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NALE

Sezione 8 :

IL RUOLO CHIAVE DELLE FIBRE VEGETALI E RESIDUI CARTLAGINEI D’ORIGINE ANIMALE SULLA STABILITA’ E FUNZIONALITA’ INTESTINALI; LA LORO POSITIVA RICADUTA SULLO STATO DI BENESSERE DELL’INTERO ORGANISMO. RECENTI NOTE INFORMATIVE DA PARTE DELLA COMUNITA’ BIOMEDICA INTERNAZIONALE

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Una parte seppur ancora molto limitata della comunità scientifica e biomedica internazionale sta cominciando a maturare un sempre più vivo interesse verso lo studio di riscoperta ed approfondimento di una disciplina dietetica che si rifaccia alle piu’ profonde ed antiche abitudini alimentari dell’umanita’. Si riporta di seguito un sintetico summary di alcune interessanti considerazioni e spunti informativi apparsi nelle piu’ recenti pubblicazioni scientifiche, espressione di quanto recentemente pubblicato in merito da parte di questa “nuova scuola di pensiero“, ancor tuttavia limitate allo studio dell’alimentazione nei riguardi della flora batterica intestinale. -Gli studi piu’ recenti sul tema mettono innanzitutto in evidenza come il nostro sistema “MICROBIOTA” intestinale in tutte le sue complessita’ in termini di flora batterica cambia a seconda di cosa mangiamo. L’aspetto di maggior interesse e su cui tutti concordano sta nella fondamentale importanza di una flora intestinale che nella sua ricchezza e varieta’ si avvicini il piu’ possibile a quella che i nostri piu’ lontani predecessori avevano. Una flora batterica profondamente variegate caratterizzata da un‘estrema diversita’ microbiotica che porti alla creazione un “microbiota intestinale” capace di influenzare positivamente la nostra salute, rafforzando innanzitutto il nostro sistema immunitario, la stabilita’ cellulare e la conseguente resistenza alle degenerazioni di tipo neoplastico, la resistenza alle infezioni, la stabilita’ del peso ed infine il binomio carattere/umore. -Antesignano di tale nuova scuola di pensiero è il Professor Tim Spector docente di epidemiologia genetica presso il King’s College di Londra. un ricercatore che ha sperimentato la validita’ delle sue teorie su se stesso e di cui si puo’ dire che “ha ingurgitato tutto per la scienza”. Ha abbandonato il confort e la dieta inglesi per catapultarsi nel cuore della Tanzania e vivere con gli Hazda, un, popolo “cacciatore -racoglitore“ della regione.

73 Il suo obiettivo mangiare come loro e vedere come cambiava il suo “microbiota“ intestinale. Ha cosi vissuto mangiando carne di porcospino, tuberi d’ogni tipo, frutti del baobab e pezzi di favo che, oltre al miele, contenevano le larve delle api. Egli ha quindi verificato con approfondite analisi mappando i batteri della sua flora intestinale con risultati sorprendenti: il raggiungimento di una estrema biodiversita’ con una ricchezza di nuove specie intestinali prima sconosciute con significativi effetti sul proprio stato di salute e benessere. -Spector e’ quindi il piu’ convinto e profondo sostenitore della validita/necessita’ per il nostro benessere della dieta del “cacciatore-raccoglitore” o “scavenger“ con termini anglosassoni.

