Fiera lamezia febb 2017

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Lamezia e non solo

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Spettacolo

Sognando la Repubblica del Nord Vacantiandu 2017 - Comicittà, VI Rassegna di Teatro Citta di Lamezia Terme, direzione artistica di Nico Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo. In scena, il 6 e i 7 gennaio, al Teatro Costabile di Lamezia Terme, lo spettacolo Casa di frontiera della Compagnia Teatrale Gli Ignoti di Napoli su testo drammaturgico di Gianfelice Imparato e regia di Guglielmo Marino. Una commedia agrodolce sull’annoso problema Nord-Sud che la felice penna di Imparato crea per offrire un’altra riflessione sull’unità d’Italia nella diversità (ricchezza) delle sue culture e dei suoi linguaggi ma anche la denuncia di un pericoloso egocentrismo etnico con derive autoritaristiche. Uno scenario inquietante, una parete segnata da

doppia identità. Così come double face sono le suppellettili di casa e i quadri di S. Ambrogio e del Duomo di Milano che sul retro riportano le effigi di un Maradona aureolato e del Golfo di Napoli. La scrittura scenica, rigorosamente calibrata, propone in chiave comico-grottesca il tema dell’identità meridionale vissuta dai meridionali come una sorta di “marchio sociale”, di vergogna da abiurare. Il risultato è uno spettacolo politicamente e felicemente scorretto costruito con un meccanismo perfetto affidato alla bravura dei quattro interpreti. Trascinante la vis comica (ma senza gli eccessi di certo teatro napoletano) di Guglielmo Marino, che firma anche la regia, nel ruolo di Genna-

Versatile Mariella Avellone nel ruolo di Olga, l’algida e autoritaria assistente sociale che dovrà preparare i due fratelli ad ottenete lo status di cittadini del Nord. Ma questa virago, in stile signorina Rottermeier, nasconde in realtà una natura focosa e godereccia che offre generosamente nei dialoghi con Ciro Cacace interpretato da un vivace Marino Gennarelli, napoletano verace e piacione, già storico fidanzato della casta Addolorata. L’azione scenica, pur svolgendosi in un unico ambiente, ha un ritmo vivacissimo sostenuto da una girandola di battute che strappano risate e applausi a scena aperta pur lasciando un retrogusto di miele bruciato. Come non pensare al periodo del tentativo secessionistico di Bossi

uno squarcio come dopo un bombardamento in una stanza arredata con mobili d’accatto. Siamo in un C.R.I.C. ovvero “Centri Raccolta Identità Culturale”, termine politically correct per non definirli “lager”. Si respira un’atmosfera da bunker se non fosse per quel balcone che è un ponte con il mondo esterno dove gli inquilini si affacciano per parlare con la vicina (lombarda doc) come in una sorta di scena eduardiana rovesciata. Ma il cielo non si vede. Neanche uno spicchio d’azzurro in questo grigiume dal sapore post-bellico. Siamo nel “profondo” Nord, l’Italia è stata divisa e i meridionali residenti, che è proibito chiamare “terroni”, sono stati confinati in una riserva come gli Indiani d’America. Qui, una coppia di fratelli napoletani, Gennaro e Addolorata Strummolo vivono una doppia vita nella speranza di ottenere la cittadinanza “nordista” grazie anche all’intercessione di Olga che è una sorta di assistente sociale preposta alla loro “lombardizzazione”. Una doppia vita e una

ro/Jenny. Il suo desiderio di diventare “cittadino dl Nord” lo porta persino a rinnegare il proprio nome che da Strummolo viene cambiato in Strum a suggerire una qualche discendenza teutonica rafforzata da un parrucchino color stoppa che indossa quando esce per “confondersi” con i nordisti e alla presenza dell’assistente sociale durante le ore di lezione. Anche nella lingua cerca - vanamente - di imitare l’inflessione lombarda ma il risultato è un esilarante pastiche linguistico alla Totò e Peppino nella mitica scena con il vigile a Milano Noio vulevan sàvuar . Perfetta Patrizia Pozzi nel tratteggiare una Addolorata (di nome e di fatto) dimessa, timorosa, titubante e riottosa ad accettare questa messa in scena da finta nordista, conciata con una parrucca che l’apparenta ad una tirolese con tanto di avvilente mantellina color cachi. Ma lei rimane tenacemente - e silenziosamente - attaccata alle sue radici sudiste che cerca di ricreare con le pietanze culinarie tipiche della cucina partenopea.

con la Repubblica Padana (il testo è del 1993) al grido “Noi ce lo abbiamo duro”, “Padania libera”, “Roma ladrona”, le ampolle con l’acqua del Po, le camicie verdi, l’uso improprio del “Va pensiero” verdiano come inno della Lega. Ma come avrebbe potuto sapere Bossi che trattasi di un coro ebraico e che la prima parte, fino al fortissimo, è scritta all’unisono per significare la tristezza di un popolo bandito dalla propria terra e quindi un sentimento universalistico e al di sopra di qualsiasi epoca? Poi un improvviso slittamento dell’azione svela l’arcano. È tutto un sogno. A tirare le fila di un risveglio oramai “necessario” i quattro protagonisti che nella “realtà della finzione” riacquistano la loro vera identità. E l’Italia si rivela Patria davanti alla TV che trasmette il Mondiale di calcio sulle note iniziali dell’Inno di Mameli. Bravi tutti. Applausi.

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Un uomo solo al comando ma non è vero!

46^ Fieragricola Lamezia Terme E’ così che il Presidente Maurizio Vento è apparso nei comunicati stampa e nelle ripetute contestazioni in merito allo spostamento di sede logistica della Fiera Agricola in località diversa da Sambiase, un Uomo solo al Comando! Niente affatto, non è mai stato solo, il gruppo dei suoi collaboratori ha operato con impegno e discrezione al fine di ottenere il miglior risultato, nonostante i mezzi e gli strumenti disponibili. Alla conferenza stampa il Presidente dell’Ente Fiera ha illustrato il Programma con dati e planimetria della superficie espositiva, incrementata rispetto alla precedente edizione e con maggiori standard di sicurezza. Il Sindaco Avv. Paolo Mascaro ha manifestato il suo sostegno e la totale condivisione del progetto, smontando così le velenose critiche montate ad arte per denigrare quella che è una risorsa, sottolineando che la Fieragricola si autofinanzia in quanto non beneficia di contributi pubblici. A cancellare ogni dubbio ci ha pensato l’intervento del Consigliere De Biase che ha manifestato tutta la sua solidarietà al CDA, ricordando che la Fiera Agricola ebbe origine proprio nei locali del Mercato Coperto, e dalle origini può ripartire il rilancio della Fiera puntando sull’Agroalimentare a Km.0 Il giorno 1 Febbraio 2017 alle ore 17 c’erano tutti, chi per stima, chi per curiosità, pronti a varcare l’entrata della Fiera Agricola. Il Vescovo della Diocesi Monsignor Luigi Cantafora, nel suo intervento inaugurale ha sottolineato quanto sia importante sostenere le iniziative pubbliche e private che contribuiscano allo sviluppo economico del territorio e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Quindi il taglio del nastro e a seguire l’esibizione della Banda musicale della scuola media Giovanni Nicotera diretta dal Maestro Minieri. Ad accogliere i visitatori, lo stand della ”Associazione Volontari Italiani Sangue”, un saluto ai commercianti di prodotti alimentari stanziali ed un brindisi benaugurale presso il bar da semLamezia e non solo

pre punto di riferimento nel Mercato Coperto. A seguire visita nello Stand dell’AIDO e del Gruppo di Protezione Civile di San Pietro a Maida . La visita è proseguita alla scoperta dei Liquori Belcastro, impianti meccanici per la lavorazione dell’agroalimentare, Impianti di Irrigazione e Trattori Lamborghini, Cucine a legna, Stufe e Spacca Legna. Immancabili gli stand Pugliesi da sempre una presenza costante ma ancora Miele, Formaggi e Grappe locali. All’esterno del Mercato Coperto un grande tendone ha ospitato la tradizionale Ferramenta e gli introvabili Casalinghi miracolosi, dai mille usi, con operatori pronti a dimostrazioni dal vivo, irresistibili se anche il Vescovo ne è rimasto ben impressionato. La successiva area attrezzata destinata alle attività culturali è stata il luogo deputato ai saluti di ringraziamento per la loro presenza al Vescovo accompagnato dal Presidente Ente Fiera, il Sindaco di Lamezia Terme e il Parlamentare Giuseppe Galati che ha manifestato il suo compiacimento per il lavoro svolto. La seconda giornata ha visto la partecipazione degli Studenti delle scuole medie, certamente incuriositi dalla novità della nuova sede ma anche dal diverso approccio della loro partecipazione al dibattito. Il convegno organizzato dal Parco Agricolo Calabria e dalla Slow Food Condotta Lamezia ha fatto scoprire la nascita della Comunità dei Grani Antichi e Mulini Storici a Pietra Attivi - Panifici Artigianali. In serata sul palco si sono esibiti i “Teppisti dei Sogni”, un gruppo pop melodico italiano che ha coinvolto e divertito gli ultimi visitatori della intensa giornata fieristica. Il terzo giorno di Fiera è stata la volta degli Istituti Tecnici e Professionali motivati ed interessati alla visita didattica,sempre accolti dal Presidente Maurizio Vento ed il Vice Presidente Gianni Pulice nell’aula Conferenze dell’Ente Fiera. Editore: Grafichè di A. Perri

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In serata la sfilata di Moda organizzata da “La Mela Blu” e “Akè” in collaborazione con il parrucchiere Gianluca Talarico . Al piano superiore dell’edificio Botticelli, una serata di Poesia, con versi di poeti locali a cura dell’Associazione San Nicola di Lamezia Terme al quale presidente Pino Morabito va dato merito, della costante proposta culturale che la sua associazione promuove a salvaguardia delle tradizioni letterarie Lametine. Il quarto giorno all’esterno della Fiera la ”Associazione Giacche Verdi ” con i loro due cavalli bianchi addestrati da maneggio, ha allestito un recinto per accogliere gli studenti ed i visitatori per il “Battesimo del Cavaliere” cioè la prima salita in sella ad un cavallo, certificata da un Attestato rilasciato al termine della prova. Sempre all’esterno l’AVIS con l’ausilio della “Autoemoteca” ha organizzato la raccolta del Sangue dei Donatori Volontari Soci, promuovendo così un messaggio di grande solidarietà. Nella vicina sede ex Sala Consiliare del Comune di Sambiase si è svolto alla presenza del Vescovo della Diocesi Monsignor Luigi Cantafora, il convegno “La Calabria a mensa – sostenibilità ambientale nei comuni della P.A.” a cura dell’”Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti” Dopo i saluti del Presidente Ente Fiera Maurizio Vento ha aperto il convegno il Presidente Ucid Daniele Maria Cirani che ha spiegato come l’incontro nasca dall’esortazione del Santo Padre al bene comune e ad uno sviluppo sostenibile. Il Vescovo della Diocesi Monsignor Luigi Cantafora ha affermato “Deve nascere in ciascuno di noi il bisogno di stare insieme e lavorare in rete”. Il Dirigente dell’Azienda provinciale di Catanzaro Franco Faragò, ha ribadito “Sostenibilità ambientale e promozio-

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ne dei prodotti locali , possono e devono andare di pari passo” . L’Assessore alle Attività Produttive Angelo Bilotta ha affermato che il Comune di Lamezia Terme ha inserito nei bandi di gara i criteri ambientali minimi . La quarta giornata si è conclusa con lo spettacolo musicale di un gruppo Folk. Il quinto giorno ha accolto i visitatori della Fiera Agricola con la presenza di cavalli da monta western ed ippoterapia oltre che cavalli da tiro. L’Associazione Vola Volontari con il suo Presidente Vincenzo Nicastri ha allietato grandi piccini regalando sorrisi e palloncini colorati. Intensa è stata l’attività e la partecipazione della società civile da dover prolungare l’orario di apertura . Dalla sala dell’Ufficio Stampa dell’Ente Fiera si sono collegati televisivamente in serata per l’ultima volta i protagonisti di questa 46° Fiera Agricola di Lamezia Terme 2017 . Il Giornalista Antonello Torchia coadiuvato dal regista Delle Piane ha illustrato la fiera e intervistato i fautori del nuovo progetto realizzato nel Mercato Coperto Botticelli. Alla chiusura stanchi ma soddisfatti il Presidente Maurizio Vento, il Vice Presidente Giovanni Pulice, il Sindaco Paolo Mascaro, l’Assessore alle Attività Produttive Angelo Bilotta hanno manifestato la piena soddisfazione di un meritato successo per la Cittadinanza tutta. Ps. La presenza preponderante degli studenti non ha suscitato le simpatie di alcuni espositori che hanno, molto freddamente considerano le giovani generazioni, disinteressate al prodotto commerciale. Ciò ci porta a riflettere sulle difficoltà che comporta, contemplare in una Manifestazione Fieristica le diverse aspettative Commerciali e Culturali. Un espositore ha commentato “ Gli studenti non comprano”.

