LAMEZIA MESE aprile 2018 Costanza Pino

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Lamezia e non solo

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Lameziaenonsolo incontra

Via del Progresso -

ISBN 978-88-943125-0-8

€ 10 9 788894 312508

Autore: Tommaso Cozzitorto

Autore: Elena Pisapia

Autore: Costantino Fittante Autore: Gianni Scardalaglia

A cura di: Davide e Donatella Galli

Vogliamo iniziare presentandola ai nostri lettori? Chi è Costanza Pino? Una cittadina di Lamezia Terme, madre, moglie, viceprefetto in servizio presso la Prefettura di Catanzaro Come mai ha intrapreso questa carriera? Ha seguito le orme paterne? Ha avuto un mentore o la ha ispirata una figura in particolare? È una carriera che mi ha sempre affascinato e il percorso fino ad oggi realizzato ha ulteriormente aumentato l’amore e la passione per questo lavoro che io considero una vera e propria missione.

Autore: Italo Leone

€ 10

Autore: Ciccio Scalise

NELLE LIBRERIE, NELLE EDICOLE, per info: 333 5300414

Non posso vivere senza libri! recitava così Thomas Jefferson Se anche per te è così,se hai un manoscritto, che sia una raccolta di poesie o di novelle, un romanzo, una biografia, un libro storico, il tuo diario, un libro che parla per immagini o, perchè no, i tuoi ricordi sui Social, e vuoi REALIZZARE IL SOGNO DI VEDERLO STAMPATO, anche con il codice ISBN che ne assicura la presenza nel Catalogo dei Libri in Commercio e cerchi un Editore che ti segua passo dopo passo, che ti aiuti nella stampa cartacea ed in quella digitale, che curi la correzione delle bozze, che ti aiuti nella promozione del libro CONTATTACI: 3335300414

Semi di memoria di una famiglia

€ 12,00

Autore: Gaetano Felicetto

Via del Progresso - Lamezia Terme

D’a Cista d’u Ciucciu

Chiesa Italiana e Mezzogiorno (1991); San Francesco di Paola. Asceta Sociale (1994); Il matrimonio e la famiglia (1995); La formazione sociale e politica nell’Italia Meridionale (1996); Pensieri di un Pastore (1997); Un testimone nel quotidiano. Gianni Renda (1998); Padre Luigi Allevato ed il suo impegno di evangelizzazione (1999); Città per l’uomo. Esperienze e speranze in una splendida e difficile città del Sud: Lamezia Terme (2000); Il matrimonio e la famiglia (2001, 2a ediz. ampliata ed aggiornata); Giovanni Paolo II alla Calabria (2005); I frati minimi a Sambiase (2006); Giovanni De Sensi. Sindaco di Lamezia Terme (2006); Un vescovo e la fedeltà a Dio e all’uomo (2007); Il gioco delle parti. Raffaele Talarico (2009); Eremita Viandante; Laicità e contemporaneità di san Francesco di Paola (2009); Sotto il cielo di Calabria. Memorie di futuro di otto personalità lametine (2012); All’imbrunire. Poesie, preghiere e canzoni (2014); Pensieri della piccole cose. Spiritualità dell’essenziale (2015); Passo dopo passo. Al margine dell’esistenza (2016); Francesco di Paola. Il santo dell’essenziale (2016); Appeso alla luna. Orme filosofiche (2017); Franco Costabile. I tumulti interiori di un poeta del sud (2017); I filosofi lametini. Francesco Fiorentino, Oreste Borrello, Basilio Sposato (2017); Centopoesie. Filosofia e spiritualità (2017); Briciole di senso. Tra filosofia e teologia (2017); Mons. Francesco Maiolo. Sacerdozio, cultura, carità. Tra solidità della Tradizione e prudenza nell’innovazione (in corso di stampa); La gente di Dio (in corso di pubblicazione).

Filippo D’Andrea –

Ha pubblicato i seguenti libri:

del Sud delle terre e dell’emigrazione

Autore: Filippo D’Andrea

D’a Cista d’u Ciucciu

Filippo D’Andrea

Lauree in Filosofia e Sacra Teologia, specializzazioni in Filosofia, Storia, Psicologia, Pedagogia e Teologia Catechetica; Filosofo consulente; membro della S.F.I. e dell’A.T.I.. Collabora all’Istituto di Storia del Cristianesimo della PFTIM; scrive su: “Prospettiva Persona”. “Bollettino della Società Filosofica Italiana”, “Rassegna di Teologia”, “Itinerarium”, “Vivarium”, “Rogerius”, ecc. Il 1992 ha fondato e dirige il Cenacolo Filosofico di Lamezia Terme e da oltre trent’anni svolge conferenze in ambienti culturali, sociali, scolastici e religiosi.

IN USCITA NEL MESE DI APRILE 2018

Filippo D’Andrea

Sul filo della memoria l’autore porta alla luce tanti episodi che offrono insieme la trama di un vissuto fortemente radicato nel cuore e nella mente (…). Trascorrono come in una sequenza fotografica e filmica i personaggi di questo affresco virtuale di una umanità reale (…). Il racconto tutto ti prende, ti affascina, la lettura ti coinvolge” (dalla premessa di Luciana Parlati). Con naturalezza e forza espressiva Filippo D’Andrea ci presenta tanti personaggi che, su scenari sempre cangianti, compongono un mosaico relazionale complesso (…). L’intelligente tessitura letteraria data dall’autore al racconto fa sì che i personaggi sorgano dal testo con la loro pregnante umanità (…). Chissà che con questa metafora dell’esistenza Filippo D’Andrea non voglia indicarci/consigliarci un itinerario interiore dare Umanità all’uomo” (dalla Prefazione di Domenico Enrico Mete).

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Autori: Antonio e Salvatore Perri

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Nella Fragale

E’ lametina e ricopre un ruolo di prestigio ed io ... non la conoscevo! Ma si sa, la vita è un puzzle e basta che i tasselli vadano al loro posto perché quel che deve accadere accada! Una passione ci accomuna, il teatro, ed è lì che l’ho vista la prima volta, era insieme ad una persona che conoscevo, ci siamo presentate, commenti su ciò che vedevamo, un saluto cordiale, qualche battuta, nulla di più. Poi ... spettacolo dopo spettacolo, lei seduta davanti a me, ho visto che era conosciuta da tutti, che tutti la salutavano, che si avvicinavano a lei per renderle omaggio e ... giocoforza mi sono incuriosita. Ho voluto saperne di più su quella bella donna, minuta, apparentemente fragile, sempre sorridente... il risultato è questa intervista!

Ultimi Libri Pubblicati in ordine di uscita

Autore: Raffaele Gaetano

Costanza Pino

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Dal 2007 lei ricopre il ruolo di viceprefetto della prefettura di Catanzaro ed attualmente è dirigente della V Area “Protezione Civile Difesa Civile e Coordinamento Soccorso Pubblico”. Prima di parlare di questo incarico vogliamo parlare degli altri ruoli che ha ricoperto? Anzi, visto che lei ha girato l’Italia da nord a sud io le darò i nomi delle città in ordine alfabetico e lei mi risponderà con l’incarico ricoperto e le sue impressioni personali su quella esperienza, le va? Senz’altro. Possiamo iniziare. ALSERIO: è stata la mia sede di assegnazione quale vincitrice del concorso a livello nazionale a Segretario Comunale nel 1985. Il Comune di Alserio, in provincia di Como, ubicato sulle sponde dell’omonimo lago, immerso nel Parco Regionale della Valle del Lambro, occupa un posto

particolare nel mio cuore essendo stata la mia prima esperienza lavorativa in Lombardia e della quale conservo ancora vivo il ricordo della calorosa accoglienza di amministratori e dipendenti. CATANZARO: è il nostro capoluogo di Regione, sede importante di Prefettura e mia terza sede di servizio –dopo Sondrio e Vibo Valentia- dove sono stata assegnata nel 2007 nella qualità di Viceprefetto e con l’incarico di Capo Gabinetto. Ho ricoperto anche l’incarico di Dirigente dell’Area I “ordine e sicurezza pubblica” e in tale veste ho coordinato l’Ufficio provinciale per la sicurezza personale dei soggetti a rischio ex DL n. 83/2002, nonché l’Ufficio Interforze Antimafia; Funzionario alla Sicurezza e Capo Centro Cifra e Coordinatore del Nucleo operativo sicurezza economia. Dal 2013 ricopro anche l’incarico di Program manager per la regione Calabria per conto dell’Autorità di gestione del Ministero dell’Interno per l’attuazione del Programma Nazionale Servizi di Cura all’Infanzia e agli Anziani non autosufficienti. CHIARAVALLE CENTRALE: è il comune, in provincia di Catanzaro, dove sono stata nominata Commissario Straordinario. È stata una esperienza amministrativa e formativa di grande spessore, trovandomi per la prima volta a dover gestire un Ente Locale per il quale poco tempo prima del mio insediamento era stato decretato il Dissesto Finanziario. E’ stata una gestione difficile e faticosa e nel contempo gratificante per gli eccezionali risultati ottenuti e per le numerosissime iniziative realizzate in quel territorio, delle quali ricordo in particolar

modo, grazie all’attenzione riservata a quella comunità -in occasione dell’anno della Misericordiadall’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace Mons. Vincenzo Bertolone, ovvero la prima della rappresentazione dell’opera sacra “La leggenda di ognuno”, tenutasi il 27 febbraio 2016 al Teatro Impero di Chiaravalle. L’iniziativa ha offerto alla cittadinanza un momento di riflessione sul senso della vita e sull’importanza della Fede per noi Cristiani. DAZIO: è un piccolo comune della provincia di Sondrio, mia prima sede di servizio dove sono stata assegnata dal Ministero dell’Interno nel 1989 con l’allora qualifica di Vice Consigliere di Prefettura e dove ho intrapreso la mia prima esperienza di commissario prefettizio. In quella sede ho imparato il “mestiere”, se così si può dire, trattando tutti i servizi di competenza della Prefettura. Ho prestato servizio nella Prefettura di Sondrio dal 1989 al 1995: è stata una esperienza lavorativa fantastica ed in quella Terra ho lasciato tantissimi amici e lì ho conosciuto l’uomo che è diventato mio marito. GIRIFALCO: è il comune della provincia di Catanzaro dove sono stata nominata commissario in seguito allo scioglimento di quel consiglio comunale per le dimissioni rassegnate da nove consiglieri comunali su sedici. GUARDAVALLE: ho gestito quel comune quale commissario a seguito delle dimissioni del sindaco pro tempore. Territorio molto difficile, con tante criticità ma del quale serbo il ricordo positivo di gente laboriosa e dell’insostituibile sostegno dei militari della

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locale Stazione dell’Arma dei Carabinieri, vero baluardo di legalità e sicurezza, con l’imponente struttura della caserma ubicata all’ingresso del paese. I Carabinieri, lo voglio dire e li ringrazio pubblicamente, sono sempre stati e continuano ad essere i miei “angeli custodi” in tutti i territori dove sono chiamata a svolgere le funzioni commissariali. IONADI: è stato il primo comune del territorio della provincia di Vibo Valentia in cui ho svolto le funzioni di commissario prefettizio. Nella Prefettura di Vibo Valentia, all’indomani della neo istituita provincia, ho svolto la mia attività per circa nove anni. Ho operato in un contesto molto difficile ma molto formativo dal punto di vista professionale. Tantissime le attività di particolare rilievo espletate nel corso del servizio prestato in quel territorio, quali quella di Capo di Gabinetto, quelle connesse alla visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e alla sessione formativa sui Fondi Strutturali tenutasi a Bruxelles presso il Parlamento Europeo. JOPPOLO: è altro Comune del territorio vibonese dove molto giovane, era il 1997, sono stata nominata Commissario prefettizio dall’allora Prefetto di Vibo Valentia e poi Commissario Straordinario dal Presidente della Repubblica. MARCELLINARA: è stato il primo Comune del territorio della provincia di Catanzaro dove ho svolto le funzioni di Commissario. Come noto, Marcellinara si estende su una superficie di oltre 20 chilometri quadrati e sorge sulle pendici del Monte Tiriolo. Tra le attività da me portate avanti in quel territorio ricordo quella relativa al progetto di realizzazione del canile comunale, in adesione alla proposta formulata dall’Associazione “Diamoci la zampa”. L’obiettivo è stato quello di arginare il fenomeno del randagismo e sviluppare lo spirito animalistico. Il progetto, da me approvato con apposito atto deliberativo, è stato portato avanti dalla nuova amministrazione comunale che ha proseguito le attività realizzando la struttura. MORBEGNO: ridente cittadina della Valtellina, circondata dalle Alpi Retiche e dalle Prealpi bergamasche, dove ho svolto le funzioni di Commissario e della quale serbo, con soddisfazione, il successo registrato in occasione del raduno nazionale degli Alpini

