La rivista per il blogger fatta dal blogger
il mare... la vera storia di Pelle di rame e Statua di sale vicoli un mare di speranza collana cristalli e alcantara in vacanza con un’amica l’estate del mio primo bacio è verdeazzurro il mare un’estate di tanto tempo fa Vivian Maier la fotografa bambianaia il mare d’inverno verso il mare sposi, mare, foto e parole
intervista a...
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mar i
e
# uno anno 1 - gennaio/febbraio 2011
Michele Saponara di SapienzaVela
Camminavo sulla sabbia. Bassa marea. E giù, oltre, la curva, scrissi un verso sulla sabbia. E in quel verso scrissi quel che la mia mente pensava e ciò che la mia anima desiderava. E quando la marea fu alta, ritornai, ancora, su quel lido, e di ciò che avevo scritto nulla trovai. trovai solo i segni del bastone di uno che aveva lì camminato da cieco.
E
2011
K. Gibran
ditoriale
I
l mio rapporto con il mare è intenso a tal punto che non disdegnerei di poter trascorrere cullata dalle onde una buona parte del resto della mia vita. Un guscio di noce, una tela e qualche buon libro…e chiaramente l’illusione di aver lasciato dietro di me tutti i problemi terreni. Nei momenti di difficoltà mi sono comunque sempre rifugiata nel mare, forse perché il suo movimento, il suo essere in ogni attimo diverso da prima e uguale a dopo, mi tranquillizza. La sua potenza e la sua forza mi rassicurano; il suo profumo, il suo profondo respiro, mi hanno fatto innamorare. Sulla Terra l'acqua copre il 70,8% della superficie del pianeta e ad essa è riconducibile la stessa origine della vita. Predisporre un intero numero di The Best dedicato al mare è stato quindi un gioco da ragazzi un po’ per tutti, tranne forse per Aracne, che si è lamentata pubblicamente (suvvia avevo solo chiesto una ricettina con il pesce!). E’ inutile che vi racconti che fra queste pagine troverete fotografie stupende (The Best si sta mutando in una rivista fotografica!) e ogni genere di articolo: dalla poesia carica di speranza ed emozioni, ai ricordi d’infanzia abbracciati alla sabbia; pedalate invernali sul lungo mare del Poetto e non poteva certo mancare il racconto di un primo bacio sulla spiaggia sotto le stelle. Davvero gioco facile hanno avuto la nostra coppia di ecologisti: il nostro amato mare è spesso talmente mal trattato che seguendo i loro consigli potremmo iniziare ad aiutarlo. Da mettere in risalto il ritorno dopo due mesi di assenza del “figliol prodigo Luciano” con un racconto dal finale un po’ acerbo (insisto: quel tizio salato mi sta sull’anima in un modo!) e la nuova arrivata: Marta, con il suo sogno di giornalista, che accolgo nella mia redazione con estremo gradimento. Da parte mia ho avuto il piacere di lavorare con dei ragazzi incredibilmente dinamici ed energici: i giovani di “SapienzaVela”: intervistarli è stata davvero una scoperta più che interessante, leggerete. Vi lascio come sempre al vostro divertimento, quale che sia: sfogliare le pagine raggianti su Issuu o godervi gli articoli uno alla volta con la possibilità del commento sul blog.
Vi abbraccio tutti ad uno ad uno. Solindue http://www.solindue.wordpress.com/
the contents
2
Verso il mare
41 Editoriale
3
by Solindue
. La vera storia di Pelle di rame e Statua di sale by Luciano Marcelli
7
by Riccardo Uccheddu
Sposi, mare, foto e parole
43
by Antonella
11
La natura...
49
by Franco
In vacanza con un’amica Il Natale di nessuno
51
by Folletta
11
by Alanford50
La mer by Jaulleixe
13
L’estate del mio primo bacio
53
27
by Grimilde
Il mare di Aracne Intervista a... Michele Saponara
19
by Solindue
Un mare di speranza by Spaziocorrente
26
Foto del mese by Grimilde
27 Il mare
by Marta
29
57
by Aracne
Il mare d’inverno
52
by Fabio Melis
31
E’ verdeazzurro il mare
68
by Santi
La fotografa Bambinaia
69
by Grimilde
49
L’opinione... Un’estate di tanto tempo fa
74
by Arthur
Un mare di emozioni
31
Blog creativo... Collana mezzi cristalli con alcantara
35 Copertina
by Pensierieperline
#1|11
© Solindue
Copertina_retro
by Valentina
© Arthur
5
Rubriche e collaborazioni
...da un’idea di Solindue
Elle - Cultura e Spettacolo (www.2elle.wordpress.com)
Direttore
Solindue (www.solindue.wordpress.com)
E. Koala (www.koalanation.wordpress.com/)
Art Director
Arthur (www.ilmondodiarthur.wordpress.com)
Spaziocorrente (www.spaziocorrente.wordpress.com)
Progetto grafico Impaginazione
Grimilde (www.pensieriscomposti.wordpress.com/)
Redazione
Luciano Marcelli
Solindue Arthur Solindue L’intervista a... (www.solindue.wordpress.com)
Arthur L’opinione...
the b est magazi ne the best magazine
Arthur
(www.ilmondodiarthur.wordpress.com)
Valentina
(www.lucianomarcelli.wordpress.com/)
Riccardo Uccheddu (www.riccardo-uccheddu.blogspot.com/)
Stella Luce (www.stellasolitaria.wordpress.com)
Folletta (www.folletta.blog.kataweb.it/)
Fabio Melis (www.blogaventurareporter.blogspot.com/)
(www.aliusetidem.wordpress.com)
Valentina Calzia (www.tremaredamore.it)
Aracne_in cucina con... (www.lagriccia.blogspot.com)
Pensierieperline_Blog creativo
(www.pensierieperline.wordpress.com)
Alanford50 (www.alanford50.leonardo.it/blog)
Sapienza Vela (www.sapienzavela.it)
OnAir - Godot - BabEle Kate - Kocheika (e-mail: thebestmagazine@ymail.com)
Marta
La foto del mese è di: Grimilde
(www.godblessmarta.wordpress.com)
(www.pensieriscomposti.wordpress.com)
Jaulleixe (www.jaulleixe.wordpress.com)
Antonella (e-mail: thebestmagazine@ymail.com)
nel web: http://thebestmagazine.wordpress.com e-mail: thebestmagazine@ymail.com
La vera storia di
Pelleedi rame Statua di sale
by Luciano Marcelli
racconto di mare di un tempo che fu
© patrizia ballerini
by Luciano Marcelli
serpeggiante, lungo la quale si dischiude tutto il
L
a vera storia di Pelle di rame e Statua
piacere del navigare. Se dalla spiaggia o dalla strada
di sale. Racconto di mare di un
litoranea o da una casa in riva al mare qualcuno ne
tempo che fu.Due miglia al largo
osservasse il procedere, vedrebbe lo scafo scomparire
della costa, esposta a Occidente; il
ogni volta nel cavo tra le onde, lasciando per un po’
cielo è quasi sereno; la visibilità è
soltanto l’albero e la ridotta velatura a tradirne la
ottima; da diciotto ore soffia un vento fresco di
presenza: ma c’è solo una spiaggia per molte e molte
Maestrale, con raffiche di vento forte; cavalloni alti,
miglia, lungo questa costa, e la spiaggia è deserta,
dalle creste imbiancate di schiuma, vengono incontro
bruciata dal sole, dal vento, dal sale, in quest’ora
costanti, da una distesa di blu e di schiuma a perdita
meridiana di inizio settembre; nessun nastro asfaltato
d’occhio; gli spruzzi da prua percorrono facilmente i
ingiuria le colline del Parco, mentre lungo i sentieri non
trentasette piedi che bastano a raggiungere e
pare avvistarsi anima viva; si staglia una costruzione
superare il pozzetto e ogni spruzzo incrementa il
solitaria, sul promontorio: un convento o monastero o
deposito salmastro.
un’abbazia; dopo pranzo, chissà che fanno, se
Il timoniere, sempre più, assomiglia a una
recitano, se riposano, se osservano la vela bianca sul
statua di sale. Barra all’orza, mentre lo scafo si inerpica
mare imbiancato.
su per il fianco scosceso di ogni onda, presa al
-*-
mascone. Un istante di sospensione, come la pausa
Pelle di rame riposa nella pancia del piccolo
dopo che si è inspirato, e poi giù a capofitto verso il
vascello, sprofondata nel miele denso della malinconia
cavo, poggiando deciso senza eccessi, scivolando
del ritorno.
lungo il declivio blu con la fiancata, in una corsa
-*-
esilarante e composta; poi una pausa più lunga, come
Trascorre il tempo, con i lunghi bordi a risalire;
dopo che si è espirato; attimi di tregua e si riprende, il
la barca risulta facile, giustamente orziera pur tenendo
governo come il respiro. Sali e scendi, orza e poggia,
a riva il solo genoa, ridotto; la conduzione è agevole e
disegnando pacatamente un interminabile scia
per i rari cambi di mure vanno bene due sole braccia.
