Lameziaenonsolo agapito agosto settembre

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Lamezia e non solo

Editore: Grafichè di A. Perri

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Lameziaenonsolo incontra

Rosarina Agapito

Ogni intervista è una nuova avventura. Un cercare un nuovo modo di approcciarsi alla persona che andremo ad incontrare, un tentare di trovare le domande giuste, quelle che poi trasformano l’intervista in una piacevole chiacchierata. Non è facile ma la maggior parte delle volte, la leggera tensione che si avverte all’inizio da ambedue le parti, fra chi s’apprestra a porre le domande e chi si prerapara a rispondere, s’appiana facilmente e tutto scorre con facilità lasciando, almeno in me, alla fin, una piacevole sensazione di arricchimento culturale e morale. Questo mese incontriamo Rosarina Agapito, grande donna, un’antesignana delle “donne in carriera”, delle “femministe” ma, nel contempo, una delle poche che ha saputo scindere i due ruoli, riuscendo bene in entrambi, amalgamandoli con maestria sì da non fare ravvisare la linea invisibile che li separa, quasi che fossero uno solo. Lei è stata una delle prime donne, avvocato prima e notaio poi, che ha deciso di intraprendere questa carriera in tempi non facili, quando la donna era vista ancora come la regina del focolare. Come mai ha deciso per questa professione e non per quella di insegnante, sicuramente più facile e più aperta alle donne? Devo precisare che non sono stata avvocato; dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’università di Pisa, ho conseguito l’abilitazione all’insegnamento per le materie giuridiche ed ho anche insegnato, per breve tempo, poichè vi ho rinunziato appena ho vinto il concorso per notaio. Nonostante sia convinta che il lavoro dell’insegnante sia fra i più nobili, non ho scelto questa via perchè la mia vera, forte aspirazione, era quella di svolgere un’attività che, in quei tempi,

Nella Fragale

era riservata, quasi esclusivamente agli uomini. Volevo dimostrare, prima a me stessa e poi agli altri, che una donna, solo perchè tale, non deve essere relegata verso determinate attività, cosiddette femminili e dimostrare che è realizzabile parità fra i due sessi. La scelta di studiare giurisprudenza è dovuta ad una mia naturale inclinazione per lo studio del Diritto, in ciò anche favorita dal mio rapporto con un mio zio, avvocato Pietro Agapito, con il quale ho avuto una bella intesa intellettuale, oltre che affettiva, già da bambina, e che mi affascinava con le sue dissertazioni. Quando lei frequentava la facoltà di giurisprudenza, come era guardata da universitari ed insegnanti? Credo che le figure femminili non fossero molte nelle aule Ho frequentato l’Università di Pisa e devo dire con tutta sincerità che non mi accorgevo affatto di alcun atteggiamento di discriminazione tra donne e uomini nè da parte dei colleghi nè da parte dei professori, e le ragazze universitarie presenti in aula erano numerose. I tempi erano diversi, come premesso la donna in carriera era una rarità, quanto è stato difficile imporsi? Farsi rispettare? farsi accettare? Un’altra illustre concittadina, Geltrude Maione che scelse di diventare medico, ha raccontato al nostro giornale di quanto sia stato difficile farsi accettare come medico donna e che, addirittura, i primi pazienti, quando entravano nell’ambulatorio e vedevano una donna andavano via. E’ stata così dura anche per lei? E’ vero, le donne in carriera erano poche ma per me non è stato difficile farmi accettare; le persone che venivano nel mio studio già mi conoscevano, sapevano che si sarebbero trovate davanti ad una

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Il notaio è un laureato in giurisprudenza che è Operatore di Diritto, è colui che adegua la volontà delle parti al Diritto dando certezza ai rapporti e utilizzando gli strumenti che il nostro sistema giuridico offre, garantendo la libera circolazione dei beni

donna notaio. Io ho iniziato nel paese di mio marito Curinga e poi a Maida e San Pietro a Maida. Le persone si aspettavano già di trovarsi di fronte a me, anzi debbo dire che sono stata accolta con simpatia e spesso i clienti si rivolgevano a me con una maggiore confidenza e fiducia perchè sapevano di trovare, in chi li ascoltava, comprensione ed un grande senso di umanità per cui spesso, il rapporto tra notaio e cliente veniva improntato su una conversazione amichevole. Essere notaio e donna, è faticoso? Certo ma non più faticoso di qualsiasi altra libera professione. Si può dire che le donne che riescono a diventare “notaio” appartengono a una categoria fortunata? Nel senso che possono adattare il lavoro alle esigenze della loro famiglia, che non rischiano il posto di lavoro in caso di maternità e che, caso raro, il loro guadagno è pari a quello dei colleghi? No, non è una professione più fortunata rispetto ad altre, lo è sì, rispetto al lavoro dipendente, soprattutto presso privati; una donna che lavora nel pubblico non rischia di perdere il lavoro quando aspetta un bambino o quando si sposa perchè è tutelata sotto queso aspetto. Fare il notaio è difficile perchè ti coinvolge, oltre che sotto il risvolto della responsabilità personale, anche sotto l’aspetto della responsabilità patrimoniale.

Ho letto in rete che qualcuno ha affermato che il ruolo del notaio ha come obiettivo quello di evitare litigi, lei è d’accordo? Ciò che ha letto in rete può essere vero ma è riduttivo per la professione, ottiene anche questo scopo, ma ciò ne è una conseguenza. Il Notaio, questo bisogna chiarirlo, oltre che un libero professionista, è un Pubblico Ufficiale e ciò lo differenzia rispetto agli altri professionisti. Il Notaio è colui al quale l’Ordinamento giuridico attribuisce il fondamentale potere di dare pubblica fede agli atti che si compiono con il suo Ministero. Pubblica fede significa che i fatti e gli atti che si compiono davanti al notaio, grazie al suo intervento, sono “veri e certi erga omnes”. Se è vero che la sua professione non conosce crisi è altrettanto vero che, nel tempo, competenze e mansioni di un notaio sono cambiate, come le competenze in ambito di diritto societario e internazionale. Questi cambiamenti sono positivi secondo la sua opinione? Non è affatto vero che la mia professione non conosce crisi, anzi, è il contrario, in periodo di crisi la nostra professione ne risente molto, per non parlare della CRISI, in lettere maiuscole, che affligge la nostra epoca e che naturalmente si riflette su tutto, specie su una professione come la nostra. I cambiamenti ci sono stati, non sempre in meglio. Oggi l’iter per diventare notaio è sempre lo stesso? Laurearsi in giurisprudenza, fare praticantato presso un notaio e poi affrontare gli esami per l’abilitazione? In linea generale sì, tuttavia ci sono state alcune modifiche. Quali consigli per i giovani aspiranti notai? E’ difficile dare consigli o suggerimenti comunque, ma a chi volesse scegliere una professione così complessa ed impegnativa,

Per continuare sul tema, lei come ha coniugato lavoro e famiglia? Ho cercato, ma onestamente non so se ci sono riuscita, di non fare entrare in collisione i due ambiti, comunque spero di aver svolto con passione e grande senso del dovere la mia professione impegnandomi a non trascurare il mio ruolo di moglie e madre ma su questo dovremmo interrogare mio marito ed i miei figli. Qualcuno dei suoi figli ha seguito la sua carriera? Sì, per sua libera scelta, il mio primo figlio. Se lei dovesse definire, con parole sue, la sua professione, come la definirebbe? Il Notaio cosa fa? pag. 4

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vorrei esprimere un pensiero che vale per tutte le professioni: bisogna scegliere seguendo le proprie inclinazioni per potere lavorare con onestà, serenità e soddisfazioni non solamente materiali ma forse abbiamo messo il dito in un punto troppo dolente perchè, sento dire che, spesso, chi sceglie questa carriera lo fa perchè “il Notaio guadagna molto”. Ciò può essere vero, come lo è per molte professioni intellettuali, ma non deve essere l’esclusiva motivazione per intraprendere un’attività. Forse sono un’idealista ma questo è il mio pensiero. Quali sono le maggiori difficoltà che affronta oggi un aspirante notaio, femmina o maschio che sia? Quelle che ci sono sempre state e che valgono ancora oggi: una buona preparazione giuridica e uno studio continuo ed approfondito associato ad una pratica effettiva presso uno studio notarile e poi superare il concorso che è uno fra i più difficili. L’attesa spesso è lunga Ora lasciamo stare il suo mestiere e parliamo di lei. Sappiamo che oltre alla professione, si è impegnata nell’associazionismo, ritiene che le associazioni possano portare alla crescita culturale della città? che possano essere trampolino di lancio per futuri cambiamenti? Sì io credo nell’Associazionismo, ci ho tanto creduto che sono stata fra le socie fondatrici della Fidapa che è una bellissima associazione di promozione culturale e di formazione della donna. Le Associazioni sono importanti ma non possono essere considerate trampolino di lancio, piuttosto strumenti di aggregazione e promozione sociale e culturale. Perchè ha scelto di rimanere in Calabria ed a Lamezia? Quando ho scelto di rimanere in Calabria l’ho fatto per amore, mi sono sposata con un uomo del mio ambiente che svolgeva la sua attività nella Piana e non voleva trasferirsi. Lamezia è una bellissima terra ma non è cresciuta come meriterebbe, è d’accordo? Certamente, poteva essere molto di più e meglio, potrebbe crescere ancora molto ma debbo confessare di essere, al riguardo, piuttosto pessimista. Viviamo in un ambiente difficile in cui è arduo realizzare anche i migliori intenti. Se dovesse dire qualcosa a chi ha la possibilità di fare intraprendere la giusta svolta per Lamezia, cosa suggerirebbe? Lamezia e non solo