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che individuarono proprio Morbegno quale sede di svolgimento dell’iniziativa. SAN MANGO D’AQUINO: è il comune della provincia di Catanzaro, dove ho svolto le funzioni commissariali, al quale sono rimasta molto affezionata e del quale ricordo, in particolare, il grande senso civico dimostrato dai cittadini. In verità, senza voler peccare di presunzione, finora ho sempre registrato attestati di grande stima da parte delle comunità che sono stata chiamata ad amministrare: per me “ogni volta” è come se fosse la “prima volta”, sentendo forte il peso della responsabilità affidatami e profondendo il massimo impegno per il perseguimento del bene comune. SONDRIO: come prima precisato, è stata la mia prima sede di assegnazione in Prefettura e si sa “il primo amore non si scorda mai”. Ho potuto riscontrare un rispetto delle Istituzioni e una correttezza di comportamenti che non ho più trovato in egual misura. L’esperienza lavorativa in Valtellina, sottolineo, è stata determinante per la mia carriera: ho avuto l’opportunità di dirigere tutti i Settori della Prefettura, in particolar modo per quanto riguarda la Protezione Civile e la prevenzione del rischio idrogeologico, accumulando, nel corso degli anni di servizio prestati in Valtellina, un bagaglio professionale di inestimabile valore. In rappresentanza della Prefettura ho partecipato, tra l’altro, al corso di Aerocooperazione civile militare tenutosi presso la sede Militare di Guidonia (Roma). Inoltre, sono stata designata quale docente del corso professionale ANUSCA per Ufficiali di stato civile ed anagrafe ed ho partecipato, designata dal Prefetto pro tempore, a convegni e seminari presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno a Roma. SPILINGA: è altro Comune della provincia di Vibo Valentia in cui sono stata nominata Commissario. Ho un ricordo positivo della struttura amministrativa che mi ha affiancato e coadiuvato nella mia attività ed una immagine indelebile della vivacità e varietà dei “colori” del Monte Poro nelle diverse stagioni dell’anno. TROPEA: è stata una gestione molto difficile, resa meno gravosa dal suggestivo paesaggio di Santa Maria dell’Isola, sul cui scoglio di singolare bellezza si affaccia la Casa Comunale. VIBO VALENTIA: è stata la mia seconda

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sede di Prefettura dopo Sondrio. È stata una esperienza faticosissima ma coinvolgente. Con un sinergico lavoro di squadra abbiamo creato il neo Prefettura, nata dopo la istituzione della nuova Provincia. La sede di Vibo Valentia è stata “frizzante”, fatta di forze giovani, piene di entusiasmo e voglia di lavorare. Tra le tantissime attività svolte ricordo con soddisfazione l’incarico di Capo di Gabinetto e la partecipazione, in qualità di relatore/docente a numerosi convegni e corsi di formazione in materia di antimafia, eurospecialisti, protezione civile ed educazione alla legalità. Non c’è che dire, un bel percorso! Dopo aver operato in queste città, come abbiamo già detto, attualmente è viceprefetto della V Area della Protezione Civile. In che cosa consiste questo suo incarico? Ha detto bene. Attualmente sono Dirigente dell’Area V della Prefettura di Catanzaro “Protezione Civile, Difesa Civile e Coordinamento del Soccorso Pubblico” che assicura al Prefetto il supporto per le emergenze di protezione civile. Infatti, il Prefetto concorre, insieme alle diverse componenti del Servizio nazionale di protezione civile e in raccordo con il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad assicurare la tutela della integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali. Al verificarsi di un evento, più o meno grave, il Prefetto garantisce il più tempestivo avvio dei primi soccorsi, adottando i provvedimenti urgenti ed assicurando l’impiego delle forze operative per la gestione dell’emergenza, con particolare riguardo ai vigili del fuoco e alle forze dell’ordine. Quando la situazione è più complessa e richiede interventi coordinati delle diverse componenti del sistema di protezione civile, a livello provinciale viene attivato presso la prefettura un “Centro coordinamento soccorsi” (CCS), quale struttura provvisoria per il tempo dell’emergenza, con funzioni di raccordo ed armonizzazione delle misure che fanno capo ad amministrazioni ed enti diversi. In relazione alle esigenze concrete, sempre con finalità gestionali, il Prefetto può anche attivare uno o più “Centri operativi misti” (COM), di livello comunale o intercomunale.

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Per la gestione dell’evento si attiva in Prefettura anche una Sala operativa, dove affluiscono tutti i dati e le informazioni relative all’evento calamitoso. I cittadini possono contribuire segnalando le notizie di cui sono a conoscenza. Secondo il principio di leale collaborazione e considerato che gli interventi di protezione civile richiedono l’apporto di diverse componenti, di livello statale, regionale, provinciale, comunale ed anche dei privati, il Prefetto svolge un fondamentale ”ruolo di cerniera” con funzioni di impulso e di garanzia della presenza dello Stato sul territorio. La Prefettura UTG esercita anche funzioni in materia di difesa civile. Quest’ultima, con la difesa militare, è parte integrante della difesa nazionale e consiste nell’insieme delle attività civili svolte dalle pubbliche amministrazioni e dagli enti, istituzioni ed organizzazioni anche private, al fine di salvaguardare la sicurezza dello Stato e l’incolumità dei cittadini, di tutelare i beni e assicurare le capacità di sopravvivenza economica, produttiva e logistica della Nazione, in occasione di una grave crisi interna o internazionale, anche causata da attacchi terroristici. Il Prefetto svolge anche un’altra importante funzione in materia di sicurezza civile: il disinnesco degli ordigni bellici rinvenuti sul territorio provinciale. In tale ambito, con il concorso tecnicooperativo del Ministero della Difesa, attiva gli interventi specialistici ed adotta ogni provvedimento idoneo ad assicurare la salvaguardia e l’assistenza della popolazione. Il Prefetto, ancora, predispone i piani di emergenza esterna per le industrie a rischio di incidente rilevante. Non sarà stato un percorso facile, lo abbiamo capito, ma quali le reali difficoltà incontrate per arrivare a ricoprire questo ruolo? La difficoltà intrinseca del cammino intrapreso oppure dobbiamo aggiungere una certa riluttanza ad accettare una donna in questo ruolo? Le difficoltà che si possono incontrare sono tante. Devo evidenziare, però, che noi donne della carriera prefettizia non registriamo “riluttanze”, come dice lei, nel nostro ruolo e, poi, siamo oramai in maggioranza. Anzi, ritengo che noi donne – non me ne vogliano i colleghi uomini- uniamo le doti di manager delle istituzioni con la caparbietà e il

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pragmatismo tipicamente femminili. Che clima ha trovato a Lamezia? Lamezia Terme è una bellissima città; sappiamo che è un territorio che sconta numerose criticità ma che ha al tempo stesso tanti pregi e tantissime potenzialità. Come si svolge una giornata tipo del viceprefetto Costanza Pino? In realtà non esiste una giornata tipo, in quanto al programma delineato sopraggiungono quasi sempre situazioni non prevedibili che apportano necessariamente modifiche al programma originario. Nelle sue vesti di viceprefetto lei può comminare pene verso chi danneggia beni pubblici? No, in quanto danneggiare un bene pubblico è reato penale disciplinato dall’articolo 635 del codice penale. E verso chi opera torture agli animali? Neanche in questo caso. Nello specifico, per gli illeciti penali di cui alla legge n. 189/2004 “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamenti degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate” è competente l’ Autorità Giudiziaria. Ai sensi, poi, di quanto disposto dal decreto legislativo n. 151/2007 “Disposizioni sanzionatorie per le violazioni delle disposizioni del regolamento (CE) n.1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate”, le autorità competenti all’irrogazione delle sanzioni previste dalla medesima norma sono, negli ambiti di rispettiva competenza, gli uffici UVAC (Ufficio Veterinario Adempimenti Comunitari), le Regioni e le Province autonome. Per quanto riguarda, invece, le violazioni della legge n. 201/2010 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali di compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno”, l’autorità competente a ricevere il rapporto è l’Ufficio UVAC competente per territorio. Incontra pericoli nell’espletamento delle

sue mansioni? Ritengo che l’espletamento di ogni attività presenti in sé potenziali pericoli. Nelle vesti di Viceprefetto può proporre idee per portare migliorie nel suo ambito lavorativo? Ogni Dirigente prefettizio può proporre idee migliorative per l’espletamento più efficace dei servizi, tenendo conto della professionalità delle unità di personale assegnate e nel rispetto delle rispettive qualifiche. Secondo la sua esperienza, quali caratteristiche si debbono avere per essere dei buoni dirigenti? Un buon Capo deve essere un leader, responsabile ed imparziale. Deve possedere capacità di organizzazione e di ascolto, empatia e, a volte, divertire. Sebbene sia una componente spesso trascurata, come se fosse incompatibile con un approccio serio e rigoroso, saper introdurre un elemento di divertimento e di passione consente di “rafforzare” il team ed aumentare l’impegno, il coinvolgimento e il senso di appartenenza. È Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un grande onore, vuole Parlarci di questa esperienza? Si è un grandissimo onore, che mi inorgoglisce e contribuisce a spronarmi a fare sempre di più e sempre meglio. Ricordo che propose la mia candidatura alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il Prefetto pro tempore di Catanzaro Salvatore Montanaro e il Capo dello Stato, in considerazione di particolari benemerenze, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentita la Giunta dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”, con decreto in data 2 giugno 2009, mi ha conferito l’Onorificenza di Cavaliere. Lasciamo il suo lavoro e cerchiamo di conoscere meglio la donna, costanza. Lei è sposata? Ha figli? Si, sono sposata e ho una figlia che frequenta il quinto anno del Liceo Classico. La sua famiglia l’ha seguita nel suo lavoro, trasferendosi con lei nelle varie città nelle quali ha lavorato?

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Sarebbe stato veramente impossibile seguirmi e soprattutto avrebbero dovuto affrontare notevoli disagi. La mia famiglia, però, mi ha sempre sostenuta e a loro devo tantissimo perché il nostro lavoro richiede massimo impegno e disponibilità a tempo pieno. Non posso non chiederglielo, cosa ne pensa della situazione nella quale è venuta a trovarsi la nostra città? Come ho già detto, Lamezia Terme ha grandi potenzialità e supererà questo difficile momento. Cosa ne pensa delle molestie sessuali denunciate a scoppio ritardato? Sono dell’avviso che debbano essere denunciate subito, sia per favorire la dovuta punizione al responsabile di tale grave reato e sia per prevenire- ove possibile- che altre donne possano subire simili violenze. Che rapporto ha con la religione? Non vorrei correre il rischio di apparire superficiale, ma sono credente e per me la religione è importante. Non vi è dubbio che il termine “religione” indica il rapporto tra l’uomo e un essere soprannaturale, DIO. Se Dio, come considerato dalla religione cattolica, diviene anche padre, fratello e amico, essere “religioso” non diviene un obbligo o un peso perché c’è qualcuno, infinitamente più grande di te, che ti ha amato da sempre. E l’amore di Dio è così grande che Egli ha inviato il suo unico figlio sulla Terra in espiazione dei nostri peccati. Forse queste mie affermazioni possono ricordare frasi imparate dal Catechismo, ma è ciò in cui credo e non ho alcuna difficoltà ad esprimere il mio pensiero. Papa Francesco, cosa ne pensa? A prescindere dalla mia Fede, penso che Papa Francesco sia un dono dello Spirito Santo per la Chiesa e per tutta l’Umanità. Immigrati… tanti, forse troppi, non solo a Lamezia ma un po’ dappertutto. S litiga attorno ad essi perché ci sono troppi interessi, troppi soldi in ballo da gestire e quindi la misericordia c’entra poco, anche se con le dovute eccezioni, il suo parere. L’immigrazione è un evento che da sempre

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ha caratterizzato la storia dell’uomo. Negli ultimi anni in Europa e in Italia stiamo vivendo un fenomeno epocale che implica un notevole impegno a livello economico, sociale e culturale. Credo che questo fenomeno sarà percepito come meno allarmante solo quando cesseranno i pregiudizi. Gli immigrati scappano dal loro Paese, lasciano la loro Terra, la loro famiglia e il loro passato per ricominciare: penso che non ci sia atto più difficile e sofferente di questo. Per loro purtroppo sarà così, il problema è chi li accoglie! Cinema o tv? Non vi è dubbio che cinema e TV non vogliano fare altro che raccontare e trasmettere emozioni. Tra i due mezzi preferisco il cinema - la televisione la guardo pochissimo. Andare al cinema, seguire un film in sala lo vedo come un evento collettivo, con valore relazionale e condiviso. Il grande schermo, tra l’altro, con le sue musiche, crea suspense, genera sensazioni particolari, trasmette emozioni e fa viaggiare noi telespettatori all’interno delle storie rappresentate, catapultandoci in un mondo che ci fa “estraniare” dalla realtà circostante sia durante la visione e sia al termine del film, poiché la potenza della musica è qualcosa di incredibile, tanto da rimanere nella mente e nel cuore di chi guarda il film. Teatro o concerti? Teatro, ovviamente, perché è un linguaggio interdisciplinare in grado di contenere dentro di sé la scrittura, il gesto, il movimento, il suono, l’immagine e il segno: tutti elementi che concorrono a dare un senso e un significato alla vita di un individuo e di una comunità. Si tutti concordi sull’importanza culturale, il valore educativo e la funzione sociale del Teatro. Il teatro è un modo per imparare a conoscere se stessi e poi conoscere il mondo con una intensità e una verità differente; ci permette di fare i conti con le pulsioni che caratterizzano l’essere umano, con vizi, debolezze e ritrosie. A proposito di concerti, che musica ama ascoltare? Ha un cantante preferito? Mi piace ascoltare musica di ogni genere e, soprattutto, i grandi della musica classica

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Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven, Fryderyk Chopin, Richard Wagner, Antonio Vivaldi, Franz Schubert, Giuseppe Verdi, Piotr Ilich Chaikovsky, Maurice Ravel, Richard Strauss. Mi piacciono le grandi voci italiane e il mio cantante preferito è Claudio Baglioni. Ama leggere? Che tipo di lettura predilige? La lettura per me è stata sempre importante ed ho sempre letto sin da piccola. Mi vengono in mente le affermazioni di Umberto Eco “chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria; chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…. Perché la lettura è una immortalità all’indietro”. Queste parole sono perfette per spiegare come, tramite la lettura, si possano non solo imparare molte cose, ma anche vivere avventure che altrimenti non avremmo mai nemmeno immaginato. Attraverso la lettura si scoprono eroi del passato, si approfondiscono materie curiose, si studiano eventi che non si conoscevano. In altri termini, si vivono mille vite in più. Per me la lettura è tutto questo. Inoltre, leggere mi rilassa e la mia preferenza va ai ed ai romanzi. Visto che parliamo di libri, ha mai scritto un libro o, magari, sogna di scriverne uno? Non ho mai scritto un libro anche se ho pensato di farlo. Sogno pertanto di poterlo scrivere un giorno, magari quando andrò in pensione. Una società che ha sempre il capo chino sul cellulare o sul tablet, c’è posto per i rapporti umani nel futuro dei nostri figli? Le nuove tecnologie della comunicazione e delle informazioni hanno cambiato il nostro modo di vivere. Sempre più spesso, oggi, tra di noi e gli altri compare un tablet, uno smartphone: stiamo perdendo il piacere del contatto umano con le persone. È proprio questo, invece, quello che dobbiamo evitare: non perdere i rapporti umani. Se noi adulti lavoriamo in questo senso, sono convinta che nel futuro dei nostri figli ci sarà sempre posto per i rapporti umani.

