lameziaenonsolo dicembre2020/gennaio2021

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lameziaenonsolo ricorda:

Giovanni Cimbalo di Licia Di Salvo

“Il bambino sulle spalle del gigante vede più lontano del gigante” Giovanni Cimbalo - Direttore didattico La città di Lamezia Terme ha recentemente perso un uomo che ha dedicato la sua esistenza alla pedagogia dell’ascolto e alla valorizzazione del territorio attraverso la missione del didatta prima e del dirigente poi. Una vita accresciuta dalla passione per lo studio che non lo ha mai abbandonato, una cultura che spesso elargiva a piene mani, non per esibizionismo, ma per contestualizzare il presente con gli antichi filosofi e letterati di cui si era nutrito e continuava ad alimentarsi. Il Direttore Giovanni Cimbalo si è spento all’età di 88 anni, il 22 ottobre 2020, lasciando un vuoto incolmabile nella famiglia cui si è dedicato senza sosta per tutta la vita, nella moglie Silvana, nei quattro figli, nei nipoti e in tutti quelli che lo hanno conosciuto in ambito lavorativo e occasionale. Dal 1966, il Direttore Cimbalo ha creato e diretto il 6° circolo di Lamezia Terme, un ambito scolasti-

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co che comprendeva circa 1200 alunni e che si estendeva da Scinà, a Capizzaglie, inglobando anche Sant’Eufemia e San Pietro Lametino. Sotto la sua direzione, ha visto fiorire giovani menti, talenti cinematografici, professionisti di vari settori, oltre ad aver curato in modo impeccabile il suo corpo docente e il personale amministrativo che ancora ne ricordano l’umanità e la professionalità. A volte la competenza non sempre si accompagna alla relazionalità, ma il Direttore Cimbalo affabulava, con la sua eloquenza elegante e accattivante, riusciva a incantare l’uditorio e ad infiammare gli animi di tutte le età. Il suo studio è uno scrigno di ricordi e di successi scolastici. Sembra di entrare in una stanza rimasta intatta nel tempo, ordinata negli scaffali carichi di libri catalogati per soggetto,

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faldoni che custodiscono i progetti realizzati e album fotografici delle attività organizzate nella città con i premi nazionali ottenuti dagli amati allievi. Memorabili sono stati gli eventi nati sotto la sua direzione che meritano di essere menzionati perché innovativi e finalizzati alla valorizzazione del territorio e dei suoi talenti. Il coinvolgimento, in primis di tutti gli alunni, per favorire l’inclusione, le proposte pedagogiche fondate sul teatro educativo, sulla musica, sulle arti figurative sono solo una parte della progettualità messa in atto nel 6° circolo, eventi che hanno portato Lamezia oltre regione con la vittoria a concorsi nazionali ed esperienze arricchenti sotto il profilo della legalità, della scienza e del sapere omnicomprensivo. Hanno accolto il suo invito, negli anni, esperti del settore, noti docenti universitari della Facoltà di Scienze dell’Educazione, del Dipartimento di Fisica, il Rettore dell’Unical, per offrire continui aggiornamenti sugli sviluppi tecnologici e socio-economici in tempo reale. Il ludico non è stato mai disgiunto dalla conoscenza e l’orchestrazione mai scontata nei suoi elementi complessi e solenni. Basti ricordare l’evento delle “miniolimpiadi”, con

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tutti gli alunni delle materne e elementari, la realizzazione dello spettacolo delle majorettes, grandioso e scenografico, la cui esibizione fu richiesta da diverse scuole ed enti in cerimonie istituzionali. Ma di grande rilievo, il progetto ambizioso sulla nascita del sistema pedagogico dei Moduli (legge 148/90) divenuto spettacolo originalissimo: “Sono nata oggi”, che lo hanno visto autore di una visione nuova e vincente del “bambino che, sulle spalle del gigante, vede più lontano del gigante”. La rappresentazione ottenne un successo strepitoso, sia a livello regionale che nazionale con l’assegnazione del primo premio a Crotone e a Senigallia, oltre alla grande affermazione nella rassegna “Ragazzi in gamba” a Lamezia e a Chiusi. Numerose le iniziative e tutte riuscite per la ricaduta sociale e didattica, all’interno di un comprensorio, quello del 6° circolo che abbracciava una periferia allora in cerca di dignità e di rispetto, di risposte solerti ed eque. Dal suo circolo non possiamo non menzionare il talento cinematografico di Mario Vitale, attore in erba dello spettacolo “Sono nata oggi” e ora regista più che esordiente, stella nascente del cinema. Gradita la sua testimonianza nei confronti del Direttore Cimbalo: “Bambini, in piedi! Entra il Direttore”. Queste di solito erano le parole che precedevano il suo arrivo in classe. Il Direttore. Nell’immaginario comune di noi bambini delle elementari il Direttore doveva essere una figura autoritaria, una figura al di sopra delle

maestre, una figura da temere. Il Direttore Cimbalo invece sfatava questo mito e ci insegnava sin da subito la differenza tra l’essere un leader ed essere un capo. Entrava in classe con il sorriso, con quei suoi modi gentili e ci parlava come se fossimo persone adulte. Nella sua voce profonda, affabile e rassicurante non c’erano rimproveri o raccomandazioni, ma sempre consigli ed esortazioni a fare bene. Sapeva bene che la Scuola, per funzionare, per fare breccia nel cuore di un bambino, non doveva essere solo ordine e disciplina, ma soprattutto ascolto, inclusione e partecipazione. Non dimenticherò gli anni bellissimi della mia scuola elementare, anni che mi hanno fatto conoscere la strada che ancora oggi sto seguendo, grazie a figure come quella del Direttore Cimbalo e a maestre che potremmo definire illuminate. Figure sempre più rare ormai, figure che hanno interpretato il loro ruolo sociale e culturale come una ragione di vita, una missione da portare a termine, quella di educare.”. Attento alla scrittura creativa, il Direttore ha realizzato il

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primo giornalino d’istituto, redatto e corredato di testi, di poesie, di articoli, di disegni frutto del lavoro dagli studenti, operosi e fantasiosi, mai stanchi e sempre soddisfatti del prodotto finale, orgoglio del territorio e immagine di una città degna di essere conosciuta, la Calabria positiva. Molteplici le collaborazioni con le associazioni cittadine, gli interventi convegnistici, ma ancora più significativa la scelta di rimanere a Lamezia rinunciando al ruolo d’ispettore scolastico, a seguito di concorso ordinario vinto, ma declinato per dedicare attenzione e amore alla famiglia e ai suoi studenti. Lo hanno ricordato i nipoti nel giorno delle esequie, una lettera accorata, commovente che ha ripercorso il suo ruolo di nonno amorevole e presente, di guida oltremodo affettuosa “[…] perché riuscivi sempre a raccontare con ironia le tue esperienze cariche di forza e cultura, le tue imprese scolastiche volte sempre a costruire i ragazzi del domani, e noi grazie a te abbiamo imparato a guardare oltre l’orizzonte...” Un messaggio esemplare quello che ha lasciato ai suoi figli, educandoli al lavoro e alla correttezza, come quando, riconoscendo la grafia di un candidato, si allontanò dalla correzione del compito di un concorso per non influenzare la Commissione. Rettitudine, passione, innovazione, visione e missione, è stato un instancabile narratore di storie di vita. “Totius libertatis radix est ratione constituta” affermava spesso, esortando alla libertà frutto non solo della volontà, ma soprattutto della ragione, quell’intelligenza straordinaria che vigila sulla volontà. Dirigere presuppone conoscere gli ingranaggi della macchina meravigliosa che si chiama scuola, i cui elementi sono vivi e prestanti, in continua evoluzione ma bisognosi di conLamezia e non solo

tinua manutenzione. La macchina delle meraviglie, dello stupore della conoscenza, della notizia mai banale, dell’informazione solida e ben costruita. Pieni di riconoscenza sono le maestre tutte che lo hanno seguito nel dinamismo operativo, vulcanico e incandescente, sono gli studenti che veri protagonisti della scena hanno costruito i primi passi di un futuro sano e proiettato sul domani e tutto il personale verso il quale Giovanni Cimbalo non ha mai lesinato parole di approvazione e rinforzi per la collaborazione profusa. Il nostro ricordo rappresenta il saluto più affettuoso e un ringraziamento sentito per quanto Giovanni Cimbalo ha donato con il suo servizio illustre e inesauribile alla città di Lamezia Terme.

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Sport

AMARCORD

Difensore-goleador della Vigor Lamezia nel 2005 segnò 7 gol, un record ROGAZZO: “QUELLA CHE VOLTA CHE MARCAI MARADONA… E NON SI RIALZAVA DOPO UN CONTRASTO” “Sogno? Allenare la Vigor, magari con Nacho Castillo primo ed io vice”

di Rinaldo Critelli

Boccolini. E già i due anni prima le Vigor erano forti ma arrivarono seconde”. Non parliamo dello strappo di Castrovillari… “Fu gestita male, non andava mandato via il mister, venivamo da tre vittorie di fila e lì pareggiammo col Corigliano. Io presi una traversa su punizione. C’era pure Foti in tribuna. All’inizio la scelta fu di prendere chi aveva fatto più promozioni, ovvero Boccolini, poi se si doveva cambiare ovviamente Donnarumma avrebbe scelto un allenatore che conosceva”. Un flash di quella stagione, positivo e negativo? “Di bello che ogni domenica il D’Ippolito era pieno, ed era bello rappresentare il tifoso lametino. In negativo il secondo posto, ma negli scontri diretti (4 punti) dimostrammo di essere più forti”.

Sessantuno presenze e 8 gol con la Vigor Lamezia per Antonio Rogazzo, oggi 47enne, all’arrivo a Lamezia 30enne. Fama di duro in campo, è stato tra i senatori dal grande carisma. Arrivò nell’estate del 2003 ma, ci confida, il ‘matrimonio aveva da farsi’ l’anno prima. Problematiche personali lo costrinsero ad accasarsi al Savoia. “L’anno dopo – racconta - fui io a chiamare il dg Donnarumma che esordì: ‘Hai nostalgia di Lamezia?’. Col benestare di mister Boccolini, che portava Ancora, in due minuti trovammo l’accordo”. Da 5 anni fa parte dello staff tecnico di Fabio Cannavaro al Guangzhou in Cina, dopo le esperienze con Casarano e Arzanese.

