THE IMAGINARIUM
Alessandro Bergamini
Photographer of the month - january 2014
THE IMAGINARIUM MAG in the date of birth - January the 13th - 2014 From an idea of Barbara Marin. Editor and Graphic Management: Daniele Fusco. With the collaboration: Francesca Iona, Laura Drake Enberg, Roberto Burchi, Lorenzo Crinelli, Kaleem Taj Shaik, Gaspare Silverii THE IMAGINARIUM MAG - January 2014
FOTOGRAFO DEL MESE a cura di Barbara Marin e Daniele Fusco
Alessandro Bergamini
I bambini sorridenti portavano come offerta al cielo i loro occhi vivaci. Mostravano tutta la loro curiosità alle persone e a noi, stranieri. La semplicità di quel popolo mi stupiva ogni giorno di più. Quando Alessandro partiva per i suoi viaggi io ero con lui. Quando ritornava io ero con lui. Una reflex che ha visto la vita e oltre. Una lente che si é fatta pupilla e ha catturato immagini meravigliose guidata dallo spirito e dalla volontà di un ragazzo che ama la vita e della vita non vuole perdere nemmeno un attimo. La fotografia in viaggio con Alessandro è un’emozione splendida, di quelle che almeno una volta nella vita andrebbero vissute. La seta è un gioco d’immaginazione, l’atmosfera sembra incantata. In India i colori non sono spalmati sui cartelloni pubblicitari ma sono ovunque nella natura. Nelle vesti. Sulle pietre. Sulla terra. Persino il sole ha un colore diverso. Eppure il sole è il sole. Il verde intenso e il rosso mai visto, i blu mai toccato, sono esperienze tattili oltre che visive, che Alessandro Bergamini racconta prima di tutto a sé stesso. La sua é una fotografia di reportage senza curiosità fine a sé stessa. E' scoperta. Ricerca. Voglia e bisogno di catturare non solo i luoghi e le persone. Ma i luoghi e le persone insieme. Insieme alla vita e ai gesti di ogni giorno. Questo significa assimilarsi, fondersi, interagire, lasciarsi andare tra le braccia di un popolo perché lui possa aprirle a te. E' bellissimo comprendere il senso di un cammello portato a spasso nel mezzo del deserto. Torna magicamente tutto, tra le mani ruvide e le unghie lisce e bianche di un anziano pastore. Del suo gregge e della sua vita che è fare e rifare, ogni giorno, la stessa strada. Lo stesso percorso. Le luci, i templi, cascate di parole non dette che filtrano dalle finestre, dai piccoli pertugi tra la folla. Un fotografo non lavora mai nel vuoto. Nessuno riuscirebbe a realizzare un reportage se non ci fossero persone che vogliono comunicare al mondo i loro messaggi. Così credo sia, credo si possa chiamarla sinergia. Un fotografo, un popolo, un mondo e un racconto lungo una vita.
THE IMAGINARIUM MAG - January 2014
BEHIND THE LENS a cura di Barbara Marin
Emanuela Migliaccio - Metafisica della Metamorfosi Vita è metamorfosi. Metamorfosi è vita. Metamorfosi è morte e nuova vita. Metamorfosi è inizio e fine. Metamorfosi è morte e rinascita. Panta rei, tutto scorre, tutto passa, tutto cambia, tutto diviene, si trasforma, si tramuta, finisce e ricomincia. Metamorfosi è "essere". Metamorfosi è non essere ma ciò che sarà, ciò che non sarà ma che potrebbe essere, ciò che non si sa che cosa sarà. Non c'è realtà senza metamorfosi. L'uomo è metamorfosi e parte della metamorfosi universale. Emanuela, fotografa. Ora non più. Non è più solo fotografia, la sua produzione di immagini. E' un salto dal reale al surreale. E' un cambiamento ancestrale. E' tirare giù il tendone sulle favole a lieto fine. E' un'operazione a cuore aperto dove si arriva a toccare l'anima. E' una confessione ma non è bisbigliata. Emanuela Fotografa. Eppure le sue immagini non sembrano più solo degli istanti di vita, messi in posa e sottratti al grande libro dei sogni. C'è l'incubo in agguato, dietro un albero, in una foresta fatta di braccia. Una combustione di sentire e vedere. Un'esplosione tra pianto e odio e rassegnazione in un passaggio metaforico dall'irrealtà, passando per la realtà e finendo nel surreale. Concetti surreali di divina follia, consegnati ad una donna e a quel che ne rimane. Esile, peso di piuma, è più fragile del drappo verde del suo vestito che si mescola con il muschio di un mattino gelido. Di vetro, in movimento, sul punto di rompersi, raddoppiarsi, farsi a pezzi. Emanuela mi racconta la storia di questo lucchetto aperto, in un'intervista che segue all'articolo. Perché di questo si tratta. E' un modo unico per dire qualcosa. Per comunicare un disagio, contenuto dalla forza dell'autrice in un bagaglio di tecnica ed espressione, legato - ammanettato, un disagio che non può che farsi statua, in una fotografia di pietra, carica di emozione. segue intervista