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Ma Costanza cosa sognava di fare da bambina? Ricordo una piccola chitarra e una sedia sopra la quale salivo sempre. Portavo le trecce e recitavo poesie, inventavo aneddoti e cantavo canzoni. Da bambina sognavo di fare l’attrice perché ho sempre amato le storie. Mi hanno sempre affascinato le vite delle persone di successo e tutto quello che sta dietro ad una espressione, una smorfia, un broncio o un sorriso. E poi chi lo ha detto che quello che sognavi da bambina non possa realizzarsi anche da grande? I sogni non costano nulla e la cosa più bella da fare è proprio quella di tramutarli in realtà con l’entusiasmo di una bambina. L’amore cosa è per lei e che posto occupa nella sua vita? Ognuno di noi ha una propria concezione dell’amore, in merito al quale è difficile dare una definizione universalmente valida. Se cerchiamo questo sostantivo sul vocabolario troviamo questa definizione: l’amore è un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o un ideale. Di amore, infatti, si parla da sempre, attraverso poesie, opere, romanzi, canzoni: chi non ricorda il tragico amore shakespeariano di Romeo e Giulietta, o i Promessi sposi, o l’amore infinito di Dante per Beatrice, o quello di Petrarca per Laura. Sicuramente l’amore è il tema più trattato dagli artisti e il più studiato dagli psicologi. Anche se non è facile descrivere esattamente cosa sia, l’idea che ho di questo sentimento riflette quello che noi siamo, i nostri desideri, i nostri valori, le nostre aspettative e il nostro modo di vivere le relazioni. Quindi, il concetto di amore si porta dietro la nostra storia, il nostro vissuto e le nostre esperienze. L’amore è una molteplicità di emozioni; è una sensazione assoluta; è il momento in cui si smette di ragionare con la testa e si incomincia a ragionare con il cuore. L’amore riempie le giornate, ci fa ridere, ci fa piangere, ci fa disperare… sicuramente senza amore non si può vivere. E allora amare vuol dire desiderare il meglio per l’altro; significa permettere all’altro di essere felice; vuol dire perdonare chi sbaglia, dare fiducia a chi ci ha deluso, rispettare idee differenti o accettare

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gli altri senza pretendere di cambiarli. In altri termini, amare significa non pretendere e donare semplicemente per la gioia di dare. Ha ancora un sogno nel cassetto? Ce lo vuole rivelare? Ritengo sia facile intuirlo dalla risposta da me data ad altra precedente domanda: pubblicare un libro, uno di quei libri che aiutano le persone a riflettere e a stare meglio; anche un romanzo andrebbe bene, perché può coinvolgere ogni tipo di lettore e magari contenere un messaggio forte ed educativo. E chiudiamo con la domanda alla Marzullo che facciamo a tutti: la domanda che non le ho fatto e avrebbe voluto che le facessi, si faccia la domanda, ci dia la risposta. Mi ha fatto così tante domande che in verità non saprei cosa altro avrebbe potuto chiedermi. Forse, quale lavoro mi sarebbe piaciuto fare qualora non avessi intrapreso la carriera prefettizia. Deve sapere che amo molto i bambini e che da giovanissima ho avuto l’opportunità, anche se per pochissimo tempo, di insegnare nella scuola elementare, sperimentando di persona l’alto valore dell’insegnamento. Penso che la scuola oggi deve farsi promotrice di quei valori centrati sulla persona che sembrano essere stati dimenticati e trasformarsi in un luogo dove “gustare e vivere i valori attestativi dell’umanità”: e lo può fare solo attraverso l’esempio concreto degli insegnanti. Nessun bambino potrà credere nella solidarietà se il suo insegnante ne tradisce il significato nelle sue azioni. Non si può invitare un bambino ad essere gentile con un compagno se l’insegnante non ha cortesia e garbo non solo a trattare con gli alunni, ma con ogni altro essere umano. È certamente un gravoso impegno quello che si assume l’insegnante, ma non esiste altro modo di immaginare l’insegnamento se non come pratica quotidiana tesa ad attestare continuamente tutto ciò di cui si fa promotore. Il punto di partenza è il rispetto, sentimento alla base di ogni relazione che nel caso della relazione educativa diventa di importanza prioritaria. Non può esserci alcun insegnamento laddove manca il rispetto, che in quanto sentimento della dignità delle persone come tali, è la soglia

dell’etica e mostra concretamente il punto preciso di inserzione di qualunque ordine del cuore sul terreno di una vita capace di giustizia. Attraverso il rispetto ci si apre all’altro e si è consapevoli di essere un individuo che si muove tra altre persone e, quindi, il rispetto consente di instaurare una relazione educativa basata sulla fiducia e sulla credibilità. Attenzione, cura, gentilezza sono atteggiamenti che predispongono all’incontro autentico con l’altro e che sono alla base di una comunità che voglia essere democratica, dove ognuno è riconosciuto nella propria dignità di persona e a ciascuno è data la propria libertà di espressione. C’è un antico detto che recita: nelle piccole botti c’è il vino migliore. Saggezza degli antichi! E’ proprio così. Costanza sorprende già quando le stringi la mano, una stretta decisa, sicura, che quasi non ti aspetti, ma questo è veramente un dettaglio trascurabile, è quando le parli, quando la vedi muoversi, decisa, senza tentennamenti, che piano piano cominci ad osservarla, a guardarla con occhi diversi, che inizi a capire perché occupa quel posto di notevole importanza. Poi quando cominci a parlarle, a conoscerla meglio, la apprezzi per quel che è come persona e non come figura istituzionale. Una donna dai sani principi, una donna forte, che ha girato in lungo ed in largo l’Italia portando avanti compiti delicati, assolvendoli con tanta passione ed amore da essere insignita dal titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, una donna che mette “amore” in quel che fa e, forse, è questo il segreto del suo successo... E’ questa la frase che ho scelto per lei, è di Alejandro Jodorowsky, perché, a mio avviso, dalle parole dette in questa intervista, e non solo lei è dotata di quel che necessita per vivere una buona vita: La strada per la felicità non è dritta... Esistono curve chiamate equivoci. Esistono semafori chiamati amici. Luci di precauzione chiamate famiglia. E tutto si compie se hai: Un cerchione di risposta chiamato Decisione. Un potente motore chiamato Amore. Una buona assicurazione chiamata Fede. E abbondante combustibile chiamato Pazienza.

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freschi di stampa

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D’a cista du ciucciu

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Premessa Ebbene! Quando Filippo mi ha chiesto di fare una premessa al suo nuovo scritto, gli ho chiesto di incontrarci per avere maggiori delucidazioni sui temi affrontati, nonostante lo avessi proprio io spinto a raccogliere quanto via via aveva pubblicato su facebook, riguardante episodi della sua vita, personaggi ... luoghi ... tempi. Mi ha portato la bozza, abbiamo parlato a lungo e, mentre mi raccontava, le sue parole “alate” è come se mi avessero trasportato in un tempo lontano, ma non proprio tanto, che apparteneva anche a me, con le sue storie di emigrazione, di campagne coltivate, di affetti familiari, di speranze nutrite sofferte, e alfine realizzate. Con la sua barba ormai bianca e con la sua voce interpretativa diventa d’un tratto l’aedo, omerico cantore di una epopea quotidiana, fatta di lavoro, di sacrificio, di durezza, di costanza, di cristallizzata e tersa umiltà, di dignità conquistata, difesa e quotidianamente onorata. L’opera abbraccia un vasto periodo e percorre la vita del nonno Gaspare, quella dei giovani genitori nella parabola del loro vissuto e quelle dello stesso autore Filippo dalla infanzia ai giorni nostri. Sul filo della memoria l’autore porta alla luce tanti episodi che offrono insieme la trama di un vissuto fortemente radicato nel cuore e nella mente di chi scrive, il quale ha il bisogno però di uscire allo scoperto, per farsi conoscere e per catturare l’animo di chi legge. Un ambiente povero, è vero, quello che si dipana ai nostri occhi, ma non si avverte in esso la desolazione, il dramma, la paura (che pure è presente nel lavoro pericoloso, per esempio della fonderia, nella dura fatica, nell’incognito quotidiano da affrontare), aleggia invece sempre un sorriso, quello del bambino fiducioso, una accettazione anche della insicurezza e precarietà, una fiducia sacra nelle proprie forze e possibilità. Ed ecco il lungo, lunghissimo viaggio verso l’America dei Canguri tanto atteso e sognato, ecco la nuova vita per raggranellare i soldi necessari alla ricostruzione, anzi alla costruzione di un sogno in Italia, in Calabria, in Sambiase: episodi struggenti, a volte esilaranti, immaginati, vissuti e rivissuti attraverso il ricordo puntale preciso di un

bambino che cresce fino agli 11 anni in Australia, poi ritorna a casa per ricominciare, ancora una volta per ricominciare. E la scuola .... La scuola ... non lo capisce, ma lui non si abbatte, non ha ancora i mezzi per conquistare il mondo, ma ne va alla scoperta. Non si abbatte, non si chiude, è consapevole del tesoro che ha dentro, deve solo aspettare che lo scrigno si apra. E infine con la volontà, la creatività, l’esercizio, la costanza, la fede, lo scrigno si è aperto. Le radici hanno attecchito in un humus fecondo, la pianta ha germogliato, i frutti si sono offerti e si offrono ancora a chi vuole gustarli. Da à cista du u ciucciu ... in poi, il cammino è stato lungo, difficile, accidentato, avventuroso ma anche fantastico; il raccolto è stato alfine abbondante, anzi ricco, soprattutto spiritualmente. Trascorrono come in una sequenza fotografica e filmica i personaggi di questo affresco virtuale di una umanità reale, sofferta, ma non passiva, mai arrabbiata contro una mala sorte, contro un destino infame, una umanità che ha saputo e voluto mantenere alti e saldi i valori sacri della vita e della famiglia, riuscendo a riscattarsi con il duro lavoro, la tenacia, l’intelligenza, dalla ignoranza e dalla povertà. Non saprei dire quale parte mi sia piaciuta di più. Il racconto tutto ti prende, ti affascina, la lettura di coinvolge. Ascolti anche tu il nonno Gaspare, inchiodato al letto, che passa il testimone al giovane nipote Pinuzzu, senti il calore di una mamma giovane ed inesperta, e poi sempre più forte e combattiva, va a fianco di uno sposo affidabile e sicuro rifugio della famiglia. Ti trovi in una scuola che non ti capisce e ti senti come un asino in mezzo ai suoni, ma non molli, dentro hai la voglia di andare avanti, di capire, di conoscere; non ti ribelli al professore che non ti considera, che ti maltratta. “Dialettu sambiasinu, italianu di i scoli, inglesi australianu, francesi du u prifissuri da a media”. Perfetto! Un piccolo incerto, zoppicante poliglotta con dentro una (per gli altri) indecifrabile torre di Babele ... ma non per sempre. Il tempo ti darà ragione, la vita pure. Che grande lezione! Forse i ragazzi di oggi ne avrebbero bisogno, e non solo loro! Con stima ed affetto Luciana Parlati

Ha pubblicato i seguenti libri:

Chiesa Italiana e Mezzogiorno (1991); San Francesco di Paola. Asceta Sociale (1994); Il matrimonio e la famiglia (1995); La formazione sociale e politica nell’Italia Meridionale (1996); Pensieri di un Pastore (1997); Un testimone nel quotidiano. Gianni Renda (1998); Padre Luigi Allevato ed il suo impegno di evangelizzazione (1999); Città per l’uomo. Esperienze e speranze in una splendida e difficile città del Sud: Lamezia Terme (2000); Il matrimonio e la famiglia (2001, 2a ediz. ampliata ed aggiornata); Giovanni Paolo II alla Calabria (2005); I frati minimi a Sambiase (2006); Giovanni De Sensi. Sindaco di Lamezia Terme (2006); Un vescovo e la fedeltà a Dio e all’uomo (2007); Il gioco delle parti. Raffaele Talarico (2009); Eremita Viandante; Laicità e contemporaneità di san Francesco di Paola (2009); Sotto il cielo di Calabria. Memorie di futuro di otto personalità lametine (2012); All’imbrunire. Poesie, preghiere e canzoni (2014); Pensieri della piccole cose. Spiritualità dell’essenziale (2015); Passo dopo passo. Al margine dell’esistenza (2016); Francesco di Paola. Il santo dell’essenziale (2016); Appeso alla luna. Orme filosofiche (2017); Franco Costabile. I tumulti interiori di un poeta del sud (2017); I filosofi lametini. Francesco Fiorentino, Oreste Borrello, Basilio Sposato (2017); Centopoesie. Filosofia e spiritualità (2017); Briciole di senso. Tra filosofia e teologia (2017); Mons. Francesco Maiolo. Sacerdozio, cultura, carità. Tra solidità della Tradizione e prudenza nell’innovazione (in corso di stampa); La gente di Dio (in corso di pubblicazione).