Un compagno a cui sei rimasto legato? “Alessandrì, Ancora, con Nacho Castillo ci sentiamo spesso. Ricordo tutti con affetto tanto da aver creato un gruppo su whatsapp”. Prima eri stato nelle ‘calde’ Cava e Torre Annunziata. Lamezia che impressione ti fece? “Idem, tutte piazze molto calorose. A Cava i bimbi

Antonio, che duello in D col Rende nel 2004. Quando capiste che non lo avreste superato? “Purtroppo nel calcio 2+2 non fa sempre 4. Ogni squadra giocava la gara della vita contro di noi, specie in Sicilia, senza sminuire il Rende. La Vigor era forte e spese tanto ma c’erano problemi: non era facile accontentare tutti anche se meritavano di giocare. Fu difficile gestire il tutto anche per un allenatore esperto come pag. 6

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uscivano da scuola con la sciarpa e lo zaino della Cavese. Significa attaccamento alla squadra e fidelizzazione”. Per te ancora meglio l’anno dopo, con Galluzzo in panca, ben 7 gol in 27 presenze. “Segnai tre rigori e quattro gol su angoli. Ne sbagliai anche 5-6. Mi trovavo sempre al posto giusto nel momento giusto come i grandi bomber. In carriera segnai all’esordio in C1 ad Ischia. Io napoletano iniziai la carriera a Pistoia, il cui allenatore mi scelse vedendomi ad un ‘Viareggio’ con la Primavera del Napoli. Anche se Pasquale Casale voleva portarmi ad Ischia. All’inizio andò bene ma poi sentii troppo la lontananza, allora 18enne”. Sempre quell’anno coppia di gran livello con Altomare al centro della difesa. “Con Luca, più grande di un anno, ottimo feeling: facemmo le giovanili a Napoli. Mi ha aiutato molto perché avevo problemi al ginocchio sinistro. Lo ruppi a 22 anni nell’Albanova, prima persi la finale play off-C1 col Giulianova. Ho fatto tre operazioni: peccato perchè Bologna e Lecce in B mi seguivano. Ripresi allenandomi con la Primavera della Salernitana e lì conobbi mister Provenza. Poi in prestito a Giugliano ed all’ultima giornata mi ruppi l’altro ginocchio: altri 7 mesi fermo. Poi Sant’Anastasia, Cavese, Nardò, Savoia, Vigor, Paganese, Brindisi e Rende”. C’è una gara che ricordi in particolare? “Derby in trasferta con la Vibonese, una ‘guerra’. Ed i play off con la Vigor, vinti in scioltezza, anche se all’andata a Modica mi procurai una distorsione al ginocchio. Boccolini mi disse di non allenarmi e recuperai per il ritorno. Ma quell’infortunio mi condizionò nel futuro. Con Boccolini ho sempre avuto un rapporto schietto, lui solo col comportamento mi faceva capire che apprezzava”. L’allenatore a cui ti ispiri? “Pensabene. Quando smetti pensi di poter allenare, lui

mi fece capire che quello è un altro mestiere”. Ritornerai in Cina? “Sì a gennaio. Lì alleno la seconda squadra in C. Mi piacerebbe allenare in Italia, il massimo sul piano tattico”. Dulcis in fundo, raccontaci dell’incontro ‘ravvicinato’ col grande Maradona, non quello in foto tu allora 13enne… “Con la Primavera del Napoli affrontavamo la prima squadra un giovedì al Centro Paradiso: io lo marcavo e mentre gli arriva il pallone gli allungo da dietro il piede tra le gambe e col ginocchio gli tocco il polpaccio. Lui cade a terra. Mi avvicino dicendogli, con le lacrime agli occhi: ‘Diego scusami’. Lui immobile a terra. Poi si gira e mi fa: ‘Non ti preoccupare, sono stanco, vado dentro’. Tirai un sospiro di sollievo – sorride Rogazzo -, che dire? un grande al di là dei problemi con la droga. Ha sempre sposato la causa dei deboli contro i forti, con i fatti l’ha dimostrato”. Il tuo sogno? “Allenare la Vigor, magari con Nacho, ma in quel caso io farei il secondo”. Ad majora… * pubblicate Castillo, Galetti, Sinopoli, Gigliotti, Scardamaglia, Sestito, Forte, Lucchino. continua…

NUOVO PUNTO DI RITIRO

PRESSO

Bar il Miraggio Luca Fragale - Via A. Volta, 22 - cell. 339 6953497 - Lamezia Terme Lamezia e non solo

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pandemia

Soccorrere il prossimo in solitudine è una “ragione di necessità”? Quando, come si suol dire, “la pezza è peggiore del buco”. E’ quello che vediamo plasticamente tra le Faq, le risposte alle domande più frequenti, con cui siamo drammaticamente entrati in confidenza, quasi quotidiana, nell’ultimo anno. “Posso andare dai nonni, posso andare a fare la spesa, posso andare a correre…”. Domandine semplici per capire cosa possiamo e cosa non possiamo fare, una delle tante pilloline apparentemente indolori che hanno stravolto nostra vita e la nostra quotidianità negli ultimi dodici mesi. Periodo delle festività. A inizio dicembre il governo vara un nuovo decreto con le misure per limitare gli spostamenti della popolazione nel cuore delle festività natalizie. All’indomani del via libera al nuovo provvedimento, la domenica precedente il Santo Natale, mi imbatto nelle Faq aggiornate “fresche fresche” alla luce delle ultime disposizioni governative. La lingua batte dove il dente il duole e gli occhi cadono inevitabilmente laddove le misure anticontagio si scontrano maggiormente, quasi ferocemente direi, con l’umanità che dovrebbe contraddistinguerci. Domenica 19 dicembre, tra le Faq sul sito del governo, si legge: “Posso andare a trovare un parente che, pur essendo autosufficiente, vive da solo per alleviare la sua solitudine durante le feste, in deroga alle limitazioni di spostamento previste dal Dpcm?”. Risposta: “No, di norma, lo stato di necessità si configura solo rispetto a persone non autosufficienti che, perciò, hanno bisogno di essere

Faq 19 dicembre

Faq 3 gennaio pag. 8

di Salvatore D’Elia

continuativamente assistite. In generale, dunque, non integra una situazione di necessità quella di alleviare la solitudine di persone sole, ma autosufficienti”. Basterebbe leggere la seconda parte della risposta, “non integra una situazione di necessità quella di alleviare la solitudine di persone sole, ma autosufficienti” per non aver bisogno di ulteriori commenti o interpretazioni. Nei fatti la normativa consentiva di andare a trovare un parente da solo a casa nei giorni delle feste: il dpcm prevedeva la possibilità, nei giorni “rossi”, di spostarsi, una sola volta al giorno, per fare visita a parenti o amici, anche verso altri Comuni, nel limite massimo di due persone. Ma non siamo su un blog o su un profilo facebook dove scriviamo quel che ci passa per la mente in un determinato momento: ci troviamo sul sito istituzionale del governo. Dove le parole hanno un peso eccezionale, i messaggi che si trasmettono incidono sulla vita delle persone. E il messaggio è drammaticamente chiaro. O almeno lo è stato per alcuni giorni: la solitudine non rappresenta una situazione di necessità, tale da aver bisogno di supporto e aiuto. E’ come istituzionalizzare quel processo di disumanizzazione a cui la pandemia ci ha costretti nell’ultimo anno: isolati, distanziati gli uni dagli altri, con quella anomala e disumanizzante percezione che ci fa vedere nell’altro un potenziale veicolo di contagio. Non sapremo mai chi avrà commesso quella “gaffe” sul sito governativo ma, inconsapevolmente, ci ha posti di fronte a una domanda: la solitudine è una situazione di necessità? Il bisogno di soccorrere chi è solo è una ragione “umanamente” valida come lo è andare a lavorare o andare a fare acquisti? Il nostro amico Salvatore Chirumbolo, ricercatore biochimico all’Università di Verona, ce lo ripete in ogni occasione: siamo uomini, non topi di laboratorio. Qualche segnalazione è giunta nel weekend prenatalizio a Palazzo Chigi, che è corso ai ripari sostituendo la Faq nel seguente modo. “Posso andare a trovare un parente che, pur essendo autosufficiente, vive da solo, per alleviare la sua solitudine durante le feste?”. Risposta: “Fino al 23 dicembre, tale spostamento è consentito esclusivamente restando all’interno della propria Regione, dalle ore 5 alle ore 22. Dal 24 dicembre al 6 gennaio sarà possibile, una sola volta al giorno, spostarsi per fare visita a parenti o amici, solo all’interno della stessa Regione, dalle 5 alle 22 e nel limite massimo di due persone.” Chiunque vada in questo momento sul sito del governo, troverà questa seconda formulazione. Si sono ravveduti, almeno nella forma, A Natale una seconda possibilità si deve concedere a tutti. Ma, più che la forma o le espressioni più o meno accorte, ciò che dovrebbe starci a cuore, rispetto al quale dovremmo drizzare le antenne e finirla dopo quasi un anno di dare tutto per scontato, è una questione ben più importante. E’ possibile “istituzionalizzare”, fare diventare normalità, l’isolamento, la solitudine, l’atomizzazione delle persone? Il 2021 ci darà delle risposte

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ARTURO PERUGINI E LA NASCITA DI LAMEZIA TERME Il nuovo libro di Vincenzo Villella di Antonio Perri Il prof. Giuseppe Sestito, collaboratore della nostra rivista, in un suo articolo pubblicato sul numero di aprile 2017, dedicato al 50^ di Lamezia Terme, lamentava che in occasione di quelle celebrazioni non si fosse messa in luce la vera storia di quegli anni e il ruolo avuto per l’unificazione dalle associazioni cittadine e dalle eminenti figure di don Saverio Gatti e dei vescovi mons. Moietta e mons. Renato Luisi. Lamentava anche che si era “tentato di far passare, reiteratamente, il falso ed infondato messaggio che Arturo Perugini sia stato l’unico, il solo uomo politico a cui si deve interamente la creazione di Lamezia Terme e non si sia mostrato il minimo senso di gratitudine verso il vescovo mons. Renato Luisi (ed insieme a lui verso i due parlamentari calabresi, Salvatore Foderaro e Fausto Bisantis) che per la creazione di Lamezia giocò una fondamentale, decisiva partita”. Perciò auspicava che studiosi “culturalmente preparati e civilmente avveduti, all’altezza di una situazione complessa, consapevoli e conoscitori della storia e della cultura sapessero cogliere le occasioni per celebrare con gli strumenti e le modalità più appropriati ed efficaci la creazione di Lamezia”. Ha raccolto il suo invito il prof. Vincenzo Villella che ha realizzato questo bel libro, Arturo Perugini e la nascita di Lamezia

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Terme, che apre la nostra collana di memorie e storia locale MNEMOSINE/Memorie ed eventi. Il volume (250 pagine) con ampia documentazione e un corposo corredo fotografico ricostruisce la figura del senatore Perugini e l’iter per la nascita di Lamezia Terme. Nel libro la figura del senatore Perugini si staglia sullo sfondo degli avvenimenti cruciali di quegli anni a fianco di personalità politiche che hanno fatto la storia e dei vescovi nicastresi (mons. Vittorio Moietta e mons. Renato Luisi) che insieme a lui hanno contribuito a realizzare il progetto di una grande Lamezia Terme, intesa come città-regione al servizio della Calabria. Ecco, allora, le dispute per il capoluogo regionale, la rivolta di Reggio Calabria dei “Boia chi molla”, le lotte per l’università. E, per quanto riguarda il progetto Lamezia, l’impegno di sensibilizzazione da parte di alcuni importanti circoli culturali cittadini, il referendum indetto dal quotidiano Il Tempo, le diverse posizioni dei partiti locali pro o contro, le relazioni degli onorevoli Foderaro e Bisantis e tutti gli interventi dei vari gruppi politici durante il dibattito parlamentare sia al Senato che alla Camera. Il libro si avvale dell’autorevole prefazione del prof. Franco Cimino dalla quale vogliamo riportare due passi assai significativi sulla figura storica del senatore Perugini. “Questo libro – scrive il prof. Cimino - re-

stituisce l’immagine di un Perugini “regionale” per la sua idea unitaria della Calabria. […] La grande Lamezia per la grande Calabria, un comune forte per una regione forte: questo Perugini ideò anche per sconfiggere i resistenti campanilismi e quell’atavica ignoranza, anche politica, che tanti danni all’unità reale della Calabria produssero. “[…] Villella compie, a mio avviso un piccolo capolavoro storiografico, oserei dire letterario, per aver fatto camminare l’impegno politico e parlamentare di Perugini lungo la stessa storia di Lamezia, nel contempo accompagnando il senatore su quel palcoscenico che la storia, non i suoi estimatori o i commentatori onesti soltanto, gli assegna, quello nazionale. Perugini è stato il più calabrese di tutti i calabresi e il più nazionale dei calabresi politicamente “romanizzati”. E una personalità tra le più coraggiose e dotte anche tra gli studiosi del Mezzogiorno”. Egli aveva in mente una “Calabria, tutta intera, porta aperta sul resto del Paese. E poi ancora, il Mediterraneo, porta dell’Europa e, questa, porta del mondo nuovo. Per questa sua altissima visione, illuminata da una robusta cultura e da una fede autentica, il “primo vero sindaco” di Lamezia Terme può essere annoverato tra gli statisti italiani più importanti, ovvero tra quelli che di più hanno dato al loro Paese e alla propria gente”.

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Il nostro territorio

Lamezia Terme: Cinquantadue anni, tra storia e cronaca.

