Il quadro racconta

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PROGETTTO BIBBLIOTECA GIONA 3° CIRCOLO GALATINA VIA ARNO LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA ll laboratorio di scrittura creativa “IL QUADRO RACCONTA” ha preso spunto dall’idea di Pinin Carpi che, coniugando letteratura, arte e musica, ha inventato una nuova forma di narrativa strettamente legata all’opera d’arte. Come Carpi i nostri alunni hanno utilizzato quadri famosi di celebri pittori per costruire storie in cui parole e immagini si intrecciano dando spazio alla creatività di ognuno. Nel laboratorio i bambini avevano a disposizione alcuni volumi della collana “ I classici dell’arte (allegati al Corriere della Sera), poi, divisi in piccoli gruppi, liberamente hanno scelto uno o più autori e di ogni autore le opere che più, per un motivo o per un altro, li avevano colpiti (colori, scene, personaggi). Dall’osservazione e dalla discussione successivamente ogni gruppo è passato a inventare e a scrivere il racconto che i quadri scelti suggerivano loro. Al di là del prodotto finale, secondo noi, l’attività proposta ha avuto una ricaduta positiva sugli alunni sia perché ha dato loro l’opportunità di avvicinarsi alle opere d’arte con entusiasmo e interesse, lontano dal puro nozionismo, sia perché ha permesso di “capire facendo”, soprattutto perché tutti i lavori sono stati realizzati grazie alla collaborazione e all’impegno serio che ogni alunno, a seconda delle proprie capacità, ha profuso nel gruppo.

Le insegnanti Carla Orlando Maria Cristina De Pascalis


Ci scuseranno i signori pittori se abbiamo giocato con i loro colori. colori. Bellissime Bellissime opere abbiamo osservato e la loro arte qua e là “rubacchiato”. “rubacchiato”. Ci è piaciuto personaggi e ambienti animare e divertendoci tante storie inventare!!! inventare!!!


Autori del racconto e delle riproduzioni gli alunni delle classi quarte e quinte: 1 DIVENTERÒ DIVENTERÒ BALLERINA

Carcagniì Chiara De Lorenzis Rossella Fulvi Alice Palumbo Giorgia Quarta Lorenzo Tabella Martina

2 FESTA DI COMPLEANNO

3 PICASSO: FESTA DI CARNEVALE

Albanese Pierfrancesco Abbaterusso Luciano Geusa Giuseppe Greco Antonio Lenzi Matteo Maiorano Mattia Martemucci Carlo Mosca Federico Sedile Matteo

4 UN SOGNO NEL CASSETTO

5 DAVID Coluccia Irene De Pascalis Giulia Zamboi Elena

Bonetti Alessio De Lorenzis Felice Geusa Giuseppe Greco Antonio Lenzi Matteo Maiorano Mattia Martemucci Carlo Mosca Federico Sedile Matteo

Di Prizio Carolina Giaccari Eleonora Mazzotta Nico Palumbo Giorgia Pizzolante Elena

6 UN MUSICISTA A PARIGI

Antonaci Stefano Beller Thomas Congedo Andrea Congedo Maria Adele De Lorenzis Martina Lenzi Matteo Mangia Arianna Palumbo Elisa Samueli Gabriele


DIVENTERÒ BALLERINA


La famiglia Belelli era ritenuta importante perché il padre, Angelo Belelli, era il sindaco della città. Questa famiglia era composta da quattro membri: il padre Angelo, la Madre Maria, la figlia maggiore Aurora e la figlia minore Valentina. Ad Aurora piaceva molto ballare e sognava di diventare una brava ballerina di danza classica, desiderava ballare sulle punte, indossare quei tutù così leggeri e delicati simili a corolle di fiori, lasciarsi trascinare dalla musica. Un giorno confidò alla madre il suo sogno dicendole: « Mamma, tu come reagiresti se ti dicessi che vorrei diventare una ballerina?» La mamma le rispose: «Io acconsentirei, ma prima dovremmo parlarne con tuo padre». « Allora facciamolo subito!» Disse Aurora tirando la mamma verso lo studio del padre».


