Ciriaco marzo cs6

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Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

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Lamezia e non solo


Lameziaenonsolo incontra

Giulia Serrao

Nella Fragale

Due donne questo mese di marzo. il mese della festa delle donne, due donne simbolo e rappresentative dell’Universo femminile. Magari da questo numero in poi potremmo tentare di intervistare ogni mese una donna ed un uomo, per par condicio! Giulia Serrao Ciriaco questo mese, noto avvocato ma anche imprenditrice, oltre che splendida mamma. Sono felice che abbia accettato di farsi intervistare e non posso che ringraziarla per questo. Non possiamo non cominciare con quello che sarà l’unico accenno a suo marito, l’avvocato Torquato Ciriaco, che la ha fatta ritrovare in una situazione che le ha, credo, cambiato la vita. Ce ne vuole parlare? Sicuramente ha cambiato la mia vita e quella delle mie figlie

maggiormente ho sentito la mancanza di un confronto e di una condivisione con la figura paterna. Come dicevamo donna imprenditrice in Calabria. Una sfida che lei ha superato brillantemente. So che non è stato facile, quali sono stati gli ostacoli più duri da superare? Il primo ostacolo è stato imparare il mestiere, per quanto provenissi da una famiglia di imprenditori agricoli non mi ero mai occupata direttamente della conduzione dell’azienda. In questo sono stata aiutata da parenti e amici, non è stato facile ottenere credibilità e fiducia ma le difficoltà sono arrivate anche dall’esterno data l’eccessiva burocrazia e la difficoltà di accesso al credito.

Dove ha trovato la forza per continuare? Ciò che mi ha aiutato è stato l’amore per le mie figlie, la fede e la volontà di portare avanti i progetti di vita e di lavoro di mio marito. Mamma e avvocato e imprenditrice, ruoli importanti, ruoli difficilissimi, quale è stato il più difficile e perchè? Tutti e due ruoli hanno comportato e compartono tutt’ora sacrifici e insieme soddisfazioni. Certo quello di mamma è il più ricco ma anche il più impegnativo e quello più coinvolgente e dove

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L’Azienda Agricola Serrao Ciriaco produce principalmente olio biologico o produce anche altro?

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Attualmente produciamo solo olio evo bio. Stiamo realizzando inoltre nel centro aziendale un agriturismo con annesso frutteto, orto e fattoria.

Cosi come faceva mio marito anche io riesco a conciliare due lavori, anche perché mi avvalgo nello studio di vari collaboratori.

Come si svolge una sua giornata “di lavoro”? La mia giornata inizia da “mamma”: sveglia e colazione per le figlie. Prima di andare in studio organizzo il lavoro dei dipendenti. Naturalmente la tabella di marcia cambia nei vari periodi , durante la campagna sono più presente in azienda sia negli uliveti per la raccolta delle olive e nel frantoio per la lavorazione. Poi vi è tutta la parte amministrativa di invio dei dati relativi alla quantità delle olive e dell’olio da inviare telematicamente e giornalmente al SIAN.

E’ un avvocato penalista o civilista? Sono civilista, ma nello studio c’è chi si occupa del penale.

Chi la aiuta a portare avanti questa azienda? Come ho già detto amici e parenti, in primis mio cognato dottore in agraria, e i miei dipendenti che godono della mia stima e fiducia. Ultimamente anche le mie figlie cominciano ad essere un valido aiuto. Per le decisioni importanti lei stabilisce da sola la via da seguire o chiede consiglio?

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Quanto è impegnativo fare l’avvocatessa oggi? Ormai le donne sono più numerose degli uomini sia tra gli avvocati e sia tra i giudici. Certo qualunque cosa faccia una donna e resa più difficile dagli impegni familiari. Ci sono correnti discordanti, c’è chi vuole che il titolo tenga conto del sesso e chi ritiene che sia discriminate questa scelta, lei a quale corrente appartiene? Non ho mai dato importanza a questa differenza I suoi sono lavori h24, come si dice oggi, Come fa a far convivere vita lavorativa e vita privata? Con un grande sforzo e la consapevolezza che non sempre si riesce a fare tutto bene e spesso ciò comporta qualche rinuncia.

Giulia Mamma, quanto è stato difficile crescere sei figlie femmine da sola? Moltissimo, come credo per tutte le mamme. Le sue figlie oramai sono grandi, la più piccola ha compiuto da poco 18 anni, qualcuna di loro ha seguito le sue orme? Tre delle mie figlie hanno seguito gli studi giuridici. Lei è già nonna? Si sono già nonna di una bellissima bimba di nome Carmen. Dicono che per i nonni il legame con i nipoti sia più forte che con i figli, è davvero così? Io stravedo per la mia nipotina ma credo che il legame con i figli sia unico. E’ una bella donna, pacata, sempre ben curata nell’aspetto, come ci riesce? quale è il suo segreto? Mi mantengo in forma per il rispetto che ho per me stessa e per le mie figlie. Come ama trascorrere il suo tempo libero? sempre che riesca a ritagliarsene un po’ per se stessa! Mi piace viaggiare nei periodi di

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vacanza e andare al mare di cui sono innamorata. Durante il periodo lavorativo nel tempo libero mi piace leggere e mi rilasso in cucina. Ama ascoltare musica? che genere predilige? Ascolto musica prevalentemente in macchina. Mi piace il jazz. Il suo rapporto con la religione? Sono cattolica ma non bigotta. Mi piace molto papa Francesco. E la politica? Dove crede che ci porteranno i nostri politici? Sono cresciuta in una famiglia dove la politica era il pane quotidiano e fin da ragazza mi ha appassionato. Sicuramente oggi la fiducia generale nei confronti della politica è venuta meno a causa della poca attenzione ai bisogni dei cittadini e della dilagante corruzione. Ma proprio in questi momenti è necessario una maggiore partecipazione da parte di tutti alla vita politica vista l’ascesa preoccupante di populisti e estremisti che rappresentano un pericolo per la democrazia.

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Ci sono interviste facili, difficili, lunghe, corte, ma ognuna ti arricchisce e ti permette di capire un po’ di più dell’intervistato, anche se si utilizzano i mezzi che la tecnologia mette e a dispozione. Giulia Serrao Ciriaco è, a mio avviso, una grande donna. E’ riuscita a superare le avversità che la vita le ha “donato” senza lasciarsi andare, senza “piangersi addosso”, vezzo che noi calabresi, che noi lametini abbiamo. Ha metabolizzato un dolore immenso, si è rimboccata le maniche ed ha continuato a fare il suo “mestiere” principale, quello di mamma di sei splendide fanciulle e, contemporaneamente, ha portato avanti il suo studio legale ed ha preso in mano le redini dell’azienda che il marito aveva da poco creato. Sono situazioni in cui ci si viene a trovare che non possono essere etichettate come “facili o difficili da superare a seconda di determinati fattori”, sono situazioni dolorose e basta e, quando si riesce a superarle non si può che restarne ammirate per la forza ed il coraggio dimostrati. E’, in apparenza , serena, un sorriso pacato che, a volte,

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non raggiunge gli occhi, è forte, come solo le “Donne” sanno essere. Negli ultimi tempi, in vari incontri, convegni, spesso sento affermare dai relatori maschi che se ci fossero più donne al potere ci sarebbero meno guerre, meno criminalità. E’ proprio vero e non può che fare piacere che si stia prendendo coscienza di questo. Ama leggere, la musica, la natura. Non sono nonna ma credo anche io che il bene per un nipote può essere grande ma mai come quello per un figlio e concordo per il cattolicesimo, non bigotto, quello che, pare, stia affermandosi con l’avvento di Papa Francesco. Mi ha sempre fatto pensare alla scena finale del film “Via col vento”, pronunciata da Rossella O’Hara: “Dopotutto, domani è un altro giorno!”. A lei voglio dedicare una frase di Oriana Fallaci. Leggendola non ho potuto che pensare che fosse quella giusta: “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai.”

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Il nostro territorio

IRRESPONSABILE E DANNOSO UTILIZZO DELL’ORO BLU A Lamezia Terme (comune più ricco d’acqua d’Italia) si soffre per la mancanza d’acqua.

Cittadini e famiglie di Lamezia Terme, senza un miracolo, anche in occasione delle due importanti ricorrenze di questo mese di marzo 2017, rischiano di essere costretti a continuare a patire i gravi disagi della riduzione e interruzione dell’acqua potabile nelle case. [*] Sia durante la Giornata mondiale de-

gli attuali abitanti di Lamezia Terme.

dicata alle Donne sia durante la Giornata mondiale dell’acqua i cittadini lametini hanno il diritto di disporre di un regolare servizio idrico. I disagi per i disservizi nell’erogazione dell’acqua ricadono evidentemente in maggior misura sulle donne che generalmente si occupano anche della gestione delle attività domestiche che richiedono l’utilizzo dell’acqua.

quattro sorgenti presenti nel comune di Lamezia Terme corrisponde al volume immesso nella rete idrica del comune di Catanzaro dove non si lamentano disservizi e dove, in base ai dati indicati attualmente da “ItaliaSicura”, ogni cittadino riceve 617 litri al giorno di acqua potabile. La quantità di acqua procapite fornita dalla So.Ri.Cal spa per ogni cittadino di Catanzaro risulta il doppio dell’acqua fornita per ogni cittadino lametino. Non viene detto perchè la So.Ri.Cal spa di proprietà a maggioranza della Regione Calabria invia quantitativi procapite differenti nei diversi comuni della regione. Nella distribuzione dell’acqua ci sono cittadini di comuni di serie A, cittadini di comuni serie B e cittadini di comuni della serie dilettanti. Sempre secondo i dati resi noti da “Italia Sicura” per ogni cittadino di Lamezia Terme, comune più ricco d’acqua d’Italia, il volume di acqua potabile

Dei gravi disagi e danni arrecati alle persone e al bene comune sembra importare poco a chi è preposto e pagato anche dai cittadini lametini per garantire il diritto al regolare e continuo servizio idrico. Un diritto spesso negato agli abitanti della terza città della Calabria che formalmente è ancora parte dell’Europa. Diritto negato non per mancanza dell’acqua ma per l’inefficienza e irresponsabilità dei vari soggetti e enti preposti a garantire la buona e continua erogazione di acqua potabile in ogni famiglia o attività commerciale. Il disservizio idrico che si registra regolarmente tutto l’anno, sia d’estate che d’inverno, non è dovuto alla mancanza d’acqua perché, com’è noto, nei 162 chilometri quadrati del territorio comunale sono state censite più di cento sorgenti capaci di fornire quantità d’acqua sufficienti a soddisfare un città con il quadruplo de-

