Lameziaenonsolo novembre 2020 Domenico Venturi

Page 1


to o, idea n i t e lam ri IL ialetto ografia Per d n i a all’A io p t i r t u a l a d o l v l n da ale à de rimo c e stampato so sar p s l a i c n a i t i dell’ endi lopol parte E’ in v ancesco Po a n O u i 5 €, TRAN da Fr d S è I o M t U O cos RSO N MISTRAN a! - Il t O a t C i A m NU AR ne li RMIN A CORSO MI E edizio E a C n u R O A C AR TERM iè I ’ v N A I N D e I t E a M A Z t ZZ ME DOM PPE CER Affret O PIA NALE LA SICO OLA N E C S A I F U D S I E LA G COLA STE DA TRIBU CEO CLA PERI O C I ED EDI GAS O LI A RO CO L A ROSARI E VIA DE I N E M C 44 AS LA DO LA MURA DI SAMBI 68.218 9 O 0 C I O O R ED ALL EDIC A BERNA ONE I Z L A O OT EDIC PREN R E P O, NAND O F E L O TE


lameziaenonsolo incontra:

Domenico Venturi

Responsabile dell’ U.C.C.P. ( Unità Complessa di Cure Primarie). Sede San Pietro a Maida. di Loretta Azzarito

San Pietro a Maida, realtà locale del Catanzarese, con poco più di quattromila abitanti è la sede dell’Unità Speciale U.C.C.P. guidata dal Dottor Domenico Venturi . In questo momento epocale, che coinvolge il mondo e che mette in allerta le regioni italiane tra le quali la Calabria, Lameziaenonsolo incontra il Dottor Domenico Venturi proprio a San Pietro a Maida che oltre ad essere la sede dell’U.C.C.P , è il primo paese in lockdown locale disposto con l’ordinanza del Sindaco Domenico Giampà, considerata la situazione delicata del contagio di covid-19 dei suoi cittadini. Ansie e timori alle quali non si può cedere, è vietato rimanere stanchi dinnanzi all’aumento dei contagi, ecco che San Pietro a Maida da centro da sempre solidale con gli altri paesi dell’hinterland lametino con l’apertura del centro operativo comunale Coc, dispone ora anche per i suoi abitanti l’esecuzione di tamponi a chi avesse manifestato sintomi, predisponendo la tenda triage nei pressi del centro COC. Dottor Venturi cosa rappresenta l’Unità complessa di cure primarie, a supporto del territorio sampietrese e delle più realtà locali, in questo momento di alta tensione per i contagi di covid-19 nel Catanzarese ? Un faro in mezzo al mare, ecco cosa rappresenta, perché sono tanti gli occhi che si rivolgono qua, guardano questo faro e chiedono i controlli necessari. Ma rappresenta anche l’umanità, gli infermieri, un’intera equipe che lavora per la salute e per supportare ai fini

Lamezia e non solo

del controllo e mappatura del virus. E la cosa più bella è che questi ragazzi e ragazze lavorano con il sorriso, anche dietro quella bordatura che hanno, quelle maschere, ma sono sempre cortesi con tutti perché sanno che c’è bisogno di loro adesso. Sono loro la vera forza della struttura,, sono loro quelli che lavorano, che rischiano di più, e nessuno di loro si è mai venuto a lamentare per il rischio, perché lo fanno con amore e senza nessuna limitazione. E un medico può permettersi di fare i conti con la paura? La paura ce l’abbiamo perché è giusto che ci sia ma serve a farci camminare bene, ma non è possibile che

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 3


un medico non visiti una persona che ne ha bisogno, perché in quel momento decade la figura del medico, si viene a perdere quella figura di professionista che deve aiutare gli ammalati ed è necessario che il medico la paura ce l’abbia sempre, ma non la faccia vedere a nessuno. In questa situazione di allarmismo, ci sono anche i raffreddori stagionali, le influenze, è possibile rassicurare, facendo una differenza tra sintomi di un semplice caso di raffreddamento e sintomi di un caso covid-19? Se una persona mi telefona e mi dice che non sta bene, la prima domanda che faccio e se ha la febbre, poi se ha la tosse, senso del gusto e l’odore, e dico per quest’ultimo punto di mettere un po’ di profumo, “lo senti il profumo? Gli chiedo. Con questi sintomi possiamo già pensare che sia covid-19 a conferma poi dell’esito del tampone, grande mezzo a disposizione di questa grande battaglia. Quando diventa più preoccupante l’ essere stati coinvolti dall’ esito positivo del tampone? Del soggetto positivo mi interessa sapere la saturazione perché è un parametro importantissimo, che ci dice se va ricoverato o meno, ed è il parametro sul quale mi baso sempre, perché se un paziente desatura, io non aspetto perché deve essere ricoverato, se un paziente ha la tosse, ma la saturazione è valida vuol dire che respira ancora bene e non corre pericolo. Se i soggetti coinvolti presentano i sintomi della tosse e della febbre non c’è rischio. pag. 4

Quali sono le problematiche che oggi sta riscontrando il centro? La necessità di dare risposte a tutti. Io la mattina presto rispondo alle persone che mi chiamano, cerco di rispondere a tutti, dove possibile anche attraverso il messaggio su Whatsapp, se non rispondo qualche volta, chiedo scusa, ma lo farò. In realtà qui noi gestiamo una situazione molto grande che non riguarda solo San Pietro a Maida, ma anche molti altri comuni , perché siamo gli unici ad avere questa piattaforma, siamo gli unici che possiamo dare le risposte. Allora bisognerebbe implementare i punti per poter dare le informazioni necessarie a tutti. Ci sono anche le aziende che chiedono, per esempio, di poter conoscere l’esito dei tamponi dei loro lavoratori dipendenti. Bisogna dare risposte alle mamme che hanno l’apprensione per i loro figli, quando i tamponi si eseguono sui bambini della scuola. Poi c’è un’altra problematica, perché quando noi mettiamo una persona in quarantena per 10 giorni asintomatica, la legge dice che al decimo giorno chiude la quarantena e può andare a lavorare e non si può prolungare la quarantena, ma noi facciamo il tampone, ma questo tampone, ci arriverà lo stesso giorno o il giorno dopo? No. E chi gli paga le giornate di lavoro perché devono rimanere a casa fino all’esito del tampone? L’idea è quella di fare tamponi rapidi perché così noi al decimo giorno lo eseguiamo con la possibilità della risposta rapida.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Il momento di tornare a casa, dalla famiglia, l’animo del rientro non è più come quello di prima. Come le vince le sue paure? Io quando arrivo a casa la prima cosa che faccio è lavarmi accuratamente, uso la mascherina in casa mi tengo lontano, cerco di tenere per come possibile lontane, dalla mia famiglia le distanze perché purtroppo bisogna essere così. Io ai miei suoceri non li vedo pur abitando sotto casa mia. Quando ha realizzato che la sua professione sarebbe stata quella del medico? Quando ero all’Università di Roma facevo il volontario al Pronto Soccorso di Roma. A me piaceva tanto questa professione, poi l’ho fatto anche con amore, qualunque tipo di professione si faccia con amore, è sempre un bene. Quando finirà tutto questo? Quali sono le sue considerazioni? Che speranze abbiamo per il tanto atteso vaccino? Questo vaccino sarà una realtà, questa speranza possiamo averla, ma non arriverà in questa stagione. Ancora non finirà tutto questo perché le percentuali sono ancora alte, oggi siamo in grado di costruire una mappatura, ma è ancora utile estendere i controlli, ma finirà perché la storia ci insegna che noi abbiamo storie di pandemia da prima della nascita di Cristo con la peste nera che ha decimato la popolazione europea come l’asiatica, la spagnola, tutto sommato non è la prima e non sarà l’ultima. Ha sottolineato come non si corra rischio se i sintomi sono quelli della febbre e tosse, così come la perdita temporanea di gusto e olfatto è quello che

Lamezia e non solo

sta accadendo attualmente a San Pietro a Maida. Il Sindaco Domenico Giampà che ha disposto per primo il lockdown locale in questa fase, ha più volte affermato il grande supporto di questa grande equipe medica. Un grande braccio destro per garantire la sanità locale. Cosa sente di dire al primo cittadino in particolare? Io al Sindaco Domenico Giampà con una nota di sorriso sento di dire che ha scelto il momento peggiore per fare il Sindaco, ma con una metaforica tacca sulle spalle dico che si sta comportando benissimo, sta svolgendo un egregio e tempestivo lavoro e che deve continuare così. Purtroppo essere primo cittadino nel tempo covid-19 non è bello per nessuno, le problematiche per la comunità dovevano essere altre, oggi purtroppo sono queste e bisogna andare avanti per la strada che sta facendo e gli auguro di continuare e di avere questa collaborazione perché è importante la sinergia tra le istituzioni e le forze sanitarie che ci sono sul territorio, purtroppo dobbiamo dire che salvo il Dipartimento di Prevenzione di Lamezia e Catanzaro nelle figure del dottore Giuseppe Caparello e del dottore Giuseppe Furgiuele, per il resto c’è il vuoto assoluto. Istituzioni sinergiche e grande equipe medica, a chi bisogna ancora dire grazie per il grande supporto volto ad arginare i contagi e combattere la pandemia? Bisogna dirlo oltre che al Dipartimento di Prevenzione anche ai Vigili di San Pietro a Maida, di Curinga, di Maida , ai carabinieri con i quali sono costantemente in contatto per aggiornare e soprattutto dare risposte ai cittadini e grazie anche al personale della protezione civile che si mette a disposizione, non solo per San Pietro a Maida, ma anche per gli altri.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 5


pandemia

Diario di una quarantena prolungata… i webinar della casa editrice “Grafichéditore” di Salvatore D’Elia