Il ruolo dell’avvocato Arturo Perugini e quello del Vescovo della diocesi di Nicastro, mons. Renato Luisi (prima parte)

Sono trascorsi cinquantatre anni, solo da qualche settimana, da quando Lamezia Terme fu creata. Voglio ricordarne il compleanno parlando di uno dei due artefici di questa importante impresa, mons. Renato Luisi, allora vescovo della diocesi di Nicastro. Non bisogna infatti dimenticare che se il senatore Arturo Perugini ebbe il merito di presentare presso la «Prima Commissione Permanente del Senato della Repubblica - Affari della Presidenza del Consiglio e dell’Interno>> l’articolato del disegno di legge concernente “Il problema dell’unificazione dei tre centri (Nicastro, Sambiase e Sant’ Eufemia Lamezia) e della conseguente creazione dell’unico comune di Lamezia Terme”, a mons. Renato Luisi, va attribuita e riconosciuta l’incontestabile capacità di essere intervenuto nel modo e nel momento più opportuni affinché quel progetto potesse essere realizzato e da sogno diventare realtà. Il disegno di legge, i cui relatori furono il sen. Fausto Bisantis a Palazzo Madama e l’on. Salvatore Foderaro (che l’aveva presentata alla Camera) a Palazzo Montecitorio, venne discusso ed approvato dalla I Commissione Permanente del Senato della Repubblica, che ho prima citato, nella seduta del 6 novembre 1967 e dall’analoga commissione permanente della Camera dei deputati il 20 dicembre dello stesso anno. pag. 10

Promulgata il 4 gennaio 1968 diventò la legge n. 6 istitutiva della nuova città. Nella sua prosa, scarna ed essenziale, tale legge recitava così: «Costituzione del Comune di Lamezia Terme in Provincia di Catanzaro; La Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; Il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge: Art. 1 - I Comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia in provincia di Catanzaro sono riuniti in un unico comune con la denominazione di Lamezia Terme. Art. 2 - All’attuazione della presente legge si provvede con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno». Nei cinque anni che trascorsero dal momento della presentazione del disegno di legge al Senato (29 ottobre 1963) e la illustrazione dei suoi contenuti alla cittadinanza dei tre comuni coinvolti (giorno 31 del medesimo mese ed anno) che ne fece Perugini nella sede del consiglio comunale di Nicastro, mentre era sindaco il democristiano, avv. Antonio Magnavita, al momento della sua conversione nella legge n. 6/1968, nell’ambito dei tre comuni del lametino che si sarebbero dovuti unire, si sviluppò un intenso dibattito politico/partitico e civile e Nicastro fu interessata da ben tre consultazioni elettorali. Le elezioni politiche generali del GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

di Giuseppe Sestito

1963 da cui uscirono eletti due senatori della città: il democristiano, avv. Arturo Perugini ed il comunista, prof. Armando Scarpino; quelle consultazioni costituirono il momento “magico” da cui la vicenda ‘Lamezia Terme’ ebbe inizio; le elezioni amministrative del 10/11 maggio 1964, in cui anche io fui candidato nella lista della Democrazia cristiana in rappresentanza dei giovani democristiani di cui rivestivo il ruolo di delegato comunale del movimento giovanile; le elezioni comunali del 28/29 novembre 1965 che si tennero in seguito alla breve durata dell’amministrazione uscita dalle precedenti elezioni, che si erano concluse con lo scioglimento del consiglio comunale e l’amministrazione straordinaria di un commissario prefettizio. Altri importanti eventi, che si svolsero in quel memorabile quinquennio furono: un grande convegno che si tenne la mattina del 16 febbraio 1964, organizzato dai due Centri di studi politici e sociali, di ispirazione cattolica, “Giuseppe Toniolo” , presieduto dall’avv. Antonio Romano e “Il Fuoco” presieduto dall’avv. Gennaro Anania (che in seguito sarebbe diventato notaio) che erano stati fondati a Nicastro alcuni anni prima e proiettavano le loro attività in tutto il territorio lametino; una prolungata “inchiesta” giornalistica portata avanti dall’allora insegnante elementare Romano De Lamezia e non solo


Grazie (che in seguito sarebbe diventato magistrato), su “Il Tempo” di Roma, del quale era corrispondente da Nicastro, a giorni alterni, dall’8 gennaio al 16 febbraio 1964. L’inchiesta si concluse con un “referendum” (oggi parleremmo, più appropriatamente, di sondaggio) tra la popolazione dei tre comuni per sondare, appunto, quale fosse l’orientamento della popolazione lametina in merito alla costituzione della nuova città; la maggioranza degli interpellati si espresse al 95% sia a favore della unificazione che del nome (Lamezia Terme) che ci si proponeva di scegliere, e che sopperì, in parte, a quella che era la richiesta, fondata, dei dirigenti del partito comunista che avrebbero voluto che fossero consultate le popolazioni attraverso un referendum. Le elezioni amministrative del 28/29 novembre 1965, registrarono una vittoria (seppure contenuta rispetto a quella del 1960) della Democrazia cristiana, che poté governare la città di Nicastro fino a che le amministrazioni dei tre ex comuni non sarebbero state sciolte (cosa che avvenne nel settembre del medesimo 1968) e la loro gestione affidata ad un commissario prefettizio che ne portò a termine la unificazione “amministrativa” fino alla prime elezioni comunali di Lamezia Terme, avvenute il 7/8 giugno del 1970. E tuttavia, quel quinquennio registrò

anche una deleteria contrapposizione, all’interno della Democrazia cristiana di Nicastro tra alcuni esponenti locali in combutta con gli esponenti ed i vertici provinciali del medesimo partito da una parte e l’avv. Perugini dall’altra che della Democrazia cristiana nicastrese era il leader indiscusso. Non v’era alcun dubbio che con la creazione di Lamezia Terme, se essa fosse riuscita, l’azione politica di Perugini avrebbe avuto come effetto da un lato l’emarginazione degli altri dirigenti democristiani della Dc nicastrese e dall’altro d’insidiare il ruolo di leadership provinciale della città dei tre Colli non solo dal punto di vista politico, ma anche demografico, sociale, economico, culturale. La creazione di Lamezia Terme era un evento temuto che, secondo i miopi, ma utilitaristici, calcoli dei politici catanzaresi, non si sarebbe dovuto realizzare a nessun costo. Per questo avversarono sia la leadership peruginiana e le sue politiche, in ambito democristiano locale e provinciale, che la nascita della nuova città di cui l’avvocato nicastrese era colui che ne portava avanti il disegno. Nelle elezioni politiche generali del 19/20 maggio del 1968, infatti, quando Lamezia Terme era già stata creata per l’intervento determinante di mons. Renato Luisi, l’avvocato Perugini, benché fosse senatore uscente non fu ricandidato, fatto mai visto prima nella consuetudine elettorale della Dc, ed al suo posto, nel suo collegio, gli fu preferito l’avvocato e politico catanzarese Fausto Bisantis. Da quel momento cominciò per il leader democristiano lametino la parabola discendente da cui non si sarebbe più

ripreso nel senso che non avrebbe più rivestito alcun ruolo di rilievo nell’ambito della politica lametina e provinciale, nonostante avesse creato un raggruppamento politico suo proprio, il Carroccio, che nelle elezioni comunali del 7/8 giugno 1970, le prime di Lamezia Terme, riscuotesse un notevole successo di suffragi e di consiglieri eletti, ben 7, collocandosi dopo la Dc, che ne ebbe 11 ed il Pci che ne ebbe 10. Nemmeno il successivo rientro nell’ambito del partito, mentre insieme facevamo parte del consiglio comunale dove entrambi eravamo stati eletti nelle elezioni amministrative del febbraio 1982, fino alla morte avvenuta nel febbraio del 1983, in età ancora abbastanza giovane, gli valse a renderne possibile alcun rilancio politico e amministrativo. Nel quadriennio 1963/1967, mentre, come ho scritto sopra, in tutti e tre i comuni il dibattito cresceva ogni giorno di più, sia a livello politico ed istituzionale che nella società civile e costituiva l’argomento con cui continuamente ci si confrontava, in sede di commissioni parlamentari, tanto del Senato che della Camera, i lavori procedevano a rilento con fasi di prolungata stasi. Fu a quel punto che, anche in quell’ambito, come in tanti altri, religiosi e civili era già avvenuto, irruppe la forte e volitiva personalità del vescovo diocesano, mons. Renato Luisi, che con la sua efficace determinazione, sfruttando le sue amicizie, provocò una svolta decisiva ai lavori delle due commissioni parlamentari in cui si trovava arenata la pratica della creazione amministrativa di Lamezia Terme e in meno di due mesi fece in modo che il progetto fosse realizzato e la nuova città fosse creata nel baricentro e cuore della Calabria. Della personalità di questo eccezionale e colto pastore della diocesi di Bovino prima e di Nicastro poi, e di come egli riuscì a determinare l’approvazione della legge che avrebbe creato Lamezia Terme, tratteremo in due altri articoli sui prossimi numeri di Lameziaenonsolo. Didascalia delle fotografie inserite nel corpo dell’articolo: 1- L’avv. Arturo Perugini con il ministro Bernardo Mattarella, in visita a Nicastro, e l’on. Salvatore Foderaro; 2- Mons. Renato Luisi vescovo di Nicastro; 3- Dr. Giuseppe Sestito, candidato nelle elezioni amministrative di Nicastro nel 1964; 4- Disegno in pianta di Lamezia Terme; 5- Lamezia Terme, oggi.

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cultura

Non è vero che ...

di Tommaso Cozzitorto

Non è vero che con il passare degli anni, con i dolori e le preoccupazioni il Natale sia meno sentito: immaginate la distesa del mare dopo la tempesta, il cielo bianco si ricolora lentamente della luce del sole, il mare è un gran tavolato coperto da gabbiani in volo ecco, lo stato d’animo a Natale, dopo che una tempesta ha travolto la tua vita, i gabbiani dell’anima cercano un mare calmo, desiderano librarsi verso un cielo azzurro. È Natale ed è musica, la musica dipinge l’anima, la dipinge anche quando tutto è buio, quando i vuoti si riempiono di buio, voragini di fumo nero che non ti permette di guardare al domani, nebbia fitta, esiste un passato a cui non vuoi pensare, un presente non presente, eppure se ti lasci accarezzare dalla musica, la musica dipinge la tua anima e non è vero che è Natale solo se hai una famiglia da Mulino Bianco, non è vero che è Natale soltanto se prepari l’albero tra i sorrisi di una famiglia. È Natale anche se ti siedi in poltrona e guardi, da solo, il tuo albero di Natale, un albero piccolo e necessariamente colmo di luci colorate, troppe luci, ed è Natale anche quando auguri buon Natale a chi non ti risponde più e mai più ti risponderà, basta essere accompagnati dalle note di una musica che ti riscalda, e riesci finanche ad abbracciarti, ad essere la famiglia di te stesso. Non è vero che non può essere Natale in una casa vuota e silenziosa, nessuno visita la casa di chi è solo, avviene tutto altrove, eppure la musica lentamente colora quella casa e le lucitroppoluci ti appaiono meno patetiche e ti dicono che a Natale puoi perdonarti qualche infantile ingenuità. A Natale è Natale anche per chi ha cercato di annientarti, è Natale anche per chi si impegna a devastarti costruendo intorno a te il gelo in agosto. Non è vero che non può essere Natale nel luogo del silenzio, tanti piccoli lumi intorno a te e una musica lieve e natalizia ti giunge da lontano, rappresentano il passaggio dal dolore alla tenerezza, una tenerezza infinita, e trovi lì, poggiata, una piccola stella di Natale, bellezza pura, poesia pura, e non sai qual è il posto giusto per sentirti Natale, quale casa scegliere: la piccola stella di Natale è come il piccolo coraggioso alberello che si trova nell’altra casa, si somigliano, colorano là dove il tempo non ha voglia di disegnare più nulla, sono come eroi lasciati da soli a dare senso ad un ideale. Non è vero che è Natale solo per i felici, bisogna saper raccogliere i cocci e costruire l’illusione di un camino acceso, lo puoi fare, è Natale, è Natale con tutto quello che sarà e con tutto quello che verrà.

