Lameziaenonsolo febbraio 2022 Aleandro Baldi

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confidenze

Aleandro Baldi di Chiara D’Andrea Questo mese sulla copertina della rivista “Lameziaenonsolo” c’è Aleandro Baldi, uno dei più amati interpreti della musica leggera italiana e grande cantautore fiorentino. Cinque partecipazioni al Festival di Sanremo con due grandi ed indimenticabili vittorie e brani che sono rimasti impressi nel cuore degli italiani e nella storia della canzone “ Non amarmi” e “Passerà”. Ciao Aleandro...Quando è iniziato il tuo rapporto con la musica? E’ iniziato nel momento in cui ascoltando musica mi arrivava un emozione. Le emozioni erano di tanti tipi.. c’erano emozioni belle ma anche quelle che mi suscitavano paura o che potrei definire come brutte, ma più avanti nel tempo ho scoperto che anche la musica che allora pensavo come brutta in realtà quando suscita un’emozione è comunque positiva. Non è positiva quando ti è indifferente, allora vuol dire che quella musica non ti arriva, non ti colpisce il cuore. Quando hai iniziato a cantare? Quando avevo 5 o 6 anni, cantavo e suonavo i primi strumentini, pianofortini piccoli. I mie genitori e chi mi stava intorno capiva che riuscivo a riprodurre con voce e pianoforte tutte le musiche che sentivo e questo era visto come un grande orecchio, diciamo un talento. Notata questa predisposizione alla musica poi da più grande, nel periodo delle elementari che ho svolto in un collegio a Reggio Emilia ho cominciato ad appassionarmi agli strumenti elettrici e alla batteria. C’erano dei complessini che suonavano e ho iniziato con desiderio ad imparare anche la chitarra. Quindi andai a lezione da un insegnante ed imparai le prime canzoni, partendo dagli accordi quindi il mio orecchio non era solo nel riprodurre la melodia, ma anche il riconoscere gli accordi velocemente. Tutti gli amici quando volevano avvicinarsi alla musica si rivolgevano a me già da bambini. Mi rendevo conto dove lo spartito sbagliava. E’ in quel momento che hai capito che sarebbe potuta essere la tua professione? Io inizialmente non ho pensato che avrei cantato mai a livello nazionale perché vedevo quel mondo come effimero e superficiale. Infatti sono andato avanti con altri studi, amando la musica si! Ma come hobby perché non mi vedevo assolutamente

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come un professionista della musica. Mi ero anche discostato per anni dalla musica leggera come musicista e ascolto, non mi interessava più. Dopo diversi anni ho cominciato a studiare per tentare di entrare in conservatorio con come strumento la chitarra, ma non mi hanno accettato perché per loro non era idoneo il modello Braille. Li allora ho pensato di accantonare i miei sogni musicali e mi sono impegnato a diventare fisioterapista diplomandomi in una Scuola di Firenze. Allora poi cosa è successo? Non riuscivo a stare senza musica e ho ripreso a studiare chitarra con un polistrumentista e da li ho cominciato a comporre delle cose mie, sviluppando la fantasia, e mentre lavoravo in ospedale, componevo. Erano brani di un genere che piaceva a me, un rock progressive che andava molto alla fine degli anni 70, inizia anni 80, ma erano brani molto lunghi. Cominciai a collezionare un bel po’ di canzoni, finché ci fu un’occasione. Andai ad un compleanno, e incontrai una persona che era stato un amico d’infanzia di Giancarlo Bigazzi, allora gli feci una cassettina, all’epoca c’erano i mangianastri. Copiai tutti i miei brani li sopra e glieli feci avere. Lui disse queste parola “mha questa roba è strana... troppo lunga... ma ha qualcosa di fascino, di bello” e volle un incontro con me. Mi disse che era roba bella ma improponibile ad un pubblico di oggi, bisognava proporle si ma alternarle a brani più commerciali. Mi spiegò cosa intendeva e mi misi a comporre. Intendeva che rispettassero una struttura semplice tipo: strofa, ritornello e magari un ponte. Feci subito una canzone, seguendo il suo suggerimento: “la nave va” e con quella andammo al Primo festival di Sanremo e da li partì il discorso Aleandro cantautore. Quale tra le tue canzoni puoi identificare come la tua preferita? Io sono fra quelli che dicono sempre: la mia canzone preferita è