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by Luciano Marcelli Statua di sale la sente quasi viaggiare da sé. Lui e
facilmente. Dopo un certo lottare contro la tela lacera
Pelle di rame e il loro guscio di vetroresina: un’armonia
che garrisce scomposta e le manovre correnti che
ispida, che avanza senza fretta verso casa.
guizzano bizzarre e minacciose, mentre Pelle di rame
-*-
geme insicura al timone, infine la vela è saldamente
Pelle di rame mette fuori il naso; il capo; si
imbrigliata sulle draglie. Tocca adesso alla randa
volge attorno; osserva la distesa di spuma, a Ovest, a
terzarolata di fare il suo mestiere e il timone diviene
Sud, a Nord; osserva i rilievi, a Est; stima tra sé e sé la
duro; la barca reagisce nervosa; il fruscio del vento si fa
posizione; si lascia abbagliare dalla luce che splende
aspro, sulla tela. L’intorno è rischiarato dalla luce di
tutto intorno; si lascia scarmigliare dal vento salato.Si
una luna venuta provvidamente a rassicurare gli animi,
siede in pozzetto e allora acqua e salsedine la
scossi per il cedimento del grande fiocco e per il
investono: ha indumenti di cotone sulla pelle di seta,
trambusto che ne è seguito. Si avvista soltanto una
colore del rame più scuro, sulla carne tenera e robusta,
nave in lontananza, con rotta opposta e divergente;
sui muscoli che fremono animali. Sorride silenziosa a
porta tutte le luci accese, come un paese in festa, che
Statua di sale, che silenzioso ricambia, da sotto la
tutto intero si sposta; senza sonoro.
cerata inzuppata, da dietro la crosta salmastra, da
-*-
dentro la maschera di sale.
Trascorrono poche ore e già albeggia. Il vento
-*-
tende adesso a provenire da Occidente, con forza
La costa ora si protende verso la loro rotta, con
ridotta. Una baia molto ben protetta è l’occasione per
la piana verde e la spiaggia chiara e le acque basse
un riposo, dopo un pasto e un bagno. L’ultimo, lo
del Tombolo, che si tingono di smeraldo e di turchese;
sanno. Rimessa la prua a Nord, il viaggio verso la base
ora rientra, più scoscesa, restituendo un blu intenso,
non è una pratica da evadere: è ancora il sogno che
misterioso, sotto la chiglia. Costa e barca e acqua e
continua intenso fino all’ultimo minuto e che terminerà
cielo e nubi leggere e veloci: tutti gli elementi scorrono
soltanto quando si avranno i piedi sul cemento del
tra loro. Si supera il Canale di Piombino, con il suo
molo; è ancora l’incanto dell’acqua, del cielo e della
traffico di traghetti carichi di automobili e di
costa. L’incanto sospeso del veleggiare.
villeggianti che vanno o che tornano; passeggeri che
-*-
salutano verso la barca, ogni volta che le rotte si
È nuovamente sera ed è lo spiazzo di un
incrociano; Statua di sale sorride sornione,
distributore. Addio. Pelle di rame vorrebbe prendere
compiaciuto del suo destreggiarsi tra uno di quei
tra le mani le guance di lui, vorrebbe trattenerlo,
giganti e l’altro: poggia, passa di poppa a una nave,
baciarlo, farsi cullare, portarlo sempre con sé. Arriva
orza e riprende l’andatura; vira per lasciare libera rotta
soltanto a poggiargli i palmi sul torace, con una
al traghetto successivo, diretto all’opposto; poi di
smorfia di amore e di impotenza che la strugge
nuovo vira e subito poggia, per lasciare acqua; infine
nell’intimo.
orza sulla poppa del terzo bastimento e riprende il suo
Lui, deciso oramai, impassibile.
corso. Si fa notte.
Una statua di sale.
-*Senza preavviso il genoa si squarcia, già vecchio e più volte ricucito. Non si lascia ammainare
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Š arthur
by Alanford50
vicoli
Antiche strade. L’immagine è bella, colorata, c’è calore, sa di amori, di rancori, di gioie e di dolori, sa di vita e di vite vissute, sa di ricordi e di amicizie passate e perdute, sa di storie che ancora devono essere scritte e vissute per poi essere a loro volta dimenticate come se non fossero mai accadute. ... amo i particolari, anche quelli più insignificanti ed allora ecco la voce dei miei pensieri prendere forma e ragione, quello che mi ha colpito in questa di per se stupenda foto è che in tutto questo calore e colore, manca la cosa principale, l’essenza che da senso a tutta quell’ipotesi di vita, manca l’uomo, tutte le finestre sono chiuse, scure, ermetiche in modo da non lasciare trapelare ne entrare una parvenza di umanità condivisibile. Allora ecco la memoria venirmi in aiuto, mi ritornano in mente parole che mi erano scaturite un tempo ormai lontano nell’attraversare una stradina simile a questa della foto, in fondo tutte queste stradine sono uguali, perché costruite e vissute da anime troppo uguali e dalle medesime abitudini e paure.
Camminare per queste antiche strade. Nel camminare per queste antiche strade, odo il rumore dei miei passi, nel silenzio rimbomba sui muri delle case, solo il vento si insinua, solo il vento osa, la paura delle genti traspare dalle porte socchiuse, il loro respiro si ferma sull’umido dei vetri, le tende avvolgono e nascondono sguardi impauriti curiosi ed ostili, tutto si muove e si dà da fare nell’ombra per renderti straniero, se non fosse per il rumore dei miei passi che nel silenzio rimbomba sui muri delle case, forse mi lascerei vincere e sopraffare e dalla paura.
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la mer
V
i piacerebbe ritrovarlo ogni estate come lo cantava Charles Trenet? Allora dobbiamo at-trez-zar-ci adeguatamente il prima possibile. No, no, via le pinne, i secchielli… il boccaglio, poi: siamo a febbraio! Il vostro mare ve lo preparate innanzitutto al supermercato. Infatti, nonostante le soluzioni 100% biodegradabili ed ecosotenibili siano indiscutibilmente l’optimum a cui tendere, per la gravità della situazione in cui versano attualmente i nostri mari (sarebbe proprio il caso di dire che si naviga in cattive acque) anche un limitato ma costante contributo, in compatibilità con le possibilità di ciascuno, è fondamentale. Ecco perché questa volta i Jaulleixe vi offriranno alcuni spunti da cui partire per trovare l’ambito (o gli ambiti!) a cui dedicarsi in attesa del solleone. 1 - Guardate i vostri detersivi e smacchiatori. Molti riporteranno i seguenti simboli in etichetta:
by Jaulleixe
irritante per pelle, occhi ed apparato respiratorio. Non respirare i vapori ed evitare il contatto con pelle.” Il secondo, segnala “Sostanze nocive per l'ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per l'ambiente terrestre (fauna, flora) e l’atmosfera o che a lungo termine hanno effetto dannoso”. Trovare nei supermercati detersivi e smacchiatori privi di entrambi è dura. Ma che non riportino il secondo, beh, è fattibile. Tenete presente, mentre scegliete il prodotto, che il famoso bianco “luminoso” è solo un’illusione di ulteriore pulizia data dagli sbiancanti ottici (che non garantiscono maggiore igiene e possono pure comportare allergia) e che prima di ricorrere a candeggine, additivi vari supersmacchiatori si possono tentare una miriade di accortezze che – garantiamo – funzionano, rovinano meno i tessuti e di solito costano pure poco (per esempio, non lavare mai le macchie di sangue con l’acqua calda, che avrebbe su di loro un effetto “indurente”, e versarci sopra, piuttosto, dell’acqua ossigenata prima del lavaggio; mettere l’aceto nella vaschetta dell’ammorbidente vi fa
Il primo significa: “Sostanza che può avere effetto
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by Jaulleixe risparmiare su questo e sull’anticalcare; ecc…). 2 – Il banco del pesce. Per comprare un alimento delicato come questo prima o poi si trova un posto che ci ispira fiducia e da quel momento squadra vincente non si cambia. Vi può tutelare sul piano della salute personale, ma per quanto? Ricordate infatti che il mare è un ecosistema minore dell’ecosistema Terra, il che vuol dire non solo che la salute o la malattia di una sua parte si ripercuote sul tutto, ma che ciascun componente è INDISPENSABILE e la sua improvvisa scomparsa comporterà, prima o poi, una seria minaccia per l’equilibrio del mare (e del pianeta di conseguenza). Sarebbe quindi opportuno evitare il surgelato e nutrirsi solo di pesce locale (per chi vive nell’entroterra, proveniente dalla località marittima più vicina possibile), purché NON sia stato pescato con le reti a strascico e NON sia a rischio estinzione. Se seguire entrambe le regole vi riesce difficile, rispettate almeno la prima. Ed evitate SEMPRE, freschi o congelati, almeno i seguenti pesci: anguilla, bianchetto, capasanta, cernia, halibut della Groenlandia, merluzzo bianco, nasello\fs22fs22 , occhialone, platessa, pesce specchio, pesce spada, rana pescatrice, razza, squalo, tonno alalunga, tonno rosso. Le alternative provenienti dall’allevamento? Ok, ma con un occhio di riguardo a luogo e modalità di allevamento (quanti avrebbero il coraggio di cibarsi di pesce che è stato trattato così?) [http://www.ilcambiamento.it/caccia/pesci_scuoiati_vivi_indagine_mfa.html]
3 – STOP al sacchetto di plastica. Ogni anno milioni di pesci, balene, delfini [ http://www.ticinolibero.ch/?p=53442 ] , uccelli marini e tartarughe muoiono a causa della plastica e dei coloranti (sostanze talora tossiche - quando non cancerogene - che finiscono con l’accumularsi negli organi interni degli esseri viventi) degli shoppers. Dovrebbero essere aboliti, e in questo la legge è dalla nostra. Ma qualche supermercato fa ancora il furbetto. L’ideale sarebbe dotarsi sempre di borse riutilizzabili in tessuto robusto. Ma se non ce l’avete (o ve la siete dimenticata: anche a noi purtroppo capita) almeno pretendiamo i sacchetti biodegradabili. E, se la rivendita ne fosse sprovvista, creiamoci l’alternativa: noi ad esempio “usufruiamo” degli scatoloni con cui le nuove provviste alimentari arrivano nei supermercati spesso lasciati in giacenza, in attesa di essere buttati, in piccoli cumuli tra un reparto e l’altro. 4 – L’unica frittata da non fare è buttare l’olio in mare. Se l’ingrediente (olio d’oliva, di semi, ecc…) che vi permette di dorare verdure, gamberi, frittate e quant’altro finisce negli scarichi del lavandino o del w.c., e quindi nelle fogne, e da lì nel mare, contribuirete a creare una pellicola impermeabile che impedisce l’ossigenazione e quindi la vita della flora e della fauna marina (4 kg di olio creano una patina estesa come un campo da calcio). Se volete quindi continuare a godervi lo snorkeling o #1|11
http://www.jaulleixe.wordpress.com/ 14
by Jaulleixe
l’attività subacquea prendete una tanichetta o una grande bottiglia di plastica, un imbuto e versateci l’olio di cottura (e quello di conserva!) man mano che vi avanza. In molte città esistono punti di raccolta settimanale di questi contenitori per riciclarne il contenuto (almeno all’80%, trasformandolo in lubrificante, bitume e gasolio). Ed è un servizio che probabilmente già pagate con le tasse. Non usufruirne sarebbe un doppio spreco! 5 – Lavatevi senza sporcare! Potremmo scrivere volumi sulla cosmetica insalubre, capitoli su quella che, in particolare, uccide flora e fauna marina. Comunque, un primo passo comunque significativo può essere trascrivervi queste poche regole su un foglietto da tenere nel portafoglio per rapida consultazione: ASSOLUTAMENTE MAI acquistare shampoo contenenti EDTA; mai balsami contenenti PEG o PPG (Polyquaternium); mai liscianti o cosmetici per pelle e/o capelli contenenti Paraffin, Paraffinum liquidum, Petrolatum, Cera microcristallina, Dimetichone, Dimethiconol, Amdimetichone, e tutti gli ingredienti che finiscono in –one, -thicone, -siloxane. Superfluo aggiungere che questi ingredienti, al grave danno ambientale, aggiungono quello alla salute umana.