Primo webinar

Quattro appuntamenti per discutere dei tanti volti dell’emergenza sanitaria, delle realtà sociali particolarmente colpite nell’ultimo anno e delle spinte per ripartire. Ad organizzare gli appuntamenti online, la casa editrice “Grafichéeditore” guidata da Nella Fragale e Antonio Perri, a partire dalle riflessioni contenute nel libro di Salvatore D’Elia “Tra me e me, tra me e il mondo. Diario di una quarantena”. Mondo della ristorazione argomento del primo dei quattro incontri, con gli imprenditori lametini Demetrio Cavalieri, Eugenio Falvo, Claudia Guzzi. Ospite fisso Salvatore Chirumbolo, ricercatore e biochimico clinico all’Università di Verona, originario di Lamezia, che con un linguaggio semplice ha parlato dell’evoluzione della pandemia sul piano medico-scientifico, invitando a non cedere al terrorismo e soprattutto a salvaguardare l’umano perché “l’uomo non è un animale da laboratorio. Le relazioni sociali, la possibilità di pregare, la vita professionale sono elementi essenziali a cui l’uomo non può rinunciare”. “E’ impressionante come, a distanza di pochi mesi, alcune delle riflessioni del mio diario si siano attualizzate sotto gli occhi di tutti. La libertà viene sospesa da un momento all’altro, con un colpo di penna. Può trattarsi della libertà personale o della libertà economica, come è avvenuto per tanti imprenditori in queste settimane. Certamente c’è una situazione delicata sul piano della gestione sanitaria, ma la questione della libertà continua ad essere messa pag. 6

in discussione. E, accanto alle chiusure, un clima di odio sociale, soprattutto da quanti puntano il dito contro alcune categorie etichettandole quasi come “untori”, così Salvatore D’Elia ha introdotto la discussione a partire da alcune pagine del diario pubblicato a maggio. “Un sacrificio inefficace” la chiusura di bar e ristoranti per Salvatore Chirumbolo “a partire da un dato evidente. Durante il lockdown di marzo e aprile, eravamo tutti chiusi in casa eppure il numero di contagi in quella fase è salito moltissimo fino ad arrivare al picco e poi alla discesa. Ci sono studi scientifici che hanno accertato che il virus, in determinate condizioni microclimatiche negli ambienti chiusi, sopravvive per un tempo più o meno superiore a seconda delle condizioni climatiche. Sarebbe stato opportuno definire un protocollo di microclima adeguato per ogni locale o, in alternativa, un protocollo generale per ogni tipologia di locale. Fornire al Comitato Tecnico-Scientifico dati di questo tipo è fondamentale per poter scrivere protocolli che siano di natura tecnica, non empirica. E’ un’idea malsana quella per cui le persone che vanno al bar o al ristorante o, in generale, tutti coloro che hanno una vita sociale, fanno solo baldoria. Nel lockdown di marzo e aprile abbiamo dimostrato al mondo la nostra capacità di essere responsabili e civili. Anche i ristoratori e i titolari di bar possono dare prova della loro responsabilità, rispettando le regole e quindi restando aperti”. “Lamezia Terme non ha una grande utenza a pranzo per quan-

Secondo webinar

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Terzo webinar

to riguarda la ristorazione: chiudere ristoranti e pizzerie ha un contraccolpo economico gravissimo. Ci domandiamo a cosa sia servito il sacrificio di adeguarci alle norme spendendo soldi per poi chiudere di nuovo”, ha detto Claudia Guzzi, titolare di un ristorante a Lamezia. Sulla stessa linea, Eugenio Falvo, titolare di una caffetteria, per il quale “se sono state definite delle regole per mettere in sicurezza i nostri locali e noi lo abbiamo fatto a nostre spese, non si capisce per quale motivo siamo costretti a chiudere di nuovo. Un locale non si può chiudere dalla sera alla mattina: ci sono dei costi da sostenere, ci sono i nostri collaboratori ai quali dobbiamo giustamente dare delle risposte”. Un forte calo nel mondo della ristorazione già prima dell’ultimo Dpcm per Demetrio Cavalieri “alimentato da un clima di paura che si è creato e che ha spinto le persone a non uscire di casa. Ci sono differenze nella diffusione del contagio tra regione e regione, tra territori e territori. Queste nuove chiusure sono un altro colpo mortale su un settore che da marzo scorso in realtà non si è mai ripreso”. Stop a teatro, cultura, eventi dal vivo, con perdite drammatiche per tutto l’indotto. Se ne è parlato nel secondo webinar dedicato al mondo della cultura e dei teatri, che ha avuto come protagonisti Francesco Pollice di Ama Calabria, il promoter Ruggero Pegna, la presidente dell’associazione teatrale “I Vacantusi” Sabrina Pugliese, Pierpaolo Bonaccurso di Teatrop, il sindaco Paolo Mascaro. Unanime la denuncia della situazione di stallo venutasi a creare ormai da marzo, nonostante a livello nazionale le federazioni delle diverse realtà culturali abbiano per tempo sottoposto al governo e al comitato tecnico dei protocolli per consentire la ripresa delle attività culturali nel rispetto delle regole di sicurezza. Un momento di crisi che, per il sindaco Paolo Mascaro, “può essere un’occasione per programmare il futuro perché Lamezia ha un patrimonio straordinario di risorse, anzitutto umane e professionali”. Spazio alle diverse realtà lametine del mondo Lamezia e non solo

dello sport nel terzo webinar che ha visto protagonisti il parlamentare lametino Domenico Furgiuele, Antonio Gatto allenatore under 17 nazionale Cosenza Calcio, il sindaco Paolo Mascaro, Rosario Piccioni consigliere comunale, Ilaria Rametta direttore artistico Asd Comparison of Dance, Sergio Servidone segretario comitato regionale Csen Calabria, Francesco Scarpino presidente Apd Gascal, Raffaele Strangis presidente della Raffaele Lamezia. Il mondo dello sport lametino, oltre che sull’impatto economico della pandemia sul settore sportivo e sull’indotto, ha focalizzato l’attenzione sulle conseguenze per i più piccoli, venendo meno quei meccanismi positivi per la salute e l’educazione dei ragazzi attivati dalla pratica sportiva insieme ai propri coetanei. Le parole compassione, guarigione e speranza nella società che costruiremo nel post-Covid, quando l’emergenza sarà finita. Questo l’argomento del quarto webinar con le testimonianze di due donne che hanno combattuto e vinto la lotta al Covid, la dottoressa Mimma Caloiero responsabile Unità Operativa Complessa Pediatria/fibrosi cistica dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia ed Elena Ruperto, quest’ultima evidenziando l’odissea burocratica che oggi vive chi risulta positivo. Dei risvolti psicologici e del ruolo dell’informazione nell’emergenza sanitaria, hanno parlato la psicologa e psicoterapeuta Lia Pallone e la giornalista Saveria Gigliotti. Un invito alla speranza e alla rinascita quello di don Francesco Farina, direttore diocesano della pastorale della salute. Il vescovo Giuseppe Schillaci, punto di riferimento per tutta la comunità lametina nell’ultimo anno, ha rivolto un appello ad adottare stili di vita nuovi, improntati alla compassione, ad uscire da questa emergenza con un’umanità rinnovata, capace di sentire e immedesimarsi nel dolore e nella speranza degli altri.

Primo webinar

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 7


Il nostro territorio

La rivolta di Reggio Calabria (luglio 1970 – febbraio 1971) ed il Piano Calabria. Le ricadute e le conseguenze per la Calabria e Lamezia Terme (terza parte)

Cosa, e quanto, di ciò che era contenuto nel “Piano per la Calabria” fu realizzato e quali furono le ricadute sulla Calabria e sulla città di Lamezia Terme sia sotto l’aspetto dei contenuti istituzionali che degli insediamenti industriali? Per rendere comprensibile il discorso conseguente a questa domanda è necessario ricorrere ad alcune considerazioni di carattere generale. La prima riguarda le condizioni complessive della regione; la seconda attiene all’orientamento “ideologico-utilitaristico” a cui si ispirarono i partiti ed i ceti politici calabresi nella gestione dei contenuti del “Piano per la Calabria”; la terza concerne la proposta di Arturo Perugini con la creazione di Lamezia Terme. La Calabria è sempre stata, e lo è rimasta per secoli, fino ai giorni pag. 8

nostri, la più disgregata tra le 20 regioni italiane da diversi punti di vista. È costituita da montagne per il 90% del suo territorio; conta ben 404 comuni di cui solo sei superano i 50mila abitanti (Reggio Calabria, Catanzaro, Corigliano-Rossano, Lamezia Terme, Crotone, Cosenza) i rimanenti 398 contano alcune migliaia o, addirittura, centinaia di abitanti e la maggior parte è ubicata in collina o montagna che ne ha reso sempre difficoltose le comunicazioni, stradali e ferroviarie, sia tra i territori delle coste e l’interno sia tra un versante e l’altro; è una regione che non conosce alcun flusso immigratorio dalle altre regioni d’Italia o dall’estero, ma unicamente emigratorio; negli ultimi 48 anni, dal censimento del 1971 al 31 GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

di Giuseppe Sestito

dicembre del 2019, la popolazione calabrese è passata da 1.988.051 abitanti ad un 1.924.701 con una perdita secca di 63.350 abitanti, (1.319,8 all’anno) non solo perché è una delle regioni a più bassa natalità ma anche perché è abbandonata da molti suoi cittadini, soprattutto giovani, sia maschi che femmine, che cercano altrove quel lavoro che non trovano nel suo territorio. Anche sotto l’aspetto amministrativo, la Calabria si presenta come una regione frammentata perché è priva di un centro (una città) aggregatore che abbia saputo imprimerle il senso dell’unità e della convergenza nel gestire i problemi comuni. Per secoli, la nostra regione è stata denominata, ed è passata alla storia, come le “Calabrie” (Ulteriore e Citeriore; Ulteriore Prima, Ulteriore Seconda e Citeriore, etc. etc.). Per la posizione marginale che occupano, rispetto al centro e per la loro modesta rappresentatività e autorevolezza politica, sociale, economica, nessuna delle tre città-provincia, Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, è stata mai in grado di svolgere il ruolo

