Angela davoli dicembre

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Lamezia e non solo

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Lameziaenonsolo incontra

Angela Davoli

Nella Fragale

Interviste al femminile questa volta, ben due! Ed ambedue le donne intervistate si chiamano Angela, ambedue sono impegnate nel sociale e, a mio avviso, hanno molti interessi in comune. Conoscevo Angela Davoli solo di nome, per avere letto di lei, (ne abbiamo anche scritto nel numero di aprile 2016 nel corso dell’intervista ad Antonello Bevilacqua), per averla vista in qualche inervista in TV. Un giorno parlando di violenza sulle donne e di libri con una comune amica, Silvana Paonessa, il discorso ci ha portate a parlare di lei, del libro che aveva scritto, “Stalking e Stalker”. Poi tutto è avvenuto naturalmente, ho letto il libro, l’ho conosciuta e ... le ho chiesto di farsi intervistare. Questo è il risultato del nostro incontro. Cercandola sui motori di ricerca leggo “Davoli avv Angela e Bruno” ed allora mi viene voglia di cominciare l’intervista chiedendole della sua famiglia, è stata una conseguenza di uno studio legale già esistente il suo desiderio di indossare la toga oppure …? Ho sempre avuto questo desiderio e questa passione per il diritto ed è stata quindi una scelta libera ma sicuramente lo studio legale esistente ha alimentato e rafforzato il mio percorso. Ho perso papà dopo appena un anno dalla laurea, non è stato facile reggere lo studio a soli ventiquattro anni in quanto mio fratello Bruno, seppur anche lui già laureato in giurisprudenza, era alle prese con il servizio di leva, allora obbligatorio, che ha svolto per quindici mesi negli Allievi Ufficiali di Complemento. Mi hanno aiutata la passione, la determinazione, le buone basi di studi universitari e il fatto che, facendo il suo stesso lavoro, era come se papà fosse lì vicino a me. E’ bello lavorare con mio fratello con il quale ho un legame profondo e con stima e rispetto reciproci continuiamo insieme questa attività da ben 32 anni. Quali sono le sue specializzazioni? Oggi si fa un gran parlare di specializzazioni ma credo che la preparazione e la professionalità di un avvocato debbano essere a 360° e sono importanti lo studio e l’aggiornamento continui, poi è normale che ci possano essere attività prevalenti in alcune branche per motivi soggettivi e oggettivi. Ricordi di Angela da bambina? Cosa sognava? Di fare l’avvocato. Ha ricevuto una educazione rigida oppure la sua infanzia è stata all’insegna della giocosità? Serena? Poche regole ma buone e un’infanzia serena. Ringrazio i miei genitori per avermi insegnato il rispetto, per avermi dato fiducia e sicurezza in me stessa, per avermi seguita, senza mai soggiogarmi, nel percorso verso l’autonomia e la libertà. Ed invece un flash su Angela adolescente? Giovane liceale? Matricola all’Università? Ricordi che ancora oggi la fanno sorridere?

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sociali nei quali si opera. Lei esercita il suo mestiere con passione? Tanta E’ forse questo il segreto per diventare un avvocato di successo? Unitamente a tanti impegno e senso di responsabilità.

Ricordi bellissimi di tutte le mie fasi di età, vissute serenamente e riuscendo a studiare e divertirmi con una bella cerchia di amici e la cosa che mi riempie di gioia è che ho mantenuto i rapporti e i contatti con tutti, con i compagni del liceo abbiamo formato il gruppo su whatsapp e quotidianamente ci scambiamo opinioni, ci raccontiamo, ci prendiamo ancora in giro ricordando come eravamo, ci incontriamo tutte le volte che è possibile in quanto alcuni non vivono più in Calabria. La famiglia quanto è importante nella sua vita? E’ tutto, è un valore assoluto. Non crede che alcuni valori, fondamentali, stiano scomparendo oramai? Direi che siamo ancora in tempo per evitarne la scomparsa tombale e forse non è troppo tardi per uscire dalle maglie del consumismo sfrenato, dal possedere a tutti i costi e con ogni mezzo, anche illecito, dall’individualismo eccessivo, per rivalutare ogni piccola cosa che spesso è lì vicino a noi e che può dare gioia, pace, serenità indipendentemente dai soldi, dal potere e da false lusinghe. In Italia, anzi, in Calabria quali sono le maggiori difficoltà che può incontrare un avvocato donna? Credo che le difficoltà di un avvocato donna prescindano dalla posizione geografica se sono dovute alla maternità e alla conciliazione tra famiglia e lavoro, per il resto dipendono sicuramente dai diversi tessuti economici e

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Lei è di Soveria Mannelli ed è lì che esercita. Soveria è un paese notoriamente matriarcale, molto legato ai valori tradizionali ma è anche un paese all’avanguardia. La ha aiutata essere nata e cresciuta in un paese che ha i connotati di una moderna cittadina? Ho lo studio anche a Lamezia. Soveria è stata sempre una cittadina all’avanguardia, molto operosa, direi non matriarcale e non patriarcale, equilibrata, dove le donne hanno dato da sempre un notevole contributo allo sviluppo economico e culturale. Proprio la scorsa estate, in occasione della manifestazione “ Essere a Soveria”, in collaborazione con la Pro Loco, L’Amministrazione e l’Associazione culturale “Fiore di Lino” si è svolto un importante evento dal titolo “Di generazione in generazione”. Sin dal dopo guerra infatti si è riscontrato come l’operosità femminile sia stata determinante in ogni settore e ancora oggi più del 50% delle attività (commerciali, societarie, arti e professioni) è gestita da donne, dico gestita e non solo intestata, che continuano a costruire una comunità aperta, inclusiva e innovativa. L’accento è stato posto anche sulla continuità familiare e sono stati consegnati gli attestati di merito a due donne di Soveria, una della categoria dei commercianti, l’altra degli artigiani, che hanno tenacemente continuato l’attività familiare per evitarne la chiusura. Un esempio, una speranza: partire da quello che si ha, aiutare i giovani a poter rimanere dove ci sono le radici e coltivarle oltre ai sogni. Tempo fa lessi un articolo che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Un ragazzo morto, investito da un automobilista. Il giudice riconobbe (non so se il termine sia esatto) alla famiglia una cifra ridicola giustificando la decisione col dire che “essendo il morto figlio di contadini, destinato a seguire la stessa via, di sicuro non avrebbe prodotto

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convegni ed eventi di scuole, associazioni o Enti, come relatrici sulla materia che abbiamo quindi studiato e sviluppato nei minimi particolari e così un giorno ci siamo in contemporanea detto: perché non scriviamo un testo? Ci consentirebbe di comunicare maggiormente, di dare un contributo ad una maggiore conoscenza dello stalking, delle sue peculiarità giuridiche e sociali, per poter incidere in qualche modo sulla prevenzione. Ovviamente ci ha animate anche una grande passione per la materia.

molto nella vita “… Ma per la legge italiana la vita umana vale di più se si è ricchi? Fortunatamente qualche sporadica e suggestiva sentenza non è la regola. Le leggi, anche quando sono discutibili, sono uguali per tutti, è nella loro applicazione che bisogna stare attenti a non creare disuguaglianze. Magari avessimo tutti la lungimiranza, la pazienza e la saggezza dei contadini! Si dice sempre che in galera ci va “il poveraccio che ruba la gallina per fame” e, purtroppo, da quel che leggo non credo di potere smentire questa “vox populi”. I potenti che vengono scoperti a rubare milioni di euro spesso se la cavano senza un giorno di galera e rimborsando cifre che sono un decimo di quello che hanno sottratto, merito di avvocati bravi o li leggi lacunose? Leggi lacunose, macchinose e che spesso sono fatte apposta per essere eluse. La giustizia in Italia come è amministrata a suo parere? Disfunzioni, carenze strutturali, processi lumaca, politiche di tagli selvaggi anziché di potenziamento, leggi scellerate e quando non tali comunque lacunose, lasciano solo sulla carta il principio fondamentale dell’effettività dei diritti, sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta Europea dei diritti dell’Uomo. C’è, ovviamente a suo avviso, un punto dal quale partire per creare una nuova coscienza civile nei confronti del bene pubblico, per il benessere degli italiani? La cultura della responsabilità , il senso del dovere e una maggiore attenzione sui minori per assicurare loro un percorso di non violenza, di rispetto, di equilibrio nella vita di relazione ed evitare, soprattutto con politiche economiche e sociali mirate ed incisive, quelle situazioni di povertà, indigenza, schiavitù che, traumatiche e destabilizzanti, li portano con molta facilità e con rabbia mai sopita al disprezzo per le regole, all’odio, alla violenza, a nessun rispetto per la vita umana e quindi inevitabilmente al malaffare e a commettere reati. Lei ha scritto “Stalking e Stalker”, insieme alla criminologa Carmela Cancellara. Ce ne vuole parlare? Come è nata l’idea di scrivere questo libro? L’idea del libro è nata perché io e Carmela siamo state spesso invitate in occasione di

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Come lei stessa dice nella premessa il libro è sviluppato in più parti. Una prima parte “tecnica”, che potrebbe risultare ostica ai non addetti al mestiere ma ugualmente utile al fine di conoscere al meglio l’argomento, una seconda parte che distingue lo “stalking” dal “mobbing” e dal “gaslighting” e poi dalla terza alla settima parte si affronta il tema che dà il titolo al libro, analizzandone tutti gli aspetti. Io l’ho letto e l’ho trovato molto molto interessante. Debbo complimentarmi con lei e con la dott.ssa Cancellara per aver saputo affrontare e concentrare in non molte pagine, rendendolo così fruibile a tutti, un argomento così interessante. Come ci siete riuscite? In effetti, la difficoltà è stata proprio quella di poter concentrare tutto in poche pagine perché arrivasse a tutti, il rischio era di sconfinare nel tecnicismo o di sminuire l’ampiezza dei contenuti in un campo che apre spazi e scenari ad ampio raggio di approfondimento. E’ stata un’esperienza molto bella che mi ha entusiasmata ed è stata piacevolmente proficua la armonica collaborazione con la criminologa Carmela Cancellara, mia grande amica, di notevole spessore umano. Siamo entrambe molto contente di aver ottenuto lo scopo che ci eravamo poste, che il libro sia continuamente oggetto di lettura, discussioni, riflessioni, di spunto per approfondimenti, soprattutto nelle scuole in termini di prevenzione. Dispiace, intristisce e preoccupa dover continuamente aggiornare, in peggio, le statistiche sui casi di stalking e femminicidi. Nella maggior parte dei casi il culmine dello stalking è il femminicidio ma anche quando non si arriva a tale estremo, la vittima di stalking subisce danni irreparabili non solo per le deturpazioni fisiche ma perché viene destabilizzata dal suo normale percorso di vita rischiando di rimanere sempre nella paura, nell’angoscia, nella perdita di fiducia verso il genere maschile. Oggi si parla molto infatti di omicidio di identità ed è stato presentato un DDL per introdurre l’omicidio di identità, una fattispecie autonoma di reato autonoma per chi cagiona al volto di una persona danni parziali o totali ma aperto alla discussione sulla tutela giuridica di tutte quelle situazioni che comportano la perdita o la frammentazione della propria identità se si pensa alle vittime di stupri individuali o di gruppo, ai bambini vittime di pedofilia, ai disabili abusati, ai suicidi in seguito alla divulgazione di video hot, alla segregazione e riduzione in schiavitù di donne e bambini. Non so’ se servirà fare altre leggi e introdurre altre tipologie di reato.

Leggo nel libro: “Non basterà inasprire le pene …. se si pensa che all’indomani dell’entrata in vigore della recente legislazione in materia, i casi di stalking culminati con l’uccisione delle vittime sono addirittura aumentati”, ci dobbiamo preoccupare? C’è una possibile soluzione? E’ evidente che non bastano le leggi, le pene, le campagne di sensibilizzazione, i progetti, che sono comunque sempre forti punti di partenza per vincere l’indifferenza e non girare le spalle alla gravità dei fatti. A mio avviso si deve lavorare di più nella prevenzione, sui bambini, sul percorso dell’età evolutiva. E’ sin da piccoli che si deve creare un sano equilibrio nella relazione con i genitori e con il mondo esterno, evitare ogni situazione di violenza, anche e soprattutto quella morale, imparare a riconoscere la pari dignità di genere. La loro crescita dipende molto da come vengono trasmessi determinati concetti. La cafonaggine non è grinta, l’amore non è possesso, la forza non è violenza, la prevaricazione non è virilità, la gentilezza non è debolezza, la libertà non è libertinaggio, l’autorevolezza non è autorità , la trasgressione non è il dispregio delle regole e, purtroppo, si potrebbe continuare all’infinito nell’elenco dei messaggi sbagliati di cui sono bombardati, spesso con la complicità dei mass media. Si che ci dobbiamo preoccupare e non solo dello stalking, dei femminicidi, degli stupri, del bullismo e del cyberbullismo, della violenza sugli anziani, sui bambini, sugli indifesi, del poco valore che si dà ad ogni vita umana a prescindere dal genere, ma di quella violenza quotidiana cui assistiamo anche in piccoli gesti che sottovalutiamo, di quella verbale, del linguaggio dell’odio. Mi chiedo se siamo sicuri di profondere tutti il nostro impegno per arginarla e sconfiggerla senza delegare. Una avvocato può rifiutarsi di difendere una persona accusata di un reato? Si, la nostra è una professione libera e, anche se siamo comunque schiavi di orari, tempi e ritmi massacranti, siamo liberi di scegliere se e chi difendere. Lei difenderebbe qualcuno accusato di femminicidio? No

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ogni colpa al sistema fuggendo dalle proprie responsabilità. Mi pare, sempre per quelle che sono le confuse e frammentarie notizie, si sia trattato di presunte molestie e, pur senza voler sottovalutare la vicenda, sono chiaramente molto più scossa e allarmata dalle molestie, dagli abusi e dalle violenze su chi è indifeso per la condizione e su chi non ha alternative sotto il giogo e il ricatto e la minaccia di un male maggiore.

