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Lamezia e non solo

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Lameziaenonsolo incontra

Gaspare Ciliberti

Nella Fragale

Questo mese incontriamo Gaspare Ciliberti, un Calabrese con la C maiuscola, un Calabrese del quale andare orgogliosi. La prima domanda che gli ho fatto credo sia, in assoluto, la domanda più lunga che ho fatto in venti anni di interviste e già questa la dice lunga sulla figura del Presidente, ma non avevo alternative, o facevo una lunga domanda o tutta l’intervista non sarebbe bastata per chiedergli dei vari ruoli occupati! Un uomo con un profondo senso della responsabilità, discreto, pieno di fascino... volete sapere di più? Leggete l’intervista! Presidente Cilberti prima di tutto la ringrazio per avere accettato di farsi intervistare. Iniziamo con una domanda lunghissima, ma non può che essere così vista l’importanza dei ruoli ricoperti. Lei è stato Direttore Generale del Demanio Marittimo e dei Porti (Ministero dei Trasporti e della Navigazione) per oltre un decennio; membro effettivo del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, membro effettivo del Comitato Nazionale per la Difesa del Suolo Istituito presso il Ministero Lavori Pubblici; Vice Presidente della Agroalimentare Calabria SPA”; Consigliere del F.A.F. (Fondo Assistenza Finanzieri, Comando Generale Guardia di Finanza); Consigliere di Amministrazione della Banca Nazionale del Lavoro (sez. credito industriale); nelle Commissioni Ministeriali per Collaudo Tecnico Amministrativo Impianti Petroliferi e Porti Turistici; Membro del consiglio superiore della marina mercantile; Consigliere di Amministrazione dell’Ente Fiera di Genova; Consigliere di Amministrazione dell’Ente Fiera di Verona; Membro della Commissione istituita presso il Ministero dell’Industria per il Conferimento delle Onorificenze di Cavaliere del Lavoro; Conferenziere, per materie demaniali, presso l’Accademia Militare Navale di Livorno; tanti ruoli, tutti importanti ed impegnativi, quale ha sentito più suo?

Sicuramente l’aver portato a termine l’istituzione del Catasto del Demanio Marittimo; e poi il delicato e lungo impegno nella creazione e realizzazione del Porto Commerciale di Gioia Tauro. Mi sono occupato di tutto l’iter pratico. Quello di Gioia Tauro è un porto importante per il transhipment. L’altra azione è quella della Riforma della Portualità che si basa sulla Legge 84/94.

Mi sono sempre impegnato in tutti i ruoli e gli incarichi che ho ricoperto; l’impegno più importante è stato quello di Direttore Generale del Demanio Marittimo e dei Porti nel Ministero dei Trasporti. Questo incarico rappresenta la mansione più prestigiosa che io abbia ricoperto: una Direzione Generale di grande pregio.

Che meraviglia, credo che viaggiare sia meraviglioso! Questi viaggi come la hanno arricchita? Perché, a parte il lavoro, credo che abbia avuto anche modo di conoscere, almeno in parte, usi e costumi dei luoghi nei quali si trovava.

Ci vuole raccontare di qualche episodio che porta sempre dentro di sé legato ad uno dei suoi tanti incarichi?

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Tappe importanti che hanno contribuito a portare avanti l’economia italiana, complimenti! So che ha dovuto viaggiare molto. Quali nazioni, quali città, quali continenti ha visitato? In qualità di Rappresentante del Ministero e avendo competenza sui porti commerciali, mi sono recato in moltissimi porti del mondo, anche per studi sulla legislazione comparata. Le elenco i Paesi che ho visitato: Russia, Stati Uniti, Canada, Argentina, Uruguay, Paraguay, Sudafrica, Germania, Olanda, Svezia, Norvegia, Cina, Taiwan, Grecia, Turchia, Egitto, Francia, Singapore, Hong Kong, Bangkok, questi ultimi sono porti importantissimi a livello mondiale.

Questi viaggi hanno contribuito sicuramente ad arricchire la mia esperienza professionale. Mi hanno anche aiutato tanto a cogliere, alla luce di questi studi di legislazione comparata, tante opportunità. Cosa è cambiato, nel tempo, nel Demanio da quando lei era Pre-

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sidente? Oggi vi sono nuove norme. In base ad esse, le competenze del Demanio Marittimo sono passate alle Regioni e, per delega delle Regioni, in parte ai Comuni. Attualmente ricopre il ruolo di Presidente dell’Ente Registro Italiano Navale, quali sono le sue responsabilità? Grazie a questo ruolo ha occasione di incontrare gli armatori più potenti dell’Europa ed anche, forse, di visitare alcune delle imbarcazioni più belle ed importanti al mondo, è cosi? Da molti anni ho il privilegio di Presiedere il Registro Italiano Navale, azionista del RINA. Attraverso il Registro perseguiamo gli scopi della tutela e della salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza in mare. Sosteniamo a questo proposito diverse iniziative, che permettano di accrescere la cultura verso la sostenibilità e verso l’innovazione continua per il miglioramento del nostro settore. Da azionista, seguo con particolare attenzione gli sviluppi del Gruppo RINA che in questi anni ha saputo non solo affrontare le sfide di un mercato marittimo in grande crisi, ma, grazie alla capacità di cercare nuovi mercati in cui impiegare al meglio le grandi competenze che ha al suo interno, ha continuato a crescere. Per il Registro Italiano Navale ha per anni organizzato un meeting a Lamezia Terme, lo organizzerà anche quest’anno? Si. Sono dieci anni che organizziamo questo meeting a Lamezia, sempre molto riuscito. Vi partecipano anche le Autorità politiche, Magistrati, militari. Anche quest’anno lo organizzeremo perché i nostri Clienti lo hanno chiesto espressamente. Sono lieta che questo incontro continui nel tempo perché è anche attraverso questi importanti incontri si possono gettare le basi per un futuro migliore anche per la Calabria. Tornando ai suoi incarichi, so che è anche Presidente del Consorzio Matelios, ovvero del Distretto tecnologico sul materiali avanzati per le energie rinnovabili. Di cosa di occupa? Il Consorzio Matelios è una realtà molto importante. Si occupa di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria. Una pietra miliare per la Calabria e per l’Italia intera. Ci tengo anche a citare il Centro Sviluppo Materiali, acquisita dal RINA, la società partecipata dal Registro Italiano Navale, nel 2013: un centro di ricerca applicata che elabora soluzioni tecnologiche all’avanguardia nel campo

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dei materiali, in particolare acciaio e leghe speciali, coprendo l’intero arco del processo di innovazione. Lei è stato anche Presidente del Rotary Club Golfo di Anzio e di Nettuno, un compito, per quanto impegnativo, di certo più leggero degli altri. Che ricordi ha di questa esperienza? Durante il biennio della mia Presidenza l’iniziativa che ricordo con maggior orgoglio è il gemellaggio con il Club di Lamezia Terme, che è quasi il mio paese di origine. L’Italia e la mancanza di lavoro, l’Italia che affanna, i politici parlano di una ripresa economica che ancora stenta ad essere visibile, lei cosa ne pensa? Questa ripresa economica c’è? In quali settori di lavoro bisognerebbe indirizzarsi per tentare di riavviare il motore della nostra economia? Penso che dobbiamo prima di tutto ridare fiducia al nostro Paese: l’Italia rimane tra le maggiori potenze economiche mondiali, con un grande potenziale. Vi sono settori su cui possiamo puntare maggiormente, ovvero, ad esempio, quelli delle energie rinnovabili e del mercato crocieristico. Le ultime notizie a riguardo sono estremamente positive e l’Italia riesce ad eccellere in questi due mercati, che hanno grandi prospettive di crescita. Prima di passare a Gaspare Clliberti uomo, marito, padre, posso chiederle che qualità deve avere un uomo per arrivare all’apice del successo? A parer mio, per la mia esperienza: preparazione, senso di responsabilità e modestia. Ed ora lasciamo il lavoro e parliamo d’altro. So che lei torna spesso a Curinga, non solo in periodi quasi ovvii come le vacanze o le festività, ma ogni volta che può, per incontrare i suoi amici e per godere dell’aria che si respira solo là dove sì è nati. Che ci dice di questo suo “amore” per la terra natia, argomento caro a poeti e scrittori? Ho un grande attaccamento al mio paese di origine, lo amo visceralmente. Là trovo i miei più cari amici, dell’infanzia e dell’adolescenza.

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con il valido aiuto di mia moglie che, pur lavorando come insegnante, si è sempre prodigata enormemente e mi ha aiutato ad alleggerirmi dagli impegni familiari e, quindi, dedicarmi di più alla professione. Penso di doverle molto per il mio successo professionale e tutto per quello personale. Come è stata la relazione con i suoi figli? E’ stato un padre autorevole oppure, anticipando i tempi, ha avuto un rapporto “aperto e di dialogo” con loro? Abbiamo sempre avuto una relazione ottima, con un rapporto aperto e di dialogo continuo. So che l’amore che lei prova per la sua terra non è legato solo al suo paese ma alla Calabria in generale. E’ stato, ed è ancora, invitato a numerose conferenze e convegni su argomenti di grande interesse, legati ai vari ruoli che ha ricoperto nel tempo. Ma la Calabria come mai non riesce a decollare nonostante le ricchezze naturali paesaggistiche e storiche che ha? La Calabria, per poter decollare, deve sfruttare sempre più le sue enormi ricchezze culturali e storiche. E’ una regione in continuo sviluppo, ma per decollare veramente deve puntare, oltre a ciò, anche sui giovani, in Calabria abbiamo moltissimi giovani laureati pieni di buona volontà. Sono la nostra speranza e il nostro orgoglio Come ha ragione!!! I vantaggi e gli svantaggi di vivere in una grande città? E quelli legati al vivere in una piccola città? I lati positivi di vivere in una grande città sono le maggiori opportunità di relazioni professionali, la maggiore offerta culturale. Tra gli svantaggi, il minore contatto umano. Nelle città più piccole, invece, ci si può incontrare, avere scambi di idee, mettere in risalto valori umani; a discapito, forse, della mondanità. Se poi parliamo di Curinga, parliamo di un’unica grande famiglia. Ha sposato una curinghese proprio a Curinga e, come abbiamo detto, per lavoro si è trasferito a Roma. Ha avuto tre figli, di cui due gemelli, come è riuscito a coniugare i vari importanti lavori che ha ricoperto con l’ancor più difficile ruolo di marito e padre? Sono riuscito a coniugare il mio lavoro delicato e impegnativo