Gaetano Felicetto. è nato a Serrastretta (CZ) nel1954. Consegue la maturità artistica presso il Liceo Artistico Statale di Catanzaro nel 1971. Si laurea nel 1976 all’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Bologna. Durante il triennio universitario ha esposto più volte suoi quadri riscuotendo successo di pubblico e di critica. Ha al suo attivo la partecipazione a numerose mostre e concorsi nazionali di pittura. Ha insegnato per 40 anni Educazione Fisica nelle Scuole Medie, Istituti Superiori ed Università. Validissimo tecnico di Atletica Leggera e attivo propagandatore sportivo, per anni ha diviso il suo amore tra la pittura e lo sport. Appassionato di scenografia, ha mostrato interesse per teatro e cinema. La lettura e la scrittura hanno preso il sopravvento negli anni. Questo suo primo fantasioso romanzo “MagiAliena” catturerà l’attenzione dei suoi lettori trasportandoli nell’ignoto e misterioso mondo degli alieni. Un romanzo che resterà impresso per il suo mix di realtà e fantasia.

¤ 12,00

Via del Progresso - Lamezia Terme

Francesca Scarpino

Tipografia

Grafiché di Antonio

Semi di memoria di una famiglia

Lamezia e non solo

Perri

Via del Progresso, 200 Lamezia Terme

0968 21844 392 7606656

€ 12,00

pag. 281

pag. 284

del Sud delle terre e dell’emigrazione

Via del Progresso - Lamezia Terme

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Il potere dell’Immaginazione e della magia irrompono prepotenti in questo romanzo d’esordio, avvincendo il lettore in un processo di graduale costruzione di “senso”, che si arricchisce continuamente di punti di vista e piani semantici diversi. La storia, infatti, anche se raccontata da un’unica voce narrante, racconta le vicende di 15 personaggi, i quali, attraverso i complicati percorsi delle proprie vite, finiscono per dare vita ad un canto polifonico. Sono le voci di piccoli “eroi” del quotidiano, in cui ognuno di noi può facilmente riconoscersi. Storie di esistenze segnate da sogni e desideri non sempre realizzati, da cadute e risalite, da gioie e delusioni, speranze e preoccupazioni, raccontate con uno stile semplice e colloquiale, aperto ad accogliere i modi di dire, le espressioni dialettali della amata Terra di Calabria, che, con i suoi incantevoli scorci di mare e le imponenti montagne, costituisce lo scenario in cui si muovono i personaggi. Attorno a questo vivace e caleidoscopico microcosmo, delineato con sano realismo dalla penna dell’autore, aleggia fin dall’inizio un’atmosfera di mistero, che si fa via via più densa. Strani fenomeni, presagi, sogni ricorrenti porteranno, in un crescendo di suspense, all’epifania dell’alieno nell’accattivante finale del romanzo. I fili di quelle esistenze, apparentemente slegate tra di loro, concorrono a definire un’unica trama, tessuta da un essere “extra-terrestre”. Con un tono sempre leggero e divertito, l’autore ci propone una seria riflessione sul mistero della vita, sui legami mai casuali che uniscono il nostro all’altrui destino, sul tema sempre attuale del “diverso”, che significativamente assume il volto rassicurante del bizzarro compagno di classe “Pulcinella”, a suggerirci che l’alieno, lungi dal rappresentare una minaccia o un pericolo, è una sorta di presenza metafisica benevola e positiva, che esorta ciascuno di non arrenderci mai e a godere della bellezza della vita. Nonostante tutto.

D’a Cista d’u Ciucciu

Filippo D’Andrea

Lauree in Filosofia e Sacra Teologia, specializzazioni in Filosofia, Storia, Psicologia, Pedagogia e Teologia Catechetica; Filosofo consulente; membro della S.F.I. e dell’A.T.I.. Collabora all’Istituto di Storia del Cristianesimo della PFTIM; scrive su: “Prospettiva Persona”. “Bollettino della Società Filosofica Italiana”, “Rassegna di Teologia”, “Itinerarium”, “Vivarium”, “Rogerius”, ecc. Il 1992 ha fondato e dirige il Cenacolo Filosofico di Lamezia Terme e da oltre trent’anni svolge conferenze in ambienti culturali, sociali, scolastici e religiosi.

MAGIALIENA

Filippo D’Andrea

Sul filo della memoria l’autore porta alla luce tanti episodi che offrono insieme la trama di un vissuto fortemente radicato nel cuore e nella mente (…). Trascorrono come in una sequenza fotografica e filmica i personaggi di questo affresco virtuale di una umanità reale (…). Il racconto tutto ti prende, ti affascina, la lettura ti coinvolge” (dalla premessa di Luciana Parlati). Con naturalezza e forza espressiva Filippo D’Andrea ci presenta tanti personaggi che, su scenari sempre cangianti, compongono un mosaico relazionale complesso (…). L’intelligente tessitura letteraria data dall’autore al racconto fa sì che i personaggi sorgano dal testo con la loro pregnante umanità (…). Chissà che con questa metafora dell’esistenza Filippo D’Andrea non voglia indicarci/consigliarci un itinerario interiore dare Umanità all’uomo” (dalla Prefazione di Domenico Enrico Mete).

D’a Cista d’u Ciucciu

Il lettore che si soffermi sul titolo e/o sul sottotitolo dell’opera di Filippo D’Andrea potrebbe pensare di trovarsi di fronte alle vicende di una famiglia storicamente definita e localmente circoscritta. Vicende che si svolgono nella Sambiase agricolo-rurale di alcuni decenni fa quando il lavoro, pur nella sua rudezza, era speranza di pane e àncora di sopravvivenza. In questo paese che ancora oggi, nelle sue zone più antiche, conserva le tracce del suo passato, si muove Filippo D’Andrea e i tanti personaggi, familiari e non, ai quali egli dedica la sua affettuosa attenzione. Sembra una saga familiare. Ma non è così, perché il racconto ben presto si slarga per diventare la trama di un tessuto nel quale ognuno di noi può trovare i fili della propria storia. Certo, nonno Gaspare è il nonno dell’autore ma se estrapoliamo la sua laboriosità, la sua onestà intellettuale, la sua bonomia, il suo attaccamento alla famiglia e al lavoro, non ci viene difficile pensare ai nostri padri, ai nostri avi, e ai tanti sconosciuti lavoratori che, con zappone o senza zappone, hanno aspramente traghettato la loro esistenza su questa terra.“All’alba sugnu già alla villa ppi vidiri u patruni si mi ha fhatigàri. ‘A sira mi ricùaglju alla casa, mangiu nu fhil’ i pasta, stancu muartu mi vaiju a curcari!”. Con naturalezza e forza espressiva Filippo D’Andrea ci presenta tanti personaggi che, su scenari sempre cangianti, compongono un mosaico relazionale complesso. Invano cercheremmo nel racconto la descrizione attenta dei singoli personaggi; ma a lettura ultimata ci accorgiamo di conoscere compiutamente ognuno di essi. L’intelligente tessitura letteraria data dall’Autore al racconto fa sì che i personaggi sorgano dal testo con la loro pregnante umanità. C’è nonno Gaspare saggio e provvido vecchio; c’è il papà che non si arrende al sole cocente delle campagne calabre, né alle fatiche bracciantili del Nord, né agli altiforni infuocati d’Australia; c’è la mamma “...piccola, snella, col sorriso pudico, ma aperto sulle labbra... Negli occhi di mia madre non esiste alcun velo di moderna falsità. Indossa il costume di pacchiana ...” Questa donna minuta sa essere leonessa quando deve proteggere la sua famiglia; c’è zio Ciccio laborioso e buontempone; ci sono i piccoli Fabrizio, Antonella e Gino, infine c’è lui, il piccolo Filippo o Pino -come veniva chiamato-. Intorno a questa famiglia ruotano parenti ed amici che vivono la loro vita ma si intersecano in una affettività che, forse, è l’antidoto per sopravvivere agli affanni dell’esistenza. Chi fra loro è il protagonista? Ognuno potrebbe esserlo, ma personalmente credo che il protagonista assoluto sia Filippo D’Andrea, non il piccolo Pino che “zumpariàva” al ritmo della tarantella, ma il grande e maturo autore che conosciamo. Prendendo spunto dal fortuito rinvenimento di alcune pagine dattiloscritte egli apre a se stesso lo scrigno di ricordi d’infanzia densi e mai sopiti. Ad essi e alla loro equilibrata nostalgia D’Andrea si stringe per ritemprarsi dei pesi che la vita

pone ed impone. Per similitudine mi viene di pensare ad un viandante che depone per un attimo il suo fardello per riposarsi un po’ prima di riprendere un cammino lungo. Chissà che con questa metafora dell’esistenza D’Andrea non voglia indicarci/consigliarci un itinerario interiore per dare Umanità all’uomo. “La vita può essere compresa solo guardando indietro, ma deve essere vissuta guardando in avanti” (S. Kierkegaard)

Filippo D’Andrea –

Domenico Maria Mete *

Lamezia e non solo

Da 40 anni l’Arte della Stampa al tuo servizio

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Associazionismo

Antonio Ligabue a Samarcanda

Gianlorenzo Franzì: spiegando ai nostri Samarcanda…

Cominciamo lettori cos’è

Michela Cimmino: Lo scopo della nostra associazione, del nostro centro culturale “Samarcanda” è quello di promuovere l’arte e la cultura, per fare in modo che specialmente in questo preciso momento storico della città, così difficile, emergano gli aspetti positivi di Lamezia, espressi dalla gran parte dei cittadini. Per cui, andiamo avanti con una serie di eventi: dalla presentazione di libri, a corsi specialistici di approfondimento anche con l’aiuto e il sostegno di intellettuali del nostro territorio. Vogliamo fortemente portare avanti le cose che la città esprime, da un punto di vista soprattutto artistico. GF: E arriviamo perciò ad oggi… MC: Si. capitano poi degli incontri fortuiti, quasi delle congiunzioni astrali favorevoli!: in questo caso con la famiglia Caleffi, della città di Gualtieri. Che sono i figli di alcune persone che proprio a Gualtieri in passato ebbero molti contatti diretti con Antonio Ligabue. Da questa testimonianza diretta che loro hanno avuto, nasce da parte loro l’esigenza di fondare il Museo Ligabue. Ci incontriamo in una mostra a Cosenza, organizzata da un altro amico di un’associazione, il dott. Toscano, in quella che è stata il primo contatto fra Ligabue e la Calabria; e ci innamoriamo

di questo modo inedito di organizzare una mostra: non più un’esposizione asettica, sicuramente straordinaria nel momento in cui incontri gli occhi del protagonista di un quadro, di un paesaggio, di un ritratto - ma anche e soprattutto la circostanza di avere “di prima mano”, per così dire, le testimonianze, le parole, le emozioni e quindi l’incontro con l’Uomo Ligabue, quest’uomo così sofferente, addolorato, lacerato, che rappresenta un po’ la crisi esistenziale del Novecento. Sicuramente, in un modo ai limiti, di quell’equilibrio che ognuno di noi cerca di trovare e che lui riesce a trovare solo declinando in questa sua arte straordinaria, che per quanto venga inserita tecnicamente nel Naif, è forse più appartenente all’Espressionismo. Mi auguro perciò con tutto il cuore di riuscire a trasmettere l’aspetto più emotivo, che deriva dall’incontro non solo col genio (attraverso i segnali che avremo, piccoli segnali per quello che come associazione privata siamo riusciti ad ottenere), ma soprattutto con l’essere umano. GF: Quanto è stato difficile, materialmente, arrivare ad esporre Ligabue a Lamezia Terme? MC: Molto, abbiamo anche cercato di trovare degli sponsor, e probabilmente avremo vicino alcune realtà del territorio… perché è stata soprattutto una grande sfida per noi. Anche

economica, aspetto da non sottovalutare nell’organizzazione: una sfida non indifferente, se affrontata solo con le proprie forze. E in questo senso, ringrazio tutti coloro che in un modo o nell’altro ci hanno aiutato e ci aiuteremo, aprendo un inciso: a Lamezia è sempre più importante fare rete, specialmente in questo delicato momento storico. Tutti lo dicono, in pochissimo lo fanno: perché purtroppo nessuno accetta di partecipare a qualcosa, ad un evento, se non come protagonista principale. A discapito della cultura e della sua diffusione.

MC: Si, perché è una mia passione, quasi uno scopo di vita. E mi sono ritrovata in questo senso con il presidente dell’associazione, l’amica Manuelita Iacopetta. Ora abbiamo ovviamente incanalato tutti i nostri sforzi in questo evento: che sarà il 10, 11 e 12 aprile. Il 9 arriverà la famiglia Caleffi, che ospiteremo noi, che porterà la voce di Toni (come lo chiamano a Reggio Emilia) attraverso le opere -che viaggeranno con loro. GF: Come si articolerà il percorso? MC: Prima di tutto proietteremo ai ragazzi delle scuole lo splendido sceneggiato Rai, “Ligabue” del 1977, diretto da Salvatore Nocita, con uno straordinario Flavio Bucci ad interpretare il pittore. I matinèe saranno presso il TIP Teatro di Dario Natale, stiamo ancora prendendo le prenotazioni (chiunque sia interessato può contattare proprio il TIP su facebook o telefonicamente).

