Lameziaenonsolo novembre 2021 Antonio Mallamo

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intervista del mese

Antonio Mallamo Farmacista - Psicologo di Nella Fragale Antonio Mallamo, farmacista, psicologo, impegnato nel sociale, insomma uomo dalle mille sfaccettature … cominciamo con il parlare del Mallamo farmacista, hai deciso di diventarlo perché lo era qualcuno della sua famiglia oppure…? Salve, saluto anzitutto i lettori che avranno la pazienza di leggere questo servizio, la Grafichéditore e te, Nella Fragale, in particolare, per avermi onorato di questo spazio nella tua rivista, dopodiché comincio a rispondere. Sono cresciuto tra scaffali e bancone della farmacia di mio padre ad Ardore Marina, già da ragazzo e,anche se la famiglia mi aveva avviato alla Medicina, il richiamo inconscio dell’identificazione col padre e con la sua professione, alla fine, dopo tanti patemi e cambiamenti, penso abbia avuto il sopravvento. Ma approfitto della domanda per raccontare un pò della mia storia, sono nato, e vissuto per tutta la adolescenza, a Bovalino, nella Locride, e successivamente trasferito nella vicina Ardore. Il 9 gennaio 1978 ebbi assegnata la gestione provvisoria della mia attuale farmacia rimasta senza titolare. Mi trasferii a Sambiase, per iniziare a lavorare, convinto che ci sarei rimasto per poco tempo. In effetti la provvisorietà durò ben 12 anni (cose italiane !) fin quando lo Stato mi regalò la titolarità effettiva, che mi convinse a rimanere definitivamente a Lamezia. Una decisione difficilissima, per la nostalgia che mi legava ai luoghi e ai legami familiari del paese natio, ma conscio della benevolenza e dell’affetto ricevuto dalla cittadinanza locale. Il farmacista a volte consiglia un farmaco ad un cliente, può ovviamente farlo perché la laurea in farmacia prevede studi che consentono, una volta laureati, di aver le giuste competenze per farlo, la mia curiosità è questa: quali sono le differenze fra il corso di laurea in farmacia e quello in medicina? La differenza è enorme, il medico ha gli strumenti di conoscenza per diagnosticare la malattia, può intervenire esplorativamente o chirurgicamente sul corpo del paziente e prescrive i farmaci per la cura. Il farmacista non studia la patologia, solo da pochi anni è stata introdotta quella generale, e può intervenire sui piccoli malanni. La legge gli consente il consiglio solo sui farmaci non sottoposti ad obbligo di ricetta medica e sugli OTC, i cosiddetti “farmaci da banco”. Ma la tua domanda,che può apparire ingenua, è prova della grande considerazione e fiducia di cui il farmacista gode, al punto di attribuirgli o aspettarsi competenze professionali, che appartengono solo ai medici. E di questo ne siamo orgogliosi, anche se non ne dobbiamo approfittare invadendo campi che non ci competono.

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Un tempo vi era solo la Farmacia, poi alle farmacie si sono aggiunte le parafarmacie, dove, con il passare degli anni, si trovano sempre di più farmaci che prima erano appannaggio vostro. Ricordo che, inizialmente, voi farmacisti vi opponeste ma alla fine le parafarmacie sono diventate una realtà, a tanti anni di distanza, ritieni che sia stata positiva o negativa questa scelta? La nostra opposizione alla creazione delle parafarmacie, nate nel 2007 per provvedimento di Legge voluto da Bersani, è stata molto morbida, se teniamo conto che questa realtà, nel panorama europeo, è una anomalia prettamente italiana. Apparentemente le parafarmacie sarebbero dovute servire a creare concorrenza, ma, è mia opinione che, più che l’utente, di questa concorrenza se ne è avvantaggiata l’industria che ne ha approfittato per aumentare i prezzi, per cui il cliente che prima pagava un prodotto 5 euro, senza sconto, ora lo paga sempre 5 con lo sconto su un prezzo che l’industria ha fatto salire a 6. Certamente la gestione concorrenziale, specie nelle città, è divenuta un problema in più sia per le farmacie che per le parafarmacie, che di fatto ha modificato la strutturazione del nostro lavoro. La farmacia è cambiata nel tempo diventando un luogo dove non solo si acquista un farmaco ma anche una “sorta di presidio” dove poter ricevere assistenza e, mi pare, che il covid abbia accelerato questo processo o sbaglio? Certo, si punta a quel progetto di trasformazione chiamato “Farmacia dei Servizi”, che è solo agli inizi,che però tarda a decollare, in quanto la parte pubblica non collabora. Basti pensare che il servizio prenotazioni Cup in Calabria lo eroghiamo gratis, con un aggravio notevole di spesa dovuto ai tempi necessari e quindi al costo del lavoro ! Ma la responsabilità affidataci di somministrare vaccini e ed effettuare test diagnostici rapidi, i cosiddetti tamponi, ci conforta sulla possibilità di incrementare in modo soddisfacente per tutti, i nostri servizi. Quello che non è cambiato e si spera non cambierà è la aspettativa di benessere che la persona che varca la soglia di una farmacia, si attende, anche in maniera inconscia. Al di là di sconti e promozioni nostro compito è che questa aspettativa venga soddisfatta, anche agendo sul bisogno di accoglienza ed empatia. Un farmaco avente gli stessi principi ma con costi inferiori perché prodotto da case farmaceutiche che non spendono cifre esorbitanti in pubblicità, ora spesso, vengono consigliati anche nelle farmacie, ma sono proprio uguali? Hanno gli stessi effetti terapeutici? Tu parli dei farmaci equivalenti (o generici ). Certamente hanno gli stessi effetti! non possono essere introdotti farmaci, dagli organi preposti, meno o più efficaci di un altro, se si mantiene uguale principio attivo e dosaggio. Ogni farmaco ha una autorizzazione e registrazione

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ministeriale che ne garantisce conformità ed attività terapeutica. La figura del farmacista si evolve nel tempo, come immagini il farmacista del futuro? Oramai la figura del farmacista si è avviata e sempre più si avvierà verso una doppia declinazione: to ammesso all’ Esame di Stato in cui ho conseguito il titolo statale di Psicologo

la prima è quella dell’imprenditore, il titolare, a cui si richiedono doti manageriali sempre più efficaci, visto il regime concorrenziale che il legislatore ha creato nel tempo, non solo con le parafarmacie, ma con altre misure legali, quali quella su “il capitale in farmacia” che da la possibilità anche a soggetti economici e non laureati ad acquistare una sede, quella sulla libertà di orari di apertura, e quella dell’abbassamento da 4000 a 3200 abitanti del quorum necessario per aprire una nuova sede farmaceutica e che ha visto nella nostra città l’apertura di nuove 5 farmacie negli ultimi anni. La seconda declinazione è quella classica del farmacista che sta in contatto diretto col pubblico al banco, che non cambierà di molto, se non in una attenzione maggiore a quelle che sono le incombenze pratiche richieste dai servizi, quali prenotazioni cup, telemedicina, vaccinazione…ecc., Conoscendoti penso che la seconda figura ti si confaccia di più ma passiamo ora ad Antonio Mallamo psicologo, ti sei laureato in psicologia forse nello stesso periodo in cui laureato in farmacia, ma risulti iscritto ufficialmente nell’albo degli psicologi solo dal 2002, come mai questa decisione? Non è esatto, io ero laureato in farmacia dal 1977, mentre ho superato l’Esame di Stato, per l’abilitazione alla Professione di Psicologo nel 1998, presso la Sapienza, cosa che mi ha permesso l’iscrizione all’Ordine professionale. L’iscrizione all’Ordine è slittata di poco. Diventare psicologo è stata la conclusione di un percorso iniziato almeno 15 anni prima e che tuttora, in forma molto meno assidua, continua, con frequentazioni ininterrotte di setting analitici, individuali e di gruppo, sia terapeutici che didattici, corsi, week end e settimane esperenziali presso gli Istituti aderenti alla Sophia University of Rome fondata e diretta dal prof. Antonio Mercurio, filosofo, teologo e psicoanalista. Il percorso, inizialmente orientato alla crescita personale, è diventato una passione che prima mi ha portato, dopo un corso teorico-pratico di 4 anni nella sede di Catanzaro e Cosenza, al conseguimento del Diploma di Antropologo Personalistico esistenziale e a quello di Psicoterapeuta (o Sophia-analista che dir si voglia) sebbene di valore privato, ai tempi in cui il titolo di psicoterapeuta non era stato ancora normato dallo Stato. Solo successivamente sono stapag. 4

Nella tua scheda personale, accanto alla parola psicologo si legge Sophia-analista Esistenziale, cosa significa? Ti ringrazio per questa domanda, che mi permette di presentare il mio modello di riferimento: in parte ho già accennato, ma è bene far sapere che per la formazione di Psicoterapeuti, o psicoanalisti, esistono varie Scuole ognuna con un diverso approccio teoretico e pratico, che, fondamentalmente, consiste in un diverso concetto dell’Uomo, di come esso è strutturato, di come si evolve, di come si ammala e di come, pertanto, può essere curato. Tra le più note al grande pubblico cito quella freudiana, junghiana, cognitivo-comportamentale, familiare-sistemica, della Gestalt, Rogersiana, ecc ecc. La Scuola, in cui io mi son formato prima che io approdassi alla legittimazione statale, si rifà alla denominazione delle disciplina introdotte dal fondatore, che sono, omettendo successive incrementazioni, la Antropologia Personalistica Esistenziale e Sophia-analisi, che si fondano sulla ricerca della essenza e definizione della Persona, e della Analisi della Saggezza (Sophia). Interessante ma puoi esser più preciso su questo modello di riferimento ? Per essere più preciso nel rispondere alla tua domanda copio Wikipedia: “L’Antropologia esistenziale, tipicamente europea, nel dopoguerra si è alleata con la nuova Psicologia umanistica, americana, cosicché la maggior parte degli autori in questo campo parla di psicologia esistenziale-umanistica. Questo movimento venne anche definito “la Terza Forza” della psicologia, quella corrente teorica, cioè, che comprende tutti quegli indirizzi che si pongono in alternativa alla psicoanalisi classica e al comportamentismo.” Per essere più comprensibili e più centrati, nell’approccio esistenzialista di Mercurio, parliamo di Perdono, Amore Libertà e Colpa, Menzogna Esistenziale, Colpa reale, Dolore come risorsa, Principio della Gioia (in contrapposizione al Principio del piacere di Freud), temi che ci fanno distinguere da una psicologia deterministica, meccanicistica, e puramente tecnica. Si rivolge all’Uomo che voglia sviluppare la capacita’ di decidere sul proprio destino, quindi alla parte spirituale, anima laica, capace in potenza di trascendere i condizionamenti inconsci. Obiettivo da raggiungere è la capacità di amarsi, amare ed essere amato, le tre condizioni individuate per divenire Persona. Inviterei chi è

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che mi affascina e che, a scopo didattico, mi ha portato ad assistere a un Congresso Italiano di Medicina Psicosomatica la cui parte organizzativa faceva capo al conosciutissimo Raffaele Morelli. interessato all’argomento di ricercare su Internet libri e pubblicazioni di Antonio Mercurio. Ma come riesci a conciliare le due professioni ? Tengo a precisare che la professione che svolgo è quella di farmacista. Mentre per quella di Psicologo o, se preferiamo, di Sophia-Analista, avendoci creduto con molto ritardo, non ho trovato le necessarie energie e tempo per avviarla regolarmente in attività clinica, è un mio grosso rammarico, un limite a cui mi sono dovuto arrendere. Scomoderei il detto “impara l’arte e mettila da parte”, se non fosse troppo prosaico! In compenso mi sono impegnato in attività divulgative che mi hanno permesso di essere conosciuto in questa nuova veste professionale. La mia attività di divulgazione si è esplicata in tanti rivoli, a partire dalle conversazioni in diversi Club Service calabresi, relazionando sull’Analisi dei sogni, sull’Ansia, sul Narcisismo, per poi allargarsi alla collaborazione con la vostra rivista,allora cartacea, su cui ho trattato, di volta in volta, il tema della Violenza, dei disturbi alimentari, del Narcisismo, della Menzogna esistenziale, della Intelligenza emotiva,nonché l’immancabile linguaggio dei sogni. Partico-