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Qualcuno dei suoi figli ha intrapreso la sua stessa carriera? No, loro hanno trovato altre strade. Due dei miei figli sono avvocati civilisti e mia figlia è commercialista. So che è nonno, si dice che essere nonno regali più emozioni che essere padre. Lo domando spesso a chi ha questa fortuna e le risposte sono a volte discordanti. Pur senza negare il grande affetto per i nipoti non tutti sono d’accordo con questa affermazione, i figli sono sempre al primo posto. Ho la fortuna di essere nonno di sei nipoti. Per me sono tutti al primo posto, figli e nipoti. Insieme e al primo posto, sempre. Che rapporto ha con i suoi nipoti, anche se dalla sua affermazione precedente la risposta è intuibile! Sono in ottimi rapporti con i miei nipoti e ci sentiamo al telefono più volte al giorno. Mi chiamano per raccontarmi delle loro giornate a scuola e a casa. Nel 1988 le è stata conferita la prestigiosa Onorificenza di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, perché? E’ stata una onorificenza che è venuta da sé quando sono stato nominato Direttore Generale, sono stato anche premiato in Campidoglio a Roma come Calabrese che si è distinto per le sue attività. Quali sono i suoi hobbies? Come trascorre il suo tempo libero?

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Nel tempo libero mi dedico principalmente al giardinaggio. Ho una casetta con un piccolo giardino e amo molto stare a contatto con la natura. Ama leggere? Un libro che rileggerebbe (o ha riletto) con piacere e che, proprio per questo, consiglierebbe? Mi piace molto leggere. Un libro che rileggerei volentieri e che consiglio a tutti è “I Promessi Sposi”, perché, oltre, ad amare la storia in sé, è stato anche oggetto dei miei studi di Ginnasio. Al Liceo Classico lo abbiamo studiato approfonditamente e ne conservo un ottimo ricordo. Cinema, TV, o teatro, cosa preferisce? Come spettatore preferisco il teatro e la televisione. Per quel che ho potuto constatare lei è un uomo di grande sensibilità e non può non amare la musica, che genere predilige? Amo molto la musica, in maniera particolare la musica lirica. Il suo rapporto con la Religione? La Religione fa parte integrante della mia quotidianità, della mia persona e della mia famiglia e tradizione. Io sono di religione Cattolica e sono praticante. Dalle scuole elementari al Liceo Classico ho sempre frequentato l’oratorio Salesiano di Vibo Valentia nelle ore libere. Che ne pensa di Papa Francesco? Un grande Pontefice. Cosa consiglierebbe ai giovani di oggi che vogliono approcciarsi al mondo del lavoro? Ai giovani di oggi che si affacciano al mondo del lavoro vorrei consigliare di essere sempre curiosi, flessibili e puntare sulla propria preparazione e competenza. Chiudiamo con la domanda alla Marzullo, che faccio a tutti, a conclusione di una intervista: la domanda che non le ho fatto e che avrebbe volute le facessi? Si faccia la domanda, ci dia la risposta. La domanda che avrei voluto mi fosse posta è: come vede il Registro Italiano Navale del futuro? Ho avuto la fortuna di ricoprire questo mio ruolo di Presidente nel periodo di maggior crescita della nostra partecipata RINA. E’ una grande soddisfazione vedere come

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tutto il management del RINA si stia impegnando per vincere le sfide di un mercato non più italiano ma globale. Si stanno diversificando e puntando ai diversi settori e mercati, compreso quello molto promettente dell’innovazione e dell’energia rinnovabile. Da azionista gli auguro di continuare ad essere un operatore riconosciuto tra le eccellenze in qualunque paese del mondo. Ho conosciuto il Presidente Ciliberti grazie ad una comune amica, Ippolita Lo Russo Torchia che ringrazio per avermelo presentato e per aver creato questa occasione. Conoscerlo e decidere di intervistarlo è stato quasi un tutt’uno. E’ un uomo di grande cultura, non v’è argomento del quale con lui non si possa discutere, che si tratti di alta finanza o di amore verso gli animali, di lavoro o di tempo libero, di religione o di cinema. E’ piacevole chiacchierare con lui e, nonostante inizialmente, io provassi una sorta di timidezza nei suoi confronti, lui è stato talmente naturale e spontaneo che è scemata senza che io me ne accorgessi, facendomi sentire man mano sempre più sicura. Ad intervista conclusa penso agli importanti ruoli che ha ricoperto, penso a quelli che ricopre ancora, penso al grande entusiasmo che profonde nel suo modo di porsi quando parla del suo lavoro, della sua famiglia, della sua Curinga ed anche di Lamezia Terme ed allora una cosa mi appare chiara: il successo di questo uomo è dovuto non solo alla sua preparazione, alla sua cultura, alla sua intelligenza ma anche alla sua disarmante semplicità, alla sua grande umanità che lo ha portato ad essere quello che è: un Grande Uomo. Una frase di Fëdor Dostoevskij mi sento di dedicargli perchè è come se fosse stata scritta per lui: “Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive. Siate sinceri e semplici, questo è l’essenziale...”

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Associazionismo

“Cerimonia del passaggio delle consegne”: Enza Galati presidente della Fidapa sezione di Lamezia Terme L’avvocato Enza Galati è la nuova presidente della FIDAPA sezione di Lamezia Terme per il biennio 2017-2019. La “Cerimonia del Passaggio delle Consegne”, moderata dal giornalista Antonello Torchia, è avvenuta in una sala gremita di cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni. Dopo i ringraziamenti della past presidente Angela De Sensi Frontera che ha anche fatto un excursus del biennio 20152017 appena trascorso alla guida della Fidapa di Lamezia Terme ha preso la parola la neo presidente. “Ho accettato con entusiasmo questo incarico che cercherò di assolvere con grande disponibilità e spirito di partecipazione – ha detto l’avv. Enza Galati – e ringrazio tutte le socie per la fiducia che hanno manifestato nei miei confronti”. “Un ringraziamento particolare – ha aggiunto - va alla nostra presidente distrettuale Giusy Porchia alla quale rivolgo i migliori auguri per un biennio ricco di soddisfazioni. La passione e l’amore che ha sempre manifestato per la Fidapa sono espressioni tangibili dell’operato di questi anni durante i quali ha assolto la carica di vicepresidente. Un sincero ringraziamento va anche alla past presidente Angela De Sensi Frontera, alla past presidente nazionale Margherita Gulisano e alla nostra socia Ippolita Lo Russo, già presidente distrettuale e garante nazionale”. La presidente Galati ha, inoltre, ringraziato tutte le socie Fidapa e le associazioni presenti e la consigliera regionale di parità Tonia Stumpo. “Sono orgogliosa e fiera di presentarvi il nuovo comitato – ha sottolineato la presidente Galati – che sarà composto dalla vice presidente, professoressa Franca Spagnulo, dalla segre-

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taria, dott.ssa Elisabetta Priolo, e dalla tesoriera, insegnante Nella Scaramuzzino”. Grande attenzione è stata riposta durante la cerimonia di insediamento alle linee programmatiche enunciate dalla presidente. “Sono diverse – ha sostenuto l’avv. Galati - le tematiche a forte rilevanza sociale che andremo a trattare. La qualità della vita, il mondo dell’infanzia sono tra queste, ma non mancherà la dovuta attenzione al tema nazionale “La creatività femminile, la cultura dell’innovazione, motori di diverso sviluppo socio-economico. Obiettivi e progetti” curato dalla vice presidente e a quello internazionale curato dalla past presidente che conosceremo dopo l’incontro al Cairo che si svolgerà nei prossimi giorni”. “Naturalmente - ha concluso la presidente Galati - al centro del nostro operato ci sarà la nostra missione statutaria che riconosce la Fidapa come movimento di opinione indipendente che promuove, coordina e sostiene le iniziative delle donne nei vari cani delle arti, professioni e affari”. A seguire il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro ha portato il suo saluto ed il suo incoraggiamento alla Fidapa per il l’inizio del nuovo biennio ed ha sottolineato “il fermento positivo creato dall’associazionismo in città”. Ha concluso i lavori la presidente del Distretto Sud Ovest Giusy Porchia che ha sottolineato l’importanza del “clima di partecipazione, confronto e coesione che caratterizza tutte le associate e che continuerà a contraddistinguere l’operato dell’associazione nell’imminente futuro”.

