità. L’Ue ha delegato ai singoli Stati la decisione sulla sostenibilità ecologica delle biomasse ed in Italia ci sono alcune regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che spingono per la loro rapida diffusione. In queste regioni si sono formati però diversi comitati di protesta, che uniscono le istanze degli agricoltori alla preoccupazione dei cittadini per via delle emissioni di ossidi di azoto e polveri sottili. n Per informazioni: www.ruralpini.it


Ecologia del portafoglio IL PORTAFOGLIO FINANZIARIO: DAGLI OBIETTIVI AI CRITERI DI COSTRUZIONE (2ª parte)

Porte aperte alla soia ogm La Commissione europea ha autorizzato, con un via libera a scadenza decennale, l’importazione e la trasformazione a fini alimentari e mangimistici di quattro tipi di soia geneticamente modificata: la A5547-127 della Bayer, la 356043 della Pioneer, e le 40-3-2 e Mon 87701 di Monsanto. Nonostante le recenti decisioni delle multinazionali Basf e Monsanto di abbandonare l’operatività in Europa, questi colossi del biotech continuano a inondare il continente dei loro prodotti, minacciando la salute dei cittadini e il sistema agricolo mondiale. Tutto questo avviene con quella che appare sempre di più una complicità della Commissione europea e dell’Efsa. Ci vogliono a tutti i costi far mangiare la soia ogm prodotta nei paesi del Sudamerica, con un costo altissimo per i sistemi economici locali. Un motivo in più per pretendere che la soia sia biologica e italiana!

el numero di febbraio abbiamo cominciato ad analizzare le variabili in gioco nel momento di tradurre i nostri obiettivi di investimento in un concreto portafoglio finanziario. Queste sono fondamentalmente tre: l’orizzonte temporale di ogni obiettivo, la sicurezza ed infine il rischio di perdite che siamo disposti a correre. Della prima abbiamo già parlato, mentre in relazione alla seconda variabile dobbiamo ancora approfondire il concetto di diversificazione, che è ben rappresentato nella saggezza popolare dal detto di non tenere tutte le uova nello stesso paniere. Ad esempio, possedere titoli di Stato italiani in due diverse banche significa diversificare? E detenere due fondi obbligazionari diversi? Rispettivamente le risposte saranno che no, non si è fatta alcuna diversificazione del rischio, e che bisogna analizzare il contenuto dei due fondi e, nel caso scoprissimo molte similitudini, dovremmo liquidarne uno. La chiave, infatti, sta tutta qui: approfondire, non fermarsi ai pochi dati che ci vengono forniti dall’intermediario finanziario, pretendere di più. Ci viene proposto un fondo? Bene, facciamoci consegnare l’elenco dei titoli presenti al suo interno. Troviamo delle sigle o dei termini che non comprendiamo? Non scoraggiamoci, internet ci può essere d’aiuto. Consideriamo che ogni singolo titolo è fornito di una sorta di targa che si chiama codice Isin e, se proprio non ne veniamo a capo, chiediamo al nostro referente in banca. Se non ci viene prestata sufficiente attenzione però, dobbiamo aver la forza di cambiare intermediario; solo così aiuteremo tutto il sistema a migliorare il servizio. Nessun timore reverenziale e, regola da non infrangere per alcun motivo, mai sottoscrivere strumenti a noi poco chiari. Attraverso questi semplici controlli potremo capire quanti titoli stiamo sottoscrivendo e se stiamo prestando i nostri risparmi a degli Stati sovrani piuttosto che a singole società per azioni. Naturalmente la regola è quella di non affidare una cifra troppo elevata a ciascun ente: al massimo il 1015% del totale. È difficile, soprattutto in un contesto come quello attuale, stilare una classifica dei potenziali investimenti per livello di solvibilità, ma nella prossima tappa del cammino intrapreso in queste pagine cercheremo di farlo per dare un’indicazione di massima a chi vuol seguire le regole indicate in questo percorso di pianificazione.

N

Il Paese delle case sfitte Il forum Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori ha lanciato una campagna per censire la presenza sul territorio italiano di tutti i capannoni, le abitazioni e gli edifici produttivi già costruiti ma non utilizzati, vuoti o sfitti. Un’iniziativa per fermare lo sfruttamento dei territori e recuperare il patrimonio edilizio non utilizzato. Secondo gli ultimi dati Istat, la copertura artificiale di suolo in Italia è risultata pari al 7,3% del territorio, contro una media Ue pari al 4,3%. Dopo l’esperienza del Comune di Cassinetta di Lugagnano, il programma di crescita zero è stato adottato anche da altri comuni su scala nazionale. Ecco un primo elenco delle amministrazioni più virtuose che si oppongono al consumo di suolo: Camigliano (Ce), Ozzero (Mi), Pregnana Milanese (Mi), Ronco Briantino (Mi) e Solza (Bg). n Per ulteriori informazioni: www.salviamoilpaesaggio.it

Non tagliate la coda ai cani Le mutilazioni operate ai cani per motivi estetici, come il taglio della coda e delle orecchie, sono una pratica barbara e proibita dalla legge. Tutte le mutilazioni animali, incluso il taglio della coda, sono vietate dalla Legge 201 del 4 novembre 2010. A tale riguardo Enpa e LAV hanno presentato una diffida nei confronti dell’Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana) per la diffusione di informazioni non conformi alla normativa vigente relativamente alle mutilazioni canine e per istigazione al reato. Sul sito internet dell’Enci infatti sono stati pubblicati ancora riferimenti normativi e informazioni non corrette in relazione alle mutilazioni canine. Si tratta di difendere non solo la legge, ma la salute e la dignità dei quattrozampe: la coda e le orecchie esprimono la condizione psico-fisica del cane e sono quindi necessari alla comunicazione con i loro simili.

di Andrea Zanella

bionews

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13%

+

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Il fatto che il biologico italiano continui a crescere ormai non fa quasi più notizia. È opportuno però segnalare che nel 2011 in Italia il settore ha fatto registrare un ragguardevole +13% di fatturato, a fronte di un -2% dell’alimentare convenzionale. Lo sviluppo è stato forte soprattutto nella ristorazione collettiva: i ristoranti con menu biologici sono cresciuti del 24%, gli agriturismi dell’11% e le mense scolastiche del 10%. Il fatturato complessivo è ormai superiore ai 3 miliardi di euro annui, che costituisce circa il 15% del giro economico europeo e il 5% di quello mondiale.

Potete mandare i vostri quesiti ad Andrea Zanella, consulente finanziario indipendente, scrivendo a lettere@aamterranuova.it. Le risposte saranno pubblicate in Terra Nuova dei Lettori.

Terra Nuova · aprile 2012

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dalla parte dei consumatori Bambini e zucchero I prodotti dedicati all’infanzia e all’adolescenza si presentano ricchi di vitamine e di nutrienti essenziali per lo sviluppo, ma nella maggior parte dei casi sono delle bombe caloriche, in cui la percentuale di zucchero supera le dosi raccomandate da medici e pediatri. L’istituto tedesco per l’alimentazione dei bambini (Fke) ha elaborato delle soglie specifiche per fascia di età e sostiene che, in preparati e merendine, la quota aggiuntiva di zucchero non dovrebbe superare il 7% del contributo calorico. Per bimbi di un anno la soglia massima è di 14,9 grammi di zucchero al giorno, meno di 3 zollette, mentre per l’età compresa dai due ai tre anni sale a 16,6 grammi. Il problema, come rivela la rivista Ökotest, è che nei prodotti per l’infanzia sottoposti al test le percentuali di zucchero sono così elevate da superare, con una singola porzione, le dosi raccomandate. Per i lattanti e i bimbi sotto l’anno di età lo zucchero è ritenuto inutile, se non addirittura dannoso, perché oltre a provocare carie e sovrappeso, distrugge la formazione del gusto.

La quaresima delle auto Il tradizionale digiuno oggi prende strade nuove che incarnano perfettamente lo spirito originario di sobrietà

e purificazione. Anche per quest’anno in Austria è stata lanciata un’iniziativa che ha unito cristiani cattolici e protestanti in un’azione buona per sé e per il prossimo: la rinuncia all’automobile privata nel periodo che va dal mercoledì delle ceneri al sabato santo. Al digiuno automobilistico hanno aderito più di 13 mila persone, sperimentando una nuova qualità della vita, più rilassante e fisicamente attiva. «Anche senza macchina si arriva alla meta» è uno degli slogan che ha incitato fedeli e laici a partecipare con entusiasmo a questo ormai tradizionale rito primaverile al di là delle Alpi. Il risparmio calcolato è di 5 milioni di chilometri, che equivale a più di mille tonnellate di CO2.

L’Efsa non è trasparente L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma, è accusata di conflitto d’interessi per alcuni pareri scientifici espressi in meri-

di Silvia Ricci

Caraffe filtranti Rieccoci all’acqua, o piuttosto rieccoci a chiederci se l’ennesima tecnologia spacciata per ecologica sia davvero efficace e utile. Dopo molte campagne a favore dell’acqua del rubinetto, quasi un milione di italiani hanno scelto l’alternativa soft all’acqua in bottiglia: le caraffe filtranti. Queste meraviglie riuscirebbero a purificare la tanto deprecata acqua domestica, privandola di odori, sapori e colori che secondo molti «ammorbano» l’acqua dei nostri acquedotti. La magia avviene sotto i nostri occhi: in pochi secondi l’acqua, passando attraverso i filtri delle caraffe, si depura da ogni impurità e stranezza, diventando migliore di quella in bottiglia: inodore, insapore, incolore. Così queste magiche caraffe ci permettono di risparmiare nell’acquisto delle acque minerali e di ridurre notevolmente la produzione di montagne di bottiglie di plastica, per non parlare del loro trasporto in su e giù per il mondo. www.terranuovaedizioni.it

to a sostanze legate alla catena alimentare. L’accusa parte dalle due associazioni internazionali Corporate Europe Observatory e Earth Open, che hanno pubblicato il rapporto «Conflicts on the menu», dove si dimostra come l’agenzia continui ad avvalersi di esperti legati a doppio filo con il mondo dell’industria. Come si legge nel rapporto, «molti membri dei panel Efsa hanno stretti legami con industrie biotecnologiche, alimentari o chimiche». Tra i casi sospetti che vengono indicati nella relazione troviamo alcuni prodotti geneticamente modificati, alcune sostanze come il Bisfenolo A (BPA), l’aspartame e la metodologia Threshold of Toxicological Concern (TTC), usata per valutare la soglia di tossicologia di alcune sostanze. n Fonte: Help Consumatori

Una legge per i ciclisti

CONSIGLI per i NON-acquisti

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Sono ben 1.275 i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade italiane negli ultimi 10 anni. Salva Ciclisti è una proposta di legge nata su Facebook e Twitter grazie al contributo di 20 mila utenti e firmata da 61 deputati. Tra le misure richieste: semafori riservati per i ciclisti, il limite di velocità a 30 km/h nelle aree residenziali sprovviste di corsie per le due ruote e l’obbligo per le aziende che gestiscono strade e autostrade di destinare almeno il 2% del proprio budget alla costruzione di nuove piste ciclabili.

Molti sono gli estimatori di questi piccoli laboratori chimici ad uso domestico, ma vi è anche chi le considera pericolose armi batteriologiche, in quanto faciliterebbero la proliferazione di batteri proprio nel filtro. Vi è anche chi si spinge a dire che le caraffe non migliorano assolutamente la qualità dell’acqua, piuttosto la peggiorano sottraendo troppo calcio, magnesio e altri sali minerali utili all’organismo, sostituendoli con sodio e potassio, rischiosi per chi soffre di diabete, ipertensione, insufficienza renale e cardiopatie. Alcune di queste caraffe inoltre arricchirebbero la nostra acqua con tracce di ammonio e argento non presenti nell’acqua del rubinetto e perderebbero piccoli residui dei carboni attivi presenti nel filtro; il filtro infatti va sostituito ogni mese, se non più spesso. Forse questo non è un costo per noi e per l’ambiente? Allora, prima di improvvisarci piccoli chimici e comprare caraffe e ricariche che non sono poi così economiche e non si sa effettivamente come agiscano sulla nostra acqua, pensiamo che il tanto detestato liquido che esce dal rubinetto non costa quasi niente, arriva dritto a casa ed è sottoposto a controlli quotidiani e a rigidi parametri chimico-fisici. Dopotutto anche l’acqua ha il suo gusto!


dalla parte dei consumatori

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postoinauto.it

Salviamo i rospi! 150 mila rospi tratti in salvo: questo il bilancio dei volontari reclutati dalla Lac, dal Wwf, dalla Lipu e da altre organizzazioni che aderiscono alla «Campagna rospi», promossa in diverse regioni italiane. Prima di diventare principi, questi antichissimi anfibi passano l’inverno in letargo sulle alture fino a 1400 metri d’altezza. Finito il lungo sonno, scendono dalle alture a migliaia, verso il più vicino luogo di riproduzione, per deporre le uova nell’acqua. Il principale rischio è di finire schiacciati dalle automobili insieme a tritoni, salamandre ed altri piccoli anfibi. Armati di torce e secchielli, fino a fine aprile i volontari aiutano i rospi a salvarsi la pelle, accompagnandoli a destinazione e aiutandoli sulla via del ritorno. Alcune zone sono state dotate di «rospo dotti» (nella foto), cioè canali sotterranei che l’anfibio può utilizzare per attraversare, ma la maggior parte ne sono prive: i volontari aiutano i rospi trasportandoli dall’altra parte della strada. n Informazioni: www.centrostudiarcadia.it

È il consumo idrico pro capite quotidiano di un cittadino del mondo, che prende in considerazione anche l’acqua impiegata per produrre gli alimenti e tutti gli altri prodotti che ci circondano nel quotidiano. A livello globale l’impronta è di 9 miliardi di metri cubi all’anno. I dati sono stati elaborati da uno studio dell’università olandese di Twente e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences. La produzione agricola contribuisce per ben il 92%.

Uno su tre è allergico Se nel 1950 in Italia solo il 10% della popolazione era colpita da una manifestazione allergica, oggi si può parlare del 30%, includendo tra questi anche bambini e adolescenti in età scolare. Secondo i dati di Federasma onlus, il 10% dei bambini al di sotto dei 14 anni soffre di asma bronchiale, che nell’80% dei casi è provocata da allergie. Il 18-20% soffre di rinite allergica, mentre il 10% può presentare dermatite atopica. Non bisogna però dare tutta colpa al traffico veicolare, la maggior parte delle allergie si prende infatti dentro casa. Gli acari, i condizionatori, i deodoranti spray, le colle per i mobili, le esalazioni delle vernici: tutti questi fenomeni sono molto insidiosi, dato che si passa la maggior parte del nostro tempo nei posti chiusi. Una corretta aerazione e l’uso di prodotti naturali può sicuramente aiutare, così come una sana camminata all’aria aperta. Michela Trevisan

Liberi da allergie e intolleranze

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini

LIBERI DA ALLERGIE E INTOLLERANZE

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini di Michela Trevisan - cm 15 x 21 - cod. EA049 pp. 160 - € 11,00 (per gli abbonati € 9,35)

Far durare un computer 10 anni? Possibile omputer e sostenibilità: queste due Cberoparole, a ben pensarci, sembrerebinconciliabili. Cito dal numero di dicembre di TN: «i computer stessi sono costruiti con minerali [...] estratti in paesi proprio per questo costantemente in guerra» e vengono «prodotti da masse di operai asiatici […] ai quali si fa dichiarare per contratto che non si suicideranno in fabbrica». Ammessa la colpevolezza, prendiamo in esame i lati positivi: i computer sono anche strumenti usati per la diffusione del sapere comune, per una circolazione delle idee non viziata o quantomeno alternativa1 e come strumenti di apprendimento e di creatività2. L’equilibrio fra l’uso di un ottimo strumento e il suo impatto ambientale sta tutto in una parola, consapevolezza, e in quella conseguente, criticità. L’atteggiamento consapevole ci fa capire che un computer lascia una pesante impronta ecologica: estrazione di minerali che scarseggiano («terre rare»), deforestazione, scarti di produzione, consumo di energia in produzione, utilizzo, smaltimento, smaltimento corretto o selvaggio dei rifiuti (mai visti monitor al cassonetto?)3. Una coscienza critica ci impone di ridurre la produzione e lo smaltimento dei computer sfruttando a pieno il loro ciclo di vita. Mediamente, dopo due– quattro anni, un computer viene cambiato, ma ha realmente esaurito il suo ciclo di vita? No, è solo un’altra vittima dell’obsolescenza programmata, di cui abbiamo parlato nel numero di settembre. I produttori devono vendere i nuovi componenti (hardware) prima che quelli vecchi si guastino. La soluzione è semplice: inserire nel sistema operativo le istruzioni per farli rallentare dopo un certo periodo, dandoci l’impressione che l’intero apparato abbia ormai «fatto il suo tempo». Soluzione: cambiare il sitema operativo. Non molti sanno infatti che oltre a quello che ci viene venduto col computer (MS Windows o Apple Mac OS X) esiste un sistema operativo interamente composto di software libero: GNU/Linux. Qual è la differenza tra software libero e software proprietario? Come installare GNU/Linux sfruttando a pieno il ciclo di vita di un computer, anche fino a 10 anni? Quali consigli seguire per limitare il consumo dei componenti? A queste e ad altre domande, anche degli stessi lettori (lettere@aamterranuova.it), risponderemo nei prossimi numeri. Intanto valutate l’idea.

di Marco Masucci - www.liberainformatica.it

Centomila posti auto condivisi, ormai stabilmente oltre ventimila passaggi disponibili e un risparmio potenziale di emissioni CO2 che sfiora le 500 tonnellate: sono queste alcune delle cifre che emergono dal report di postoinauto.it, il sito italiano dedicato alla condivisione dell’auto. Il portale rivendica un sofisticato sistema di feedback, per valutare la puntualità, lo stile di guida e il rispetto del codice della strada da parte dell’autista, ma anche la registrazione del numero di targa, la segretezza dei dati personali, il viaggio rosa dedicato alle donne, l’integrazione con Facebook e la verifica facoltativa del proprio account con un documento di identità. La sicurezza degli utenti sembra proprio garantita, il risparmio anche.

4000 litri ____________

ecologia informatica

A P O R TATA D I C L I C K

1. Per esempio wikileaks.org 2. Oltre naturalmente al loro uso nella sanità, per l’impiego di energie alternative e naturalmente per la realizzazione di questa rivista! 3. Cfr. www.liberainformatica.it

Terra Nuova · aprile 2012

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inchiesta

Test sugli animali:

l’alternativa esiste

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Centinaia di studi scientifici dimostrano che le sperimentazioni sugli animali non sono la strada giusta per ottenere dati affidabili per l’uomo su farmaci, cosmetici o sostanze chimiche. Cambiare si può: ecco come. di Claudia Benatti

Conigli ciechi per le irritazioni provocate in laboratorio; babbuini costretti a ingurgitare litri di bevande alcoliche; cavie che muoiono per testare quale sia la dose letale di una sostanza; scimmie private del contatto materno per studiare le turbe psichiche; animali su cui si interviene chirurgicamente senza anestesia. La lista potrebbe essere lunghissima e sempre, secondo il modello attuale prevalente di ricerca, «in nome del progresso e della conoscenza». È il grosso nodo della sperimentazione sugli animali, modello tuttora dominante ma che centinaia di studi ormai definiscono fallimentare. Se i numeri ufficiali fanno colpo (oltre 900 mila animali utilizzati ogni anno in Italia, 12 milioni in Europa e 115 milioni nel mondo), proviamo a pensare a quali dimensioni il problema può realmente avere, visto che tali numeri risultano sottostimati, non considerando come invertebrati le forme fetali o gli animali già soppressi. Se ne sta occupando in questi mesi il Parlamento italiano, poiché è in corso l’iter per il recepimento di una nuova direttiva comunitaria in materia, i cui effetti scatteranno dal primo gennaio 2013. «Si tratta di una direttiva che è comunque ben lungi dall’abolire il ricorso alla sperimentazione animale, benché qualche passo avanti sia possibile» spiega Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lav (Lega antivivisezione). Come esempio di questo, l’introduzione del divieto di allevare su suolo nazionale animali destinati alle sperimentazioni. È quanto accaduto nel febbraio scorso ad opera dell’onorevole del Pdl Michela Brambilla, promotrice di un emen-

damento che proibisce di fatto questa attività e la cui approvazione ha provocato le reazioni indignate dell’establishment aziendal-universitario che ruota intorno al settore. Se il divieto dovesse restare tale, senza subire modifiche o cancellazioni, porterebbe, per dirne una, all’immediata chiusura dell’allevamento di cani beagle Green Hill di Montichiari (Bs), contro il quale si è scatenato il popolo del web, ma non solo. «La legge conseguente alla direttiva, che è in corso d’approvazione, detterà i criteri e i vincoli sulla base dei quali il Ministero della salute dovrà poi approntare lo schema di recepimento» spiega Felicetti. «Stiamo però parlando solo di ritocchi alle direttive esistenti, che comunque continueranno a permettere e prevedere le sperimentazioni sugli animali. Tuttavia ogni segnale positivo può favorire la sensibilizzazione su questo tema, anche se la cosa più urgente da fare è cercare di far decollare i metodi alternativi, per dimostrare che dei test sugli animali non solo si può, ma conviene fare a meno».

L’inaffidabilità Ma perché dovrebbe convenire abbandonare il modello animale nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi farmaci, cosmetici o prodotti chimici? Innanzi tutto perché, non essendo affidabile in quanto non in grado di predire efficacemente gli effetti sull’uomo delle diverse sostanze, si potrebbero evitare errori già commessi in passato, dai quali continuiamo a non imparare a sufficienza. Il rapporto della Medical Research Modernization Committee (Mrmc1) parla chiaro quando si riferisce, per esempio, alla corsa ai test sugli ani-

mali a partire dagli anni ’80 negli Usa per sconfiggere il cancro: «Tra gli uomini e gli altri animali ci sono differenze cruciali dal punto di vista genetico2, molecolare3, immunologico4 e cellulare5, che non rendono possibile servirsi dei modelli animali come mezzo per cercare una cura per il cancro». Uno dei ricercatori di punta del settore, Robert Weinberg, docente di biologia al Mit, ha commentato6: «I modelli [animali] preclinici del cancro umano sono, nella stragrande maggioranza dei casi, ormai superati. Centinaia di milioni di dollari vengono buttati ogni anno dalle aziende farmaceutiche che utilizzano ancora tali modelli». Di errori indotti dai test sui modelli animali è piena la storia della medicina: nel 1963 studi sugli esseri umani avevano già dimostrato una forte correlazione tra il fumo di sigaretta e il cancro ai polmoni, ma tutti i tentativi di provocare il cancro al polmone negli animali con il fumo erano falliti. Di conseguenza, Clarence Little, grande sostenitore di quelle modalità di ricerca, scrisse: «I tanti tentativi falliti in cinquant’anni di indurre sperimentalmente il cancro, ad eccezione di una manciata di casi, pongono seri dubbi sulla validità della teoria che correla le sigarette con il cancro ai polmoni7». La scoperta della verità è stata ritardata di anni. Altro caso emblematico è quello dell’amianto. Già all’inizio degli anni ’40 del secolo scorso le ricerche cliniche indicavano che l’asbestosi, malattia respiratoria cronica provocata dall’inalazione di fibre di amianto, provocava il cancro. Gli studi in merito, condotti sugli animali, non indicavano tale correlazione e le dovute precauzioni furono adottate negli Stati Uniti solo decenni più tardi8. Stessa cosa dicasi per il cancro e l’esposizione alle radiazioni ionizzanti da raggi X o da scorie nucleari, che il modello animale non era in grado di riprodurre9-12. Un altro errore fu compiuto quando si cercava un vaccino contro la poliomielite e la malattia era stata riprodotta sulle scimmie. Il modello animale creò un equivoco sul mecTerra Nuova · aprile 2012

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inchiesta

Cavie psicologiche Gli animali vengono poi utilizzati anche nella cosiddetta psicologia sperimentale, sottoposti a sofferenze per studiare il loro comportamento, senza tenere conto del fatto che le reazioni nell’uomo dipendono anche dalle situazioni famigliari e da fattori sociali e culturali non riscontrabili in un modello non umano. Senza contare i test sulle dipendenze da alcol e droghe, dipendenze che nell’essere umano hanno anche implicazioni sociali, ereditarie e mentali. Infine, i test di tossicità. Agli animali vengono somministrate dosi diverse di sostanze per valutare quale sia la dose letale, ma le variabili sono tali e tante (età, sesso, peso, specie) che spesso i risultati sono i più disparati e di difficilissima estrapolazione. La conclusione l’ha tratta, anche in questo caso, la Mrmc: «Gli studi sugli animali non possono conferma-

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re né confutare ipotesi sulla fisiologia e patologia umana; la ricerca clinica sull’uomo è il solo modo per testare qualsiasi ipotesi. La revisione di ben dieci modelli animali di malattie dell’uomo non ha fornito alcun contributo alla salute umana».

studi clinici di questo tipo hanno portato fra l’altro allo sviluppo di tecniche anche chirurgiche che hanno salvato migliaia di vite. Oggi peraltro tale tipo di studio è avvantaggiato dagli strumenti di imaging non invasivo (Tac, Rmi, Pet e Spect). I metodi alternativi • Autopsie e biopsie. Le autopsie La domanda da porsi, dunque, è la sono state cruciali per studiare seguente: esiste un’alternativa? La rimalattie come l’Alzheimer, il diasposta è sì. In Italia nel 2010 è stato bete, l’appendicite. La biopsia istituito il Centro di referenza napermette di studiare i tessuti di pazionale per i metodi alternativi, zienti vivi; l’endoscopia, per esempresso l’Istituto Zooprofilattico di pio, ha dimostrato che il cancro al Brescia, centro guidato dalla dottocolon deriva da tumori benigni ressa Maura Ferrari. «Ovviamente chiamati adenomi, correlazione siamo solo all’inizio e il lavoro che che manca nel modello animale. ci attende è enorme, ma cercheremo • Sorveglianza post marketing dei di censire l’esistente, arruoleremo farmaci. Se si implementassero le esperti e con loro valuteremo i mesegnalazioni degli eventi avversi e todi già validati e quali sono le prosi educassero i medici in tale direposte che si possono avanzare» spiezione, si raccoglierebbero databaga Ferrari. se preziosissimi. La posizione del Centro non è dra- • Altri metodi non animali. Instica: «Non possiamo pensare alnanzi tutto ci sono gli studi cosiddetti in vitro, cioè il comporl’eliminazione completa dei test sugli animali, ma si possono ridurre tamento delle cellule umane stumoltissimo» è la posizione della diate in laboratorio che permette di riprodurre malattie e studiare le dottoressa Ferrari. A studiare come diminuire o eliminare il ricorso ai test reazioni a diverse sostanze. Una sugli animali è anche l’Ipam, un novità è rappresentata dai circuigruppo di lavoro istituito nel 2003 di cui fanno parte istituzioni, associazioni animaliste e rappresentanti Progetto Vivere Vegan dell’industria e della ricerca. Tra queste anche la Lav, che a differenza del Centro ricerche di Brescia ha posizioni molto più nette. «Della sperimentazione animale si può fare a meno, sviluppando e implementando valide alternative, che già in parte esistono» spiega la biologa Michela Kann del comitato scientifico Lav. Vediamole. • L’epidemiologia. Lo studio di Sono considerati carne da macello, ma c’è chi ha deciso di salvarli da questo destino, ampie fette di popolazione pervivendo l’emozione di un rapporto nuovo e coinvolgente con mucche, maiali, galline... mette di identificare i maggiori fat18 storie vere di animali ritrovati. tori di rischio per innumerevoli patologie, in modo da poter poi fare prevenzione19,20. Esiste anche l’epiL’ANIMALE RITROVATO demiologia molecolare, che studia a cura di Progetto Vivere Vegan Terra Nuova Edizioni, EA046, pp. 200 le caratteristiche cellulari di colo€ 11,00 (per gli abbonati € 9,35) ro che soffrono di determinate maConsiderati carne da macello, c’è chi ha lattie. provato a salvarli dal loro destino. 18 sto• Studi sui pazienti. La miglior rie vere di animali ritrovati . fonte d’informazione per i mediOrdini su www.terranuovalibri.it oppure: tel 055 3215729 – libri@aamterranuova.it ci è sempre stata quella del monio utilizzando l’apposito coupon a pag. 99 toraggio attento dei pazienti. Gli

L’animale ritrovato

SegnaLibro

canismo dell’infezione, poiché indicava che il virus della polio si trasmetteva per via respiratoria, mentre invece si trasmette negli esseri umani per ingestione e per via intestinale13,14. Da esperimenti sui cani si era anche concluso che non era possibile sostituire le arterie occluse di un paziente con le sue stesse vene, mentre invece la chirurgia sull’uomo ha dimostrato come ciò sia possibile15. E ancora: il farmaco Milrinone aumentava la sopravvivenza nei topi con malattie cardiache indotte artificialmente, ma negli esseri umani che lo hanno assunto si è avuto un aumento del 30% della mortalità16. La Fialuridina era sembrata sicura sugli animali, ma ha poi causato problemi epatici a 7 su 15 pazienti, 5 dei quali sono morti mentre 2 hanno avuto bisogno di un trapianto di fegato17. A Londra, nel marzo 2006, un nuovo anti-infiammatorio chiamato TGN1412 ha provocato reazioni devastanti in tutti e 6 i volontari degli studi clinici di fase 1, malgrado le evidenze di sicurezza emerse dai test sulle scimmie cui era stata somministrata una dose 500 volte maggiore18.


ti microfluidici, che sostanzialmente riproducono circuiti e sistemi del corpo umano e permettono di studiarne fisiologia e patologia, oltre che la reazione a determinati farmaci o sostanze. Ci sono poi i modelli computerizzati che permettono agli scienziati di simulare in silico, cioè riproducendo in una simulazione matematica, in pochi minuti o poche ore, ciò che sugli animali richiederebbe mesi o anni. Si sono anche sviluppate le tecniche di analisi delle attività generate nel corpo umano da microdosi di farmaco, con un 70% di corrispondenza agli effetti prodotti dalle dosi piene.

Perché si insiste?

ni? Beh, qualcosa può fare. Esiste una legge, la 413 del 199321, che permette l’obiezione di coscienza. L’articolo 2 recita così: «I medici, i ricercatori e il personale sanitario nei ruoli di professionisti laureati, tecnici ed infermieristici, nonché gli studenti universitari interessati, che abbiano dichiarato la propria obiezione di coscienza, non sono tenuti a prendere parte direttamente alle attività e agli interventi specificamente e necessariamente volti alla sperimentazione animale». Mentre all’articolo 3 comma 5, si legge: «Tutte le strutture pubbliche e private legittimate a svolgere sperimentazione animale hanno l’obbligo di rendere noto a tutti i lavoratori e agli studenti il loro diritto ad esercitare l’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale. Le strutture stesse hanno inoltre l’obbligo di predisporre un modulo per la dichiarazione di obiezione di coscienza alla speri-

mentazione animale, a norma della presente legge». La legge vieta ovviamente la discriminazione di chi esercita il proprio diritto all’obiezione, e all’articolo 4 comma 3 si legge ancora: «Nelle università gli organi competenti devono rendere facoltativa la frequenza alle esercitazioni di laboratorio in cui è prevista la sperimentazione animale. All’interno dei corsi sono attivate, entro l’inizio dell’anno accademico successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, modalità di insegnamento che non prevedano attività o interventi di sperimentazione animale per il superamento dell’esame. Le segreterie di facoltà assicurano la massima pubblicità del diritto all’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale». Se invece di uno solo, fossero dieci, cento, mille ad esercitare tale diritto, allora la mobilitazione costringerebbe a cambiare le cose. Buona obiezione! l

Se esistono le alternative, perché dunque si persevera? Innanzi tutto per le industrie chimiche e farmaceutiche, come spiega la stessa Mrmc, gli esperimenti animali costituiscono una sorta di «santuario». Inoltre, i risultati di questo tipo di Note Si tratta di un’organizzazione non profit composta da medici e scienziati, che anatest vengono pubblicati facilmente, 1. lizza la validità e l’efficacia dei metodi di ricerca. Nel 2006 ha pubblicato il raprichiedono poca originalità e si posporto dal titolo A critical look at animal experimentation, che potete trovare qui: sono usare modelli ormai ben defiwww.mrmcmed.org/Critcv.html niti. Siccome poi questa strada si è 2. Dulbecco R. A., «A turning point in cancer research: sequencing the human genome», Science, 1986, 231:1055-1056 dimostrata di facile percorribilità, risulta faticoso e non conveniente 3. Leavitt J., «The case of understanding the molecular nature of cancer: some recent findings and their implications», Medical News, 9 settembre 1985 per molti ricercatori adottare nuo4. Bross I., «Crimes of official science», Buffalo, Biomedical metatechnology, 1987 vi metodi. 5. Hahn Wc, Counter Cm, Lundberg As, Beijersbergen Rl, Brooks Mw, Weinberg Ra, Un dettaglio non marginale è che gli «Creation of human tumor cells with defined genetic elements», Nature, 1999, esperimenti sugli animali rendono 400:464-467 bene in termini economici: il soste- 6. Leaf C., «Why we’re losing the war on cancer and how to win it», Fortune Magazine, 22 marzo 2004 gno finanziario è facilmente otteni7. Northrup E., «Men, mice and smoking» in Science looks at smoking, New York, bile e va a costituire spesso una parCoward-McCann, 1957, pag. 133 te integrante del budget delle uni8. Enterline Pe, Asbestos and cancer in Gordis L., Epidemiology & health risk asversità. Anche molti centri medici risessment, New York, Oxford University Press, 1988 cevono centinaia di milioni di dolla- 9. Gardner Mj, Snee Mp, Hall Aj et al., «Results of case-control study of leukemia and ri ogni anno per queste attività. Inlymphoma among young people near Sellafield nuclear plant in West Cumbria», fine, raramente è in discussione la British Medical Journal, 1990, 300:423-429 moralità degli esperimenti sugli ani- 10. L’articolo è stato pubblicato nel 1992 sul New York Times: www.nytimes.com/1992/12/ 08/us/pioneer-in-radiation-sees-risk-even-in-small-doses.html?pagewanted=all&src=pm mali, quindi è difficile che vengano 11. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7500969 poste questioni etiche e ostacoli.