Possiamo affermare che sei conosciuto, nell’ambito della tua attività divulgativa di psicologo, come un cultore dell’Analisi dei Sogni, ci puoi dire qualcosa su questo affascinante branca della psicologia. Tu introduci un argomento su cui ho avuto le maggiori soddisfazioni professionali e su cui ho divulgato maggiormente. Devi sapere che la interpretazione dei sogni era parte integrante della Psicoanalisi classica, quella di Freud per intenderci. Ma col tempo, oltre alla revisione profonda del metodo del Maestro, essa è divenuta una pratica di nicchia, che coltivo con passione, e per la quale, sono stato chiamato, oltre alle varie Conversazioni che ho citato, a tenere un seminario agli psicologhi specializzandi presso una scuola di Psicoterapia. Poi come un sogno (sui sogni) è arrivata la richiesta di un Workshop che ho tenuto presso la Università di CZ nel gennaio dello scorso anno agli studenti del corso di Laurea in Psicologia. Ringrazio la docente del corso per avermi dato questa opportunità inaspettata. Tenendo conto che non ho brillato nella mia carriera scolastica, un altro riconoscimento dal sapore della rivincita, che voglio citare, è stato precedentemente quello di essere invitato a tenere una lezioneconversazione presso il locale Liceo Campanella dal prof. titolare della cattedra di filosofia Raffaele Gaetano! A te piace interpretare i sogni, ne hai parlato anche in un articolo sul nostro giornale, ti faccio una domanda “ironica”, ma qualcuno ti ha mai chiesto, di attribuire a un sogno da interpretare, probabili numeri fortunati? Non ho avuto questo tipo di richiesta, forse perchè si son guardati dal farlo, dal momento che il linguaggio dei sogni lo individuo e lo pubblicizzo come “Teatro dell’Anima”, ben lungi da una interpretazione superstiziosa.

lare gratificazione essere stato invitato come psicologo nell’annuale Convegno sulla violenza di genere del 2019, organizzato da associazioni femminili, come Fidapa, Soroptimist, Associazione Donne medico e altre. In genere si invita una psicologa a queste manifestazioni, e il fatto che la scelta sia caduta su di un maschio è stato veramente inaspettato, gratificante e responsabilizzante. Capisco, nelle due professioni riscontri un punto di contatto ? Ho già indicato prima il ruolo empatico che un buon farmacista deve esercitare verso il cliente, ma c’è anche un punto di contatto, mai sufficientemente esplorato, più che per la Farmacia, tra Medicina e Psicologia. Parlo di una disciplina di nicchia che si chiama Psicosomatica e che studia le interconnessioni tra mente e corpo, tra disagio psichico e malattia. E’ un campo, per un certo verso discriminato, Lamezia e non solo

Tornando al serio, in una notte si fanno tantissimi sogni, sogni che si ricordano quando si è in quella sorta di dormiveglia, ma che si dimenticano, a volte totalmente, quando completamente svegli, c’è un metodo per cercare di ricordare i sogni per poi poterli interpretare? Teniamo conto che una corretta e seria analisi dei sogni deve essere fatta in seduta con un analista o psicoterapeuta che cura questo aspetto, in attesa, magari, di maturare col tempo, una capacità di autoanalisi. L’analista spesso suggerisce di appuntare su un taccuino i sogni, appena svegli. Ma,a mio parere, il ricordare i sogni va di pari passo con la determinazione ed il coraggio di procedere ad una introspezione dei propri contenuti esistenziali profondi. Ma, assodato che i sogni sono tanti e diversi fra di loro, in una stessa notte, per capirne il significato bisogna interpretarli tutti? Anche uno spezzone di un sogno, una “stringa onirica”, per così dire, può offrire indicazioni preziose ! Se poi si deve scegliere, preferire quello che ha lasciato un segno emotivo più forte. Argomento affascinante quello dei sogni! La tua area di compe-

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tenza come psicologo qual è? Qualsiasi disagio, insoddisfazione, sofferenza che alberga nell’animo umano sono di competenza dello psicologo, io ho affrontato nelle mie divulgazioni, in particolare i temi dell’ansia, del narcisismo che è un tratto che origina diverse forme di nevrosi, dei rapporti di coppia e genitori-figli, ma se mi chiedi su quali problematiche preferirei lavorare, nel caso mi decidessi, sono quelle che ho affrontato già per me stesso nel mio processo di introspezione e crescita, e sono tante. Come aiuta la psicologia in caso di disagio? Ci vorrebbero cento pagine della tua rivista per rispondere compiutamente a questa domanda. Avremo magari altre occasioni per approfondire. Anticipo solo che c’è un aspetto poco considerato, al di la della tecnica, che è il valore terapeutico della relazione empatica terapeuta-paziente. Tu ami molto lo sport, hai praticato il calcio, la vela, il windsurf e, ancor oggi scii e nuoti, pur essendo approdato ad una età impor-

sei migliorato col tempo” sia vera... Marito maturato quindi ma... che tipo di padre sei ? Autoritario oppure un papà/amico? Oramai i miei figli sono troppo grandi per individuare una modalità di esser padre. Certamente, quella di genitore, è un compito difficile e carico di grandi responsabilità. Nè amico, ne’ autoritario, sarebbe la cosa giusta, svolgere un ruolo autorevole, ma fondamentale è la capacità pedagogica dell’ esempio. Sull’esempio virtuoso, più che su un indottrinamento si deve impostare l’educazione dei figli. Bella risposta! Allora faccio un passo indietro ma … essere psicologo aiuta ad essere un buon marito ed un buon padre? Certamente ! Purtroppo ho approfondito la psicologia in età già matura avendo avuto prima il tempo di fare anche qualche danno. Il mio sogno impossibile è tornare indietro e godermi i miei bambini e la famiglia alla luce delle conoscenze interiori acquisite in seguito, Quindi ti ho risposto, la psicologia può e dovrebbe esplicare come missione, non solo la terapia, ma sopratutto l’educazione alla genitorialità. Le assicuro che il ritorno positivo sarebbe immenso.

tante… E poi ? Perché sono sicura che fai anche altro … ti vedrei bene nei panni di un golfista… quindi, pratichi altri sport? Una volta ho scritto che a me lo Sport mi ha salvato la vita, sono fortemente convinto del suo valore sociale e evolutivo, specie per i giovani. Ma anche nella persona adulta, matura o addirittura anziana può essere una importante valvola di sfogo e di realizzazione. Raccolgo volentieri questo augurio, ma sono necessarie troppa pazienza e tempo libero, cose di cui non sono ricco, per poter praticare il golf. No, non faccio altri sport, è già tanto ci mancherebbe, ma mi piacerebbe fare bici se ci fossero piste ciclabili sicure e ben posizionate. Qual è lo sport che ti dà maggior senso di libertà? Senza dubbio lo sci,c he non è solo sport, ma immersione in una natura e in panorami indescrivibili per bellezza e suggestioni. Passiamo ora ad Antonio Mallamo uomo, marito, padre. L’Uomo lo ho già in buona descritto rispondendo alle tue domande, mentre come marito e padre posso affermare che, come per il vino, sono molto migliorato col tempo. Forse dovrei chiedere a tua moglie se questa affermazione, “che

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A me pare che tu riesca bene ad incastrare tutte le tessere del puzzle della sua vita… possiamo affermare che se ci riesce è anche merito di sua moglie? Incastrare bene tutte le tessere del puzzle della propria vita, è un compito quasi impossibile, si fa quel che si può, dando un limite alla ricerca della perfezione.D’altronde occorre dire che la crescita interiore è bene che si coltivi fino all’ultimo istante della propria vita, è un invito che rivolgo a tutti, ma sopratutto agli anziani. Certamente, alla fine “Qualsiasi vita merita un romanzo” e in questa narrazione di se stessi che ognuno può fare, l’esercizio di comporre un puzzle, anche se incompleto, è sempre un processo importante di “unificazione” dei propri vissuti sia belli e accettati che quelli brutti e rifiutati. La unificazione e integrazione che chiamiamo “sintesi degli opposti” è sinonimo di salute mentale e avvicina al principio della gioia. A questo proposito, rivisitando il mio puzzle, sono consapevole come il ruolo di mia moglie è stato fondamentale sia per il mio equilibrio che per la mia crescita personale e professionale. Non per niente la conobbi in contemporanea con la svolta decisiva della mia vita a 26 anni, nel pieno di una profonda crisi progettuale e di blocco, da cui emersi affrontando, punto e accapo, un nuovo inizio. Per pudore, reciproco, non aggiungo altro. Ma qui mi dai lo spunto per aprire un capitolo sulla Coppia, che è un argomento sociale e antropologico di estrema importanza. Ma, per poterlo sviscerare, dovresti aggiungere altre 100 pagine a questa intervista. Cento pagine non le possiamo aggiungere ma... potremmo ricominciare la collaborazione con il giornale proprio iniziando una nuova rubrica dedicata alla coppia visto che oltretutto ami scrivere, ma a prolosito dello scrivere, non è che ha intenzione di scriver un libro? E la domanda non è posta a caso … a buon intenditor Si dice che una persona per potersi realizzare deve far tre cose nella vita: fare un figlio, piantare un albero e scrivere un libro. Io ho fatto solo la prima

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cosa, ogni tanto ci penso, vorrei trovare un taglio che non sia nozionistico, da dare a una mia pubblicazione, intanto ti prometto che il mio primo ipotetico libro sarà affidato alla tua casa editrice. Ti prendo in parola per il libro! Intanto poresti fare la seconda cosa, piantare un albero, il tre verrà da sé. Comunque tu sei molto attivo anche nel campo associativo, quanto è importante l’associazionismo nella tua vita? È un modo per esprimere in società le proprie risorse e abbeverarsi a quelle degli altri. È stato importantissimo per integrarmi nella nostra nuova città. E quanto è importante l’associazionismo nella società? C’è collaborazione fra le varie associazioni lametine? L’associazionismo è un antidoto a molti mali che la stessa società e l’individuo, rimasto solo, deve affrontare. Nell’associazionismo si può anche sperimentare la “coralità” che è una virtù difficile da coltivare, essendo l’Uomo spesso vittime del proprio Ego. La condivisione di un obiettivo è la indispensabile scintilla per farlo diventare realtà. La collaborazione io la riscontro, ad esempio, tra i Club Service, tipo Rotary, Lyons, Fidapa, Soroptimist e altri che non mi sovvengono. E non solo tra di loro. Ma quello che vorrei sottolineare come in città

e le divulgazione che esso promuove. Abbiamo spesso approfondito le correlazioni esistenti tra filosofia, letteratura e psicologia in base alle diverse competenze. Poi seguo anche l’Uniter, dove sono stato socio, ascoltatore nei vari convegni e, in una occasione, relatore! Ho collaborato saltuariamente con il Progetto Itaca coordinato dal professor Lillino Gaetano. L’associazionismo mi fa pensare all’amicizia, che importanza ha l’amicizia nella tua vita? Fra le tu amicizie ce n’è una cominciata sui banchi di scuola? Amicizia, per me, è una parola grossa, è sopratutto una questione di feeling, come recitava una vecchia canzone, e spesso diviene una parola di cui se ne abusa e si confonde con la conoscenza e la frequentazione. L’associazionismo ti fa conoscere tante persone, ma non è obbligatorio divenire tutti veri amici, importante lavorare per uno scopo comune, nel rispetto reciproco, ma anche gli interessi comuni sono un buon viatico per una vera amicizia. Invece, i miei amici dei banchi di scuola risiedono altrove purtroppo, e, come quelli dell’adolescenza vissuta tra Bovalino ed Ardore, mi mancano molto. E la religione quanto è importante per te? Ho trovato tante coincidenze di pensiero tra la scuola di Psicologia Esistenziale in cui mi sono formato e il Cristianesimo e la religione cattolica. Come se ci fosse una convergenza verso quello che è il destino umano tra le discipline umanistiche e la religione. Ancor di più, quindi, penso che l’Uomo non può prescindere dal messaggio che la Chiesa diffonde se vuole salvarsi dalla sua inadeguatezza e dalle sue sofferenze. Auspicherei solo che il linguaggio della Chiesa arrivi più forte e più chiaro, affinché non si fermi solo alla testa, ma penetri sino al cuore.

è presente un associazionismo diffusissimo e attivo, che ha permesso di tamponare i deficit politici e di legalità che hanno afflitto Lamezia negli anni. Una realtà benefica. Quale è il tuo ruolo nelle associazioni delle quali fai parte? Sono socio attivo nel Rotary Club della Città, in cui ho rivestito il ruolo di Presidente nel 2011-12, e nel Rotary Distrettuale in cui ho svolto diverse mansioni, oltre a relazionare molte volte nell’ambito delle mie competenze psicologiche. Altra associazione a cui aderisco e collaboro da anni è il Cenacolo Filosofico creato e animato da Filippo D’Andrea, che mi ha permesso di collaborare con le iniziative

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Farmacista, psicologo, sportivo, socio attivo di varie associazioni, ma Antonio Mallamo ha tempo libero? E se sì come lo passa? Perchè, fare Sport, dissertare di Psicologia e frequentare le associazioni, non è forse tempo libero, anche se sempre più risicato? Magari ne vorrei ancora per far più Sport, impegnarmi ancor più nelle associazioni e coltivare il desiderio, messo da parte, di fare attività clinica come Sophia-Analista. Prima di chiudere l’intervista faccio un altro passo indietro … c’è un sogno che il bambino antonio ha lasciato nel cassetto e che oggi, l’uomo Antonio, vuol ancora tentare di realizzarlo Il mio sogno, forse, era di essere all’altezza di mio padre che è stato un personaggio pubblico, anche sindaco nella nostra Bovalino. Io per coltivare questo sogno, ho compiuto molti errori, dando eccessiva importanza a cose che non erano nel mio DNA, quale una attività politica tardiva che ho intrapreso per alcuni anni e a cui non ero né preparato, né idoneo caratterialmente. Ma ho imparato piano piano che la realizzazione si può conquistare seguendo le proprie caratteristiche individuali, senza rincorrere imitazioni.