Lamezia e non solo


fondamentale di leadership urbana e politica nell’interno della regione. Una seconda considerazione attiene al fatto che sia i partiti ed il ceto politico delle tre province che l’avvocato Arturo Perugini, grazie al quale era stata creata, al centro della Calabria, la nuova città di Lamezia Terme, avevano chiaro l’orientamento “ideologico-politico” sulla base del quale si sarebbe dovuto costruire il nuovo assetto regionale dopo che la rivolta reggina si sarebbe esaurita ed il “Piano per la Calabria” sarebbe stato pronto e disponibile per essere realizzato. L’unica variante (ma di estrema importanza) era che mentre il leader democristiano lametino aveva chiare le sue idee e le esplicitava, i politici delle tre province calabresi le tenevano nascoste affinché fossero conosciute solo da loro. In una riunione svolta il 22 luglio 1970, in uno dei momenti più infuocati della rivolta, i rappresentanti politici calabresi: deputati, senatori, consiglieri regionali e sindaci delle tre città capoluogo di provincia, accompagnati dai loro leader nazionali, si incontrarono a Roma e manifestarono “concordemente” l’impegno di affrontare i problemi regionali: <<con visione globale ed in modo contestuale>> guardandosi bene però dall’esplicitare in cosa dovesse consistere la “visione globale” e il “modo contestuale”. Vedi Lamezia e non solo

caso, anche Lamezia Terme era nata con l’obiettivo fondamentale che la nuova città svolgesse un ruolo di ricomposizione istituzionale e raccordo territoriale perché potesse essere, cito le parole dall’avvocato Perugini: << […] una realtà nuova non di natura e carattere municipalistici e ristretti ma al contrario di ampio respiro e di netta funzione regionalistica>>. Ed ancora, sempre Perugini: << […] diamo mano a questa magnifica impresa perché […] Lamezia Terme sia veramente ed interamente una realtà nuova al servizio della Regione! […] >>. Sembrava quindi che sia il ceto politico-partitico delle tre città in competizione tra di loro (Reggio, Catanzaro e Cosenza) che i politici di Lamezia Terme convergessero sul medesimo disegno istituzionale. Era solamente un’illusione, psicologica prima che politica, perché diverso era il significato che tanto gli uni che Perugini attribuivano alle espressioni quali “visione globale, modo contestuale”, “funzione regionalistica di Lamezia Terme […] città che sia veramente ed interamente al servizio della regione”. Per i responsabili politici ed istituzionali delle tre province di tutti i partiti, la “visione globale ed in modo contestuale” significava che quanto era stato predisposto sul piano istituzionale dal “Piano per la Calabria”

dovesse concretizzarsi in una spartizione (visione globale!) tra le tre città e nella medesima congiuntura temporale (modo contestuale). Detto con parole brutali e meno eufemistiche, per i primi si trattava di spartirsi il malloppo ricorrendo al metodo usuale e secolare adoperato dalla mentalità meridionale di una cosa a me, un’altra a te ed un’altra ancora a lui; mentre per Perugini ed i lametini il metodo globale e contestuale significava che Lamezia Terme era stata creata per essere al servizio della regione e dei calabresi e quindi che i contenuti del “Piano per la Calabria” - in sostanza la sede del capoluogo regionale, quella dell’istituenda Università della Calabria (Uni.Cal.) e la sede regionale della Rai - dovessero essere realizzati nel territorio di Lamezia Terme in quanto la nuova città possedeva alcune caratteristiche che ne facevano un territorio così originale e privilegiato come nessun altro lo era. Si trovava al centro della regione, equidistante e raggiungibile da qualunque suo angolo; aveva come contesto ambientale un’ampia pianura (la piana lametina) che, abitata da millenni, costituiva il luogo più adatto su cui realizzare in modo efficiente ed efficace tutti gli insediamenti che le ipotesi istituzionali prevedevano si dovessero realizzare ed era la sede, infine, di una molteplice e moderna rete di infrastrutture materiali (autostrada, aeroporto, ferrovia, polo di industrializzazione, etc, etc.). “Lamezia città regione” aveva, in definitiva, questo significato: una città nuova e grande, con 55 mila abitanti, al servizio della Calabria e dei calabresi affinché la regione fosse definitivamente trasformata dalla disarticolata le “Calabrie” nella Calabria unita. Sappiamo tutti come andò a finire; prevalse la spartizione sulla base del metodo “globale e contestuale” dei reggini, catanzaresi e cosentini per cui – come ho scritto nel pre-

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 9


cedente articolo - la sede del capoluogo e degli assessorati vennero agguantati dai catanzaresi, la sede del Consiglio regionale fu assegnata a Reggio Calabria, quelle dell’Uni.Cal. e della sede regionale della Rai a Cosenza. La Calabria intera ne uscì con le ossa rotte perché risultò essere più frammentata di prima per cui nella sostanza diventava ancor di più le “Calabrie” con le tre province che si apprestavano a governare, ognuna di esse chiusa nell’ambito del proprio territorio, in sostanza un piccolo emirato a se stante, con scarsa o nessuna correlazione e coesione tra di esse. Lo stesso pendolarismo a cui si deve sobbarcare, dalla sua istituzione, il consiglio regionale in tutti i suoi componenti costretti ad un incessante andirivieni tra Catanzaro e Reggio Calabria, rappresenta la metafora materiale e percepibile fisicamente, mi vien da dire, di questa accentuata frammentazione regionale. Molto male ne usciva anche Lamezia Terme che vedeva frustrate le sue ambizioni e tramontare le illusioni e le speranze sorte pochi anni prima. Nata con l’obiettivo di diventare il centro unificatore della Calabria veniva, viceversa, ignorata e riceveva come “contentino risarcitorio” l’insediamento della SIR (Società Italiana Resine) dell’imprenditore Rovelli, che ebbe l’unica conseguenza di deturpare un pezzo del territorio della piana, oltre che di non essere mai stato completato e, quindi, di non iniziare mai la produzione. Bisogna anche ricordare che il ceto partitico/politico lametino, formato da democristiani e socialisti i quali in quel periodo, primi anni settanta, amministravano insieme la città ed avevano emarginato, in combutta con i politici catanzaresi, Arturo Perugini, si dimostrò non solo privo di alcuna autorevolezza politica per essere co-protagonista in alcuna interlocuzione, ma anche incapace di farsi invitare al tavolo negoziale dove si stava giocando la partita tra le tre province per spartirsi il bottino del pag. 10

“Piano per la Calabria”. Rimase totalmente assente, insomma! Nella stessa costruzione della nuova città il cammino intrapreso il 4 gennaio 1968 andò molto a rilento tanto che ci sarebbe voluto oltre un quarto di secolo perché Lamezia avesse un primo piano regolatore generale ad opera dell’amministrazione Lo Moro. L’avvocato Perugini, che nelle elezioni politiche del Sessantotto non era stato ricandidato dal gruppo dirigente dei politici democristiani catanzaresi a senatore, fu costretto, per “disperazione”, ad inventarsi un improbabile movimento politico sorto intorno ad un altrettanto improbabile “Carroccio”, che si estinse nel giro di qualche anno. Per quanto concerne il “destino” degli insediamenti produttivi ed industriali che costituivano l’altro aspetto del “Piano per la Calabria”, vi accennerò utilizzando ciò che ha scritto, in proposito, l’intellettuale meridionalista Vincenzo Falcone, che più e meglio di tanti altri ha saputo individuare gli effetti perversi che furono causati dal maldestro tentativo d’industrializzare la Calabria: “Alcuni degli investimenti industriali vennero realizzati parzialmente o non vennero mai realizzati; altri furono realizzati, ma mai avviati; altri ancora furono trasformati in corso d’opera o trasformati per altri fini. Gli investimenti industriali furono la conseguenza non di razionale calcolo di convenienza economica e di quanto il mercato richiedeva si dovesse produrre con i nuovi insediamenti industriali, ma per far fronte ed allentare i conflitti sociali scoppiati a seguito dei moti di Reggio e per soddisfare, nel medesimo tempo, bisogni e richieste localistiche come strumento per rafforzare il potere clientelare di gran parte del ceto politico calabrese. In questa logica, il governo ebbe buon gioco a piazzare investimenti ad alta intensità di capitale, in settori già in crisi nel mercato mondiale, quali la chimica e la siderurgia, che provocarono, tra l’altro, un depauperamento del territorio in quanto, per la loro realizzazione, occorrevano aree completamente deforestate. Questi investimenti non solo non apportarono alcun contributo al rafforzamento del tessuto produttivo regionale ed all’incremento dei livelli occupazionali, ma rappresentarono un grande inganno per la Calabria da parte di alcuni gruppi economici privati. Questi, infatti, riuscirono a distruggere intere zone di grande pregio naturalistico, a distrarre ingenti somme di danaro pubblico e a lasciare in eredità al territorio calabrese ecomostri e cattedrali nel deserto, improduttivi, fallimentari e devastanti la Calabria, che priva di industrie era prima che fosse approvato il “Piano per la Calabria” e priva ne rimase dopo che i suoi effetti si furono esauriti.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