THE IMAGINARIUM MAG - January 2014
Qualche nota biografica su di Te Emanuela. "In passato spesso cercavo la favola nelle foto, ma poi la realtà cancellava tutto. Il mio bisogno di comunicare il mio malessere e di gridarlo ad alta voce sperando che qualcuno mi sentisse mi ha portato verso questa nuova visione della mia fotografia. La Donna che fotografo esiste ed è dentro di me in ogni Donna ferita in ogni Donna che vuole riprendere in mano la propria vita e farne un capolavoro in ogni Donna che vuole ricominciare a vivere. Lascio parlare loro le mie fotografie e le voglio dedicare a noi Donne forti e deboli allo stesso tempo, non smettere mai di sognare anche quando nella realtà tutto è contro." E' un vero Emanuela, hai consciamente o inconsciamente calato giù il tendone sulle favole a lieto fine? Ho sempre sperato nel lieto fine, ma spesso la realtà cancella ogni desiderio. Se sì. Cosa ti ha portato a voler mettere a nudo gli scheletri prima coperti dai toulles? La mia voglia di vivere e di comunicare. Chi è la donna che fotografi. C'è niente di autobiografico? Tutto? O questa Lei, è una metafora. Se sì, di che cosa? Le mie foto sono sempre autobiografie, mi rivedo nelle Donne che fotografo, sono sempre visioni che ho durante il giorno spesso mi fermo e immagino e dopo qualche giorno organizzo il set nei minimi dettagli.
Sento forte un messaggio di disagio, carico di arte e di ricerca tecnica ed interiore. Me ne vuoi parlare? Io credo che la fotografia sia un mezzo di comunicazione molto potente. Sono una Donna molto chiusa e riservata, tante volte preferisco non condividere con il pubblico alcuni scatti perché è come se mi sentissi nuda. Se potessi raccontarti attraverso una serie di oggetti, quali sarebbero? Chiudi gli occhi e immagina. Mettici una musica. E scrivimela. In casa amo circondarmi da fotografie libri e tante candele, ultimamente il mio oggetto preferito è il mio passaporto, amo viaggiare. Esiste un filo conduttore che passa dal fruitore di immagini a chi le scatta. L'artista parla. Il fruitore ascolta. In passato cercavo tanto il consenso del pubblico perché mi sentivo insicura, oggi mi sento molto più matura e con molta più esperienza, e spesso non condivido le mie foto su internet perché ne sono quasi gelosa.
INSIDE THE DREAMS a cura di Daniele Fusco Nicholas Javed Once upon a time in a faraway place, unique and enchanting landscapes , endless places where lost in a magical and surreal dream . Places in which to live became a great mirror of Narcissus, and look at themselves, was a diatribe in the eternal drama of the beauty contest . And the more beautiful it is , in those places, the more you are on your own. Ethereal princesses, floating on the surface of deep water and stagnant between waves of thoughts and looks elsewhere. As a narcolepsy curable only with a kiss or a single unique ray of sunshine , they are there, as protected in the nest of a dream next flight to freedom. Nicholas Javed , Polish. Fashion photographer with a great attitude to the concept and with a good dose of creativity mixed with a good technique , makes beauty without winning a race . Through his work draws us into a modern tale of an oxymoron where you come into contact with the enemy and friendly nature of being female , her rival for excellence . Destined to become the eternal queens , women are lulled into a perfect life in a surreal sound on which you can recognize. Recognition is locked up in a casket with his eyes open and the key has it just him. "The Professor " , Nicholas Javed . In his works , he teaches the eternity through dreams , his every shot, robbed fraction of a second to infinite time, eternity is instead made ​up of small emotions. It's up to us to decide whether to get a foot into this framework by which pour almost the color, is full of magic and enter into that world, knowing that he's there to hold hands . Him Tamer of light and shadows , in the name of the voice of unreality .