cultura

Don Chisciotte: attuale oggi più che mai! di Tommaso Cozzitorto

Il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes è quanto di più moderno e attualizzante si possa leggere ai nostri giorni. Se si pensa che il romanzo è stato scritto nei primi anni del '600, possiamo cogliere pienamente la genialità dello scrittore nell'aver saputo costruire un progetto letterario dalle caratteristiche universali. Il Don Chisciotte interpreta la crisi dell'uomo nel corso della Storia e il suo adattamento culturale attraverso la parodia e l'ironia, riuscendo ad analizzare in modo profondo la tragedia esistenziale dell'umanità: la crisi del passaggio tra Rinascimento e Barocco, il tramonto della società cavalleresca, l'esasperazione deformante dei comportamenti del cavaliere/eroe, il quale, con il topoi del ridicolo, nega se stesso in modo ineluttabile. È una strada definitiva e senza ritorno, un naufragio in pieno oceano, narrati con lo stupefacente spirito critico del de Cervantes, in cui coraggio e senso del definitivo gli consentono di chiudere un'epoca storica e letteraria. Proprio per questo l'opera in questione è senza pag. 12

dubbio il primo romanzo moderno. Rileggere il Don Chisciotte ti pone di fronte alle contraddizioni della nostra società ma soprattutto alla tragica consapevolezza di non essere capaci di leggere i cambiamenti e le trasformazioni per cui gli essere umani, oggi, rischiano di essere spettatori distratti e passivi di un periodo di crisi e di conseguenza di cambiamento. Il Cavaliere inesistente di Calvino, nel secolo scorso, già ci mette in guardia su tutto questo, nel contrasto tra la pesante armatura esteriore e il vuoto assoluto all'interno. Don Chisciotte ha in sé sia la crisi di un mondo in disfacimento sia la crisi culturale dove l'arte che non cerca rinnovamento non può che essere una vuota parodia di se stessa, specialmente se il rinnovamento stesso risulta inavvertito. Oggi rischiamo di prenderci tragicamente sul serio nella lotta contro i mulini a vento, e che la spada rimbombi sulla vuota armatura di un cavaliere inesistente, senza neanche un Sancho Panza a far da coscienza.

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I Meridiani: Voci calabresi in serie e parallelo

Un madrigale di Tommaso Campanella: Essere belli come il sole, anche in filosofia! di Francesco Polopoli

tagma de libris propriis et recta ratione studendi, I). C’è un madrigale piuttosto interessante, che credo sia meritorio d’attenzione (in linea con tutte le considerazioni astrali degli ultimi tempi, non ultima la cometa di Betlemme). In questo caso, però, il referente lirico è la Stella per antonomasia della nostra Galassia: il Sole, cioè! La luce è una, semplice e sincera nel sole, e per se stessa manifesta, ch’è di sé diffusiva e moltiplicativa, agile, viva ed efficace e presta; tutto vede e veder face in sua sfera. Poi, negli opachi mista corpi, vivezza perde, né per sé si diffonde.

dipinto di Francesco Cozza

Nicastrese per un biennio: dal 1585 al 1587. L’istruzione ricevuta non lo soddisfaceva in pieno: «essendo inquieto, perché mi sembrava una verità non sincera, o piuttosto falsità in luogo della verità rimanere nel Peripato, esaminai tutti i commentatori d’Aristotele, i greci, i latini e gli arabi; e cominciai a dubitare ancor più dei loro dogmi, e perciò volli indagare se le cose ch’essi dicevano fossero nella natura, che io avevo imparato dalle dottrine dei sapienti essere il vero codice di Dio. E poiché i miei maestri non potevano rispondere alle mie obiezioni contro i loro insegnamenti, decisi di leggere da me tutti i libri di Platone, di Plinio, di Galeno, degli stoici, dei seguaci di Democrito e principalmente i Telesiani, e metterli a confronto con il primo codice del mondo per sapere, attraverso l’originale e autografo, quanto le copie contenessero di vero o di falso» (SynLamezia e non solo

Di color giallo, azzurro, rosso e verde prende nome, secondo l’ombra trista più o meno la nasconde, né senza il primo lume può esser vista. Mentre Aristotele sosteneva che il colore fosse oggetto della vista, Campanella lo ritiene requisito pre-conoscitivo di tutte le cose. In questo si avvicina a San Paolo: «Omne quod manifestatur, lumen est»: e quanta luce imbrattata dalla nerezza della materia e smorta c’è sulla faccia della Terra, per ripetermi con le parole dello Stilese. Questa luce che fa, poi!? Sente e vede più di noi. Il cosmo si accende d’anima, allora! L’invito è ad essere come lei in tutta quella lirica aggettificazione con cui il Filosofo ce la presenta: “semplici, sinceri, diffusivi, moltiplicativi, agili, vivi, efficaci e presti”. Risplendere sempre, risplendere ovunque, sino al fondo degli ultimi giorni, risplendere e nient’altro! Ecco la parola d’ordine mia – e del sole! Concludendo con Vladimir Majakovskij…

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il naturopata consiglia

I RAPPORTI TRA EMOZIONI E PATOLOGIE visti dal naturopata di Dino Mastropasqua Che non siamo fatti solo di un corpo fisico è noto a tutti e non dobbiamo certo ricordarlo in questa sede. L’essere umano potrebbe essere paragonato ad un gustosissimo cocktail del quale riusciamo a distinguere, assaporandolo, i diversi ingredienti: corpo fisico, corpo mentale, corpo emotivo, corpo spirituale. Come in un cocktail solo se i diversi ingredienti sono correttamente abbinati e dosati avremo armonia di sapori, così nell’uomo solo se le varie componenti saranno ascoltate e soddisfatte nei loro bisogni, avremo armonia energetica e salute. Pensare che queste componenti siano indipendenti l’una dall’altra e non si influenzino, significherebbe avere una concezione dell’uomo profondamente diversa dalla realtà. Che le nostre emozioni si esprimano attraverso il nostro corpo è un concetto intuitivo e basta osservare un volto che cambia a seconda che sia triste o sorridente per averne la conferma. D’altra parte la Medicina Olistica, che ha sposato questa filosofia, ha recentemente trovato supporto anche nella ricerca scientifica che, attraverso la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), ha dimostrato che alcune molecole che funzionano come mediatori chimici a livello delle aree del sistema nervoso centrale che regolano il tono dell’umore, influenzano anche l’efficienza del sistema immunitario e regolano inoltre la funzione di molte ghiandole endocrine. Dobbiamo perciò accettare l’evidenza di non essere fatti solo di carne ed ossa ed abituarci a pensare che c’è anche qualcos’altro, che potremmo chiamare Anima, e che l’anima influenza il corpo esattamente come è vero che il corpo influenza l’anima. D’altra parte una intera scuola di insigni studiosi, facenti capo a Freud, ha segnato l’evoluzione della conoscenza del legame tra fisiologia e psicologia attraverso diverse tappe. Sigmund Freud, infatti è l’autore della monumentale scoperta dell’inconscio e dell’affermazione coraggiosa che possa esserci un legame tra il corpo e le dimensioni emozionali e mentali dell’essere umano. Dopo Freud, Willelm Reich, fu il primo a descrivere veramente il legame tra psicologia e fisiologia, provando che le nevrosi colpiscono non soltanto la mente, ma pag. 14

anche il corpo fisico. Dobbiamo infine a John Pierrakos ed Alexander Lowen la dimostrazione che la volontà di guarire in un malato, coinvolge il corpo fisico quanto le emozioni ed il pensiero. E siamo dunque al punto: i rapporti tra le emozioni e le patologie. Tante sono le domande che affollano la nostra mente: Queste relazioni esistono? Di che natura sono? Come si determinano? C’è un criterio per interpretarle? Possiamo prevenirle? Proprio di questo si occupa la Metamedicina. A proposito di rapporti tra emozioni e patologie, mi piace citare testualmente Edward Bach, medico e ricercatore inglese che già oltre cento anni fa aveva intuito tutto questo. E ancora, sempre di Bach: “Ciò che chiamiamo malattia è la fase terminale di un disturbo molto più profondo, e perché un trattamento possa davvero avere successo è evidente che non basterà curare la sola conseguenza senza risalire alla causa che dovrà essere eliminata “. Ma molto prima di Bach, già Ippocrate affermava: “Se sei malato, scopri prima di tutto cosa hai fatto per diventarlo” Vediamo dunque meglio come e perché si instaurano queste relazioni fra conflitti emotivi e patologie. Ci siamo mai chiesti qual è lo scopo dell’essere umano? La risposta è semplice: abbiamo tutti lo stesso scopo, quello di evolverci. Tutto ciò che si chiama vita deve crescere. Basta guardarsi intorno. Quando un fiore o un albero cessano di crescere è perché stanno morendo. Accade le stessa cosa all’essere umano, a cui tocca crescere e proseguire la sua evoluzione. Crescere per l’essere umano, significa crescere interiormente, come dire che è la nostra anima a crescere durante la vita, non solo il nostro corpo fisico. Ma che cos’è l’anima? L’anima è quella parte di noi che qualcuno chiama anche superconscio, quella in contatto con il nostro aspetto divino e che conosce esattamente il percorso che dobbiamo compiere per raggiungere la nostra meta. Lungo questo percorso, si presentano diGrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

versi ostacoli, rappresentati dai diversi aspetti della nostra personalità. Emerge dunque la questione dei rapporti tra individualità e personalità. A tal proposito diciamo che non siamo nati per vivere nella ricchezza o nella povertà, nella popolarità o nell’anonimato, nel lavoro o nella disoccupazione: siamo nati per “essere”, cioè per sviluppare la nostra individualità, il nostro Sé superiore. La maggior parte degli uomini si preoccupa invece della propria personalità. La personalità è ciò che si vede, ciò che si percepisce dall’esterno di una persona, ed è esattamente ciò di cui bisogna liberarsi per raggiungere la propria individualità. Abbiamo parlato dunque di evoluzione che ognuno di noi compie nel corso della propria esistenza. Questo percorso evolutivo ha ovviamente un punto di partenza e tende verso un punto di arrivo, articolandosi attraverso diverse tappe che altro non sono se non le varie esperienze che viviamo, vale a dire occasioni che la vita ci fornisce per crescere imparando di volta in volta una nuova lezione. Esattamente come accade a scuola, dove a volte è necessario ripetere più volte la lezione finché non la si è imparata, anche nella vita esperienze simili si ripeteranno finché non avremo compreso il loro significato. Tutto ciò che ci accade può essere letto attraverso questa chiave interpretativa, anche le malattie. Dunque i sintomi sono segnali, campanelli di allarme, che stanno ad indicarci che ci stiamo allontanando dal nostro percorso evolutivo. A questo punto, di fronte alla malattia, abbiamo diverse possibilità: Ignorare il sintomo - Agire esclusivamente sul sintomo - Agire sul sintomo e contemporaneamente cercare di capire perché si è verificato.

Dino Mastropasqua Neuropata mail: drmastropasqua@gmail.com facebook: Dr Mastropasqua cell.: 339 534 9119

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sanità

Ospedale Lamezia: nuova tecnica mini-invasiva per il trattamento delle fratture Nuova tecnica mini-invasiva per il trattamento delle fratture alla gamba eseguita all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme”. Nell’unità operativa di Ortopedia del nosocomio cittadino, diretta dal Dr. Livio Perticone, viene infatti eseguita dall’equipe del reparto, questa nuova tecnica mini-invasiva usata per il trattamento delle fratture del pilone tibiale con importanti vantaggi sul recupero funzionale del paziente, con netta riduzione delle complicanze. Una buona notizia per la sanità lametina e calabrese, che dimostra come anche a Lamezia e in Calabria è possibile avere una sanità eccellente, con professionisti di alto valore.

di Pasquale Maria Natrella

ha da invidiare a quello dei più blasonati centri del nord Italia.