Il papà era nel suo studio seduto in poltrona davanti al camino, vicino alla sua scrivania e appena vide la sua famiglia al completo con aria sorpresa disse: « Che cosa c’è di così importante? So di certo che avete da chiedermi qualcosa! La mia risposta è no!» Aurora a quel no si sentì tremare le gambe e si dovette sedere per non cadere a terra. Un nodo le stringeva la gola! Allora la mamma, che conosceva il buon cuore del marito, con calma gli spiegò la richiesta della figlia e dopo lunghe, interminabili ore di discussione si arrivò ad una conclusione: Aurora aveva il permesso di frequentare una scuola di danza.


Aurora cominciò a frequentare le lezioni insieme a tante altre ragazzine come lei: ore e ore di esercizi noiosi e faticosi, ma lei non si scoraggiava e continuava ad impegnarsi con tutte le sue forze! Passò qualche anno, ormai Aurora era una giovane ballerina e continuava a frequentare la scuola di danza sempre con tanti sacrifici e tanto impegno. Un giorno il direttore radunò tutta la classe di danza di Aurora perché bisognava scegliere tra tutte le allieve la protagonista del balletto “Il lago dei cigni”. Il direttore era un signore austero, canuto e mentre parlava si appoggiava ad un alto bastone, Aurora lo guardava emozionata. !


Al provino Aurora era molto emozionata, guardava la faccia seria dei giudici e aveva paura di non farcela, le gambe erano molli, aveva un nodo alla gola, quasi le mancava il respiro, ma appena la musica invase la stanza cominciò a danzare senza piÚ pensare a niente. Alla fine del provino, il direttore, con aria seria e appoggiandosi ad un alto bastone annunciò il nome della protagonista: Aurora Belelli! Aurora non credeva alle sue orecchie.


Cominciarono così le prove, giorni e giorni a provare e riprovare, ad ascoltare i suggerimenti del maestro, a studiare le posizioni! Un giorno però, durante una prova, mentre ballava sulle punte Aurora fece un movimento sbagliato e subito sentì un gran dolore alla caviglia. « Aurora si è infortunata! » Gridò correndo una compagna. « Oh! Mamma mia! Che cosa ti sei fatta! » « E adesso che cosa facciamo? » Dicevano le altre. Subito Aurora fu soccorsa e portata a casa.


Seduta sul divano della sua stanza Aurora pensava con tristezza che non avrebbe più potuto ballare, perché la caviglia le faceva molto male. Senza perdere tempo fu chiamato il dottore che dopo averla visitata rassicurò Aurora e i suoi genitori: «Niente di grave! Una pomata, una fasciatura ben stretta, qualche giorno di riposo e questa farfallina tornerà a volare! Più di prima! » Quelle parole furono per Aurora le più belle che aveva sentito in vita sua. E dopo qualche giorno potè riprendere le prove, accolta con affetto dalle sue compagne.


La sera dello spettacolo Aurora era felice, il suo bellissimo tutù celeste chiaro sembrava una nuvola, lei danzò leggera come una piuma: sembrava proprio una farfalla, i suoi movimenti erano armoniosi, le sue punte sfioravano appena il pavimento. Sul palco le luci erano abbassate, tutto era silenzio, si sentivano solo le note della musica dolce dell’orchestra. Poi la musica cessò, i riflettori si accesero e illuminarono lei: Aurora Belelli. Quello che seguì fu un lungo scroscio di applausi che sembravano non finire mai. L’allieva più piccola della scuola di danza le offrì un bellissimo bouquet di fiori e Aurora rimasta sola sulla scena, con il suo bouquet tra le mani ringraziò il pubblico con un inchino.



DEGAS OPER SCELTE


FESTA DI COMPLEANNO ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !


Augusto ha deciso di festeggiare il suo compleanno nella trattoria vicino al lago e così invita i suoi amici a ritrovarsi, verso mezzogiorno, presso la trattoria “ Alle Vele” per trascorrere insieme la ricorrenza. E’ una bellissima giornata soleggiata di fine estate. I tavoli sono apparecchiati all’aperto sotto un tendone a righe rosse e verdi, tutt’intorno alti bambù ondeggiano piano alla brezza rinfrescando piacevolmente l’aria; il lago è liscio come l’olio e una barchetta a vela scivola sull’acqua . A tavola sono tutti allegri: scherzano, chiacchierano e brindano alzando i calici di cristallo.


« Ho saputo che quest’anno andrai a lavorare a Londra e che ti fermerai per un lungo periodo! » dice Alfonsina a Paolo. « Oh! Come mi piacerebbe visitare Londra, vedere il Tower Bridge, fare shopping ad Harrod’s, sentire l’acuto suono del Big Ben! » aggiunge Alfonsina appoggiata alla ringhiera. « Sarò felice di ospitarti, vieni quando vuoi! » risponde Paolo. « Va tutto bene? » chiede Augusto avvicinandosi a Elisa e a Paolo. «Giornata splendida! Non poteva andare meglio, ma adesso che cosa facciamo? » «Io propongo di fare una passeggiata in riva al lago! ». « A me piacerebbe fare un bagno, ma abbiamo appena finito di pranzare e non è possibile. Peccato! Ma una passeggiata va bene lo stesso! » dice la bella Alina mentre coccola la sua barboncina nera che ha in braccio. Intanto la cagnolina guarda la padrona e pensa tra sé: «Che fame! Oggi nessuno ancora si è ricordato di me! » Alina sembra capire i pensieri del cane e dolcemente le sussurra: «Adesso il cameriere ti servirà un bel piatto di avanzi ». Intanto Paolo chiede: « Allora siamo tutti d’accordo per la passeggiata vicino al lago! »


Tutti insieme lasciano la trattoria. Attraversano un sentiero in discesa che si snoda tra alberi e cespugli punteggiato da papaveri rossi come il fuoco. «Com’è bello il paesaggio da quassù! » esclama Alina che intanto si ripara dal sole col suo ombrellino rosso.


In fondo alla discesa c’è il lago. Tutti si mettono all’ombra sotto gli alberi e guardano quasi con invidia le tre persone che stanno facendo il bagno. Intanto la barboncina ha pure trovato un compagno col quale scambiare quattro chiacchiere.


«Ti piacerebbe fare un giro in barca? » chiede Paolo ad Alina « Adesso vedo se ce lo fanno fare ».


« Saltate su » dice il barcaiolo « Oggi è la giornata ideale per un giro in barca! Il lago è una tavola! » Alfonsina non se lo fa dire un’altra volta e prende posto sulla barca seguita da Paolo.


Intanto Augusto e Alfonsina sentono una bella musichetta che viene da un locale vicino, si allontanano dal gruppo e si mettono a ballare, mentre ballano un colpo di vento fa volare il cappellino di Alfonsina e i due si mettono a ridere.


All’imbrunire tutti sono stanchi, ma felici. Ringraziano Augusto della bellissima giornata trascorsa si salutano e vanno via. La sera, quando Augusto, che è un bravissimo pittore, torna a casa ripensa alla bellissima giornata trascorsa con i suoi amici e decide di dipingere un quadro per fissare i bei momenti di quel fantastico compleanno.


RENOIR e MONET OPERE SCELTE


FESTA DI CARNEVALE ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !


E’ Carnevale, e PAOLO, nonostante la mamma gli abbia cucito un bel vestito da ARLECCHINO, è molto triste perché il vestito lo avrebbe desiderato di tanti colori e non solo di due: Giallo e Azzurro. Ma è triste soprattutto perché la bellissima festa in maschera in casa di Marco, con tutti i compagni di scuola, è stata annullata perché Marco si è ammalato. Il papà, allora, vedendo il suo bambino così triste, gli dice sorridendo: « Adesso usciamo e andiamo a divertirci. Ti porterò…Ti porterò…Questa è una sorpresa! » Paolo esce così con il suo papà.