I Meridiani: Voci calabresi in serie e parallelo

“Se Messenia piange, Sparta non ride”: il derby è storico-letterario di Francesco Polopoli no liricamente con perfetta rima o con contrasti ritmati di pari sillabe (forse per azzerare ironicamente le disparità): Cosenza respinge, Reggio finge, Catanzaro tinge Trovare un amico è così raro come un dì senza vento di Catanzaro (Francesco Spezzano, Proverbi calabresi, Firenze 1998, p. XII) A Nicastru, pignatell’ e bbozzi A Sambiasi, vinu ccu lli cacchji (A Nicastro, pignatelle e brocche A Sambiase, vino con i fiocchi)

Questa espressione usa le due antiche città greche (Atene e Sparta), note per essersi trovate spesso in conflitto, al fine di affermare che, qualora una delle due si trovi in una situazione difficile, l’altra non ha vita così facile. Nel Medioevo le cose non sono cambiate, dipoi, minimamente: nel XXXIII canto dell’Inferno Dante, scosso dalla triste vicenda del Conte Ugolino, si scaglia in un’invettiva contro Pisa (vv.79-90), augurando che le due isole di Capraia e Gorgona si muovano e blocchino l’Arno sulla foce sino a farlo straripare, portando all’annegamento di tutti i cittadini della crudele città, definita appunto “vituperio de le genti”. Non se la passano bene nemmeno Pisa (ancoLamezia e non solo

Benché i particolarismi siano azzerati, alcune blindature storiche mostrano delle resistenze di qua e di là: penso a qualche cerentinese che, anni fa, mi confidò, con profezia all’indietro, che “a San Giuanni (in Fiore) né amici e né cumpagni”. Dalle nostre parti non è che non se ra lei!) e Livorno, dobbiamo sape- ne sentano altre espressioni infelici, re, sempre in Toscana! Le radici del ma passiamo oltre! Oggi, fortunataperché livornesi e pisani si odino mente, tanti pregiudizi son caduti: sono antiche e risalgono al declino del resto, chi disprezza compra, redi Pisa come Repubblica marina- cita un adagio. Lo chiamano meccara, sconfitta dai genovesi alla Me- nismo psicologico della dissonanza loria – scoglio al largo della costa cognitiva: la modificazione di un livornese – nel 1284. Insomma, la atteggiamento è un cambiamento geografia umana delle città viciniori di rotta, motivato da ragioni impreè tesa come le corde di un violino: viste ed imprevedibili. Un esemFreud, quando ci curvò l’attenzio- pio!? Ho sentito, da giovanissimo, ne, liquidò la cosa come “narcisi- nicastresi allergici nei confronti di smo delle piccole differenze”. Fosse Sambiase ed ora abitarci in pianta solo quello, mi chiedo! Comunque, stabile o viceversa: sopravvive, per mi fido: ipse dixit, si dice in questo converso, un’anima municipalizmodo, vero!? zata dentro un corpo unificato, ma E dalle nostre parti!?Beh, la lette- è un discorso che merita una più ratura paremiologica o i modi di ampia riflessione, che non sto qui a dire vernacolari non risparmiano fare, per unificazione ed unità. la concorrenza; anzi, la alimentaGrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 11


scuola

Il ritorno della scuola in DAD

“La Scuola è libertà, gioia e stare insieme. Non può essere isolamento davanti a uno schermo e apprendimento a distanza. La Scuola è godere e soffrire con gli altri, è partecipare alla vita, perché la Scuola è vita”. Le parole di Roberto Vecchioni, espresse in un’ intervista rilasciata all’ANSA, risuonano come un macigno nelle aule, nei corridoi, nei laboratori, negli Uffici di Presidenza del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” che come tutte le Scuole italiane di secondo grado, ha dovuto adottare la DaD vista la particolare situazione di emergenza sanitaria, in cui il nostro Paese come altri, ancora versa. Il Liceo “Galilei” non si è fatto trovare certo impreparato nell’organizzazione della nuova didattica, avendo provveduto a realizzare, a inizio anno scolastico, grazie al lavoro certosino dell’animatore digitale prof. Orlando, un piano che scattasse in caso di necessità. La sua stesura nasceva da esigenze di una pianificazione chiara, programmata, vista l’emergenza dell’anno scolastico precedente, in cui tutta la comunità scolastica si era trova-

pag. 12

di Marina Accordino

ta a gestire, seppur con lodevoli risultati, una situazione nuova e, a tratti, anche complessa. Ma l’anno scolastico 2019/2020 rappresentava per tutti una parentesi e si chiudeva con il desiderio, l’ambizione di ricominciare il nuovo anno in presenza. Era stato promesso anche dal Governo, che, per consentire il rientro in sicurezza degli studenti, ha elargito risorse esose, di cui ogni Scuola italiana ha usufruito. Nel Liceo “Galilei” l’intera estate è trascorsa tra progetti, idee, abbattimenti di pareti, a cui ha partecipato una Commissione di Lavori presieduta dal Dirigente Teresa Goffredo. Il rientro degli studenti è stato garantito in assoluta sicurezza, la Scuola era diventata l’ambiente più sicuro. Ma dinanzi ad una seconda e feroce ondata del virus, cosa fa il Governo? Ripristina la DaD … di nuovo tutti a casa….studenti e docenti: scuole superiori di nuovo, categoricamente, chiuse. Non perché queste non siano sicure, anzi …. Ma perché problematico, insicuro, è tutto ciò che ruota intorno ad esse, in primis i trasporti, di cui è normale che tutti gli studenti devono usufruire. Come si poteva reagire dinanzi ad un simile provvedimento se non con rabbia, costernazione, delusione da parte dell’intera comunità scolastica? Da quegli studenti, da quei docenti, da quei genitori e soprattutto da quei dirigenti scolastici che nella Scuola vivono e che conoscono realmente tutte le dinamiche che portano alla completa formazione dei giovani… Tra i Dirigenti del Territorio calabrese che hanno palesato da subito tale dissenso nei confronti del provvedimento governativo, si è mossa la Dirigente scolastica Giuseppina Princi del Li-

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Satirellando e dintorni

Più che una satira vera e propria, questo mio componimento in rima, vuole essere un omaggio ironico-satirico a mio padre. Con le sue trovate a sorpresa, ci stimolava e ci sosteneva: ogni tanto, noi borbottavamo, e non solo… Ma, alla fine,oggi, ricordiamo tutto, con immenso amore… di Maria Palazzo Papà era un gran burlone, quando non faceva il “gran trombone”, ovvero quando doveva, per forza, “predicare”, perché il “genitore” doveva impersonare… Il pomeriggio, quando in casa si studiava, ogni tanto, intorno a noi, gironzolava e, serafico, intonava un ritornello, molto convincente, tanto bello: “Figli miei… studere studere, post mortem, quid valere?”. Noi, convinti che ci comprendesse, attraverso sue parole espresse, ci lanciavamo nella lagnanza del nostro studio senza speranza, allora lui, furbo, ridacchiando,

LA TRAPPOLA DI PAPA’ ci buttava addosso, di rimando: “Figli cari… non studere non studere, ante mortem, quid mangere?”. E noi, infelici e scornacchiati, tornavamo, IN SILENZIO, ai nostri libri odiati! Ripensando, ora, a quegli anni miei, ricordo non fosse tempo di… VAFFA DAY!

Papà mi perdoni per l’ultimo verso, ma, sempre IN SILENZIO, a quel paesello, qualche volta, noi lo abbiamo inviato. Sempre col biglietto di andata e ritorno, però! Altrimenti che satira sarebbe? AH, AH, AH!

talmente contrari alla didattica a distanza. E se anche sembra una panacea semplicistica, sicuramente gli studenti calabresi che, da generazioni, anche a livello internazionale, si sono distinti per preparazione e competenze, rischiano oggi, di non poter dare domani quel significativo apporto all’ economia e alla società tutta. Bisogna contribuire, con oculatezza, attenzione e capacità di confronto, con spirito di unità e responsabilità collettiva, a garantire pienamente il diritto all’istruzione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Le Scuole sono state rese sicure, con grande sforzo e fatica di intere comunità scolastiche e allora ceo Scientifico Leonardo da Vinci di Reggio e la Dirigente Teresa Goffredo del Liceo Scientifico “ Galilei” di Lamezia Terme. Quest’ultima denuncia la sua contrarietà in una lettera indirizzata al Governatore Spirlì. Nella lettera esprime quanto segue: “Ribadisco che adottare la didattica a distanza vuol dire abbandonare il nostro futuro, vuol dire povertà educativa, vuol dire danneggiare le fasce più deboli. Le chiedo: come mai Paesi come la Francia, la Germania, il Regno Unito che vivono una situazione ancora più tragica della nostra, pur dinanzi ad un lockdown richiesto e manifesto, lascino le Scuole aperte? Forse perché hanno capito chiaramente che la generazione scolastica attuale costituirà il futuro economico, sociale e culturale con cui i nostri giovani dovranno rapportarsi e competere, con il rischio di rimanere indietro? Siamo toLamezia e non solo

… PERCHÈ CHIUDERE?”

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 13


rifugio fata

Pallina Adozione del cuore Lady Pallina, una cagnolina di 11 anni veramente sapiente che ha tanto da regalare ad una bella famiglia o ad un single che desideri un compagno a 4 zampe. Pallina ha vissuto in casa per anni con un lavoratore che la soccorse da piccolina e l ha accudita finché, per motivi gravi, si è dovuto trasferire e, a malincuore affidarla al rifugio Pallina è socievole ma anche indipendente, saggia con tutti i cani. Un carattere forte e sicuro

pag. 14

di Francesca Scerbo

di sé dal...basso dei suoi pochi kg di peso. Per una adozione è prontissima. Pensiamo spesso ai cuccioli ma questi piccoli giganti della vita hanno tanto da insegnarci. La serenità delle piccole gioie della vita. Venite al rifugio a conoscerla.