L’obiezione è possibile

12. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8034395 13. Dowling Hf, Fighting infection, Cambridge, Massachusetts, Harvard University Press,

Occorrerebbe dunque modificare la mentalità e, aspetto non secondario, fare sempre più pressione per modificare anche la legislazione, che per i farmaci obbliga a passare attraverso i test sugli animali. E chi si dovesse trovare all’università alle prese con cavie o cagnoli-

14. Parish Hj, Victory with vaccines, Edinburgo e Londra, E&S Livingstone Ltd., 1968 15. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14028524 16. www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJM199111213252103 17. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7565947 18. www.nature.com/nature/journal/v440/n7087/full/440970a.html 19. www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1215556/ 20. www.bmj.com/content/early/2003/12/31/bmj.38142.554479.AE.abstract 21. www-db.deis.unibo.it/~fgrandi/L413.html

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alimentazione e salute

Dieta vegan: manca davvero qualcosa? di Giuliana Lomazzi

I

l vegetarismo affonda le sue radici nel VI secolo a. C., quando in India cominciarono a diffondersi motivazioni etico-filosofiche in-

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torno al consumo di cibo animale e alle sofferenze che questo provocava. Induisti, buddisti e giainisti condividevano – e condividono – il rispetto per la vita animale e la com-

passione per tutte le creature; infatti i giainisti non si limitano a rinunciare al consumo di carne, ma prima di mangiare un frutto controllano che non contenga insetti, che rischie-


rebbero di ingerire e uccidere. Su posizioni simili, nella Grecia dello stesso periodo si trovavano gli orfici, per i quali la prima uccisione di un animale aveva spezzato il felice e pacifico equilibrio originario. Gli orfici non mangiavano carne, pesce, uova e latte, e non indossavano lana. Quasi contemporaneamente anche il filosofo greco Pitagora si espresse contro il consumo di carne e la sua influenza fu tale che ancora nell’800 i vegetariani erano detti pitagorici. Solo successivamente venne coniato in Inghilterra il termine vegetarian, da vegetable, verdura. La nascita del termine vegan è invece più recente e si deve all’inglese Donald Watson, che da bambino nella fattoria dello zio strinse rapporti di amicizia con gli animali. Vedere uccidere un maiale a quattordici anni gli risultò intollerabile al punto da spingerlo al vegetarianismo. In seguito prese la decisione di escludere anche uova e latte, perché per produrli occorreva far soffrire gli animali. Nel 1944 fondò la Vegan Society, prima associazione vegana al mondo. Il termine vegan fu coniato proprio da lui come contrazione di vegetarian. Il fatto di essersi astenuto da ogni cibo animale fin dall’adolescenza non sembrò influire negativamente sulla sua salute: Donald morì a 95 anni, rimanendo fino all’ultimo molto attivo anche fisicamente.

la pediatrica, nei confronti della scelta vegetariana e in particolare di quella vegana, per genitori e figli». Così, spesso, vegani e vegetariani si trovano a compiere scelte importanti da soli, e i rischi non stanno certo nell’esclusione della carne dalla dieta (tanto più che numerosi studi collegano il suo consumo a molte patologie), quanto nel rispetto del corretto equilibrio alimentare. Del resto sul valore di una dieta ricca di vegetali ci sono ormai numerose conferme scientifiche. Da una quindicina d’anni l’Organizzazione mondiale della sanità insiste sull’essenzialità delle scelte alimentari per la prevenzione e la cura di varie malattie. Nel suo report del 2007 il World cancer research fund, ente che si occupa di ricerche sul cancro, mette in guardia sull’uso della carne e raccomanda caldamente di consumare vegetali. La dieta vegana, come quella vegetariana, ha quindi molte frecce al suo arco, l’importante è rispettare alcune regole.

Verdure al primo posto

Le fibre e gli antiossidanti sono sostanze di cui oggi si parla molto, ma che sono ben poco presenti nella dieta moderna e, guarda caso, sono proprio i vegetali a fornirli. Grazie alle fibre possiamo per esempio tenere sotto controllo il colesterolo e la glicemia, prevenendo così le malattie cardiovascolari come ictus e inUna scelta ardua farti, il diabete e i tumori. In prima liQuella di Watson e dei suoi seguaci nea contro il cancro ci sono anche gli è una scelta coraggiosa e profonda- antiossidanti, nemici giurati dei ramente altruistica, ma anche una scel- dicali liberi. Questi ultimi sono in ta difficile in un mondo di carnivori, perché quando si è fuori casa, soprattutto in Italia, non è così semplice mangiare come si desidera (nel Regno Unito invece si trovano cibi con apposite etichette, facilmente Non è facile contare il numero esatto dei vegani itariconoscibili). Spesso poi si incontra liani, perché non ci sono ridisapprovazione, se non addirittura cerche specifiche. Tuttavia è ostilità. interessante sapere che gli Le cose sono complicate dalla carenza iscritti alla mappa vegana di un’assistenza medica adeguata, (mappaveganaitaliana.org) come sottolinea Luciano Pinelli, pesono 1373, mentre gli adediatra ed endocrinologo vegano, virenti alla pagina facebook di Progetto vivere vegan sono cepresidente della Società scientifica 1118. Una stima suggerisce la di nutrizione vegetariana (Ssnv): presenza in Italia di circa «Manca il supporto da parte della 300.000 vegani. classe medica, in particolare di quel-

grado di ridurre le difese immunitarie, influire negativamente sull’umore e sulla concentrazione, diminuire le nostre energie e molto altro ancora. Verdura e frutta sono fondamentali anche per i loro diversi micronutrienti, le cui azioni sono ancora poco note, ma la loro sinergia ha influssi positivi sul nostro benessere. Ecco perché quando vengono isolati e assunti sotto forma di integratori non funzionano: è il vegetale nella sua interezza a dare risultati, come sottolinea il nostro esperto. Contrariamente all’opinione corrente, senza prodotti animali non si rischia di restare senza calcio e ferro poiché a contenerli sono vari ortaggi e frutti, ma anche i cereali, a patto che siano integrali.

Largo ai vecchi I cereali integrali contengono fibre indispensabili per il nostro organismo, che si aggiungono, senza sostituirle, a quelle di ortaggi, frutta e legumi. Contengono inoltre minerali come ferro e calcio, ma non sono tutti uguali, avverte Pinelli, che ritiene per esempio il farro preferibile al kamut. «Il farro è noto ormai da secoli al nostro sistema immunitario, cosa che non avviene per i grani duri introdotti successivamente». Il rischio è che nascano intolleranze. Le farine come la manitoba, più ricche di glutine, si impastano meglio e consentono una cottura omogenea in forno a una stessa temperatura, cosa che non avviene per le farine di varietà vecchie o antiche. Queste ultime risultano meno redditizie per

Quanti i vegani in Italia?

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alimentazione e salute

ne, sostanza che come noto può dar luogo a intolleranze e allergie. Meglio perciò usarlo con moderazione e puntare sulla varietà, alternando a tofu e tempeh gli altri legumi.

Buoni grassi

chi le deve lavorare, ma più valide per troppo a volte nella dieta di tutti i il nostro benessere. giorni si tendono a trascurare i legumi, perché lunghi da cucinare (ma Valide proteine c’è sempre la pentola a pressione). Si Pur essendo prive di alcuni ammi- propende quindi per tofu, tempeh e noacidi, le proteine vegetali non seitan. Ma se i primi due hanno un hanno gli inconvenienti di quelle buon profilo nutrizionale e si comanimali (acidificazione dell’organi- pletano alla perfezione con i cereasmo, produzione di scorie azotate, as- li, il terzo va associato a un legume. sunzione di grassi saturi), l’impor- È verissimo che il seitan è un contante è associarle in modo corretto; centrato di proteine, ma sono proinfatti è l’unione tra cereali e legumi teine incomplete e, oltretutto, si a generare proteine complete. Pur- tratta anche un concentrato di gluti-

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Oltre a essere una buona fonte di proteine vegetali, i semi oleosi tipici delle diete «verdi» riforniscono l’organismo di grassi insaturi di qualità, in particolare di omega 6. Ne sono ricchi i semi di girasole e di sesamo, le nocciole e le mandorle. Gli omega 3, importanti antinfiammatori, si trovano invece nei semi di lino e, in minor misura, nelle noci. Il grasso più importante è l’olio extravergine d’oliva. Pinelli sconsiglia invece le margarine, per il contenuto di grassi trans.

Bambini vegan «Alcuni studi hanno osservato che i bambini vegani, che mangiano solo cibi vegetali, all’età di 10 anni sono circa 2,5 centimetri più bassi e da 2 a 4 chili più leggeri rispetto ai bambini onnivori» afferma il noto oncologo Umberto Veronesi. «Ma raggiungo-


no questi ultimi al compimento del ventesimo anno. D’altra parte, la crescita sempre più veloce dei bambini onnivori non è salutare». Insomma, crescere senza carne è addirittura meglio1. Particolare attenzione va però dedicata alla dieta in gravidanza e nei primi anni di vita, avverte Pinelli, decisivi per la futura salute del bambino: se la madre mangia male ed è stitica, intestino e vagina non hanno la flora batterica adeguata da trasmettere al neonato, nel cui intestino si ritrovano così soprattutto germi patogeni.

La B12 e la D È fondamentale che in tutte le fasi della vita si faccia attenzione a queste due vitamine, che possono venire a mancare nella dieta vegana. «La vitamina B12 è storicamente importante per i vegani e va assunta sotto forma di integratori» dichiara il medico. I cibi di oggi, sempre più asettici, non hanno più quella carica batterica che consente di assumere la B12 in modo naturale, perciò gli integratori si rendono indispensabili. Quanto alla vitamina D, la sua carenza è ormai diffusa nella popolazione in genere. La sintesi di questa vitamina, presente in latticini e uova ma anche in verdure a foglia, funghi, lieviti e alghe, avviene con l’esposizione al sole. Purtroppo l’inquinamento non facilita questa sintesi. «A causa dell’effetto serra, i raggi solari vengono riflessi e tornano indietro» spiega lo specialista. Da qui la necessità di un’integrazione di questa vitamina, indispensabile per la prevenzione di osteoporosi, tumori, depressione, malattie cardiovascolari, ma anche, come sottolinea il medico, «fondamentale per l’attività ormonale e per l’effetto sul sistema immunitario».

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Conclusioni Una dieta vegana ben condotta e adeguatamente integrata non è assolutamente fuori del mondo. Ci sono associazioni autorevoli, come l’americana Ada (American dietetic association), che fin dal 1987 la riconoscono adeguata a tutte le fasi della vita. L’importante, avverte Pinelli, è rispettare la qualità dei cibi e privilegiare la scelta bio. l

...la mandorla è salute

1. Vedi anche Bimbi vegan, Terra Nuova

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di Gabriele Bindi ricette a cura di Roberto Politi

«O

gni volta che si beve una tazza di latte, o si mangiano i suoi derivati come formaggi, burro e yogurt, dobbiamo ricordare che quel latte era destinato a un vitello che è

e innovazione

stato ucciso per andare al macello». La scelta vegana non si riassume tutta in queste righe. Ma questa riflessione rimane una delle argomentazioni principali che nel 1944 portò alla costituzione

vegan

vegan fra tradizione

SPECIALE

La scelta

della Vegan Society inglese, un gruppo di vegetariani intenzionato a superare le contraddizioni di chi accetta nella propria dieta uova e latticini e altri prodotti animali. Terra Nuova · aprile 2012

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SPECIALE vegan Ciò che contraddistingue lo stile di rivendica una scelta etica assoluta, stione sul piano ecologico e sociale. vita vegano, al di là delle singole spe- che prevede l’astensione da tutta La produzione mondiale di cereali e cificità, è l’esclusione dalla dieta, una serie di prodotti e alimenti; in te- legumi sarebbe infatti sufficiente a sfamare l’intera popolazione, ocdal vestiario e dai prodotti cosmeti- sta alla lista i latticini. ci di ogni prodotto di derivazione Oggi i vegani ci ricordano quanta correrebbe solo consumare direttaanimale, per evitare la morte e la sof- sofferenza animale si cela nelle pie- mente i vegetali, anziché usarli per ferenza di tutti gli esseri senzienti. ghe del nostro quotidiano. Se ci nutrire gli animali. L’Eurispes ne certifica 400 mila, un guardiamo attorno, anche negli amnumero significativo e forse un po’ bienti apparentemente più idilliaci, La geografia delle proteine esagerato, anche se nettamente in- scopriamo di essere circondati da Molti vegani se ne fregano delle taferiore ai 5 milioni di vegetariani pre- prodotti di derivazione animale: la belle nutrizionali e stanno bene così. senti in Italia. Ma i nuI più accorti cercano di meri possono confonde- La scelta etica vegana può coniugarsi con rimpiazzare accuratare, perché è difficile dire il salutismo e la sostenibilità ecologica. mente le proteine manse e quanto corrispondacanti con legumi o aliVi sveliamo i falsi pregiudizi sulla soia, no a realtà. Molti infatti menti a base di soia. sono vegetariani solo a le produzioni locali e gli alimenti specifici Quando si parla di soia parole, solo perché escluperò vengono in mente le come tofu, seitan e tempeh. dono la bistecca e magacoltivazioni intensive, gli ri si buttano sul pesce. Altri si ri- lana per plaid e maglioni, il cuoio per ogm e la deforestazione di vasti tertengono «prevalentemente» vegeta- scarpe e cinture, il piumino del sac- ritori. Tutta colpa dei vegani? No, i riani e faticano a riconoscersi carni- co a pelo. Eppure il campo di bat- carnivori dovrebbero ricredersi. Povori. Secondo il rapporto Italia 2011, taglia più sofferto rimane proprio la trebbe sembrare un paradosso, ma che accomuna un po’ grossolana- tavola, dove la gastronomia territo- fatti i dovuti conti sull’intero ciclo mente vegetariani e vegani, la moti- riale sembra sempre imporre il con- dalla terra al piatto, un carnivoro rivazione etica riguarda il 44%, ma per sumo di carne, pesce, uova e lattici- spetto a un vegano, consuma molta il vegano la percentuale è sicura- ni. Ma se di rinuncia al gusto, per più soia e quindi più territorio. Inmente molto più alta dal momento l’alimentazione vegana, come ve- fatti, solo il 2% della soia prodotta che, criticando un certo vegetaria- dremo non si può proprio parlare, è a livello globale viene utilizzata nelnesimo di superficie, il veganesimo invece bene approfondire la que- l’alimentazione umana, sotto forma

Sostituire gli insostituibili di Roberto Politi – Progetto vivere vegan

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ono rimasti in pochi a pensare che i vegan mangino solo insalata, ma a dire il vero ancora c’è un po’ di confusione su questa alimentazione etica e totalmente vegetale. La cosa che porta fuori strada è pensare al veganismo come ad una dieta o ad un regime alimentare. Di fatto, nutrirsi è per un vegan solo un aspetto della propria vita e come tale rispecchia le sue origini, le abitudini del paese dove vive e della famiglia, il gusto personale e, non ultima, la consapevolezza della salute alimentare. Ogni vegan può mangiare in modo diverso e la cosa che sicuramente li accomuna è l’esclusione di quegli alimenti che hanno comportato sofferenza, schiavitù e uccisione degli animali. Il numero dei vegani è in crescita esponenziale e così di conseguenza anche l’offerta di preparazioni alimentari privi di derivati animali. Oltre a seitan e tofu, che si trovano in commercio già da diversi anni, di recente sono disponibili alimenti pronti come hamburger, affettati, wurstel, formaggi spalmabili e non… tutti rigorosamente 100% vegetali. Sarà che i vegan non riescono a togliersi dalla testa quei cibi fatti con la carne o con il latte? Diciamo piuttosto che possono tornare utili soprattutto in un momento di transizione, quando un «carnivoro» o un «vegetariano» decide, per scelta etica, di passare al veganismo. Se disporrà di una scel-

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ta di alimenti che gli permettono di non vivere questo cambiamento come una rinuncia, bensì come un’occasione per assaggiare anche nuovi prodotti usati in modo convenzionale, tutto sarà più semplice. C’è anche da dire che le stesse papille gustative possono richiedere un periodo di adattamento. E poi, è giusto privare i ragazzi vegani del piacere di condividere ogni tanto le loro preferenze alimentari con i loro amici? Certamente una corretta alimentazione non potrà basarsi sul fast food come hotdog e hamburger, anche se vegetali. Certi cibi elaborati vanno comunque vissuti per quello che sono: una possibilità in più per variare o per concedersi ogni tanto qualcosa di stuzzicante. La caratteristica principale di alcune tipologie di preparazioni non riguarda necessariamente la presenza di ingredienti animali, ma il loro uso, la consistenza e il sapore. Se preparo un dolce avrò bisogno di una base morbida da farcire con una crema, se preparo un panino avrò bisogno di qualcosa di saporito da affettare. Non è passato poi tanto tempo da quando, nel dopoguerra, alcuni contadini preparavano il «salame di grano» e la stessa etimologia di termini quali «salame», «prosciutto», «formaggio», richiama più le pratiche di conservazione e lavorazione che gli ingredienti in sé. Ma come fare una crema pasticcera senza uova o un hot-dog senza carne? Si tratta di creare la giusta achimia di ingredienti vegetali. Le ricette che abbiamo proposto in queste pagine fanno a meno degli «insostituibili».


visita il sito www.negoziobio.info di lecitine, tofu, bevande o altri preparati specifici; il 98% finisce nei mangimi per polli, tacchini, maiali, mucche e persino per i pesci in regime di acquacoltura. La soia oggi è la pianta più coltivata dopo grano, mais e riso. In seguito alla veloce industrializzazione del cibo, in appena tre decenni le coltivazioni di soia sono quadruplicate e raggiungono un peso di 260 milioni di tonnellate all’anno. Proprio in virtù del suo elevato carico proteico, oggi i semi di soia sono utilizzati negli allevamenti intensivi per aumentare la produzione di latte e di carne. Questa pianta leguminosa, ricca di aminoacidi, finisce così per diventare la «droga» ufficiale nella produzione industriale di carne e latte su scala globale. Se una mucca potesse scegliere forse preferirebbe cibarsi di erbette piuttosto che di fagioli, ma il fatto resta un altro: senza tutte queste proteine una mucca non po-

Solo il 2% della soia prodotta a livello globale viene utilizzata nell’alimentazione umana, il 98% finisce nei mangimi per polli, tacchini, maiali, mucche e persino per i pesci.

Formaggio spalmabile di tofu Possiamo trovare molte ricette di formaggi vegan di vario tipo sui libri e sul web. Questa si realizza in modo semplice e senza cotture. Utile per tartine o come condimento per piatti salati. 250 g di tofu al naturale • 30 g di panna di soia da cucina • 30 g olio extravergine di oliva • il succo di un limone • 4 cucchiai colmi di lievito in scaglie • ½ cucchiaino da caffè di aglio in polvere • sale q.b ■ Scolare bene il tofu, tagliarlo a pezzetti e frullarlo grossolanamente nel mixer. Aggiungere il lievito, l’aglio e salare, frullare ancora pochi secondi, unire l’olio e la panna e frullare ancora fino ad ottenere una crema fine e compatta.

Hamburger vegan Gli hamburger 100% vegetali si possono realizzare in infinite varianti. Con verdure, legumi, cereali. Questa versione utilizza la farina di glutine e i semi di girasole come ingredienti principali.

trebbe fornire fino a 14 mila litri di latte all’anno. Il problema è diventato uno degli argomenti centrali del Biofach, la fiera internazionale del biologico di Norimberga, che quest’anno si è concentrata sul tema della sostenibilità, da cui è emersa una nuova prospettiva: non sono i vegani a soffrire per la carenza di proteine, ma è il sistema agricolo europeo. Le proteine vegetali vengono prodotte in paesi lontani, così da rendere il nostro sistema agroalimentare sempre più insicuro e in balia delle oscillazioni borsistiche, mentre nel Sud del Mondo si muore di fame. L’approvvigionamento di foraggio e proteine vegetali scarseggia nella stessa Pianura Padana, dove ci sono più animali da allevamento che persone. E pensare che le leguminose sono indispensabili all’agricoltura biologica per il mantenimento della fertilità dei terreni: non solo la so-

Ingredienti per 4 pezzi di media dimensione: 90 g di farina di glutine (o seitan istantaneo) • 60 g di semi di girasole tritati • 80 g di passata di pomodoro • 30 g di olio extravergine di oliva • un cucchiaino di paprika • un cucchiaino di noce moscata • un pizzico di semi di finocchio tritati • un cucchiaio scarso di salsa di soia (shoyu) • pepe nero macinato q.b. • aglio tritato finemente q.b. 1. In una ciotola mescolare gli ingredienti secchi (compresi aglio e pepe), unire la passata di pomodoro, l’olio, la salsa di soia e amalgamare. Si otterrà un impasto compatto e leggermente elastico. Trasferirlo su di un tagliere, schiacciarlo con le mani per distenderlo e tritarlo con un coltello. 2. Formare 4 hamburger, aiutandosi con un coppapasta di metallo, compattando all’interno il composto, senza premerlo troppo. 3. Disporli su carta da forno e cuocerli a vapore per circa 20 minuti. 4. Lasciare intiepidire o raffreddare. 5. Rosolare brevemente su una piastra o una padella ben calda.

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SPECIALE vegan 100% vegani e italiani Il marchio del biologico è l’unico che ci salvaguarda dai prodotti di origine ignota. Il regolamento 834/2007, a partire dal luglio 2012, impone l’obbligo di indicare la provenienza, che per i prodotti vegani spesso è tutt’altro che locale. La dicitura Agricoltura Italia, posta sotto il logo del bio, sta a significare che tutti gli ingredienti sono di origine italiana. Se un solo ingrediente proviene da altri paesi, dovrà riportare la scritta Agricoltura Ue oppure Non Ue. «Come azienda seguivamo questa procedura già prima dell’uscita della normativa» assicura Lorenzo Tonini, responsabile qualità di Probios. «Del resto diamo sempre la precedenza a materie prime italiane». Volevamo approfondire sui latti vegetali, che trovano largo uso nella cucina vegan, e l’azienda di Campo Bisenzio ha mostrato di avere i numeri giusti. «Le bevande di riso sono otte-

ia, ma lupini, fave e piselli sono preziosi perché aiutano a fissare l’azoto nel terreno, facendo risparmiare l’uso di concimi e le emissioni relative alla loro produzione industriale, stimate in 120 milioni di tonnellate all’anno. In più aggiungiamo il fatto che la quasi totalità della soia proveniente da paesi extra Ue è per definizione transgenica. I tanto celebrati marchi

La quasi totalità della soia proveniente da paesi extra Ue è per definizione transgenica. di tutela per i prodotti tipici non solo non riescono a imporre l’uso di foraggio locale per la produzione di carne e formaggi, ma non riescono

Maionese Vegan In questa maionese vegan la panna ha la funzione di renderla particolarmente cremosa. 80 g di latte di soia • 80 g di panna di soia da cucina • 80 g di olio di girasole • 80 g di olio extravergine di oliva • il succo di mezzo limone • un cucchiaino di senape • un terzo di bustina di zafferano (oppure ½ cucchiaino di curcuma) • sale q.b. ■ Versare nel frullatore i due oli, poi il latte, la panna e gli altri ingredienti. Frullare per circa 15 secondi. È pronta per l’uso. Importante: la panna di soia può essere sostituita con 80 g di latte di soia, aumentando di 20 g ciascuno l’olio di girasole e l’olio extravergine di oliva.

Wurstel di tofu vegan I wurstel vegetali in commercio possono avere come ingredienti principali sia glutine di grano che soia. Questa ricetta casalinga si prepara con strumenti semplici.

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nute con riso italiano al 100%, così come il latte di soia proviene da soia solo italiana» illustra Tonini. «Per di più utilizziamo solo l’acqua di un pozzo situato nei pressi di un’azienda di produzione, in modo da poter avere controlli maggiori sulle proprietà chimiche e fisiche di quello che è poi l’ingrediente principale. È al 100% italiano anche l’olio di semi di girasole, spremuto a freddo, che si usa in aggiunta al cosiddetto latte di riso». Chi soffre di intolleranze alimentari può inoltre star sicuro dell’assenza categorica di tracce, anche accidentali, di latte e uova. «A garanzia del consumatore siamo sempre attenti a escludere tracce di prodotti animali, già da prima che esistesse la normativa sugli allergeni del 2006. Quando sul claim della confezione scriviamo senza latte e senza uova, vuol dire che il prodotto non lo contiene nemmeno in tracce inferiori a 5 parti per milione». Tutte quelle marche di prodotti che non riescono a garantire l’assenza di tracce sono invece costrette a dichiararlo.

ad arginare l’avanzata di soia transgenica per i mangimi: il caso del Parmigiano Reggiano, che dovrebbe tutelare l’intera filiera locale, ne è un esempio lampante. La soia ogm però è destinata anche agli umani, e qui ogni vegan dovrebbe stare accorto. Nello scorso febbraio l’Unione europea ha dato il via libera all’importazione per dieci anni di quattro varietà di soia transgenica resisten-

180 g di tofu al naturale • 60 g di farina di glutine (o seitan istantaneo) • 4 cucchiai di lievito in scaglie • 2 o 3 cucchiaini di paprika • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva • noce moscata q.b. • sale q.b. • pepe nero macinato q.b (a piacere) 1. Scolare il tofu, tagliarlo a pezzetti e frullarlo nel mixer. Unire gli ingredienti secchi (compreso il sale e il pepe), l’olio e frullare per alcuni secondi per amalgamare l’impasto. 2. Dividere l’impasto in 4 parti e formare 4 wurstel, prima aiutandosi con le mani e poi passandoci sopra un piccolo tagliere, avanti e indietro, facendoli rotolare, per ottenere una forma regolare. 3. Avvolgerli in carta forno e ancora nella carta d’alluminio chiudendo le estremità «a caramella». 4. Cuocerli a vapore per circa 20 minuti e lasciare raffreddare. 5. Utilizzarli rosolati alla piastra, ma anche al naturale per preparare spiedini e insalate o ancora per hot-dog. Importante: l’impasto, al punto 1, può essere aromatizzato a piacere con spezie diverse.


visita il sito www.negoziobio.info te agli erbicidi, per scopi anche alimentari. Trattandosi della principale fonte di proteine del mondo vegetale, anche la tipica dieta vegan, cosĂŹ attenta e rigorosa, potrebbe cadere nella trappola tesa dall’industria del biotech. Ecco perchĂŠ è importante che il vegan si orienti verso i prodotti biologici, che nei loro disciplinari proibiscono l’uso di ingredienti ogm, e magari verso una tipologia di prodotti di origine locale. Ma si può forse essere vegan a chilometri zero?

Alimenti come il seitan in realtĂ si ritrovano anche nella nostra tradizione culinaria, con esempi che si perdono nella memoria degli anziani.

Piatti vegan tipici e locali Per gli eschimesi sarebbe onestamente difficile adottare una dieta vegan, ma nel Belpaese intere generazioni sono sopravvissute per secoli nutrendosi prevalentemente di cibi vegetali. In Italia esistono ormai numerose scuole di cucina che propongono delle diete vegane, derivate dalla macrobiotica, e sapientemente intrecciate con la tradizione mediterranea, che al contrario di quella nordica si basa su un ampio ricorso a frutta e verdura di stagione.

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Versione con verdure. Tagliare le verdure finemente, farle appassire in padella e disporle sul pancake prima di girarlo. Le verdure si possono anche unire direttamente all’impasto come fosse una pastella. Versione dolce. Unire la curcuma alla farina, versare il latte di soia (in questa versione meglio se alla vaniglia), 50 g di malto a piacere e il succo di limone e mescolare. Proseguire dal punto 2. Servire caldi con succo d’acero o altra salsa dolce.

Pan di Spagna vegan

Pancake vegan Senza uova, latte e burro si possono fare degli ottimi pancake, da gustare semplici o farciti, in versione salata o dolce. Ingredienti per 4-6 pezzi: 120 g di farina 0 • 220 g di latte di soia • 2 cucchiaini di lievito cremor tartaro • 4 cucchiai di lievito alimentare in scaglie • 40 g di succo di limone • ½ cucchiaino di curcuma • aglio in polvere q.b. • sale q.b. 1. In una ciotola amalgamare gli ingredienti secchi (compreso l’aglio e il sale), versare poco alla volta il latte e mescolare con una frusta, versare il succo di limone e mescolare di nuovo. 2. Scaldare a fuoco medio una padella unta d’olio e versare un po’ del composto a formare delle frittelle di circa 8 o 10 cm di diametro e alte 1 cm. Quando i bordi si rapprendono e appaiono alcune bolle in superficie, voltare il pancake con una spatola e terminare la cottura. 3. Consumare i pancakes caldi.

Proposto in una versione molto semplice da preparare. Una base utile per realizzare molte tipologie di dolci soffici da inzuppare con bagne e da farcire con creme, frutta, cioccolato e quanto altro la fantasia suggerisca. 250 g di farina 0 • 230 g di latte di soia aromatizzato alla vaniglia • 90 g di sciroppo di grano (oppure 80 g di zucchero di canna grezzo) • 55 g di olio di girasole • 10 g di lievito cremortartaro • ½ cucchiaino di bicarbonato • la buccia grattugiata e il succo di un limone • ½ bustina di zafferano in polvere • olio e farina per la tortiera

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SPECIALE vegan VeganFest 2012: un appuntamento da non perdere Il 27 aprile torna l’expo internazionale dedicato al mondo vegan ed eco-bio. Avrà luogo nello splendido Palazzo Mediceo di Seravezza (Lucca), in Versilia, fino al 1° maggio 2012. Nei cinque giorni del festival si terranno eventi unici dedicati al mondo dell’ecologia e del vivere vegan e si potrà assistere gratuitamente a tutti gli spettacoli programmati nel palco esterno e nel teatro. Il VeganFest include anche workshop di cucina naturale, mostre d’arte, presentazioni di libri, conferenze e incontri con artisti e personalità internazionali. Protagonista di questa edizione sarà la cucina vegan, con celebri chef che cucineranno per i visitatori, terranno workshop gratuiti, conferenze e incontri. Anche il mondo del crudismo sarà ben rappresentato: in una grande area si svolgerà il primo Fruit Days, evento dedicato al mondo crudista con la partecipazione di importanti personaggi italiani e internazionali, con stand, conferenze e workshop.

«Sono più da pasta e fagioli che da tofu e seitan» mi disse qualche anno fa uno dei principali divulgatori del veganesimo in Italia. Perché dovremmo consumare alimenti dai nomi esotici appartenenti ad altre culture alimentari? A ragion veduta alimenti come il seitan, derivato dal glutine del grano, in realtà si ritrovano anche nella nostra tradizione culinaria, con esempi che si perdono nella memoria degli anziani, in Sicilia come in alcune aree della Toscana. Nella gastronomia regionale esi-

Tanti gli incontri e le iniziative formative dedicate alle mamme, con particolare attenzione ad argomenti come cosmesi e detergenza ecologica, anche qui con workshop, conferenze e spazi per bambini con clown, giocoleria e aree dedicate al circo senza animali. Non mancheranno le principali associazioni animaliste e umanitarie, con un programma di conferenze ed eventi e una bella novità: l’intero paese di Seravezza parteciperà attivamente, aprendo al mondo vegan piazze e negozi. Un esperimento mai tentato prima, che per 5 giorni renderà Seravezza capitale vegan d’Europa. Il mondo della musica giovane avrà un ruolo prioritario, con una novità assoluta: dalla collaborazione con Arezzo Wave, il più grande festival italiano di band emergenti, nasce il progetto Vegan Wave! Il 1° maggio si terrà un grande concerto per i diritti degli animali, che vedrà per la prima volta insieme sullo stesso palco i gruppi vincitori delle selezioni di Arezzo Wave 2012. Il mondo etico e animalista accoglie il mondo giovane della musica emergente in un contesto libero da ogni violenza verso chi non ha voce. n Per saperne di più

www.veganfest.it – www.facebook.com/veganfestexpo

stono numerosi piatti tipici che potrebbero ritenersi vegan, con valori nutrizionali completi e che stuzzicano il palato. «Non è sempre facile coniugare scelta etica, filiera corta, salute e buon gusto in cucina» ammette Chiara Quiri, esperta di cucina vegan a filiera corta. «Soprattutto qui in Emilia dove l’unico grasso a km zero è lo strutto!». Chiara e Alessandro gestiscono A casa di bio, una ditta a conduzione familiare che si occupa di ristorazione

1. Setacciare in una larga ciotola la farina con il cremortartaro e il bicarbonato. Aggiungere la buccia di limone grattugiata, mescolare con una frusta e fare la fonte. 2. Scaldare due cucchiai del latte di soia, sciogliervi lo zafferano e unirlo al resto del latte. 3. Ungere con pochissimo olio una tortiera di 22 cm di diametro (o rettangolare di analoga superficie) e infarinarla eliminando la farina in eccesso. 4. Versare nella fonte l’olio, lo sciroppo di grano e poco alla volta il latte, mescolando con una spatola fino ad ottenere un composto liscio e cremoso. 5. Aggiungere il succo di limone, sempre mescolando. Amalgamare velocemente, versare il composto nella tortiera e infornare subito a 170° per 25 o 30 minuti, controllando la cottura infilando al centro uno stuzzicadenti che dovrà risultare asciutto. Importante: se si usa lo zucchero di canna, questo deve essere unito agli ingredienti secchi al punto n. 1. Questo pan di Spagna è volutamente non molto dolce perché si adatta ad essere completato con bagne dolci e aromatizzate.

Crema pasticcera vegan Una base fondamentale per preparare tanti dolci diversi, per farciture, dolci al bicchiere, tiramisù, crostatine e cestini di frolla. Questa versione è particolarmente leggera. 400 g di latte di soia aromatizzato alla vaniglia • 200 g di panna di soia da cucina • 90 g di sciroppo di grano • 30 g di farina 0 • 20 g di amido di mais • un cucchiaio di olio di girasole • la buccia di un limone • ½ cucchiaino da caffè di vaniglia in polvere • 8 gocce di olio essenziale di limone • ½ bustina di zafferano 1. In una ciotola setacciare la farina e l’amido di mais, unire lo zafferano e la vaniglia, mescolare. Versare a filo 100 g del latte di soia, sempre mescolando bene con una frusta per non creare grumi, e mettere da parte.

