Lamezia e Non solo agosto settembre 2019

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IX EDIZIONE

TEATRO GRANDINETTI COMUNALE LAMEZIA TERME Sab 26 OTTOBRE Fita V Ed. Premio Bronzi

Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano NOVEMBRE Dom 3 | Sab 9 | Sab 16 | Sab 23 DICEMBRE Dom 1 | Sab 14 | Sab 28 GENNAIO Sab 4 | Sab 18 | Sab 25 FEBBRAIO Sab 1 | Sab 8 | Sab 22 MARZO Dom 1 | Sab 7 | Sab 21 Finale Sab 28 MARZO

Ven 14 FEBBRAIO Biagio Izzo TARTASSATI DALLE TASSE Ven 28 FEBBRAIO Cabaret FESTIVAL FACCE DA BRONZI Semifinale Nazionale

I Vacantusi LA CAMERIERA BRILLANTE Mer 6 NOVEMBRE Paolo Ruffini UP&DOWN

organizzato dall’Associazione Calabria dietro le quinte in collaborazione con I Vacantusi

Sab 7 DICEMBRE Sergio Cammariere

Sab 14 MARZO I Vacantusi Mar 31 MARZO Mummenschanz YOU&ME

in coproduzione con Fatti di Musica

Mar 21 GENNAIO Lello Arena MISERIA E NOBILTÀ

CON IL CONTRIBUTO DI:

Info e prevendite Segreteria Organizzativa C.so G. Nicotera, 237 Lamezia Terme 0968 23564 / 327 1310708 www.ivacantusi.com ivacantusi@gmail.com

UNIONE EUROPEA

IN COLLABORAZIONE CON

REPUBBLICA ITALIANA

REGIONE CALABRIA

CITTÀ DI LAMEZIA TERME

Vacantiandu è un progetto beneficiario del fondo PAC Calabria 2014/2020 Az. 1 Tip. B


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I libri della grafichéditore presentati nella suggestiva cornice fiorentina del Lungarno

di Antonio Perri

Un evento memorabile quello vissuto sul Lungarno di fronte alla Firenze rinascimentale e Pontevecchio sullo sfondo. Venerdì 23 agosto 2018 alla Terrazza Marasco del River Urban Beach, di cui sono referenti Alessandro Barbato e Michele Mazzoni. Un’emozione senza confini, mentre il fiume di Dante, Petrarca e Boccaccio ci parlava in sottofondo col suo scrosciare pieno e tranquillo. “Libri e Musica”, un evento di cultura calabrese nel cuore dell’Umanesimo, della Fiorentina libertas, promosso dall’associazione culturale e dello spettacolo “Emozionote” di Firenze, presieduta da Chiara D’Andrea, che ha introdotto e coordinato l’evento, presenti Nella Fragale Perri (casa editrice Grafichè), Mariannina Amato (Psicologa Psicoterapeuta), Roberto Ciabatti (Counselor), Filippo D’Andrea (Filosofo e Teologo) e Duo Favola (cantanti Chiara D’Andrea e Patrizio Pierattini), mentre Giuseppe Perri immortalava sapientemente la magica serata. Il Duo Favola ha aperto l’incontro con una prima canzone ed il microfono è passato all’editore che ha condotto le interviste ai due autori con garbo e tematicamente puntuale. Nella Fragale dirige un’emergente casa editrice calabrese

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nata due anni fa e già con decine di libri pubblicati, valorizzando studiosi, poeti, romanzieri meridionali con intelligenza e apertura culturale. Il paesaggio stupendo del lungarno cullava la conversazione con Mariannina Amato, autrice del libro “La 3D therapy. La materializzazione delle emozioni” che esplicita l’argomento principale che consiste nella “una metodologia di indagine conoscitiva, di elaborazione e trasformazione di aspetti emotivi disfunzionali materializzati in oggetti tridimensionali con l’uso del computer e della stampante 3d” Roberto Ciabatti, counselor psicologico con indirizzo biosistemico, ha dato un contributo sull’aspetto teorico cognitivo e sulla neurofisiologia di processo legata all’impianto della 3d therapy. Mentre le luci della città di Leonardo e Michelangelo, Donatello, Botticelli, Giotto accendevano ammirazione, Filippo D’Andrea prendeva la parola parlando di contemplazione nei suoi aspetti filosofici. “Il mio pensiero – ha affermato - coglie l’aspetto plurale dei convincimenti personali, con in radice il fondamento unitario della persona

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umana che è nel contempo principio ed orizzonte finale del percorso di ricerca esistenziale”. In altre parole, “l’uomo si principia nell’unità e si completa nel ritrovamento dell’unità. Soprattutto, in questa frammentazione antropologica disumanizzante dei secoli recenti, pur considerando preziosissimo tutto il sapere scientifico, tecnico e tecnologico, ma non scorporato dalla visione integrale dell’umano e della persona, della comunità e dello sguar-

L’evento è proseguito in un clima d’incanto marcato dall’emozione del pubblico internazionale presente - mentre Pontevecchio illuminato brulicava di turisti provenienti dalle terre del pianeta dove i fiorentini hanno portato nei secoli arte, cultura e scienza - con il Duo Favola che ha eseguito brani che hanno avvolto di melodia un indimenticabile scenario fluviale ed architettonico.

do sull’Ulteriorità”. La contemplazione filosofica abita in questa casa di consapevolezza e di sapienza, e la sua trilogia (pubblicata da Graficheditore di Lamezia Terme), con generi letterari diversi: poesia (“A passo di capre. Liriche per la contemplazione filosofica”), aneddoti (“Frammenti di quotidiano. Aneddoti per la contemplazione filosofica”) ed aforismi (“Faville. Aforismi per la contemplazione filosofica”) è strumentazione benefica.

L’iniziativa è stata riportata sia dalla stampa calabrese che da quella toscana, sulla scia di una antico sodalizio culturale tra le due regioni saldato fin dal medioevo tra i fondatori della lingua italica ed i loro maestri calabresi Barlaam di Seminara, vescovo di Gerace e Leonzio Pilato, monaco di Palmi, due grecisti e filosofi del trecento di grande valore.

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E.T. sotto le stelle, premio

Carlo Rambaldi di Antonio Perri

Il 10 agosto si è tenuta nel piazzale antistante la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, la quinta edizione del premio “E.T. sotto le stelle, premio Carlo Rambaldi”. Giuseppe Lombardi, direttore esecutivo della Fondazione Carlo Rambaldi, ha voluto in apertura di serata, ringraziare il Comune di Vibo Valentia e la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia per la competenza ed il supporto dimostrato per la realizzazione della manifestazione. La serata oltre alla presentazione dei premiati, ha previsto degli

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intermezzi musicali che hanno diviso le tre sezioni del premio. Per la prima sezione “Premio Speciale Amici della Fondazione Rambaldi” hanno ritirato il premio: Emanuele Ionà, Domenico Caporale, Rocco Aversa, Luca Rispoli, il maestro Michele Paparella e Cosimo Allera. Hanno invece ritirato il premio “Carlo Rambaldi”: Antonio Perri, Maria Salvia, Antonio Belsito, Gianluca Falvo e Gianluca Gargano, Claudio Gubitosi, Guglielmo Mastroianni, Pietro Genuardi, Massimo Cittadino,

Daniele Rossi, Nuccio Caffo, la testata giornalistica LaC News24 diretta da Cristina Iannuzzi e Pietro Comito. Questo premio è stato assegnato a coloro che nell’anno precedente si sono distinti per meriti speciali in diversi campi professionali, artistici, culturali e sociali. Il lametino Antonio Perri, titolare della tipografia “Grafiché Perri”, ha ricevuto il premio per aver affiancato al classico lavoro della tipografia, un reparto dedicato all’editoria. Sul palco ha voluto ringraziare la sua famiglia ed i collaboratori per

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il supporto ricevuto in questi due anni (da quanto l’attività editoriale è stata introdotta) che ha visto la pubblicazione di diversi autori lametini e non solo.

Rami Adham, siriano di Aleppo, da anni ormai residente in Finlandia nel 2011, dopo lo scoppio della guerra civile in Siria, sente il bisogno ed il dovere di fare qualcosa per la “sua” gente che in quella guerra ha perso tutto.

Nel primo viaggio, oltre a beni di prima necessità quali medicine, cibo e vestiti, porta anche dei giocattoli, regalati ai bambini siriani, dai suoi figli.

Il momento più toccante della serata è stato il premio a Rami Adham, più comunemente conosciuto come il “contrabbandiere di giocattoli”.

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Da questo semplice gesto nasce la Il premio è stato anche l’imput per “leggenda” del “contrabbandiere di un’azienda di giocattoli vibonese di aprire un “ponte”, come ribadito da giocattoli”. Giuseppe Lombardi, dalla Calabria alla Siria, consegnando proprio a Rami Adham dei regali da portare ai bambini siriani.

il pubblico presente, ha avuto la possibilità di fare le foto con la statua di E.T. e di fotografare i tre Premi Oscar portati dalla figlia Daniela Rambaldi.

Rami Adham è ritornato in Siria circa 30 volte, portando con se, sempre doni per i bambini. Durante la premiazione è stato proiettato un video di Rami Adham in A fine serata, sia gli invitati, che Siria circondato da bambini che attendono il loro regalo.