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I SOSPETTI D’INQUINAMENTO RADIOATTIVO e LE SPECIFICITA’ GEOLOGICHE DEL PATRIMONIO COSTIERO

I dati delle misure effettuate nelle scorse settimane dall’Arpacal dimostrano l’infondatezza dei sospetti di inquinamento radioattivo, su uno dei tratti più noti della costa jonica della Calabria, sorti dopo i tre servizi del programma televisivo “Le Iene”. Per dissipare i sospetti diffusi ovunque, anche attraverso i social, è necessario informare sulle reali condizioni dello stato di salute del mare e delle spiagge non solo di Montauro e del Golfo di Squillace ma di tutti i 716 Km di coste della regione. Nell’interesse della Calabria e dell’intero BelPaese, s’impone la necessità di informare con dati certi e verificabili sull’intero patrimonio costiero regionale. Un patrimonio di terre e acque ricche di minerali e sostanze che, tra l’altro, alimentano una grande varietà di vegetali e animali e anche di quei preziosi prodotti enogastronomici presi in considerazione dal New York Times per iinserire la Calabria tra i luoghi da visitare nel 2017. 1) I dati emersi dalle recenti misure effettuate su varie spiagge del Golfo di Squillace confermano quanto era già emerso a seguito dell’approfondita campagna di monitoraggio della radioattività ambientale lungo tutte le coste delle regioni Calabria e Basilicata effettuata nel 1996 e 1997 dall’ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) quale autorità di controllo sulla sicurezza nucleare e la protezione sanitaria delle radiazioni ionizzanti. E confermano i dati e l’assenza di problemi per la salute e d’inquinamento radioattivo rilevati anche a seguito delle

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tempestive verifiche e indagini, disposte dal Prefetto e dal Procuratore Gratteri ed eseguite dai tecnici dell’Arpacal e dal nucleo operativo NBCR (nucleare, biologico, chimico, radiologico) dei Vigili del Fuoco e Carabinieri. A differenza di quanto percepito e sospettato dai tanti disinformati, già nel 2° servizio delle Iene andato in onda il 27 novembre scorso Giulio Golia, stupito dalle immediate iniziatie del Prefetto e del Procuratore, dice: “ribadiamo che i nostri dati non sarebbero dannosi per la salute umana e non significano che la spiaggia sia radioattiva”. Nello stesso servizio, Golia parla di “anomalie” nei dati rilevati e fa cenno alla Monazite che è un minerale contenente elementi radioattivi. 2) Anomalie radiometriche sulle spiagge calabresi sono note e connesse alla natura della struttura geologica e alla grande diffusione di giacimenti minerari come evidenziato anche nel Tomo I, capitolo “Le antiche miniere della Calabria” del Quadro Conoscitivo del QTRP (Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico). D’altra parte va ricordato che sulla Terra, fin dalla sua formazione, esistono sostanze radioattive naturali nelle rocce, nelle acque e nell’aria; e che la quantità di radionuclidi varia anche molto da zona a zona e nel tempo. In vari studi e ricerche mineralogiche e radiologiche degli anni ’60 e ’70, in parte disponibili anche nel web, è documentata la presenza sulle spiagge della Calabria di minerali pesanti. In alcuni tratti costieri sono presenti concentrazioni significative sia di magnetite, granati, ilmenite, rutilio, sillimanite d’interesse dal punto di vista industriale, sia minerali di specifico interesse nucleare come ortite, zircone e monazite. In particolare una diffusa presenza di monazite e anomalie radiometriche in varie zone della regione furono rilevate già

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negli anni ’60 del secolo scorso durante le ricerche per il reperimento di minerali uraniferi effettuati dal CNRN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare), comitato che dal 1982 è diventato ENEA. Tra le anomalie radiometriche connesse a concentrazioni elevate di monazite sono significative quelle rilevate sui rilievi del massiccio delle Serre e in alcuni tratti costieri del Golfo di Sant’Eufemia e del Golfo di Squillace. E non è una novità che, proprio in corrispondenza della spiaggia di Calalunga di Montauro e di una spiaggia di Capo Vaticano sul margine meridionale del golfo di Sant’Eufemia, si erano misurati i valori più elevati dell’intensità di dose gamma assorbita in aria di tutta la regione. I dati che documentano questi alti valori connessi alla monazite sono riportati nella Relazione “La Radioattività Ambientali sulle Coste delle Regioni Basilicata e Calabria” redatta a seguita dell’estesa e approfondita campagna di monitoraggio effettuata dall’ANPA (Agenzia Nazionale Per la Protezione dell’Ambiente) negli anni 1996 e 1997. Nella stessa relazione è evidenziato che: “i due punti di misura che hanno mostrato valori più elevati ” (in corrispondenza del “punto di prelievo 210”, Capo Vaticano, con intensità di esposizione di 262 ± 4nGy/h e il “punto di prelievo 522 Calalunga, con 232 ±50 nGy/h),

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corrispondono a zone in cui il contenuto di Monazite presenta i valori più elevati. E che la differenza, tra i valori di intensità di esposizione di questi due punti e il valor medio di tutte le altre misure effettuate lungo le coste (82 ± 16 nGy/h), “conferma la relazione tra contenuto di monazite e intensità di esposizione misurata.” In pratica, i valori più elevati di radioattività naturale e senza alcuna rilevanza sanitaria rilevati in corrispondenza dei tratti costieri di Montauro e Capo Vaticano non rappresentano una novità. Così come non è ignorato che gli stessi due tratti di costa sono formati da ammassi granitici del Paleozoico. Ammassi rocciosi coevi e identici a quelli che formano le famosissime e più esclusive spiagge della Sardegna e dalle quali si sono separati alcuni milioni di anni fa. Una specificità che impreziosisce e rende unici, gli stessi due tratti di costa tirrenica vibonese e jonica catanzarese, in tutta la Penisola italiana formata prevalentemente da altre rocce più recenti della Catena Alpina. D’altra parte, c’è da evidenziare che nei mesi scorsi molti mezzi d’informazione, nel dare la notizia della scoperta in Spagna del primo giacimento di monazite in Europa, hanno definito lo stesso minerale il “nuovo oro” dell’industria hi-tech. 3) Le analisi del passato su “La Radioattività Ambientale sulle coste delle Regione Calabria”. Prima delle misure e verifiche dei valori di radioattività concluse nei giorni scorsi sulle spiagge tra Soverato e Catanzaro, l’assenza di contaminazioni radioattive per le spiagge della regione era emersa dopo le approfondite indagini su “La Radioattività Ambientale sulle coste delle Regione Calabria” effettuate nei mesi di maggio e giugno sia del 1996 che del 1997. A seguito della diffusione di altre allarmanti notizie, le stesse indagini finalizzate ad accertare anche eventuali

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contaminazioni dall’affondamento di navi con rifiuti radioattivi, “avevano consentito di escludere che da quegli eventuali affondamenti vi fossero già conseguenze verificabili sulla costa” Nel corso delle indagini del secolo scorso, oltre all’accertamento di eventuali contaminazioni fu verificata la presenza di radionuclidi artificiali sia sulle spiagge che in tutto l’ambiente marino costiero. In pratica verifiche e misure furono effettuate sui sedimenti superficiali marini con prelievi tra i 50 e 200 metri, su grandi volumi di acqua marina e anche sui pesci e il pescato nei mari della Calabria. Le indagini furono realizzate dall’ANPA (Agenzia Nazionale Per la Protezione dell’Ambiente) allo scopo di “verificare l’eventuale presenza di contaminazione da radionuclidi artificiali delle acque costiere, delle spiagge e dei prodotti ittici, al fine di valutare la possibile esistenza di rischio per la popolazione e fornire un’informazione oggettiva e circostanziata al pubblico”. Per rendersi conto del livello di approfondimento scientifico e tecnico delle indagini va considerato che alle attività hanno partecipato: - il Nucleo Operativo Ecologico, il Nucleo Subacquei di Napoli e il Nucleo Natanti di Venezia dell’Arma dei Carabinieri per i campionamenti a mare; l’Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata del Mare (ICRAM) per la pianificazione e il campionamento del Pescato; - del Norwegian Radiation Protection Autority per supportare l’ANPA nel campionamento in mare. Inoltre, sempre nell’attività di campionamento sono stati coinvolti: il Centro Ricerche Ambiente Marino S. Teresa dell’ENEA, il Centro di Riferimento regionale per il Controllo della Radioattività Ambientale RC e il Centro di Fisica Sanitaria dell’Azienda PuglieseCiaccio di CZ. I risultati delle indagini e analisi condotte sulle spiagge, sulle acque costiere, sui

sedimenti e su alcuni campioni di pescato non hanno rilevato nella catena trofica dell’ambiente costiero calabrese la presenza di radionuclidi di origine antropica e di rilevanza per la salute umana. Solo in alcuni campioni si è rilevata la presenza del radionuclide artificiale di Cesio legato alle esplosioni nucleari degli anni ’60 e all’incidente di Chernobyl in quantità confrontabili con quelle delle altre regioni del BelPaese e senza alcuna rilevanza sanitaria. In pratica, il quadro completo ed integrato della situazione della contaminazione dei litorali della regione Calabria emerso dalle approfondite indagini del secolo scorso era già rassicurante. E continua a essere rassicurante sulle spiagge di Calalunga e dello jonio catanzarese anche dopo le recentissime analisi effettuate a seguito dei sospetti sorti dai tre servizi televisivi di “Le Iene”di novembre e dicembre scorsi. 4) Altri dati d’interesse riguardano le rilevanti disponibilità e le specificità del patrimonio costiero della Calabria. Lungo i 716 Km di costa esistono più di 670 chilometri di spiagge adibite alla balneazione bagnate da acque trasparenti e in gran parte classificate, anche per la prossima stagione balneare, di qualità eccellente. Com’è noto, in particolare a chi si occupa di turismo balneare, le spiagge della Calabria sono tutte formate da sabbia naturale e rappresentano il 20% dell’intera disponibilità di spiagge dell’intero BelPaese e circa ¼ di quelle della Penisola. L’insieme delle 651 aree di balneazione monitorate e classificate nella regione corrisponde alla lunghezza complessiva delle aree balneabili dell’insieme di sette regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. Sulla rilevanza e potenzialità dello stesso patrimonio costiero, tra l’altro, c’è da considerare sia il microclima più idoneo