Mentre camminano passano vicino a un negozio dove su un cartello c’è scritto “ Si affittano e si vendono costumi di Carnevale per adulti e bambini”. Il papà guarda quella scritta ed esclama: « Entriamo! Ho voglia di travestirmi! Non indosso un costume in maschera da quando ero piccolo come te!» La commessa mostra alcuni vestiti e il papà ne sceglie due da provare. Il primo è un costume da ma appena il papà lo indossa Paolo si mette a ridere: « Non mi piace, sembra il vestito di Napoleone, e non mi piace anche perché è colorato solo da un lato ».



Il secondo è un costume da PIERROT che piace molto a Paolo perché è un vestito ampio, molto colorato con un cappello a forma di fungo ed è completato da una mascherina nera con un lungo naso rosso. Il papà indossa il suo costume da Pierrot e ridendo escono dal negozio.



Per strada incontrano tre figure mascherate sedute su una panchina, sono TRE MUSICANTI: c’è un Pierrot che suona un clarinetto, un Monaco che canta seguendo uno spartito che stringe con le mani e al centro un Arlecchino che suona la chitarra. Tra le gambe di Arlecchino spunta la coda di un cane: è sicuramente il loro cane. Le tre figure sono molto buffe e il pezzo che suonano è molto allegro e divertente.



Subito intorno ai tre musicanti si forma un capannello di persone: alcuni cantano, altri battono il ritmo con le mani, altri ballano‌ Alcuni ragazzi si tolgono le scarpe e cominciano a esibirsi in una danza sfrenata. I musicanti continuano a suonare mentre i ragazzi ballano scatenandosi sempre di piÚ. Quando la musica termina i tre musicanti invitano gli spettatori ad assistere allo spettacolo del loro circo: uno

spettacolo

numeri eccezionali.

SUPERDIVERTENTISSIMO

con



Il padre, senza esitare, accetta l’invito e in pochi minuti, lui e Paolo sono già davanti al botteghino a fare i biglietti. Poi entrano e si siedono in prima fila. Il sipario rosso si apre e Paolo resta a bocca aperta: una cavalla bianca alata lecca il suo puledrino; in groppa alla cavalla c’è una ballerina in piedi che gioca con una scimmia arrampicata su una scala. Ci sono acrobati , arlecchini e tanti altri artisti che con i loro numeri e le loro scenette fanno divertire tutti. Ad un tratto il presentatore annuncia: « Ecco a voi Ringo, il cane portiere, potrete ammirare le sue spettacolari parate». Arlecchino lancia il pallone, rullo di tamburo…tiro… ma…nessuno lo para! Altro rullo di tamburo…tiro…e questa volta il pallone va a finire vicino alla cavalla bianca! « Ma Ringo dov’è? » chiede Arlecchino. « Io non lo vedo! » risponde il presentatore. « Guardate, eccolo lì che dorme! » esclama un acrobata.


Tutti ridono a crepapelle mentre Ringo continua a dormire indisturbato. A quel punto lo spettacolo termina e Paolo e il suo papà fanno ritorno a casa dove c’è la mamma che li aspetta. Paolo ora non è più triste e mentre torna a casa pensa tra sé e sé che si può essere felici anche con un vestito di Arlecchino di due soli colori.



PICASSO OPERE SCELTE


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UN SOGNO NEL CASSETTO


Oliver è un pittore di grande successo. Ha un aspetto molto serio, gli occhi vigili e neri, capelli grigi e lisci che sfiorano il collo, dei baffetti come una V capovolta che coprono la bocca e un pizzetto ben curato che gli dĂ un’aria importante.