Questa nuova tecnica, utilizzata nell’ospedale di Lamezia, è stata illustrata dal Dr. Maschio nel corso dell’evento, organizzato in Calabria dal Dr. Livio Perticone primario di Ortopedia all’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme con la collaborazione del Dr. Enzo Macrì primario di Ortopedia all’Ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. L’incontro, svoltosi con la modalità webinar a causa della pandemia in corso, ha visto la partecipazione dei magRiccardo Maschio , Livio Perticone, Sergio Gigliotti. giori traumatologi calabresi che hanno potuto confrontarsi sulle innovazioni tecniche nel trattamento delle fratture della gamba. Particolare interesse hanno suscitato le relazioni del Dr. Riccardo In un momento in cui la sanità calabrese è nell’occhio del ciclone Maschio e anche la presentazione di alcuni casi clinici da parte per le criticità emerse a seguito della pandemia è bene ricordare del Dr. Sergio Gigliotti Ortopedico a Lamezia, che ha illustrato che anche in Calabria si fa buona sanità e soprattutto che i medici alla platea un sistema estremamente innovativo denominato Ria, calabresi, in prima linea in un periodo storico difficile, continuino attualmente in uso all’ospedale lametino ed impiegato per trattare a spendersi per il miglioramento tecnico e l’aggiornamento scien- le fratture in pseudoartrosi, fratture che non riescono a consolidare tifico in modo da garantire ai loro pazienti un servizio che nulla dopo diversi mesi nonostante gli interventi.

Satirellando e dintorni

Siamo alla fine di questo ostico 2020. Difficile, non solo per le restrizioni e la paura del covid, ma anche per le polemiche e le difficoltà da superare… Se ci guardiamo indietro, più che di ironia, dovremmo parlare di sarcasmo… Per rimanere, però, nel rispetto dei canoni del nostro, più o meno modesto, satirellare, voglio… chiudere l’anno, senza rancori, /dalle polemiche tirandoci fuori/ e, sperando, senza nessun altro danno,/ di augurarci Buon Natale e Buon Anno. Ho chiuso in rima, in allegria:/ tanti AUGURI dalla vostra Maria…

di Maria Palazzo

NATALE 2020 Abbiamo avuto un anno sbagliato, senza calore, quasi arrabbiato! Un anno in cui speravamo tanto e di cui volevamo farci vanto, invece ci è toccato l’anno peggiore: volti a pregare, in tutte le ore, per restare almeno, vivi,

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non diventando più cattivi… Negli ultimi mesi, un grande affanno: mi son vista sola, al mio compleanno, con le regioni divise in colori: rossi, gialli, arancioni, i malumori! Speriamo, dunque, di poter salutare quest’anno nero, da dimenticare,

trovando il modo di farci un regalo, ben lontani dal covid squalo! Via da polemiche e mezze misure senza spade, né armature, innalziamo i cuori, rischiariamo le menti: accogliamo il Natale 2020!

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Radio CRT

LIBER ABBACI, ABECEDARI E RICETTE: Castelli e manieri di anime antiche sono forzieri. Approfondimenti della puntata in onda sulle frequenze di Radio CRT,

Sono la rocca e la fortezza, sinonimo di Destrezza2, ma in sé contengono un significato che in questa trasmissione abbiamo dichiarato. In serena compagnia sulle onde portiamo la magia.

PRELUDIO di Flaviana Pier Elena Fusi

ABECEDARI| di Edoardo Flaccomio

‘Blaterando’, blaterando, da oltre un anno mi ritrovo a fluttuare tra speciali onde, quelle della trasmissione radiofonica ideata e condotta da Anna Maria Esposito, responsabile della testata giornalistica di RADIO CRT. Tutti i lunedì sono ospite qui, dove l’etere mi trasporta, cavalcando insieme ad Anna, fra quelle note di pensieri e intuizioni, saperi antichi e memorie lontane, che offriamo a chiunque voglia rinverdire la Coscienza e le Brame. L’anima e la spiritualità è di casa, con noi, qua. Soprannominate l’Amazzone e l’Uragano biondo, intratteniamo il pubblico regalando notizie inedite e contenuti riveduti e corretti, conditi dall’indispensabile e puntuale apporto del dottor Edoardo Flaccomio: fisico, docente di matematica, Amorreo1 e ricercatore spirituale. Il risultato è un succulento programma di intrattenimento dove autori e personaggi si accomodano, in quell’ormai spazio radiofonico noto come ‘il salotto di Blaterando’: lo spettacolo ha inizio. Si dibatte di arte e cultura ascoltando ‘la musica più bella del mondo’. Nasce così la nostra settimana, che sullo slancio del lunedì crea puntate incontenibili e scoppiettanti fino al venerdì. Anna ed io concentriamo le forze nell’incipit necessariamente energetico. Da esperta erborista, lei, ha nel suo forziere esclusive ricette di bellezza, oltre ad antichissimi rimedi salutari. Per quanto riguarda la cucina, sono io a preoccuparmi di trovare il piatto da ‘acquolina’ utilizzando gli ingredienti del ricettario privato di ‘Chef Domenico’. Nel finale di puntata, immancabile, giunge la rima giocata: il mio Bollettino Radiometeo è filastrocca corredata per misurare il gradimento emozionale. È con grande gioia che riporto al pubblico di Fattitaliani il contenuto estrapolato dalla puntata di lunedì 27 luglio 2020. Castelli, manieri e dimore storiche italiane Castelli e manieri erano in voga fino a ieri, ma qui vorrei parlare di quei luoghi in particolare che ancora hanno molto da raccontare. Non solo l’imponenza e la dimensione, ma per quel che rappresentano oltre loro stagione. 1

Amorreo, di chi conosce le Leggi dell’Inizio, di chi fa propria la Coscienza Universale.

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Rocche e castelli La rocca è una fortificazione che s’innalza alla sommità di un’altura. Nel sedicesimo secolo fungeva da dimora del signore, ma anche da opera di difesa. Di forma per lo più quadrata presentava torri ai lati e una più elevata delle altre, di forma rotonda, al centro. La rocca era circondata dal fossato, per attraversarlo si utilizzava il ponte levatoio. Castello, dal latino castellum, si intendeva in origine una comunità di popolazione soggetta ad obblighi militari e non una vera e propria fortezza. Si sceglieva un luogo adatto e si circondava il ‘castello’ con mura fortificate. Territorio e abitazioni appartenevano a diversi proprietari. Al trascorrere del tempo tale proprietà passava da pochi ad un solo signore feudale. Col tempo si è trasformato fino a diventare ciò che conosciamo, il castello-palazzo reale, sfarzoso e intrigante. Agli occhi di chi deteneva la Conoscenza Iniziatica, la rocca simboleggiava il Modello Assoluto agente nella Creazione. La forma quadrata rappresentava la stabilità. Il ponte levatoio, invece, l’unione degli opposti, maschio-femmina. Si definisce Iniziatico un Sapere proveniente dall’Inizio dei tempi, di cui la nostra corteccia cerebrale, parlante, è a immagine e somiglianza: così dicono i testi sacri. La Torà ebraica da cui discende la Bibbia, si fonda sulla parola Berescit (scritto come si pronuncia), tradotta con semplici e riduttive parole ‘In principio’. Perso completamente il significato profondo che qui vado a spiegare: ‫תישׁאר בּ‬ Beit (‫ )בּ‬la nostra ‘bi’, reisc (‫ )ר‬la ‘erre’, alef (‫ )א‬la ‘a’, scin (‫ )שׁ‬la ‘sc di sci’, iod (‫ )י‬la ‘i’, tav (‫ )ת‬la ‘ti’. Si leggono da Destra a Sinistra, per Inversione rispetto alle lingue occiden2

Ho onorato la lettera ‘di’ con la maiuscola, perché la parola destrezza contiene la radice DESTRA. La Destra di Dio, famosissima frase pronunciata da Gesù sulla croce quando si rivolge all’uomo crocifisso accanto a lui, rappresenta il settore Incorporeo della Creazione.

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tali, che si scrivono da Sinistra a Destra. Inversione: Legge Fondatrice nell’Ordine Primigenio. La parola Berescit, se opportunamente conosciuta, spalanca un mondo. La lettera Beit è più grande delle altre perché ha un doppio significato: Bocca universale che parla dell’Ordine Celeste e Ventre Cosmico che genera la Coscienza parlante ROSC, ‫שׁאר‬. La iod, ‫ י‬simboleggia l’Energia Creativa che dà vita, denominata canonicamente Spirito Santo. La lettera Tav ‫ ת‬si riferisce ad un primo ciclo che si chiude. Certi sapienti del passato, a conoscenza dell’ebraico e della radice ROSC, utilizzavano la rocca medievale come simbolo del Modello Assoluto, infatti ROCCA si basa su ROC, ovvero su ROSC. Roc, tra l’altro, è radice di Roccia. La Chiesa Cristiana si fonda sulla Roccia giust’appunto. Detenere la Conoscenza Iniziatica significa essere dotati di forza e stabilità. Troni e castelli, corone comprese, simboleggiano la forza che si riceve allineandosi alla Testa parlante agente nella Creazione. In conclusione, non posso non soffermarmi su BRESCIA, città in cui si è manifestato, agli inizi di quest’anno, il famigerato Corona Virus. Il nome BRESCIA, diviene BARESCI uguale a BERESCIT. È evidente l’uguaglianza con la prima parola immessa dalla Coscienza Universale nel Cosmo nascente. Si resta interdetti all’idea che dietro la peste influenzale si celi un messaggio di importanza mondiale: affondare l’esistenza nella Testa ROSC di BARESCIT. RICETTE: NON SOLO VERDE | di Anna Maria Esposito

Castelli e manieri di anime antiche son forzieri restano indifferenti al passare dei tempi sono luoghi incantati che raccolgono misteri non svelati. Un fascino compreso da chi si avvicina col fiato sospeso, mettono un po’ paura quando ascolti chi dentro cattura. Sono energie lontane che vivono epoche spartane dove a corte vi era un potere che qualcuno soggiogava al suo volere. Non se ne vogliono andare Lamezia e non solo

Myrtus communis: ricetta medievale È una delle piante più conosciute ed apprezzate sin dall’antichità. Legato a molte leggende greche e latine, il mirto serviva presso i Romani per incoronare gli eroi ed anche le giovani spose, in quanto simbolo di bellezza, giovinezza, verginità ed immortalità. Sono proprio le foglie ad essere usate nelle preparazioni erboristiche, in quanto contengono essenze e resine utili a curare le affezioni bronchiali Liquore digestivo al Mirto Ingredienti: 600 gr. di bacche mature di Mirto, 1 litro di alcol puro a 90 gradi 600 gr. di zucchero 1 litro di acqua. Preparazione: lasciate macerare le bacche mature nell’alcool a 90 gradi, per quaranta giorni. Filtrare e aggiungere alcool aromatizzato allo sciroppo di acqua e zucchero. Imbottigliare. Far riposare per 2 mesi in un luogo fresco e buio prima di consumarlo. ********** Quando arriva il languorino ecco a voi lo chef a noi vicino. Nel bouquet di Regina Vittoria sa narrare la gloria, il mirto è così contenuto, nel piatto che a corte sa dare un aiuto. DE GUSTIBUS NON DISPUTANDUM EST| di Chefdomenico Ricetta di cucina medievale: Fuso di tacchino agli aromi. Ingredienti: un fuso di tacchino (coscia e sottocoscia) da kg.1,5 Aromi: mirto, rosmarino, timo, salvia, bacche di ginepro, foglia di alloro Vino Olio extra vergine di oliva Miele di castagno Preparazione: Rosolare la carne con un po’ d’olio da entrambe le parti, unire gli aromi spezzettati, un filo d’olio, sale quanto basta. Irrorare con vino bianco, coprire e cuocere per circa due ore a fuoco lento. Prima di servire, caramellare con miele di castagno. Accompagnare con verdure di stagione e unirsi al banchetto.