6 – Sfidate l’ultimo tabù: la carta igienica! “Questo è davvero troppo”, starete già pensando. Se vi imbarazza immaginare il confronto meramente igienico tra carta e bidet (tra i quali è fin troppo chiaro chi vince), sappiate almeno che la carta igienica (così come i fazzolettini e i tovaglioli di carta) complica le operazioni di filtraggio degli scarichi fognari e, per i comuni con sbocco sul mare dotati di depuratori “difettosi”… beh, è un bel problema che tende a sedimentarsi sui fondali e a restarci per un po’. Compriamone quindi poca (certificata FSC) e usiamola con estrema parsimonia. E in tutti i casi in cui è possibile (quante volte ricorriamo a un paio di strappi solo per soffiarci il naso, o per struccarci) buttiamola nel cestino!!!! [http://www.fsc-italia.it/download/materialedivulgativo/Brochure%20FSC%20interno.pdf] E in attesa che scopriate la vostra “vocazione” salva-mare, i nostri migliori auguri per una rapida integrazione eco sistemica dei percorsi esistenziali Uomo-Mare… pour la vie.
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by Solindue
intervista a...
Michele Saponara
l’intervista
by Solindue
a Michele Saponara ntervista Vicepresidente di
i
“SapienzaVela”
Se provate a digitare su Google, la risposta sarà immediata (0.24 secondi) con 145.000 risultati. L’iniziativa è ovunque: ha un sito ( www.sapienzavela.it ); una pagina su facebook (www.facebook.com/sapienzavela); troverete un canale dedicato su youtube (www.youtube.com/user/SapienzaVela); articoli sui giornali di nautica e quant’altro. Ad una prima visione del sito “SapienzaVela” risulta un’associazione di studenti che offre corsi di vela: iniziazione, perfezionamento e patenti nautiche. Ma dietro nasconde un progetto davvero più vasto: la progettazione e la realizzazione di prototipi di barche a vela da competizione, concepite e costruite dagli studenti. Cosa c’è davvero dietro? Presentare SapienzaVela come un’associazione che offre corsi di vela penso sia riduttivo: è piuttosto un laboratorio dove applicare le conoscenze acquisite nei diversi corsi di laurea. Per fare solo qualche esempio il gruppo sportivo, sotto la guida di Federico Insabato - studente di “Cooperazione e sviluppo internazionale”-, ed ex team manager del Joe Fly Sailing Team, sta sperimentando delle tecniche di apprendimento innovative e di tema building. Inoltre uno specializzando di “Medicina dello Sport” sta preparando un piano di allenamento specifico per la vela, in collaborazione con “Mascalzone Latino” e lo sperimenterà proprio con i nostri ragazzi. Per fare un’altro esempio il gruppo di studenti che si occupa di comunicazione sta sfruttando, in modo innovativo per un gruppo sportivo, le nuove opportunità offerte dal web2.0, come tu giustamente accennavi, facendo scrivere spesso ai partecipanti le notizie che appaiono sul sito e sulla pagine di facebook. “Mille e una Vela” è probabilmente il progetto che meglio riassume lo spirito dell’associazione, coniugando sport, studio teorico, innovazione e realizzazione concreta. Il progetto è partito circa un anno fa con l’inizio delle lezioni teoriche di fluidodinamica, e l’inizio della progettazione dello scafo, varato a Ottobre.
Chi o quale facoltà del’Università La Sapienza di Roma coordina tale progetto e quanti studenti e quali facoltà sono al momento coinvolti? Il professore di riferimento, al quale va il nostro più sentito ringraziamento, è il Prof. Giorgio Graziani, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Aeronautica e Meccanica. Personalmente mi occupo di coordinare il gruppo degli studenti e le varie attività insieme a Chiara Pilloton. Al momento sono coinvolti in maniera diversa circa 20 studenti divisi in base alle capacità ed ai settori di interesse tra le Facoltà di Ingegneria, Architettura, Disegno TecnicoIndustriale, Economia e Sc. della Comunicazione. Speriamo di riuscire a coinvolgere anche studenti di Matematica o della Facoltà di Scienze in generale.
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l’intervista
by Solindue
L’imbarcazione presentata da pochi mesi è uno skiff* di 4.60 m. Un grande investimento immagino sia di tempo che di denaro. Avete dei finanziamenti? L’iniziativa fa parte delle Iniziative Culturali degli studenti, con Benedetto Madia e Federico Lo Torto nella funzione di firmatari; come tale ha avuto un primo stanziamento di fondi da parte dell’Università. Degli sponsor? Abbiamo avuto la possibilità di usufruire dei fondi messi a disposizione dal Cus Roma, destinati alle attività veliche da uno sponsor. In oltre le vele sono state costruite dalla 3FL di Francesco Cruciani con la collaborazione del quale abbiamo acquistato solo il materiale usufruendo di una riduzione dei costi notevole.
Ci sono Cantieri nautici italiani che si sono interessati al progetto? Grazie all’interesse ed alla passione del Dr. Marco Brinati, senza il quale non avremmo potuto portare a termine la nostra avventura, l’imbarcazione è stata costruita presso i Cantieri Navali D’Este, che ci hanno messo a disposizione l’attrezzatura,
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l’intervista
by Solindue
la logistica e i materiali, nonché la supervisione dell’Ing. Maurizio Fissi, responsabile e direttore del cantiere di S. Marinella. Il risultato finale è stato molto apprezzato; ha anche riscosso l’interesse di alcuni possibili acquirenti tanto che non si esclude una produzione di piccola serie della barca stessa.
Le imbarcazioni progettate e costruite dagli studenti vengono poi utilizzate per la manifestazione, a cui accennavi sopra, “Mille e una vela”. Di cosa si tratta? La manifestazione è nata nel 2005 su iniziativa della Facoltà di Architettura di Roma 3: prevede l’impegno degli studenti nel progettare, costruire e poi far confrontare i propri scafi contro quelli prodotti dalle altre università italiane e non solo, in una regata di fine anno accademico. Le barche devono rispettare delle misure massime e minime (come la lunghezza, la larghezza, la superficie velica massima, il peso, etc.) ma possono avere forme completamente diverse lasciando grandi margini di sviluppo e ricerca nella fase di disegno dello scafo, per questo motivo “Milla e una Vela” è stata definita “la Coppa America delle Università”.
Il materiale deve essere il legno o le fibre naturali. La nostra scelta, estremamente innovativa, è stata quella di costruire la barca con un sandwich a base di fibra di canapa e cedro, che ci ha consentito di usare le moderne tecniche di costruzione tipiche delle fibre di vetro o carbonio ma sviluppando un materiale ecologico ed ecocompatibile come la canapa. “SapienzaVela” offre corsi di iniziazione e perfezionamento alla vela. Usate sempre e solo i “vostri” scafi o
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l’intervista
by Solindue
partecipate a regate invernali con altre imbarcazioni? Invernali e non solo, la nostra attività prosegue tutto l`anno. Grazie alla collaborazione con il Reale Circolo Canottieri Tevere Remo, per i corsi di vela utilizziamo derive (Fiv 555) ed imbarcazioni di mini-altura (Platu 25 – barca di 7.50 m) che sono più adatti ai corsi di iniziazione dato che sono meno estremi dello skiff costruito per la regata. Inoltre con i Platu 25 la nostra Squadra Agonistica sta partecipando al Campionato Invernale di Anzio in preparazione degli appuntamenti della stagione 2011 che prevedranno la partecipazione ad alcune regate nazionali del circuito Platu 25, a regate di match-race e regate lunghe di altura come la 41° Parallelo e la Tre Golfi.