Ma cosa posso suggerire? Di fare sempre il proprio dovere con una coscienza civica forte e di avere tanto coraggio, Lei cosa ne pensa dell’universo femminile? E’ vero che le donne hanno raggiunto e superato traguardi insperati ma il femminicidio porta a pensare che qualcosa non stia andando per il verso giusto, è così? Tendo sempre a pensare che non ci sia un universo femminile da considerare in antitesi con l’universo maschile. La donna è una persona, proprio come l’uomo, titolare di diritti e doveri alla pari. Ha fatto tanti progressi, solo nel ’46 ha conseguito il diritto a votare e da allora le conquiste sono state tante e fondamentali. Molti gli obiettivi raggiunti. Io ritengo però che le donne, anche se hanno il diritto di affermarsi in qualunque settore della vita civile, sociale, politica, non debbano mai dimenticarsi della propria femminilità che è il dono più grande che la Natura ci ha dato. Essere femministe e femminili, ciò è l’obiettivo che fa di noi donne il sesso forte. Il femminicidio è così complesso da esaminare che dovrei essere una sociologa o una criminologa per parlarne. Certo qualcosa non va se assistiamo a tanti delitti contro la donna e non solo. Lei è a favore delle quote rosa? In una precedente intervista, Maria Palazzo, insegnante, ha affermato: “ho un netto rifiuto per le quote rosa perchè negano che la donna possa affermarsi perché vale, come chiunque, uomo o donna che sia. Le quote rosa sono l’espressione di un femminismo becero, avulso dalla lotta per il meglio e ancorato ad un falso diritto”. D’accordo con Maria Palazzo, le quote rosa le ritengo addirittura offensive per le donne. Se una donna vale arriva là dove desidera andare con il suo impegno, certo con maggiori difficoltà. Sono contro le quote rosa perchè ritengo che le donne debbono accedere a tutti i campi della vita sociale, politica, lavorativa, così come vi accedono gli uomini, senza che si ponga una garanzia, “le quote rosa” che a me sembrano una tutela per esseri inferiori. Ama leggere? Quali sono i suoi autori preferiti? Amo moltissimo leggere, ho letto di tutto ma amo soprattutto la narrativa. Quando ero ragazza ho spaziato dalla letteratura russa a quella americana e italiana, ma il mio autore preferito, da sempre, è Pirandello che ha dato anche una svolta al teatro, non solo italiano ma mondiale. E la musica? Che posto ha nella sua vita? Editore: Grafichè di A. Perri

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Che tipo di musica ama ascoltare? Quando è bella tutta la musica è piacevole da ascoltare. Da ragazza avevo passione per la musica jazz. Amavo poco la lirica, forse perchè la capivo poco, poi, col tempo. ho cominciato ad apprezzarla. Mi piacciono molto le canzoni napoletane antiche, mi piace molto Domenico Modugno Tv e cinema, cosa preferisce? Senz’altro il cinema Concludiamo con l’amore, che è universale, che aiuta a vivere meglio in tutte le età, ci vuole parlare di qualche aneddoto che ricorda con piacere della sua vita di donna, moglie, madre e nonna? Non mi viene in mente nessun aneddoto particolare, concordo l’amore è universale. L’ultima domanda, quella che facciamo a tutti, alla Marzullo: “La domanda che non le ho fatto e che avrebbe voluto le facessi?” Si faccia la domanda, ci dia la risposta Allora una domanda che non mi ha fatto, forse volutamente: “Qual è il suo rapporto con il soprannaturale?” Un rapporto molto forte, Dio è una presenza imprescindibile nella mia vita; avere fede è avere una marcia in più. La Fede ti dà sicurezza nei momenti di sconforto, ti dà serenità, pace in qualsiasi evento di gioia o di dolore. Un qualcosa che arricchisce la persona umana. Ed un’altra intervista finisce, leggo e rileggo le parole che si rincorrono nelle pagine e penso a quello che dovrò scrivere, alle mie riflessioni. Ecco, mentre parlavo con Rosarina, la guardavo e mi veniva da pensare ad una attrice che ho sempre ammirato molto: Virna Lisi. Rosarina me la ricorda per quella bellezza eterea, aristocratica, che nemmeno il tempo riesce a scalfire, per la sua eleganza, per il suo essere schiva, per la serenità che

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emana dal suo essere, me la ricorda anche nel tono della voce. E’ una donna estremamente moderna, che ha anticipato i tempi, che ha capito che per lavorare con passione, con soddsfazione, bisogna scegliere una attività, un mestiere che si ama, lei così ha fatto. Ha scelto di fare il notaio perchè ama, sì ancora ama la sua professione, pur non esercitandola più. Ed è palese dal tono con cui ne parla, che si accende d’un entusiasmo che ti coinvolge, o che si interrompe quando il ricordo tocca il cuore. Sembrerà strano dirlo, ma è poesia anche questa, sentire parlare con un tono che ricorda le corde vibranti d’un suono di pianoforte, non dei propri affetti ma del proprio lavoro. In alcuni momenti, mentre cerca le parole giuste per una risposta, mi guarda titubante, quasi volesse dirmi: “e se non la facessimo questa intervista?”, io fingo di non cogliere perchè non farla significherebbe privare, soprattutto le giovani donne, del messaggio che le sue parole danno: il messaggio di guardare verso la vita con semplicità ma con decisione, di scegliere un obiettivo che ci si confà e di perseguirlo con determinazione perchè noi donne siamo forti e non abbiamo bisogno della carità di nessuno. E poi l’importante messaggio sulla Fede, cercarla, trovarla, in un mondo che sembra oramai privo di valori, sarebbe di grande aiuto. Avrei voluto dedicarle una frase del suo autore preferito, Pirandello ma, fra quelle lette, nessuna mi ha fatto pensare “è questa quella giusta”. Le dedico invece una frase di Papa Francesco: “Grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità. Grazie a te, donna-madre, donna-sposa, donna-figlia e donna-sorella, donna-lavoratrice, donna-consacrata. Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione, che è propria della tua femminilità, tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani”

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Soroptimist - Sezione di Lamezia Terme GIORNATA A SEMINATA

“Condotta Slow Food”, “Soroptimist”, “Unesco Club” Una giornata all’insegna del paesaggio, delle bellezze architettoniche e artigianali e del buon cibo. È quanto hanno organizzato la Condotta Slow food (guidata da Antonello Rispoli), il Soroptimist club (presieduto da Giuseppina Mazzocca) e il club Unesco (guidato da Mauro Vasta) di Lamezia Terme che, in collaborazione con la Condotta Slow food Reggio Calabria Area Grecanica, hanno promosso una visita in uno dei borghi più importanti della storia del nostro Paese: Seminara. La giornata, che ha registrato la partecipazione di oltre 70 persone, ha preso il via con la passeggiata naturalistica al Trecciolino, una sorta di sentiero sospeso tra “il cielo e il mare”. Si tratta infatti di un meraviglioso tracciato protesto sul mar Tirreno, depositario di molteplici storie di paesaggi, leggende e migrazione, da dove è possibile ammirare l’incantevole Costa Viola: l’antico viottolo, lungo all’incirca 9 chilometri, è infatti a strapiombo sul mare a circa 400 metri di quota, e si snoda sul fianco

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settentrionale del monte Sant’Elia. Qui arrivano da ogni parte d’Europa per ammirare un paesaggio mozzafiato: da qui si scorge infatti l’estremità meridionale della Calabria, lo Stretto di Messina, la Sicilia, l’Etna e l’arcipelago delle Eolie. Il gruppo, partito a piedi da Palmi, ha potuto “godere” delle conoscenze di questi luoghi grazie all’artista Maurizio Carnevali, che ha accompagnato la comitiva lungo tutto il percorso, narrando storie e leggende di questi incantevoli luoghi. Nel pomeriggio, dopo una sosta per il pranzo in cima al monte Sant’Elia, il gruppo ha visitato Seminara, ammirando alcune delle sue chiese e delle importanti opere rinascimentali che questi luoghi

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sacri custodiscono. Questo, grazie soprattutto a Domenico Scordo, che con dovizia di particolari ha raccontato la storia di questo borgo. Di particolare bellezza, la Madonna dei Poveri, una statua lignea di fattura BizantinoNormanna, che si è salvata da ben 12 devastanti terremoti. «Gli occhi della Madonna lignea di Seminara – ha spiegato Domenico Scordo – hanno visto passare la storia ed i grandi uomini: Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, da Ruggero il Normanno a Carlo d’Angiò, da Barlaam a Leonzio Pilato coloro che furono i fautori dell’Umanesimo, da Pietro d’Aragona all’Imperatore Carlo V. La Madonna è il simbolo della Calabria che resiste a tutte le avversità». Infine, la visita alla chiesa Ortodossa e alle botteghe dei ceramisti, famose in tutto il mondo. Soddisfazione per la riuscita della giornata è stata espressa da Rispoli, Mazzocca e Vasta, che hanno annunciato il proseguito di attività in sinergia tra i tre club lametini.