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Associazionismo

IL MOBBING:

ELEMENTI COSTITUTIVI E STRUMENTI DI TUTELA GIURISDIZIONALE Il 19 ottobre 2017 presso la paninoteca “Ius Pani” si è tenuto il consueto appuntamento con il Caffè Giuridico Aiga. L’incontro, organizzato dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati – sezione di Lamezia Terme – è stato dedicato all’approfondimento del mobbing ed all’individuazione dei rimedi offerti dal nostro ordinamento per la tutela del lavoratore che ne sia vittima. Il termine mobbing deriva dall’inglese “to mob” (assediare, attaccare) e viene utilizzato per indicare un insieme di condotte poste in essere nei confronti del lavoratore, da parte del datore di lavoro (mobbing verticale) o dei componenti del gruppo in cui è inserito (mobbing orizzontale), protratte nel tempo e consistenti in reiterati comportamenti ostili che assumono la forma di vessazioni, discriminazioni o di persecuzione psicologica, finalizzati alla mortificazione morale e professionale ed all’emarginazione del dipendente, o addirittura alla sua espulsione dall’ambiente di lavoro, con effetti lesivi dell’equilibrio psico-fisico e della personalità del medesimo. Tale fenomeno è stato studiato per la prima volta in ambito sociologico. Si tratta di un istituto di elaborazione dottrinale e giurisprudenziale poiché, in assenza di una specifica disciplina legislativa, la dottrina e la Giurisprudenza Costituzionale e di Legittimità sono intervenute al fine di individuarne gli elementi costitutivi e gli strumenti per tutelare il lavoratore che ne sia vittima (Sent. Corte Cost. n. 359/2003; Sent. Cass. n. 2920/2016 e 898/2014). In particolare, secondo la Suprema Corte di Cassazione, possono costituire mobbing anche dei comportamenti di per sé leciti, purchè gli stessi diano vita nel loro complesso ad un vero e proprio disegno persecutorio posto in essere in maniera continuata e sistematica ai danni del lavoratore. A titolo esemplificativo, nella prassi la giurisprudenza ha ravvisato episodi di mobbing da parte del datore di lavoro in presenza di variegate situazioni, quali: ingiustificata riduzione dell’autonomia decisionale del lavoratore, revoca di compiti e incarichi, attribuzione di mansioni dequalificanti, banali ed inferiori al profilo professionale della vittima (c.d. “demansionamento”); isolamento e trasferimento del lavoratore in luogo solitario, sottrazione della postazione e/o delle attrezzature di lavoro, valutazione umiliante delle prestazioni, attacchi alla reputazione, umiliazioni in pubblico, diffusione di menzogne al fine di compromettere l’immagine del soggetto sul posto di lavoro. Affinchè si possa parlare di mobbing è poi indispensabile che i comportamenti sopra descritti siano posti in essere con dolo,

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cioè con lo specifico intento di umiliare, emarginare e danneggiare il lavoratore. In particolare, il danno da mobbing può consistere in una perdita di guadagno presente o anche futura, laddove ad esempio il lavoratore perda la chance di ottenere una promozione a causa di una valutazione dolosamente negativa o di continue critiche che incidano sulla sua immagine nell’ambiente lavorativo. Inoltre, molto spesso la vittima di mobbing subisce anche un pregiudizio non patrimoniale, che può consistere in un danno biologico, cioè alla salute psico-fisica del dipendente (ad esempio: disturbi dell’umore, ansia, depressione, disturbi alimentari, ulcera gastrica, emicrania), oppure in un danno esistenziale, cioè alla vita sociale e di relazione del soggetto che muti le sue abitudini a seguito di condotte mobbizzanti. La legge (art. 2087 c.c.) pone in capo ad ogni datore di lavoro (sia privato che pubblico) l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a salvaguardare l’integrità fisica e psichica dei propri dipendenti, attraverso l’adozione di tutti i mezzi di protezione che permettono la salvaguardia della sicurezza e della salute sul posto di lavoro e la riduzione dei fattori di stress legati alla prestazione lavorativa. Com’è noto, la nostra Costituzione (artt. 2, 35 e 36) riconosce e garantisce il diritto al lavoro quale diritto inviolabile e quale strumento per lo sviluppo della personalità dell’individuo e della realizzazione di un’esistenza libera e dignitosa. Pertanto, laddove tali diritti siano violati a causa di episodi di mobbing, il lavoratore che ne sia vittima può rivolgersi al giudice per ottenere l’opportuna tutela. Il giudice competente a pronunciarsi su tali controversie è di norma il Giudice Ordinario in funzione di giudice del lavoro, sia nelle ipotesi in cui il mobbing si sia verificato nell’ambito di rapporti di lavoro privato che di pubblico impiego privatizzato. Laddove invece si tratti di rapporti di pubblico impiego non privatizzato (ad esempio, rapporti di lavoro nella carriera universitaria, nella magistratura, nelle forze dell’ordine), la giurisdizione appartiene al giudice amministrativo. Dal punto di vista strettamente processuale, si seguirà dunque il rito del lavoro: la domanda andrà introdotta con ricorso, da depositarsi presso la cancelleria del giudice territorialmente competente, individuato ai sensi dell’art. 413 c.p.c., (e dunque il giudice che ha sede nella circoscrizione in cui è sorto il rapporto di lavoro, o si trova l’azienda a cui è addetto il lavoratore, o in cui prestava la sua

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opera al momento della cessazione del rapporto). Il giudice emetterà poi il decreto di fissazione dell’udienza; ricorso e decreto dovranno essere notificati a cura del lavoratore/ricorrente al datore di lavoro/resistente entro 10 giorni dall’emissione del decreto stesso e comunque almeno 30 giorni prima dell’udienza di comparizione. Il resistente dovrà poi provvedere a costituirsi almeno 10 giorni prima dell’udienza mediante deposito in cancelleria di una memoria difensiva. Il rito del lavoro è caratterizzato da speditezza, concentrazione e oralità, pertanto è fatto onere al lavoratore ricorrente di formulare nel ricorso introduttivo e a pena di decadenza tutte le sue richieste istruttorie, indicando i testi da sentire, le specifiche circostanze su cui dovrà vertere l’esame e le produzioni documentali di cui intende avvalersi. Allo stesso modo, a pena di decadenza il resistente nella sua memoria difensiva dovrà provvedere a sollevare tutte le eccezioni di rito e di merito non rilevabili d’ufficio. La posizione processuale del lavoratore è particolarmente delicata, dal momento che sul medesimo incombe un pesante onere proba-

torio: affinchè egli possa ottenere il riconoscimento delle proprie ragioni, sarà chiamato a fornire la prova specifica di tutte le sue asserzioni: in particolare, il ricorrente dovrà provare le condotte vessatorie subìte e la loro continuità ed estensione nel tempo, il danno che ne è conseguito e il necessario nesso di causalità tra le due voci, il dolo del datore di lavoro, cioè il fine specifico di vessare, emarginare e dunque mobbizzare il lavoratore. Potrà dunque avvalersi di prove per testi, produzioni documentali e potrà altresì richiedere apposita Consulenza Tecnica d’Ufficio, anche al fine di quantificare il pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale subito. Tutti gli elementi raccolti dovranno poi essere sottoposti al prudente apprezzamento del giudice che, una volta accertato il mobbing, potrà condannare il datore di lavoro ad interrompere le condotte mobbizzanti, a ripristinare le condizioni che garantiscono l’integrità fisica e psichica del lavoratore ed a risarcire il danno patrimoniale e non patrimoniale subìto dal dipendente, da quantificarsi anche in via equitativa.

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Spettacolo

Lamezia Film Fest Il Lamezia Film Fest nasce nel 2007 come Mostra del Cinema di Lamezia Terme, ideato, curato e condotto da GianLorenzo Franzì, critico cinematografico per alcune delle maggiori testate nazionali (Cinematografo, Film Tv, NocturnoCinema, Il Bel Cinema, nonché autore di diversi saggi e del magazine tv BuioInSala). Al centro della manifestazione, sin dalla prima edizione, il premio LIGEIA nella sezione ESORDI D’AUTORE: il cuore del Festival è stato, fin dalla sua nascita, la valorizzazione degli esordi eccellenti del cinema, quelle opere prime (di registi, di attori, di musicisti…) che hanno segnato profondamente non solo la storia cinematografica, ma anche e soprattutto un mood diffuso, la storia culturale, politica e sociale del nostro paese. In questo senso, dalla prima edizione sono stati premiati grandissimi artisti della Settima arte: da Carlo Verdone, che in un certo senso ha “aperto” la primissima Mostra, con il suo Un Sacco Bello, straordinaria opera d’esordio che ha interpretato gli anni ‘80 e la loro malinconica mestizia travestita vuoto pneumatico, film ormai diventato di culto e prodotto da Sergio Leone; Tinto Brass, non solo maestro dell’erotismo ma anche grandissimo uomo di cultura, che al suo esordio con Il Disco volante, negli anni ’70, ha anticipato mode e tendenze, aprendo per il grande schermo la strada per le avanguardie artistiche; Pupi Avati, esordiente con il dimenticato Balsamus-L’Uomo Di Satana, ideatore dell’horror padano nonché di un vero e proprio stile di regia, autore di tantissimi capolavori che proprio durante la seconda edizione della Mostra del cinema ha presentato il libro Voci Notturne, Storia Di Un Capolavoro Dimenticato, di GianLorenzo Franzì; Lina Wertmuller, ospite della Mostra nel 2012, che con I Basilischi ha saputo (ri)scrivere un nuovo lessico cinematografico, inventando un vero e proprio genere; fino poi ai vari Federico Zampaglione, che ha iniziato la sua ultra premiata carriera da regista con il Nero Bifamiliare che ha vinto la Ligeia nel 2007 per la colonna sonora curata proprio da lui; a Matilda De Angelis, eccellente interprete di Veloce Come Il Vento, uno dei casi della stagione 2015-2016 e che le ha fatto vincere la Ligeia come miglior attrice esordiente nel 2017; e ancora Mimmo Calopresti e Costantino Comito. Dalla terza edizione, sono arrivati anche gli ospiti internazionali: infatti durante il LFF3 è stato premiato un vero e proprio monumento, un pezzo di storia del cinema e della cultura mondiale, ovvero Lou Castel, indimenticabile protagonista de I Pugni In Tasca di Bellocchio. Dal 2007, la Mostra del Cinema ha cambiato pelle e denominazione per