Assieme ad altri ricercatori sta studiando sistematicamente gli Hazda, veri campioni di biodiversita’ microbiotica, dimostrando come le loro eccezionali caratteristiche biofisiche siano dovute al fatto di mangiare in modo integrale tutto cio’ che trovano in natura ,ogni specie sia di animali, sia di vegetali . Aspetto su cui tutti concordano : la dieta per eccellenza e’quella ormai ufficialmente definita del “ Cacciatore -Raccoglitore” e nel mangiare “Tutto e di Tutto” quello che si trova in natura : ogni specie di animali e di piante.. La dieta viene sottolineato che tutta l’umanita’ ha da sempre seguito fino all’avvento dell’agricoltura. Jeff Leach, ricercatore che ha fondato lo Human Food Project afferma : “ Questa e’ la strategia per aumentare la diversita’ e la salute del microbiota ;bisogna mangiare si di tutto ma in particolare tante verdure e tanta frutta; ma bisogna mangiare tutta la pianta e non solo le parti tenere e saporite come ad esempio tutto l’asparago e non solo la punta, il gambo dei broccoli e non solo il fiore . Non e’ masochismo ne’ odio allo spreco ma e’ cosi’ che si aumenta la quantita’ di fibre , quella parte dei vegetali per noi indigeribile ma per i batteri invece preziosa fonte di nutrienti perche’ sono in grado di degradarle . Il positivo ruolo della massa cellulosica sull’efficienza e funzionalità intestinale è ben nota da tempo. Ora però è stato scientificamente messo in evidenza come una voluminosa massa cellulosica porti al rigoglioso sviluppo di svariatissime specie batteriche che, metabolizzando la cellulosa sintetizzano dalla stessa particolari prodotti specificamente dotati di proprietà anticancro ed antidiabete. Riscuote di conseguenza generale consenso nel più aggiornato contesto scientifico e biomedico in particolare ,il principio che bisogna far arrivare all’intestino molte fibre che nutrono i nostri preziosi ospiti batterici al contrario di zuccheri e farinacei raffinati. “ Se non si ha una dieta ricca in fibre come purtroppo accade nei paesi occidentali, si sta di fatto affamando il proprio microbiotico , puntualizza Erica Sommemburg della Stanford University e che insieme al marito Justin Sommemburg ha scritto il libro “The Good Gut “. In questo caso cosa succede? I microrganismi cercano un’altra fonte di alimentazione ed attaccano lo strato di muco che ricopre il nostro intestino mettendo pericolosamente in contatto i batteri con le nostre cellule dell’epitelio intestinale .” I Sommemburg teorizzano che questi meccanismi possano portare ad infiammazioni croniche ed a conseguenti pericolose degenerazioni di varia natura mentre i microbi appropriatamente nutriti producono sostanze benefiche,quali per esempio quelle che regolano la secrezione dell’insulina con positive effetti sulla prevenzione e cura del diabete,oltre a promuovere la secrezione dell’ormone della sazieta’ che fa passare il senso della fame.