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anche per la più lunga durata della stagione balneare del Mediterraneo sia le specificità degli assetti idro-geomorfologici favorevoli allo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita vegetale e animale in ambiente acquatico e terrestre. Alla presenza dei vari e antichi ammassi rocciosi e dei tantissimi minerali diffusi nel territorio è legata anche la straordinaria biodiversità e le specificità degli ecosistemi dei mari calabresi. La fauna marina del Tirreno e dello Jonio calabrese costituisce il 73,9% del contingente faunistico del BelPaese e tra la grande varietà di habitat e specie marine presenti non mancano quelle rare sottoposte a salvaguardia dalle Direttive europee. Tra le specie marine protette ci sono: tredici mammiferi, quattordici molluschi, sette crostacei, otto squali, cinque rettili marini, quattro echinodermi, cinque spugne, sei antozoi, sei pesci e oltre quarantacinque uccelli marini. I cavallucci marini Hippocampus hippocampus molto diffusi nel Parco Marino regionale “Baia di Soverato”, rappresentano una rarità in tutto Mediterraneo. Cosi l’abbondanza dei coralli bianco e rosso presenti nello Stretto di Messina e nel reggino e delle facies a

Briozoi del vibonese. Oltre ad una grande varietà di aspetti naturalistici ed ambientali, sulle rocce che formano le coste della regione sono impresse le più ampie e remote testimonianze della evoluzione del paesaggio, del clima e degli insediamenti umani dell’intero BelPaese; testimonianze di grandissimo interesse scientifico e sempre più oggetto di visite, ricerche e studi dei maggiori centri di ricerca e università del Pianeta. Grazie a queste specificità, ad esempio, tra l’VIII ed il V secolo a.C. in corrispondenza

dei 716 Km di costa jonica e tirrenica che circondano la Calabria sorgevano i più numerosi e importanti centri abitati della Magna Grecia come: Rhegion, Locri Epizefiri, Kroton, Kaulon, Sybaris, Petelia, Krimisa, Hipponion, Metauros, Medma, Laos, Thurii, Temesa, Terina, Scolacium. Città-Stato caratterizzate da rilevanti opere portuali e attività realizzate e gestite per secoli in equilibrio con gli assetti idrogeomorfologici del Territorio; e che hanno permesso di raggiungere elevati livelli di civiltà e le massime espressioni dell’ingegno umano. Questi dati e tanti altri aspetti del patrimonio costiero sono stati e continuano a essere ignorati o sottovalutati dale classi dirigenti e molti amministratori locali poco attrezzati per valorizzare le specificità dei propri territori comunali al fine di migliorare la qualità della vita delle popolazioni e garantire un futuro alle prossime generazioni. geologo Mario Pileggi membro del Consiglio Nazionale “Amici della Terra”

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La musica nel sangue

Gianluca nasce a Lamezia Terme l’11 Novembre del 1985. L’ultimo di 3 fratelli, fin dai più teneri anni di vita dimostrava di essere molto attratto da tutto ciò che era musica. Il padre da tifoso sfegatato della Vigor Lamezia, seguendo il percorso fatto con i primi due figli, all’età di 6 anni lo iscrive a scuola di calcio; Gianluca però si rifiutava di andare, non amava giocare a pallone. Durante le vacanze estive dell’anno 92’ tutta la famiglia si trasferisce a Nocera, le sere, dopo cena, si recavano presso il “Palazzo Massimo Timpone” dove diverse band del luogo si esibivano. Una sera Gianluca guardando il tastierista di una band rimase folgorato da quelle mani che suonavano cosi bene quello strumento e dal giorno dopo chiese ai suoi genitori di poter frequentare una scuola di musica. Aveva 8 anni e il padre ad ogni sua ripetuta richiesta rispondeva: “ma cos’è questa scuola di musica, tu devi diventare un calciatore come i tuoi fratelli”. Gianluca passò quella estate a sognare che un giorno anche lui avrebbe messo le mani su quella tastiera. A settembre riprende la scuola, inizia la terza elementare e tornando a casa tutti i pomeriggi chiedeva di poter essere iscritto ad una scuola di musica. Un bel giorno sua nonna materna, la cara nonna Angela, risponde a queste richieste e dice alla figlia : “Perché non volete iscriverlo a scuola di musica e lo costringete a fare calcio? La musica è un dono, sarebbe bello avere un nipote che suona durante le feste, lo iscriverò io, trovate una scuola di musica che gli farò questo regalo!”. I giorni seguenti i genitori andarono a cercare una scuola di musica, scelsero quella dove lavorava un noto maestro di tastiere Massimo Naccarato. Fin dal primo giorno Gianluca fu al settimo cielo per aver messo le mani su quelle tastiere. I mesi passavano e lui si appassionava sempre di più allo strumento e il suo caro maestro diceva ai genitori che era portato per fare musica. Arrivarono i primi concertini natalizi, i primi saggi di fine anno e Gianluca era sempre più incline a continuare questa strada, fin quando un giorno andò ad una festa con suo fratello. Durante la serata entrambi rimasero a guardare il dj che animava la festa. Il giorno seguente, suo fratello recuperò un vecchio piatto del loro papà che ormai era accantonato in ripostiglio, insieme lo rimisero in funzione e iniziarono ad acquistare i primi dischi. Gianluca aveva 13 anni e cercava nuove ispirazioni musicali, si appassionò così al mondo dei dj e della musica dance. Ogni pomeriggio lui e suo fratello si esercitavano a fare scratching e a mettere a tempo i vinili. Iniziarono dopo qualche anno a suonare gratis alle feste dei loro compagni di classe, poi i genitori gli acquistarono il primo impianto audio e luci per fare delle feste più grandi e quell’anno fu proprio da ricordare. Era il 2002, d’estate tutta la cittadinanza di Lamezia di traferiva a mare e a Falerna era stato appena terminato il lungomare, nasce una piccola discoteca la “Summer Plays”, Gianluca e suo fratello vanno a proporsi per suonare durante l’estate e il gestore li mette subito alla prova. Ogni serata il pienone, la loro musica piaceva e quella esperienza segnerà per sempre il percorso musicale da dj di Gianluca. Durante quella estate incontrerà anche il suo vocalist storico Ottavio Ambrosio, con lui collezionerà centinaia di 18 compleanni. Dopo

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quella fantastica estate Gianluca, il fratello Davide e Ottavio inizieranno ad essere molto richiesti, e si faranno conoscere in tutta la loro città. Nel 2003 conosce Mister Kan uno dei dj più famosi di Catanzaro e organizza per lui dei bus che da Lamezia tutte le domeniche arrivavano all’Atmosfera (disco). Conosce Gigi D’agostino, Prezioso, Mabel e altri djs famosi negli anni 2000. Nel 2005 ormai maggiorenne con il fratello decidono di gestire un negozio di articoli musicali “Sound Machine” in Viale Stazione a Lamezia Terme. Sarà un’esperienza breve, perché ormai il mercato online era già in pool position, però “ Sound Machine” diventerà un punto di incontro per molti giovani e da li riusciranno a fare più di 180 compleanni all’anno. Nel 2005 conosce anche la sua futura moglie Alina, lei si trasferisce a Rende, lo stesso anno, per studiare, e lui decise di chiudere il negozio. Erano anni molto felici per Gianluca che si faceva chiamare in arte “ Cristian dj”. Organizzerà tantissimi eventi a Lamezia, come le feste degli studenti a Natale e alla fine dell’anno scolastico. L’anno dopo si iscrive alla facoltà di Dams a Rende presso l’Università della Calabria, scegliendo l’indirizzo musica e spettacolo. Dopo 3 mesi inizia a suonare anche a Cosenza in note discoteche quali: Hollywood, Plaza Cafè, Corte dei Miracoli e soprattutto alle mega feste universitarie nei parcheggi dell’Università. Non è uno studente che rispetta i tempi però ad ogni esame è un successone, conserverà sempre la media del 29 e parteciperà attivamente anche a tutte le attività di spettacolo presenti all’Unical. Proprio durante gli anni universitari decide di iniziare un nuovo percorso che lo affascinava moltissimo, il mondo dei live musicali. Nel 2007 inizia ad acquistare il suo primo impianto per live, fece durissimi sacrifici però pian piano riesce ad emergere e a iniziare a lavorare con le band del suo territorio. Decise di iniziare da solo questo percorso perché ci credeva fermamente, sempre accompagnato dal supporto morale e affettivo della sua famiglia e della sua amorosa. Inizia così la dura carriera del Service audio- luci per spettacoli di ogni genere. Lui innamorato del mare, potrà dire addio a delle estati rilassanti e con la propria famiglia; questo lavoro lo porterà lontano da casa nei mesi estivi. Tutte queste rinunce a lui non importavano perché innamorato del suo lavoro. Inizia a seguire diversi gruppi calabresi e del sud Italia: Terra di Calabria, il cantautore Sandro Sottile, Taranta Nova, Quarta Aumentata, Officina Calabra, il grande maestro Ciccio Nucera, Controvento, Terranima, Opera Prima, Preludio, Parsifal, Faber Quartet, Radici Calabre, Nuovi Tarì, e moltissimi altri ancora. Numerosi sono i festival che gestirà in Calabria dal punto di vista sonoro e degli allestimenti: Suoni Pindarici, Curinga Music festival, Bacchanalia, Taranta Bella; Festival dello stretto “Paleariza”, Festa dell’Arte, Enjoy. Durante questi anni ha avuto il piacere di lavorare con artisti famosi e con alcuni ha tessuto amicizie profonde: Ennio Leali, Provenzano dj, Brusco, Clementino, Rocco Hunt, Danilo Sacco, Roberta Faccani, I Jalisse, I Los Locos, Sud Sound System, Joe T. Vannelli dj, Studio 3 , lady Corona, I Kutso, Federico Cimini, Nobraino, Banda Bassotti, Nujo, Pertubazioni, Paolo Meneguzzi, Piotta, New Trolls, Teppisti dei So-

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gni, Povia, Mimmo Cavallaro, Bertoli, Zen Circus. Da diversi anni cura anche il più grande evento fieristico della Calabria dedicato agli sposi: Tu Sposa a Rende. Con Alina avvierà un ‘altra attività parallela e si farà conoscere anche nel mondo del wedding. Ogni anno decine e decine di coppie scelgono il loro staff per essere accompagnate da una musica elegante ma allo stesso modo divertente. Oggi segue artisticamente diversi progetti musicali e artisti che si affidano a lui per entrare nel mondo della musica, sta lavorando alla realizzazione del 1 cd con brani inediti e cover di Alina, sta dedicando molto tempo alla realizzazione di un progetto che avvierà insieme ad Alina e ad altri insegnanti e musicisti a settembre 2017. Sta formando tutto il suo personale tecnico con corsi di alta formazione professionale per andare sempre a passo con tempi e per seguire le nuove tecnologie del mondo dello spettacolo. Ancora oggi ritaglia del tempo per ampliare le sue conoscenze e arricchire il suo curriculum di studi, ha frequentato un corso con Toni Soddu, un corso Smart a livello 3; oggi frequenta il corso per ingegneri del suono a Napoli. Non ha mai abbandonato la sua passione per il mestiere del dj, infatti ancora oggi suona ai 18, ai matrimoni e per feste private. Nel 2015 è diventato papà di un bellissimo bambino di nome Paride e si è stabilito nuovamente a Lamezia lasciando la sua casa a Rende, per motivi legati al suo lavoro si trova oggi a dividere la sua vita tra Lamezia, Napoli e Roma. Oggi i suoi dipendenti lo definiscono misterioso, e forse è anche vero, ma possiamo confermare che ha una grande personalità e una forte tenacia. Cosa ti aspetti dal tuo futuro? Vivo giorno per giorno, al futuro non penso quasi mai… Cosa hai pensato quando hai conosciuto Alina? Questa ragazza sarà la madre dei miei figli. Mi fido sempre del mio intuito, infatti non ho sbagliato. Qual è stata la tua esperienza più impegnativa come lavoro? Sicuramente i festival, ma in particolare il Bacchanalia a Tiriolo, dove

ogni giorno si dovevano mettere in opera tre spettacoli tra teatro, concerti ecc. Non c’era un attimo di tregua, e dovevamo gestire tre palchi con artisti importanti. Speri che tuo figlio segua il tuo interessa per la musica? No spero che sia creativo e che abbia tanta voglia di imparare, non importa cosa ma che ci sia la voglia. E’ difficile lavorare con i musicisti? Si, perché ogni cantante o musicista prima di un concerto ha molta ansia, quindi noi che curiamo il loro spettacolo dobbiamo essere persone molto pazienti e sensibili nei loro confronti altrimenti non si può lavorare insieme. Hai seguito qualche esempio durante il tuo percorso? Non ho un musicista preferito o un esempio singolo, più che altro seguo un’ideologia, un modo di fare tipico degli antichi Romani: lavorare bene, imparare sempre cose nuove e aspirare a realizzare cose grandi. Amo molto la storia e quindi prendo spesso esempio dall’ antichità, soprattutto dalla civiltà greca e da quella romana, basti pensare al nome che ho scelto per mio figlio. Pensi di poter realizzare tutti i tuoi sogni a Lamezia? Forse si o forse no. Di sicuro Lamezia è ancora una città molto vergine, siamo molto indietro con i tempi quindi per noi artisti è terreno fertile, si possono portare molte novità e creare molti eventi perché la cittadinanza non aspetta altro. Domanda ad Alina: Che uomo è Gianluca? Un uomo speciale che non si arrende mai, riesce a superare ogni ostacolo grazie alla sua forte determinazione. Ha un ottimo intuito e riesce a risolvere qualsiasi problema tecnico che incontriamo sui palchi. E’ molto umile, infatti, non vuole mai che si parli di lui o che venga citato durante i concerti o gli spettacoli che organizziamo insieme. Ha anche dei difetti però, ad esempio non ama fare shopping!!!