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la scuola

UNA GUIDA PER CONOSCERE E AMARE IL TERRITORIO di Luisa Vaccaro

È stata presentata, lo scorso 27 luglio, nell’incantevole scenario dell’Agriturismo Torre dei Cavalieri, con la maestosa Torre angioina-aragonese sullo sfondo, “Conoscere e amare il territorio - Guida alla conoscenza di alcuni beni culturali del Territorio lametino” realizzata dall’Istituto Comprensivo “S. Eufemia Lamezia”, in sinergia collaborativa con la struttura agrituristica. Il lavoro è la sintesi qualificante del PON “IN TOUR 2.0” che ha visto coinvolti in un prezioso percorso di ricerca e analisi

conoscitiva sviluppato sul campo, gli alunni delle classi quinte della Primaria e della prima classe della Secondaria di primo grado dell’Istituto. Nello specifico, i beni indagati durante l’esplicazione del modulo, documentati con ampie ed esaustive schede descrittive, ed un ricco apparato fotografico, sono stati: le Terme Romane, in località Acconia di Curinga; la chiesa di S. Eufemia Vetere e i resti

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dell’Abbazia Benedettina in località Terravecchia, il Bastione dei Cavalieri di Malta, la Torre di S. Caterina o di Capo Condurru, la chiesa dell’Annunziata di Sambiase. La serata di presentazione, cui ha assistito un folto pubblico attento e interessato, condotta dalla giornalista Luisa Vaccaro, e scandita dai brani musicali eseguiti dalla pianista, la prof.ssa Daniela Iannello, si è snodata iniziando con gli interventi istituzionali della dirigente scolastica, dott.ssa Fiorella Careri e del responsabile

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dell’agriturismo “Torre dei Cavalieri”, signor Carlo Pileggi. La dirigente Careri ha ripercorso i momenti formativi declinati dal progetto scolastico e i passi realizzativi della pubblicazione, rimarcandone l’aspetto metodologico e la valenza formativa. La prof.ssa Teodolinda Coltellaro cui si deve l’ideazione e la curatela della Guida, e la prof. ssa Roberta Infante che ha redatto gli abstract in inglese, hanno riepilogato, con l’aiuto di immagini significative, il coinvolgente itinerario esplorativo condotto sul territorio, e confluito nei contenuti più sostanziali nella Guida “Conoscere e amare il Territorio”. Di seguito, gli alunni, veri protagonisti di tutto l’articolato e fertile percorso di conoscenza, hanno proposto la lettura di alcune schede facenti parte della guida, di testi collettivi e individuali, in cui hanno condensato i loro pensieri, le riflessioni sull’esperienza vissuta, e sulle tracce che questa sperimentazione didattica, ha lasciato nelle loro menti e nei loro animi. Essi, non a caso, nell’incipit alla Guida hanno scritto: “Questo PON ci ha aiutato a capire il vero significato del verbo conoscere abbinato al sostantivo Territorio. Ora siamo più consapevoli della nostra identità territoriale. Abbiamo capito che anche negli angoli più deprivati c’è storia, c’è arte, c’è cultura, e che proprio in questi luoghi, ci sono le nostre origini, le nostre radici. Con le diverse uscite abbiamo esplorato e capito il valore di alcuni Beni di cui ignoravamo perfino l’esistenza, ma soprattutto abbiamo imparato ad apprezzare e ad amare il nostro territorio. Ora sappiamo veramente che, quando si parla di territorio, conoscere è complementare di amare”. Il prof. Italo Leone ha concluso la parte culturale della serata, evidenziando alcuni aspetti significativi di un “progetto volto alla conoscenza e rivalutazione dei beni culturali del territorio”. In un mondo sempre più globalizzato e omologante – ha sottolineato il prof. Leone - in tutti gli aspetti del vivere sociale, la riscoperta della propria identità storica e culturale, può essere vantaggiosa, in termini di qualità della vita e opportunità di offerta turistica. Il territorio lametino è il risultato di una stratificazione storica e culturale di duemila e cinquecento anni, che ha lasciato segni nella lingua, nella religiosità, nella letteratura, nell’arte, nello stile di vita. La nostra identità va ricercata proprio in questa millenaria tradizione, che abbiamo il dovere di valorizzare, seguendo l’esempio di questi ragazzi futuro della nostra società”. Con fermezza di voce, ha concluso ammonendo il mondo degli adulti, sulla necessità di lavorare in sinergia per suscitare la curiosità e l’attenzione delle nuove generazioni, e avviare così, la rinascita Lamezia e non solo

sociale e culturale dell’intera regione Calabria. La manifestazione si è conclusa con ulteriori interventi che hanno permesso un’amplificazione e una più compiuta riflessione sui temi affrontati : l’Onorevole Angela Napoli, che ha molto apprezzato il lavoro svolto dalla scuola, mettendo in risalto la qualità della proposta educativa e culturale, sollecitandone la divulgazione; l’avv. Paolo Mascaro ha , a sua volta, messo in evidenza il valore del lavoro svolto, che travalica i limiti della singola comunità scolastica per irraggiarsi alla più vasta comunità sociale-territoriale, come prezioso monito alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale, valore identitario imprescindibile.

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cultura

LE GUERRE DI POTERE DEGLI UOMINI E LA FORZA DELLE DONNE PER LA PACE di Giovanna De Sensi Sestito Per la stagione teatrale 2019, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) di Siracusa, per trattare un tema importante come quello contro la guerra, ha fatto una scelta tutta al femminile. Entrambe le tragedie scelte sono di Euripide, il poeta che negli anni della maturità artistica ha vissuto e sofferto le alterne fasi della guerra del Peloponneso, senza vivere abbastanza per vederne l’amara conclusione per la sua patria. LE TROIANE, rappresentata nel 415 a.C., rappresentano un appello accorato del poeta contro la guerra, in cui Atene si stava di nuovo cacciando con una baldanzosa spedizione in Sicilia contro Siracusa, dopo l’effimera pace di Nicia. I primi personaggi chiamati a proclamare l’inutilità e l’insensatezza della guerra sono due divinità che aprono la scena: Posidone si dichiara sconfitto per non essere riuscito a proteggere Troia, ma la vittoria è amara anche per Atena, che ha dato un aiuto decisivo ai Greci suggerendo l’inganno del cavallo di legno, ma li vuole ora punire per la profanazione del suo tempio nella città e cerca l’aiuto di Posidone per preparare ai vincitori un amaro ritorno in Grecia :«Folle chi rade al suolo le città // ed i templi e le tombe ne abbandona,// sacro asilo dei morti: presto o tardi // pagherà molto care le sue colpe». Più tardi sarà l’infelice Cassandra, la sacerdotessa di Apollo violata nella sua castità tra gli altari del dio e prescelta da Agamennone come sua concubina, a predire l’amaro ritorno dei greci e la sua vendetta che prenderà corpo nel destino di morte che attende Agamennone in patria. Al centro della scena rimane per tutta la tragedia la vera protagonista, Ecuba, la vecchia regina impietrita dai troppi dolori

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che la opprimono, ma struggente nel ricordo dei fasti perduti del passato, del marito Priamo ucciso sotto i suoi occhi e lasciato insepolto, dei suoi cinquanta figli, a cominciare da Ettore, e al suo lamento si aggiunge presto quello del coro delle donne troiane, che si disperano per la morte violenta dei loro mariti e dei loro figli, per la perdita della patria che brucia sullo sfondo e per il destino di schiavitù che le attende. E lì, sulla scena, Ecuba apprende dall’araldo nuovi dolori: della sorte della figlia più giovane, Polissena, sgozzata in sacrificio funebre sulla tomba di Achille; di Cassandra, destinata ad Agamennone e della nuora Andromaca pretesa da Neottolemo, figlio di Achille; della decisione presa dal consiglio dei greci di uccidere anche il piccolo Astianatte figlio di Ettore, per paura di una sua futura vendetta. La dignità eroica di Ecuba prevale anche nel confronto dialogico con Elena, che trascinata davanti a Menelao si discolpa con parole di menzogna; sollecitata dal re spartano, Ecuba le smaschera ad una ad una rivolgendosi a Elena con parole durissime: vergogna di Castore e di Sparta, causa della morte di Priamo, di tutti i suoi figli, rovina di Troia. Rafforza così lo sdegno di Menelao che promette di punirla con la morte per la guerra e i lutti che ha provocato ai Greci e per riaffermare la sacralità dell’ospitalità, tradita da Paride, e della fedeltà coniugale, tradita da Elena. A Ecuba, infine, tocca dare una simbolica sepoltura al corpicino disfatto di Astianatte sotto lo scudo del padre. Tra le fiamme che divorano la città Ecuba vorrebbe cercare una morte pietosa e gloriosa, ma glielo impediscono i soldati trascinandola alle navi dei greci. Percorre tutta la tragedia la condanna