+39 328 098 7893

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


cultura

Tu chiamale se vuoi ... emozioni di Tommaso Cozzitorto È un venerdì sera, nella Chiesa di San Benedetto, è l’inizio di una rarefatta emozione, l’Adorazione Eucaristica, un momento profondo di riflessione, un ritrovarsi con la propria coscienza di fronte allo specchio della propria anima, scorrono vite, si spengono, almeno per un’ora le sirene e i rumori che tanto tormentano il nostro cuore. Don Domenico di fronte al Santissimo è strumento di preghiera e guida la sinfonia di musica e parole, parole del Beato Carlo Acutis, questo giovane che ti stupisce e ti rapisce per la profondità e la maturità spirituale raggiunta ad appena quindici anni. La certezza di Dio, la costanza nell’ amore, la

frequentazione dello Spirito come abito naturale non è una facile i m p r e s a , eppure nel Beato Carlo tutto ciò avviene in modo semplice e naturale: Dio prima di tutto, alzare lo sguardo verso il Cielo, la sana ambizione di conquistare il Paradiso attraverso l’ Eucarestia, la consapevolezza che l’incontro con il Signore sia il punto più alto del pensiero umano che può trasformarsi in atto concreto, Ascolto e preghiera, il tempo terreno sembra lontano come lontani sembrano gli affanni quotidiani, dentro la Chiesa momenti di pura elevazione è come se coprissero con un velo le miserie di tutti noi umani, le fragilità e le poche o forzate virtù. Un venerdì sera, una grande chiesa, Carlo Acutis, un sacerdote e alcuni fedeli, un senso all’esistere, notti che possono far meno paura, squarci di luce in un cielo cosparso di gabbiani tra nubi rossastre come foglie d’autunno e macchie di oro e turchino.

La vita è un uno scorrere di emozioni, di esperienze, di percorsi di dolore, la sintesi è una costante ricerca di armonia e di equilibrio. Puoi trovarti in un giorno qualunque in una Chiesa costruita da poco tempo, inaugurata da qualche giorno e sentire dentro di te una speranza e una pace, il senso dell’ essenziale e della essenza della fede, uno spirito di ricerca e la forza di incamminarti finalmente verso una direzione che intuisci sia di luce. In questa grande Chiesa, dalla forte componente simbolica, ascolti in un giorno all’apparenza qualunque, le parole del sacerdote, un uomo che sa parlare al cuore e dal cuore alla facoltà intellettiva del pensiero e ti rendi conto che la ricerca della sintesi del senso della vita può essere possibile. Il viaggio, attraverso il veliero dell’anima solca mari che possono sconfinare in oceani, a volte calmi a volte agitati se non addirittura in tempesta, ma conosci ormai il faro che tra mille difficoltà ti porterà comunque verso la terraferma. E ancora tanti altri saranno i luoghi del mare e del ritorno e sempre più numerose le direzioni interiori spazio /temporali. Comprendi il ruolo e il significato culturale e spirituale di questa grande nuova Chiesa, già in atto per la formazione spontanea di una comunità di fedeli, comprendi il suo potenziale, il suo abbraccio al futuro. Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 15


La nosta storia

Le Abbazie del lametino, centri di spiritualità e di produzione economica

(quarta parte)

di Matteo Scalise

Abbazia di Corazzo: oggi sita sulla strada statale 109 che collega il comune di Carlopoli (di cui fa parte la località Corazzo) a quello di Soveria Mannelli, immersa nella lussureggiante valle del Corace, fu fondata presumibilmente secondo lo storico Francesco Russo dai Normanni attraverso i Signori di Martirano nel 1060 e affidata all’Ordine Benedettino. Dotata fin da subito di ingenti proprietà terriere, ricche di alberi da frutto, faggi,cerri, querce e abbondante selvaggina, attirò ben presto diversi gruppi di popolazioni che dalla costa tirrenica martoriata dalle frequenti invasioni saracene cercavano rifugio e di che vivere presso le grandi istituzioni monastiche che sorgeranno numerose nel comprensorio lametino. Così facendo, anche le aree interne ben presto si popolarono dando vita ai molti paesi del Reventino che ancora oggi noi conosciamo (di questo argomento ne parlerò in maniera specifica in un futuro articolo). Nel 1157 i Benedettini chiesero di poter abbracpag. 16

ciare la nuova famiglia dell’Ordine chiamata Circestense, i quali reputavano che fosse più conforme alla Regola lasciata dal fondatore san Benedetto da Norcia. L’inizio della potenza economica della Abbazia si ha nel 1157 quando il vescovo di Martirano, Michele, rinunciò alla sua giurisdizione temporale e spirituale nei confronti della Abbazia. Da questo momento gli Abati che si susseguirono alla guida del complesso monastico favorirono come poterono allo sviluppo economico e produttivo incrementando la coltivazione di germana, avena, lupini, legumi, orzo oltre alla concessione del pascolo di ovini, caprini, e suini ed esigendo la riscossione puntuale dei pagamenti sullo jius attuato dai coloni e dagli abitanti dei nuovi paesi sorti sulle proprietà della Abbazia del diritto di pascolo, della raccolta della legna, dei frutti spontanei, di caccia alle volpi, lepri, cinghiali e cervi allora abbondanti. Massimo splendore ebbe però Corazzo quando Abate divenne il celebre teoloGrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

go Gioacchino da Fiore (1176) il quale quando lasciò la guida dell’ Abbazia essa era giunta al massimo grado della sua potenza economica, poiché alla cura incessante delle proprietà Corazzo continuava ad accumulare privilegi e beni immobili. I suoi possedimenti, per darvi una idea, partivano dalla pianura lametina da Maida (CZ) giungendo verso est a Santa Severina (KR) mentre verso nord arrivavano a Montalto Uffugo (CS). A tutela di questo immenso patrimonio terriero, economico e politico Corazzo richiese diverse garanzie legali fra il XII e il XIII dal normanno Guglielmo il buono (1177), dall’imperatore Enrico VI (1195), da papa Innocenzo III (1204) e dall’imperatore Federico II (1220 – 1225). L’attività economica innescata da Corazzo comportò lo sviluppo di una fiera di bestiame da svolgersi ogni anno l’8 settembre, oltre che numerosi liti fra monaci e coloni sui canoni di pagamento, fitto e sfruttamento delle proprietà terriere della Abbazia. Questa enorme Lamezia e non solo


ricchezza accumulata e investita a vantaggio dell’Abbazia venne meno dal 1445, quando le rendite (benefizi) prodotte da Corazzo furono date in commenda ad un Abate esterno. Così ancora una volta gli abati commendari anche a Corazzo intascavano la grossa rendita e lasciavano le briciole per le necessità del Monastero, appaltando la gestione spirituale al Priore e quella economica a dei procuratori che sfruttavano il più possibile i coloni. Così facendo, in poco tempo crollò il sistema economico virtuoso che insisteva a Corazzo, molti coloni andavano via in cerca di contratti di lavoro più favorevoli (molti emigrarono a lavorare presso la mensa vescovile di Martirano), il numero dei monaci presente a Corazzo scese drasticamente fin quando anche la semplice ristrutturazione del complesso monastico (che annoverava diverse fabbriche, come le stanze di clausura, la cucina, il refettorio, il chiostro, la sala capitolare oltre ad una grande e importante biblioteca che conservava diverse opere teologiche, storiche, filosofiche di straordinaria importanza) non si aveva il denaro sufficiente per farlo, tant’è più volte la popolazione locale contribuì alle ristrutturazioni o al semplice nutrimento dei Monaci con offerte o giornate lavorative gratuite. La situazione si risollevò soltanto nel 1570 quando il vescovo di Martirano Gregorio della Croce chiese – e ottenne - dal Papa

Lamezia e non solo

la reintegra della sua giurisdizione temporale e spirituale su Corazzo. Così nominò nel 1576 come Abate un certo don Giusto Buffolati che risanò finanziariamente l’Abbazia, la fece ristrutturare e ripopolare di nuovi monaci. Nel XVI secolo, mentre la vicina diocesi di Martirano cresceva in termini economici, a Corazzo invece la situazione economica non andava bene poiché pochi erano i coloni rimasti alle dipendenze dell’Abbazia, molti erano insolventi nei loro pagamenti e l’Abbazia non aveva più il potere economico di un tempo per ingiungere cause giudiziarie dispendiose e che si prolungavano per anni. Così la decadenza economica si assommava a quella spirituale e materiale. Vana fu la consacrazione della nuova chiesa abbaziale nel 1769. Infatti nel 1783, col devastante terremoto di quell’anno, rase al suolo non solo la nuova chiesa ma l’intero complesso monastico. I ruderi non furono più restaurati, i beni terreni furono incamerati dalla Cassa Sacra e venduti a prezzi stracciati ai nuovi possidenti terrieri delle zone limitrofe. L’ingente patrimonio liturgico e artistico fu distribuito fra le chiese vicine dei casali di Castagna, Serrastretta, Soveria Mannelli e Scigliano. Nel 1795 gli ultimi monaci di Corazzo si trasferirono a Cosenza e pochi ritornarono – per breve tempo – su pressione della popolazione locale. La proprietà feudale di Corazzo cessò definitivamente con