Ha intenzione di scrivere un altro libro? Se sì ha già in mente l’argomento? Scrivere mi piace, a volte scrivo frasi, pensieri che rimangono scritti per me o che invio ad amici per aprire un argomento o un confronto. Ho in cantiere altri libri, uno è un romanzo, l’altro in materia minorile, oltre ad altro insieme a Carmela Cancellara sulla triste situazione delle separazioni familiari. Ho notato che, per quanto mi riguarda, scrivere in particolari stati d’animo mi aiuta molto a superare quelli tristi. Dipende molto anche dai periodi, dal tempo, ci sono momenti in cui scrivo pagine e pagine di getto, altri in cui studio molto l’argomento prima di scrivere, altri in cui vorrei scrivere ma non ci riesco, sicuramente, curiosa come sono, e sempre affamata di allargare le mie conoscenze in ogni campo, non tralascio le occasioni e le opportunità che quotidianamente mi si presentano per spunti e riflessioni. Visto che siamo in tema di violenza sulle donne che ne pensa di queste donne che dopo anni ed anni denunciano presunte violenze o costrizioni? Non posso giudicare o dare opinioni su fatti non chiari e dei quali, oltre a un gran clamore mediatico e a una gran confusione, non si conoscono bene le circostanze o le dinamiche sottese. Perché non hanno denunciato quando il reato è stato commesso? Anche questo non è stato chiarito, ammesso che si sia trattato di reati. Queste “rivelazioni” si stanno allargando a macchia d’olio e in molti, femmine e maschi, appartenenti al mondo dei “lustrini e delle paillettes” oggi si dicono “vittime” di un sistema che tutti conoscevano ma nessuno denunciava. Non riesco a capire la logica della persona che subisce, non prigioniera, libera di non subire ancora denunciando o semplicemente allontanandosi, che dopo anni ed anni fa questa sorta di “outing”. Il libero arbitrio erano in grado di usarlo, credo. Lei che vive, per scelta e per professione, episodi di violenza subita, che ne pensa? Possono accadere situazioni simili? Siamo sempre noi a poter scegliere se rimanere in un sistema di cui, rimanendo, diventiamo complici, se uscire o se vale la pena di lottare per cambiarlo. E’ troppo facile attribuire

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Ho usato volutamente i termini maschi e femmine invece di donne ed uomini perché credo ci sia una linea, sottile, che ne separa il significato, una vera donna o un vero uomo avrebbero denunciato subito oppure, semplicemente, non avrebbero accettato le avance. Crede sia in errore? In generale, a prescindere da quello di cui stiamo parlando, credo che un vero uomo o una vera donna abbiano la dignità e il rispetto di sé stessi prima che degli altri come fari e principi informatori di tutte le loro azioni. E’ Presidente del “Comitato Pari Opportunità” istituito presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme e lo scorso anno è stato aperto lo “Sportello di informazione e orientamento in materia di Pari Opportunità e tutela antidiscriminatoria e antiviolenza”. Come funziona lo sportello? E’ (purtroppo se la risposta dovesse essere affermativa) molto frequentato? In seguito all’adesione anche da parte del nostro CPO al Protocollo D’Intesa con la Prefettura di Catanzaro per la prevenzione e il contrasto alla violenza abbiamo voluto dare maggiore incisività agli impegni sottoscritti soprattutto in ambito di prevenzione con la creazione dello sportello presso il Tribunale, grazie anche alla disponibilità, alla collaborazione e all’attenzione del Presidente del Tribunale, dr. Bruno Brattoli, e del Presidente del Consiglio dell’Ordine, avv. Antonello Bevilacqua, che hanno reso possibile l’iniziativa. E’ un servizio gratutito non solo per le donne ma per tutti quelli che possono trovarsi in situazioni di discriminazione e di violenza per fornire orientamento, informazioni e consulenza sulle leggi in materia, sugli strumenti di tutela, sugli organismi e sulle strutture presenti sul territorio e su ogni elemento utile a prevenire ed evitare situazioni più gravi. Il primo e il terzo giovedi di ogni mese, dalle 15 alle 17, con turni che predisponiamo anticipatamente, presso la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine del Tribunale di Lamezia Terme, tutte le componenti del CPO ci alterniamo con molto impegno e dedizione, apportando il nostro contributo alla prevenzione e al contrasto ad ogni forma di discriminazione e di violenza. Lo Sportello è

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intitolato all’avv. Paola Sirianni, stroncata da un male incurabile nel pieno del suo cammino improntato di umanità, professionalità e impegno sociale. Il suo nome impresso sulla targa di intitolazione dello sportello e su una parte dedicata della biblioteca dove ci sono i suoi libri, donati dalla sua famiglia al Consiglio dell’Ordine, è averla tra noi a continuare negli impegni civili. Lo sportello non è molto frequentato ma gli accessi si sono risolti sempre in maniera positiva e ci hanno trovato attente e pronte a coadiuvare la gestione di situazioni delicate e difficili. Ci sono ancora paura, vergogna, insicurezza che non facilitano gli accessi e ricorderò sempre una signora molto giovane che è venuta allo sportello angosciata ed impaurita guardandosi continuamente alle spalle con il timore di essere stata seguita. Noi ci siamo. Siamo anche impegnate in progetti scolastici in materia di prevenzione e contrasto alla violenza e ci rechiamo presso le scuole che aderiscono secondo le modalità indicate per analizzare con gli studenti i profili giuridico sociali su discriminazioni, violenza di genere, bullismo, cyber bullismo e stalking. Oltre a promuovere ed organizzare eventi formativi con la preziosa collaborazione del Consiglio dell’Ordine. Una curiosità, domanda che faccio spesso alle donne che intervisto, avvocato o avvocatessa? Presidente o Presidentessa? C’è chi sostiene che femminilizzare le qualifiche significa sminuire le donne, altre correnti invece sostengono che bisogna farlo, lei a quale appartiene? Unisex, quindi avvocato, Presidente. E sempre sulle donne, pro-donne, oggi si parla di “quote rosa”, “quote bianche”. Non crede che dovere istituire delle “quote” pro donna sia un modo come un altro per sminuirne il valore? Avrebbe dovuto essere naturale come in ogni società civile ed è un principio costituzionale sancito all’articolo 3, ma è stato necessario intervenire con la legislazione, dopo lunghe battaglie per combattere le continue discriminazioni ed emarginazioni, e ancora c’è tanto da fare per una concreta attuazione del principio. Avvocato, Presidente della Commissione delle Pari Opportunità, ma non solo, ci vuole parlare anche delle altre attività che la

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vedono impegnata nel sociale attivamente e fattivamente? Il mio lavoro mi assorbe molto, come pure l’impegno nelle Pari Opportunità essendo anche vicepresidente della Rete Calabria dei Comitati Pari Opportunità, sono spesso relatrice a convegni e mi invitano anche fuori regione ad eventi sul tema del libro. Collaboro con varie associazioni e quando posso mi adopero nel volontariato. Ed ora torniamo ad Angela Davoli donna. Come coniuga lavoro e famiglia? Ho coniugato lavoro e famiglia con l’aiuto di mia madre, i nonni sono una risorsa fondamentale quando ci sono, adesso mio figlio è grande e vive a Roma dove studia. La conciliazione di famiglia e lavoro comporterà sempre difficoltà e sacrifici per le donne, nonostante si stia cercando di intervenire molto sul tema per cercare soluzioni e interventi mirati. Lei è divorziata, ed è avvocato, cosa ne pensa della sentenza della Corte di Cassazione, che nel mese di maggio scorso che ha slegato l’assegno divorzile dal tenore di vita di cui il coniuge godeva durante il matrimonio? E’, forse, una conseguenza dell’assegno che Berlusconi era costretto a dare alla Lario? La Cassazione è l’organo Supremo per l’esatta osservanza e l’uniforme applicazione del diritto ma ciò non vuol dire che si possano fare automatismi o operazioni di copia – incolla perché i processi riguardano casi diversi anche se simili e la loro funzione è proprio quella dell’accertamento dei diritti per l’affermazione della giustizia caso per caso, quindi nella fattispecie. Ha un figlio che studia giurisprudenza, quindi ha seguito le “orme della famiglia materna”. E’ perché la sua famiglia ha la giurisprudenza nel DNA? Forse c’è davvero una passione innata per il diritto anche se mio figlio continua a dirmi che non vuole fare l’avvocato. Le che tipo di mamma è stata ed è? Ho cercato di essere equilibrata e coerente e di improntare il rapporto con mio figlio su basi di rispetto reciproco, di dialogo e di fiducia, lasciandolo libero di fare le sue scelte consigliandolo senza condizionarlo ed è questa la cosa più difficile perché spesso, senza volerlo, si rischia di condizionare ed influenzare i figli. Che voto si darebbe come mamma? Non mi voto, mi ha votato mio figlio quando mi ha detto che sono la mamma che avrebbe voluto. Mi basta e mi riempie di gioia. Lei è di Soveria Mannelli ma vive a Lamezia Terme, si trova bene a Lamezia? Vivo tra Soveria e Lamezia e mi trovo bene in entrambi i luoghi. Ho radici lametine, papà

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era di Lamezia. Lamezia è una città bella, con tante potenzialità, c’è un fervore culturale e intellettuale da non sottovalutare, tantissime persone impegnate socialmente, tante attività di associazionismo e di solidarietà in difesa dei più deboli, tanti talenti, tante cose positive da cui partire per superare gli ostacoli e sperare con fiducia ed orgoglio che diventi quello che potrebbe essere: il cuore pulsante della Calabria. Che rapporto ha con la religione? Credo che la fede sia un dono che io in questo momento non ho, ammiro chi ha tanta fede e noto che chi ha fede riesce a superare molti momenti difficili anche con la preghiera. E la tecnologia, questi telefonini che sono oramai diventati indispensabili, non crede che ci stiano abituando alla solitudine? Che stiano fagocitando i rapporti fra le persone? Comunicare attraverso una tastiera senza più guardarsi negli occhi è triste! L’eccesso della tecnologia, nonostante i vantaggi, e un uso ossessivo hanno purtroppo inciso negativamente sulla vita di relazione e i social network sono spesso causa di mali irreversibili se pensiamo che la facile diffusione di immagini e video ha portato addirittura al suicidio di molti giovani. Come in tutte le cose, bisogna sempre usare l’equilibrio. Tempo libero, come lo passa? Viaggiando? Leggendo? Ascoltando musica? Leggo molto, mi piace viaggiare e parto tutte le volte che posso, ho anche una grande passione per la cucina. Qual è il libro che tutti dovrebbero assolutamente leggere? I Pilastri della Terra di Ken Follett Ed ancora per conoscerla meglio, il suo autore preferito? Ed il suo cantante preferito? Ken Follett e anche Andrea De Carlo. Fabrizio De Andrè. Ha un passatempo che la aiuta a rilassarsi? Non so, fare giardinaggio, dedicarsi agli animali Gli animali li amo e ho salvato molti cani abbandonati per la strada riuscendo a sistemarli con l’aiuto delle fortunatamente tante persone che amano gli animali, io ne ho due, mi piace anche il giardinaggio, mi continua ad incantare sempre il passaggio delle piante dal fiore al frutto. Un consiglio ai giovani di oggi?

Di credere in sé stessi, nelle loro capacità, di affermare la loro personalità senza usare la violenza,senza rincorrere gli status symbols, di non cedere a false lusinghe e a glorie effimere, di dare allo studio importanza prioritaria, di combattere per quello in cui credono con le armi dell’impegno e della tenacia, di stare sempre con la verità e la giustizia, le uniche strade per la libertà. Concludiamo con la domanda alla Marzullo che faccio a tutti: La domanda che non le ho fatto e che avrebbe voluto le facessi,. Si faccia la domanda, ci dia la risposta Cosa mi auguro e cosa auguro a tutti? Senza alcuna retorica e senza sconfinare in frasi fatte auguro che insieme, con impegno e fiducia, possiamo davvero sconfiggere la violenza e la corruzione e vivere in un mondo dove uomini e donne seppelliscano l’ascia di guerra. Può sembrare un’utopia ma non lo è. Tutto avviene per caso nella vita? Non credo! Incontrare Silvana, parlare di Angela, sentire l’interesse per quello che ascolti crescere e volere fortemente intervistarla. No, non è stato per caso era ... scritto dovesse avvenire! Come sempre, per chi è impegnato nel lavoro, nel sociale, trovare il momento giusto è impresa ardua, ma si sa, volere è potere ed alla fine ce la abbiamo fatta, ci siamo incontrate, l’intervista è stata fatta ed io sono qua a “scrivere” le mie impressioni. Angela è una grande donna, pratica, ha il fascino che traspare da chi è sicuro di sè, anche il fascino del “potere” se vogliamo, visto che occupa posti di prestigio, non perde tempo in chiacchiere, il tempo è prezioso e non lo spreca, ma, nello stesso tempo, Angela sorprende per la sua completa assenza di boria, per la capacità di entrare nella stessa lunghezza d’onda di chi ha di fronte. Ha un grande rispetto e passione per il suo lavoro ma soprattutto per la gente, per le donne che patiscono soprusi e questo suo modo di essere, questa sua sensibilità, a mio avviso, la portano ad avere una sorta di chiarezza nel suo modo di porsi che non può non colpire e poi ... è una persona solare, che ama la vita ed ha un sorriso contagioso, anche se ... quando deve parlare di lei è titubante, quasi timorosa che il suo entusiamo possa farla sembrare “piena di sè”. Incredibilmente la frase per lei è stata difficile da trovare, fino alla fine sono stata incerta fra una di Ada Luz Márquez e quella che poi ho scelto, di Alda Merini: “Una donna è la storia delle sue azioni e dei suoi pensieri, di cellule e neuroni, di ferite e di entusiasmi, di amori e disamori. La donna è qualcosa di misterioso che sta tra il canto e la metafora”, spero lei vi si ritrovi.