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BEHIND THE LENS a cura di Barbara Marin
Roberta Nozza ROBERTA, parlami del tuo cambiamento di stile. A cosa è dovuto questo salto cromatico e questa metamorfosi tecnica? Sono scelte pensate o sono istinti di artista che nel suo percorso non può non passare attraverso a cambiamenti e mutazioni? La differenza tra Roberta e Roberta. tra Roberta Nozza a colori o in bianco e nero a Roberta Nozza che inventa il mondo e a quella ce ci scrive sopra una poesia. Definirci è difficile, ma tu puoi. Provaci. Vivo e lavoro poco lontano dal centro di Bergamo, mi viene sempre difficile parlare di me stessa, sono di poche parole e preferisco di gran lunga che a raccontarmi siano le mie fotografie. Arrivo da un lungo percorso pittorico che mi ha dato moltissime soddisfazioni, il mio approccio alla fotografia era legato allo studio delle luci per poi riprodurle su tela. Mi sono ritrovata ad amare la fotografia in modo graduale, mi ha conquistata totalmente ed ora è il mio unico strumento per comunicare ciò che sento. Originariamente nelle mie fotografie si respirava una forte influenza pittorica, mi piaceva moltissimo l’uso del texturizing e le immagini che creavo erano paragonabili a “dipinti fotografici”. Una forma espressiva che non rinnego, ma che ho abbandonato spontaneamente con il mutare del mio modo di “vedere” e “sentire” ciò che mi circonda. Ad un certo punto del mio cammino ho sentito la necessità di alleggerire, di snellire, di cercare e comunicare l’essenza di ciò che vedevo. La mia produzione attuale rispecchia moltissimo ciò che io sono, una persona tutt’altro che semplice... sono un’anima inquieta in costante ricerca. Fotografo con tutta la sincerità che mi è possibile senza preoccuparmi del fatto che le mie immagini possano piacere o non piacere, voglio comunicare a chi desidera ascoltare. La fotografia mi ha cambiata nel profondo, mi ha aperto gli occhi, è stata la mia ancora in un momento difficile della mia vita e mi ha mostrato chi sono veramente io le devo la stessa onestà d’intenti, fra me e ciò che osservo devono esserci una chiarezza e una sintonia totali altrimenti non scatto nessuna fotografia. Ringrazio Barbara Marin e The Imaginarium per avermi dato l’opportunità di raccontarmi attraverso alcune fotografie della serie “Abstract”, una produzione che io sento rispecchiarmi in modo totale. "Fotografando noi scopriamo noi stessi, più di quanto scopriamo il mondo intorno a noi.” John Loengard robertanozza.zenfolio.it Facebook: Roberta Nozza fotografia
ViISUAL THOUGHTS a cura di Francesca Iona Ando Fuchs - Rigorosità ed essenzialismo Ando Fuchs possiede ed esercita quasi una facoltà divinatoria che gli permette di scoprire un luogo e di comunicare con la propria consapevolezza visiva, il punto preciso dove perpetuare la memoria fotografica. Il suo sguardo è distante equilibrato ma compartecipe.. uno sguardo che si lascia trasportare osservando le mutazioni di vicende che si intrecciano e costituiscono uno svolgimento urbano solitario. Attraverso le sue immagini concepite con caratteristiche di rigorosità ed essenzialismo si percepisce quasi uno stato di torpore uno stato di 'sogno', Ando Fuchs utilizza la luce naturale diffusa, le figure ritratte si dileguano si dissolvono come la nebbia che spesso li circonda, uno scenario che prelude ad una sorta di smarrimento nella vita reale e ad un ritorno di stato prenatale, svolgendo nel contempo un ruolo di protezione grazie alla sua capacità di ovattare attutire, attenuare. Una Street che è un arte, la sua caratteristica è senza dubbio la presenza umana spesso in solitudine presente in ogni suo scatto riuscendo a comprovare emozioni e circostanze di cui sono partecipi i protagonisti. Uno straordinario genere fotografico una vocazione particolare, abile nell'apprendere il battito giusto, il momento astratto , uno dei presupposti della Street fotografica . ''Ando Fuchs' la capacità catturare l'essenza perché se non vi si arriva allora non è una vera passione.....