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2. In un pentolino versare il resto del latte, la panna e lo sciroppo. Unire la buccia di limone (solo la parte esterna gialla), e a fuoco medio portare a sobbollire. Abbassare il fuoco e versare a filo il composto di farina e amido di mais, mescolando sempre con una frusta per circa 3 minuti. Unire l’olio, mescolare e versare subito la crema in una ciotola, unire l’olio essenziale, mescolare e coprire a contatto con carta forno. Lasciare raffreddare velocemente, ad esempio mettendo la ciotola in acqua fredda. 3. Prima di usare la crema, lavorarla brevemente con una spatola (o un cucchiaio). Importante: si può preparare una crema più ricca unendo a fine cottura, al posto dell’olio, 40 grammi di burro vegetale della migliore qualità, lasciandolo sciogliere mescolando con una frusta.


visita il sito www.negoziobio.info itinerante biologica vegana e vegetariana, e che sarà in servizio anche al VeganFest in programma per fine aprile a Seravezza (Lu). Di ritorno dalle varie fiere e manifestazioni, ogni volta approdano al loro quartier generale, l’ecoparco di Vezzano sul Crostolo (Re), dove gestiscono un punto ristoro e offrono un ricco programma culturale. «Da queste parti sulla filiera a volte bisogna fare dei compromessi» spiega Chiara, che offre anche corsi di cucina vegan. «L’olio d’oliva, tanto per fare un esempio, bisogna comprarlo da altre regioni. La storia reggiana, soprattutto montanara, offre pochi piatti vegan, a causa dell’assenza nella tradizione, di coltivazioni di legumi». Eppure girando tra queste montagne, a Succiso, Chia-

ra ha potuto conoscere e apprezzare l’erbada, una sorta di minestrone che mescola il cavolo nero e viene cotto con il mais. Il risultato è una polenta alle verdure, che nella tradizione versiliese viene chiamata intruglia, che spesso veniva fritta il giorno dopo, nel caso ne fosse avanzata. «Sempre sull’Appennino» prosegue «ho poi scoperto che si svezzavano i bimbi con pappe di pane raffermo grattugiato, prezzemolo, acqua e aglio, il tutto cotto lentamente sul fuoco. Ma si tratta sempre di eccezioni, perché in tutte le ricette salate domina il parmigiano e tutti avevano il pollaio per le uova. Nei dolci invece le castagne di questi monti sono un ingrediente prezioso che regala minerali, calore ed energia per le fatiche invernali». Alternative alla carne e al formaggio

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SPECIALE vegan Con castagne, patate e verdure, i nostri nonni hanno superato gli stenti della guerra e la fame, ma oggi tornare a queste abitudini dopo la sbornia del consumismo, piĂš che una rinuncia, rappresenta una scelta di salute. Secondo il succitato rapporto Eurispes, nel 48% dei casi la scelta di vegan e vegetariana si radica su motivi di tipo salutistico, le cui ragioni sembrano confermate da sempre piĂš medici e ricercatori. Al di lĂ delle possibili manipolazioni, il consumo eccessivo di alimenti d’origine animale è ritenuto una delle cause principali di tutte quelle malattie degenerative come i tumori, che sono tra le prime cause di morte nei paesi ricchi. Sicuramente i vegani dovranno adoperare qualche attenzione in piĂš nell’integrazione di alcuni nutrienti, come la vitamina B12, proteine e minerali, ma un’alimentazione integrale e variegata è la migliore garanzia per riuscirci. ÂŤPersonalmente nella spesa non mi faccio mai mancare le mandorleÂť spiega Chiara, che è anche naturopata esperta in alimentazione. ÂŤNon sa-

ranno dell’Appennino Tosco-Emiliano, ma sono comunque italiane e contengono sali minerali come magnesio, ferro e acidi grassi importanti, che le rendono un super alimento. Parlando invece dei legumi, a casa nostra variamo tra ceci, fagioli, lenticchie, e ogni tanto consumiamo soia. Sono felice che da un po’ di tempo si trovino aziende biologiche che dichiarano la provenienza italiana.

Tofu e soia made in Italy Il tofu non sa di niente: è il giudizio affrettato e sommario di molti carnivori, avversi alla cucina naturale e vegana, che forse non hanno mai avuto la fortuna di assaggiare un tofu cucinato bene. A ben vedere, in un senso piÚ letterale però, questi vegefobi hanno ragione: il tofu è un alimento neutro, che lascia pieno campo alla fantasia del cuoco. Ammesso e non concesso che qualcuno possa trovarlo insipido o poco invitante, dobbiamo rilevare che è un alimento di alto valore nutrizionale, che in cucina può dare molte soddisfazioni.

ÂŤĂˆ un alimento che ha struttura, che dĂ corpo alla preparazione e non è invasivo sul ciboÂť commenta Giorgio Pallaro di Fonte della Vita. L’azienda del gruppo Ki, che conta 26 impiegati ed esporta i suoi prodotti culinari anche all’estero, oggi utilizza solo soia italiana per la produzione del tofu. Una peculiaritĂ forse poco reclamizzata, che ribalta uno dei pregiudizi piĂš duri a morire: la soia non è tutta transgenica, nĂŠ deve per forza provenire dalla Cina o dalle coltivazioni intensive americane. Può essere infatti anche un prodotto made in Italy, che si integra perfettamente con le rotazioni colturali delle nostre regioni. ÂŤAbbiamo cominciato con soia cinese e brasiliana, ma adesso abbiamo sposato il prodotto italianoÂť continua Giorgio Pallaro, che vanta una storia di ricerca sulla cultura dell’alimentazione naturale. ÂŤCerto, non tutta la soia è quella giusta. Abbiamo bisogno di soia a ilo bianco biologica, con una percentuale proteica minima del 40%. I nostri produttori italiani, in tutto tre fornito-

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Il concorso fotografico di Terra Nuova per far conoscere volti e luoghi del biologico

La diffusione del biologico in Italia si deve in gran parte al lavoro capillare svolto negli anni dai 1163 negozi di alimenti biologici presenti nelle varie regioni. In quasi tutti questi punti vendita è possibile acquistare il mensile Terra Nuova o i libri di Terra Nuova Edizioni. Far conoscere i volti e i luoghi del biologico ci sembra il modo più diretto per ringraziare chi, promuovendo l’alimentazione naturale, dà un contributo concreto alla diffusione di uno stile di vita più solidale e in armonia con il Pianeta.

www.negoziobio.info Chi può partecipare: tutti i punti vendita del biologico (comprese le botteghe del mondo). Come partecipare: è sufficiente inviare a info@aamterranuova.it cinque foto di alta qualità (con taglio verticale e risoluzione minima di 2500x3500 pixel) relative al negozio, agli addetti e ai clienti, previa loro autorizzazione. Cosa si vince: ogni mese, una o più foto selezionate saranno pubblicate nella pagina «Bio è bello» insieme all’indirizzo e a una breve descrizione del punto vendita ritratto. Per chiarimenti chiamare in redazione allo 055 3215729 int. 4 e chiedere di Nicholas o Mimmo.


Dalla rincorsa allo spread all’economia della felicità 2 film per conoscere un’altra possibilità di vivere

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Mercoledì 2 maggio

Cinema Odeon

Firenze, piazza Strozzi

ore 18.15

ore 20.30

ore 22.30

L’economia della Felicità

Vivere senza soldi

L’economia della Felicità

di Helena Norberg-Hodge, Steve Gorelick e John Page

di Line Halvorsen

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Introduzione e dibattito a cura del Movimento della Decrescita Felice, Circolo di Firenze

Introducono il film la protagonista Heide Marie Schwermer, il produttore Paolo Palladino, l’economista Stefano Bartolini (Università di Siena)

Ingresso per ogni proiezione: 2 euro Soci di Controradio Club: 1 euro

Circuito Scec: 1 euro + 1 Scec

Informazioni: 055 3215729 int. 4


ri, per fortuna ci forniscono un ottimo prodotto». Così scopriamo che alcuni contadini italiani hanno cominciato a produrre soia bio, destinata ad uso alimentare umano. La Pianura Padana in effetti è uno dei più grandi bacini europei di soia, con colture di varietà che solitamente servono solo per arricchire i mangimi delle mucche e non sono adatte alla preparazione di tofu e derivati. Il tofu è un alimento semplice, che può essere preparato anche in ambito domestico, partendo dal latte di soia e facendolo cuocere con cloruro di magnesio, o nigari, come coagulante. Il siero si separa così dal liquido, mentre i fiocchi che si depositano sulla parte inferiore vengono pressati e si legano tra loro formando una materia compatta. I panetti di tofu si formano così da soli, grazie alle lecitine naturalmente presenti nella soia, che aiutano ad emulsionare i grassi con l’acqua. Un altro alimento cardine per l’alimentazione vegana è invece il seitan, che ha un destino incrociato con il

tofu nella tradizione macrobiotica. «Negli anni ’60 fu Georges Ohsawa a portare la macrobiotica in Europa, iniziando da Parigi» ci spiega Pallaro. «Dopo aver reintrodotto il tofu, già conosciuto ad inizio secolo dai gesuiti, propose un alimento più sapido e consistente, in grado di soddisfare il palato degli occidentali. Dalla combinazione di glutine, shoyu, zenzero e kombu nacque dunque questo alimento che oggi viene perlopiù comprato nei negozi di alimentazione naturale, ma che si può tranquillamente preparare su scala domestica, utilizzando un impasto di acqua e farina». Generazioni di contadini hanno sciacquato impasti di farina e addensato palline di glutine, riservando spesso questa parte più proteica ai bambini. «A livello industriale c’è chi usa qualche scorciatoia, come quella di prendere del glutine in polvere e aggiungerlo all’impasto» ci informa Pallaro. «Un’operazione consentita e praticata anche per la preparazione del pane. Noi però preferiamo il metodo tradizionale,

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scegliendo delle farine ad alto contenuto proteico. Per quanto riguarda il tempeh, altro alimento di origine orientale ricco di proteine e minerali, utilizziamo soia già decorticata, a cui si aggiunge una miscela di muffe, che produciamo in azienda». l

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quale abbiamo da subito instaurato una proficua collaborazione. Ben presto il prato incolto è diventato una spirale rigogliosa di verdure e di idee, di convivialità e riflessioni, di attività pratiche e di visioni del futuro.

esperienze

Coltivare le relazioni

Spiazzi Verdi a Venezia Prove tecniche di comunità urbana del buon vivere sull’isola della Giudecca. di Eliana Caramelli

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ualche anno fa nasce quasi per caso un gruppo di cittadini veneziani, tra i venticinque e i cinquant’anni e di varia occupazione, che hanno voglia di avvicinarsi alla terra per riscoprirne cicli, frutti, sapori. Il gruppo si riunisce attorno all’associazione Spiazzi, organizzazione non profit che in città si occupa principalmente di sperimentazione artistica e culturale. L’opportunità di coltivare una porzione non utilizzata del grande giardino della Residenza per anziani dell’Ire all’isola della Giudecca, concessoci gratuitamente, e la primavera alle porte, ci ha fatto mettere subito all’opera. Così abbiamo cominciato nel mese di febbraio 2009, quasi timidamente, a «mettere le mani nella terra», iniziando la coltivazione di quello che oggi è diventato un orto collettivo di oltre due-

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mila metri quadri, immerso tra filari di antiche vigne nel bel mezzo della Venezia storica insulare. Attualmente, all’interno di questo terreno abbiamo una carciofaia e un grande orto dalle forme «organiche» - onde e spirali - lavorate tra i filari della vigna, coltivati biologicamente dall’associazione La Laguna nel bicchiere – le vigne ritrovate, con la

Abbiamo subito imparato l’importanza di dedicare la stessa cura che abbiamo per la terra anche per far crescere relazioni positive, sia nel gruppo che all’esterno. Tra di noi abbiamo lavorato sulle modalità decisionali, tentando di rispettare tempi e aspettative di ciascuno. Abbiamo capito, nel tempo, che nessun regolamento, per quanto ben scritto, può sostituirsi alla buona qualità dei rapporti interpersonali, all’empatia, alla fiducia reciproca, alla voglia di mettersi in gioco. È così che ancora oggi sopravvive la regola, prima di tutto messa in pratica, sulle modalità di suddivisione dei prodotti dell’orto: la raccolta viene fatta collettivamente, in genere durante l’appuntamento del fine settimana dedicato ai lavori della terra, poi ognuno prende ciò di cui ha bisogno. Ciò a cui teniamo molto è non perdere di vista l’aspetto divertente e stimolante di quello che facciamo: in questo modo, per oltre due anni la nostra settimanale riunione del martedì sera ha rappresentato un immancabile appuntamento conviviale, dove si discuteva e ci si confrontava, ma anche un momento per mangiare tutti insieme, prendendoci ogni tanto anche il lusso di «perdere tempo». Attualmente la dismissione della sede, e i casi della vita che hanno portato a un progressivo abbandono da parte di alcuni dei soci più attivi (nascite, trasferimenti per lavoro, partenze per cambiare vita...) ci vedono in un difficile periodo di assestamento. La terra però ci tiene ancora uniti, le stagioni ci obbligano a rispettare tempi di decisione, e alla fine, in un fluire continuo di persone, pur con alti e bassi, l’orto è ancora lì che dà i suoi frutti a chi ha la pazienza di curarli e saperli attendere.


Coltivare progetti SpiazziVerdi ha così preso forma nel tempo e continua a svilupparsi assieme alla crescita degli ortaggi: un progetto-processo, che unisce persone, stimola la trasformazione urbana dei luoghi, promuove iniziative, corsi, laboratori, incontri per sperimentare la cura dei beni comuni quale strada più efficace e piacevole per creare le condizioni di un benessere allo stesso tempo personale e collettivo. Sono numerosi i progetti realizzati o in corso: dal ciclo di incontri e laboratori Prove tecniche di comunità urbana del buon vivere alla Scuola estiva della decrescita 2010, da un lavoro sulle mappe bioregionali con i ragazzi e gli anziani dell’isola di S. Erasmo, ai Percorsi della memoria con gli ospiti della casa di riposo. E ancora: incontri di progettazione partecipata per realizzare orti e giardini in varie zone di Venezia, corsi di agricoltura sinergica con l’Accademia di permacultura, corsi di erboristeria e di cucina con erbe spontanee con Cibele e FutureYoga, laboratori di falegnameria per bambini con l’associazione Momos, brunch biologico con Le Vivandiere, il Knit café della domenica, gli orti idroponici con Orto di Carta, Rebegolo - festival delle produzioni indipendenti con il Laboratorio Morion, Incontri di scambio semi con Civiltà contadina e l’associazione Coltivare condividendo, seminari di autoapprendimento di comunicazione non violenta, il corso sul dragon dreaming della Gaia Foundation, e così via. Infine, a Forte Marghera proponiamo, all’interno del Laboratorio partecipato di idee per il Forte messo in piedi da alcune associazioni locali, un parco urbano produttivo, dove le persone possono socializzare condivi-

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dendo competenze ed esperienze, anche attraverso laboratori di autoproduzione e trasformazione dei prodotti. Spiazzi però è anche un centro artistico indipendente, che da

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Un giardino secondo natura A Ceppato, sulle colline pisane, si trova uno dei pochi esempi di giardino naturale, dove convivono in perfetta armonia più di 60 varietà di alberi e arbusti, 20 tipi di fiori diversi e 23 erbe aromatiche. Un modo diverso di concepire e vivere lo spazio intorno a casa. di Sabrina Sganga

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l trucco alla fine è uno soltanto: sapendo osservare e aspettare, la natura si manifesta in tutta la sua armonia. È quello che fanno da quindici anni anni Irmgard e Mauro Testi, coltivando e curando con amore e passione il loro giardino naturale sulle Colline pisane a Ceppato, Comune di Casciana Terme. Lei austriaca, lui toscano, dipendente Enel in pensione, hanno vissuto a lungo in città, a Pisa, fino a quando diciotto anni fa hanno deciso di trasferirsi in campagna dove si sono ritrovati proprietari di cinque ettari di terreno, in parte coltivato con due orti e olivi, in parte boschivo, in parte lasciato allo stato naturale. Su tutta l’area pascolano le loro due cavalle, mamma e figlia, allo stato brado. Il giardino occupa circa 2000 m2 e raccoglie in sé un’incredibile varietà di piante, fiori, arbusti, alberi e frutti. Le verdure dell’orto si mescolano a piante ornamentali e aromatiche, a fiori coltivati come la malva gigante

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(foto 1 e 2 ) e spontanei come la candela del Re, che fa un fiore bellissimo e dei frutti commestibili da mettere nell’insalata (foto 3 ). «Lo spazio intorno a casa è importante per vivere in armonia con la natura» spiegano mostrandoci il loro Eden. «Non abbiamo mai voluto un giardino sofisticato e sterile, ma un ambiente lasciato crescere in maniera spontanea per trovare la giusta armonia tra flora, fauna, e noi esseri umani». Un ambiente dove trovano ospitalità anche libellule, rane, rospi, ricci, lucertole, ramarri, cicale, vari tipi di farfalle; l’upupa e le rondini che ogni anno ritornano puntuali; varietà diverse di uccelli che nidificano negli alberi a negli arbusti; le api attirate dai profumi e dai colori; vari tipi di coleotteri, oltre che bruchi e vermi di terra. Tutti fanno la loro parte contribuendo a mantenere equilibrio e armonia. Lo spazio non è delimitato, non ci sono muretti né recinti e, se c’è da separare un’area da un’altra, lo si fa con

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gli alberi o gli arbusti e non con il cemento. Anche la siepe che protegge il giardino dalla strada è particolare (foto 4 ), lasciata al naturale con olivi e cipressi che si alternano ad oleandri e gelsomini, i quali convivono fianco a fianco con il vipruno e il pitosforo. Quello di Ceppato è un giardino secondo natura, che accoglie 60 tipi diversi di alberi e arbusti, 20 varietà di fiori e 23 erbe aromatiche. Senza dubbio la natura ha fatto la sua parte: «quando vediamo che nasce una pianta spontanea aspettiamo che cresca, la osserviamo, cerchiamo di sapere qual è il suo nome e se poi ci piace la lasciamo lì». L’enorme varietà di piante che si trovano in questo giardino, tuttavia, è anche il risultato di una scelta appassionata e rispettosa dell’ambiente «Prima di tutto si preferiscono le piante autoctone, che stanno bene qui perché ci sono sempre state: la tamarice per esempio, tipica delle zone vicino al mare o, più in generale, le piante della macchia mediterranea. E poi ci sono i regali degli amici e dei parenti che non perdono

occasione per proporre semi e bulbi». Irmi e Mauro provano a piantare quasi tutto e osservano, aspettano di capire se il loro giardino è l’ambiente giusto. «La mimosa stenta a sopravvivere, per esempio, ma non ci si rinuncia facilmente e così ci riproviamo ogni anno. Nessun problema invece per i girasoli che, piantati una volta, «camminano» spontaneamente e si ritrovano in giro qua e là». Un giardino senza frutti da cogliere e assaporare non è un giardino secondo natura, e a Ceppato l’offerta è ricchissima: dal limone allo zizzolo (foto 5 ), dai cachi al corbezzolo; e poi c’è il pero corvino, il corniolo, l’azzeruolo, la feioja, il nocciolo e il ciliegio, il noce, il fico e il gelso, il ribes, l’uva spina, i lamponi, le more, il sambuco, le mele, le susine, il pesco.

Lasciar fare alla natura Un giardino così richiede certo attenzione e cura, ma non è così impegnativo come si potrebbe credere. Se la natura fa la sua parte, c’è anche meno da lavorare. Non importa an-

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agricoltura naturale

per saperne di più Irmi e Mauro Testi sono disponibili a far visitare il loro giardino a chiunque sia interessato. • Via Pisana 2, Ceppato, Casciana Terme (Pisa), tel 0587 649230 (ore pasti), testimauro@libero.it

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Parole contadine

naffiare il prato, per esempio, se si accetta con serenità il fatto che nei mesi estivi diventi naturalmente più marrone che verde. La gramigna infatti si riprende subito, perché ha radici profondissime e con le prime piogge torna al suo splendore. Basta tagliarla ogni tanto, usando l’erba tagliata come pacciamatura in modo da mantenere la terra dell’orto il più possibile umida e concimata. Piccoli accorgimenti che fanno la differenza.

Un giardino naturale è anche uno spazio da vivere, da godere. Ciò che colpisce di quello di Ceppato è la cura con cui sono stati posizionati tavoli e sedie, all’ombra degli alberi, ma anche nel punto dal quale riesci a goderti il sole – se vuoi – finché non tramonta. Ci sono più punti seduta: la nicchia sotto gli olmi, la panchina davanti al minuscolo laghetto con le ninfee (foto 6 ) e le le canne d’acqua, circondato dalla bella di notte» (foto 7 ), e le vio-

Le storie di Beltordo

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Tratto da Il libro di Pietro (Terra Nuova Edizioni) l’autobiografia di un contadino cresciuto ai tempi della mezzadria.

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quei tempi i figli dei contadini non avevano giocattoli. Se i genitori mi volevano fare un regalo mi davano qualcosa da mangiare, dei fichi secchi o un’arancia. La nostra dieta era monotona, allora apprezzavo molto questi regalini. I miei ricordi più belli sono di quando si stava a veglia. La sera la famiglia si radunava intorno al camino della cucina: le donne filavano, gli uomini riparavano gli arnesi, e era allora che si raccontavano le storielle. A me piacevano soprattutto quelle di Beltordo1: era un furbastro che stava alla corte di un re, ma non era come gli altri che gli leccavano i piedi! Infatti, quando il re gli disse: «Guarda tutta questa gente che mi sta attorno!», Beltordo gli rispose: «Sì, come i formicoloni intorno al sorbo - per mordergli la buccia!». Perché quando parlava con il re Beltordo aveva sempre la risposta pronta e rendeva pan per focaccia. Una volta il re gli chiese: «Qual è il fiore più triste?» e Beltordo gli rispose: «Quello della botte.» Sappiate che in fondo alla botte del vino si trova quello che si chiama il fiore, una roba biancastra; allora quando vedi il fiore sai che la botte è quasi vuota, certamente un fatto triste se un’altra botte non ce l’hai! Il re era infastidito da Beltordo perché lo raggirava sempre e un giorno gli disse: «Non ti voglio più

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lette che continuano a moltiplicarsi camminando qua e là. Oppure il tavolino ricavato dalla botte del nonno, dove nei primi anni del ’900 ci facevano il vino. «Ci piace invitare gli amici e fare festa» raccontano Irmi e Mauro prima di salutarci. «Per questo abbiamo pensato che il nostro giardino dovesse avere spazi da godere in compagnia». C’è il ping pong, un piccolo campetto di bocce ricavato dal terreno sabbioso, e il punto fuoco dove fare dei grandi falò. Poi ci sono le idee per il futuro: una piccola pineta per avere un angolo dove respirare aria particolarmente salubre; una specie di anfiteatro dove ospitare amici aspiranti attori, e una pista da ballo allestita su una pedana di legno rialzata. Per trovare spazio anche per la creatività e il divertimento sempre in armonia con la natura. l

vedere né nudo né vestito!». Allora Beltordo uscì dal palazzo e tornò avvolto in una rete da pescatore. Alla fine il re non ne poteva più e disse a Beltordo: «Ho deciso di farti impiccare». Beltordo allora disse: «D’accordo, sire, ma mi sia concessa almeno una cosa: di scegliere l’albero dove sarò impiccato». Il re acconsentì. Allora Beltordo girò tutti i boschi del regno, ma cerca cerca, non riuscì a trovare un albero che gli andasse a genio. O erano troppo alti, o erano troppo bassi, o avevano troppe foglie, o non ne avevano abbastanza, o erano stenti, o avevano i rami troppo fini. Dopo qualche giorno tornò dal re e gli disse: «Mi dispiace, sire, ma non c’è albero nel tuo regno che mi soddisfa, quindi non mi puoi fare impiccare». E il re dovette continuare a sopportare quel mascalzone. Questi racconti ci facevano sempre ridere tanto, anche se li avevamo sentiti mille volte. Naturalmente eravamo dalla parte di Beltordo e eravamo contenti quando raggirava il re. Ora che ci penso, per noi lui era come un contadino e il re come il nostro padrone: avremmo voluto rispondere al padrone come faceva Beltordo al re, ma non osavamo, si poteva solo sognare di farlo. 1. Forma toscana di Bertoldo, il protagonista sempliciotto ma arguto del romanzo Bertoldo e Bertoldino di G. C. Della Croce (1550-1609). Il racconto originale fu poi rimaneggiato da altri.


bioedilizia

La magia del tadelakt La riscoperta di un’antica tecnica di decorazione a calce naturale impermeabile. di Daniela Re

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pira il vento dell’oceano Atlantico, lieve è il sollievo del mastro nella fornace 1 , ma il lavoro avanza. La pietra calcarea e argillosa, caratteristica di queste terre; la notevole tecnologia idraulica che re-

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cupera le acque e le convoglia nelle cisterne; ma soprattutto l’ingegno umano: tutto questo permette da secoli agli abitanti di Marrakesh di realizzare il loro unicum, il tadelakt. Il mastro continua la tradizione millenaria di impermeabilizzare su-

perfici umide. Il tadelakt oggi non è più un mistero, ma un’affascinante modalità per conoscere una tecnica decorativa antica. Mentre parliamo, il mastro continua a lavorare… La calce, elemento base dell’edilizia tradizionale, è per la maggior parte aerea e non resistente all’acqua. Ben lo sapevano i romani che, ad esempio, per impermeabilizzare le cisterne di tutta l’area mediterranea, miscelavano alla calce aerea mattoni argillosi frantumati, realizzando il cosiddetto cocciopesto; alcune di queste cisterne si possono ammirare ancora oggi. Notevoli sono quelle sussistenti in Siria; in Marocco, invece, si estrae una pietra calcarea che ha al suo interno una componente argillosa: la calce prodotta con questa

Un forno all’interno della fornace: il tetto è costituito dalle pietre calcaree, mentre l’apertura è la bocca della camera di combustione dove si introduce la legna. Terra Nuova · aprile 2012

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bioedilizia

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pietra è una calce idraulica, ovvero idrorepellente. I romani, come si sa, oltre ad essere validi ingegneri amavano le terme e i bagni. Questa usanza è rimasta nell’impero bizantino, passando a sua volta nella cultura arabo-islamica, per poi tornare nella nostra vecchia Europa. Cisterne e hammam: per rivestire questi due ambienti nasce di fatto il tadelakt, che può essere definito un intonaco completamente impermeabile, utilizzabile al posto delle piastrelle. È usato da almeno un millenio a Marrakesh, e si può ancora

osservare in fontane, cisterne e bagni antichi della città marocchina.

Un viaggio nel tempo e nello spazio Il viaggio del tadelakt inizia nelle campagne di Marrakesh, dove sono tuttora operative fornaci artigianali, i cui processi produttivi sono cambiati poco nel corso del tempo: sono costituite da grosse buche scavate nel terreno, su cui viene posizionata la pietra estratta ridotta a ciottoli fino a formare dei tronchi di cono cavi 2 ; una sorta di volta autoportante.

Il tadelakt fase per fase

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Particolare della disposizione delle pietre nel forno.

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Prima setacciatura del tadelakt in fornace, a fianco i sacchi di tadelakt già pronti.

Il vuoto sottostante funge quindi da camera di combustione. Nel forno così creato vengono trasportati rami di palma e olivo, che bruciano per tre giorni ininterrottamente. Il calore cuoce le pietre sovrastanti in maniera molto graduale, anche perché le pietre esterne del tronco di cono fungono da contenitore ter-

Alcuni attrezzi: pietre, lingue di gatto, cazzuole, spatoline in plastica, un metro e il filo per tracciare le linee.

PRIMO GIORNO b

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Il tadelakt in polvere viene setacciato per eliminare impurità e grani troppo grossi. Il tadelakt viene miscelato con acqua e lasciato riposare una notte.

SECONDO GIORNO d e f g

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Il tadelakt viene rimiscelato. Idratazione del muro prima della stesura. La prima stesura del tadelakt sul muro ruvido. Il tadelakt viene pareggiato con la talloccia di legno di cedro. Prima lisciatura con la lingua di gatto. Passaggio con le pietre della valle del Draa per comprimere e lisciare.

TERZO GIORNO j k

Stesura del sapone nero sulla parete finita. Si passa un sacchetto di plastica per fare penetrare il sapone e lucidare ulteriormente la parete.

DOPO UN MESE l b

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Lucidatura della parete dove è stata passata una mano di cera vergine d’api.


moregolatore. Una volta raffreddate, le pietre trasformate in calce vengono «spente» con un modesto quantitativo d’acqua, quindi setacciate e confezionate in rudimentali sacchi, pronte per essere utilizzate. I residui vengono invece impiegati come sottofondi edilizi. Da qui il tadelakt prosegue il suo viaggio verso i cantieri dove sarà applicato.

guito rischia facilmente di creparsi o addirittura di staccarsi una volta asciutto. Il muro da rivestire deve avere un sottofondo sufficientemente grezzo, in maniera che il tadelakt si aggrappi facilmente. La base migliore, anche per mantenere un’uniformità dei materiali, è un intonaco di calce naturale. Il maestro di tadelakt dovrà anche valutare quanto bagnare la La preparazione sul posto superficie prima di applicare il riveIl tadelakt deve essere preparato se- stimento. guendo tempistiche precise: va setacciato 3 per eliminare frammenti Nel vivo dell’opera troppo grossi, poi bagnato per ot- A questo punto tutto è pronto per tenere la «pasta» da stendere e fatto iniziare l’intonacatura. Il termine riposare una notte. Il giorno suc- tadelakt non a caso deriva dall’aracessivo, dopo averlo rimescolato in bo dellek, cioè impastare, schiacciamaniera da renderlo uniforme, è re: il lavoro consiste infatti in una sepronto per essere applicato. rie di progressive compressioni del La stesura del materiale richiede materiale sul muro. abilità artigiana: sette sono i passaggi Dopo aver steso uno strato generofondamentali, più altri passaggi pic- so d’intonaco, si livella una prima coli ma necessari. Tutto questo deve volta con una talloccia, ovvero un essere eseguito ininterrottamente frattazzo rettangolare che tradizioper ottenere la superficie idrore- nalmente è fabbricato con legno di pellente. È inoltre essenziale la co- cedro. Appena asciutto il primo noscenza del giusto grado di umidità strato viene stesa un’altra mano, e ruvidezza del muro per poter ap- sempre tallocciando il muro. La plicare il tadelakt: l’intonaco mal ese- prima talloccia, che è anche la più

grande, si utilizza per i primi passaggi, mentre la più piccola andrà a raffinare il lavoro. Con lo stesso strumento si asporta anche il materiale in eccesso, che viene così riutilizzato. Nella fase successiva si comprime il tadelakt con la lingua di gatto, una cazzuola metallica dalla punta arrotondata, lisciando così il muro; poi è la volta della schiacciatura, che si effettua con particolari pietre molto dure che provengono dalla valle del Draa, in Marocco. Si continua poi in un alternarsi di lisciature fatte con pietre e spatoline in plastica, fino a chiudere tutti i pori del tadelakt, in maniera da ottenere una superficie liscia dalla consistenza litoide. Quest’ultima fase rappresenta il lavoro di fino, dove si chiudono le mini crepe, si asportano pietruzze valutate troppo grosse, si insiste sugli angoli. È un lavoro certosino, che non ammette soste tra una fase e l’altra; si ragiona infatti in termini di pareti, che devono essere iniziate e finite nello stesso giorno. Proprio come con l’affresco, si parla di giornate.

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di Città invisibile*

bioedilizia

decrescita felice COMUNICARE LA DECRESCITA

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a scorsa estate molti hanno sentito parlare per la prima volta della rivista Adbusters, che aveva promosso in rete l’appello a occupare Wall Street il 17 settembre, data di nascita del movimento Occupy, oggi presente in molte città statunitensi. Adbusters, in realtà, nasce in Canada nel 1992 come rivista di critica della pubblicità e della comunicazione visiva, per poi diffondersi in molti paesi con il periodico e ovunque con il sito adbusters.org. Oggi è una rete globale di artisti, scrittori e «dissidenti culturali» che ha saputo mostrare i nessi tra i temi dell’anticonsumismo e il fare comunicazione sociale. Esiste un filo rosso che unisce la critica della pubblicità come braccio armato dello sviluppo, e la difficoltà delle piccole organizzazioni sociali di essere visibili, ma anche la loro scarsa capacità di comunicare. Tra coloro che ragionano su questi temi c’è la rete Smarketing, che ha accettato la sfida di comunicare la decrescita. «Siamo una rete di artigiani della comunicazione e dell’etica d’impresa. Non siamo né vogliamo essere un’agenzia pubblicitaria» spiegano su smarketing.it. Il loro obiettivo non è aumentare le vendite di qualche merce, ma facilitare la comunicazione di enti e aziende che perseguono valori ambientali, etici, sociali, senza sprecare soldi o tempo. «Per noi la filiera oltre che corta deve essere colta» aggiungono. Insomma, lo smarketing va considerato come uno dei temi della cosiddetta «altra economia». Troppo spesso associazioni, enti pubblici, imprese non profit continuano a imitare e utilizzare inutilmente stili e strumenti del marketing convenzionale. Le alternative a questa idea di pubblicità esistono e implicano, ad esempio, dedicare tempo alla comunicazione, sviluppare la creatività di gruppo, puntare più sulla qualità che sulla quantità, prenotare una combinazione di spazi promozionali non su media generalisti, utilizzare un linguaggio chiaro, concreto, breve. Altre ancora andranno sperimentate. La civiltà «no logo», per dirla con Naomi Klein, ha bisogno della sua narrazione. * Città invisibile è un piccolo collettivo impegnato sui temi della decrescita, nato nella libreria omonima presso la Città dell’altra economia di Roma: info@editoriadellapace.org

La 3ª conferenza internazionale su decrescita, sostenibilità ecologica e giustizia sociale (Venezia, 19-23 settembre 2012), ha come titolo «La grande transizione. La decrescita come passaggio di civiltà» e si propone di far dialogare tra loro saperi esperti, tecnici, accademici e saperi esperienziali, diffusi nel tentativo di mettere a confronto le buone pratiche con le buone teorie.

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La protezione del tadelakt A questo punto il muro in tadelakt è finito, e si può passare alla fase della protezione. Il giorno dopo vengono spennellati alcuni strati di sapone nero, ben conosciuto dai frequentatori degli hammam. Il sapone viene fatto penetrare nelle pietre e quindi passato con una spugna, creata con un sacchetto di plastica accartocciato. In questo modo la parete diventa lucida e impermeabile e viene fatta asciugare per almeno un mese, in maniera che l’intonaco espella tutta l’acqua in eccesso; la parete «lacrimerà» per un certo periodo, finché si stabili-

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Particolare di bagno in tadelakt con fascia a mosaico marocchino.

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Alcuni campioni di tadelakt colorato con terre o ossidi.

rà nel suo equilibrio igrometrico. Il tempo di asciugatura varia, ovviamente, con le condizioni climatiche e la latitudine. Questa fase deve essere il più graduale e naturale possibile, evitando accelerazioni, come per esempio una ventilazione diretta. Nelle parti più esposte all’acqua e in ogni caso per ridurre la manutenzione - in genere si consiglia di ravvivare con sapone nero ogni sei


mesi - si può ancora passare uno strato di cera d’api a muro completamente asciutto. Il tadelakt è un materiale naturale che per le sue caratteristiche è ideale per rivestire vari ambienti quali, chiaramente, bagni 4 , vasche e piscine. La sua applicazione irregolare e morbida conferisce agli ambienti un effetto estetico molto gradevole, oltre ad avere proprietà antisettiche e funghicide. È un materiale ideale per applicazioni di bioarchitettura, dato che è pura calce non miscelata con sabbie o additivi. Il suo colore naturale è avorio, ma può essere colorata con terre o ossidi 5 . Il colore usato tradizionalmente a Marrakesh è il rosa, che in Italia può essere ottenuto miscelando terra rossa pompeiana o di Ercolano. Tuttavia questo rivestimento è abbastanza delicato e occorre prestare particolare attenzione quando si piantano chiodi o si eseguono fori nel muro per evitare il formarsi di crepe. I rattoppi successivi sono difficili da eseguire e comunque visibili.