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Giorno 1 luglio, presso la tipografia Perri è stato presentato il libro di Tommaso Cozzitorto: ALONG THE WAY.

Along the way

Non avremmo potuto trovare un luogo migliore e più accogliente grazie alla straordinaria ospitalità della famiglia Perri che con grande dedizione ha edito il volume curandolo nei minimi particolari. Numeroso e di alta qualità il pubblico che si è inserito con noi nel difficile viaggio dell' Essere e del non Essere, eterno problema del vivere quotidiano.

La Musica dipinge l’anima.

namento non dal di fuori, ma dal di dentro, una crescita totale con tutti gli elementi della vita stessa: i fiori , l'acqua che scorre , gli alberi, quasi per prenderne maggiore coscienza e per spiritualizzarla questa vita.

Leggendo ALONG THE Il libro di Tommaso Cozzitorto WAY, ci rendiamo conto che l'Esistenza si arricnelle parole di chsce di vita, quanto Ines Pugliese più è cosciente della sua inesistenza, del suo rischio di nullificazione e di irrealtà del richiamo Una ricerca interiore quella del protagonista,una d'assenza che rende struggente ed elegiaco ricerca di quegli opposti contraddittori che sono ogni nostro sentimento, come quello d'uno che il fluido stesso della vita, di quegli opposti che sia sul punto di una perenne partenza. tormentano la coscienza ma insieme la irrobustiscono, garantendole la capacità di resistere alla condizione di disperazione che spesso la vita ci propone.. Un testo originale, quello del prof Cozzitorto,un viaggio dell'IO verso l' Infinito, ove l'Eternità diventa certezza e dove anche un filo d'erba diventa lettura d'aria e d' anima. Entrando nella sua grotta casuale o causale l'IO s'incarna e si interseca al tutto aiutato dal Silenzio, che non è mancanza di rumore, ma attesa pura In questo silenzio assoluto appare limpida la speranza di trovare un' Identità, fatta di sensibilità e di acciaio:”quanto è difficile scrutare se stessi senza una rete ... il cuore galleggia nell' anima, a prescindere dalla mente... “ Lì racchiuso in se stesso, comprende tutto ciò che un essere di carne e spirito possa comprendere diventando consapevole dell' impossibilità di conocsenza che a sua volta è la prima verità della conoscenza. Il nostro protagonista si allontana dalla vita , non per abbandonarla, ma per comprenderla meglio, sentirne tutte le relazioni. Il suo è un allontapag. 8

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Noa e la sua band

a Reggio incantano il pubblico In migliaia hanno gremito l’Arena dello Stretto e il lungomare Falcomatà di Reggio Calabria per assistere allo straordinario concerto della stella israeliana Noa dedicato alla pace nel mondo, atteso e prestigioso evento realizzato nell’ambito della collaborazione tra “Fatti di Musica”, la trentesima edizione della rassegna del miglior live organizzata da Ruggero Pegna e “Alziamo il Sipario”, il progetto di eventi culturali ideato dall’Assessore Comunale alla Cultura Patrizia Nardi per il secondo anno consecutivo. Noa, vero nome Achinoam Ninì, ha incantato il numerosissimo pubblico con la sua voce unica, la sua eleganza inimitabile e la sua grande sensibilità umana e artistica. Con una sequenza di brani in più lingue e dialetti, Noa ha traghettato tutti in un viaggio musicale ricco di contenuti artistici e umani, unendo il mondo intero in quell’angolo eccezionale del nostro Paese dove, nei millenni, sono approdate figure mitologiche e le più antiche civiltà, non solo del Mediterraneo. Incastonata nel lungomare definito da D’Annunzio il “più bel chilometro d’Italia”, con la sua visuale mozzafiato sulla Sicilia, l’Arena dello Stretto ha fatto da cornice ineguagliabile, un vero spettacolo nello spettacolo. Il palco posizionato a due metri dall’acqua, ha amplificato suggestioni ed emozioni, trasformando il concerto in un evento difficilmente dimenticabile. La tappa di Reggio è stata l’unica in Calabria delle cinque date italiane del suo tour mondiale che il prossimo 24 settembre la porterà anche a Gerusalemme. Applauditissima l’intera band, con il suo storico chitarrista-produttore Gil Dor, Gadi Seri e Adam Ben Ezra, musicisti abilissimi capaci di virtuosismi stupefacenti. Salita sul palcoscenico puntualmente alle 21.30, Noa ha eseguito tutti i suoi brani più noti ed alcuni inediti anche in siciliano, da “I don’t know” e “Child of man” ai successi del suo ultimo “Love Medicine”, come “Happy song”, “Eternity and beauty”, “Shalom shalom”, “Mishaela”. A far esplodere l’arena è arrivata anche “Terra ca nun senti” di Rosa Balistreri, dedicato al tema della pace nella sua amata Terra. Al termine, con un’autentica standing ovation, il pubblico calabrese l’ha richiamata sul palco per diversi bis. Sono così arrivati altri brani storici del suo repertorio, come “Shalom”, coinvolgente inno alla pace e “Life is beatiful”, il tema della “Vita è bella” dedicato alla lotta contro ogni forma di razzismo, con cui si è congedata, lasciando in tutti la certezza di aver partecipato ad un evento straordinario. Soddisfatti ed emozionati a fine concerto, l’assessore alla Cultura Patrizia Nardi e l’organizzatore Ruggero Pegna, che prima del concerto le ha donato il suo ultimo romanzo “Il cacciatore di

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meduse”, attualissima storia di migranti e fratellanza tra popoli. Insieme hanno sottolineato la perfetta riuscita dell’evento e la grande partecipazione, “a dimostrazione di come il pubblico reggino e calabrese sappia apprezzare gli eventi di altissimo contenuto artistico e culturale”. La carovana di “Fatti di Musica” si posta ora nella vicina e suggestiva Piazza del Castello Aragonese, un autentico salotto al centro della Città, dove giovedì 28 luglio arriverà il grande Paolo Conte per il suo unico concerto nel Centro Sud del Tour Internazionale 2016/2017 nelle principali città d’Europa. Già domani sera partirà l’allestimento. Nel piazzale pavimentato saranno sistemate circa ottocento poltroncine tutte numerate, in modo da realizzare un vero teatro all’aperto. Tutta la piazza sarà completamente chiusa da ogni via di accesso dal giorno precedente e sarà vietata la sosta di qualsiasi mezzo. L’ingresso pedonale all’interno sarà consentito ai possessori dei biglietti a partire dalle ore 19.30 solo da via Marvasi, affluendo da via Cimino, dove sarà sistemata la biglietteria. Nell’area sono previsti servizi igienici, di ristoro e di assistenza sanitaria. Paolo Conte, che arriverà a Reggio con il suo aereo privato direttamente dalla Francia, dove è uno dei nomi di spicco del Festival Jazz di Juan les Pins, sarà accompagnato sull’imponente palcoscenico che sarà allestito ai piedi del Castello dal suo immancabile pianoforte personale e dalla la sua Orchestra: Nunzio Barbieri, chitarra, chitarra elettrica, Lucio Caliendo, oboe, fagotto, percussioni, tastiere, Claudio Chiara, sax alto, sax tenore, sax baritono, flauto, fisarmonica, basso, tastiere, Daniele Dall’Omo, chitarra, Daniele Di Gregorio, batteria, percussioni, marimba, piano, Luca Enipeo, chitarra, Massimo Pizianti, fisarmonica, bandoneon, clarinetto, sax baritono, piano, tastiere, Piergiorgio Rosso, violino, Jino Touche, contrabbasso, chitarra elettrica, Luca Velotti, sax soprano, sax tenore, sax contralto, sax baritono, clarinetto. “Il concerto di Conte – ha sottolineato Pegna - oltre che unico e prezioso, è anche irripetibile, visto il suo calendario di concerti che lo impegnano in tutto il mondo!”. I biglietti per assistere al concerto di Conte sono in vendita nei punti Ticketone (a Reggio: B’art, a fianco Teatro Cilea e New Taxi, corso Garibaldi n. 330). Per tutte le informazioni sono disponibili il numero telefonico 0968441888 e il sito internet www.ruggeropegna. it.