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Enrico Facchetti
Budi Cc-line
Random Gallery Tri Jokoo di foto
Yves Lecoq
Nati keren
Ola Aleksandra
Gianpiero Di Molfetta
Maurice de Vries
Bonnie Hill
Bill Gekas
Karolina Stus Michal Zahornacky
Imya Polnoe
DesiArt Kuleshova Mahesh Balasubramanian
Marcello Libra
Mahesh Balasubramanian
Zachar Rise
Nick Moore
Jim Hansen
Vadim Stein
Pinpin Nagawan
CONVERSATIONS a cura di Laura Drake Enberg
Carol Griffith Roberts Introduction and Interview with Carol Griffith-Roberts (Carol-Billy Roberts) Carol Griffith-Roberts, (otherwise known as Carol-Billy Roberts on her Facebook page), is an award-winning photographer, from the United States. She is a self-taught photographer, who exudes brightness and a zest for life in her style and work. I was instantly drawn to Carol's photographs, with its beautiful, dreamy and magical style. Her work reminds of all of my favorite classical novels and fairy tales. She excels at blending colors, textures and overlays in in her portraits, that creates a breath-taking story. When I look at her portraits, I am transformed into a beautiful princess adorned in a lovely flowing frock, with eyelashes dipped in glitter, dancing in a land of blissful dreams and wishes. I am transformed, back to a little girl with eyes wide open with wonder. With that said, I am proud to introduce to you Carol Gritffith-Roberts, owner of Precious Posh Photography.
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What drew you to becoming a photographer? Great question for a total newbie. I purchased a camera about 11 months ago. I began shooting everything and anything. I am self-taught and have spent the past 11 or so months with zero sleep watching every tutorial there is that exists online. My husband wonders when he will see me again. Many ask how do I do this or that? I sit down in front of my computer and pray to God asking him to lead my hands. I can’t duplicate twice if I tried. I have tried. I have so much to learn, it’s as if it’s never ending. I look back at my short journey and think how I didn’t even know what a Lightroom or a Photoshop even was. I had no clue how to even put an image on a disc. I am so technically challenged. "Gallery what do you mean I need an online gallery. Huh?" . Oh yes how when you put your mind to something you can achieve it. My regret is having not picked up a camera a long time ago. But then again in my world I trust that God opens doors and changes what you think you might be doing at any moment and now I am on a different path. If you asked me a year ago what I would be doing, never in a million years would I think I would say photography. But oh how I love it!!!! I love what I am doing now. It doesn’t feel like I am working at all. Where do you find inspiration for your shoots? I love to be inspired by anything and everything. I love how life’s struggles inspire me. Pull yourself up from the seat of your pants and look at this amazing world and then capture it. I love to follow those photographers that many don’t follow. They don’t have a large following and yet they are some of the most amazing photographers I have ever seen. Talk about inspiring!