L’uso in Italia Il tadelakt era una tecnica circoscritta alla città di Marrakesh. Successivamente, con la rivalutazione delle prassi esecutive tradizionali legate al restauro dei riad (le antiche abitazioni), soprattutto a opera dei francesi, negli ultimi anni ha conosciuto un nuovo interesse, prima oltralpe, poi anche da noi. In Italia la sua diffusione è anche merito del Forum italiano calce (www.forumcalce.it), che cerca di riportare alla conoscenza di artigiani e progettisti l’uso di questo straordinario materiale, troppo spesso offuscato dal cemento. Il forum organizza viaggi studio in Marocco e sta cercando di creare una filiera certificata per il tadelakt. Non si può nascondere il fatto che la richiesta di finiture a tadelakt abbia prodotto una serie di materiali non originali, prodotti in Europa e composti da miscele che imitano la calce marocchina e che risultano molto più semplici da utilizzare. Le fornaci di Marrakesh infatti sono

molto rudimentali e non hanno la forza organizzativa per produrre un materiale di facile esportazione e di qualità certificata. Questo fa sì che i costi d’importazione siano molto elevati e che i dazi doganali incidano considerevolmente sul prezzo del materiale in Italia. Il forum calce sta quindi cercando di creare un marchio di origine certificata per distinguere il vero tadelakt dalle imitazioni, spesso comunque più costose dell’originale. Realizzare un bagno in tadelakt richiede molta pazienza e abilità, e i costi si aggirano sui 120/140 euro al metro quadro. È però possibile imparare a stendere il tadelakt anche attraverso dei corsi pratici, organizzati dallo stesso Forum italiano calce o dalla Rete solare per l’autocostruzione (autocostruzionesolare.it). Il vero tadelakt marocchino viene importato da una ditta di Torino che aderisce al forum calce, disponibile anche per la vendita online all’indirizzo www.torinodecor.com. l

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nuovi paradigmi

Tutelare gli animali è tutelare noi stessi Perché la legislazione sugli animali è più avanzata rispetto alla maturità della società civile? Il professor Luigi Lombardi Vallauri ci spiega come la «questione animale» può rivelarsi una preziosa opportunità per interrogarci sul nostro attuale sistema di valori. a cura di Progetto vivere vegan

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uigi Lombardi Vallauri è filosofo, scrittore, ordinario di filosofia del diritto presso l’Università di Firenze. Fra i più attivi so-

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stenitori della tutela dei diritti animali, interviene spesso nel dibattito animalista e a favore della scelta vegan. Sostiene la visione di un «ani-

malismo umanista», che colloca all’interno di una sua filosofia della vita e della società in aperta rottura con gli architravi del mondo attuale.


Lo incontriamo per fare il punto sul- nudità, di essenzialità. L’atleta corre la «questione animale». nudo, l’amore è nudo e fa a meno di tutto il resto, anche del cibo; l’amoLuigi, innanzitutto grazie per l’op- re non è gourmet, bastano poche cose portunità di poter approfondire con consumate sotto l’ombra di un glicine te una tematica tanto urgente quan- per rendere felici. L’uomo che pento discussa. Tu collochi la tua visio- sa come prima cosa alla ricchezza è ne animalista all’interno di una un pover’uomo, non è ‘in-amorato’, «utopia filosofica», che poggia su cioè ‘in amore’ con gli altri e con il una critica forte della società pre- mondo. Potremmo dire cose analosente. Quali sono i punti chiave di ghe per il potere e la notorietà. questa critica? Il punto è che questi sono tutti beIo parto da questa considerazione: ni esclusivi: il loro possesso esclude esiste uno scarto enorme fra i dirit- o riduce il possesso da parte di altri. ti formalmente garantiti a livello Il mio potere esiste solo se ne ho più internazionale e la loro effettività. di altri; più cresce la mia ricchezza, Esclusi gli animali, sulla carta ab- meno può crescere la tua. I beni mabiamo un sistema di tutele che non teriali si escludono. è migliorabile. Ma la realtà non corrisponde a ciò che è scritto nei codici E che tipo di società ne deriva? e nei trattati. Questo avviene perché Una società dell’individualismo posil diritto va in una direzione, men- sessivo è una società di conflitto cotre il desiderio degli uomini ne pren- stitutivo e strutturale, perché genera de un’altra. a livello sistemico uno spazio sociale che io definisco «incompatibile»: cioè se io mi espando, riduco te.

L’amore non è gourmet, bastano poche cose consumate sotto l’ombra di un glicine per rendere felici.

Oggi nella nostra società vige l’egemonia del desiderio dettato dall’individualismo possessivo, che si condensa in una triade: ricchezza, potere e successo (quest’ultimo inteso come notorietà e visibilità). Si tratta di un’accezione del desiderio che accomuna destra e sinistra, Milano e Mumbay, New York e Shanghai. Gli stessi partiti di sinistra e i sindacati, da Marx in poi, non sono stati che l’altoparlante ugualitario dei valori borghesi: c’era l’idea di diventare tutti borghesi, senza intaccare i valori di fondo. Io credo invece che si possa fare una critica dell’individualismo possessivo.

una crisi che pare sistemica: c’è una recessione globale in corso, che sta facendo vacillare alcune certezze. È vero, infatti io dico che questa crisi è ancora troppo poco. Avremmo bisogno di una crisi dieci volte più forte. Se lo sviluppo significa che in Cina e in India avremo presto 569 automobili ogni mille abitanti come in Italia, saremo all’esplosione, alla fine del mondo. Allora serve la moderazione, di cui parla ad esempio il movimento per la decrescita.

Tu però proponi un diverso sistema di valori. Sì, perché va bene la moderazione nei consumi di beni materiali, ma il desiderio dell’uomo ha bisogno di infinito. I beni del corpo, della mente e della relazione, i beni della struttura stessa dell’uomo sono beni desiderabili infinitamente da tutti. Se scoppio di salute non tolgo nulla a te e alla tua salute; se so ballare e nuotare non tolgo nulla alla tua capacità di ballare e nuotare; e così via. È anche vero tuttavia che questa so- Per quanto riguarda la mente, se società materialistica sta entrando in no colto non tolgo nulla alla tua cul-

Gli animalisti nella storia Nella storia molti personaggi di rilievo e di intelletto hanno preso le difese degli animali. Ne citiamo alcuni: Pitagora (575 a.C. – 495 a.C.), Empedocle (492 a.C. – 430 a.C.), Publio Ovido Nasone (43 a.C. – 18 d.C.), Plutarco (46-127), Leonardo da Vinci (1452-1519), Michel de Montaigne (1533-1592), Immanuel Kant (1724-1804), Charles Robert Darwin (1809-1882), Frances Power Cobbe (1822-1904), Lev Nikolaevic Tolstoj (1828-1910), Ouida – Maria Loise Ramé (1838-1908), Emile Zola (1840-1902), George Bernard Shaw (18561950), Gandhi (1869-1948), Charlie Chaplin (18891977), Aldo Capitini (1899-1968), Marguerite Yourcenar (1903-1987), Theodor Adorno (19031969), Isaac Bashevis Singer (1904-1991), Anna Maia Ortese (1914-1998).

Che cosa contrapponi però a questa triade? Io faccio questa domanda: ricchezza, potere, successo, sono dei beni reali? Prendiamo la ricchezza. Tutti i momenti alti della vita sono fatti di Terra Nuova · aprile 2012

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nuovi paradigmi

tura, anzi rischio di accrescerla. La lista degli esempi di beni non esclusivi è infinita. Nella mia utopia filosofica si tratta di usare quel minimo di beni esclusivi che permette di ottenere il massimo di beni non esclusivi. Ma c’è una questione irrisolta: come si arriva a un risultato del genere rispettando libertà e democrazia, senza forme di paternalismo di tipo staliniano? E poi c’è la questione animale, che per molti aspetti è legata alla precedente.

SegnaLibro

Qual è il nesso fra il processo di cambiamento economico-sociale e la questione animale? Noi galleggiamo su un inferno e, come dico sempre nelle mie conferenze, tutti coloro che mi ascoltano e non sono vegan lo alimentano con i loro comportamenti quotidiani. Gli animali sono esseri senzienti, lo capiamo dal loro sistema nervoso e dal loro comportamento. Se prendiamo sul serio il rapporto etico con l’animale come essere senziente, dobbiamo sapere che si tratta di smantellare una fetta consistente dell’industria attuale. In Toscana, per esempio, significa cancellare tutto ciò

Stefano Cattinelli

Amici fino in fondo Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita

che ruota attorno alla bistecca e alle pelletterie. E via elencando. È uno snodo cruciale di cui si deve essere consapevoli.

Che cosa è accaduto in questi anni in campo giuridico con riguardo agli animali? Se facessimo un excursus della legislazione sugli animali dal 1990 al 2010, ci accorgeremmo che nel ’90 non c’era quasi nulla, mentre oggi abbiamo quasi tutto. Gli ultimi vent’anni sono stati per gli animali ciò che furono gli anni Settanta e Ottanta per i diritti civili e sociali, con le leggi sul divorzio, l’aborto, lo statuto dei lavoratori, la riforma del diritto di famiglia e così via.

La tartaruga delle Galapagos è garantitissima, mentre un cinghiale può essere abbattuto e lasciato agonizzare accanto ad un Suv.

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Nel Trattato europeo di Lisbona, all’articolo 13, si usano parole molto importanti: si dice che devono essere soddisfatte «pienamente» le «esigenze di benessere» degli animali, identificati come «esseri senzienti». Sono elementi molto forti, segni

di un cambiamento evidente rispetto al passato. Tuttavia si tratta di tutele in larga parte inattuate, e che vanno a formare un sistema giuridico pieno di contraddizioni. Penso ad esempio allo specismo che distingue gli animali rari da quelli non rari: la tartaruga delle Galapagos è garantitissima, mentre un cinghiale può essere abbattuto e lasciato agonizzare accanto ad un Suv. Lo stesso vale per gli animali domestici rispetto a quelli da macello: i primi sono diventati dei signorini, agli altri si può fare tutto. Io sono un apostolo del maiale, il quale ha uno sviluppo psichico, e direi spirituale, paragonabile a quello di cani e gatti, ma i maiali non sono minimamente tutelati. E così gli altri animali da macello. Sono cose che tutti gli animalisti conoscono benissimo.

Perché i progressi giuridici stentano a tradursi in miglioramenti reali della condizione animale? È il problema che i sociologi del diritto chiamano «effettività». A parità di valore legale, ci sono norme effettive e norme non effettive. Prendiamo il divieto di fumo sul posto di lavoro e il divieto di usare il cellulare quando si è alla guida di un’auto. Hanno pari valore legale, ma nessuno fuma sul posto di lavoro, mentre moltissimi parlano al telefono mentre guidano. La prima norma ha


per saperne di più un alto grado di effettività, la seconda no. Sono le circostanze concrete a determinare l’effettività di una norma. La legislazione sugli animali è probabilmente più avanzata rispetto al livello di maturazione della società civile, per quanto si siano fatti grandi progressi anche in questo ambito.

Il modo in cui l’uomo tratta gli animali lo disonora e quindi la lotta per gli animali è anche lotta per l’uomo.

Che cosa intendi per «animalismo umanista»? Nel Gorgia di Platone si pone il seguente quesito: chi è più misero fra chi pratica ingiustizia e chi subisce ingiustizia? L’avversario di Socrate naturalmente dice: chi subisce in-

giustizia. È la risposta più spontanea. Ma Socrate, che non per niente è Socrate, ribatte: no, è molto più da compatire chi esercita l’ingiustizia. Dal punto di vista etico il carnefice merita molta più pietà della vittima, perché la vittima è incolpevole. Per questo, in parallelo con un animalismo animalista, sto portando avanti la causa di un animalismo che chiamo umanista, che sostiene cioè l’idea che occorre liberare i carnefici dal loro essere carnefici. Pensiamo al mestiere del macellatore, un uomo in stivali di gomma, magari un immigrato messicano povero e ricattabile che lavora in un mattatoio negli Stati Uniti, in un liquame di sangue e merda liquida, che uccide e squarta gli animali. Quest’uomo è un poveraccio che devo compatire, ma devo compatire ancora di più l’amministratore delegato della Smithfill, che macella 31 milioni di suini statunitensi all’anno. Devo compatirlo di più perché è molto più bieco, perché lui ci guadagna, fa profitti. Il modo in cui l’uomo tratta gli animali lo disonora e quindi la lotta per

Veganismo e antispecismo • Campagne

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gli animali è anche lotta per l’uomo. Quanto più l’uomo ritiene d’essere superiore agli animali, tanto più deve trattarli bene. Il sillogismo per cui siccome siamo superiori, abbiamo diritto di trattare gli animali come oggetti, è del tutto stupido e non vero. Ogni dimostrazione della nostra superiorità morale rispetto all’animale ci impone degli obblighi verso l’animale. Noblesse oblige, non noblesse exempte. Se sono più su, ho più doveri, non più privilegi. l

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Questa è la nostra terra

ecovillaggi

Il Popolo Elfico della Valle dei Burroni, sull’appennino pistoiese in Toscana, ha collaborato con gli enti locali per uno «statuto dei luoghi», a tutela del territorio e dei suoi abitanti. Un esempio da imitare. di Francesca Guidotti

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bbiamo bisogno della campagna e la campagna ha bisogno di noi, perché la terra va curata, riabitata, vissuta. Questo è diventato un imperativo etico importante della nostra epoca, ma la terra costa e non tutti possono permettersela. Alcuni strumenti giuridici però possono aiutare le comunità a ridefinire nuovi progetti abitativi e di gestione del territorio.

Gli usi civici Il primo è quello degli «usi civici», un’espressione che sa un po’ di burocratese e di cui pochi conoscono il significato. Tuttavia è utile, oggi più che mai, familiarizzare con il suo significato, se vogliamo contribuire a tutelare il nostro territorio e ritrovare il valore della comunità. L’enciclopedia Treccani definisce gli usi civici come «ogni utilizzazione di beni e servizi da parte di una collettività

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organizzata e dei suoi componenti (cives)». Si tratta di un diritto sancito con la legge quadro 1766/1927, che dà la possibilità alle comunità di richiedere l’amministrazione separata, istituita con apposite elezioni. In effetti la gestione comunitaria dei terreni, per finalità in genere agro-silvo-pastorali, ebbe particolare diffusione in passato, ma negli anni questo diritto è stato sempre meno esercitato dalle popolazioni locali, vuoi per lo sviluppo della proprietà privata, vuoi per l’eccesso di delega da parte dei cittadini nei processi decisionali riguardanti il dominio collettivo. Nonostante questo oggi esistono numerosi esempi di amministrazioni separate dei beni di uso civico. L’attuale legge, a cui fanno riferimento le Regioni per la gestione dei beni demaniali, suddivide i territori di uso civico in due classi: una «essenziale», che consiste nell’uso del

territorio per il soddisfacimento dei bisogni primari, l’altra «utile», dalla quale è possibile trarre profitto economico in cambio di un corrispettivo canone. In questo contesto s’inserisce l’azione di alcuni ecovillaggi, che nella suddetta legge ritrovano lo spazio per poter esercitare il diritto all’autosussistenza, al di fuori della proprietà privata.

Lo statuto dei luoghi A completare il quadro si inserisce la sempre maggiore sperimentazione dello statuto dei luoghi (o del territorio) da parte di alcune amministrazioni pubbliche. Questo strumento che ricuce il dialogo tra gli enti territoriali e la cittadinanza poiché le scelte, come prevede la democrazia deliberativa, passano dai cittadini. Lo statuto in questione ha lo scopo di raccogliere le linee guida per la gestione dei beni comuni ad uso della


contatti pubblica amministrazione, precedentemente definite dalla popolazione con l’aiuto di professionisti e facilitatori. Questa opportunità è stata colta e sperimentata da due ecovillaggi italiani: i membri di E.V.A. (Eco Villaggio Autocostruito) in Abruzzo, e il Popolo degli Elfi in Toscana. In quest’ultimo caso si tratta di un’esperienza molto particolare, ma nulla vieta che questo percorso possa essere replicato da altri. Vediamone dunque insieme la genesi. Era il 1980 quando le montagne dell’appennino pistoiese, in Toscana, accolsero il primo nucleo di giovani oggi conosciuto come il Popolo degli Elfi. In opposizione alla deriva consumistica della società contemporanea, i primi «elfi» lasciarono le città per andare ad occupare le case abbandonate nelle zone marginali di montagna nel territorio della Sambuca pistoiese, determinati a vivere in autosufficienza, autoproducendo beni di prima necessità, utilizzando le risorse del bosco e dei terreni incolti e svolgendo lavori saltuari al di fuori della comunità. Gli immobili privati appartenenti all’ecovillaggio negli anni sono stati ceduti loro a vario titolo dai rispettivi proprietari, mentre i possedimenti demaniali, e in particolare l’area dell’ex azienda agricola di Case Sarti1, è stata concessa agli elfi a titolo oneroso mediante la stipulazione di un atto concessorio retroattivo, legittimando la comunità ad usufruire degli immobili fino al 2015. Oggi la comunità è cresciuta, arrivando a contare quasi duecento soggetti, tra residenti fissi e saltuari, e si trova di fronte a due problemi: l’ampliamento degli spazi abitativi e la scadenza della concessione.

Una soluzione partecipata A seguito della «legalizzazione» nel 1996 della presenza elfica sul territorio, avvalorata dalla costituzione dell’associazione Il Popolo elfico della Valle dei Burroni, è stato possibile aprire un tavolo di confronto fra la pubblica amministrazione e la comunità, che definisse i rapporti per la tutela del territorio e dei suoi abitanti.

Nel 2009 Ermanno Baldassarri, dell’ufficio tecnico della Comunità Montana della Sambuca pistoiese, ha condotto un progetto dettagliato, in compartecipazione con gli elfi, sulla loro realtà abitativa. Lo studio descrive tecnicamente lo stato attuale dell’area Casa Sarti, comprendente dodici immobili (tra ruderi, case e abitazioni in legno) e circa novanta ettari circostanti: ne risulta uno scarso approvvigionamento idrico ed emerge lo stato delle strade, definite come «poco più che carrarecce»; risultano inoltre assenti spazi comuni o laboratori attrezzati. Così lo Statuto dei luoghi viene indicato nello studio come mezzo appropriato per ridisegnare il territorio di Case Sarti, una sorta di patto condiviso per trovare soluzioni utili al territorio e alla comunità. È nata così una forte collaborazione tra elfi, avvocati ed architetti, al fine di trovare un pacifico accordo tra le leggi dello Stato italiano e le leggi non scritte della cultura elfica. Del resto la presenza elfica non può certo essere ignorata. «Il Popolo degli Elfi è una presenza costante da più di trent’anni» racconta Baldassarri. «I bambini nati nei boschi della Sambuca ormai sono grandi e si comincia a porre il problema abitativo per le generazioni future. C’è una crescente realtà di giovani trentenni, che rappresenta

Ermanno Baldassarri, ufficio tecnico comunità montana zona 0 dell’Appennino pistoiese, San Marcello P.se tel 0573 6213206 ebaldassarri@interfree.it

circa il 12% della popolazione del comune di Sambuca Pistoiese. Il presidio elfico, inoltre, ha permesso nel corso degli anni il mantenimento del patrimonio agro-silvo-pastorale, edilizio e dei sentieri. E la comunità ha rivestito un importante ruolo nella segnalazione di incendi boschivi». Abitare i piccoli borghi montani e i caratteristici essiccatoi per le castagne ha evitato il definitivo crollo delle strutture, ma questo non è stato sufficiente per garantirne l’adeguata vivibilità. L’approvazione dello statuto dei luoghi permetterebbe ora all’amministrazione di prendersi cura del territorio e di garantire i servizi fondamentali ai cittadini, semplicemente stilando «una sorta di contratto in cui l’elemento della tutela dei luoghi, del paesaggio e la sostenibilità ambientale degli interventi sono da considerarsi già assolti, o se vogliamo garantiti, dalle attitudini e dalle specificità comportamentali ed etiche degli Elfi». l 1. Questi territori appartengono al PAF (Pia-

no Agricolo Forestale della Regione Toscana) in «gestione amministrativa» della Comunità montana appennino pistoiese.

ECOVILLAGGIO TORRI SUPERIORE

In viaggio verso la transizione

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21/22 apr: Erbolando - Alla scoperta

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28 apr - 1 mag: L’orto e il frutteto biodinamico

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e bioedilizia

8/10 giu: Costruzione di muri in terra cruda 23/24 giu: Fare in casa saponi e creme

18-20/05: Sulle tracce della propria storia con Willi Maurer 28/05 - 10/06: ProgettazioneinPermacultura corso certificato di 72 ore Informazioni e iscrizioni: tel 0184 215504 info@torri-superiore.org www.torri-superiore.org

Terra Nuova · aprile 2012

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Regione Toscana

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terrafutura buone pratiche di vita, di governo e d’impresa

Firenze - Fortezza da Basso 25/27 maggio 2012 IX edizione | ingresso libero

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www.terrafutura.it Relazioni istituzionali e programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica tel. 049 7399726 - 055 2638745 email fondazione@bancaetica.org

Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale tel. 049 8726599 email info@terrafutura.it


sapori dal mondo: Cina

estate · autunno · inverno · primavera

Seitan al limone Ingredienti per 2 porzioni 3-4 cucchiai di olio di sesamo • 1 cucchiaio di salsa di soia • 1 spicchio d’aglio pelato • 300 g di seitan al naturale spezzettato • il succo di 1 limone • mezzo cipollotto pulito e tagliato a rondelle fini • il succo di 2 cm di radice di zenzero fresco pelato e grattugiato • mezzo cucchiaino di pepe bianco macinato • 1 cucchiaio di sciroppo di riso

Fate scaldare l’olio di sesamo a fiamma vivace in una padella dal fondo pesante, aggiungete la salsa di soia e l’aglio e fate insaporire brevemente. Togliete lo spicchio d’aglio poi unite il seitan, il succo di limone, il cipollotto e il succo di zenzero; abbassate la fiamma e fate cuocere per qualche minuto, fino a quando i pezzetti di seitan risulteranno ben dorati. Condite con il pepe, versate lo sciroppo di riso e proseguite la cottura per circa un minuto. Togliete dal fuoco, dividete il seitan in singoli piatti da portata, decorate con un po’ di cipollotto e qualche fetta di limone e servite subito.

Il ricettario di

Aprile 2012

Il ricettario di

Aprile 2012

sapori dal mondo: Cina

% autunno · inverno

Tofu con daikon al sesamo e salsa agrodolce Ingredienti per 2 porzioni 50 ml di aceto di mele • 20 ml di acqua filtrata • 2 cucchiai di zucchero di canna integrale • 1 piccolo peperoncino fresco tritato • 1 cucchiaino di pasta di peperoncino • olio di sesamo • 250 g di tofu al naturale tagliato a cubetti • 1 piccolo daikon pulito e tagliato a pezzetti • sale marino integrale q.b. • 3 cm di radice di zenzero fresco pelato e tritato • 3-4 cucchiai di brodo vegetale • semi di sesamo a piacere ■ Mettete in un piccolo tegame l’aceto di mele, l’acqua filtrata, lo zucchero, il peperoncino tritato e la pasta di peperoncino, quindi portate a leggero bollore. Fate cuocere per qualche minuto, mescolando di tanto in tanto fin quando lo zucchero sarà completamente disciolto; poi mettete da parte a raffreddare. In una padella dal fondo spesso, scaldate 3 cucchiai d’olio di sesamo e fate saltare il tofu a fiamma viva, in modo che tutti i lati risultino ben dorati. In un altro tegame, scaldate 2 cucchiai d’olio di sesamo e fate saltare brevemente il daikon, quindi abbassate la fiamma al minimo, salate, unite lo zenzero e il brodo vegetale, coprite e fate cuocere fino a quando sarà tenero. Distribuite il tofu e il daikon ancora caldi in singoli piatti o ciotole da portata, completate con i semi di sesamo e servite accompagnati dalla salsa agrodolce.


Aprile

dom

Nascita dell’incarnazione di Vishnu Rama, (induista) 05:40 Domenica delle Palme, ingresso di Gesù a Gerusalemme (cattolica) 18:28 Mercatino Bio (m), Messina, p.zza Pia - tel 0922 948966 - www.aiabsicilia.it [1ª dom del mese]

lun

05:38 18:29

mar

05:36 18:31

1 첟 2 첟 3 첟 4 철 5 첇철 6 철 7 첡 8 캸 9 킈  10 첣 11 쐡 첣 12 첤 13 첤 14 첤 15 척 16 척 17 첚 18 첚 19 첚 20 첆 첛 21 첛 22 천 23 첦 천 24 킉 천 25 첝 26 첝 27 첞 28 킌 첞 29 첟 30 mer gio

L’ALMANACCO DI

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I CONSIGLI DEL MESE De

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Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)

Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili

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Luna fasi e transiti

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1ª LU NA Z I O N E

IN CHE ANNO SIAMO ?

1433 islamico persiano 1390 5113 induista Kali Yuga cinese 4708 2012 gregoriano berbero 2962 ebraico 5771 2556 buddista

La difficile rinascita N di Silvia Carri

el mese dedicato alla dea Afrodite, tutta la natura attorno a noi conosce un’esplosiva e rigogliosa rinascita. Le giornate si fanno più luminose e tiepide, rendendo piacevole e rilassante la vita all’aria aperta, pur non mancando frequenti giornate di pioggia e vento utili per favorire il naturale processo di impollinazione. Tuttavia in questo fervore di vitalità, l’uomo, in distonia completa con la natura, attraversa uno dei periodi più critici dell’anno, arrivando sfinito, svogliato e spento all’appuntamento con la tanto attesa primavera.

Mercatino dei produttori biologici (m), Bologna, via P. Fabbri 110 tel 347 4083255 - www.campiaperti.org [tutti i mar sera ]

Qinming Jie – Festa dei defunti (cinese) 05:35 Mercol bio (m), Imola (Bo), Centro sociale La Stalla, via Serraglio 20, 18:32

dalle 16.30 alle 19.30 - www.gasimola.ilbello.com [tutti i mer]

05:33 Giovedì Santo (cattolica) 18:33

Rischio allergia

Biur Hamez, benedizione del sole e digiuno dall’alba al tramonto (ebraica) Venerdì Santo, Passione del Signore (cattolica) Mercatino bio (m), Siena, piazza del Mercato - tel 0577 292401 [ogni ven matt] I giorno di Pesach, liberazione dalla schiavitù egiziana (ebraica) Sabato Santo, attesa preghiera e digiuno (cattolica) Mercato della terra di Alba (m), Alba (Cn), p.zza Pertinace, dalle 9 alle 14 [tutti i sab] Domenica di Pasqua, resurrezione di Gesù Cristo (cristiana) Nascita del Buddha Shakyamuni, lavaggio del neonato Siddharta (buddista, zen) Lo Tsaven - Campagna amica (m), Aosta, p.zza Chanoux - tel 0165 45640 [2ª dom del mese]

ven

05:31 18:34

sab

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05:27 18:37

lun

05:26 Lunedì dell’Angelo (cattolica) 18:38

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05:20 18:42

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05:18 18:43

Un italiano su tre ogni anno fa i conti con l’allergia. Questo fenomeno in drastico aumento è aggravato dall’inquinamento ambientale, che irrita le mucose respiratorie e le predispone a processi di infiammazione e sensibilizzazione. Dal punto di vista alimentare è importante ridurre (o meglio ancora eliminare, specialmente nel caso dei prodotti animali), gli alimenti che liberano tiramina e fenilentiamina, sostanze che causano la produzione di istamina, come formaggi stagionati e fermentati, vino rosso, cioccolato, pesce in scatola, salumi, birra, fegato e frattaglie, noci e nocciole. Grande attenzione va riservata inoltre ai cibi che possono scatenare cross reattività, ovvero tutti quegli alimenti che contengono sostanze simili ai pollini. Chi è allergico alle graminacee dovrà fare attenzione a ciliegie, albicocche, anguria, kiwi, mele, pesche, pomodori, prugne e soprattutto frumento, da sostituire con miglio e riso nero selvatico. Chi invece presenta allergia alle betulacee eviterà carote, finocchio, kiwi, mele, pere, pesche, nocciole e sedano. È importante per tutti gli allergici fare incetta di vitamina C, contenuta in broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolo cappuccio, rapa, lattuga, limone, ribes, rucola, crescione, spinaci. Un ottimo rimedio è l’infuso di Tasso Barbasso, una pianta siciliana dalla spiccata azione espettorante, sedativa e emolliente che si ottiene mettendo in infusione 20 g di fiori secchi in 1 litro d’acqua bollente per 10 minuti. Tra i gemmoderivati sono utili Rosa Canina e Ribes Nero, potenti antinfiammatori, da associare a manganese gluconato, oligoelemento TASSO specificamente indicato per diatesi di tipo allergico. BARBASSO

Biospilla (m), Modena, piazza Pomposa Cristina Agù, dalle 7 alle 14 - tel 059 2032542 [ogni mar e sab]

Capodanno Hindi (induista) Mercatino bio (m), Carmagnola (To), piazza Sant'Agostino tel 011 7808166 - www.piemontebio.eu [tutti mer]

Fiera del perdono (f), Corbetta(Mi), piazza I Maggio, tel 02 93909595 - www.fierein.it [fino al 15 aprile]

VII giorno di Pesach, Festa solenne (ebraica) Biospilla (m), Spilamberto (Mo), c/o Torrione Medievale tel 051 6486694 [tutti i ven matt]

Mercato del contadino (m), Macerata, c/o Ass. Idea 88, via Panfilo 19

sab

05:17 18:45

dom

05:15 Pasqua ortodossa (ortodossa) Biofesta (m), Lecco, piazza XX Settembre - tel 0341 202040 [15 apr, 17 giu, 18 nov] 18:46

lun

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05:08 Yom ha-Shoa’, ricordo dell’Olocausto (ebraica) I mercatini del biologico (m), Caserta, piazza G. Marconi [1° e 3° gio e ultima dom] 18:51

ven

05:06 18:52

sab

05:05 18:53

Festa del Ridvàn, dichiarazione di Ba-ha'ù'llà'h (bahà'ì) Mercatino Bio (m), Cecina(Li), centro storico - tel 0587 647408 - www.ctpb.it Bietica (f), Cison di Valmarino (Tv), centro storico - tel 345 7840426 - www.bietica.it [fino al 22]

dom

05:03 18:55

Mercatino bio (m), Monza (Mi), piazza Carrobiolo - tel 039 383858 [ogni 4ª dom]

lun

05:01 18:56

Bio Marché (m), Faenza (Ra), le Cappuccine - www.poderidiromagna.it [tutti i lun sera]

05:00 18:57

Martedì gras (m), Ravenna, via Chiavica Romea c/o Centro Sociale Spartaco,

mar mer

04:58 18:58

tel 339 4473220 - www.cisei.info [ogni sab]

La terra e la piazza (m), Cagliari, via Po 1, dalle 8 alle 13 - tel 070 22325 [tutti i sab]

Cali di tono e squilibri ormonali Per combattere stanchezza e squilibri ormonali è importante mantenere il nostro intestino pulito e efficiente, consumando kefir e yogurt e inserendo nell’alimentazione legumi ricchi di fibre come taccole e lupini, concentrati di acidi organici, resine, amminoacidi, sali minerali, vitamine e proteine vegetali, privi di glutine e sicuramente non geneticamente modificati. Per combattere i cambiamenti ormonali è importante invece il consumo di insalate di erbe selvatiche e crescione, unite a olio e fiori di borragine ricche di fitormoni, da cospargere con polvere di equiseto dall’azione rimineralizzante. Per una «terapia d’urto», oltre ai tradizionali Panax Ginseng e Eleuterococcus, ci vengono in aiuto i gemmoderivati di Betula Verrucosa per l’affaticamento intellettuale degli studenti, Quercus Peduncolata per lo stress e l’affaticamento psico fisico BETULA degli adulti e Sequoia Gigantea, tonico e antidepresVERRUCOSA sivo specifico per gli anziani.

Biomarché (m), Budrio (Bo), piazza Antonio da Budrio dalle 17 alle 19.30 - tel 338 4009572 [ogni lun]

Parksh Guru, nascita dei Guru (sikh) Piccolissimo mercato del biologico ed equosolidale (m), Cesena(Fc), c/o Magazzino Parallelo, via Genova - tel 345 2374915 [tutti i mer sera]

Fior di città (f), Pisa, piazza Guerrazzi c/o Stazione Leopolda tel 050 21531 - www.pisainfiore.it [fino al 22 aprile]

Attenzione agli Energy Drink Queste presunte bevande energetiche offrono stimoli di breve durata e assolutamente pericolose per la nostra salute. Ricche di caffeina e zuccheri, predispongono all’insorgere di stati d’ansia, insonnia e tachicardia. Esiste come sempre un’ottima alternativa naturale: la tisana di Rhodiola Rosea, che possiamo sorseggiare durante il giorno per sintonizzarci con i ritmi della primavera, aggiungendo secondo i propri gusti un dolcificante naturale.

dalle 17 alle 20 – www.spartaco.org/gras [tutti i mar]

Festa della Liberazione (civile) Salus Erbe (m), Saludecio(Rn), centro storico - tel 0541 86971 www.ottocentofestivalsaludecio.it [24 e 25 aprile]

Frutta e verdura di stagione

Yom Ha-Hazmaut. Giorno dell’Indipendenza,

gio

04:57 proclamazione dello Stato indipendente d’Israele (ebraica) 19:00 Mercatino bio (m), Genova, via Cesarea, dalle 9 alle 19 - tel 349 8302954 [tutti i gio]

ven

04:55 19:01

sab

04:53 Nichiren Daishonin fonda la sua scuola buddista (buddista) 19:02

dom

04:52 19:03

lun

04:50 19:05

Verdura: aglio, asparagi, barbabietole, broccoli, carciofi, cavolfiori, cavoli, cicoria, fagioli, lattuga a cappuccio, lattuga riccia, porri, rabarbaro, rafano, rape, scalogni, sedano rapa, spinaci, tarassaco. Frutta: arance, fragole, mandaranci, mele, pere. Erbe aromatiche: alloro, aneto, erba cipollina, peperoncino, prezzemolo, salvia, rosmarino, timo.

Bioberg (m), Bergamo, piazza Pontida, tel 393 3152634 [ogni ven]

L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o »

IX giorno di Ridvan (bahà'ì) Mercato del contadino (m), Napoli, in alternanza piazza Salvo D'Acquisto/ piazza Dante/via Ponte di Tappia - tel 334 3620639 [ogni dom matt]

VeganFest (f), Seravezza (Lu), via del Palazzo c/o Villa Medicea www.veganfest.it [27 aprile - 1° maggio]

Per comunicare la presenza di mercatini biologici, fiere, ricorrenze e per altre segnalazioni, scriveteci a info@aamterranuova.it tel 055 3215729 interno 4. I mercatini del biologico sono soggetti a cambiamenti: si consiglia pertanto di verificarne direttamente la presenza.

LEGENDA altri simboli Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare. Giorni favorevoli/sfavorevoli per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.

Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve. Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati per praticare un digiuno.

Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.

캸 Nodo Lunare Nord (o ascendente) 첦 Nodo Lunare Sud (o discendente)

NELL’ORTO. Giorni favorevoli per seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Agli ortaggi da foglia fanno eccezione quelli come le lattughe e lo spinacio, che rischiano di andare prematuramente in seme, e gli ortaggi che attecchiscono come cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave e mais, e le piante da radice, si seminano in luna calante per evitare un eccessivo rigoglio di fogliame. Trapiantare tutti gli ortaggi. Raccogliere erbe aromatiche e medicinali. NEL FRUTTETO. Piantare e trapiantare gli alberi e gli arbusti da frutto a debole vigoria. NEL GIARDINO. Seminare i fiori. Piantare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.