BOLLETTINO RADIOMETEO, di Flaviana Pier Elena Fusi perché dovrebbero ridimensionare un luogo così imponente che richiama da ogni parte la gente. In realtà è la materialità che li trattiene di qua. Non hanno ancora capito che è lo spirito che va inseguito. Questo possono insegnare: se non ci si sveglia rischiamo di non

trapassare. Consiglio Radiometeo: per navigare l’infinito è l’amore che dev’essere inseguito. Flaviana Pier Elena Fusi: flavianafusi@gmail.com Edoardo Flaccomio edoardoflaccomio@libero.it

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Anna Maria Esposito annadilucerna@libero.it

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La nosta storia

di Matteo Scalise

I SANTUARI MARIANI DELLA DIOCESI LAMETINA

Terminata la narrazione storica delle vicende che hanno interessato le maggiori Abbazie presenti per secoli nella Piana Lametina, ora apriamo un altro capitolo della nostra storia per parlare dei principali santuari dedicati alla Beata Vergine Maria presenti nella diocesi di Lamezia Terme. Il culto mariano è ancora oggi molto sentito dalla comunità cattolica lametina, tant’è nel corso dei secoli ha onorato in ogni modo questo filiale affetto alla Madre di Dio in svariati modi. Sicché la Santa Vergine a par suo ha ricambiato tale affetto degnandosi di apparire più volte e in luoghi diversi a persone umili e semplici, chiedendo loro che fosse ad Ella dedicata un speciale luogo di culto, cioè un Santuario. Tale apparizioni, la maggior parte avvenuti in campagna o nei boschi limitrofi al paese sono detti in ambito teologico “Madonne arboree” dove il legame sacro – natura diviene elemento fondante e proscenio particolare affinché vi sia una comunicazione diretta fra divinità e l’uomo. Vi parlerò allora dei seguenti Santuari: Madonna delle Grazie (Buda) in San Mango d’Aquino; Madonna del Carmelo in Curinga; Madonna della Salvazione in Jacurso; Madonna del Soccorso in Magolà di Lamezia Terme; Madonna della Spina in Bella di Lamezia Terme; Madonna della Quercia in Conflenti; Madonna di Porto Salvo in Lamezia Terme Sambiase; Madonna Assunta in Dipodi di Feroleto Antico e, infine, la Madonna di Fatima in Soveria Mannelli. Madonna delle Grazie (Buda) in San Mango D’Aquino: Nel comune di San Mango d’Aquino esiste fin dal 1670, data certa delle apparizioni della Beata Vergine pag. 18

in luogo agreste detto Buda, un Santuario di cui purtroppo l’originale fu demolito nel 1965 per consentire la costruzione dello svincolo autostradale della costruenda autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria (oggi A2 autostrada del Mediterraneo). In quell’epoca San Mango D’Aquino era sotto la giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Tropea (la cosiddetta “diocesi inferiore”, cioè i territori che erano stati precedentemente della diocesi di Amantea) per cui credo che tale primigenio Santuario sia stato edificato e consacrato dal vescovo monsignor Lodovico Morales (1667- 1681) mentre quando fu demolito la prima volta nel 1965 da appena due anni San Mango D’Aquino era stata annessa alla allora diocesi di Nicastro retta dal vescovo Monsignor Renato Luisi (19631968). Il nuovo Santuario, in stile moderno, però ha subito anch’esso una forzata demolizione nel 2010, sempre per consentire la costruzione di un più grande e moderno svincolo all’autostrada. Iniziati da subito i lavori della seconda riedificazione, l’attuale Santuario è stato solennemente inaugurato lo scorso 4 giugno 2016 alla presenza del vescovo di Lamezia Terme, monsignor Luigi Antonio Cantafora (2004-2019), l’allora sindaco di San Mango Leopoldo Chieffallo, del prefetto di Catanzaro Luisa Latelli e del presidente della provincia di Catanzaro Enzo Bruno. Il Santuario attualmente è contornato da un bel piazzale circolare, con portico che ricorda Piazza San Pietro a Roma nel cui centro svetta una stele dedicata alla Beata Vergine. Rettore è il parroco della Chiesa Matrice del paese dedicata a San Tommaso D’Aquino, don Giacinto Torchia. La festa della Madonna della Buda cade ogni anno il primo sabato e domenica di giugno. Fino a qualche anno fa la festa si svolgeva nel seguente modo: la mattina di sabato suonavano a festa le campane della chiesa Matrice e iniziava un GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

(prima parte)

corteo di bambine (le “Verginedde”) che percorrevano la “via della Madonna” per giungere al Santuario cantando e pregando, accompagnate dai fedeli che suonavano gli strumenti musicali tipici della società contadina come i tamburelli e le fisarmoniche, dalla banda musicale e dalle donne che portavano un cibo tipico dei giorni di festa, la frittata, che avrebbero consumato con le loro famiglie,dopo aver ascoltato la Santa Messa, nella campagna attorno al Santuario. La sera del sabato il Santuario restava (e resta ancora oggi) aperto affinché i fedeli potessero pregare mentre fuori si accendeva un grande fuoco dove attorno ad esso le persone ballavano e facevano festa. La mattina di domenica iniziava la processione della effigie della Madonna della Buda dal suo Santuario , accompagnata dal Sindaco, dai fedeli, dalla banda musicale, dal clero fino alla chiesa Matrice di San Tommaso dove si celebrava un’altra messa solenne. Ovviamente le adiacenze del Santuario e il paese erano (e sono ancora oggi) invase dalle bancarelle della Fiera e dalle luminarie che abbelliscono per due giorni la cittadina, mentre i festeggiamenti civili solitamente si svolgono con la presenza di un cantante. Oggi resiste ancora la tradizionale nottata fra sabato e domenica dei fedeli, provenienti anche dai paesi vicini come quelli del Savuto, i quali, secondo una leggenda popolare, anticamente erano rivali con San Mango poiché rivendicavano che il Santuario doveva sorgere nel loro territorio comunale in quanto convinti che la Vergine fosse apparsa in una porzione della località Buda più vicina a Savuto fuorché a San Mango, sicché pare che per molto tempo quando usciva la immagine della Vergine la domenica mattina, per timore che fosse rubata dagli abitanti del Savuto veniva scortata da uomini armati, ma non con fucili carichi di pallettoni ma aventi dei candidi gigli bianchi in canna, in segno di pace. Molti emigrati sammanghesi sono andati a risiedere negli USA, creando una grossa comunità precisamente a Scraton (Pennsylvania)e poiché legatissimi alla loro patrona hanno riprodotto fedelmente l’immagine sacra e collocata in luogo agreste che a loro dire è molto simile alla località Buda, affinché possano celebrare la loro celeste patrona come avrebbero fatto se fossero rimasti a San Mango D’Aquino.

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associazionismo

Donazioni alla Caritas e alla casa di riposo Tamburelli. Conclusi i 16 giorni di “Orange The World” Iniziative solidali del Soroptimist Club di Lamezia Terme. Il 10 dicembre, giornata che celebra la proclamazione, da parte dell’Onu, della Dichiarazione dei diritti umani, è stata la giornata conclusiva dei sedici giorni di attivismo “Orange the world”, promossi da UNWomen, per dire no alla violenza contro le donne e portata avanti dal Soroptimist Club di Lamezia Terme. In particolare, in questi sedici giorni, che iniziano il 25 Novembre, giornata contro la violenza sulle donne, il club lametino ha promosso una serie di iniziative solidali, sempre nel rispetto nelle norme anti-contagio, oltre che volte a favorire l’uguaglianza di genere, obiettivo riproposto come obiettivo universale per lo sviluppo sostenibile nell’Agenda 2030. In particolare, il club lametino, presieduto da Rossella Aiello, ha rivolto il proprio impegno per tentare di ridurre il disagio che tante famiglie e tante persone stanno soffrendo nell’emergenza epidemica che ancora viviamo, anche per essere vicini, in prossimità del Natale, alle persone più in difficoltà. Nello specifico, il club lametino, in accordo con la Caritas diocesana, ha donato delle cassette di clementine e dell’olio d’oliva, offerti dall’Azienda agricola Mangani Umberto e dall’Azienda agricola Gaetano, grazie alla sensibilità delle socie del club Giuseppina Mangani e Maria Antonietta Torchia. Alla consegna dei prodotti, che sono destinati alla mensa dei poveri, hanno preso parte anche il responsabile della Caritas diocesana don Fabio Stanizzo e il par-

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roco della Chiesa della Pietà don Giancarlo Leone. Un’altra azione solidale ha riguardato le persone più anziane: il club ha infatti consegnato delle clementine alla casa di riposo “Tamburelli”, agrumi che ha acquistato dalla cooperativa sociale “Dire”. Nelle prossime settimane, invece, appena l’emergenza pandemica lo permetterà, saranno invece donati a un asilo comunale dei giochi, per i bambini che frequentano la scuola, nell’ambito del progetto nazionale “Adotta un asilo”. «Sono piccoli gesti di attenzione per chi vive nella nostra città – ha spiegato la presidente Rossella Aiello – abbiamo cercato di “aiutare chi aiuta”, sostenendo materialmente con il contributo delle socie lo sforzo di chi quotidianamente è vicino ai più deboli e sfortunati, cercando di offrire loro un Natale sereno e concorrere a realizzare una rinnovata visione di città». In questi sedici giorni di attivismo “Orange the world”, per dire no alla violenza contro le donne. In questi 16 giorni il club lametino ha organizzato degli incontri via web con alcuni istituti superiori di lametini, in particolare il liceo Classico “Fiorentino” e il liceo “Campanella”, nel corso dei quali le socie del club Lucia Greco, Sabrina Curcio e Rachele Iovane hanno affrontato il tema della violenza sulle donne. Incontri molto apprezzati dai ragazzi. Nei giorni di attivismo è stato infine realizzato un video sulle azioni portate avanti dal club a sostegno delle donne, così come sono stati illuminati di arancione la facciata del Commissariato di Polizia di via Perugini, della Caserma del Gruppo Carabinieri di via Marconi, del Tribunale e la Madonnina di Piazza Ardito, grazie all’adesione anche del Comune di Lamezia. Alla caserma dei Carabinieri, ricorda la presidente Aiello, «nel 2018 è stata realizzata una “Stanza tutta per sé”, un’aula d’ascolto dedicata all’audizione protetta di minori e vittime di violenza. Una sorta di oasi dove le donne che vogliono intraprendere questa azione coraggiosa, hanno a disposizione tutto ciò che serve loro, partendo da due cose fondamentali: la tranquillità e la protezione. Il nostro impegno a sostegno delle donne e dei minori si è concretizzato con un altro progetto: l’Aula d’ascolto per minori, inaugurata nel 2014 all’interno del Tribunale, che ha dato maggiore dignità al processo e al minore». Un luogo che in questi anni ha accolto e che continua ad accogliere minori, dove possono sentirsi liberi e protetti. Un altro tassello importante che dà un significato concreto al nostro essere un’associazione di servizio».