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Associazionismo

La bellezza delle donne dalla giovinezza all’età matura Interessante il Convegno che ha aperto il biennio 2017/2019 della nuova Presidente FIDAPA Enza Galati: “La bellezza delle donne dalla giovinezza all’età matura”. L’incontro, organizzato con le socie young, rappresentate da Serena Perri, ha affrontato un tema caro alle donne e lo ha “analizzato”, se così vogliamo dire, a 360° con due esperti del settore: Alma Battaglia, Biologa Nutrizionista e Franco Feroleto de Maria membro della Società italiana di medicina estetica (Sime). Il salone del Circolo di Riunione, dove si è svolto l’incontro, era gremito di socie fidapine che hanno ascoltato con interesse quanto detto dai due relatori, sottolineando alcuni passi con applausi scroscianti, ed alla fine hanno interagito con loro, ponendo ad ambedue gli ospiti, numerose ed interessanti domande che non si sarebbero esaurite se il tempo, tiranno, non avesse posto fine all’incontro. La bellezza delle donne è stata da sempre decantata, ma anche denigrata, da poeti e scrittori, da uomini e donne, per esempio Oscar Wilde diceva che “La Bellezza non può essere interrogata: regna per diritto divino” e, per contro, George Bernard Shaw così recitava: “La bellezza, dopo tre giorni, è tanto noiosa quanto la virtù”. Quel che è certo è che la bellezza, quando c’è non dispiace e, quando non c’è, una buona parte di donne, ed oramai anche di uomini, la insegue, tentando di raggiugere ciò che natura non ha dato o che si sta riprendendo per il passare del tempo, ricorrendo così al trucco, agli abiti, alla dieta e … sempre più spesso alla chirurgia estetica. La dottoressa Battaglia, con dovizia di esempi, ha sottolineato l’importanza di una giusta alimentazione, equilibrata, necessariamente diversa, per ogni età della vita. Importante la colazione che non può essere uguale per il bambino e per la mamma, importante il consumo della frutta secca che, ovviamente non può essere consumata in “quantità industriali” ma che, nelle giuste dosi, aiuta a mantenersi in forma. Insomma una buona alimentazione, che non deve necessariamente essere fatta da

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cibi complicati e costosi, ma da alimenti semplici, sapientemente combinati fra di loro, può permetterci di soddisfare occhio e palato ed aiutarci a mantenerci in forma, ad avere un corpo agile e snello ed una pelle sana e luminosa senza troppi sacrifici o costi. Ovviamente l’esercizio fisico, che non dovrebbe mai mancare, è un ottimo alleato per una buona forma fisica e ... mentale. Il dottore Franco Feroleto de Maria, dopo un breve ed interessante exursus sulla chirurgia estetica, ha sottolineato l’importanza di questa ultima, sempre che, come per tutto, non se ne faccia un abuso. Ma chi deve ricorrere alla chirurgia estetica? Non necessariamente chi è brutto o ha un difetto fisico, ovviamente tralasciando chi deve ricorrervi per motivi di salute, ma chi prova un senso di disagio che non permette di vivere bene la propria vita per una “presunta” manchevolezza del proprio corpo. Perché una giovane donna non deve concedersi un seno più abbondante se il proprio seno la fa sentire in imbarazzo? E chi ha un naso che non vede adatto al proprio viso, o le orecchie a sventola, o la cellulite, o qualcosa che spinge ad isolarsi piuttosto che “vivere” perché non dovrebbe ricorrere alla chirurgia estetica per poi stare bene? Il Dottore ha sottolineato che l’abuso della chirurgia, (come avviene per esempio

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in America dove si partoriscono mostri a volte) non è tollerabile e che un buon chirurgo dovrebbe rifiutarsi di operare chi fa delle richieste assurde. Quel che è emerso, alla fine del convegno, teoria sostenuta anche dai due dottori, Battaglia e Feroleto è che, pur non potendo affermare che la bellezza non sia importante, quel che è certo è che non è fondamentale. In ognuno di noi vi è qualcosa di bello, di diverso, che rende unico ma, soprattutto, quel che conta veramente, è la bellezza che si ha dentro, quella che illumina gli occhi ed il viso, anzi, come direbbe Khalil Gibran “La bellezza non è nel viso. La bellezza è nella luce del cuore.” Ed a questo proposito, una domanda, posta dalla Segretaria della Fidapa, Elisabetta Priolo, al dottore Feroleto, ha avvalorato questa tesi infatti, quando Elisabetta ha chiesto al dottore: “è vero che lei è sempre stato un amante del bello? Un esteta quasi e che da bimbo, accarezzando il volto di sua madre, le ha detto: “mamma, io da grande farò il dottore per farti bella””, lui, un uomo, una persona adulta, che prima di diventare chirurgo estetico è stato chirurgo oncologo, (con tutto ciò che questa importante e delicata professione comporta), ricordando l’episodio si è commosso, facendo commuovere anche noi. Avrebbe potuto la vista di un uomo o una donna bella regalarci la stessa emozione? Non credo!

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Spettacolo

LFF4:

UN RIASSUNTO

Si é chiuso il sipario sull’LFF4, in senso letterale e in maniera imprevista: perché l’ultima serata delle cinque previste si è svolta a sorpresa sul palcoscenico del Teatro Cinema Grandinetti, e quindi il sipario è veramente calato sull’arrivederci alla prossima edizione per una serata speciale come gli ospiti eccellenti accolti dal direttore GianLorenzo Franzì. Una quarta edizione che è stata, forse, la prima di una nuova epoca: prima di tutto sotto il profilo formale e burocratico, perché l’LFF4 è stato prodotto all’interno della più ampia rassegna VACANTIANDU 2017, in collaborazione con I Vacantusi di Nico Morelli e ammesso quindi ai finanziamenti europei tramite bando regionale. Ma la “nuova epoca” non è solo formale, bensì anche contenutistica e sostanziale: il Lamezia Film Fest, partito con il botto nel 2007 (un nome su tutti i primissimi premiati: Carlo Verdone), ha attraversato gli anni nonostante una sorte avversa che però sembra alla fine aver portato bene e si è alla fine trasformato in un evento imperdibile. Infatti, l’edizione di novembre 2017 è stata accolta trionfalmente dal pubblico e dalla critica, specialmente dai siti di informazione e cultura cinematografica che hanno accostato l’ LFF ad altri Festival più blasonati come il Lucca Film Festival o il Festival Internazionale di Lecce, realtà ben più avanti di noi ma che hanno in comune con noi le medesime circostanze: sforzi iniziali, difficoltà economiche, ma una gran voglia di diffondere la cultura cinematografica con un solido professionismo alla base. Niente di improvvisato ma tutto attentamente studiato, da e con uno staff ridotto all’essenziale ma che ha lavorato pere poter alla fine produrre una kermesse che si è imposta prepotentemente e che ha mostrato, se ce ne fosse bisogno, una Lamezia affamata di cultura ma soprattutto capace di produrre cultura, anche nei periodi di crisi. Scendendo nello specifico: quest’anno i giorni del Festival sono saliti da 3 a 5, e le sezioni si sono quasi raddoppiate, perché alle tre storiche -Esordi D’Autore, Colpo D’Occhio e Visioni Notturne- si sono aggiunte L’Ora Di Cinema e Monoscopio. Lo staff si è consequenzialmente allargato dalle canoniche quattro persone -il Direttore Franzì, il direttore organizzativo Valentina Arichetta, i direttori artistici delle loro due sezioni Mario Vitale e Marco Cacioppo, rispettivamente con Colpo D’Occhio e Visioni Notturne- fino a comprendere anche il responsa-

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bile marketing Emilio Nicolazzo, la responsabile dell’accoglienza Alessandra Caruso, il creatore del premio Ligeia Antonio Pujia Veneziano con la sua Ceramica ConCreta, l’ideatore del logo ufficiale Arturo De Rosa, il supporto logistico di Francesco De Fazio, il coordinamento tecnico di Renato Failla. Gli spettatori muniti di biglietto sono stati 1.300 (un successo enorme, se si raffrontano le sale vuote dell’inverno precedente con i 40/50 spettatori per ogni spettacolo fino ai 10/20 paganti per le Visioni Notturne che duravano fino alle 3.00 di notte); gli ospiti sono stati ben 15 dalle varie sezioni (Alessandro Rak, Valentina Lodovini, Mauro Uzzeo, Alessandro Carpenzano, Daniele Coluccini, Matteo Botrugno, la madrina Enrica Guidi, i super ospiti finali Vinicio Capossela e Abel Ferrara, gli ospiti del concorso internazionale Marco Caldarelli, Valeria Belardelli, Hermes Mangialardo, Alain Perroni, Domenico Isabella, Antonia Butera), i film proiettati 20 e i cortometraggi 32 per un totale di 52 opere in cinque giorni, e due appuntamenti fondamentali con la musica, un live organizzato in collaborazione con il Cafè Retrò con protagonista il cantautore siculo-scozzese Sergio Beercock; e un mini-live con il duetto d’eccezione formato da Vinicio Capossela e Abel Ferrara. Prima volta anche per il concorso dei cortometraggi, che da italiano (e regionale) si è aperto al mondo e in soli due mesi scarsi di copertura -è stato bandito a metà settembre e si è chiuso il 30 ottobre- ha avuto 180 iscrizioni da parte di produzioni russe, francesi, turche, curde, statunitensi, inglesi, greche (e ovviamente italiane). 180 cortometraggi hanno quindi partecipato all’LFF4. Numeri che non si erano mai visti, riferiti al cinema e a rassegne cinematografiche, a Lamezia e dintorni. Ma non è finita qui. Andando infatti a spulciare nel rendiconto tecnico, è stato un enorme successo: l’LFF4

è stato presentissimo sui social, e ha avuto 4000 visualizzazioni della pagina facebook, 60.000 copertura e diffusione media delle persone raggiunte, 7 dirette facebook con oltre 1740 visualizzazioni, 7.244 interazioni fra la pagina e gli utenti, 1.300 persone che hanno scaricato il programma del Festival. E inoltre, quasi 300 “like” in più sulla pagina facebook, quasi 300 persone che hanno deciso di “seguire” la pagina. E per finire, cinque articoli sul portale movieplayer, il n.1 dell’informazione cinematografica sul web, oltre alla marea di pezzi di critica e di costume nei vari giorni sui vari quotidiani online e cartacei. Un dato solo, per concludere degnamente questo breve excursus: la platea del Teatro Grandinetti, che come detto prima ha sempre non poche difficoltà a trovare spettatori paganti per tutto quanto concerne il cinema e quello che gli gira intorno, è stata gremita da oltre 500 spettatori paganti che hanno assistito certamente a qualcosa di unico al mondo e quasi sicuramente irripetibile: dopo la premiazione della grande attrice Donatella Finocchiaro, musa ispiratrice di diversi autori di culto del cinema italiano; dopo l’assegnazione del premio popolare UNA al cortometraggio russo FU; la serata si è conclusa in maniera indimenticabile con Vinicio Capossela e Abel Ferrara. Il più grande cantautore italiano dei nostri giorni e uno dei più grandi registi americani tuttora viventi che ha scritto pagine di Storia del Cinema si sono incontrati per la prima volta al Lamezia Film Fest e, complice l’immediata alchimia fra i due e la loro strabordante cultura, si sono ben presto intervistati a vicenda sotto gli occhi illuminati del direttore Franzì che si è subito messo da parte; e alla fine prima Vinicio ha suonato uno dei suoi capolavori, Ovunque Proteggi, solo al pianoforte, poi Abel ha imbracciato la chitarra e suonato Forever Young, alla fine hanno entrambi suonato le note di Dylan creando un vero e proprio spazio sacro sospeso fra sensazioni di grazia e profondi turbamenti dell’anima. Alla fine, Capossela voce e piano ha suonato e concluso con Il Paradiso Dei Calzini. Mai accaduto prima, e chissà se succederà ancora. Ma se sarà, sarà solo grazie al loro incontro al Lamezia Film Fest. Arrivederci al prossimo anno!

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Spettacolo

L’ARTE PER LAMEZIA… ”PIU’ ROCK... MENO RACKET”

Il progetto che vogliamo realizzare si sviluppa nella creazione e nella promozione di punti di incontro artistico - culturale,con l’obbiettivo di realizzare social non virtuali ma reali per incoraggiare l’aggregazione e l’integrazione di giovani appartenenti a fasce diverse a livello socio culturale e allontanarli dalle “chimere” proposte dalle organizzazioni malavitose. In una città dove culturalmente tutto tace, e solo “il niente crea fracasso“, a chi tocca parlare di musica, pittura, arte, se non agli artisti, pittori, musicisti, che vivono nell’ombra sul nostro territorio i quali non hanno spazio per la loro creatività ed implodono su se stessi. “ Le crepe sui muri sono le crepe dell’animo…. una città che soffre non è un ricovero per l’anima…. Le rughe sui volti sono i solchi dove germogliano i ricordi e le emozioni e l’abbandono della città è l’abbandono di corpo e anima…” (T.P.) La nostra Lamezia, era una città che emanava e respirava cultura,dove 50 anni fa era frequentato un bar caffè letterario ,(l’attuale Bar Roma), nel quale venivano alimentati progetti e sogni di personaggi dotati di grande caratura intellettuale che poi sarebbero diventati ottimi professionisti ,artisti,commercianti,politici.

Oggi, Lamezia, è una città che produce ignoranza profonda che nutre e fa crescere la criminalità e la microcriminalità. Occorre riprendere il gusto della cultura attraverso gli incontri ,la lettura,l’ascolto della musica autentica,l’arte in genere. “Rari sono i libri che possono cambiare la vita di chi li legge...” ma ci sono, e chi riesce a cavarne tutte le deduzioni, vede in modo nuovo la storia, ne ascolta ancora i suoni della natura e la musica…guarda con l’orecchio... impara a coglierne il ritmo... la vibrazione essenziale . Quindi debbono rinascere :poesie ,musica, letteratura,l’arte in genere che rappresentavano i pilastri dell’esistenza ,le fondamenta di intere generazioni… ”Le pietre cantano i ricordi... monumenti della nostra esistenza... cantano le ferite sulle mura dei borghi e dei castelli…sono le ferite dell’anima...” Ricerchiamo allora il gusto della riscoperta degli antichi valori etici e morali,rivisitando la nostra città,dando spazio e respiro ai talenti giovani e meno giovani che sono tanti nella città di Lamezia Terme. Siamo pronti ad un processo di rinnovamento anche attraverso incontri ,chermesse musicali ,mostre d’arte e artigianato, incontriamoci piuttosto che interfacciarci sui social,animiamo conversazioni … “Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze….” (Paul Valery) Inventiamoci di nuovo il piacere del fuoco del camino,per riscaldare ragionamenti ,visioni intellettuali,profonde vibrazioni dell’anima,ricostruiamo una casa comune della cultura ,ricostruiamo una filiera dei saperi e dei sentimenti che diano vigore alla nostra città e la voglia di ricominciare. TIZIANO BARBERIO cell. 347.6110270 mail: tizianolivemusic@hotmail.it Web : myspace/tizianolivemusic

le spigolature di tommaso

Il Salvator Mundi

di Leonardo è stato battuto all’asta, nei giorni scorsi, per la cifra record di 450 milioni di dollari. Un dipinto controverso, questo, specie per quel che riguarda l’attribuzione, anche perché nel corso dei secoli vi sono state diverse copie dell’opera e questa in particolare è stata considerata per molto tempo “di scuola” vale a dire non creata dalla diretta mano di Leonardo. Invece, negli ultimi anni, studiosi internazionali accreditati hanno definitivamente accertato che il dipinto super milionario è autentico: opera del grande Leonardo. In effetti, se poniamo attenzione al cromatismo possiamo renderci conto di quanto il Salvator sia molto vicino per tecnica e sperimentazione ai grandi capolavori leonardeschi specialmente all’Ultima Cena. Non manca, inoltre, il senso del mistero proprio di ogni lavoro di Leonardo: la sfera tenuta dalla mano sinistra non rifrange o distorce la luce ma è rappresentata come se fosse una sfera vuota. Perché? Forse Leonardo non aveva interesse, in quel lontano 1499 a dare un significato artisticamente più dettagliato del potere del mondo? Chissà, comunque il mistero rende ancora più affascinante e “aperto” tutto il costrutto alla base di ogni sua creazione immortale. Cosa dire della mano destra benedicente, che pare fuoriesca dalla tavola in un incontro universale ed eterno. La notizia clamorosa della sua ultima vendita reca in sé due aspetti: da una parte ha riportato all’attenzione mondiale un capolavoro di tale livello ed è stata un’occasione di avvicinamento all’educazione al bello ma nello stesso tempo si potrebbe presentare il rischio di mettere proprio il suo valore estetico in secondo piano di fronte alla notizia “esplosiva” riducendo il tutto ad una grande operazione commerciale.