NELL’ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono, cioè che mettono fronde dal basso del fusto (cavoli, sedano, bietole da coste) o che non devono andare prematuramente in semenza (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare i bulbi di cipolle, aglio, porro ecc. Lavorare e concimare il terreno. NEL FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Sfrondare e fare le potature estive degli alberi e arbusti da frutto. Innestare a gemma e a marza. Lavorare e concimare il terreno. NEL GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare tutte le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno. Disegni di Massimo Astore



sapori dal mondo: Cina autunno · inverno

Zuppa di cavolo Ingredienti per 2 porzioni 3-4 cucchiai d’olio di sesamo • 3 cm di radice di zenzero fresco pelato e tritato • 1 cipollotto pulito e tagliato a rondelle • 1 spicchio d’aglio pelato e tritato • 800 ml di brodo vegetale • il cuore di 1 cavolo cinese o di verza pulito e tagliato a listarelle sottili • 1 carota pulita e tagliata a pezzetti • 1 cucchiaio di salsa di soia • 1 cucchiaio di aceto di riso • 1 cucchiaio di sherry

Scaldate l’olio in una pentola dal fondo pesante, poi unite lo zenzero, la parte bianca del cipollotto e l’aglio e fate insaporire a fiamma vivace. Versate il brodo, tuffatevi il cavolo, coprite, abbassate la fiamma e fate cuocere per circa 7-8 minuti. Successivamente aggiungete la carota, coprite di nuovo e proseguite la cottura per altri 3-4 minuti. Una volta spento il fuoco, versate la salsa di soia, l’aceto di riso e lo sherry, e mescolate; poi coprite con un coperchio e lasciate riposare per circa 5 minuti prima di servire.

Il ricettario di

Aprile 2012

Il ricettario di

Aprile 2012

sapori dal mondo: Cina

%

autunno · inverno · primavera

Porri e sedano con olio speziato al pepe di Szechuan Ingredienti per 2 porzioni 150 ml d’olio extravergine di oliva delicato • 1 cucchiaino di pepe di Szechuan in grani • 2 stelle di anice stellato • mezzo bastoncino di cannella • 2 piccoli peperoncini freschi o essiccati e spezzettati • 1 porro pulito • 1 sedano pulito • sale marino integrale q.b.

Fate scaldare l’olio in un tegame a fiamma bassissima e mettete in infusione il pepe di Szechuan, l’anice, la cannella e il peperoncino. Non appena l’olio sarà bollente, lasciate sul fuoco per un paio di minuti, poi spegnete e mettete da parte a riposare per circa un’ora. Filtrate l’olio con un colino a maglia fine e mettetelo da parte in un barattolo di vetro o in un’oliera, quindi fate bollire dell’acqua e salatela leggermente. Tagliate il porro in due parti e poi ciascuna a metà per lungo e affettate le coste di sedano a bastoncini abbastanza fini. Scottate le verdure nell’acqua bollente salata per circa 3-4 minuti, poi scolate bene e mettete da parte a intiepidire un poco. Servite le verdure ancora calde, condite con l’olio piccante e qualche pizzico di sale.


altromondo

Giùlemanidall’acqua Nonostante la vittoria del sì all’ultimo referendum, le bollette dell’acqua ancora non vengono riviste, e le privatizzazioni non accennano ad arrestarsi. Ecco cosa possiamo fare. di Alexis Myriel

S

ull’acqua non si specula, e chi specula è stato sconfitto dall’ultimo referendum, anche se per ora solo sulla carta. Per questo, perché sia rispettato il voto dei cittadini e perché istituzioni e gestori del servizio idrico diano seguito a una revisione delle tariffe che ancora non c’è stata, è partita in tutta Italia la campagna di obbedienza civile Il mio voto va rispettato, promossa dal Forum nazionale dei movimenti per l’acqua.

Orecchie da mercante «I sì hanno vinto e hanno consentito di abolire dalle bollette quella quota che va a rimpinguare le tasche dei gestori, la cosiddetta quota remunerativa del capitale investito, insomma i profitti» spiega Paolo Carsetti, rappresentante del Forum. «Già in sede di giudizio di ammissibilità, la stessa Corte Costituzionale aveva scritto nella sua decisione che, se i sì avessero prevalso, sarebbe stata subito applicabile la nuova tariffa con lo storno della quota criticata. Ma hanno fatto tutti orecchie da mercante: si rimpallano le responsabilità e nulla si muove, si continua a pagare come prima» ha aggiunto Carsetti. Unica eccezione in tutto il Paese è rappresentata dall’Ato (Agenzia di Ambito) bellunese che invece ha proceduto, dietro sollecitazione delle associazioni e dei comitati cittadini. «E dire che abbiamo scritto immediatamente a tutte le Agenzie di Ambito italiane diffidandole, ma molte non ci hanno nemmeno risposto» spiega ancora il rappresentante del Forum. Ora la protesta si fa serrata, il Forum per l’Acqua ha istituito sportelli quasi in tutte le città italiane per assistere i cittadini e per fornire suggerimenti e consigli pratici, perché di fronte a colossi privati e istituzioni pubbliche che si per-

mettono di ignorare una sentenza della Corte Costituzionale e il voto dei cittadini, la mobilitazione è indispensabile e può fare la differenza. Tutti possono aderire alla campagna, che è stata chiamata di «obbedienza civile» proprio perché «in questo modo i cittadini danno essi stessi attuazione agli esiti referendari» dice Carsetti.

Cosa fare

La privatizzazione non si è fermata Tuttavia il mancato storno dalla bolletta della quota per la remunerazione del capitale non è il solo torto che si rimprovera alle istituzioni; la privatizzazione dei servizi locali infatti non si è affatto fermata. «Il quesito sulla tariffa era il numero due» spiega ancora Carsetti, «ma c’era anche il numero uno, che invece riguardava l’abrogazione del decreto che imponeva la privatizzazione dei servizi locali, tra cui quello idrico. Anche in questo caso hanno vinto i sì, ma la norma è stata riproposta dal governo Berlusconi, copiando persino ampie parti di testo, con il cosiddetto decreto di ferragosto, che all’articolo 4 ha inserito nuovamente la norma sulla privatizzazione, semplicemente escludendo il servizio idrico. Eppure quel quesito abrogato riguardava tutti i servizi locali, per esempio anche la gestione dei rifiuti». Poi è arrivata la legge di stabilità che ha addirittura minacciato di commissariamento gli enti locali che non avessero proceduto a mettere sul mercato le quote delle aziende pubbliche che ancora possedevano. Ultimo in ordine di tempo il decreto sulle liberalizzazioni del governo Monti, che riprende l’articolo 4 del decreto di ferragosto e lo ripropone andando nella medesima direzione del governo Berlusconi. Insomma, un dedalo da cui si può uscire solo facendo comprendere, soprattutto alle istituzioni, a chi appartiene la sovranità in Italia, almeno fino a che sopravviverà la Costituzione. l

In sostanza, il Forum invita i cittadini a inviare una lettera al gestore del servizio idrico della sua zona e all’Ato territoriale, sottolineando che si stanno ancora ricevendo bollette dalle quali non è stata tolta la quota di remunerazione del capitale che va al gestore e invitando gli enti e le società a provvedere. Il cittadino, seguendo i suggerimenti del Forum, può anche scrivere che, in caso di immobilismo, ricalcolerà lui stesso la nuova tariffa e provvederà a pagare solo quella. Le modalità con cui ricalcolarla le fornisce lo stesso Forum sul proprio sito web www.acquabenecomune.org. È stato anche attivato il sito specifico della campagna, www.obbedienzacivile.it, in cui si trova materiale informativo e si può inoltrare la richiesta d’aiuto, di informazioni o consulenza allo sportello territoriale più vicino. «Sono già migliaia i reclami inviati dagli utenti ai gestori e agli Ato e in alcune zone hanno già iniziato a essere ricalcolate le tariffe» aggiunge Carsetti. «Chiaramente il nostro sostegno è totale e abbiamo anche un pool di avvocati che si sono messi a disposizione per studiare tutti i vari casi specifici e per organizzare un eventuale contrattacco, qualora i gestori dovessero minacciare azioni legali o pretendere il pagamento di Sul retro di questa pagina pubblichiamo il quanto stornato in maniera coatta con reclamo che va spedito ad Ato, gestore e strumenti quali il decreto ingiuntivo». sindaco della propria città. Terra Nuova · aprile 2012

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Spett.le Ente Gestore

Spett.le Autorità di Ambito Territoriale

Spett.le Sindaco del Comune di

OGGETTO: RECLAMO/ISTANZA DI RIMBORSO Decurtazione dell’importo corrispondente alla remunerazione del capitale investito – Adesione alla campagna di «obbedienza civile» per l’attuazione del referendum. Il/la sottoscritto/a a

, nato/a il residente in

(compilare se persona giuridica) in qualità di legale rappresentante di (compilare se persona giuridica) sede legale Utente del Servizio Idrico integrato (Nome Aato)

,

Codice Cliente n.

C.F. PREMESSO

- che con D.P.R. del 23.03.2011 (in G.U. n.77, del 04.04.2011), è stato indetto referendum popolare avente ad oggetto l’abrogazione parziale dell’art. 154, del D.L.vo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di determinazione della tariffa del servizio idrico integrato; - che in esito al detto referendum il comma 1 dell’art. 154, del D.L.vo 3 aprile 2006, n.152, è abrogato limitatamente alle seguente parte: «dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito»; - che con D.P.R. n.116, del 18.07.2011, pubblicato in G. U n.167, del 20.07.2011, si è stabilito che l’abrogazione suddetta ha effetto a decorrere dal giorno successivo a quello della pubblicazione del Decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana; - che pertanto a far data dal 21 luglio 2011 la suddetta norma è a tutti gli effetti abrogata; - che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 26/2011, nel dichiarare l’ammissibilità del referendum ha precisato che «la normativa residua è immediatamente applicabile» e «non presenta elementi di contraddittorietà»; - che pertanto, dal 21 luglio 2011, codesta società non ha più titolo per esigere l’importo della tariffa corrispondente alla remunerazione del capitale investito (pari al 7%); - che ciò malgrado, nelle fatture pervenute allo scrivente successivamente a tale data non risulta essere stato dedotto l’importo corrispondente alla remunerazione del capitale investito; - che lo scrivente, in obbedienza al dato normativo, intende dare esecuzione all’esito referendario, P. Q . M . - avanza formale reclamo avverso le fatture che contengono e conterranno le quote relative alla remunerazione del capitale; - chiede che venga eliminata dalle fatture emesse dalla vostra società la quota di remunerazione del capitale investito, pari al______% del corrispettivo dovuto per i servizi di acquedotto, fognatura e depurazione avvisando che la stessa costituisce una pratica commerciale scorretta ai sensi di quanto previsto dal D.L.vo. n. 206/2005 (c.d. Codice del consumo); - contestualmente chiede che codesta società provveda a rimborsare al medesimo, entro trenta giorni dalla presente, quanto già da questi indebitamente corrisposto a titolo di remunerazione del capitale investito, con riguardo al periodo successivo al 20.07.2011. A tale proposito la presente costituisce comunicazione idonea ad interrompere i termini di prescrizione relativamente alle predette somme già indebitamente percepite da codesta società, rispetto alle quali lo scrivente si riserva di promuovere autonoma azione legale di ripetizione dell’indebito; - comunica, a tutti gli effetti di legge, che il sottoscritto provvederà a detrarre, a decorrere dalla prossima fattura, da quanto richiesto in bolletta, l’importo corrispondente alla remunerazione del capitale investito; - con riserva, in difetto, di agire senza ulteriore preavviso nelle competenti sedi giudiziarie ordinarie e amministrative; - in caso di domiciliazione bancaria della bolletta del servizio idrico, ne dispone la revoca. Distinti saluti.

Luogo e data

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Firma


DOSSIER

CIBI IRRADIATI: raggi X a tavola di Claud ia Benat ti

A

«irradiato» opvete mai letto sulle etichette degli alimenti la dicitura te imbattervi doves se e, Ebben pure «trattato con radiazioni ionizzanti»? o a un innto alime un a fronte di in tali definizioni, sappiate che siete l’irolare, partic o ment tratta un subìto ha grediente di quell’alimento che no vengo che cibi di tratta si : detto presto è sia radiazione appunto. Cosa di fasci a o a raggi X esposti a raggi gamma emessi da radionuclidi, oppure elettroni emessi da sorgenti artificiali. a vengono assoggettate Sono una trentina le categorie di alimenti che in Europ certi tipi di frutta ai da , a questo trattamento: si va dalla cipolla alle patate

Terra Nuova · aprile 2012

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DOSSIER cereali, fino alle spezie, alla carne, ai molluschi e alle uova. In Italia l’autorizzazione all’irradiazione vige solo per patate, cipolla e aglio, ma negli altri paesi europei il nulla osta copre un’ampia gamma di cibi che possono ricevere anche fino a 10 KiloGray (kGy). Il Gray è l’unità di misura della dose assorbita di radiazioni, che corrisponde alla cessione di energia di un Joule per chilogrammo. Da notare che un KiloGray equivale a 1000 Gray; per avere un’idea di quello che significa, si pensi che una radiografia comporta una dose media assorbita che rientra in un intervallo che va da 1 a 30 millesimi di Gray circa.

sempre questo accade. La Commissione europea effettua controlli periodici e nel 2005 aveva riscontrato irregolarità in un 4% del totale dei campioni analizzati. Nel 2009, anno a cui è riferita l’ultima relazione della Commissione pubblicata nel gennaio scorso3, su un totale di 6637 tonnellate di cibo irradiato negli Stati membri (erano state 8718 l’anno prima4), gli stessi controlli hanno permesso di rilevare la presenza di campioni non conformi pari al 2,03% (2,28% l’anno precedente), con risultati dubbi per un ulteriore 1,48%. Né nel 2009 né nel 2008 in Italia sono stati irradiati alimenti, ma i controlli effettuati sui prodotti in commerQuantità e violazioni cio hanno comunque rilevato 5 campioni La pratica dell’irradiazione degli alimennon conformi e 8 dubbi su un totale di ti è normata da una direttiva CE del feb210 nel 2009, e 15 campioni dubbi su braio 19991 alla quale l’Italia ha dato at154 nel 2008. A parte l’Italia, negli altri paesi tuazione nel 2001 con un decreto lemembri della Ue e nei paesi cosidgislativo2. Come dice la stessa didetti «terzi», dai quali importiarettiva comunitaria, tale pratica mo molto, le quantità di alimenti può essere utilizzata «allo scopo irradiati erano e sono tutt’aldi ridurre l’incidenza di malattro che trascurabili. Le natie di origine alimentare mezioni in cui si utilizza di più diante la distruzione di orquesta pratica sono il Belganismi patogeni». gio (con 3591 tonnellaDi fatto l’irradiazione perte di cibi nel 2008, 2816 mette di conservare i cibi nel 2009) e i Paesi Baspiù a lungo impedendone si (con 3104 tonnellate anche la germinazione, inattivando gli enzimi responsabili della degradazione nel 2008 e 1593 nel 2009), seguiti dalla Francia (946 tonnellate nel 2008 e 1198 nel 2009) e a grande distanza da e posticipando la marcescenza dell’alimento. La normativa impone anche che gli alimenti irradiati ri- Germania (con 332 tonnellate nel 2008 e 95 l’anno dopo), portino sull’etichetta un’apposita dicitura, ma non Ungheria (rispettivamente 257 e 228) e Spagna (253 e

Alimenti irradiati, in tonnellate, nel 2009 nell’Unione europea (tra parentesi il dato del 2008) Categoria di prodotti SANGUE ESSICCATO PRODOTTI DISIDRATATI ALBUME D'UOVO PESCI E MOLLUSCHI CAMPIONI DI PRODOTTI ALIMENTARI COSCE/PARTI DI RANA GOMMA ARABICA ERBE AROMATICHE E SPEZIE POLLAME AMIDO ORTAGGI ALTRI TOTALE % DEL TOTALE

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Belgio 18 (62) 0 0 56 (147) 0 2109 (2177) 0 168 (156) 432 (589) 24 (11) 9,8 (4,6) 0 (445) 2816,8 (3591,6) 42,44 (41,19)

Bulgaria 0 0 0 0 0 0 0 0,37 (0) 0 0 0 0 0,37 (0) 0,01 (0)

Repubblica Ceca 0 0 0 0 0 0 0 48,6 (21) 0 0 0 0 48,6 (21) 0,73 (0,24)

Germania 0 0 0 0 0 0 0 95,3 (270) 0 0 0 (62) 0 95,3 (332) 1,44 (3,8)

Spagna 0 0 0 0 0 0 0 460 (253) 0 0 0 0 460 (253) 6,93 (2,9)


Dove sono gli impianti che irradiano gli alimenti

Questo è il logo che si può trovare sugli alimenti irradiati o che hanno anche solo un ingrediente irradiato. Il logo è però facoltativo; obbligatoria è invece la dicitura «irradiato» o «trattato con radiazioni ionizzanti».

460). Questi dati possono risultare senza dubbio utili ai consumatori quando dovessero orientare le loro scelte per l’acquisto di prodotti non italiani. «Ciò che sicuramente va fatto notare è che la percentuale delle non conformità è abbastanza confortante: negli ultimi anni si è attestata intorno al 2%, rispetto a un valore medio del 3,5% nel periodo dal 2003 al 2008» spiega Concetta Boniglia del Dipartimento di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza alimentare, e del reparto di dietetica dell’Istituto superiore di sanità. «Ciò rappresenta l’effetto più significativo di un miglioramento del sistema di controllo basato anche sullo scambio di informazioni a livello europeo, che

Francia 0 0 0 0 0 461,50 (0) 78,7 (121) 1,3 (71) 656,6 (754) 0 0 0 1198,1 (946) 18,05 (10,85)

Ungheria 0 7 0 0 0 0 0 221,7 (257) 0 0 0 0 228,7 (257) 3,45 (2,95)

Belgio: 1 impianto autorizzato per cosce di rana, pollame, pesci e molluschi, erbe aromatiche e spezie, sangue essiccato, ortaggi, amido. Bulgaria: 1 impianto autorizzato per erbe aromatiche essiccate. Repubblica ceca: 2 impianti autorizzati per erbe aromatiche essiccate, spezie e condimenti vegetali. Germania: 4 impianti autorizzati per erbe aromatiche essiccate, spezie e condimenti vegetali. Spagna: 2 impianti autorizzati per erbe aromatiche essiccate, spezie e condimenti vegetali. Francia: 5 impianti autorizzati per pollame, gomma arabica, erbe aromatiche, spezie e verdure essiccate, cosce di rana congelate. Ungheria: 1 impianto autorizzato per erbe aromatiche e spezie. Italia: 1 impianto autorizzato. Nel 2009 non sono stati irradiati prodotti alimentari. L’impianto si trova a Minerbio in provincia di Bologna: Gammarad Italia spa, via Marzabotto 4. Paesi Bassi: 2 impianti autorizzati per parti di rana, pollame, gamberetti congelati, erbe aromatiche e spezie, ortaggi disidratati, albume d’uovo. Polonia: 2 impianti autorizzati per spezie essiccate, erbe aromatiche essiccate, spezie vegetali e spezie ottenute da radici. Romania: 1 impianto autorizzato. Nel 2009 non sono stati irradiati prodotti alimentari. Regno Unito: 1 impianto autorizzato. Nel 2009 non sono stati irradiati prodotti alimentari. Non vi sono impianti autorizzati in Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Svezia, Slovenia, Slovacchia. Paesi extraeuropei riconosciuti dalla Ue: tre impianti nella Repubblica del Sud Africa, una in Turchia, uno in Svizzera, due in Tailandia.

permette controlli più mirati principalmente su quelle matrici risultate non conformi da controlli precedenti. Si sta parlando principalmente di erbe e spezie, pollame e cosce di rana, soprattutto di provenienza extraeuropea. In Italia in questi ultimi anni, grazie a un maggior coin-

Paesi Bassi 0 666,9 65,5 (224,8) 56,2 (87,6) 1,9 (361) 270,3 (277,9) 0 387,3 (498,3) 145,5 (310,8) 0 0 (1344,4) 0 1593,6 (3104,8) 24,01 (35,61)

Polonia 0 0 0 0 0 0 0 195,7 (213) 0 0 0 0 195,7 (213) 2,95 (2,44)

volgimento delle strutture interessate e ad un maggior coordinamento a livello regionale e nazionale, il numero medio annuo dei controlli è di circa 200 campioni, comprendenti sia matrici vegetali che animali. L’auspicio è che il numero delle rilevazioni possa aumentare e in questo

TOTALE 18 (62) 673,9 65,5 (224,8) 112,2 (234,6) 1,9 (361) 2840,8 (2454,9) 78,7 (121) 1578,27 (1739,3) 1234,1 (1653,8) 24 (11) 9,8 (1411) 8 (445) 6637,17 (8718,4)

% 0,27 (0,7%) 10,15 0,99 (2,58) 1,69 (2,69) 0,03 (4,14) 42,80 (28,16) 1,19 (1,38) 23,78 (19,95) 18,59 (18,97) 0,36 (0,12) 0,15 (16,18) 0 (5,1)

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DOSSIER senso il Ministero della salute, l’Istituto superiore di sanità e gli istituti zooprofilattici sperimentali già coinvolti si adoperano attraverso l’organizzazione di corsi di formazione e lo svolgimento di attività di ricerca sui metodi di identificazione degli alimenti irradiati».

posti radiolitici che si rilevano sono alcuni idrocarburi e 2-alchilciclobutanoni (questi ultimi possono danneggiare il DNA) prodotti a partire dagli acidi grassi nei cibi, oltre a furani e alcuni ossidi del colesterolo. Il rapporto dell’Efsa sottolinea che alcune di queste sostanze si formano anche negli alimenti sottoposti a E la sicurezza? trattamenti diversi, ma la cosa non È del tutto innocuo e sicuro bom- consola. Vengono poi citati studi in bardare i cibi con tali dosi di radia- vitro6 che, a partire dal 2003, hanno zioni ionizzanti? Le autorità sanitarie rilevato effetti genotossici del cibo irinternazionali ed europee hanno concluso che, restando al di sotto della soglia ammessa di kGy, non ci sono danni per la salute. Tuttavia nel tempo c’è chi ha avuto più di un dubbio e ha pubblicato più di uno studio che fornisce elementi e informazioni su cui vale la pena riflettere. Una revisione degli studi e delle ricerche disponibili sui cibi irradiati è stata condotta dall’Efsa (autorithy europea per la sicurezza alimentare) e diffusa in un rapporto dell’aprile dello scorso anno5, in cui non tutti i passaggi risultano tranquillizzanti. Si legge ad esempio che «poiché le radiazioni ionizzanti passano attraverso i cibi, provocano trasformazioni chimiche a catena». I principali com-

Attenzione ai 2-alchilciclobutanoni Proprio dall’irradiazione di certi lipidi (contenuti negli alimenti) si producono, oltre agli idrocarburi, anche i cosiddetti 2-alchilciclobutanoni. Si tratta di sostanze che si producono, come si legge anche nel rapporto dell’Efsa, esclusivamente dopo irradiazione e a volte vengono utilizzate come marker per verificare se un determinato alimento è stato irradiato. La letteratura scientifica se n’è occupata, e quanto emerge dagli studi riguardo la loro pericolosità non è tranquillizzante. Nel 2007 un gruppo di ricercatori dell’Università di Berlino ha studiato la citotossicità e la genotossicità dei 2alchilciclobutanoni sui batteri e su cellule umane1. La citotossicità è risultata evidente sui batteri, ma sono state riscontrate lesioni delle basi del DNA anche per quanto riguarda le cellule umane. I ricercatori hanno concluso raccomandando ulteriori studi per chiarire i meccanismi di azione e la potenziale rilevanza di queste sostanze per gli esseri umani. È stato invece il dipartimento di tossicologia nutrizionale dell’Istituto per le scienze della nutrizione di Jena in Germania a dichiarare che «i 2-alchilciclobutanoni rappresentano una nuova classe di contaminanti alimentari»2. Nel loro studio pubblicato su Mutation Research si legge: «I risultati di

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radiato, mentre non sono disponibili studi in vivo7 su questo aspetto. Infine, nel rapporto si fa riferimento anche a studi che hanno riscontrato l’insorgere di leucoencefalomielopatia in gatti alimentati per la maggior parte o esclusivamente con alimenti irradiati (TN da sempre condanna la pratica della sperimentazione sugli animali, ma spesso i soli dati disponibili sono proprio quelli dei test sulle cavie di laboratorio, di cui diamo comunque conto, nda),

precedenti studi in vitro su cellule primarie di colon umano e in vivo su ratti alimentati con 2-alchilciclobutanoni hanno dimostrato che questi derivati radiolitici possono essere genotossici e aumentare la progressione del tumore al colon. Ma il meccanismo che sta alla base di questi effetti non è ancora chiaro». Il gruppo ha poi concentrato la propria attenzione sul 2dodecilciclobutanone, che si forma dall’acido palmitico, e ne ha evidenziato la citotossicità e la genotossicità, oltre alla capacità di danneggiare il DNA. Nel Laboratorio di oncologia nutrizionale di Strasburgo è stato condotto un altro studio3, pubblicato su Nutrition and Cancer, secondo il quale i 2-alchilciclobutanoni possono indurre carcinogenesi del colon negli animali. E proprio nei tessuti adiposi degli animali utilizzati per gli esperimenti (TN da sempre condanna la pratica della sperimentazione sugli animali, ma spesso i soli dati disponibili sono proprio quelli dei test sulle cavie di laboratorio, di cui diamo comunque conto, nda) i ricercatori della facoltà di farmacia di Illkirch, in Francia, hanno trovato queste stesse sostanze radiolitiche4, benché in quantità minori rispetto a quelle ingerite. 1. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17766022 2. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16153665 3. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12734067 4. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12380747


benché l’Efsa aggiunga che «non è stata trovata una spiegazione chiara in termini di attestazione del rischio». L’Authority ha infine concluso che «non ci sono immediate ragioni di preoccupazione» ma che comunque «deve essere chiarita la rilevanza per la salute umana degli studi sui gatti». Andiamo però a vedere nel dettaglio le modifiche chimiche che avvengono nei cibi a causa dell’irradiazione, sempre stando al rapporto dell’Efsa. Ciascun consumatore potrà poi decidere in autonomia se avere o meno ragioni di preoccupazione e se acquistare o meno tali alimenti.

Effetti sugli alimenti PROTEINE. Le modifiche principali

consistono in: dissociazione, aggregazione, legami crociati e ossidazione. Uno studio su quattro enzimi ha mostrato una diminuzione nell’attività enzimatica a dosi assorbite da 1 a 20 kGy, sia con raggi gamma che con fasci di elettroni. A 20 kGy la diminuzione dell’attività andava dal 20 al 50%. I principali composti radiolitici che si formano dall’irradiazione dei peptidi (catene di pochi amminoacidi) sono, tra gli altri, anche l’ammoniaca e gli acidi chetonici. LIPIDI. L’irradiazione accelera l’ossidazione dei lipidi, fenomeno più rilevante per i cibi ad alto contenuto di grassi e di acidi grassi insaturi, poiché si formano radicali liberi. Proprio dall’irradiazione di certi lipidi si producono gli idrocarburi e i 2-alchilciclobutanoni. L’irradiazione induce anche l’ossidazione dei fitosteroli naturalmente presenti nei cereali, nella frutta secca, nei frutti e nella verdura. CARBOIDRATI. L’irradiazione modifica i mono e polisaccaridi. Dosi fino a 6,2 kGy su farina, riso, patate o mais inducono la formazione di aldeidi, tra cui formaldeide e acido formico, di cui sono noti gli effetti deleteri. Inoltre la degradazione dell’amido indotta dai raggi gamma fino a 10 kGy provoca modifiche nelle proprietà fisicochimiche, come diminuzione della viscosità e aumento dell’acidità.


DOSSIER Nei cibi pronti che contengono glucosio, fruttosio o saccarosio, le radiazioni possono provocare la formazione di furani, cioè idrocarburi aromatici clorurati tossici per l’uomo, gli animali e l’ambiente. Insieme alle diossine, i furani costituiscono due delle dodici classi di inquinanti organici persistenti riconosciute a livello internazionale dall’Unep, il programma ambientale delle Nazioni Unite. VITAMINE. Le radiazioni causano anche la distruzione delle vitamine nei cibi. Le carni perdono la tiamina: nel pollo basta 1 kGy per avere una diminuzione del 16%. Negli hamburger con 2 kGy si perde il 20-30% di acido folico; con 2,5 kGy viene distrutto il 10% dei folati in spinaci, cavolo verde e cavolini di Bruxelles. Viene distrutto ancora parte dell’ascorbato nel succo d’arancia, e nelle spezie anche i carotenoidi. Nei cereali in certi casi si riscontra una diminuzione del contenuto delle vitamine del gruppo B. Tra le vitamine liposolubili, la E è la più sensibile, ma vengono danneggiate anche la A e il Beta-carotene. ALTRI COSTITUENTI. I flavonoidi, per esempio, nelle fragole diminuiscono dopo l’irradiazione e nei cibi possono anche formarsi acidi grassi trans. ADDITIVI. Quando le radiazioni colpiscono certi additivi contenuti

nei cibi, possono formarsi composti radiolitici potenzialmente pericolosi. Ciò accade, per esempio, per il potassio benzoato contenuto nel tacchino pronto al consumo, da cui si forma benzene.

Stiamo tranquilli? Nel 1999 il gruppo di studio messo in piedi dall’Organizzazione mondiale della sanità tranquillizzava i consumatori. Poi sono emersi nuovi studi che anche l’Efsa ha preso in considerazione. Nel 2007 L’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Afssa) ribadiva che il cibo irradiato era sicuro, ma aggiungeva anche che non erano affatto sufficienti i dati riguardanti i livelli di composti radiolitici ingeriti dall’uomo e dagli animali. Lo stesso rapporto dell’Efsa dell’aprile 2011 afferma, ad esempio, che «ci sono poche nuove informazioni riguardo la genotossicità in vivo dei cibi irradiati» e rileva come i gatti, nei quali erano comparse degenerazioni del sistema nervoso a seguito di ingestione di alimenti irradiati, si siano poi parzialmente o totalmente ripresi una volta modificata l’alimentazione ed eliminati i cibi sotto accusa. Quindi, possiamo stare veramente e completamente tranquilli? Probabilmente la cosa migliore è che ogni singolo consumatore rifletta sulle informazioni a disposizione e prenda la propria decisione.

Cosa dice la legge «La normativa vigente in Italia e in Europa» spiega Concetta Boniglia dell’Istituto superiore di Sanità «stabilisce il campo di applicazione, le finalità e le condizioni del trattamento, comprese le sorgenti di radiazioni che possono essere utilizzate per il trattamento, le procedure per calcolare la dose globale media assorbita dall’alimento durante il trattamento e i requisiti igienici dei prodotti alimentari da sottoporre al trattamento stesso. La normativa stabilisce anche che il trattamento dei prodotti con radiazioni ionizzanti deve avvenire solo in impianti muniti di autorizzazione. Le direttive comunitarie hanno inoltre previsto l’adozione di una lista positiva di prodotti che possono essere trattati con radiazioni ionizzanti. Attualmente tale lista comprende una sola categoria di prodotti: le erbe, le spezie e i condimenti vegetali alla dose massima di 10 kGy. In attesa che a livello comunitario vengano inserite altre tipologie alimentari, la direttiva prevede che ogni stato membro possa mantenere le autorizzazioni nazionali vigenti, purché l’irradiazione e l’immissione sul mercato siano effettuate in conformità alle disposizioni dettate dalla direttiva. In particolare, in Italia, oltre alle erbe aromatiche e alle spezie, autorizzate con il Decreto ministeriale del 18 luglio 1996, è consentito il trattamento a scopo antigermogliativo di patate, cipolle ed agli (DM 30 agosto 1973)».

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Cosa fare? Stante le informazioni a disposizione e l’obbligo vigente di etichettatura (malgrado le frodi rilevate), il consumatore può fare la sua scelta e decidere di acquistare cibi non irradiati. Innanzi tutto è utile leggere sempre con attenzione l’etichetta, per vedere se viene riportata la dicitura apposita o se compare il logo (questo facoltativo) che attesta l’avvenuta irradiazione. Per garantirsi comunque un elevato contenuto vitaminico, meglio preferire ali-

menti di produzione locale, ancor meglio se a chilometri zero, solitamente più freschi e vitali degli alimenti che percorrono nei container centinaia o migliaia di chilometri. I cibi biologici a chilometri zero rappresentano, senza alcun dubbio, una sicurezza ancora maggiore. Non dimenticate di sollecitare i parlamentari eletti nel vostro collegio elettorale, affinché si impegnino a sostenere i controlli e le normative più rigorose in materia di irradiazione degli alimenti. l

le aziende informano

Note 1. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31999L0002:IT:HTML 2. Il decreto legislativo numero 94 del 30 gennaio 2001 è disponibile su: www. normativasanitaria.it/jsp/dettaglio.jsp?id=21646&query=DATA%20PRV%20DA%3A%20 30%2001%202001%20ORDINA%20PER%3A%20dataAt%20 3. La relazione della Commissione europea relativa ai controlli effettuati nel 2009 reca la data del 26 gennaio 2012 ed è disponibile su: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/ LexUriServ.do?uri=COM:2012:0016:FIN:IT:DOC 4. La relazione della Commissione europea relativa ai controlli effettuati nel 2008 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea del settembre 2011 ed è disponibile su: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0359:FIN:IT:PDF 5. www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/doc/1930.pdf 6. Condurre studi in vitro significa utilizzare cellule in coltura o parti di organismi viventi come tessuti o organi isolati. 7. Condurre studi in vivo significa utilizzare organismi viventi.

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Un festival Green e molto Social Il Green Social Festival ogni anno vuole contribuire a creare la consapevolezza di come realizzare un mondo migliore. Quest’anno in programma c’è tutto quello che concorre a farci stare meglio: i diritti, vincere le difficoltà, applicare le buone leggi, includere, essere curiosi di questo strano pianeta che si evolve ma che, purtroppo, mantiene ancora situazioni di dolore e di piccoli e grandi insulti quotidiani. La terza edizione del Green Social Festival si terrà a Bologna dal 2 al 5 maggio 2012. La direzione scientifica è affidata al professor Andrea Segrè, professore ordinario di politica agraria internazionale e comparata, preside della Facoltà di agraria dell’Università di Bologna e, tra i tanti titoli, presidente del Last Minute Market Spin Off Accademico. Il claim di questa edizione è Impariamo a stare al mondo: vogliamo pensare a una “casa” per ognuno dei temi che vogliamo trattare e per questo tutta la città, in particolar modo il centro storico, avrà edifici con messaggi e attività precisi: dai diritti ai sogni, dall’energia alle parole, dalla speranza all’architettura. Tanti i temi affrontati: dalla sostenibilità ambientale alle ecomafie, dai diritti degli stranieri di seconda generazione alle energie alternative, dai veleni d’Italia alle possibilità concrete di vivere meglio. Tanti gli ospiti di rilievo, che terranno lezioni agli studenti delle scuole superiori: da Tahar Ben Jelloun a Diego Parassole, dall’astrofisico Giovanni Bignami al chimico Vincenzo Balzani, dal senatore Felice Casson alla presidentessa di Emergency, Cecilia Strada. E tante le aziende che con piglio innovativo si occupano di sostenibilità ambientale e sociale.