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blaterando

Parlando di Rosario Livatino con Giuseppe Massimo Cannella

di Anna Maria Esposito

Rosario Livatino è stato un magistrato italiano, assassinato su una strada provinciale ad Agrigento. È venerato come beato e martire dalla Chiesa cattolica. Per saperne di più sul “giudice ragazzino” ne parliamo con l’avvocato Giuseppe Massimo Cannella. Buongiorno avvocato, chi era Rosario Livatino? Rosario Angelo Livatino nasce a Canicattì in provincia di Agrigento, brillante studente, prende la maturità classica presso il liceo classico Ugo Foscolo di Canicattì, si laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti con lode. Appena laureato vince il concorso in magistratura, è tra i più giovani magistrati in Italia. Il suo lavoro in magistratura, sempre ad Agrigento, lo vede impegnato nella lotta alla mafia sia come pubblico ministero che come giudice giudicante, sue alcune tra le più delicate inchieste contro la mafia e la corruzione, si occupa del primo processo che vede indagati politici accusati di favoreggiamento mafioso.

nel suo lavoro, l’amore per i propri genitori, figlio unico, lo incontravo spesso accompagnare i suoi genitori, la sua amorevolezza verso di loro la si coglieva solo guardando i gesti. Rosario era coerente nella vita di tutti i giorni, una mattina era in fila all’ASL da molto tempo, quando un impiegato, avendolo riconosciuto voleva fargli saltare la fila, lui con garbo, rifiutò il favore.

Lei come lo ha conosciuto? Io, quando Rosario Livatino era un giovane magistrato, ero un ragazzino che ho avuto la fortuna di poterlo osservare nella vita quotidiana, in Parrocchia, davanti casa, in piccole conversazioni con il Parroco a cui partecipavo. Rosario era un giovane semplice, molto amorevole con i genitori, disponibile a partecipare a quei momenti formativi nei quali fare crescere la coscienza civile. Rosario era anche uomo di fede, viveva questa fede con la semplicità del credente che vive la liturgia e la preghiera quotidiana, del cattolico-laico impegnato che approfondisce la sacra scrittura. Ai miei occhi di ragazzo, che incrociavo il giovane magistrato alla celebrazione eucaristica e la mattina quando si recava in Tribunale, era il bravo magistrato credente, ma la sua morte ha svelato a tutti noi, non solo quanto era credente ma anche quando era credibile, così come ripeteva lui stesso. Come appariva Rosario agli occhi di chi lo conosceva? La credibilità di Rosario Livatino è stata testimoniata dalla sua vita prima e dal suo martirio dopo. In primo luogo l’impegno pag. 8

Come si presentava il contesto ambientale in cui è maturato l’omicidio di Rosario Livatino? Il contesto era di una cittadina apparentemente senza grossi problemi di criminalità, ma Rosario era consapevole dei rischi che correva per la sua professione, tanto che non volle la scorta per non fare rischiare altre vite. Sapeva di essere in pericolo, la sua maggiore angoscia era il dolore che avrebbero subito i suoi genitori. Nella sua agenda egli scrive di questa angoscia, ci sono momenti in cui si sente pure lontano da Dio. Ma credo che Livatino sapeva anche che la società civile, quella lontana dalle logiche criminali, seppure apprezzava in Lui la figura del bravo Giudice che faceva il suo dovere, non era pronta a rinunciare ad un costume diffuso “del favore”. Come faceva Rosario Livatino ad essere credente e a giudicare le persone? Rosario Livatino, come lui stesso ha detto in alcune sue conferenze, coniugava la sua fede con il ruolo del Giudice che condanna, con la consapevolezza che per il colpevole la condanna può essere un’occasione di rinascita ad una vita normale, la stessa sentenza, seppure limita la libertà, è un atto di carità perché diventa un atto d’amore per la persona condannata che può cambiare vita.

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Perché lo uccidono? La stidda, una frazione emergente e in contrasto con la mafia tradizionale, uccide Rosario Livatino per dimostrare il suo potere violento. Livatino era un giudice che dava fastidio, non solo per le sue attività di magistrato; infatti, in quel periodo si occupava di misure di prevenzione, procedimenti giudiziari, con cui vengono prima sequestrati e poi confiscati i beni ai mafiosi; ma anche, per la sua coerenza, la sua fede. Rosario testimoniava la sua fede facendo il proprio dovere, dovere che lo ha condotto alla morte violenta. Cosa ha da insegnarci oggi la figura del beato?? La vita e la morte di Rosario ci insegnano in primo luogo cosa vuol dire essere coerenti e quanto può essere grande l’amore per Dio che ci vuole a servizio degli altri. Rosario affidava tutta la vita a Dio, nella sua agenda, gli investigatori trovarono in ogni pagina tre lettere STD e non capivano cosa volessero significare, quale misterioso messaggio, solo dopo capirono che erano le iniziali di Sub tutela Dei (sotto la tutela di Dio). Rosario c’insegna la misericordia di Dio verso ogni uomo, anche il peggiore; uno dei giovani assassini di Rosario Livatino si è pentito, riconoscendo pubblicamente tutti i suoi errori, un primo frutto del martirio del beato Rosario Livatino. Come si è giunti alla sua beatificazione? In primo luogo furono gli amici e tra questi il prof. Carlino, insieme alla sua insegnante di Latino e greco Ida Abate. Sicuramente la motivazione più importante fu data da Giovanni Paolo II che, il 9 maggio del 1993, dopo avere incontrato i genitori di Rosario, nella valle dei Templi di Agrigento fece quell’anatema contro la mafia rimasto famoso: “Guai a voi che uccidete …” “Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane devono capire che non si possono permettere di uccidere inno-

centi!”. “Dio ha detto una volta: Non uccidere, non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità e vita, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!” Lei come Giuseppe Massimo Cannella, avvocato, cosa chiede al beato Livatino? Io chiedo ogni giorno al beato Rosario Livatino di ricordarmi il bene che da uomo di legge posso fare per gli altri e di affidarmi alla tutela di Dio. Grazie Avvocato e buon lavoro.

Satirellando

Spesso, da una battutina poco felice, riesci a capire come il mondo, per gli altri, non sia quello che si vede dall’esterno. Ostentano gioie che non hanno e, se tu vivi bene, cercano di sporcarti l’esistenza, per aver di Maria Palazzo compagno al duol, e scemare lor pena. Piccinerie, intraviste attraverso spie luminose, che la satira illumina come faretto da interrogatorio di terzo grado…Eh, beh, per dirla sempre con frasi note: “Chi la fa, l’aspetti”! E poi ci si sente più leggeri… Ah,ah,ah! QUARTINE… SENZA SALE

Non val proprio la pena di parlare con gente che non può e non sa capire: non ha nemmeno ali per volare e vorrebbe solo farti rattrappire.

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Nel suo vortice vorrebbe trascinare Il tuo voler sempre ripartire, il tuo grande entusiasmo nel lottare, il tuo coraggio ed ogni tuo ardire.

Spiace, ma costoro son caduti male Perché tu non sei tipo che s’arrende: nascondon che, in lor zucca, niente sale, ma soltanto una vita che si svende!

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collana calliope

Narciso, la Regina e lo specchio di Italo Leone

Tutti noi, fin da bambini, abbiamo ascoltato dai nostri genitori la fiaba di Biancaneve e della matrigna, la Regina cattiva. Le fiabe dei paesi nordici, gli antichi miti greci o le storie della Bibbia fanno parte integrante dell’immaginario collettivo dei popoli europei e americani. Noi amiamo e ricordiamo queste storie perché inconsciamente vi ritroviamo delle esperienze sedimentate, che riguardano l’umanità di tutte le epoche. Jung li definiva archetipi, e li ritrovava in mitologie di popoli che non avevano avuto sicuramente alcun contatto fra loro. Claude Lévi-Strauss ricercò, nelle mitologie di popoli diversi, temi riconducibili a uno schema unitario fondato su formule matematiche. Il letterato e antropologo russo Vladimir Propp, nel suo famoso libro Morfologia della fiaba, ritrovò schemi narrativi che si ripetevano nelle fiabe russe da lui studiate. La fiaba di Biancaneve, che ha incantato tante generazioni di fanciulle e fanciulli, ruota intorno ad un oggetto di uso comune: lo specchio. Ci guardiamo ogni giorno allo specchio per farci la barba, per controllare l’aspetto che noi offriamo allo sguardo degli altri, e talvolta lo specchio ci rimanda un’immagine di noi diversa da quella che immaginiamo. I segni del tempo mutano il nostro aspetto e, anche da giovani, capita che i ragazzi non trovino nell’immagine specchiata i lineamenti che la televisione, le riviste o internet ci propongono come modelli vincenti e alla moda. La Regina cattiva interrogava ogni giorno lo specchio: Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Un brutto giorno lo specchio, che aveva sempre risposto che la più bella era la Regina, risponde che ormai la più bella è Biancaneve, la sua figliastra. La rivalità tra vecchia e nuova generazione si ripropone puntualmente, ma la Regina non l’accetta e chiede a un fido boscaiolo di uccidere la fanciulla, fingendo che si sia perduta nel bosco. Salvata dalla pietà del boscaiolo, Biancaneve trova riparo nel seno della Grande Madre Natura e vive in armonia con gli animali del bosco e la semplice umanità dei Sette Nani. Ma la Regina cattiva non ha pace di fronte allo specchio che le rimanda la realtà e trova il modo di avvelenare Biancaneve. E’ l’amore del Principe Azzurro, l’amore per l’Altro fuori di noi, che consentirà a Biancaneve di tornare alla vita. Massimo Recalcati in un suo recente libro, I tabù del mondo, re-

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cuperando l’antico mito di Narciso e di Eco tramandatoci dalle Metamorfosi di Ovidio, affronta un tema di grande attualità: il narcisismo nella società contemporanea. Il bellissimo Narciso è un meraviglioso adolescente che, desiderato da ragazzi e ragazze, rifiuta sdegnosamente ogni rapporto con gli altri. La bellissima ninfa Eco, che l’ama perdutamente, si consuma a tal punto per l’amore rifiutato che di lei rimane una voce senza corpo che ripete le ultime parole di chi parla. Un giorno Narciso, specchiandosi nell’acqua limpidissima di una fonte, vide la sua immagine riflessa e se ne innamorò a tal punto che tentò di abbracciarla. Anche l’immagine riflessa tendeva le braccia verso Narciso come per abbracciarlo; quando però si accorse che l’immagine era la sua, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire di struggimento. A differenza di Biancaneve, Narciso rifiuta l’Altro, il diverso da sé, perché ama solo se stesso e finisce per suicidarsi. La cultura greco-romana e quella cristiana hanno cercato di superare, anche se in modo diverso, questa tendenza egoistica insita nella psiche umana, che Freud per primo ha individuato. Nell’antica Atene Socrate, in un toccante dialogo, confessa agli amici di dover accettare la sentenza di morte decretata ingiustamente dallo Stato perché la legge va rispettata, anche quando la riteniamo ingiusta. Il valore dell’insieme è superiore al valore di una parte dell’insieme. Virgilio, alcuni secoli dopo, concluse il suo grande poema, Le Georgiche, con il racconto sulla vita sociale delle api, prese a modello di una società umana armoniosamente unita e operosa, celebrando l’impero di Augusto che sanciva la pace dopo un secolare periodo di guerre civili che avevano dilaniato la società romana. Il cristianesimo con il messaggio fondamentale ama il prossimo tuo come te stesso, invita i credenti a cogliersi come parte di un progetto divino che considera tutti gli uomini fratelli in Cristo e figli di Dio. Per Francesco d’Assisi, ogni realtà creata, vivente o non vivente, è nostro fratello o sorella e va rispettata, custodita e amata. A questo messaggio francescano, aggiornato ai tempi presenti, si è richiamato Papa Francesco nella Enciclica Laudato si’ : «In un mondo dove tutto è intimamente connesso la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale». Dagli anni ottanta del secolo passato la spinta individualistica insita nella società dei consumi è cresciuta enormemente nelle famiglie, nella scuola, nel diffondersi di ideologie che puntano sempre più al successo individuale e sempre meno alla crescita complessiva della società e all’equilibrio ambientale. La competizione a livello globale ha spostato in secondo piano il rispetto dell’altro, il rispetto della legge, il valore della solidarietà, la carità cristiana, la consapevolezza che non siamo i padroni del mondo, ma solo una parte del mondo. Non dobbiamo meravigliarci più di tanto se la violenza è aumentata enormemente: violenza contro le donne e i più deboli in genere; violenza contro se stessi con l’aumento dei casi di anoressia, depressione, nevrosi, droga. Sono tutti segni inequivocabili di una realtà sociale malata di narcisismo e tendenzialmente suicida.