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riflessioni

Il femminismo tra rivendicazione di Alberto Volpe e vittimismo A proposito del Prof. Bellomo La “straordinaria” sentenza assolutoria di soli pochi giorni fa nei confronti dell’ex consigliere di Stato, Francesco Bellomo, non può lasciare indifferenti, anche se rispettosi del dispositivo giudiziario. E a prescindere dal clamore mediatico che il caso ha suscitato, la sentenza che fa tornare in libertà il cosiddetto ex giudice delle minigonne, derubricando la originaria accusa di stalking, con atti persecutori verso quattro sue ex allieve ed aspiranti magistrati, quella decisione di giudizio finale si presta riflessioni che se da una parte afferiscono alla sfera deontologica del soggetto che avrebbe imposto contratti dress code provocanti e sottomissione ai dettami dell’Agente Bellomo, anche conturbanti analisi relative alla stessa istituzione Magistratura. E, queste, non meno sensazionali per quelle aspiranti prime vittime di tanto deplorevole comportamento da parte di chi avrebbe dovuto rappresentare un modello etico, ed invece continuava a tenere verso le borsiste una condotta “deontologicamente inopportuna con comportamenti eventualmente penalmente rilevanti”. Dunque, il Bellomo (?!) non dovrà scontare tre anni e quattro mesi per aver vessato 4 sue ex giovani allieve aspiranti magistrati. Anzi, “casomai la ‘persecuzione amorosa’ l’ho subita io”, dichiara egli. Dal che si è portati a concludere che alla fine della ‘fiera’, quelle borsiste da vittime sarebbero passate a ‘carnefici’ del Bellomo. Significativamente il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari era Annamaria

Mastrorilli, una donna,quindi, ancora una volta severa verso il genere di appartenenza. Ma, come più avanti si osservava, quelle aspiranti alla carriera di magistrato (una borsista aveva ritirato la querela) diventerebbero ‘non credibili’ circa le “lesioni” denunciate. Anzi, quelle che per la denunciante,secondo il Procuratore Grazia Pradella e il pm Emilio Pisante, avrebbero meritato quella misura di condanna per insulti e minacce, si sarebbero rivoltate contro la stessa ragazza. Per cui la derubricazione,appunto, in comportamenti non condivisibili e magari inopportuni deontologicamente, ma non penalmente rilevanti. Tutto, se fosse effettivamente così inquadrabile, mortificante per chi parte ‘debole’ rispetto ad un formatore di diritto e scienza, che dovrebbe aprire le porte alla carriera giudicante. E quella stessa figura di Giudice come ne esce in termini di fiducia e di credibilità per la Magistratura, se a rappresentarla dovesse essere chi è “stata al gioco-giogo” per di sedere su quell’importante poltrona ? E’ pur vero che i processi non possono essere demandati ai media,pur per il clamore mediatico suscitato. Ma sappiamo quanto ‘seguito culturale’ porta con sé la trattazione di una vicenda di quel tipo e moralmente rilevante. Non ci resta che attendere il processo del 3 dicembre prossimo, allorché il Bellomo sarà processato davanti al Tribunale di Bari per i suoi comportamenti che avrebbero imposto ad una ricercatrice e a tre ex borsiste “controlli assillanti”.

l’angolo di annamaria

RISPETTARE LE REGOLE E’ ESSENZIALE di Annamaria Davoli Perché seguire le regole, i vari e differenti DPCM? Perché rinunciare alle riunioni fra amici, ma soprattutto con i propri cari a Natale? Il 2020 purtroppo, è stato un anno segnato dal flagello della pandemia. Si iniziò a sentir parlare di Sars - Cov-2 nel dicembre 2019, dopo il Capodanno Cinese, quando tale epidemia si diffuse nella città di Wuhan. Nonostante scienza, tecnologia e medicina siano notevolmente avanzate oramai, potremmo obiettivamente sostenere, purtroppo contro questo nuovo e conosciuto virus, ben poco si è potuto fare in campo epidemiologico, per quanto invece, moltissimo si è fatto in ambito umanitario, ospedaliero (nei limiti del possibile) infermieristico e medico. Quasi come la peste nel ‘600, sconosciuta a tutti, rubò centinaia di migliaia di vite umane e così come malattie sconosciute nel nuovo continente nel 1492 (morbillo, vaiolo, malaria, varicella, influenza), allo stesso modo questo virus sconosciuto sta mietendo milioni di vittime in tutto il mondo, giungendo anche in Italia. E’ stato chiesto dai precedenti Decreti del Presidente Del Consiglio Dei Ministri Giuseppe Conte consultatosi da virologi ed epipag. 20

demiologi esperti, di: Evitare gli assembramenti, lavarsi le mani molto spesso, indossare la mascherina. Le scuole sono state per molto tempo chiuse proprio per ridurre le forme di aggregazione e sono state mantenute le finestre aperte nelle classi per avere un costante ricambio d’aria. Purtroppo il virus è continuato a circolare diffondendosi velocemente. OCCHI APERTI PERO’: QUANTI DI NOI RISPETTANO LE REGOLE? Nel febbraio scorso durante il Lock-down abbiamo tutti rinunciato a uscire e a molte altre cose, forzatamente; Ma ora CIRCOLANDO PER STRADA quanti di noi indossano la mascherina ? Quanti lavano adeguatamente le mani? Chi rinuncia effettivamente alle feste, alle pizze in famiglia? Probabilmente le regole non sono state adeguatamente rispettate, altrimenti il virus non si sarebbe diffuso così velocemente e ampiamente. L’unico modo per salvarsi, per quel che conosciamo ora contro questo virus, E’: RISPETTARE LE REGOLE

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Sport

Storia del Juventus Club di Lamezia Terme Nella trentennale storia del club, Storia costellata di esaltanti successi e di immense soddisfazioni, vi sono alcuni periodi magici. Nato per promuovere e divulgare le simpatie per la Juventus di Torino, con sede in via Milite Ignoto, 13 e poi in via S. Domenico, 2 Si trasforma in “Sport Club Juventus” con sede in Via Col. Cassoli, 18 Affiliazione alla F.I.G.C. Ed iscrizione ai campionati indetti ed organizzati dal Comitato Regionale Calabro Settore Giovanile e Scolastico. COPPE-TORNEI - MARATONE PREMI E RICONOSCIMENTI COPPA “E.P.A.S” TORNEO INDETTO E PATROCINATO DALL’A.N.S.P.I. DI BRESCIA Vittoria “Coppa EPAS” (Ente Propaganda ANSPI Sport) indetto dall’ A.N.S.P.I. (associazione San Paolo per i Circoli e gli Oratori d’Italia) con finale Nazionale a Brescia, finale regionale C.S.I. a Cirella di Diamante contro i campioni di Reggio Calabria e Cosenza, laureandosi Campione regionale “Allievi”. Finale Nazionale a Biella S.C. Juventus - Felton Pizzo Finale Provinciale Giovanissimi. Coppa A. Picchi - Coppa Olimpia Pizzo Calabro. Finali Regionali Giovanissimi contro Castrolibero e Panebianco (CS). Maratona S. Silvestro a Sambiase Vittoria al Trofeo “R. Riga” a S. Eufemia L. Scarpa Dorata a Soverato. Finale “Allievi” S.C. Juventus - Libertas Tropea a Pizzo. Finale Giovanissimi S.C. Juventus - Crotone a Catanzaro. Finale Juniores S.C. Juventus - Nuova Bella. Triangolare S.C. Juventus > Paolana • Vibonese per proclamare la squadra Campione Regionale Giovanissimi 1984. Tomeo G.B. Leone, Premio Discliplin. APERTURA DI UN CENTRO C.O.N.I. DI AVVIAMENTO ALLO SPORT Presidente della Società De Sensi Vincenzo - Direttore del centro De Sensi Vincenzo - Sanitario: Dott. Borgese Renato Capo istruttore Baroncini Pietro Diplomato Allenatore 1° Categoria. Istruttori: all. 3° Scardamaglia Giovanni, all. 3° Spena Antonio, all .3° Saladino Antonio - Segreteria: Piazza T. Campanella, n° 18. Collaborazione con il settore Giovanile della Vigor; con Presidenti: Dattilo - Menniti Amatruda. All. Lillino Galeno, Oreste D’Ippolito, Gianni Scardamaglia Parere del Comitato Regionale della F.S.N. competente: Trattasi di società seria e bene organizzata per cui si esprime parere favorevole per l’apertura C.A.S. Pellegrinaggio a Roma per il Giubileo internazionale dei giovani (11-15 aprile 1984) Su invito della presidenza nazionale A.N.S.P.I. (associazione nazionale per i circoli e gli oratori d’Italia) con sede a Brescia a partecipare ufficialmente alla giornata dello sport (12 aprile) nella settimana del Giubileo internazionale dei giovani la manifestazione si è svolta nel pomeriggio del 12 aprile allo Stadio Olimpico di Roma alla presenza Papa Giovanni Paolo II. Campione Regionale “Giovanissimi” (C.S.I.) a Reggio Calabria. Finale S.C. Juventus - S.S. Fortitudo 1966 (R.C.). Finale regionale vittoria del Club, finale Tennis Tavolo. Il Club, unica società del settore giovanile, non a scopo di lucro, scritta sull’ Almanacco Nazionale del Calcio Giovanile assieme a società professionistiche. Targa “Un Anno di successi” offerta dall’Assessorato allo Sport del Comune di Lamezia Terme. Vittoria al torneo a Soverato, manifestazione dei C.A.S. provinciali indetta dalla F.I.G.C. calabra in occasione delle finali interregionali delle categorie “Allievi” e 2 “Giovanissimi” e targa disciplina. Gruppo alla “Panoramica di Primavera a Nicastro. Scarpinata do Timpone a Catanzaro. Hotel Hilton Roma Riunione Nazionale dei Presidenti delle squadre Settore Giovanile e scolastico della F.I.G.C. Trampolino Olimpico Lametino in Collaborazione con Volo Virtus - Bomago - San Marco. Torneo Pio XII a Paola. Trofeo Mons. Moietta. Tomeo Interparrocchiale con premiazione in Cattedrale dal Vescovo Mons. Vincenzo Rimedio. Sportilia (FO) Accademia dello sport Lamezia e non solo

di Vincenzo De Sensi

Invito da “Sportilia” (Accademia dello Sport) con il patrocinio dell’Assessorato allo Sport, cultura e tempo libero della Regione Emilia Romagna e in collaborazione con la società di Parma, Fiorentina, Foggia, Cesena, Spai e Salernitana a “ In vacanza con il pallone “, stage di una settimana a Forlì. Un programma estivo di tecnica calcistica di cultura sportiva. Staff tecnico composto da Alberto Battistoni, Agostino di Bartolomei, Giuliano Musiello. Evidente quindi che la notorietà del Club aveva varcato i confini regionali. Giornata delio sport a Soverato in rappresentanza dei C.A.S. centri di avviamento allo Sport della Calabria. La Juventus FC ha voluto inviare al Club il suo apprezzamento per la sua attività sportiva e sociale tramite la rivista della società. “Hurrà Juventus”, facendo sapere che il club è di notevole importanza e che il segno della sua attività si fa avvertire in tutta la regione. SERVIZIO TELEVISIVO Il regista della RAI Enzo De Pasquale, di ritorno a Torino dalla Sicilia, ha pensato bene di fermarsi a Nicastro per un servizio sul club da mandare in onda durante la trasmissione tv “TV7”. NEL RICORDO DI DON AZIO DAVOLI E’ stata una cerimonia di premiazione sentita, ma ai tempo stesso coinvolgente quella organizzata nella sala convegni della parrocchia Beata Vergine Maria della Pietà di Lamezia Terme. Il premio, patrocinato dalla presidenza del consiglio regionale della Calabria e dall’associazione AGL ( associazione giovani legali) è stato dedicato all’Indimenticato Monsignore Azio Davoli e alte Suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato Nella sala palpabile è stata l’emozione e molto particolare e gioioso il momento in cui i bambini e i ragazzi della parrocchia sono stati premiati per essersi resi protagonisti nei tornei di basket, calcio e pallavolo, i riconoscimenti sono stati consegnati anche a quelle persone che in tutti questi anni hanno silenziosamente dedicato la loro vita alla crescita fisica e morale dei giovani educatori e professionisti che hanno saputo regalare emozioni alle tante generazioni avvicinatesi al mondo sportivo ALMANACCO NAZIONALE DEL CALCIO GIOVANILE 1985 A.C. Morrone Sede sociale: Via Adige, 35-Cosenza CLUB JUVENTUS Sede Sociale: Col. Cassoli, 18-Lamezia T. CATANZARO Sede Sociale: Via De FHippis-Catanzaro A. KROTON CALCIO: Sede Sociale: Via Cutro -Crotone COSENZA. Sede Sociale: Via Degli Stadi - Cosenza S.S. Fortitudo 1996 Sede Sociale: Via C. Portanova, 46-RC A.C.R. Modena: Seda Sociale: Rione Modena, 41-Reggio Calabria C. Sambiase , Sede Sociale Casella Postale 19 - Sambiase CZ

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IL VOLTO SPIRITUALE DELLA CALABRIA