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Alice & Felice

il progetto dell’Associazione “Alice Onlus” grazie al quale due ecografi sono stati donati all’Ospedale di lamezia Terme

L’Associazione “Alice onlus” da oltre 15 anni promuove la prevenzione, soprattutto tra le giovani, per la lotta del tumore al seno con incontri annuali nella scuole superiori a prevalente popolazione femminile ed in ospedale nel reparto di oncologia dove le volontarie sono giornalmente di supporto ai malati, ai loro parenti ed al personale sanitario. Poiché si è notato un notevole incremento della patologia e si rende sempre più necessaria una diagnosi precoce si è sentita la necessità di dotare il reparto di una strumentazione ecografica ed ECG in quanto l’ospedale non sempre può dare le risposte urgenti di cui c’è bisogno sia per le diagnosi che per gli interventi di paracentesi. Le socie di Alice, presa coscienza di

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tale necessità, più volte si sono rivolte alle grandi associazioni come “Europa Donna Italia” e “Komen Italia”, con le quali Alice è strettamente collegata, per ottenere almeno un ecografo anche usato. Questa richiesta non ha avuto risposta e quindi le socie in una riunione del mese di ottobre u.s., hanno deciso di promuovere un’iniziativa finalizzata a tale scopo. La donazione di questi macchinari può considerarsi la tappa più importante e rilevante del percorso più che decennale compiuto dall’Associazione Alice che fu voluta sia dalla prof. Ivana Braganò socia fondatrice e presidente fino alla Sua scomparsa, sia dal Prof. Riccardo Masetti maggior esponente della Komen Italia e dirigente del reparto di oncolo-

gia dell’Ospedale A.Gemelli di Roma. Finalmente giorno 15 giugno u.s. si è svolta nella sala “Ferrante” dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme la cerimonia di consegna dell’ecografo ed anche di un apparecchio ECG. al reparto di oncologia. Erano presenti, tra i vari invitati, anche il Vescovo di Lamezia Terme Mons. Luigi Cantafora, il sindaco della Città Avv. Paolo Mascaro il V.Comandante della GDF della provincia di Vibo Valentia Rolando Venturen, il Presidente dell’ASP n. 6 Dott. Giuseppe Perri , vari sanitari ed esponenti di altre associazioni di volontariato. In un’atmosfera di vivo entusiasmo e partecipazione la presidente dell’Ass. Alice Prof.Anna Maria Migale, ha evi-

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denziato come la sua associazione abbia fortemente voluto e dunque portato a compimento l’iniziativa, ed ha brevemente spiegato il significato del gesto ed il modo attraverso cui ne è stata possibile la realizzazione, frutto del lavoro e dell’impegno di alcune socie tra cui: Gabriella Miglio, Antonella Bonaddio, Marisa Ventura, Silvia Molinaro, Loredana Serra, Assunta Gullotta, che si sono adoperate per realizzare Alice & Felice, i due pupazzi di stoffa nati dall’estro della socia Maria Gagliardi e che hanno dato il nome al progetto stesso, nonché consentito un congruo ricavo. Data la rilevanza della spesa si è fatto appello anche alla generosità di tante persone sensibili all’iniziativa, che si sono prodigate con donazioni anche consistenti. A tale proposito la presidente ha doverosamente ricordato: l’Ass.S.Nicola di Lamezia Terme, la Direzione della Clinica S. Rossore di Pisa il Comando della GDF di Vibo Valentia l’amico Carlo Cuiuli che ha inciso un CD di hit anni

il

‘60 il cui ricavato andrà all’associazione e per ultimo ma non ultimo, un imprenditore lametino che ha inteso rimanere anonimo, il quale ha partecipato con una notevole donazione. Ha poi passato la parola al Dott. Ettore Greco che, dopo aver ringraziato l’associazione per la preziosa collaborazione profusa nel suo reparto, ha diretto gli avvicendamenti delle Autorità presenti che ciascuna per le proprie competenze ha evidenziato l’importanza dell’avvenimento. I macchinari benedetti dal Vescovo, ricordano attraverso una targa su di esse apposte, due care e sfortunate amiche: Daniela ed Ivana. L’associazione, lieta e orgogliosa dell’impresa compiuta, si augura che al più presto questi strumenti siano resi fruibili gratuitamente sia dai degenti nel reparto di oncologia che da paziente esterni che ne facciano motivata richiesta al il Dirigente del reparto Dott. Ettore Greco

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Accertamento Tecnico Preventivo nel nuovo Processo Previdenziale ed Assistenziale Giorno 08\07\2016 presso le piscina Tropeano del complesso della Marinella si e’ tenuto il consueto caffè giuridico targato Aiga (Associazione Italiana Giovani Avvocati) sul tema “dell’ Accertamento Tecnico Preventivo Nel nuovo processo Previdenziale E Assistenziale Ex Art 445 bis cpc.”, relatrice dell’ evento e’ stata la Dottoressa Francesca Longo, l’ introduzione e’ stata a cura dell’ avvocato Andrea Parisi in qualita’ di presidente Aiga. Il convegno si e’ aperto parlando di cosa e’ L’ invalidita civile ossia una condizione riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico come presupposto per avere diritto a determinate prestazioni economiche e socio-sanitarie da parte dello stato (la legge di riferimento e’ la 118\1971 art.2). Qualsiasi persona affetta da patologie di una certa rilevanza puo’ chiedere il riconoscimento dello stato di invalidità civile.Trattandosi di una condizione che si base sull’ essere effetti da determinate menomazioni, puo’ essere ottenuta solo dopo essere stati sottoposti ad una visita da parte di una commissione ASL. La Dottoressa Francesca Longo prosegue con il suo discorso soffermandosi su le vari modifiche che questo istituto ha subito in questi ultimi anni. L’ art. 38, comma 1, del d.l. 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modif., in l. 15 luglio 2011, n. 111, ha inserito nel codice di procedura civile l’art. 445-bis, che prevede, quale condizione di procedibilità nelle controversie in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, nonché di pensione di inabilità e di assegno di invalidità, disciplinati dalla legge 12 giugno 1984, n. 222, l’esperimento di un accertamento tecnico preventivo obbligatorio. Ai sensi dell’art. 38, comma 2, del medesimo d.l. 98, la disposizione entrerà in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2012. Si tratta di uno strumento che mira a perseguire le medesime finalità deflattive già oggetto dell’istituto della “consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite”, previsto dall’art. 696bis, le cui disposizioni, ove compatibili, sono ad esso espressamente dichiarate applicabili. La scelta di politica legislativa si fonda sulla constatazione che nel giudizio per il riconoscimento delle invalidità il ruolo centrale è svolto dall’accertamento medico-legale effettuato tramite CTU. Di qui l’opportunità di precostituire la prova del requisito sanitario al di fuori e prima del giudizio di merito nel quale, secondo la Cas-

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sazione, al Giudice non è consentito emettere pronunce di mero accertamento circa lo status di invalido, e di rimettere l’accertamento dei requisiti socio-economici (per l’invalidità civile) e dei requisiti assicurativo e contributivo (per le prestazioni ex l. 222/84) all’Istituto previdenziale. Ciò dovrebbe comportare l’alleggerimento del procedimento giudiziario, aggravato da attività istruttorie (verifica dei redditi, dell’incollocabilità, del mancato ricovero, della posizione contributiva ecc.) effettuate tramite acquisizione di certificazioni provenienti dai competenti enti (Agenzia delle Entrate, Centro per l’impiego, Inps) acquisizioni spesso reiterate nel corso del giudizio, stante la necessità di verifica della sussistenza dei requisiti dal momento della decorrenza della prestazione a quello della pronuncia della sentenza. Inoltre dal 1° Gennaio 2010 , la domanda volta ad ottenere benefici in materia di Invalidità civile, cecità civile, sordità civile , handicap e disabilità dovra essere inoltrata all’ INPS anziché all’ ASL esclusivamente per via telematica. (procedura stabilita dalla legge 102 del 3 Agosto 2009 entrata in vigore dal 1 Gennaio 2010) Secondo il nuovo modello processuale, sarà l’Inps ad accertare il possesso di tali requisiti, tramite autocertificazione per l’invalidità civile ed estraendoli dai propri archivi per l’invalidità pensionabile. Nell’intento del legislatore dunque l’accertamento tecnico preventivo obbligatorio potrebbe consentire di perseguire una duplice finalità: 1) una deflazione del contenzioso dei Tribunali del Lavoro nei quali, specie nel Centro-Sud, la massima parte delle controversie riguardano l’invalidità civile (anche se, come vedremo, la norma prevede numerosi adempimenti a carico delle Cancellerie che ne aggraveranno notevolmente il carico di lavoro); 2) una più rapida risposta alle istanze dei cittadini in una materia, quale quella dell’invalidità, tutelata costituzionalmente. Con la nuova riforma non si procede alla presentazione del ricorso introduttivo per il giudizio (necessario in caso di ricorso giudiziale), ma con la nuova procedura deve essere depositata, presso la Cancelleria del Tribunale di residenza, l’istanza di accertamento tecnico allo scopo di verificare preventivamente le con-