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Va ribadito che dentro i confini comunali di Lamezia Terme esistono quattro sorgenti: Candiano, Sabuco, Cappellano e Risi che possono fornire ogni anno circa 20 miliardi di litri di acqua oligominerale. La quantità d’acqua disponibile delle

immesso nella rete comunale è di 285 litri al giorno. Un volume che risulta meno della metà di quello fornito per ogni cittadino di Catanzaro e per ogni cittadino di Cosenza che risulta di ben 643 di litri al giorno. In verità, sulle variazioni e sulle reali quantità d’acqua fornita giornalmente dalla So.Ri.Cal. ai vari comuni non c’è adeguata trasparenza . Riguardo la quantità fornita al comune di Lamezia Terme, dai pochi e contraddittori dati resi noti emerge che il volume d’acqua immesso nel 2010 era di 13 milioni di metri cubi all’anno; nel 2012 era di 6, 631 milioni di metri cubi mentre nel 2015 di circa 9,8 milioni di metri cubi. Nonostante l’incertezza sulla reale quantità d’acqua immessa ogni giorno da So.Ri.Cal un dato reale e che non varia in modo rilevante è la quantità di acqua erogata cioè quella che arriva ed è rilevata dai contatori delle utenze e che si mantiene tra 5 e 6 milioni di metri cubi all’anno. D’altra parte non si comprende perché la So.Ri.Cal decide di ridurre l’acqua creando disagi e danni alle famiglie e alle attività commerciali di Lamezia Terme mentre scrive che “La Riduzione Idrica ai Comuni morosi a tutela e garanzia della buona e continua erogazione di Acqua in ogni famiglia o attività commerciale della Calabria.” In pratica per i cittadini lametini non applica la “continua erogazione di Acqua in ogni famiglia o attività commerciale della Calabria” per risparmiare sulle spese. E in base a quale politica o logica aziendale

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si decide che le eventuali inadempienze di amministratori e gestori del servizio idrico devono ricadere sui cittadini e le famiglie che pagano regolarmente le tasse per avere il regolare e continuo servizio idrico? Perché la So.Ri.Cal. decide di ridurre l’acqua per utenti e famiglie della terza città della regione? E poi scrive che: “ con la riduzione della portata idrica ai comuni morosi So.Ri.Cal. intende primariamente Ridurre i costi di gestione del servizio stesso, evitando dunque che la morosità di pochi comuni influiscano sulla qualità e sulla continuità del servizio offerto a tutti gli altri Utenti”

È da ricordare quanto sottolineato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani nel settembre del 2007: “È ormai tempo di considerare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa - allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute.”

za della Giornata Mondiale dell’Acqua del prossimo 22 marzo, per garantire il Diritto all’Acqua alle tutti e in particolare ai cittadini del comune Lamezia Terme più ricco di risorse del BelPaese. [*] (dopo alcuni giorni della redazione di quanto sopra riportato è stata pubblicata da un giornale locale la notizia che è stato ripristinato il servizio di erogazione dell’acqua. Si è verificato il Miracolo!!!) Geologo Mario Pileggi del Consiglio nazionale “Amici della Terra”

Gli “Amici della Terra” continueranno ad attivare iniziative, anche per la ricorren-

È inaccettabile la decisione della riduzione e interruzione della fornitura dell’acqua potabile per molte ore al giorno; una decisione presa proprio da chi ha è preposto e pagato per assicurare la continua e regolare fornitura dell’acqua potabile nelle case degli utenti costretti a pagare con regolarità lo stesso disservizio idrico. Non è accettabile che per dichiarati motivi di risparmio sia negato “un diritto umano e fondamentale”. Il “diritto all’acqua” è anche “diritto alla vita” per come affermato nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”.

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Associazionismo UNITER SEZIONE DI LAMEZIA TERME: INCONTRO CON TOMMASO ATTANASIO

Fotografia:

storia ed uso. Spunti di riflessione

Non ce ne accorgiamo, ma stiamo vivendo un’epoca di rivoluzione nelle comunicazioni. Siamo passati da un’informazione mediata da attente riflessioni, da scelte di immagini da diffondere effettuata con estrema attenzione e da un inevitabile scarto di tempo tra il momento in cui si verifica l’avvenimento ed il tempo in cui viene affidato alla conoscenza condivisa, ad un’istantaneità nella diffusione dei fatti ed alla contemporanea condivisione con pochi filtri delle immagini relative. Questa rivoluzione è legata sia alla presenza di nuovi canali di diffusione (social network, piattaforme di comunicazione collettiva, software di comunicazione specifici) sia ad un hardware che ormai è diventato un nostro inseparabile accessorio: lo smartphone. Questo mezzo tecnologico, che nonostante la sua complessità viene adoperato senza alcuna difficoltà da individui delle più diverse età, condizioni sociali e culturali, rappresenta il modo più completo e flessibile che consente a due o più persone di restare in contatto. Ma la vera rivoluzione nelle comunicazioni, quella che segna il cambio nel modo di interfacciarsi con gli altri è derivata dall’introduzione di quello all’inizio che rappresentava solo un gaget negli smartphone e che oggi è invece diventato il modo principale per comunicare: la fotocamera. Introdotta per la prima volta dalla Sharp Corporation nel 2000 la fotocamera integrata ha permesso a milioni di persone di comunicare i loro pensieri, sia che si tratti del luogo che si sta visitando, del cibo che si sta mangiando o dell’avvenimento al quale si sta assistendo, in tempo reale e, a volte, senza necessità di aggiungere testo. Se si ci chiede il perché della diffusione di tale modo di comunicare, del perché non abbia incontrato alcuna resistenza anche nelle persone meno portate ad adoperare mezzi informatici, la risposta la si trova non nella semplicità che i vari smartphone assicurano ai propri utilizzatori, ma nel linguaggio che essi permettono di adoperare: la comunicazione per immagini. La comunicazione per immagini è il primo linguaggio che l’uomo ha adoperato, lo si ritrova nelle pitture rupestri di oltre 20.000 anni fa, rappresenta un linguaggio universale (unico oltre la musica strumentale) che non ha bisogno di interpreti per essere compreso e che può esprimere i propri pensieri in modo universale, è un linguaggio ancestrale nel quale ognuno ha possibilità di esprimersi nel modo più semplice e naturale. Prima della nascita della fotografia per come la intendiamo sono nati i mezzi che ne hanno consentito la nascita. La camera obscura è l’archetipo della fotocamera odierna. Un graffite capovolto ritrovato a Lescaux in Francia e risalente a 17500 anni fa ci fa immaginare che l’utilizzatore della grotta in questione avesse una pelle con un piccolo foro a chiusura dell’imbocco e che da questo piccolo foro venisse proiettata l’immagine del paesaggio esterno ovviamente capovolto, il ricalco dell’immagine capovolta potrebbe

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essere il primo risultato dell’uso di una occasionale camera obscura. Il termine latino “camera obscura” fu coniato da Giovanni Keplero che lo cita nella sua opera “Ad Vitellionem Paralipomena” intendendo un ambiente buio, di dimensioni differenti (da una piccola scatola a una stanza), su una parete del quale sia stato praticato un piccolo foro chiamato foro stenopeico: dal greco stenos opaios, stretto foro. La prima illustrazione della camera oscura è ad opera del matematico e astronomo olandese Rainer Frisius, che la utilizzò per osservazioni astronomiche. Da allora tale mezzo fu molto adoperato in astronomia in quanto l’osservazione ad occhio nudo consentiva di vedere solo la luna, le stelle, il sole non poteva essere osservato in quanto la sua luce poteva arrecare danni alla retina, la camera obscura risolveva tale problema. Anche Michelangelo Merisi detto Caravaggio si ipotizza che utilizzasse la tecnica della camera obscura, tale ipotesi si basa sul fatto che egli non realizzasse i bozzetti delle opere e che la gran parte dei suoi soggetti siano mancini (l’immagine proiettata sulla tela ha i lati invertiti). Leonardo da Vinci studiò in profondità questa macchina e ne paragonò il funzionamento a quello dell’occhio. Johann Zahn creò la prima camera obscura reflex, ovvero pose al suo interno uno specchio posto a 45° permetteva di raddrizzare l’immagine proveniente dall’obiettivo e la proiettava dritta sul vetro smerigliato, sul quale i pittori potevano appoggiare il loro foglio per riprodurre i paesaggi ripresi. Fu l’astronomo, matematico e chimico inglese John Frederick William Herschel (1792 – 1871), che usò per la prima volta nella storia il termine fotografia in una lettera inviata a Talbot. La nascita della fotografia si fa risalire ufficialmente al 7 Gennaio 1839, l’astronomo Jean-François-Dominique Arago (1786-1853) annuncia pubblicamente l’invenzione della dagherrotipia da parte di Daguerre, nel corso di una seduta dell’Académie des Sciences francese. Da allora le invenzioni in questo campo si moltiplicano e avvengono a ritmo serrato. Tra il 1840 e il 1850 la fotografia mostra i primi segni di una complessa multifattorialità espressiva che si manifesta in più campi: Si concretizzano i primi progetti fotografici (il fotografo scozzese David Octavius Hill, in collaborazione con il suo collega Robert Adamson crea, realizzando 457 ritratti, il quadro ritraente la prima assemblea generale della Chiesa Libera di Scozia), Fox Talbot pubblica la prima parte del suo libro illustrato “The Pencil of Nature” – la matita della natura - il primo libro corredato da fotografie/calotipi), nascono le prime industrie fotografiche (Zeiss, Voigtländer in Germania), nasce il primo giornale per fotografi, il “The Daguerrian Journal”. La vera diffusione della fotografia si deve ad un’invenzione nel campo tipografico. A partire dal 1880, con l’invenzione della lastra a mezzatinta fu possibile, finalmente, stampare le fotografie sui giornali utilizzando la stessa macchina necessaria per i caratteri tipografici, in tal modo tutti poterono godere della visione delle foto prima riservata solo a chi poteva vedere gli originali. Le evoluzioni tecniche del mezzo fotografico proseguirono con l’invenzione della fotografia a colori che si deve a Carl Maxwell grande conoscitore e studioso delle onde elettromagnetiche da cui proviene la perce-