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meglio inquadrare la sua mission culturale: oggi è Lamezia Film Fest - LFF, ovvero la Festa del Cinema di e per Lamezia. Il LFF è cresciuto in consensi di pubblico e critica, aumentando le sue sezioni e andando incontro ai gusti e alle preferenze del pubblico più ampio possibile. Se all’inizio era solo Esordi D’Autore, pian piano le sezioni sono aumentate: L’ORA DI CINEMA, da costola del LFF si è aggiunta come sottosezione con i suoi matinèe, il cui compito è forse tra i più nobili: non più o non solo portare il cinema ai ragazzi (e quindi alle nuove generazioni), ma soprattutto portare i ragazzi al cinema. La funzione della sala cinematografica non è solamente puramente tecnica: il buio del cinema vero e proprio è luogo di aggregazione, è condivisione emotiva, è esperienza culturale. La funzione sociale del cinema viene messa sotto i riflettori, senza didascalismi o noiosi filtri: il meglio del cinema mondiale è stato offerto ai ragazzi delle scuole di Lamezia e dintorni, facendoli confrontare con la Settima Arte in maniera diretta per aiutarli alla sua conoscenza con l’imprescindibile supporto critico. E le scuole hanno risposto in maniera entusiasta: nel 2016-2017 oltre 1.000 presenze al Cinema Teatro Grandinetti hanno partecipato a L’ORA DI CINEMA, che nel LFF4 si unisce alle altre sezioni per diventare parte integrante del programma ufficiale del Festival. Una sezione a parte ma integrata: ogni mattina (compresa quella di apertura della quarta edizione del Festival) sarà dedicata esclusivamente alle scuole, che attraverso la visione di un film e successivamente il confronto diretto con il suo regista, con addetti al settore e specialisti della critica potranno continuare il loro percorso formativo aiutati dall’audiovisivo. Ancora, COLPO D’OCCHIO è la sezione più giovane, creata per la terza edizione dal regista Mario Vitale -che continua ad esserne il curatore-, e che quest’anno è riuscita ad avviare il suo primo concorso ufficiale: un concorso aperto ai cortometraggi di tutto il mondo, con un primo premio in denaro che permetterà inoltre l’accesso diretto e di diritto al Pentadattilo Film Fest. Finora, e che conta allo stato attuale quasi 150 iscritti e altrettanti corti, provenienti dalla Russia, dalla Francia, dal Kurdistan, dall’Italia: un successo insperato che conferma al Lamezia Film Fest la sua centralità internazionale. Per ulteriori info, consultare il sito lameziafilmfest.wordpress.com. Ancora, sempre nella passata edizione, è nata VISIONI NOTTURNE: la parte del LFF più anarchica e sperimentale, ideata da GianLorenzo Franzì e curata dal critico Marco Cacioppo (collaboratore per Nocturno Cinema, Rivista Studio, nonché autore di diversi libri), che parte appena terminate

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le giornate ufficiali e si conclude a notte fonda, con film di genere per gli appassionati “duri e puri”. La novità del Lamezia Film Fest 4, invece, sarà MONOSCOPIO: ideata da Franzì, sarà una sorta di retrospettiva ragionata dedicata ad un nome leggendario del cinema italiano e internazionale. Per raccontare a tutti, senza limiti d’età, la grandezza del cinema. E parlando della nuova edizione… La quarta edizione del Lamezia Film Fest avrà luogo dal 14 al 18 novembre, avrà luogo all’interno del Teatro Cinema Grandinetti, centro propulsore unico e storico per Lamezia. Tutte le sezioni saranno presenti (ESORDI D’AUTORE, COLPO D’OCCHIO, MONOSCOPIO, VISIONI NOTTURNE): l’apertura ufficiale sarà il 14 novembre con Gatta Cenerentola, alla presenza del regista Alessandro Rak, primo grande ospite della kermesse, direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia. A seguire, mercoledì 14 arriverà Mauro Uzzeo: sceneggiatore del piccolo cult Monolith, diretto da Ivan Silvestrini, thriller ad altissima tensione che ha inaugurato la sinergia fra cinema e fumetto (Monolith è infatti prima una graphic novel scritta da Roberto Recchioni). E non si parla di fumetti a caso: Uzzeo è infatti uno degli scrittori del mensile Dylan Dog, non solo uno dei fumetti più letti in Italia ma vero e proprio cult.

portando con sé la sua bellezza, la sua effervescenza, e la luminosità del suo astro nascente. Ancora giovedì un altro volto emergente del cinema italiano: Andrea Carpenzano, l’incredibile protagonista del piccolo capolavoro di Francesco Bruni Tutto Quello Che Vuoi, delicata commedia dolceamara sul valore del ricordo e l’importanza della memoria. Come Gatta Cenerentola, anche il film in programma venerdì 17 novembre arriva da Venezia.74: Il Contagio, acclamata opera terza dei registi Daniele Coluccini e Matteo Botrugno, affresco corale sulla Roma contemporanea con grandi interpreti come Vincenzo Salemme e Anna Foglietta. La giornata di venerdì si chiude poi con il live di un cantautore straordinario: Sergio Beercock, siculo-britannico, che porta i brani del suo cd Wollow sul palcoscenico del Grandinetti, solo con il virtuosismo della sua voce e la sua chitarra multiforme. Sabato 18 novembre si chiude con il botto: prima di tutto, Donatella Finocchiaro, anche lei grandissima attrice del panorama italiano contemporaneo, musa per Marco Bellocchio, Roberta Torre e tantissimi altri autori di culto, anche lei protagonista di una mostra fotografica sempre al piano superiore del teatro cinema Grandinetti. E alla fine, l’ospite internazionale del LFF4. Uno dei più grandi geni contemporanei di cinema.

Sempre mercoledì 14 sbarcherà a Lamezia per il LFF4 la prima grande attrice a cui è dedicato Monoscopio, la sezione monografica: la bellissima e bravissima Valentina Lodovini, interprete di Benvenuti al Sud e Al Nord, ma anche de La Giusta Distanza di Mazzacurati, Generazione Mille Euro di Massimo Venier, Ma Che Bella Sorpresa di Alessandro Genovese. I film saranno proiettati all’interno del programma ufficiale della Mostra: Valentina, invece, grande interprete e raffinata attrice tra le più note e capaci dell’ultima generazione, sarà anche protagonista di una mostra fotografica allestita per lei al piano superiore del Teatro Cinema Grandinetti. Giovedì 15 sarà la volta di Enrica Guidi: protagonista su Sky Uno della serie I Delitti Del BarLume, Enrica è la prima madrina ufficiale del Lamezia Film Fest, e resterà in città fino alla conclusione della rassegna,

Uno dei registi più acclamati da pubblico e critica. Abel Ferrara: che riceverà il premio Ligeia durante la serata conclusiva del LFF4, e che sarà protagonista di una minirassegna di alcuni fra i suoi film più rappresentativi. Una vera e propria leggenda, una pagina di storia, uno dei personaggi più importanti della cultura contemporanea. Partner di quella che si preannuncia come la rassegna di cinema più importante di sempre a Lamezia Terme, la Calabria Film Commission; i Vacantusi di Nico Morelli; e soprattutto movieplayer.it, uno dei portali di cinema più importanti, seguiti e cliccati d’Italia. L’appuntamento è quindi al Teatro Cinema Grandinetti dal 14 al 18 novembre per il Lamezia Film Fest 4. Ed è già leggenda.

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La nostra storia

Vincenzo Maione, Cavaliere Pubblichiamo, in questo numero, due documenti, su gentile concessione di Rosa Maione. Uno è il manifesto che Vincenzo Maione scrisse in occasione dell’inaugurazione, a Sambiase, della statua di Francesco Fiorentino, l’altro è una foto, rara, del Cavaliere stesso. Noi ringraziamo Rosa per l’onore fattoci e speriamo, nei numeri a seguire, di pubblicare altri importanti documenti che ricordano

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eventi salienti del nostro passato. Dalle parole del discorso, che abbiamo trascritto perchè alcune parti risultano poco chiare, si evince l’orgoglio del Cavaliere per il suo paese, Sambiase, che definisce ”culla di eroi” ed è commovente il suo rivolgersi ai giovani, invitandoli a prendere come esempio uomini dal valore specchiato, ai quali ispirarsi per un futuro migliore. Che dire? consigli più che validi ancora oggi!

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Discorso inaugurale Da leggersi innanzi al monumento per l’illustre Francesco Fiorentino Una paternale aposteme ai giovani studiosi Anzitutto, un riconoscente saluto all’onorevole Chimirri: Ei viene, Ei viene, l’annunzia l’onda; Dei mille effluvi che la circonda: Ei viene, ei viene, chiniam la testa Al grande Principe di questa festa. Di poi: Malgrado le procelle della vita, da cinque anni in qua, si siano, a tempesta, addensate sul mio povero capo, ed è dono veramente provvidenziale se, tetragono, io ancora regga ai reiterati colpi dell’avversa, crudele ed inumana fortuna, tuttavia, non potendo, nè sapendo reprimere gl’impulsi del mio cuore, interpetre dei sentimenti di questa nobile e patriottica famiglia Fiorentino, in nome della quale porto il riverente saluto a tutti gl’intervenuti sia lecito anche a me, ultimo tra gli oratori, ma però non secondo ad alcuno per I’incommensurabile e disinteressato affetto che vivo e morto, portai sempre al venerato maestro e strettissimo congiunto sia lecito, ripeto, anche a me di tributare una parola di lode all’illustre professore Fiorentino, al quale per opera ed a spese di una nostra gloria vivente, cioè, dell’onorevole Bruno Chimirri, vogliamo, oggi inaugurare un monumento in marmo, come-esempio alle generazioni avvenire; ed affinchè con la immortalità della fama di questo insigne Cittadino, si proroghi, nel corso indefinito del tempo il benefizio immacolato di sì nobile e preziosa esistenza. In questo modo, o Signori, noi, oggi, compiamo un civile e religioso dovere e soddisfiamo, nel contempo, un vivo ed ardente desiderio. Toccata ad un Valentuomo di fermo, più competente di me, che, senza adulazione, é davvero lustro della Calabria, ornamento d’Italia e Nestore tra i Filosofi contemporanei, voglio dire, al prof. Felice Tocco, l’avventurosa sorte di commemorare e di menzionare le molti ed importanti opere dell’immortale Francesco Fiorentino, di cui, il prelodato Tocco fu assiduo discepolo e maggiore discente non resta altro a me che d’indirizzare una calda e paternale apostrofe a questa studiosa gioventù, depositaria dell’avvenire, a me si consenta di ricordare: Voi siete la intelligenza, Voi la forza, voi