decreto dei francesi nel 1807 che incamerarono tutto al Regio Demanio di quel poco che era rimasto. I ruderi divennero proprietà del casale di Scigliano dal 1784 al 1811, poi di Colosimi dal 1811 al 1816, poi di Soveria Mannelli dal 1816 al 1832, poi del comune di Castagna dal 1832 al 1869 quando il comune di Castagna sarà soppresso e aggregato a quello di Carlopoli, di cui ancora oggi Corazzo fa parte e saranno oggetto di saccheggi, rifugio di briganti e usati come materiale di cava negli anni 60’ del secolo scorso per costruire l’attuale strada provinciale 109. Inghiottita da fitta vegetazione e dimenticata da tutti, l’Abbazia di Corazzo ritroverà vita soltanto nel 2013 quando una associazione culturale locale si curerà di mantenere pulita l’area dalle erbe infestanti, coltivare qualche erba officinale e svolgere visite guidate per i turisti, mentre dal 2015 è direttamente il comune di Carlopoli che gestisce il sito archeologico di Corazzo dove ha già organizzato diversi eventi culturali e spettacoli, oltre che a potenziare la promozione turistica. Di recente poi Corazzo ha avuto un importante finanziamento economico per il recupero e la valorizzazione dello stesso, facendolo assurgere a miglior sito culturale per conservazione e crescita in termini di presenza turistica dell’intera provincia di Catanzaro.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 17


riflessioni

LIBERI SI NASCE, SUDDITI SI DIVENTA, come FRATELLI si nasce e PROSSIMI SI DIVENTA

di Alberto Volpe

Un concetto di filosofia ontologica afferma che “ens est bonum”, tradotto equivale a sostenere come solo di chi ha una sorta di vita si può dire che perciò stesso la cosa è positività. Per la categoria dell’essere umano, in particolare, l’esistere nella sua completa e perfetta dimensione sociale , ciò diventa un carattere segnatamente connesso ad suo essere persona, prima che individuo. Inscindibilmente a tale specificità dell’essere persona va rilevata e riconosciuta la libertà dello stesso soggetto. Anzi, se il corpo e, sempre filosoficamente parlando, l’accidens, la libertà è la sua “substantia”. Così il colore della pelle, la forma degli occhi, o l’altezza sono tutti aspetti “accidentali” della persona. Tanto premesso, vale la pena ricordare che sotto qualsiasi cielo si nasce, sia che si abbia la fortuna di essere riscaldati e sia che si sopravviva al gelo di un cespuglio o all’interno di maleodorante cassonetto di rifiuti, comunque nessuno può negare la libertà di quell’essere. Né vale la legge dell’appartenenza per riconoscere o negare quel diritto naturale. Come dire, che il nascere in Occidente, piuttosto che all’Est, in Italia invece che in Sud Africa, essere genie dell’Imperatore del Giappone,piuttosto che di un kolkosiano della Georgia russa, tutto ciò neppure limita il diritto alla libertà di chi ha il dono della vita. Conquiste civili e democratiche solo apparentemente acquisite ed indiscusse, perché, pur essendo di fatto negate, in toto ancora in molte parti del pianeta Terra, anche nelle civilissime “civiltà occidentali” quella libertà, nella pratica quotidiana viene negata, e talvolta anche codificata. L’essere umano, in quanto innegabilmente anche essere sociale, vive della solidarietà dei suoi simili, al cui progresso egli stesso contribuisce con la specificità delle sue forze, fisiche ed intellettuali insieme. Da qui discende, è bene ricordarlo a chi si accredita una qualche maggiore “libertà”, in forza di un casuale potere economico o di uno similarmente quanto

temporaneo politico che dal basso gli è stato delegato, che si ricopre un ruolo istituzionale perché venga promosso il bene di tutti. Concetti superati in nome di un liberismo sfrenato ed incontrollato ? Se la risposta è No,nella sua accezione e concezione epistemologica, di fatto troppi esempi segnano invece la tendenza a negare quella norma che prima di essere codificata di una Carta costituzionale, è nella natura stessa dell’essere umano. Ma tant’è ! Ed intanto,molto spesso si fa passare il concetto che la “libertà nella tasca” può ben sostituire la “libertà nella testa”. Idea subliminale che viene inculcata attraverso il tubo catodico o da certa paludata stampa periodica. Che altro non vuol affermare che “il valore dell’immagine” a discapito del valore intrinseco della persona. Ed invece, l’erogazione del diritto è nella natura ontologica dell’essere, che sia contribuente, cittadino di uno Stato, e non è “discrezionale” di un qualsiasi potere. Se l’autocertificazione, prevista per alcuni atti ufficiali, ha mirato a “liberare” il cittadino anche dalla “schiavitù” dal chiederne il rilascio, nel senso opposto si pongono quei periodici “condoni” che proprio per la loro garantita cadenza potrebbero configurarsi come istigazione a delinquere. E con l’aggravante che il cittadino onesto scrupoloso, vedendosi “indebolito” dalla baldanzosità di un numero sempre maggiore di “abusivi” dell’ambiente e della economia comune, quel cittadino venga ricacciato nel ghetto della discriminazione, alla cui sindrome seguire una soluzione antisociale ed eventualmente organica ad una criminalità diffusa. E non si sottovaluti che una tale tendenza esclusiva della “grande politica”, verificandosi anche nei piccoli Comuni, con una capacità espansiva preoccupante, come dimostrano i casi di mobbing. Quando si dice che “exempla trahunt”, e purtroppo preferibilmente quelli negativi. Altro che “Fratelli tutti”, come auspica nella sua ultima Enciclica Papa Francesco !

associazionismo

Cambio al vertice del Soroptimist di Lamezia Terme:

Rossella Aiello è la nuova presidente per i prossimi due anni Cambio al vertice del Soroptimist Club di Lamezia Terme: Rossella Aiello è la nuova presidente. La tradizione cerimonia delle candele si è svolta nei giorni scorsi nel pieno rispetto delle norme anti contagio. Aiello raccoglie così il testimone lasciato da Concetta Giglio, past president nonché presidente fondatrice del club lametino, che per l’occasione ha fatto un bilancio del biennio appena concluso, con le numerose attività che ha portato avanti sotto la sua presidenza. È toccato poi alla neo presidente Aiello illustrare le azioni che il Club ha programmato per i prossimi mesi, in linea con gli obiettivi che il Soroptimist d’Italia intende perseguire, sotto la presidente nazionale Mariolina Coppola, che ha scelto come motto “Women enpowerment W364”, e soprattutto emergenza sanitaria permettendo. Molte delle attività infatti sono state riprogrammate in base alle nuove restrizioni dovute al lockdown. Alcune iniziative si svolgeranno in modalità web, come il primo corso formativo rivolto alle donne, soprattutto quelle “fragili”, sull’educazione finanziaria. Si tratta di un progetto realizzato grazie a un protocollo siglato tra il Soroptimist d’Italia e la Banca d’Italia, pensato per le donne, affinché acquisiscano competenze finanziarie. Il 25 novembre, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, e per celebrare i 16 giorni di attivismo, il Club sostiene la campagna internazionale promossa pag. 18

dall’Onu e denominata “Orange the World”, per dire no alla violenza contro le donne. Per l’occasione saranno organizzate iniziative per sollecitare le istituzioni, la società civile, i media, i social su questa tematica. Il 10 dicembre verrà celebrato il Soroptmist Day, in occasione della giornata dedicata ai diritti umani, e in programma c’è la realizzazione dell’area “Baby pit stop” al Chiostro San Domenico, un progetto ideato insieme all’Unicef per garantire i diritti sanciti dalla convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con l’allestimento di aree attrezzate per mamme e bambine. Da gennaio saranno inoltre avviati con le scuole, Covid permettendo, dei percorsi sui nuovi disturbi alimentari, che colpiscono i giovani, così come si porterà avanti il progetto “Adotta un asilo”, con azioni di sostegno concreto a un asilo comunale presente in città. «Il servizio di asilo nido rientra tra le politiche essenziali per la crescita di un paese – ha spiegato la presidente Aiello – questo servizio può incidere anche sulle decisioni relative alla fertilità e alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il nostro intento è quello di sostenere un asilo con libri, giocattoli ecologici e contro gli stereotipi e materiale didattico utile allo sviluppo armonico del bambino».

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Sport

di Vincenzo De Sensi

Calcio quo vadis?

Nel tempo libero degli italiani questa specialità (parliamo del calcio chiacchierato e non praticato) occupa un posto almeno uguale a quello dedicato alle donne. Per cui lo scrivere sul football diventa un’impresa temeraria, la classica pioggia sul bagnato. Per fortuna esiste sempre la distinzione fra dilettanti e professionisti, fra gli strateghi dei bar rionali e l’autentica gente del mestiere. Di solito però i professionisti del calcio, giocatori o ex giocatori, sono degli empirici: conoscono il gioco, magari lo sanno anche teorizzare discretamente, ma difettano dei presupposti culturali per inserire la loro esperienza in una sistematica e storicizzata visione d’insieme, in modo che il calcio diventi non soltanto scienza esatta, ma anche storia e filosofia. In fondo si intuisce lo scopo di raggiungere, attraverso una manovra il più possibile armonica e corale, Il traguardo della rete avversaria. A pensarci bene esso è una lezione di coraggio, azzardando saltuarie sortite in contropiede. La vittoria non deve essere un furto, ma una conquista a viso aperto. Quella che sanno cogliere le squadrette di ragazzini che giocano soltanto per divertirsi, manovrando e passandosi la palla con spontanea logica e sensibilità tattica, non ancora frenate e adulterate da condizionamenti esterni e da pavidi calcoli. Ma il calcio è anche un grande spettacolo popolare, la tipica droga domenicale, un importante fenomeno di costume che fa parte integrante della nostra vita, la influenza e a sua volta ne è influenzato. Dietro il trionfo delle tattiche difensive, l’esasperata professionalizzazione del gioco e l’incattivirsi del “tifo” ci sono le spinte di mutate condizioni economiche e sociali, il peso sempre maggiore del denaro, il volto di un paese che cambia nel bene e nel male. Si parla tanto di alienazione; ma anche il calcio si disumanizza, ruotando intorno a una fantomatica palla d’oro che, come il vitello biblico, inquina e falsifica l’originaria purezza dello sport, sostituendola con l’idolatria di interessi meschini e contingenti. E alla base dell’attuale scadimento tecnico c’è anche un fattore economico, la precaria posizione dell’allenatore, capitano di ventura senza gloria, capro espiatorio delle sconfitte, impossibilitato a svolgere un lavoro di profondità a lunga scadenza, costretto a difendere la sua panchina traballante con risultati immediati, sotto l’assillo e la psicosi del “prima non prenderle”. Nascono così la religione e la filosofia della “zero a zero”, ossia la negazione stessa del calcio.

Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 19


Sport

AMARCORD

Sei stagioni alla Vigor Lamezia. 300 presenze in C, ora manca la Serie B! FRANCESCO FORTE: “A LAMEZIA PERIODO BELLISSIMO” Ecco la storia di una promessa diventata realtà, in cui c’è qualcosa di ‘orgogliosamente’ nostro…

di Rinaldo Critelli

“Tutto il periodo che sono stato a Lamezia è stato bellissimo perché la Vigor mi ha dato l’opportunità di farmi vedere in giro per l’Italia e giocare a buoni livelli in C. Ricordo con grande piacere i tifosi sempre calorosi e la società di allora”.

Era settembre 2007 ed un caro amico Fausto Falsetti mi segnala un suo compagno di squadra, allora 16enne rampante, che produce mirabilie in porta col Campora in Prima Categoria. Si chiama Francesco Forte. Mi attivo con l’allora dg Donnarumma della Vigor Lamezia e si organizza un test amichevole per vederlo all’opera. Teatro lo stadio ‘Carlei’, dove il promettente pipelet conferma tutte le sue doti. Il suo percorso inizia proprio da quel test, dodici anni fa metà dei quali a difesa della porta della Vigor dei vari tecnici Ammirata, Costantino, Provenza, Erra. Poi Forte, che lo scorso 12 ottobre ha compiuto 29 anni, ha cambiato 7 maglie (Gavorrano, Aversa, Maceratese, Rende, Viterbese vincendo la Coppa Italia, Carrarese) accumulando finora poco più di 300 presenze in Serie C, ed oggi para nell’Avellino di Braglia in C.

Tutto partì da quel ‘provino’ , tu non ancora 17enne. Ricordi? “Eccome: so anche che lo organizzaste tu e Fausto Falsetti mio compagno di squadra e tuo amico. A fine gara non parlai con nessuno, poi la Vigor chiamò mio padre per il contratto visto che io ero ancora minorenne. Fui felicissimo”. E la gara del tuo esordio? “Ero molto emozionato ancora minorenne, giocavamo a Monopoli: è un ricordo che porto sempre con me”. L’allenatore o preparatore che ricordi di più? “Ho sempre avuto ottimi allenatori e preparatori. Anche in quegli anni alla Vigor, ma dico Francesco Strangio perché è stato il primo preparatore quando arrivai ragazzino a Lamezia, mi ha fatto crescere molto. E se oggi se sono a questi livelli lo devo anche a lui”.

Francesco, come sei diventato portiere? “Giocando con mio fratello Domenico, più grande di un anno, nel giardino di casa mi metteva in porta per ripicca, da lì è nata la passione, aumentata negli anni”. Un anno di Berretti e poi sei stagioni in C con la Vigor: cosa ricordi di più? pag. 20

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Un compagno a cui sei rimasto legato? “Nel corso degli anni le strade poi si separano, ma qualcuno lo sento ancora oggi, non faccio nomi ma è rimasta stima e amicizia con molti”. Tra i tanti allenatori hai avuto anche Bucchi (ex attaccante del Napoli) alla Maceratese e l’eccentrico Silvio Baldini l’anno scorso alla Carrarese: un aggettivo? “Professionisti esemplari. Ho avuto rapporti splendidi con entrambi, tanto che li sento tuttora. Non a caso hanno fatto carriere importanti, Bucchi in primis da calciatore essendo in panchina solo da qualche anno. Baldini lo conosciamo tutti, ha fatto bene ovunque, si diletta ora nella sua Carrara: è un personaggio fatto a modo suo ma una persona speciale”. Proprio a Carrara avevi per compagni due top, Tavano e Maccarrone, che pensi? “Che bisognerebbe prendere esempio da loro, a 40 anni sembrano ancora ragazzini allenandosi a duemila all’ora, dopo aver vinto campionati, classifiche marcatori, Premiere League e Liga”. E Braglia, tuo allenatore ad Avellino? “E’ uno tosto: se non ti impegni al 100% non giochi la domenica. In questa categoria ha vinto tanti campionati. Con l’Avellino siamo partiti bene e vogliamo

continuare così”. Anche a livello personale: ben 392 minuti di imbattibilità per te in questo avvio di stagione… “Sì, spero di continuare così, l’altro portiere è Pane che ha giocato contro la Casertana il 25 ottobre essendo io reduce, in quel periodo, da tre gare ravvicinate ed il mister ha preferito alternarci”. Il tuo idolo? “Essendo interista sono cresciuto col mito di Toldo. E’ normale che oggi mi piacciono Handanovic, Neur, Alisson e talvolta sbircio su youtube per carpirne qualche trucco”. A 29 anni ti senti pronto per la B, ovviamente augurandoti anche la A? “Certo che sì, tutti questi anni in C mi hanno formato sia a livello caratteriale che tecnico, spero di farcela con l’Avellino vincendo quest’anno il campionato. Permettimi un saluto ai tifosi della Vigor: grandissimo pubblico, sempre caloroso!”. · Pubblicate Galetti, Castillo, Sinopoli, Gigliotti, Sestito…continua

NUOVO PUNTO DI RITIRO

PRESSO

Bar il Miraggio

Luca Fragale - Via A. Volta, 22 - cell. 339 6953497 - Lamezia Terme Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 21


IL VOLTO SPIRITUALE DELLA CALABRIA

CATERINA BARTOLOTTA LA VITA U LTRATE R R E NA di Fernando Conidi

Nella storia di Caterina sono rac- interiore capace di dare una rispochiusi molti avvenimenti importanti. sta ai nostri quesiti, poiché, nell’atUno tra questi, che ha suscitato mol- to stesso di dubitare delle nostre to interesse, è il suo contatto con pseudo-sicurezze, apriamo la poril mondo ultraterreno, in particolare ta della nostra mente alla ricerca con quello delle anime dei defunti. di ulteriori indizi che possano acL’uomo, sin dalla notte dei tempi, compagnarci e farci progredire si è interrogato sull’esistenza del- sulla strada della verità. Chi rimala vita oltre la morte. Molti santi e ne convinto che la vita ultraterrena mistici hanno contribuito concretamente a far conoscere la realtà ultraterrena attraverso la propria esperienza, con segni fisici e spirituali dei loro contatti con le anime del purgatorio. Caterina Bartolotta, seppur quasi adolescente, negli anni Settanta ha vissuto molti episodi toccanti e significativi, capaci di sensibilizzare la mente e il cuore di chi le si avvicinava per cercare una prova dell’esistenza della vita oltre la morte di un proprio congiunto. Gli aspetti di ciò che viene raccontato nell’articolo sono molteplici. Infatti, la razionalizzazione del vissuto della veggente, con un’attenta analisi degli avvenimenti, ha aiutato molte persone a credere nell’esistenza della vita ultraterrena, individuando in Caterina una strada aperta verso la libera comprensione e inter- Caterina nel 1974, assieme alla madre, davanti pretazione di un fenomeno Natuzza Evolo a Paravati (VV) la cui risposta viene cercata sin dagli albori dell’umanità. non esista, e non effettua alcuna ricerca per accertarsi della fondatezza della sua convinzione, resta METTERSI IN DISCUSSIONE Il dubbio, paradossalmente defini- fisso su una dimensione statica del bile “principe della ricerca della ve- concetto di vita ultraterrena, poirità”, ha sempre aiutato i ricercatori ché senza un approfondimento e a mettere in discussione se stessi, senza alcuna esperienza non è mai oltrepassando così le barriere del- possibile essere certi della propria la propria mente che spesso ci fan- convinzione. È importante per ogni no adagiare su scelte consolidate individuo basare le proprie scelte, la propria esistenza su qualcosa anche se prive di fondamento. Mettersi in discussione equivale di reale, sondabile e inconfutabile. già ad aver raggiunto un equilibrio Ma la libertà di ognuno di noi è pag. 22

prima parte

un privilegio, un dono di Dio, che, ovviamente, deve essere utilizzato nella maniera più corretta; e quale potrebbe essere se non la ricerca della verità? Basiamo ogni nostro momento della nostra esistenza sulle esperienze vissute, ma, molto spesso, rischiamo, per incuria o noia, di affrontare una vita intera senza riuscire a essere consapevoli dell’esistenza di Dio. La ricerca della verità dovrebbe essere la spinta inerziale, quella primaria e fondamentale, per giungere alla conoscenza, per poi voltarsi indietro senza alcun pentimento o rimorso, poiché il cammino verso la luce non delude mai. LA STORIA L’IMPORTANZA DI ESSERE SEMPLICI A Settingiano, paesino del catanzarese, dove Caterina aveva iniziato a vedere la Madonna (12 luglio 1973), la gente semplice era più portata ad accettare le apparizioni, mentre coloro che erano eruditi, o si credevano tali, dal pulpito della loro predica, si isolavano sentenziando verità personali prive di fondamento. I più casa di umili cercavano Caterina per giudicare con i loro occhi i segni che si verificavano, manifestando una capacità di razionalizzare le esperienze superiore a quella saccente di coloro che non osavano neanche avvicinarsi all’uscio di casa Bartolotta. Infatti, i semplici, nella loro umiltà, pensavano che fosse necessario guardare per poter giudicare, vivere quelle esperienze per fare il giusto discernimento, per poterle comprendere con l’occhio della semplicità, che scruta la verità e la riconosce molto prima di una sac-