What do you enjoy most about photography? The fact you never know what is going to happen at any minute. When you think you have that right shot. Whammo it’s not the shot you thought you were going to get and then, it’s even better then you imagined. I love meeting so many diverse people. I love seeing and then feeling in my heart how capturing a moment in time can bring so much joy to someone. Camera gear, you can't live without? I shoot with the bare minimal. My camera ( Sony A99) my 50 mm lens, and the use of natural light. One day I am sure I will say how did I ever go without this for so long. Thank you, Carol Roberts
MONOCHROME CONTEST Dariusz Klimczak Eras Fotografia
Krisztina Jonathan Toth-Fay
Roberta Nozza
Maxmaks Aneta
ViISUAL THOUGHTS a cura di Francesca Iona Natalia Pipkina - Art, creativity and innovation. The feeling is to warn '' kingship '' through the portraits of Natalia Pipkina , fascinating for its elegance and harmony composed , which is not only in the eye of the beholder because Natalia is expressed with particular effect and energy, the face is benefited from the point to approach the enigma of interiority kept in every person. Even the way she presents the portrait is appropriate and suitable , favors individuals who exude authority, attractiveness and authenticity in a world of expressions and sensuality. Natalia is looking for an art made of aesthetic charm and at the same time being an authenticity and art. The goal of this excellent artist is going to meet his inner self through his artistic intent and purpose related to the portrait. Therefore, the perception of beauty Natalia Pipkina is determined not only by its visual experience that not only describes the appearance of the person photographed exalted and sublimated but also by his knowledge and education through its potential to create aesthetically perfect images originate from his admirable desire and ambition. Portraits where exploding emotions, fascinating portraits where the class , elegance and balance are the result of a careful visual and photographic technique .. She is Natalia Pipkina , art creativity and innovation. Congratulations.
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POESIE DELL’ OCCHIO a cura di Lorenzo Crinelli Andrea Rossato Ancora prima di acquisire consapevolezza del proprio operato, l’uomo si manifesta, in modo del tutto naturale, attraverso tracce, volumi e immagini. Da una parte esiste il desiderio di lasciare un segno pratico e tangibile e dall’altra, a livello istintivo, c’è la volontà di dare forma a se stessi e alla propria visione del mondo in cui viviamo: un desiderio inconscio di rendere più agevole la propria, non solo la propria, quotidianità attraverso la creazione di nuove immagini. “Noi viviamo in una spirale di forze architettoniche” scriveva Boccioni nel 1914 e questo ci introduce, anche se in modo indiretto, alla lettura, ma anche all’invenzione, che Andrea Rossato fa dell’architettura regalandoci una visione, rispetto a quanto siamo abituati a vedere, di incredibile fascinazione ma anche ad una riflessione, in quanto tutti coinvolge, su queste nuove, talvolta strane forme che trasformano profondamente i nostri caotici agglomerati urbani. Viene quindi da chiedersi, guardando le precise e misurate, spesso serene, visioni architettoniche di Andrea Rossato e diciamolo subito delle sue personali, “private”, intime visioni, se anche noi, camminando per strada, avremmo avuto la sua stessa capacità poetica e visiva di riuscire a selezionare, guardando il tetto di un palazzo, e “vedere” con decisa chiarezza la bellezza di un determinato particolare e trasformarlo in racconto di grande equilibrio formale. Insomma se anche noi abbiamo la capacità , come a lui accade, di leggere nelle finestre del palazzo di fronte a casa nostra la loro forza narrativa ed estetica e trasformarla in altro dettato visivo, talvolta astratto, una vitrea farfalla strutturale, che parla attraverso un intrecciarsi di segni. Perché di questo si tratta dell’abilità di Rossato di “vedere oltre” e quindi guardare selettivamente e trasformare di volta in volta, a seconda di quanto lui ha visto e ripreso, il dettato significativo e distintivo della foto. Cosi può accadere che la rigorosa visione di una parete del muro con i suoi articolati elementi strutturali, dalle piastrelle, alle pietre, alle grate delle finestre e con qualche cartello stradale si trasformi per incanto in una sospesa e silenziosa visione metafisica. Come può succedere che un particolare, con una ripresa azzardata, di un elemento strutturale si trasformi in una suggestiva nuova architettura. Ne nascono foto che si trasformano continuamente in contenitori di messaggi e simboli, raccoglitori di passioni ed emozioni variegate e diverse sia per concetti e pensieri propri, sia per coloro che sono sollecitati a guardarli con lui.