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l’angolo di tommaso

Ricordando Carlo Acutis di Tommaso Cozzitorto 12 ottobre 2021 ore 19.00, memoria liturgica del Beato Carlo Acutis. Abbiamo vissuto una emozionante celebrazione Eucaristica presso la Chiesa di San Benedetto in Lamezia Terme, si avvertiva un sentire comune, uno spirito di fratellanza, un esserci interiore che si espandeva nello spazio circostante in un interscambio spirituale dal quale promanava un senso di pace e di benessere. La celebrazione è stata voluta dall'associazione Convegni di Cultura "Maria Cristina di Savoia" e dalla sua Presidente, la prof. Filomena Cervadoro, in occasione dell'apertura dell'anno sociale '21/'22 ed è stata Officiata da Don Domenico Cicione Strangis, Direttore del Complesso interparrocchiale San Benedetto. La Presidente, ha messo in relazione la figura di Carlo Acutis con quella di Maria Cristina di Savoia, entrambi giovani, entrambi innamorati di Cristo Gesù in modo totale e assoluto, entrambi saliti in cielo in giovane età. Relazioni palesi tra i due beati nonostante essi siano vissuti in epoche storiche diverse. La prof Cervadoro ha concluso il suo intervento con la lettura del messaggio del Vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci, parole colme di umanità, di affetto e di stima espresse con profonda fede. Don Domenico Cicione Strangis, da par suo, nel corso dell'ome-

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lia, ha tratteggiato, come un artista che utilizza i colori pastello, il Beato Carlo Acutis, facendo comprendere come in soli 15 anni di vita, questo giovane, sia riuscito a lasciarci in eredità dei messaggi semplici ma incisivi, sull'importanza dell'Eucarestia, della preghiera del Santo Rosario, del culto della Vergine Maria oltre che del modo, proficuo nella fede, di utilizzare il web e le moderne tecnologie di comunicazione. Don Domenico si è soffermato anche su un punto che personalmente reputo di fondamentale importanza: l'esempio di Fede e Santità che può rappresentare per i nostri giovani. D'altronde, dice il nostro Sacerdote, Carlo Acutis rappresenta una nuova figura di Santità, ovvero di un ragazzo in jeans e scarpe sportive, quello della porta accanto, nel quale tanti suoi coetanei si possono rispecchiare. Al termine, dopo i saluti e i ringraziamenti, attraverso un messaggio vocale, della Signora Antonia, madre del Beato Carlo, Don Domenico ha benedetto il primo prototipo di stendardo a lui dedicato e un quadro che lo raffigura, che è stato posto, quest'ultimo, in una cappella adiacente alla parte centrale della chiesa. Personalmente, ho avvertito, alla fine del tutto, una comunione di cuori sorridenti, come un'aurea di spirituale felicità...

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naturopatia

Da un’avversità nasce un’opportunità. di Dino Mastropasqua

Amici ed amiche che seguite questa rubrica, oggi prendo a presto questa frase che è il titolo di un libro di cui sono coautore. Di solito la vita ci mette di fronte situazioni non sempre gradevoli, tante prove da superare, tante “lezioni” da imparare dove ognuno di noi deve trovare la forza, le soluzioni ed il coraggio di affrontare il momento negativo. Poi quando meno te lo aspetti arriva un qualcosa che in modo trasversale colpisce tutti, in modo indistinto e trasversale…….. chiusure di attività, libertà mancate, restrizioni, lavoro morto e soldi che scarseggiano………ma cosa sta accadendo? Sarà vero? E’ un sogno? Quante domande, quanti pensieri ci attanagliano, quante emozioni negative prendono il sopravvento. Si è vero, nessuno di noi si aspettava un evento di questa portata con la consapevolezza di essere impotenti, attanagliati dalla paura, dall’incertezza del giorno dopo, cosa ci riserverà il futuro, a breve, medio e lungo termine? Nessuno può saperlo or ora per come sono messe le cose, ed allora cosa possiamo fare, come ci dobbiamo comportare, come ci possiamo aiutare. Belle domande!!!! A questo punto dobbiamo partire dalle basi, cambiare il nostro approccio al “problema”. Intanto partiamo dall’idea di rafforzarci a livello emotivo personale, lavoriamo sulle nostre emozioni negative, vediamo cosa le alimentano, da dove prendono energia ed iniziamo a tagliare questa alimentazione. Smettiamo di vedere programmi allarmistici, filtriamo ogni notizia che ci arriva dall’esterno con il filtro della logica e della razionalità, spesso e volentieri ci vengono vendute notizie confezionate ad hoc affinché attraverso le paure si possano attivare atteggiamenti e comportamenti particolari. Quindi iniziamo a leggere, libri di crescita personale, ascoltiamo musica, possibilmente con frequenze a 432 hertz, le famose frequenze del cuore che aiutano a riarmonizzare le emozioni, facciamo cose che partono da noi stessi, diamo una mano a chi ne ha bisogno, facciamo gruppo, comunità, condividiamo pensieri positivi e costruttivi, cerchiamo di eliminare il superfluo e torniamo all’essenziale, se abbiamo un pò di terreno dedichiamoci alla coltivazione di un orticello pag. 12

che possa soddisfare le esigenze familiari e se lo consente anche quelle di altre famiglie, ricominciamo a fare quei gesti che con il tempo e le abitudini consumistiche si sono persi, partiamo dalle basi e dai piccoli gesti. Purtroppo non sapendo cosa ci riserva il futuro, solo con una base solida possiamo guardare al domani con una certa sicurezza. In aiuto delle emozioni in disequilibrio ci vengono anche i fiori di Bach, ne abbiamo parlato in un altro articolo, ora ci tornano utili, potremmo utilizzarne diversi, andiamo a guardarli da vicino. L prima emozione che sicuramente ha preso un pò tutti è la paura, la paura che possa accadere qualcosa di brutto, la sensazione di terra che ci manca sotto i piedi, in questo caso possiamo utilizzare il Cherry Plum. Se la paura riguarda anche le malattie possiamo abbinarci il Mimulus. Se invece siamo arrabbiati per tutto ciò che è successo ed abbiamo l’attenzione sempre sul pezzo ci torna utile il Beech, se abbiamo perso qualcuno, il lavoro e viviamo questo lutto H 24 ci viene in soccorso lo Star of Betlhem, se siamo risentiti con il mondo intero perché ci sentiamo bersagliati da tutti questi eventi avversi, allora possiamo utilizzare il Willow . Ovviamente questi sono solo alcuni ma illuminanti esempi e se le emozioni sono più di una possiamo far preparare la composizione anche con più fiori. Questi rimedi certamente non cambiano la situazione, ma di sicuro ci aiutano a gestire queste emozioni e gli eventi che ci arrivano addosso in modi differente, con più lucidità e serenità, in modo tale da avere la capacità di intuire e scorgere eventuali soluzioni che altrimenti annebbiati dai problemi non saremmo in grado di vedere. Restando sempre e comunque disponibile per le vostre domande, dubbi o incertezze, e con l’augurio che il tutto possa rientrare e migliorare nel più breve tempo possibile, auspico a tutti buona vita.

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a riveder le stelle di Edoardo Flaccomio e Flaviana Pier Elena Fusi

APPROFONDIMENTI LA SEDUZIONE: UN TIMONE PER LA DIREZIONE Preludio La seduzione è polo di attrazione, basta guardare al particolare e non soffermarsi troppo a ragionare. A volte trae in inganno e fa cadere dallo scranno, perdi quella posizione guadagnata con cura e attenzione, di colpo appare strano, ma qui porsi domande non è vano. Sarà beltà o sotto il trucco c’è un’altra realtà? Questo è intelligente, prendere spunto per riflettere egregiamente: la vita non è cosa stabilita, segue il flusso di una passione infinita. L’amore è il timone da usare, l’unico mezzo per ben navigare, tutto fa davvero gustare insieme al sale c’è altro sapore di mare, solo se arrivi a quello, vivere è davvero bello.

BOLLETTINO METEO La seduzione è fascino, è attrazione È parola che si forma sola Quando un desiderio consola. Un calore che avvampa Quando scorgi quella gamba Uno spacco, una scollatura Che smuove la cintura. Un profumo, un gesto, un sorriso Che arriva all’improvviso Una voce e un odore Avvolge rapido col suo sapore Quello dolce che vorresti ricordare Nei sogni più belli Dove indugi a restare. Il tatto dato da un contatto Una stretta di mano è all’improvviso uragano lo sconvolgimento vorrebbe essere intento. .

La seduzione può riguardare diversi campi, ma l’accezione più conosciuta concerne due persone di sesso opposto. Nell’immaginario collettivo è la donna a sedurre l’uomo. Bellezza, eleganza, sorriso, trucco e gioielli, fan sì che la femmina seduca il maschio, più di quanto questi possa viceversa fare. Dei cinque sensi, la seduzione riguarda principalmente la vista. Seduce ciò che piace, ciò che rompe la monotonia dell’osservazione. Sedurre, dal latino seducere, riporta alla mente il verbo sedare. La persona sedotta è sedata, incantata da qualcosa che sa di elisir. La seduzione richiama il PARDES, il Paradiso Terrestre. Eva è sedotta dal Serpente, inteso come animale-ente malvagio. Errore grossolano in quanto il rettile è il passato di Eva che si desta in prossimità della fine del ciclo chiamato Eden. Eva seduce Adamo al risveglio. Alla Conoscenza interiore, fornitagli dal ruolo di maschio donatore di seme, Adamo preferisce la seduzione, rinnegando il principio ultimo e primo che lo vorrebbe con Eva in marcia verso la tappa creatrice di un nuovo Paradiso. Adamo cede alla tentazione, che da quel momento diventerà portatrice di significato negativo. C’è un’altra storia che proviene dal passato. Questa volta è l’Ente Mascolino per eccellenza a sedurre: Krisna. Mentre pascola le mucche insieme a dei pastori, fa vibrare il suo sublime flauto. Sedotte da quel suono, le Gopi ricordano la piuma di pavone sulla Testa del Creatore e il nettare che lascia scorrere dal flauto attraverso le Labbra. Racconto che rinvia tassativamente al Modello Assoluto Pensante, chiamato Mana nei Veda, Rosc nei versetti ebraici, essenza della Mente nei sutra buddisti, si tratta sempre dello stesso Modello Corticale, (di cui il nostro cervello parlante è a immagine), le cui Leggi diventano suono, in altri termini, Parole emanate dalla Bocca di Dio: Krisna. In un altro racconto dei Veda, le spose degli abitanti celesti sedute nelle aeronavi spaziali, si divertono a viaggiare con i loro sposi, ma come sentono il flauto di Krisna, i loro capelli si sciolgono e i loro vestiti aderenti si allentano. Storia seducente al pensiero degli abiti che si slacciano e di fronte alla chioma femminile che si delinea in tutta la sua lunghezza e bellezza. Seduzione che si amplifica di fronte al fatto che la capigliatura è un Archetipo simboleggiante le Leggi dell’Ordine Celeste. Le spose viaggiatrici lo sanno. La seducente e mitica forza del biblico Sansone, per esempio, svanisce del tutto nel momento in cui gli tagliano i capelli di notte mentre dorme. Al risveglio si accorge che la sua forza, cioè l’Energia Evolutiva, alias Spirito Santo, è rifluita e lui non è più l’uomo eccezionale e seducente del giorno prima.