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Associazionismo

La vecchiaia è una conquista Lidia Ravera ospite all’Uniter di Lamezia Terme Lamezia Terme, 6 novembre 2017, Uniter. Sala gremita. Ad inaugurare il XIX Anno Accademico dell’Università della Terza Età della città della Piana un’ospite d’eccezione, la scrittrice Lidia Ravera. Dopo i doverosi saluti istituzionali del Presidente prof. Italo Leone, è la vice presidente prof.ssa Costanza Falvo D’Urso a tracciare un breve profilo della Ravera, una delle protagoniste più convinte e tenaci della battaglia dei diritti delle donne. Carriera brillante. Autrice pluripremiata, 30 libri pubblicati, collaborazioni con radio e cinema oltre ad articoli giornalistici vivacizzati dalla naturale vis polemica che da sempre la caratterizza. Attualmente Assessore alla Cultura e alle Politiche giovanili della giunta Zingaretti nel Lazio. Poi il suo primo romanzo Porci con le ali scritto a quattro mani con Marco Lombardo Radice. Un libro con una complessa storia giudiziaria che ha formato la generazione del ’68, quella stessa generazione che oggi può trovare importanti punti di riferimento nell’ultimo romanzo dell’autrice Il terzo tempo, un libro dedicato all’invecchiamento e ai modi per viverlo serenamente, intriso di un ottimismo ragionato che serve ad affrontare le difficoltà dell’età avanzata. Il riferimento è al terzo tempo dei giocatori di rugby che dopo la partita si riuniscono per socializzare e passare un po’ di tempo con spirito conviviale. Un romanzo bello, intrigante, indiscreto, a volte sfacciato ma che invita alla riflessione. Sul finale un fugace accenno a Cicerone, Norberto Bobbio e Rita Levi Montalcini che nelle loro opere hanno trattato il tema della senilità e poi la parola a Lidia Ravera. “… La chiave è proprio lì, vecchi studenti, per questo io ho accettato di sbattermi fin qua e vi assicuro che le ferrovie dello Stato te la fanno pagare se vai verso Sud, non si capisce perché al Nord funziona tutto e al Sud non funziona niente. Deve esserci un segreto disegno. Ma ho deciso di venire perché mi piacciono i vecchi studenti. Mi piace chi non smette mai di studiare, mi piace chi non smette mai di imparare, chi non smette mai di cambiare, di rischiare, di avventurarsi perché non c’è una scadenza per questo. Il terzo tempo è un romanzo. La protagonista, Costanza, è una donna veramente insopportabile (sono le mie preferite), cambia idea ogni tre capitoli però è una che rilancia sempre, prende sempre il dolore per le corna e siccome io credo che la scrittura sia un atto di guerra contro gli stereotipi, contro i cliché, mi sono messa in testa, in questa che chiamo scherzosamente la trilogia della vecchiaia e che è composta appunto da Piangi pure, da Gli scaduti e da Il

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terzo tempo di combattere i cliché intorno alla vecchiaia. Io sto combattendo… Venire a parlare con voi ha per me il valore di un gesto politico perché io ho avuto paura di invecchiare dall’età di 12 anni, appunto perché c’era sempre qualcuno più giovane di me e questo ha rovinato la mia giovinezza. Ogni compleanno era un attacco di disperazione. Il mio libro contro la vecchiaia l’ho scritto a 26 anni Ammazzare il tempo, il mio secondo romanzo. Una patologia molto pesante la vecchiaia perché evidentemente, pur essendo stata una ragazza sveglia e intelligente, una parte di me credeva nei cliché. Una parte di me non li metteva in discussione perché pensavo veramente che sarei diventata un’altra persona, che sarei

caduta in un buco nero. Pensavo alla vecchiaia come ad una interruzione della vita, una diminuzione forzosa, una terra di nessuno, un corridoio vuoto che ti porta verso la fine. Pensavo alla vecchiaia e ne avevo tremendamente paura. Non riuscivo neanche a immaginare di poter aver 64 anni, sembrava una cosa surreale. Non è così. Costanza se ne accorge. Li compie. E si accorge che è la stessa di prima e che comunque l’unica strategia per non invecchiare è morire giovane e nessuno di noi ha voglia chiaramente. Per cui la vecchiaia è una conquista, è una felicità, è un tempo residuale, meraviglioso proprio nel senso etimologico di “portatore di meraviglia” perché da lì in avanti non sai che cosa succederà, perché gli atti necessari che riassumono una vita li hai già fatti tutti e da lì in avanti puoi finalmente inventare e Costanza è una che inventa parecchio. Quando muore sua madre, 10 anni prima nell’inizio del

romanzo, lei vede il sollievo sul volto di suo padre: 55 anni di solido matrimonio infelice. Allora convoca suo marito, uomo molto simpatico e paziente, prepara una cena con il suo piatto preferito, si veste elegante e gli propone di separarsi perché invecchiare in coppia è declino allo specchio. Lui accorda, è abituato a darle retta perché lei ha una specie di istinto per la felicità o comunque per soffrire il meno possibile, cerca sempre di mettersi al riparo dal dolore nominandolo e riconoscendolo, non fa finta che non esista però reagisce immediatamente mentre lui è un po’ più lento. Si separano, prendono due case ad una distanza ragionevole, la casa di lei è molto più bella di quella di lui ma è una cosa naturale nel suo essere formidabilmente egoista. Si vedono tutti i martedì a cena al ristorante e lei mette cura nel vestirsi, indossa le scarpe con il tacco ed è anche contenta di aver cambiato statuto alla loro coppia. Poi muore anche suo padre e quando muore anche il padre ci si ritrova orfani. Nella storia dell’umanità, noi (intendo la mia età che è ampiamente rappresentata) siamo la prima generazione che diventa orfana a 60 anni e quando anche il secondo genitore ti lascia, improvvisamente ti rendi conto che il prossimo sarai tu. A questa età la morte è una cosa che senti, che vedi, che fa paura e Costanza si spaventa e se ne inventa immediatamente una. Visto che il padre le ha lasciato in eredità un vecchio convento dove si era ritirato a trascorrere gli ultimi anni della vita, siccome non vuole invecchiare in coppia ma neanche da sola decide di invecchiare in gruppo e le viene in mente che la quarta età si chiude con l’infanzia, non si è più autonomi, si dipende dagli altri, la vita si chiude come un cerchio, si va verso il silenzio come un bambino appena nato. La terza età somiglia invece alla adolescenza, il corpo cambia e a 65 anni si ha bisogno delle stesse cose di cui ha bisogno una tredicenne. Costanza ha vissuto in una comune da studentessa, esattamente come ho fatto io anche se è un periodo che non ricordo con particolare delizia per il senso di inadeguatezza, timidezza, paura di sbagliare, paura del giudizio degli altri, però questo gruppo l’ha aiutata a uscire dall’infanzia (che è il passaggio più difficile dall’adolescenza) e pensa che questo gruppo possa aiutarla ad entrare nella vecchiaia, a vivere bene questo ultimo tratto di strada dove c’è più passato che futuro. Futuro che ormai può tranquillamente durare 30 anni e 30 anni di vita sono una vita, non puoi non programmarla, non puoi lasciarti vivere. A me piace stare con i miei coetanei in questo momento, con le

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persone che hanno davanti lo stesso problema che ho davanti io. Mi ricordo che quando avevo 20 anni facevo il piccolo gruppo con le mie amiche femministe, lì si partiva dal nostro disagio di donne giovani, il problema di conciliare maternità e lavoro, il problema della maternità come scelta, il poter andare in giro di notte senza che qualcuno ti aggredisse, la libertà di poter rifiutare di fare l’amore se non ne avevi voglia senza essere considerata bigotta, tanti problemi che abbiamo affrontato insieme e per i quali abbiamo fatto molto e abbiamo ottenuto anche dei risultati politici perché dalla nostra lotta per una maternità consapevole e volontaria è nata la Legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Abbiamo fatte tante belle cose perché ci siamo unite e siamo partite dal nostro disagio di essere donne in quel tempo, avendo quell’età. Adesso io sono molto stupita dal silenzio delle femministe che hanno tutte dalla mia età in su. Perché tacciono? Io non credo sia diventato semplice invecchiare per le donne. Basti vedere quante buttano soldi e salute a rifarsi la faccia, le labbra, a cancellarsi le rughe… Ma perché? Perché evidentemente non è facile se per tutta la vita hanno sottinteso che tu potevi esistere soltanto in funzione del desiderio maschile. Quando quel desiderio non lo susciti più non è tanto facile ritrovare una tua ragione per frequentare gli altri. È un grossissimo problema il disprezzo di cui godono le donne non più giovani. È un disprezzo diffuso ma palpabile che non coinvolge gli uomini o li coinvolge molto meno, infatti gli uomini invecchiano più sereni… Nessuno chiede a loro di avere 23 anni tutta la vita. Se un uomo diventa con l’età più intelligente, più colto, più spiritoso, più simpatico e magari più ricco a lui l’età viene perdonata perché non è su quello che viene giudicato, non è mai stato su quello. Le donne non hanno la mitologia del ragazzotto palestrato salvo alcune galline ininfluenti e quindi gli uomini godono di questo sguardo generoso che è il nostro e invecchiano più a loro agio. Evitano il grottesco, non spendono danaro inutilmente quindi io penso che valga la pena parlarne, che valga la pena rafforzarci partendo da noi e chiedendo che le regole cambino. Io ho fatto per 5 anni (fra qualche mese terminerà il mio mandato) l’Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili. Ho fatto molto per le politiche giovanili, ho trovato dei soldi, ho istituito un fondo per la creatività, ogni anno ho finanziato giovani creativi under 35, ho fatto partire le loro imprese. Ho fatto quello che sono riuscita a fare con i non molti fondi che avevo per aiutarli. Ho fatto una specie di mappatura della creatività nel Lazio… Ho riaperto teatri, ho finanziato compagnie giovanili, rassegne, festival… Avrei voluto le Politiche Senili e mi chiedo perché non esista un Assessorato alle

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Politiche Senili, perché non esista un Ministero alle Politiche Senili visto che l’allungamento della vita è diventato il “problema”. La società va ridisegnata, vanno ridisegnate le classi d’età. Nessuno si sogna di farlo, l’unica cosa che si fa è alzare l’età della pensione. Questo non va bene però, l’unica iniziativa che si prende per l’allungamento della vita media delle persone è costringerle a lavorare fino all’ultimo. Secondo me la pensione dovrebbe essere su base volontaria, chi vuole continuare a lavorare perché ha paura del vuoto o perché si diverte a lavorare o perché sente di poter dare ancora delle cose può andare avanti fino a 90 anni se è in buona salute e chi no se ne deve andare ad una età che non è quando si ha un piede nella fossa. Io trovo micragnosa questa politica soprattutto perché riduce tutto a quello ovvero spostare l’età della pensione. Ma se veramente ci si rendesse conto di come sta cambiando la società a causa della crescita zero unita

all’allungamento della vita (siamo il secondo paese più vecchio del mondo dopo il Giappone) si potrebbero, per esempio, moltiplicare le occasioni di long life learning, come fa l’università della terza età. Lo slogan di Costanza è “per una vita che duri tutta la vita” perché non può finire 30 anni prima, la gente non può essere lasciata ad arrangiarsi, deve avere un supporto economico dove ci sono problemi di povertà, perché essere poveri da giovani va anche bene, essere poveri da vecchi è molto brutto perché si ha più bisogno, si ha più bisogno anche di agio e quindi la società ci deve pensare, la società che va verso un saldo sempre più avanzato, meno bambini e più persone anziane, qualcosa deve fare. Io scrivo romanzi perché penso che il cliché, gli aggettivi che infilano ai vecchi siano il motivo per cui si vive in questo terrore. Provate a cambiare aggettivi. Io non mai trovato, e ne conosco tante, una persona intelligente, ironica, avventurosa, coraggiosa, generosa che smettesse di esserlo solo perché ha 70 o 80 anni. Sei come sei, si invecchia ciascuno a modo suo è l’incipit del mio romanzo, giovani lo si è più o meno tutti nello stesso modo vecchi lo si diventa ciascuno a modo suo perché sei quello che sei, quello che

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sei stato tutta la vita, quello che hai costruito, quello che hai fatto, non esiste una maschera che ti devi sovrapporre ai tuoi lineamenti reali. Allora questo è il sottotesto, dopodiché questo romanzo è la storia di Costanza, di suo marito Dom, del loro figlio Matteo, poi c’è Chelsie una ragazza bellissima di 22 anni mezza inglese e mezza ciociara che diventa imprevedibilmente molto importante nella vita di Costanza, poi c’è un colpo di scena pazzesco per cui Costanza sparisce e io molto abilmente cambio punto di vista e poi ci sono questi cinque vecchi che lei va a cercare in giro per tutta l’Italia e che sono i suoi compagni di allora e li trova esattamene come erano, certo un po’offuscati nel corpo ma fondamentalmente simili perché noi cambiamo molto meno di quanto crediamo di cambiare e, con un po’ di fatica ma non tanta, vivendo molto si migliora molto. Io per esempio ho imparato a scrivere. Tutti mi tirano sempre addosso Porci con le ali, ormai sono rassegata, però se si legge Porci con le ali e poi si legge Il terzo tempo c’è un abisso. Ci sono 40 anni di lavoro alla ricerca dell’aggettivo giusto, del verbo giusto, del ritmo della pagina, del sottotesto, del senso della frase, del corto circuito di senso, della costruzione del personaggio, della coerenza delle relazioni fra i personaggi . Accidenti, sembrano due persone diverse e francamente io non la rimpiango quella di Porci con le ali che ha scritto un libro in 20 giorni e ha venduto 3 milioni di copie. Non la rimpiango. È una salamina che ha avuto un’idea brillante ma rispetto alla scrittrice che sta dietro a questo libro c’è tutta la vita ed è straordinario. L’avere vissuto tanto per uno scrittore o una scrittrice è fondamentale perché hai una gerla dietro in cui c’è tutto quello che ti serve. C’è il buono, il cattivo, l’arrivista, l’aristocratico, il deficiente, la donna splendida, quella corrotta… c’è tutto perché hai incontrato tutto nella vita, non è necessario fare avventure nel mondo. Nella vita Incontri, guardi, scopri, parli, ascolti, leggi, guardi film e quindi il bagaglio cresce e più cresce il bagaglio meglio scrivi, più i romanzi sono spessi di vita più la gente ci si riconosce. Di una cosa sola sono sicura (ho smesso di interrogarmi se sono un genio o no) i miei romanzi sono utili, sono come una stampella, sono uno strumento esistenziale che ti aiuta a vivere meglio e più intensamente. I grandi romanzi sono questo. I romanzi che io ho letto e riletto nella mia vita sono quelli che mi hanno aiutata a vivere. Non mi riferisco a quelli scritti così per fare ma ai romanzi scritti per urgenza, per l’urgenza di comunicare, non solo di esprimere se stessi ma anche di comunicare con gli altri quindi buona lettura del libro che non c’è”. Quando la vita si fa letteratura. Grazie Lidia.