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zione del colore. Il fisico francese Gabriel Jonas Lippmann (1845 – 1921), riuscì ad ottenere la prima fotografia a colori stabile grazie al suo (complicato) metodo interferenziale. Nel 1908 gli venne conferito il Nobel per la fisica e si tratta dell’unico alto riconoscimento scientifico dato ad un ricercatore del mondo della fotografia. In particolare, Lippmann riuscì a produrre una lastra fotografica a colori sfruttando l’interferenza delle onde dell’immagine con la loro stessa riflessione su uno specchio di mercurio posto dietro l’emulsione sensibile. La diffusione di massa della fotografia avvenne nel 1888 quando George Eastman (1854 – 1932) fondò la Kodak e iniziò a promuovere la prima macchina fotografica destinata a tutti, la Box Kodak, con cui nacque il mercato fotografico come lo intendiamo ancora oggi. La fotocamera venne pubblicizzata con il famosissimo motto: “You press the button, we do the rest” (Voi schiacciate il bottone, noi facciamo il resto). La data su cui fondare la nascita della moderna fotografia coincide con la nascita della famosa Leica, la fotocamera che introduce l’uso della pellicola 35 mm. La svolta digitale si ebbe nel 1981 quando il fondatore della Sony, Akio Morita, presentò la Mavica (Magnetic Video Camera), una reflex che utilizzava un floppy come supporto di memorizzazione principale. Era la prima volta che le immagini venivano registrate su un supporto digitale mobile invece che su una normale pellicola. Si è sempre dibattuto sul ruolo della fotografia, ancora oggi velatamente ci si chiede se essa sia uno strumento per creare arte, un ausilio per la ricerca scientifica, un mezzo per svagarsi o uno per documentare. I ruoli che la fotografia ha ricoperto e ricopre sono tutti questi e probabilmente altri ancora. Fin dall’inizio essa ha assolto ad un compito fondamentale: quello di far conoscere il mondo nella sua reale essenza a coloro i quali non si sarebbero mai allontanati dal territorio in cui vivevano. La fotografia di luoghi esotici e lontani sopperiva all’impossibilità di visitarli di persona e consentiva una visione più veritiera di quella data dai disegnatori che in precedenza avevano dato una loro interpretazione degli stessi luoghi. L’uso della fotografia si estrinsecò in molti altri settori. Nel 1854 il parigino di origini italiane André Disdéri brevettò il suo sistema per ritratti, una fotocamera dotata di quattro obiettivi attraverso i quali su di un’unica lastra potevano essere riprese quattro, otto o dodici immagini, uguali oppure diverse fra loro, sia dello stesso soggetto che di soggetti diversi. Tale metodo economico permetteva a chiunque di possedere un proprio ritratto riscattandosi dell’impossibilità ad averlo quando i ritratti erano eseguiti da pittori o erano dei dagerrotipi e visti i costi potevano essere, ovviamente, realizzati solo per le classi più abbienti. I resoconti di guerra hanno sempre occupato un grande spazio nella storia e nell’attualità fotografica. Il primo reportage riconosciuto dalla storia è quello del 1849 ad opera del “pittore- fotografo” Stefano Lecchi. Diverse ricerche scientifiche hanno beneficiato ed utilizzano tutt’ora la fotografia come strumento, l’uso delle immagini fotografiche permise per la prima volta di studiare fenomeni invisibili ad occhio nudo. Nel 1878 il fotografo inglese Eadweard Muybridge, fotografò con successo un cavallo in corsa utilizzando 24 apparecchi fotografici, sistemati parallelamente lungo il tracciato e messi in azione singolarmente da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. La fotografia fu di grande ausilio per le ricerche astronomiche fino dai suoi esordi tanto che l’astronomo francese Jules Janssen nel 1888 dichiarò che “la pellicola fotografica sensibile è la vera retina dello scienziato” e le attuali ricerche astronomiche non fanno altro che adoperare potentissimi e sofisticatissimi strumenti ottici anche posizionati nello spazio. anche le scienze giudiziarie utilizzano da sempre la fotografia. Le fotografie segnaletiche hanno permesso la classificazione degli individui sospetti fin dalla fine della metà dell’800. Un’altra grande svolta nell’uso della fotografia avvenne quando George Eastman abbassò il prezzo della Kodak Brownie da 25 ad 1 dollaro i fotografi professionisti ebbero paura che il loro lavoro sarebbe scaduto. Alfred Stieglitz ebbe a dire “Non crediate di diventare artisti la mattina stessa di Natale in cui vi regalano la Kodak” In realtà i possessori di queste fotocamere non erano interessati all’arte. Era nata l’Istantanea.

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A tal proposito Henry Peach Robinson ebbe a dire «La fotografia sarebbe potuta diventare un’arte già molto tempo fa se ....non avesse mostrato tanti dettagli». Nel 1889 Peter Henry Emerson, in netto contrasto con Robinson, descrisse nel trattato “Fotografia Naturalistica per Studenti di Arte” le tecniche per ottenere delle foto che rappresentassero la natura nella sua perfezione. Subito dopo la prima guerra mondiale si sviluppò un nuovo fermento artistico che cambiò il modo di vedere l’arte e anche la fotografia ne risentì. Portavoce di tale fermento fu la Bauhaus fondata da Walter Gropius a Wimar in Germania. L’insegnamento della fotografia fu assegnato a Làzlò Moholy-Nagy e a sua moglie Lucia. La fotografia fu usata per mostrare l’immagine di un mondo modernista in cui catturare linee precise e forti e forme scarne adottando anche inconsueti angoli di ripresa che generò due importanti movimenti il suprematismo e il cotruttivismo. Dal movimento dadaista nacque nel 1924 il surrealismo. Le fotografie rappresentavano gli oggetti o le loro versioni distorte con composizioni oniriche in quanto il reale si trasformava in funzione del pensiero. La voglia di rinascita e di libertà che seguì la prima guerra mondiale vide in Parigi il luogo ideale in cui molti fotografi internazionali si ritrovarono. L’introduzione di fotocamere di piccole dimensioni e con ottiche luminose permise la nascita di un nuovo modo di fotografare: La fotografia di strada Anche da eventi tragici possono nascere progetti fotografici che arrivano ad interessare un’intera nazione. Durante la grande depressione che colpì gli Stati Uniti negli anni 30 il governo incaricò diverse agenzie di offrire aiuti di vario genere alla popolazione colpita. La più importante di esse, la Farm Security Administration incaricò una ventina di fotografi di raccontare sia i disagi che le attività svolte dalla stessa agenzia. Ne nacque un imponete lavoro fotografico che racconta con esattezza le condizioni degli Stati Uniti in quell’epoca. Alla fine della seconda guerra mondiale in Germania gli artisti cercavano di prendere le distanze dalle ideologie naziste. In fotografia si riscoprirono le idee nate con la Bauhaus ed il nuovo movimento prese il nome di soggettivismo L’alternanza di linguaggi fotografici fa si che quest’arte non resti mai uguale a se stessa e sappia esprimere costantemente il pensiero dei singoli come dei popoli. Uno dei rapporti più caratteristici che la fotografia ha con il costume si sviluppa nel campo della moda. Il rapporto tra moda e pubblicità trova da sempre il suo punto di unione nelle riviste di moda. Esse diventano luogo di sviluppo di un linguaggio fotografico legato al prodotto, ma di alto profilo artistico e di vetrina, oltre che per gli abiti, anche per i fotografi. Abbiamo velocemente seguito lo sviluppo di una tecnica, quella della comunicazione per immagini, che affonda le sue radici nella preistoria ed abbiamo visto come la sua espressione più moderna, la fotografia, rappresenti oltre che un potentissimo mezzo di comunicazione ed un irrinunciabile mezzo scientifico, anche il più moderno modo che l’uomo ha per esprimere il suo senso artistico.

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Associazionismo Cos’è un alfabeto ? se dovessi provare a darne una definizione direi che è una successione di lettere , di numeri, di note, di colori che rendono entusiasmante la mia vita . Non riesco ad immaginare una sola giornata senza i miei libri , le mie formule matematiche, i miei quadri , la mia musica. Ogni sapere, ogni disciplina ha un suo linguaggio specifico ; chi lavora nella scuola sa bene che tra gli obiettivi irrinunciabili di una programmazione didattica vi è l’insegnamento dei linguaggi specifici delle discipline. Ciò è importantissimo perché la non conoscenza dei linguaggi porta ad errori anche molto grossolani e a fraintendimenti gravi. A tal proposito voglio raccontarvi cosa è accaduto gioni fa a me in palestra. L’istruttore ha richiesto ai corsisti di “mettersi a tavolino“, io mi sono alzata dal tappetino dove giacevo tutta dolorante dopo appena cinque minuti di esercizi e tutta ringalluzzita ho immaginato che ci saremmo seduti attorno ad una meravigliosa tavola rotonda per un cenacolo culturale , mentre in realtà avrei dovuto semplicemente adottare una postura per me altamente acrobatica ed improponibile… Mi capita spesso di andare negli uffici pubblici dove si parla il “burocratichese“ , linguaggio difficilissimo da comprendere per noi poveri mortali che dobbiamo armarci di una pazienza infinita per riuscire a compilare correttamente un modulo o a sbrogliare una pratica ordinaria. Nei tribunali poi non ne parliamo affatto: i termini legali sono talmente difficili e tutto ed il contrario di tutto si ingarbugliano in discorsi astrusi dove una frase dura un’intera pagina e ciò che ci sembra di aver capito è esattamente il contrario di ciò che è stato detto... Magia delle parole...ma di tutto ciò scriverò un volume enciclopedico quando diventerò grande... ora è ancora presto, troppe cose devono ancora accadermi oltre a quelle che ho già vissuto in prima persona. Il linguaggio che adoperiamo noi insegnanti , lo “scolastichese“ poi è addirittura fantastico : progettiamo per UDA, parliamo di BES , DSA, il capo si chiama DS ed io dall’anno scorso sono stata promossa al ruolo di RS ; fino a qualche anno fa stilavamo il POF che ora è diventato PTOF e devi stare attento a pronunciarlo bene perché altrimenti rischi di sputare in un occhio a qualche malcapitato collega che si trova nei paraggi. Io poi lavoro in un CPIA …. (Carneade, chi era costui ?) una cosa che quasi nessuno sa cosa sia ma che comunque suscita una buona dose di ilarità per la banale battuta “CIPIA… ma chi vi si Pja “….e pazienza !!!! noi addetti ai lavori sappiamo bene di cosa si tratta e gli altri impareranno a conoscerci con il tempo…. in fondo siamo nati solo due anni fa. Tanti alfabeti, tanti linguaggi, tanti codici scritti e non scritti e poi…e poi ci sono loro , i miei mostri ristretti… si ristretti come il mio vecchio maglione che non mi serviva più e l’ ho infilato in lavatrice dove si è infeltrito ed ora lo uso come straccio per la polvere... Le parole a volte sono cattive! Ma non divaghiamo Anna... Ritorniamo ai miei mostri ristretti e per giunta “alfabetici “ Da quest’anno , grazie alla genialità dei nostri fantastici legislatori, tutti gli italiani adulti che non sono in possesso della licenza media debbono iscriversi ai percorsi di istruzione di I livello I periodo, indipendentementese se nel corso della loro vita abbiano frequentato o meno la scuola e , sempre secondo la pazza idea dei nostri adorabili beneamati , debbono conseguire la benedetta licenza in un anno scolastico, biennabilizzabile in casi estremi... Ovviamente i nostri legislatori non sanno, ma io personalmente credo che fingono di non sapere, che l’analfabetismo in Italia è molto più diffuso di quanto non si creda, e non sto parlando di analfabeti di ritorno, perché in fondo in qualche disciplina lo siamo tutti, ma di persone che non conoscono realmente le lettere dell’alfabeto e le 10 miserrime cifre indispensabili per scrivere un numero. Grandissimo è stato il mio sbigot-