Hanno aderito al progetto anche studenti di altre facoltà o comunque giovani interessati solo ai corsi di vela che non hanno niente a che vedere con ingegneria architettura o simili? Ai corsi di vela partecipano studenti di tutte le facoltà da Psicologia a Filosofia, Economia, Giurisprudenza, Antropologia ed altre ancora. Ma anche per il progetto “Mille e una vela” stiamo cercando di allargare alle altre facoltà il bacino di partecipazione: lo scopo è quello di avere un prodotto finale che rappresenti le capacità e le competenze di tutta l’Università. In tal senso stiamo sviluppando dei progetti con Psicologia e Medicina dello Sport per il miglioramento delle performance sia dal punto di vista fisico che mentale, per il controllo dello stress e delle dinamiche di gruppo. Con Economia stiamo sviluppando un discorso di studio di un piano di marketing per pensare allo sviluppo del circuito di regate degli skiff universitari e per lo studio di mercato per vedere la fattibilità di una produzione in serie della barca della Sapienza. Molto altro si può fare e per questo siamo aperti e disponibili a proporre anche titoli di tesi legati ai vari aspetti del progetto.
Un progetto come questo che volge alla pratica e non solo all’apprendimento della teoria, dovrebbe essere una spinta non indifferente per l’inserimento facilitato dei giovani laureati nel mondo del lavoro. Avete già riscontri in questo senso? Avete già giovani laureati che hanno discusso “Tesi” di cui parlavi prima? L’anno scorso il progetto era ancora in una fase embrionale e non sono state svolte tesi. Quest’anno invece sono già tre gli studenti interessati a produrre tesi sull’argomento e contiamo di coinvolgerne ancora. Il valore aggiunto del progetto è proprio questo: mettere gli studenti davanti a problemi pratici e concreti che vanno affrontati e risolti in maniera altrettanto pratica e concreta. Tutto questo utilizzando strumenti classici che vengono normalmente usati negli studi di progettazione, con il supporto di professori ma anche di professionisti affermati del mondo della nautica. Nella nostra disastrata università i professori possono finalmente svolgere il loro ruolo di educatori e formatori, con una attività che trova la sua conclusione non in uno sterile esame, ma nella soddisfazione di aver realizzato qualche cosa di concreto, che prende il largo nel mare come nella vita professionale di chi ha partecipato e si ritrova con un bagaglio di esperienze e competenze estremamente arricchito.
Nell'immagine accanto, mi spiegano i ragazzi, “è rappresentata l'analisi bidimensionale del flusso intorno allo spigolo dello specchio di poppa con l'approssimazione del pelo libero dell'onda fisso: le frecce rappresentano direzione e velocità del flusso, mentre la scala cromatica tiene in considerazione le differenze del valore della pressione”. Resto ammutolita, senza ulteriori domande. Cos’altro si può aggiungere davanti ad un gruppo di giovani così “professionali” con i quali ho dialogato con grande dinamicità, puntualità e competenza? Sono felice di averli “scoperti”.
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l’intervista
by Solindue
In un momento in cui sembra che niente nel nostro Paese vada per il verso giusto … ecco qualcosa di cui andare fieri: loro, belli e sorridenti, fanno parte dei giovani che escono dalle nostre università!
www.sapienzavela.it www.facebook.com/sapienzavela www.youtube.com/user/SapienzaVela
*Il termine skiff indica una tipologia di barca a vela (deriva) di origine australiana caratterizzata da pescaggio minimo e dalle linee d'acqua allungate che permettono di sviluppare grandi velocità. Sono generalmente le derive più veloci. Le tavole sono piatte ed hanno uno scafo molto sottile e sono progettate per planare e supportare l'equipaggio al trapezio anche in condizioni di vento esiguo. Dispongono di una velatura piuttosto grande che può arrivare ad includere gennaker o spinnaker. http://it.wikipedia.org/wiki/Skiff #1|11
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by Spaziocorrente
by Spaziocorrente
un mare
25 Gennaio 2011
di
speranza
Come l'onda si alza forte sospinta dal vento di maestrale, così il mio grido di speranza si affida alla frenesia della corrente. Sulla sporgenza di uno scoglio guardo verso l'orizzonte libero, perché il pensiero possa perdersi confuso nelle imponderabili distanze. E sotto quel velo di riflesso trasparente fa paura l'ignoto che nasconde, imperscrutabile come un animo vagante che cerca luce dopo oscuri spazi di dolore. Voli a raso di gabbiani e voci di lontani pescatori, fanno parte di un mondo che è al di fuori o forse inganno di apparenti differenze. Finalmente sorge il sole che allunga le sue braccia fino a me; mi accorgo ora che quello che ho di fronte è un mare di fiducia e di speranza... … e quello che mi sorride accanto è il volto di un amore che cercavo ed ho trovato in te.
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Š Grimilde
photo del mese
by Grimilde
http://www.pensieriscomposti.wordpress.com
i
mare
by Marta
l
Il mare è profondissimo riflesso dell'animo mio , in grado di covare nei più bui dei suoi aspetti sorprese inimmaginabili. Il mare è un pozzo di ricordi , risveglia in me i migliori eventi e i più terribili momenti. Il mare è infinita saggezza , dispensa consigli e mi aiuta a sceglierne più d'uno. Ma il mare è anche dolore in cui affogare i propri pensieri e sopratutto una potenza da temere come un grande amico che , avendone il potere , può decidere di toglierti il saluto in qualsiasi momento esso voglia.
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The Great Wave off Kanagawa - Katsushika Hokusai
un mare diemozioni
by Valentina
Io il mio mare lo amo sempre, quando è calmo, quando è agitato…
«La vita più intensa è raccontata in sintesi dal suono più rudimentale: quello dell’onda del mare che da quando si forma muta ad ogni istante.» Italo Svevo, da La coscienza di Zeno
Q
uando mi è arrivata l’e-mail di Sol che ci comunicava il tema dell’ottavo numero di The Best, ho letto che si parlava di mare e ho pensato “questo sarà facile, almeno per una come me che vive in un posto di mare”. Poi però i pensieri, le sensazioni e i ricordi legati al mio mare si sono affollati nella mia mente e giuro che ho fatto un po’ di fatica a mettere in ordine le idee. Da quello che so e che ho visto in delle vecchie foto il mio primo contatto col mare è stato a poco meno di un mese dalla mia nascita: sono nata a fine luglio e già a metà agosto ero in spiaggia con passeggino, biberon, ciuccio e canottino al seguito. Ovviamente non posso ricordarmi ciò che provai quella volta, però so per certo che il mare l’ho sempre amato, quindi l’impatto dev’essere stato estremamente positivo. Per me il mare è qualcosa di meraviglioso. C’è chi
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quando pensa al mare pensa all’estate, ai lidi, ai bagni, al sole cocente e alla fine è anche giusto perché la maggior parte della gente, vuoi per il lavoro, vuoi per altri motivi, se lo gusta meglio nella stagione calda. Però io lo preferisco in inverno. Non riesco a spiegare quanto sia rilassante mettersi lì, sulla spiaggia o su uno scoglio, a guardare le onde e ad ascoltare il dolce rumore della risacca, lontani dal traffico del centro, dalle chiacchiere e dalla frenesia cittadina. In inverno una cosa che faccio spesso è andare nella zona di Mondello, la mattina, a prendere un gelato e a gustarlo sulla panchina di un moletto, sotto il sole della mia bellissima terra, guardando estasiata il volo dei gabbiani. E’ uno spettacolo incredibile. Io il mio mare lo amo sempre, quando è calmo, quando è agitato… In ogni momento della giornata. In estate dato che villeggio in una zona più vicina alla spiaggia, amo andarci la mattina presto, quando non c’è ancora nessuno ed è tutto tranquillo. Poi arriva la confusione, e non c’è più la possibilità di goderne al meglio fino al tramonto,
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by Valentina
quando la gente comincia a tornare a casa, il cielo si tinge di rosso e il sole comincia a tuffarsi nell’acqua cristallina. Per non parlare della notte, quando tutto è buio e riesci a vedere le i movimenti dell’acqua grazie al riflesso che la luna vi proietta, quando guardi le stelle accompagnato dallo sciabordio delle onde. Mi è capitato diverse volte, in occasione della notte di San Lorenzo, di andare in spiaggia a guardare il cielo, com’è consuetudine, nella speranza di vedere una stella cadente ed esprimere un desiderio, e devo dire che è una cosa davvero speciale stare lì, distesa in silenzio o con qualche amico, in quel paesaggio che a causa del buio non vedi bene, ma che percepisci con tutto te stesso, forse perché ci sei nato e lo conosci alla perfezione, o forse perché ti pervade completamente e ti rapisce. Il mare però non significa solo guardarlo e apprezzarne la bellezza, significa anche viverlo. Io, come ho già detto, in estate vado in spiaggia molto presto, quando ancora devono aprire i cancelli del lido, e amo fare le mie nuotate al largo in tutta tranquillità, scivolare nell’acqua e allontanarmi dalla riva. Una delle cose più belle di queste lunghe nuotate è che arrivati ad una certa distanza dalla battigia non si sente più nulla di ciò che accade lì, dove stanno gli ombrelloni e le persone che prendono il sole, ma si sente solo il rumore dell’acqua e il verso dei gabbiani che volano e poi si fermano sulle boe. Questi sono alcuni dei motivi per cui sono davvero felice di essere nata e vivere qui. La mia speranza è quella di restarci sempre e tuffarmi in questo idillio ogni volta che posso e che voglio.