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cristiano service pag. 9


Spettacolo

Brilli brillante Bisbetica

Lamezia Terme, giovedì 19 gennaio 2017 Teatro Comunale Grandinetti. Dopo una mise en scène in versione classica di Re Lear magistralmente interpretato da Giuseppe Pambieri, il ricco cartellone della Stagione teatrale diretta da AMA Calabria propone un secondo appuntamento con il teatro shakespeariano: Bisbetica. La Bisbetica Domata di William Shakespeare messa alla prova. Una rilettura moderna, nella traduzione e drammaturgia di Stefania Bertola, con una brillante Nancy Brilli e una compagnia di artisti talentuosi, regia di Cristina Pezzoli. Uno spettacolo divertente, con musiche curate da Alessandro Nidi, giocato sul ritmo e sulla contaminazione dei generi che vanno dal balletto classico al rock, dal neomelodico napoletano al rap, dal musical (con reiterati echi di Kiss me Kate di Cole Porter e Jesus Christ Superstar) al cabaret, dalla farsa alla commedia dell’arte con soluzioni interpretative affidate a un décor metamorfico che pur nel rigore e nell’essenzialità delle sue linee si presta ad una geometria variabile. Bauli a guisa di cubi e parallelepipedi combinati come mattoncini LEGO e interrotti sulle superfici da elementi evocativi a suggerire muri, case, sedili, scalini mentre le luci supreme di Massimo Consoli passano dalle calde e avvolgenti tonalità solari all’algida trasparenza degli azzurri fino alla penombra più cupa. Questo perimetro scenico che è, contemporaneamente, Interno/Esterno è popolato da attori (quelli della compagnia) che diventano personaggi (quelli della commedia shakespeariana) a cui si aggiungono il produttore e la sarta di scena che, in assenza di interpreti, sono costretti a rivestire più ruoli. Ma l’espediente della metateatralità offre anche lo spunto per più riflessioni: la difficoltà di trovare una lettura teatrale possibile e convincente oggi, con elementi sperimentali di innovazione che non tradiscano lo spirito dell’Autore; l’antica querelle tra “conservatori” e “innovatori” ovvero l’inviolabilità del testo classico e la sua interpretazione nell’ottica di una contemporaneità capace di coniugare, in modo ottimale, istanze, volontà ed esigenze complesse in un fluido meccanismo scenico; il rapporto tra gli attori nel backstage e durante le prove dello spettacolo… Un doppio livello interpretativo e linguistico sottolineato da uno slipping in/slipping out dei personaggi senza soluzione di continuità.

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Effervescente Nancy Brilli, nella doppia veste di Caterina e di capocomico, suo malgrado, della compagnia che, durante le prove dello spettacolo concede agli attori il libero arbitrio di interpretare un testo sacro dissacrandolo mentre la sua Caterina è sgusciante e velenosa come una vipera ma anche tenera e affamata come il monello di chapliniana memoria. In un continuo cambio di abiti ella si impone, dirige, esige ma nel sottofinale, durante la sontuosa scena del banchetto (omaggio opulento, unitamente ai magnifici costumi di scena di Nicoletta Ercole, al teatro elisabettiano) il gioco speculare si complica e, sul finale ella perde la sua baldanza dinanzi ad una finzione che, da regista/capocomico, non sa più manovrare. Vibrante il suo monologo finale.

A far da contraltare alla bizzosa e vezzosa Caterina la sorella Bianca, prima docile strumento nelle mani del padre e poi moglie riottosa nella esilarante e svagata interpretazione di Brenda Lodigiani e la vedovella innamorata di Anna Vinci che si rivela, poi, proterva e poco incline alla sottomissione. Tenebroso, vigoroso, agile, gran padrone della scena con corpo e voce Matteo Cremon nel ruolo di Petruccio in grado di trasformare la violenza esercitata su Caterina, pur nella cornice divertente e irriverente della commedia, in straripante sensualità, vittima - lui - del turbamento dei sensi che la coriacea Caterina gli ha procurato. E bravissimi tutti gli altri interpreti maschili. Stefano Annoni (Lucenzio), Gennaro Di Biase (Ortensio), Gianluigi Igi Meggiorin (Grumio), Dario Merlini (Tranio), Federico Pacifici (Gremio). Lo spettacolo procede a tableaux, con frammenti di copione la cui riduzione drammaturgica tende ad asciugare ogni verbosità dell’epoca per restituirci dialoghi più vivaci in una colloquialità contemporanea su cui si innestano inflessioni dialettali (napoletano, siciliano, pisano), aforismi maliziosi, citazioni colte (Petruccio con una lampada-teschio che si affaccia sul proscenio come Amleto) e allusioni all’oggi. Una doppia anima per questa pièce immersa in una atmosfera quasi rivistaiola (sottolineata nella scena d’apertura da due grandi insegne luminose PIAZZA /PADOVA), disordinata e allegra con gran diletto per il pubblico. Lunghissimi applausi per tutti.

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Spettacolo

Farse in camera da letto

Risate a non finire per “Farse in camera da letto”, commedia brillante in due atti di AlanAyckbourn, con la regia di Marisa Mignano, portata in scena dalla Compagnia “Teatro per noi” di Napoli. Non ha infatti deluso le aspettative il quindo appuntamento della sesta edizione di “Vacantiandu 2016-17” Città di Lamezia Terme, l’apprezzata rassegna organizzata dall’associazione teatrale “I Vacantusi”, sotto la direzione artistica di Nicola Morelli, Walter Vasta e Sasà Palumbo. Sul palco del teatro Politeama Costabile si sono susseguiti, con un ritmo incalzante e una verve ammaliante, i

bravissimi e simpaticissimi attori Daniela Gigli, Ernesto Mignano, Fabiola Raggi, Alfredo Di Perna, Marco Multari, Martina Mignano, Arturo Delogu e Luisa Perfetto. A loro è toccato raccontare quel che succede in una camera da letto. Anzi in tre. Amore, litigi, riappacificazioni, gelosie, chiarimenti: è quello che le quattro coppie protagoniste della commedia si sono trovate a dover affrontare separatamente o contemporaneamente nelle loro camere da letto. I personaggi, tutti completamente diversi per età,carattere, condizione sociale si sono infatti confrontati ed affrontati, per una

serie di coincidenze e particolari circostanze che, loro malgrado, li coinvolge tutti. L’intera azione si svolge infatti nel tempo di una notte ed in contemporanea in tre stanze da letto dove ne accadono delle belle: situazioni paradossali, personaggi “inverosimili” eppure apparentemente “normali”. Il tutto rappresentato con ritmi veloci, esasperando un po’ le azioni, lasciando comunque inalterata quella sensazione di “leggerezza” caratteristica del teatro “brillante”.

Satirellando

L’appuntamento con la satira, nel quotidiano, ci porta spesso, a puntare il faro, spietatamente, contro alcuni tipi,o archetipi, o stereotipi... La satira non è benevola ironia, non è neppure cinico sarcasmo, come molti pretendono di spiegare. La satira è, esattamente, il dipingere di colorato, persino una vera tragedia. Irridere il peggio, con una risata, non tanto amara, quanto irriverente, non sarcastica, ma sfottente, di ciò che fa più male, ma che fa pur parte del vivere e, a volte, addirittura del morire... Pochi mesi prima che mio padre ci lasciasse, feci un incontro strano: una tipa, alquanto ineducata, mi apostrofò con parole poco accorte. Irridendo, appunto, persino la morte, ecco quello che ne ricavai, buttandola in rima. Questi miei versi li recitai anche a papà, che, sbellicandosi dalle risate, disse: “ L’allieva ha (quasi) superato il maestro”... E’ noto che, anche lui, scrivesse, col carattere irriverente che aveva, satire, fra le più pungenti.

T’incontro, uscendo, una mattina, vecchia cornacchia, tinta da biondina. Arresta il mio cammino e dice, mordace: “Tuo padre sta male, quanto mi dispiace!” Le dico, presa alla sprovvista, in fede mia: “Ha fatto pure tanta radioterapia...”. Lei risponde, acida, senza galateo alcuno:

BIONDINA IMPERTINENTE “Se dobbiamo soffrir tanto, sia morte per ognuno!” Al che rispondo: “Non son d’accordo, sai: un padre merita di viver tanto e come non mai!”.

A questo punto, giro i tacchi e me ne vado, lasciandola di stucco, cosa a cui poco bado e, andando via, blatero, urlando, per strada, mentre vo’ camminando: “Se tanta fretta, di morire, ha, crepi lei, non il mio papà!”!