Un

giorno un

amico

lo

invita

per

festeggiare

l’inaugurazione della sua nuova casa: una bellissima villa in campagna. Oliver allora pensa di portare in dono un quadro che si intona con l’ambiente campagnolo e così prende tela, colori e pennelli e si mette all’opera. Dopo giorni e giorni di intenso lavoro il quadro è pronto: è un bellissimo vaso di girasoli. Il vaso poggia su un piano giallo un po’ più chiaro dei fiori che sono di un bel giallo intenso e spiccano tra il verde delle foglie e dello sfondo.



Il giorno della festa, quando Oliver arriva alla villa, sulla soglia di casa ad attenderlo c’è l’amico che lo invita ad entrare, Oliver intanto si sofferma sotto un albero dal tronco robusto e guarda l’imponente costruzione, la maestosa scalinata che conduce all’ingresso, la porta con sopra una lunetta di vetri colorati simili a quelli delle cattedrali, le due colonne ai lati della porta; poi la sua attenzione viene catturata da ciò che vede tra i campi in lontananza.



E’ un ragazzino intento a seminare. I raggi infuocati del sole illuminano le spighe dorate di grano; alcuni corvi volano bassi in cerca di qualche chicco per la loro cena. A quell’ immagine ecco che i ricordi si fanno vivi e Oliver rivede la sua infanzia da contadino‌


Oliver non aveva avuto un’infanzia felice, la sua famiglia era povera perciò doveva aiutare suo padre nel lavoro dei campi; al mattino si alzava all’alba e subito andava nei campi ad arare, o a falciare il grano a seconda delle stagioni e spesso mentre lavorava pensava con tristezza al suo sogno nel cassetto che sicuramente non si sarebbe mai avverato: diventare un pittore.


Un giorno però era successo qualcosa! Non lontano dal suo campo, c’era una casa circondata da un ampio giardino chiuso da una bassa cancellata celeste, dei vasi colorati allineati su un muretto e con tantissimi fiori bianchi, azzurri e gialli. Oltre la cancellata c’era appoggiata una bambina vestita di bianco,

con un cappello di paglia in testa che lo

guardava in silenzio.



La bambina si chiamava Margherita ed era la figlia del padrone di quella casa che era un bravo pittore. Ben presto i due ragazzi avevano fatto amicizia. Un giorno Margherita aveva invitato Oliver in casa sua e il ragazzo aveva confidato al padre della bambina il suo sogno e così da quel giorno Oliver appena finiva di lavorare correva dal papà di Margherita che gli insegnava a dipingere in cambio di qualche lavoretto nel giardino. Oliver era felice e diventava ogni giorno più bravo. « Mio caro Oliver, tu sei nato per fare il pittore, ma non puoi restare sempre qui, devi andare in città, se vuoi fare fortuna! » Gli disse un giorno il papà di Margherita. Così Oliver lasciato il villaggio era andato a vivere in città.



La città era molto diversa dal suo povero villaggio di contadini. La sera, sotto un cielo punteggiato di stelle, la gente passeggiava per le strade acciottolate o conversava seduta ai tavolini allineati davanti ai bar illuminati dalle lampade. In quella città Oliver aveva preso in affitto una stanza in una casa non molto grande con la facciata dipinta di giallo, le persiane verdi e un portone verde, vicino alla ferrovia che passava sopra un ponte. Nelle vicinanze della casa si stavano eseguendo degli scavi perciò chi passava doveva fare attenzione a non inciampare nei mucchi di terra.



La stanza di Oliver era semplice: un lettino, un tavolino sotto la finestra, due sedie impagliate e alle pareti i quadri che lui dipingeva.


In quella città Oliver era diventato un pittore famoso. Improvvisamente la voce del suo amico fece sparire i ricordi e Oliver entrò in casa a festeggiare. Quando la festa finÏ Oliver fece ritorno a casa.



Era una bellissima NOTTE STELLATA. La luna brillava nel cielo sereno, al di sopra delle case addormentate spiccava il tetto appuntito del campanile e la sagoma del cipresso che si innalzava quasi a sfiorare le stelle.