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dizioni sanitarie che possano o meno legittimare la richiesta della persona invalida. Il giudice procede secondo le disposizioni sulla consulenza tecnica preventiva ai fini della conciliazione della lite, in quanto compatibili, e secondo le previsioni inerenti la consulenza tecnica d’ufficio (CTU). La consulenza tecnica preventiva avrebbe come obiettivo la possibilità di accordo tra le parti senza dare inizio al contenzioso giudiziale. Inoltre, l’accertamento tecnico preventivo è la condizione obbligatoria di procedibilità della domanda. L’improcedibilità deve essere eccepita (cioè contestata) dall’avvocato dell’Istituto o rilevata d’ufficio dal giudice, a pena di decadenza, non oltre la prima udienza. Il giudice, qualora rilevi che l’accertamento tecnico preventivo non è stato effettuato oppure che è iniziato ma non si è concluso, assegna alle parti il termine di 15 giorni per la presentazione dell›istanza di accertamento tecnico o di completamento dello stesso. La richiesta di espletamento dell’accertamento tecnico interrompe la prescrizione. Il giudice, terminate le operazioni di consulenza, con decreto comunicato alle parti, fissa un termine perentorio non superiore a trenta giorni, entro il quale le medesime devono dichiarare, con atto scritto depositato in cancelleria, se intendono contestare le conclusioni del consulente tecnico dell’ufficio (CTU). In assenza di contestazione il giudice, (salvo che non ritenga di procedere alla rinnovazione della perizia ai sensi dell’art. 196 c.p.c., con decreto pronunciato fuori udienza entro 30 giorni dalla scadenza del termine previsto per il deposito dell’eventuale dichiarazione di dissenso), omologal’accertamento del requisito sanitario secondo le risultanze probatorie indicate nella relazione del consulente tecnico dell’ufficio(CTU) provvedendo sulle spese. Il decreto emesso dal giudice, non impugnabile né modificabile, è notificato agli enti competenti che, in caso di accertamento sanitario favorevole all’interessato, e subordinatamente alla verifica della sussistenza degli ulteriori requisiti previsti dalla normativa vigente per il riconoscimento della prestazione o della provviden-

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za, devono provvedere al pagamento delle stesse entro 120 giorni dalla notifica. Nei casi in cui, pur in presenza di accertamento sanitario favorevole all’interessato, la competente linea di prodotto/servizio accerti che non sussistono gli ulteriori requisiti previsti dalla normativa vigente per il riconoscimento della prestazione o della provvidenza, è necessario che la stessa comunichi alla controparte i motivi del rigetto della domanda di prestazione o provvidenza. In caso di contestazione, la parte che ha depositato dichiarazione di dissenso rispetto all’accertamento del CTU, deve depositare, presso la Cancelleria del Tribunale al quale è stata presentata l’istanza di accertamento tecnico, entro il termine perentorio di 30 giorni dal deposito della citata dichiarazione, il ricorso introduttivo del giudizio di merito, specificando, a pena di inammissibilità, i motivi della contestazione. Questa procedura, allo stesso modo che nella fase di ricorso giudiziale deve essere eseguita da un avvocato essendo controversie non esperibili senza un patrocinio legale. Riassumendo: l’iter si articola in due fasi: la prima fase comporta, obbligatoriamente, la presentazione dell’istanza di accertamento tecnico preventivo. In caso di non contestazione delle parti, il procedimento si conclude in questa fase. In caso di contestazioni, invece, si procederà con la seconda fase che comporta il ricorso giudiziale. In questa seconda fase (cioè in caso di ricorso giudiziale), la sentenza emessa dal giudice è inappellabile, ossia non c’è più la possibilità di ricorre in appello, come invece poteva essere fatto con la normativa previgente. Per quanto riguarda i contenziosi in materia di invalidità civile, il ricorso deve essere presentato entro, e non oltre, 6 mesi dalla data di notifica ufficiale del verbale Al termine del convegno la Dottoressa Francesca Longo ha ringraziato tutti i partecipanti augurando buone vacanze e un arrivederci a settembre 2016 per i nuovi e sempre piu’ interessanti e aggiornati appuntamenti targati AIGA

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Edizione svolta in una giornata quasi autunnale, in cui la pioggia è stata la protagonista della prima manche dove il fiorentino della Best Lap ha fatto la differenza. Sul difficile fondo umido, quando la pioggia aveva smesso da poco di cadere, ha allungato in modo decisivo nella competizione organizzata magistralmente dal Racing Team Lamezia in affiancamento con Lamezia Motorsport ed Automobile Club Catanzaro. A Faggioli ha risposto energicamente in gara 2 Domenico Scola Junior al volante dell’Osella FA 30 Zytek con gomme Avon, riuscendo a ridurre il gap a soli 79 centesimi di secondo, non sufficienti comunque a scalzare il Re del Reventino dal suo Trono. Il pilota cosentino, nipote del mitico Don Mimì (Re della Nicastro-Passo di Acquabona anni ’60) avrà tempo e modo per rifarsi vista la giovane età e, soprattutto, quel talento che ha ereditato dal nonno. Il pilota calabrese conferma dunque volontà e talento che gli valgono sempre più la leadership tricolore di gruppo E2-SS. Sulla terza

La18^CronoscalatadelReventino

Simone Faggioli non fa sconti neanche al meteo e con la sua Norma M20 FC gommata Pirelli mette il settimo (terzo consecutivo) sigillo nella 18ª Cronoscalata del Reventino. Un successo che consente al fiorentino di ipotecare il titolo assoluto del Campionato Italiano Velocità Montagna e quello di gruppo E2-SC.

spalle il lametino pluricampione italiano Angelo Alessandro Mercuri. Terzo il calabrese aspirante al titolo tricolore Antonio Ferragina su Fiat 500. Nel complesso c’è stata una grande partecipazione di driver, nonostante la pioggia oltre 150 i partenti, provenienti da penisola e isole, con gradita presenza anche femminile tra cui vogliamo segnalare giovane pilota Rachele Somaschini di Cusano Milanino, classe 1994, affetta da fibrosi cistica e testimonial della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, che in questo 2016 è impegnata a fare conoscere la malattia genetica grave più diffusa, gareggiando con la sua Mini Cooper nel Campionato Italiano Velocità Montagna, in quello MINI Challenge e in alcuni rally. Anche lei, alla prima esperienza sulla pista lametina, è rimasta più che soddisfatta, come del resto tutti i piloti, per l’impeccabile organizzazione che ha saputo fare fronte anche a Giove Pluvio riuscendo a portare a termine nel migliore dei modi l’intera kermesse che, oseremo dire come al solito, ha fatto registrare una presenza numerosa, appassionata e costante di pubblico per le intere due giornate. La coppia d’oro della Cronoreventino, Rizzo & Servidone, raccoglie ancora una volta consensi ad altissimi livelli confermandosi una delle poche

fiore all’occhiello dello sport lametino piazza il sardo Omar Magliona che forse si aspettava di più dopo le modifiche apportate alla Norma M20 FC alla fine delle prove di sabato, ma che al contempo ha evitato eccessivi rischi sul fondo insidioso di gara 1. Da sottolineare tra “Le Bicilindriche” (sempre piene di fascino e di numerose presenze) il primo posto del giovanissimo catanese Daniele Portale, che tornato al volante della Fiat 126 di classe 700 si conferma a suo agio anche in condizioni meteo complicate. Alle sue pag. 14

realtà sportive lametine di sicuro affidamento. Racing Team Lamezia e Lamezia Motorsport, in collaborazione con l’Automobil Club Catanzaro, hanno ormai raggiunto un livello logistico-organizzativo che tutta l’Italia ci invidia ma, come la storia ci insegna, nemo profeta in patria. Crisi o non crisi si riesce a fare sempre qualcosa in più e meglio dell’anno precedente, evidentemente, la voglia, la passione e le capacità organizzative, non comuni, fanno parte del dna di questi due signori che

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riescono sempre a coinvolgere appassionati, e non solo, in questa fantastica kermesse, fiore all’occhiello dell’automobilismo calabrese.