-Tra le piu’ utili specie vegetali ricche di fibre preziose per il nutrimento del nostro probiotico Tim Spector nel suo libro “Il Mito della Dieta” indica carciofi, cicoria, rucola, cipolle, aglio, mele e pere. Oltre a tali verdure Tim Spector consiglia altri tipi di alimenti “ Dovremmo mangiare regolarmente cibi fermentati come yoghurt, kefir , crauti ma anche formaggi. Tutti contengono microrganismi che una volta superata la barriera gastrica, impresa non facile ,arrivano al nostro intestine dove danno man forte al nostro microbiota. Raggiungono l’intestino in piccole quantita’ ma abbastanza per avere un effetto positivo contribuendo ad aumentare la nostra biodiversita’. Nel nostro menu entrano infine ma appropriatamente anche il vino rosso ed il cioccolato amaro; contengono polifenoli che forniscono ai batteri energia e permettono la produzione di molecole antiossidanti. Li troviamo anche in frutti di bosco, olio di olive, frutta secca e verdure come cavolfiori e verze, cipolle e, soprattutto, aglio.” -I più recenti studi scientifici sul ruolo di alimenti vegetali della famiglia delle Liliacee o più appropriatamente delle Amarylliaceaee, quali aglio e cipolla, oggi troppo emarginati se non messi al bando in molti “ambienti civili”, ne impongono una doverosa rivalorizzazione, ponendo in sempre più chiara evidenza il ruolo chiave di questo vero e fondamentale catalizzatore nella sintesi di elementi fondamentali per l’equilibrato sviluppo ed il sostegno del nostro “Microbiota Digestivo”. Rivalorizzazione, e se vogliamo riscoperta ,in quanto tali elementi hanno costitituito nei trascorsi millenni oltre che una delle fonti di sostentamento dell’umanità, anche le basi e chiavi della forza e del successo di molte delle grandi civiltà che hanno segnato il nostro passato ad iniziare con l’egizia, che ad esempio ne imponeva l’uso massiccio da parte degli schiavi impegnati nella costruzione delle piramidi ed a seguire le civiltà sumera, ebraica, mongolica, romana, fino a Carlo Magno che ne rese obbligatoria la coltivazione e l’uso in alimentazione. Particolare risalto merita l’importanza che ha avuto l’aglio nella civiltà romana tanto da portare alla lapidaria definizione “Ubi Roma ibi alium”, valida per l’intero mondo romano, principio che si ritiene oggi uno dei fondamenti della forza vitale,particolarmente combattiva, aggressiva e propulsiva della repubblica prima e dell’impero successivamente. La dieta base del legionario romano è sempre stata centrata sull’uso massiccio dell’aglio, unitamente ad un chilo e mezzo di pane integrale e un litro e mezzo di vino rosso, come pure lo era in quella dei gladiatori. E, guarda caso per inciso, in quella dei galli da combattimento! Con l’aglio sempre come stimolante dell’aggressività, forza fisica, imbattibile combattività e come indispensabile antibiotico nutrizionale capace di catalizzare la sintesi nel grosso intestino

dalle sostanze cellulosiche a preziose indispensabili proteine ed amminoacidi essenziali, base fondamentale per la salute, la forza fisca e la sana sopravvivenza di qualsiasi organismo sogetto ad intensa disciplina fisca, sforzi ed esperienze traumatiche di ogni genere.Proteine e d amminoacidi tanto fondamentali all’integrità e forza fisica di un legionario, quanto altrimenti impossibili da garantire per ragioni logistico strutturali in un esercito sempre in movimento o dislocato in aree prive di capacità di vettovagliamento, come nel caso dell’esercito romano che seppe sempre brillantemente superare tale potenziale rischio insito in un’alimentazione ipoproteica. Di qui la forza irresistibile di un esercito aggressivo e determinato che ebbe sempre la meglio sugli spesso molto più numerosi eserciti nemici sistematicamente piegati da dissenteria, tifo e daltre numerose infezioni. Ma il caso non resta comunque isolato in quanto anche altre ben note invincibili armate come ad esempio le irresistibili armate mongole di Gengis Khan ne facevano uso sistematico, come l’armata RUSSO SIBERIANA che ha fermato per sempre l’implacabile avanzata nazista alle porte di Mosca invertendo le sorti della seconda guerra mondiale, come le armate inglesi e francesi durante la prima guerra mondiale, che, prima della scoperta degli antibiotici ne usavano il succo per prevenire la cancrena e gli altri tipi di infezioni. Uso che è comunque continuato nelle armate russe fino a tempi recentissimi tanto da porttare alla denominazione dell’aglio come “Penicillina russa”. Alla base di tutto ciò sta il fatto di fondamentale importanza che è stato scientificamente provato fin dagli anni 50 del secolo scorso di come l’aglio costituisca un “antibiotico nutrizionale” attivo in particolare contro i batteri del tifo, della dissenteria, del grande ceppo dello Staffilococcus aureus, d’infezioni e parassiti d’ogni tipo, compresi oggi molti ceppi di batteri antibiotico resistenti. Di qui il segreto della forza degli eserciti più forti ed aggressivi del passato. Tornando ora , dopo questo comunque doveroso inserto di carattere storico, alla tematica nutrizionale va posto in tutto il suo rilievo come questo elemento chiave, l’antibiotico nutrizionale, oltre ad esplicare la sua potente carica antibatterica , eserciti una determinante azione di controllo dei fenomeni di fermentazione nel grosso intestino inducendo, o meglio, in termini prettamente chimici, catalizzando, la trasformazione delle fibre cellulosiche fino alla lignina, altrimenti inutilizzabili, in proteine microbiotiche contenenti amminoacidi essenziali, con incorporazione di minerali inorganici fondamentali in molecole organiche ad elevato assorbimento ed utilizzazione biologica, la sintesi di vitamine del gruppo B e di innumerovoli altri composti ad azione antitumorale ed antidiabetica, tutte sostanze non originriamente presenti negli alimenti vegetali d’origine. Tutto questo processo bio chimico specificatamente attivato dall’aglio genera il grande potenziale nutrizionale capace di trasformare una dieta povera