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Associazionismo

Al via il nuovo anno sociale del Soroptimist

Club

di Lamezia Terme Al via il nuovo anno sociale del Soroptimist Club di Lamezia Terme, presieduto da Lucia Greco. Alla cerimonia, che si è svolta al T-Hotel di Feroleto Antico e che ha preso il via con la suggestiva accensione delle candele in nome di tutti i club del italiani, europei e mondiali del Soroptimist, hanno preso parte rappresentanti dei club calabresi e la past president nazionale Teresa Gualtieri. Nel corso dell’incontro, la presidente Greco ha illustrato il programma realizzato lo scorso anno dal club ed i nuovi progetti che prevedono una serie di azioni rivolte alle donne, soprattutto a quelle che vivono condizioni sociali difficili. Uno dei progetti che verrà realizzato è la “Stanza tutta per sè”, una stanza che sarà allestita, così come è stato per il Tribunale, all’interno della caserma dei carabinieri di via Marconi, che sarà destinata alle donne che hanno subito violenza e che vogliono denunciare gli abusi.

“Un progetto avviato da tempo – spiega Lucia Greco – ma che fino ad oggi non abbiamo potuto realizzare in quanto bisognava attendere la conclusione dei lavori nella nuova caserma. A tal proposito, voglio ringraziare il colonnello Ribaudo per la sensibilità e disponibilità che ci ha dimostrato. In questa iniziativa abbiamo voluto coinvolgere tutti gli studenti delle scuole di Lamezia, che parteciperanno concretamente alla realizzazione di questo progetto”. Il Soroptimist porterà avanti altri progetti rivolti alle donne: uno sarà dedicato alle studentesse delle scuole secondarie, al fine di promuovere fra le giovanissime l’interesse per le carriere Stem, come ulteriore maggiore possibilità di lavoro. In particolare, saranno organizzati incontri per studentesse delle scuole secondarie con socie competenti, studentesse universitarie Stem e scienziate italiane, azione che potrà essere inserita nelle attività di alternanza scuola-lavoro. Altri progetti riguarderanno le studentesse e le giovani donne diplomate/laureate, per sostenere il loro ingresso nel mondo del lavoro; così come altri progetti riguarderanno donne di categorie fragili (detenute, donne che hanno subito violenza, donne di paesi stranieri) per sostenere la formazione professionale e/o le attività lavorative. Saranno inoltre promosse iniziative per favorire e diffondere la frequentazione della biblioteca, per farne un luogo privilegiato di incontro, di conoscenza, uno spazio ad alta densità educativa, con particolare riferimento ad azioni ed iniziative di formazione e informazione culturale per le donne e di contrasto alla povertà educativa dell’infanzia e dell’adolescenza. Infine, si continuerà a portare avanti i progetti relativi al “Codice della rosa bianca” e alla “Toponomastica la femminile”.

La vice presidente nazionale del Soroptimist d’Italia

Adriana Macchi

incontra i club calabresi a Lamezia Terme La vice presidente nazionale del Soroptimist International d’Italia Adriana Macchi ha incontrato le presidenti e le rappresentanti idi tutti i club calabresi a Lamezia Terme, in occasione dell’interclub che ha visto la partecipazione dei club di Lamezia Terme, Catanzaro, Soverato, Cosenza, Palmi e Reggio Calabria. Un incontro operativo per illustrare il programma della neo presidente nazionale del Soroptimist, Patrizia Salmoiraghi, per il biennio 2017/2018, che ha come titolo “Insieme diamo valore al futuro delle donne”. L’incontro è servito infatti per spiegare non solo i progetti che saranno messi in campo nei prossimi due anni da tutti i club d’Italia, ma anche quali modalità operative dovranno essere utilizzate dai vari club nei loro territori. Ad aprire i lavori è stata la presidente del

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Soroptimist di Lamezia Terme Lucia Greco, che ha illustrato il programma realizzato dal club e i progetti messi a punto per i prossimi mesi. In particolare, nel suo intervento Lucia Greco ha invitato le soroptimiste calabresi a farsi avanti per rilanciare questo sud, per troppo tempo abbandonato, e che potrà risollevarsi grazie alla caparbietà e competenza delle donne calabresi. La vice presidente Macchi ha poi spiegato le modalità operative del nuovo biennio, raccogliendo anche le proposte dei club. Un aspetto che è stato sottolineato è che è club devono fare rete, in modo da dare una maggiore efficacia alle azioni svolte. “Il motto scelto dalla presidente nazionale è Insieme diamo valore al futuro delle donne – ha spiegato Adriana Macchi – questo vuole essere un augurio, ma anche una proposta e

una richiesta di lavorare secondo questa prospettiva, secondo le linee comuni, ma anche secondo il territorio e le competenze delle socie dei vari club”. Due sono i grandi temi scelti per il biennio: “Donne e lavoro” e “Donne in biblioteca”. In particolare, per quanto riguarda “Donne e lavoro”, i club dovranno puntare sul progetto Stem, coinvolgendo le studentesse delle scuole superiore, per invogliarle a studiare le materie scientifiche; un altro progetto riguarda la formazione delle donne neo diplomate e laureate per aiutarle a formarsi e inserirsi nel mondo del lavoro; un altro ambito riguarda il sostegno alle donne che hanno bisogno di aiuto, sia quelle vittime di violenza, ma anche quelle che hanno perso il lavoro o vivono situazioni di grande disagio. E poi c’è il progetto “Donne in biblioteca”, che ha l’obiettivo di promuovere la cultura, sostenere l’azione di formazione culturale e contrastare la povertà educativa, attuando anche corsi di formazione e di aggiornamento per le donne italiane e straniere. Adriama Macchi ha anche annunciato che il Soroptimist d’Italia ha firmato un protocollo con il ministero di Giustizia che ha accreditato il sodalizio internazionale a fare formazione all’interno delle carcere.

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Sanità SI E’ SVOLTA A LAMEZIA TERME UNA GIORNATA FORMATIVA DEDICATA ALL’”APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA NEGLI ESAMI ECOGRAFICI” L’”Appropriatezza prescrittiva negli esami ecografici” è stato il tema della giornata formativa organizzata dall’unità operativa Formazione e Accreditamento dell’Asp di Catanzaro, diretta dalla dott.ssa Clementina Fittante. L’iniziativa, avente come responsabile scientifico e docente il dott. Salvatore Galea, direttore di Radiologia dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, ha dato l’opportunità ai medici di tutte le specialità e ai medici di medicina generale di valutare i criteri da applicare nel prescrivere gli esami ecografici al fine di rispondere al principio di appropriatezza, elemento indispensabile per giungere alla realizzazione della ottimizzazione delle risorse disponibili con la finalità da un lato di assicurare prestazioni coerenti con il sospetto clinico e dall’altro di evitare il ricorso al razionamento dovuto alla mancanza di risorse economiche. “Un’indagine utile - afferma il dott. Galea - è quella il cui risultato, positivo o negativo, può modificare il management del paziente o contribuire alla formulazione della diagnosi clinica”. Il direttore di Radiologia spiega inoltre che “Per valutare l’appropriatezza di un esame strumentale e quindi soddisfare il “principio di giustificazione”, preciso obbligo normativo per il radiologo, bisogna porsi una serie di interrogativi al fine di evitare la ripetizione delle indagini, per capire se è necessario e se lo è in quel momento.” Hanno preso parte al corso formativo in qualità di docenti anche il Prof. Fabrizio Calliada, ordinario della Cattedra di Radiologia dell’Università degli Studi di Pavia, Policlinico S. Matteo di Pavia, il prof. Domenico Laganà, ordinario della cattedra di Radiologia della Università Magna Graecia di Catanzaro, il dott. Bernardo Bertucci, direttore f.f. dell’unità operativa Radiodiagnostica Azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, il dott. Giuseppe Loria e il dott. Nicola Zizzi, dirigenti medici di Radiologia del presidio ospedaliero di Lamezia Terme. Presenti in quanto invitati alla discussione sono stati anche i direttori di Radiologia di Vibo Valentia Sandro Baldari, di Reggio Calabria Nicola Arcadi e di Rossano Stefano Giusti.

Giornate formative a Lamezia Terme per il personale sanitario Si sono svolte di recente a Lamezia Terme alcune iniziative formative curate dall’unità operativa Formazione e Accreditamento, diretta dalla dott.ssa Clementina Fittante, che hanno tenuto impegnato il personale sanitario nell’approfondimento di diverse tematiche. Due giornate sui disturbi d’ansia in Medicina si sono tenute il 13 e il 14 novembre scorsi, responsabili scientifici il dott. Gregorio Corasaniti, direttore dell’unità operativa Servizio psichiatrico diagnosi e cura (SPDC) di Catanzaro, nonché direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP di Catanzaro e dott. Maurizio Puca, dirigente medico del medesimo servizio. L’ansia è uno stato psichico, prevalentemente cosciente e naturale, utile all’essere umano poiché consolida e stimola l’istinto di sopravvivenza. Il livello d’ansia nell’essere umano ha un range di normalità al di fuori del quale può determinare e significare sofferenza. Negli stati di sofferenza fisica o psichica possiamo avere una forma di patologia dell’ansia. Per questi motivi l’ansia può interessare tutte le branche della medicina e della chirurgia e può avere un suo significato in tutti gli interventi clinici. Tutti i settori della medicina sono coinvolti nella valutazione dell’ansia come disturbo primario e/o conseguenza della patologia principale e nel riconoscimento dell’ansia come esperienza umana “normale” dell’ansia come patologia sia nella medicina ospedaliera che in quella territoriale. L’obiettivo di questo corso-confronto è stato di mettere a contatto operatori di branche diverse e di ruoli diversi per favorire la comunicazione e lo scambio fra operatori sanitari in un’ottica di multidisciplinarietà e di multifunzionalità. La condivisione di conoscenze teoriche ed esperienze cliniche sembra essere un metodo adeguato all’interno di un’azienda sanitaria per favorire il confronto fra settori, luoghi e ruolo diversi.

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Hanno partecipato al corso in qualità di relatori il Prof. Pasquale De Fazio dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e direttore U.O. Psichiatria Mater Domini di Catanzaro, il dott. Salvatore Inglese del CSM di Catanzaro, dott. Salvatore Ritrovato direttore del CSM di Girifalco, la dott.ssa Elena Corace del CSM di Soverato, il dott. Ferruccio Lucchino direttore del Pronto Soccorso di Lamezia Terme, il dott. Gerardo Mancuso direttore dell’ U.O. Medicina generale di Lamezia Terme, il dott. Manfredo Tedesco direttore dell’ U.O. Chirurgia generale, il Dott. Ettore Greco direttore dell’unità operativa Oncologia di Lamezia Terme, il dott. Gregorio Corasaniti, direttore del SPDC di Catanzaro, il dott. Mauro Notarangelo del CSM di Catanzaro, dott. Giovanni Primerano di Catanzaro, il dott. Pietro Gareri dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, la dott.ssa Maria Caterina Anoja direttore dell’U.O. Neuropsichiatria infantile di Soverato, il dott. Michele Curcio del CSM di Lamezia Terme. Inoltre, si conclude oggi il “Corso sulle tecniche di immobilizzazione, mobilizzazione, estricazione, caricamento, monitoraggio, trasporto primario e secondario” del politraumatizzato, iniziato a settembre, che ha come responsabile scientifico e docente il dott. Eliseo Ciccone, dirigente della Centrale Operativa SUEM 118 della provincia di Catanzaro e del Servizio di Elisoccorso della Regione Calabria. L’iniziativa è stata articolata in una parte teorica sui vari aspetti connessi al soccorso prestato al paziente problematico e alle diverse e specifiche modalità e procedure per il trasporto e in una parte riservata all’esecuzione diretta da parte di tutti i partecipanti di attività pratiche e tecniche.