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quella che deve ancora arrivare. Sicuramente tutte sono belle e chiaramente se è bella mi prende mentre se per me non è bella la butto via. Senza togliere niente ai brani vecchi, diciamo che è come quando una mamma partorisce e da le maggiori attenzioni all’ultimo figlio perché è quello più bisognoso, poi quando i figli crescono, tutto si livella. Mi racconti un aneddoto o un episodio che ti ricordi con simpatia dei tuoi concerti? Ricordo bene un episodio più che simpatia diciamo che ricordo di averla presa proprio bene. Io e Francesca Alotta eravamo in un paesino in provincia di Messina, Santo Stefano di Camastra, eravamo li per un concerto ed il sindaco ci disse “ma come mai fate delle canzoni così brutte?”, ricordo che pensai “evviva la sincerità” non crollai per niente, anzi non me ne fregava, diciamo che sono rimasto meravigliato di questo episodio. Qual è città dove hai sentito maggior calore da parte del pubblico? Napoli, quando durante le prove prime di un concerto, mi hanno detto “sentir cantare te è come veder giocare Maradona”. Era uno degli ultimi anni in cui giocava nel Napoli. Senti un buon legame con il sud allora? Si con il Sud in generale e soprattutto la Calabria perché è li che sono riuscito a realizzare ciò sognavo da piccolo. Quindi l’iscrizione al conservatorio, fare gli esami di chitarra. Nel 20092010 ero impegnato a tutto tondo in Calabria di giorno cantavo e la notte studiavo e sono riuscito a diplomarmi al conservatorio di Nocera Terinese. Parlami dei tuoi progetti attuali. Ora spero di fare dei concerti, anche se siamo in una periodo particolare, ma girando più del solito si possono trovare delle serate, ora ho un progetto accompagnato da musicisti molto bravi. Ho anche un disco fermo che stiamo aspettando di farlo uscire quando ci sono le condizioni giuste. Si tratta di un omaggio con tutti i brani dei più grandi cantautori italiani con all’interno un mio inedito. Poi ho iniziato a fare l’insegnate di musica all’interno delle scuole del mio paese natale Greve in Chianti, l’opportunità che è sfumata quando ci siamo conosciuti noi due Chiara, poi si è trasformata in questa opportunità come insegnante. Cioè nel momento in cui ho smesso di cercare è arrivata l’opportunità quindi qui ho inventato una frase “chi cerca non trova chi non cerca trova”, un po’ il contrario di quello che si dice.

molto bello, tranquillo con molta serenità, con un pubblico che ascoltava con enorme attenzione eravamo nell’Arena della Limonaia di Villa Strozzi a Firenze durante l’Estate Fiorentina. Il concerto era all’interno della Settimana delle cultura firmata dall’associazione Emozionote. Ricordo che prima di me hanno cantato i vincitori del I Concorso Musicale Internazionale Firenze online. Era un ambiente molto... culturale quello di Emozionote, una cosa sorprendente. Circolavano musicisti, persone che coltivano l’arte. Lo spettacolo si intende quello in televisione che deve spettacolare, quello che va alla ricerca dell’audience mentre li c’era un rispetto che andava oltre, perché infatti se non c’è rispetto non è cultura. Aleandro vuoi dare un consiglio ai ragazzi che vogliono intraprendere ora un loro progetto musicale o semplicemente un loro progetto di vita? Con la musica oggi o si punta a studiare per diventare insegnante o si punta ad essere una star che ambisca al successo, solo che questa ultima strada è molto dura perché i dischi si vendono meno ed il grosso pubblico non compra. Comunque probabilmente se un artista scrive qualcosa che emoziona e non quello che può servire per emergere può darsi che qualcosa arrivi. Anche perché ci sono dei canali social che affrontano la divulgazione in maniera diversa Ti ringraziamo per la tua intervista Aleandro vuoi aggiungere qualcosa che ti rispecchia? Bisogna Amare quello che si fa, Amare la musica. Il tempo che dedicate ad essa è il “quanto” la amate e gli sforzi che farete saranno più o meno ricambiati. Amare vuol dire anche accettare le critiche, essere umili, sopportare le porte in faccia, perché se uno alla prima critica si da, vuol dire che non ama molto quello che fa ma ama molto il suo ego. Questo vale per tutto, per l’arte e la non arte. In questo periodo la corsa al denaro è forte e la voglia di non essere più dipesi dai genitori spinge ma non si devono scegliere i lavori per la fretta di essere indipendenti e guadagnare, bisognerebbe pensare a fare ciò che si ama. Non lasciatevi prendere dalle necessità. Ci sono e vanno soddisfatte, ma lasciatevi prendere dall’amore.

Infatti Aleandro ora sono tanti anni che ci conosciamo. Sì ci siamo conosciuti proprio in Calabria grazie a Ugo Gigliotti, in una bellissima giornata musicale in compagnia anche della famiglia di Ugo e di tuo padre Filippo e abbiamo cantato la prima volta insieme. Poi abbiamo ricantato quest’estate il brano “Non Amarmi” i primi di settembre durante un concerto pag. 4

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grafichéditore Gli studenti del liceo scientifico “Galileo Galilei” incontrano Michela Cimmino autrice del libro Di tuberose, fresie e gelsomini… di giuggiole e cannella di Salvatore D’Elia