un mare diemozioni
foto © Valentina
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Collana ll
mezzi crista i con
alcantara
by Pensierieperline Š
by Pensierieperline
Perline di conteria argento, mezzi cristalli neri e crystal e poi ALCANTARA!! questo materiale è la new entry per questa nuovissima creazione. “Alcantara è un materiale composito, ottenuto dalla particolare combinazione di un processo di filatura e di numerosi processi di produzione tessili e chimici, che lo rendono un materiale estremamente resistente ma anche morbido, adatto a molteplici impieghi. Alcantara viene utilizzata in numerosi settori applicativi per rivestire molteplici superfici e forme: nel mondo dell’auto (interni), nell’arredamento (principalmente per sedute e complementi), nello yachting, nell'abbigliamento ed accessori, nel settore hi-tech. Alcantara presenta elevate proprietà funzionali e caratteristiche tecniche differenziate a seconda del settore e della specifica applicazione. Il suo aspetto superficiale può essere modificato attraverso svariate lavorazioni.” Fonte Wikipedia
Mi sono ritrovata a voler creare qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che impreziosisse e allo stesso tempo valorizzasse rendendo la mia creazione raffinata, così in una delle mie “spedizioni” perlinifere (alias shopping perlinoso) mi sono ritrovata tra le mani questo morbidissimo materiale, molto delicato al tatto e ho deciso che l'avrei impiegato nella mia nuova creazione. Quello che propongo in questo numero nuovissimo del The Best Magazine è una collana; ma non voglio svelarvi subito tutti i dettagli di come è fatta perciò iniziamo come sempre dal materiale che vi serve per crearla anche voi da casa.
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by Pensierieperline
Materiale 1 mezzo cristallo nero da 12mm 4 mezzi cristalli crystal AB 10mm 2 mezzi cristalli nero 10mm 6 mezzi cristalli crystal AB 8 mm 6 mezzi cristalli nero 8 mm 4 mezzi cristalli neri 6 mm 4 mezzi cristalli crystal AB 6mm 18 coppette argento da 8 mm 8 coppette argento 6 mm 2 copri corda argento 50 cm di alcantara nero 2 anellini cavetto d'acciaio 50 cm 4 schiaccini forbici pinze a coni piatti conteria argento
Procedimento: Step1: Iniziamo col creare la combinazione di mezzi cristalli e conteria che assumerà la nostra collana in modo tale da rende poi più facile l'infilatura del materiale sul cavetto d'acciaio senza incorrere in errori (che posso sempre succedere) di successione delle perline. In questo caso il mezzo cristallo nero da 12 mm sarà il centrale della nostra collana, i mezzi cristalli neri saranno racchiusi in entrambi i lati da due coppette argento che accoglieranno il cristallo; la collana è formata da un alternarsi di mezzi cristalli neri e di mezzi cristalli color crystal AB intervallati ciascuno da 2 perline di conteria color argento che danno ulteriori punti luce alla nostra collana spezzando anche un po' il susseguirsi dei mezzi cristalli. In pratica partendo dal mezzo cristallo nero da 12 mm andiamo a scalare di misura inserendo il mezzo cristallo da 10 mm crystal per poi farlo seguire da due perline di conteria, una coppetta argento 8 mm, un mezzo cristallo nero da 10mm, una coppetta argento da 8 mm, due perline di conteria argento e poi ripartiamo con la misura più piccola ovvero il mezzo cristallo da 10mm color crystal e continuiamo così fino ad ottenere sulla carta uno schema di partenza uguale a quello della foto nella pagina principale. In pratica metà collana sarà composta da: il mezzo cristallo nero centrale da 12 mm, mezzo cristallo 10mm crystal, mezzo cristallo 10mm nero, mezzo cristallo 10mm crystal, mezzo cristallo 8mm nero, mezzo cristallo 8mm crystal, mezzo cristallo 8mm nero, mezzo cristallo 8mm crystal, mezzo cristallo 8mm nero, mezzo cristallo 8mm crystal, mezzo cristallo 6mm nero, mezzo cristallo 6mm crystal, mezzo cristallo 6mm nero e mezzo cristallo 6mm crystal; ricordandoci di racchiudere i mezzi cristalli neri dalle coppette argento quelle da 6 mm saranno impiegate per gli ultimi mezzi cristalli neri da 6mm.
Step2: Ora possiamo procedere all'infilatura; come detto in precedenza le coppette saranno impiegate solo per i mezzi cristalli neri e si utilizzano infilandole in questo modo: #1|11
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by Pensierieperline
continuando a infilare i nostri mezzi cristalli intervallati dalla conteria seguendo lo schema esposto nel primo passaggio per entrambi i lati della collana inizieremo ad ottenere un risultato molti simile a questo: (Io l'ho amabilmente definita una specie di “biscia” preziosa.) Step3: Una volta che abbiamo finito di infilare tutti i nostri mezzi cristalli nell'ordine giusto possiamo procedere creando la chiusura della nostra collana. Prendiamo uno schiaccino e infiliamolo sul cavetto d'acciaio, con il capo libero, lo facciamo ripassare all'interno dello schiaccino in modo da formare un asola, tiriamo affinché l'asola diventi piccola e una volta raggiunta la dimensione desiderata con le pinze a punte piatte schiacciamo lo schiaccino. Questa operazione farà in modo che il cavetto rimanga fermo e che i mezzi cristalli infilati risultino fermati da questo schiaccino.
Ripetiamo l'operazione anche per l'altro capo della collana ottenendo in fine questo risultato. Siamo a metà dell'opera manca ancora un ultimo passaggio, l'utilizzo dell'alcantara! Step4: Prendiamo i nostri due copri corda a l'alcantara nero, facciamo in modo che un capo dell'alcatara nero si inserisca all'interno del copri corda (o anche chiamata chiusura a libro) con un dito teniamo ferma l'alcantara mentre con la pinza a punte piatte andiamo a chiudere prima un aletta della chiusura a libro e poi l'altra aletta ottenendo questo risultato:
Ripetiamo il passaggio anche per l'altro capo dell'alcantara.
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by Pensierieperline
Step5: Con l'ausilio degli anellini andiamo a collegare l'alcantara con il filo di mezzi cristalli fatto prima. Apriamo l'anellino aiutandoci con le due pinze (una a punte piatte e l'altra a punte coniche questo passaggio è stato spiegato anche in altri tutorial presentati nei numeri precedenti del The Best Megazine) facciamo un movimento rotatorio aprendo così un capo dell'anellino inseriamo al suo interno il copri corda e l'asola fatta con il cavetto foto9 e andiamo sempre con l'ausilio delle pinze a ripetere il movimento rotatorio, stavolta nel verso opposto, chiudendo così l'anellino.
Ripetiamo questa operazione anche per l'altro capo della collana. Abbiamo così realizzato la nostra collana (foto pagina seguente), l'idea alternativa può essere quella di tagliare in due l'alcantara e decidere di legarla dietro al collo con un nodo o un fiocco così facendo potremo decidere la lunghezza della collana riuscendo così ad abbinarla a diverse maglie o vestiti a seconda dei loro scolli oppure possiamo decidere di applicare un moschettone tagliando l'alcantara alla lunghezza desiderata chiudendo i due capi con i copri corda come per il passaggio precedente e sempre con l'ausilio di due anellini applicare la chiusura con il moschettone.
Come sempre vi auguro un Buon Lavoro!
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by Pensierieperline Š
by Riccardo
verso il mare
verso il mare
Odio l’inverno.
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Se alla fine di questa vita dovessi finire all’Inferno, andrei sicuramente a sbattere la mia sontuosissima pancia contro degli enormi ed ottusi pezzi di ghiaccio. Insomma, il mio Enfer rischierà d’essere un luogo non solo d’eterno dolore (per citare quell ’antico cantautore fiorentino) ma anche di maledettissimo freddo! Vi prego poi di notare come inverno ed Inferno facciano rima… Bene, proprio in inverno io penso molto all’estate ed al mare, il suo dono migliore. In estate mi piace molto fingere di nuotare e correre sulle varie spiagge, col sole che (vecchio ed esperto batterista) mi picchia sulla pelle un simpatico tempo di boogie-blues. Mi piace perfino fare i castelli di sabbia! Amo verso il tramonto cantare e suonare… una chitarra che arpeggia o anche che accompagna la mia voce (beh, per quella pazienza!) che b o f o n c h i a q u a l c h e c a n z o n e, l’armonica che si arrampica come un gabbiano sciancato ma esaltato nel blu dipinto di blues, dei bongos sullo sfondo…
In estate si gitizza alla grande… le auto che sudano su per le salite o che scivolano giù per le discese, il mare da una parte e le dolci rocce strapiombanti dall’altra, i Rolling Stones che cantano You can’t always get what you want. Come si può fare a meno di tutto ciò?! E ci sono dei momenti in cui fisso il mare ed i riflessi del sole laggiù, verso l’orizzonte… è tutto così vivo, pulsante e nello stesso tempo immobile; che sia quella l’eternità? Forse in quei momenti vorrei trovarmi a bordo di una barca che mi porti lontano, non solo sul mare ma oltre l’orizzonte… verso dove, non so. In quei momenti sono solo con me stesso ma non mi sento solo. So che la mia famiglia ed i miei amici ci sono e di questo sono felice, ma io sono altrove. Ho bisogno d’assentarmi per quelli che a volte sono soltanto pochi istanti, per sentirmi in armonia con me stesso e con la natura. Spesso cammino sugli scogli o esploro le dune… chissà, forse un giorno incontrerò il fantasma di qualche antico marinaio spagnolo o magari, fenicio; il flamenco lo conosco, la musica dei fenici, no. Ma mi immagino appunto i fenici come dei brav’uomini: sono sicuro che se dovessi stonare un po’, non ci baderanno più di tanto.