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MC: Si! abbiamo un po’ precorso questo momento di attenzione nei confronti di Ligabue: voglio sottolineare come questa sia la seconda presenza in assoluto di Ligabue in Calabria, dopo la mostra a Cosenza di cui parlavo prima. GF: Prima di concedere l’esposizione, è stata fatta qualche richiesta particolare? MC: Assolutamente si. abbiamo dovuto dichiarare nella polizza assicurativa tutto quello che sarà il percorso del quadro (noi esporremo un suo autoritratto e due punte secche, cedute dal nostro amico Toscano), che partirà con una macchina e viaggerà in aereo con la famiglia Caleffi. Avremo poi anche alcuni suoi

GF: Quindi l’appuntamento è per il 10, 11 e 12 aprile presso l’Associazione Samarcanda, in Via Ubaldo De Medici: la mattina con i ragazzi, che avranno modo di ascoltare direttamente le testimonianze a voce dei nostri ospiti (Gilda e Giuseppe Caleffi), che racconteranno le storie appartenenti alla parte più intima dell’uomo introiettato, prima che dell’artista; e poi con tutti coloro che vorranno visitare questa mostra straordinaria, unica sicuramente a Lamezia Terme.

GF: Come si svilupperà l’evento? MC: In tre giornate: in cui metteremo al primo posto l’incontro ravvicinato con i giovani di Lamezia. Abbiamo già provveduto a dare comunicazione alle scuole superiori, perché ogni discorso culturale e artistico può continuare solo se ci sono loro. GF: Io ho notato, facendo il cinema e la critica cinematografica nelle scuole, che i ragazzi appaiono distratti, svogliati: ma sicuramente perché anche quelli più predisposti, più interessati a certe declinazioni artistiche e culturali, non hanno un supporto, un aiuto, qualcuno che li guidi alla scoperta del bello dell’Arte in tutte le sue forme. Lei, prima come insegnante, adesso come Referente Culturale dell’Associazione Samarcanda, sta facendo molto in questo senso…

lameziaterme.it offrirà una diretta in esclusiva dell’evento.

Le perle di Ciccio Scalise A mamma, u sapimu tutti quanti, dà casa, è Ila culonna portanti, mà, si cosi un bbanu bboni, è llù patri, u serbu di piconi. Nù patri, puru mentri sta mmangiandu, ccù nnà cuda d’uacchjiu và gguardandu, si nu fhigliu e ttranquillu e spinsieratu, o s’è sseriu, ccù llù grugnu o prioccupatu. Puru cà lllu, pinsiari gruassi teni, ù Ili fhà bbidiri, dimustra ssulu bbeni, è, quandu parica a tilivisioni stà gguardandu, mbeci, nsilenziu, a ccumu risorbari i guai stà ppinsandu.

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indumenti intimi, i suoi travestimenti notturni: lui di notte vestiva da donna, indossava delle sottovesti splendide, rosa, con merletti, si guardava allo specchio imitando la voce degli animali. Era per lui l’unico incontro possibile con la sua poetica tragica, di questa sua vita tipica del suo periodo che dal punto di vista filosofico giunge all’esistenzialismo. Lui rappresenta la malinconia dei romantici, lo spleen, fino al mal di vivere, alle “mani sporche” di Sartre. È tutta un’espressione che si declina nell’artista Ligabue e che sublima in quell’arte così colorata: basta vedere le piume dei tacchini, i colori della tigre, i colori che lui stesso indossava la notte e nei suoi autoritratti che fanno a pugni con il grigiore della sua vita da folle. Anche se è stata proprio la follia a salvarlo…

GF: Per caso, proprio in questi giorni stanno girando un nuovo film su Antonio Ligabue, questa volta con Elio Germano nei panni del protagonista (dopo aver vestito i panni di un altro genio, Giacomo Leopardi, nel film di Mario Martone)…

Lamezia e non solo

Lamezia e non solo

U Patri

lllu, nù vistitu ncuallu, su fhà sculurisciri, mà, alli fhigli cci’accatta tuttu, ù Ili fhà scumparisciri, si caccia ppuru u vizzu dà birra, dù cafhè e ddù fhumari, ppimmu alla fhamiglia, u mangiari un ccì fhà mmancari.

alli manu si gustava, e ccumu i fhigli fhurnianu, i sua, ad’unu acTunu ccì dava. E’ bberu, nù patri, ciantu fhigli resci a ccuvirnari, ma oji, ciantu fhigli a nnù patri, a vucca un ccià fhanu spacchjiari

Nà vota ajiu capitatu a nnà casa, e alla tavula, tutti avianu nà cunocchjia i cirasa, u patri, cuntiantu, ccù Uà sua GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

12 marzo 2018

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Spettacolo

Sogno o son desto? Lamezia Terme, 25 marzo 2018, Teatro Grandinetti. È la compagnia teatrale lametina de “I Vacantusi” a chiudere la sezione teatro del progetto “Vacantiandu 2017” con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nicola Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta. In scena “Il morto è vivo” commedia comica in due atti liberamente ispirata al testo di Oreste De Santis con la regia di Giovanni Carpanzano. Un allestimento innovativo e divertente, ricco di citazioni e rimandi al cinema, alla letteratura, alla storia dell’arte, ai fumetti e giocato su un doppio livello quello onirico e quello reale. Una scenografia mutante, firmata da Ennio Stranieri, con pannelli dietro i quali appaiono e scompaiono i personaggi come nel teatro dei burattini e con pochi elementi tutti funzionali al testo: una porta girevole double face che su una facciata richiama la citazione magrittiana “Ceci n’est pas une porte” segnando il confine tra il sogno e la realtà, un televisore che fagocita immagini in un loop continuo, un tavolo da studio con boccette colorate che sembrano pozioni magiche ma che in realtà sono dei farmaci, un divano che all’occasione diventa letto e “confessionale”, un orologio con le lancette che girano al contrario. E l’azione teatrale è tutta affidata ai personaggi che si sdoppiano, si triplicano

in un continuo e repentino cambio d’abiti e ad una girandola di movimenti scenici sottolineati da un rigoroso e complesso disegno luci con volumi di buio e luminosi fasci verticali e da un tappeto sonoro con canzoni pop/rock, sigle televisive, e colonne sonore tra le più famose. L’universo attoriale femminile è affidato ad attrici che in questa pièce sanno dimostrare una tenuta interpretativa e una maturità artistica non più “amatoriale” ma prossima ormai al professionismo. Sempre più brava e proteiforme Angela Gaetano che, dalla pruderie di una Donna Letizia castigata in un abito accollato che non lascia scoperte neanche le caviglie, si presenta in sogno come Jessica Rabbit inguainata in un conturbante e sexy tubino rosso con spacco vertiginoso o come la Marilyn di “Quando la moglie è in vacanza” in abito bianco svolazzante e generoso décolleté. Angela gioca con i suoi personaggi con ironia e maestria modulando i registri linguistici che sono propri di ciascuno con punte di assoluta ilarità negli innesti in dialetto verace. Di pari bravura Sabrina Pugliese nelle vesti di Donna Concetta che sa passare con estrema naturalezza dalla versione bon ton a quella dark a metà tra Amelia la strega che ammalia e Morticia fino a quella new age in abito da indiana raggiungendo la massima capacità gestuale ed espressiva nel ruolo della

zingara logorroica che negli intercalari “Pupa bella” e “Occhj i cavaleri” tanto ricorda un personaggio della comunità rom lametina. Assolutamente irresistibile! Sognante e naif Rosellina Aiello divisa tra Nunzia, casalinga disperata che ama i pappagalli e una Rossella O’Hara della porta accanto. Vulcanica e pasticciona la Wonder Woman di Daniela Muraca, suora morigerata nella vita reale.

Walter Vasta riconferma la propria versatilità interpretativa offrendoci un personaggio molto complesso, folle e tenero, codardo e ingenuo. Fortunato di nome ma non nella vita. Abbandonato dalla moglie Letizia, sfrattato da Donna Concetta, avida padrona di casa, perseguitato da un fantasma dispettoso di nome Zazzà e da personaggi evocati nei suoi sogni/incubi ha deciso di suicidarsi. Però, visto che se “uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare” assolda due improbabili killer, Capitan America e Wonder Woman, per farsi uccidere… Vibrante il suo monologo nella scena della lettera a sua moglie e il suo duetto con Zazzà duranti i quali, pur mantenendo un tono di grottesca comicità riesce a raggiungere profondità delicatamente drammatiche senza privarsi degli sfoghi, degli eccessi e dei deliri della follia indotti dallo spiritello impertinente.

Goliardico GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

circoscritta al cadre, al luogo deputato, questo si trasforma via via in una sorta di inventario multiplo dei consumi extrateatrali urbani contemporanei che in un gioco sfibrante e serrato rimanda al nostro tempo libero sempre più occupato dai mass-media con i personaggi che di volta evocano divi cinematografici, scene cult di effetto horror/clownesco, icone televisive e protagonisti di strip fumettistici. In siffatta veste il teatro

Lo spettacolo, nella scoppiettante regia

di un’idea di teatro “familiare” per ricordare sempre qualcos’altro. Così lo spettatore è chiamato a riconoscere e a ritrovare, spostate e condensate, figure ormai assaporate e introiettate nella memoria collettiva. Un gioco tutto interno di allusioni e analogie, secondo un’abile tecnica di spiazzamento, che

grida la sua impotenza, la sua non volontà di rappresentare/denotare il reale rifugiandosi nei tortuosi meandri di una “società a spettacolo permanente” dove anche la morte o l’idea della morte perde la sua sacralità in una luce fanciullescamente sospesa, crudele, ma anche infantile e divertita pur rilevando

di Giovanni Carpanzano, punta alla contaminazione. Il testo sospeso tra due dimensioni - quella reale e quella

prevale sulla dinamica dell’azione drammaturgica e scenica. Infatti, anche se la storia resta rigidamente

che qualche sapiente taglio renderebbe la commedia più agile e fruibile.

Stilizzato quasi marionettistico il Capitan America di Nico Morelli che riesce a caratterizzare il proprio personaggio con una vocina stridula e tagliente.

I ruoli maschili sono affidati a tre attori storici della compagnia e a due debuttanti.

Nunzio Santoro, alla sua seconda esperienza attoriale, riesce a vestire i panni di più personaggi con sicurezza e capacità interpretativa in un continuo slittamento di ruoli e di registri: da padre Augusto, forte nello spirito e debole nella carne, con un carnet fitto di appuntamenti con il gentil sesso che tanto ricorda il catalogo di Leporello con le conquiste di Don Giovanni alla pletora di personaggi televisivi contemporanei (Gigi Marzullo, Barbara d’Urso, Federica Sciarelli, Salvo Sottile) identificati da una parrucca e dal refrain ripetuto come un tormentone.

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onirica – dove luoghi, fatti e personaggi sono per lo più immaginari, inventa la strana storia di un fantasma che in realtà si rivela essere poi la “coscienza/ alter ego” di Fortunato, cambia i nomi alle persone per sottrarre loro l’identità o per dar loro la vita che hanno sempre desiderato, dissemina indizi e solleva la vicenda su un piano surreale, da teatro dell’assurdo quasi. Un delirio di frasi e di citazioni interrompe la formazione

il fantasma Zazzà nella colorata interpretazione del debuttante Ruggero Chieffallo che appare e scompare come un gatto sui tetti rivelando anche belle doti canore come uomo-sigla del programma di Marzullo.

e

Sempre efficace Paolo Morelli nel ruolo di Raffaele, maresciallo in pensione ormai molto più attratto dalla bottiglia che dalla moglie alla quale riserva solo il sabato per espletare il proprio dovere coniugale.

irriverente

Lamezia e non solo

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Ambiente

Spettacolo STANDING OVATION PER ILGIUDICE

ROMANO DE GRAZIA

IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI CONSEGNA DEL RICONOSCIMENTO “FEDERICO II” DEL LIONS CLUB HOST DI LAMEZIA Standing ovation per il giudice Romano De Grazia già presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, che ha ricevuto il riconoscimento “Federico II” conferito ogni anno dal Lions club Host di Lamezia Terme, in collaborazione con “I Vacantusi”. Il riconoscimento “Federico II”, come ha spiegato sul palco il presidente del Lions Club Gianni Garofalo, “nasce per dare risalto e attenzione al lavoro svolto con passione e sacrificio da concittadini lametini, che si sono distinti nel panorama nazionale ed internazionale. Un atto di stima e riconoscenza per quanto fatto

dal giudice che ha dedicato la sua vita alla difesa del diritto e della legalità. Non siamo noi che premiamo lui ma è lui che premia tutta la comunità col suo lavoro e il suo impegno indefesso”. La cerimonia, che si è svolta in un Teatro Grandinetti gremito, ha visto sul palco lo stesso giudice De Grazia che, intervistato dalla giornalista Ketty Riolo, ha ripercorso la genesi della “Legge Lazzati”, normativa che vieta ai sorvegliati speciali di fare propaganda elettorale. Il magistrato lametino, 82enne e battagliero come sempre, ha ripercorso le tappe salienti della legge da lui redatta e che porta il nome del grande Giuseppe Lazzati, studioso e docente dl letteratura cristiana. Una legge che, come ha spiegato De Grazia, ha impiegato vent’anni per essere approvata dal Parlamento e che però, prima di essere promulgata, è stata stravolta, “addolcendola” di parecchio. “Dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio – ha spiegato il magistrato lametino – mi sono reso conto che bisognava fare qualcosa per ridare speranza alla nostra gente. Ho capito che c’era un anello debole da bloccare, e cioè il voto di scambio tra politica e mafia. Con questi presupposti è nata la legge Lazzati”. Una legge che però, come ha sottolineato De Grazia, è stata modificata in corso d’opera, anche se comunque resta sempre importante perché serve a bloccare il voto di scambio. “Una legge – ha sottolineato più volte il magistrato – che serve a scongiurare gli scioglimenti per infiltrazioni mafiose delle amministrazioni locali. Sappiamo bene chi va a seguire i comizi in campagna elettorale, quali sono i candidati che di volta in volta hanno il sostegno delle potenti cosche dominanti sul territorio”. Dopo la consegna del riconoscimento al giudice Romano De Grazia, la serata è proseguita con l’esilarante spettacolo del cabarettista Tommy Terrafino dal titolo “Veganissimo me”. pag. 14