Un libro che nasce da una richiesta: quella di una figlia, fuori per ragioni di studio come tante ragazze e tanti ragazzi calabresi, alla propria mamma: “scrivimi le ricette di famiglia su un quadernino per poterle fare anche qui, a Roma”. Ogni volta che la mano stringeva la penna, ogni ricetta era solo il punto di partenza per un viaggio da Napoli fino alla Sicilia passando per la nostra terra di Calabria, dai maestosi monti della Sila alle vedute di Tropea e Capo Vaticano. Un viaggio tra il passato, il presente e l’oggi di Lamezia, della Calabria e dell’Italia. Un viaggio dalla vita di ogni giorno, dal quotidiano alle pieghe più profonde dell’anima. E’ il libro scritto da Michela Cimmino, con la collaborazione di Maria Teresa di Benedetto, dal titolo “Di tuberose, fresie e gelsomini… di giuggiole e cannella”, letto dagli studenti delle classi II D e II E del liceo scientifico statale “Galileo Galilei”, che hanno incontrato l’autrice nell’ambito della sesta edizione del Festival della Scienza promosso dall’istituto. Ad aprire l’incontro la dirigente Teresa Goffredo che, ricordando la collaborazione su diversi fronti con l’amica e collega Michela Cimmino, ha sottolineato “i tanti spunti di riflessione che vengono fuori da questo libro che i nostri ragazzi hanno letto, in un contesto come questo del Festival della Scienza, un appuntamento ormai consolidato per il nostro liceo, occasione per rimettere al centro il pensiero e la discussione come strumento di un pensiero critico con cui i nostri ragazzi possono affrontare le sfide del presente e del futuro”. Per la docente Anna Rosa, che ha seguito i ragazzi nella fase di lettura del libro, “la lettura nell’ambito della nostra offerta formativa riveste uno spazio molto importante. Michela Cimmino è una donna che ha dato tanto a questa città, è figlia della Calabria e della Campania al tempo stesso, come leggiamo tra le pagine di questo libro in cui si parla di valori, sentimenti, rapporti umani che hanno segnato la sua vita e in cui ciascuno di noi si può riconoscere”. A conversare con l’autrice, oltre all’editrice Nella Fragale, il professore Francesco Polopoli che ha parlato di “un libro di educazione alla memoria, una memoria letteraria di gusto dove la poesia si mescola alla tradizione” e Salvatore D’Elia che ha evidenziato come “attraverso la scrittura, Michela compie un’attività quasi terapeutica, di Lamezia e non solo

rilettura e pacificazione della propria vita, che ci stimola tutti a “riprendere in mano la penna” per volare alto, come l’immagine di Mary Poppins presente nel libro, con la forza del pensiero e la coerenza dei valori”. Parte del ricavato della vendita del libro sarà devoluta all’ associazione di volontariato “Lamezia Rifiuti Zero”, a confermare l’attenzione e la cura che l’autrice rivolge alla nostra terra e al pianeta. Ad intervallare l’incontro, la performance musicale piano e chitarra degli studenti Giulio Scalise e Domenico Mantovano con una scelta di brani perfettamente in linea con le immagini e i temi dell’amarcord letteraria di Michela Cimmino Dal ruolo delle donne ieri e oggi all’amore per la nostra terra, al dovere morale per ciascuno di custodire quella “casa comune” che è il nostro pianeta, al risveglio di un protagonismo attivo e di una politica buona, tanti i temi trattati da Michela Cimmino rispondendo alle puntuali domande degli studenti, con una particolare sollecitazione “ a non indietreggiare neppure un istante nella difesa di quei diritti e quelle libertà che abbiamo conquistato a caro prezzo e che vanno salvaguardati, soprattutto guardando a quanto avviene in tante parti del mondo, anche nella nostro Europa, dove rischiamo tante volte di non imparare dalla nostra storia e costruiamo nuovi fili spinati e nuovi muri. Amiamo questa nostra terra di Calabria, che non è solo segnata dalle brutture che pur ci sono, ma da tanta bellezza che dobbiamo amare. E l’amore per la nostra terra non è solo innamoramento momentaneo, ma si concretizza nel prendercene cura ogni giorno con responsabilità: delle nostre montagne, del nostro mare, della nostra storia e del nostro patrimonio culturale”.