e prevalentemente vegetariana in una dieta ricca di elementi capaci di sostenere gli sforzi immani ad esempio dei costruttori delle piramidi o degli eserciti più implacabili anche nelle condizioni più avverse. Questa tematica è oggi doverosamente diventata oggetto di studio da parte della comunità scientifica ma sarebbe troppo lungo e complesso inoltrarvisi. Esiste una ricca documentazione bibliografica in merito. Un’interessante sintesi che viene a conferma dei discorsi pregressi ed è opportuno citare è quella pubblicata il 7 Febbraio 2018 a cura dell’Accademia dei Georgofili che vien riportata in allegato. Va sottolineato come l’Accademia dei Georgofili dedichi da tempo sempre maggior interesse a tale tematica nell’approfondimeno scientifico rivolto in partcolare al suo coinvolgimento nell’ambito dell’alimentazione umana . Non entriamo infine nella soluzione proposta da alcuni medici di curare diverse sindromi patologiche intestinali, quali ad esempio l’infezione da Clostridium Difficilis con trapianto di feci di un donatore con un buon equilibrio di fora batterica fecale, che vengono somministrati al paziente con risultati spesso risolutivi. Nulla di nuovo in fondo per i beduini del deserto che da sempre mangiano lo sterco del cammello, purche’ fresco, per combattere varie patologie intestinali. E’ a tal punto più elegante ricordare l’usanza degli antichi Sumeri che, come risulta da una ricca documentazione riportata su tavolette in scrittura cuneiforme,usavano nutrirsi di miele miscelato con il fango dei fiumi. Un’usanza questa, sorprendentemente assimilabile a quella della popolazione alto Himalayana degli Hunza, su cui parleremo diffusamente di seguito. che bevono acqua di origine glaciale mescolata con sabbia silicea. In conclusione, ad interessante conferma della validità dei contenuti di questo capitolo e ad ulteriore loro appropriata integrazione, merita porre in risalto il caso della popolazione Hunza, il popolo più longevo ed in buona salute al mondo. Un caso molto interessante anche perché si tratta di un gruppo razziale come più sotto descritto, molto simile a noi europei con pelle bianca, occhi e capelli chiari. Una popolazione di non più di 10.000 individui che arrivano a vivere in buona salute e piena attività fisica fino a 120-140 anni e tra cui non esistono casi di tumori, malattie degenerative d’alcun genere e rarissimi casi di malttie cardiovascolari. Vivono isolati nelle più impervie ed inaccessibili valli Himalayane del Pakistan del nord ad un altitudine dai 1660 ai 2800 m, con un sistema di vita estremamente difficile e spartano, caratterizzato da una intensissima, continua attività fisica,legata all’estrema asperità del territorio, alla grandi distanze e dislivelli da superare per la ricerca delle scarse risorse alimentari disponibili, per condurre gli sparuti greggi e mandrie di capre e yack nei magri pascoli delle impervie pendenze sub-glaciali. La loro dieta è basata su quanto riescono