VAN GOGH ROUSSEAU OPERE SCELTE



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DAVID


C’era una volta, David, un ragazzo amante della musica, che viveva in una piccola casetta in campagna, lungo il viale che portava alla sua casa ce n’erano tante altre piccole e graziose come la sua. Il giorno del suo compleanno ricevette in regalo dai suoi genitori una chitarra con la quale spesso si esercitava a suonare chiuso nella sua camera.


Negli anni successivi in occasione del compleanno ricevette ancora dai genitori altri strumenti come il violino e il pianoforte. Divenuto ormai un bravo musicista andò ad esibirsi per le strade della città con i vari strumenti. La gente sentendo quelle belle melodie gli regalava qualche moneta. Tra la gente in prima fila c’era sempre una bellissima ragazza che lo ascoltava incantata. David, che l’aveva notata, una sera, dopo l’esibizione, le chiese se poteva invitarla a cena, a quella richiesta la ragazza felice gli rispose subito di sì. La cena fu stupenda, subito dopo per completare la serata andarono a passeggiare mano nella mano nel parco della città. Passarono alcuni mesi quando decisero di sposarsi, ebbero anche un figlio che chiamarono Tom. David ogni sera suonava qualcosa per lui.



UN MUSICISTA A PARIGI



C’era una volta un ragazzo di nome Tom che, per guadagnarsi da vivere, passava il suo tempo a suonare per le strade di una delle più belle città d’Europa: PARIGI. Tom , ogni giorno, prima di uscire da casa, per attirare maggiormente l’attenzione dei passanti, si metteva in testa un cappello di paglia bordato da una fascia nera; indossava sempre una camicia bianca rigata; poi annodava, con molta cura al collo, una cravatta di raso dorato che con il suo colore brillante creava un elegante contrasto con la giacca nera. Aveva il viso giovane dalla carnagione rosea, una bocca carnosa che sporgeva sopra un mento quasi appuntito con una fossetta centrale. Gli occhi chiari, grigio - celeste, guardavano con tristezza mentre si concentrava a suonare. Dal cappello uscivano ciuffi di capelli biondi, il suo aspetto sembrava così innocente da far tenerezza.


Tom si fermava a suonare sulla strada principale della cittĂ piena di negozi dove moltissime bandiere sventolavano sui balconi dei palazzi. Su questa strada si trovava anche una piccolissima locanda nella quale spesso il musicista si recava a bere qualcosa prima di suonare.


Un giorno, mentre sorseggiava il suo caffÊ, si ricordò del signore che aveva visto passare per strada molti giorni prima e pensò anche al denaro che gli aveva lasciato

come

ricompensa

per

la

sua

musica

melodiosa. Quel gentiluomo si era tanto affezionato alle sue dolci note, che ogni giorno andava a trovarlo; si fermava, lo ascoltava per pochi minuti e poi continuava per la sua strada.


Dopo qualche tempo, questo signore, che si chiamava William, lo aveva chiamato e gli aveva offerto di andare a suonare nel suo ristorante “ Sirène “ uno dei più importanti della città. Era passato del tempo e Tom non aveva più pensato a quell’offerta, ma quel giorno poiché si trovava nelle vicinanze pensò di andare a visitare quel ristorante.


Appena Tom entrò provò subito una gioia immensa,si guardò intorno e iniziò ad osservare l’ambiente: sulla destra, vicino all’ingresso, seduto ad un tavolo c’era un gentiluomo che, dopo aver gustato un raffinato pranzo, fumava la pipa assorto nei suoi pensieri; dall’altra parte della stanza si vedeva avanzare una cameriera con una caffettiera in mano. In un angolo, vicino alla porta, spiccava un bellissimo, grande vaso decorato a mano con una meravigliosa pianta dalle foglie larghe di un bel verde brillante.