“U gabbu coggj”

divertente commedia della compagnia Vercillo Lamezia Terme, 15 marzo 2018 – Successo di pubblico e di risate per la commedia in vernacolo lametino “U gabbu cogghj” messa in scena dalla compagnia “Giovanni Vercillo” di Lamezia Terme. I bravissimi attori, guidati dal regista Raffaele Paonessa, non hanno infatti deluso le aspettative del numeroso pubblico che ha gremito il Teatro Grandinetti, in occasione della messa in scena della pièce, inserita nell’ambito della rassegna regionale “Vacantiandu”, diretta da Nicola Morelli, Diego Ruiz e Walter Vasta. Applausi a scena aperta e tantissimi risate grazie al collaudato gruppo che, con grande professionalità, ha messo in scena una commedia brillante in due atti, liberamente tratta da un capolavoro di Eduardo de Filippo, che con ironia ha affrontato i temi dell’infelicità coniugale e della cecità del marito tradito. Bravi gli attori che, con ammiccamenti, pause, doppi sensi e battute esilaranti, hanno regalato oltre due ore di risate al pubblico presente, in un crescendo di comicità. Bella e curata nei minimi particolari anche la scenografia, dove nulla è stato lasciato al caso. La scena, dominata dal bravissimo Raffaele Paonessa, si svolge in casa di don Peppe, che si presenta come un uomo fortunato e nessuno è più felice di lui perché ha al suo fianco una moglie che lo rispetta, che accudisce la casa e che nutre nei suoi confronti un amore senza se e senza ma. Una vita coniugale tranquilla, tra alti e bassi, lontana da qualsiasi tentazione, fino al momento in cui però l’equilibrio, solo apparente, viene turbato dall’arrivo di don Giovanni che cerca rifugio a casa di don Peppe, dopo aver ferito in piazza, durante una violenta lite, un creditore. Donna Teresa vive momenti di tormentoso conflitto, perché don Giovanni le farà riscoprire quella femminilità e sensualità che credeva ormai spente. In una cornice di matrimoni felici solo in una costruita e finta apparenza, alla fine, donna Teresa si getta passionalmente tra le braccia dell’amante, rinunciando così alla vita monotona e quieta a cui il marito l’aveva destinata. Sul palco, insieme a Paonessa, hanno recitato Fran-

cesca Cataudo, Biagio Colacino, Giovanni Paolo D’Ippolito, Lidia Macrì, Gianluca Muraca, Gennaro Palmieri, Pino Persico e Luisa Vaccaro.

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Laudato Sì

Fareambiente Calabria per il Bene Comune

Se fosse acqua sarebbe un fiume Se fosse aria sarebbe una brezza Se fosse terra sarebbe una collina Se fosse fuoco sarebbe un grande cero Questo è in sintesi il Movimento che sta germogliando nella nostra Terra. “Laudato Sì”, volontariato di chiara matrice Cattolica, che si ispira ai fondamenti dettati nell’omonima enciclica di Papa Francesco. Papa Francesco ricorda a tutti noi di essere i custodi della terra e ci riporta al dovere di impegnare le nostre forze, per preservare la vita ovunque essa sia. Nell’associazione Fareambiente, Movimento Ecologista Europeo, i volontari che operano nelle sezioni “Laudato Sì” si impegnano principalmente nel diffondere l’educazione e la salvaguardia ambientale nelle parrocchie, scuole e ambito sociale e nella promozione dell’Enciclica di Papa Francesco. Sono programmati corsi sanitari ed attività socio sanitarie, esercitazioni ed interventi di sostegno in manifestazioni culturali e turistiche. Fanno seguito la salvaguardia del territorio, mediante opere di riqualificazione di verde urbano, ecclesiastico e scolastico. Particolare attenzione è dedicata all’assistenza sociale e al supporto delle persone bisognose.

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A questo importante progetto si dedica con passione l’Avvocato Pietro Marino, Commissario Straordinario di FareAmbiente Calabria, esponente di rilievo della società civile, promotore della nascita e sviluppo del “Laudato Sì Calabria”. Il Commissario è promotore di numerose iniziative, ultima delle quali la partecipazione alla Processione del Venerdì Santo nella Città di Catanzaro nostro Capoluogo di Provincia. La partecipazione della Sezione “Laudato Si” è stato particolarmente apprezzata dal Vescovo Vincenzo Bertolone, frutto di una sua particolare sensibilità nei confronti dei temi dell’Ambiente e della sua tutela. La numerosa rappresentanza della Sezione del “Laudato Sì” in testa alla processione hanno sfilato lungo le strade del centro storico tra due ali di folla che ha assistito in religioso silenzio allo svolgersi della straordinaria cerimonia religiosa. Le Guardie di FareAmbiente hanno svolto funzioni di supporto alla vigilanza e sicurezza di competenza, sempre pronti e disponibili ad affiancare le forze dell’ordine ed intervenire su richiesta delle stesse. Le Guardie Ecozoofile del laboratorio verde del Distaccamento di Lamezia Terme hanno

contribuito con la presenza di una Pattuglia composta dalle Guardie Francesca Gallo, Simona Cardamone, Alessio Cittadino e il Referente dell’Ufficio Stampa Claudio Campanozzi. A tarda sera si è conclusa la Processione consentendo così anche al gruppo delle Giovani Guardie Ecozoofile, le cosiddette Baby Guardie, di vivere la prima attività impegnativa, in considerazione del lungo percorso pedonale e delle 4 ore di passione dedicata, stanchi ma felici d’aver condiviso un grande ed importante momento di Fede. Il Vescovo Vincenzo Bertolone ha ringraziato tutta la Cittadinanza che composta e in rigoroso silenzio ha seguito lungo le strade lo scorrere della processione, ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato attivamente consentendone la realizzazione e tutte le Istituzioni Civili e Militari presenti. In tutti rimarrà indelebile il ricordo commosso della Madonna accompagnata dalla squadra dei generosi Vigili Del Fuoco che segue il Cristo morto adagiato nella Naca, termine dialettale che deriva dal greco vakn (nake) che significa vello lanoso, adoperato in passato per la realizzazione di culle e amache.

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sanità

Sanità

Settimana del Cervello

il numero dei parti nell’Ospedale di Lamezia Terme rappresentano un dato positivo e costante nel tempo

presso l’istituto Ei.

Come funziona il cervello?

Parlare di cervello non è facile, spesso viene associato a situazioni di non normalità, ad uno stato mentale con problemi. Nessuno pensa che quest’ organo sviluppa nell’uomo l ‘ essere volitivo ed indipendente, pienamente consapevole di Sé.

Il cervello, racchiuso dalla cavità cranica, costituito dalla massa dei tessuti nervosi, è la sede funzionale della nostra mente e delle più elevate funzioni intellettive, sensitive, motorie, della regolazione della vita vegetativa ed affettiva. Il cervello è plastico, si plasma, si modella e si adatta nell’interazione continua con l’ambiente fisico e relazionale e segue il principio della facilitazione, più sono sollecitati gli stessi neuroni più questi si attivano in breve tempo e vanno a costituire delle reti neurali costituendo importanti passaggi verso l’automatismo di alcuni comportamenti, comportamenti prima attenzionati nell’esecuzione e poi resi più facili. Tutti i giorni compiamo delle azioni e troviamo soluzioni a problemi, svolgiamo una sequenzialità di comportamenti con l’aiuto delle più alte funzioni esecutive. Proviamo a pensare quando facciamo la spesa, il tenere in memoria i prodotti da comprare,

cercarli tra gli scaffali o riporli in ordine nelle dispense. Guidare la macchina, compiere nella sequenzialità dall’accensione ai cambi dalla prima in seconda in terzia, svoltare a destra o sinistra. Dirigersi per le vie della città memorizzare la strada giusta. Comportamenti eseguiti prima con molta apprensione

e titubanza, dopo breve addestramento diventano automatici. Oppure lo svolgere contemporaneamente più compiti, prendiamo una donna di famiglia che presta attenzione in contemporanea e per breve tempo a cucinare, stirare, mettere la lavatrice ed altro.

Q u e s t i comportamenti così organizzati risultano sotto il controllo delle funzioni corticali, processi che permettono alla persona di pianificare e attuare progetti finalizzati al raggiungimento di un obiettivo; che monitorano e modificano il comportamento in caso di necessità o di adeguarlo alle nuove condizioni contestuali. Numerose le abilità che contribuiscono nell’esecuzione: la memoria di lavoro che corrisponde al monitoraggio e all’ aggiornamento de i dati nella memoria, la flessibilità cognitiva che corrisponde al rapido e flessibile movimento tra compiti e set mentali, controllo degli impulsi che corrisponde alla soppressione deliberata di una risposta divenuta automatica. Si aggiungono altri processi come: attenzione, autoregolazione, iniziativa, utilizzo dei feedback, pianificazione e problem solving. Tutto questo fa parte del funzionamento della mente in ogni nostro piccolo comportamento Dr.ssa Mariannina Amato Psicologa- psicoterapeuta 3D Therapy e arte terapeuta

In riferimento a quanto pubblicato dagli organi d’informazione circa i dati che confermerebbero un calo dei parti nell’ospedale di Lamezia Terme, interviene il dott. Domenico Perri, direttore dell’unità operativa Ginecologia e Ostetricia e del Dipartimento Materno Infantile, il quale, “per onore di verità basata sull’evidenza dei dati”, precisa quanto segue: “L’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia del Presidio “Giovanni Paolo II°” di Lamezia, che mi onoro di dirigere da circa due anni, ha sempre assistito un numero di parti di poco superiore ai mille. E più precisamente nel 2015 n. 1025 parti — 2016 n. 1020 parti — nel 2017 n. 1003 parti. Siamo quindi una U.O. che mantiene costanti il numero di parti diminuendo costantemente, come da Decreto Fazio/2010, la percentuale di Tagli Cesarei: nel 2017 i tagli cesarei primari sono in linea con quanto richiesto dalla nostra Regione e cioè del 25,5%. Di questi dati tutti gli Operatori della U.O. vanno orgogliosi. Chi scrive, anche in qualità di componente del Comitato Percorso Nascita Regionale, sa benissimo e informa anche chi questi dati non conosce, che il bilancio demografico della nostra regione in termini di natalità è passato dai 18.451 del 2002 ai 16.036 del 2016. Nel 2017 per la prima siamo scesi al di sotto dei 15.000 nati. In termini di percentuali il tasso di natalità per mille abitanti è passato dal 9,2 al 8,1 in Calabria. I motivi di questo fenomeno di denatalità sono ben noti a tutti e tanto più è evidente quanto maggiore è la crisi socioeconomica nelle diverse regioni. Il dato Nazionale è sconfortane in quanto si è passati dai 552.725 del 2008 ai 464.000 dei 2017 Minimo storico) con un decremento del 2% rispetto al 2016. Per contro il numero di decessi in Italia nel 2017 è pari a 647.000 con un incremento del +5%

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Lamezia e non solo

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rispetto al 2016. Questi dati ci dicono in modo assoluto che non solo siamo a crescita zero ma addirittura in forte decremento demografico, nonostante il numero considerevole di migranti degli ultimi anni che hanno dato una mano anche in termini di natalità. E’ chiaro ed evidente quindi che , in regime di decremento della natalità nella nostra Regione, chi come noi mantiene costante negli anni il numero delle nascite può dichiararsi soddisfatto, in quanto, così come definito in Statistica Sanitaria, è in “aumento relativo”. Circa la soppressione della TINI a Lamezia penso che risulti ormai chiaro a tutti che il Direttore Generale ha alcuna responsabilità. L’Ufficio del Piano di Rientro ha deciso che le Tin dovessero essere allocate negli Hub di Catanzaro, Cosenza e Reggio. E’ indubbio che conseguentemente, seguendo le Linee Guida Nazionali, siamo impossibilitati ad accettare donne gravide prima della 34° nello Spoke di Lamezia e quindi costretti attivare il trasferimento (STAM) verso l’Hub che molto spesso é quello di Cosenza, perdendo dei parti; ma è altrettanto vero che a Lamezia partoriscono donne provenienti dal Vibonese, dal Tirreno Cosentino, dal Catanzarese e perfino qualcuna anche dall’area ionica. Questo in quanto il rapporto medico paziente nella donna gestante assume un carattere particolare per cui la donna tende sempre a partorire in quell’Ospedale in cui lavora il proprio ginecologo. Sarà anche noto a molti che a Lamezia vi sono dei valenti professionisti che lavorano al Pugliese e che quindi le donne da loro seguite nel percorso nascita vadano poi a partorire a Catanzaro,

indipendentemente dalla TIN. In ultimo, e non per importanza, bisogna dar atto del grande lavoro che svolge la Neonatologia di Lamezia, che in carenza di Dirigenti Medici, sta garantendo con grandi sacrifici un alto livello assistenziale h24. Ma anche su tale versante l’impegno della Direzione Generale darà risposte risolutive. Spero di aver dato un contributo di chiarezza in merito alla rappresentazione allarmistica dei dati che determina sfiducia nelle donne di Lamezia, che ovviamente sono libere di scegliere l’Ospedale in cui partorire, dichiarando fin d’ora la massima apertura e disponibilità, unitamente al Direttore del POU Dott. Antonio Gallucci, al confronto nell’interesse unico e imprescindibile del miglioramento della qualità delle prestazioni erogate a favore delle donne lametine e non. L’importante che non si infanghi gratuitamente il lavoro e la professionalità degli operatori del proprio Ospedale. Se ciò dovesse essere il fine di infiniti e ripetitivi articoli invito il Direttore Generale, quale legale rappresentante dell’Azienda, a voler tutelare nelle Sedi competenti l’immagine della stessa ipotizzando un danno di immagine.”