Gli sforzi di R & S andrebbero valorizzati al meglio dagli Enti ed Imprenditori Locali con una maggiore vicinanza sotto tutti gli aspetti, non solo finanziaria. L’indotto che la manifestazione porta al territorio lametino non è cosa da poco, ed in queste prime 18 edizioni, non ha avuto eguali in campo sportivo, ragion per cui un maggior impegno e collaborazione da parte di tutti sarebbe più che auspicabile. Chiaro che in molti hanno collaborato e continueranno a collaborare con gli organizzatori, che da questo punto di vista sono comunque soddisfatti, ma è altrettanto chiaro che si potrebbe dare e fare di più. AnSca

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FRONTIERE

di Pina Majone Mauro

Giorno 5 settembre con Pina Majone Mauro ed i suoi versi, sotto il segno della vergine, in libreria da Sagio Libri. In una libreria affollata di presenze sensibili la lettura di qualcuna delle sue novanta Canzoni d’amore alla Calabria. Io ho letto una miscellanea e vi ripropongo i versi finali affinché andiate in libreria a richiedere un libro che ci dona l’orgoglio di leggere una Poeta vera. Frontiera di Pina Majone Là dove il fato sbarrò la tua strada Là io ti attendo in anima e dolore pag 231 anima che non sa dove cercarsi pag 232 Allego anche una mia originale lettura di Frontiera in un immaginario dialogo fra Pina e Pessoa. Dettagli- Da Frontiera di Pina Majone Mauro Durante la partecipata manifestazione per il premio Costabile è stata letta una poesia di Mastroianni scritta alla notizia della morte del poeta a Roma. Un dialogo fra i due, quasi Una interazione un parlarsi … il filo conduttore delle poesie. Ci parleremo e vi parleremo con i versi di poeti che si parlano, che si dicono… Solo quello che ci interessa non ci da noia Solo quello che ci interessa tratteremo bene E ricorderemo, porteremo al nostro cuore E riconosceremo quando, con gli occhi , lo guarderemo La realtà interessante se… illuminata dai versi Cercando un altro Egitto- le suggestioni della lettura… I riferimenti che ci fanno vivere Cercando una società più giusta Nell’asfittico spazio del destino… … Il poeta trova sempre il varco della poesia Il canto laterale che illumina le cose e le fa vivere. La Frontiera dell’anima Nella storia di ognuno, nella storia dei libri, c’è sempre stato un altro che si è fatto carico del dovere quasi di parlare di quell’uomo, di quel libro. Così è successo a Tabucchi con Pessoa Così accade a tanti e così a me che porto questo libro nelle scuole, felice di farlo conoscere ai ragazzi..

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Quando lei, questo inverno me lo ha dato in Fra tanti di loro mano io l’ho vista molto io ho iniziato a leggerlo, disordinatamente. Apri- vicina a Pessoa, al vo e leggevo. Ogni tanto sottolineavo. Imparavo suo orgoglio di esa memoria qualche sfraghis sigillo sere… poeta Quelli che lei mette di chiusura alle sue canzoni Fernando Pessoa Più leggevo, più mi sembrava che il suo dire ri- e i suoi tanti eteronomi… portasse ad altro. Pessoa significa persona e lui, il poeta, ha dato Più ripetevo i suoi settenari più mi erano già vita a tanti personaggi, autori, inventandone la conosciuti biografia e mandando loro nel mondo con i suoi D’altronde tutto è già scritto, cambia solo la sen- versi. sibilità originalissima del porgere… L’orgoglio di essere diversi i concetti del nostro vivere sono tutti nella Bi- Di essere se stessi una poesia blioteca del nostro sapere, in tutti i libri che sono La frontiera della nostra individualità stati scritti prima. Tutti i passi sono tratti dal libro dell’inquietudiQuesto è il senso per cui il libro Frontiera, omag- ne di Soares- Pessoa gio alla fratellanza con altri poeti, viene presen- Dai giorni di luce perfetta tato qui. Da Et cetera e Frontiera Un libro che ama Borges, Neruda, Montale, una passeggiata sul corso Giovanni Nicotera Quasimodo e i lirici Greci, e poi Argiroffi e le Andata e ritorno sue Azzurre sorgenti dell’Acheronte che non è Una passeggiata nei boschi narrativi citato ma…se ne sente il rumore, Calogero, Ma- Pina Majone stroianni, Costabile, Repaci, non poteva che non Senza cannoni senza bandiere venire ad incontrarli tutti ed a salutarli. …….. UNA FINZIONE POETICA Contro noi stessi e i fantasmi del passato Pessoa Quante presenze in questa solitudine Il poeta è un fingitore. /Finge così com- Quante voci nel nostro silenzio pag 220 pletamente /che arriva a fingere che è dolore /il dolore che davvero sente. Nei giorni di luce perfetta Fernando Pessoa E quanti leggono ciò che scrive, /nel dolore letto sentono proprio /non i due che egli ha prova- Sii tutto in ogni cosa. Metti tanto quanto sei to,/ ma solo quello che essi non hanno. Nel minimo che fai, Finzioni di Borges Come la luna in ogni lago tutta “nel sogno dell’uomo che lo sognava, il sognato Risplende, perché in alto vive. si svegliò” E la finzione è così talmente storica da assumere Dal libro dell’inquietudine, frammento 126 i connotati del vero Ho sempre rifiutato di essere compreso. EsseUna finzione che ci raccontiamo… da secoli re compreso significa prostituirsi. Preferisco L’Elaborazione della realtà essere preso sul serio per quello che non sono, Pina Majone in Frontiera umanamente ignorato, con decenza e naturaTroviamoci una sera a riparlare lezza. Dell’antico progetto Io non esisto… continua Pessoa altrove…ma Irrisolto per troppa presunzione… drammaticamente il contenuto del sentire mi Lunga storia di arrivi e partenze è estraneo, sento con i sensi altrui quindi e diChe inconsapevoli e dannati vento poeta nel momento della relazione col Aedi e mercenari noi vivemmo… mondo. Il poeta, il libro, la poesia, la realtà e noi Nel momento in cui è più forte la perdita di

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identità… un tramonto e già esisto

partire mai

Io sono quella che non c’è- Pina Majone Ho amato le mie catene Ho amato la notte e la sua voce Non mi è mai piaciuta Quella luce allo Zenith Della planetaria idiozia Solo un esiguo raggio mi è bastato Che mi ha portato dall’altra parte della vita Ora tu mi vedi in carne e ossa Parlo rido cammino ti telefono Ma io sono una che non c’è E continua Pessoa…Ci sono supplizi dell’intelligenza come ve ne sono del corpo e del desiderio. E questi supplizi, come gli altri, procurano una certa voluttà. Figurati che… Nel 1915 fondai con alcuni amici e Mario de Sa- Carneiro- Orpheu- una rivista che uscirà per soli due numeri, scatenando un maremoto. Troveranno spazio in questa rivista il cubismo, il futurismo e lì pubblicherò Oppiario Ti riporto Solo due versi in cui dico… Il fatto è che questa vita è una villa Dove un’anima sensibile si annoia La reazione dell’intellettualità conservatrice sarà feroce e denigratoria Mia cara …. Scrivo per lapsus di stanchezza Lisbona revisited Ognuno ha il suo tempo e la sua storia, lo consola Pina Ma ancora fermi a questo capolinea/Non ci sappiamo decidere/Se è meglio restare dove siamo/E stringere la cinghia barattando/La vita alla catena o ritrovare/La regalità d’essere uomini (pag217 di Frontiera)

E con Pessoa 369 La vita è un viaggio sperimentale, fatto involontariamente. E’ un viaggio dello spirito attraverso la materia, e siccome è lo spirito che viaggia, è in esso che si vive. Solo negandola può essere vissuta nella sua sostanza… continua Pessoa. Una spirale senza fine Pessoa- frammento114 La spirale è un cerchio che sale senza riuscire mai a finire. Qui non sono d’accordo i due poeti Per lui la spirale è tensione, un elastico per lei il cerchio è vita Tutte le forme tonde creano la vita. La poetessa è donna, mamma, e ama Pessoa è uomo, solitario e non conosce amore La letteratura per entrambi consiste nel trasmettere la realtà le impressioni tutte intrasmissibile se non le rendiamo letterarie. In comune hanno la cura La cura che salverà chi scrive e chi legge dalla desolazione del quotidiano Una cura che tutte le donne hanno perpetuato con gesti e con carezze, nenie e tovagliati, per salvare i piccoli dalla paura, l’uomo dal selvatico e avviarlo sui sentieri della bellezza e dell’affetto.