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della guerra, causa di distruzione, morte e schiavitù per i vinti, ma causa di immensi lutti e presagio di sventure anche per i vincitori: niente sarà più come prima nè per gli uni nè per gli altri e con l’equilibrio sconvolto dalla guerra dovranno fare i conti gli stessi vincitori. Con l’ELENA, rappresentata nel 412 a.C., il messaggio di Euripide contro la guerra è ancora più forte, anche se la tensione drammatica è minore e sfocia in un lieto fine. Il miraggio del facile successo in Sicilia s’era tramutato in una disfatta terribile e nella ripresa della guerra diretta con Sparta, che aveva occupato Decelea alle porte di Atene. Anche la democrazia ormai vacillava nella città, perché avevano preso il sopravvento gli oligarchici. Di questo clima di drammatica sfiducia e incertezza è espressione questa tragedia che utilizza un filone razionalistico del mito di Elena, precocemente elaborato per riscattare da colpe così gravi la memoria di Elena, oggetto di culto a Sparta assieme ai divini fratelli, Castore e Polluce. Era stato un poeta arcaico della Magna Grecia, Stesicoro, vissuto tra Imera e Metauro a cavallo del VII e del VI secolo a.C., il primo ad aver composto una Palinodia in onore di Elena per poter recuperare la vista, che aveva perduto dopo aver poetato su di lei attribuendole le colpe della tradizione omerica: Elena non avrebbe mai tradito Menelao e sarebbe stata una falsa Elena quella rapita e portata a Troia da Paride. Il motivo della falsa Elena offriva ad Euripide una metafora potente per un attacco ancora più duro contro la guerra. Nel prologo è Elena stessa, presso la tomba di Proteo, il re egiziano che l’ha accolta, a raccontare la propria storia a cominciare dal concepimento nel seno di

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Leda ad opera di Zeus sotto le sembianze di un cigno. È introdotto così il motivo conduttore della tragedia, che niente è come appare e c’è sempre una doppia verità in quello che viene detto. Dall’esule Teucro che irrompe sulla scena Elena apprende dell’odio dei greci nei suoi confronti, dei sette anni di peripezie e sciagure già affrontate dai greci nel ritorno infausto da Troia; della morte che per la vergogna del tradimento di Elena si erano dati la madre Leda e i fratelli Dioscuri; della probabile morte di Menelao in mare, assieme ad Elena che si trascinava dietro, e a stento riesce a convincere Teucro, per la nobiltà d’animo che dimostra, di essere lei la vera Elena, che non è mai andata a Troia con Paride, ma rapita e portata in Egitto da Hermes, mentre Paride aveva portato con sé a Troia per la rovina della sua città solo una immagine di Elena fatta di aria, un dono avvelenato di Afrodite. Vero e falso si intrecciano in questi racconti e il coro di schiave greche esorta Elena a non credere che fosse tutto vero e a consultare la figlia di Proteo, Teonoe, sacerdotessa e indovina veritiera. Il gioco tra falsa e vera Elena si ripete quando arriva sulla scena, lacero e naufrago, Menelao, che ha lasciato la falsa Elena nascosta in una grotta e apprende da una vecchia che la spartana Elena è lì da prima che i greci partissero per Troia. E sulla scena Elena e Menelao s’incontrano e si riconoscono, mentre un compagno arriva a informarlo che l’Elena della grotta si è dissolta nell’etere. Le infinite pene dei greci e dei troiani, navi, eserciti, città distrutte, tutto sofferto invano: «O Frigi sventurati e voi tutti Achei, per tanto tempo siete andati alla morte vittime di un inganno»; un inganno ordito dagli dei, dirà Menelao, «e quello che alla fine ne avemmo nelle mani era un’immagine fatta con una nuvola, e fu causa di tanti lutti!... E non per una nuvola soffrimmo tanto e faticammo invano?». Seguono le considerazioni sull’instabilità della condizione umana, sulla mancanza di certezze, su quanto siano menzogneri gli indovini, a cominciare da Calcante e da Eleno che non avevano saputo suggerire niente di buono ai loro popoli. La considerazione del poeta è che non bisogna fidarsi di nessuno, occorre cervello e buon consiglio e stare radicati nella giustizia, come fa la sacerdotessa Teonoe, non disposta a compiacere il fratello che vorrebbe sposare Elena, a prezzo di un’infamia: «giustizia, perchè il cielo è comune a tutti gli uomini, come la terra, e nel cuore bisogna custodire il tempio della giustizia».

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Rincara la dose il coro sentenziando: «nessun ingiusto mai ebbe fortuna finora al mondo, solo la giustizia può dare una speranza di salvezza», ed esprimendo sfiducia negli dei e soprattutto negli uomini, che rimproverano così: «il senno tutti avete perduto/ voi che i meriti con la guerra / con le lance nella battaglia/ dei forti volete acquistare;/ se il giudizio a questi meriti/ lo deve dare la gara di sangue,/ la contesa non lascerà mai le città e le case,/ e gli uomini per questa gara lasceranno/ i talami in cambio della terra di Priamo/ mentre potevano regolare con le parole la contesa che era sorta per te (rivolti a Elena)./ O Priamo, o Troia, la morte e la rovina vi hanno tolti dal mondo senza scopo». È facile cogliere un riferimento immediato alla spedizione in Sicilia, sbandierata come una guerra facile che avrebbe portato ricchezza e potere ancora più grande ad Atene, ma che si era rivelata una tragica illusione. Ma la tragedia suggerisce che in fondo ogni guerra è un’illusione, scoppia per pretesti irrisori, quando non del tutto menzogneri, rispetto alla massa di sciagure che provoca. Da buon conservatore, anche Aristofane era contrario alla guerra, finita dopo la morte di Pericle sotto la direzione del demagogo Cleone, guerrafondaio per principio, dal poeta comico sbeffeggiato nei Babilonesi del 426 e nei Cavalieri del 424 a.C., e soprattutto era contrario ad una guerra contro Sparta, modello di buon governo vagheggiato da tutti i benpensanti come lui. Aristofane aveva già affrontato anche il tema della pace negli Acarnesi, del 425, e nella Pace, del 421 a.C. Nel drammatico contesto di reazione oligarchica che aveva preso il sopravvento in Atene nel 412 dopo l’esito disastroso della guerra in Sicilia, sfociato nel 411 in un colpo di stato oligarchico, che limitava i diritti civili ai soli cinquemila cittadini dotati di un certo reddito, Aristofane porta sulla scena la commedia LISISTRATA, costruita, si direbbe, proprio sviluppando le considerazioni finali del coro nell’Elena di

Euripide rappresentata l’anno precedente, sulla insensatezza degli uomini che preferiscono abbandonare il proprio talamo e la propria città per andare a fare la guerra in terre lontane. Parodiando Euripide per la sua predilezione per i soggetti femminili, Aristofane imbastisce la situazione paradossale di uno sciopero delle donne di tutta la Grecia convinte dall’ateniese Lisistrata a rifiutarsi di ottemperare ai loro doveri coniugali fino a quando mariti e amanti non si fossero decisi a fare la pace. La vis comica del poeta accentua lo stereotipo della donna greca relegata in casa, frivola e lussuriosa, per far risaltare la forza della passione amorosa come unico possibile antidoto per distogliere gli uomini dalla loro insana passione di potere e di guerra. Il tema della guerra percorre tutta la storia e purtroppo anche quella contemporanea. E se, grazie all’Unione europea, gli stati che ne fanno parte stanno sperimentando i benefici effetti della cooperazione e della ricerca di soluzioni democraticamente condivise per regolare i rapporti reciproci, non possiamo dire di vivere in un mondo di pace: nel recente passato, come in varie situazioni di crisi attuali, a scatenare conflitti a catena sono stati incidenti provocati ad arte, pretesi armamenti o presunte violazioni di qualche accordo, che hanno offerto pretesti menzogneri, funzionali solo a coprire corposi interessi di potere e di controllo di risorse essenziali per la ricchezza delle nazioni: pretesti illusori come l’immagine di Elena portata a Troia e causa di rovina di un’intera civiltà. Il vaso di Pandora una volta scoperchiato ha fatto dilagare nel nostro tempo odi razziali, guerre di religione, pulizie etniche, terrorismo, esodi biblici.... L’umanità ha bisogno di ritrovare se stessa, e la radice dell’umanità sta nelle donne. *Professore ordinario di Storia greca e Storia della Magna Grecia presso l’UNICAL

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Rubrica di Antonio Saffioti totosaff@gmail.com