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Sport

Sport

Storie di Coppe 1

ARVALIA LAMEZIA PRESENTE A BRESCIA NEL CIRCUITO SUPERMASTER BRIXIA FIDELI Ed è la città di Brescia, nel weekend, ad essere stata l’epicentro dello sport con due importanti manifestazioni.

Una rassegna, la piu’ completa possibile, sulla partecipazione 1 dello sport club juventus alle varie coppe. Ho incominciato ! Cosi’ la mia ricerca nella biblioteca di casa, devo confessare 1 un antico interesse che mi ha portato a raccogliere da tanti anni quanto mi passava sottocchio che si riferisse alla | juventus club di lamezia terme nicastro.

Per concludere queste righe non può’ mancare un rapido cenno a t t . A “coppa a. Picchi” disputata a “pizzo calabro” vincendo tutto. La coppa “a.Picchi” - il migliore giocatore con danilo pileggi - il capocannoniere con ivan saladino migliore difesa e migliore attacco.

Stiamo parlando della Brescia Art Marathon, maratona internazionale competitiva su strada individuale, maschile e femminile, giunta alla sua sedicesima edizione che, come da tradizione, regala alla cittadina lombarda entusiasmo e vitalità. Il popolo della corsa ha potuto dare sfogo alla sua passione in ben 3 percorsi: la maratona di 42,195 km, la mezza maratona di 21,097 km e la Brescia Ten di 10 km (sia competitiva sia non competitiva). In citta hanno partecipato all’evento oltre 5.000 agonisti e 2.000 non agonisti. Nel frattempo, questo fine settimana, sempre a Brescia, organizzata da ASD Spor & Fitness si è svolta la 33° BRIXIA FIDELIS. Gara di Nuoto in vasca da 50mt, con 10 corsie del circuito Super master nella Piscina coperta di Via Rodi Q.re Lamarmora. Alla manifestazione era presenta anche una rappresentanza Master dell’Arvalia

programmati in tutta Italia. I risultati per i Master di Arvalia Nuoto Lamezia, infatti, non tardano ad arrivare nemmeno durante quest’ultima manifestazione di Brescia, ottenendo ottimi risultati e migliorando i propri tempi personali per le due specialità: 800 SL • Giuseppe Zarola (M40)- 15’18” • Salvatore Cortese (M40) 12’30” • Michele Canino (M25) 12’08” 50SL • Giuseppe Zarola (M40)- 38”50 • Gigliotti Antonio (M55) 34”74 • Salvatore Cortese (M40) “ 33”7

glioramenti dei propri tempi personali raggiunti dai nostri atleti in queste ultime uscite. I recenti risultati sportivi conseguiti dalla Squadra ci incoraggiano ad

• Michele Canino (M25) 29”98 Grande la soddisfazione degli atleti per i miglioramenti conseguiti personalmente, segno che la strada intrapresa dalla Società Arvalia Nuoto Lamezia con il supporto tecnico del mister Mas-

andare ovunque, con il giusto spirito” -. Intanto la squadra continua i preparativi per una prossima trasferta a Roma prevista per il 24 e 25 marzo.

Nuoto Lamezia, che dopo aver partecipato alla tappa di Viterbo e conquistato il terzo titolo regionale lo scorso 25 febbraio a Cosenza, prosegue con determinazione gli appuntamenti sportivi pag. 18

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simo Borracci coadiuvato da Francesco Strangis è certamente quella giusta, come afferma lo stesso mister: - “Sono molto contento per un rinnovato entusiasmo che sento nel gruppo e per i mi-

L’obiettivo della Società è di partecipare ai prossimi Campionati Europei Master, che si terranno a Kranj dal 2 al 7 settembre 2018. Visti gli ultimi risultati l’obiettivo, appare essere sempre più vicino.

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cultura

il parere del pedagogista

Accanto alla famiglia del malato Come aiutare la famiglia nel prestare assistenza quando si ammala uno dei suoi componenti? Come aiutare la famiglia a gestire le “crisi” che compaiono spesso dopo l’assunzione di un ruolo di cura? Il lavoro psicoeducativo accanto alle famiglie non solo si propone di capire come la famiglia reagisce e quali risposte dà ad una situazione di stress, di crisi scaturente da un dolore, da una malattia e da un lutto, ma di giungere ad una buona comprensione della quantità e qualità del lavoro, che una famiglia compie su se stessa per raggiungere un determinato grado di adattamento, in seguito ad eventi che rischiano di disgregarla. In tale ottica è possibile mettere a fuoco l’importanza delle risorse che la famiglia contiene ed utilizza per mantenere il suo equilibrio affettivo e relazionale, le conoscenze, le culture che le permettono una razionalizzazione ed una ricerca di significato degli eventi che la vedono coinvolta affettivamente e psicologicamente. Necessitano interventi pedagogici ed educativi mirati, programmi di arricchimento relazionale, approcci comportamentali che favoriscano l’orientamento verso una precisa attenzione verso la definizione di un sostegno sociale che quel particolare nucleo familiare richiede per poter fronteggiare l’assistenza del familiare ammalato. In tal senso, i modelli pedagogici e psicoeducativi devono sempre più essere sviluppati in relazione ai nuovi bisogni di assistenza nella comunità determinati dal fenomeno della deospedalizzazione e delle degenze sempre più brevi. Offrendo alle famiglie strumenti semplici, soprattutto di tipo conoscitivo, per convivere con il congiunto ammalato, per accettarlo e per affrontare i periodi di crisi. Insegnare ai componenti della famiglia ad affrontare i comportamenti, le comunicazioni contraddittorie e gli atteggiamenti problematici caratteristici dell’assistenza. Questi modelli assumono come centrale il rapporto educativo con le famiglie e, non esplicitano un intervento psicoterapeutico o psicologico, sono mirati a coinvolgere le famiglie, a rompere il loro isolamento, a cambiare il rapporto con il servizio, a potenziare la famiglia come luogo di assistenza, a spostare su di essa alcune definite competenze e ad attivare potenzialità che altrimenti rischiano di rimanere latenti e chiuse al suo interno.

dell’aiuto appare particolarmente importante per le famiglie, le quali possono costruire un rapporto personalizzato con l’operatore che le aiuta, senza avvertire la sensazione di perdere il controllo nella situazione di cura. L’operatore diventa per la famiglia una persona con cui condividere ansie e incertezze. Egli sembra in grado di raccogliere e di riconoscere quei bisogni dell’intera famiglia. Inoltre, sembra rappresentare per molte famiglie una maniera per accedere nuovamente a una “normalità” relazionale frequentemente abbandonata a causa della malattia, un riavvicinarsi a relazioni sociali frequentemente trascurate a causa del totale assorbimento relativo all’assistenza. Dunque,utile a due livelli. Sul piano pratico aiuta la famiglia a iniziare un dialogo con i servizi per eventuali momenti di assistenza, di contatto, nella presa di decisione. Inoltre sul piano psicoeducativo aiuta i famigliari a elaborare nuove modalità di approccio relazionale con il congiunto malato, permette di avere dei momenti di dialogo con qualcuno, sostenendoli nei momenti critici e di sconforto. La famiglia e la sua centralità, è il luogo dell’intervento psicoeducativo che rappresenta una risposta flessibile ed innovativa al disagio familiare, poiché adotta risorse, metodi e strumenti tali da poter prevenire e riparare dinamiche relazionali alterate che troppo spesso sono fonte primaria di rischio dell’equilibrio emotivo intrafamiliare. L’obiettivo prioritario, pertanto, è quello di garantire il massimo sostegno alla famiglia in difficoltà intervenendo sul suo disagio con un approccio relazionale globale, che garantisca lo sviluppo di un processo di mediazione tra individuo in difficoltà e le altre persone. In tal senso, i familiari sono visti come alleati e co-protagonisti, non viene loro attribuita alcuna colpa o responsabilità, si riconosce, piuttosto, il fatto che sopportano un carico e molte limitazioni in conseguenza del disturbo del congiunto e che debbono essere aiutati a migliorare le loro strategie di gestione del disturbo e di comunicazione con gli altri, affrontare meglio lo stress della vita di tutti i giorni accanto al congiunto ammalato. All’inizio del trattamento vi è un intervento psicoeducazionale strutturato, seguito da incontri con la singola famiglia o con gruppi di famiglie, con cadenza almeno quindicinale e/o mensile, che

L’umanizzazione dell’assistenza è tanto più possibile quanto maggiore è la solidità della famiglia. Non è pensabile chiedere alle famiglie di assistere in casa i propri ammalati e poi abbandonarli al loro destino con l’inevitabile rischio di disgregarla. L’intervento deve coinvolgere la famiglia, in specialmodo quando si tratta di affrontare un programma assistenziale lungo e doloroso, oppure quando la malattia del congiunto necessita di interventi immediati. Il coinvolgimento attivo familiare oltre a permettere la realizzazione dell’intervento nell’ambiente di vita del malato, fornisce agli operatori l’osservazione e la valutazione del “clima” emotivo e relazionale intrafamiliare. Ciò è fondamentale per evitare che i componenti del nucleo familiare possano essere sottoposti a stress, per l’eccessivo carico di responsabilità e di lavoro psico-fisico, che potrebbe condurre al rischio di “bruciarsi” o “cortocircuitarsi” e per ridurre, nondimeno, la possibilità di una crisi profonda e lacerante. Da questo punto di vista un sostegno concreto che provenga dal contributo di operatori

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Lamezia: Riapre l’Ecomuseo della Memoria

continuano per periodi a medio e lungo termine. Un approccio psicoeducativo integrato (Faloon,1992) per la valutazione dei punti di forza e dei lati deboli del nucleo familiare, per l’insegnamento di abilità di comunicazione e di un metodo strutturato di soluzione dei problemi, come migliorare il modo di discutere e affrontare insieme i problemi. L’operatore che segue la famiglia più da vicino incoraggia, mostra/propone di decidere insieme a trovare soluzioni ai loro problemi, tranne nei periodi di particolare difficoltà o grave crisi, in cui interverrà direttamente con le sue conoscenze proponendo i metodi più adatti, ma più spesso egli si comporterà come un “consulente di processo”(Schein, 1992), un “case manager” (1) che aiuterà i familiari a trovare da soli le risposte (Folgheraiter, 1993Ai membri della rete familiare viene richiesta la partecipazione a riunioni settimanali con uno o due operatori; durante gli incontri con gli operatori vengono valutati i progressi e le difficoltà incontrate. Gli effetti positivi e duraturi di tali incontri, oltre all’efficace fattore informazione, sono quelli riconducibili alla solidarietà tra famiglie, alla condivisione di problemi comuni, ansie, timori, alla “catarsi”(rebirthing) intesa come liberazione dalle passioni attraverso la rappresentazione e la condivisione di vicende che suscitano forti emozioni, al fine sollevare e rasserenare l’animo (De Luca, 1995), poter esperire le proprie emozioni senza esserne sommerso, può “sentire intelligentemente” e “capire sentimentalmente”, una scarica emozionale con la possibilità di comprensione intellettuale e recupero di preziose energie vitali fino a quel momento impegnate in meccanismi di difesa, tesi a mantenere gli equilibri in un contesto di sofferenza (Falzoni Gallerani, 1992). Le funzioni essenziali e gli obiettivi di tale intervento sono quelli di sostenere la famiglia nei momenti di difficoltà, fornendogli gli strumenti per fronteggiarle e rimuoverle; aiutandola quindi a scoprire le proprie potenzialità, riconoscere i propri bisogni, acquisire capacità di agire in autonomia; valorizzare e potenziare le dinamiche relazionali all’interno della famiglia in quanto “se il comportamento del malato viene profondamente e costantemente influenzato in senso positivo dalla realtà assistenziale (…) e familiare possiamo riscontrare espliciti miglioramenti clinici, riacquisizione di energie individuali e collettive (…)” (Cazzullo, 1997); costruire una rete di legami “community-oriented” (Calvaruso, 1994) per sostenere la famiglia in difficoltà, mettendola in condizioni di recuperare il suo ruolo e di operare in autonomia; promuovere le capacità progettuali della famiglia senza esigere nuovi paradigmi con la convinzione che “invece di portare un metodo di lavoro con me… (paradigma), cerco di catturare un discorso fresco e differente con ogni famiglia, in ogni sessione (sintagma)” (Di Nicola, 1993).