E racconta Pina a lui una identità smarrita di un luogo senza anima… anima che non sa dove cercarsi E noi seguiamo tutti i viaggi che hanno desolato la Calabria, lasciando paesi senza uomini, lasciando paesi senza giovani. Solo vecchi e bambini, sempre troppo pochi, ad aspettare le feste oppure l’estate il ritorno dei privilegiati che si erano impiegati. Tutti i viaggi dei nuovi disperati che alle prime luci dell’alba sbarcano sulle nostre coste… chissà cosa pensano di trovare? Con lei siamo in viaggio e siamo fermi, siamo con la cartelletta in mano, siamo pronti a non

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E il loro essere nulla, essere quella che non c’è non è una vera negazione, è la negazione del poeta, dei poeti che dicono insieme: Dove non posso con la volontà sicuramente potrò con la classicità, con la musa, con il verso, con lo scritto. Il furore di chi scrive e poi nasconde i suoi scritti in grossi bauli come Pessoa o come quel poeta contadino Vincenzo Rabito che scrisse il suo diario Terramatta in sette febbrili anni e poi morì senza sapere che il figlio lo avrebbe ritrovato. Pessoa uguale tale e quale ed in Pina Majone Mauro si percepisce il suo appartarsi, il non farsi vedere, e nello stesso tempo la spinta involontaria di un canto, di un messaggio, di passare un testimone a chi lo prenderà dal suo baule. Lasciamoli litigare un po’, lasciamoli al bar Pessoa prenderà un brandy, Agua Real, lei un caffè quel bar sarà per lui il Cafè brasileira nel Chiado di Lisbona e per lei suppongo Il bar sotto casa

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Io ho letto così. Leggendo, come riporto da Pessoa, il lettore dopo un po’ va per i fatti suoi, costruisce immagini e riferimenti e riscrive quello che legge con ogni altro libro precedentemente letto e amato. Una lettura personalissima sul testo poetico che porge in quel momento il testimone universale di frasi e versi al lettore affinché lui, il testo, continui a correre. Così succede a me, leggendo Frontiera, riaprendo ogni volta il libro a caso. da tempo, sfoglio e leggo con un disordine che mi appartiene e che solleva il testo nel continuum dell’interesse perché è solo l’interesse che non ci fa pesare il mondo intorno a noi… infatti “ad ogni uomo non pesano le proprie membra, né il capo sovraccarica il collo, né avvertiamo che il peso del corpo poggia interamente sui piedi; mentre ogni peso che venga imposto dall’esterno ci arreca molestia anche se sovente è minore. Così ha grande rilievo il diverso potere delle cose. Così non vedi quanto potere abbia una tenue forza, se unita ad un corpo pesante, come l’aria è unita alla terra e la forza dell’anima a noi?” Così Dice Lucrezio nel libro V del De rerum natura Così dice Frontiera e così dice Pessoa Nel ricomporre quell’indiviso che lacerato tanta noia ci da Nell’appropriarci di terra, mare, sole e aria Nel bere alla fonte di acqua pura del paese che portiamo sul nostro capo, la frontiera della nostra appartenenza. Solo se un luogo è unito allo spirito diventa il nostro luogo, ci interessa, Per i riferimenti che ci portiamo dietro Lisbon story Wim Wenders Sostiene Pereira Antonio Tabucchi Cercando un altro Egitto Francesco De Gregori Cercando un altro luogo Un viaggio fantastico La nostra Frontiera fatta di cinema musica e libri Il nostro paese inventato che dimenticare… Tu c’hai provato …io non ho potuto Io non ho potuto

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Conflenti

La Croce , la Madre, ed una preghiera per chi ha braccia e mani a terra Eravamo così. Uno di fronte all’altro. Io a valle, su un muretto di marmo da dove si poteva contemplare il verde degli alberi e l’azzurro del cielo toccarsi, e di fronte a me il luogo dove secondo le cronache la Madonna apparve al pastorello Lorenzo Folino nel 1578. Una croce bianca, tra il verde incontaminato degli alberi, segnala che quella terra è sacra, che in quel luogo Dio ha voluto manifestare la sua presenza. Da qui basta solo il silenzio per pregare. Bastano pochi minuti per abbandonare le folle rumoreggianti del santuario fatto dalle mani dell’uomo per rimanere a contemplare quello fatto direttamente dal Creatore. Parla il silenzio. Di fronte ai propri occhi c’è tutto: il Creato che canta la bellezza del Creatore, la dolcezza di una Madre che ha visitato un luogo sconosciuto e desolato, il bianco di una Croce che ricorda il segno della sofferenza e del dolore che accompagna ogni esistenza umana, proprio come la vista di quella Croce accompagna ogni pellegrino, che giunga in questo luogo dai monti o dal mare. Poco prima avevo prestato attenzione in Chiesa alle parole del profeta proclamate dall’altare. Il profeta diceva: “Non temere Sion, non lasciarti cadere le braccia” (Sofonia 3,1). Ho pensato alle braccia che cadono a terra per la disperazione di pesi troppo grandi da portare, di ferite che non si risanano, per la rassegnazione di esistenze dove sembra non cambiare mai nulla. Braccia a terra, dopo aver perso tutto nel terremoto che ha colpito nei giorni scorsi l’Italia centrale. Braccia a terra perché si sono consumate a scavare e ad estrarre corpi vivi e morti da sotto le macerie. Ho pensato a braccia che cadono a terra perché chi ti passa accanto, pur vedendoti stremato e senza forze, resta con le braccia accovacciate su se stesso, a proteggere il proprio egoismo come fanno le bestie con i loro cuccioli. Braccia che cadono a terra, ma avrebbero tanta voglia di abbracciare e soprattutto di essere a loro volta abbracciate. Braccia che cadono a terra, per le troppe ingiustizie, per un merito mai riconosciuto, per la sproporzione drammatica tra la nostra debolezza e le regole di una società in cui va avanti solo chi ha braccia forte e muscolose. Braccia che cadono a terra, perché hanno sopportato troppo. Braccia cadute

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a terra, sotto il peso di una povertà drammatica, di rapporti umani distrutti, di chiusure di cuore e colpi bassi. Braccia a terra, perché non vale più la pena alzarle. Ho chiesto a Maria di pensare a queste “braccia a terra”. Come fa una Madre con i figli. Ho chiesto a Maria di farci sentire che dalla parte di quella umanità con braccia e mani deboli, che non ha mani leste per fregare il prossimo, che non ha le carte in regola per farsi etichettare come quelli che “ce la sanno fare”, ci stia Lei: a difendere, a sostenere, a proteggere. Ho chiesto a Maria di rialzarci le braccia, quando chi ci passa accanto non lo fa e a volte ne approfitta per darci da il colpo finale. Ho chiesto a Maria di schierarsi dalla parte degli ultimi, di quelli che non hanno voce. Di aiutarci a sostenere i pesi delle sofferenze che ci fanno piegare la schiena, fino a buttarci a terra. Le ho chiesto che, dopo tanto patire, possa esserci ristoro. Che possiamo trovare mani e braccia disposte a farci compagnia, quando la solitudine ci schiaccia e l’amarezza dei giorni fa apparire inutile lo stesso vivere. Come su quella pendice del Monte Reventino stanno una accanto all’altro, il luogo dove apparve la Vergine e la Croce. L’amarezza della Croce e la dolcezza della Madre. Ho chiesto a Maria che, dopo tanto soffrire, ci sia per tutti il miele della dolcezza. Anche solo un poco, per bagnarsi le labbra. Con un sussulto di egoismo, per il quale Dio forse mi perdonerà, ho chiesto alla Madre di Dio di pensare con predilezione a chi non fa le crociere, non parte per le vacanze e non frequenta cene galanti. Non per invidia, ci mancherebbe. Ma perché è la Madre di Cristo e vorrei pensasse prima a chi ha già pagato, in anticipo e con gli interessi. Forse non si può dire, forse la Madonna la pensa come me. Non lo so. Vorrei che pensasse a chi ha le braccia stanche e ormai può solo alzarle soltanto per pregare. Per chiedere ancora a quel Padre che è nei cieli non cose grandi, ma il Pane quotidiano di un’esistenza serena. Amen

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In questa torrida estate trascorsa, in cui leggere è stato abbastanza faticoso, stranamente, anche per una come me, che macina pagine, prima di addentrarmi nel libro in questione, narrerò del film che lo ha ispirato: LA MACCHINAZIONE, di David Grieco, giornalista, scrittore, regista. LA MACCHINAZIONE è la sua grande opera prima. Conosco il regista David Grieco, al MAGNA GRAECIA FILM FESTIVAL, in luglio. E’ una persona emozionante, con uno sguardo fermo, un’espressione leggermente triste, con lo sguardo affacciato su un mondo diverso dal nostro, che quasi sembra, egli stesso, il personaggio di un suo libro o un suo film. Nonostante l’emozione, percepisco la sua volontà di normalità, nel ringraziare per l’interesse che il suo film ha riscosso.