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


IL VOLTO SPIRITUALE DELLA CALABRIA cente cultura umana. Loro non si Caterina con il desiderio di cono- Signore, e Caterina segue il camesimevano dal vivere ciò che vole- scere la verità. Il 23 agosto 1974, mino indicato da Maria, mostrando vano conoscere, istruivano la loro la Madonna diede a Caterina que- a tutti l’umiltà del proprio cuore. I mente attraverso il vissuto, attra- sto messaggio: “Sono apparsa per Vangeli raccontano che dove c’è verso immagini e suoni che davano purificare le persone, ma di più le l’umiltà, c’è sempre la presenza di forza al loro ragionamento, alla loro incredule. Figli miei, purificatevi e Dio, che Dio stesso si serve dei voglia di conoscenza, alla loro ca- credete tutti. Il Paradiso non è per più umili, esaltandoli davanti a tutti. pacità di comprendere. tutti [...]”. Gesù disse: “Perché chiunque si Cristo stesso, come dimostra la La Madonna concedeva molti se- esalta sarà umiliato, e chi si umilia storia descritta nei Vangeli, si la- gni per la conversione, in partico- sarà esaltato” (Lc 14,11). Per quesciava affiancare dagli umili e dai lare proprio per gli increduli che sto, a coloro che andavano a trosemplici; disse, infatti: “Ti bene- avevano bisogno di prove per ren- vare Caterina, la Madonna elargiva dico, o Padre, Signore del cielo dersi conto della realtà della vita grazie e segni, mentre i superbi o e della terra, perché hai tenuto ultraterrena. gli increduli, che restavano fuori da nascoste queste cose ai quella casa, erano vittima e sapienti e agli intelligenti e preda di se stessi, poiché le hai rivelate ai piccoli. Sì, erano proprio i loro insani o Padre, perché così è piapensieri a tenerli fuori da ciuto a te” (Mt 11, 25-27). quella piccola e umile dimoLa Madonna nel Magnificat ra, scelta dalla Madonna per esalta l’umiltà: “Ha spiegato le apparizioni. la potenza del suo braccio, L’accoglienza che Caterina ha disperso i superbi nei riservava a tutti era semplipensieri del loro cuore; ha ce, vera, sincera. Lei non rovesciato i potenti dai troabusava del suo ruolo, mai ni, ha innalzato gli umili [...]”. dell’immagine che la cirNon tutti i Settingianesi, o condava, anzi, ogni volta coloro che avevano saputo che qualcuno innalzava le delle vicende di Caterina, sue doti umane e spirituali, erano oppositori di una velei con un semplice gesto rità ancora quasi sconoo con una semplice parola sciuta. Come dovunque distoglieva subito l’attennel mondo, e in ogni temzione da se stessa, per inpo, l’uomo, a volte, giudidirizzarla verso il Signore e ca affrettatamente, senza la Madonna. A conforto di prendere parte a ciò che Caterina, nella sua giornaama giudicare, dimostrando ta, oltre alla presenza della quanto la superbia umana Madonna, e di molti fedeli, impedisca il giusto discernivi erano i familiari e il suo mento e porti inevitabilmendirettore spirituale, don Giote alla perdizione. vanni Capellupo, che dissiNegli anni Settanta, Settinpava ogni dubbio, rendendo Messaggio della Madonna a Caterina Bartolotta, 23 agosto 1974 giano era un piccolo paese l’immagine di Caterina qual di provincia, senza grandi era. Don Capellupo aveva aspettative sociali, ma l’umiltà, l’o- UNA BAMBINA UMILE la capacità di diradare ogni nebbia nestà, la semplicità e la correttezza La piccola veggente non innalza- con cui il maligno tentava di offudimoravano in alcune case e in mol- va mai se stessa, non si sentiva scare la candida e umile immagine ti cuori. Coloro che si avvicinavano mai al di sopra di nessuno, fosse di Caterina. La Madonna con i suoi a casa Bartolotta per cercare la stato anche il più povero e malan- segni allontanava lo scetticismo e Madonna con cuore sincero, ave- dato o il peggiore essere umano, la vanagloria umana di chi si sentivano le esperienze più belle e si- che oltrepassava la porta della sua va al di sopra di quella semplice e gnificative; del resto come sarebbe casa. Anche questa sua umiltà giovane ragazza, che, proprio per stato possibile diversamente, visto era un segno della presenza della la sua umiltà e quell’amore privo di che quella casa veniva visitata dal- creatura più umile per eccellenza: qualsiasi vanità umana, era stata la Santissima Vergine ogni giorno. Maria, madre di Cristo e di tutta scelta per essere ancora una volta l’umanità. Nel Magnificat, Maria strumento divino. SEGNI PER LA CONVERSIONE dice: “L’anima mia magnifica il SiCONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO La Madonna ha sempre desidera- gnore e il mio spirito esulta in Dio, to la salvezza di tutti, per questo i mio salvatore, perché ha guardaparzialmente tratto da “Il Segno del sopransegni erano riservati anche agli in- to all’umiltà della sua serva. [...]”. Fonte: naturale”, n. 351, settembre 2017, Edizioni Segno creduli, ma che si presentavano da La Madonna si dichiara serva del Autore: Fernando Conidi Lamezia e non solo

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

pag. 23


La parola alla Psicologa

Ossessioni e Compulsioni di Valeria Saladino - Psicologa

L’ossessione si riferisce a pensieri, immagini, impulsi persistenti, intrusivi e indesiderati. Le ossessioni sono pensieri, idee o immagini che continuamente preoccupano o si intromettono nella mente di una persona. Sono generalmente considerate irrazionali, ma alcune persone possono non essere in grado di controllarle o fermarle. Pensieri ricorrenti sulla morte, sulle malattie sono solo alcune ossessioni comuni. Ad esempio, una persona può soffrire della paura irrazionale che lui o qualcuno vicino a lui morirà improvvisamente; questa persona sarà tormentata da costante preoccupazione e tensione. Le ossessioni sono pensieri e idee vissute dalla persona come estranee e intrusive, il che vuol dire che i soggetti giudicano i contenuti delle ossessioni senza senso e totalmente estranei al loro sistema di valori e ai loro princìpi morali. Queste idee sono percepite anche come incoercibili dalla persona, la quale non riesce, malgrado si sforzi, a distogliere la sua attenzione da tali pensieri, che si impongono nella sua mente contro la sua volontà e senza alcuna possibilità di controllo. Queste idee ritornano continuamente ad occupare lo scenario mentale del soggetto. Alcune persone avranno ossessioni lievi che si verificano una volta ogni tanto, mentre alcune persone soffriranno di pensieri e idee ossessive costanti. Le compulsioni sono atti o comportamenti ricorrenti, che di solito derivano da ossessioni. Ad esempio, una persona che ha una paura irrazionale di germi e sporcizia si lava ripetutamente le mani, anche quando le sue mani diventano rosse per il troppo lavaggio. Il comportamento di questa persona deriva dai suoi pensieri ossessivi. Alcune persone ripetono determinati atti o comportamenti per attenuare l’ansia causata da particolari pensieri ossessivi. Tale comportamento include la trazione del Testata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 28°- n. 67 - novembre 2020 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

pag. 24

pelo, il mangiarsi le unghie, l’auto-mordere, la raccolta della pelle, ecc. Alcuni individui possono essere consapevoli che questo tipo di comportamento ripetuto è irrazionale e illogico, ma sono costretti a comportarsi in questo modo per evitare sentimenti di ansia e paura. Il termine compulsione deriva dal verbo latino compellĕre che significa “spingere con forza”. L’etimologia della parola vuole infatti indicare un comportamento coatto - ovvero non controllabile. L’aggettivo compulsivo, secondo il significato letterale, indica appunto qualcosa che è al di fuori del controllo della volontà del soggetto. l comportamento compulsivo è una caratteristica anche dell’abuso di sostanze e delle dipendenze, ma non solo: le compulsioni possono manifestarsi anche in caso di qualche disturbo alimentare o in alcune forme di obesità. Nelle dipendenze da sostanze le compulsioni si manifestano come una spinta persistente ad usare le droghe e un’incapacità di controllarne l’uso; allo stesso modo le patologie legate al cibo sono caratterizzate da un bisogno smodato e incontrollabile di alimentarsi in modo eccessivo, nonostante gli sforzi di tenere sotto controllo tale comportamento. A volte i comportamenti diventano compulsioni anche in risposta alla gestione di stati emotivi negativi: come le compulsioni rispondono al bisogno di difendersi dallo stress procurato dalle ossessioni, a volte alcuni comportamenti diventano compulsivi anche nel caso di una scarsa gestione di altre emozioni, come ansia o tristezza. Nel caso dell’alimentazione compulsiva o nell’abuso di sostanze, infatti, ingerire grosse quantità di cibi gradevoli o fare uso di droghe, ha lo scopo di alleviare uno stato emotivo negativo che il paziente non riesce a gestire diversamente.

88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Lamezia e non solo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.