http://www.riccardo-uccheddu.blogspot.com/ 41
by Antonella
L
a donna se ne stava seduta proprio lì, a poca distanza da me, sul bordo di una delle tante, tipiche rocce di quel luogo arcaico, arroventate dal sole, erose dal vento, dall'acqua e dalla salsedine. Se ne stava lì, a pochi passi dagli ombrelloni bianchi, con un lieve accenno di sorriso sulle labbra, totalmente assorta nei suoi pensieri più che affascinata dal luogo. Alle sue spalle uno stretto sentiero di terra battuta, coperta da aghi di pino, conduceva al boschetto delle piante di aloe, sotto. L'ombra e il profumo delle conifere . Mentre preparavo la macchina fotografica all'ennesimo scatto, capii cosa stava osservando. Non lontano da noi, sulla sponda opposta, una piccola nave galleggiante accoglieva gli invitati a bordo. Amici, cugini, parenti e finalmente loro: la sposa accompagnata dal padre. Avanzavano verso l'instabile ponte sospeso sull'acqua, alla fine del quale lo sposo attendeva, tra i gridolini entusiasti, l'arrivo di sua moglie. L'insolita scenografia aveva solleticato tutta la sua curiosità. Quale sorpresa per me, a distanza di qualche giorno, ritrovare in un altro luogo la stessa donna in atteggiamento simile. Il lieve sorriso, lo sguardo fisso, tutto il suo essere catturato ancora dalla scena. Di nuovo un matrimonio. Questa volta loro sono giovanissimi, teneri, sorridenti. Il posto, nel suo insieme, sembra quasi surreale.
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L'armonia delle curve della struttura interna contrasta con le selvagge forme naturali scolpite dagli elementi all'esterno. Mi guardo un po' in giro, affascinata dal chiaroscuro del pavimento, dal bianco delle mura, dal contrasto dell'azzurro del mare che, in lontananza, fa capolino attraverso gli archi. Mi soffermo ancora a scattare foto, incantata dal luogo. Un gatto sembra assorto. Ne approfitto per un ritratto spontaneo. All'interno pochi visitatori, una mostra fotografica e la cerimonia in corso. Nelle sale bianche riecheggiano il pianto di un neonato e le voci agitate di un gruppetto di bimbi che scorrazzano liberamente. Gli adulti, eleganti, sono assorti. I loro sguardi sono rivolti verso il piccolo altare al centro della sala. Fiori ovunque. Ci sono momenti, in cui – per analogia – il pensiero vola verso situazioni che sfiorano le nostre vite quotidiane. Quella donna, ed in particolare la sua espressione, mi riportano spesso il viso e le parole di una mia amica. Mi sono sempre chiesta se fosse un suo sogno. Se desiderasse un marito, un figlio, una famiglia calorosa. E mi sono sempre domandata quale fosse il limite. Un’amica dovrebbe essere sincera e condividere i propri pensieri, ma qual’è il confine? E soprattutto, se la mia idea fosse giusta, se riuscissi a vedere chiaramente che la sua vita ha bisogno di una svolta, prima che il tempo sfugga via verso il punto di non ritorno, come dovrei comunicarlo, senza ferirla? Quali le parole, i discorsi e il contesto ? Se un giorno, scaricando le foto dal reflex al computer, mi apparisse l'immagine di una donna sola, senza sorriso, con lo sguardo spento e le rughe sul viso, riuscirei a sopportare l'idea di non aver saputo trovare le parole?
e-mail: thebestmagazine@ymail.com/ 43
sposi, mare, foto e parole
Š Antonella
L'armonia delle curve della struttura interna contrasta con le selvagge forme natu elementi all'esterno. Mi guardo un po' in giro, affascinata dal chiaroscuro d bianco delle mura, dal contrasto dell'azzurro del mare capolino attraverso gli archi. Mi soffermo ancora a sca dal luogo. Un gatto sembra assorto...
del pavimento, dal che, in lontananza, fa attare foto, incantata
Š Antonella
urali scolpite dagli
Un’amica dovrebbe essere sincera e condividere i propri pensieri, ma qual’è il confine? E soprattutto, se la mia idea fosse giusta, se riuscissi a vedere chiaramente che la sua vita ha bisogno di una svolta, prima che il tempo sfugga via verso il punto di non ritorno, come dovrei comunicarlo, senza ferirla? Quali le parole, i discorsi e il contesto ?
Š Antonella
Š Franco
tra realtĂ e fantasia
natura...
la
la
natura...
tra realtĂ e fantasia
in vacanza un’amica
by Folletta
con
by Folletta
D
omenica d'inverno, non c'è sveglia che suona, dalle tapparelle filtra una luce
biancastra che promette una giornata uggiosa. Mi rigiro nel lettone, il piumotto caldo e il cuscino di traverso, no proprio non mi va di alzarmi, decido di rimanere ancora un po' a poltrire in questo limbo tiepido, dalla cucina arriva il fischio della moka elettrica, il profumo del caffè si spande fino in camera da letto e mi fa stare bene. Decido, ormai è ora di alzarsi, guardo pigramente l'ora, sono le 8.30 del mattino e due occhietti neri mi stanno spiando dalla soglia, non hai il coraggio di entrare eppure mi chiami, non hai il coraggio di entrare perché sai che non devi, eppure sbadigli e sbuffi. Un ammasso peloso bianco si sta stiracchiando vicino ai miei piedi mentre prendo il caffè, guaisci e dimeni la coda, ti metto un po' di latte nella ciotola e tu mi guardi come se ti avessi fatto chissà quale regalo. Bene mia cara, guardo fuori dalla finestra e vedo che quella cosa lattiginosa si sta pian piano alzando, era nebbia ma non porta sole, una cosa stranissima ma il cielo è leggermente velato. Quasi quasi lo sai che ti dico? Ci facciamo una scappatina al mare? Doccia veloce, un paio di jeans e le scarpe da ginnastica, un maglione e un giaccone pesanti, prendo il guinzaglio ma so che non te lo metterò, tu sei una brava cana, le chiavi della 600 e via. Tu accovacciata sul sedile di dietro ti rigiri a darmi piccole spinte, poi metti il muso fuori del finestrino che tengo leggermente aperto, chiudi gli occhi e assapori il vento. Arriviamo tranquillamente sulla costa, non c'è nessuno sulla Pontina, è troppo presto e troppo freddo, ma il sole si sta facendo spazio a fatica e presto riuscirà a spuntarla, il miracolo del mare, anche d'inverno non è mai brutto tempo (quasi mai). Entro in un bar, tu docile mi aspetti seduta fuori, sai che poi avrai il tuo premio, insieme al mio caffè ti ho preso un "ventaglio", si lo so che i dolci non li dovresti mangiare, ma oggi è una giornata speciale, siamo sole noi due come due vecchie amiche e possiamo permetterci anche qualche trasgressione. La battigia è tranquilla, solo qualche pescatore che decide di riparare le reti, le onde si infrangono piano e fanno una leggera spuma, non c'è troppo vento ed io respiro quest'aria salmastra insieme al fumo della mia sigaretta. Tu corri, ti scateni, sei felice quando mi porti un pezzo di legno rubato alle onde, e io seduta sul tronco di un albero che viene chissà da quali mondi lontani, lasciato chissà da quale mareggiata ad aspettare proprio me sulla costa laziale, ti guardo e rido delle tue capriole e dei tuoi tuffi mentre mi domando perché non senti freddo, misteri canini. Sono ore che stiamo così, tu che corri ed io seduta a guardarti, tu che mi vieni vicino e aspetti le mie coccole, tu che mi abbai e io che ti strapazzo, il sole si è fatto basso all'orizzonte, è ora di tornare, ancora una passeggiatina sulla rena bagnata, tu che mi guardi felice e mi slinguazzi per mostrarmi tutto il tuo amore, la giornata è finita, una giornata veramente speciale.
E chi lo dice che il mare d'inverno con una cara amica non è caldo come quello di agosto?