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Fondamentale è tenere presente che ogni immagine pur trasformandosi di significato resta sempre quello che è: poetica geometria architettonica manipolata attraverso un diverso e personale punto di vista. Inoltre a me sembra che l’elemento determinante della figurazione di Andrea Rossato è il rapporto dialettico e nel contempo la coesistenza tra i dati astratti e figurativi dell’immagine. Basta al proposito guardare la bellissima foto, dove su una spartito degno di Mondrian si staglia il tremulo e vivo riflesso di alcuni palazzi. Da tutto questo complesso di immagini ne viene un’impressione di eleganza strutturale e formale nella calibratura molto attenta, misurata e sapiente dei rapporti di forme, volumi e del loro rapporto con lo spazio e delle sue valenze armoniche e cromatiche. Rossato semplifica il tutto in forme elementari piane e proprio per questo motivo le sue foto sono in bilico tra la fissità dell’assoluto e la dinamicità delle linee. Sono frammenti della realtà in forme primarie e non solo veri e propri dettagli architettonici. Certo questo non è il solo modo del fotografo di rapportarsi con l’immagine ma è un aspetto, a mio avviso, particolarmente nuovo e intrigante. Sicuramente si può essere più o meno d’accordo su quanto da me espresso perché nella quasi totalità delle espressioni visive ci sono sempre più chiavi di lettura e ciascuno si confronta con la propria esperienza e visione delle cose. Resta tuttavia sicura la grande “qualità” e il rigore fotografico, l’intrigante e coinvolgente fascinazione dell’immagine e la precisa poesia della sua visione.
Elena Karagyozova
Piotr Krol
Random Gallery Alessandro Bergamini
Holly Spring
Martin Krystynek
Paolo Scarano
Basia Stankiewicz
Elena Shumilova
Magdalena Berny
Lorenzo Mancini
Gennaro Parricelli
Dewan Irawan Elena Shumilova
Mária Švarbová
Engin Kocyigit Hossein Zare
Patrizia Burra
Svetlana Melik-Nubarova
Martin Iman
Elena Shumilova
Thomas Boehm
Roza Sampolinska
POESIE DELL’OCCHIO a cura di Lorenzo Crinelli Dariusz Klimczak All of wonder and surprise us with the same magical wonder with which the image was created , and anything can happen and the restless balance between things , figures, objects and nature can magically disappear if the eyes and the heart does not have the ability to read through the lens of fantasy. No surreal dimension in suspended and silent works by Dariusz Klimczak because in his images there is a need dreams that regard , according to AndrÊ Breton , " the inherent need to dream to magnify and dramatize " the objects and figures giving all her photos - in its many different aspects - a rare and profound poetic unity . Also because there is something in these images that does not exist in surreal mentality in general, and it is that sense of ironic detachment from the things of life, a poetic and selfless surrender to not stop at appearances of the same things , so that in an arid desert , frequented by beautiful elephants are born nervous flowering trees with beautiful leaves and blooms with a few clarifying changes to a bare tree can turn into a "totem of hatchets ," revenge of the plant from secular memory shot to death by this tool . And again in the fantastic scenery of the sea threadlike humans are transformed into elegant but tragic acrobats who travel and living space with their games of balance and skill on the long stilts dreaming of who knows what other scenarios for their intoxicating show. So there is a great atmosphere in these photos because only a creative mind can clearly produce images so dreamy and " madly " in their poems actually visit. And it goes on and on , through the images of the photos, to build stories about stories such as the knowledge that is learned in books huge monument closed and exposed to the elements of the desert or in jars wrapped like mummies in restless garden / wilderness where the dead men / waders , or if you prefer artists / acrobats, recite their strange comedy ... and then it goes on and on in the fertile gardens of the imagination. This is an alphabet of Dariusz Klimczak extremely rich and varied , which takes advantage of a continuous process of displacement that intentionally holding in abeyance the possibility of unambiguous identification of situations. The characters and spaces are in fact set up as a sort of assembly of forms and situations where it is not possible a clear distinction between the organic and the inorganic, between natural and unnatural , so you can follow the narrative rhythm as only giving the objective ' existence of this natural situation and ambiguity Representative.