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Terra Nuova · aprile 2012

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di Beatrice Salvemini

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salute

Tossine nel latte per neonati Un team di ricercatori di Pisa ha scoperto sostanze pericolose nei prodotti in commercio destinati ai lattanti. E la legge non aiuta.

Parto in casa: nasce la mappa Terra Nuova si fa tramite per mappare i riferimenti del parto a domicilio in Italia.

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ccogliere il proprio figlio tra le mura di casa può essere un’esperienza indimenticabile. Partorire circondata dalle persone che hai scelto, che ti vogliono bene e che ti danno sicurezza può essere una ricchezza insperata. Tante donne condividono un approccio al parto più umanizzato e meno medicalizzato: ce ne siamo resi conto quando abbiamo constatato il grande interesse con cui è stato accolto il dossier sul parto naturale, «Io so partorire», sul numero di febbraio.

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ossine nei latti artificiali e negli omogeneizzati di carne per neonati e bimbi di pochi mesi: è la scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa secondo cui nei latti in polvere, nei latti artificiali pronti all’uso e nei preparati a base di carne, sono presenti sostanze che, in alcuni casi, sono state definite dalle autorità sanitarie internazionali come possibili agenti cancerogeni per l’uomo. Il team che riunisce Francesco Massart, Valentina Meucci, Giulio Soldani ed Elisabetta Razzuoli, del dipartimento di pediatria e della clinica veterinaria dell’Università di Pisa ha pubblicato due studi, condotti analizzando campioni di prodotti in commercio. La ricerca pubblicata su The Journal of Pediatrics1 ha esaminato 185 campioni di latte artificiale per neonati e 44 campioni di omogeneizzati a base di carne, rilevando la presenza di zearalenone e di suoi metaboliti, in percentuali che vanno dal 9 al 28% dei campioni. Lo zearalenone è una micotossina non steroidea prodotta da funghi del genere Fusarium che, stando alle in-

Terra Nuova ha deciso quindi di impegnarsi su questo fronte ancora più a fondo. Vogliamo infatti redigere una mappa del parto a domicilio in Italia e stiamo raccogliendo indirizzi, riferimenti e informazioni da mettere a disposizione delle donne, in un tempo che speriamo possa essere il più breve possibile. Oltre a quelle già fornite nel dossier, ci sono già arrivate ulteriori segnalazioni di ostetriche che assistono le donne nel parto a casa, durante la gravidanza e nel puerperio; dall’Emilia Romagna alla Toscana, dal Piemonte al Veneto, ma anche nel Sud, fino in Sicilia. Si tratta di ostetriche professioniste che lavorano in team, spesso libere professioniste, ma anche gruppi che fanno capo a strutture ospedaliere e che garantiscono l’assistenza del parto a domicilio su richiesta delle donne interessate. Lo ricordiamo ancora una volta: il parto a casa è previsto solo per le donne che hanno una gravidanza fisiologica e che quindi non presentano fattori di rischio, che partoriscono nei termini previsti ed entro un determinato range di età. Osservando i criteri che sono stati sottolineati anche in tutte le leggi regionali finora approvate sul tema, il parto a domicilio può diventare una scelta a cui la donna si avvicina in tranquillità. L’appello è dunque a tutti i lettori: segnalateci i professionisti della vostra zona che garantiscono assistenza al parto a domicilio, con nome e cognome


pubblicato su Food Additives and le agente cancerogeno per l’uomo: Contaminants4, che ha analizzato «di quest’ultima tossina non esiste 185 campioni di 14 marche di latte regolamentazione in riferimento alartificiale, è emerso che nel 72% dei la presenza nei latti, benché siano gli casi era presente l’ocratossina, men- alimenti di cui i neonati si nutrono tre in soli due casi sono state rinve- esclusivamente nei primi mesi di nute aflatossine, la cui quantità, in vita» spiegano gli autori dello studio. Legislazione carente questi due specifici casi, era co- «Ne consegue che, anche in questo «Il problema principale riguardo munque al di sotto dei limiti di leg- caso, sono quanto mai necessari ulquesta tossina» spiega il dottor Fran- ge. teriori studi e un intervento del lecesco Massart, tra gli autori degli stugislatore». Dopo la pubblicazione di di «è che è stata stabilita una soglia Gli effetti tossici questi studi, i ricercatori sono stati limite soltanto per gli adulti in rife- L’ocratossina, sempre secondo le subissati dalle richieste di chi volerimento alle merendine a base di ce- informazioni dell’Iss, è prodotta va conoscere le marche dei latti che reali, poiché questa micotossina è principalmente da funghi del gene- avevano rivelato la presenza di tosfrequente nei cereali. Le multina- re Aspergillus e Penicillium e i suoi sine, ma su questo Massart ha dizionali tendono ad applicare quel li- effetti tossici includono una marca- chiarato: «Al momento il numero di mite poiché non ve ne sono altri. La ta nefrotossicità, con necrosi tubu- campioni analizzati, rispetto ai lotlegislazione è chiaramente carente da lare dei reni, danni al fegato, enteri- ti che arrivano sul mercato, è nuquesto punto di vista; infatti, facen- ti, teratogenesi e cancerogenicità a mericamente troppo ridotto per podo un breve calcolo delle quantità di carico dei reni. Nel 1993 l’Agenzia ter diffondere nomi e marchi, ma i latte artificiale assunte dai neonati in internazionale per la ricerca sul can- nostri studi proseguono e speriamo rapporto al peso, soprattutto nei cro ha classificato la Ocratossina A che anche altri team di ricercatori si pretermine, è evidente che l’esposi- nel Gruppo 2B, cioè come possibi- occupino della questione». l zione per loro è proporzionalmente molto più elevata rispetto a un Note adulto che mangia qualche meren- 1. «Mycoestrogen pollution of italian infant food», The Journal of Pediatrics, agosto 2011, www.jpeds.com/article/S0022-3476(11)00076-X/abstract dina. Occorrerebbe quindi un ade- 2. www.iss.it/binary/cnra/cont/testi%20mico%20sotto%20sotto%20aree%20sito%20dopo guamento della legge». %20revisione.1172153790.pdf Lo zearalenone non è l’unica tossi- 3. Lo sviluppo precoce delle ghiandole mammarie e quindi del seno. na individuata dall’equipe di Massart 4. «Mycotoxin detection in infant formula milks in Italy», Food Additives and Contaminants, 2009, www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19787514 nei latti artificiali. In uno studio formazioni fornite dall’Istituto superiore di sanità2, possiede spiccati effetti estrogenici; inoltre, diversi studi hanno ipotizzato la sua azione tossica nello sviluppo di patologie quali il telarca precoce3.

o nome dell’associazione, indirizzi, riferimenti e descrizione dell’attività. Potete inviare un’email a info@aamterranuova.it inserendo nell’oggetto la dicitura «parto a domicilio» oppure scrivere una lettera alla redazione di Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze. Finora le regioni che hanno approvato norme in materia sono l’Emilia Romagna1, la Lombardia2, il Piemonte3, le Marche4, il Lazio5 e il Trentino Alto Adige6. Comitati cittadini sono nati in Toscana e Veneto per richiedere alle rispettive Giunte regionali di legiferare in proposito, ma la resistenza pare essere ancora abbastanza forte. In Umbria esiste dal 2010 una proposta di legge regionale presentata dall’Idv, mentre è in stallo anche la legge nazionale sul parto a domicilio e la demedicalizzazione della nascita, annunciata già nel 2004 ma al momento senza seguito. Note 1. Legge regionale numero 26 del 1998 consultabile su: www.consultoriemiliaromagna.it/file/user/LR-ER-1998-26.pdf 2. Legge regionale numero 16 dell’8 maggio 1987: www.solideadonne.org/pdf/regionale/lombardia/legge_lombardia_16_1987.pdf 3. Delibera della Giunta regionale del 7 maggio 2002 numero 80-5989 consultabile su: www.regione.piemonte.it/governo/ bollettino/abbonati/2002/20/siste/00000181.htm 4. Legge regionale numero 22 del 27 agosto 1998 consultabile su: www.regione.marche.it/bur/98/66.0408/leggi/2.html

5. Decreto Regione Lazio, bollettino numero 18 del 14 maggio 2010

supplemento 97 consultabile su: http://burl.ipzs.it/cgi-free/ db2www/burpdf/guffpdf.mac/report1?SERIE=BURL&parte= 1&query=&numgu=&gggu=&mmgu=05&annogu=2011# 6. Delibera della Provincia autonoma di Trento numero 15077 del 1998 e successive modifiche per concorso spese in parto a domicilio consultabile su: www.apss.tn.it/public/allegati/DOC_ 639641_0.pdf

Clara Scropetta

Accanto alla madre La nuova figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternità.

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La nuova figura della doula come accompagnamento al parto e alla maternità. di Clara Scropetta cm 15 x 21 cod. EA107 - pp. 304 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,05)

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La casa editrice

Edizioni Mediterranee - Roma promuove il convegno

20ª edizione coordinamento di Paola Giovetti 3-7 maggio 2012 • Centro Internazionale Congressi “Le Conchiglie” Viale G. D’Annunzio, 227 - 47838 RICCIONE giovedì

3 maggio

16.00 – Apertura segreteria 17.30 – Incontro con Franco Copes: Essere sensitivi 18.30 – Incontro con Barbara Gregori: “NEMESIS: l’uomo domanda, il numero risponde” 21.00 – Proiezione del documentario: Myanmar, la terra dei Nat 21.30 – Incontro con il medium Luigi Zumpano: In contatto con il mondo spirituale

sabato

5 maggio

A partire da venerdì mattina e per tutta la durata del convegno, saranno gratuitamente a disposizione dei convegnisti i sensitivi: Anna Maria Della Fornace, Gabriella Grassi, Rosanna Puccio, Cinzia Toppan, Franca Uncini, Paola Venturoli, Luigi Zumpano e altri. Gli incontri vanno prenotati in segreteria a partire da giovedì 3 maggio alle ore 16,00.

venerdì

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PROGRAMMA

maggio

08.00 – “Meditazione sulla gioia” guidata da Enza Carifi 09.00 – Apertura dei lavori del convegno da parte di Paola Giovetti e Gianni Canonico 09.30 – Enza Carifi: Libertà dalla paura: la via del ben-essere 10.15 – Mariano Bizzarri: Alchimia spirituale e alchimia della salute 11.00 – Intervallo 11.30 – Allison Lee Axinn: La vita tra le vite. Regressioni a vite precedenti 15.00 – Tavola Rotonda condotta da Enzo Decaro: L’arcangelo Michele, il 2012, il calendario sacro dei Maya, ambiente e spiritualità - Paola Giovetti: L’arcangelo Michele, campione del Bene - Grazia Francescato: 2012: una data micheliana? - Carlos Barrios: Tzolkin, il calendario sacro dei Maya 17.00 – Intervallo 17.30 – Fausto Carotenuto: Un progetto politico-spirituale micheliano a partire dal 2012 18.15 – Gisella Lochmüller: Edgar Cayce e il suo dono: guarire gli altri (con documentario) 21.00 – La musica degli angeli di Morgana Montermini (canto) e Marco Remondini (violoncello) Incontri di approfondimento con relatori e docenti

08.00 – “Meditazione sui colori” guidata da Osvaldo Sponzilli 09.00 – Osvaldo Sponzilli: Fobie e crisi di panico: tecniche di guarigione 09.45 – Luciana Pedirota: La guarigione “etica” attraverso il percorso evolutivo dei Tarocchi 10.30 – Intervallo 11.00 – Daniela Respini: Il mandala per incontrare, conoscere e vivere consapevolmente le emozioni 11.45 – Lucia Larese: La casa come manifestazione del nostro mondo interiore con lo Spaceclearing e il Feng Shui 15.00 – Paolo Crimaldi: Amore, fato e destino: come riconoscere l’incontro che cambia la vita? 15.45 – Selene Calloni Williams e Paolo Crimaldi: Le carte dei NAT, strumento per parlare con gli antenati 16.15 – Intervallo 17.00 – Umberto Scapagnini: Il paradiso può ancora attendere 18.00 – Dario Girolami: La via dello Zen: origini e scopi (con meditazione) 21.00 – Adriana Rojas: cerimonia del Fuoco Sacro Incontri di approfondimento con relatori e docenti

domenica 08.30 –

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09.30 –

maggio 10.15 – 11.00 – 12.00 –

“Meditazione Zen e l’arte del risveglio” guidata da Dario Girolami Fabrizio Falconi e Bruno Carboniero: “In hoc vinces!” Con questo vincerai! Indagine su una visione che cambiò la storia Sergio Maria Francardo: Medicina antroposofica: una via per l’umanizzazione della medicina. Giulietta Bandiera: Meditare con l’I:Ching. Musica e immagini di Rino Capitanata Estrazione dei premi e chiusura dei lavori

Seminari di 1 giorno - Domenica 6 maggio A.L. Axinn - La vita tra le vite. Regressione a vite precedenti C. Barrios, A. Rojas - Tzolkin, il calendario Maya P. Crimaldi - Amore e destino: come e quando riconoscere l’anima gemella D. Girolami - Meditazione Zen. Toccare il cuore della pratica L. Larese - Libera il tuo spazio, trasforma la tua vita con lo Spaceclearing e il Feng Shui L. Pedirota - Tarocchi e Kabbalah ebraica. Corso introduttivo sulla simbologia e sull’uso dei Tarocchi D. Respini - Il mandala: un percorso verso la consapevolezza delle emozioni Seminari di 2 giorni - Domenica 6 e Lunedì 7 maggio O. Sponzilli, E. Carifi - Uscire da fobie e attacchi di panico F. Carotenuto - Etica e spiritualità: gli enigmi e le dinamiche della situazione italiana e internazionale G. Grassi, C. Serofilli - Come sviluppare le doti medianiche S. Calloni - Psicogenealogia e costellazioni familiari

Per ricevere il programma definitivo e dettagliato e per informazioni, rivolgersi alle Edizioni Mediterranee srl • Via Flaminia, 109 00196 Roma • tel. 06/3235433 • fax 06/3236277 • e-mail: convegni@edizionimediterranee.net • www.edizionimediterranee.net o alla coordinatrice del Convegno, dottoressa Paola Giovetti, via Archirola 33 • 41124 Modena • tel. 059/306746


il medico risponde Dottoressa Clark per bimbi Gentile dottore, io uso il mix disintossicazione della dottoressa Clark, vorrei sapere se posso usarlo, e in che dosi, per mio figlio di 5 anni. Grazie, Giada n Gentile Giada, normalmente la disintossicazione della dottoressa Clark è riservato agli adulti. Nei bambini solo in casi eccezionali. Se il suo bambino non ha problemi particolari forse non è necessario.

a cura di Paolo Giordo, medico omeopata

to può essere precoce per inserirli. Io inizierei con i semintegrali, ed eventualmente, dopo l’anno di età, si può passare gradualmente a quelli integrali. La scelta vegetariana, che approvo, quando si tratta di bambini in crescita deve essere ragionata, per cui potrebbe includere anche delle uova. Il problema dell’imposizione si presenterà più tardi con la scolarizzazione ed il confronto con gli altri bambini, ma è importante spiegare al bimbo i motivi della scelta. Infine, non esistono vaccini omeopatici alternativi a quelli tradizionali, anche se io sono contrario a questi ultimi, dei quali si sottovaluta troppo la pericolosità a distanza. Esistono comunque molte associazioni che possono fornirti per esteso molte utili informazioni al riguardo.

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Curare i diverticoli

Bambini e scelta vegetariana Gentile dottore, è da poco che conosco la vostra rivista, ma mi appassiona già molto. Di recente sono diventata mamma di una bimba e sento la scelta di uno stile di vita più sobrio e sostenibile come sempre più importante. Da circa dieci anni ho scelto di essere vegetariana e mi piacerebbe che mia figlia seguisse la mia scelta, ma sono molto combattuta a riguardo, sia per motivi educativi (non vorrei imporle una mia scelta) che di salute. Le chiedo un suo parere su quest’ultimo aspetto. I bimbi, a partire dallo svezzamento, possono mangiare cibi integrali? Ho sentito parlare di vaccini omeopatici, in alternativa ai vaccini facoltativi pediatrici. Mi può dare qualche indicazione? La ringrazio e mi scusi se ho concentrato in un’unica lettera tutti i quesiti. Un cordiale saluto, Michela

Salve, sono abbonata alla vostra rivista da anni e mi piace molto. Avrei bisogno di alcuni consigli per una donna di 68 anni con problemi di diverticoli. Lei mi chiede se può assumere argilla, magnesio, lievito di birra; tisane lassative con finocchio, rabarbaro rosso, malva, prugna (pompadour), senna, tarassaco, camomilla, menta, finocchio (Sognidoro), senna foglie, frangula corteccia, camomilla capolini, finocchio; depurativa dell’Angelica: menta sambuco finocchio, rabarbaro, china,liquirizia e cardo mariano. Quali sono i fermenti lattici adatti e che dieta può seguire? La ringrazio cordialmente, Milena n Gentile Milena, l’unico avvertimento è di

non esagerare con le piante lassative (rabarbaro, senna, frangula), specie se associate, in quanto possono irritare un po’ l’intestino con il passare del tempo. Per il resto vanno bene le piante carminative. Sono sicuramente utili i fermenti, specie quelli contenenti i batteri più utili (bifido, acidofilo, termofilo ecc.).

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n Gentile Michela, diventare mamma com-

porta sicuramente una grande responsabilità, ma questo non deve influire sulla serenità delle tue scelte. Per quanto riguarda i cibi integrali, in genere il periodo immediatamente successivo allo svezzamen-

Mandate le vostre domande a lettere@aamterranuova.it o scrivendo a: Terra Nuova Edizioni – rubrica «Il medico risponde», via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze.

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Terra Nuova · aprile 2012

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PAGINE I D R E V SALUTE NATURALE 68 Il suono che cura

ECOCOSMETICI e DETERGENTI 77 La rincorsa del naturale

ALIMENTAZIONE NATURALE 73 Quand’è che si può dire «vino biologico»? AGRICOLTURA 75 Esperienze formative e corsi teorico-pratici BIOEDILIZIA  ENERGIE RINNOVABILI 76 Ecologia, salute e benessere abitativo

ECOTESSUTI 78 Suggerimenti per vestirsi secondo natura ECOTURISMO 79 Bambini consapevoli... e felici BACHECA 82 Spazio aperto per gli annunci dei lettori

di giugno: 20 APRILE Scadenze per l’invio di annunci e inserzioni pubblicitarie: per il numero di maggio: 20 MARZO • per il numero in merito al contenuto responsabilità ogni declina redazione La data. tale oltre inviati annunci la redazione per assicurarsi della pubblicazione degli Si prega di contattare e contenenti richieste di denaro. e all’attendibilità degli annunci e si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni non coerenti con la linea editoriale del giornale


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SALUTE NATURALE

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Il suono che cura Negli ultimi anni in Italia si stanno esplorando interessanti possibilità in ambito sonoro per disintossicarci dall’inquinamento acustico, ricreando in noi una sana capacità di ascolto e un buono stato di salute. di Silvia Carri

L

a maggior parte delle visioni cosmologiche ha concepito la materia come un insieme di vibrazioni e il suono come il mezzo per armonizzarle fino a renderle perfette e vicine al divino. Fin dal XX secolo la scienza ha indagato l’essenza del suono e la sua influenza sulla materia dando vita alla cimatica, scienza poco conosciuta, frutto delle ricerche del medico svizzero Hans Jenny. In seguito, gli esperimenti di Masaru Emotu hanno messo in luce come i suoni influiscano sulla struttura molecolare dell’acqua. Ormai non è più un mistero: suoni e parole sono in grado di trasformare le nostre cellule e fecondarle. Pavel Florenskj, nel suo libro Il valore magico della parola, sottolinea la

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similitudine della parola/suono con il seme, che entrando in noi feconda il nostro orecchio e la nostra coscienza. Stando così le cose, è fondamentale essere consapevoli e responsabili di ciò che diciamo e ascoltiamo. Approfondiamo l’argomento con il maestro Fabio Pianigiani, musicologo e compositore senese, responsabile del dipartimento di suonoterapia presso la Scuola di agopuntura della città di Firenze e docente nel corso di counseling relazionale spirituale del Centro studi Bhaktivedanta. Fabio, puoi spiegarci com’è nata in te l’esigenza di approfondire lo studio sul suono, che poi ha trovato espressione nelle tue lezioni-concerto sull’arte dell’ascolto?

Ho attraversato diverse esperienze in trent’anni di attività musicale, e oggi nella musica ricerco un significato arcaico, quello che viene da dentro e crea un ponte tra cielo e terra. Mi sono chiesto qual è il senso della musica, perché è nata e perché produciamo suoni da far ascoltare agli altri. L’aspetto del suono che mi ha sempre attratto è quello vibrazionale; per questo ho iniziato da qualche anno una ricerca nel campo delle frequenze sonore. La svolta nella mia vita di uomo e artista è stato l’incontro con il professor Ferrini, presidente e fondatore del Centro studi Bhaktivedanta. Attraverso un percorso di studio teorico e pratico della cultura vedica, collegato con un aspetto trascendente come la Bhakti, ho compreso il senso profondo del


le aziende informano

L’esposizione a una cattiva qualità di suoni può danneggiare il nostro stato di salute. Per questo ci viene in aiuto il «paesaggio sonoro»: puoi spiegarci meglio di cosa si tratta?

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suono come «vibrazione sonora», che raggiunge e influenza il nostro inconscio. Purtroppo nella nostra società stiamo pericolosamente perdendo la capacità di ascolto, con gravi conseguenze sul piano individuale e sociale. Le lezioni-concerto che propongo, aperte a tutti, nascono come sperimentazioni incentrate proprio sull’arte dell’ascolto; il mio scopo è rieducare l’orecchio e renderlo capace di decodificare i messaggi musicali. Vorrei sensibilizzare e promuovere la conoscenza di una terapia diversa dalla musicoterapia, in cui la dimensione spirituale del suono può non solo curare, ma anche favorire la comunicazione attraverso una trasversalità di linguaggi, divenendo fonte di aggregazione e interculturalità.

La fisica ci ha dimostrato che il suono è una vibrazione, e che ogni corpo in movimento emette un suono; pertanto tutti i nostri organi vibrano, assieme alle cellule, alle molecole del DNA e agli atomi. L’orecchio umano è capace di percepire solo una ristretta gamma di suoni, ma esiste tutto un mondo di frequenze che noi non percepiamo, che però raggiungono in profondità le nostre strutture cerebrali, portando a progressive modificazioni inconsce.

do le nostre frequenze, ci predispongono alla malattia. La stessa qualità dei suoni è cambiata radicalmente negli ultimi anni, basti pensare a come i suoni elettronici hanno soppiantato i suoni acustici e come la stessa digitalizzazione della musica abbia determinato profondi cambiamenti qualitativi nel suono. Nei brani mp3 molte delle frequenze più alte e più basse sono state letteralmente soppresse, rendendo i suoni piatti e standardizzati. Il nostro orecchio si sta abituando a tutto ciò, perdendo lentamente la capacità di percepire altro, così Nei brani mp3 molte delle come il nostro senso del gusto si sta frequenze più alte e più basse abituando a cibi sintetici e raffinati. Immersi nei rumori delle città e sono state letteralmente bombardati da volumi altissimi, ci soppresse, rendendo i suoni stiamo allontanando sempre più dai suoni della natura. Per questo motipiatti e standardizzati. vo ho deciso di dar vita a un archivio multimediale di suoni perduti, in cui ho raccolto tutti i suoni a rischio Ogni giorno ci troviamo immersi, di estinzione che appartengono alla senza alcuna consapevolezza, in ba- nostra cultura sonora. L’obiettivo è gni di suono inquinati che, alteran- quello di educare l’orecchio all’ascolto

Abbiamo un assoluto bisogno di riconnetterci alla nostra intima saggezza e con quella che abita tutte le cose. L’istinto degli animali è saggezza. La roccia silenziosa testimonia la saggezza della memoria del travagliato percorso del nostro Pianeta, ricordandoci che siamo figli e non padroni. Ogni giorno attraverso l’aria che ci circonda, quanta saggezza inspiriamo… l’aria che porta i semi e l’acqua alla terra. E ancora, l’acqua, che dà origine alla vita, com’è saggia! O il fuoco con la sua potenza trasmutativa… Riconoscere e ascoltare la saggezza della natura ci invita a riconoscere, ascoltare e dare credito alla saggezza che è nel nostro intimo. È la nostra voce che ci può guidare in questo viaggio con noi stessi. La vibrazione sonora della voce porta alla luce l’anima, libera e genera libertà. Il metodo Soul Voice® - La Voce dell’Anima è un metodo organico semplice e naturale che prende per mano e accompagna alla scoperta della nostra intima saggezza. Un metodo semplice e naturale quanto è semplice e naturale il nostro bisogno di dare voce al nostro essere più profondo. Il metodo Soul Voice® è uguale per tutti e diverso per ognuno. È un viaggio meraviglioso di riconoscimento di sé. Non c’è niente di più bello da fare nella vita che attingere al proprio sé intimo e profondo e dargli voce, portando al mondo quella parte di saggezza che ad ognuno è stata affidata affinché Ciò Che È Più Grande possa riverberare attraverso di noi.

14-15 aprile: seminario Soul Voice a Firenze Il seminario permette di accedere al successivo Iniziazione al Suono e poi proseguire per il programma di certificazione internazionale di Karina Schelde fondatrice del metodo Soul Voice®. Conduce Maria Cristina Franzoni, insegnante accreditata. tel 328 0448407 - franzoni.mc.koine@lamiamail-net - www.franzonikoine.com

Terra Nuova · aprile 2012

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SALUTE NATURALE

SUONI DANNOSI

SUONI SALUTARI

Ambiente domestico Elettrodomestici, condizionatori, riscaldamento, TV, stereo, bruciatori, ventole. Intensità: da 35 a 65 decibel. Effetti: disturbi di sonno, apprendimento, concentrazione.

Ambiente esterno Aerei, treni, traffico stradale, impianti industriali, discoteche, stadi, impianti di condizionamento, frigoriferi commerciali, cantieri, rifrazioni acustiche in uffici, scuole, ospedali, bar, ristoranti. Intensità: da 65 a 100 decibel. Effetti: disturbi negli apparati cardiocircolatorio, digerente e respiratorio, nel sistema nervoso, nell’apparato visivo e genitale, danni uditivi a vestibolo e timpano.

Suoni del nostro paesaggio sonoro Suoni della natura nelle varie stagioni, come vento, aria, acqua, mare, fiumi, boschi, canto degli uccelli.

Musica e mantra Musica raga indiana, musica sufi, canti gregoriani, mantra, parole d’amore e preghiere. Intensità: da 10 a 35 decibel. Effetti: diminuzione battito cardiaco e ritmo cerebrale, miglioramento di sonno, concentrazione, creatività, produzione di endorfine, rafforzamento difese immunitarie, armonia psicofisica.

oligoelementi una determinata lunghezza d’onda, e grazie al contributo del dottor Yves Requena che stila una tabella di corrispondenza tra le cinque diatesi degli oligoelementi e le cinque costituzioni cinesi, si è arrivati all’idea di creare per ogni eleDalla tua esperienza in campo mu- mento, e quindi per ogni organo, un sicale e dalla conoscenza della cul- suono simile a quello con cui questo tura orientale, è nata anche l’ispi- risuona. razione per la realizzazione di cinque bellissimi cd ispirati ai movimenti della medicina tradizionale Poiché ogni organo vibra cinese. a una diversa frequenza Da qualche anno ho iniziato un’interessante collaborazione con il dote produce un suono tor Francesco Cracolici, medico agospecifico, creare suoni puntore, insieme al quale è nata l’idea di collegare i punti dell’agopuntura a e melodie aventi lunghezza determinate frequenze. Poiché ogni d’onda simili permette organo vibra a una diversa frequendi entrare in risonanza za e produce un suono specifico, creare suoni e melodie aventi lunghezza con gli organi e intervenire d’onda simili permette di entrare in sul loro stato di salute. risonanza con gli organi e intervenire sul loro stato di salute. Ci sono importanti studi alla base di tutto ciò, a cominciare dalle scoperte del musi- I cd dei Cinque Movimenti sono uticologo contemporaneo Max Mére- lizzati oggi in moltissimi studi di agoaux, che ha individuato come atomi puntura in Italia, e i pazienti riferie molecole siano in grado di assorbire scono di percepire il trattamento frequenze sonore della stessa lun- come molto più profondo quando ghezza d’onda di quelle che sono in accompagnato da queste sonorità. grado di emettere. Grazie poi agli studi di Leon Bence, Le tue applicazioni del paesaggio somedico bioterapico che associa agli noro sono oggetto di sperimentazioe di far conoscere la dimensione ecologica del suono, potenzialmente applicabile in ambito medico, creando attorno al malato un ambiente più favorevole al processo di guarigione.

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ne anche in ambito ospedaliero, con due interessanti progetti. Possiamo sperare che molte realtà di sofferenza potranno diventare in futuro ecosostenibili dal punto di vista sonoro? È triste constatare che gli ambienti preposti al ristabilimento di uno stato di salute come gli ospedali, le case di cura e i reparti di oncologia presentino una realtà sonora molto inquinata. Da un’indagine coordinata dall’Università di Baltimora, apparsa sul Journal of the Acoustical Society of America, è emerso che i rumori degli ospedali mettono a rischio la possibilità di guarigione dei pazienti ricoverati, superando le soglie raccomandate dall’Oms. I rumori della strumentazione elettromedicale, dei condizionatori, dei cercapersona e la stessa architettura che crea terribili rifrazioni acustiche, non rendono facile la vita in questi contesti né per i pazienti né per gli operatori. Sono in corso due progetti, uno all’interno delle sale d’aspetto del reparto di neonatologia intensiva dell’ospedale di Siena, l’altro nelle strutture dell’ospedale di Pitigliano, in cui si sta studiando la possibilità di creare un paesaggio sonoro ecologico. Lo scopo è di creare ambienti più friendly in cui, dopo un’analisi acustica dello spazio, si intervenga con piccole modifiche dell’archi-


tura accelerando il processo di introspezione. Ma la suonoterapia potrebbe consentire esplorazioni ancora più profonde, specie in campo diagnostico, grazie alla sua capacità di entrare in sintonia con le vibrazioni proprie di ogni individuo e quindi con la sua essenza. Coerente con il suo impegno in ambito ecologico, Fabio Pianigiani ha in progetto di produrre musica ad

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tettura spaziale, eliminando le angolazioni rette che creano forti rifrazioni sonore, e inserendo speaker invisibili di buona qualità che riproducano e diffondano i suoni della natura esterna all’ospedale, uniti a frequenze create ad hoc e riprodotte a ciclo continuo e casuale. Altre interessanti applicazioni potrebbero riguardare i reparti di oncologia e terapia del dolore, avendo il suono la capacità di ridurre l’intensità del dolore anche di oltre il 30%, grazie alla sua capacità di abbassare la soglia di percezione del tempo. Risultati ottimi vi sono anche in ambito psicoterapico e nel counseling, in cui la musica favorisce la centra-

impatto zero. A Siena ha creato uno studio di registrazione realizzato con materiali naturali, dove produce musica con fonti energetiche rinnovabili ecosostenibili. l Per saperne di più • Fabio Pianigiani: www.fabiopianigiani.it • Scuola di agopuntura: www.scuoladiagopuntura.it • Centro Studi Bhaktivedanta: www.c-s-b.org

L’inquinamento acustico L’inquinamento acustico è un’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno, o tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti stessi. Legge quadro su inquinamento acustico n. 447/1995

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di Giuditta Pellegrini

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L

o Scof, il Comitato permanente per l’agricoltura biologica, ha recentemente approvato la normativa che regola la produzione del vino bio. Grazie ad essa si potrà denominare il vino come «biologico» e apporvi il bollino della Comunità europea, mentre fino ad ora non era prevista la regolamentazione del lavoro in cantina e si poteva identificare un vino solo tramite la dicitura «con uva da agricoltura biologica». Aiab, fra i principali attori nel processo che ha portato all’approvazione del regolamento, afferma la propria soddisfazione per il passo fatto, anche se il testo rappresenta un compromesso rispetto a quello proposto dall’Italia e non è che una base su cui si dovrà lavorare. Cristina Micheloni, del comitato scientifico di Aiab e coordinatrice di Orwine1 ha così commentato: «Come tutti i compromessi politici, il risultato non farà felice nessuno, ma tutti saremo un po’ meno scontenti. Oggi è importante poter parlare chiaramente di vino biologico, avendo definito le norme per il vigneto e per la cantina, e da domani si potrà iniziare a lavorare per il miglioramento del regolamento stesso».

La questione solfiti

Quand’è che si può dire «vino biologico»? La nuova normativa europea sul vino bio ha dovuto fondere le esigenze di 27 Stati, che partono da approcci molto diversi tra loro. Sentiamo cosa ne pensano i produttori italiani.

Le maggiori difficoltà sono scaturite dal dover mettere d’accordo 27 Stati con approcci totalmente diversificati: se l’Italia, principale produttore di vino biologico dell’Ue, ha potuto contare su una certa affinità con Spagna e Francia, è stato difficile trovarne con i paesi nord e centro europei. Uno dei punti cruciali è stato il dibattito sulla quantità ammessa di solfiti, che l’Italia avrebbe voluto ridotta del 50% rispetto a quella concessa per i vini convenzionali, mentre per venire incontro a realtà quali quelle di Germania e Austria la riduzione è stata del 30%. Paolo Carnemolla, presidente di Pro.ber (associazione produttori biologici e biodinamici dell’Emilia Romagna), pone l’accento sulla complessità della questione: «paradossalmente alcuni vini convenzionali possono eliminare l’utilizzo di solfiti a seguito dell’impiego dei pro-

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ALIMENTAZIONE NATURALE

dotti così detti «sistemici» in fase di coltivazione dell’uva, mentre nel biologico basta che piova nel periodo sbagliato e si hanno grossi problemi a tenere sotto controllo le patologie». La dicitura «contiene solfiti» che va apposta sull’etichetta risulta generica per chi invece produce vini con quantità di solforosa molto inferiori ai valori concessi.