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La nostra storia e le nostre tradizioni

Verso i 50 anni dalla creazione di Lamezia Terme: La Città della Ninfa Terina Le forze in campo e l’inchiesta giornalistica de “Il Tempo” di Roma - II parte Il nuovo anno, il 1964, si aprì con tre eventi di grande rilevanza politica e sociale, ai fini della costituzione della nuova città. 1) una grande inchiesta giornalistica, con notevole incidenza mediatica per quei tempi, realizzata dal quotidiano “Il Tempo” di Roma; 2) un incisivo convegno del Centro di studi sociali e politici “Giuseppe Toniolo” a cui si affiancò il Centro studi “Il Fuoco”; 3) le elezioni amministrative comunali che si celebrarono, simultaneamente, il 10 e l’11 maggio in tutti e tre i comuni: Nicastro, Sambiase, Sant’Eufemia Lamezia. Furono quelle le ultime consultazioni amministrative che si tennero nei tre comuni lametini. Le successive, furono celebrate nel 1970, ma furono le prime elezioni amministrative di Lamezia Terme, ormai costituita con la legge n. 6 del 4 gennaio 1968, attraverso l’unificazione amministrativa di tutti e tre, ormai ex, comuni. Cominciamo dal primo evento. In seguito, in altri articoli, tratteremo anche degli altri due. Il corrispondente da Nicastro del quotidiano “Il Tempo” di Roma, Romano De Grazia – che ha ricomposto i contenuti dell’inchiesta stessa in un libro in seguito dato alle stampe - ve la pubblicò in ben 18 puntate: dall’8 gennaio al 16 febbraio, a giorni alterni. In quel torno di tempo Romano De Grazia non era ancora magistrato, ma insegnante elementare nonchè cronista, come ho scritto sopra, del quotidiano romano. L’inchiesta fu condotta con l’incisività di un giornalista professionale e con equanimità, anche se era noto che il corrispondente de “Il Tempo” propendesse per la unificazione dei tre comuni. I cittadini intervistati appartenevano a tutte le categorie e ceti sociali (liberi professionisti e dipendenti pubblici, operai, artigiani, contadini, commercianti, operatori economici) di tutti e tre i centri. Naturalmente, non furono trascurati nemmeno gli esponenti politici più in vista, le cui valutazioni vennero registrate insieme a quelle dei sindaci di alcuni centri urbani dell’hinterland lametino. Le domande che furono poste a tutti riassumevano la sostanza del dibattito politico che in quei primi mesi si era andato sviluppando non solo nei tre comuni, ma anche nella più estesa area del comprensorio: “Che cosa ne pensa - era la prima domanda rivolta agli intervistati - della progettata unificazione di Nicastro, Sambiase e S. Eufemia Lamezia?” E le successive erano del seguente tenore: “Quali sarebbero i fatti economici e sociali di rilievo che una tale unificazione verrebbe a determinare?”; “Quali sarebbero gli ostacoli più rilevanti all’attuazione di un tale progetto?”; “Quale il nome da dare alla nuova città?”. Il numero dei cittadini intervistati fu rilevante e le risposte fornite incoraggianti nel senso che la stragrande maggioranza di loro si espresse in favore della costituzione della nuova città. Ed anzi parecchi pronosticarono che l’eventuale fusione avrebbe avuto benèfici effetti politici, ma soprattutto sociali ed economici, non solo per Lamezia, ma per l’area vasta della sua piana. I risvolti negativi, che pure taluni paventavano, vennero dai più minimizzati. Alcuni di costoro individuavano, tra i possibili ostacoli di un qualche rilievo, quelli a carattere psicologico quali, per esempio, il campanilismo e l’individualismo delle popolazioni, che, però, apparvero a tutti os-

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tacoli non insormontabili, bensì di facile superabilità. Anche il nome proposto da Perugini, Lamezia Terme, venne generalmente condiviso. Per dovere di completezza “storica” dobbiamo ricordare che gli esponenti del Partito comunista dei tre comuni, nonchè i sindaci dei paesi del Lametino amministrati dai comunisti, cui Romano De Grazia aveva chiesto di manifestare le proprie idee, rifiutarono di esprimersi. Evitando, così, di dare un contributo alla discussione e rimanendo pregiudizialmente ostili alla unificazione. Quell’ atteggiamento di sostanziale rigetto produsse, a mio parere, effetti perniciosi per la nuova città, che si sarebbero prolungati anche negli anni successivi quando, una volta avvenuta l’unificazione - che si fece lo stesso in loro assenza o, per meglio dire, nonostante loro - il ceto dirigente della nuova città si trovò a doversi misurare con la non facile sfida della sua costruzione culturale ed urbana ed i comunisti , con un atteggiamento più moderato e realistico, avrebbero potuto giocare un ruolo significativo in quella direzione. A conclusione dell’inchiesta, “Il Tempo” pubblicò anche i risultati di un “referendum” (oggi si direbbe in modo più appropriato di un “sondaggio”) che era stato organizzato dal giornale distribuendo tra la popolazione una scheda attraverso cui venne posta la domanda: “Volete che Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia formino insieme la grande città della Piana”? Risposero 3.342 cittadini, dei quali 3.180, e quindi il 95%, si pronunciarono affermativamente e solo 162, il 5%, risposero di no. Tenendo presente che nel 1964 la popolazione complessiva dei tre comuni si aggirava intorno a 54mila abitanti, la percentuale dei cittadini che risposero al sondaggio di De Grazia costituisce oltre il 6% dell’intera popolazione. Percentuale che per quei tempi - 53 anni fa, cioè – non è per nulla trascurabile. Anzi, per tutti coloro che credevano nel progetto Lamezia Terme fu altamente significativa e rappresentò motivo di forte incoraggiamento a procedere……. ad andare avanti. Il risultato del sondaggio, oltre a costituire la chiara approvazione della iniziativa peruginiana da parte di una, sia pur limitata, parte della cittadinanza, rappresentò una sollecitazione per il leader democristiano a percorrere senza indugi la strada intrapresa. Ma, costituì anche la verifica che in strati sempre più larghi di cittadini stava rapidamente maturando l’idea che valesse la pena perseguire l’obiettivo della creazione di una nuova grande città nel cuore della piana lametina e che questa idea stesse, via via, per diventare il punto di vista della maggioranza dell’opinione pubblica. Il Convegno del centro Studi sociale Giuseppe Toniolo Il dibattito sull’unificazione diventò sempre più approfondito e stringente per il concorso anche di altri avvenimenti. A Nicastro erano sorti da qualche tempo due centri studi: il “Centro di studi sociali Giuseppe Toniolo” ed il “Centro di studi sociali Il Fuoco”. Di esclusiva ispirazione ed impostazione cattolica, le due associazioni si caratterizzarono per un forte impegno in direzione della unificazione dei tre comuni e della creazione di Lamezia. Le loro iniziative costituirono, in parte, l’alimento culturale di cui si nutrì l’azione politica dei gruppi dirigenti dei partiti favorevoli a Lamezia per proporre presso la cittadinanza un progetto che in un primo momento era sembrato consistere in una iniziativa dai contenuti es-

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senzialmente localistici e che in realtà era costituito da un “grande ed ambizioso disegno dal respiro regionale” perché adeguato alla creazione di una “grande città, funzionale allo sviluppo dell’intera Calabria”. Per la mattina del 16 febbraio 1964, nel teatro Grandinetti, il centro studi G. Toniolo organizzò un convegno, presieduto dal giornalista de “Il Tempo” Pino Rauti, imperniato sull’unificazione dei tre comuni della piana lametina, che l’avv. Perugini definì “un appuntamento con la storia di cui dovremo domani rispondere ai nostri figli”. Nonostante fosse domenica, al convegno presenziò un pubblico numeroso tra cui molti politici locali, provinciali e diversi parlamentari. Erano invece assenti gli esponenti dei partiti ostili alla iniziativa peruginiana. Durante la mattinata, con le relazioni e il susseguente dibattito, furono sviscerati i temi di carattere politico, sociale, economico che la creazione della nuova città fortemente evocava. Le conclusioni del convegno concorsero a creare e diffondere uno stato d’animo pervaso di ottimismo e speranza circa l’auspicata riuscita dell’impresa. Le elezioni amministrative del 9/10 maggio 1964 Sempre in quel medesimo 1964 si svolsero, come precedentemente ho accennato, le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale sia di Nicastro che di Sambiase. La campagna elettorale fu combattuta in modo aspro, come tutte le campagne elettorali di quegli anni. E la Democrazia cristiana, il cui capolista, a Nicastro, era il senatore Perugini, la incentrò essenzialmente sulla creazione di Lamezia Terme. Era quasi fatale, in quel torno di tempo, che qualunque attività pubblica si svolgesse in città avesse per tema di dibattimento, diretto o indotto, quello sull’unificazione dei tre comuni. Anche in un convegno del Movimento giovanile della DC di Nicastro, organizzato nel mese di aprile al teatro Umberto per trattare dei problemi della campagna elettorale che era in pieno svolgimento, si finì con il parlare esclusivamente del disegno di legge che, solo sei mesi prima, era stato presentato al Senato. Le elezioni si svolsero il 10 e l’11 maggio e, nonostante la DC si fosse presentata con una lista ampiamente rinnovata e con la presenza in essa di molti giovani, subì una grave sconfitta, scendendo a 15 seggi dai 20 che aveva conquistato nelle precedenti elezioni del 1960. Il PCI non subì né perdite né incrementi, ma rimase fermo ai suoi 13 seggi, mentre il MSI era passato da 4 a 5 seggi ed il PSI da 2 a 3. Il PSIUP, da poco costituitosi e presente per la prima volta, conquistò un seggio. Se il partito della DC fu il vero sconfitto di quella tornata elettorale, il vero vincitore fu il PLI, che assente nelle elezioni del 1960, aveva conquistato, in queste del 1964, ben 3 seggi, determinanti per la costituzione di qualsivoglia maggioranza

consiliare. Sulla base del responso delle urne se ne dedusse che, nonostante la grande battaglia per Lamezia Terme, l’elettorato nicastrese non aveva ancora recepito appieno la portata della grande intuizione peruginiana e non aveva premiato, dunque, lo sforzo del partito che ne era l’antesignano e la guida. Anche a Sambiase si era votato ed anche qui, in modo speculare rispetto a Nicastro, la DC era crollata passando da 15 a 11 consiglieri. Ma anche qui il PCI si era impantanato nelle sabbie mobili della sua politica di contrasto rimanendo fermo ai 7 consiglieri acquisiti nel 1960. Tuttavia, quella legislatura, a Nicastro, ebbe vita breve. Durò poco più di un anno in quanto non fu possibile costituire una stabile amministrazione. Si tornò alle urne il 28 novembre del 1965. I temi della campagna elettorale ricalcarono quelli di un anno e mezzo prima. Il problema della fusione dei tre comuni per la costituzione di Lamezia Terme ne dominò il dibattito politico/elettorale. La DC, questa volta, accrebbe i propri suffragi ottenendo 17 consiglieri e la maggioranza relativa in Consiglio comunale, mentre il PCI perdette due consiglieri passando da 13 a 11. Ciò stava a dimostrare che la cittadinanza aveva cominciato a comprendere l’essenza dei temi legati alla costituzione della nuova città e ad interiorizzarne il significato, premiando il partito che ne aveva elaborato, per il tramite del suo leader, il progetto costitutivo. Nei due anni successivi, 1966 e 1967, il dibattito sull’unificazione dei tre comuni si approfondì, salendo di tono e interessando e coinvolgendo un numero sempre più vasto di cittadini. Sicchè i suoi contenuti furono costantemente presenti nella vita pubblica e sociale lametina. Si tornò alle urne cinque anni dopo, il 7 giugno 1970, ma in quell’occasione si votò per eleggere il primo Consiglio comunale della costituita nuova città in quanto il disegno di legge Perugini era stato approvato dal Senato della Repubblica e ne era scaturita la legge che istituiva Lamezia Terme, la n. 6 del 4 gennaio 1968. Dopo la sua promulgazione, i consigli comunali dei tre, ormai ex, comuni vennero sciolti, come la legge prevedeva, ed al loro posto fu nominato un Commissario di governo con il compito di condurli verso l’unificazione amministrativa e la creazione di un unico, nuovo comune. Iniziava, così, il suo cammino la grande città di Lamezia Terme, ostinatamente voluta da Arturo Perugini, piantata nel cuore della Calabria, prospiciente su uno dei due versanti, quello ad Ovest, dell’Istmo Enotrio, fortemente infrastrutturata sia dal punto di vista sociale che fisico, e con un bagaglio carico di tante potenziali aspettative ed ambizioni. Quante di quelle aspettative e di quelle ambizioni si sarebbero trasformate, nel tempo, da potenzialità in realizzazioni? E’ quanto in seguito vedremo.

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Liceo Campanella unica scuola calabrese premiata al ministero per le buone pratiche Il liceo campanella di Lamezia Terme unica scuola calabrese premiata nei giorni scorsi a Roma dal sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, nella sede del Ministero, in occasione della giornata nazionale “Alternanza scuola-lavoro nei licei: Impresa possibile”, durante la quale sono state premiate le buone pratiche dei progetti di alternanza scuola-lavoro attivati negli istituti superiori italiani. Per il progetto “Arché: musei, siti, botteghe”, promosso dal Campanella negli anni scorsi, il liceo lametino è stato tra i tredici licei selezionati in tutta Italia e unico a rappresentare la Calabria. Ad illustrare il progetto nel corso della mattinata presso la sede del ministero, le professoresse Di lIicia Di Salvo e Ivana Zaffina e le studentesse Giulia Sacco della V D delle Scienze Umane e Federica Falvo della V A del Liceo linguistico. Il progetto, promosso e coordinato negli anni scorsi dalla docente Michela Cimmino, si è sviluppato lungo due percorsi riguardanti il turismo culturale: gli studenti si sono cimentati come operatori e guide nei musei cittadini e hanno svolto attività laboratoriali nelle storiche botteghe artigiane di arte figulina del territorio, nell’ottica di costituire un’impresa di artigianato tradizionale e storico nel contesto del reale mondo lavorativo. L’intensa mattinata moderata dal direttore del portale Skuola.net, Daniele Grassucci, dopo i saluti istituzionali del sottosegretario Toccafondi, del capo dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e formazione Rosa De Pasquale, ha lasciato spazio alle studentesse e agli studenti provenienti da tredici licei di tutta Italia nel raccontare le loro esperienze di alternanza scuola-lavoro e illustrando i progetti realizzati nelle ore trascorse presso gli enti o le aziende che li hanno accolti. Nell’ambito del progetto “Che santo è”, grazie alla collaborazione con il museo diocesano lametino diretto da Paolo Emanuele gli studenti del Campanella hanno partecipato a un corso di iconografia e, una volta acquisite le competenze basilari, hanno a loro volta guidato gli studenti più piccoli di alcuni istituti comprensivi lametini ad avvicinarsi ai simboli dell’arte sacra e alle rappresentazioni delle vite dei santi, con un metodo ludico ed efficace, utilizando i fumetti manga e accompagnandoli a visitare le opere custodite nel museo lametino. Per quanto riguarda il progetto “Keramos”, in sinergia con il laboratorio “Figulus”

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di Franco Serratore e l’associazione “Ceramica Concreta” di Maria Graziella Cantafio, dopo una formazione in aula presso la “bottega figulina Keramos” allestita proprio nei locali della scuola, dotata di un forno professionale e un tornio di antica fattura, gli studenti sotto la guida di due esperti ceramisti, hanno realizzato diversi manufatti in ceramica decorati con la tecnica del graffito e raffiguranti la fauna marina, il Mediterraneo, i miti e le leggende della Magna Grecia, realizzando riproduzioni artistiche di esemplari del IV e V secolo a.C. Due percorsi accumunati dall’unione tra ricerca storica e filosofica sul passato e applicazione nel presente, attraverso la riscoperta della manualità, la promozione del territorio come occasione di autoimprenditorialità e di crescita economica, per rispondere alla grande domanda di occupazione da parte dei giovani lametini e calabresi Soddisfazione è stata espressa dal dirigente Giovanni Martello per “un riconoscimento che ci vede rappresentare la Calabria tra i progetti più innovativi e buone pratiche dell’alternanza scuola – lavoro. Una sfida che la nostra scuola ha raccolto prima che venisse introdotta con l’ultima riforma. Un’opportunità che non è altro rispetto a ciò che i nostri studenti studiano tra i banchi, ma è applicazione pratica e scommessa su un collegamento sempre più diretto ed efficace tra la scuola e il mondo del lavoro. Per offrire ai nostri studenti prospettive e opportunità”.