I MIGRANTI AMBIENTALI o CLIMATICI o ECO-PROFUGHI o RIFUGIATI AMBIENTALI di Antonio Saffioti Il rapporto “Cambiamento climatico e territorio” del comitato scientifico dell’ONU sul clima, l’IPCC, diffuso l’8 agosto 2019 a Ginevra. Si concentra su cambiamento climatico e territorio, studiando le conseguenze del riscaldamento su agricoltura e foreste. E’ stato preparato da 66 ricercatori da tutto il mondo, fra i quali l’italiana Angela Morelli. Piogge violente, alluvioni, siccità e desertificazione sono eventi ai quali stiamo assistendo sempre più di frequente e secondo lo studio nei prossimi anni saranno amplificati. Degradando il suolo e strappano fette sempre più ampie di terreno ai contadini, soprattutto nelle regioni più povere, in particolare Africa, Medio Oriente, Asia e America latina. In molte di queste regioni avanzeranno i deserti, che potrebbero invadere anche le regioni mediterranee. Ma soprattutto aumenteranno le migrazioni, all’interno di paesi e oltre le frontiere. I migranti saranno sempre più migranti climatici, una situazione che rischia di accentuare i conflitti per l’uso delle terre ma anche nei Paesi di destinazione. Come l’Italia e quelli europei che si affacciano sul Mediterraneo. Assieme alla siccità aumenteranno gli incendi, non solo, come sta accadendo ora, in Amazzonia, Siberia e in zone remote del Pianeta ma in quasi tutto il globo (Nord e Sud America, Mediterraneo, Africa meridionale e Asia centrale). È una conseguenza delle temperature che aumentano, soprattutto verso i Poli. E che crescono ancora di più sulle terre emerse. In particolare, nella regione del Mediterraneo, le precipitazioni annuali diminuiscono e si concentrano. I cambiamenti climatici favoriscono così l’aumento dell’intensità delle precipitazioni e l’erosione del suolo. “Il suolo e la biodiversità stanno soffrendo una pressione enorme a causa dell’aumento della deforestazione in Amazzonia e degli incendi che proprio in questi giorni stanno devastando Siberia e Indonesia” dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. “Questi fenomeni hanno un impatto diretto sulla vita di milioni di persone e sul clima, poiché minacciano la nostra sicurezza alimentare favorendo la desertificazione e il degrado del suolo. Alla luce del nuovo rapporto Ipcc, i governi dovranno perciò aggiornare e migliorare i propri piani d’azione per mantenere l’innalzamento delle temperature globali sotto il grado e mezzo”. ENTRO IL 2050, I PROFUGHI AMBIENTALI POTREBBERO ESSERE ADDIRITTURA 200-250 MILIONI DI PERSONE. Anche se i mass media non lo dicono, flussi migratori di questo tipo sono già palpabili. Sono i migranti ambientali, altrimenti detti migranti climatici o eco-profughi, oppure ancora “rifugiati

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ambientali”, come li definì Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute. Manca ancora un riconoscimento giuridico dello status di “profugo” per un migrante ambientale. Ma domandiamoci: quand’anche ai migranti ambientali fosse riconosciuto lo status di profughi, resterà l’insolubile problema a monte. L’UOMO HA ORMAI CAMBIATO IL CLIMA E CONTINUA A CAMBIARLO. CHI SONO I RIFUGIATI AMBIENTALI? Secondo Essam ElHinawi, che ha introdotto questo termine nel 1985, si tratta di “persone che sono state costrette a lasciare il loro habitat abituale, temporaneamente o per sempre, a causa di una significativa crisi ambientale (naturale e/o provocata da attività umane, come per esempio un incidente industriale) o che sono state spostate in via definitiva da significativi sviluppi economici o dal trattamento e dallo stoccaggio di scarti tossici, mettendo così a repentaglio la loro esistenza e influenzando gravemente la qualità delle loro vite”. UN’ALTRA DEFINIZIONE da prendere in considerazione è quella dell’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) che, si badi bene, PARLA DI MIGRANTI AMBIENTALI E NON DI PROFUGHI. Per l’Oim (2007) i migranti ambientali sono “persone o gruppi di persone che, per pressanti ragioni di un cambiamento improvviso o graduale che influisce negativamente sulle loro vite o sulle loro condizioni di vita, sono costretti a lasciare le loro dimore abituali o scelgono di farlo, temporaneamente o per sempre, e che si spostano sia all’interno del loro paese che oltre confine”. ENTRAMBE QUESTE DEFINIZIONI COLLOCANO I PROFUGHI O I MIGRANTI AMBIENTALI FUORI DAL DIRITTO ALLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE GARANTITA DALLA CONVENZIONE DI GINEVRA DEL 1951, in base alla quale le persone a cui spetta il diritto di asilo sono solo quelle costrette a fuggire da un fondato timore di persecuzione (da parte di uno Stato) per cinque ragioni: razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un particolare gruppo sociale. Successivamente il diritto di asilo è stato esteso includendovi ogni tipo di violenza e, in particolare, la guerra. In ogni caso il termine profugo (refugee) si applica solo alle persone che varcano il confine del proprio Stato, mentre le persone che si spostano al suo interno per cause di forza maggiore, siano

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esse la guerra, la violenza o il degrado ambientale, sono chiamate (displaced persons) e non possono ovviamente essere fatte oggetto di protezione internazionale. La correttezza del termine profugo ambientale è stata comunque contestata soprattutto sulla base di due considerazioni. Primo, il rapporto tra degrado ambientale ed esodo all’estero non è quasi mai diretto. Prima di abbandonare il proprio paese le vittime di un processo di degrado ambientale cercano per lo più altre strade: si spostano in un altro territorio, spesso dalla campagna alla città o dalle regioni periferiche alla capitale. Solo in un secondo tempo tentano la via dell’estero. Secondo, il tentativo di estendere ai migranti ambientali la protezione internazionale garantita dalla Convenzione di Ginevra, in particolare in un periodo in cui la sua applicazione viene messa in forse da molti Governi, rischia di diluire e compromettere anche la protezione accordata alle persone che la Convenzione deve proteggere. Altri studiosi ritengono invece che i profughi ambientali siano effettivamente vittime di una violenza, quella dei cambiamenti climatici provocati dall’Occidente e dei disastri prodotti dai suoi investimenti, che rendono tutti gli Stati e i popoli che sono all’origine di questi processi responsabili del destino di chi è costretto a fuggire. Per questo hanno diritto a una protezione internazionale. Il modello della gente che fugge da una guerra è spesso simile a quello seguito dalle persone cacciate dal degrado del loro habitat, anche quando la loro fuga assume le caratteristiche di una valanga, come oggi in Siria. In entrambi questi schemi di esodo, la maggioranza delle persone desiderano tornare prima o poi da dove sono venuti, anche se pochi riescono poi a farlo. Il peggioramento dell’ambiente globale e l’allargamento delle aree gravemente colpite dai cambiamenti climatici provocano un conflitto crescente tra i paesi “sviluppati” e la moltitudine dei profughi che cercano la sopravvivenza in paesi meno coinvolti dai cambiamenti climatici. QUALI SONO LE POLITICHE DELL’UNIONE EUROPEA NEI CONFRONTI DEI PROFUGHI? L’Europa respinge il maggior numero possibile di profughi. Lo fa distinguendo tra profughi che hanno il diritto di chiedere asilo in base alla Convenzione di Ginevra perché fuggono guerre o persecuzioni, e “migranti economici”, che non hanno quel diritto e devono essere rimpatriati. I profughi ambientali rientrano in questa seconda categoria. La selezione tra profughi di guerra e migranti economici viene effettuata negli sulla base dei paesi di origine. Vengono stipulati degli accordi con i loro Stati di origine a cui sono versati miliardi di euro in cambio di questa riconsegna. Respingere i profughi tra le braccia degli aguzzini da cui cercano di fuggire significa esporli al reclutamento delle loro formazioni armate, estendere i fronti di guerra, rendere inabitabili per tutti i loro paesi, come lo sono oggi gran parte della Libia.

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L’ALTERNATIVA A QUESTE POLITICHE DEVE ESSERE COMUNQUE ELABORATA DAL BASSO, DALLA CITTADINANZA ATTIVA E NON SOLO DAI GOVERNI, COINVOLGENDO SIA LE COMUNITÀ AUTOCTONE CHE QUELLE MIGRANTI. IN SINTESI: PRIMO: Politiche di austerità e incapacità di accogliere sono strettamente legate. “Non c’è posto” per i profughi perché non c’è più posto per tanti cittadini europei dato che l’austerità continua a sottrarre lavoro, reddito, casa e servizi a tutta la parte inferiore della piramide sociale. SECONDO: Sul lungo periodo il riequilibrio demografico della popolazione europea con nuovi apporti dall’esterno, per evitare che si riduca a una comunità di anziani, è inevitabile. Così si rischia di dover richiamare, in un domani non lontano, una parte di quelle popolazioni che oggi ci adoperiamo per respingere. TERZO: Per questo occorrono corridoi umanitari di ingresso e soprattutto politiche inclusive, costruite dal basso, fondate su progetti che promuovano la collaborazione tra cittadini europei, soprattutto giovani, e nuovi arrivati. QUARTO: Un programma e dei progetti del genere non possono essere affidati né al mercato, dove ognuno si cerca un lavoro da sé, né solo a programmi governativi. Abbinando accoglienza e lavoro, inclusione e produzione, soltanto l’economia sociale e solidale è adatta a concepirli, promuoverli e gestirli; ovviamente con un massiccio sostegno dei poteri pubblici. QUINTO: Le persone fuggite da guerre e disastri per lo più desiderano ritornare nei loro paesi se solo il degrado sociale e ambientale venisse invertito. Sono queste le premesse per la costituzione di una grande comunità euromediterranea. Immigrati e profughi costituiscono un grande potenziale da valorizzare. SESTO: Per questo le loro comunità possono e dovrebbero essere aiutate a organizzarsi per essere parti in causa in campagne per bloccare sia le guerre in corso nei loro paesi di origine, sia le forme più devastanti della presenza economica dell’Europa in quegli stessi territori. SETTIMO: Premessa obbligata è una battaglia culturale per riavvicinare le persone tra loro; è nello scambio culturale, ma soprattutto nella vicinanza alle loro sofferenze, che si possono creare le basi per la riconquista di una dimensione umana alla politica. Il rigetto che molti cittadini e cittadine europee manifestano verso profughi e migranti non è dovuto solo alla paura (di una loro propensione a delinquere o del terrorismo). Questa certo non manca, ma viene spesso usata a copertura del rifiuto di mescolarsi con persone e “culture” di cui si teme che possano mettere in forse abitudini e tradizioni a cui ci si sente legati. È questo timore del diverso che va affrontato, senza demonizzare o tacciare di razzismo (ben presente invece in chi lo promuove e lo sfrutta) chi ne è solo portatore o vittima. FARSI CONCITTADINI DI CHI ERA STRANIERO: QUESTO DEVE ESSERE IL NOSTRO IMPEGNO.