timento quest’anno quando mi sono trovata in una classe di 15 anime assolutamente incapaci di scrivere la propria firma, e non sto qui a descrivere il mio senso di inadeguatezza e la rabbia che provo nei confronti di uno Stato che sa punire i suoi cittadini ma non sa fornire loro il benchè minimo strumento affinchè capiscano ciò chè è giusto e ciò che è ingiusto . “Solo la conoscenza vi renderà liberi “spiego ai miei malcapitati alfabetici e loro mi guardano come si guarda una pazza scriteriata che blatera parole senza senso. Insieme ai colleghi ci armiamo di cartelloni come quelli che avevamo in classe da bambini e con pazienza iniziamo un lavoro di alfabetizzazione che nessun corsodi aggiornamento ci ha mai insegnato e mai ci insegnerà... Siamo un team composto da un giornalista, un’architetto, una biologa, una docente di lettere classiche, alcuni docenti di scuola secondaria supportati per nostra fortuna da validissimi docenti di scuola primaria. E’ una bella sfida ma ce la faremo . E allora mettiamoci all’ opera... A come ape... b come bandiera... Com’è la bandiera dell’Italia, M°°° ? “sacciu eu”. “M°°° dove si trova l’ Italia”…. “A Ccatanzaru Mae!’”….Gn come... gnirro….Oh poveri noi !!!! Ora oltre ad essere mostri ristretti alfabetici ora li ribattezzeremo pure gnirri!!!!!! “ Enzo quando sei nato? Conosci i giorni della settimana? Sai leggere l’orologio?” silenzio… un silenzio che rimbomba … un silenzio che è un’accusa alle istituzioni tutte, a me che rido degli gnirri e penso che forse ci stanno prendendo in giro perché non può essere, non esiste che finora sono vissuti così e allora sbotto:”scusate, se dobbiamo andare a fare una rapina mercoledì alle cinque del pomeriggio, come facciamo?” Disarmante mi risponde un quarantenne in maniera pacata :” Mae’ io ti aspetto, vieni quando vuoi, io non so quando verrai ma io ti aspetto”. Penso al paragrafo del Piccolo Principe dove si parla di un’attesa e mi intenerisco... ma lui cosa ne può sapere del Piccolo Principe , dell’arte, della poesia... la sua vita è un’attesa, dipende in tutto e per tutto agli altri e mi vergogno, mi vergogno profondamente per aver pensato che si burlasse di me. Passano i mesi e gli alfabetici sono un po’ meno alfabetici e più consapevoli della realtà che li circonda , ora sanno fare la loro firma , sanno che si paga in Euro , alcuni sanno anche scrivere i numeri fino a 20 e soprattutto hanno imparato ad ascoltare e comunicare. Inizio a spiegare semplici nozioni di scienze, sono interessati , chiedo di ripetere la lezioncina che ho spiegato il giorno prima e L°°° mi dice che tocca a lui perché quel giorno compie 60 anni e vuole essere protagonista. Ripete per filo e per segno in ottimo Nicastrese quanto ho spiegato il giorno prima sulle foglie e la loro modificazione , ricorda tutto a memoria , non tralascia neanche un particolare e pazienza se le foglie dei fichi d’ India sono diventate delle fiche d’ India , non c’è ombra di malizia nella sua voce, le birichine siamo io e la collega che tratteniamo a stento le risate ma ci riprendiamo subito perché capiamo di aver raggiunto un traguardo importante perché L°°° raggiante esclama : “ non voglio più essere alfabetico “ Ritorniamo al nostro alfabeto. “Allora ragazzi a come”… “Alifante”... “no C°°°° elefante si dice“... A come “Abbiamo capito che abbiamo un problema sociale del quale non frega niente a nessuno o quasi“… B come … “bisogna darsi parecchio da fare ”… C come “cambiare si può e si deve “…V come … “vi voglio bene ragazzi nonostante tutto e tutti “... e quest’ultima frase scriviamola tutta attaccata e a lettere maiuscole... sarà grammaticalmente scorretta ma rende meglio l’idea .

Alfabeti

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Associazionismo e Scuola Primo

incontro “STEM, le studentesse vogliono contare” promosso da Soroptimist club di Lamezia Terme con la prof.ssa Cecilia Amalia Bruni al Liceo Scientifico “Galilei”

E’ stata la prof.ssa Amalia Cecilia Bruni, direttrice del Centro regionale di Neurogenetica, a tenere una lezione magistrale in occasione del primo incontro denominato “STEM, le studentesse vogliono contare”, promosso dal Soroptimist Club di Lamezia, con l’obiettivo di sviluppare nelle giovani donne l’amore per le materie scientifiche e tecnologiche. L’appuntamento si terrà sabato 4 marzo alle ore 11 al liceo scientifico “Galileo Galilei” di Lamezia Terme e prenderanno parte gli studenti lametini. Al fine di promuovere la cultura scientifica tra le giovani studentesse il Soroptimist sta portando avanti il progetto internazionale messo a punto dalla Federazione Europea del Soroptimist International, che ha anche indetto un bando destinato alle studentesse particolarmente motivate e brave nelle discipline scientifiche. In particolare, in occasione dell’undicesimo congresso della Federazione Europea del Soroptimist International, dal titolo “Possiedi il futuro. Education, il passaporto per una

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vita migliore”, che si terrà a Firenze dal 14 al 16 luglio 2017, è prevista anche una sessione plenaria dedicata proprio a “Inspirational women in STEM”, nel corso della quale giovani Stem leader parleranno di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica per raccontare la propria esperienza e incoraggiare le ragazze a intraprendere percorsi di studi

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e di lavoro nelle discipline scientifiche. Il club lametino, guidato dalla presidente Lucia Greco, selezionerà un curriculum tra quelli inviati dalle studentesse al club, in modo che anche una giovane donna lametina possa prendere parte a questo importate evento internazionale che si terrà a luglio a Firenze.

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Spettacolo

Un Ranieri ... al Massimo

Lamezia Terme, 16 febbraio 2017. In scena, al Teatro Comunale Grandinetti, per la Stagione di Teatro 2016.2017 organizzata da AMA Calabria con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, lo spettacolo Teatro del Porto commedia musicale su versi, prosa e musica di Raffaele Viviani con Massimo Ranieri e una compagnia di 8 attori/cantanti/ballerini, tutti bravissimi, accompagnati da un’orchestra di 6 elementi per la regia di Maurizio Scaparro. Un “teatro nel teatro”, una scena nuda impreziosita via via da fondali dipinti o da un sapiente gioco di luci, una fisarmonica e un violino che accompagnano un tango a tre dove il dialogo silenzioso si svolge tra corpi in perfetta sintonia di intenti… Ma è solo l’incipit, la coralità vivianea si impone ex abrupto. Tutta la compagnia viene chiamata a raccolta sul palco per conferire con il direttore Don Rafele (Viviani, naturalmente) interpretato da un Massimo Ranieri gran mattatore in particolare stato di grazia. Qui, l’espediente della metateatralità serve a mostrarci gli uomini prima che gli attori. La realtà (della scena) prima della rappresentazione e la vita quotidiana con i suoi problemi da risolvere (una sorella incinta, i genitori anziani…) prima della partenza per una tournée in Sud America con il transatlantico Duilio. E poi c’è sempre e ancora la denuncia della fame. “Carne” che bella parola, esclama uno degli attori pensando all’Argentina come terra di manzi e di tangheri! Questo viaggio rappresenta per tutti una sorta di pausa dalla “fatica e dalla miseria dell’attore” in quel dato momento storico. “Caso mai qualcuno dovesse chiamarvi emigranti” li ammonisce Don Rafele “rispondete: Abbiate rispetto per gli emigranti veri, quelli che vanno su e giù per il mare. Noi siamo ambasciatori. Portiamo il nostro mondo nel vostro mondo…” E qual è questo mondo? L’arte del varietà. Quella forma di intelligenza condensata che la rigorosa regia di Maurizio Scaparro risolve attraverso una minuziosa orchestrazione di tante piccole situazioni, emozioni, sentimenti, cose dette e cantate avendo cura di saper dosare le battute per ciascun personaggio. A Ranieri, superbo interprete - tra le tante – di una canzone-poemetto a guisa di lunga tirata con una struttura ritmico-metrica da filastroccascioglilingua, si alternano di volta in volta le interpretazioni di Ernesto Lama, Angela De Matteo, Gaia Bassi, Roberto Bani, Mario Zinno, Ivano Schiavi, Antonio Speranza, Francesca Ciardiello accompagnati dal vivo dall’orchestra composta da Ciro Casino (pianoforte), Luigi Sigillo (contrabbasso), Donato Sensini (fiati), Sandro Tumolillo (violino), Giuseppe Fiscale (tromba), Mario Zinno (batteria). Tuttavia, al di là della cornice da Grand Varieté con gli sketch comici, il gagà “Rino” , la sciantosa “Legery” e i balletti, quello che più colpisce dell’arte vivianea è quella “specialissima fauna umana” fatta di creature vive e non letterarie, quella personalissima concezione della vita che non è né umile né rassegnata ma cosciente e disperata. Le sue creature sono rappresentate nella loro realtà individuata e analizza-

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ta criticamente. Lo scugnizzo, il guappo, lo straccivendolo, il carcerato, il mariuolo… così le sue figure notturne di prostitute e donne sole. Un teatro, quello di Viviani, fatto di suoni, di voci e di canti. Nessun intreccio, intrigo o coup de théâtre. È dunque nel canto dolente degli ultimi, degli emarginati che si compie e si risolve il nucleo drammatico (ma anche ironico) dell’azione scenica con un linguaggio aspro e a volte feroce, intessuto di vocaboli e suoni antichi e moderni ma ricco di suggestioni proprio in virtù di questo processo di contaminazione mentre le battute sono caratterizzate da una vivacità linguistica e da un tenore espressionistico determinato dall’uso frequente di interiezioni e di epiteti che confermano l’indiscutibile propensione dell’autore all’oralità vernacolare. Come ausilio alla comprensione, una lavagna luminosa con sottotitoli in lingua italiana. Così Bammenella ‘e coppa ‘e quartieri, storia di una prostituta che mantiene un uomo. Un “capoguaglione bello”, che la fa rispettare. E poco importa se tutte le sere lui “la uccide di mazzate”. Bammenella ne è certa: “me vò’ nu bene sfrenato, ma nun ‘o ddá a paré’…” E ancora Canzone ‘e sotto ‘o carcere, una “fronna” ovvero quel particolare modo di comunicare che i parenti avevano con i carcerati per passar loro informazioni “Ferdina’, fa’ azzitta’ ‘o cammarone/ e rifliette ‘a canzone. / Grazziella sta ccà…” Mentre alle strofe di ‘O guappo ‘nnammurato sono affidate le pene d’amore di questo Don Giovanni in salsa partenopea che si è perdutamente innamorato di una donna tanto bella quanto crudele la quale non ha alcuna pietà per i sentimenti del suo devoto spasimante. Mm’hê ‘ncarugnuto cu chist’uocchie belle, / mm’hê fatto addeventá nu vile ‘e core,/ n’ommo ‘e lignammo. Nun só’ cchiù Tatore, / ‘o mastuggiorgio ‘e vasci’â Sanitá! / Nun só’ cchiù io, mannaggi’’a libbertá! E così, sminuito e ridotto ad uno zimbello da parte della gentil donzella, il malavitoso minaccia di farle seriamente del male se lei non addiverrà a più miti consigli. Accanto alle poesie ci sono i versi di Viviani come quelli di Voce, sceta a Maria che esibisce uno schema compositivo semplice, proprio del lessico popolare. ‘O sapunariello, lo straccivendolo che lamenta la sua miseria perché esposto alle intemperie “stracco e strutto, annudo e muorto ‘e famma”. Dolente e struggente è il grido di disperazione di Scurdato ‘n terra a ll’isola, dove un uomo, costretto all’esilio coatto, passa le ore a pensare alla sua famiglia e alle persone care. ‘O carro d’ ‘e ‘mpechere è invece l’esaltazione della matrice corale e popolare dove le tre “impiccione” rappresentano un inno alla gioia. Mentre il tema dell’emigrazione, dell’allontanamento dai propri luoghi e dai propri affetti, della partenza per necessità si ritrova nei canti Questa è la nave e Lascio il mio paese. La scena e i bellissimi costumi portano la firma di Lorenzo Cutùli, il rigoroso disegno luci è di Maurizio Fabretti, le elaborazioni musicali sono di Pasquale Scialò, i movimenti coreografici di Giorgio De Bortoli. Teatro gremito. Trionfo meritato.