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di Maria Palazzo

Carissimi lettori, il 14 dicembre, presso la Parrocchia SS. Immacolata di Botricello, si è svolta la Premiazione del Concorso di Poesia LADY&/LORD OF POETRY, Bandito dall’Accademia Dei Bronzi, che fa capo all’Editore Vincenzo Ursini, di Catanzaro. Sono stata insignita di una Targa di Merito, per la mia poesia VITA, che è stata pubblicata (pag.162) nell’Antologia, intitolata POETS AND POEMS, insieme all’altra mia poesia, HERA LACINIA (pag.255) È, questo, un volume di pregio, stampato su carta piacevole al tatto, che ha stupito anche me, con copertina scura, su cui è raffigurata La ragazza con l’orecchino di perla, di Johannes Vermeer. Contiene le poesie dei premiati e, di alcuni, com’è successo a me, è stata selezionata anche un’altra poesia fra quelle partecipanti al concorso. Di solito, si tende a non amare tali antologie: secondo molti, volte a celebrare il concorso stesso. Io, invece, adoro tali volumi, perché sono lo specchio del nostro tempo. E poi, nel panorama del tutti scrivono (e senza essere, spesso, minimamente selezionati), non vedo perché non ci dovrebbe essere uno spazio per la poesia… Purtroppo, essa, tanto decantata e inneggiata apparentemente, finisce per avere poca attenzione nella realtà e nei sancta sanctorum ufficiali! Proprio per questo, mi piace suggerire tale libro, proprio da leggere. Non solo per apprezzare versi moderni, lontano dai canali paludati, ma per poter riflettere, oltre che sul contenuto e sull’espressione, anche sul futuro della Poesia, in generale, e sul perché, nonostante l’effetto rétro che, in Italia, le si conferisce, i poeti non smettano di scrivere… Ho un’idea personale: la poesia è talmente rivelatrice degli stati d’animo, dei sentimenti; mette talmente a nudo ciò che siamo, che un mondo come quello in cui viviamo, tende ad affossarla! Se è vero, come disse la grande Monica Vitti (che, purtroppo, ci ha appena lasciati)che la vita vada protetta e vissuta, quale arte è capace di filtrare il mondo con le parole, se non la poesia? Essere poeti non è un mestiere: la poesia non può essere finta e narra di sé: forse per questo è invisa. Eppure ci si può identificare, immedesimare: si possono pag. 6

trovare spunti per il meglio di noi e per non mollare mai, per riscoprire che siamo ancora umani… Nell’antologia POETS AND POEMS, troviamo, poi, la cura, nella presentazione dei componimenti, perché la fruizione risulti fra le migliori. Le poesie premiate, poi, sono accompagnate anche dalla motivazione del premio. Vi ho proposto, è vero, un volume insolito, ma spero che apprezzerete. La mia speranza, poi, è che qualche altro poeta esca, come si tende a dire oggi (e la Crusca ha approvato) dal cassetto, i suoi versi, per regalarci nuove emozioni… E, per concludere, vi trascrivo, in via del tutto eccezionale, le mie poesie presenti nell’Antologia: VITA Vorrei respirarti come il gelo di questi giorni. Sentirti scendere, come l’aria fredda, giù per la gola; fermarti lungo il petto, passando per il mantice dei miei polmoni e arrivare fino al cuore. Avvertirti pulsare, infiltrato, come linfa e sangue, per donarmi vita. Motivazione: “La passione e la sensualità prorompono in questo

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viaggio nel corpo femminile, attraverso la presenza fisica dell’altro che riesce ad essere intima e profonda, quando viene prima immaginato dall’autrice mentre diventa aria, scendendo nel petto e fin nei polmoni e, successivamente, fattosi linfa e sangue, pulsando la vita dentro di lei.” Seconda poesia presente nel libro: HERA LACINIA In principio, ero un’àncora. Poi, la tua nave partì tagliando la gómena e lasciandomi sul fondo. Pellegrina, per i campi assolati

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di Kroton, ho camminato verso la colonna solitaria. Ho deposto corone di alloro ai piedi della Dèa Lacinia, invocando anche il blu Poséidon, per vederti tornare. Ultima cosa: per chi volesse reperire il volume, basta contattare l’Editore Vincenzo Ursini, di Catanzaro, direttamente presso il suo sito internet. Buona poesia a tutti

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riflessioni

Criminogenesi e criminodinamiche delle baby-gang Dai cattivi “maestri” non possono che uscirne pessimi allievi. Così nei testi della Pedagogia che preparava alla nobile quanto difficile arte dell’insegnare. Nell’analisi del fenomeno sociale che abbiamo scelto in questo mese, e, soprattutto, nella comprensione dello stesso, al fine di poterne risalire alle cause ed indicarne le relative linee di intervento, è innanzitutto il caso di dare una dimensione più estensiva e sociologica a quel “maestri”. Tanto per non essere di parte, ma ancor di più per non apparire monoeziologici e più inclusivi delle dinamiche che portano ad una disanima la più verosimile del fenomeno che vogliamo porre all’attenzione dei nostri cortesi lettori. E preliminarmente v’è da prendere atto che evochiamo qui una realtà della vita di relazione sociale che, grazie alla rilevazione dei multiformi social, non può passare minimalmente in second’ordine rispetto ai bisogni problematici del vivere civile. Né si può far finta di nulla, stante la dimensione della incidenza del “danno” a persone e cose, ma ancor più per la progressione che quella dinamica va disegnandosi. Intanto quelle baby gang, attraverso le specifiche sue condotte, sono divenute fonte di preoccupazione e di ansia all’interno delle mura domestiche, quanto sulle pubbliche e frequentate piazze di centri urbani, a prescindere dalla loro importanza abitativa o della dimensione geografica. Precisato che, anche in questa “puntata” come per le precedenti nostre Note e riflessioni, non si vuole che portare un contributo alla rilevazione-analisi di un fenomeno sociale, quindi lungi da noi dal voler anche solo apparire esaustivi, tuttavia da ex docente non meno che di operatore dell’informazione non possiamo esimerci da voler portare un contributo alla assunzione di responsabilità al fine di avviare, legislativamente ed oltre, quegli interventi che sono mirati a sollevare cause e motivi, naturali e psicologiche, riconosciuti e favorenti la facile estensibilità della esibizionistica microcriminalità organizzata, in forza della quale minorenni assumono condotte devianti ai danni di cose e persone, con intento di affermare una sorpag. 8