Proprio perché irride persino un tabù come la morte (l’unica può permetterselo), la satira è invisa ai più. Specie a a coloro che vivono di luoghoi comuni, a coloro che pensano col gregge che si fa forte del numero. Molto usata, per iscritto, e come composizione letteraria, nell’antichità greca e romana, prestata oggi al teatro comico, la satira non è amata da chi è troppo serioso, buonista o troppo calato nel proprio ruolo. Amata, in maniera sviscerata, da irriverenti e irridenti, rappresenta, a mio parere, il sale, ma anche il pepe della vita, come la polemica, che, con la sua dialettica, non si adagia mai, irriverente, oltre che verso la morte, persino verso il tempo e la vita che fugge e non s’arresta un’ora, per dirla con Pertrarca... Lamezia e non solo

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CALCIO A 5 FEMMINILE

Sport

ROYAL TEAM LAMEZIA, E’ RITORNATO MISTER

Carnuccio

Squadra lametina decisa a conservare il miglior secondo posto, pass per la A Elite Le novità non finiscono mai…parafrasando il grande De Filippo. In casa-Royal l’inizio del 2017 è stato scoppiettante: i primi di gennaio le dimissioni di mister Carnuccio e la contestuale sostituzione con Samanta Fragola incaricata dalla società lametina, nonostante il ruolo di calcettista quale. Il 7 febbraio poi il richiamo di mister Carnuccio. Prima degli aspetti agonistici, spieghiamo l’evolversi di quanto accaduto. Il tecnico catanzarese aveva rassegnato le dimissioni ad inizio gennaio non condividendo qualche scelta societaria. A distanza di poco più di un mese, c’è stato un incontro tra la società lametina e lo stesso Carnuccio che ha compreso le dinamiche tecniche che comportarono proprio quelle scelte, accettando quindi l’operato della società. Ovviamente da registrare non solo la disponibilità di Carnuccio, ma anche la necessità da parte della Royal di alleggerire l’impegno di Samanta Fragola, che nelle quattro gare da ‘tecnico’ aveva comunque svolto egregiamente sia, come sempre, il proprio ruolo di elemento-guida in campo, quanto anche quello appunto di responsabile della prima squadra. E così la società di concerto con Samanta Fragola ha convenuto che il suo ruolo è fondamentale al momento più in campo liberandola così, anche mentalmente, dal gravoso doppio ruolo. Ci sarà ovviamente tempo per dedicarsi soltanto alla panchina, chissà in un “futuro lontano”, si augura la stessa società. E vediamoli i risultati di Samanta nel doppio ruolo di calcettista e allenatrice: esordio con pareggio a Vittoria (1-1), proprio con gol di vantaggio della brava Fragola. Quindi due vittorie al PalaSparti: contro il Cus Cosenza (7-1) e il Policoro (11-3), inframezzate dall’inattesa sconfitta di Noci (4-2). E così dalla Puglia è arrivata la terza sconfitta stagionale per la Royal, e dire che Linza aveva portato in vantaggio la squadra lametina, quindi il sorpasso pugliese per 2-1 e il pareggio di Giusi Mirafiore. Da lì in poi un’involuzione che deve servire da lezione per il futuro e la conseguente sconfitta. Al momento di andare in stampa, la Royal è seconda con 34 punti, con -8 dal Sandos capolista e +2 sul Fasano terzo. Dodici le vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte, con 70 gol fatti e 27 subìti. Più

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gol, ben 20, per Losurdo; seguita da Mezzatesta e Ierardi (bellissimo il gol del 30 col Fasano, gran tiro al volo su tacco smarcante di Losurdo) con 10; quindi Linza con 9. Si sono sbloccate contro il Policoro pure capitan Marrazzo e Pota. Novità dopo la gara col Policoro: dopo opportune valutazioni della società lametina ecco il ritorno a Carnuccio, con Samanta Fragola che continuerà a rappresentare il perno fondamentale della squadra. A tal proposito la Royal con i presidenti Mazzocca e Vetromilo spiega: “Nel dare il bentornato a Carnuccio, si sottolinea con forza il ruolo decisivo nel gruppo della squadra di Samanta Fragola. Una professionista che non solo risulta essere ogni domenica tra le migliori in campo, quanto ha dimostrato grande attaccamento alla Royal nell’accettare pure il ruolo di allenatore dopo le dimissioni di Carnuccio. E per questo la ringrazia fin da ora per quanto fatto come allenatrice, e quanto farà d’ora in poi ritornando nel suo ruolo di calcettista”. Intanto il 15 febbraio (mese con ben 5 gare per la Royal) è stato stabilito il recupero della prima giornata di ritorno: la Royal ospiterà al PalaSparti il Martina; prima la squadra lametina sarà di scena a Molfetta domenica 12. Quindi due gare interne in 5 giorni: appunto dopo il recupero, il match col Bisceglie. Si chiuderà questo mese con la trasferta a Vittoria contro lo Sporting. Da ricordare che a marzo sono previste le Final Eight, che vedranno impegnata la Royal Team Lamezia (col Sandos per il nostro girone). Intanto prosegue la telenovela-strutture. La Royal è settimanalmente impegnata sul non facile reperimento di un campo per gli allenamenti. Si spera che il Comune eserciti e faccia rispettare il proprio ruolo di ‘proprietario’ del PalaSparti, benché affidata (fino a quando?) ad un gestore. Ciononostante la Royal ribadisce che gli obiettivi restano sempre ambiziosi: intanto priorità al campionato cercando di conservare la seconda migliore posizione dei tre gironi, che assicurerebbe il salto in A Elite senza passare dai play off. Quindi poi le Final Eight, dove si vorrà fare bella figura come l’anno scorso a Pesaro.

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PALLAVOLO FEMMINILE

Sport

SVOLTA NELLA COFER LAMEZIA DOPO UN INSODDISFACENTE GIRONE DI ANDATA Dopo un girone di andata molto sofferto in casa Cofer Lamezia c’è stata la svolta che, nelle intenzioni dei dirigenti lametini, dovrebbe far cambiare passo alla formazione biancorossa che disputa il campionato nazionale di serie B2 femminile. A cavallo tra fase ascendente e discendente della stagione sono arrivate due grosse novità nella squadra cara al presidente Carlo Burchi ed al DS Demetrio De Benedetto. In primis, c’è stato il cambio della guida tecnica: via Enzo Celi, dopo quasi un anno esatto dal suo arrivo, e panchina affidata all’argentino Sergio Daniel Meneghetti. Tanti, probabilmente, i motivi che hanno portato alla sofferta decisione di allontanare un tecnico che comunque aveva creato un buon feeling con la squadra lavorando sempre con grande passione e competenza. Spesso questo però non basta e, se non arrivano di pari passo anche i risultati, il primo a pagarne le conseguenze è sempre il tecnico. Il neo allenatore Sergio Meneghetti è un professionista molto esperto che, dopo aver mietuto successi in patria a livello di massima serie, qualche anno fa si è trasferito in Italia dove ha allenato a Pontecagnano, Scafati e Salerno prima della chiamata della formazione lametina. Chiaramente a lui la società ha chiesto di migliorare lo score di soli nove punti messi in cascina nel girone di andata e centrare così la salvezza. Uno score povero di risultati con nessuna vittoria tra le mura amiche, ultima nella scorsa stagione con un 3-1 al Cuore RC nell’epilogo del campionato, e solamente sfiorata in tre circostanze con gare finite al tie-break. Troppo poco per quelli che erano i

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programmi della Cofer ad inizio stagione dove si auspicava una tranquilla salvezza. Le novità per il girone di ritorno delle biancorosse non si sono però esaurite con l’arrivo dell’allenatore in quanto, si è pensato bene di dare anche più peso all’attacco rafforzando il roster con l’ingaggio di un elemento che faccia comodo alla causa. È così arrivata per indossare la casacca biancorossa l’esperta trentaseienne schiacciatrice mancina, nativa di Sava (Taranto), Alessandra Piccione, con trascorsi in A2 con il San Vito dei Normanni, e diversi tornei di B1 e B2 con la stessa formazione pugliese, Ostuni, Noci, Trento, Benevento, dove ha giocato fino al mese di dicembre, e la stessa Lamezia dove ha militato nella stagione 2009-10. Si tratta quindi di un ritorno per la giocatrice pugliese che può senz’altro alzare il livello tecnico della squadra lametina a cui aggiunge anche una buona dose di esperienza. L’arrivo di Alessandra Piccione potrà dare maggiore sicurezza alle giovani compagne del roster (ben 4 under 18) che hanno fatto sin qui vedere di avere buoni numeri non sempre però capitalizzati in termini di rendimento in campo. Manco a dirlo i risultati sono subito arrivati; in campo nelle prime giornate di ritorno sembra vedere un’altra squadra, capace di mettere alle corde l’imbattuta Pedara, violare il campo del Napoli e raccogliere i tre punti nella gara interna con Potenza. Un cambio di passo che è senz’altro un buon viatico per scalare la classifica ed alloccarsi in posizioni meno agitate.

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Scuola Assemblea d’istituto nel

Giorno della Memoria al Liceo Campanella

Un’assemblea d’istituto all’insegna della memoria, della riflessione, della testimonianza. Così gli studenti del Liceo Campanella di Lamezia Terme hanno voluto celebrare la Giornata della Memoria delle vittime della Shoah, dedicando la giornale mensile dell’assemblea degli studenti alla discussione condivisa sul genocidio che oltre 75 anni fa portò allo sterminio più di sei milioni di persone e i tanti genocidi consumati in ogni parte del mondo. La giornata si è aperta in auditorium, con gli studenti delle prime classi con un momento musicale, organizzato dagli stessi studenti coordinati dal docente Diego Apa. Con la voce e le note delle studentesse Olga Viterbo ed Erika Colistra, sono stati riproposti la canzone “Auschwitz” di Francesco Guccini, la colonna sonora de “La vita è bella” e brani che attraverso la musica e le parole raccontano la sofferenza inesprimibile della più grande tragedia umana del XX secolo. Poi la testimonianza della studentessa Nadia Maahboub, nata da genitori immigrati in Italia dall’Africa, che, partendo dalla sua esperienza, ha messo in evidenza come “l’Italia di tutti i giorni

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è un’Italia accogliente e inclusiva, come quella che ho conosciuto io e che hanno conosciuto i nostri genitori. Per questo, è allarmante riproporre, specie nel dibattito pubblico, stereotipi e luoghi comuni che alimentano odio, scontro, indifferenza. La giornata della memoria è da celebrare tutti i giorni, nella misura in cui ci riconosciamo tutti fratelli in umanità”. Nella palestra dell’istituto, coordinati dai componenti del comitato studentesco, gli studenti hanno proseguito la riflessione alternando momenti di musica animati dagli studenti del Liceo Musicale alla lettura di alcune pagine del libro di Fania Fénelon “Ad Auschwitz c’era un’orchestra”, il racconto della cantante francese di origine ebraiche che entrò a far parte dell’ orchestra femminile del campo, l’ unica orchestra femminile mai esistita in tutti i campi di concentramento della Germania e dei territori occupati.. Con un appello che, dalla storia, arriva al presente: “non dimentichiamo, non giriamoci dall’altra parte”.

primo piano i nostri studenti, le loro riflessioni, la loro creatività. Quest’anno ha poi un carattere particolare, alla luce dei drammi umani che la cronaca ci racconta ogni giorno: Aleppo, i campi profughi della Siria e del Nord Africa, i muri e le barriere che si vorrebbero ancora alzare anche nelle democrazie più avanzate. La giornata della memoria ci ricorda che c’è il rischio concreto che l’orrore possa ripetersi. E’ un monito contro l’indifferenza di ieri e contro l’indifferenza dell’Occidente di oggi. E’ una lezione di civiltà umana che come scuola abbiamo il dovere di consegnare alle nuove generazioni”.