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l’avvenire del nostro paese; che se la patria deve molto a Voi, molto ancora da voi si aspetta. Da voi incomincia ogni nobile impresa E sono vostri i generosi pensieri, i più gentili affetti. In ogni ora, in ogni atto, rispecchiatevi di sempre in questo nostro illustre Conterraneo, che, colla sua perenne memoria, resi celebri nella storia del mondo letterario, queste nostre belle, ridenti ed incantevoli terre, per aver saputo, come disse con frase pittoresca, Ruggiero Bonghi, ammucchiar legna mercè la sua instancabile pazienza E di averne saputo ravvivare con la vampa del tuo genio speculativo. In lui ebbero pari forza il genio della pazienza; con la potenza dell’acume filosofico ci diede il magnifico libro su Telesio; con la costanza nelle ricerche più faticose ci compose il dotto libro sul Tansillo. Nessuno più di lui personificava il genio della sua terra nativa; nessuno prima di lui raccolse in sé solo, in una sintesi così mirabile, il passato ed il presente, la gravità classica e l’attività produttrice dei nostri tempi. Visse fra due mondi: fra il mondo latino ed il mondo greco, che, compari forza, ne alimentarono la mente e ne formarono il cuore. Oh! Strano fatto. E dire che un tanto Uomo nato a dì primo Maggio 1834, si seppellì a dì 22 dicembre 1884, mentre, come disse un nostro illustre Provinciale, disseppelliva nientemeno che i preziosi tesori letterari del quattrocento! Conservate, dunque, o Giovani, sempre viva e fresca la memoria di questo Grande, e, cercate d’ispirarvi sempre alle sue grandi E regolari virtù; ponendo mente che si altri Grandi mancassero, baste-

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rebbe Lui solo ad illustrare la nostra bella e diletta Patria. Signori, quando si ha pregio di far parte di un paese antico nei fasti della sapienza della virtù, la Storia impone l’obbligo ai figli di continuar la civiltà avita e trasmette un patrimonio fecondo Giovani! Considerate la vostra semenza; Nati non foste a viver come bruti; Ma, a seguitar virtude e conoscenza. E tu, o Sambiase, che a ben donde ti puoi chiamare culla di Eroi, per aver dato pure i natali a quel grande statista di Giovanni Nicotera, il quale, parecchie volte, con fierezza calabrese e coraggio leonino, affrontò la morte per il nobile ideale della Patria; e per avere dato pure i natali ai due fratelli Generali Francesco e Michele Materazzo, il quali, con indomito ardore, combatterono le battaglie della Patria indipendenza, tu, o Sambiase, brilla, dunque, brilla e vanne orgogliosa di siffatti due degni Figliuoli, che, con le loro virtù cittadine, ti hanno immortalato nella storia del mondo. Godi, Sambiase, poiché sei grande, Che per terra e per mare batti l’ali, E per l’Europa il nome tuo si spande. Dott. Vincenzo Cav. Maione

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Verso i 50 anni dalla creazione di Lamezia Terme: La Città della Ninfa Terina Le forze in campo e l’inchiesta giornalistica de “Il Tempo” di Roma Nei mesi successivi alla presentazione dell’articolato di legge istitutiva di Lamezia Terme, che il senatore Arturo Perugini aveva depositato in Senato il 30 ottobre del 1963, l’opinione pubblica lametina, cominciò a venire a conoscenza della novità. Dapprincipio sorpresa, rimase attonita ed incredula; nel ceto dirigente e nei partiti dei tre comuni coinvolti, ebbe inizio, nel frattempo, un graduale processo di presa di coscienza e, conseguentemente, nei loro rispettivi ambiti, cominciò a svilupparsi un intenso e vivace, dibattito. Anche perché erano in vista, in tuti e tre i paesi lametini, le elezioni amministrative comunali che si sarebbero dovute tenere, fra alcuni mesi, nella primavera del nuovo anno. A Nicastro, la legislatura iniziata con le elezioni del 6 novembre 1960, la cui conclusione naturale sarebbe dovuta cadere nel 1964, appunto, si era chiusa traumaticamente. Per gl’insanabili contrasti di potere scoppiati all’interno della Democrazia cristiana, il cui gruppo consiliare deteneva la maggioranza assoluta in consiglio comunale, l’organo rappresentativo della volontà popolare era stato sciolto e per gli ultimi mesi di legislatura era stato nominato un commissario prefettizio. A questo punto è bene forse riassumere, succintamente, le vicende amministrative di Nicastro come si erano andate evolvendo dal 1958 fino a quel momento. Nel corso del 1958, appunto - durante la legislatura 1956/1960 il Consiglio comunale era stato sciolto per incapacità a governare ed era stato nominato un commissario prefettizio nella persona del dr. Mario Micale, che ricoprì la carica dal 4 settembre 1958 al 23 marzo 1959. Successivamente, a partire dal 24 marzo 1959, era stato nominato commissario prefettizio Arturo Perugini, che in quel

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momento era il segretario politico della Dc di Nicastro. L’avvocato nicastrese rimase in carica fino a dopo le successive elezioni amministrative del 6 novembre 1960 e cioè fino al 20 febbraio 1961. Ci vollero, quindi, oltre tre mesi e mezzo per trovare l’accordo e comporre l’amministrazione comunale nonostante la Democrazia cristiana avesse conseguito una schiacciante vittoria conquistando 20 seggi (la maggioranza assoluta, quasi) su 40. Il 21 febbraio, Perugini fu designato sindaco dal Consiglio comunale uscito eletto dalle elezioni amministrative del 6 novembre e rimase in carica fino al 26 novembre 1962. Gli successe l’avv. Antonio Magnavita, il cui mandato durò, come lui stesso amava ricordare a sé ed agli amici, con una punta d’ironia, per 7 mesi e 10 giorni, cioè dal 19 aprile 1963 al 30 novembre dello stesso anno, allorché, come ho sopra ricordato, il Consiglio comunale venne nuovamente sciolto. Per il solito motivo: incapacità a governare la città! Così, tanto per cambiare si può chiosare sorridendo, ma non certo di soddisfazione! Nell’amministrazione della cittadina nicastrese si alternarono due commissari prefettizi: Vittorio Siclari, dal 1° dicembre 1963 al 27 gennaio 1964 e Vincenzo Pironti dal 28 gennaio al 4 agosto 1964, che dunque gestì le successive elezioni amministrative comunali del 10/11 maggio 1964. Anche a Sambiase, nelle medesime elezioni amministrative del ’60, la Democrazia cristiana aveva conseguito una clamorosa vittoria conquistando la metà dei seggi: 15 su 30. Al Pci ne andarono 7; 6 al Psi; 2 al Msi. A Sant’Eufemia Lamezia furono presenti, in quelle consultazioni amministrative, tre liste. La prima, espressione del partito comunista, <<Un pugno che stringe una tromba con la scritta: per la rinascita del Mezzogiorno>>; la seconda democratico/ cristiana, <<Scudo crociato con la scritta Libertas>>; una terza lista, infine, civica, senza precisi riferimenti ideologico/partitici, <<Grappolo d’uva>>. Vinse le elezioni la prima lista, comunista, che conquistò la maggioranza assoluta con 11 seggi su 15, mentre 4 andarono alla seconda lista, la democratico/cristiana. Nessun seggio toccò alla terza. In seguito al risultato di quelle elezioni, fu eletto sindaco il giovane leader comunista lametino Costantino Fittante, originario di Chiaravalle Centrale, che dopo un soggiorno a Firenze, ritornato in Calabria, si era stabilito a Nicastro. (Vedi C. Pagano, Sant’Eufemia Lamezia….., AntAres…….)

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Riprendendo ora il filo del discorso principale momentaneamente interrotto, mi sembra opportuno ricordare che il dibattito intorno al progetto della costituzione della nuova città cominciò a salire di tono e livello per due fondamentali motivi: da un lato, in quanto venivano prese in esame le varie problematiche, da quelle politiche, a quelle economiche, a quelle culturali, a quelle urbanistiche che si prevedeva si sarebbero dovute in seguito affrontare; dall’altro perchè i partiti e le forze politiche, nonché quelle sociali e culturali dei tre comuni cominciarono a prendere posizione schierandosi, pro o contro, l’iniziativa parlamentare peruginiana. Quali furono le forze in campo e come si posizionarono? A favore della costituzione di Lamezia si schierarono: 1-il partito della Democrazia cristiana dei tre comuni. Tutto il partito? No. Solo una parte di esso, in quanto a livello locale agivano delle frange interne alla Dc che, mal sopportando lo strapotere politico peruginiano, remavano contro augurandosi che l’impresa fallisse. D’altro canto non era stato un caso se il Consiglio comunale di Nicastro, durante la legislatura 19601964, fosse stato sciolto dopo appena tre anni di vita, sebbene il gruppo consiliare democristiano avesse conquistato, come ho sopra scritto) la quasi maggioranza assoluta (20 seggi su 40, diventati in seguito 21……), e la candidatura di Perugini al Senato, nelle recenti elezioni politiche generali del 28 aprile 1963, fosse stata fortemente contrastata... soprattutto a Nicastro. Anche a Sambiase la Dc, si schierò a favore della creazione di Lamezia, ed anche lì, nelle elezioni amministrative del 1960, la Democrazia cristiana, come ho già detto, aveva avuto un grande successo elettorale sfiorando la maggioranza assoluta con 15 seggi su 30. 2-il Movimento giovanile della Dc nicastrese e quello femminile. Il primo presieduto da chi scrive, il secondo presieduto dalla gentile, sempre disponibile a lavorare, efficiente signora Nietta La Scala. 3-Furono, inoltre costituiti tre “Comitati per l’unificazione”, uno in ciascun comune, per supportare il progetto di legge; ad essi aderirono professionisti, imprenditori, commercianti tra i più in vista delle tre comunità cittadine. 4-Presero posizione a favore della creazione di Lamezia due Centri studi, entrambi di ispirazione cattolica, che erano stati creati a Nicastro nei mesi precedenti. Il Centro di studi politici e sociali “Giuseppe Toniolo” alla cui presidenza e vice presidenza si alternarono l’assicuratore dr. Federico Costanzo e l’avvocato Antonio Romano; ed il Centro di studi politici e sociali “Il Fuoco”, il cui presidente era il compianto notaio Gennaro Anania e vice-presidente il sottoscritto. 5-Il corrispondente da Nicastro del giornale “Il Tempo” di Roma, Romano De Grazia. 6-Una eminente personalità ecclesiastica, che costituì la chiave di volta per l’approvazione della legge n. 6 del 4 gennaio 1968, proprio durante le vacanze natalizie del 1967 e quelle del Capodanno del 1968. Questa personalità, di grande valore umano, religioso, pastorale, culturale fu il Vescovo della Diocesi di Nicastro, mons. Renato Luisi, che nel giugno del 1963 era succeduLamezia e non solo