Flaviana Pier Elena Fusi Lamezia e non solo

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Edoardo Flaccomio pag. 13


sanità

Installati due nuovi defibrillatori pubblici a Lamezia. Calabria Cardioprotetta: punto di partenza per una campagna di cardioprotezione Da domenica 31 ottobre la città di Lamezia Terme ha due nuove postazioni pubbliche con defibrillatori semiautomatici, dopo la prima installata a giugno scorso in via Colonnello Cassoli. Le due nuove postazioni PAD sono state collocate rispettivamente in Piazza Italia e in Piazza Cinque Dicembre. All’inaugurazione dei nuovi presidi, hanno partecipato i rappresenti del gruppo “Calabria Cardioprotetta”, nato sulla scia della campagna per la diffusione della cultura della cardioprotezione lanciata dall’associazione “Cuore Campania” che ha promosso a giugno scorso a Lamezia il corso per operatori Bls-d con i dottori Giuseppe Colangelo e Cornelio Scialdone; i rappresentanti delle imprese e associazioni che hanno collaborato alla raccolta fondi per l’acquisto e installazione dei due defibrillatori, l’onorevole Domenico Furgiuele, il sindaco Paolo Mascaro insieme al vicesindaco Antonello Bevilacqua e all’assessore Luisa Vaccaro. I parroco della parrocchie di S. Giovanni Battista e S. Francesco di Paola, padre Giuseppe Martinelli e padre Giovanni Sposato, hanno sottolineato il valore umano e cristiano di un’iniziativa che si pone a servizio del bene più grande, quello della vita. Sono intervenuti Rosario Cortese presidente

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dell’associazione “Lucky Friends” e Fortunato Lopapa segretario di Fisascat Cisl Calabria. “ L’ i n s t a l lazione di due nuove postazioni pubbliche è solo il punto di partenza – hanno sottolineato i rappresentanti del gruppo “Calabria Cardioprotetta – Vogliamo partire da qui per promuovere una cultura della cardioprotezione, attraverso la diffusione di pratiche che possono salvare la vita delle persone. Dopo il primo corso realizzato a giugno scorso, che ha formato oltre 30 operatori di primo soccorso Bls-d residenti a Lamezia, il 20 novembre è in programma un altro corso di formazione tenuto da istruttori accreditati “Ilcor” dell’agenzia “Salvamento”, che fanno riferimento al Centro Regionale Soccorso Calabria. Proseguiremo con una campagna di sensibilizzazione nel mondo delle imprese, delle società sportive, attivandoci per nuove installazioni in altri punti del territorio, come il lungomare Falcone-Borsellino

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di Salvatore D’Elia

e il parco “Peppino Impastato”: un’azione di “defibrillazione delle coscienze” che porti ciascuno di noi ad essere consapevole del ruolo decisivo della prevenzione per salvaguardare la salute e la vita di tutta la comunità”. Particolarmente toccante la testimonianza di Gianni De Fazio che a febbraio 2019, insieme ad Angelo Torcasio, ha soccorso Giuseppe Paradiso, accasciatosi a terra al termine di una partita di calcio: le manovre di rianimazione cardiorespiratoria e la disponibilità di un defibrillatore all’interno della struttura sportiva si sono rivelate fondamentali per salvare la vita al giovane. Hanno espresso incoraggiamento al progetto l’onorevole Domenico Furgiuele e il sindaco Paolo Mascaro, sottolineando l’importanza dell’associazionismo nel promuovere la cultura della prevenzione e, parallelamente, la necessità di rafforzare la sanità territoriale. Tanti i cittadini lametini che in questi mesi hanno contributo, attraverso la lotteria solidale promossa da “Calabria Cardioprotetta”, alla raccolta fondi per l’acquisto e all’installazione dei due defibrillatori da oggi a disposizione di tutta la comunità. Tra questi, gli imprenditori Nuccio Sirianni, Francesco e Giovanni Mancuso, “Grafiché Editore” di Antoniio Perri e le associazioni di volontariato “Lucky Friends” e Avo Lamezia Terme

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sanità

Centro Regionale Fibrosi Cistica di Lamezia Terme: la testimonianza di un papà del nord Italia che ha curato il figlio in Calabria In un momento storico così difficile per l’assistenza sanitaria, dove si è prevenuti e si tende a pensare alla sanità calabrese negativamente, vogliamo raccontarvi una delle tante storia di Buona Sanità che riguarda un giovane paziente venuto in vacanza dal nord Italia ed affetto da fibrosi cistica che ha ricevuto tutte le cure del caso con grande professionalità e umanità nel Centro di fibrosi cistica regionale dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme. In particolare il papà del ragazzo, pilota di elisoccorso per il 118 della Regione Lombardia, è rimasto così sorpreso e contento dell’attività svolta nel centro lametino, che ha scritto una lettera al commissario ad acta Guido Longo per manifestare la gratitudine al personale sanitario del presidio. Lavorando nel mondo sanitario, scrive il genitore nella missiva, ha avuto modo di vedere giornalmente la gestione della macchina sanitaria nella più importante Regione Italiana. Per questo, quando il figlio è stato male mentre si trovava in Calabria, aveva forti dubbi a farlo curare nella nostra regione. Ma è stato “costretto”, in quanto le condizioni del ragazzo sono precipitate e necessitavano di un controllo ospedaliero urgente. Essendo “estremamente prevenuto nei confronti del servizio sanitario calabrese (dopo aver visto le varie inchieste televisive e giornalistiche), ho cercato di partire immediatamente via aereo per tornare all’ospedale di Torino”, scrive nella missiva il papà del ragazzo, che però.

di Pasquale Maria Natrella

abbiamo trovato una professionalità e un’empatia di livello eccellente”. Nella lettera il papà del ragazzo scrive di aver trovato un reparto “moderno, pulito, personale estremamente attento al rispetto dei protocolli COVID. Le parlo proprio di tutti, ho trovato professionalità e umanità a partire dagli addetti al servizio di ristorazione e pulizia ad arrivare alla primaria del Reparto che, seppur in ferie nel primo periodo del ricovero, ha seguito costantemente l’evolversi della prognosi di mio figlio. Nei 12 giorni di ricovero di mio figlio abbiamo ricevuto tutto il sostegno e le agevolazioni necessarie per riuscire a “seguire” il nostro ragazzo. Da cittadini normali quali siamo, consideriamo tutto questo un valore aggiunto che ha fatto ben figurare la sanità calabrese”. Il papà del ragazzo ha ringraziato tutti, “la dottoressa Mariangela Garofalo e la fisioterapista Alessandra D’elia che hanno seguito diuturnamente Giacomo accollandosene le preoccupazioni anche nel loto tempo libero, gli infermieri del Reparto Giuseppe e Pietro con tutti i loro colleghi, sempre presenti e puntuali, costantemente pazienti anche con un adolescente costretto nel pieno delle vacanze ad un letto ospedaliero e soprattutto alla dottoressa Mimma Caloiero che dirige un Reparto con standard strutturali e organizzativi all’avanguardia. Le garantisco che le prestazioni che abbiamo ricevuto, la professionalità e l’empatia dimostrata rimarranno per sempre nei nostri cuori “nordici”.”

Dopo un rapido confronto dei parametri del figlio, con il personale dell’ospedale di riferimento della famiglia il genitore del ragazzo è stato “fortemente consigliato” di recarsi al pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme e di chiedere le cure del Centro Regionale di Fibrosi Cistica calabrese li localizzato. “Le scrivo proprio per ringraziare Lei e tutta lo staff dell’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme per la qualità di cure ricevute ma, ancor di più per le doti umane dimostrate da tutto il personale del Centro per il trattamento della Fibrosi Cistica. Nonostante fossimo nel pieno del fine settimana di ferragosto Lamezia e non solo

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QuestoMondodiMax

Max e i suoi inseparabili Ciuk, Ciarlino e Gustavo

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di Massimo Striglia

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parlando di..

Da Kilroy al Graffitismo di Antonella Caruso Nato come segno di protesta se non come semplice atto di vandalismo, i graffiti nel corso degli anni sono divenuti una vera e propria forma d’arte e dove prima c’erano confusione e bruttezza sono nate invece nuove idee e veri capolavori. Nel nuovo secolo c’è stata effettivamente la svolta: prima l’idea di dipingere i muri era semplicemente incomprensibile ai più,ma poi qualche artista, precisamente Bansky dall’Inghilterra, rivoluziona l’arte contemporanea regalando al mondo opere dal tocco ironico, a tratti poetico, ma sopratutto riflessivo e profonde. Molti di noi negli anni ‘90 ricordano i volantini di protesta scolastica, che timidamente si affacciavano in città rivendicano diritti e tentando un po’ di satira aiutati dai giornalini della scuola e tanti proponevano graffiti su cartoni e teli non potendoli realizzare sui muri perché, ricordiamolo, che l’imbrattamento è reato. Successivamente maturarono delle iniziative interessanti: associazioni e anche alcuni enti pubblici iniziarono a mettere a disposizione pareti dove i ragazzi potevano legalmente divertirsi a realizzare le loro opere. Da allora sono nati diversi laboratori ispirati a questo tipo di arte e la passione per la Street Art è esplosa in tutte le sue forme e ha acquistato un significato sociale ben radicato oltre che essere un’espressione puramente artistica. Gli spray sostituiscono i tubetti di colore ad olio o le tempere e nuove forme artistiche prendono piede in tutto il mondo spesso urlando messaggi di pace, di amore,

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di richiesta di giustizia. Infine, ecco il passaggio dell’utilizzo della Street Art nel nostro quotidiano, l’idea di riqualificare aree urbane abbandonate a sé stesse con un tipo di arte che avvicina le persone e armonizza le differenze utilizzando bombolette spray che prima richiamavano l’idea dell’incuria, di disordine e sporcizia e oggi rappresentano un riscatto, un prendersi cura, una vera e propria trasformazione della figura vandalica all’interno della teoria dei vetri rotti del graffitaro incurante e irrispettoso della zona degradata della propria città, pronto a demolirla ulteriormente per sottolineare l’abbandono o, ancora peggio, per l’approfittarsi dell’abbandono stesso, in una figura di artista che rivaluta, sostituisce quel vetro rotto o lo ripara per proteggerlo e valorizzare tutto ciò che lo circonda. I maestri di quest’arte ormai sono ben conosciuti in tutto il mondo, ma piccoli artisti nascono ogni giorno nelle nostre città che sempre di più hanno bisogno di vigilanti senza armi, a meno che non siano sorprendentemente armati di colori. *Kilroy lavorava in un cantiere navale del Massachusetts durante la seconda guerra mondiale. Era un supervisore dei lavori del cantiere e per far sì che i suoi superiori potessero riconoscere il suo lavoro rispetto a quello degli altri, scarabocchiava con le matite gialle “Kilroy was here” (Kilroy è stato qui) per ogni lavoro controllato. Ed è proprio da qui che ha inizio a svilupparsi quello che oggi viene considerato un movimento artistico globale : il Graffitaro.

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territorio

I SANTUARI MARIANI DELLA DIOCESI LAMETINA La Madonna delle Grazie (o di Visora) in Conflenti (9 e ultima puntata) di Matteo Scalise Il Santuario mariano sito in Conflenti (CZ) è il più importante luogo di culto mariano fra tutti i santuari diocesani di cui vi ho parlato. Esso ha avuto origine nel 1578, dopo una serie di apparizioni della Santa Vergine ad un giovane pastore, Lorenzo Folino, in piena estate, nel mese di agosto. Ma prima di parlare di questi eventi è necessario inquadrare il periodo storico in cui tutto ciò è accaduto. A fine XVI secolo Conflenti (da Cum e fluo cioè “scorrere insieme”, riferito al torrente Sasso e torrenti minori che qui si uniscono) era soggetto al Feudo e alla diocesi di Martirano, e costituito da un borgo diviso in Soprano e Sottano sorto sopra il carcere baronale detto Triponia, fatto erigere tra le fine del XIII e inizio XIV secolo dai Signori di Martirano, i De Gennaro. Essi governarono la baronia di Martirano dal 1496 fino al 1578, quando fu acquistata dai d’Aquino, principi di Castiglione Marittimo. Il regime feudale dei De Gennaro (e anche dei d’Aquino) passò alla storia per essere uno dei più spietati nei confronti della popolazione, poiché oppressa da diverse tasse feudali (fida, scannaggio, dorminuto, ect) e vittima dei soprusi compiuti da una giustizia totalmente asservita al feudatario e dal suo esercito personale formato da delinquienti ed ex galeotti che nella baronia erano dediti alla ricerca e al pestaggio di coloro che non pagavano i tributi feudali. In tale clima di terrore la maggior parte della popolazione era costretta a rifugiarsi nei boschi più inaccessibili, vivendo come le bestie in pagliericci precari e nutrendosi di frutti ed erbe spontanee mentre i De Gennaro mangiavano ogni giorno pane bianco e ingrossavano le loro ricchezze anche col contrabbando della seta, unica industria presente nella baronia. Chi non fuggiva nei boschi si dedicava al pascolo delle mandrie di proprietà feudale, mentre pochissimi erano gli addetti all’artigiano o in agricoltura. A questa vita già difficile si accanì, nel XVI secolo, la frequenza quasi annuale di carestie, alluvioni, terremoti, che ancora di più aveva reso la popolazione ormai incapace di reagire, soprattutto dopo la fallita rivolta del 1512. Neanche la Chiesa garantiva aiuto e consolazione, poiché sia la diocesi di Martirano che l’Abbadia di Corazzo, proprietarie di vasti fondi boschivi e di pascolo, esigevano anch’esse diverse tasse per il mantenimento del Vescovo, Capitolo, Abate Commendario, Clero e soprattutto dei diaconi selvaggi, gente che aveva pagato per avere gli Ordini Minori, i quali, esenti dalla giurisdizione feudale, terrorizzavano anche con la violenza tutti coloro i quali non pagavano le decime. Neppure i conventi, le congreghe laicali o gli ospedali per i pellegrini potevano essere un rifugio poiché ricettacolo di corruzione e scandali. Unica consolazione restava allora la credenza nelle superstizioni, nella magia o in qualche miracolo che potesse cambiare una sorte così tanto meschina. Ecco quindi qual’era la situazione storica e sociale in cui il 7 giugno 1578, mentre infuriava da inizio anno una peste omicida che aveva ucciso nella stessa Conflenti Soprano anche le figlie Emilia e Rosa e la suocera Eleonora De Gennaro del principe di Castiglione Marittimo e futuro Conte di Martirano, Cesare d’Aquino, il pastorello Lorenzo Folino, assopito sotto un albero mentre governava le greggi vide una “una gran Signora” circondata da Angeli e luce sfolgorante apparirgli su una Quercia pag. 18