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What Dariusz Klimczak is therefore proposes an image in which nature although often exploited and made barren continues to declare its life expectancy and the worst you can do violence to his injury affects humans if it is not capable to invent other existences in which the "magic" of existence make the world better. So all of these objects and figures take the form of an assembly of strange characters imbued with individual powers and who recite their part in the immense stage of nature, a new nature , as if the photographer was not that the viewer of this mysterious pantomime. So the man and not the nature of man in nature but mainly . And this way of proceeding leads Dariusz Klimczak to have a more human contact and therefore so authentic with its visionary of life you can turn it and transcribe through the imagination , to discover the hidden meaning , the deepest and most authentic , what populates also dreams, valuable source of our individuality , which no one knows but who remain and are therefore our true freedom.
VISUAL THOUGHTS a cura di Francesca Iona Davide Mantoan - La capacità di afferrare i segnali della gestualità. Una predisposizione quella di Davide, che ha la peculiarità di far emergere realisticamente volti nitidi e precisi, proponendo al contempo una visione della realtà carica di valori vitali di coinvolgente semplicità. Il ritratto proposto è ricco di dettagli, così come sarebbe percettibile a occhio nudo, la mimica del volto è ironica genuina, naturale.. e anche il colore è uno degli aspetti più accattivanti di ciò che vediamo. Le espressioni ritratte sono autentiche sentite e si presentano perché il movimento dei muscoli facciali è spontaneo naturale, un ritrattista estremamente empatico che riesce a misurare l’implicazione e l’interesse emotivo con chi ritrae comprendendo le emozioni ed entrando in sintonia con essi. Anche la capacità di auto-ritrarsi è per Davide manifestazione creativa, la necessità di dare corpo e visualizzazione alla diversità dell’apparenza, un modo di investigare sulla percezione e la demarcazione della propria identità e la fotografia sembra essere lo strumento unico e confacente attraverso il quale si riesce a dare veloce completamento a questa esigenza.. Davide Mantoan un fotografo che ha nei confronti dell’immagine una singolare percettibilità che è in particolare l’attinenza che sussiste tra aspetto e identità.. mettendo in evidenza caratteristiche proprie del ritratto e del rapporto che ognuno di noi ha con la propria personificazione attraverso la fotografia.
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BEHIND THE LENS a cura di Barbara Marin
Maurizio Ragni - Pragmatico e geometrico inventore di sogni. La vita è una scacchiera, ad ogni mossa giusta, onori e gloria la vita dona. Ad una sola mossa errata, dolori e solitudini, la vita non perdona. Passeggiando sul cardo e decumano di una famosa piazza livornese, ci affacciamo su un mondo raccontato per metafore. Con o senza la presenza umana, la costruzione della realtà è dinamica e tangibile. Vera. Sentita. E' mista all'amore per le cose che vengono riportate dalla luce sulla carta. L'amore per un luogo, per un figlio, per un paesaggio increspato, per uno strumento musicale, per un sigaro che fuma e uno scacco al re. Maurizio Ragni, inventa e reinventa continuamente, giocando con le forme e con le cose che più ama. Ed è per questo che riusciamo ad entrare nella sua logica e nella sua fotografia, strumentale al suo lato ludico. Nella grande professionalità, c'è un aspetto infantile, di chi si diverte da grande a guardare tutto con gli occhi del bambino.
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INSIDE THE DREAMS a cura di Daniele Fusco
Evgeny Kolesnik Everything in photography comes down to one word: vision. Call it vision, imagination, or seeing; it all comes down to the same thing: the ability to envision a final result in your mind's eye, and then to make it so with your tools at hand. It's never been about the gear. It's always been about seeing something, knowing how you want it to look, and making it so. Making it so is the easy part; seeing it in the first place is what makes a photographer. Powers of observation are everything. is Snapping a camera is trivial. A plunger in the colors, Evengy Kolesnikis a photographer smells like a fantasy flower smells of his name. Photography and painting are the same. Each renders imagination in tangible form. The difference is that painters can work completely from imagination, although most of us work from life as a starting point. Both can take lifetimes to master the tools to render imaginations exactly as we intend. We are talking about A series of faces of beauty and glamor. His portraits on the fall from a painting, a palette drived from a great imagination and creativity. Little details. Flowers, colors and poses. Mannered ephelides, cheeks as kisses i rhyme. Hair, leaves, ears of corn, a dream scenario. Here is the imagination that works gently and sits on the edge of a field of yellow elegant, to get us into a picture painted and drawn on the canons of beauty. An aesthetic view - that is a passion for shapes and style, with a slight peek into the world of women, in those sensually bent wrists, hairstyles that are in themselves an act of genius. A crown of flowers to nomination queens. The photographer its creator, the one who dresses and undresses up on a pedestal dreamy halfway between the real and the surreal. The king. King of the finest portrait of the creative world of The Imaginarium.