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“Liriche, note e … sotto le stelle di San Lorenzo” Il premio La rosa nel bicchiere a Daniela Rambaldi, Anton Giulio Grande e Leonardo Caimi Un successo oltre ogni aspettativa. La sesta edizione di “Liriche, note e sotto le stelle di San Lorenzo” organizzata dall’associazione culturale San Nicola di Pino Morabito ha regalato alla città una serata evento ricca di grandi emozioni e di ospiti di prestigio.

Straordinario scenario dell’evento è stato il parco delle Terme Caronte, gremito di gente, che ha ospitato anche la prima edizione del premio “La rosa nel bicchiere”, un premio assegnato a personalità lametine e non solo che tengono alto il nome di Lamezia nel mondo.

Il riconoscimento è andato anche al tenore lametino Leonardo Caimi, tra le voci più celebri del mondo della lirica internazionale. Caimi ha anche cantato due brani della tradizione musicale napoletana: “Dicitincello vuje” e “O sole mio”, mandando letteralmente in visibilio il numeroso pubblico che gli

su lastra d’argento e cristallo. Ciò per simboleggiare la preziosità e l’unicità dei talenti, dell’estro e della creatività che in Calabria nascono e poi eccellono nei diversi ambiti. Il premio si ispira al noto componimento di Franco Costabile, autore lametino nonché grande poeta del Novecento; durante la serata i versi

I riconoscimenti sono stati assegnati a Daniela Rambaldi, lametina d’adozione che da diversi anni promuove sul territorio percorsi socioculturali per la formazione delle giovani generazioni. Premiato anche lo stilista Anton Giulio Grande, maestro di stile e raffinata eleganza, un lametino che da oltre vent’anni con le sue creazioni rappresenta una delle più rinomate griffe della moda mondiale.

ha tributato una standing ovation. I riconoscimenti sono stati realizzati dall’orafo lametino Eugenio Rocca che ha materializzato l’idea del direttore artistico Maria Scaramuzzino. “La rosa nel bicchiere ha una base fatta di pietra locale, grezza e ruvida così com’è la terra di Calabria: bella ma ricca di contraddizioni. Su questa base è stata cesellata la rosa nel bicchiere incisa

de “La rosa nel bicchiere” sono stati declamati da Pino Mete, componente del gruppo teatro del sodalizio.

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La serata evento a Caronte ha potuto contare sulla preziosa collaborazione e ospitalità di Cristina ed Emilio Cataldi, perfetti padroni di casa.

Nel corso della manifestazione sono state ricordate due figure illustri della

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Calabria del Novecento come Elisa Dattilo, sindaco di Jacurso nel 1952, tra le prime amministratrici donna d’Italia, che con grande coraggio avviò riforme di notevole importanza sociale e culturale. Elisa Dattilo è stata ricordata dalle figlie Filomena e Maria Cervadoro insieme all’attuale sindaco di Jacurco Ferdinando Serratore. Omaggio anche ad un imprenditore lungimirante nonché politico illuminato: il commendatore Giovanni Maria Cataldi, esponente della storica famiglia che dal 1716 detiene la concessione per la gestione delle terme. A ricordare il commendatore Cataldi il figlio Emilio Cataldi, presidente delle Terme Caronte Spa, il pronipote Antonio e il professore Felice Jannazzo.

L’associazione San Nicola ha omaggiato con una targa anche il vescovo diocesano mons. Giuseppe Schillaci “illuminata guida spirituale con cui la Chiesa lametina ha già intrapreso un cammino di rinnovata speranza e di nuovo attivismo pastorale”. Il presule ha anche consegnato una targa all’associazione Lucky Friends, una realtà ben radicata sul territorio che da diversi anni opera per l’inclusione sportiva e sociale dei ragazzi disabili. Si è trattato di un momento

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molto coinvolgente in cui i ‘ragazzi speciali’ hanno ‘travolto’ il vescovo con il loro affetto e la loro esuberanza.

Durante la serata sono stati nominati anche dei nuovi soci onorari che sono l’avvocato Paolo Mascaro, il dott. Sebastiano Barbanti e il dott. Amedeo Proto, eminenti professionisti che da tempo sostengono con grande attenzione le attività del sodalizio. L’associazione San Nicola ha anche proposto un momento teatrale tratto dalle opere di Salvatore De Biase. Angela Isabella e Antonio De Biase hanno portato in scena “A liti”, un amarcord sui ‘chiaroscuri’ spesso presenti in molte famiglie del Sud dei tempi passati.

Sempre Salvatore De Biase ha presentato il suo ultimo libro in vernacolo “Danti è adiratu, Manzoni è arrabbiatu e lla curpa è dda mia?” che il professore Francesco Polopoli ha illustrato facendo un dotto exursus di cultura classica.

Grande successo anche per gli ospiti musicali della serata: i due giovani talenti della musica leggera Anna Faragò e Raffaele Renda e la soprano Ketty Sanò accompagnati al violino da Larisa Ivchuk e al pianoforte dal M° Francesco

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Sinopoli componente del artistico dell’associazione.

gruppo

Ospite della sesta edizione di “Liriche, note e … sotto le stelle di San Lorenzo” anche la Filarmonica di Chiusi diretta dal M° Roberto Fabietti. L’ensemble toscano si esibito alle Terme Caronte la sera del 9 agosto e ieri sera, 10 agosto, ha tenuto un concerto nella chiesa di San Benedetto di cui è rettore don Domenico Cicione Strangis. L’ensemble ha presentato un vasto repertorio molto apprezzato in entrambi le serate. L’associazione ha anche ricordato Valeria Montalto, professionista lametina scomparsa tragicamente qualche mese fa, figlia dell’ex direttore artistico del sodalizio Gaetano Montalto. Alla compianta Valeria, la Filarmonica ha dedicato la “Serenata” di Schubert. Durante la serata nella chiesa di San Benedetto, l’artista lametina Melina Palaia Cataldi ha donato all’associazione un suo dipinto raffigurante “La rosa nel bicchiere”.

Associazione Culturale San Nicola Presidente: Pino Morabito Direttore artistico: Maria Scaramuzzino

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Associazionismo

USTICA! LA FINE DEI NOSTRI SOGNI di Gianfranco Turino

Il programma televisivo, di qualche mese fa, UN CANTO PER USTICA, ha nuovamente coinvolto nei ricordi del tempo andato tutti noi ex-Itavia. Quegli istanti li abbiamo vissuti direttamente, il programma ha riacceso la rabbia intima per un qualche cosa che, ancora, dopo 39 anni, non ha trovato la completa via della verità, per definire anche in una realtà cruda, i fatti di quella notte del 27 giugno 1980. Quei ricordi, quelle voci, quei tracciati e i resti del nostro DC9, momenti che chiudono la gola, facendo salire le lacrime e scuotere il capo, mentre nella mente passano una nuova serie d’interrogativi a cui nessuno ha mai dato una risposta, solo illazioni, continui cambi di scena mentre l’attimo fuggiva sempre più lontano, sempre meno raggiungibile. La verità? Quella reale, quella che stabilisce il limite tra la finzione e il fatto concreto. La verità? Un’ illusione che, ancora dopo 39 anni non arriva, lasciando solo qualche vago cenno ma nulla di più. La verità? Uno scomodo mosaico che colpirebbe anche la legittimità di “stato nazionale” e dei suoi confini. Gira il pensiero, corre nei tentacoli del cervello, affoga la continuità con una serie di domande senza risposte. Perché sparare un missile contro l’aereo? Non c’erano dichiarazioni di guerra e nessuno stava tentando una invasione? Perché abbattere l’aereo civile? Come mai si dice che sotto il ITIGI c’era un altro velivolo? Che bisogno c’era di sentirsi trasformati nei guerrieri della notte? Chi ha violato il nostro spazio aereo? Cosa ha fatto lo stato per garantire la sicurezza nei nostri cieli? Gli altri vanno a spasso nell’azzurro italico, infischiandosene di tutto e di tutti. Ustica e il DC9 Itavia è la dimostrazione di una nullità totale, è la storia drammatica di un attentato consumato da forze estranee che, se pur