to al compianto Vescovo diocesano mons. Vittorio Moietta. <<La verità, detta con libertà, al servizio della giustizia e della carità>> era l’incisivo motto che campeggiava sulla prima pagina, in testa, sulla destra, di “Orizzonti Nicastresi”, il giornale voluto dal mons. Vittorio Moietta appena prese possesso della diocesi di Nicastro. Ebbene, la verità, anche in questo caso, va detta senza infingimenti né alterando la “storia” degli avvenimenti con ricostruzioni parziali ed erronee. Voglio semplicemente dire che se il merito della intuizione del PROGETTO che riunisse i tre comuni in una grande città e la correlata presentazione della proposta di legge in Parlamento va attribuito interamente al senatore Perugini, quello della TRASFORMAZIONE della proposta peruginiana in legge va attribuito, interamente, al Vescovo mons. Renato Luisi, per le ragioni sulle quali mi dilungherò in qualche altro articolo. Contro la proposta di legge si schierarono: 1- Come si è già detto, alcune frange della Dc locale, che però lavoravano sotto traccia e di nascosto; mentre la Dc provinciale fu sempre tiepida e scettica, perché molti suoi maggiorenti erano più che convinti che la proposta non sarebbe mai stata trasformata in legge. 2- Tutti i partiti presenti nel consiglio comunale nella legislatura sciolta, 1960/1963: Pci, Psi, Lista civica “Sveglia”, Msi; 3- tutti i sindaci, i consiglieri comunali e provinciali del circondario lametino, i parlamentari calabresi del Pci. Capofila intransigente della lotta alla costituzione di Lamezia Terme fu Costantino Fittante, che allora era sindaco del comune di Sant’Eufemia Lamezia e che in seguito sarebbe stato eletto alla Camera dei deputati ; 4- il “Comitato di agitazione contro la creazione di Lamezia Terme“, attivo soprattutto a Sant’Eufemia Lamezia; 5- alcuni professionisti: avvocati, medici, imprenditori ecc., che facevano parte dell’ “Associazione Giugno Nicastrese”, che avevano un certo ascendente sulla società lametina e perciò erano in grado d’influenzarne le scelte ed i comportamenti. Fine Prima Parte, l’articolo continua sul prossimo numero

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Religione

La comunità lametina di S. Antonio a Roma per la canonizzazione di fra Angelo d’Acri Anche la comunità lametina della parrocchia di S. Maria degli Angeli e del santuario di S. Antonio ha partecipato ieri a Roma alla celebrazione durante la quale, insieme ad altri beati, Papa Francesco ha canonizzato il frate cappuccino calabrese Angelo d’Acri. Guidati dal parroco fra Angelo Solano e dal vice parroco fra Antonio Fava, il gruppo lametino, nella quale erano presenti i rappresentanti di alcuni dei gruppi parrocchiali, ha vissuto una giornata di preghiera e spiritualità accanto a frati cappuccini giunti a Roma da tante parti d’Italia e anche da altre Paesi per onorare un nuovo santo della grande famiglia di Francesco d’Assisi. Una prima tappa, quella vissuta a Roma dalla comunità di S. Antonio, che anticipa i pellegrinaggi che nei prossimi mesi, in particolare in vista della festa di S.Angelo il prossimo 30 ottobre, vedranno tanti fedeli calabrese alla tomba del santo custodita nella Basilica di Acri. Oltre alla partecipazione alla celebrazione in piazza S. Pietro, per i pellegrini provenienti da Lamezia tappa al collegio internazionale “San Lorenzo da Brindisi” dei padri Cappuccini e, il giorno

successivo dopo la santa messa in San Pietro presieduta dal cardinale Comastri, visita ai santuari mariani del Divino Amore a Roma e alla santuario della Madonna del Rosario a Pompei sulla strada del ritorno a Lamezia. “Non è stata solo una visita di luoghi, ma soprattutto un itinerario di preghiera, un’esperienza di crescita nella fede per tutta la nostra comunità parrocchiale. Siamo stati incoraggiati come comunità dalle parole di Papa Francesco, che ci ha messo in guardia dalla vita cristiana “di routine”, spronandoci a vivere ogni giorno come una magnifica opportunità per accogliere l’invito di Dio. E il giorno successivo, nella messa di ringraziamento per la canonizzazione in San Pietro, il cardinale Angelo Comastri ha invitato in particolare i giovani a guardare ad Angelo d’Acri come modello di santità. La canonizzazione di Angelo d’Acri e i momenti di grazia vissuti sono stati per noi un’occasione di ringraziamento al Signore e di preghiera perché, sull’esempio di S. Angelo, anche noi cresciamo nell’umiltà e nella disponibilità al servizio degli altri, che sono tratti fondamentali del carisma francescano”.

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Religione

“La Chiesa di Lamezia riparta dagli scartati della società” Al via il nuovo anno pastorale della chiesa diocesana “Il punto di partenza del nuovo anno pastorale della nostra Chiesa diocesana non siano le cose da fare o gli eventi da celebrare, ma la persona, da amare e servire. Ripartiamo dagli scartati, da quelli che non contano, da quelli che sono rimasti indietro, per cambiare davvero mentalità e crescere in un cammino di accoglienza reciproca”. Questa la sollecitazione del vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora aprendo il convegno di inizio del nuovo anno pastorale diocesano della Chiesa di Lamezia. Partendo dal tema scelto per il nuovo anno pastorale “Pietre scartate e pietre angolari”, il vescovo lametino ha invitato la comunità diocesana “a raccogliere l’invito di Papa Francesco a reagire alla cultura dello scarto, che ci riguarda tutti. Anche noi siamo scartati e, al tempo stesso, nessuno di noi è immune dalla tentazione di scartare. Ripartiamo da Cristo, il primo scartato, la pietra scartata divenuta testata d’angolo. La nostra Chiesa di Lamezia si rivesta del suo abito più prezioso, l’abito della carità, che è l’essenza stessa del nostro essere Chiesa, per annunciare a ogni donna e a ogni uomo l’amore gratuito di Gesù Cristo”. Tratteggiando l’immagine biblica della pietra scartata, dalle pagine dell’Antico Testamento al Vangelo e agli Atti degli Apostoli, la biblista Rosanna Virgili ha evidenziato come “gli scartati, come il popolo d’Israele una volta ritornato dall’esilio a Gerusalemme, per ripartire e riscattarsi hanno bisogno di trovare misericordia, di Qualcuno che li ami gratuitamente, di Qualcuno che abbia per loro un sogno e un progetto. Come lo storpio alla porta del tempio di Gerusalemme, anche oggi il Tempio a volte rischia di scartare, di creare degli steccati. Anche la Chiesa di oggi corre il rischio di escludere, di creare

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nuovi scarti. Ecco perché Gesù, identificandosi con la pietra scartata dai costruttori, invita innanzitutto i suoi a non scartarlo. La parola di Cristo sollecita anche la Chiesa di oggi a interrogarsi su chi sono gli scartati: gli scartati di oggi sono i lontani, quelli che con presunzione riteniamo non possano costruire il tempio di Dio; gli stessi non credenti, dai quali crediamo di non poter ricevere nulla e che invece possono darci stimoli e farci crescere; scartati sono tutte quelle persone delle quali non valorizziamo i carismi”. Una condizione, quella dello scarto, che per il direttore della Caritas diocesana di Torino Pierluigi Dovis “si può superare solo con la responsabilizzazione. In questo senso occorre cambiare prospettiva: non essere semplicemente “Chiesa per i poveri”, non inglobare chi è scartato mettendolo dentro alle nostre condizioni, ma essere Chiesa povera, che fa la scelta della povertà ed è capace di andare là dove lo scartato si trova. Occore, come Chiesa, mettere al centro non i servizi da offrire ma le relazioni con le persone e partire dall’ascolto della voce degli ultimi”. Focus sulla realtà lametina dal direttore della Caritas diocesana, padre Valerio Di Trapani per il quale “anche nella nostra città esistono realtà periferiche, marginalizzate, che si ritrovono in questa condizione per l’esigenza di far crescere il centro. Realtà dello scarto è, ad esempio, il campo di Scordovillo, che non possiamo ignorare e di fronte al quale non possiamo chiudere gli occhi. Occorre costruire le nostre comunità a partire dall’ascolto della Parola di Dio e dalle pietre scartate. Essere una Chiesa diocesana “in uscita”, capace, come ci chiede il Papa, di adorare, accogliere e andare là dove si trovano gli scartati, là dove c’è urgenza di annnunciare l’amore di Dio”.

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l’angolo di gizzeria

Ricordando Domenico Modugno Era l’anno 1966 quando il grande e indimenticabile cantante Domenico Modugno fu ospite dell’ Hotel Ristorante Pesce Fresco di Gizzeria Lido, ora chiamato Hotel Palmed e Ristorante Pesce Fresco - Un evento unico per il nostro paese. Modugno in quel periodo doveva esibirsi al teatro Grandinetti di Lamezia Terme e preferì scegliere questo albergo di Gizzeria per alloggiarvi essendo uno dei migliori della zona. Era l’epoca del “Vecchio Frak - di Piove- Tu ssi na cosa grandeNel blu dipinto di blu” ecc. Visibili nella foto da sinistra il cantautore Modugno, il giovane Palmerino Esposito Crialesi,

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il cameriere Ienzi Salvatore, il sig. Carmine Esposito Crialesi proprietario dell’albergo, il giornalista De Sarro Ugo ecc. Abbiamo voluto proporre al nostro pubblico giovane e meno giovane questo flash del passato dove anche il nostro piccolo paese ha avuto l’opportunità di ospitare dei big della musica leggera italiana. Si ringraziano in particolare i fratelli Pasquale e Palmerino Crialesi per la foto e le notizie forniteci.