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Francesco Maule, vignaiolo dell’azienda La Biancara e fondatore del portale vininaturali.it, nonché tra i produttori di vini Gusto Nudo, pensa che una delle soluzioni che bisognerebbe prendere in considerazione sia quella di apporre l’etichetta degli ingredienti anche sul vino, uno dei pochi prodotti alimentari in commercio a esserne sprovvisti. Questo permetterebbe di elencare le qualità di quei vini che sono fatti con fermentazioni spontanee senza ricorso a lieviti selezionati, senza filtraggi né correzioni con tannini e con valori bassissimi di solfiti. «È possibile lavorare in questo modo, anche se è molto meno sicuro, perché si rischia di ottenere vini che risultano strani alla maggior parte delle persone, in un mercato in cui l’omologazione ha plasmato i nostri gusti» spiega Maule. «È per questo che i momenti d’incontro con il consumatore sono importanti, per portare avanti la ricerca continua che il nostro lavoro implica». l 1. Progetto di ricerca finanziato dalla Ue per sviluppare il quadro

normativo europeo sulla vinificazione bio e definire un codice di buone pratiche. Per saperne di più • www.orwine.org • www.aiab.it • www.vininaturali.it


Giunge alla sua 5ª edizione Gusto Nudo, la fiera dei vignaioli «eretici», mostra mercato di vini biologici, biodinamici e naturali, che ci offre uno spaccato della variegata realtà della vitivinicoltura italiana. Nata nel 2007 come progetto di divulgazione del mondo della produzione enoica di vini italiani e non, la fiera ha visto nella sua ultima edizione, del 2010, un’affluenza di circa 1500 persone. «Dopo un anno di pausa siamo tornati perché avevamo delle cose da dire» ci dice Matteo Gattoni, organizzatore della fiera e distributore dei vini Gusto Nudo assieme ad Andrea Rubbi. «Abbiamo infatti redatto una carta d’intenti che si propone come base di adesione ai principi, per noi imprescindibili, di attenzione verso il lavoro in campagna e della sua prosecuzione in cantina, dando spazio anche alle forme di certificazione autogestite, come la garanzia partecipata». Le oltre 40 aziende che hanno aderito a Gusto Nudo hanno esposto i loro prodotti ottenuti con metodi naturali e in armonia con il territorio, in un’atmosfera gioiosa e di festa; quello che interessa infatti non è la degustazione tecnica o il prodotto in sé, ma il rapporto diretto tra

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Gusto Nudo, la fiera dei vini «non omologati»

consumatore e vignaiolo. Secondo Gusto Nudo ci sono diversi approcci al consumo del vino. Il consumo estetico, il più comune, che segue la moda del momento ed è totalmente inconsapevole del lavoro del produttore, si contrappone a quello che pretende un unico metodo di produzione, seppur naturale. Gattoni ci parla invece di un approccio eretico, ovvero «un approccio che vuole tener conto delle particolarità delle tecniche impiegate dal vitivinicoltore sul territorio, partendo dai nostri presupposti di base: il rispetto della terra, dei metodi di produzione e del consumatore, ma cercando di andare oltre gli schemi predefiniti». Uno dei punti della carta d’intenti secondo cui «il mercato del vino deve essere condizionato dalle scelte e dalle esigenze dei vignaioli e non dalle mode che indirizzano i gusti del consumatore» si riflette anche nella scelta del periodo in cui si svolge l’evento spostato su richiesta dei produttori a febbraio, mese che presuppone una minore attività nei campi. Per saperne di più: www.gustonudo.net

Sotto: momenti di degustazione in occasione della fiera Gusto Nudo 2012 a Bologna.

Econovità Liquori bio e FairTrade NEOS Distribuzione, leader nella distribuzione Ho.Re.Ca. di prodotti alimentari biologici, azienda certificata Icea, presenta in anteprima nazionale l’unica linea al mondo di superalcolici biologici. I prodotti certificati dalla Soil Association sono: Vodka, Gin, Whisky e una linea di Rum (Bianco, Scuro e Speziato) che oltre ad avere la certificazione biologica sono FairTrade. Neos Distribuzione s.r.l. - Via Pantanelli, 1 - 61025 Montelabbate (Pu) tel 0721 26205 - fax 0721 408594 - info@neosdistribuzione.it

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BIOEDILIZIA  ENERGIE RINNOVABILI Ecologia, salute e benessere abitativo

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niti per l’ambiente, dell’Associazione architettura e geobiologia - studi integrati, è un documento che racchiude una serie di principi guida per progettisti e costruttori, finalizzato a garantire il diritto al benessere e alla salute all’interno degli edifici. Si richiede un deciso salto di qualità rispetto a un modo di costruire troppo lontano dai reali bisogni dell’uomo e dell’ambiente: risparmio energetico ma anche considerazione di tutti gli aspetti ecologici e funzionali della costruzione, per migliorare la qualità dell’involucro edilizio, oltre alla qualità della vita dei suoi fruitori. Le linee guida di questa «magna carta» della bioedilizia presentata a Firenze al Convegno nazionale bio architettura geobiologia e legno 2011 seguono quattro direttrici: minor consumo del territorio nel rispetto delle risorse naturali e minor consumo di energia nelle fasi di costruzione, privilegiando materiali naturali e quelli reperibili in loco; minor produzione; maggiore durabilità; maggior comfort degli abitanti a cominciare da orientamento, clima ed esposizione solare, per poi Piccoli Annunci INTRECCIO CESTI. Forno solare. Forno in terra cruda. Tre corsi che si terranno a Cerveteri (Rm) rispettivamente il 5/6; 6 e 4 maggio. Per informazioni: Associazione Culturale Libera Polis, tel 335 6789482 liberapolis@email.it CERAMICA, INTARSIO SU LEGNO, decoupage, corsi con soggiorno organizzati da cooperativa sociale in provincia di Siena. Per informazioni: tel 338 4061062 cooperativasocialevalledelsole@gmail.com OMENZYM:biocatalizzatore della sostanza organica, prodotto naturale innocuo per persone ed animali, risolve problemi di fosse biologiche, cattivi odori, risparmiando sullo spurgo, trasforma liquami, rifiuti

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considerare una scelta distributiva dei locali e delle loro funzioni e la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico. A fine maggio a Torino verrà presentato il concorso Uniti per l’ambiente. Un volano in più per far crescere questa nuova consapevolezza. Per info: www.architetturageobiologia.it l


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La rincorsa del naturale I cosmetici naturali guadagnano sempre più terreno, ma attenzione agli ecofurbi.

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a cosmetica naturale continua a sedurre, conquistando nuove fette di mercato. Secondo i risultati di Organic Monitor, l’ente britannico per la ricerca di mercato nel settore del bio, il fatturato dell’ecocosmesi si aggira attorno agli 8,4 miliardi di dollari, con percentuali di crescita del 7%. Circa un terzo è assorbito dal mercato europeo, mentre gli Stati Uniti si confermano la principale piazza con oltre il 60% del fatturato globale. Un nordamericano spende annualmente circa 14,90 euro a testa, contro i 5,20 del consumatore europeo. In Europa svetta come sempre la Germania, che da sola riveste una quota di mercato del 6,5%, seguita da Francia e Italia, che si attestano attorno al 3%, e poi la Gran Bretagna con il 2,4%. Organic Monitor prevede un’ulteriore crescita a livello globale della cosmetica e una maggiore sensibilità da parte dei clienti rispetto ai costi. L’analisi effettuata documenta una crescente consapevolezza sui danni derivati dall’uso di ingredienti di sintesi chimica, come i parabeni, gli ftalati e i sali d’alluminio. Rimane però una certa confusione su ciò che significa esattamente «prodotto naturale». La proliferazione di simboli e loghi non aiuta di certo il consumatore, soprattutto in paesi come l’Italia dove esistono diversi schemi di certificazione. Di fronte a questa confermata tendenza verso il prodotto naturale cresce ovviamente anche l’interesse dell’indu-

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stria della cosmesi, incluse note multinazionali, che investono sempre più risorse in questo segmento. Il green washing è sempre dietro l’angolo, con un reclamizzato termine «naturale», che non ci assicura dal rischio di utilizzo di sostanze indesiderabili. Nel primo semestre del 2011 la cosiddetta «cosmetica d’ispirazione verde» ha registrato una crescita enorme, pari al 21%, mentre la cosmetica certificata si attesta a percentuali più basse. In questo contesto diventa sempre più importante una corretta informazione: per quanto riguarda la comunicazione e la diffusione di informazioni su ingredienti e prodotti, la rete internet e le riviste di settore rappresentano il canale principale per discernere ciò che è davvero sano e naturale. In una ricerca tedesca su un gruppo di donne di età compresa tra i 18 e i 63 anni, il 21% dice di informarsi su riviste specializzate; per quanto riguarda il web, il 19% si rivolge a portali che forniscono servizi per consumatori, il 14% naviga su piattaforme di taglio femminile e il 5% in blog che parlano di bellezza. L’apparenza però ha bisogno anche di sostanza. Lo studio sui trend di mercato mostra un accresciuto interesse verso i valori etici. Il 72% degli intervistati dichiara di orientarsi verso prodotti che garantiscono la responsabilità sociale, il rispetto dell’ambiente in fase produttiva o la provenienza dal commercio equo e solidale. l Piccoli Annunci IL SAPONE FAI DA TE. Cerveteri (Rm), 5 maggio. Una giornata di corso per imparare a fare i saponi per il corpo e per la pulizia della casa. Per informazioni: tel 335 6789482 liberapolis@email.it MAMMANDBABY SHOP ONLINE di prodotti biologici per donne, gestanti, neo-mamme e bebè. Potrai trovare utili informazioni su gravidanza, parto, allattamento e svezzamento nel rispetto di una filosofia rivolta al naturale. Pensato da una mamma per tutte le mamme. Per informazioni: tel 338 4560194 info@mamandbaby.it FB: www.facebook.com/Mamandbaby VOLETE SOLO BIOCOSMESI fresca? Volete solo biocosmesi naturale, senza nessun conservante chimico? Visitate il sito: www.pensarebio.it. Per informazioni: info@pensarebio.it IMAGE. CENTRO ESTETICA benessere informa: come depurarsi con l’idroterapia icneippiana. Bagno di vapore, getti alternati, compresse caldo/fredde, bracciluvi, pediluvi, acqua detox, spazzolatura... la magia dell’acqua. Porta questa pubblicità entro il 31 maggio e riceverai in omaggio il «trattamento di

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Bambini consapevoli... e felici

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ECOTURISMO

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Nel mese di giugno si terranno un campo di felicità e di consapevolezza per bambini, all’Eremo di Camaldoli, e uno per insegnanti e genitori a Impruneta.

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ov’è la nostra vera casa? È una domanda che richiede anche ai più piccoli un esercizio di ascolto e di presenza, e che rimane al centro del campo di felicità per bambini dai 6 ai 12 anni, in programma da mercoledì 27 giugno a domenica 1° luglio presso il millenario Eremo di Camaldoli (Ar). Insieme ai loro genitori, i bambini avranno l’opportunità di condividere un’esperienza di consapevolezza, all’insegna della felicità nella vita quotidiana. La proposta consiste in quattro giorni di avventura con Sister Jewel e le sorelle della comunità monastica di Thich Nhat Hanh, ospiti dell’eremo per «sentire il respiro del bosco nel ritmo del nostro respiro, la stabilità degli alberi nei nostri passi, la freschezza delle acque nelle nostre voci». «Abbiamo capito che crescere insieme ai nostri bambini vuol dire recuperare una porzione di cielo» spiega Anita Constantini, che ha curato il progetto con l’associazione Essere Pace. «Questo programma nasce dal desiderio di prenderci davvero cura della vita, di condividere risorse e allo stesso tempo imparare a relazionarci gli uni con gli altri e con ciò che ci circonda». La scelta del posto in questo senso è una garanzia assoluta di pace e di buona energia: l’eremo è situato in

Festival del Camminare Un festival interamente dedicato al camminare come strumento di benessere e di conoscenza: dal 20 al 22 aprile, a Bolzano ci saranno tre giorni di riflessioni, passeggiate, spettacoli, incontri con autori, testimonianze di camminatori e tanto altro ancora, per quanto possibile in modo itinerante. L’iniziativa ha come secondo scopo la presentazione di «A piedi per Bolzano», un progetto innovativo che Bolzano - Città laboratorio del benessere intende proporre ai propri cittadini in modo da garantire nuovi strumenti per «camminare la città», e invogliare chi cammina poco a farlo di più. Sono attesi appassionati da tutta Italia, viandanti, pellegrini, trekker, nordic walker. Ognuno potrà trovare spazi dedicati. Il programma sarà articolato su tre giorni, dal venerdì alla domenica, e includerà un pre-festival: una camminata di tre giorni per arrivare al Festival a piedi, lungo l’antica via Romea di Stade, un per-

mezzo a una foresta di abeti e faggi a 1104 metri sul livello del mare, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. «Vogliamo aiutarci ad essere più in contatto con gli elementi naturali, fertili, vitali» recita il programma. «Vogliamo nutrire i semi di bellezza e di bontà esistenti in ognuno di noi, grandi e piccini. Vogliamo divertirci e dedicarci alla pratica della presenza reciproca con tutto il cuore. Aver cura di noi stessi e degli altri rimane la migliore educazione». A proposito di educazione, sabato 23 e domenica 24 giugno, sempre a cura dell’associazione Essere Pace, avrà invece luogo un laboratorio di consapevolezza per insegnanti e genitori a Impruneta. L’obiettivo rimane la costruzione di un nuovo modello di scuola, in grado di ispirare e collegare grandi e piccoli di ogni età, in un viaggio di educazione alla pace, al di là di tutte le separazioni. corso medievale di pellegrinaggio che univa la bassa Sassonia a Roma; di recente si è costituita un’associazione nazionale dei Comuni per valorizzarla e darle nuova vita come itinerario culturale europeo, con il Comune di Bolzano tra gli enti promotori. Gli eventi del festival sono più di 40, tra questi tre tavole rotonde su camminare e spiritualità, camminare per stare bene e camminare e diversabilità; camminate poetiche e artistiche, camminate musicali, camminate nel labirinto, camminate su slackline, camminate senza strumenti di orientamento, teatro notturno itinerante, il primo International walking poetry slam. Tra gli ospiti Wu Ming 2, Enrico Brizzi, Compagnia teatrale ÒThiasos, Massimo Montanari e i suoi asinelli, Adriana Rocco, Italo Bertolasi, Franco Michieli, Alberto Conte, Antonio Moresco, Rut Bernardi, Robert Hager, Giovanni Caselli, Christian Thuile, Frida X e tanti altri. La direzione artistica del festival è affidata a Luca Gianotti, camminatore e noto esperto del settore. Il sito internet del Festival è www.festivalcamminare.bz.it

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ECOTURISMO

«La consapevolezza è l’energia dell’essere totalmente presente a ciò che sta accadendo nel corpo, nella mente e nel cuore, in noi e intorno a noi» spiegano le organizzatrici. «Se rimaniamo in contatto con le nostre sensazioni, percezioni ed emozioni, siamo in grado di riconoscere che cosa fare e che cosa non fare in ogni moPiccoli Annunci

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Fiere e convegni OFFICINALIA: XXVI Mostra Mercato dell’Alimentazione Biologica, Biodinamica e dell’Ecologia Domestica, Castello di Belgioioso (Pv), 28 aprile-1° maggio. Evento di riferimento per gli amanti della natura e dell’ambiente ma non solo: alimentazione, abbigliamento, ambiente, arredamento, cosmesi, complementi d’arredo, erboristeria, editoria, detergenti e prodotti per l’igiene personale, piante officinali, commercio equosolidale ecc. Per informazioni: tel 0382 970525 - fax 0382 970139 www.belgioioso.it info@belgioioso.it CHIARISSIMA 2012 è in programma a Chiari (Bs), nella Villa Mazzotti, venerdì 4, sabato 5 e domenica 6 maggio ad ingresso libero. La III Edizione sarà dedicata alle discipline olistiche, alimentazione naturale, al vivere sano, all’abitare in un ambiente ecologico, alle energie rinnovabili, ai rimedi naturali per la bellezza, alla musica alla

danza, ai libri e molto altro... Per informazioni: tel 030 7001366 366 9403746 www.chiarissima.com roberta@chiarissima.com DIREZIONE CONSIGLIATA. Fiera del Biologico, dell’Ecologia e del Territorio. 20 maggio a Lograto, Brescia. Prodotti biologici, energie alternative, convegni inerenti l’agricoltura biologica, stand recupero tappi in sughero e cellulari usati, area ludica e pranzo in fiera. Per informazioni: anna.bedussi@tiscali.it ENERGY DAYS su tutto il territorio nazionale fino a novembre 2012. Maggio: 1113 «Energy Days Ascoli Piceno». Settembre: 27-29 «Energy Days Cosenza». Ottobre: 12-14 «Energy Days Pesaro «. Novembre: 9-11 «Energy Days Forlì» Ente Fiera Forlì; 16-18 «Energy Days Brescia» Centro Fiera del Garda a Montichiari (Bs). Per informazioni: Segreteria Organizzativa, tel 055 901643 - 335 6979983 www.energydays.eu RIMINIWELLNESS. Dal 10 al 13 maggio torna RiminiWellness, la kermesse regina del fitness, del benessere, dello sport che da sette anni anima la primavera romagnola. 170mila metri quadrati, 14 padiglioni e 38 palchi saranno palcoscenico perfetto per presentare le più originali discipline del fitness e i più innovativi attrezzi per palestre, in un mix di eventi, masterclass, corsi, spettacoli. Per informazioni: www.riminiwellness.com

ARMONIA. IX FESTIVAL di proposte per il benessere. Castello di Belgioioso, 31 maggio-3 giugno. Un momento prezioso d’incontro tra pubblico, operatori e insegnanti delle più affermate Arti per il Benessere, occasione di presentazione, scambio ma anche di prova pratica di Shiatsu, Reiki, Orthobionomy, Kinesiologia, Floripratica di Bach, Ayurveda, Pranic-Healing, Reflessologia Facciale, Metodo Buteyko, Iridologia, Reflessologia del piede, Thai, ecc. Per informazioni: tel 0382 970525 info@belgioioso.it www.belgioioso.it ENERGETHICA® VIII EDIZIONE,Lingotto Fiere, Torino, 24-26 maggio. Sostenibilità e soluzioni legate all’energia rinnovabile nonchè partner B&B del festival dedicato alla Smart City& Industry, Telegestione, area tematica Condominio Efficiente e Bicishow. Le tecnologie volte all’efficienza energetica, all’utilizzo di energie da fonti rinnovabili e alla sostenibilità nella produzione industriale possono infatti integrarsi fra loro e offrire una maggiore efficienza e possibilità di crescita economica duratura. Per informazioni: tel/fax 0173 280093 eventi@energethica.it IX EDIZIONE DI TERRA FUTURA. Dal 25 al 27 maggio a Firenze. Per tre giorni la Fortezza da Basso si trasformerà in un animato cantiere dove, attraverso i tanti convegni, seminari e workshop in programma e le ultime novità sui temi della sostenibilità presentate all’interno dell’area espositiva, potrete conoscere da vicino soluzioni e idee per costruire assieme un futuro più equo. Per informazioni: tel 049 8726599 info@terrafutura.it www.terrafutura.it

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Bacheca VEGANFEST II EDIZIONE 27-28-29- 30 aprile -1° maggio presso il Palazzo Mediceo a Seravezza (Lu). Expò internazionale del mondo ecologico e vegan: luogo d’incontro tra le più autorevoli associazioni animaliste e umanitarie internazionali, i più buoni prodotti alimentari naturali, le più importanti aziende del mondodell’ecologiaedelbenessereetutti gli operatori e le persone sensibili ai temi del vivere secondo un’etica cruelty free. Per informazioni: tel 334 80 30 645 www.veganfest.it FB: www.facebook.com/veganfestexpo L’ASSOCIAZIONE LETTELARIAMENTE apre il 5 e 6 maggio a tutti i piccoli editori uno spazio sul lago di Como. Saremo a Bellano, facilmente raggiungibile sia con superstrada che con battelli o aliscafo. Lo spazio è molto ampio con un servizio bar all’interno. Un palco sarà attrezzato per gli incontri con gli autori che gli espositori vorranno promuovere. Per informazioni: tel 348 2644190 segreteria@lettelariamente.it NATURA BIO torna a Settembre! Festival degli stili di vita sostenibili, 22-23 settembre a Correggio (Re). Mostra-mercato con: alimentazione bio, abbigliamento naturale, giochi ecologici e prodotti naturali per il bambino, eco-arredamento, energie rinnovabili, bioedilizia e bioarchitettura, prodotti eco per la cura e l’igiene della casa, finanza etica, turismo responsabile, artigianato creativo-di riciclo e operatori olistici. Prenota il tuo spazio espositivo entro il 20 giugno. Per informazioni: www.fieranaturabio.it associazionevolver@gmail.com

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Saremo lieti di incontrare i nostri lettori per scambiarci pareri, opinioni e curiosità... ci sono offerte per abbonarsi, acquistare i nostri libri, aderire alla Mappa della Salute, dell’Ecoturismo, della Bioedilizia e dei Negozi Bio. Un benvenuto a tutti quelli che gradiranno la nostra compagnia! Per altre informazioni: tel 055 3215729

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Bacheca FIOR DI CITTÀ: festival dedicato alla natura con un programma ricco di attività divulgative, divertenti e interattive che coinvolgerà l’intera città da venerdì 20 a domenica 22 aprile. Un suggestivo percorso tra le bellezze storico artistiche per acquistare piante, fiori, sementi e attrezzature, partecipare ai laboratori di giardinaggio, cucina, assistere agli spettacoli floreali che animeranno il centro cittadino. Per informazioni: www.pisainfiore.it

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COABITIAMO? SIAMO UNA FAMIGLIA con un bimbo di un anno.Vorremmo trovare persone per condividere una vita «into the wild». Abbiamo trovato un bel terreno vista mare e bosco vicino, nel territorio di Tarquinia (Vt). Per contatti: Elisabetta, tel 329 7892923 COME MI PIACEREBBE vedere abitato il piano di sopra della nostra casa da una famiglia amante del cohousing e della scuola familiare!.. avere una vicina di casa con cui confrontarsi, fare scuola insieme, far giocare i propri bimbi insieme, fare l’orto insieme, fare il pane e la marmellata insieme... come doveva essere una volta... e come sarà di nuovo se questo è anche il vostro sogno! Per contatti: tel 0572 43466 CAMPERIE, casolare a 10 minuti dalla stazione del treno di Sant’Ellero (Pontassieve), cerchiamo due persone per condividere la nostra avviata esperienza di coabitazione. Libera una grande camera con parquet, stufa a legna e due finestre. Spazi condivisi bagno, cucina-salotto, laboratorio, orto, portico. Siamo 4 persone, un cane, due gatti, tante galline e tre oche. Per informazioni: Anna, tel 328 3645834 anfratto@gmail.com - Leonardo, tel 320 3049954 sonolamaildileo@gmail.com

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Aprile 2012

dƒi letTori La voce di un’ostetrica Buongiorno, sono una vostra abbonata e sono un’ostetrica che lavora in ospedale e a domicilio a Modena. Ho letto con piacere il vostro dossier «Io so partorire». È troppo raro poter leggere in riviste non specializzate le parole «parto naturale», « parto a domicilio», e ancora meno si parla di «ostetriche». Oggi sui mass-media si preferisce parlare di taglio cesareo, mostrare in diretta una mamma sorridente che si fa tagliare la pancia senza motivo, un papà che filma tutto con la telecamera e un neonato affidato immediatamente alle cure del pediatra e non alle braccia di sua madre. Questo è l’imprinting che la nostra società industrializzata, per dirla con Odent, offre ai suoi piccoli mammiferi. E ancora ci si stupisce se nel 2012 si muore di parto... Certo, finché si continuerà a far credere che pagando 200 euro al mese per avere 2 dita in vagiL’appello di un albero na e la fotografia del bambino con ecografia (contro tutto ciò che conper salvare un angolo del nostro Paese siglia l’Oms) si avrà un bambino dal cemento e dal rumore. sano e bello, senza fatica e dolore perché «stia tranquilla signora, prodi Nonna Quercia grammiamo il taglio cesareo», è giuCiao, io sono la Grande Quercia. Crescendo poi ho imparato che il sto che qualcuno si scandalizzi se la Abito da qualche centinaio d’anni a vento non bisogna ostacolarlo, ma al sicurezza che ha comprato nell’arco Castelvetro piacentino, in zona Op- contrario bisogna ascoltarlo, così segue a pag. 91 piazzi. Tu dirai: perché mi scrive una sono diventata amica del vento e ho quercia? Semplice: ho bisogno di te. cominciato a giocare con lui. DiQueste pagine sono dedicate interamente Ti racconto la mia storia. Sono nata ventavo sempre più alta e facevo semai contributi dei lettori. Potete mandare arper volontà di un uomo che amava pre più fatica a guardare il mondo che ticoli, lettere, domande, commenti, critiche, molto gli alberi, soprattutto le quer- si muoveva sotto di me, mi veniva più foto, poesie, disegni, blog… e chi più ne ha ce. Diceva che noi querce siamo facile guardare in alto. Anche i miei più ne metta! l’orgoglio dell’uomo perché diven- amici uomini lo facevano sempre, Si raccomanda per quanto possibile la bretiamo grandi e potenti come lui. Io loro guardavano sempre in alto. vità, per dare spazio a un maggior numero di contributi. Ci riserviamo di tagliare, se nenon sapevo nulla del potere e della Così vidi delle cose che mai avrei cessario, i testi molto lunghi. grandezza, ero piccola e fragile. pensato di scoprire: un mondo meIl materiale va spedito a: Ogni volta che un temporale arriva- raviglioso e oscuro, stelle brillanti e Terra Nuova dei Lettori, va io cercavo di ancorarmi più sal- suoni magici. Credevo che il mondo via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze damente al terreno, perché temevo lettere@aamterranuova.it segue a pag. 90 che il vento forte mi portasse via.

La parola a Nonna Quercia

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La parola a Nonna Quercia fosse solo questo, finché un giorno scoprii che esistevano anche altre cose. Il mio amico, l’uomo che mi aveva dato la vita, non c’era più. Se n’era andato in un mondo lontano che non conoscevo. Doveva essere un posto terribile, perché tutti quando ne pronunciano il nome piangono e provano paura. Credevo fosse un paese, poi un giorno ho scoperto che non è così, si tratta di un luogo né lontano né vicino, né brutto né bello; è semplicemente il posto in cui andiamo quando il nostro tronco e i nostri rami sono troppo vecchi e non servono più. In quel posto ritroviamo tutto e tutti, ritroviamo coloro che amiamo e che vogliamo ritrovare. Quante cose ho imparato nella mia lunga vita! Ho anche scoperto che agli uomini piace pensare che sul Pianeta tutto sia loro. Pensano che la terra sia loro, continuano a guardare in alto e non si curano di tutto ciò che calpestano. Sai, io non ho piedi e mai mi sono potuta spostare da dove sto. Tutto quello che ho imparato l’ho appreso perché ho ascoltato coloro che volevano parlare con me, come gli uccelli, che volano sempre più in alto, ma che sanno guardare in basso. Mi piace ascoltare la voce del mondo, ma essendo una nonna quercia ho imparato anche ad ascoltare col cuore; io leggo nel cuore di tutti. Scopro così molte cose. La solitudine,

per esempio. Molti si sentono soli in questo mondo. Sai cosa dico? La solitudine non è una cosa negativa. È solo un’opportunità di crescita. Non cresci se corri, non cresci se sei circondato dal rumore e cerchi di urlare per farti ascoltare. La voce del silenzio insegna più di mille professori urlanti. La solitudine ti porta il tuo silenzio, e quel silenzio molti lo hanno sperimentato sotto il mio grande ombrello. I miei rami hanno protetto molti cuori di uomini e donne, bambini e animali che hanno voluto ascoltarmi e che hanno saputo ascoltarsi. Io sono la Grande Quercia e vivo per amare chi vuole amarsi. Mi piacerebbe che tu venissi a trovarmi, ma devi fare presto perché l’uomo che guarda sempre in alto mi vuole tagliare. Al mio posto verrà costruita una grande strada a sei corsie, che farà correre tutti ancora più velocemente. Io non ho paura di morire – ho scoperto che la morte è un bluff – so che vivrei ancora e che poi un giorno ritornerei. Ma penso a tutti quei cuori che non riusciranno più ad ascoltarsi perché saranno circondati dal rumore. Aiutami. Io non sono importante, sono solo una semplice creatura che ha bisogno di te. So che il tuo cuore è bello e grande. È grande come sono grande io. Nonna Quercia rischia di essere soffocata dal cemento a causa di un’infrastruttura: il Terzo Ponte, ennesima grande opera inutile, altamente impattante e costosissima. Da anni si

Sotto: il plastico del progetto e, a destra, la localizzazione del «terzo ponte».

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parla di costruire questa infrastruttura, lunga 12 km, che dovrebbe collegare la sponda cremonese con quella piacentina, devastando tre aree SIC e ZPS protette dall’Unione europea. Questa opera, definita strategica a livello nazionale, ha dei costi elevatissimi: 220 milioni di euro di denaro pubblico, che in tempo di crisi verrebbe sperperato. Esistono infatti diverse alternative meno impattanti per l’ambiente e meno costose, riportate nel dossier redatto da 20 esperti pubblicato all’indirizzo www.terzoponte.com/CONTROPROGETTO-DOSSIERDOCENTI.pdf. La cosa più grave è che il Porto Canale di Cremona, dove dovrebbe passare il raccordo, è la zona cremonese a maggior concentrazione di aziende a rischio d’incidente rilevante. Sull’area persistono almeno due aziende che stoccano tonnellate di gpl e gas compressi vari: Abibes, che stocca 9500 tonnellate di gpl, e Sol, che stocca 263 tonnellate di gas tra protossido di azoto, ammoniaca anidra, ossigeno, anidride carbonica CO2, argon, azoto, elio, gas speciali, gpl e nitrato ammonico. Secondo le stime di Centropadane, la società che dovrebbe costruire l’opera, il traffico passerebbe da poche migliaia di veicoli attuali giornalieri in questo tratto fino a 40.000 veicoli al giorno con la nuova infrastruttura; oltretutto in un tratto in cui le corsie autostradali passeranno da quattro a due (una per senso di marcia) e la velocità di tracciato si riduce bruscamente da 140 km/h a 40 km/h.


torio, sono stati creati i siti web www.terzoponte.com e www.salviamononnaquercia.com e la pagina facebook «salviamo nonna quercia»; è stato anche pubblicato un libro, «La grande quercia – una favola vera» (ordinabile sul sito) per raccogliere fondi. Il comitato, presieduto da Franco D’Aniello dei Mcr e da Omar Pedrini, ha dato vita a un ricorso al Tar del Lazio per fermare per sempre la costruzione di questa infraMateriale fornito dal «Comitato la Grande struttura.

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parto naturale può dare a loro e ai loro bimbi. Ci sconvolge la priorità degli ultimi tempi di «assicurarsi» la salute futura tramite la raccolta del sangue cordonale (del cordone ombelicale), che verrà custodito in una banca estera, pagando un’ingente somma di denaro, confidando in un’utilità futura. Solo noi ostetriche cerchiamo invano di far capire che il clampaggio ritardato del cordone, come prevede il parto naturale, fa sì che quel sangue tanto prezioso arrivi al neonato alla nascita e che la natura ha previsto questa «preziosa riserva» proprio per lui. Si tratta di un sangue non solo ricco di cellule staminali, ma di ossigeno, ferro, globuli rossi e ormoni materni importanti per il primo attacco al seno. Raccogliere quel sangue significa privarne sicuramente a questo

La voce di un’ostetrica di nove mesi non gli è stata garantita. Ma nessuno in tutto ciò si ferma a spiegare che ancora oggi nel 2012, nonostante tutti i progressi dell’ostetricia e della neonatologia, le donne e i loro piccoli possono ancora morire di parto, senza che sia necessariamente colpa di qualcuno. Si rincorrono denunce e sentenze e, chi vuol lavorare onestamente, non può far altro che pagare migliaia di euro per l’assicurazione privata e applicare la «medicina preventiva», racchiudendo le madri, i loro tempi e i loro bisogni in schemi operativi e in protocolli, non rispettando l’unicità di ogni mamma, del suo vissuto e del bambino che porta in grembo. Com’è stato scritto nel vostro articolo, molte donne, ma più spesso le loro famiglie, non sono motivate ad affrontare un parto come natura prevede, fatto di tempo, di attesa, di incognite, di dolore, di sofferenza, di pausa e contrazione, di endorfine e ossitocina endogena, di paura, di agitazione, di grida, di pianti e di gioia per aver dato alla luce la propria creatura. Si vuole tutto e subito. Molte donne arrivano in ospedale senza avere la minima idea di cosa significhi avere un parto naturale, quali siano le risorse del proprio corpo e del legame con il proprio bambino, ma magari conoscono a memoria il catalogo di questa o quella marca di passeggini, fasciatoi e vestitini; sanno tutti i passi del parto in epidurale ma non conoscono le «droghe endogene» del loro corpo e i benefici che il

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La tragica vicenda dell’esplosione di una cisterna gpl a Viareggio forse ha insegnato poco… Da un paio d’anni un piccolo gruppo di amici ha denunciato questo scempio attraverso la storia della Grande Nonna Quercia, il simbolo di questa battaglia di tutela ambientale. La pianta è diventata famosa e, sotto la sua imponente chioma, i suoi amici hanno organizzato eventi culturali, sono state raccolte 4000 firme per la petizione a favore della salvaguardia del terri-

Nonna Quercia mina il terzo ponte»

punto il neonato, affinché lo possa avere per un «forse» nel futuro... e non ci sono evidenze che il sangue cordonale per uso autologo abbia efficacia. La gravidanza e il parto sono stati un business finora, e da poco tempo a questa parte lo è anche il cordone ombelicale. Questo perché? Le madri del 2000 sono figlie dell’assistenza ostetrica degli anni ’70-’80, fatta di travagli a letto, farmaci, anestetici, senza alcun supporto emotivo, allattamenti artificiali e nursery? O sono figlie della società dell’immediato? È difficile o impossibile dare una risposta. Gli studenti delle scuole dell’obbligo conoscono a menadito l’anatomia e la fisiologia degli apparati più impensati (tegumentario, linfatico ecc.), ma non sanno, perché non viene loro spiegato, come nasce un bambino, con quali potenze, con quali affascinanti meccanismi; non sanno che il latte materno è l’alimento più completo che esista per un neonato. Forse il mistero della nascita e della maternità è ancora tabù. Certo è che molte fra noi ostetriche si impegnano e lottano quotidianamente per continuare a umanizzare la nascita e a «fare cultura», processo iniziato dall’Oms quasi trent’anni fa e che ancora non riesce ad avere una realizzazione definitiva. Spesso inoltre – e questo forse vi sorprenderà significa lottare non solo con i medici e i pediatri, ma anche lottare con le donne stesse «per le donne». Ma di questo poco si parla. Un cordiale saluto, un’ostetrica di Modena [lettera firmata] Terra Nuova · aprile 2012

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equo e solidale Tessili equi... in tutta la filiera Gentile redazione, volevo rendervi partecipi del mio turbamento causato da un avvenimento di cronaca, e volevo anche porvi un quesito. L’avvenimento è la disgrazia di Barletta, dove cinque operaie sono morte sotto il crollo della palazzina dove si trovava lo scantinato dove lavoravano in nero. La vicenda mi ha particolarmente scosso perché io vivo a Carpi (Mo), ridente cittadina padana che deve la sua fortuna all’industria tessile. Circa vent’anni fa lavoravo come ragioniera in un’azienda d’abbigliamento e ricordo che i confezionisti pugliesi cominciarono a prendere il posto dei contoterzisti locali: i costi delle lavorazioni dei laboratori pugliesi erano molto più concorrenziali. Nessuno si è mai chiesto cosa c’era dietro a quel costo basso, o meglio, lo s’immaginava ma si lasciava correre. Oggi faccio parte di un gruppo d’acquisto solidale e, mentre sui prodotti alimentari si riesce ad avere una certificazione sulla produzione e sulla provenienza, sull’abbigliamento è molto difficile. Esiste una certificazione per i capi d’abbigliamento non solo per quanto riguarda le materie prime utilizzate, ma anche per le condizioni di lavoro adottate lungo tutta la filiera? Conoscete ditte italiane che applicano i principi del commercio equo e solidale? Ringraziandovi vi mando un sentito abbraccio, Patrizia Gentile Patrizia, conosco piuttosto bene la realtà di Carpi, che ha costruito la sua fortuna sulla manovalanza degli immigrati del Sud, soprattutto donne, che hanno cominciato a lavorare nei garage sotto casa. In questo modo si sono arricchiti tutti, a mio modo di vedere anche troppo, creando dei meccanismi distorti. Quel lavoro oggi lo fanno solo i cinesi, mentre chi ha tentato

Quali alternative alle lampade fluorescenti? Nel numero di febbraio consigliate di non acquistare le lampade a risparmio energetico. Quale tipo di lampadine consigliate da un punto di vista ecologico ed economico? Grazie, Michela In diverse occasioni abbiamo avuto modo di parlare di efficienza energetica e di lampadine fluorescenti, presentandole come una tecnologia piuttosto vecchia e destinata ad essere presto sostituita dalle lampade a led. I principali problemi delle fluorescenti sono la cattiva qualità della luce, la presenza di mercurio al loro interno, che ne rende problematico lo smaltimento, la fragilità, e i campi elettromagnetici da esse generate. In Germania la critica è molto più «accesa» rispetto al nostro paese, dove Terra Nuova è stata tra i pochi ad avanzare dei dubbi su questa tecnologia. La prima considerazione da fare è: risparmiamo energia innanzitutto isolando bene le case, utilizzando tecnologia efficiente e adottando

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la scalata sociale di questi tempi si ritrova disoccupato o in difficoltà. Sono sicuro che la tua domanda se la comincino a fare in molti. Gli studi di mercato, presentati all’ultimo Biofach in Germania, evidenziano che l’attenzione dei consumatori va oltre l’aspetto del bio, preferendo ulteriori garanzie sul rispetto dei lavoratori in tutta la fase produttiva. Purtroppo non esiste un marchio come l’equo e solidale nazionale, ma in Italia esistono aziende che lavorano bene, includendo scelte ambientali ed etiche importanti, che contemplano le condizioni di lavoro e la filiera corta. Su questa rivista ci riserviamo quasi ogni mese di parlarne, raccontando la loro esperienza e dando voce ai loro progetti. Per il tessile esiste il marchio internazionale GOTS, che oltre all’uso di fibre tessili da coltivazione bio include i criteri di lavorazione, e di cui si avvalgono anche alcune aziende carpigiane. Abbiamo anche segnalato iniziative come la Campagna Abiti Puliti e le varie realtà nazionali che stanno investendo per offrire tessuti di qualità. Nel nostro piccolo continueremo a segnalarle. Gabriele Bindi

uno stile di vita più sobrio. Non facciamoci illudere dalla «pubblicità regresso»: le lampadine a risparmio energetico sono state issate a simbolo del risparmio, ma il costo dell’illuminazione domestica è marginale rispetto agli altri consumi. Il consiglio principale rimane quello di utilizzare il più possibile la luce naturale, poi quello di provare le lampade a led, che consumano molto meno e sono molto più robuste: la tecnologia si sta evolvendo e purtroppo quelle reperibili sul mercato sono un po’ troppo care e a volte poco soddisfacenti nel risultato finale. Ma con qualche euro in più se ne trovano di buone. Per il resto dovremo accontentarci di quello che c’è: un po’ di fluorescenti nei luoghi dove stanno accese per lungo tempo e lontano da comodini e camere da letto. Meglio in ingresso, bagno e cucina. Dove riusciamo, installiamo comunque i led assicurandoci che abbiano una buona resa luminosa. Consigliamo un po’ di alogene qua e là dove vogliamo una luce davvero buona. Se hai una lampadina ad incandescenza in cantina o nel sottoscala, aspetta invece a buttarla via, ricordati solo di spegnerla quando non ti serve.