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Spettacolo

Cornuti e Contenti

Settimo appuntamento di “Vacantiandu 2016-17 – Città di Lamezia Terme”, l’apprezzata rassegna organizzata dall’associazione teatrale “I Vacantusi”, sotto la direzione artistica di Nicola

piacevole, in realtà in questa commedia si trasforma in un vero e proprio lavoro! Protagoniste della storia sono due coppie amiche che si trovano invischiate in una vicenda intricatissima, senza soluzione di sorta. Apparentemente i

ritmo indiavolato, in cui il pubblico non ha quasi il tempo di ridere, per non perdere la battuta successiva. Una commedia degli equivoci, dove la bugia e le invenzioni mirabolanti

Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo. Sabato 18 febbraio alle ore 20.30 e domenica 19 febbraio alle ore 18 al Teatro Politeama Costabile andrà in scena “Cornuti e contenti. Chi non ha uno scheletro nell’armadio?”, commedia brillante in 2 atti in vernacolo pugliese, con la regia di Silvano Picerno, portata sul palco dalla compagnia “La banda degli onesti” di Altamura (Bari). Mettere le corna al proprio coniuge sembrerebbe all’apparenza un’operazione

loro reciproci tradimenti e scappatelle scorrono lisci senza intoppi, finchè tutto precipita quando, la moglie di uno dei due rientra a casa all’improvviso, prima del previsto! Da questo momento in poi inizia un intreccio di bugie che darà vita ad una serie di equivoci in un crescendo esilarante di colpi di scena a ripetizione. Alla fine riusciranno i nostri eroi a coprire maldestramente le loro avventure amorose o fingeranno di essere… cornuti e contenti? Questo spettacolo riprende la tradizione del gruppo di mettere in scena lavori dal

la fanno da padrone, per un unico scopo dichiarato: far ridere il pubblico il più possibile, senza l’utilizzo di volgarità. Sul palco saliranno Silvano Picerno nei panni di Sante, Leo Coviello che interpreterà Giulio Calore, Antonella Macella nei panni di Carla Vacca, Rosanna Tafuno che interpreterà Irene e Natascia e con la partecipazione di Irene Giorgio. Direttore di scena è Rosa Squicciarini, tecnico audioluci Roberto Centoducati e scenografia Donato Fiorino e Angela Tauro.

La Banda degli onesti recita seguendo un proprio “genere” teatrale, il Teatro del Vero, costituito da una sorta di “verismo teatrale”; è ormai una realtà consolidata del teatro di base italiano, come testimoniano gli innumerevoli riconoscimenti e premi ricevuti. Tante le piazze italiane che hanno ospitato la Banda, come ad esempio: Arezzo, Bari, Taranto, Umbertide, Morano, Mormanno, Cirò, Bovalino, Castrovillari, Rossano, Paestum, Frattamaggiore, Guardia Sanframondi, S.Martino al Cimino, Mola di Bari, Cerignola, Leporano, Carosino, Lucera. Ha anche rappresentato l’Italia al Festival Internazionale a Rouen in Francia. Il 22 ottobre tornerà a Roma con il suo cavallo di battaglia «La casa chiusa», calcando il palcoscenico nientemeno che del Teatro Parioli.

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Satirellando L’Apparenza

La semplice apparenza non è fatta di sostanza: si nutre alla mensa fatta di malacreanza! Molti non sanno stare senza e ostentano baldanza. Sanno prendere alla lenza, col lor piglio di arroganza!

Spesso, pur rendendomi conto che la mia possa essere scambiata per tracotanza, mi permetto di giudicare alcuni modi di fare. Forse, per me, i difetti più gravi, non sono quelli delle imposizioni, delle irruenze verbali o della conflittualità, come per una buona fascia di umanità che ama la serenità di renziana reminiscenza, ama sostenere. A me piuttosto dànno fastidio le apparenze, i modi di rapportarsi, che, dietro una serie di regole di falso bon ton, nascondono una profonda volontà di snobismo e non certo un attendibile modo di elevarsi sugli altri... In altre parole, si sentono chic, ma implodono con un click. AHAHAHAHAHAHAH!

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Scuola

Liceo Campanella e Ordine degli Avvocati per l’alternanza scuola – lavoro

L’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme collaborerà con il Liceo Campanella nell’ambito dell’alternanza scuola – lavoro, l’opportunità di svolgere un determinato numero di ore di stage presso aziende, studi professionali, associazioni, resa obbligatoria per gli studenti del triennio di tutti gli istititui superiori dalla legge 107, la cd “Buona Scuola”. Il progetto, che ha come referente la docente dell’istituto Antonella Massimo, riguarderà in particolare gli studenti del Liceo Economico – Sociale che potranno collaborare, per il numero di ore previste nel programma, con gli studi professionali di avvocati lametini, assistere ad alcune udienze in tribunale, cominciare ad acquisire competenze ed esperienze di base della pratica forense. Tra i progetti in programma, proposta dall’avvocato Nicoletta Perri, anche la collaborazione con il Tribunale dei Minori e la messa in scena della drammatizzazione di un processo, per mettere insieme le esperienze a acquisite sul campo e l’arte teatrale, da sempre uno dei punti cardine dell’offerta formativa del Liceo Campanella.

L’avvio del percorso di collaborazione è stato segnato da un incontro con gli studenti, al quale hanno preso parte numerosi avvocati lametini. Dal Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme Antonello Bevilacqua, soddisfazione per l’apertura del Liceo Campanella “a un’esperienza formativa e professionale che, al di là dell’obbligo previsto dalla riforma, rappresenta per i giovani un primo contatto diretto con il mondo del lavoro, un passaggio dalla teoria alla pratica che può aprire prospettive concrete per il futuro”. Per la docente Michela Cimmino, che coordina i

progetti di alternanza per il Campanella, “sono anni che il nostro istituto porta avanti progetti di incontro tra mondo della scuola e mondo del lavoro, molto prima dell’obbligo introdotto con l’ultima riforma. Si può essere d’accordo o no con la riforma, ma bisogna guardare ai fatti: qui non ci sono studenti che vanno nei McDonald’s, qui non c’è nessuno sfruttamento, ma un’opportunità di formazione completa che porta gli studenti a interrogarsi sul proprio futuro e a mettere in campo già negli anni delle scuole superiori le competenze acquisite in classe”. Per il dirigente Giovanni Martello “la collaborazione con gli avvocati lametini contribuisce a qualificare ulteriormente l’offerta del nostro istituto, da sempre in prima linea sui temi della legalità e della buona cittadinanza. Come scuola non diamo delle soluzioni preconfezionate ai nostri studenti – soluzioni che oggi nessuno può dare ai giovani o chi promette di darle vende solo illusioni ai giovani - ma strumenti per essere competitivi in uno scenario economico italiano ed europeo in costante trasformazione”

a Villa Rachele

Studenti del Campanella per un pomeriggio di musica con gli anziani Un medley di canzoni dagli anni ‘50 e ‘60 fino ai giorni nostri è stato proposto dagli studenti dell’indirizzo musicale del Liceo Campanella di Lamezia Terme, che hanno animato il pomeriggio degli ospiti della casa di cura “Villa Rachele” a Maida. Da Morandi e Celentano fino Pino Daniele e agli 883 passando per evergreen capaci di far battere il cuore di chi ascolta e canta ad ogni età come “Mamma” di Claudio Villa e classici della musica partenopea come “O sole mio” e “O surdato nnamurato”. Questi alcuni dei brani interpretati da Salvatore Cannizzaro voce e chitarra e Antonio Cefalà a tenere il ritmo a suon di djembe, tamburo a calice di origine africana.. Protagonisti gli ospiti della struttura che hanno cantato insieme ai due giovani studenti, vivendo un momento di socializzazione e spensieratezza. Presenti all’iniziativa, la presidente di Villa Rachele Ippolita Luzzo e il direttore sanitario Enzo Cimellaro che hanno ringraziato il Liceo Campanella e gli studenti per un’occasione di incontro tra le generazioni, che arricchisce con elementi umani il percorso di riabilitazione e di recupero che gli ospiti vivono insieme agli operatori e ai medici che operano nella struttura. “Una realtà – ha evidenziato Cimellaro – da sempre aperta a tutte le energie positive del territorio e sempre disponibile a tuttò che può aiutare i nostri ospiti a stare bene e a sentire questo luogo come una famiglia”. Per la docente Michela Cimmino “si è trattato di un momento di crescita per i nostri studenti, secondo la filosofia propria del Liceo Campanella che è quella di spingere i ragazzi a guardare oltre i confini della scuola, interessandosi alla propria comunità e mettendo subito a disposizione le

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proprie competenze per gli altri. Attraverso il linguaggio universale della musica, gli studenti possono comunicare con un mondo delicato come quello della sofferenza e della malattia regalando un momento di serenità e al tempo stesso arricchendosi sul piano formativo e soprattutto umano”. Previsti nei prossimi mesi altri momenti di incontro tra gli studenti del Campanella e gli ospiti di Villa Rachele e percorsi di collaborazione nell’ambito dell’alternanza scuola – lavoro prevista per tutti gli istituti superiori.

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aCorajsima

Io, due gambe e quattro ruote - totosaff@gmail.com

Durante il periodo di Quaresima, ciclo dell’anno che va dal mercoledì delle ceneri alla sera del giovedì santo, in Calabria passeggiando nei vicoli di qualche borgo del Catanzarese, non è difficile trovare posta su una finestra, sul balcone o sull’uscio di un vecchio casolare ’a Corajisima. Una rudimentale bambola di stoffa vestita di nero, raffigurante la Quaresima (“Corajsima”), moglie di Carnevale, rimasta vedova la notte di “martedì grasso”. Costei, secondo la tradizione, nello scacciare il marito crapulone, ripeteva: “Nesci tu, mussu cundutu, trasi tu sarda salata!” (trad. “Esci tu muso unto / entra tu sarda salata”) Carnevale e Quaresima, infatti, per la cultura popolare, erano fratello e sorella ma anche marito e moglie, e con la morte di re Carnevale iniziano, in attesa della Pasqua, le sette settimane di Quaresima. Corajsima, vecchia ossuta e segaligna, non era altro che, una bambola di stoffa vestita di nero (colore del lutto), con in mano la rocca e il fuso (strumenti per la filatura a mano) - secondo la tradizione popolare simboli dell’astinenza, ma anche dello scorrere del tempo - con alla base un arancia, meglio se selvatica, o una patata nella quale erano conficcate sette penne di gallina corrispondenti alle settimane quaresimali. A Nicastro (Cz), oggi Lamezia Terme, c’era l’usanza di appendere una sola pupazza vestita da pacchianella (contadinella) in lutto ad un filo steso da un balcone all’altro con una carrucola, in modo che, ogni domenica, la corajisima facesse un passo avanti. A Sambiase (Cz), oggi Lamezia Terme, si usava appendere ad un filo, posto tra una casa e l’altra, sette pupazze, la rocca e il fuso, dei rametti, dei cardi secchi e una sarda salata, per significare il periodo di filatura e di digiuno. Le pupazze, che venivano rimosse una domenica dopo l’altra, avevano ciascuna un nome: Anna, Rebecca, Diana, Lazzara, Susanna, Palma e Santa. Negli altri territori, ogni domenica quaresimale, dopo aver partecipato alla santa messa, da questa simbolica bambola rituale, veniva estirpata una penna bianca. L’ultima penna, quella nera o colorata, veniva strappata proprio la mattina di Pasqua, la quale, subentrando all’anziana grinzosa, recitava:

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“Nesci tu, sarda salata, trasu iu a ricrijata!” (trad. “Esci tu sarda salata, entro io l’allegrona”) mentre le campane riprendevano a suonare a festa per annunciare la Resurrezione di Cristo e indicando la fine dell’astinenza e del tempo quaresimale. L’astinenza sessuale comunque non era la sola limitazione di questo periodo. Durante le sette settimane non si potevano mangiare dolci, non ci si dovevano pettinare i capelli, non si spazzava il pavimento, non si mangiava carne, non si dovevano aggiustare i letti, non si doveva cucire e non si doveva cucinare in modo troppo elaborato. Nascono così tanti proverbi calabresi che ricordano queste limitazioni ma anche la successiva fine del periodo d’astinenza con le campane “sciolte” e suonate a gloria del giorno di Pasqua: “Gloria sunandu campanara mangiandu” (trad. “Gloria suonando dolci mangiando”) Ed anche nei campi e sul mare le attività lavorative si fermavano per rispetto al Cristo ed alla sua Passione: “U viantu un vulava, u mari un vagnava, Corajisima aspittava” (trad. “Il vento non volava, il mare non bagnava, Quaresima aspettava”) La Quaresima ed i suoi rituali calabresi sono legati ai ritmi della natura, al ciclo delle stagioni, ma anche al mondo sotterraneo e della resurrezione della terra per l’arrivo della primavera. Numerosi sono i riferimenti tra queste usanze, il mondo antico della Magna Grecia, e i rituali praticati in occasione della semina a devozione di Persefone (e successivamente nel periodo Romano con Proserpina). Anche in tali periodi, della durata di quaranta giorni, era uso piangere, lamentarsi ed astenersi dai doveri coniugali e da ogni divertimento. Un calendario simbolico colorato di nero e di bianco, di morte e di vita, di negativo e di positivo, di buono e di cattivo allo stesso tempo, contrapposizioni forti consegnate da millenni ad una vecchia bambola magica con la quale segnare il tempo in attesa della rinascita, della resurrezione e del risveglio della natura.

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Sport Grande evento assegnato a Lamezia 10-12 Marzo, un premio a quanto fatto dalla società lametina

LA ROYAL VUOLE STUPIRE ALLE FINAL EIGHT Mazzocca: “Non deluderemo!”. Capitan Marrazzo: “Le battaglie più belle sono le più difficili”

Otto punti per la Royal Team Lamezia targata Carnuccio-bis ora a quota 42. Dal ritorno del tecnico catanzarese, tanti sono stati i punti della Royal Team Lamezia dall’ultima uscita di Lameziaenonsolo. In particolare due pareggi (a Molfetta 2-2 e in casa col Martina 1-1) e altrettante vittorie (2-0 col Bisceglie e 4-0 a Vittoria), che hanno accorciato il distacco dal Sandos capolista a -6 e aumentato quello sul Fasano terzo a +4. Al momento di andare in stampa la Royal osserverà il suo turno di riposo del 5 marzo per poi tuffarsi nelle prestigiose Final Eight proprio qui a Lamezia. Ma andiamo con ordine. Partiamo dal campionato che sta confermando le ambizioni della squadra lametina: al di là del pareggio interno col Martina, che comunque ci può stare essendo quella pugliese una delle squadre più forti del torneo, e l’ha dimostrato anche al PalaSparti, resta l’amaro in bocca soprattutto per il pari di Molfetta. Da apprezzare semmai la voglia di rivalsa di capitan Marrazzo (ruolo importante, non solo in campo!) e compagne, andate sotto 2-0 nel primo tempo, e determinate nella ripresa nel riequilibrare le sorti con gol del solito duo Losurdo-Mezzatesta. Meritate poi le vittorie col Bisceglie rivelazione, grazie ad una doppietta di Losurdo, e la prova di forza a Vittoria con ancora il duo delle meraviglie Losurdo-Mezzatesta protagoniste di 3 dei 4 gol segnati in Sicilia. I due bomber si sono scambiate gli assist in occasione della doppietta di Losurdo (25 reti finora) e del gol di Mezzatesta; poker finale di Bagnato. Da qui in poi altre tre gare alla fine per la Royal, considerando il secondo turno di riposo all’ultima giornata. In particolare il 19 marzo si andrà nella tana del Real Sandos; quindi in casa contro il San Cataldo, per chiudere poi a Fasano. Il tutto per ottenere i meritati play off e giocarsi poi il salto in A Elitè stavolta con più convinzione ed autorevolezza rispetto a quelli insperati della scorsa stagione. E passiamo alle Final Eight del 10-11-12 marzo. Qualche settimana prima della decisione della Divisione Calcio a 5, il presidente Mazzocca ci aveva anticipato la possibilità che l’evento venisse assegnato alla Royal proprio qui a Lamezia. Mazzocca non nascose i propri dubbi legati soprattutto alla struttura del PalaSparti, ma alla fine si è voluto premiare il lavoro di questi anni della

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Royal. Lo conferma lo stesso Mazzocca: “Abbiamo accolto con molto entusiasmo l’assegnazione delle Final Eight: per tre giorni i riflettori di tutta l’Italia del futsal saranno rivolti sulla nostra città. Quindi un grande risultato per la Royal ma anche per Lamezia Terme, compresi il sindaco Mascaro, l’assessore Astorino, il vice presidente del consiglio Paladino e tutta la commissione sport. Non deluderemo le attese”. E il riconoscimento alla Royal è arrivato anche da Umberto Ferrini, Delegato del Calcio Femminile e delle relative Nazionali, sceso appositamente a Lamezia per un sopralluogo al PalaSparti. “La scelta di Lamezia Terme – ha detto Ferrini – è passata con convinzione dell’intera Divisione, presidente Montemurro in testa, perché lo merita per quanto ha fatto in questi pochi anni, ma soprattutto per il grande entusiasmo di pubblico che trascina la Royal nelle sue gare interne e non”. E chiudiamo col capitano Alessandra Marrazzo: “Giocare le Final Eight per il secondo anno di fila è una grande soddisfazione per una società giovane come la nostra. L’onore di partecipare ad una manifestazione così importante è ancora maggiore nel farlo a Lamezia, dove un pubblico come il nostro ti dà sostegno e carica non riscontrabili altrove. Mi congratulo con la squadra per questo risultato e con tutta la società e lo staff tecnico. Certo non vorremo solo partecipare, abbiamo fame di vittorie e le battaglie più belle sono quelle più difficili. Buon spettacolo a tutti e vi aspettiamo numerosi al PalaSparti!”. Ben cinque 5 regioni coinvolte (Veneto, Marche, Puglia, Umbria, Lazio): si inizia venerdì 10 con la Royal (ore 18) contro le romane dello Sporting Club Coppa D’Oro, capolista del girone B. Quindi: Angelana Perugia-Vis Fondi (ore 14); Real Sandos-Maracanà Macerata (ore 16) e Rambla Padova-Flaminia Fano (ore 20.30). Poi sabato le semifinali e domenica la finale. Un evento a cui non bisognerà mancare e mostrare il vero volto di Lamezia Terme.

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Sport

Come si diventa calciatori oggi dai pulcini alle compagini primavera Il centravanti ha solo otto anni? Non importa se c’è la stoffa. A differenza del passato in cui l’oratorio era quasi l’unica fucina di giocatori, le società si sono attrezzate con centinaia di osservatori che tengono d’occhio i ragazzi più dotati fin dalla tenera età. Non hanno deciso di sostituirsi ai parroci. Anzi l’oratorio è sicuramente ancora oggi la fucina più produttiva di calciatori specialmente al sud. Grosse società si sono attrezzate per far crescere in casa i campioni al domani. Anche la scuola E le società più piccole svolgono una parte di grande rilievo nella ricerca e nella maturazione dei giovani calciatori. Già, la scuola degli anni è profondamente cambiata, non tutte, ma le più progredite si sono date da fare e l’attività sportiva è diventata parte integrante dell’insegnamento. In alcune scuole che accolgono ragazzi

fin da piccoli, dalla prima elementare il campionato di calcio interno e le sfide Interscolastiche sono da tempo una realtà.

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Otto marzo con Jane Austen Il 16 dicembre 2010 Google il motore di ricerca più diffusa nel mondo dedica il doodle presente nella homepage a Jane Austen per celebrare il 235° anniversario della nascita. Nel 1995 il film inglese “Ragione e Sentimento” tratto dall’omonimo romanzo ottiene sette nomination all’Oscar e una statuetta per la sceneggiatura alla Thompson che era candidata anche come attrice. Nel 2007 il film “Becoming Jane”, tratto in parte da Orgoglio e Pregiudizio, racconta la vita romanzata della scrittrice. Ancora nel 2007 il film “Il club di Jane Austen”, club letterario creato da cinque donne per consolare Sylvia, abbandonata dopo vent’anni di matrimonio. Decidono di leggere i libri della Austen e di discuterne la trama ogni mese per cinque mesi. Che meraviglia, che dialoghi, altre che “Uomini e Donne” su Canale 5! Otto marzo quindi, lei Jane sapeva già tutto, i ritratti delle donne, che la Austen fa, sono formidabilmente attuali. Donne che parlano, consigliano, indirizzano, descrivono, si parlano addosso. A volte si alleano, più spesso si combattono. Gli uomini sembrano comprimari. La Austen descrive la vita in maniera calma, così come la trova, arrogante nella sua banalità. Veniva naturale a Jane Austen descrivere le persone attraverso i loro difetti, senza amarezza, lei satireggia sulla assurdità della vita senza desiderare che le cose possano essere diverse da come sono. Era solo una tranquilla signora nubile con a disposizione carta e inchiostro e con questi strumenti ebbe l’ingegno di darci il senso della significatività della vita, al di là di ogni personale simpatia e antipatia, della bellezza e della continuità al di sotto della corrente in superficie. Jane Austen nasce il 16 dicembre del 1775 nella contea dello Hampshire, la sua è una famiglia molto unita, non ricca ma benestante, tanti figli, Jane è una delle ultime figlie. Nel 1802 un uomo la chiede in sposa, Jane prima accetta ma la mattina seguente rifiuta. Anche lei avrà avuto un amore, un uomo del quale non ha mai potuto parlare, un amore relegato in un angolo nascosto del suo cuore e bandito per sempre.