Tom si diresse verso il bancone dietro il quale c’era William, che tanto tempo prima lo aveva invitato. William aveva un viso simpatico e scherzoso, gli occhi vispi, tondi e piccoli incorniciati da due folti sopraccigli neri, un corto baffetto circondava la bocca non molto grande. I capelli, di un nero corvino, si aprivano al centro e formavano due piccole frangette che ad arco si univano alle basette intorno agli orecchi. Indossava un abito chiaro e una camicia bianca chiusa al collo da un fiocco nero.


Tom gli si avvicinò e sorridendo gli disse: « Vi ricordate di me? Sono venuto, perchè tempo fa mi avevate proposto di venire a suonare nel vostro ristorante. Siete sempre della stessa idea? » « Certo! Sono contentissimo di rivedervi e di riproporvi la mia offerta, sempre che vi piaccia il mio locale e che la retribuzione sia di vostro gradimento ». Tom accettò subito l’offerta, doveva suonare tutte le sere dalle ore venti in poi. « Domani mattina verrò a provare! » disse salutando. Infatti così fece. Si trovò subito bene perciò continuò a lavorare per William, anzi con il passare del tempo divennero anche buoni amici. Per vivere si era trovato una piccola casetta fuori città e ogni giorno per accorciare il percorso si recava sul posto di lavoro percorrendo le stradine di campagna, amava molto la natura e passeggiare attraverso i campi lo rendeva felice .


Passava sempre accanto ad una bella villetta con un giardino sempre pieno di fiori colorati e di alberi carichi di dolcissimi frutti. Ogni volta si fermava ad ammirare queste meraviglie e poi proseguiva per la sua strada.


Un giorno vide passeggiare in quel giardino una signora

elegantissima:

indossava

un

vestito

lunghissimo di tulle color panna su cui erano dipinte sottilissime righe rosa chiaro, così chiaro che era difficile vederle da lontano. Lei aveva un viso dolcissimo e sui capelli portava una cuffietta ben legata sotto il mento da un fiocco; intorno al collo si aprivano

lunghi boccoli d’oro. I suoi occhi turchesi

emanavano una dolcezza e una gioia immensa, era una ballerina, una fantastica ballerina e si chiamava Ingrid, sembrava proprio un angelo. Tom si avvicinò con delicatezza e dopo essersi presentato le chiese: « Buongiorno! Mi chiamo Tom e sono un musicista, mi piacerebbe farle ascoltare le mie composizioni e conoscerla meglio »


« Mi chiamo Ingrid e sono contenta di conoscerti. Anch’io amo molto la musica e sarò felicissima di ascoltarla. Ci vediamo domani qui nel mio giardino alla stessa ora . Arrivederci! » Tom quel giorno raggiunse il ristorante col cuore colmo di felicità e appena arrivato raccontò subito l’accaduto al suo amico William.


Il giorno dopo, con il permesso del suo amico, Tom non andò a lavorare, e si recò subito a trovare Ingrid, che per l’occasione aveva preparato in giardino una bellissima tavola imbandita con vassoi d’argento pieni di ogni tipo di pasticcini. Su un vassoio più grande una teiera fumante, piena del migliore tè, aspettava l’arrivo del musicista.


Tom si affacciò al cancello e non appena lei lo vide gli corse incontro e poi lo fece accomodare al tavolo che aveva preparato. Cominciarono a parlare, e parla parla, tra una parola e l’altra sorseggiavano il tè sgranocchiando biscotti. Decisero poi di andare a fare una passeggiata nei campi che in quel periodo erano uno splendore di colori. Da quel momento, ogni pomeriggio Tom prima di andare a lavorare si fermava da Ingrid e così, giorno dopo giorno, la loro conoscenza e amicizia crescevano sempre di più. Un bel giorno Tom le chiese di sposarlo. Ingrid accettò con gran gioia e dopo lunghi preparativi convolarono a nozze e vissero felici per lungo tempo.

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MANET - VAN GOG –MONET ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! !

OPERE SCELTE


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