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Per il film, in cui Massimo Ranieri interpreta magistralmente il ruolo principale, quello di Pier Paolo Pasolini,egli riceve il Premio Miglior Sceneggiatura, insieme a Guido Bulla. Il film è tratto, appunto, dal libro omonimo e, del libro, ha tutto il pathos. Il titolo del volume, che, appunto, resta identico per il film, è estremamente allusivo e oppone un indice altrettanto preciso, proprio come una macchinazione, per smascherarla, per smantellarla. Dopo la Premessa, si parte con i primi otto capitoli, raggruppati sotto il titolo di Come si ammazza un poeta. Grieco ricostruisce la storia dell’ultimo periodo di vita di Pasolini, più o meno per come la conosciamo, ma non esente da tutti i dubbi e le incertezze del caso. Passa, poi, alla seconda parte: L’incerto cammino della giustizia, con altri sette

capitoli, in cui dubbi e incertezze prendono una forma più concreta e le ombre escono dal loro ruolo di fantasmi, per trovare spazi e concretezze. Si giunge, poi, alla terza parte: Ricostruire la memoria, che, poi, è il vero senso del libro. Quattro capitoli in cui il pathos ritorna, con tutto il dolore per il lungo cammino intrapreso per rendere giustizia ad un uomo complesso, finito in una rete ancor più complessa, che chiede di non essere dimenticato. La Postfazione, di Stefano Maccioni, è un omaggio a Grieco e a Pasolini, con la sua precisione e la sua formula piena di indagine. Buona, anzi buonissima lettrura, per un libro tutto da scoprire.

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Fa che non finisca E’ nella natura umana, forse non solo umana, attaccarsi alla vita con le unghie e con i denti man mano che si avverte l’avvicinarsi del pericolo. Un attaccamento che diventa tanto più possessivo quanto più ci accorgiamo che stiamo perdendo il bene più grande: la vita. Ne facciamo esperienza tutti i giorni, senza pensare alle grandi tragedie. Ne fanno esperienza i malati di patologie che presto o tardi portano alla morte: cosa dà loro la forza di lottare e di sostenere terapie dolorosissime se non l’amore per la vita? E ne facciamo esperienza anche in situazioni più “leggere”: l’amore che ci lascia; l’amico che si trasferisce; il collega, con cui per tanti anni abbiamo condiviso la stessa attività, che va via. Il cuore dice una parola sola, esprime un solo desiderio: fa che non finisca. “Fa che non finisca..” penso sia stato il grido, la preghiera, la disperazione e la speranza delle vittime del terremoto che questa notte ha sconvolto il Centro Italia. Lo gridava la madre che voleva stare ancora abbracciata ai suoi figli; il bambino che voleva restare unito al suo letto e al suo orsacchiotto; quella coppia di anziani tra i primi morti accertati poche ore dopo le due terribili scosse delle 3.36 e delle 3.56. Spesso guardiamo con superficialità alle esercitazioni anti-sisma pensando che, in caso di terremoto, nessuno si metterebbe a seguire alla lettera un manuale di istruzioni. Figuararsi se tra il palazzo di fronte che crolla e il soffitto sopra la testa che comincia a sgretolarsi, abbiamo tempo per pensare ai massimi sistemi sull’esistenza di Dio e dell’universo, sulla precarietà della vita, sulla fugacità delle cose terrene. Eppure nella disperazione più nera, quando non ci sono vie di fuga, quando si sente che da un momento all’altro si sta per lasciare questa vita, si grida solo questo, a Dio o a chiunque ci venga in mente in quel momento: fa che non finisca. Lo ha gridato la nonna che ha salvato i due fratellini infilandoli sotto il suo letto. Il parroco di Amatrice che ha visto morire tra le sue braccia Antonella, madre di due bambini. Lo grida chi è sopravvissuto e vede rase al suolo le città dove è nato e cresciuto. E chi continua ad attendere di estrarre vive dalle macerie i propri cari, mentre il freddo bollettino “di guerra” della Protezione Civile aumenta il numero di morti di ora in ora, ripete: fa che non finisca. Ci autoconvinciamo di essere gli eroi della flessibilità, dei sentimenti a tempo determinato, dei rapporti “a Lamezia e non solo

progetto”, degli affetti mordi e fuggi. Che oggi ci sono e domani è un altro giorno si vedrà. E invece siamo per natura dei “conservatori”. Ciò che è bello vorremmo non finisse mai. “Ma ci saranno altre cose, altre strade, altre persone…”: no, noi vogliamo continui quello che ora ci fa battere il cuore. Vogliamo sia così per sempre. Non vogliamo finisca per nessuna ragione, fosse anche la più conveniente, ciò che ci fa stare bene. Non vogliamo finisca dormire accanto alla persona che amiamo. Non vogliamo finisca svegliare i figli con un bacio e preparare loro la prima colazione. Non vogliamo finisca la campanella della scuola per vedersi e sentirsi meno soli. Come la volpe del Piccolo Principe, siamo tutti un po’ addomesticati e vogliamo ripetere il miracolo di qualche attimo di gioia ogni giorno allo stesso orario, per far stare bene il cuore. Quando tutto va bene, non è possibile e troviamo scuse. Quando tutto sta per finire, gridiamo al Cielo che non finisca. Oggi ci stringiamo attorno alle vittime, ai feriti, raccomandiamo a Dio chi non c’è più e facciamo il possibile per aiutare chi resta. E quel “fa che non finisca“, gridato da chi è ancora in vita e da chi non c’è più, strazi il nostro cuore e non ci faccia prendere pace. Non ci faccia prendere pace per le parole d’amore non dette, per le attenzioni non date,per il tempo non dedicato. Un tempo che ci sfugge dalle mani. Un epilogo che, come dice il Vangelo, arriva senza avvisare: come un ladro di notte. Un tempo che però forse possiamo provare a rendere migliore. Da oggi, da questo momento.

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ESTATE IN MUSICA e non solo al Lissania Garden Ha allietato e rinfrescato molte serate estive, la seconda Edizione della Rassegna: “Estate in Musica” svoltasi in Giugno, Luglio e Agosto alle 21,00, presso l’anfiteatro, Lello Cardamone in via Lissania, all’interno dello splendido e illuminatissimo giardino ’Lissania Garden’. Entrambi all’interno di in un antico edificio di fine Ottocento, sede di un Bed & Breakfast, nonché dell’ Associazione Culturale ‘Altrove’. L’anfiteatro ha accolto numerose persone(ha infatti la capacità di ospitarne circa 150) che hanno avuto modo di assistere a numerosi e piacevoli concerti, potendo usufruire nel contempo, sia di un magnifico buffet tra il primo e il secondo tempo oppure in alternativa, del pub birreria Trani a go-gò adiacente al giardino A dare inizio alle diverse serate è stata la prof.ssa Anna Cardamone, Presidente dell’Associazione ‘Altrove’ che, porgendo i saluti ai presenti ha ringraziato di volta in volta i bravissimi musicisti impegnatisi per la realizzazione della rassegna. Questi i diversi appuntamenti:

24 luglio ‘Over Time’ Tributo ai Beatles Un gruppo formato da quattro validissimi giovani musicisti con basso, chitarra, batteria tastiera, vestiti e pettinati come John, Ringo, George e Paul ci hanno regalato le dolcissime note di ‘ I wanna hold your hand’ Help, Let it be, Michelle, yYesterday, ed altre canzonei ormai intramontabili: Over time ! 8 Agosto ‘Orchestra di chitarre della Calabria‘: Nuovamente ottima musica: Chitarristi e cantanti professionisti, con la direzione della Maestra Enza Sciotto per un’ esecuzione. magistrale 13 Agosto ‘Jumbo Gumbo Blues’ : Il blues non poteva mancare in una rassegna di ottima musica

19 Giugno ‘Khatmandù’ Tributo a Rino Gaetano: Nel corso della serata sono state eseguite da un gruppo di quattro bravissimi giovani musicisti, le bellissime e popolarissime canzoni del cantautore calabrese scomparso prematuramente il 2 Giugno del 81: Il cielo è sempre più blu, mio fratello è figlio unico, Gianna Gianna, ecc

25 Agosto ‘Giulio Tampalini’ Chitarra, ha concluso la rassegna estiva il bravissimo artista. Effettuati i ringraziamenti e i consueti saluti ai presenti nonché agli artisti grazie ai quali è stato possibile realizzare i concerti, la Presidente si è riproposta di organizzare degli incontri con l’associazione Altrove in un futuro prossimo,durante la stagione invernale, nonché una terza edizione di Estate in Musica: Ad Majora.

13 Luglio ‘Karkadè’ Musica Folk calabrese e salentina: Bravissimi professionisti hanno sapientemente suonato e cantato Mensile di informazioni varie - anno 24°- n. 24 - Agos/Sett 2016 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: Grafichè Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844

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canzoni popolari della Calabria e della Campania, danzando e invitando i presenti a ballare al ritmo di una Musica folk molto popolare: La Calabrisella e la Pizzica.

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844. Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate. La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società. La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubblicate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni eventualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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