di Alberto Volpe

ta di “potere”, per cui la vittima d’occasione viene depredata, derubata, picchiata, quando anche solo discriminata per via della sua appartenenza etnica, di colore o ebraica. Ancora,evidentemente, delle Giornate della Memoria ! Certo che gli studiosi di tal genere di fenomeni sociali hanno di che indicare a quei Palazzi che hanno delega di affrontare positive ed efficaci riforme dei diversi settori della società civile. Teorie ecologiche (contesti familiari e ambientali) rilevanti assenze di sostegni affettivi adeguati e senza alcun orientamento socio-educativo, teorie razionalistiche , secondo cui i giovani scelgono di entrare in una baby gang col miraggio di facili ed immediati guadagni, in termini economici o solo di autostima, come pure la teoria dell’aggressione-frustrazione, secondo cui il grave fenomeno fa risalire ad una non controllata frustrazione e i segnali di una aggressività rivolta verso un obiettivo debole : ecco, sono le linee-guida per affrontare il fenomeno in espansione, e con modalità di approccio senza enfasi, ma anche senza superficialità, quale esso stesso richiede competenze e certezze di regole e di indirizzi. Questi stessi, siano essi individuati nella principale agenzia educativa pubblica, la Scuola, la quale non venga distratta dai protocolli sanitari propizi a prevenire contagi pandemici, come dalla tentazione di trasformare quel comparto sociale in azienda con struttura verticistica e manager. Nondimeno si dia dimostrazione che sulla strada come negli uffici viene garantito lo stato di diritto di cittadino. Che quella solenne affermazione che sovrasta ogni aula giudiziaria “la legge è uguale per tutti”, non sia inficiata da un sempre più motivato punto interrogativo, sbugiardando di fatto la sua garanzia costituzionale. Ma, ahimè, sono troppi i “cattivi maestri” che nella nostra vita sociale organizzata e strutturata costituzionalmente si annidano e che, sempre più superficialmente ed impunemente, “si servono del bene comune” per perseguire e costruire carriere e privilegi, che alimentano distanze sociali e rivendicazioni di opportunità e meritocrazia effettivamente democratiche.

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arte

Colori e Geometrie di Francesco Rosato

LAMEZIA TERME – La Galleria SpazioArte 57, nei propri spazi collocati al numero 5 di Via San Giovanni, a Lamezia Terme, presenta la doppia personale Colori e Geometrie. L’inaugurazione ha luogo domenica 19 dicembre 2021 alle ore 17.30. Protagoniste sono le opere di due artisti, Renzo Eusebi e Angelo Gennaccaro. Due ricerche tanto vicine quanto diverse ed uniche, nonostante le apparenti assonanze che sembrano intrecciarle tra loro. Le premesse, in effetti, sono simili, se non proprio le medesime in certi punti. La radicale ma consapevole scelta del linguaggio dell’Astrattismo geometrico, il serrato dialogo con i movimenti delle prime avanguardie storico-artistiche e i grandi esponenti dell’arte del ‘900, da Malevič a Theo Van Doesburg, quindi dal Suprematismo al Neoplasticismo e al Bauhaus. Le forme pure e bidimensionali, nonché l’abolizione della terza dimensione. A primo impatto, pertanto, possono essere evidenti le radici comuni a Eusebi e Gennaccaro. Tuttavia, la mostra invita e sfida l’occhio del visitatore a farsi più critico e meno passivo, in un’esaltante ricerca dei preziosi caratteri peculiari discriminanti ora l’uno ora l’altro, attraversando anche, in un’ottica più retrospettiva, le loro appassionate carriere. Mentre Eusebi esclude le forme circolari nelle proprie opere e si cimenta in pittosculture di notevole effetto, Gennaccaro predilige una più ampia scelta cromatica e resta fedele alla diLamezia e non solo

mensione della tela. Queste e tante altre sono le differenze, seppur sottili e discrete, che animano il fertile incontro e scambio. Sono due percorsi artistici personali e assai riconoscibili. Quanto detto è promosso dall’Associazione Arte&Antichità Passato Prossimo, reso anche possibile dal decisivo contributo di enti quali la Camera di Commercio di Catanzaro, ed il patrocinio del Comune di Lamezia Terme. A guidare l’esplorazione dei dipinti e delle sculture delle due personali sono i contributi critici di Sergio D’Ippolito (architetto e storico dell’arte), Giorgio di Genova e Marta Lock (critici d’arte), raccolti nel catalogo redatto appositamente per l’occasione. Sono disponibili, nella medesima galleria, copie cartacee per i visitatori. L’accesso all’esposizione è regolamentato dalle vigenti normative in materia di contenimento e contrasto alla diffusione del SARS Covid-19. L’apertura programmata dal 19 dicembre 2021 si è conclusa ufficialmente il 15 gennaio 2022. D’accordo con gli artisti, tuttavia, la mostra rimane tuttora aperta esclusivamente su prenotazione, contattando Giovanna Adamo al numero 338 8314060. Collaboratore Associazione Arte&Antichità Passato Prossimo