“Ogni anno – spiega la docente Michela Cimmino – al Liceo Campanella la giornata della memoria è vissuto mettendo in

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Scuola

Open Day

al Campanella lingue straniere, laboratori d’impresa, alternanza scuola - lavoro 4 diversi indirizzi liceali, l’unico liceo musicale statale della Provincia di Catanzaro, una proposta formativa capace di coniugare l’impronta tradizionale dei licei, con lo studio del latino al Liceo Linguistico e un rilevante peso delle materie letterarie in tutti e quattro gli indirizzi, con materie e competenze che consentono agli studenti, finiti i cinque anni, di scegliere se proseguire con gli studi universitari o inserirsi subito nel mondo del lavoro. Questi alcuni punti centrali dell’ offerta formativa del Liceo Campanella di Lamezia Terme, che venerdì scorso 20 gennaio ha aperto le porte dell’istituto a studenti del terzo anno delle scuole medie e famiglie per presentare le proprie attività in vista delle iscrizioni all’anno scolastico 2017/18. A coordinare l’organizzazione della giornata, il gruppo Orientamento dell’istituto, guidato da Nelly Serra con i docenti Licia Di Salvo, Annamaria Perna, Saverio Molinaro, Michele Fragale. L’Open Day del Liceo Campanella, aperto dai docenti e dagli studenti del Liceo Musicale che hanno accolto in musica le famiglie, è stata caratterizzato da diversi momenti di animazione, con un “mini - expo” allestito dai docenti e dalle esperte madrelingua dell’istituto con la riproduzione dei simboli dei Paesi europei e la degustazione di specialità gastronomiche inglesi, francesi, tedesche e spagnole. Grazie alla collaborazione con l’associazione “Samarcanda” di Manuelita Iacopetta, anche una live performance della pittrice Livia Leoncini mentre gli studenti coordinati dalla docente Michela Cimmino hanno esposto alcuni piatti realizzati nell’ambito

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del progetto di alternanza scuola – lavoro, Keramos, riproduzioni di piatti del IV secolo a.C.Tra le novità dell’offerta formativa del prossimo anno, per quanto riguarda il Liceo Linguistico, la possibilità per tutti gli studenti. anche se non hanno studiato spagnolo alle scuole medie, di scegliere la terza lingua straniera da studiare tra tedesco, francese e spagnolo. Dal terzo anno, gli studenti del Campanella possono conseguire certificazioni linguistiche europee di tutte le lingue, con corsi di preparazione agli esami tenuti dagli stessi docenti di madrelingua che collaborano con l’istituto. Il Liceo Campanella è inoltre ente certificatore del Goethe Institut ed è test center per conto dell’Aica per il conseguimento degli esami Ecdl. Quest’anno usciranno i primi diplomati del Liceo Musicale, da quando è stato istituito nell’a.a. 2011/2012, unico liceo musicale statale della Provincia di Catanzaro. Ampio spazio alle attività di collegamento tra scuola e territorio e tra scuola e mondo del lavoro. Tra i vari progetti messi in atto da diversi anni al Campanella, Keramos, che ha dato l’opportunità agli studenti, seguiti da esperti del settore, di recuperare le antiche tecniche di lavorazione della ceramica realizzando riproduzioni di piatti del IV secolo a.C., creando così, con il contributo degli studenti del Liceo Economico Sociale, un “laboratorio d’impresa”. E ancora la collaborazione con la Biblioteca Comunale, il Museo Diocesano, con le principali realtà culturali cittadine e regionali. “Da ormai 7 anni, subito dopo riforma dei licei, gli studenti che scelgono la nostra scuola possono scegliere tra

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Liceo Linguistico, Liceo delle Scienze Umane, Liceo Economico Sociale e Liceo Musicale. La novità dei nuovi indirizzi liceali offerti dal Campanella, rispetto ai licei tradizionali, è la possibilità per gli studenti di avere, alla fine dei cinque anni, un diploma subito spendibile nel mercato del lavoro: tanti nostri ex studenti, subito dopo il diploma, ad esempio si sono subito inseriti come hostess o stewart nel mondo del turismo e delle compagnie aeree mentre il diploma del Liceo delle Scienze Umane o del Liceo Economico – Sociale offre occasioni nel mondo delle professioni socio – sanitarie e delle aziende. L’offerta formativa variegata e l’equilibrio tra le diverse materie offre alla fine dei cinque anni una preparazione completa per affrontare potenzialmente qualsiasi percorso universitario”, dichiara la docente Licia Di Salvo, del gruppo per l’Orientamento. Dal dirigente Giovanni Martello l’invito a tutti gli studenti “a scegliere con consapevolezza guardando non solo ai prossimi cinque anni, ma a un progetto di vita orientato al futuro, coscienti che la società europea chiede ai giovani un salto di qualità nella formazione, una stretta connessione tra studio in classe e competenze pratiche da spendere subito nel mondo del lavoro. Il nostro istituto, con lo studio di quattro lingue straniere e un’offerta formativa di chiaro respiro europeo, da diversi anni ha fatto propria questa sfida e continuerà a portarla avanti”

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Scuola

Liceo Campanella di Lamezia Terme tra i finalisti del concorso di

Ludolinguistica della Comix

Il Liceo Campanella di Lamezia Terme è tra le tre scuole vincitrici del Comix Games, il quinto concorso nazionale di Ludolinguistica organizzato da Comix in collaborazione con Repubblica Scuola e il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ha coinvolto numerosi istituti scolastici di primo e secondo grado in tutta Italia. Per partecipare al concorso, le classi hanno dovuto produrre cinque lipogrammi di romanzi e poemi di fama internazionale: il lipogramma è un particolare componimento letterario, di cui i primi esempi risalgono al VI secolo a.C., in cui si omettono tutte le parole in cui compare una determinata lettera, vocale e/o consonante. Gli studenti della I e II D del Liceo delle Scienze Umane e della III D del Liceo Linguistico si sono cimentati con 5 capolavori, scelti dagli studenti stesssi, che hanno percorso un arco temporale letterario significativo: dal poema virgiliano dell’Eneide, al Don Chisciotte di Cervantes; dal romanzo di Charles Dickens Oliver Twist al noto Harry Potter di J.K. Rowling a “Il nome della rosa” del compianto Umberto Eco. Le cinque trame, come da regolamento, non hanno superato le 500 parole. Come previsto per tutti le scuole che accedono a questa seconda fase del concorso, a febbraio e marzo Andrea Delmonte, coordinatore editoriale di Comix, terrà nel liceo lametino una lezione/ gara di ludolinguistica

per selezionare la classe che approderà alla finalissima e rappresenterà la scuola al Salone Internazionale del Libro di Torino il 22 maggio. A contributo delle spese di viaggio per la trasferta a Torino in occasione della finalissima, le classi riceveranno un premio in denaro e i biglietti omaggio di ingresso al Salone. Per la docente Licia Di Salvo, che ha curato la partecipazione dell’istituto superiore lametino al concorso, “cimentandosi per la prima volta in questo esperimento, gli studenti si sono divertiti e al tempo stesso hanno appreso le tecniche e l’uso di comporre figure retoriche, perifrasi, contribuendo all’ampliamento lessicale, con la ricerca di sinonimi e contrari, spaziando nel plurilinguismo con inserzioni di locuzioni latine o inglesi, nell’ottica di potenziare il proprio bagaglio lessicale e quella flessibilità comunicativa che è richiesta oggi in tutti i settori professionali”. Soddisfazione dal dirigente Giovanni Martello che ha evidenziato come “giocando con le parole si può stimolare la passione per la nostra amata lingua. L’approccio alla lingua italiana, partendo dalla dimensione del gioco e della socializzazione e dalla competizione positiva con scuole e studenti di tutta Italia, mira a coinvolgere i ragazzi, rendendoli consapevoli della bellezza della loro lingua madre.”

“Ecco il giudicio uman come spesso erra!” Dalla Fantasia di Torquato Tasso alla realtà de nostri giorni , sempre attuale La fantasia, la creatività, l’umanità che si manifesta in tutti i campi attraversando i secoli fin dalla notte dei tempi. Pur nelle brutture della Storia, gli uomini e le donne non hanno mai smesso di cercare e far venire fuori dal loro Io più profondo il senso del fantastico e del meraviglioso presente in ogni essere umano. Quale mirabile esempio è stato, in questo senso, l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto! Il padre della rappresentazione del fantastico e del meraviglioso, dell’utilizzo della fantasia come elemento fondamentale e basilare per costruire armonia ed equilibrio interiore. In lui il senso della leggerezza non è una esposizione narrativa superficiale o visione poco profonda della vita, ma invece

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è uno stile di vita e un modo di pensare all’esistenza stessa come una avventura bellissima e irripetibile. La modernità di Angelica e l’accettazione della realtà da parte di Orlando fanno del Furioso un poema sempre all’avanguardia, innovativo, attuale, specialmente per l’analisi e il racconto dei sentimenti. L’entusiasmo rinascimentale con il suo ottimismo qui è perfettamente palpabile, sembrava dovesse durare secoli, fin quando la cupezza Controriformistica e tridentina non si abbatte sul Tasso e la sua Gerusalemme liberata. Il termine di una favolosa stagione psicologica e letteraria.

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Il Banchetto di Nozze in Carmine Abate Siamo all’Istituto Tecnico Economico “Valentino De Fazio” per l’incontro con Carmine Abate, scrittore di origine arbereshe che presenterà il suo ultimo libro Il Banchetto di Nozze. Scopriamo per pura coincidenza che anche la Dirigente è di origine arbereshe, precisamente di Pallagorio, paese a cui io sono legata come prima esperienza lavorativa nella scuola. Scopro ora con mia sorpresa che anche Robert De Niro è arbereshe. Incontro dunque affettuoso, la Dirigente, anche se aveva più volte detto che sarebbe andata via per un altro impegno, è rimasta fino alla fine ed una alunna, Fera Domenica, grande lettrice di Abate, era seduta beata accanto all’autore. Presenta il libro la professoressa Liliana Piricò. Nella conversazione con Carmine Abate una parola emerge: “La rabbia”. La rabbia costruttiva che deve trovare un canale di comunicazione, sia con la letteratura oppure con altro, la rabbia contro l’ingiustizia e contro un modello lavorativo, allora come oggi, distorto. Anche Abate scrisse per rabbia vedendo il lavoro del suo papà, emigrato in Germania. La rabbia, dice la Dirigente, deve trovare il canale per essere magica vera importante. Dobbiamo dare un senso ai sacrifici dei nostri nonni che lavorarono duramente per permettere ai figli di studiare. Io dai miei appunti leggo uno studio di Karol Karp dell’Università Niccolò Copernico, Torùn, Polonia. Si prende in considerazione tutto il corpus dell’autore nelle tre dimensioni per concentrarsi sulla lingua, l’immagine della Germania e l’immagine dell’Albania Terzo convegno internazionale Studia Romanistica Beliana Letteratura italiana dell’immigrazione, dice Karol Karp. E ricordo che “Carmine Abate è nato a Carfizzi ed è proprio a Carfizzi, che nasce il primo Parco Letterario dedicato a lui, ad uno scrittore vivente. Ci sarà una sede centrale in una vecchia casa signorile, già Centro Sociale. Accoglierà tutte le varie edizioni dei libri di Abate in cui è contenuta la storia del paese, dalla sua fondazione per opera di profughi albanesi, alla fine del Quattrocento, fino ai giorni nostri, passando dalle occupazioni delle terre all’emigrazione. Saranno compresi nel Parco Letterario i luoghi più importanti e simbolici e in ogni luogo sarà presente una targa di metallo con una frase dell’autore che lo riguarda. La prima reazione di Abate, quando ha ricevuto la notizia del Parco Letterario a lui dedicato, è stata di stupore.” Ora invita i ragaz-

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zi ad andare a visitare quei luoghi descritti nei suoi romanzi. Riproponendo un pezzo su Carmine Abate chiudo il mio intervento Vivere per addizione al tempo del Banchetto di nozze. Seguiamo l’epopea di un popolo, nel Ballo tondo e ne La moto di Scanderbeg, ritmata dal tamburello e fisarmonica del gruppo arbëreshe di Anna Stratigò. Voliamo sul mare insieme all’aquila bicefala che portò sui nostri monti calabri gli albanesi in fuga dalla loro terra, la fuga personale di Carmine Abate che insieme al padre, al nonno, continua attraverso mari e continenti, dall’Albania in Italia, e poi in America, in Germania, in Trentino, andata e ritorno mille e mille volte su tornanti da stringi stomaco… Una vita di addizioni, di aggiunte, con sapori, lingua e quartieri da esplorare. Una vita da emigrante. Da migrante con una valigia di cartone, con la laurea in lettere, con ostinazione e conservazione. Abate ha fatto il salto, ha scoperto il cerchio magico che tutto racchiude e racconta l’epopea della famiglia Arcuri, racconta La collina nel vento di Rossarco. Resistere resistere resistere… Col colore oro del pomo trentino, frutto non frutto, liscio e tondo, la sfera che rotola sul piano inclinato di terre e di mari, Carmine Abate assaggia l’indifferenza, il freddo e insieme il rispetto, la dignità di essere un uomo che… dovunque vada sarà per tutti un altro da loro. Per i calabresi è un germanese, per i trentini un calabrese, per i tedeschi altro ancora un abitante la terra di mezzo. Una dieresi, due punti che indicano una separazione nello stesso segno grafico. Chi resta e chi va via Insieme. Andiamo tutti con Tolkien nella terra di mezzo, nel luogo non piatto del vissuto fra individui che articolano suoni e fonemi su chitarre sbilenche e corrose dal tempo. Andiamo tutti a suonare ancora il canto errante del Pastore alla luna perlacea dei tempi che sono. La terra di mezzo esiste- disse Tolkien. Io abito la terra di mezzo- Carmine Abate. E tutti noi abitanti nel mezzo, migranti aiutati dal dono del dire, del raccontare. Fra un mare sporco e un cielo inquinato vogliamo credere che esista un luogo, perché lo creiamo in quell’istante, un luogo di mezzo che ci ospiterà nel continuo vagare. Il nostro quartiere, la casa, la scuola, il paese, la chiesa, un film, una canzone. Metà per metà … una moltiplicazione. Altro che addizione! Un bene immenso da farne divisione… Dopo tanta sottrazione.