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http://www.folletta.kataweb.it/ 52
by Grimilde
l’estate del mio ac o b i primo
pigri, fino a che una nuova famiglia prese possesso della casa di fronte alla mia. Milanesi, si sentiva subito dall'accento. Un bambino piccolissimo fu il primo che venne ad esplorare la lingua di spiaggia dove stavo facendo passare il
pomeriggio. Ad inseguirlo un ragazzo
alto e moro. Il mio scopo diventò conoscerlo. Non faticai nell'impresa, non eravamo ancora troppo
O
gni anno era sempre la
grandi per vergognarci a chiedere ad un
solita storia. Finiva la
ragazzo nuovo di giocare a pallone in acqua
scuola e venivo portata
con noi. La spiaggia diventò un luogo
alla casa al mare. Quasi
magico, passavamo le serate a guardare le
3 mesi nella villetta
stelle sdraiati sulla sabbia ormai fresca e a
immersa nella pineta, a 50 mt dal mare, e
raccontarci tutto di noi. Per la prima volta
con le solite facce di sempre: i tedeschi della
feci il bagno di notte. Poi però, la brutta
casa con l'ingresso direttamente sulla
notizia. Lui giocava a basket, e doveva
spiaggia, il "dottore" con la pipa
tornare a Milano per una partita. E dopo
perennemente in bocca, la famiglia di San
avrebbe raggiunto i nonni in Versilia.
Casciano e le sorelle di Pisa. Qualcuno della
Mi sentii persa. I pomeriggi tornarono ad
mia età c'era, ma a 15 anni ormai era
essere interminabili ed i giochi in acqua
passato il periodo dei giochi sfrenati sotto
noiosi. Così quando sentii il piccolino della
l'ombra dei maestosi pini. I giorni passavano
casa di fronte che con gioia chiamava il
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http://www.pensieriscomposti.wordpress.com 53
fratello, pensai solo ad uno scherzo delle mie orecchie. Ed invece per una volta la Versilia aveva perso! Non potrò mai scordare il pomeriggio passato sulla spiaggia a
E
ra il 18 agosto 1996, e nel borgo arroccato sul margine del golfo c'erano i fuochi d'artificio. GiĂ senza
fiato ci precipitammo in spiaggia. Il paesino
prendere il sole con le nostre braccia che si
luccicava alla nostra sinistra e i fuochi
sfioravano, i dispetti che mi faceva
coloravano di riflessi rossi e bianchi il mare.
sott'acqua, e lo spettacolo di quel gran
Non poteva non succedere in quel momento.
comico, non ancora famoso, in paese, che
Le nostre labbra non ebbero piĂš il coraggio
noi due guardammo tenendoci di nascosto la
di staccarsi, e dei fuochi d'artificio sentimmo
mano sotto le sedie, per non farci vedere dai
solo gli scoppi.
genitori. Fu proprio quella sera che tornati verso casa, cercando un pretesto per restare fuori altri 5 minuti, sentimmo un rumore in lontananza, come di spari‌
#3
#6
genn/febbraio 2011
#2
sett./ottobre 2010
aprile 2010
nov./dicembre 2010
giugno/luglio 2010
marzo 2010
#1 #4
#7
#5
#1
maggio 2010
febb. 2010
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in cucina con...
by Aracne
Il mare di ricetta:
Aracne
Seppie con gli spinaci
Devo confessare
che per i miei pochi contributi a ‘The best’ sono stata
lasciata pienamente libera di scegliere l’argomento che più mi piacesse (tranne naturalmente il numero di Natale). Quando la nostra capa Sol ci ha chiamati al lavoro, quasi mi aspettavo un post scriptum che mi esonerasse dallo scrivere sul tema proposto: ‘Tu, Aracne, puoi scrivere quello che ti pare’. Come al solito, in virtù di una lunga amicizia . Invece no, anzi mi è stata esplicitamente richiesta una ricetta marinara. Panico. Come mai? Perché dai tempi del liceo non ho più scritto su un soggetto suggerito od imposto? Oh, quei temi dai titoli lunghissimi e devastanti, a volte poco chiari, con uso di parole terrificanti come lirica, narrativa, voce interiore (del poeta), connubio, eroe cristiano-romantico. Come si fa a 18 anni a scrivere su: ‘La sagace mediazione di Mecenate tra la politica di Ottaviano e la pleiade dei letterati e dei poeti del tempo....’ ed anche ‘ Si disegni a rapidi tratti il quadro delle circostanze storiche e dei valori socio-culturali che indussero gli "intellettuali" dell'epoca ad aderire attivamente alle direttive della politica statale...’ . Almeno, io no ci riuscivo, la sola lettura del titolo talora mi paralizzava la mente e il braccio. Tanto che uscendo dalla prova scritta di italiano all’esame di maturità, con un gran sospiro di sollievo mi ripromisi che ‘mai più’ avrei svolto un tema. E’ proprio vero che prima o poi dobbiamo affrontare i fantasmi del nostro passato che spuntano impietosi da quegli armadi in cui li avevamo premurosamente e vigliaccamente rinchiusi insieme a qualche scheletro. La legge del contrappasso? Dunque, con coraggio: il mare.
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I
l mare per me è la Versilia. Ne ho visti altri di mari, in giro per il mondo. Forse più puliti, più
turchesi, più salati, più esotici. Ma per me: Versilia = mon amour. Ci andavo da bambina, i miei nonni vi si erano trasferiti quando il nonno si era ritirato dagli affari, pensate un po’ nel 1957. Ci ho passato delle estati lunghissime, ne ricordo la luce accecante, la passeggiata di Viareggio, poco la spiaggia, perché i nonni non ci andavano. Il Forte dei Marmi era un luogo sconosciuto, ne sentivo parlare dalla sorella di mia madre che ci andava col marito. Erano amici di Sergio (Bernardini), frequentavano la Bussola dei tempi d’oro, ma erano anche amici di una coppia che aveva un celebre ristorante a Viareggio. La signora mi fece vivere attimi di vero imbarazzo, era strabica ed io non lo sapevo. Sicché un giorno mi parlò guardando da un’altra parte e siccome io non rispondevo mi trattò anche duramente: che ne sapevo che secondo lei mi stava guardando fissa? La mamma ottenne da loro la ricetta del famoso caciucco ed era davvero squisito. Se l’avessi, ve la proporrei.
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in cucina con...
by Aracne
Invece vi suggerisco un’altra ricetta di famiglia:
Seppie con gli spinaci (x 4) circa 700 g di seppie pulite e tagliate a listarelle un cipolla piccola due denti d’aglio 4-5 acciughe sott’olio un pizzico di peperoncino, sale, olio 500 g di spinaci surgelati Scaldate un paio di cucchiai d’olio in una padella, aggiungete le acciughe e mescolate finché non siano disfatte. Unire la cipolla tritata, e far cuocere per 7-8 minuti; aggiungere l’aglio tritato e un bel pizzico di peperoncino continuando la cottura per altri 3-4 minuti. Versare nella padella le seppie, mescolando vigorosamente, abbassare la fiamma e cuocere per circa mezz’ora. A questo punto unire gli spinaci scongelati e tagliuzzati grossolanamente, mescolare il tutto e continuare la cottura per un’altra mezzoretta. Se necessario aggiungere un pochino di acqua. Non scordate di assaggiare per verificare sia la cottura delle seppie che la salatura. A mia mamma piace la cucina ‘in bianco’ ma se gradito si può aggiungere del pomodoro. Se avete la fortuna che ne avanzi un pochettino, buttateci un poco di pomodoro e del riso, non ve ne pentirete (i miei figli mi dicono: ‘Mamma, sei la regina degli avanzi’).
Buon appetito!
foto © Aracne #1|11
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by Fabio Melis
il mare d’inverno
by Fabio Melis
Da un buon BICCHIERE di vermentino e... poco importa che siano appena le dieci del mattino.
N
on so dirvi quante volte penso a questa canzone mentre percorro in bici il lungomare del Poetto o mi addentro nel Porticciolo di Marina Piccola. Il Maestrale gonfia le vele bianche governate da esperti navigatori. Spezza il fiato e le gambe a chi corre sul viale. Non ci sono alberghi chiusi, né manifesti pubblicitari sbiaditi. Perché il Poetto non muore, ma si assopisce appena col finire dell'estate. Resiste alle mareggiate, ai duri colpi del vento d'Africa che, talvolta, ammanta di rosso la nostra città. Che piova o tiri vento i Cagliaritani non abbandonano mai la loro spiaggia. C'è sempre qualcuno che passeggia, porta i bimbi a scorrazzare nei giardinetti. C'è chi pesca con lunghe canne, chi fa jogging, chi spinge duramente sui pedali di una bicicletta. Qualcuno, nel piccolo approdo riassetta le barche, sperando in giorni migliori. Altri si incontrano. Parlano del Cagliari, di Donadoni, Matri e Nenè. Maledicono la politica, il governo e... quel lavoro precario che proprio non va. Si preoccupano per il futuro dei figli. A volte “cràstulano” (spettegolano). Ma questo è normale in una città di provincia. Per gente tutto sommato allegra, ironica e beffarda . Pedalo con prudenza sulla ciclabile sempre invasa dai pedoni. Vado piano e mi godo il sole che brilla sul mare azzurro. La gente
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fa capannello attorno ai chioschi per assaporare la polpa dei ricci di mare. Raschiano voluttuosamente col cucchiaino il fondo dell'involucro spinoso. Perché ha tutto un altro sapore la polpa di riccio gustata in riva al mare, accompagnata dal profumo delle alghe depositate dai flutti sull'arenile... Da un buon bicchiere di vermentino e... poco importa che siano appena le dieci del mattino. Talvolta il cielo è grigio. Pedalo a fatica. La pioggia traccia righe sottili sui miei occhiali. Il silenzio è rotto dal lamento dei gabbiani e dal tremore delle alberature metalliche scosse dal vento. Allora mi fermo a osservare la spuma delle onde e un peschereccio che a fatica rientra nel porto... “quel concetto che il pensiero non considera ... quel qualcosa che nessuno mai desidera...” Il maestrale spira forte e diretto. Un vento deciso, intransigente che trascina ogni cosa verso il largo... Agita ciascuno di noi nel più profondo. Però la gente dice che fra qualche mese passerà il freddo. Come al solito tornerà la canicola e l'odore nauseante delle creme solari. Torneranno i bagnini, i croceristi, i petulanti vicini di ombrellone, i palloni, i tamburelli e coccobello... “Mi tuffo perplesso in momenti vissuti di già...”