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l’angolo di gizzeria

Nel ricordo di Giulio Di Malta pittore e poeta dialettale diAiello Calabro di Michele Maruca Miceli Un personaggio di altri tempi, potremmo definirlo l’artista con due cuori, uno rivolto ad Aiello che gli ha dato i natali e l’altro a Gizzeria che lo ha visto crescere nella tenuta di Santa Caterina presso l’azienda del nonno materno don Tito Vespasiano Trapuzzano. Egli nasce ad Aiello Calabro il 22-01-1933, dal Padre Valerio, ingegnere civile e nobile discendente della casa spagnola, e dalla madre nobildonna Lina Trapuzzano di Gizzeria, Frequentò gli studi liceali a Cosenza e quelli universitari a Napoli ma a causa dell’imperversare del secondo conflitto mondiale dovette interrompere gli studi per dedicarsi alla conduzione delle grandi proprietà terriere di famiglia. Nonostante gli impegni della sua tenuta,egli trova il tempo per dedicarsi alla pittura ed alla poesia dialettale raggiungendo alti livelli sia pittorici che in particolare letterari i quali gli sono valsi il conferimento nel 1976 del titolo di Accademico della lingua dialettale calabrese. In tutte le sue opere, pittoriche e poetiche, egli evidenzia il grande amore per il suo paese,da cui, per impegni di lavoro, si è spesso allontanato. Lo stesso paese che lo ha visto nascere e crescere, diventare grande, forte e coi capelli bianchi. Pittore di fama, tanto da essere inserito nel catalogo di arte nazionale Bolaffi. Negli anni a cavallo tra il 1970-1980 caratterizzati dalla nascita delle radio libere, egli è stato conduttore di trasmissioni radiofoniche ed in particolare televisive di Telespazio Calabria. Tra le opere pubblicate in gergo aiellese vi sono “ Quatri d’ Aiellu” I e II volume, “ Calabria mia”, “ U nocchieru”. Inoltre molte sue liriche e racconti sono state oggetto di pubblicazione su giornali regionali, nazionali ed esteri. Ha collaborato con le riviste: “ La Calabria”, “ Nuova Comunità”, “ Il Mattino di Napoli”, “ Il Messaggero economico italiano”, “ Calabria Letteraria”.In molte delle sue poesie si legge il grande amore per il suo paese Aiello, senza mai trascurare Gizzeria nonché la sua grande fede e l’amore per Dio e la chiesa. Familiarmente conosciuto come Don Giulio, l’ottuagenario con i capelli bianchi ma pieno di tanta grinta e vitalità artistica culturale volle rafforzare, ancora una volta, il connubio tra Aiello e Gizzeria presentando alla stampa gli ultimi due capolavori letterari “ Na Vota Ajellu” e” Na Vota Jazzaria” e nella serata del 13-07-2019 proprio a Gizzeria, nei locali del Palazzo della Cultura,ci rese partecipi della sua importante opera “ Na Vota Jazzaria”. Narrativa piena di racconti di vita vissuta presso l’azienda agricola del nonno Vespasiano Tito Trapuzzano, in un periodo di vita non facile a causa della guerra. Egli, con i suoi racconti ci trasporta in un mondo rurale dove l’economia locale iniziava la via della ripresa grazie ai valenti imprenditori privati che investirono i loro averi nel potenziamento delle loro aziende, dissodando e prosciugando le acque salmastre del Maricello che coprivano l’intera zona tra il ponte di ferro e il Bastione di Malta. Di Malta nei suoi racconti fa anche riferimento ai personaggi del suo cuore come Ianchello Umberto, Folino Michele detto rotella,Ernesto Scerbo, Gaspare Caputo di Mortilla ed il Tenente pag. 10