E’ stato nuovamente aperto il 21 marzo, a Lamezia Terme, dopo un periodo di chiusura, l’Ecomuseo: Luogo della Memoria della città, ideato e curato dal prof. Umberto Zaffina. Situato nel comune di Sambiase, rione Patelle esso è costituito da sette sale. L’edificio risalente al XIX secolo apparteneva agli antenati del prof. U. Zaffina ed accoglie, oggi, migliaia di oggetti antichi, propri dell’arredo familiare. L’esposizione è suddivisa in gruppi tematici: Cucina, stanza da letto, artigianato, lavori agricoli, piccola biblioteca, fototeca e documenti cartacei. Rappresenta un importantissimo recupero della tradizione tipica popolare del paese. Libri e arredi vari ridanno vita al passato offrendo una visione reale della vita e della cultura di un tempo. Nei pressi dell’edifico, è sito il laboratorio tessile che, ospitando i telai in legno, riporta alla luce l’antica attività, tra le più note del territorio lametino, quella manifatturiera. Un gruppo di alunni di classe 5 della Scuola Primaria di Pianopoli, Istituto Comprensivo Statale “Gatti”, hanno visitato il Museo, accompagnati da alcune insegnanti. A guidarli Mimmo Catania, competente in unità di misura antiche, che, precedentemente aveva organizzato i locali del Museo.

Giornali - Tabacchi - Lottomatica

Area di Servizio

Raffaele Crescenzo

Lamezia e non solo

Golden Cafe’ DRINK

FOOD

Via Sen. A. Perugini - 88046 Lamezia Terme

Pedagogista –ambiti di intervento/aiuto: Pedagogia Familiare–Pedagogia della Salute Pedagogia e Psicologia dell’adolescenza Contatti: creraf@libero.it Cell. 3479712654 GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

Giunti sul posto, i ragazzi han visitato il centro storico di Sambiase guidati da A. Mangiafave del Progetto Gedeone e dal PLL del Lametino e Reventino, la chiesa Matrice, la chiesa dell’Addolorata, l’antica fontana del Cantagalli e la Loggia del Palazzo Cerra ricca di splendide decorazioni barocche. Giunti all’ EcoMuseo, essi han potuto ammirare antichità varie. Osservando oggetti e strumenti di lavoro utilizzati nella vita quotidiana locale di un tempo, han potuto conoscere gli antichi lavori artigianali e contadini, acquisendo notizie sia sui sistemi di misurazione per gli alimenti, sulle tecniche di lavorazione tessile, (visione del telaio), sia sulla preparazione delle fibre tessili come la ginestra. Hanno inoltre ammirato le antiche cucine, le camere da letto e scoperto come si divertivano i loro coetanei, utilizzando dei giocattoli molto improvvisati. Durante la visita è stato di grande utilità l’uso del dialetto sia per menzionare gli oggetti sia per spiegare alcuni proverbi, risalenti all’ antica saggezza popolare. Dopo quest’esperienza sul campo, gli studenti hanno avuto modo di conoscere e apprezzare la vita quotidiana lametina dei nostri avi, con gli attrezzi da lavoro, gli oggetti di uso domestico, i giocattoli e i proverbi che, certamente rimarranno impressi nella loro mente, molto più delle immagini o delle parole scritte sui libri.

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L’angolo di Ines

Carducci ed il suo rimirar l’angolo di tommaso

Lo studio, la semplice lettura, la riflessione di una Poesia presuppone sicuramente la comprensione dei significati che la lirica esprime ma ciò che ci fa entrare realmente nei versi consiste nell’analisi di alcune parole chiave capaci di caratterizzare pienamente il testo poetico. Pensiamo al verbo “rimirar” presente in San Martino di Giosuè Carducci: il cacciatore che si affaccia sull’uscio a rimirar è un

momento filosofico e misterioso in quanto nel suddetto verbo è insito anche l’elemento riflessivo, rimirar è pensare e riflettere e non sapremo mai qual è il vero oggetto della riflessione stessa. In effetti “gli esuli pensieri” non sono direttamente collegabili al verbo che stiamo qui ad analizzare. Quindi il Poeta apre al lettore tutto un mondo di creativo esistenzialismo, di immaginazione, di perché irrisolti in una atmosfera di stati d’animo comuni agli umani: quella malinconia leggera e poetica che ti avvolge al termine di un giorno di festa e ti porta ad isolarti anche per qualche minuto dal resto della compagnia; vai fuori a rimirar e lo stormo di uccelli neri dopotutto non scalfisce l’anima intenta a cullarsi in questo momento elegiaco nella consapevolezza che la vita è una avventura irripetibile dai colori chiari, scuri, sfumati.

Visita ad un museo: ALTOMONTE. All’inizio, il cielo, coperto di nuvole, ci aveva deluso. Avevamo aspettato tanto la primavera, ma, ieri , sembrava essere ritornato l’inverno. Comunque appena sul litorale, un magnifico sole ci ha abbagliato. I campi verdi di grano ancora tenero e più in là le macchie gialle delle primule ci hanno rasserenato:-la brutta stagione ormai è vicina alla fine! Il viaggio da Lamezia a Cosenza è stato brevissimo o forse il cicaleccio delle amiche ha sconfitto il tempo? Altomonte ci viene incontro a 27 km dal bivio dell’ autostrada prima d’ arrivare a Cosenza. Si costeggia una strada in mezzo alle valli costeggiata dal fiume Esaro, anche qui il paesaggio ti incanta: - Qua e là fra i dolci declivi delle colline, qualche ciliegio in fiore fa bella vista di se’ adornando la campagna come un buchè su d’una tavola apparecchiata. Altomonte si presenta come una fortezza, le casine strette l’una all’altra sembrano custodire un segreto, le finestrine mute s’affacciano sulla vallata a testimonianza di tesori inestimabili e si stringono da un lato intorno all’imponente convento francescano ora adibito a municipio, dall’ altro

“Incredulità di San Tommaso”

Il dipinto di Caravaggio “ Incredulità di San Tommaso “ colpisce per il suo realismo e per l’essenzialità del portato del messaggio. La luce ci guida nella sua lettura, infatti l’organizzazione dei punti luce sintetizza le azioni dei personaggi; i volti e le vesti sono costruiti sull’effetto del “vissuto”, non vi è nulla di patinato, secondo lo stile inconfondibile del Caravaggio. L’ Artista rende mirabilmente il contenuto psicologico dell’ Opera specialmente la definitiva consapevolezza raggiunta da San Tommaso. Un dipinto tanto “umano” quanto pregno di matura spiritualità. Il Divino è un percorso che non può prescindere dalla drammaticità della condizione degli esseri viventi, non può prescindere dalla difficoltà della ricerca di ogni singolo essere umano della spiritualità e della fede, delle sue cadute e delle sue vittorie. Il significato più profondo della Pasqua giacché ci troviamo a meditare sulla più grande forma di dolore universale della Storia e sulla più immensa forma di vittoria rappresentata dalla Resurrezione. Il paradigma della esistenza di tutti gli esseri viventi, credenti e non. Nessuno è escluso dal mistero della vita e delle cose ultime pag. 22

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Lamezia e non solo

Calabria

Questa terra d’ardesia ove neppure le cicale cantano sui fichi, e il nettare dei fiori non è miele per l ‘ ape laboriosa Questa terra divorata dal mare e poi abbandonata come sposa nell’ ora del suo primo amplesso Lamezia e non solo

alla chiesa di santa MARIA DELLA CONSOLAZIONE come barriera protettiva. La prima visita è stata al convento dei Francescani, costruito ne 1635 quando Francesco fu fatto Patrono della città,restaurato nel 1975 e diventato sede municipale per opera del sindaco Costantino Belluscio. Questo museo si differenzia dagli altri, perchè il passato sembra rivivere fra i corridoi puliti di fresco, fra i mobili antichi da cui pendono piante sempre verdi come se una castellana fedele vi si aggirasse di notte per togliere il velo di polvere che si posa su tutte le cose del passato... Nella sala consiliare ci accoglie un grande dipinto di Purificato:- GLI EMIGRANTI.- I volti dei personaggi sono di una espressività intensa, non molto diversi di quelli che incontriamo per via, occhi pieni di tristezza, di speranza, sguardi rivolti a terre lontane, sul volto delle donne, la malinconia dell’ abbandono. Poi, un giro per tutti i corridoi e per gli uffici ricavati dalle antiche cellette francescane, sulle pareti meravigliosi dipinti del trecento. Nell’ufficio del sindaco una natività del settecento, in un’altra stanza un TATARI. Da qui alla chiesa di San Francesco la cui statua ci reguardisce severa. Uscite dalla Chiesa per stradette ripide e sassose ci siamo recate nella chiesa di Santa Maria della Consolazione la più importante opera di costruzione gotica della Calabria. In alto il rosone sta a ricordare una civiltà passata ma non trascorsa. Filippo Sangineto la arricchì di opere d’arte che portò da Napoli, dalla Toscana e dalla Provenza,purtroppo l’ora del ritorno ci ha costrette ad abbandonare l’antico museo con la certezza però di ritornare al più presto.

Poesie

Questa terra fatta di fiumi senz’ acqua di strade dissestate Questa terra è la mia terra e l’amo. ove rivoli di sangue allattano radici senza vita, Questa terra è la mia terra e ... l’AMO. INES

Tramonto Un globo rosso di fuoco si posa sul dorso d’un colle.

L’ultimo tralcio di cielo si veste di rosa. E’ notte. ines

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La parola alla Psicologa

Elaborazione del lutto: le fasi di un percorso necessario Gli esseri umani sono “naturalmente predisposti” all’accettazione della morte, e la perdita di una persona cara fa parte di quegli eventi con cui gli esseri umani si confrontano nel corso della loro vita e che attivano reazioni che vengono classificate come disfunzionali e patologiche, se non fossero “risposte normali a eventi eccezionali”. A fronte di eventi di vita soggettivamente gravi, la sofferenza e il disagio non sono criteri necessari per definire disfunzionali o patologiche le reazioni emotive e comportamentali. Se è vero che la morte è tra gli eventi che classifichiamo come “normali”, è altrettanto vero che anche la reazione alla morte di una persona cara è tra gli eventi normali e naturali con cui ogni persona si confronta inevitabilmente. Il lutto è il prototipo delle esperienze di perdita, che implicano un cambiamento permanente e che non possono essere eluse o modificate, ovvero implicano un processo di accettazione. Accettare è un processo che in sé, per definizione, implica una dinamica interna di “resistenza” e rifiuto, intendendo con ciò il desiderio del soggetto di non credere, di non volere che l’evento oggetto dell’accettazione si sia verificato. La maggior parte delle persone in lutto non va incontro a complicazioni: nella grande parte dei casi è un evento doloroso, ma almeno la metà delle persone raggiunge uno stato di accettazione e completa resilienza. Per altre persone però, il lutto rappresenta un evento scompensante, ovvero un evento che può mandare in crisi il normale funzionamento psicologico di una persona e precedere l’esordio di un disturbo psicologico come, ad esempio, ipocondria, agorafobia, depressione, disturbi psicosomatici o anche semplicemente di una “sofferenza esistenziale”, che non rientra in una diagnosi nosografica precisa.

La sintomatologia depressiva è certamente una delle complicazioni più frequenti di un lutto. La corretta elaborazione del lutto è soggettiva e dipende dal rapporto che si aveva con il defunto e anche della capacità emotiva di gestire il distacco. In questo caso entra in gioco la resilienza, ovvero la capacità di rispondere in maniera positiva a eventi anche molto traumatici. Spesso però il dolore o la paura di affrontarlo, bloccano il normale processo di accettazione e la persona cerca disperamante di evitarlo attraverso il lavoro, il cibo o anche le sostanze stupefacenti. Tentare di ignorare il dolore o considerarlo un obbligo nei confronti del defunto apre la strada alla depressione. Il percorso di elaborazione del lutto si esplica nelle seguenti quattro fasi: • Fase della negazione (o del rifiuto). Durante questa fase possono essere frequenti i crolli emotivi. La fase di negazione dura normalmente alcuni giorni. Ma nei casi più gravi accompagna la persona per un lasso di tempo ben più ampio. • Fase della rabbia. Questa fase può essere caratterizzata da momenti di ansia e

• Fase della depressione. Durante questa fase la perdita comincia a essere accettata nella sua realtà. Può capitare di chiudersi in sé stessi o vivere situazioni tipiche della depressione, come per esempio la sensazione che la propria esistenza si sia svuotata di significato. • Fase dell’accettazione. La fase dell’accettazione corrisponde a una nuova organizzazione dell’esistenza. Alcuni dei comportamenti tipici della depressione vengono eliminati. La persona che vive l’elaborazione del lutto tende più spesso a ricordare il caro deceduto con un senso di gioia. L’elaborazione del lutto non è un processo che si può completare da soli, perché implica l’esternazione di emozioni e la necessità di sentirsi accolti, compresi e guidati verso le soluzioni più utili per ritrovare un equilibrio generale. Così, quando ci si accorge che l’elaborazione del lutto diventa troppo complicata, è consigliabile rivolgersi a un terapeuta. In questi casi il terapeuta analizza assieme al paziente i motivi per cui il ricordo del defunto viene rimosso. Una situazione, questa, che man mano che passa il tempo, causa l’accumulo di ulteriore sofferenza.

Dr.ssa Valeria Saladino Psicologa Referente per la Provincia di Catanzaro della Società Italiana di Promozione della Salute (S.I.P.S.)

Testata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 26°- n. 42 - APRILE 2018 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

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