78 a trovare in natura, prevalentemente tanti vegetali quali tuberi, erbe, verdure a foglia verde, bacche d’ogni gnere e sugli ortaggi che riescono a coltivare nei terrazzi delle loro montagne, quali radicchio, cicoria, cavoli, spinaci, rape, ravanelli, pomodori, patate, legumi di tutti i tipi ,piselli e lenticchie in particolare, poco grano ed orzo assunti in genere sotto forma i germogli verdi ed infine, molto comuni, cipolle ed aglio. Altrettanto importante se non determinante il ruolo della frutta, more, ciliege, pesche, mele, pere, melograni, ma e soprattutto, in particolare tante noci, nocciole ed albicocche. Noci, nocciole, ma ancor più le albicocche che oltre che usate fresche vengono essiccate in grandissima quantità e che costituiscono largamente la più grande ed importante riserva alimentare per il loro sostentamento durante l’intero arco dell’ anno. Si ritiene che le albicocche, in particolare essiccate, assunte come tali o sotto forma di zuppe e gelati, loro fondamentale fonte di sostentamento nelle stagioni fredde e primaverili, costituiscano per il loro elevatissimo contenuto in B carotene,vitamine E e K, ferro, potassio e boro, molti antiossidanti e fibre, una delle principali ragioni chiave del loro eccellente stato di salute. Delle Albicocche (Fig pag 80) di cui mangiano sistematicamente anche i semi, ricchi di Amigdalina, sostanza dotata di comprovate proprietà anti radicali liberi ed anticacancro. A questa dieta vegetale si accompagnano comunque modeste quantità di uova, latte, sia vaccino sia di capra, burro, formaggi e poca carne, mentre come condimenti e sostanze grasse in genere, oltre al burro vengono usati gli oli da spremitura di semi, noci e nocciole. Data comunque l’endemica,sistematica,grande scarsità nella disponibilità di cibo, acuita in particolare nei periodi invernali e primaverili, gli Hunza sono costretti a lunghi periodi di pressoche totale digiuno, interrotto solo dall’assunzione di albicocche secche e noci, base fondamentale per la loro sopravvivenza e come sopra detto, ritenute una delle ragioni del loro incredibile stato di salute Oltre a tali aspetti va doverosamente segnalato che gli Hunza non conoscono ne farina ne zuccheri e nessun tipo di cosmetico, saponi o detersivi. A riconferma della validità dei precedenti assunti va però qui anche debitamente segnalato come, nei tempi più recenti, con l’arrivo dal mondo civile di prodotti raffinati tipo farine, zuccheri, dolciumi in genere si sono iniziate a manifestare gran parte delle malattie degenerative che affliggono il resto dell’umanità. E’ comunque di significativa importanza sottolineare il fatto che, come all’inizio accennato, gli Hunza non siano affatto un gruppo etnico particolare, esotico e diverso da noi bensì del tutto a assimilabile a noi, di razza indoeuropea, bianca e discendenti, secondo alcuni storici, da un contingente di soldati macedoni scesi in India e giunti nell’Hindu-Kush al seguito di Alessandro Magno e colà rimasti isolati per duemila anni in queste pressochè inaccessibili valli alto Himalayane.

SINTESI DEI PRINCIPI DI VITA E SALUTE DELLA POPOLAZIONE HUNZA

1- Intensa, sistematica, impegnativa attività fisica in un ambiente caratterizzato da aria, acqua e suolo assolutamente puri..

2- Alimentazione quantitativamente contenuta ma estremamente varia e molto ben equilibrata, con un buon apporto di liquidi come molto the e succhi di frutta varia.

3- Dieta base caratterizzata da decisa preponderanza di alimenti di origine vegetale (oltre il 70%): verdure di ogni tipo, tuberi, radici, frutta fresca e secca tutto l’anno.

4- Modesta ma significativa presenza di alimenti di origine animale, fondamentali per il loro apporto in termini di proteine nobili: uova, latte, burro, yogurt e carni varie.

5- Completa esclusione di zuccheri, alimenti raffinati in genere, compresi tutti i tipi di farine, purche non in forma rigorosamente integrale.

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