nella veste di alleati, non hanno avuto alcun senso morale a sostituirsi al“padrone di casa (l’Italia)” prima di scatenare i loro giochi di guerra. I generali dello stato maggiore,i responsabili dei servizi segreti, si sono coperti gli occhi, cucita la bocca e tappate le orecchie, lasciando lo scempio ad altri, concedendo tacitamente il diritto del guerriero ad agire fuori da tutte le regole. Sono passati 39 anni, ma ancora i dubbi e le menzogne calano come acqua di fonte su chi vuole sapere quello che realmente si è consumato in quella tiepida notte, di mezza estate, sul mare di Ustica. Il volo IH870 era il collegamento Itavia da Bologna a Palermo, volo diretto senza scalo intermedio. Quel DC9, la sera del 26, era atterrato a Lamezia Terme intorno alle 22, proveniente da Roma – Ciampino, dopo il normale controllo tecnico, era stato trasformato in aereo postale, posando sui sedili gli appositi teloni e quindi carico di posta, con i serbatoi riforniti (ali e centrale) è decollato per Fiumicino alle 00,10 (solo i voli postali e misti passeggeri e posta della compagnia avevano come destinazione finale l’aeroporto Leonardo da Vinci). Il 27, da Lamezia Terme, seguivamo le varie fasi delle partenze dagli scali Itavia in attesa del nostro volo (IH500) da Roma, cosi abbiamo appreso del crescente ritardo del volo Bologna – Palermo, forse a causa di un passeggero mancante, poi un semplice messaggio per la partenza alle 20,00. Alle 20,59, ITIGI svaniva nel nulla, a Palermo, dopo una attesa piena di brividi apparve, sul tabellone luminoso la scritta “Ritardo Indefinito”, l’aereo non esisteva più, svanito nel dramma con i suoi 4 componenti equipaggio e i 77 passeggeri. Noi non possiamo dimenticare quei momenti di terrore e di pianti, di lutti e di infinita rabbiosa follia, noi, ancora oggi, dopo 39 anni, aspettiamo quella verità difficile, consapevoli che chi la conosce non parla tenendosi il segreto nell’amino e tacitando la propria coscienza.

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ASSOCIAZIONE CALABRIA SOCIALE Ambiente, Cultura, Ecologia, Natura, Turismo Presidenza Regionale

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LA CALABRIA, UNA TERRA DA AMARE

Mare, mare delle mie brame di Ginevra dell’Orso

Era un anonimo giorno di settembre quando ebbi la certezza che avrei vissuto vicino al mare. Il caldo ruggente era finalmente sfumato, e le spiagge erano tornate al loro silenzio quasi primordiale. Non c’erano più gente, rumori, ombrelloni colorati... solo distese infinite di sabbia, a volte fatta di piccoli sassolini, a volte fine e bianca. Ho sempre avuto una grande memoria in fatto di percezioni sensoriali: ecco perché ricordo perfettamente che quell’anonimo giorno di settembre, guardai il mare accompagnata da un profondo senso di malinconia e pace. Il giorno dopo sarei partita per Milano; la mia grande città mi aspettava impaziente, pronta a propormi un nuovo anno da vivere a mille all’ora. Respiravo profondamente tenendo il ritmo con le onde. Guardavo il sole che saliva all’orizzonte, cercando di vivere quegli ultimi momenti il più intensamente possibile, e sperando di catturare particelle di infinito da portare in un luogo dove lo sguardo è sempre spezzato da tetti e finestre. Immobile davanti al senso di abbandono, assorbivo quella pace che solo il mare è in grado di dare, che nasce dalla certezza di un moto continuo, incessante, che non potrà mai e poi mai smettere di essere. Una sensazione di conforto che riuscivo a provare solo in questa terra, dove esiste ancora un mare senza recinzioni, anarchico, selvaggio, capace di regalare lo stupore di trovare luoghi incontaminati anche nel giorno più affollato dell’anno. Sognando una casa al mare Come credo molti, ho pensato tan-

te volte a una casa davanti al mare: ho fantasticato sul panorama dalla camera da letto, o sulla colazione coi piedi nella sabbia. Ma sono sempre stati pensieri confezionati, fantasie, che evaporavano dopo pochi giorni in cui venivo risucchiata dal vortice della routine metropolitana. Quel giorno, però, ricordo molto bene di aver investigato più attentamente su quel pensiero, sconfinando in speculazioni filosofiche

e materiali: ricordo di aver giurato a me stessa che non avrei mai più voluto aspettare tanto, prima di rivedere quel mare. Ho lucida la memoria di promessa che feci quel giorno, come se stessi invocando l’amore eterno sull’altare del paradiso. Forse perché il mare è un grande consigliere nei momenti di solitudine e di smarrimento: forse perché le sue onde piatte e le sue burrasche lo rendono così imprevedibile e mutevole, come noi umani; forse perché l’immergersi in acqua riesce a placare quel bisogno viscerale di vita e assenza di morte;

forse perché il mare è il respiro della terra e nulla meglio di lui rappresenta l’ineluttabile. La promessa della vita Non è passato molto tempo da quel pensiero: un paio d’anni, giusto il necessario per organizzare da capo un’intera vita e una famiglia. Avevo mantenuto la promessa, prendendo casa in un antico borgo a mezza costa, a un paio di chilometri dalla spiaggia, per poter contemplare ancora meglio questo meraviglioso mare, con i suoi colori cristallini che lo confondono col cielo, quando lo guardi dall’alto. Generoso amante e prezioso amato: questo mare immenso, che dopo pochi metri dalla riva ti costringe a imparare a nuotare, perché sprofonda negli abissi del Mediterraneo. Questo mare che è pieno di pesci, di delfini, di granelli di polvere dorata, di acque di montagna che coraggiosamente si tuffano nell’ignoto, mescolando sale, sassi, e legno. Ed eccomi qui... Un mare così sorprendente da vedere l’alba e il tramonto del sole e della luna, che a mezzo cerchio abbraccia un’intera terra, trasformandosi a seconda del luogo che incontra, e confondendosi tra le pinete e gli eucalipti o tra le alte scogliere. Quasi 800 chilometri di costa, che avvolgono una montagna che si tuffa in dolci acque che fanno da specchio alla sua bellezza e imponenza. Ed eccomi qui, a scrivere dal terrazzo, lasciando che gli occhi si perdano in un azzurro sconfinato, avvolgente e rassicurante, che non riesce mai a stancare ma solo a guarire tutti i mali del mondo.


eventi

I EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO ANTHURIUM NEL CUORE di Felicia Villella

La neonata Associazione culturale Un Anthurium per Francesco, sulle orme della trentennale attività del Centro studi Anthurium, bandisce la Prima Edizione del concorso letterario di poesia ANTHURIUM NEL CUORE – IN MEMORIA DI FRANCESCO dedicato a Valeria Montalto, insegnante lametina prematuramente scomparsa e sottratta all’affetto dei suoi cari. l’associazione, attiva da poco sul territorio lametino, ha già calcato il palcoscenico in occasione di un precedente evento estivo, Al Parco con le stelle, presso il Parco Gancìa di Sambiase e vuole continuare con il proprio operato bandendo un concorso letterario in collaborazione con la Tipografia Grafichè Perri, che offrirà i propri locali in vista della premiazione finale prevista per il mese di marzo 2020. La partecipazione al concorso è completamente gratuita e rivolta ai soli maggiorenni, i quali potranno partecipare inviando, entro e non oltre il 31 dicembre 2019, un unico componimento inedito a tema libero secondo le modalità descritte nel bando, consultabile nella sezione documenti e moduli del sito internet dell’associazione www. unanthuriumperfrancesco.altervista.org. Il vincitore del concorso letterario si aggiudicherà un premio in denaro di Euro 200, oltre alla pubblicazione del componimento sulla rivista edita dalla Tipografia Grafichè Perri Lamezia e non solo…. Quello che Un Anthurium per Francesco vuole proporre è l’avvio di una rassegna biennale, che veda impegnati i soci nella promozione della cultura sul tutto il territorio, incrementando l’interesse per le arti in generale; di fatti, se quest’anno il tema affrontato è quello poetico con la proposta di un concorso letterario, nulla toglie che il prossimo concorso preveda la premiazione di un’arte differente, che sia la pittura, la fotografia, la scultura e così via. Sono queste le parole che i soci fondatori in sintesi hanno voluto pronunciare in tale occasione, soffermandosi non solo sul ricordo del caro presidente Francesco Ruberto che certamente avrebbe condiviso lo stesso pensiero, ma anche della giovane Valeria Montalto, la cui scomparsa ha segnato profondamente le vite di chi l’ha conosciuta e alla quale l’iniziativa è dedicata. Massimo Troisi diceva che La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve! Facciamo in modo che tale utilità ne lenisca i ricordi.