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A diciannove anni aveva già pronte le bozze di “Ragione e Sentimento” ma solo nel 1811 scrive e pubblica a sue spese anonima, By a Lady, i tre volumi di Sense and Sensibility. Nel 1813 viene pubblicato Orgoglio e Pregiudizio che raggiunge una tiratura di mille copie, pagò lei stessa la pubblicazione del primo romanzo e nel 1815 il suo libro venne tradotto in francese. Dopo la pubblicazione dei primi due libri la carriera letteraria di Jane è avviata, ma lei rifiuta la notorietà e la vita di società. Continuerà a pubblicare anonimi i suoi romanzi. Nel 1816 si ammala del morbo di Addison, allora incurabile, e a quarantadue anni muore, la salma riposa nella cattedrale di Winchester. Alla sua morte Cassandra farà sparire tutta o quasi la corrispondenza della sorella, una donna che scrive è pur sempre stravagante e lei lo farà per pudore, per salvaguardare i suoi pensieri più intimi, per proteggerla, ma a noi manca tanto un suo diario segreto che recentemente una scrittrice Syrie James lo ha immaginato e scritto. Da allora i suoi romanzi come fiumi in piena hanno invaso le fantasie dei suoi numerosissimi lettori, le sue donne sono prese ad esempio. Gli uomini da lei valutati per

la loro rendita, per la loro posizione, per il loro carattere, un esame dettagliato che li renderà degni dei progetti matrimoniali di splendide fanciulle. Tutte abbiamo letto “Orgoglio e Pregiudizio” La Elisabeth di Orgoglio e Pregiudizio è la donna intelligente, saggia, è quella che sa portare avanti qualsiasi argomento in modo logico, brilla di luce propria. È la donna femminista e femminile per eccellenza. Nessuna prima di lei, nessuna come lei. Darcy è solo il mezzo per far brillare le sue capacità. Elisabeth è l’unica capace di capire le situazioni e prendere decisioni appropriate, è sempre cosciente di ciò che fa e cerca di agire con razionalità. Non è una ragazza ipocrita e non è interessata al denaro ma sceglierà il suo uomo dopo che comprenderà il carattere positivo e l’onestà. La sua vivacità intellettuale la porta a non sottomettersi alle convenzioni sociali e porta avanti idee proprie Orgoglio e pregiudizio: Un difetto o una virtù? Gli uomini, penso sono più abituati alla sfida, al predominio, le donne invece cercano di placare gli animi in nome della tolleranza, della comprensione dei difetti altrui. Non è così? Lei, la Austen, prima di tanti trattati di psicologia ci delinea il difetto di persone orgogliose, con sentimenti implacabili, che sono sempre pronti a pensare male, a detestare il prossimo perché lo considerano inferiore, Elisabeth riconosce subito il carattere difficile di Darcy e lo fa riflettere, avremmo saputo noi fare altrettanto? Elinor di Ragione e Sentimento. Emma dell’anonimo romanzo. Fin qui gli esempi positivi. Poi ci sono le donne perfide e la Fanny di Ragione e Sentimento è proprio una cognata. Come tante. Troppo simile alle nostre cognate. Ho letto più volte il primo capitolo di Ragione e Sentimento, perché è così reale e vero che sarà capitato anche a voi di sentire o subire un ragionamento così, e agli uomini sarà capitato nel passato di tornare a casa con una decisione buona e di cambiarla senza accorgersene dopo averne parlato con la moglie! Fanny è la moglie di John, il quale ha tre sorellastre. Il padre in punto di morte gli ha fatto promettere che si sarebbe preso cura delle sorelle e della matrigna donne generose e

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amorevoli, escluse dalla eredità dello zio scapolo che pure avevano accudito. Ma tant’è! L’eredità era passata direttamente dallo zio a John e al figlioletto di quattro anno di questi. Fanny, moglie di John, non appena terminato il funerale del suocero, arrivò nella casa con figlio e servitù al seguito e senza badare che in quel luogo vi abitavano le sorelle e la matrigna del marito le degradò alla condizioni di ospiti. Lei pensava che nessun legame affettivo potesse esistere tra i figli avuti da un uomo da matrimoni diversi. Qualsiasi proposta John faccia Fanny ha le sue perplessità, addirittura conclude: ”Sono convinta che tua padre non avesse affatto per la mente che dessi a loro del denaro, penso che l’aiuto a cui si riferiva era quello di trovare loro una piccola casetta, mandare omaggi di pesce e cacciagione quando è stagione. E poi che diamine possono volere quattro donne più di questo? Vivranno in modo tanto frugale. La cura della casa richiederà poco o nulla. Non avranno carrozza, cavalli, né servitù, e quasi non avranno ospiti, potrebbero non avere spese di alcun genere, considera solo quanto sia assurda la tua intenzione di dare loro altro denaro. Saranno loro forse a poter dare a te qualcosa. Tuo padre ha pensato solo a loro, se avesse potuto avrebbe lasciato a loro tutte le fortune del mondo.” L’argomento era irresistibile egli si convinse che sarebbe stato inopportuno se non addirittura indecoroso avere per la vedova e le figlie del padre sue sorelle avere più riguardo di quanto suggerito dalla moglie. Ah le donne! Rifletto e più rifletto, più penso, che uno specchio della verità non ci fa-

rebbe poi tanto male. Vi vedremmo riflessi avarizia, egoismo, invidia, tutti sentimenti che ci impediscono di essere leggere e ci appesantiscono, tenendoci legate mani e piedi ad un marito che non ci ama più, ad un padre, ad un fratello, perché si sa, un uomo fa sempre comodo e questi sentimenti invece di unirci leggiadre e leggere ci rimandano l’una contro l’altra. Non è rabbia però il sentimento generale che percepisco tra noi è la delusione, deluse da chi credevamo senza macchia, senza paura, deluse da noi stesse, perché non raggiunte le mete

che avevamo in mente. Ecco l’otto marzo, che è anche una bellissima data per me, perché è nato il mio unico figlio, deve essere la nascita della consapevolezza nuova che anche noi a volte sbagliamo, che anche noi a volte dobbiamo chiedere scusa, e lievi senza pesi poter guardarci l’un l’altra. Forse dovremmo recuperare la ragione di Elizabeth, anche se c’è troppo illuminismo in questa ottimistica fiducia nella ragionevolezza e nel trionfo di questa, oggi che i nostri punti sono incerti, confusi. La ragione non illumina più. Le conquiste fatte dalle donne hanno permesso a tutte di accedere nelle aule dei Tribunali, nelle sale operatorie, sulle cattedre universitarie. Ma ora una generazione di fanciulle adolescenti, non tutte, per carità con birra in mano e sigaretta in bocca, scimmiottano comportamenti negativi. Evidentemente le conquiste sociali ora devono lasciare il passo alle conquiste individuali. Conquiste che devono darci la consapevolezza di essere donne senza essere vittime della nostra viltà, da dipendenze amorose, senza accettare il disprezzo di un uomo pure di non perderlo, consapevolezza che stiamo scegliendo noi il nostro giorno perché come diceva qualche tempo fa la pubblicità dell’Oreal “IO VALGO” e voglio rispetto. Rispetto, verso se stesse, verso i nostri genitori e figli. Non vuol dire accondiscendere, ma tenere una dirittura che implica sacrificio e costanza. La ragione di Elizabeth, di Elinor, la ragione del settecento, ci sia da luce nel nostro fumoso cammino. Ippolita Luzzo

Le Spigolature di Tommaso La Gioconda di Leonardo è il celeberrimo dipinto che inaugura

Doni, Firenze, Galleria Palatina; Ritratto

vista frontalmente e inserita nel paesaggio con un ricercato gioco

Palatina. La Primavera di Botticelli è tra

una nuova maniera di concepire il ritratto. La figura femminile è di rapporti luminosi fra la persona e il paesaggio stesso. Essa non

è colta in posa né in movimento, ma in un delicatissimo momento di passaggio fra la staticità inespressiva e l’espressione, passaggio indicato dal famosissimo sorriso che appena si disegna sul volto

dell’ignota dama. Splendido il complesso e misterioso paesaggio

che si chiude all’orizzonte con fantastiche rocce delicatamente sfumate. Il ritratto di Maddalena Doni di Raffaello si richiama

alla Gioconda, di cui ripete l’impianto senza tuttavia coglierne il significato che viene stemperato in un’atmosfera più placida e

statica. È nella Dama velata che Raffaello opera una sintesi tra la

sua esperienza e quella leonardesca: è esemplare per penetrazione psicologica e ricchezza di materia cromatica.Presunto ritratto di

Monna Lisa del Giocondo, Parigi, Louvre; Ritratto di Maddalena

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di donna detto la Velata, Firenze, Galleria le opere più famose dell’Artista: in uno

scuro boschetto, carico di fiori e frutta,

figure mitologiche si aggirano beate nella

loro eterna giovinezza; la dolcezza sinuosa delle linee, la bellezza dei

corpi e dei volti, tutto ispira un senso di profonda e irreale serenità;

il predominio della linea porta all’appiattimento dello spazio, di conseguenza lo sfondo si tramuta quasi in un arazzo. I problemi

prospettici sono ormai superati. Opera molto vicina alla Primavera, è la Nascita di Venere, di cui riprende, con intonazione ancora più

gioiosa e con più panico senso della natura, le delicate e melodiche cadenze lineari. Splendido l’accordo dei colori chiarissimi e sublime

la figura di Venere, castissimo esempio di nudo femminile. Entrambe le opere botticelliane si trovano agli Uffizi, Firenze.

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Viaggio nella criminologia

Che cos’è la criminologia? Il ruolo del criminologo

La criminologia è una scienza che studia i comportamenti criminali, i loro autori e le loro vittime. Essendosi sviluppata a partire dalla fine del XVII secolo, può considerarsi una disciplina relativamente recente. La criminologia si serve dell’apporto di altre discipline, come il diritto penale, la pedagogia, la sociologia, la psicologia, la medicina legale, la statistica, pertanto la sua bellezza sta proprio nella multidisciplinarietà che dà la possibilità di avere una visione più ampia su diversi aspetti. La prima forma di crimine si manifesta sin dalla comparsa dell’essere umano che è il fraticidio di Caino e Abele. Il fondatore della S.I.C (Scuola Italiana di Criminologia) è Benigno De Tullio nel 1957. Egli fu un psichiatra che lavorò presso il carcere di Regina Coeli di Roma. Cesare Lombroso medico, antropologo e giurista italiano è considerato uno dei padri della criminologia perché è stato uno dei pionieri degli studi della criminalità e fondatore dell’antropologia culturale. Le sue teorie si basavano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui l’origine del comportamento criminale era insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall’uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinavano il comportamento socialmente deviante. Di conseguenza l’inclinazione al crimine era una patologia ereditaria e l’unico approccio utile nei confronti del criminale era quello clinico-terapeutico. Solo nell’ultima parte della sua vita Lombroso prese in considerazione anche i fattori ambientali, educativi e sociali come concorrenti a quelli fisici nella determinazione del comportamento criminale. Inoltre secondo Lombroso tutti i criminali stavano a Sud per via delle fossette presente negli occipitali,teoria non veritiera visto che quando è morto hanno trovato anche nella sua scatola cranica le famose fossette. Il criminologo non ha un albo professionale ma è tutelato dalla legge 397, inoltre è una figura esperta secondaria alle forze dell’ordine. Può essere nominato: -Dalla polizia, -CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) dalla procura di appartenenza, -CTP (Consulente Tecnico di Parte) da parte dell’avvocato. Essendo una professione complessa e interdisciplinare le strade per diventare criminologo sono diverse perché esistono lauree triennali, magistrali e master di 1° e 2° livello. Esistono due figure di criminologi:il criminologo forense, specializzato negli aspetti giuridici e quello clinico, più orientato sugli aspetti psico-sociali. L’etica e deontologia professionale del criminologo prevede: -La correttezza del criminologo, -Tutelare i pazienti o assistiti, pag. 20