dei Carabinieri Niccoli il quale con la sua Balilla coadiuvò il nonno don Vespa Trapuzzano per riportarlo a casa l’allora adolescente e frequentante il collegio a Mondragone (successivamente bombardato dai “Spitfire” inglesi). Questi ed altri racconti hanno sempre primeggiato nel cuore del poeta – pittore il quale ha sempre trovato rime e pennellate d’autore per tramandare ai posteri il suo vissuto di un tempo ormai andato,ove si combatteva la malaria con il “chinino”,ma per molti aspetti simile alla nostra quotidiana lotta contro il Covid-19. Al termine della serata il poeta – pittore è stato insignito di una pergamena d’onore da parte dell’Ass. Culturale Centro Studi Ricerche e Tradizioni Popolari - Gizzeria Cultura 2019 - annuale riconoscimento culturale per quanti si sono distinti in arti, mestieri e professioni. Presenti alla manifestazione, oltre al gradito pubblico, Camillo Trapuzzano organizzatore dell’evento,l’assessore alla cultura dr.ssa Lilla Corica, l’ins. Patrizia Pallone direttrice dell’Ass. Culturale CSRTP e Michele Maruca Miceli che ha letto alcune poesie in vernacolo. Il 30 Dicembre 2021, il nonagenario poeta aiellese Giulio Di Malta, ha lasciato questa terra per rispondere immediatamente alla chiamata del padre celeste per continuare in cielo la sua arte pittorica e poetica, lasciando un grande vuoto attorno a se, ai suoi diletti figli, Valerio e Lina,ai cari nipoti, agli amici, ai compaesani tutti. Agli amici di Gizzeria, Michele e Camillo che con tanto amore e passione si sono sempre intrattenuti in lunghe conversazioni e dibattiti. Ciao don Giulio,ci hai lasciato in un momento particolare a chiusura dell’anno, come volessi dire “io ho dato” . Da oggi vedetevela voi, continuate voi a raccogliere le mie memorie sparse e fatene un libro a futura memoria. Un grande in tutti i campi poesia,arte,narrativa,pittura. Orgoglioso di averti conosciuto don Giulio. Sarai indimenticabile come le persone care,ciao ancora maestro che il viaggio nel nuovo mondo ti sia lieve.

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naturopatia

Sistema immunitario: questo sconosciuto

di Dino Mastropasqua

In questi ultimi due anni si è molto parlato di sistema immunitario a volte anche dicendo un sacco di eresie, vediamo quindi di fare una panoramica abbastanza semplice per poter far comprendere a tutti in modo elementare come funziona e quali sono gli elementi che entrano in gioco. Il sistema immunitario è una complessa rete integrata di mediatori chimici e cellulari, di strutture e processi biologici, che si sono sviluppati nel corso dell’evoluzione, per difendere l’organismo da qualsiasi forma di insulto chimico, traumatico o infettivo alla sua integrità. Per funzionare correttamente, un sistema immunitario deve essere in grado di rilevare un›ampia varietà di agenti, noti come agenti patogeni, dai virus ai parassiti ai batteri e distinguerli dal proprio tessuto sano dell›organismo. Gli attori che fanno parte del sistema immunitario sono le barriere; organi linfatici primari e secondari; globuli bianchi; antigeni; macrofagi; neutrofili; natural killer; cellule dendritiche; sistema del complemento; interferoni; immunità umorale; immunità cellulomediata; anticorpi; linfociti B; linfociti T; ed altri ancora, ovviamente molti di questi termini non ci dicono nulla, allora rifacendoci a questa immagine, mi piace paragonare il sistema immunitario come ad un esercito ben organizzato, qui vediamo una strategia di battaglia tra l’esercito romano e quello dei goti. Come si può vedere ci sono diversi livelli di specializzazione dei soldati, prima la fanteria poi i cavalieri, ci sono gli arcieri e così via, allo stesso modo il sistema immunitario mette in campo in base alle aggressioni i vari tipi di “specialisti” per affrontarli. Questi meccanismi di difesa sono riconducibili a due categorie principali: immunità non specifica e immunità specifica. L’immunità non specifica o innata rappresenta la prima linea di difesa contro le aggressioni e pone il sistema immunitario in condizione di allerta per favorire la risposta dell’immunità specifica. Sfrutta le naturali barriere del nostro corpo come la cute e determinate tipologie di cellule. L’immunità specifica o acquisita o adattativa rappresenta una risposta più mirata ed efficace come sistema di difesa. I diretti interessati sono i globuli bianchi o leucociti, in particolare i linfociti T e i linfociti B (detti anche immunociti). Il sistema immunitario protegge gli organismi dalle infezioni grazie a una difesa di più livelli e di crescente specificità. In termini semplici, le barriere fisiche impediscono agli agenti patogeni, come batteri e virus, di entrare nell›organismo. Se un patogeno supera queste barriere, il sistema immunitario innato fornisce una risposta immediata, ma non specifica. Se i patogeni eludono con successo anche la risposta innata, entra in gioco un secondo livello di protezione, il sistema immunitario adattativo, che viene attivato dalla risposta innata. Qui, il sistema Lamezia e non solo