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Il parere di Antonio Mallamo: Psicologo, Antropologo Esistenziale

Alle radici dell’ODIO Non solo femminicidi … la cronaca ci propone continuamente episodi di violenza inaudita e delitti efferati che si consumano dentro recinti familiari o relazionali, che dovrebbero essere invece spazi protetti e tranquillizzanti. La coppia diabolica medico-infermiera che eliminava i malati ricoverati nell’Ospedale a cui si affidavano per curarsi, il figlio che convince l’amico del cuore a uccidere i genitori , delitto portato a termine barbaramente a colpi di accetta, la madre che tenta di uccidere a coltellate il figlio 29enne mentre dorme, ed ancora cito , tra tanti, il vivo ricordo dell’uccisione del piccolo Loris da parte della madre Veronica Panarello , e tanti, tanti altri episodi simili che, veicolati dai media, recentemente, ci sgomentano e mettono a dura prova la nostra capacità di comprensione .

rabbia, frustrazione, recriminazione e dolore entro un recinto di convivenza più o meno civile? Per iniziare a farlo penso sia fondamentale attestarsi, per prima cosa, sull’origine dell’ odio , che poi si dirige preminentemente verso le persone care o con cui si è in stretta relazione parentale o sentimentale, e sul perché esso può colpire persone, come ad esempio un figlio, ma anche il partner o la partner , assolutamente incolpevoli. La prima domanda è : violenza e odio sono innati o si sviluppano nel corso della vita ? Si nasce o si diventa violenti ?

Spesso gli autori di queste violenze , non di rado vengono descritti da chi li conosce , come brave persone, perfino miti e , al limite, un po’ depressi. Nei “femminicidi” , invece, spesso hanno già dato prova di un indole violenta. Non è facile districarsi nella comprensione che sarebbe lunga ed articolata, e specifica per ogni caso, ma per iniziare a farlo possiamo distillare un elemento comune che si evidenzia in ogni atto delittuoso apparentemente inspiegabile. E’ evidente che nella distruzione dell’altro , nelle violenze e nei delitti passionali o d’impulso, l’elemento comune è una rabbia incontenibile, lungamente covata o che esplode all’improvviso , a cui possiamo dare il nome di ODIO . Dove nasce l’Odio ? Le cosiddette cause scatenanti , o moventi che siano, che cronisti e inquirenti individuano e cercano di descrivere , non possono mai essere considerate , da sole, soddisfacenti e sufficienti per spiegare l’accaduto. Perché il bambino che piange a dirotto , il padre o la madre che rimproverano il figlio, le liti coniugali o le separazione, o la minaccia di essere lasciati dalla fidanzata e dalla moglie sono eventi così comuni che se si dovesse ricorrere alla eliminazione fisica del ”reo”, la terra sarebbe un cimitero. Cosa accade a quegli individui che vanno oltre qualsiasi di quei limiti che , di norma, sono sufficienti a contenere

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Occorre dire che un quantità infinitesimale di odio, in questo caso lo chiameremo rabbia , o recriminazione, per non spaventarci, esiste in qualsiasi essere umano. Le dosi , ovviamente aumentano notevolmente nei violenti e in modo spropositato in chi si macchia di crimini passionali così atroci. Freud asseriva che l’ Uomo porta con se , nella sua natura, delle pulsioni aggressive , legate anche al suo istinto di sopravvivenza. Oltre al “principio del piacere” che dominerebbe la nostra esistenza , descrisse anche la coesistenza di pulsioni di vita e di morte (Eros e Tanatos) presenti , a suo dire, in ogni essere umano, e descrisse come questa pulsione di morte può agire “Al di là del principio del piacere” (titolo di un suo famoso libro) quando essa si rivolge contro se stessi. Ovvero, pur di realizzare le proprie pulsioni l’uomo è capace di autodistruggersi. Vediamo già come distruzione dell’altro e autodistruzione siano concatenati. Classico è l’esito di tanti femminicidi, in cui l’assassino , dopo il delitto, elimina anche se stesso col suicidi e , in ogni caso, rovina anche la sua vita. La Psicologia umanistica ed esistenziale ha ribaltato questi concetti sulla origine innata degli istinti aggressivi e della violenza, attribuendo, invece, alla persona in fieri un progetto di vita esistenziale proteso alla realizzazione di Sé, dove amore e relazione con se stessi e con l’altro sono i fondamenti di una costruzione creativa e serena di una propria vitale personalità . Non sarebbe pertanto il male ad essere innato, ma, addirittura la ricerca del bene, che caratterizza l’affaccio al mondo di una nuova vita! Questo grazie a un patrimonio spirituale che per i cattolici può essere l’Anima, per l’Antropologia personalistica Esistenziale può prendere il nome di Sé (o IO trascendentale) e che è deputato a guidare l’Uomo nei tortuosi meandri della vita.

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Dove nasce l’ Odio allora? Si è visto e analizzato che le radici dell’Odio si localizzano proprio nella rabbia che scaturisce dal fatto che questo progetto meraviglioso del bambino , questo desiderio di accoglienza, di accudimento, di interscambio sereno , di direzione e di identificazioni con figure genitoriali positive, può essere e spesso lo è, mortificato, deviato, bloccato , a volte violato da vissuti relazionali disastrosi , intercorsi nell’ambito del nucleo che ha il compito di accudirlo e da cui lui, come una spugna è intimamente permeabile. Questi vissuti vanno dalla poca disponibilità , alla conflittualità, all’abbandono , alla disgregazione della coppia genitoriale (quando esiste una coppia), nonché alla manipolazione , discriminazione, e opportunismo con cui può essere trattato. Non stiamo qui ad elencare quante variabili negative si possono verificare nella famiglia, il luogo dove può nascere tutto il bene e tutto il male del mondo, quel che è certo è che il bambino , privo ancora di un Io strutturato, avverte l’interruzione (ricordate il film “Ragazze interrotte”?) , l’impossibilità del progetto di amore e di armonia che la vita gli dovrebbe riservare , in maniera estremamente traumatica e dolorosa, e reagisce a tutto ciò con emozioni penose come può darle una ferita perennemente sanguinante e , insieme, con una grande rabbia. Il bambino, impotente, impara così , per difendersi dalla disintegrazione del suo Io , ad odiare ! L’Odio dà una energia effimera, una illusione di potenza utile a contrastare una totale e disintegrante sensazione di impotenza.

Nell’episodio dei morti in corsia dell’Ospedale di Saronno, vediamo come i due amanti diabolici mettano in pratica proprio quel delirio di onnipotenza che è costituito dalla fantasia di potere dare la morte, che tanti rimuginano, ma , per fortuna , pochi realizzano. Parimenti, nel femminicidio, l’uomo che sta per essere lasciato, rivive la disintegrazione provata nell’infanzia e in qualche modo rimossa. Questo odio antico può essere gestito con varie modalità nel corso dello sviluppo evolutivo : può essere esplicito o, con varie gradazioni, “rimosso”, sotterrato nell’inconscio, per cui si può avere di fronte una persona apparentemente mite o “buona”, ma con una grande carica di rabbia sotto la cenere, pronta ad esplodere quando le difese , poste ad argine , cedono. L’altra conseguenza è che l’individuo odia, in modo palese o rimosso, non solo gli altri , ma anche se stesso, proprio perché sente di non corrispondere più al progetto di vita per cui era nato, e per questo sente di dover

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essere punito: è la causa primaria dei sensi di colpa. L’odio per l’altro e l’odio per se stesso sono due facce della stessa medaglia. L’ Odio , nel momento in cui viene rimosso, può portare a gravi forme di depressione . Quante volte sentiamo a seguito di delitti efferati che l’autore era in cura per depressione! Episodio emblematico quello del pilota della Berlin Air che diresse l’aereo che pilotava verso una montagna, schiantandosi con tutto il carico umano che trasportava. Pure lui in cura per una forte depressione , che è una diga che può rovinosamente cedere. Sto ovviamente citando casi limite, di valenza fuori di quella ordinaria. L’altra domanda che verrà spontanea a chi legge credo sia questa : se la rabbia si è generata in un ambito familiare , quindi diretta verso le figure di riferimento , perché, oltre a rari matricidi o parricidi, quest’odio va a colpire in età adulta essenzialmente persone che non sono i genitori ? per comprendere il meccanismo psichico che determina violenze o delitti di questo tipo, debbo far cenno all’ esistenza in ogni persona di quel meccanismo psichico, benefico nel positivo, e perverso, nel negativo, che Freud chiamò transfert, ovvero il trasferimento di sentimenti , dalle figure primarie (genitori o chi ne fa le veci) che li hanno determinati a figure che, poi, nel corso della vita , assumano un ruolo di “significanti” . Per essere chiari e diretti, brevemente, si può affermare che , per il maschio, la fidanzata , la moglie o l’amata , è in buona parte la significante della madre , mentre per la donna ,viceversa, le figure maschili con cui si relazionerà da adulta possono assumere la significanza del padre. Ne consegue che se la relazione originaria con i genitori è stata buona , anche quella con i partner lo sarà e , viceversa , se si è covata rabbia e odio , questi sentimenti potranno essere riversati sul partner anche quando esso è incolpevole. Anche i figli , per un adulto immaturo e arrabbiato , possono, in minima o buona parte, assumere un ruolo di significanti. Gli adulti disturbati possono riversare sui figli , a secondo del sesso, quelle ostilità maturate verso i propri genitori.