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Sport

RIPARTITA LA STAGIONE DELLA RINNOVATA

ROYAL TEAM LAMEZIA di Rinaldo Critelli

E’ ripartita lo scorso 12 luglio la nuova stagione in A2 della Royal Team Lamezia. Effettuata infatti l’iscrizione al campionato, la società presieduta da Nicola Mazzocca ha iniziato con la necessaria rimodulazione dell’organico affidato sempre al tecnico Paolo Carnuccio. Come per lui, anche per il resto dello staff conferma per il preparatore atletico Alessandro De Sensi, il preparatore dei portieri Antonio Cassalia, il mental coach Pietro Mercuri ed il collaboratore tuttofare Totò Gigliotti. E riconfermate anche 5 calciatrici della scorsa stagione: si tratta di Stefania Corrao, Concy Primavera e Federica De Sarro, alla terza stagione con la Royal, e di Francesca Gatto e Anita Furno alla seconda. Sette le nuove arrivate: i portieri Sabina Radu e Diana Fakaros; la prima nazionale rumena, 30 anni da Brașov, reduce dalle qualificazioni europee con la propria Nazionale. Carriera di grande spessore prima nel calcio a 11 e poi nel futsal. Quindi Fakaros (19 anni) da Ancona, proviene dall’Atletico Chiaravalle, poi due stagioni al Città di Falconara, e ancora Atletico Chiaravalle in A2 per due anni. La laterale/centrale portoghese Rute Lavado Marques (25 anni), 5 anni in Portogallo con Benfica de Alcochete e Miratejo, quindi in Italia con Vis Fondi e CF Pelletterie Scandicci, sempre in A2. E ancora le spagnole Fatima Valladeres pag. 20

(21 anni), che esordirà in Italia avendo sempre militato in patria con Atlético Huelin, Andaluza y división de Plata; Pozo Moreno (27 anni) lunga esperienza nel calcio a 11 con Málaga in Prima Divisione, Los Prados Nacional e San Julián Nacional. Nel futsal invece con Atlético Huelin Provincial, Huelin, Atlético Huelin Nacional, Atlético Huelin seconda divisione. E la più esperta Teresa Serrano (33 anni), ex Atletico Las Delicias in A2, e in Italia con Castellana Grotte (A2) e Martina-Monopoli, Molfetta e AZ Gold in Serie C. E ancora la siciliana Verdiana Polizzi da Vittoria (23 anni), per lei 4 anni nel Vittoria Sporting di cui 2 in A2 e altrettanti di serie C regionale. Poi Olimpia Zafferana in A2 e la passata stagione nel Calatini Calcio 5 (C) di Caltagirone. Aggregata anche la 21enne lametina Anna Torcasio. Con la preparazione iniziata il 2 settembre presso il Centro Sportivo Diocesano “San Luigi Gonzaga” di Lamezia Terme, il primo impegno ufficiale è stato il 15 settembre per il 1° turno della Coppa della Divisione sul campo del Futsal Rionero (ancora da giocare al momento di andare in stampa). Mentre in campionato (girone con pugliesi-campane-lucane) esordio il 6 ottobre a Molfetta, mentre in casa col Nuceria, con tutta probabilità al PalaSparti, manca solo l’ufficialità (prevista una riunione per individuare il gestore il 10 settembre; ragguagli nel prossimo numero).

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Alquanto carico mister Paolo Carnuccio: “Ringrazio di cuore la società per la stima e la fiducia che mi ha rinnovato. In estate ho avuto alcune richieste da altre società ma alla fine ho sposato con entusiasmo il nuovo progetto della Royal. Lo spirito è quello di sempre e cioè lavorare con la massima serietà ed impegno per raggiungere gli obiettivi della società, migliorare le prestazioni individuali e collettive della squadra e regalare soddisfazioni ai tantissimi tifosi che ci seguono. La società ha fatto molto per allestire un organico competitivo – spiega Carnuccio -, tra partenze ed arrivi la squadra è stata rinnovata per cui ci sarà bisogno di pazienza e disponibilità al sacrificio per costruire sistemi e modelli di gioco adeguati alle caratteristiche del singolo giocatore e funzionali al raggiungimento del risultato, poi sarà il campo a dire dove potremo arrivare”. Non può mancare anche un accenno al sospirato ritorno al PalaSparti. “La Royal non può stare lontana dalla sua casa, il Palasparti:

perché lì deve sentire l’affetto dei tifosi e procedere insieme a tutte le forze della città di Lamezia. Mi auguro – conclude Carnuccio - di rivedere il palazzetto pieno perché sia un punto di riferimento nella prossima stagione”. VIVAIO. Attenzioni rivolte anche al vivaio: lo scorso 1 agosto si è svolto presso il Centro Sportivo Sangì di Lamezia Terme lo stage selettivo organizzato dalla Royal Team Lamezia in collaborazione con l’ASD Adelaide Lamezia Milan Academy, sotto la direzione dei tecnici Paolo Carnuccio e Alessandro Vinci, coadiuvati da Alessandro De Sensi e Antonio Cassalia. Il raduno, rivolto a tutte le ragazzine dai 06 anni in su, ha avuto un duplice scopo: intanto allestire un proprio settore giovanile, quindi con un obiettivo a lungo periodo affidandone poi la gestione all’ASD Adelaide Lamezia Milan Academy; ed aggregare in futuro qualche giovanissima alla prima squadra.

Le perle di Ciccio Scalise

U cialu e llà terra

U Cialu e llà Terra, fhiciru vutu, cà, un ss’avessiru tinutu nenti cilatu, è dd’accussì, i quandu u mundu e mmundu, hanu fhaciutu, guardandu sempri ntundu,

U Cialu, cchjiù umanu e ppriparatu, alla Terra, puru ancunu cunsigliu ccià ddatu, mà chista, purtata a ssì divirtiri, u llà mmai stavutu a ssintiri. Mò, a Terra ppì llà virità, tanta, tanta bbona un stà, Lamezia e non solo

e allu Cialu cumincia a ddumandari, sì e ccumu sì po’ ssarbari. U Cialu chi, dù autu tuttu vidi, a stì bboni ntenzioni, un ccì cridi, e lla Terra cuntinua a ccunsigliari, mù cambia stù modu strafhuttenti i fhari.

Nua ccà, cara Terra, simu tutti guali, e ppuru, dì cumu eramu lluacu, simu tali e qquali, nduvi a nnua, un cc’è spaziu ppì llà disunistà, e echini ù llù capisci, a nnà parti

cchjiù ccauda và, Pirciò, si bbuani e mpaci vuliti campari, tutta stà prusupupea e st’arruganza, l’aviti i lassari, e nnà vota ppì ttutti, aviti i capisciri, cà Ddiu, a ttutti da stessa parti e nnudi nà ffattu nisciri. A Terra, ccià ppinsatu, pua sà ffattu nà scutulata i spalli mà, sempri avanti cumu jia pprima, ancora oji, strafhuttentementi và.

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cultura

“Non c’è limite che l’arte non riesca a superare”. Presentato, sabato 24 agosto, il libro “Respirare” di Saffioti e D’Elia insieme ad “Eccellenze femminili” di Elena Vera Stella di Salvatore D’Elia

L’arte e la creatività per promuovere una vita piena, libera e indipendente. Oltre i pregiudizi e i limiti, che spesso sono solo dentro di noi. E’ questo il messaggio lanciato dai protagonisti che sabato scorso, presso un locale di località Marinella di Lamezia Terme, hanno conversato sul libro di Antonio Saffioti e Salvatore D’Elia “Respirare”, la testimonianza reale di chi ha scelta di fare della vita indipendente e della buona qualità della vita la stella polare di un’intera esistenza. Per sé stesso e per gli altri. E “buona vita” significa anche star bene con sé stessi, con il proprio corpo e la propria immagine. Ne è convinta la stilista Elena Vera Stella che ha condiviso con il pubblico la testimonianza di una donna in carrozzina che “un giorno ha bussato alla porta del mio atelier con timidezza, convinta quasi non fosse possibile per una donna con disabilità indossare un abito di alta moda. E invece non è così: ogni donna deve poter esprimere attraverso la moda la propria identità e la propria femminilità. Io quel giorno non ho visto la carrozzina; ho visto una donna che aveva bisogno di esprimere sé stessa”. Nasce anche da questa esperienza il progetto fotografico “Eccellenze femminili”, realizzato con gli scatti fotografici di Paola Perri e la collaborazione dei professionisti lametini Domenico Buonconsiglio e Melania Verso, che ha visto alcune donne calabresi distintesi in diversi campi indossare gli abiti della stilista lametina, immortalati dagli scatti di Paola Perri. Tra queste, Rita Barbuto, direttrice della sezione italiana di Dpi (Disabled people’s international), che con il progetto “Eccellenze

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femminili” ha avuto anche l’occasione di cimentarsi con lo sport del kitesurf. Emozione ben visibile negli scatti di Paola Perri, che ha catturato quei momenti unici in delle foto esposte nel corso della presentazione di sabato. “Ognuno di noi compie una scelta. C’è chi sceglie di stare sui social, c’è chi sceglie di vivere una vita attiva, di essere protagonista della propria vita e della vita della società”, ha affermato lo scrittore lametino Marco Cavaliere, che con Antonio Saffioti ha scritto il libro “Chi ci capisce è bravo”, mentre Erika Godino ha svelato alcuni particolari della copertina di “Respirare”, con l’intento di trasmettere anche attraverso la grafica e l’immagine un messaggio di speranza. Hanno ribadito il messaggio centrale del loro progetto, Saffioti e D’Elia, evidenziando come “attorno al nostro libro abbiamo voluto mettere insieme diversi artisti e creativi della nostra città che si distinguono nei loro campi con risultati significativi e che, con le diverse forme di arte, comunicano il nostro stesso messaggio: quello della “buona vita”, della vita piena, oltre i limiti, i pregiudizi e le chiusure mentali. Non c’è limite che l’arte non riesca a superare”. Gli autori hanno ringraziato la casa editrice Grafiché Editore e l’editrice Nella Fragale per il supporto costante e l’incoraggiamento al progetto. Il libro “Respirare”, è disponibile: nelle librerie, nelle edicole di Lamezia e del lametino e sulle principali piattaforme web. Il ricavato, sarà devoluto al Centro NeMO Sud di Messina per la cura delle patologie neuromuscolari.