immunitario adatta la sua risposta durante l’infezione migliorando il riconoscimento del patogeno. Questa migliore risposta viene poi mantenuta dopo che il patogeno è stato eliminato, in forma di una memoria immunologica, permettendo così al sistema immunitario adattativo di rispondere più velocemente e più efficacemente ogni volta che incontrerà nuovamente questo patogeno. Se i patogeni eludono con successo anche la risposta innata, entra in gioco un secondo livello di protezione, il sistema immunitario adattativo, che viene attivato dalla risposta innata. Qui, il sistema immunitario adatta la sua risposta durante l’infezione migliorando il riconoscimento del patogeno. Questa migliore risposta viene poi mantenuta dopo che il patogeno è stato eliminato, in forma di una memoria immunologica, permettendo così al sistema immunitario adattativo di rispondere più velocemente e più efficacemente ogni volta che incontrerà nuovamente questo patogeno. Per mantenere efficiente il nostro sistema immunitario bisogna fare attenzione a due aspetti importanti, l’alimentazione e gli stati emotivi. L’alimentazione scorretta porta ad uno squilibrio intestinale attraverso una disbiosi creando all’interno dell’intestino delle aree che lasciano attraversare nel torrente ematico le tossine alimentari che entrano in contatto con le Placche di Peyer che sono inserite proprio nella parete intestinale, queste fanno parte delle prime barriere linfatiche del sistema immunitario. Poi c’è da considerare tutto il comparto emotivo che attiva neurotrasmettitori che a loro volta agiscono direttamente sul sistema immunitario indebolendolo. Si occupa di tutto questo una branca relativamente recente della Medicina che si chiama PNEI che sta per Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, già dal nome si evince che ogni comparto è strettamente correlato all’altro. Ovviamente a questo punto sorge la domanda: come possiamo rinforzare il nostro sistema immunitario in modo naturale? Di rimedi ce ne sono tanti, in questa trattazione ne consigliamo solo due, poi è chiaro (come sempre) che le situazioni particolari vanno valutate direttamente in quanto il soggetto va inquadrato in toto. Un primo rimedio molto efficace è il colostro, tutti sappiamo che il colostro è la prima montata lattea e contiene una grande quantità di globuli bianchi (linfociti) e di immunoglobuline, soprattutto di tipo A, ma anche IgG e IgM. Queste proteine difensive sono dotate di una notevole capacità anti-infettiva e agiscono soprattutto a livello dell›intestino; rappresentano i componenti principali del così detto «sistema immunitario adattativo”. L’altro rimedio è il Reishi che ha la capacità di agire come analgesico, antiallergico, preventivo dalla bronchite, anti infiammatorio, stimola le Natural Killer (Nk), antibatterico, Antivirale Per L’aumento della produzione di Interferone, aumenta La Produzione di Interleuchina 1 E 2 Prodotta Da Macrofagi E Splenociti.

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quando le parole diventano poesia

I gabbiani

di Franco Cimino

Loro fanno il contrario buono degli esseri umani, stanno sempre insieme. Si riposano. Giocano. Si parlano. Litigano pure, ma per gioco e per il piacere di rimettersi insieme. Poi, si mettono in volo. Ancora tutti insieme. Sanno sempre dove andare, ché non è solo “l’istinto” che li guida. Non lasciano nessuno indietro. Due o tre volenterosi vanno sempre incontro a chi non ce la fa a tenere il volo e lo riportano nel proprio stormo, che li festeggia. Io non capisco perché gli uomini non facciano la stessa cosa e, invece,

si dividono nella peggiore delle divisioni, la frantumazione, nella quale si muove l’istinto a cercarsi ciascuno nella propria parte. Il particolare nell’ individuale, laddove si depositano egoismo e invidia. Opportunismo e indifferenza al bene comune. E, allora, io penso a te, Catanzaro e al rischio crescente che ti stia portando, facendoti portare, in questa drammatica direzione. Vorrei fermarti con le mie mani. E, intanto, ti lascio il cuore, che già ti ho lanciato. Molti anni fa, quando presi a innamorarmi di te. Perdutamente.

rime in vernacolo

di Luciana Parlati

Le poesie di Luciana Carnalivari

Carnalivari! Carnalivari! Cum’era bellu ‘na vota aspittari ‘sta fhesta scicca ppì lli quatrari! E quanti nuttati passati a ballari e quanta gioia e quant’alligria, canzuni duci ‘n cumpagnia! “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia !” e dami e regini, principessini, principi, maghi, cursari, fhatini! Ppì cuntu miu già ci pinsava l’annu prima ‘i cchi mi vistia e l’aspittava ‘sta fhesta, e stavia ‘i juarni a cuntari, e llù cori vattia. Mo’ nua pinsamu alli niputialli, pag. 12

cumu su bialli ‘sti quatrarialli, ‘sti mascherini scicchi e galanti, coriandoli fhitti e stilli fhilanti. Ma ‘nduvi su’ jiuti chilli fharsari ca ‘n gioventù ni fhacianu sunnari? Tuttu quantu s’è ormai cancillatu sulu ‘u ricuardu a nnua n’ha ristatu. Ancora però scugghjiri putimu, rascari allu fhundu d’‘a cassarola chillu chi resta d’‘u tiampu ca vola e si pinsari pinsari vulimu, tutta ‘sta vita è ‘nna mascarata – ‘u sapimu! – avanti, arriatu, jamu e vinimu, ‘na maschera cacciamu e ‘nn’atra mintimu. Quantu, stipati, dintra ‘nd’avimu?

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Lamezia e non solo


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