Buongiorno, forse la mia sarà una richiesta banale, ma se possibile gradirei un vostro aiuto. Ho acquistato da poco una vigna e degli ulivi per una produzione personale e per amici. Desidero produrre nel modo più ecologico possibile ma, a parte la facciata, poi alla fine tutti mi consigliano l’uso di solfiti o altre sostanze... Potete farmi sapere a chi mi devo rivolgere per una produzione veramente bio? Grazie, Luca Caro Luca, se vuoi consigli sulla coltivazione ti consiglio la lettura del libro Il mio frutteto biologico uscito da poco per Terra Nuova edizioni, dove sono indicate le tecniche per coltivare in modo biologico le tue piante. Se vuoi consigli sulla trasformazione dell’olio, ti suggerisco di capire se nella tua zona c’è un frantoio che lavora ancora con le macine a pietra oppure se, lavorando con sistemi diversi per la separazione dell’olio, è comunque in grado di assicurarti di operare a temperature basse. Più difficile è darti consigli sulla trasformazione dell’uva, perché di solito non ci si appoggia a cantine per la vinificaizone, ma si lavora per conto proprio. In questo caso il miglior modo

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Vigna e ulivi bio: come iniziare?

di operare dipende dal tipo di attrezzature di cui disponi e che io non conosco. Che cosa intendi poi per veramente bio? Se significa rispondere ai requisiti di legge, le norme che definiscono un vino bio sono state stabilite solo di recente dalla Ce ma non sono ancora state pubblicate ufficialmente (almeno al momento in cui scrivo). Si prevede che saranno applicate solo a partire dalla vendemmia 2012 e, come per tutto il mondo del biologico, formalizzeranno anche le tecniche e i prodotti da utilizzare durante la vinificazione. Ad esempio si ammetterà la presenza di anidride solforosa, ma a tenori più bassi di quelli consentiti per i vini convenzionali (100 mg/l contro 150 per i vini rossi e 150 mg/l contro 200 per i vini bianchi e rosé). Se ritieni di non voler eseguire nessun intervento ti suggerisco prima di tutto di intervenire in campagna, sostituendo le varietà attuali con varietà resistenti alle principali patologie, in modo da evitare o ridurre al minimo i trattamenti. Per la trasformazione poi dovrai operare nelle migliori condizioni igieniche e dovrai sopportare maggiori rischi riguardo alla qualità del prodotto finale e alla sua conservabilità, per quest’ultima soprattutto se si tratta di un vino vinificato in bianco». Francesco Beldì, collaboratore di Terra Nuova

alimentazione Mulino a pietra o a cilindri? Siamo un gruppo di persone della Brianza che hanno creato una filiera del pane, dalla coltivazione alla panificazione e distribuzione. Produciamo 200 quintali di grano all’anno e stiamo analizzando la possibilità di gestire un nostro mulino e si è creato un grosso dilemma: macinazione a pietra o a cilindri? Tutti direbbero a pietra ma, al contrario di quanto si pensa, la macinazione a pietra scalda la farina. Ora ecco le domande: – quanti chili all’ora deve macinare un mulino a pietra? – che tecniche si debbono usare per non fare scaldare la farina? Nei mulini a pietra della nostra zona si macina dai 100 ai 150 chili all’ora, e la farina per l’appunto si scalda. Macinata a cilindri la farina esce fredda, e il mulino da cui ora ci serviamo non separa glutine, germe ecc. Altra domanda: perché dovrebbe essere meglio la macinazione a pietra di quella a cilindri, tenendo presente che l’attuale mulino a cilindri non toglie nessun componente della granella? • Risponde Claudio Pagliaccia, dell’azienda biologica Fornovecchino di Montefiascone (Viterbo), custode di semi e agricoltore appassionato. Provo a rispondere alle vostre domande partendo dalla mia esperienza. La produzione oraria di un mulino a pietra varia a seconda delle dimensioni della pietra stessa. Io ho una pietra da 70 cm di diametro e riesco a molire intorno ai 100 kg di cereali (grano duro, tenero e farro) con una resa del 40% circa in farina fina tipo 2. Così facendo la farina in uscita dalle macine è assolutamente a temperatura ambiente. Qualora volessi aumentare la produzione oraria e/o la resa in farina fina sul primo passaggio, stringo le macine ed allora sicuramente scalda. Il mio mulino, come anche altri, ha il buratto incorporato, la farina viene insaccata subito sotto per caduta e la temperatura di quest’ultima misurata a circa 3 secondi

dall’uscita delle macine. Mi risulta invece che nei laminatoi o cilindri la farina viene prelevata tramite un trasporto pneumatico, che oltre che trasportare il prodotto ha anche la funzione di raffreddarlo. Altra differenza sta nel fatto che la molitura a pietra viene effettuata con prodotto asciutto tale e quale dopo il processo di pulitura. Con i cilindri, circa 8 ore prima il cereale viene inumidito per rendere più agevole e proficua la molitura; questo serve anche ad ottenere la farina tipo 00, con un effetto negativo sulla farina prodotta, che risulta essere più propensa alla formazione di muffe e ad un degrado veloce delle proprietà organolettiche. Stando alle tecniche molitorie della mia area geografica (Lazio, Umbria, bassa Toscana, Abruzzo e Marche), mi risulta che mentre sui mulini a pietra il prodotto è omogeneo e completo di ogni parte del chicco frantumato, in quelli a cilindri inevitabilmente le diverse parti del chicco vengono separate, per poi essere reintrodotte in base alle esigenze dell’acquirente. Spero di aver soddisfatto le vostre domande, rimango comunque a disposizione per qualsiasi altra domanda o chiarimento in merito. Terra Nuova · aprile 2012

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Olio di palma: tragedia su tutti i fronti Carissimi, complimenti per il breve articolo di Silvia Ricci contro l’olio di palma. Io aggiungerei che non solo è causa di grave danno ambientale, ma è anche dannoso per la salute, essendo costituito prevalentemente da grassi saturi. Il bello è che qua-

si tutte le confezioni di torte e biscotti presenti non solo nei supermercati, ma anche nei negozi di prodotti biologici, ne sono piene! Carlo Consiglio Gentile Carlo, grazie, in ogni caso contiamo di fare presto un’inchiesta sull’argomento per approfondire tutti i dettagli.

elettrosmog

• Risponde Francesco Imbesi, consulente del Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano Gentile Giannozzo, la ricerca del telefonino a più basso valore di SAR (tasso specifico di assorbimento, vale a dire quanta energia assorbe ogni kg di massa corporea) accomuna spesso coloro che, avvertiti che il cellulare può nuocere alla salute, cercano una soluzione pratica che possa costituire una via di mezzo fra il bisogno (o la voglia) di utilizzare la tecnologia radiomobile e il desiderio di non andare incontro a conseguen-

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Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2 353/2003 2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma comma 1, DCB Firenze Fire enze 1 – Contiene I.R.

Nel numero di novembre di TN ho letto l’importante dossier sui cellulari e sulle conseguenze dell’elettromagnetismo. Alla fine dell’articolo era indicato un elenco di cellulari a bassa emissione e un sito internet in cui si trovano indicazioni sulle emissioni per ogni marca (o quasi) e tipo di telefonino. Sono andato su quel sito e ho trovato un modello chiamato Blue Earth della Samsung, con emissioni persino più basse del migliore indicato dall’articolo, ma quando mi sono messo a cercarlo nei negozi mi è stato impossibile trovarlo: dopo una serie chilometrica di telefonate, dalla Samsung di Milano ho potuto solo sapere che quel modello era stato presentato nel gennaio 2010 ma che ora è fuori produzione e non lo vendono più. Altroconsumo a suo tempo lo prendeva in giro per le celle fotovoltaiche che avrebbero dovuto ricaricarlo ma servivano a ben poco: mi sembra una considerazione insufficiente per una condanna totale. Ho poi cercato di trovare il modello a più bassa emissione indicato da voi, ma anche quello è risultato introvabile: sia quello che gli altri pare si vendano solo in America. Non sono invece riuscito a trovare da nessuna parte una qualsiasi indicazione sulle emissioni dei modelli più recenti che sono in vendita adesso nei negozi italiani. Potreste trovare il modo di riempire questi vuoti e dare delle indicazioni praticabili? Ho una figlia di 13 anni che vorrebbe un telefonino e io le ho detto che lo avrà solo se ne troverò uno con emissioni uguali o minori al più basso da voi indicato. Per quanto mi riguarda direttamente, ligio all’impegno di ridurre al minimo l’impronta ecologica, uso un Nokia del 2006 modello 6103 tipo RM-161 di cui non conosco le emissioni, anche se mi piacerebbe. Un ulteriore aiuto potrebbe essere sapere qualcosa sulle varie protezioni, come gli auricolari o il bluetooth che uso in macchina. Un confronto poi coi telefoni cordless sarebbe oltremodo opportuno, e anche un aggiornamento quanto meno annuale se non semestrale, vista la velocità con cui cambiano i modelli. Un cordiale saluto, Giannozzo

ze per la propria salute. La cosa è senz’altro comprensibile, ma suggeriamo di tener conto che il SAR si basa su dati che possiamo al massimo considerare indicativi: il procedimento per determinare questo indice infatti si basa su caratteristiELETTROSMOG E LETTRO R SMOG ccome ome ed difendersi ifendersi da cellulari, cellulari, cordless, cordless, che ‘standard’ di utilizzo, bluetooth, microonde b luetooth, wi-fi, wi-fi, forni forni a m icroonde le quali in laboratorio differiscono dal normale uso che nella pratica viene fatto del telefonino. L’assorbimento della massa corporea è calcolato in realtà su una massa di sostanza gelatinosa che, essendo inerte e totalmente differente dall’organismo vivente, non può ovviamente avere le stesse reazioni biologiche di un corpo umano vivo. Questo vale sia per gli effetti di tipo termico che, ancor più, per gli effetti non termici. Il valore SAR non dice nulla su quelli che potrebbero essere ad esempio i danni al DNA nel tempo, visto che la gelatina non ha DNA vivente. Un’altra importante predizione che la gelatina non può fare, riguarda l’effetto di apertura della barriera emato-encefalica causata da un’esposizione anche di breve durata alle onde generate dal cellulare. La barriera emato-encefalica è un meccanismo che protegge il cervello dall’entrata di sostanze nocive o residui del metabolismo, e gli esperimenti fatti sulle cavie hanno evidenziato l’alterazione di questo meccanismo in caso di esposizione a campi elettromagnetici. Questa tecnologia si è diffusa in modo troppo massiccio e troppo in fretta perché si possa fidarcene tranquillamente solo sulla base di una indicazione come il SAR. Se si vuole comunque utilizzarla, si puo’ cercare di aumentare le distanze, come del resto suggeriscono i produttori stessi, evidentemente non convinti delle proprie asserzioni di «nessun pericolo». Pertanto, chi deve essere assolutamente raggiungibile in ambienti non collegati alla rete fissa (ad esempio in automobile) potrebbe attivare, per il tempo strettamente necessario, un impianto radiomobile. Un esempio lo si trova sul sito della casa produttrice PeiTel (www.peitel.de). I dispositivi bluetooth invece aggiungono all’inquinamento del telefonino l’inquinamento necessario al collegamento tra telefonino e auricolare, pertanto hanno senso solo se la fonte dell’inquinamento principale (quella del telefonino) è allontanata dal corpo. In auto ciò non è possibile, perché la carrozzeria riflette l’inquinamento in tutto l’abitacolo, che viene quindi moltiplicato di intensità. VANDANA V ANDANA A SHIVA S SHIV VA

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Come conservare al meglio il cibo? Mi chiamo Sonia e da quest’anno sono abbonata alla vostra bellissima rivista. Sono appassionata di orto e di conseguenza di conserve casalinghe, che permettono alla famiglia di passare un buon inverno con i prodotti della nostra terra. Da poco ho acquistato il Manuale dei cibi fermentati, che sto utilizzando con piacere, ma vorrei capire, e mi piacerebbe che dedicaste a questo un articolo perché di sicuro è cruccio di molti, come conservare le mie pietanze senza togliere loro la vitalità. A parte i cibi fermentati metto via anche giardiniere cotte, succhi di frutta, frutta a pezzi con zucchero. Per garantire la conservazione devo fare una breve bollitura e chiudere i barattoli sotto vuoto. Finora pensavo che questo fosse l’unico metodo di conservazione, poi ho scoperto la fermentazione, e in parte va meglio. Ma le altre conserve hanno un segreto per preservare vitamine e sostanze vitali senza fermentazione? E il mio metodo quanto distrugge? Mangio ancora cose buone o cose vuote? Il congelamento è una tecnica migliore? Grazie mille, finora non ho ancora trovato una risposta soddisfacente, mi affido a voi sicura di ottenerla. Sonia • Risponde Michela Trevisan, autrice del libro Manuale dei cibi fermentati, Terra Nuova Edizioni. Buongiorno, non possiedo tabelle a sufficienza per risponderti a suon di numeri, quindi userò alcuni dati e un po’ di buonsenso. Se hai l’orto, già parti da una materia prima di altissima qualità e quindi puoi conservarla a seconda del futuro utilizzo. Certo, per fare un minestrone non si possono mettere sottaceti, e

Michela Trevisan

Il manuale dei cibi fermentati IL MANUALE DEI CIBI FERMENTATI Oltre 50 ricette per sfruttare al meglio le proprietà nutrizionali degli alimenti fermentati e imparare a prepararli: dalle olive in salamoia al sidro, dal kefir al «formaggio» di mandorle.

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per guarnire la pizza le verdure fermentate sono un po’ ostiche. Quindi il suggerimento è di continuare a portare avanti tutti i suoi metodi di conservazione per le eccedenze dell’orto, facendo attenzione a congelare le verdure appena scottate per ridurre l’invecchiamento dovuto agli enzimi attivi nel crudo e far abbassare velocemente la temperatura. Per le conserve in aceto, cerca di cuocerle poco, che siano ancora al dente, e poi di conservarle in barattoli scuri o ricoperti di stagnola o al buio. Per le fermentazioni questo è un metodo che arricchisce le verdure di fermenti e vitamine: preparale per insaporire le insalate o per mangiarle insieme alle patate lesse; arricchiranno così il tuo intestino di flora batterica «amica»!

animalismo delaire. Il nuovo amico si chiama Ugo ed Vi conosco da un anno, da quando un belè un bellissimo coniglietto bianco e nelissimo agnellino mi ha guardato dalla ro che mi ha salvato la vita. copertina del vostro giornale, incurioQuante volte cerco di spiegare a chi non sendomi e spingendomi a comprarlo. ha mai avuto la fortuna di interagire con Da allora la mia vita è cambiata, sono più SCELTA VEGAN Vivere persone non umane l’affetto, l’amicizia consapevole dei miei acquisti e dei miei senza crudeltà e l’incredibile interazione che si riescoconsumi. no ad avere. Mi sono anche resa conto dell’indiffeQuante volte ho sentito l’odiosa frase «ma renza che mi circonda (per non parlare gli animali sono stupidi». Essendo indi diffidenza) quando parlo di ecologia fermiera sono sempre a contatto con le dei consumi, di consapevolezza verso il persone, ma nessuno è mai riuscito a camondo che stiamo infettando (io parlo pire il mio stato d’animo come i miei amidell’animale uomo paragonandolo a un ci animali. Che tu sia in forma, triste, mavirus/parassita da cui la Terra non rieMammografia: più i rischi o i benefici ? Il cuore che pensa lato, vestito da sera o struccata e in sce a guarire), dell’antispecismo, della col)).#()%34! .#()%34! pigiama, per loro sei sempre tu, il loro laborazione. Pet P et therapy the erapy LLa a maionese amico. Perché, al contrario degli esseri Sono passati due mesi da quando la perUn tett tetto to ver verde de Inchiostro Inchiostr o dalle noci n Prevenzione Pr even nzione e cur cura a Un minister ministero o «intelligenti», agli animali interessi TU e sona non umana, che consideravo come naturali natur alli degli ecovillaggi nient’altro. una figlia, mi ha lasciato a seguito di complicanze respiratorie dopo soli tre anni insieme. La mia co- Rain rimarrà sempre nel mio cuore, ma tutti gli altri amici che niglietta Rain, che con amore mi attendeva al rientro dal la- verranno dopo (sperando che ognuno di loro viva una vita lunvoro (aveva persino imparato i miei turni) e mi consolava nei ghissima e serena) avranno il loro posto accanto a lei. Elisa momenti bui di questi ultimi anni… Come fare a consolarmi P.S.: per chi fosse di Milano e dintorni e volesse «adottare» quando la mia consolazione non c’è più? Poi un giorno mi capita di leggere in una rubrica dedicata agli un amico consiglio di visitare il sito www.lacollinadeiconigli.net. animali: «Quando muore un fedele animale di casa piangilo, Si tratta di un’associazione che accoglie conigli, cavie e ratma sostituisci al dolore l’affetto di un nuovo amico» C. Bau- ti abbandonati, salvati dai laboratori e… dalla padella! )-%.4!:)/.% q !-")%.4% q -%$)#).! !,)-%.4!:)/.% q !-")%.4% q -%$)#).!

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Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R.

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Terra Nuova · aprile 2012

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segnaliIBro A CURA DI FEDERICA DEL GUERRA

L’ABC della permacultura

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he cos’è la permacultura? Il libro risponde a questa domanda in modo semplice e conPermacultura ciso, illustrando come la permacultura si basi per tutti sull’idea di una cooperazione con la natura e proponendo una panoramica, introduttiva ma completa, dei principi e delle pratiche. I molti esempi contenuti nel testo mostrano come produrre il nostro stesso cibo senza danneggiare l’ambiente, creando al contempo comunità sostenibili: la permacultura è infatti un processo di progettazione creativa fondata sul buon senso, che invita ad osservare la natura alla ricerca di nuove o antiche strategie per realizzare ambienti armonici ed equilibrati, basati su stili e scelte di vita ecologici. Essenzialmente pratica, si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani. Uscito per la prima volta nel 1993 con il titolo Permaculture in a nutshell, questo è uno dei libri di maggior successo sulla tematica, tradotto in francese, tedesco, ceco, danese e russo. Terra Nuova ha curato la versione italiana, in un’edizione rivista ed arricchita rispetto alle semplici traduzioni dal testo straniero: a corredo di ogni singolo capitolo troverete, infatti, le voci e le storie di chi sta già applicando i suggerimenti della permacultura nel nostro paese. L’autore, Patrick Whitefield, è uno dei pionieri della permacultura nel mondo; insegna e sperimenta il metodo permaculturale in Europa, Medio Oriente e Africa; ha pubblicato molti libri sul tema e collabora regolarmente con Permaculture Magazine. Patrick Whitefield

Oltre l’agricoltura biologica, per curare la terra e guarire il Pianeta

n Permacultura per tutti ´

I principi generali e le esperienze in Italia di Patrick Whitefield, Terra Nuova Edizioni cod. EA108 - pp. 224 - € 10,50

L’obiettore di crescita

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er un’abbondanza frugale è una godibilissima lettura nella quale Latouche ribadisce e conferma i principi della decrescita felice, già ampliamente dibattuti e affrontati nei molti libri precedenti, ponendosi stavolta da diretto contraltare alle comuni, spinose e ripetitive domande di chi accusa la decrescita con il classico strornello: «Volete il ritorno all’età della pietra?». Latouche risponde ai molti quesiti da «obiettore di crescita», come lui stesso ama definirsi, con molti approfondimenti e motivazioni atti ad onorare la causa della decrescita. La lettura scorre fluida e riesce a fornire un quadro completo e articolato della tematica, a partire proprio dall’azzeccatissimo ossimoro «abbondanza frugale», al fine di una ridefinizione della felicità per uscire, come indicato nel libro, «dal circolo infernale della creazione illimitata di bisogni e di prodotti, come pure dalla frustrazione crescente che questa genera, e contemporaneamente che si compensi attraverso la convivialità l’egoismo derivante da un’individualismo ridotto a una massificazione uniformizzante». Sul canale di Terra Nuova trovate un’intervista a Latouche sull’argomento. www.youtube.com/user/terranuovaedizioni

n Per un’abbondanza frugale

di Serge Latouche, Bollati Boringhieri pp. 180 - € 15,00

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La cucina etica regionale di Nives Arosio Sonda Edizioni pp. 528 - € 24,90

365 ricette della cucina italiana suddivise per regione, riscoperte e aggiornate in chiave vegan, che rappresentano un omaggio alla nostra tradizione alimentare mediterranea. A corredo le invitanti immagini dei piatti cucinati dall’autrice, alcuni dei quali presentano un’inedita versione crudista, per conservare tutta la ricchezza nutritiva degli alimenti crudi, che la mancanza di cottura non rende meno saporiti e invitanti.

Amare gli animali, conoscere se stessi´ di Stefano Cattinelli Autoprodotto dall’autore cod. EV451 - pp. 81 - € 11,00

L’animale è un potente specchio della nostra realtà interiore. Amarlo significa accettare tutto di lui, come lui accetta tutto di noi. Le storie (vere) raccolte in questo libro creano delle immagini interiori che ci aiutano a percepire la vita del nostro animale come un unico, costante ed amorevole sostegno del nostro divenire. L’amore che ci ha portato a scegliere di condividere la nostra esistenza con un animale è l’unica esperienza che gli animali ci chiedono di fare verso di loro, ma anche verso noi stessi.

Pietre di pane di Vito Teti Quodlibet - pp. 192 - € 22,00

Nulla più dell’idea del «restare» potrebbe apparire estraneo alla storia del sapere etnografico. Restare sembra infatti l’antitesi del viaggiare, del mettersi in discussione, della disponibilità al disordine, alla scoperta, all’incontro. Ma davvero l’idea e la pratica del restare sono inconciliabili con l’esperienza antropologica? Restare è un’arte, un’invenzione, un esercizio che mette in crisi le retoriche delle identità locali. Restare è una diversa pratica dei luoghi e una diversa esperienza del tempo.

L’alba dei libri di Alessandro Marzo Mario Garzanti pp. 210 - € 22,00

Dov’è stato pubblicato il primo Corano in arabo? E il primo libro in armeno, in greco e cirillico bosniaco? Dove sono stati venduti il primo tascabile e i primi bestseller? La risposta è: Venezia, una città dove nei primi decen-


ni del Cinquecento è stato inventato tutto ciò che noi conosciamo del libro e dell’editoria. Un testo che narra la straordinaria avventura imprenditoriale e culturale della prima industria moderna.

Ce l’ha un libro marrone? L’agra vita di un libraio di Leonardo Oliva Ouverture Edizioni pp. 122 - € 7,50

Aneddoti, richieste impossibili, incomprensibili, titoli improvvisati e autori inventati... sono gli attimi vissuti nel quotidiano di una libreria, trascritti con simpatia in questo libro. Un testo breve e spassosissimo, ironico, realistico, unico.

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Un equilibrio delicato

A delicate balance

è un documentario basato su interviste a medici, nutrizionisti e ricercatori di varie università nel mondo, arricchito da animazioni esplicative, che fornisce spiegazioni approfondite sull’alimentazione vegan. Dal ruolo delle proteine animali nell’insorgenza delle malattie, quali il problema del colesterolo contenuto nei cibi animali, alla questione dell’assorbimento del calcio e alle maggiori possibilità di cancro. Un invito a prendere in mano le redini della propria vita, della salute e del futuro del Pianeta attraverso una semplice scelta: quella vegan.

A Delicate Balance di Aaron Scheibner - Durata 86’

teatro

La scelta. E tu cosa avresti fatto?

Uno spettacolo a cavallo tra documentario e teatro narrazione messo in scena da Marco Cortesi e Mara Moschini, tratto dal libro di Svetlana Broz I giusti nel tempo del male. Testimonianze dal conflitto bosniaco. Sono storie che rappresentano straordinarie testimonianze di eroismo, coraggio e umanità. Storie terribilmente attuali di coraggio civile, di decisioni e di scelte: nascondere il vicino in casa propria, dare un passaggio a una donna, aiutare con del denaro un amico, condividere del cibo con un ragazzo in uno scenario di guerra e terrore. Con il patrocinio della sezione italiana di Amnesty International e della Rai Segretariato Sociale, verrà messo in scena il 1° maggio durante il VeganFest a Seravezza (Lu). Per conoscere le altre date del tour italiano dello spettacolo: www.marco-cortesi.com

Circo senza animali e artisti di strada Il Clown Melanzana, con la sua fresca ironia, e il circo senza animali Zeta Circus Show dell’artista di strada Roberto Zilli, vi aspettano alla Fiera VeganFest a Seravezza (Lu) dal 27 aprile al 1° maggio. Un divertimento per grandi e piccini, che per questi ultimi troverà espressione artistica anche in diversi workshop di circo per bambini a cura del circo contemporaneo della Versilia. Per maggiori informazioni: www.veganfest.it alla voce «programma».

Gli animali in fattoria

U

n emozionante documentario che ci racconta gli animali da fattoria, l’affetto che sanno dare e ricevere, la loro dignità, la loro bellezza. Impareremo a conoscerli per quello che realmente sono: esseri senzienti. Basato sul libro Il maiale che cantava alla luna dello scrittore Jeffrey Masson, è adatto a tutte le età e particolarmente indicato per la visione nelle scuole medie inferiori e superiori.

La vita emotiva degli animali da fattoria Earth View Production e Animal Place - Durata 53’

Facciamo il collegamento

R

ealizzato per la Vegan Society inglese, nel documentario si susseguono interviste a diverse persone che hanno fatto la scelta vegan quali cuochi, un’atleta, una mamma, una nutrizionista, una deputata, ambientalisti, una ricercatrice, un autore e poeta. Con dati interessanti ed esempi personali, ci spiegano come quella cruelty-free sia l’unica scelta vincente per la salute e per l’ambiente.

Making the connection The Vegan Society - Durata 32’ Per ordinare i tre dvd, guardarli online o condividerli: www.agireora.org/info/video_gallery.html Per maggiori informazioni: www.agireora.org Terra Nuova · aprile 2012

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La tolleranza, la compassione, l’autodisciplina, la questione tibetana e molto altro nelle parole del Dalai Lama a cura di Alan Jacobs cm 15 x 21 cod. EA103 - pp. 300 - ₏ 14,00

Dalai Lama Come vivere felici in un mondo imperfetto

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Coltivare l’orto secondo il metodo biologico, l’agricoltura sinergica e la permacultura, senza uso di pesticidi e concimi chimici di E. Accorsi e F. BeldÏ cm 14,5 x 21 cod. EA062 - pp. 220 - ₏ 18,00 (per gli abbonati ₏ 15,30)

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s unti di vista

di Walter Bechisano

Comunicare le ragioni della scelta vegan: troppa violenza?

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a qualche anno è attiva un’associazione di professionisti della comunicazione che, a titolo di volontariato, realizzano campagne specifiche sui temi legati alla questione animale, all’antispecismo e al veganismo. Li incontriamo per capire qualcosa di più del loro progetto e anche per dare modo ai lettori di capire i motivi delle loro pubblicità, una delle quali è riportata qui a fianco.

lora vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato nel trattamento che riserviamo a questi ultimi. Nascondendo ai nostri figli la realtà li abituiamo a sfruttare gli altri animali, senza però dire loro che questo provoca sofferenza e morte. I bambini crescono ignari e per questo motivo accondiscendono, da piccoli prima e da adulti poi, a cibarsi di altri animali e a sfruttarli per i nostri interessi. C’è una frase che recita: «se metti davanIn passato le pubblicità create da Campagne per gli ani- ti a un bambino una mela e un coniglio quale dei due mali sono state giudicate violente da alcuni nostri let- addenterà?». La risposta è scontata.

tori. Non trovate contraddittorio utilizzare un linguaggio molto forte per promuovere un messaggio nonviolento come la scelta vegan e il rispetto degli animali? La contraddizione non risiede in chi propone questo tipo di messaggio, ma in chi lo giudica violento sapendo che si sta denunciando esattamente una violenza. Le pubblicità di Campagne per gli animali non mistificano la realtà, come accade per le pubblicità commerciali sullo sfruttamento degli altri animali, ma al contrario la svelano, la denunciano. Se il consumo di carne equivale a sfruttamento, prigionia e infine morte di un essere senziente, noi ci limitiamo a dirlo, a mostrarlo pubblicamente per contribuire alla formazione delle coscienze individuali e di una nuova morale collettiva che prenda definitivamente le distanze da questo massacro. Lamentarsi della pubblicazione di immagini sulla realtà della tragedia animale equivale a lamentarsi della crudezza di quelle relative agli umani che soffrono la fame nel mondo: nessuno oserebbe affermare che la fotografia di un bambino denutrito è troppo forte e va nascosta perché offende la nostra sensibilità. Si tratta quindi semplicemente di un problema esclusivamente culturale: sappiamo cosa stiamo facendo agli altri animali, ma ci infastidisce che qualcuno ce lo ricordi, perché ciò ci costringe a fare i conti con le nostre contraddizioni. Resta il fatto che i bambini possono restare turbati da immagini violente. È giusto sottoporli ad emozioni così forti? Se dobbiamo preoccuparci di nascondere ai nostri bambini quello che facciamo agli animali non umani, al-

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Qual è l’obiettivo delle vostre campagne? A chi volete parlare? Vogliamo informare e far riflettere le persone attraverso i nostri messaggi «pubblicitari» e in qualche modo anche sbugiardare la pubblicità commerciale, quella falsa e ingannevole. Non siamo disposti a restare a guardare quando ci vanno di mezzo esseri senzienti. Siamo però convinti che la società umana possa cambiare radicalmente, divenendo una società libera ed empatica, solo se ciascun individuo che vi appartiene sarà disposto a compiere un percorso personale di autocritica e di crescita. Il lavoro di Campagne per gli animali pertanto mira a raggiungere il maggior numero di persone possibile. Chiunque può utilizzare e divulgare i nostri lavori, che sono sviluppati in forma del tutto gratuita da un team di professionisti della comunicazione, per veicolare il messaggio antispecista. Avete nuovi progetti in cantiere o in essere? Siamo sempre al lavoro per realizzare nuove campagne. Un progetto che reputiamo importante è il logo pubblicità antispecista che abbiamo ideato e realizzato per le nostre prossime campagne. Il logo è nato per dare la possibilità a chiunque (singoli, gruppi o associazioni) di utilizzare i nostri lavori - privi di elementi connotativi della nostra associazione - liberamente, rendendo il messaggio della pubblicità una sorta di patrimonio comune e quindi condiviso. Insomma, non pubblicizziamo un’associazione ma denunciamo uno sfruttamento. Siamo nati per questo. Per saperne di più www.campagneperglianimali.org www.veganzetta.org



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