Quanto ho scritto in questo articolo è solo una introduzione molto approssimativa e incompleta all’approccio al problema della violenza . Ragioni di spazio , ma anche di competenza non permettono di esplicare una problematica così vasta e pervasa da mille sfaccettature. Manca anche la parte in cui si esamini la cura, ovvero di come uscire dall’odio. Magari lo tratterò prossimamente. Intanto spero di non aver ingenerato confusione e ambiguità , e invito chi desidera qualche chiarimento di scrivere in privato alla mia mail. antonio.mallamo@tiscali.it

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Sanità

IPOCONDRIA paura delle malattie

Capita spesso di essere preoccupati riguardo al proprio stato di salute, ma quando il pensiero è costante ed è basato sull’errata interpretazioni di sintomi o segni fisici, si è di fronte ad una patologia detta “ipocondria”. I sintomi dell’ipocondria sono riconducibili a preoccupazioni nei confronti di: funzioni corporee (per es. il battito cardiaco, la traspirazione o la peristalsi); alterazioni fisiche di lieve entità (per es. una piccola ferita o un occasionale raffreddore); oppure sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”). Sono piccoli indizi che portano a sottoporsi a diverse indagini cliniche per avere conferma che tutto sia sotto controllo. Ed è proprio questo ultimo che caratterizza la personalità dell’ipocondriaco, cioè l’ipercontrollo, ad ogni effetto debba necessariamente esserci una causa. I soggetti con l’ipocondria possono allarmarsi se leggono o sentono parlare di una malattia, se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato, o a causa di osservazioni, sensazioni, o eventi che riguardano il loro corpo. Per chi soffre di ipocondria, la paura delle malattie spesso diviene per il soggetto un elemento centrale della immagine di sé, un argomento abituale di conversazione, e un modo di rispondere agli stress della vita. Gli ipocondriaci sono alla continua ricerca di essere tranquillizzati, ma poi stanno comunque sempre peggio, perché tutto ciò ha breve durata fino al prossimo sintomo. Pensano di ammalarsi e di stare male, ad ogni dubbio segue la ricerca della sintomatologia su internet entrando in un vortice, pensano che facendo prevenzione riescano a placare le ansie e le paure, dunque ogni volta si sottopongono a controlli clinici a volte anche invasivi. Queste esperienze spesso hanno il potere di disconfermare la credenza che la propria salute sia a rischio. Altre volte, però, si verifica il contrario, ovvero l’esperienza viene interpretata in maniera coerente e compatibile con la credenza. Ad esempio, il soggetto può ritenere che solo perché una sensazione corporea spiacevole, da terrorizzante si sia trasformata in innocua, questo non preclude la possibilità che a un certo punto nel futuro quella stessa sensazione spiacevole non possa essere dovuta realmente all’esistenza di una grave malattia (“Stavolta sono stato fortunato. La prossima volta potrebbe essere una cosa seria!”). L’ipocondriaco è anche chiamato il “malato immaginario” e di solito si rivolge al medico chiedendo test approfonditi con una frequenza altissima. Diverse sono le cause che possono portare a questa sindrome, che è tipicamente e nella maggior parte dei casi una forma nevrotica. In alcuni casi però le manifestazioni di ipocondria sono così gravi che possono

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essere classificate come disturbi psichici, vere e proprie malattie psicosomatiche. A volte l’ansia e la depressione possono essere alla base di questo disturbo come ad esempio lo sono traumi psichici e bisogno narcisistico irrisolto. L’ipocondriaco ha un bisogno continuo di conferme e cerca di attirare costantemente l’attenzione su di se attraverso la manifestazione di possibili malattie.

La cura di questa sindrome passa attraverso una presa di coscienza: l’ipocondriaco infatti non è quasi mai convinto che la ragione dei propri “malanni” sia solo psicologica. Bisogna prima di tutto accettare che la paura delle malattie è un bisogno mascherato di essere amati e accettati e allo stesso tempo è un alibi per non affrontare la vita. Per stare meglio è necessario smettere di concentrare l’attenzione solo sul proprio corpo e focalizzare invece in modo chiaro quali sono i propri bisogni; cercando inseguito di spostare l’attenzione da se stessi alla realtà esterna: impegnarsi in un’attività che appassiona e che distragga da se stessi è una delle terapie migliori per guarire. Dott.ssa Maria Mirabelli, psicologa clinica e forense; info: 339.5919310, mariamirabelli@libero.it

Lily Marlene

Tutte le sere sotto quel fanal... Stretta al cuore come saetta i ricordi. Fumo, fuoco, morte. Una voce rimbomba nel cielo: -papà, torna! Il cieloè pieno di strani uccelli nell’aria le note di LIly Marlene, Il cielo s’oscura le madri chiamano i figli paura. Gli uccelli hanno recato la morte ora la tua anima vaga nelle acque del Mare Nostrum. Stasera la sento adagiarsi sul mio cuore. Sei tornato stasera padre sei tornato con Lily Marlene.

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Ines Pugliese Lamezia e non solo


Sport

LA LEGIONE STRANIERA del calcio italiano

Questo calcio, pieno di contraddizioni, abbandonato dal pubblico, che affonda nei debiti, che alimenta, suo malgrado, la più ottusa violenza e che d’incanto ritrova gente, riaccendo lo spettacolo e dimentica i coltelli e le botte… E tutto questo grazie anche a un mito: lo straniero. No, grazie tante, tutto questo non mi basta: ci si dimentica che non esistono strutture, si nega una professionalità mare in Italy, mentre i mari sono altrove, ci sono pochi dirigenti preparati ed abbondano invece gli sponsor, latitano i giornalisti seri e coscienziosi… Il giocatore E visto come un robot, in un’ottica mercantilistica, che umilia la tua professionalità, anche se è vero che essa “Deve” forse venir meno, almeno un poco, per fare spazio al collettivo. E, soprattutto si guardano straniero come ad un punto di riferimento, ad un passaggio obbligato per dar fiato ed ossigeno alla squadra in campo e sugli spalti, ad un fiore all’occhiello che gratifica il club che ha potuto acquistarlo e che penalizza la squadra che non ha potuto permetterselo… E qui dovremmo interrogarci tutti: come è possibile

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giudicare il loro contributo al di fuori del rettangolo verde? Un contributo non solo come giocatori ma come uomini, come esempi di vita per i compagni di squadra e per i tifosi che li seguono tutte le domeniche soffrendo ed esaltandosi, né più nè meno come in campo. Vogliamo dunque risolvere le questioni “in casa”, oppure chiedere aiuto all’esterno, aprendo o tenendo sprangate le frontiere? Sì, se veramente scopriamo uomini-giocatori il grado di dare lezioni di professionalità. No, certo se l’esterofilia (o avrei dovuto dire esteromania?) è un passaggio obbligato. No, la scelta è difficile, se ci si deve affidare la sorte, o ai quattrini, anche perché abbiamo i giovani da aiutare nel processo di maturazione e dobbiamo salvaguardare quelle grandi palestre di vita e di sport che si chiamano vivai, da cio impariamo a rispettare l’avversario, a conoscere la realtà, a scoprire la vita di comunità.

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suggerimenti di bellezza

Come personalizzare

iltruccogiusto - terzaparte La terra e/o il fard: riesce a scaldare il tono del viso e ad esaltare gli zigomi: si applica facilmente, con i movimenti leggeri di un maxi pennello. L’ombretto: il segreto sta nel riuscire ad aumentare la profondità dello sguardo, giocando con il chiaro e lo scuro: il chiaro sono quei colori simili alla propria pelle: beige chiaro, rosato o leggermente aranciato. Stendendo l’ombretto sulla palpebra con i polpastrelli si ottiene un trucco da giorno molto naturale, mentre la sera si può scurire la stessa zona con un ombretto medio-scuro. Per avere uno sguardo più luminoso si può applicare un tocco di ombretto chiaro appena sotto l’arcata sopraccigliare, messo sopra un fondo di ombretto scuro. Per quanto riguarda la scelta di colori: quelli che stanno bene a tutte sono i marroni, i grigi, i blu ed i prugna: ma ogni tipo di donna ha colori ispirati alla natura che esaltano al meglio i propri occhi. Vediamo quali: la donna AUTUNNO o PRIMAVERA - avendo la pelle dorata (naturale o abbronzata) ed occhi verdi o nocciola - potrà scegliere i colori del bosco autunnale ovvero: bronzo, arancio, oro, terra, verde. Se, invece, la pelle è rosata, i colori giusti sono quelli del bosco in primavera come: il giallo il rosa chiaro od il verde muschio. Gli occhi azzurri/grigi della donna ESTATE vengono esaltati dai colori del mare e del cielo: i grigi, i blu, i neri ed i rosa fino al fucsia vanno benissimo. La donna INVERNO - con gli occhi neri o comunque scuri - esalterà il suo sguardo con tonalità forti e contrastanti come il viola, il grigio, il nero ed il blu. La matita: è consigliabile usarla dopo l’ombretto, per mantenere definito l’effetto che produce vicino all’iride: piccolo segreto per uno sguardo sexy: scurite l’angolo esterno dell’occhio passando la matita sulla rima cigliare superiore, poi sfumate il tratto delicatamente con l’apposita spugnetta o con un po’ di ombretto scuro. Le sopracciglia: non vanno trascurate, perché incorniciano gli occhi: devono avere forma e densità giuste. Vanno bene per quasi tutte le donne quelle ad ala di gabbiano, mentre vanno evitate le linee troppo spigolose per chi ha i tratti del volto decisi. Queste sopracciglia dalle forme un po’ “dure” vanno bene, invece, sui visi tondi che vengono coì un po’ affinati. Il mascara: serve per dare brillantezza allo sguardo: nessuna fretta nell’applicarlo, quindi, ma cura attenta per raggiungere ogni singola ciglia: così facendo l’occhio sembrerà più grande e profondo. Il mascara nero è praticamente universale, stando bene più o meno a tutte: meglio non scegliere tinte troppo appariscenti. I colori del mascara: bene il blu notte ed il grigio per la donna INVERNO o ESTATE; per la donna AUTUNNO o PRIMAVERA si consiglia, invece, il marrone, tono caldo ed in linea con i colori della persona. Da ultimo una regola importantissima: gli occhi si truccano solo nella parte superiore e rarissimamente può farlo nella parte inferiore, area in cui mascara e matita sbavano più facilmente e, specie di sera, possono accentuare uno sguardo stanco. La cura delle labbra: fondamentale è l’idratazione delle labbra zone tra le più delicate del viso e che risente - immediatamente - degli sbalzi termici e dagli agenti atmosferici avversi. Prima del rossetto, quindi, è bene applicare sempre un prodotto emolliente, che può renderle così belle da consentire di truccarle solo con il lucidalabbra. La matita serve a definirne il contorno ed è meglio sceglierla in colori naturali, per correggere delicatamente eventuali asimmetrie.

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Tratti ben definiti di matita danno più carattere ad un viso tondo, mentre i volti spigolosi possono essere addolciti con un tratto morbido di matita sul contorno labbra: la matita, inoltre, riesce a prolungare la durata dei rossetti. Infine il rossetto: quello rosso non è troppo appariscente n generale: sfatiamo il mito che il rossetto rosso è volgare o eccessivo. Diventa inappropriato solo se si sbaglia tonalità: la donna INVERNO sta bene con un rosso scuro, velato di fucsia e blu; la donna PRIMAVERA ESTATE sta bene con il rossetto color geranio o cremisi, mentre il rosso/arancio o mattone è consigliabile per la donna AUTUNNO. Oltre al rosso, però, ci sono anche altre tonalità da utilizzare in armonia con il colore dei propri occhi, capelli e pelle. Il rossetto rosa (dai colori più chiari al ciclamino intenso) va bene per la bellezza della donna INVERNO, che ha la pelle chiara e olivastra ed i capelli scuri: in queste donne, il rossetto arancio si può usare solo se abbronzate. Bene i rossetti bronzo, arancio o cognac per la donna AUTUNNO, caratterizzata da capelli ramati e pelle dorata; rosa chiarissimo - o confetto - conferiscono un fascino particolare alla luce lunare della donna ESTATE; mentre la donna PRIMAVERA - con capelli chiari ed epidermide dorata - può utilizzare tutti i rossetti beige caldi e quelli salmone o arancio. Attenzione: va anche posta nella texture del rossetto: il tipo opaco (matt) è per donne più sofisticate e mature, mentre il rossetto lucido, perlato e brillante, è meglio lasciarlo alle giovani con labbra “perfette”. Vi do’, inoltre, due piccoli suggerimenti: il primo: per fare durare il rossetto - perfettamente - per ore, bisogna stenderne un primo strato, poi sdoppiare una velina ed appoggiare solo un velo sulle labbra: questo punto, spolverarle con poca cipria, usando il pennellone, togliere il velo e passare di nuovo il rossetto; il secondo: per poter usare i rossetti scurissimi e sorridere senza paura di mostrare denti macchiati si può passare pochissima vasellina sui denti prima di truccarsi. Il fard da abbinare a rossetti rosa sarà da scegliere nelle tonalità rosate, così come andrà bene un fard arancio con i rossetti dello stesso colore. Il pennello va passato delicatamente sulla parte inferiore dello zigomo fino alla sommità della guancia appunto per esaltarlo: sono consigliati gesti verticali a chi ha un viso tondo e gesti orizzontali per addolcire l’aspetto a chi ha un viso dai tratti allungati: in generale è meglio usare il fard in polvere, lasciando quelli cremosi alla stagione estiva.

Editore: Grafichè di A. Perri

Lamezia e non solo


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