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Š Fabio Melis
Š Fabio Melis
Libri: Fabio Melis
Il Signor Blogaventura Il cuore oltre l’Ostacolo La Casa dei Ricordi
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Š arthur
poesia by Santi
E’verdeazzurro il mare
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E’ verdeazzurro il mare, fiotta l’onda e sull’arenile dilaga morbida schiuma. Soffia da ponente un venticello, le chiome sciolte ad una fanciulla bruna mentre che ella sta con gli occhi chiusi e al sogno inclina. Più lontano, la carraia si perde nella foschia, pare un battello alla deriva, dissipa il tempo, come chi del suo tempo mal si cura. E il sole brilla sul mare e sulle sponde, sui passi montani e sui declivi; nei sentieri frana ove digrada l’ulivo che sulle fratte domina sovrano. Ora mi siedo sopra quel muretto ad ascoltare un merlo che, nel fogliame, spensierato trilla: delirio al cor mi adduce, mentre attendo di vedere un bel tramonto ad inebriarmi ancora a quell’incanto.
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La fotografa Bambinaia #1|11
Montanari. I dipinti, sottoposti ad esami critici, hanno rivoluzionato la storia della pittura italiana del dopoguerra.
A
lla morte della sorella Emily, Lavinia Dickinson scopre in camera sua un “tesoro” di 1775 poesie scritte su foglietti cuciti insieme ed ordinati in raccoglitori. Emily non usciva di casa da decenni, vestiva sempre di bianco e non aveva amicizie. Questa scoperta ha rivelato una delle più rappresentative poetesse americane. Grazie ad un cartello “Vendesi”, Raja Khara si avvicina ad una casa nella provincia di Biella e ha trovato al suo interno 500 opere di un artista che per 18 anni aveva vissuto in totale e volontaria clausura: Pordenone Americo
Andando ad un'asta di merce pignorata, John Maloof, giovane agente immobiliare di Chicago, acquista un armadio contente uno scatolone di fotografie e pellicole. Guardando quelle foto, si accorge di essere di fronte ad un vero e proprio “caso” fotografico. Migliaia di immagini in bianco e nero raccontano ai suoi occhi la vita, le persone e i fatti di una Chicago ormai quasi del tutto perduta. A scattarle, come John scoprì grazie ad una busta dello studio fotografico dove venivano stampate le foto, una donna di nome Vivian Maier. Francese, emigrata negli Stati Uniti negli anni '30, ha lavorato 40 anni come bambinaia. Femminista, appassionata di fotografia e di cinema, anti-cattolica, socialista. Imparò la lingua inglese nei teatri e scattava fotografie con una Rolleiflex doppia lente. La sua produzione ammonta a qualcosa come 100.000 scatti, di cui solo una minima parte furono stampati.
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fotografia... by Grimilde
Vivian Maier Dopo aver finalmente saputo chi era l'autrice di una così importante testimonianza, Maloof cercò Vivian su Google, per scoprire che era morta 2 giorni prima. Da quel momento, John si interroga su come utilizzare l'immenso patrimonio di cui si ritrova ad essere responsabile. Così decide di aprire un blog dove postare tutte le foto già stampate, ed aggiungere quelle che man mano sviluppa. Questa a mio avviso è la cosa più affascinante della vicenda: moltissime delle sue pellicole sono ancora da rivelare. È quindi un'opera che ancora non conosce fine... Vivian racconta ciò che vede, ciò che le passa davanti agli occhi mentre cammina per la città. I suoi scatti quindi si possono definire di “street photography”, ovvero il genere proprio degli scatti candid, dove gli esseri umani sono soggetti e coreografia insieme. Sicuramente Vivian lo faceva per se', altrimenti non avrebbe mantenuto le sue foto segrete e addirittura su pellicola, ma in ogni caso doveva avere delle buone conoscenze di tecnica e composizione, perché i suoi scatti sono decisamente ben fatti, armonici ed emozionanti. Queste sono solo alcune delle centinaia di foto presenti sul blog di John Mallof, dove le parole sono quasi assenti. Sono le immagini, che parlano.
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fotografia... by Grimilde
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Š arthur
l’opinione
un’estate tempo tanto di
by Arthur
fa
Il cammino che porta al mare è un cammino verso l’ignoto, verso qualcosa che ti sembra di avere a portata di mano, ma che invece più ti avvicini e più lo vedi lontano, impossibile da toccare. E forse è questo che mi affascina del mare, sapere che c’è, ma allo stesso tempo non riuscire a toccarlo tutto, a sentirlo, perché ogni onda è una nuova carezza, perché ogni metro guadagnato, è un piccolo tragitto in un mare che non finisce mai. Ed anche se lo guardi dalla spiaggia, c’è un’onda uguale all’altra? No, ogni piega, ogni rigagnolo di schiuma, persino ogni gorgoglio che si infrange non è uguale all’altro. E continua così per ore, giorni, mesi, anni, per sempre. Il cammino che porta al mare… è un’emozione diversa, mai uguale all’altra.
L
a jeep, otto posti a sedere, a vederla non prometteva granché di buono. Un po’ vecchia, malandata e con la vernice a tratti scrostata, sembrava la protagonista di un vecchio film in bianco e nero.
L’autista era venuto a prenderci un po’ prima dell’alba e, caricati i bagagli, ci ha fatto cenno di salire a bordo perché il viaggio era lungo e le cose da vedere tante. Io, con la mia inseparabile telecamera, mi sono seduto dietro vicino al finestrino, così mi sarebbe stato più facile filmare. Eravamo ancora tutti addormentati, il cielo a tratti ancora scuro, incominciava a far intravedere bagliori che si perdevano dietro a piccole colline ed alberi secolari. Murales - Kenja © Arthur
La jeep correva indisturbata sulla strada sterrata e sul ciglio, come dei fantasmi, ogni tanto spuntavano le sagome di donne che con delle enormi ceste sopra la testa, camminavano al buio incuranti di qualsiasi altra cosa. Era come se il tempo si fosse improvvisamente fermato, cielo scuro, terra asciutta, strane ombre che ci venivano incontro illuminate dai fari della macchina che prendevano forma ora di un albero, di mucchi di sterpaglia, di #1|11
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l’opinione
by Arthur
occhi di animali incuriositi e spaventati, di un vuoto che non aveva mai fine. Avevo letto dell’Africa e dell’emozione che lasciava dentro, ma quel senso del nulla era ancora più forte, che quasi stento a descriverlo, malgrado l’abbia ancora dentro nelle ossa, come se parole e sensazioni non andassero più d’accordo. (…) Ormai era quasi giorno e quella bellezza fatta di arsura e di colori sbiaditi al sole era tutta lì da vedere. Nessuno di noi parlava. Ogni tanto ci fermavamo per lasciare passare un branco di animali ed era l’occasione per filmare e fare fotografie come dei forsennati, manco fossimo bambini nel paese dei balocchi. Arriviamo in un centro abitato, poche capanne rabberciate alla meglio, e superata una piccolissima moschea, improvvisamente davanti ai nostri occhi, il mare. La jeep lascia la strada e si dirige sulla spiaggia. Deserto tutt’intorno, da un lato il mare che giocava a nascondino con il sole mentre saliva verso il cielo, e dall’altro sabbia, tanta, solo ed esclusivamente sabbia, tonalità dell’ambra con delle leggere sfumature color del rame e in lontananza a fare da barriera, terra accatastata e fango e davanti l’immensità, nient’altro che l’immensità. Facendomi tenere ben saldo per le gambe, mi sono letteralmente buttato fuori dal finestrino; il vento sulla faccia, l’occhio incollato nel mirino, le dita aggrappate, strette alla telecamera, il rumore attutito sulla sabbia delle ruote che lasciavano un segno e man mano che si asciugava al sole, spariva come per miracolo… era impossibile distogliere lo sguardo da quella distesa di cielo, di terra e di mare che scorreva velocemente davanti ai miei occhi senza cambiare mai, l’emozione era così forte che ho incominciato ad urlare, di gioia. Ci siamo fermati per le foto ricordo. Sazio e quasi stanco per l’emozione, mi sono seduto sulla sabbia a guardare il mare. Lì, in quei posti, se guardi l’orizzonte, sembra che quel mare non finisce mai, una sensazione strana, quasi irreale. E poi, dal nulla, ecco arrivare due bambini che si mettono a giocare sulla riva. Vestiti di stracci, ridono, saltellano nell’acqua, mi guardano, li guardo e sorrido. Faccio in tempo a riprendere in mano la telecamera che scappano via. Scavalcano ad una ad una le piccole onde e uno dei due, il più grandicello, barcolla e come una scena al rallentatore, un passo dopo l’altro, sparisce, con al piede una pinna da sub, che a fatica solleva e poi va giù, una, soltanto una… ho fatto in tempo a filmarlo. Poi siamo ripartiti, altro spettacolo, altre emozioni, le mangrovie… dimenticavo, eravamo in Kenia, un’estate di tanto tempo fa.
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il mondo di arthur
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Parole
&
immagini
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Isole Eolie - Lipari Š Arthur