-Rispetto dell’umano prima del caso (discorso esteso sia per la vittima che per il criminale) perché “Non esistono mostri da abbattere, ma uomini da curare.” Un bravo criminologo deve chiedersi sempre il perché, inoltre deve dare pareri oggettivi e non soggettivi senza farsi coinvolgere dall’evento mediatico stile Roberta Bruzzone perché la professionalità e il rispetto dell’umano viene prima di tutto. I programmi televisivi come Pomeriggio 5 speculano sul dolore umano solo per fare audience. La moderna criminologia si configura in un’ottica sulle origini del crimine ponendo attenzione alla prevenzione e al contesto sociale. Inoltre bisogna fare la differenza tra criminalistica e criminologia. La criminalistica è l’analisi della scena del crimine mentre il criminologo studia il reo, la vittima e i fenomeni devianti. Molto importante è l’approccio della criminal profiler che è una branca della criminologia, precisamente la terza corrente della scienza investigativa. Per il criminologo è uno strumento in più perché permette di creare il profilo criminale del reo o della vittima supportando così l’attività degli investigatori perché si fornisce il quadro delle caratteristiche di personalità socio demografiche e nel caso si ci trovi di fronte ad un aggressore seriale anche la probabile area di residenza di un autore sconosciuto di uno o più reati. Qualcosa su di me: Mi chiamo Angela De Sensi, ho 22 anni e sono neo laureata in Scienze dell’Educazione (Educatore socio pedagogico). A Novembre dello scorso anno ho iniziato un master biennale di criminologia pertanto alla fine del percorso acquisirò il titolo di criminologa clinica, esperta nel campo della prevenzione, del disagio e della devianza. Mi sono avvicinata a questo campo di studio molto complesso grazie al tirocinio svolto lo scorso presso l’Istituto Penale Minorile di Catanzaro. Stando a contatto con i ragazzi ristretti ho avuto modo di crescere umanamente e professionalmente, rendendomi conto dell’importanza del ruolo dell’educatore all’interno di una struttura penitenziaria e che non esiste solo il disagio mentale e fisico, ma anche quello sociale visto che una volta usciti dalla struttura non è facile integrarsi in società a causa dei pregiudizi nei confronti di coloro che hanno avuto problemi con la giustizia e di mancanza di strutture di accoglienza, pertanto il tasso di recidività è alto. Nel prossimo numero toccheremo gli approcci della criminal profiler e analizzeremo criminologicamente alcuni stragi come quella di Erba e Novi Ligure e il più grande cold case italiano (caso irrisolto) cioè quello del Mostro di Firenze.

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Psicologia & Società

L’EVOLUZIONE PSICOLOGICA DELLA FEMMINILITA’ Benché oggi sia particolarmente biasimato parlare di differenze tra uomini e donne, questo accade ancora e anche con una certa frequenza. Come afferma Vivien Burr, psicologa sociale, tutti noi, anche senza volerlo, categorizziamo continuamente abbigliamenti, modi di scrivere, espressioni verbali come maschili o femminili. Sigmund Freud, nei suoi scritti, parla di una “asimmetria” tra l’uomo e la donna; riguardo al mondo femminile, riconosce di non aver compreso “che cosa vuole una donna”. Jung, in Ricordi, sogni, riflessioni ricorda anche di tenere la testa sulla spalla della domestica, e tutto questo gli dava un senso di estraneo/familiare: questo tipo di donna contemporaneamente “estranea e nota” diventa una componente della sua anima, e simboleggia “l’essenza della femminilità”. Secondo la terapeuta americana Maureen Murdock: “Se la psiche di una donna ha concepito sua madre in una maniera negativa o distruttrice, ella si separa dalla sua natura femminile positiva e ha molte difficoltà a recuperarla. Molte donne hanno trovato presso il loro padre il lato spontaneo, di cura e gioioso della femminilità. La natura della rottura madre/figlia dipende anche dalla maniera in cui una donna integra il modello della Madre nella sua psiche, compresa la nostra Madreterra e il punto di vista culturale sulla femminilità”. La donna è portatrice di elementi psichici indispensabili per la nostra civiltà. La donna è un essere sensibile, sensoriale, ha la visione globale del mondo e del reale, è recettiva come la terra, è soggetto fertile in ogni campo, nella maternità, nell’arte, nella scienza come nella ricerca. Ella è soggetto che basa la sua attività intellettiva soprattutto nell’intuizione. È importante non dimenticare, che il secolo si apre con la comparsa nel mondo della scienza di Maria Montessori, la prima donna italiana laureata in medicina. Dalle sue ricerche, intuizioni,

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esperienze, ella ha tratto una grandiosa opera psicologica e pedagogica che ha colmato ed influenzato tutto il pensiero e l’azione pedagogica italiana del ‘900 e, superando i nostri confini, ha ispirato l’opera di pedagogisti, psicologi, scienziati, sociologi e riformatori di ordinamenti scolastici di molte nazioni. La Montessori è stata considerata ovunque la prima e più importante artefice dei metodi per il recupero dei soggetti portatori di handicap. Da questo metodo, o teoria generale, è scaturito poi un sistema specifico per l’educazione di tutti i bambini delle scuole materne e di quelle elementari. Sia il metodo studiato a favore dei soggetti portatori di handicap sia quello applicato a soggetti normali, costituiscono, un eccezionale punto dì riferimento per le scuole italiane di altre nazioni e di altre culture. A metà secolo, c’è una seconda donna che ha lasciato traccia della sua femminilità, Madre Teresa di Calcutta, attraverso il sentimento, l’essere soccorritrice e con la sorellanza che ha guarito ed alleviato i tormenti del corpo umano e dell’anima.

Il secolo si chiude con un’altra grande donna e scienziata: Rita Levi Montalcini, le sue ricerche sono state di grandissimo rilievo e di somma importanza nel campo della medicina e della biologia ed hanno avuto un grandissimo riconoscimento da tutto il mondo accademico e da quello che si dedica alla lotta contro i mali dell’organismo umano. Se la Montessori si è rivolta alla ricerca di terapie per combattere i mali psichici, la Montalcini ha dedicato la sua vita alla ricerca di terapie per sconfiggere i mali fisici. Queste donne hanno raggiunto alte mete, rappresentando, con la loro femminilità, elementi psicologici necessari per sviluppare la creatività su cui si è fondata la loro opera, trovando allo stesso tempo le energie indispensabili per combattere battaglie contro i mali psichici, fisici e spirituali dell’umanità. Non serve costruire grandi traguardi, ma vivere quotidianamente se stesse, perché ogni qualvolta le donne dimenticano la propria curiosità e indipendenza per adeguarsi alle richieste di un’altra persona che detiene, senza possibilità di essere contestata, le chiavi del potere, simboleggiano la morte del “femminile”. Tutte le volte che una donna soffoca i desideri e si omologa a quanto viene richiesto dagli altri, dalla società, da un marito, che non condividono con la donna il proprio ruolo, si caratterizza una involuzione della femminilità; è necessario, dunque, la scoperta e l’espressione dell’IO, per manifestare la propria personalità ed essere soddisfatti di se stesse e delle inerenti aspirazioni. Dott.ssa Maria Mirabelli psicologa clinica e forense; Info: mariamirabelli@libero.it cell. 339.5919310

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Sanità MALATTIE IMMUNITARIE, ALL’OSPEDALE DI LAMEZIA TERME

Eseguito con successo nuovo trattamento per l’Artropatia Psoriasica E’ stato eseguito con successo, nell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme diretta dal Dott. Gerardo Mancuso, considerato all’avanguardia nella cura delle malattie immunitarie, il primo trattamento in Calabria con inibitori delle fosfodiesterasi in due pazienti con Artropatia Psoriasica. Le malattie immunitarie sono molto frequenti nella popolazione generale e soprattutto nel sesso femminile, patologie che fino a qualche anno fa rappresentavano il principale motivo di disabilità e di morbilità osteoarticolare nei paesi sviluppati. Le terapie nel corso del tempo sono state progressivamente efficaci ed oggi abbiamo a disposizione farmaci innovativi che hanno dato risultati positivi in termini di controllo della malattia, ma eventi avversi, i costi elevati e l’enorme organizzazione sanitaria necessaria nel follow-up, e da non trascurare la professionalità molto specialistica ne hanno rappresentato un limite talvolta invalicabile.

Un farmaco innovativo non solo per il meccanismo biologico, ma anche per la modalità di somministrazione, più agevole e gravato da minori effetti collaterali. L’apremilast ancora non è in commercio, lo sarà fra qualche mese, ma la Unità Operativa Complessa di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme diretta dal Dott. Gerardo Mancuso, poiché reparto d’avanguardia anche nelle malattie immunitarie, ha avuto in pre marketing il farmaco anche per la riconosciuta competenza ad esso attribuito.

La molecola ha il nome di apremilast, un inibitorio di una molecola biologica fortemente interessata nel meccanismo alla base del danno osteoarticolare nella artropatia psoriasica. E’ in grado di bloccare le lesione cutanee e di rendere reversibile la malattia con la scomparsa della maggior parte delle macchie della pelle e delle lesioni delle articolazioni interessate.

Sanità

Programmate dal Consultorio Familiare di Lamezia Terme una serie di attività di informazione e prevenzione Come negli anni precedenti, anche per il 2017 il Consultorio Familiare di Lamezia Terme ha programmato una serie di attività di informazione/ prevenzione. Con il coinvolgimento di quasi tutti gli Istituti Comprensivi del Distretto, sono previsti, in collaborazione con i Dirigenti scolastici, diversi incontri con gli alunni delle scuole medie inferiori e superiori del territorio distrettuale, durante i quali verranno affrontati argomenti riguardanti l’adolescenza, la contraccezione, le malattie a trasmissione sessuale e la vaccinazione per il Papilloma Virus. Saranno, inoltre, effettuati bilanci di salute riguardanti i ragazzi delle medie inferiori per i quali sarà offerto anche

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lo screening ortottico e previste delle visite guidate nella struttura consultoriale da parte degli studenti accompagnati dagli insegnanti.

In Consultorio continueranno, come da tre anni a questa parte con la partecipazione di oltre 2000 donne, gli incontri mensili con gruppi di persone in perimenopausa e menopausa, durante i quali verranno affrontate tutte le problematiche riguardanti tale periodo della vita con proposta di screening per l’osteoporosi. Infine, per mercoledì 8 marzo, in occasione della festa della donna, è stato programmato un incontro, che vedrà il coinvolgimento di diversi professionisti che incontreranno le donne nel salone conferenze della Chiesa del Rosario di Lamezia Terme, piazza della Repubblica, alle ore 15:00, su argomenti inerenti alla menopausa con particolare attenzione sulla prevenzione cardiovascolare, la prevenzione dell’osteoporosi, prevenzione e stili di vita, aspetti psicologici.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


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