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Everyone Is Asleep” (original title: “Dormono tutti

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Montreuil cemetery

Montreuil cemetery

The Museum of the Statues of Salt

Julio Monteiro Martins, Translated by Helen Wickes & Donald Stang

We are all trapped in old photographs. No one has confined us there. It’s that we have never been outside of them.

And no one knows where we are now —certainly no one can know— because we are nowhere (while we are suspended everywhere).

And every time we open our eyes to look back, we become statues of salt. Each one corresponds to a snapshot in black and white, calcified in time. In place of an album, another dream, unexpected memories.

Each moment of our life stops and freezes forever, somewhere, while we believe naively that we are moving forward. We will encounter ourselves farther down the road, yes, but among the things of the past, in the back of a drawer full of useless objects that we never throw away.

A sort of continuous present pursues us. A showcase of events, a well-stocked museum of things lived, the display case of the soul’s antique store. 84.

Archaic passions never at rest know neither oblivion nor respite. Death is forbidden to them, as it is to vampires. They make their awful appearance in the night.

Terrified, appalled, we always attempt the same old futile pleas:

My overflowing soul, chaotic spirit, how may I beg for silence from your multitudes? How may I convince them to disperse, to hide themselves in a crevice of eternity?

How may I get from them a single night without dreams? Or a single day that does not split apart in the thirty thousand days of an entire life?

The Opiate, Spring Vol. 17 Il museo delle statue di sale

Julio Monteiro Martins

Siamo tutti ingabbiati dentro vecchie fotografie. Nessuno ci ha rinchiuso lì. È che non ne siamo mai stati fuori.

E nessuno sa dove siamo ora – non ne può certo saperlo –perché non siamo da nessuna parte (mentre siamo bloccati dappertutto).

E ogni volta che apriamo gli occhi per guardarci indietro diventiamo statue di sale. A ciascuna corrisponde un’istantanea in bianco e nero del tempo granitico. Al posto dell’album, un altro sogno, i ricordi improvvisi.

Ogni momento della nostra vita si ferma e si congela per sempre da qualche parte, mentre noi crediamo ingenuamente di andare avanti. C’imbatteremo in questo avanti, sì, ma tra le cose del passato, in fondo a un cassetto pieno di oggetti inutili che non si buttano via.

Una sorta di presente continuo ci perseguita. Una vetrina di eventi, un fornito museo di cose vissute, le bancarelle dell’antiquariato dell’anima

Arcaiche passioni senza riposo non conoscono oblio né tregua. La morte gli è interdetta come ai vampiri. Fanno atroci apparizioni nella notte.

Atterriti, sgomentati, tentiamo sempre le stesse vecchie suppliche infruttuose:

Anima mia sovraffollata, caotico spirito, come chiedere silenzio alle tue moltitudini? Come convincerle a disperdersi, a nascondersi in una crepa dell’eternità?

Come ottenere da loro una sola notte senza sogni? O un solo giorno che non si sdoppi nei trentamila giorni di una vita intera?

Everyone Is Asleep

Julio Monteiro Martins, Translated by Helen Wickes & Donald Stang

I’ve come back home so late that I scarcely remember the moment when I left. Then I didn’t want to leave then. I didn’t want to interrupt the joyful atmosphere, the jokes, the bubbly talk, the constant chatter of the family and the friends, who were at our home in that big tree at the hour of sunset.

But what a day! So many things to do in so many different places; hurried meals, endless lines, useless waits, senseless squabbles, missed appointments, glitches and misunderstandings. How tiresome!

Now I return home. To my home.

Oddly I find the door closed, the lights out, and a great silence everywhere. How strange. Could it be so late? Or are they changing their routines and now everyone goes to bed early?

I open the door, turn on the lights in the living room and, very tired, throw myself on the couch and wait. What a silence!

And even outside, for once, the world is quiet. The little table in front of me, the credenza, and the china cabinet, are covered with a thin film of dust. But what is happening? Doesn’t anyone take care of this house?

Now I get up to look for someone who is still awake. In the kitchen, the dirty dishes sleep in the sink. From the corridor, I hear deep breathing coming from the bedrooms. I open one door, then the other, take a peek inside. Everyone is profoundly asleep in the house. They are immobile, each one unmoving in the chosen position, the most comfortable one for a long night’s sleep.

I close all the doors and return to the living room. I stretch out on the couch and the images flail about confusedly in my head.

I am tired. The day passed without my seeing it! The atmosphere here is an invitation to sleep. I want to sleep the way all the others are sleeping.

I’ve come back home. It is so late. But how could I have made it back earlier?

Everyone is asleep. I want to sleep too. I’m exhausted. And I want to sleep in my home.

Dormono tutti

Julio Monteiro Martins

Sono tornato così tardi a casa che mi ricordo a malapena il momento in cui l’avevo lasciata. Non volevo andarmene allora. Non volevo interrompere l’atmosfera gioiosa, gli scherzi, le confidenze frizzanti, il costante chiacchiericcio della famiglia e degli amici, che erano di casa in quel grande albero all’ora del tramonto.

Ma che giornata! Tante cose da fare in tanti luoghi diversi, pasti veloci, file interminabili, attese inutili, diverbi senza senso, appuntamenti persi, disguidi e malintesi. Che fatica!

Ora torno a casa. Alla mia casa.

Stranamente trovo la porta chiusa, le luci spente e un grande silenzio dappertutto. Che strano. Sarà già così tardi? O stanno cambiando abitudini e ora vanno tutti a letto presto?

Apro la porta, accendo le luci del salotto e molto stanco mi butto sul divano e aspetto.

Quanto silenzio!

E anche fuori 90.

per una volta il mondo tace. Il tavolino davanti a me, la credenza e la vetrinetta, sono ricoperte da un sottile strato di polvere. Ma cosa sta succedendo? Nessuno bada più a questa casa?

Ora mi rialzo per cercare qualcuno ancora sveglio. In cucina, i piatti sporchi dormono nel lavandino. Dal corridoio ascolto il respiro profondo che viene dalle camere da letto. Apro una porta, poi l’altra, faccio capolino. Dormono tutti profondamente in quella casa. Sono immobili, ciascuno fermo nella posizione scelta, quella più comoda per una lunga notte di sonno.

Chiudo tutte le porte e torno in salotto. Mi sdraio sul divano e le immagini si dimenano confusamente per la mia testa.

Sono stanco. Non ho visto passare il giorno! L’ambiente è un invito al sonno. Voglio dormire come dormono tutti gli altri.

Sono tornato a casa. È così tardi. Ma come facevo a tornare prima?

Dormono tutti. Voglio dormire anch’io. Sono esausto. E voglio dormire a casa.

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