in località Piano della Croce, a 3 miglia da Conflenti, che gli ordinò di riferire della apparizione al parroco e sindaco di Conflenti poiché voleva edificato in quel posto una chiesa a suo onore. Non creduto, ma anzi preso in giro dalla intera popolazione, il 14 giugno successivo la Madonna apparve ad un’altra persona di Conflenti, una vecchia dal nome Vermiglia Mercuri intenta a cogliere legna, alla quale disse le stesse cose dette già al Folino. Ma neanche lei fu creduta. Il 23 giugno a Conflenti Sottani ad una vedova, Delicia Mastroianni, presso le tre Croci di Visora apparvero tre uomini vestiti da preti che erano invece San Giovanni Battista, San Nicola e Sant’Andrea. Il Battista disse brevemente alla Mastroianni che in quel posto sarebe sorta una chiesa e sparirono. La Mastroianni andò a riferire in confessione al parroco don Andrea Falascino e assieme, al vescovo di Martirano. Intanto continuarono le apparizioni alla Quercia fino ad Agosto 1578 a diverse altre persone, le quali, tutte affette da mali fisici, dopo aver visto la Vergine Maria erano guariti, spargendo così la voce di esser stati miracolati. L’ultima apparizione fu nel marzo 1579. Queste notizie furono raccolte dal Cancelliere vescovile di Martirano, notaio Nicolangelo Baratta su ordine del vescovo monsignor Mariano Pierbenedetti, il quale, ricevuta una delegazione di cittadini di Conflenti, convinta delle vericità delle apparizioni e disposta a finanziare i lavori per l’erezione della chiesa, all’inizio negò l’autorizzazione liquidando questi fenomeni come vaneggiamenti, fantasie e fanatismo fra una popolazione denutrita e stordita dal caldo torrido di quell’anno terribile ma, poiché la popolazione non ascoltò il suo divieto di recarsi alla Quercia, anzi aumentava sempre più ordinò che la Quercia fosse sorvegliata notte e giorno e impedito a chiunque di recarvisi per pregare. Ma fu tutto inutile, le masse di pellegrini continuavano a crescere, proveniente sia dalle località vicine, che da Nicastro o dal cosentino. Avvennero anche molte liberazioni da possessioni diaboliche. Pierbenedetti a questo punto volle vederci chiaro. Convocò allora una Commissione a Decollatura formata da teologi, canonisti e clero vario e si recò con essa a Visora per vedere di persona i prodigi che accadevano. Resosi conto degli inspiegabili prodigi e guarigioni ordinò che si erigesse provvisoriamente un altare con la legna ricavata dalla Quercia per la celebrazione della Messa (attuale chiesetta della Querciuola in località Serra Campana) e al contempo ordinò di compiersi un’ inchiesta sui questi fatti al già mensionato Baratta che durò dal giugno 1579 al marzo 1580. Baratta si recò a Conflenti e qui interrogò sia coloro che avevano avuto le visioni che i miracolati. Si recò poi nelle diocesi di Cosenza, Nicastro, Catanzaro, Tropea, San Marco, Cassano, Rossano, Strongoli, Crotone, Santa Severina, Squillace e Mileto per fare la stessa cosa con l’assenso dei vescovi locali che ordinarono al clero di aiutarlo in questa impresa. Tornato a Martirano, Pierbenedetti convocò nuovamente la Commissione di esperti che, studiate le carte raccolte dal Baratta, alla fine stabilì che i miracoli, guarigioni, conversioni erano vere, credibili e inspiegabili da un punto di vista umano per cui erano segni divini. Queste preziose carte, oggi scomparse, ci sono pervenute parzialmente grazie all’opera di trascrizione di don Stefano Calabria il cui manoscritto fu però smarrito a fine XVIII secolo e a

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sua volta copiato da un anonimo cittadino di Conflenti e ricopiate quest’ultime da don Carlo Montoro nel 1862 col titolo le Sacre Memorie della Gran Madre di Dio il cui testo oggi è conservato presso l’Archivio diocesano di Lamezia Terme. Pierbenedetti dette il placet per la costruzione della chiesa alla Vergine delle Grazie ma dal popolo detta semplicemente di Visora (da bis e ora cioè due ore di distanza da Conflenti) e così ormai universalmente conosciuta il 13 ottobre 1580 a metà strada fra le allora due Conflenti e ne fissò la festa il 24 giugno, solennità della nascita di San Giovanni Battista. La fabbrica della chiesa durò fino alla consacrazione avventa il 26 agosto 1607 dal vescovo di Martirano monsignor Francesco Monaco che fissò la festa all’ultima domenica di agosto, com’è ancora oggi. Pierbenedetti, divenuto nel frattempo cardinale a Roma, inviò diverse reliquie per rendere più sacra la futura chiesa di Visora. La chiesa fu subito munita anche di diversi benefici in terra odecime per il mantenimento del clero che vi celebrava. Durente il terremoto del 1638 che a Conflenti causò 584 morti e quasi raso al suolo il paese non sappiamo quanti furono i danni alla chiesa che però fu subito restaurata. Anche il XVIII secolo fu vittima di terremoti, pestilenze, carestie varie. Quando avvenne l’altro devastante terremoto del 1783 gli abitati di Conflenti erano 2050 e a Visora servivano 4 cappellani. I papi, nel corso dei secoli seguenti concessero diverse indulgenze da lucrarsi esclusivamente a favore di chi si recasse al tempio di Visora. Nel 1780 papa Pio VI dichiarò la chiesa di Visora Basilica pari a quelle vaticane di San Pietro, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuorile Mura e San Giovanni in Laterano. Due anni dopo, il Capitolo di San Pietro (formato da vescovi e prelati distinti per scienza e pietà) inviò, per la gran fama di essere luogo miracoloso, la corona d’oro che fu apposta sul capo del “quadro divino” della Vergine, quadro che inspiegabilmente apparì il 9 luglio 1581 quando il pittore incaricato della sua esecuzione, il romano Muzio Roblan, lo trovò già fatto e collocato. Risale invece a fine XVIII secolo la bella statua di legno Lamezia e non solo

che viene portata annualmente in processione. Nel 1818 fu soppressa la diocesi di Martirano, per cui Conflenti passò sotto la giurisdizione della diocesi di Nicastro (dal 1986 diocesi di Lamezia Terme). Purtroppo non ho dati certi sia per gli eventuali danni subiti che per numero dei morti per ciò che riguarda Conflenti e la Chiesa di Visora in occasione dei terremoti del 1905 e 1905 che però sappiamo bene rasero al suolo la vicina Martirano. Nel 1961 l’allora vescovo di Nicastro monsignor Vittorio Moietta dedicò la chiesa di Visora agli emigrati, mentre dal 1984 arde perennemente una lampada votiva benedetta da papa San Giovanni Paolo II quando venne in visita presso l’aereoporto di Lamezia Terme. Dal 1989, per volontà dell’allora vescovo di Lamezia Terme monsignor Vincenzo Rimedio, Visora assieme ai santuari di Dipodi (articolo n.75) e Porto Salvo (articolo n.76 ) è Santuario diocesano. Dal 2011 è presente nel Sacro Luogo un ramoscello d’oro, creato dal noto orafo Gerardo Sacco e benedetto dal papa emerito Benedetto XVI in occasione della sua storica visita a Lamezia Terme. Nel agosto 2018, l’allora vescovo di Lamezia Terme monsignor Luigi Cantafora annunciò che nell’ottobre successivo il Santuario sarebbe estato elevato a dignità di Basilica Minore per concessione di papa Francesco da parte dell’allora prefetto del Culto divino e della disciplina dei sacramenti cardinale Robert Sarah. La memoria liturgica della Madonna di Visora cade l’ultima domenica di agosto. E’ preceduta da una settimana di intense celebrazioni quali vespri, sante messe, rosario cantato, fiaccolate notturne che partono dalla chiesetta della Querciuola fino alla Basilica Minore nel paese presiedute dai presbiteri della diocesi lametina. Dal giovedì alla domenica è presente la tradizionale fiera in cui si vende attualmente di tutto mentre un tempo soprattutto capi di bestiame da cortile, frutta, verdure, produzioni artigianali del Comprensorio montano. L’ultima domenica di Agosto v’è la celebrazione del Pontificale dal parte del vescovo a cui segue la solenne processione pomeridiana nelle vie del paese. La partecipazione popolare nella settimana di festa è numerosa e proveniente non solo dalla diocesi lametina ma anche dalle province limitrofe, soprattutto di Cosenza. Dagli anni 70’ del secolo scorso rettore del Santuario di Visora è monsignor Adamo Castagnaro, già Vicario generale diocesano di recente coaudivato da don Andrea Latelli.

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lameziaeuropaspa Visita Istituzionale Amministrazione Comunale di Lamezia Terme al Centro Servizi per le Imprese. Apprezzamento della Lameziaeuropa.

In vista della inaugurazione ufficiale in programma nelle prossime settimane, su invito della Lameziaeuropa spa, il Sindaco ed il Vicesindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro ed Antonello Bevilacqua insieme agli Assessori ed ai Consiglieri del Comune di Lamezia Terme hanno visitato il Centro Sevizi per le Imprese sito nell’area industriale ex Sir. Nel corso della visita il Presidente, i Consiglieri di Amministrazione ed il Dirigente della Lameziaeuropa Leopoldo Chieffallo, Enzo Bifano, Annamaria Mancini e Tullio Rispoli hanno evidenziato all’Amministrazione Comunale che tale struttura, insieme ad AGRIEXPO’ in fase di realizzazione, contribuisce a migliorare l’attrattività generale dell’area industriale ex Sir di Lamezia Terme e permette concretamente, attraverso le attività di formazione, promozione istituzionale e commerciale che all’interno del Centro Servizi potranno essere realizzate mediante strutture ed aule di formazione multimediali e gli spazi operativi destinati alla ricerca e sviluppo tecnologico in cui avranno sede le aziende operanti a livello nazionale del DISTRETTO MATELIOS CSM Gruppo Rina, Agatos, Ecor International, una proficua contaminazione ed integrazione tra imprese, Enti ed Istituzioni, forze sociali ed associazioni di categoria, giovani, particolarmente importante ed utile in questa fase economica ancora molto difficile e delicata a causa della pandemia Covid. Presente alla iniziativa anche Vito Favorito Sciammarella Amministratore Delegato di COIPA INTERNATIONAL gruppo

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internazionale che ha sviluppato, d’intesa con Lameziaeuropa, il Progetto Waterfront e Porto Turistico Lamezia e che ha ribadito al Sindaco Mascaro ed all’Amministrazione Comunale di Lamezia Terme il massimo impegno a realizzare l’iniziativa sulla base delle linee guida del Protocollo d’Intesa promosso dalla Regione Calabria e sottoscritto tra settembre e dicembre 2019. Particolarmente apprezzato dal Sindaco Mascaro e da tutti i presenti il Video Istituzionale di presentazione del Porto Turistico Lamezia realizzato da Coipa International con il supporto professionale del lametino Saverio Guzzo, che, grazie alla collaborazione attivata dalla società con il Commissario Straordinario Daniele Rossi ed il Segretario Generale Bruno Calvetta della Camera di Commercio di Catanzaro, Ente fra i principali azionisti della Lameziaeuropa spa, sarà presentato e veicolato a partire dai prossimi giorni ad EXPO DUBAI 2020. Il Sindaco Paolo Mascaro a conclusione della iniziativa, nel ringraziare Lameziaeuropa per il costante supporto fornito all’Amministrazione Comunale sulle tematiche dello sviluppo del territorio ed il Gruppo Coipa International per il grande

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di Tullio Rispoli

impegno finalizzato alla realizzazione del Porto Turistico di Lamezia, nel constatare positivamente la presenza dei consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, ha evidenziato l’importanza di lavorare tutti insieme a prescindere da appartenenze politiche e logiche di schieramento sui grandi progetti in itinere compresi nel Masterplan di sviluppo dell’Area Industriale di Lamezia 2021 – 2027 da portare avanti in maniera sinergica e condivisa con la Regione Calabria guidata dal Presidente On. Roberto Occhiuto e con tutti gli Enti Territoriali protagonisti dello sviluppo locale. Iniziative tra cui, oltre al Porto Turistico, spiccano i nuovi Studios Televisivi della Film Commission Calabria guidata da Giovanni Minoli ed il Centro di Ricerca Internazionale della Fondazione Dulbecco promosso dal Professore Giuseppe Nisticò che per il Sindaco Mascaro permetteranno alla Città di Lamezia Terme, al suo Comprensorio ed a tutta la Calabria grandi possibilità di crescita economica e sociale per le imprese ed il territorio e nuove e qualificate opportunità occupazionali per i giovani.