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Il tedesco sui banchi delle elementari. Parte progetto promosso dall’associazione italo tedesca ZigZag Avvicinare gl studenti, già dai primi anni di scuola, alla lingua e alla cultura tedesca. Questo l’obiettivo del progetto promosso dall’associazione culturale italo – tedesca “Zig Zag”, che nei giorni scorsi ha presentato l’iniziativa a genitori e studenti delle classi quarte e quinte dell’istituto comprensivo Perri – Pitagora. Giochi, esercitazioni individuali e di gruppo, focus sugli elementi della lingua e della cultura tedesca entrati nella vita quotidiana della società italiana. Queste alcune delle caratteristiche del percorso che nei prossimi mesi intraprenderanno i giovanissimi studenti, guidati dalle docenti Cettina Lucchino e da Ursula Mader vice presidente dell’associazione Zig Zag. “Sappiamo tutti come lo studio e l’apprendimento delle lingue straniere sia più efficace quando gli studenti, già dai primi anni di scuola, hanno la possibilità di iniziare ad avere contatto con le lingue e le culture di altri Paesi – dichiarano le due docenti - L’associazione Zig Zag è impegnata da diversi anni sul nostro territorio a promuovere la conoscenza della lingua e della cultura tedesca alla

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luce di alcuni dati di fatto, che avvalorano l’importanza di studiare questa lingua: la Germania è uno dei partner principali dell’Italia e i turisti tedeschi sono in crescita costante nel nostro Paese, in particolare nella nostra Calabria. Avvicinare i più giovani allo studio della lingua è oggi un’occasione di arricchimento formativo e, nel lungo periodo, una carta da giocare per i percorsi scolastici futuri e per inserisi nel mercato del lavoro”. La Lucchino e la Mader sottolineano la positiva risposta dei genitori e degli studenti, con oltre cento bambini che dato adesione a seguire i corsi nei prossimi mesi, e l’ampia collaborazione da parte della dirigente del Perri – Pitagora Teresa Bevilacqua e dello staff dell’istituto. L’ associazione ha avviato il medesimo progetto anche presso l’istituto comprensivo Manzoni – Augruso.

Libero, del Goethe Institut di Torino, protagonista nei giorni scorsi di un seminario di aggiornamento per docenti di tedesco promosso dall’associazione Zig Zag in collaborazione con il Liceo Campanella di Lamezia Terme. La De Libero, incontrando docenti di tedesco provenienti dai principali istituti superiori calabresi, ha evidenziato, partendo dal concetto della “cattedra come palcoscenico”, come il teatro possa essere un utile strumento didattico nell’insegnamento del tedesco a partire dagli studenti più giovani.

Soddisfazione per l’avvio del percorso nelle scuole lametine da parte di Maria Antonia De

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l’angolo di gizzeria

I laghi salmastri di Gizzeria Fu il terremoto del 1638 che causò in contrada che prese poi il nome di “Maricello” ovvero piccolo mare di S. Eufemia, oggi Gizzeria Lido. Una serie di convulsioni del sottosuolo, con conseguente sprofondamento del terreno si formò un lago che viene ricordato nella rivista “Il Mondo sotterraneo, di P. Kirker”. vedi “I terremoti in Calabria”, di Giuseppe Santagata). Questo lago comunemente chiamato “maricello” (piccolo mare), anticamente era chiamato “Tarcina”, è comunicava con il mare per uno stretto canale ed era porto sicurissimo, detto Porto del Fico, capace di ogni bastimento. “Essendo il solo porto del Lido ed avendo alle spalle un territorio ricco di grani, boschi e bestiame, ebbe movimento tale che la sola Dogana rendeva circa mille ducati alla Camera Baliale. Ma il vento di ponente in contrapposizione dei due fiumicelli ostruì poco a poco il canale, il Maricello divenne ben presto uno stagno malsano, ricco di malaria, che spopolò la regione e ne turbò il commercio tanto che la Dogana non arrivava ai duecento ducati annui. Il tentativo di riaprire la comunicazione a nulla giovò, perché il canale fu nuovamente ostruito. Lo stesso dicasi per i giorni attuali che la gente del luogo ad ogni burrasca deve intervenire per riaprire un varco e facilitare il ricambio dell’acqua. Per gli stessi motivi che causarono la formazione del lago, in seguito si formarono in detta contrada quattro laghetti, tuttora esistenti, detti, volgarmente, le Vote,’ di cui una, per avere una superfice maggiore, prese il nome di Vota Grande. In quest’ultima, fino al 1860 entravano i bastimenti, in quanto essa, in quel tempo, comunicava col mare. Questo piccolo porto naturale, detto “Vota”, si e venuto formando con successivi banchi di sabbia che il mare ha depositato in quella località, senza addossarli alla spiaggia.. (Lettera Ministeriale LL.PP. 23/7/1897). Riconosciuta in Calabria la mancanza di un efficiente porto, il Con­siglio Provinciale di Calabria Ultra, oltre a Crotone, indicava S. Eufemia e Tropea. Il Ministero dei LL.PP. anche per venire incontro ai voti dei Consigli Provinciali del 1855 e 1856, dispose che l’Ing. Giambelli, Direttore della 2’ Div. di Calabria Ultra, studiasse sul posto il problema. Dalle indagini eseguite emerse che “se quel seno era stato ed era forse tuttavia prezioso per la navigazione, pure andava progressivamente diminuendo di ampiezza sia per il sopravvenire di nuove sabbie, e sia per le torbide che vi scorrevano dalla soprastante collina. Ed aggiunse ‘che la profondità non era maggiore di palmi quaranta nel mezzo della sua entrata, sperdendosi per lungo e per largo in ragione decrescente fino a zero. Per tali ragioni e per l’abbondanza di acque stagnanti, espresse parere contrario. Si pensò allora di prosciugare il “Maricello” come si legge nei decreti 23/12/1859, pag. 345 della raccolta, risultando la contrada circondata di terre paludose, tanto

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che in quella zona si respirava aria insalubre per la qualità argillosa del suolo e per l’abbondanza delle acque stagnanti. In precedenza anche Murat, con decreto del 24 giugno 1810, ordinò che si pro­sciugassero i terreni paludosi di Gizzeria e S. Eufemia, ma i governi succeduti non vi provvidero mai, e, soltanto dal 1927 cominciò sistematicamente un vasto lavoro di bonifica che prosciugò le acque stagnanti di estese paludi che andavano da Capo Suvero fino alle sponde del fiume Amato,lambendo il territorio di Maida, Curinga, San Pietro Lametino, e regolando contemporaneamente mediante opere di imbrigliamento il corso indisciplinato dei torrenti “ Zinnavo, Bagni, e fiume Amato compreso e tutto quanto alimentava la grande malsana e fetida palude. Nei tempi feudali il Lago, con le terre circostanti apparteneva alla Baliale Corte dei Cavalieri di Malta, residenti in S. Eufemia, i quali ne esigevano i loro “Jus” in natura, consistenti in alcuni rotoli di anguille, in compenso della pesca che i naturali vi esercitavano, come da scrittura del 26 novembre 1786; mentre in precedenza il Governo aveva proibito alla Camera Baliale di riscuotere denaro per la pesca, sotto pena di ducati cento. “ Storia di Gizzeria di A. Trapuzzano”- Abolito l’ordine Gerosolimitano, il Lago con i terreni adiacenti passò in proprietà al Demanio (1806) che, con instrumento del 17 agosto 1824 vendette il tutto all’Avvocato Pasquale Giuliani, e da questi, con rogito del 2 novembre 1852 passò al signor Francica Pasquale, di Monteleone. Gli eredi, a sua volta, con instrumento del 1/11/1913, per Notar Alfredo Franzoni di Maierato, trasferirono la loro proprietà ai naturali di Gizzeria, che l’avevano in precedenza posseduta, con obbligo di corrispondere cias­cuno ad essi Francica, a titolo di canone enfiteutico perpetuo, lire venti per ogni quota; e, con altro atto dello stesso Notaro dell’ 8 gennaio 1913, cedettero anche in enfiteusi perpetua al Dott. Luigi Trapuzzano di Gennaro i cui eredi fino agli anni 1980 ne hanno conservano gli usi consentiti dalla legge, realizzandone prima immense distese coltivate a uva da tavola e ultimamente 1990 convertita nella coltura della famosa cipolla rossa di Troppa, grazie al clima e alla poca salinità dell’acqua del Maricello. Oggi l’immensa distesa di sabbia demaniale, un tempo abbandonata a se stessa , è in attesa che venga realizzato il grande parco faunistico dei laghi detti “ le Vote” che certamente diventerà un vanto e volano di turismo ecosostenibile per tutto il lametino , visto che I tre grossi centri balneari che già insistono sulla zona come Hang Loose Beach , Cool Bay Resort , B/B Club hanno iniziato un percorso di turismo internazionale dove annualmente si danno appuntamenti importanti sia come competizione sportiva di Kite Surf che di altro.

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Fermenti Filosofici

“Centopoesie. Filosofia e spiritualità” Un libro dedicato a padre Paolino Tomaino ed alla sua missione in Uganda in occasione del suo ottantesimo genetliaco

“CentopoIn questo mese di dicembre il Cenacolo Filosofico ospiterà il missionario padre Paolino Tomaino, perché comunichi la sua esperienza di oltre mezzo secolo in Uganda, segnato dalla costruzione scuole, ospedali ed enti di promozione economica. Incontrerà anche i miei alunni dell’Istituto Tecnico-tecnologico “Leonardo da Vinci”. Un ottantenne con una forza ed un entusiasmo rari che continua a testimoniare solidarietà, bellezza interiore, intelligenza fraterna in mezzo ad un popolo che continua a vivere in enormi difficoltà sociali e politiche, oltre che economiche e sanitarie.

Padre Paolino originario del nostro territorio lametino, precisamente di san Pietro Apostolo, mostra il volto più alto del calabrese, carico di umanità concreta e coraggiosa, pur se segnato da sofferenza insita in un impegno così estremo e lungo nel tempo. Accanto alla necessità di ascoltare la sua esistenza straordinaria per cogliere profondità di senso e ricevere pane di interiorità, si è pensato di dedicare al lui un volume di poesie scritte sul crinale di un pensare profondo e rinfrescate da una densa spiritualità esistenziale. Il titolo del libro è “Centopoesie. Filosofia e spiritualità” e la copertina ritrae padre Paolino, come omaggio alla sua luminosa figura.

fonde dell’animo umano e nei versi s’intrecciano sensibilità, desideri e paure, in un tracciato intimo che offre al lettore percorsi di riflessione. Le liriche di Filippo D’Andrea parlano al cuore, in un crescendo di emozioni in cui ricordi dell’infanzia e paesaggio bucolico sembrano fondersi, proponendo scene di vita dove poggiare lo sguardo e respirare. E’ semplice cogliere la nostalgia per un passato che ancora brucia ma che si apre alla speranza, al desiderio di cielo, illuminando la scena. L’amore per i genitori, per il luogo natìo, per la natura che accompagna le fasi dell’esistenza, la profondità di pensieri

Riporto di seguito la premessa scritta da Donatella Villella che ha colto con acutezza, essenzialità, profondità, il contenuto di questo volume:

intimi ma universali, che affiorano timidi come ombre di rose: questi i temi che caratterizzano i versi di un poeta, viandante assorto che osserva la bellezza del creato con lo sguardo sempre rivolto in alto, con intensità d’espressione ma con la purezza ed il cuore giovane di chi sa che l’eterna infanzia fa fiorire il presente. Delicate le liriche dell’autore ma, nello stesso tempo, penetrante anche grazie alla similitudine spesso usate, intrise di elementi naturali, che lo fanno esprimere in memorie di menta e di odorosi limoni. Particolare è l’utilizzo di termini dialettali, perfettamente inseriti nel contesto linguistico, che colorano la composizione e la rendono viva, più vicina a chi legge. E’ così che l’eterno mantisino delle nonne, con sullo sfondo tavole di povertà imbandite, crea un’immagine nitida davanti ai nostri occhi, che commuove ed emoziona. Il vernacolo viene dunque sapientemente usato come segno di originalità che cattura l’attenzione e dà la chiave di lettura di versi densi corposi. Il poeta si muove bene tra ricordi e questo liquido tempo, dimostrando, ancora una volta, di essere uno dei pochi intellettuali che ruminano esistenza. NB: Chi desidera il volume, i cui proventi saranno devoluti alla missione, si può rivolgere all’Associazione “Amici di Padre Paolino”, cell. 338.2601644

La poesia è una delle espressioni più pro-

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Sport

Il calcio «è » un linguaggio con i suoi poeti e prosatori

Che cos’è una lingua? «un sistema di segni», risponde nel modo oggi più esatto, un semiologo. Ma questi «sistemi di segni» possono essere molti. Allora non puoi parlar per mezzo del sistema di segni verbali: devi per forza adottare un altro sistema di segni: per esempio, quello della mimica; se il «cifratore» di un discorso «mimico» che io decifro: ciò significa che possediamo in comune un codice «italiano» di un sistema di segni mimico. Ci sono ventidue «podemi». Un altro sistema di segni non verbale è quello della pittura; o quello del cinema; o quello della moda. Il gioco del football è un «sistema di segni»; è cioè, una lingua, sia pure non verbale. Ogni lingua (sistema di segni scritti-parlati) possiede un codice generale. Prendiamo l’italiano: io e tu, usando questo sistema di segni, ci comprendiamo, perché l’italiano è un nostro patrimonio comune, «una moneta di scambio». Ogni lingua però, è articolata in varie sottolingue, di cui ognuno possiede un codice: e allora gli italiani medici si comprendono fra loro -quando parlano il loro gergo specializzato- perché ognuno di essi conosce il sottocodice della lingua medica; gli italiani teologi si comprendono fra loro perché possiedono il sottocodice del gergo teologico, ecc. Ecc. Anche la lingua letteraria è una lingua gergale che possiede un sottocodice (in poesia, per es„ invece di dire «speranza» si può dire «speme», ma ognuno di noi non si meraviglia di questa cosa buffa, perché è a conoscenza che il sottocodice della lingua letteraria italiana richiede e ammette che in poesia si usino latinismi, arcaismi, parole tronche ecc. ecc). Il giornalismo non è un ramo minore della lingua letteraria: per comprenderlo

si valgono di una specie di sottocodice. In parole povere, i giornalisti altro non sono che degli scrittori, che, per volgarizzare e semplificare concetti e rappresentazioni, si valgono di un codice letterario diciamo -per restare in campo sportivo- di serie b. Ma veniamo al football.