CATERINA BARTOLOTTA LA VITA U LTRATE R R E NA di Fernando Conidi

Le molte comunicazioni che Caterina Bartolotta, mistica calabrese, ha avuto con le anime dei defunti, hanno aiutato molte persone a migliorare la loro comprensione della dimensione ultraterrena. Un approccio basato sull’osservazione diretta di questi fenomeni – come è avvenuto in casa Bartolotta – induce l’individuo ad acquisire maggiore consapevolezza su una realtà spesso volutamente ignorata. Solo quando avviene un coinvolgimento diretto, l’individuo si rende disponibile ad aprire la propria mente alla comprensione della reale presenza della vita ultraterrena, che è parte integrante dell’esistenza umana. Gli avvenimenti dimostrano quanto l’esperienza terrena, quasi sempre, ci mostri solo la parte immediatamente visibile della dimensione umana, quella apparente e superficiale, celando quella più profonda e spirituale. Il mondo finito si apre alla dimensione dell’infinito solo quando decidiamo di disporci favorevolmente verso il trascendente, di cui noi stessi facciamo parte. LA STORIA UN NUOVO CARISMA È passato poco più di un anno dalla prima apparizione: è il 1974. Tante persone si avvicendano a casa Bartolotta, attirate da una nuova voce di paese: “Caterina, la figlia di Peppino Bartolotta, parla con i morti”. La voce di questo nuovo carisma di Caterina, in brevissimo tempo, aveva fatto il giro di Settingiano e dei paesi vicini. La curiosità era molta, trattandosi di un argomento profondamente radicato nell’animo umano. Tutti cercavano una risposta, per pura curiosità o per necessità. Le persone si recavano dalla piccola veggente per avere informazioni sui propri cari defunti. pag. 22

La parete delle apparizioni della Madonna, casa Bartolotta, Settingiano (CZ) - anno 1975

In tanti si domandavano come potesse, una bambina di soli undici anni, parlare con i morti, riuscire ad affrontare un’esperienza così particolare e delicata che sarebbe risultata difficile da comprendere anche per una persona adulta. Caterina veniva guidata dalla Madonna, per cui affrontava quei colloqui con le anime del purgatorio senza alcun timore: era questa la risposta a quella domanda. La forza con cui la piccola veggente affrontava quelle conversazioni lasciava stupefatti, ed era quindi anche un’ulteriore conferma che ci si trovava davanti a un fenomeno autentico, che aveva solo il fine di aiutare a prendere coscienza della reale esistenza di una dimensione apparentemente distante da noi, ma, in realtà, ben compenetrata in ogni spirito umano. Caterina, nella sua umiltà, era uno strumento straordinario al servizio della Madonna. Conoscere la verità di un mistero così grande, poterne carpire i segreti quasi reconditi, GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

seconda parte

era il grande dono che la Madonna voleva fare a tutti, servendosi di una bambina, che non nascondeva nulla, così semplice e genuina che solo i più duri di cuore potevano dubitare della veridicità del fenomeno che avveniva davanti ai loro occhi. Qualcuno, riflettendo, pensava a come fosse possibile che una realtà così misteriosa, nascosta ai più colti, potesse essere alla portata di una bambina di paese, senza alcuna cultura specifica. La risposta a questa riflessione poteva essere una sola: Caterina era destinataria di un carisma, di una grazia della Madonna, i cui benefici erano soprattutto per coloro che cercavano una prova dell’esistenza dell’aldilà. Durante quei momenti il contatto con il mondo ultraterreno si esplicava pian piano, portando con sé interrogativi, timori, e ogni sorta d’incontenibile emozione. Per le persone non era semplice accettare ciò che non riuscivano a percepire direttamente, ma le prove che qualcosa di straordinario stesse avvenendo erano chiare. Quel contatto sottile e nello stesso tempo invisibile, manifestava tutta la sua dirompente realtà, dissipando i dubbi e facendo crollare le resistenze dell’animo umano, che, in genere, preferisce negare ciò che non riesce a spiegarsi, palesando così l’incapacità di affrontare una realtà che trascende l’aspetto puramente umano dell’uomo. UNA REALE VOCE UMANA Caterina, in alcuni particolari momenti, preceduti quasi sempre dall’apparizione della Madonna, iniziava a sentire una voce umana. Non era una forma d’interlocuzione interiore, ma una reale voce umana proveniente dall’esterno. Una voce naturale, molto espressiva, carica Lamezia e non solo


IL VOLTO SPIRITUALE DELLA CALABRIA di emozione, capace di trasmettere tutto ciò che l’anima del defunto sentiva. Le anime iniziavano a parlare a Caterina, presentandosi, quasi subito, con nome e cognome, per farsi riconoscere dai parenti, che in quel momento erano presenti nella stanza delle apparizioni. Caterina udiva le frasi proferite dal defunto e, quasi simultaneamente, le dettava a uno dei presenti, che le trascriveva su un quaderno. IL CONTENUTO DEI MESSAGGI I defunti, quindi, potevano comunicare ai propri cari il luogo dove si trovavano, il loro stato spirituale e se avevano bisogno di suffragi per la propria anima: messe, preghiere, etc. I suffragi richiesti dalle anime erano in grado di abbreviare il tempo di permanenza nei luoghi che precedevano l’entrata in Paradiso: il Purgatorio e il cosiddetto “Prato verde”, chiamato anche anticamera del Paradiso. A volte, per fornire una prova ancora più chiara della veridicità dei colloqui, la Madonna permetteva che la presenza dei defunti si manifestasse in modo da essere percepita da tutti i presenti come reale. Ciò avveniva attraverso Caterina, con una sorta di scrittura automatica. Una mano invisibile, quella del defunto, afferrava quella della piccola veggente e muovendola scriveva il messaggio destinato ai

Messaggio di un defunto, Antonio M., che dice di trovarsi nel “Prato verde”

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propri cari. Ecco come Caterina, in un’intervista, racconta quel momento: “A volte, mi sentivo prendere la mano, come fa una maestra di scuola con un bambino per insegnargli a scrivere, e iniziavo a scrivere il messaggio, ma non ero io a muovere la mano. L’anima mi parlava, sentivo contemporaneamente le parole che scriveva per i suoi parenti. Alla fine del messaggio c’era sempre la firma completa, oppure le iniziali. I parenti vedendo il messaggio restavano meravigliati e, molte volte, scoppiavano in un pianto a dirotto, perché riconoscevano la scrittura del loro congiunto”. Tra le tante persone che si recavano da Caterina, vi erano anche coloro che, avendo perso una persona cara in un modo inaspettato, desideravano avere un contatto con il defunto. Un giorno, andarono a trovare Caterina due coniugi, il cui figlio, un giovane sui diciassette anni, era deceduto improvvisamente durante la notte. Essi non riuscivano a rassegnarsi a quella perdita e chiesero a Caterina se quel figlio tanto amato continuasse a vivere. Lei, allora, prese un foglio di quaderno e una penna e iniziò a scrivere. La sua mano scriveva, ma non era Caterina a muoverla, infatti, la calligrafia non era la sua. Quell’anima, attraverso la mano di Caterina, scrisse un messaggio per i genitori e alla fine del foglio appose la sua firma. Loro, all’inizio erano scettici, ma quando riconobbero la calligrafia e alla fine videro anche la firma, scoppiarono in pianto, affermando che quella era proprio la firma del loro figlio. Un altro giorno, si presentò a Caterina un’altra coppia di coniugi di un paesino catanzarese, che avevano perso il loro figlio, di poco più di vent’anni, in un incidente stradale. L’anima del ragazzo si presentò a Caterina, lasciando questo messaggio: “Sono alle porte del cielo; ho bisogno di una messa, così volerò dritto nel Paradiso, andrò a godere in pace con Dio. Cara mamma, sono quasi nel Paradiso, volerò nel Paradiso pieno di luce […]”.

Messaggio di un defunto: Antonio C.

Una volta visto il messaggio e verificata la corrispondenza della calligrafia e della firma, i genitori, visibilmente emozionati, non sapevano capacitarsi di come fosse stato possibile quel contatto, ma erano felici di aver avuto quella grande grazia dalla Madonna, attraverso la piccola veggente. Quel particolare fenomeno, rievocava nei parenti del defunto la sofferenza della perdita, che, però, veniva colmata dalla gioia di sapere che la morte in realtà, in senso assoluto, non esiste. La Madonna, durante quei fenomeni, con lo scopo di far riflettere sulla reale esistenza dell’Inferno, permetteva che si presentassero a Caterina anche anime dannate. Una di loro, con voce disperata, angosciata e sofferente, le disse: “Sto bruciando nelle fiamme più profonde dell’Inferno”. Questa e altre comunicazioni scossero profondamente Caterina, che chiese alla Madonna di toglierle questo carisma, perché le procurava troppa sofferenza, ma che avrebbe sempre pregato per le anime del Purgatorio. Oggi Caterina non parla più con i defunti, ma la Madonna, durante le apparizioni, risponde sullo stato spirituale delle anime, e se esse si trovano in Paradiso. Fonte: parzialmente tratto da “Il Segno del soprannaturale”, n. 351, settembre 2017, Edizioni Segno Autore: Fernando Conidi

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La parola alla Psicologa

La depressione nell’anziano di Valeria Saladino - Psicologa e Psicoterapeuta

Tendenzialmente, si parla di età anziana a partire dai 65 anni, in concomitanza con l’abbandono del lavoro ed è proprio in questa fase che possono insorgere episodi depressivi. Le avversità psicosociali (difficoltà economiche, disabilità, isolamento sociale, trasferimenti, assistenza sanitaria e lutti) possono aumentare ulteriormente la suscettibilità al disturbo. La depressione negli anziani, in particolare in quelli con patologie comorbide, è molto frequente ma, come erroneamente si pensa, essa non costituisce una fase “normale” del processo di invecchiamento e risulta essere una delle cause più significative di sofferenza emotiva in tarda età, poiché peggiora la qualità della vita dell’anziano. Numerosi studi evidenziano come l’insorgenza della depressione in età avanzata nella nostra società sia sempre più frequente, con una percentuale di anziani depressi stimata intorno al 15-20% della popolazione. I disturbi dell’umore nell’invecchiamento hanno un’origine multifattoriale. Per i professionisti, così come per i familiari, può risultare complesso individuare i sintomi depressivi poiché spesso i segnali sono sottovalutati e associati al naturale processo dell’invecchiamento o alle patologie coesistenti. Riconoscere e trattare una deflessione significativa del tono dell’umore tramite interventi farmacologici, psicoterapeutici e psico-sociali significa intervenire sulla sintomatologia manifestata, limitarne l’azione iatrogena sulla salute dell’anziano e sulle funzioni cognitive, incrementando qualità di vita e benessere. I sintomi che interessano in modo specifico la depressione nella persona anziana possono essere: la tristezza, la perdita di interessi verso l’ambiente, l’irritabilità, l’impulso a pianTestata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 29°- n. 68 - dicembre 2020/gennaio 2021 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

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gere, il sentirsi preoccupati anche per vicende insignificanti, il vuoto interiore e l’indifferenza affettiva, il senso di perdita del controllo e le preoccupazioni somatiche. La persona anziana lamenta, infatti, malattie fisiche o deficit di tipo cognitivo come disturbi mnesici e/o attentivi, verso i quali si mostra preoccupata e desiderosa di porvi rimedio. La presenza di dolore cronico, per lo più associato a processi degenerativi o neoplastici, e la disabilità conseguente, sono fra le cause più importanti di scadimento della qualità di vita e di insorgenza di uno stato depressivo. La relazione tra malattie e depressione è particolarmente rilevante per le patologie ad impatto diretto sulla disabilità (ictus, tumori, etc.). La perdita di capacità funzionale ha effetti peggiorativi sui sintomi depressivi, che a loro volta hanno effetti negativi sull’abilità funzionale, causando l’instaurarsi di un perverso circolo vizioso. Nel trattamento di persone anziane con depressione sono efficaci la terapia farmacologica e la psicoterapia. Il trattamento con antidepressivi è ben tollerato dagli anziani e riduce i sintomi depressivi, ma terapia farmacologica può essere, però, sconsigliabile per gli anziani che assumono già altri farmaci e che potrebbero essere esposti a un maggior rischio di intossicazione o a effetti collaterali gravi. Dal punto di vista psicoterapico, invece, la Terapia Cognitivo-Comportamentale permette di ottenere buoni risultati nel trattamento della depressione senile attraverso l’utilizzo di strategie alternative di problem solving, efficaci nel miglioramento della qualità della vita della persona. Lo scopo di tali interventi è favorire una remissione dei sintomi, prevenire gesti suicidari e ripristinare buoni livelli di funzionamento sociale e cognitivo.

88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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