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l’angolo di ines

di Ines Pugliese

La fata felice

Cera una volta una fata che viveva in una isola deserta. La sua casa però era una nave, dentro vi erano scale di cristallo e ascensori di cristallo, la sua camera da letto era sistemata al centro della nave, le pareti erano anch’esse di cristallo coscchè la fata aveva la sensazione di vivere giorno e notte sempre all’aperto. Ma non esisteva nessun problema, perché quando la fata aveva bisogno della sua intimità, con la bacchetta magica risolveva ogni cosa. Di solito però preferiva osservare le stelle, quelli erano i momenti in cui lei si sentiva veramente felice, allora si metteva a cantare, la sua voce melodiosa si spandeva sulle acque del mare e tutte le creature marine cantavano insieme a lei. Il più felice di tutti era il cavalluccio marino, che cominciava a cavalcare sulle onde facendosi ammirare da tutti. La balena invece sbruffava, era seccata di tutto quel chiasso, avrebbe voluto dormire ancora un po’. Le stelle marine invece facevano a gara per adornare i capelli delle sirene. Insomma c’era un bel da fare.. I Marinai che di solito erano stanchi e tristi sorridevano felici e si domandavano da dove sarebbe potuta arrivare quella melodia. La fata stessa ne restava affascinata anche perché mille violini si univano al suo canto. Un giorno però decise di esplorare nuovi mondi. -Sblasc,-blisc, sblasc! Con un solo colpo della bacchetta magica che lei teneva sempre sue nelle mani, la casa si spostò in mezzo al mare e cominciò a navigare. Naviga, naviga, in una notte tempestosa arrivò nella terra dei Balordi… Una terra davvero strana: Tutto era stato costruito a rovescio. Le case avevano il tetto a rovescio, gli alberi avevano i rami in giù e le radici al posto delle foglie. I cani camminavano con le zampe in aria e le mamme legavano i loro bambini appena nati ai rami degli alberi con la testa in giù. -BRR, che brutto paese! Bisognava andar via subito , trovare un altro posto. Scappò via la fata da quel luogo orribile e navigò tutta la notte senza sosta. Intanto il vento soffiava forte e le onde arrivarono ad un’altezza di cinque meTestata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 29°- n. 78 - novembre 2021 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

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tri: -Che paura! Da un momento all’altro si poteva annegare. Ma nella vita non bisogna mai disperare. Infatti all’alba il vento si calmò e il mare diventò liscio come l’olio. Improvvisamente all’orrizzonte apparve una piccola isola piena di alberi con pomi d’oro e l’equipaggio Non vide l’ora di sbarcare.Quando la fata scese dalla nave una piccola schiera di strani ometti le venne incontro. Avevano un cappellino giallo sul capo, dei pantaloni di velluto verde ed una camiciola azzurrina Calzavano delle scarpe fatte con la pelle essiccata di balena e parlavano in modo dolce e persuasivo. Raccontarono che si trovavano lì da molto tempo, un brutto temporale li aveva scaraventati i n quel posto e da quel giorno si sono adoperati a costruire le loro case e a far rifiorire tutte le piante del luogo. Lavoravano con intelligenza ed amore e la sera tornavano a casa portando cesti carichi di frutta e verdura.. Le loro mogli preparavano la cena e quando la tavola era imbandita tutti si sedevano intorno al desco. il papà raccontava storie speciali mentre i bambini in silenzio ascoltavano incantati. Finita la cena tutti aiutavano a sparecchiare e in men che non vi dico la casa era bella e ordinata. Allora il papà andava a sdraiarsi sulla sua poltrona e chiacchierava con gli ospiti che aveva accolto amorevolmente.mentre la mamma preparava i piccoli per la notte e i vestitini puliti per quelli che dovevano andare a scuola l’indomani .Quando la luna era alta nel cielo intorno regnava un gran silenzio, tutti dormivano tranquilli certi d’aver trascorso una giornata laboriosa e serena. La vita nell’isola scorreva serena e felice, e la fata pensò che quella era il posto in cui voleva vivere. Non c’era bisogno di cose speciali per essere contenti, bastava amarsi l’un l’altro , aiutarsi nel momento del bisogno e capire che solo lavorando onestamente possono crescere sugli alberi i pomi dalla buccia d’oro.

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eventi

Lettere a Tito n. 365 Esce a dicembre 2021 “Lamezia Storica” una nuova e bella rivista per la Calabria. Caro Tito, come non essere lieti dinanzi alla splendida notizia che il prossimo dicembre 2021, cioè fra qualche settimana, uscirà il numero zero della pregevole e bella rivista quadrimestrale interamente a colori intitolata “LAMEZIA STORICA” ideata e diretta dal nostro collega giornalista (nonché storico, pluri-scrittore ed ex-docente) Vincenzo Villella, con uno staff di tutto rispetto facente capo a “Grafichéditore” del lametino Antonio Perri !?!… Salutare una nuova nascita è sempre meraviglioso, pure perché c’è un migliore sguardo al futuro! E c’è veramente da gioire e da farne almeno il massimo possibile promozionale in un utile passaparola. Grazie al prof. Villella, papà di questa nuova creatura cui auguriamo lunga e felice vita, ho avuto il privilegio di visionare le bozze quasi definitive del fascicolo di debutto. Un incanto, per i contenuti e la grafica. Una rivista da collezione per quanto è veramente bella ed interessante non soltanto per la nostra ricca cultura regionale ma anche per invogliare al turismo e alla conoscenza del territorio prima di tutto noi calabresi e, ovviamente, tutti coloro che (specialmente se veri intenditori) possano e vogliano immergersi (provenienti dal resto d’Italia e dall’estero) proprio nella terra dove è nato il nome ITALIA. 1 – BOZZA DEI CONTENUTI DEL NUMERO ZERO Ecco, caro Tito, pagina per pagina (tra le 80 presenti) gli argomenti di questo fascicolo di esordio. Pagine 1- 3 – Redazionale * 4 – Lettere alla redazione * 6 – Il bel medioevo lametino – Non solo inferno anche paradiso * 15 – Santa Maria di Corazzo – Pulsante centro spirituale cistercense * 20 – Roberto di Grandmesnil – L’abate architetto dell’abbazia di Sant’Eufemia * 25 – La Veterana – La più antica chiesa di Nicastro * 28 – Il viaggio di Callisto II in Calabria (1121-1122) – Durante la sosta a Nicastro consacrò la cattedrale * 30 – La chiesa di S. Maria Cattolica a Maida – Costruita dai Basiliani * 32 – Per la rinascita dei borghi in Calabria – Da antico a nuovo valore di identità * 36 – Le case in rapillo a Decollatura – Prima rinnegate, ora riscoperte * 38 – Patrimonio etnobotanico del Reventino – Censite oltre cento specie spontanee * 41 – Nel Reventino il segreto della Calabria – La provenienza alpina della Calabria * 45 – Castiglione, millenario “libro di pietra” della storia – Il primo riferimento storico alla metà dell’XI secolo * 48 – L’oltraggio infame al monte Reventino * 50 – Gizzeria: un panorama urbano a forte mimetismo – Nata in epoca bizantina * 52 – Vena arbëreshe: minoranza etnico-linguistica – Le difficoltà di conservare l’identità storica * 56 – I vecchi mulini e la storia dei luoghi * 60 – Il mulino delle fate * 62 – L’epigrafe bronzea col decreto contro i Baccanali – Trovata a Tiriolo nel 1640 * 64 – La tomba fittile di San Sidero 66 – Il museo archeologico di Lamezia Terme * 68 – Il museo diocesano d’arte sacra * 72 – La battaglia di Maida – La prima sconfitta dell’esercito francese sulla terraferma * 76 – Una sinagoga in Calabria dopo 500 anni – Fondata a Serrastretta da Barbara Aiello, prima donna rabbino in Italia * 79 – Conferimento della cittadinanza onoraria di Squillace ad Armin Wolf * 79 – La civiltà di vergogna nella vecchia Nicastro. 2 – LO STAFF Ed ecco i protagonisti di questa opera d’arte. Copertina: Antonello Villella * In copertina: Federico II, stupor mundi: statua bronzea pag. 22

di Domenico Lanciano www.costajonicaweb.it

dell’artista Maurizio Carnevali in via Garibaldi di Lamezia Terme – Foto Antonio Scalese * LAMEZIA STORICA Pubblicazione periodica quadrimestrale – Anno 1 – n. 0 * EDITORE: GRAFICHÉDITORE – Redazione e amministrazione: Via del progresso, 200 – 88046 Lamezia Terme – Tel. 0968.21844 – 3335300414 – Email: perri16@gmail.com * Direzione: via Luigi Longo, 3 – 88046 Lamezia Terme – Tel. 3497825462 – Email: villella. vincenzo@gmail.com * Fondatore e direttore: VINCENZO VILLELLA * Direttore responsabile : ANTONIO PERRI * Direttore stampa: GIUSEPPE PERRI * Tecnici di produzione: MICHELE DOMENICANO, PEPPINO SERRATORE * Ufficio editoriale: NELLA FRAGALE * Stampa: tipolito grafiché.

3 – IL SALUTO DI PAPA’ VILLELLA LA STORIA VALE IN QUANTO VIVE – “Vorrei raggiungere il maggior numero possibile di persone perché desidero comunicare ad altri lo straordinario piacere che procura la storia e perché sono convinto dell’utilità di una narrazione storica caratterizzata da un equilibrio, non facile da raggiungere, di intelligenza e di passione”. Questa riflessione del grande storico Georges Duby è alla base del progetto di creare una rivista quadrimestrale di storia del territorio. La storia – è mia convinzione – trae la sua legittimazione dall’interesse e dalla capacità di ricezione del largo pubblico; esiste non per la formazione degli specialisti, ma per l’educazione dei profani, della gente comune, soprattutto dei giovani. Il titolo LAMEZIA STORICA non è restrittivo e limitato alla sola città nata dai tre ex comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia, ma intende riguardare tutto il comprensorio e la millenaria storia comune. Lamezia con tutti i comuni del comprensorio ha condiviso e condivide la cultura, le tradizioni, la storia. La rivista vuole evidenziare proprio questa identità storico-culturale ultrasecolare di un territorio dove non sono distinguibili confini fisico-geografici fra i comuni, ma,