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Fermenti Filosofici

“Verità e libertà”

Il nuovo libro di mons. Vincenzo Rimedio, vescovo emerito di Lamezia Terme In questo terzo appuntamento mensile vorrei trattare il libro di imminente pubblicazione di un singolare pensatore, anche per il suo alto significato ministeriale e culturale avuto nella nostra città e diocesi, e per oltre 22 anni: mons. Vincenzo Rimedio, vescovo emerito di Lamezia Terme. Il titolo del volume è quanto mai attuale: “Verità e libertà”, di cui mi ha chiesto di scrivere la postfazione che riporto integralmente di seguito. Il vescovo Vincenzo Rimedio in premessa inizia così: “La ricerca che volentieri affido ai giovani e agli adulti, intendere svolgere un compito di coscientizzazione: il vuoto spirituale odierno ha anestetizzato le coscienze, che meritano di essere ravviate dai valori, etra gli altri, dalla libertà e dalla verità”. E da qui prendo la direzione per la prefazione a questo sapiente libro di un uomo e pastore che dall’alto della sua saggezza e lunga esistenza oltre che esperienza episcopale offre parole di futuro, radicate in una storia di chiesa che ha dibattuto con categorie di coraggio e di rivoluzione spirituale quale fu il Concilio Ecumenico Vaticano II, i papi Giovanni XXIII e Paolo VI e la svolta antropologica nella teologia degli anni ’60-’70 in stridente dialogo con i valori della contestazione giovanile e culturale del ’68. Il titolo di questo libro è: “Verità e libertà” e si pone come traccia di ri-educazione della consapevolezza umana e cristiana in un periodo di enorme frammentazione e radicale disorientamento antropologico e sociologico. La relazionalità umana è verità dell’uomo, e apre all’orizzonte imprescindibile della conoscenza come scenario dell’idealità. Certo, “la chiarificazione del modo di essere del conoscere” è assolutamente inalienabile per l’autocoscienza della persona contemporanea, ed è imprescindibile dalla ricerca e dall’analisi, sul fondamento delle “qualificanti disposizioni interiore verso ciò che è vero e giusto” (P. 3). In questo orizzonte, “la libertà non piò essere considerata a sé stante” (p. 3), ma è inscindibilmente correlata “alla mente, alla volontà, alla coscienza nel loro profilo positivo” (p. 3) e con l’abito della moderazione (cf. p. 4). “La coscienza è una grande risorsa spirituale che trasmette la voce di Dio” (p. 4), che aiuta a liberarsi dal bisogno, dalla solitudine, e salva dal pericolo della deriva del relativismo etico. “Infatti, - dice mons. Rimedio – “la vera etica è la realizzazione dell’uomo che comprende la vita come missione e s’impegna a creare l’unità tra ciò che si è e ciò che si deve essere secondo la coscienza sorretta dalla ra-

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gione e dalla fede” (p. 5). E da questa prospettiva è possibile “il confronto dialettico tra i credenti e gli atei” (p. 6), giacché “anche la ragione – se interpellata senza pregiudizi – concorre alla liberazione dall’ateismo di tutti i tempi …: Da chi e da dove proviene tutto il nostro mondo? E’ un assoluto l’uomo oppure una creatura limitata nella sua origine e nella sua fine? La vita si configura come un dono ricevuto: l’autore è Dio” (p. 6). E “quando si prende coscienza di essere diventati figli di Dio …. siamo più umani” (p. 7), si assimila “la sapienza che si concretizza nel pensare bene e nell’agire bene perché possa essere recuperato il senso della vita” (p. 7). In quanto essere umani non è assente la sete della verità e della felicità (cf. p. 8), afferma con profonda convinzione il vescovo emerito di Lamezia Terme. Già da queste affermazioni all’inizio del suo libro si possono avviare proposte di meditazione per la resurrezione interiore dell’uomo postmoderno. Un percorso che mons. Vincenzo Rimedio segue attraversando il pensiero dei più importanti filosofi e l’anima orante di teologi di primo piano nella storia delle Chiesa. L’Autore procede sulla strada dei più grandi pensatori e correnti filosofiche da Talete a Parmenide, da Eraclito a Zenone, da Agostino a Leibnitz, dal Vico a Cartesio, da Schelling, ad Hegel, da Kant a Teilhard de Chardin, da Maritain a Mounier, da Tommaso d’Aquino a Stefanini per approfondire la categoria di libertà e di liberazione. E su questo sentiero scopre la libertà come respiro dello spirito umano. Scrive che la persona umana “avverte l’anelito verso l’alto – excelsior -, ha in sé il germe della ricerca della bellezza, il sentimento dell’immortalità, il desiderio della felicità, la capacità d’interpretare la realtà, l’esigenza della comunione e del dialogo. La materia, il corpo unito allo spirito, con il quale forma un’unità è indispensabile per la vita dei sensi e per tante attitudini” (p. 12). E su questo campo antropologico “è richiesta la conversione per recuperare la propria dimensione più vera e più sentita nella propria interiorità” (p. 12). E riportando ciò che ha scritto nel precedente volume “Nuovo Esodo” afferma: “La persona è un mondo: la sua libertà, la sua coscienza, gli affetti, le aspirazioni, la capacità d’Infinito …. La libertà è il respiro della vita, esclude ogni schiavitù interiore ed esteriore e crea la leggerezza esistenziale” (Nuovo Esodo, pp. 46-47: p. 13).

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Si sofferma sulla famiglia e sulla scuola come fucine di crescita di consapevolezza umana ed evangelica, e si sofferma sulla dialettica tra sviluppo scientifico e cultura umanistica: il primo è “più che utile”, ma la seconda “aperta al trascendente … risponde alle domande di fondo dell’animo umano” (p. 15). I mass di informazione sono un’arma a doppio taglio “ma è necessario curare ancora la qualità perché il progresso non si trasformi in regresso” (p. 15). Anzi, “la verità a volte è taciuta (p. 15), per cui “occorre il ritorno alla saggezza dei nostri antenati” (p. 15). Negli anni ’60 la Chiesa “adunata nello Spirito Santo” ha vissuto il Concilio Ecumenico Vaticano II che ha affermato che essa è “libera quando osserva la Beatitudine della povertà, ….. tenendosi a debita distanza da chi detiene il potere politico ed economico” (p. 17), “quando non cerca il proprio interesse”, “quando è in dialogo”, “quando condivide le angosce e le speranze del mondo nel suo travaglio” (p. 17). E tale consapevolezza l’ha ulteriormente acquisita quando ha preso coscienza che “non esiste l’uomo in astratto, ma l’uomo storico, immerso nel mondo, con le sue virtù e i suoi vizi, l’uomo responsabile e irresponsabile, solidale e egoista” (p. 17), in una “confusione di bene e d male” (p. 18). Ancor più interessante diviene il ragionamento del vescovo filosofo quando cita Erasmo da Rotterdam e l’umanesimo italico, tanto caro al concittadino lametino e filosofo Francesco Fiorentino, considerato il fondamento filosofico dell’identità italiana. La libertà umana separata dalla verità rischia di indebolire l’identità della persona, giacché precipita sui “compromessi, tra le mezze misure, tra parole ed episodi che risentono di ambiguità” (p. 24), in quanto “la libertà suppone una limpidezza di idee e di intenti “ e svanisce la libertà come autotrascendimento, ascesa alla verità che muove l’agire umano. Giovanni Paolo II quando dice nella “Fides et Ratio” che “La fede e la ragione sono come due ali con le quali lo spirito si innalza verso la contemplazione della verità” conferma quel “desiderio di sapere” dentro l’uomo, ma un uomo equilibrato che si sforza di seguire il Vangelo “pieno di grazia e di verità” (p. 26). Socrate fu un apostolo della verità, praticando la maieutica, ovvero cercando di tirare fuori le risorse costruttive nascoste nell’animo e nella mente.

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Sport

Romanzo Popolare

Sono sempre stato innamorato del football, ma adesso comincio a chiedermi se non si stia producendo anche nel suo ambiente, almeno in Italia, quella «mutazione genetica» di cui parlava Pasolini a proposito della gioventù proletaria. Da ragazzo, il campionato di calcio era per me un mito. Non potevo andare allo stadio, ma proprio questo esilio contribuiva ad alimentare il mito insieme con la lettura dei giornali sportivi, e con le travolgenti radiocronache di Nicolò Carosio. Con i miei compagni di scuola, giocavamo a football nella palestra per la strada. Nei viali della villa comunale, dovunque potessimo ritrovarci insieme ad inseguire una palla di gomma, di carta o di stracci. In quei diciotto anni ebbi modo anche di leggere i «saggi» di Einaudi una “Storia del calcio in Italia” che fu il primo tentativo di ricostruire le vicende del gioco più popolare sullo sfondo di quelle sociopolitiche del paese; in sostanza la prima analisi in chiave marxista della funzione che il sistema capitalistico prima e il regime fascista poi, hanno assegnato allo sport. Questo per dire che la passione per il gioco non mi ha mai distolto da una riflessione approfondita e consapevole sugli interessi economici e sulla strumentalizzazione politica delle classi dominanti rispetto ad un