Il football è un sistema di segni, cioè un linguaggio. Esso ha tutte le caratteristiche fondamentali del linguaggio per eccellenza, quello che noi ci poniamo subito come termine di confronto, ossia il linguaggio scritto-parlato. Infatti le «parole» del linguaggio del calcio si formano esattamente come le parole del linguaggio scritto-parlato. Ora, come si formano queste ultime? Esse si formano attraverso la cosiddetta «doppia articolazione» ossia attraverso le infinite combinazioni dei «fonemi»: che sono, in italiano, le 21 lettere dell’alfabeto. I «fonemi» sono dunque le «unità minime» della lingua scritto-parlata. Vogliamo divertirci a definire l’unità minima della lingua del calcio? Ecco: «un uomo che usa i piedi per calciare un pallone» è tale unità minima: tale «podema» (se vogliamo continuare a divertirci). Le infinite possibilità di combinazione dei «podemi» formano le «parole calcistiche»; e l’insieme delle «parole calcistiche» forma un discorso, regolato da vere e proprie norme sintattiche. I «podemi» sono ventidue (circa, dunque, come ì fonemi); le «parole calcistiche» sono potenzialmente infinite, perché infinite sono le possibilità Di combinazione dei «podemi» (ossia, in pratica, dei passaggi del pallone tra giocatore e giocatore); la sintassi

si esprime nella «partita», che è un vero e proprio discorso drammatico. I migliori dribblatori del mondo. I cifratori di questo linguaggio sono i giocatori, noi, sugli spalti, siamo i decifratori: in comune dunque possediamo un codice. Chi non conosce il codice del calcio non capisce il «significato» delle sue parole (i passaggi) né il senso del suo discorso (un insieme di passaggi). Ebbene, anche per la lingua del calcio si possono fare distinzioni del genere; anche il calcio possiede dei sottocodici, dal momento in cui, da puramente strumentale, diventa espressivo. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Si noti bene che tra la prosa e la poesia non c’è distinzione di valore: è una distinzione puramente tecnica. Tuttavia intendiamoci; la letteratura italiana, specie recente, è la letteratura degli «elzeviri»: essi sono eleganti e al limite estetizzanti: il loro fondo è quasi sempre conservatore e un po’ provinciale... In somma, democristiano. Fra tutti i linguaggi che si parlano in un paese, anche i più gergali e ostici, c’è un terreno comune: che è la «cultura» di quel paese; la sua attualità storica. Così, proprio per ragioni di cultura e di storia, il calcio di alcuni popoli è fondamentalmente in prosa: prosa realistica o prosa estetizzante (quest’ ultimo è il caso dell’Italia): mentre il calcio di altri popoli è fondamentalmente in poesia.

Il nostro territorio “ADOTTA UNA PIANTA” FESTA DEGLI ALBERI RENDIAMO PIU’ VERDE LA NOSTRA CITTA’ A Lamezia Terme come in tutta Italia, il 20 e il 21 novembre è stata la festa degli alberi: Non tutti però li rispettano o ne conoscono qualità e benefici. Essi ci donano ossigeno, ombra nei giorni caldi, fiori e frutti: Prodotti preziosissimi per la sopravvivenza; le loro radici tengono saldo il terreno evitando che frani. Dovremmo amarli e proteggerli dall’avanzare del cemento, anziché abbatterli. Al contrario, purtroppo, ogni anno in Europa si abbattono migliaia di alberi impoverendo il terreno e ricoprendolo di cemento. Molte associazioni si sono impegnate intervenendo contro questo scempio, chiedendo all’UE delle norme specifiche per proteggere il terreno. A Lamezia si può notare la presenza di associazioni e movimenti come Legambiente o Squad Rebel. Quest’ultimo nacque nel 2014 per valorizzare un territorio disabitato e inagibile, creandone uno accogliente e a misura d’uomo. L’obiettivo è migliorare la qualità di vita del territorio attraverso l’arte, la cultura e la natura; valorizzare la città grazie all’abbellimento degli spazi urbani, rendendoli accoglienti e più verdi, siano essi negozi, abitazioni, terrazze, uffici, cortili scolastici e spazi pubblici. A tal proposito è nata l’iniziativa: “Adottaunapianta” finalizzata all’installazione di 10.000 piante o alberi nel Comune di Lamezia entro il 21 Novembre 2017, giornata nazionale degli alberi: Ogni lametino ha potuto partecipare contribuendo all’abbellimento della città, acquistando una pianta ed esponendola sulla propria terrazza (punto vendita via Eroi di Sapri in Lamezia Terme ). All’obiettivo principale sono collegate altre finalità altrettanto importanti quali: Migliorare la qualità di vita, rendere Lamezia un luogo di maggiore attrazione turistica, sviluppare nei cittadini un benessere psicofisico e un maggior senso civico, diminuire l’inquinamento: Il gruppo è formato da numerosi ragazzi (grafici, artisti, ‘writers ‘) intraprendenti e decisi a portare avanti questo progetto, sensibilizzando cittadini e giovani all’iniziativa, attraverso delle serate a tema nei locali di Lamezia Terme. Al progetto infatti, hanno aderito positivamente molti locali: Il 12 giugno, ad esempio, è stato realizzato un evento presso il Bar MilleVoglie in via Timavo: aperitivo green, animato da musica. Tale progetto ‘green’ portato avanti dal movimento è proseguito all’interno della città in molti locali. Positivi gli esiti: I principali locali di Lamezia hanno infatti aderito all’iniziativa. L’obiettivo è stato quello di installare all’interno della città, tra uffici, abitazioni, balconi, terrazzi, scuole, e strutture pubbliche 10.000 piante. Questo spirito carico d’iniziativa e d’entusiasmo dovrebbe animare tutti i lametini e far sì che Lamezia migliori giorno per giorno. Il progetto Green “adottaunapianta” portato avanti dal movimento “Squad Rebel” continua la sua opera all’interno della città attraverso molti locali. Avendo come obiettivo sensibilizzare i cittadini e valorizzare Lamezia, la sua cultura e la sua storia, il movimento, grazie alle iniziative ideate, è riuscito a coinvolgere i cittadini all’acquisto di piante per il raggiungimento della quota di 10.000 unità.

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Sport ARVALIA PRESENTE ANCHE A BOLOGNA AL TROFEO DE AKKER Il Circuito Super Master FIN ha registrato sabato18 e domenica 19 novembre la 15^ Edizione del Trofeo De Akker Team Master, organizzato dalla omonima Società bolognese. Alla manifestazione svoltasi presso la Piscina Comunale Carmen Longo (Stadio Comunale) di Bologna, in vasca coperta di 50 mt, 8 corsie, hanno partecipato circa 1.200 atleti. Le gare sono state al sabato: 800 SL - 100 DO - 200 RA – 100 FA. Mentre alla domenica: 200 SL - 50 FA - 50 RA - 50 SL - 50 DO - 100 RA - 100 SL. L’evento ha coinvolto anche un folto pubblico, che ha riempito gli spalti della piscina, forse unica nel suo genere, paragonabile ad un teatro, complice anche una splendida giornata di sole e la 13^ Edizione del Cioccoshow, svoltosi in Via XX Settembre sempre a Bologna. All’evento sportivo hanno partecipato atleti provenienti da tutta Italia, ed

anche questa volta la Calabria era presente con due atleti appartenenti alla Arvalia Nuoto Lamezia, Antonio Gigliotti e Salvatore Cortese. Entrambi hanno gareggiato nella gara degli 800 metri SL, che rappresentava per loro una prima volta in questa specialità. Archiviato il week end di gare, la stagione master entra nel vivo per gli atleti di Arvalia che sono seriamente impegnati in queste settimane, a preparare il primo esordio regionale della stagione, il 3 dicembre a Catanzaro al trofeo dei Due Mari. L’ingresso di nuovi tesserati e la guida affidata dell’allenatore Massimo Borracci, più volte campione italiano assoluto e primatista nazionale nonché allenatore federale di Nuoto e Pallanuoto, coordinato da Francesco Strangis, ha creato grande entusiasmo nella squadra dei master, che continua a programmare la partecipazione a trofei sparsi lungo lo stivale.

Nuoto, Arvalia Nuoto Lamezia ha partecipato al Primo Meeting “Città di Vibo Valentia” Domenica 5 novembre Arvalia Nuoto Lamezia ha partecipato al Primo Meeting “Città di Vibo Valentia”, organizzato dalla ASD Hipponion nuoto presso la piscina Comunale di Vibo Valentia, in vasca da 25 metri. Il Meeting ha avuto carattere interregionale, ed ha visto la partecipazione di atleti provenienti anche dalle squadre della Puglia e dell’Emilia Romagna. Una vetrina che ha consentito di mettere in mostra le proprie capacità e il livello di preparazione raggiunto grazie all’intenso lavoro svolto dal gruppo capitanato dagli allenatori Massimo Borracci e Francesco Strangis. Nella classifica per Società ottimo 7° posto per la squadra lametina, a soli 4 punti dal 6° posto. La società Acli Arvalia Nuoto Lamezia si congratula con tutti gli atleti per il giusto spirito sportivo dimostrato, si segnalano i buoni tempi cronometrici dei seguenti medagliati: Medaglia d’oro Gullo Danila 50 rana es b 51.87 Gullo Danila 100 rana es b 1.50.76 Turtoro Federica 50 rana es A 42.11 Medaglia d’argento

Matti Altadonna Ilaria 50 dorso es A 40.9 (1° anno 2007) Cimino Maria Francesca es b 50 dorso 45.00 Medaglia di Bronzo Maglia Martina es B 50 dorso 46.58 (1° anno 2009) Macrì Anna Chiara es A 50 dorso 41.54 (2°anno 2007) Cimino Francesca es b 50 sl 41.33 De Sando Gaia es b (4°) 42’06 De Sando Gaia es b 100 rana 2.01.37 Pittelli Gian Luca es b 50 rana 46’00 (1° anno 2008) Pittelli Gian Luca es b 100 rana 1.37.41 (1° anno 2008) Cimino Maria Francesca es b 100 dorso 1.41.34 Hanno conseguito ottimi piazzamenti e punti importanti per la classifica di

Società, tutti al record personale : Circosta Raffella 2007, Circosta Morena 2008, Gaetano Benedetta 2006, Rocca Giulia, Ottaviano Gaia, Raimondo Martina, Bencivenni Gaia, Bencivenni Giorgia, Torcasio Giulio, De Vito Antonio, Talarico Angelo, De Blasi Mattia, Vescio Riccardo, Mihalescu Paul, Rosanò Andrea ,Nicotera Simone, Perso Luigi.

Nuoto. Gli atleti della “Arvalia Nuoto Lamezia” al “I TROFEO SURPRISE” di Reggio Calabria Domenica 12 novembre si è svolta presso la Piscina PARCO CASERTA di REGGIO CALABRIA, la manifestazione di nuoto “I° TROFEO SURPRISE”, organizzato dall’AICS Comitato Regionale Calabria in collaborazione con l’ASD BLU TEAM NUOTO, alla quale ha partecipato la Arvalia Nuoto Lamezia con la propria squadra capitanata dai tecnici Massimo Borracci, Vincenzo Mirante e Francesco Strangis. Lamezia e non solo

Insieme ai ragazzi della squadra agonistica vera e propria in questa occasione sono scesi in gara anche ragazzi e bambini della scuola nuoto, che nonostante si siano trovati a gareggiare per la prima volta, hanno mostrato buona tecnica e forte spirito agonistico. La società Acli Arvalia Nuoto Lamezia si congratula con tutti gli atleti.

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La parola alla Psicologa

NARCISISMO/INSICUREZZA: doppia faccia della stessa medaglia I narcisisti si amano davanti agli altri ma non allo specchio. Spesso si dice che serve “l’amor proprio” per essere sicuri di se, nel caso del narcisista è eccessivamente abbagliante. Il narciso dimostra agli altri un esagerato amore verso se stesso che serve a camuffare la propria insicurezza. E’ alla ricerca continua di conferme e di ammirazione da parte degli altri; così come il/la narcisista digitale ha fame dei like dei Social, si fa mille selfie al giorno per attirare l’attenzione su di se e per sentirsi unico e speciale. I narcisisti non si ‘amano’ quanto vogliono farci credere, anzi, davanti ad uno specchio provano emozioni negative. A darci questa notizia sono i ricercatori dell’Università di Graz. Un po’ tutti soffriamo del narcisismo digitale, ma quando scatta la competizione con gli altri a chi raccoglie più like, tutto ciò diventa disfunzionale. Questo fenomeno del narcisismo digitale – come dice Stefanini in una ricerca del 2012 – può portare a due antitetiche reazioni. O una depressione da assenza o una esaltazione da presenza. Tutte queste modalità di volere apparire, portano ad una forma di grande insicurezza che il/la narcisista tende ad alimentare attraverso il compiacimento. L’aspetto più curioso che si nasconde dietro all’atteggiamento di grandezza e sicurezza del narcisista, è l’insicurezza. È molto comune che le persone insicure nascondano le loro paure e timori dietro maschere di finta sicurezza proiettando sugli altri il loro senso di inferiorità. Gli elementi principali nella personalità narcisista, sono:

Testata Giornalistica - anno 25°- n. 37 - dicembre 2017 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa del Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.

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1. Paura della solitudine, il non voler rimanere soli con se stessi, porta alla difficoltà nell’avere un contatto con la parte più intima di Sé, generando ansia e angoscia. 2. Assenza di empatia, incapacità nel riuscire a mettersi nei panni degli altri ed uscirne indenni mantenendo la propria identità. 3. Alessitimia, difficoltà ad entrare in contatto con le proprie emozioni e ad esprimerle. Spesso ci si trova di fronte ad un vuoto interiore, difficile da colmare con la presenza degli altri, lasciando l’altra persona sfinita e con un senso di colpa per non essere stata all’altezza di sapersi relazionare con un partner narciso/a. Il narcisista struttura la maggior parte delle sue relazioni in rapporti di odio/amore, creando delle vere e proprie dipendenze affettive. Poiché il narcisismo è distruttivo per se e per le persone che stanno accanto, è necessario fare un lavoro interiore sulle proprie capacità emotive e relazionali oltre che riuscire ad approfondire la reale percezione di Sé ed affrontare le proprie fragilità che si ha paura di mostrare. Chiedere aiuto, significa avere intelletto e capire come provare un sano amor proprio. Dott.ssa Maria Mirabelli Psicologa clinica e forense psicoterapeuta Contatti: 339.5919310

Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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