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Carissimi lettori, quest’estate ho avuto la fortuna di incontrare CHIARA FRANCINI, alla sedicesima edizione del MAGNA GRAECIA FILM FESTIVAL, a Catanzaro Lido, e di avere parlato con lei, del suo libro: “UN ANNO FELICE”. Un libro che cattura, che non lascia il tempo di respirare. Inizia con una descrizione di Melania, che abita in Piazza della Vittoria, alle spalle della casa dove abitavo io, da studentessa, in Viale dei Cadorna… Ho amato, dunque, subito quella dolce Melania, che si aggirava per le strade di una romantica e deliziosa Firenze e, un po’, mi sentivo io stessa, da ragazza, innamorata della Vita e di Firenze. Pian piano, il libro si snoda sulla vita di Melania, sognatrice e piena di speranze. Positiva, gioiosa, deliziosa in ogni suo fare. E poi, l’incontro. Con Axel, che pare un dio greco e, invece, è un giovane svedese misterioso, dai modi accattivanti… No, non voglio raccontarvi la trama intera del libro, ma voglio soltanto immettervi subito nell’atmosfera che si respira. Quella iniziale è intrigante, appassionata, tenera.

E’ l’atmosfera di ogni innamoramento che si rispetti, di ogni volontà di percepire il bello, in qualcuno. E’ la speranza di un sogno che si avvera. Chiara Francini dice, spesso, del suo personaggio che “Melania siamo tutte noi donne”, per quel desiderio di condivisione, di comunione, di compenetrazione, a noi connaturato e a cui non sappiamo rinunciare, a prescindere dall’uomo che incontriamo. Ciò ha spinto anche me, a riflettere. Siamo davvero così incaute? A parer mio, sì e no. Sì, per quella nostra volontà di amare, tipica della nostra esistenza; no, perché non tutte amiamo, per forza, a prescindere. Di fondo, però, in noi c’è sempre la speranza di augurare e augurarci il bene e di volerlo talmente tanto, da non arretrare, neppure di fronte a grandi ostacoli. La storia narrata da Chiara Francini è un chiaro messaggio alle donne, ma anche agli uomini. E non è, a parer mio, un intrigo per immedesimarsi e trarne insegnamenti, ma una, sia pur controversa disanima narrativa, su cui soffermarsi e comprendere meglio la realtà. La bellezza e la purezza dei sentimenti sono descritti con perizia, dall’autrice, per scandagliare le emozioni. Questo libro porta in sé un tesoro: l’indurre alla consapevolezza che distinguere fra il sogno e la realtà possa salvare le donne, non solo da un destino infausto, ma anche da quel bovarismo insito nel loro modo di concepire, vivere e sognare l’amore, ma anche dalle crude delusioni che sono in agguato anche nei rapporti quotidiani fra uomini e donne. Ci si innamora, ci si appassiona, ci si esalta in un attimo, uomini e donne, appunto: per un bel volto, una bella mano, il gesto di una testa che si gira, un saluto, un brillìo di sguardi, un fisico che conquista, una tenerezza estrema, non pensando mai che, quelle emozioni, poi, vanno calate nel quotidiano, non solo di caratteri, ma di avvenimenti e di quotidianità, spesso, per nulla poetiche. Ogni amore nasce da un palpito, ma, per sopravvivere a lungo, deve fare i conti anche con tutto ciò che lo circonda, lo frastorna e lo attacca. Riesce a sopravvivere solo se conserva la luce dei primi momenti, non fingendo che la vita sia solo sogno. La storia di Melania è la storia di una donna

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del nostro tempo, che chiede tutto all’amore. Trattandolo come Amore assoluto e Speranza unica, in cui fondersi, contrapponendosi ad un reale asfittico e avulso dalle emozioni: il male delle donne moderne che si sentono metà di una mela e non un intero da esplorare. Melania e Axel sono i protagonisti di un dramma moderno, che si rifà all’ancestrale antico, che, forse, alberga in ognuno di noi: l’idea di attaccamento, di possesso, di unicità. E, come tale, ci sveglia, mettendoci di fronte alle conseguenze di tutto ciò che in noi diventa perentorio o incondizionato, di tutto ciò che non lascia spazio ad nessun barlume razionale, inteso come percezione quotidiana del mondo. La poesia, la letteratura, non sempre hanno aiutato gli uomini e le donne a trovare lo spazio giusto per vivere i sentimenti: entrambe hanno relegato le emozioni a fogli e volumi spessi. Il mondo contemporaneo, poi, infarcito di tecnologia e progresso, trascura gli archetipi sentimentali e le passioni umane, rifuggendole o rimuovendole e creando automi sentimentalmente analfabeti, che non sanno riconoscere, tanto meno parlare e sviscerare l’emotività. “UN ANNO FELICE” non è un trattato di psicologia, eppure, attraverso il suo narrato, è capace di farci rientrare in noi stessi e in noi stesse, attraverso un percorso, ricco di riferimenti. La grande capacità espressiva della scrittrice e la fluidità di una lingua bella e ricca, colma di sfumature e di chiaroscuri, fa il resto. Un grazie a Chiara, per il suo affetto e la sua disponibilità, ma anche a Gianvito Casadonte, direttore artistico del MAGNA Graecia Film Festival, che mi ha permesso di incontrarla.

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La parola alla Psicologa

L’indispensabile collaborazione tra psicologia e nutrizione di Valeria Saladino L’elevato numero di percorsi di dimagrimento falliti e mai portati a termine e la scarsa aderenza al regime alimentare da seguire, mettono in luce la necessità di una stretta collaborazione tra due discipline apparentemente molto diverse, la psicologia e la nutrizione. Tante volte il percorso con l’esperto viene abbandonato prima di aver raggiunto il peso corporeo desiderato ed in generale, la maggior parte dei pazienti trascura la necessità di una gestione attiva del mantenimento del peso corporeo a lungo termine e ritorna alle vecchie abitudini alimentari, con il risultato che il peso corporeo perduto è inesorabilmente recuperato. Questo accade, per motivi psicologici e comportamentali assieme: spesso le restrizioni portano alla perdita di controllo, la perdita di controllo e la conseguente trasgressione innescano un vortice di senso di colpa, depressione e fallimento che porta a tornare a rifugiarsi nel cibo. Spesso, infatti, le persone ricorrono al cibo per gestire le proprie emozioni e hanno perduto la capacità di rispondere in modo adeguato ai segnali di fame e sazietà inviati dal corpo. Dieta è una parola di origine greca “diaita” che vuol dire “modo di vivere”, fa sicuramente riferimento ad un piano alimentare creato dal nutrizionista ad hoc, quindi individualizzato e adattato alle esigenze specifiche del singolo individuo. Il ruolo della psicologia diventa quindi evidente perchè affrontare una dieta significa approcciare ad un cambiamento dello stile di vita: significa riflettere sul significato sociale, ma soprattutto individuale, del cibo; significa soffermarsi sul riconoscimento delle emozioni legate al cibo e più in generale al modo in cui mangiamo. La complessità di un percorso di dimagrimento richiede quindi Testata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 27°- n. 57 - agosto-settembre 2019 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GRAFICHÈditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

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la partecipazione dello psicologo e del nutrizionista che, seppur partendo da conoscenze diverse, possono trovare un punto di vista comune nel considerare il mondo affettivo strettamente connesso al modo di alimentarsi. La scienza, soprattutto negli ultimi anni, ci evidenzia sempre di più come i comportamenti appresi come quello alimentare e le emozioni associate all’assunzione di cibo, interagiscano tra di loro e si influenzino reciprocamente. Corpo e mente sono due facce della stessa medaglia: il corpo ha una sua componente mentale ed emotiva e la mente/emozioni hanno una loro componente corporea. Un corpo sano porta beneficio alla psiche ed allo stesso tempo una mente equilibrata produce a cascata effetti benefici sul corpo; in pratica esiste una profonda ripercussione del benessere fisico sugli stati d’animo e viceversa una profonda influenza delle emozioni sul corpo e sul suo benessere. L’obiettivo di un supporto psicologico, all’interno di un programma di perdita di peso, è quello di affrontare gli ostacoli cognitivi, emotivi e comportamentali alla perdita e al mantenimento del peso corporeo, aiutando l’individuo a modificare il suo stile di vita per consentirgli di raggiungere e mantenere un sano peso corporeo e di superare la necessità di gratificarsi con il cibo. Appare quindi chiaro come una approccio integrato, tra psicologia e nutrizione, possa determinare un miglioramento del nostro equilibrio psico-fisico e del nostro stato di salute, nonché l’aderenza al piano alimentare ottenendo migliori risultati a lungo termine.

Dr.ssa Valeria Saladino psicologa 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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