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fenomeno così caratteristico della civiltà industriale. Ma poiché non sono mai stato un marxista dogmatico (così come non lo fu mai lo stesso Marx), l’approfondimento e la consapevolezza dei meccanismi di sfruttamento di quella che oggi si chiama «la società-spettacolo» non mi hanno mai distolto dalla passione per il gioco La sua bellezza sta in un misto di imprevedibilità assoluta e di assoluta razionalità, la partita rassomiglia non ad un racconto ma ad un romanzo di fine ottocento perché l’azione, la forma, la psicologia di ogni singolo giocatore si intreccia con quelli dei suoi compagni di squadra e dei suoi antagonisti e, come se non bastasse, arbitro e guardalinee interferiscono nella storia, complicandola, deviandola, risolvendola. Senza contare il pubblico, il clima, la stampa che costituiscono altri elementi essenziali per determinare il corso degli avvenimenti. Si tratta, insomma, di un grande e sorprendente «happening» che si svolge sotto i tuoi occhi, ti coinvolge, ti delude, ti esalta; e come tale, sforzandomi di cogliere quel tanto di vita che c’è in ogni incontro nel suo farsi. Il romanzo l’ho sempre vissuto con l’abbandono che si raccomanda in ogni caso allo spettatore ingenuo e, naturalmente, con la vigilanza critica che si impone ad ogni

testimone avvertito, tenendo conto degli interessi pratici, degli affari, delle possibili magagne, ma anche dei sentimenti e delle tradizioni, dei risvolti umani, dei precedenti. E delle reazioni popolari. Tutto ciò sta cambiando, forse dal giorno in cui in Italia si è scoperto l’infame trucco delle scommesse alterate, forse dal giorno in cui il maledetto tatticismo ha finito per inquinare la fantasia e l’impegno di giocatori, allenatori e dirigenti, imponendo la legge del risultato come la sola idonea a garantire quattrini, successo, popolarità. Mi sto chiedendo se per caso la «mutazione genetica» del neocapitalismo, della società cosiddetta «postindustriale», non stia avvelenando anche il gioco più bello del mondo. Qualcuno, in Inghilterra, ha detto nientemeno il ricordo del «game». Il pericolo di una decadenza, però, esiste. Sta a tutti noi innamorati del gioco scongiurarlo battendoci per esorcizzare tutti i mostri che ne insidiano la vitalità: il denaro, la violenza, lo sciovinismo di nazione e di regime, il tatticismo ottuso.

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Cultura

Daniele Spisa tra il prima e il dopo

Tra il prima e il dopo c’è di mezzo il mare, come tra il dire e il fare. Così mi metto a pensare e a collegare le due ultime mostre dove ho partecipato come semplice testimone. Quella di Alfredo Pirri Compagni e Angeli esposta a Te.CA, la galleria d’arte del Dipartimento di Architettura e Territorio, dal 18 ottobre al 21 novembre, a Reggio Calabria, ed ora questa di Daniela Spisa Tra il prima e il dopo in mostra dal 22 ottobre al 5 Novembre nei locali della Associazione culturale Altrove a Lamezia Terme Alfredo Pirri raccontava la sera del 18 ottobre, a Reggio Calabria, dell’utilizzo di tutte le statue celebrative di uomini del regime ora che il regime comunista si era disfatto. Cosa farne? Un parco te-

matico come faranno in Lituania? oppure farli a pezzi? Lui stava preparando a Tirana un bosco abitato da simili statue che, col tempo, si sarebbero integrate nelle stesse composizioni naturali fino a scomparire sepolte dalla vegetazione. Ripenso quindi a questo concetto del prima, grandi opere elogiative, e del dopo costato lacrime e sangue a chi nel processo incappò. Anche il prima e il dopo di Daniele Spisa è altrettanto complesso, un prima e un dopo di scene teatrali, di allestimenti e rappresentazioni di momenti storici sempre più sfuggenti nel loro senso. Daniele Spisa ha curato a Lamezia Terme il restauro del Teatro Umberto, ex Pidocchietto, e del Teatro Comunale Costabile, ex Teatro Politeama. Un prima e un dopo. Restauri e recuperi mai terminati per mancanza di fondi, progetti vanificati e teatri tutt’ora in fase di restauro eterno. Nel raccontarmi questo inane e continuo incontro con i funzionari e con chi avrebbe dovuto avere a cuore progetti di teatro vivo riporta in memoria i lavori fatti all’abbazia benedettina di Lamezia Terme e poi non terminata. Nulla viene terminato e lo sciupio avvolge le statue, i dipinti, il teatro e le aspettative. Daniele Spisa sistema le sue matite e pregusta già il suo disegno in quattro tempi. La donna seduta sul divano giallo lo sorride nel secondo momento dei suoi schizzi e intanto arrivo io. Addio quattro tempi ora si parla di Alfa Con Daniele, scenografo e pittore, parliamo da subito di un furgone, due metri per due nel quale lui mise le scene per lo spettacolo “Alfa”. Parliamo da subito della grandezza degli spettacoli di Ronconi, resi possibili con i fondi della Fiat; solo l’opera di smontare le scene era lunga e richiedeva spese esorbitanti, ora le scene di questo ultimo spettacolo stanno in furgone. Dal troppo grande al minimo. Sono le scene di “Alfa, appunti sulla questione maschile” Lo spettacolo andato in scena questo anno prima a Lucca e poi al Teatro India a Roma. L’impronta lasciata dalle casseformi per le gettate di cemento come le quinte in scena. Su questo sfondo vi sono i segni dei buchi delle pallottole, il mondo dei graffiti volgari e sconci e sotto l’immaginario di Alma Tadema. Il segno del tempo, e poi Tra Il Prima e Il Dopo scorre sui binari di un treno, di un autobus, di una automobile, con una valigia in mano, la solitudine degli individui in viaggio in uno spazio. Ippolita Luzzo

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La parola alla Psicologa

L’AUTONOMIA EMOTIVA “Il successo, il riconoscimento o il potere sono irrilevanti quando l’essere umano comprende il senso della propria esistenza. Dobbiamo fare ciò che possiamo, nel tempo in cui siamo e con gli strumenti che abbiamo.” Luciane Arboitte dos Santos Il cammino che ogni persona compie nell’età evolutiva è un viaggio verso l’autonomia. La preparazione è impegno a favorire questo viaggio verso l’indipendenza, verso la libertà. Ogni genitore/educatore deve superare la tentazione del tenerli piccoli, di “non lasciar crescere”; cercando di tenere sotto controllo l’impulso di sentirsi indispensabili e di essere possessivi. Il grado di autonomia che il bambino e l’adolescente raggiunge è metro dì giudizio per l’impegno del proprio intervento educativo. L’autonomia, che in fondo corrisponde all’attuarsi dell’istinto profondo di autorealizzazione, trova il suo sbocco naturale nella maturità affettiva. Soltanto quando si raggiunge un equilibrio psicologico ci si sente veramente liberi dalle strutture interne ed esterne nelle quali si è cresciuti. Nel corso della vita, vi sono usi e regole che ogni individuo interiorizza, alcune servono per vivere e rispettare gli altri, altre sono castranti e frustranti tanto da non permettere di potere esprimere veramente il proprio IO. Liberarsi da ogni tipo di programmazione, soprattutto da quelle che ne schiavizzano il comportamento e la mente, è il primo passo per trovare il senso della propria esistenza. “Esistere” significa “Essere” e non “Apparire”, è importante vivere cercando di soddisfare il più possibile i propri desideri e bisogni e non accettando passivamente ciò che a volte gli altri propongono. ESSERE significa vivere la propria vita da protagonisti e non da spettatore, in attesa che qualcuno cambi il corso della propria vita. Per Essere se stessi è necessario “diventare”. E diventare significa sviluppo delle proprie potenzialità e risorse, percezione realistica delle proprie capacità e competenze e massima intenzionalità nel loro utilizzo. Richiede volontà e determinazione per orientare il proprio comportamento nell’affrontare positivamente il mondo circostante. Significa avere il coraggio di affrontare le paure, l’ignoto ed i nostri limiti. Si tratta del momento in cui otteniamo la piena consapevolezza di noi stessi, senza più dipendenze tossiche, senza più bisogno di essere accettati da qualcuno per poter lottare con dignità e sicurezza per quello che vogliamo e meritiamo, significa raggiungere un autonomia emotiva.

Testata Giornalistica - anno 25°- n. 37 - novembre 2017 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa del Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.

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L’autonomia emotiva viene definita come la capacità di prendere decisioni in accordo con la propria volontà, è circondata da mura spesse, filo spinato ed un addestrato esercito di guardie; ma se dentro c’è la passione a volere raggiungere degli obiettivi, con una buona dose di autostima si affrontano e superano tutte le muraglie di pressioni ambientali che ci tengono legati agli altri e ai loro preconcetti. Le reti del controllo dentro le quali si resta ingarbugliati porta al dominio da parte degli altri oppure all’insicurezza e quindi al voler dominare sulle persone che ami, credendo di approdare in un porto sicuro senza invece rendersi conto che si va alla deriva ed alla perdita della propria autonomia psichica. Quando le persone non hanno sufficiente autocontrollo tendono a voler controllare tutto intorno a loro, il che significa che vogliono controllare gli altri. Le recinzioni del controllo diventano soffocanti, se una persona non alimenta positivamente la propria autostima e non riesce a gestire le proprie emozioni, elementi che consentono di rapportarsi in maniera equilibrata con gli altri, riuscendo così ad avere rapporti affettivi soddisfacenti in ambito familiare, lavorativo e sociale. Chi è emotivamente autonomo è in grado di fornire sicurezza e stabilità al rapporto e di arricchire la coppia, perché non si annulla e non cerca di annullare l’altra persona, cercando invece di sostenerla. Dunque, la vera sfida che oggi ci attende come genitori e come educatori è quella di promuovere con forza, oltre ad un’educazione fisica ed intellettuale del bambino, un’educazione emotiva, insegnare rispetto verso il mondo dei sentimenti, classificandone le emozioni, i desideri, gli entusiasmi e le paure. E’ importante preparare il bambino a riconoscere i confini interiori, di autoregolazione e di consapevolezza dei propri atti, ai fini di divenire adulti in grado di accettare, integrare, elaborare, organizzare, superare le difficoltà nel presente e costruire il proprio futuro. Dott.ssa Maria Mirabelli Psicologa clinica e forense - psicoterapeuta Contatti: 339.5919310

Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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