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BEHIND THE LENS a cura di Barbara Marin
Marco Virgone - Vertigini e geometria, il senso di tutto Al di là dell’ovvia importanza sotto il profilo pittorico e figurativo, e del tributo che tutti dobbiamo riconoscere a Filippo Brunelleschi che ne intuisce le regole (e a Piero della Francesca che la celebra, e a Picasso che la scardina) è l’idea in sé ad appassionarlo. Marco Virgone e le sue immagini fotografate, le sue città riprese da un punto di vista centro di un messaggio, senso e fulcro di ogni cosa. È il senso della prospettiva a mettere ordine, gerarchie e senso nel rapporto, materiale, mentale, culturale, affettivo tra ciascuno di noi e l’intera realtà. E tra ciascuno di noi e il suo immaginario. Ma non solo: l’ordine è netto, ma fluido. Scegliamo una direzione e muoviamo un passo, e riusciamo a modificare l’universo. O, grazie a un repentino cambio di prospettiva, possiamo scoprire un universo del tutto differente. Meraviglioso, no? Èd è il senso della prospettiva a metterci in rapporto sia con il passato sia con il futuro. Anche questo è un paesaggio mutevole, non solo perché fatalmente ci muoviamo lungo la freccia del tempo, ma perché, immaginando, o leggendo storie, o grazie a un film, o ricordando, possiamo forzare i limiti. Meraviglioso. Milano presa di mira dalla reflex di Marco, cade sotto il suo disegno, ridisegnandosi da sé. La città si flette e si riflette, come ubbidiente, come un'insieme di linee, con un'anima. Sì. Perché senza anima, non potremmo provare emozione guardando con gli occhi del fotogafo,i suoi scorci introspettivi, il suo fare fotografia per istinto di sopravvivenza. Perché senza, senza scattare, senza guardare il mondo da un punto nuovo, Marco non sa proprio stare. Grazie per le sue cose immaginate. The Imaginarium è il luogo giusto per raccontarle. Per parlare di lui.
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BEHIND THE LENS a cura di Barbara Marin
Marco Barchesi L'eleganza e la sinuositĂ compositiva che si regge su una metrica quasi musicale Al di lĂ della bellezza, le forme sono quelle dell'estetica. Dell'armonia di una prospettiva aurea di completezza. La donna e il suo abito, il suo corpo e il suo tatuaggio, quei dettagli che sembrano innocui, diventano un serrato fare della fotografia una prova di classe e stile. Le saturazioni sono lievi, leggiadre. Le dinamiche espressive ed il linguaggio, coinvolgono un mondo etereo di moda e preziositĂ . Una gabbia dorata inesistente, invisibile - che protegge e supporta come su un grande palco illuminando le sue figure. Le sue dive. Le sue dee.
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Babak Fatholahi
Emanuele Romeo Jackerss
Random Gallery Tuito Tuiter
Dilek Yurdakul Uyar
Cak Dony Chrismanto
Basia Stankiewicz
Micoara Cosmin
Marta Everest
Katarina Grajcarikova
Romi Burianova
Tri Joko
Abe Less Classictouch Full Ăžorsteinn H. Ingibergsson
Tomasz Solinski
Cath Schneider Dheny Patungka
Cisco Maurizio
Carmit Ohana Rozenvig
Maurice de Vries
Zoe Photography
Robert Wypi贸r
Edmondo Senatore
Barbara Marin Founder
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Francesca Iona Writer/Admin
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Kalleem Taj Shaik Writer/Admin
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