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Lamezia e non solo


al contrario, esiste una polarità urbana che ha superato da tempo anche i confini amministrativi. Per troppi anni il nostro territorio, come tutta la Calabria, ha obliato o addirittura cancellato le proprie origini nella convinzione che, così facendo, fosse possibile conquistare la modernità e mettersi al passo con gli altri. Ora non è più così perché si è presa coscienza che la forza e la risorsa di un popolo stanno nella capacità di saper rendere disponibili nel presente i valori del passato. La storia che vogliamo raccontare è quella richiamata dalla nuova filosofia dello SLOW TURISM, del turismo lento, sostenibile. Ci mettiamo nei panni di un turista che viene a visitare i nostri luoghi e che vuole conoscerne la vera essenza, godersi appieno il luogo visitato, conoscerne la storia, le tradizioni, gli usi, i costumi, in modo che gli rimanga un ricordo indelebile dei luoghi visitati, arricchendo la sua esperienza di emozioni e sensazioni indimenticabili. Non si tratta di ritrovare paradisi perduti di fronte alla modernità deviante. La riscoperta del passato e delle sue tradizioni non la intendiamo come nostalgica opera di museificazione di una ricchezza intangibile da ammirare con rimpianto, ma deve offrire alle comunità lo stimolo per ricercare un’identità rinnovata. L’approccio corretto alla identità locale è quello che la assume e la fa propria attraverso gli strumenti della ricerca storica. Il registro di una corretta lettura dell’identità locale non è quello del tradizionalismo, bensì un approccio critico per recuperare la cultura del territorio per il presente in vista del futuro. Non si tratta, cioè, solo di rivendicare una identità, ma di costruirvi dei progetti. Occorre ricercare nuove connessioni tra la memoria storica delle comunità e le nuove vocazioni che possono scaturire nel territorio dai cambiamenti economici e sociali. Bisogna, cioè, valorizzare le tracce del passato in una prospettiva dinamica e di attualità. C’è tutta una cultura nei nostri paesi che deve essere riportata alla luce e riutilizzata affinché possa vivificare le comunità, dando loro la vita come nel passato. (Vincenzo Villella) 4 – IL SALUTO DELL’EDITORE ANTONIO PERRI UNA NUOVA AVVENTURA. – Abbiamo accolto con convinzione ed entusiasmo l’idea di Vincenzo Villella di dar vita ad una rivista quadrimestrale di storia, che, partendo dal territorio lametino, riguardasse tutta la regione. Non una storia di reminiscenze e aneddoti localistici, ma una narrazione tesa ad evidenziare la identità dei luoghi, le loro vocazioni anche in una prospettiva di valorizzazione turistica. Far emergere il ricco patrimonio storico, artistico ed ambientale a beneficio sia degli abitanti dei luoghi, che, consapevoli o inconsapevoli, ne ignorano il valore e le potenzialità, sia del sempre più crescente turismo che ogni anno porta nella nostra regione migliaia di visitatori. La nostra giovane casa editrice, fortemente convinta del valore della storia del nostro territorio, ha aperto ben tre collane di storia e di memoria. Questo perché sappiamo bene che una cultura che non valorizza e non trasmette la propria memoria è destinata alla cancellazione storica. Bisogna dare voce, immagine e identità al passato del nostro territorio. Una rivista, diretta non agli specialisti, ma a tutti, intende dimostrare il valore formativo della storia locale. Si propone anche di lanciare un messaggio agli insegnanti: l’insegnamento della storia locale contribuisce alla formazioLamezia e non solo

ne civica dei futuri cittadini. La conoscenza della storia locale risulta utile e necessaria per superare il progressivo spaesamento che sembra caratterizzare sempre più soprattutto le nuove generazioni. Se il passato interessa poco, nascono generazioni senza radici, facilmente plasmabili. Questa nostra rivista, fatta di articoli stimolanti e di fotografie attraenti, certamente può far amare la nostra storia e la può far conoscere a chi viene a visitare i nostri splendidi luoghi. (Antonio Perri) 5 – L’OPEROSITA’ DI VILLELLA Caro Tito, il nostro prof. Vincenzo Villella, l’ideatore e direttore della rivista quadrimestrale LAMEZIA STORICA, è una persona assai operosa, visti i risultati che si evincono leggendo il suo “Curriculum vitae”. Ne do soltanto un assaggio circa le opere più importanti, ma solo come giornalista, storico e socio della Deputazione di Storia Patria Calabria. Sono tante le sue pubblicazioni. Tra le più importanti: La Calabria della rassegnazione (tre volumi 1984,1985, 1986); L’albero della libertà (1987); Lotte per la terra e il lavoro in Calabria (1988); Chiesa, società e comunismo in Calabria nel secondo dopoguerra (1990); Trono, altare e sette nella Calabria risorgimentale (1997); Scheria, la terra dei Feaci. La piana lametina dalla protostoria alla modernità (2004); La judeca di Nicastro e la storia degli ebrei in Calabria (2005); I briganti del Reventino (2006); Figli di nessuno, figli della colpa. Esposti, proietti e trovatelli nell’emarginazione sociale dei secoli XVIII e XIX in Calabria (2013); Giudecche di Calabria (2014); Joachim Murat. La vera storia della morte violenta del re di Napoli (2019); Genti e paesi del comprensorio lametino (2020); Arturo Perugini e la nascita di Lamezia Terme (2021). È stato direttore della collana “Ricerche e studi storici sulla Calabria” per la casa editrice La Modernissima di Lamezia Terme e responsabile della collana di microstoria calabrese NAUTILUS per InCalabria edizioni. Dal 1990 al 1996 ha diretto la pregiatissima rivista trimestrale di cultura meridionale “Il Corriere calabrese”. Attualmente è direttore della Collana di memorie e storia locale della casa editrice Grafichéditore di Lamezia Terme. Chi vuole saperne di più, può visitare il sito “www.lameziastorica.it” fondato e gestito interamente dal prof. Vincenzo Villella, nato a Conflenti (CZ) nel 1947. Pare che questo sito sia uno dei più visitati tra quelli esistenti in Calabria. E’ davvero immensa la produzione del nostro stimato Professore, il quale mi appare uno “stakanovista” di razza. Dobbiamo congratularci con lui per tutto questo indefesso lavoro che onora non soltanto la Calabria ma tutta la Cultura e la Memoria storica dell’universo-mondo! Complimenti, prof! 6 – SCAMBIO DI EMAIL Caro Tito, sono assai entusiasta per l’uscita della rivista LAMEZIA STORICA come primo passo, spero, per qualcosa di più approfondito sulla CALABRIA PRIMA ITALIA che, a mio modesto parere, è la base fondamentale non soltanto per la storia e la cultura del nostro popolo e del nostro territorio, ma per il resto d’Italia e per l’intera civiltà umana. In tal senso c’è stato un breve scambio di email con il direttore Vincenzo Villella nel pomeriggio di ieri, giovedì 11 novembre 2021. Te ne do un resoconto. Il prof. Villella alle ore 16.33 mi scrive: “Carissimo, allego il pdf

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

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(bozza da correggere) della rivista LAMEZIA STORICA in cui ho inserito l’articolo di Salvatore Mongiardo sul conferimento della cittadinanza onoraria della Città di Squillace al prof. Armin Wolf. Un caro saluto”. Dopo poco più di un’ora, alle 17.40 così gli rispondo: “Carissimo, ho sfogliato e sono rimasto incantato sia per la grafica che per i contenuti. Magari ogni comprensorio potesse avere un simile strumento culturale! Mi congratulo, quindi, di vero cuore per così tanto lavoro!… (omissis) … Dalla primavera del 1982 insisto con le autorità regionali e nazionali sulla necessità di valorizzare il fatto storico che IL NOME ITALIA sia nato nell’Istmo tra i golfi di Lamezia e di Squillace. Ma sembra che ciò non interessi quasi a nessuno, nonostante sia uno dei nostri patrimoni storici di più grande importanza. Tanto che ho proposto di denominare la nostra Regione proprio CALABRIA PRIMA ITALIA. Tu non potresti occuparti di questo tema che, oltretutto, vede Lamezia protagonista assieme a Squillace?… Quasi due anni fa ho proposto di realizzare LA FESTA DEI DUE GOLFI (Lamezia e Squillace) che potrebbe avere anche un riscontro turistico e commerciale. Molti anni fa (quando Wanda Ferro era presidente della nostra Provincia di Catanzaro) ho proposto di realizzare LA MARATONA D’ITALIA da Lamezia alla Roccelletta di Squillace e/o viceversa, da mare a mare, sia competitiva che amatoriale; sarebbe una classica internazionale, più suggestiva e più significativa di quella di New York. Salvatore Mongiardo ha fatto IL CAMMINO DELLA PRIMA ITALIA in tre giorni, ed è cosa molto bella ed utile. Penso che sulla base di questa PRIMA ITALIA, l’Istmo potrebbe fondare tante belle iniziative a valenza regionale, nazionale e globale; anche di grande attrattiva turistica. Che ne dici?….”. Il direttore Villella così mi ha risposto alle ore 18.23: “Carissimo, grazie per quanto scrivi e condivido le tue proposte. Ci sentiremo per telefono”. Poi, alle ore 19.52 mi ha inviato la foto di copertina del suo libro “SCHERIA la terra dei Feaci. La piana lametina dalla protostoria alla modernità” pubblicato nel 2004 e presentato a Tiriolo assieme al prof. Armin Wolf (assertore di Ulisse in Italia e adesso, dal luglio 2021, presidente onorario del “Centro Studi e

Ricerche sulla Prima Italia” di Squillace, promosso dall’assessore alla programmazione e al turismo Franco Caccia, sociologo, con direttore scientifico lo stesso Mongiardo). Come per dirmi, guarda che pure io mi sono interessato della “Prima Italia”. Ne sono lieto. Bisogna fare di più. Molto di più, pure perché sulla PRIMA ITALIA la nostra Calabria si gioca buona parte della sua identità e del suo futuro. Pure per questo mi appello particolarmente alle giovani generazioni! AttivateVi assai!… Speriamo bene, infatti, caro Tito! Ho sempre ritenuto, fin dal 1982, che quella della “Prima Italia” possa essere una risorsa pressoché infinita per la nostra Calabria e per la zona dell’Istmo in particolare. Una risorsa che va utilizzata al massimo possibile, mentre adesso si sta sprecando come tantissime altre risorse calabresi. Ah, Calabria … una regione tanto ricca quanto povera, per miopìa! La Calabria deve ritrovare sé stessa se vuole significare e non essere più povera e disperata! Mi sembra che sia lo stesso discorso che fanno sia il direttore Villella che l’editore Perri. I quali vanno aiutati in tutti i modi per questa loro missione! 7 – SALUTISSIMI Caro Tito, tra i nostri principali compiti di calabresi, prima di tutto, ed anche di giornalisti c’è quello di evidenziare e promuovere LA CALABRIA MIGLIORE a noi stessi e al mondo. Spero che il nuovo presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, attinga a tutto ciò e che, come promette lui, sotto il suo regno emerga davvero questa CALABRIA MIGLIORE, a cominciare dal suo inizio … dalla PRIMA ITALIA !!!… Intanto che avvenga il miracolo tanto atteso da fin troppo tempo (forse da secoli), ti ringrazio per la gentilezza e la pazienza che hai usato ancora una volta nel pubblicare i miei “scarabocchi”. Domani 13 novembre è “Giornata Mondiale della Gentilezza”! Te la meriti tutta!!!! … BUONA GENTILEZZA A TUTTI!!! … E tanti cari saluti anche ai nostri lettori! Cordialità! ITER-City, venerdì 12 novembre 2021 ore 18.59 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del nostro deserto”

Turismo delle radici idea vincente per il suo rilancio Il turismo delle radici può rappresentare l’idea vincente per il rilancio in Calabria del turismo post-Covid e soprattutto per la destagionalizzazione del turismo stesso, obiettivo che la nostra regione cerca di raggiungere da diverso tempo. La peculiaità del turismo delle radici risiede nella sua capacità di combinare il fascino del viaggio con la curiosità verso le origini della propria famiglia. Al viaggiatore delle radici interessa visitare i luoghi, ma è pronto anche a conoscere la cultura, a vivere le tradizioni, ad assaggiare i prodotti tipici, ad ammirare i paesaggi. Il turismo delle radici non è dunque il turismo in senso generale a cui siamo abituati: occorrono figure specializzate nella gestione e organizzazione dei viaggiatori delle radici. Casa Calabria International, partner del Master Internazionale in “Esperto in organizzazione e pag. 24

gestione del turismo delle radici”, ringrazia il Prof. Tullio Romita, direttore del Master, per il contributo tecnico e scientifico che sta dando all’iniziativa. L’obiettivo è quello di promuovere la Calabria tramite i viaggiatori delle radici e il Comune di Maida, partner dell’iniziativa, ha ospitato giorno 4 novembre i viaggiatori delle radici di seconda e terza generazione giunti dal Nord Patagonia, il cui tour proseguirà verso Mammola (di cui sono originari), Marina di Giosa, Lorica, Pentone, San Marco Argentano. Proprio in quest’ultimo comune, tra l’altro, da poco è stato ospite Giovanni Maria De Vita, Consigliere d’Ambasciata della direzione Generale per gli Italiani all’Estero e Migratorie del Ministero italiano degli Affari Esteri, accompagnato dal Prof. Romita. E qui ha avuto modo di apprezzare la bellezza del borgo citato. La nostra regione è piena di splendi borghi: è opportuno ricordare che il “turismo delle radici” è una progettualità del Maeci. Una parte dei fondi del Pnrr sarà destinato al “turismo delle radici” per i connazionali all’estero che tornano in Italia. Così il sottosegretario agli Affari esteri GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

e alla Cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, ha affermato in una recente dichiarazione dinanzi al Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema Paese che, tra i progetti elencati, ha citato proprio l’avvio del primo master presso l’Università della Calabria dedicato alla formazione di operatori specializzati. La Farnesina sta lavorando a una importante iniziativa da finanziare con il Pnrr, relativa al “turismo delle radici” e Della Vedova ha dichiarato: «l’obiettivo è il rilancio dell’industria turistica post pandemia e la creazione di un nuovo canale per rafforzare i legami con le nuove generazioni di italodiscendenti». È su questo tema che Casa Calabria International, coadiuvata dal prof. Romita, vuole puntare per il rilancio turistico della Calabria. Presidente Onorario Salvatore Sposato “Maelbourn” Presidente Enrico Mazzone “Canada” Vice Presidente Innocenza Giannuzzi Lamezia e non solo


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